ANNALI DI STORIA DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE

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Redazione: Cristina Gaspodini

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Autorizzazione del Tribunale Civile di Bologna n. 6815 del 5/6/98

Gli «Annali di Storia delle università italiane» sono una pubblicazione periodi- ca a cadenza annuale. Gli «Annali» si propongono come punto di incontro, di discussione e di informazione per quanti, pur nella diversità degli approcci storiografici e nella molteplicità dei settori disciplinari di appartenenza, si oc- cupano di temi relativi alla storia delle università italiane. La rivista è espressione del “Centro interuniversitario per la storia delle uni- versità italiane” (CISUI), cui aderiscono attualmente gli atenei di Bologna, Fer- rara, Messina, Padova, Pavia, Parma, Pisa, Sassari, Siena, Teramo, Torino. Il CISUI ha la propria sede presso l’Università di Bologna: Centro interuniversi- tario per la storia delle università italiane, via Galliera 3, 40121 Bologna. tel. +39+051+238602; tel/fax +39+051+223826; e-mail: [email protected]; indirizzo internet: www.unibo.it/cisui

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Annali di storia delle università italiane 4/2000

INDICE

7 ILPUNTO 9ANDREA CAMMELLI, Contare gli studenti. Statistica e popolazione stu- dentesca dall’Unità ad oggi

25 STUDI 27 LUCIA ALMA BRACONI, Materiali d’archivio per la storia del Collegio me- dico romano nel Seicento e nel Settecento 39 GIOVANNI RITA, Decadenza di studi e di costumi nella Sapienza pontifi- cia. Da alcuni memoriali dei secoli XVII-XIX 63 PAOLO ALVAZZI DEL FRATE, Tra diritto comune e codice: la Facoltà di giu- risprudenza della Sapienza nel periodo napoleonico 77 LAURA MOSCATI, La Facoltà legale e la scienza giuridica della Restaura- zione 95 VINCENZO DI GIOIA, L’insediamento universitario a Roma. Dall’Unità ita- liana alla città universitaria (1870-1935)

121 FONTI 123 ALESSANDRO LEONCINI, I simboli dell’Università di Siena 139 ELISA SIGNORI, Una peregrinatio academica in età contemporanea. Gli studenti ebrei stranieri nelle università italiane tra le due guerre 163 MARINA ZUCCOLI, Guido Horn d’Arturo: un astronomo e la sua biblio- teca

173 ARCHIVI, BIBLIOTECHE, MUSEI 175 ALESSANDRO CEREGATO-DANIELE SCARPONI, Il Museo Geologico Giovanni Capellini 179 MARIA CECILIA GHETTI, Biblioteca del Centro per la storia dell’Universi- tà di Padova

183 RASSEGNE, RECENSIONI, SCHEDE 185 Recensioni ANNA ANDREONI-PAOLA DEMURU, La Facoltà politico legale dell’Universi- tà di Pavia nella Restaurazione (1815-1848). Docenti e studenti (GIAN PAOLO BRIZZI), p. 185; Catalogo delle riviste studentesche, a cura di NORA DE GIACOMO-GIOVANNI ORSINA-GAETANO QUAGLIARIELLO (GIUSEPPINA FOIS), p. 186; Dalla Regia Scuola Superiore Navale alla Facoltà di Inge- 5 gneria 1870-1935, a cura di ANSELMO MARCENARO-M. ELISABETTA TONIZ- ZI (GIAN CARLO CALCAGNO), p. 188; IGNACIO GONZALES-VARAS IBANEZ, Die- tro il muro del Collegio di Spagna (RITA BINAGHI), p. 190; GUARNERIUS IURISPERITISSIMUS, Liber Divinarum Sententiarum, edizione critica a cu- ra di GIUSEPPE MAZZANTI, prefazione di ANTONIO PADOA SCHIOPPA (NICO- LETTA SARTI), p. 192; La Matricola / Die Matrikel 1573-1602, 1707- 1727, a cura di (herausgegeben von) MARIA LUISA ACCORSI, con la colla- borazione di (unter mitwirkung von) CLAUDIA ZONTA (ATTILIO BARTOLI LANGELI-LAURA MARCONI), p. 193; ALDO A. MOLA, Corda Fratres. Storia di una associazione internazionale studentesca nell’età dei grandi conflit- ti 1898-1948 (ELISA SIGNORI), p. 197; «Quaderni di storia dell’Università di Torino», 2 (1997-1998) (MASSIMO DONATTINI), p. 199; JACQUES VERGER, Gli uomini di cultura nel Medioevo (MARIA GIUSEPPINA MUZZA- RELLI), p. 200

203 Schede

225 NOTIZIARIO 227 Convegni, seminari, incontri di studio 234 Attività e progetti 245 Tesi 249 Varia

6 Il punto

Andrea Cammelli CONTARE GLI STUDENTI. STATISTICA E POPOLAZIONE STUDENTESCA DALL’UNITÀ AD OGGI

o credo che […] per il proseguimento, in generale, degli studi po- litici e sociali, mi tornerebbe utilissimo il rimanere per qualche «Itempo occupato presso la Direzione della Statistica: sono persuaso che io mi avvezzerei così alle indagini severe e precise, acquisterei pra- tica colle pubblicazioni straniere e, vantaggio grande per me, potrei va- lermi di savi consigli ed insegnamenti». Così, scriveva nel giugno del 1882, Augusto Bosco, un giovane della piccola aristocrazia piemontese, all’amico di famiglia Paolo Boselli per domandargli di intercedere pres- so Luigi Bodio, all’epoca alla guida della Direzione generale della stati- stica1. Era l’inizio di quella che verrà ricordata come la stagione d’oro della statistica italiana quando, grazie anche alla formidabile sinergia di uomini, risorse e provvedimenti normativi, si andava organizzando al pari degli altri paesi europei un prestigioso ufficio di statistica. Un’e- sperienza, purtroppo, destinata a durare appena un quindicennio: dopo iniziò il declino, con il progressivo ridursi delle risorse, la conseguente perdita di autorevolezza, il perdurare – almeno fino alla metà degli anni venti del Novecento – di una lunga fase di incertezza normativa ed or- ganizzativa2. Anche alla luce di questo lungo processo storico, per quasi tutto il XIX secolo e per gli anni iniziali del successivo le possibilità e le poten- zialità della storia quantitativa rimangono severamente circoscritte al grado di sviluppo raggiunto dai sistemi informativi dell’organizzazione di statistica ufficiale. Per quanto riguarda, poi, l’approfondimento dei tratti caratteristici della popolazione studentesca universitaria, i possi- bili ambiti di indagine e le ipotesi di lavoro restano vincolate alle reali capacità del tempo di percepire i fenomeni, pianificare e condurre le ri- levazioni statistiche, elaborarne i dati e diffondere i risultati. Se dun- que, da una parte, contenuti, qualità e ricchezza delle fonti delimitano i possibili territori di indagine, parallelamente pongono l’esigenza di non sottovalutare lo studio dell’evoluzione storica degli organismi preposti alla produzione di statistiche e dati ufficiali. Ci occuperemo in questa breve nota delle fonti statistiche di origine esclusivamente ufficiale così come si sono succedute nel tempo: la Di- rezione generale della statistica, l’Istituto centrale di statistica del Re- 1 Dizionario biografico degli italiani, XVIII, gno d’Italia, l’Istat. Tralasceremo, per tanto, tutte le altre fonti esterne Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, al sistema statistico ufficiale, come annuari di singoli atenei o altre pub- 1971, citato in GUIDO MELIS, Storia dell’am- blicazioni simili. ministrazione italiana, 1861-1993, Bologna, Il Mulino, 1996, p. 160-161. 2 DORA MARUCCO, L’amministrazione della statistica nell’Italia unita, Roma, Editori La- terza, 1996.

9 Annali di storia delle università italiane 4/2000 A. Cammelli

Dal periodo post-unitario agli anni d’oro

Già all’indomani dell’unificazione, gli organi di governo avvertirono im- mediatamente la necessità di dare il necessario supporto all’elaborazio- ne di statistiche e dati riguardanti i più cruciali aspetti della vita del Paese. Con il decreto n. 294 del 1861, fu istituita presso il Ministero d’a- gricoltura una Divisione di statistica generale con autorità di Direzione autonoma, alle dipendenze dirette del ministro. Nei successivi dieci an- ni, nonostante la Direzione avesse portato a termine il primo censimen- to della popolazione, pubblicato i dati del movimento demografico ed impostato alcune importanti indagini economiche, ancora la maggior parte dei lavori statistici non era stata condotta sotto la responsabilità dell’Ufficio centrale. Non a caso, nel 1865, la prima indagine Sulle con- dizioni della pubblica istruzione nel Regno d’Italia3 ebbe come autore il Consiglio superiore della pubblica istruzione. La relazione, pur non avendo finalità immediatamente statistiche, riportava i dati riguardanti il sistema universitario italiano per l’anno accademico 1863-64 ed i pre- cedenti. Il lavoro si limitava a presentare alcuni semplici prospetti ri- guardanti gli studenti, appena distinti per università di iscrizione4. Non era riportata alcuna informazione riguardante gli anni di corso frequen- tati né il sesso degli studenti visto che l’accesso delle donne all’istruzio- ne universitaria è ufficialmente sancito solo dal 1874; inoltre, figurava- no soltanto le notizie riassuntive per il complesso dei laureati nel de- cennio precedente. Del resto, la carenza di una più articolata disaggre- gazione dei dati caratterizzò anche le fonti degli anni successivi: il Bol- lettino Ufficiale del Ministero della P. I., pubblicato tra 1866 e 1879, ri- portava infatti i pochi dati relativi agli studenti iscritti per università e per facoltà. Non passerà molto tempo, però, per veder crescere il prestigio del- la statistica. Il periodo in cui Bodio ebbe la responsabilità della direzio- ne (1872-1898) è considerato unanimemente il momento aureo della statistica italiana. Con il R.D. 10/2/1878 n. 4288, la Divisione di statisti- ca fu elevata al rango di Direzione generale, al fine di assicurare l’unità di indirizzo ed imprimere maggiore impulso alle attività di rilevazione ed elaborazione dei dati. Da lì in poi, per almeno un quindicennio, la 3 Sulle condizioni della pubblica istruzione Direzione della statistica ampliò la sfera dei suoi interessi, assumendo nel Regno d’Italia, Milano, Stamperia Reale, 1865. l’onere di tutte le statistiche precedentemente affidate ai vari Ministeri. Così a partire dall’anno accademico 1880-81 e per un quindicennio 4 «Mancano, naturalmente, i dati sulle Uni- versità di Padova e di Roma, ancora staccate ancora fino al 1894-95, i dati riguardanti l’istruzione superiore vennero dalla Madre Patria, nonché quelli relativi al- finalmente raccolti e pubblicati a cura della Direzione generale della la Università di Napoli che non registrando statistica nei volumi della serie Statistica dell’Istruzione5. Per ogni anno le iscrizioni, non era stata in grado di fornire furono pubblicate le statistiche degli studenti e dei laureati nelle varie i dati richiesti», ISTITUTO CENTRALE DI STATI- STICA, Le rilevazioni statistiche in Italia dal sedi universitarie, con una più precisa articolazione per facoltà, insie- 1861 al 1956, in Annali di Statistica, Anno me a varie notizie riguardanti i professori. 86, Serie VIII, Vol. 6, Roma, 1957, p. 294. Come già osservato da Melis, le grandi rilevazioni statistiche degli 5 Si segnala che il primo volume della serie – anni ottanta ed il perfezionamento di un accurato sistema di raccolta e quello relativo all’anno scolastico 1880-81 – trasmissioni delle informazioni furono i risultati tangibili di un’insupe- presenta alcuni importanti prospetti riassun- 6 tivi con i dati relativi alla popolazione stu- rabile stagione di operosità scientifica ed amministrativa . dentesca per sede universitaria nel venten- Purtroppo, già con l’ultimo decennio dell’Ottocento, iniziò una vera nio successivo l’unificazione. DIREZIONE GE- e propria inversione di tendenza: da prima, nel 1891, la decisione del NERALE DELLA STATISTICA, Statistica dell’Istru- Governo di non effettuare il censimento per motivi economici e poi il zione per l’anno scolastico 1880-81, Roma, Tipografia Elzeviriana, 1883. progressivo depauperamento della Direzione in termini di mezzi e ri- 6 MELIS, Storia dell’amministrazione italia- sorse umane. A riprova di questo declino, dal 1895-96 le statistiche uni- na, 1861-1993, p. 166. versitarie ritornarono nel Bollettino ufficiale del Ministero della Pubbli- 10 Contare gli studenti

ca Istruzione, con la drastica riduzione dei dati pubblicati ai pochi pro- spetti riguardanti gli studenti iscritti. Al di là della ricchezza o meno delle statistiche pubblicate in questa fonte, restano alcune ombre sul- l’attendibilità e sulla qualità dei dati raccolti. Più volte Bodio, negli anni ottanta, denunciando i limiti delle statistiche italiane, ebbe a definire al- la stregua di un vero disastro quelle della Pubblica Istruzione.

La fase di declino e i tentativi di ripresa

Dalle dimissione di Bodio in poi, la crisi della Direzione sembrò non avere più freno. A causa del progressivo ridimensionamento di uomini e mezzi, la Direzione ritornò a curare quasi solamente le statistiche an- nuali del movimento dello stato civile, delle cause di morte, dell’immi- grazione e le statistiche giudiziarie. L’affidamento, poi, dell’elaborazio- ne di alcune statistiche a uffici esterni alla Direzione rese ancor più cri- tica la situazione e ne diminuì ulteriormente il prestigio. Le poche stati- stiche universitarie continuarono ad essere affidate alle pagine del Bol- lettino della Pubblica Istruzione. Soltanto con il supplemento al n. 50 del 1911, furono pubblicati con un maggiore dettagliato i primi dati ri- guardanti gli studenti stranieri e i laureati tra 1905 e 1910. Comunque, sarà solo dopo il 1910 che si tenterà di ricondurre nuo- vamente alla Direzione i servizi statistici dispersi tra i vari ministeri, con la palese volontà di riprendere le serie statistiche interrotte prima della fine del secolo ed avviare nuove elaborazioni. Alcuni progetti ela- borati dal ricostituendo Consiglio superiore della statistica – un organo consultivo della Direzione – riguardavano anche l’istruzione superiore: in un’ampia relazione del 1912, Niceforo propose di effettuare un’inda- gine che andasse oltre le consuete notizie amministrative e rilevasse anche le principali caratteristiche sociali della popolazione studentesca universitaria (come ad esempio la professione del padre)7. Per l’origi- nalità della prospettiva suggerita, la relazione rimase a lungo un valido esempio per tutti gli studiosi interessati agli aspetti più prettamente so- 7 Annali di Statistica, Serie V, Vol. 3, Roma, ciali dello sviluppo dell’istruzione superiore. Nonostante la rilevazione 1912. avesse poi avuto luogo, i risultati dell’indagine, a causa del conflitto bel- 8 «Solo una piccola parte dei dati furono sal- lico, non furono pubblicati e andarono quasi completamente dispersi8. vati e vennero pubblicati vent’anni più tardi A partire dal 1911, l’Annuario di Statistica riprese ad uscire con ca- assieme a quelli di un’analoga indagine ef- denza annuale e i prestigiosi Annali di Statistica, ideati ai tempi di Bo- fettuata nel 1931-32», ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA, Le rilevazioni statistiche in Italia dio, videro una nuova serie alla quale vennero chiamati a collaborare i dal 1861 al 1956, p. 295. nomi più prestigiosi tra funzionari e docenti universitari. E proprio nel- 9 CARLO F. FERRARIS, Statistica delle Universi- la nuova serie degli Annali di Statistica, Ferraris curò l’importante Sta- tà e degli Istituti Superiori, in Annali di Sta- tistica delle Università e degli Istituti Superiori9, pubblicando per la pri- tistica, Serie V, Vol. 6, Roma, Tipografia Na- ma volta le notizie riguardanti la distribuzione per sesso degli studenti zionale di G. Bertero & C., 1913. e dei laureati per il 1911. La studio rappresenta inoltre un importante 10 L’Annuario Statistico rappresenta la pub- blicazione di più lontana ascendenza: due punto di riferimento grazie anche ai prospetti riassuntivi riguardanti gli volumi erano già stati stampati dalla Tipo- iscritti per facoltà e sede del periodo 1893-1911, le serie dei laureati nel- grafia Letteraria rispettivamente nel 1858 e l’intervallo 1905-1910, e le statistiche degli stranieri inscritti tra 1906 e nel 1864. La prima serie, aperta con Bodio il 1911. In questo clima di ripresa si tentò anche di riportare l’Annuario nel 1878, si concluse nel 1905-1907. Ad ogni uscita, veniva presentata una vasta raccolta Statistico – da sempre la pubblicazione di punta della Direzione – ai li- 10 di statistiche riguardanti i più disparati velli della sua tradizione . Dopo la deprecata consuetudine di mandare aspetti della vita demografica, economica e in stampa volumi pluriennali (nel primo decennio del secolo i volumi sociale del paese. Per quanto riguarda l’i- stampati furono solo tre), dal 1911 si cercò di assicurare la regolare pe- struzione superiore comparivano i dati ri- presi dalle fonti primarie già indicate nei riodicità della pubblicazione. Le statistiche riguardanti l’università e gli paragrafi precedenti. istituti superiori rimasero tuttavia limitate alle notizie riguardanti gli 11 A. Cammelli

studenti iscritti in complesso e i laureati per sesso, università, facoltà e corso di laurea. L’insorgere delle difficoltà causate dalla prima guerra mondiale, e l’infausta retrocessione della Direzione al rango di ispettorato generale con i provvedimenti del 1917, fecero sì che la piccola primavera della statistica italiana finisse malamente. Nel 1922 Mortara osservava, non senza ironia, che l’Annuario di statistica sembrava di fatto essere avvia- to a divenire «l’annuario… quadriennale»11.

Il periodo tra la nascita dell’Istituto Centrale di Statistica e la se- conda guerra mondiale (1926-1943)

Con il riordino normativo e la creazione dell’Istituto centrale di statisti- ca del Regno d’Italia inizia una nuova fase. Particolarmente intensa fu l’attività nel campo delle statistiche dell’istruzione superiore. Con l’in- dagine per il 1926-27, pubblicata negli Annali di Statistica12, si ha l’im- pressione che l’Istituto voglia andare oltre le solite notizie e comporre un quadro di massima dell’intero sistema universitario italiano. Alle statistiche riguardanti gli studenti, i laureati e gli insegnanti, furono af- fiancate numerose notizie riguardanti l’ordinamento dell’istruzione uni- versitaria, gli insegnamenti impartiti, il personale non docente, e la si- tuazione finanziaria. Sebbene mancassero ancora i dati riguardanti l’an- no di corso frequentato, comparvero per la prima volta le statistiche 13 11 GIORGIO MORTARA, Statistica ufficiale e po- degli studenti fuori corso per sede e per corso di laurea , presentate litica economica, in Problemi italiani, 1 assieme ad altre notizie, abbastanza dettagliate, riguardanti gli studenti (1922), fasc. 1, p. 42-43, cit. in MARUCCO, stranieri. L’amministrazione della statistica nell’Italia L’indagine fu ripetuta per il 1931-32 secondo gli stessi criteri, alleg- unita, p. 92. 12 gerendo nella pubblicazione dei risultati la parte relativa alle notizie ri- Statistica dell’Istruzione Superiore nell’an- 14 no accademico 1926-27, in Annali di Statisti- guardanti l’ordinamento scolastico . La tendenza, però, restava quella ca, Serie VI, Vol. XIV, Roma, Tipografia Ope- di allargare il campo di indagine a tutto il sistema universitario nel suo raia Romana, 1933. complesso, andando oltre lo specifico della popolazione studentesca. 13 Fino al secondo dopoguerra l’unica pub- Nello stesso anno fu realizzata per la prima volta una storica indagi- blicazione statistica ufficiale nella quale ne15 riguardante la condizione sociale degli studenti, traendo spunto compare la figura del fuori corso (i già visti Annali di Statistica, Statistica dell’Istruzione dalla proposta presentata da Niceforo nel 1911. Mediante questionari superiore nell’anno accademico 1926-27) di- individuali, l’Istituto raccolse numerose informazioni riguardanti le ca- mensiona il fenomeno in 9.315 casi, pari al ratteristiche anagrafiche della popolazione studentesca, la regione di 17,8 per cento del complesso degli iscritti. nascita e quella di residenza della famiglia, la professione del padre. Nonostante ciò, anche le ricostruzioni stori- che della popolazione universitaria effettua- Dopo il 1930 non furono più svolte altre specifiche rilevazioni stati- te successivamente dall’Istat documentano i stiche, e per quanto riguarda l’istruzione superiore restano da segnala- fuori corso solo a partire dal 1945. Cfr. AN- re i dati sommari – di cui già si è detto – pubblicati annualmente nelle DREA CAMMELLI-ANGELO DI FRANCIA, Studenti, pagine dell’Annuario statistico italiano, fino alla sospensione del 1942- università, professioni: 1861-1993, in Storia d’Italia. I professionisti. Annali 10,a cura di 43 dovuta agli eventi bellici. Maria Malatesta, Torino, Einaudi, 1996. 14 ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA DEL RE- GNO D’ITALIA, Statistiche dell’Istruzione Supe- Dal 1945 ad oggi riore per l’anno accademico 1931-32 e notizie statistiche per gli anni accademici dal 1927- 28 al 1930-31, in Statistiche Intellettuali, 11, A partire dal 1945, dopo la pausa a causa della guerra, l’Istituto ripren- Roma, Tipografia I. Failli, 1936. de con rinnovato interesse l’attività di rilevazione ed elaborazione dei 15 ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA DEL RE- dati riguardanti l’istruzione superiore. Soprattutto, oltre ad ampliarsi lo GNO D’ITALIA, Indagine sugli studenti iscritti spettro dei dati raccolti, le rilevazioni acquistano carattere di regolarità nell’Università e negli Istituti superiori nel- e sistematicità. l’anno accademico 1931-32, in Statistiche In- tellettuali, 13, Roma, Tipografia I. Failli, Bisogna ricordare che, dal 1945 in poi, i dati riguardanti la popola- 1936. zione studentesca sono pubblicati distinti per sede, per facoltà e corso 12 Contare gli studenti

di laurea di iscrizione ed anno di corso frequentato. A partire dal 1950, i fuori corso vennero a loro volta distinti a seconda che avessero o me- no terminato il corso degli studi e da quanti anni, e fu evidenziata la provenienza dei laureati (dagli iscritti all’ultimo anno o dai fuori corso) allo scopo di fornire documentazione utile all’analisi della regolarità de- gli studi. Dal secondo dopoguerra in poi, rispetto alle due indagini del 1926- 27 e del 1931-32, le statistiche riguardanti i professori sono limitate al sesso, alla sede universitaria ed alla posizione giuridica tralasciando ogni notizia riguardante l’età. Già dalle prime statistiche pubblicate nel dopoguerra, inoltre, andò persa la consuetudine di accompagnare i dati riguardanti la popolazione studentesca con il quadro concernente l’or- dinamento scolastico e la situazione finanziaria. Si ricorda, inoltre, che dal secondo dopoguerra si afferma la pratica di pubblicare i dati riguardanti l’università in uno specifico volume: sia l’Annuario Statistico dell’Istruzione che il successivo Statistiche dell’i- struzione16, riguardano i diversi gradi del sistema scolastico ed univer- sitario. Sarà solo con la riforma della fine degli anni ottanta che l’Istat assegnerà alle statistiche dell’istruzione superiore uno spazio autono- mo: le Statistiche dell’istruzione universitaria17. Il decreto legislativo n. 322 del 1989 che istituisce il Sistema statistico nazionale (Sistan) realiz- 1. ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA DEL za anche il decentramento della funzione statistica e pone mano alla ri- REGNO D’ITALIA, Statistiche dell’Istru- organizzazione degli uffici preposti a questo tipo di attività all’interno zione Superiore per l’anno accademi- co 1931-32 e notizie statistiche per della pubblica amministrazione. Dal 1998, con la pubblicazione del vo- gli anni accademici dal 1927-28 al lume Il Sistema Universitario Italiano, a cura del Ministero dell’Univer- 1930-31, in Statistiche Intellettuali, sità e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, la popolazione studente- 11, Roma, Tipografia I. Failli, 1936. sca viene rappresentata attraverso la documentazione relativa agli stu- denti iscritti, immatricolati e laureati per sede, sesso e corso di laurea18.

Le indagini speciali riguardanti caratteristiche sociali e provenien- za degli studenti

Oltre alla già citata Indagine sugli studenti iscritti nell’Università e negli Istituti superiori nell’anno accademico 1931-32, occorre ricordare le al- tre grandi rilevazioni (effettuate con questionari individuali) contenenti

16 ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA, Annuario domande sulla professione del padre, sulla residenza, l’iter formativo Statistico dell’Istruzione, annate varie (dal degli studenti immatricolati e dei laureati. Riprendendo la precedente 1945 al 1983), Statistiche dell’istruzione, an- esperienza degli anni ’30, nell’estate del 1953, fu effettuata la prima in- nate varie (dal 1984 al 1986). dagine di questo tipo nell’Italia del dopoguerra. Furono scelti i laureati 17 ISTAT, Statistiche dell’istruzione universita- del 1952-53 e gli iscritti al primo anno di corso del successivo anno ac- ria, annate varie (dal 1987 in poi). cademico19. Come già accennato le notizie rilevate furono essenzial- 18 MINISTERO DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICER- mente di carattere anagrafico (età, stato civile, regione di nascita dello CA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA, Il sistema universitario italiano. La popolazione studen- studente e di residenza della famiglia, ampiezza demografica del comu- tesca a. a. 1996/97, Roma, Istituto Poligrafi- ne di residenza e localizzazione del medesimo rispetto all’università di co e Zecca dello Stato, 1998. iscrizione), sociale (professione del padre) e scolastico (tipo di diploma 19 «Si è creduto opportuno limitare l’indagi- presentato all’immatricolazione, regolarità degli studi medi, intervallo ne a coloro che entrano alle università ed a coloro che ne escono, dato il numero eleva- intercorso tra il conseguimento del diploma e l’immatricolazione e, per to degli iscritti in totale e viste le difficoltà i laureati, voto di laurea e regolarità negli studi universitari). Dopo d’ordine pratico che si sarebbero incontrate quella del 1953, l’Istituto ha ripetuto più volte l’indagine: nove volte per nel far riempire e nell’elaborare i quasi due- le matricole universitarie e nove per i laureati. L’ultima rilevazione sulle centomila modelli di rilevazione», ISTITUTO matricole è riferita all’anno 1973-74, l’ultima indagine sui laureati ri- CENTRALE DI STATISTICA, Le rilevazioni stati- stiche in Italia dal 1861 al 1956, p. 297. guarda coloro che hanno concluso gli studi nella sessione estiva 1984 e 13 A. Cammelli

segue, a distanza di vent’anni, quella sui laureati dell’anno accademico 1964-65. Proprio a cavallo dei profondi cambiamenti intervenuti per effetto della liberalizzazione degli accessi all’università, nel periodo in cui sa- rebbe stato necessario un più puntuale monitoraggio delle perfomance della popolazione universitaria, le indagini dell’Istat subiscono un in- spiegabile ridimensionamento. Più in generale, come è stato giustamente osservato, i limiti che tali indagini presentano sono dovuti alla «irregolarità» e alla «rarefazione delle rilevazioni», al «ritardo nella pubblicazione dei dati», alla «man- canza di informazioni importanti» ed alla «mancanza di chiarezza»20. Ri- levazioni come queste restano comunque fondamentali per approfondi- re le relazioni tra riuscita negli studi e classe sociale di provenienza. Per quanto il quadro attuale, soprattutto quello degli ultimissimi anni, risulti notevolmente migliorato, la carenza di documentazione sul siste- ma universitario italiano risulta ancora più evidente nei confronti inter- nazionali; di tutto ciò si trova conferma nelle pubblicazioni dell’UNESCO e dell’OCSE. Le carenze evidenziate nell’ambito delle statistiche ufficiali hanno favorito, comprensibilmente, il fiorire di molteplici iniziative di rileva- 2. ISTAT, Statistiche dell’istruzione zione e di analisi, spesso approfondite ed apprezzabili, quasi mai in gra- universitaria, a.a. 1996/1997. do però di restituire un’immagine dell’università italiana più estesa del livello locale. Per l’Ottocento, in assenza di specifiche indagini ufficiali, è possibi- le caratterizzare l’estrazione e l’ambiente sociale di provenienza degli studenti universitari facendo ricorso alle fonti nominative delle segrete- rie universitarie. Percorrendo questa ipotesi di lavoro, si è tracciato un profilo essenziale delle prime donne iscritte nell’Ottocento all’Universi- tà di Bologna21. Ancora oggi, infatti, nei fascicoli ottocenteschi degli studenti sono conservati preziosi documenti sul curriculum scolastico, l’ambiente sociale di provenienza, il comune di nascita e il domicilio. In particolare, per questo tipo di studi, è possibile ampliare l’orizzonte di indagine integrando le notizie contenute negli archivi universitari con quelle provenienti da altre fonti nominative, come ad esempio i registri dell’anagrafe della popolazione, allo scopo di studiare i successivi per- corsi di vita degli studenti e dei laureati. Grazie, inoltre, ai documenti delle segreterie riportanti l’attestazione del domicilio degli iscritti è possibile tracciare la topografia della città studentesca. In un preceden- te lavoro – ancora in fase di elaborazione – abbiamo raccolto la docu- mentazione sul domicilio bolognese degli studenti fuori sede nei primi 20 MARIO GATTULLO, Scolarizzazione, selezio- quindici anni post-Risorgimento: argomento di storia urbana e sociale ne e classi sociali tra scuola secondaria supe- che, con opportuni approfondimenti, può costituire il primo passo per riore e università. Le indagini speciali dell’I- stat, in ID., Questioni attuali di politica scola- delineare una “mappa” della presenza studentesca nel tessuto urbano 22 stica, Bologna, CLUEB, 1991. bolognese tra l’Unità e i giorni nostri . 21 ANDREA CAMMELLI-FRANCESCO SCALONE, Donne, università e professioni. Il caso dell’a- teneo bolognese alla fine dell’Ottocento, Storia La documentazione statistica disponibile: un quadro riassuntivo in Lombardia, FrancoAngeli Editore (in cor- so di pubblicazione). Vedi anche ANGELO DI FRANCIA, Le laureate a Bologna tra il 1878 Se ogni tentativo di sintesi risulta sempre arduo e rischia di essere in- ed il 1900, comunicazione presentata al con- soddisfacente ciò è tanto più vero quando l’intervallo temporale di rife- vegno Studenti e dottori nelle università ita- rimento è così ampio e quando si abbia a che fare con una documenta- liane (origini-XX secolo). zione certamente lacunosa eppure sterminata e disseminata di traboc- 22 ANDREA CAMMELLI-FRANCESCO CASADEI, Studenti e vita studentesca a Bologna, Bolo- chetti definitori. Così, per esempio, una cosa è parlare di iscritti al pri- gna, CLUEB, 1991. mo anno di università, altra cosa è parlare di immatricolati al primo an- 14 Contare gli studenti

no; questi costituiscono, infatti, un sottoinsieme degli iscritti al primo anno riguardando i soli iscritti per la prima volta all’università. La que- stione non è solo terminologica visto che la distanza fra i due collettivi ha raggiunto anche il 10 per cento. Considerazione analoga può essere fatta a proposito della definizione di laureato; una definizione che ha necessità di ulteriore qualificazione se utilizzata per misurare, per esempio, l’efficienza formativa di un determinato ateneo. Con questa fi- nalità possono essere contabilizzati i soli laureati stabili, cioè solo colo- ro che hanno compiuto per intero il percorso di studi prescelto presso la stessa università. Anche in questo caso la dimensione con cui il feno- meno si presenta può risultare rilevante. A Bologna fra gli oltre ottomi- la laureati del 1997 i laureati non stabili sono quasi il 20 per cento (il 32 per cento ad ingegneria e meno del 10 per cento a veterinaria ed eco- 23 Per una descrizione analitica delle fonti nomia). utilizzabili per la ricostruzione dell’evoluzio- ne dell’istruzione universitaria in Italia dal- Pur con la consapevolezza dei limiti richiamati si riassume in uno l’Unità nazionale e delle principali caratteri- schema di sintesi l’insieme delle statistiche ufficiali più significative ri- stiche della popolazione studentesca si veda- guardanti la popolazione studentesca; statistiche disponibili utilizzando no Le fonti delle tabelle e delle figure in AN- i dati forniti dalle fonti descritte precedentemente23. DREA CAMMELLI-ANGELO DI FRANCIA, Studenti, università, professioni: 1861-1993, p. 74-77. –A partire dal 1861, raccordando le statistiche presentate nelle varie fonti è possibile ricostruire annualmente l’ammontare complessivo 24 La legge Casati (1859) prevedeva due tipo- logie di studenti: gli studenti propriamente degli studenti iscritti per sede di studio (non si dimentichi il caso definiti e gli uditori, che potevano iscriversi delle Università di Roma e di Padova per le quali la documentazione a tutti i corsi, erano dispensati dal presenta- è disponibile solo da quando le due realtà entrano a far parte del Re- re il titolo medio, ma non potevano conse- gno d’Italia; considerazioni analoghe valgono per l’Ateneo di Napoli guire alcun grado accademico. Questa spe- cifica figura resisterà nel nostro ordinamen- dove almeno fino al 1865 esiste il problema della mancata registra- to universitario fino alla definitiva abolizione zione delle iscrizioni). nel 1923 per effetto della riforma Gentile. –La presenza degli uditori24, particolare figura prevista dal nostro or- Vedi: ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA DEL dinamento universitario fino alla riforma Gentile dei primi anni ven- REGNO D’ITALIA, Statistiche dell’Istruzione Su- periore per l’anno accademico 1931-32 e no- ti, è stata esaminata ricostruendone – con varie lacune – la consi- tizie statistiche per gli anni accademici dal stenza complessiva a livello nazionale fino al 191125. Dati più detta- 1927-28 al 1930-31, p. 64. gliati (per sede e per sesso) sono presentati dalla Direzione genera- 25 ANDREA CAMMELLI, Universities and profes- le della statistica per il periodo tra 1911 e 1926 nell’Annuario Stati- sions, in Society and the professions in , stico. 1860-1914, a cura di MARIA MALATESTA, Cambridge, Cambridge University Press, –Dall’anno accademico 1911-12, iniziano le statistiche riguardanti gli 1995, p. 79. studenti in complesso iscritti per corso di laurea e per sesso; in pre- 26 Per quanto riguarda l’Ottocento si veda la cedenza l’aggregazione per tipo di studi era limitata alle sole facoltà serie delle menzionate Statistiche dell’Istru- e senza la distinzione per sesso. zione (volumi dal 1880-81 al 1894-95), a cura –Con qualche discontinuità, a partire dal 1911, sono disponili le stati- della Direzione Generale della Statistica. stiche dei laureati per corso di laurea e per sesso; alcune volte per i 27 Prima di questo periodo, esiste per l’anno accademico 1926-27 una statistica dei fuori primi anni ottanta dell’Ottocento e, tra 1904 e 1911, si ha la sola di- 26 corso molto dettagliata (con dati classificati stinzione dei laureati per facoltà . per sede, corso di laurea e sesso) nel volu- –Per il periodo dal 1945 ad oggi, sono disponibili i dati riguardanti gli me già segnalato: ISTITUTO CENTRALE DI STA- studenti in complesso e i fuori corso per sede27. Per il medesimo pe- TISTICA DEL REGNO D’ITALIA, Statistica dell’I- struzione Superiore nell’anno accademico riodo sono pure disponibili i dati relativi agli studenti fuori corso dis- 1926-27. aggregati per corso di laurea e per sesso. 28 Per quanto riguarda l’Ottocento si veda la –Già sporadicamente per i primi anni ottanta dell’Ottocento, poi dal statistica dei laureati già menzionata in Sta- 1905 – con diverse lacune – fino alla seconda guerra mondiale28, e tistiche dell’Istruzione per l’anno accademico sistematicamente dal 1945 ad oggi, si possono ricostruire le serie 1880-81 edita dalla Direzione Generale della Statistica (Roma, 1883); per il Novecento si- dei laureati per sede. no alla seconda guerra mondiale si consulti- –In maniera corrente dal 1945 in poi, le statistiche ufficiali compren- no invece le già citate Statistiche delle Uni- dono i dati riguardanti gli studenti in complesso iscritti e i laureati versità e degli Istituti Superiori, a cura di per corso di laurea e sede. Carlo F. Ferraris (Roma, 1913) e le successi- ve edizioni dell’Annuario Statistico Italiano –Dal 1945 sono disponibili correntemente anche le statistiche riguar- (varie annate, dal 1911 al 1942). danti gli studenti iscritti per anno di corso classificati sia per corso 15 A. Cammelli

di laurea che per sede (da non dimenticare qualche dato sporadico pubblicato già dalla fine degli anni trenta sulle pagine dell’Annuario Statistico Italiano). –La presenza nel nostro paese degli studenti provenienti dall’estero costituisce, nella storia dell’università italiana, un capitolo appena sfiorato. Sebbene l’Italia abbia rappresentato per essi la sesta meta in ordine di importanza, e i circa 50mila laureati nel secondo dopo- guerra sparsi in ogni angolo del pianeta costituiscano una risorsa dalle straordinarie potenzialità, la documentazione che riguarda questa componente è talmente carente in Italia che non sappiamo nemmeno quanti ne siano effettivamente arrivati fino ad oggi. Al di là di alcuni dati per periodi precedenti è dagli anni cinquanta che le statistiche ufficiali tentano di ricostruire, per area di provenienza, il complesso degli studenti esteri presenti nelle nostre università29. È necessario così ricorrere ad indagini ad hoc per illustrare tendenze e caratteristiche degli studenti stranieri nel nostro Paese e per rico- struirne i percorsi socio-professionali una volta terminati gli studi.

I principali temi d’indagine 3. MINISTERO DELL’UNIVERSITÀ E DELLA RICERCA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA, Il L’utilizzazione della documentazione statistica disponibile ha permesso sistema universitario italiano. La po- di sviluppare alcuni importanti temi d’indagine, consentendo di chiari- polazione studentesca a. a. 1997/98, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca re gran parte delle vicende legate agli andamenti della popolazione stu- dello Stato, 1999. dentesca e ai profondi cambiamenti avvenuti nell’arco di più di cento anni. Come visto, a partire dal 1861, i dati ufficiali degli iscritti per sede permettono di studiare la distribuzione sul territorio della popolazione. Attraverso un lungo processo di scolarizzazione superiore, l’età con- temporanea ha visto il passaggio da un sistema universitario polarizza- to su pochi e grandi atenei ad uno policentrico, con numerose universi- tà diffuse su tutto il territorio nazionale. In questo processo non poco ha giocato la nascita e l’affermazione di molti e nuovi atenei. Se il proli- ferare delle sedi universitarie ha portato, soprattutto al Sud, ad una più razionale distribuzione della popolazione studentesca, bisogna comun- que ricordare che ancora agli inizi degli anni novanta appena tre atenei (Roma, Milano e Napoli) raccoglievano quasi un terzo dell’intera popo- lazione universitaria italiana. Aggregando a livello nazionale le iscrizioni per sede è possibile, dall’Unità ad oggi, evidenziare le tendenze di breve e lungo periodo che hanno caratterizzato la crescita della popolazione studentesca. Ri- mangono, come si è detto, alcuni problemi legati alla ricostruzione del- la serie degli iscritti nell’immediato dopo Unità, per gli anni in cui l’Ate- neo di Napoli non registrava le iscrizioni e Roma e Padova non erano ancora state annesse al territorio nazionale. Naturalmente la ricostru- zione della serie degli iscritti, particolarmente nel primo periodo post- unitario, raramente coincide30. Dalla metà degli anni settanta e fino al termine del secolo XIX le iscrizioni all’università lievitano ininterrotta- mente; l’inizio del secolo vede poi concludersi l’inizio della precedente 29 ANDREA CAMMELLI, Studiare da stranieri in tendenza ed è seguito da un decennio di sostanziale stabilità. Le fasi Italia, Bologna, CLUEB, 1990. che seguono, fino ai nostri giorni, sono caratterizzate da un alternarsi 30 SIMONETTA POLENGHI, La politica universi- continuo di stop and go e da un crescendo della corsa all’università che taria italiana nell’età della Destra Storica. 1848-1876. Brescia, Editrice La Scuola, finisce per collocare negli ultimi anni l’Italia ai livelli più elevati dell’in- 1993, tabella 12, p. 525. dice di scolarizzazione universitaria nel contesto europeo. Scolarizza- 16 Contare gli studenti

4. Partecipazione di laurea in Medi- cina e Chirurgia della Prof.ssa in Let- tere Linita Beretta. Bologna, 7 luglio 1902.

zione universitaria che, come si vedrà meglio più avanti, rappresenta solo una parte del più vasto processo di scolarizzazione superiore. Nei venticinque anni compresi tra il 1956 e il 1981 si verifica il gran- de balzo che porta l’ammontare della popolazione studentesca a quin- tuplicarsi e a superare il milione di iscritti. È il periodo che vede assie- me al boom economico, diffondersi la preoccupazione di una grave ca- renza di personale qualificato, un esteso processo di scolarizzazione a ogni livello, la conseguente espansione di personale insegnante, la gra- duale liberalizzazione degli accessi all’università. Le motivazioni di fon- do che stanno alla base del fenomeno, nelle diverse fasi storiche, sono state oggetto di ampi e numerosi approfondimenti. La ricognizione delle fonti rende possibile, inoltre, ricostruire la se- rie dei laureati in Italia già a partire dal 1880; altri dati aggregati a livel- lo nazionale riguardanti gli iscritti al primo anno e i fuori corso sono disponibili, invece, rispettivamente dal 1939 e dal secondo dopoguerra. Tra gli altri possibili temi di indagine resta sempre quello, non me-

17 A. Cammelli

no importante, della ricerca dei nessi tra espansione della popolazione universitaria e crescita del personale insegnante. Se è vero che una se- rie nazionale dei “professori” è stata ricostruita a partire dagli anni ven- ti31, non bisogna comunque sottovalutare la difficoltà di dare un’ade- guata definizione alla pluralità di figure giuridiche previste dalla legisla- zione nella storia dell’università italiana. Al di là della espansione e delle tendenze riguardanti il complesso degli iscritti e dei laureati, diventa importante valutare anche i cambia- menti strutturali della popolazione universitaria. Nel lunghissimo pe- riodo, a caratterizzare l’evoluzione del nostro sistema universitario so- no stati soprattutto i non pochi e drastici cambiamenti riguardanti la domanda e l’offerta degli specifici percorsi formativi. Se, sin dall’imme- diato periodo post-unitario, sono proprio le facoltà di giurisprudenza e di medicina ad esercitare le maggiori capacità di richiamo, sarà soprat- tutto dal secondo dopoguerra che, con la graduale generalizzazione dell’istruzione ed i profondi cambiamenti del sistema produttivo, i corsi del gruppo ingegneristico, scientifico ed economico, oltre a quelli par- ticolarmente vocati all’insegnamento, vedranno un significativo aumen- to degli iscritti e dei laureati. Come già visto nel paragrafo precedente, mentre per l’Ottocento disponiamo solo delle statistiche degli studenti per facoltà, è con l’ini- zio del XX secolo che il dettaglio acquisterà maggior precisione con nuove rilevazioni per corso di laurea. Soltanto a partire dal secondo do- poguerra, l’analisi può essere arricchita mediante l’utilizzo delle stati- stiche degli iscritti in complesso e dei fuori corso per corso di laurea. Di grande interesse è l’entrata delle donne nell’università e il lungo processo di femminilizzazione che alle soglie degli anni novanta ha portato le giovani immatricolate ad essere più numerose dei loro colle- ghi maschi. Una situazione questa, forse impensabile quasi cento anni prima, quando tra 1877 e 1900, le donne che si laurearono in Italia furo- no appena 224, mentre ogni anno concludevano gli studi dai due ai quattromila maschi32. Le statistiche distinte per sesso a nostra disposi- zione iniziano, come già osservato, dal 1911 e documentano l’inequivo- cabile aumento della presenza femminile: 10,5 per cento degli iscritti in complesso nel 1921, 22 per cento nel 1941, quasi il 37 nel 1971 e, infine, quota 51 per cento nel 1991. Se, già dagli anni ’20, l’indirizzo di studi letterario è a larga predominanza femminile, il processo di femminiliz- zazione si estende progressivamente ad altri percorsi formativi (scien- tifico dal 1975, giuridico dal 1989 e politico-sociale dal 1993) ed è tutt’al- tro che concluso.

Problemi di metodo e prospettive di ricerca 31 Nella serie distinta in professori di ruolo, non di ruolo, aiuti e assistenti esistono, co- Al di là delle difficoltà oggettive riguardanti la stima dell’ammontare munque, svariati “salti” e lacune. ISTITUTO complessivo della popolazione studentesca per l’immediato periodo CENTRALE DI STATISTICA, Sommario di statisti- post-unitario, a qualsiasi periodo si faccia riferimento le indagini e la in- che storiche dell’Italia. 1861-1865, Tav. 31, p. 44. Per quanto riguarda l’Ottocento, con una terpretazione della documentazione statistica debbono fare i conti con adeguata lettura critica preliminare, posso- una sorta di doppia verità/contabilità che è il risultato della diversità no essere utili i dati pubblicati dalla Direzio- che caratterizza situazione ufficiale, formalmente definita e situazione ne Generale della Statistica nei volumi della reale, concretamente accertata. Una doppia contabilità che costituisce, Statistica dell’Istruzione. da tempo, una costante in molti settori nel nostro Paese. È del tutto evi- 32 VITTORE RAVÀ, Le laureate in Italia, «Bol- lettino Ufficiale del Ministero della P.I.», 2 dente che quanto più le due rappresentazioni (situazione formale, o le- Aprile 1902. gale, o ufficiale da un lato e situazione reale dall’altro) divergono, tanto 18 Contare gli studenti

più la documentazione statistica ufficiale risulta incapace di restituire, assieme alla sua dimensione autentica, l’immagine corretta del fenome- no osservato e gli elementi essenziali per spiegarne le cause, per com- prendere le interrelazioni con altri fenomeni, per interpretarne le ten- denze. Il dibattito sull’eccesso di universitarizzazione, che ha caratterizza- to il Paese a partire dai primi decenni post-unitari, per esempio, an- drebbe riletto e reinterpretato tenendo conto della disponibilità di più recenti serie storiche riguardanti la popolazione studentesca iscritta al- l’università italiana e nei diversi paesi europei33 ed alla luce degli orien- tamenti, degli interessi e delle pressioni che furono esercitate in quei decenni, assai poco favorevoli all’estendersi e al generalizzarsi dell’i- struzione superiore. La documentazione più recente disponibile evi- denzia, infatti, come il processo di universitarizzazione in Italia, almeno fino al 1931, risulti meno elevato di quello che si realizza in gran parte d’Europa, e come fino al 1911 la corsa all’università in realtà non abbia provocato né dilatazione abnorme della Pubblica Amministrazione, né tendenze inflazionistiche nelle professioni che richiedono la laurea34. Il dibattito, che ha infiammato a lungo il Paese, sembra piuttosto risenti- re della sostanziale non condivisione del modello semiaperto di siste- ma universitario adottato all’indomani dell’unificazione nazionale, ed è sicuramente influenzato dal gran numero di laureati in legge e in medi- cina (che rappresentano nei primi decenni post-unitari il 65 per cento del complesso dei giovani laureatisi ogni anno), dall’accentuarsi delle preoccupazioni per il rischio di disoccupazione (peraltro comuni a gran parte dei paesi europei), dallo svilupparsi, proprio in quel periodo, dei primi ordini professionali e della richiesta di regolamentazione delle li- bere professioni. Le stesse riflessioni che, dal secondo dopoguerra e con particolare insistenza dopo la liberalizzazione degli accessi all’università, hanno alimentato il dibattito sull’eccesso di universitarizzazione evidenziando la posizione di vertice del nostro Paese nella graduatoria internaziona- le secondo l’indice di scolarizzazione universitaria, ignoravano o co- munque non hanno tenuto conto che nella quasi totalità dei paesi avan- zati l’istruzione superiore si realizzava e si realizza accedendo ad un duplice canale formativo (non esclusivamente universitario come inve- ce avviene in Italia) e che, così riformulata, la diffusione della scolariz- zazione superiore vede il nostro Paese collocato nelle retrovie35. Probabilmente l’intero periodo post-unitario e sicuramente tutti gli anni successivi al secondo conflitto mondiale sono contraddistinti dal sistematico sovradimensionamento delle iscrizioni all’università. Ov- viamente la documentazione statistica ufficiale universitaria ha inter- pretato, a suo favore, le modalità del sistema di finanziamento pubblico degli atenei; finanziamento che avviene sulla base dell’unico (o preva- lente) parametro della consistenza della popolazione universitaria. Dal secondo dopoguerra il sovradimensionamento assume caratteri del

33 BRIAN REDMAN MITCHELL, International tutto particolari; tali da esigere una profonda riconsiderazione di de- Historical Statistics. Europe 1750-1988, Lon- cenni di analisi e di studi non soltanto nel settore delle ricerche stati- don, MacMillan, 1992. stiche. L’accertamento della consistenza della popolazione universita- 34 Cfr. CAMMELLI-DI FRANCIA, Studenti, uni- ria, convenzionalmente fissata dall’Istituto centrale di statistica, fino al versità, professioni: 1861-1993. 1995-96, al 31 gennaio, ha determinato la sistematica inclusione fra gli 35 ANDREA CAMMELLI-ANGELO DI FRANCIA-AN- iscritti ufficiali anche di coloro (fra gli immatricolati al primo anno) GELO GUERRIERO, L’università del 2000, ovve- ro quando lo studente diventa un bene scarso, che in realtà si sono limitati a pagare solo la prima delle due rate di tas- «Polis» 2 (1996). se previste per l’iscrizione (iscritti fantasma li abbiamo definiti in pre- 19 A. Cammelli

5. Homepage del sito Internet del Progetto ALMALAUREA: http://almalaurea.cineca.it.

cedenti lavori36). Si comprende facilmente che tanto maggiore risulta il differenziale fra iscritti ufficiali ed iscritti reali tanto più distorta risulta l’immagine che si ricava dell’università italiana, tanto più si rende ne- cessario ricalcolare tutta una serie di indicatori di efficienza dell’intero sistema universitario. In primis quelli che hanno documentato due fe- nomeni particolarmente dolorosi per l’università italiana ufficialmente afflitta da un numero incredibilmente elevato di abbandoni (oltre il 50 per cento degli immatricolati al primo anno nel secondo dopoguerra, utilizzando la documentazione ufficiale37) e, conseguentemente, da una produttività talmente ridotta da sollevare un comprensibile stupo- re anche a livello internazionale (solo tre iscritti italiani su dieci giun- gono alla laurea, abbiamo sentito ripetere per decenni – in Italia e all’e- stero – da rilevatori ufficiali, studiosi di chiara fama e responsabili di governo). Che la questione non si ponga solo in termini formali lo dimostrano studi di settore che, sia pure circoscritti ad alcune realtà universitarie, sembrano generalizzabili all’intero sistema universitario nazionale. In attesa che siano resi noti i risultati delle nuove rilevazioni Istat, che dal 1996-97 ha posto il 31 luglio come termine convenzionale per dimensio- nare la popolazione studentesca universitaria, presso l’Ateneo bologne- se, per tutti gli anni ’90, è stata accertata una quota di iscritti fantasma rilevante: superiore all’11 per cento del complesso degli iscritti al pri- mo anno nei corsi di laurea e più che doppia (24 per cento) fra gli im- matricolati nei corsi di diploma universitario. Il fenomeno ha avuto nel tempo differenti motivazioni: i vantaggi attesi, veri o presunti, di imma- 36 Il fenomeno era stato evidenziato fin dai gine e non (status di studente universitario, rinvio del servizio militare, primi anni ’90; Cfr. ANDREA CAMMELLI, Ten- mantenimento degli assegni familiari, possibilità di concorrere all’attri- denze nell’istruzione universitaria, in REGIO- buzione dell’assegno di studio, ecc.), e l’incentivazione all’iscrizione do- NE EMILIA ROMAGNA, Scuola, università, for- vuta al ridotto importo della prima rata di iscrizione (per lunghi anni mazione professionale e mercato del lavoro. Rapporto 1993, Bologna 1994. poco più che simbolica nella presunzione di poter ottenere l’assegno di 37 Cfr. CAMMELLI-DI FRANCIA, Studenti, uni- studio). Due aspetti risultano comunque determinanti: l’assenza di versità, professioni: 1861-1993. orientamento agli studi post secondari prima di tutto, ma anche (so- 20 Contare gli studenti

prattutto dopo la liberalizzazione degli accessi) l’alternativa studi uni- versitari-attività lavorativa consentita ai giovani provvisti di maturità professionalizzanti. Gli approfondimenti compiuti hanno evidenziato in modo inequivocabile, infatti, come l’area degli iscritti fantasma veda so- vrarappresentati i diplomati provenienti dall’ampio ventaglio di istituti tecnici e professionali. Di più: fra questi ultimi, diversamente da quanto avviene per i liceali fra i quali le iscrizioni fantasma crescono al dimi- nuire del voto di maturità, l’iscrizione fantasma aumenta in corrispon- denza delle votazioni più elevate. Si comprende bene come il sovradi- mensionamento degli immatricolati con diploma di maturità tecnica e professionale, particolarmente di quelli con le votazioni più alte che evidentemente sono i primi a trovare collocazione sul mercato del lavo- ro, finisca per drammatizzare la loro performance universitaria e per ali- mentare diffusi stereotipi. Più complessivamente il riferimento genera- lizzato agli iscritti ufficiali, oltre a sottrarre agli atenei quote consisten- ti di finanziamenti attesi a causa delle seconde rate non pagate, dilata in misura abnorme l’area degli insuccessi, restringe quella della regolari- tà e soprattutto deprime l’ampiezza della riuscita finale. Ma ulteriori rivisitazioni si impongono in diversi altri settori; per esempio nell’analisi della riuscita differenziale negli studi per genere. Ampiamente avallato in ambito scientifico il maggiore successo delle donne negli studi universitari risulta fondato soprattutto sulla base del- la loro minore propensione all’abbandono, della più ridotta durata degli studi e delle votazioni più elevate. In realtà la migliore riuscita della po- polazione femminile risulta fortemente ridimensionata fino ad attenuar- si del tutto, tenendo conto della diversa tipologia delle maturità di pro- venienza, operando l’analisi comparativa fra collettivi omogenei, consi- derando le differenti votazioni ottenibili a seconda delle facoltà e dei percorsi formativi intrapresi. L’analisi differenziale degli abbandoni se conferma, infatti, la mino- re esposizione al rischio delle femmine risulta incompleta e fuorviante ove non valuti la diversa diffusione di titoli di scuola secondaria supe- riore tecnica e professionale fra maschi e femmine. Fra tutti gli imma- tricolati del 1994-95 all’Università di Bologna la maturità professionaliz- zante riguardava il 53 per cento dei maschi e solo il 36 per cento delle loro colleghe. Un’analisi accurata della durata degli studi, che tenga conto non so- lo della diversa distribuzione dei laureati e laureate nelle facoltà (fra tutti i laureati del 1997 all’Università di Bologna i maschi sono sovra- rappresentati nei corsi di durata 5 o 6 anni), ma anche del servizio di leva (il 28 per cento dei laureati 1997 a Bologna ha svolto il servizio di leva durante gli studi universitari), porta a risultati di sostanziale equili- brio fra i due sessi. 38 Dal 1994 ALMALAUREA Anche le votazioni più elevate, indubbiamente riscontrabili fra le (http://almalaurea.cineca.it) opera con l’o- biettivo di: analizzare l’efficacia interna ed laureate, debbono essere ponderate tenendo conto non solo di una spe- esterna delle strutture formative delle uni- cificità del percorso di studi maschile (comprendente, nel 28 per cento versità aderenti e di facilitare l’inserimento dei casi come si è visto, l’assolvimento degli obblighi di leva) ma anche dei laureati/diplomati nel mondo del lavoro. della diversa distribuzione della popolazione maschile e femminile in Aderiscono al Progetto (luglio200) le Uni- versità di Bari, Bologna, Cassino, Catania, facoltà a votazione media elevata (fra i 45mila laureati del 1999 esami- 38 Chieti, Ferrara, Firenze, Genova, Messina, nati nell’ambito del Progetto ALMALAUREA , la votazione di laurea a let- Modena e Reggio, Molise, Padova, Parma, tere e filosofia, dove le femmine sono il 78 per cento, è uguale a Piemonte Orientale, Roma “La Sapienza”, 108/110), ed a votazione media ridotta (nel medesimo collettivo di cui Roma Lumsa, Sassari, Siena, Torino Politec- nico, Torino, Trento, Trieste, Udine, Vene- sopra, la votazione di laurea ad ingegneria, dove i maschi rappresenta- zia Architettura. no l’86 per cento dei laureati, è pari a 102/110). 21 A. Cammelli

L’esame compiuto ha tentato di evidenziare la molteplicità delle ipo- tesi interpretative e delle differenti fonti e documentazioni (ufficiali o meno, parziali o complete, molto o per nulla attendibili) utilizzate volta a volta per sostenerle. Sullo sfondo, ma ugualmente evidenti, risaltano forzature e pregiudizi tuttora diffusi in un settore che necessita di studi e ricerche meno ideologizzate e più correttamente documentate.

ANDREA CAMMELLI (Università di Bologna)

Summary

ANDREA CAMMELLI, Counting students. Statistics and student population from unification to today

In 1861, in the wake of and faced with the need to monitor statistically life in the country, a Department of general statis- tics was set up at the Ministry of Agriculture with its own management team answerable directly to the Ministry. The Department however was to achieve its best results only several years later under the guid- ance of Luigi Bodio (1872-1898) becoming, as General Department of statistics, an institution that could extend the range of its research even to work done previously by different ministries. This was the case, for instance, with the research study On the conditions of public education in the Kingdom of Italy, presented in 1865 by the Ministry in question, the results of which regarding students could no longer be considered satisfactory. Fifteen years after that date, it was the Department of statistics that was to take over the job of collecting and processing data gathered on the educational sphere. It would publish annually Statistica del- l’Istruzione containing statistics on students and graduates at the vari- ous universities, broken down according to faculty, including data on the professors. The work would go on until the Department’s funds were slashed by the government and the Ministry of Public Education stepped once more into the breach. This was the beginning of a dark period for the statistics Department whose future remained bleak de- spite its being the repository of enlightened and innovative research ideas that, later, would spawn a new era of studies and pave the way for the reintroduction, from 1911, of the Department’s publications: l’An- nuario di statistica and the prestigious Annali di statistica. It was in the latter that Carlo F. Ferraris was to publish an important piece of work (Statistica delle università e degli Istituti Superiori) providing data on student and graduate gender distribution in 1911, summaries of those enrolled in the different faculties and universities in the period 1893- 1911, graduate students in the period 1905-1910 and statistics on the foreigners enrolled in the period 1906-1911. A much better season for Italian statistics opened with the founda- tion of the Central Institute of statistics. Its early work paid a greater at- tention to educational statistics and tried to provide a more complete picture of the university system. It was however after the Second World War that the Institute’s work became more focused and regular,

22 Contare gli studenti providing increasingly accurate statistics and studies that reflected bet- ter the real situation in the country. The Institute was thus in a position to be able record the overall number of enrolled students, broken down according to university, fac- ulty, degree course and gender; to collect data on graduates and stu- dents who failed to complete their exams on time according to degree and gender. The data obtained and elaborated make it possible to study the actual distribution of the student population throughout the country, the short- and long-term growth patterns of the population as well as the social mix of the student community and the courses they chose.

23

Studi

Lucia Alma Braconi MATERIALI D’ARCHIVIO PER LA STORIA DEL COLLEGIO MEDICO ROMANO NEL SEICENTO E NEL SETTECENTO

1. Due fonti per la storia del Collegio medico romano: statuti e Acta graduum

ella storia dell’Università romana è difficile determinare il mo- mento del primo costituirsi dei medici in un’organizzazione cor- Nporativa: anzitutto per il vuoto documentario che precede il 1471, data alla quale risale la prima testimonianza di un riconoscimento ufficiale del Collegio. Questo è costituito da una bolla di Sisto IV, che, a conferma di uno statuto del Collegio stesso e allo scopo di tutelare la salute pubblica, attribuisce a questo organismo la funzione di sovrin- tendere all’esercizio di tutte le professioni mediche nei territori della 1 Tra le copie della bolla di Sisto IV conser- Chiesa, stabilendo che «nemo sive masculus, aut foemina, sive Chri- vate nell’Archivio dell’Università è degna di stianus, vel Iudaeus, nisi magister vel licentiatus in medicina foret, vel nota quella in ASR, Università, 22. La busta saltem a priore dicti Collegii generali protomedico eiusque consiliariis 22 è il risultato di un riordinamento archivi- examinatus et approbatus existeret, auderet humano corpori mederi in stico svoltosi in varie fasi, ma comprende so- prattutto documenti del Collegio medico, physica, vel in chirurgia in terris, et dominiis eiusdem Sanctae Roma- raccolti da Pantaleo Balsarini (si veda su di nae Ecclesiae»1. lui, in questo volume, il contributo di Gio- vanni Rita), che li correda spesso di proprie note di commento. Il materiale contenuto nella busta 22 proviene da un’altra busta del medesimo fondo, (ASR, Università, 75), per- tinente al Collegio degli avvocati concistoria- li (nel 1587 questo organismo ebbe il retto- rato dell’Università, ed ecco perché, a parti- re da tale data, si comincia a trovare tra le sue carte anche documentazione relativa ad altri collegi). La nota apposta dal Balsarini sulla copia della bolla sistina ne sottolinea il valore, smentendo quanto affermato alla fi- ne del Settecento da un successivo riordina- tore dell’archivio, Piero Maria Gasparri, se- condo il quale il Balsarini avrebbe ritenuto la bolla “un falso”. Per la vicenda dei riordi- namenti, e in generale per la storia dell’Ar- chivio, v. GIULIANA ADORNI, L’Archivio dell’U- niversità di Roma, in Roma e lo Studium Ur- bis. Spazio urbano e cultura dal Quattro al Seicento. Atti del convegno Roma, 7-10 giu- gno 1989, Roma, Ministero per i Beni cultu- 1. Rotulo dei pro- rali e ambientali - Ufficio Centrale per i Beni archivistici, 1992, p. 388-430. Sugli avvocati fessori della Sa- concistoriali e l’archivio dell’Università, ibi- pienza romana, RCHIVIO DI dem, e ADORNI, Statuti del Collegio degli Av- 1670 (A vocati Concistoriali e Statuti dello Studio Ro- S TATO DI R OMA, mano, «Rivista Internazionale di Diritto Co- Università di Ro- mune» 6 (1995), p. 293-355. ma, Cimeli, 59).

27 Annali di storia delle università italiane 4/2000 L. A. Braconi

La storia del Collegio medico romano prende dunque per noi l’av- vio dalla bolla sistina, anche se la tradizione dell’ente provvide nel cor- so del tempo, come di consueto, a postulare per esso un’origine molto più antica: già gli statuti del 1595, proprio in apertura, presentano l’isti- tuzione come «Romanum Medicorum et Archiatrorum Collegium ante multa saecula ob Reipublicae utilitatem a Romanis Imperatoribus insti- tutum, et deinde a summis Pontificibus et restitutum et confirma- tum...»2. Nella storiografia classica sull’Ateneo romano, d’altra parte, ci si limita ad evocarne l’esistenza per un periodo già tardo; oppure si cir- coscrive l’attenzione all’insegnamento della medicina nell’università; o infine, con certa indulgenza alla celebrazione, si imbastisce una storia della medicina romana che, anche se non del tutto priva di fondamen- 2 Ma è significativo che, tracciando la storia 3 del Collegio nella lettera a Clemente X pre- to, sembra però scarsamente oggettiva e precariamente fondata . posta all’edizione degli Statuti del 1676 (per Più utile risulta il lavoro di Gaetano Marini sugli archiatri pontifici, la quale v. sotto, n. 18), gli autori, proprio il più importante repertorio di notizie sulla storia dei medici e della me- mentre rivendicano l’antichità del Collegio, dicina a Roma, cui tuttavia l’impianto prosopografico non consente una prendano atto che esso non può rifarsi a do- 4 cumentazione più antica della bolla sistina: specifica attenzione alle vicende istituzionali del Collegio . Proprio il «Collegium istud (quamquam a tempore im- Marini, con l’intento di fare luce sull’atteggiamento di Sisto IV nei ri- memorabili constitutum) non habet annosio- guardi della medicina, segnala per primo la sua bolla del 14715. Succes- rem, quam possit ostentare, Bullam, praeter sivamente, mentre ricostruisce, coerentemente allo scopo propostosi, eam, qua illi Sixtus Quartus non modicam contulit iurisdictionem». ASR, Biblioteca, le biografie degli archiatri, Marini dà notizie di una serie di personaggi Statuti, 322. Per gli statuti del 1595, v. sotto, che nel 1531 contribuirono a quella che egli definisce una riforma degli n. 16. statuti del Collegio. Ciò fa pensare tra l’altro che, se ci furono degli sta- 3 Oltre ai lavori che saranno citati in seguito tuti del Collegio medico di Roma precedenti al 1471, già all’epoca del cfr. FILIPPO MARIA RENAZZI, Storia dell’Uni- Marini, che è così generoso di riferimenti a fonti note e meno note, do- versità degli Studi di Roma detta comune- mente La Sapienza, 2 voll., Roma 1905; NICO- vessero essersene perse le tracce. LA SPANO, L’Università di Roma, Roma, Casa A parte la documentazione più dispersa (nella quale si segnalano, editrice Mediterranea, 1935; ADALBERTO come particolarmente interessanti per la storia dell’insegnamento, i ca- PAZZINI, La storia della Facoltà medica di Ro- lendari accademici e gli elenchi di docenti), i blocchi documentari che ma, 2 voll., Roma, Istituto di Storia della Me- dicina dell’Università di Roma, 1961; LUIGI ci sono conservati nell’archivio del Collegio medico romano sono costi- 6 STROPPIANA, Storia della facoltà di medicina tuiti principalmente da tre tipologie di fonti : gli statuti, gli atti notarili e chirurgia. Istituzioni e ordinamenti, Roma, delle assemblee collegiali, che erano le manifestazioni principali della Edizioni dell’Ateneo, 1985. vita del Collegio, e gli atti processuali relativi ai conflitti giurisdizionali 4 GAETANO MARINI, Degli archiatri pontifici, sostenuti dal Collegio specialmente contro le corporazioni cittadine in Roma, Stamperia Pagliarini, 1784, 2 voll. Il Marini cita la copia di registro della bolla, qualche modo concorrenti, come quella degli speziali. Ci occuperemo ASV, Reg. Vat., 577 (da lui citato come tomo qui dei primi due. 32 di Sisto IV), f. 157. Gli statuti, anche se dal punto di vista astratto della norma giuridi- 5 Ibidem, I, p. 199. ca, consentono di individuare complessivamente gli aspetti principali 6 Cfr. F. GAROFALO, Quattro secoli di vita del della struttura del Collegio in relazione alla sua duplice funzione, scola- Protomedicato e del Collegio dei medici di Ro- stica e professionale; potenzialmente ci portano anche nella direzione ma. Regesti dei documenti dal 1471 al 1870, Roma, Istituto di Storia della Medicina del- della definizione di un suo ruolo sociale. Ciò acquista particolare rilie- l’Università di Roma, 1950; GIULIANA ADORNI, vo se si considera l’attuale attenzione della storiografia ai collegi dotto- L’Università di Roma e i suoi archivi, in La rali come strutture concrete attraverso le quali l’università si integra storia delle Università italiane. Archivi, fonti, con la società circostante. È possibile pensare che tale ruolo sociale dei indirizzi di ricerca. Atti del Convegno Pado- collegi dottorali non si esaurisca nell’ambito specifico della professio- va, 27-29 ottobre 1994, a cura di LUCIANA SI- TRAN REA, Trieste, Lint, 1996 (Contributi alla nalizzazione di un sapere, per risultare anche funzionale alla società in storia dell’Università di Padova, 30), p. 109- senso istituzionale. Tuttavia, nel caso specifico della medicina, sembra 131. Utili indicazioni in ANDREA CARLINO, La che il ruolo dei collegi e dell’università in generale si sia prevalente- fabbrica del corpo. Libri e dissezione nel Ri- nascimento, Torino, Einaudi, 1994 (PBE, mente indirizzato ad affermare il carattere scientifico e professionale 622), p. 68-76; ANNA LIA BONELLA, La profes- della disciplina medica: la medicina, com’è noto, pur godendo nelle uni- sione medica a Roma tra Sei e Settecento, in versità a partire dal tardo medioevo un primato comune alla giurispru- Corporazioni e gruppi professionali a Roma denza faticò non poco a comporre sul piano epistemologico l’ambiva- tra XVI e XIX secolo, a cura di CARLO M. TRA- lenza tra scientia e ars che la caratterizzava, anche perché, in concreto, VAGLINI, «Roma moderna e contemporanea», 6 (1998), p. 349-366. come disciplina continuò a confrontarsi con una spesso disordinata 28 Materiali d’archivio per la storia del Collegio medico romano

crescita delle pratiche mediche estranee all’organizzazione corporativa 7 Per una bibliografia recente su questi temi che si era data7. In ogni caso sono proprio questi aspetti – la preoccupa- rimando a BONELLA, La professione medica, p. 349-350, cui mi limito ad aggiungere: zione di accreditare scientificamente il proprio sapere, e di valorizzare VERN L. BULLOUGH, The Development of Me- il ruolo sociale dei membri – quelli che più immediatamente risultano dicine as a Profession: the contribution of the messi in luce dalla documentazione conservataci per il Collegio medi- medieval university to modern medicine, co romano. New York, Hafner, 1966; PER-GUNNAR OTTO- SON, Scholastic Medicine and Philosophy, Na- Attraverso questa documentazione sembra inoltre possibile stabili- poli, Bibliopolis, 1984; JOLE AGRIMI-CHIARA re alcuni aspetti specifici dell’insegnamento della medicina a Roma: per CRISCIANI, Edocere medicos. Medicina scola- esempio un certo internazionalismo dei personaggi, che è proprio del- stica nei secoli XIII-XV, Milano, Guerini, l’ambiente dei docenti di medicina romani da un lato rispetto ad altre 1988; NANCY G. SIRAISI, Medieval and Early Renaissance Medicine. An Introduction to sedi, dall’altro rispetto all’ambiente dei dottori di diritto, in larga misu- Knowledge and Practice, Chicago-London, ra, sia pure con variazioni significative nel tempo, reclutati tra i cittadini University of Chicago Press, 1990. romani8. Un fattore determinante era ovviamente il minor prestigio del- 8 CARLA FROVA, L’università di Roma in età la sede universitaria romana rispetto ad altri centri: il richiamare da medioevale e umanistica, in L’Archivio di fuori maestri famosi è sempre uno dei provvedimenti che si mettono in Stato di Roma, a cura di LUCIO LUME, Firen- ze, Nardini, 1992, p. 247-265. atto per innalzare il prestigio della sede e porre rimedio alla scarsa fre- 9 Discussione di alcuni problemi posti dalla quenza degli studenti. Un’altra causa, non meno determinante, è la na- documentazione e rimandi alla bibliografia tura stessa del principato romano, per sua essenza niente affatto locale: precedente, per Bologna, in ANNA LAURA le corti pontificie di ogni epoca sono state caratterizzate dalle innume- TROMBETTI BUDRIESI, L’esame di laurea pres- revoli presenze di personaggi dotti ed illustri, che i papi portavano con so lo Studio bolognese. Laureati in diritto ci- vile nel secolo XV, in Studenti e università de- sé, o attiravano presso la curia, dai propri paesi d’origine; o che, quan- gli studenti dal XII al XIX secolo, a cura di do i pontefici non provenivano da fuori, si assicuravano personalmente GIAN PAOLO BRIZZI-ANTONIO IVAN PINI, Bolo- al proprio servizio, richiamandoli con offerte munifiche dalle sedi in gna, Istituto per la storia dell’Università, cui si trovavano. Tra costoro una posizione di spicco occupano spesso 1988, p. 139-191; GIAN PAOLO BRIZZI, Matrico- le ed effettivi. Aspetti della presenza studente- gli archiatri pontifici. sca a Bologna fra Cinque e Seicento, ibidem, Gli atti notarili, d’altra parte, sono significativi per ricostruire la vita p. 227-259: 237-238; delle iniziative di edizio- ordinaria del Collegio attraverso le sue riunioni: in esse venivano prese ne di Acta graduum, grazie alle quali è possi- tutte le deliberazioni circa l’organizzazione ed il funzionamento del me- bile apprezzare le varie specificità della do- cumentazione, ricordo tra le più recenti an- desimo; per esempio, le elezioni alle cariche e agli uffici collegiali, l’ag- zitutto l’impresa degli Acta graduum padova- gregazione di nuovi membri, o le riforme da apportare alle norme sta- ni (Acta graduum academicorum Gymnasii tutarie; ma è principalmente nelle riunioni collegiali che si estrinseca Patavini ab anno 1406 ad annum 1450, edd. l’attività esaminatrice dei dottori, nell’ambito di quella che è una delle CASPARE ZONTA-IOHANNE BROTTO, editio alte- ra, Padova, Antenore, 1970 (Acta graduum principali funzioni dei collegi dottorali. academicorum, I, 1-3); Acta graduum acade- Riguardo a quest’ultima funzione, per il Collegio romano si verifica, micorum Gymnasii Patavini ab anno 1501 dal punto di vista archivistico, una condizione non affatto specifica: co- ad annum 1550, ed. ELDA MARTELLOZZO FO- me si vedrà, gli Acta graduum, cioè i rogiti del notaio del Collegio che RIN, Padova, Antenore, 1969-1971 (Acta gra- duum academicorum, III, 1-4); Acta gra- certificano l’acquisizione dei titoli, si trovano confusi con gli altri atti duum academicorum Gymnasii Patavini ab notarili nei cosiddetti Libri decretorum, che registrano tutte le delibera- anno 1451 ad annum 1460, ed. MICHELE zioni collegiali. Sono queste le uniche registrazioni conservate che at- PIETRO GHEZZO, Padova, Antenore, 1990 (Ac- testino il conseguimento dei gradi in arti e medicina nello Studium Ur- ta graduum academicorum, II, 1), per Siena Le lauree dello Studio senese nel XVI secolo. bis: mancano infatti per Roma gli atti, conservati altrove, prodotti dal Regesti degli atti dal 1516 al 1573, a cura di notaio del cancelliere dello Studio (che qui è il cardinale camerario o il GIOVANNI MINNUCCI-PAOLA GIOVANNA MOREL- vicecamerario), e anche altri tipi di documentazione, quale ad esempio LI, Firenze, La Nuova Italia, 1992; per Pavia quella rappresentata per Bologna dai Libri secreti9. Lauree Pavesi nella seconda metà del ’400, a Nella documentazione romana, insieme con le notizie riguardanti il cura di AGOSTINO SOTTILI. I (1450-1475), II. (146-1490), Bologna-Milano, Cisalpino, neodottore e i promotori, e all’elenco dei testimoni presenti all’esame, 1995 e 1998 (Fonti e studi per la storia del- compare l’indicazione dei puncta assegnati al candidato, e in molti casi l’Università di Pavia, 25 e 29); per Macerata l’elenco dei dottori collegiati che presenziano alle riunioni, spunto di SANDRO SERANGELI, Atti dello Studium Gene- rale Maceratese dal 1541 al 1551, Torino, notevole potenzialità prosopografica. Essa, come vedremo, solleva an- Giappichelli, 1998; SERANGELI, Atti dello Stu- che questioni più specifiche, come nel caso della comparsa di un nu- dium Generale Maceratese dal 1551 al 1579, mero di dottori a volte notevolmente superiore rispetto al numero sta- Torino, Giappichelli, 1999; per Lucca JONA- tutario. Più in generale, i dati che emergono dagli Acta graduum roma- THAN DAVIES, A ‘Paper University’? The Stu- dio lucchese 1369-1487, «History of Univer- ni rappresentano degli utili punti di partenza per ricerche ulteriori in sities» 15 (1997-1999), p. 261-306. direzione di una storia sociale delle università: già Ennio Cortese, nella 29 L. A. Braconi

presentazione del lavoro sugli Acta graduum pisani condotto dal grup- po di ricerca da lui diretto (e che in questo settore ha avuto il significa- to di un’impresa pionieristica) affermava che la sua esperienza aveva ri- velato proficua principalmente la schedatura dei nomi, delle qualifiche, delle origini geografiche di tutti i personaggi che compaiono negli atti di promozione alle lauree; questi dati infatti permettono, in certa misu- ra, di identificare non solo la fisionomia dei laureati ma anche di intra- vedere i loro rapporti con la società che li circonda: in questo senso meritano particolare attenzione le indicazioni relative ai testimoni che presenziano agli esami di laurea e che spesso sono personalità i cui ti- toli, la provenienza geografica, la presenza in loco, possono illuminare l’entourage sociale dei graduati10.

2. La cronologia degli statuti

Di fronte alle numerose possibilità di utilizzazione del materiale cui si è fatto cenno, un compito preliminare della ricerca consiste in una più precisa ricostruzione cronologica della normativa del Collegio medico romano, rispetto alla quale sembra sussistere invece molta imprecisio- ne. Vediamo perciò brevemente la cronologia delle fonti cui ho finora accennato. La storia normativa del Collegio medico di Roma si inizia per noi, come si è detto, nel 1471 con la bolla sistina. Sorprende il con- statare che la presenza di questa nella documentazione del Collegio non è particolarmente significativa: quello che per noi rappresenta l’at- to di nascita del Collegio si trova avventurosamente conservato, in co- 10 Il lavoro sulle lauree pisane, pubblicato in 11 tre volumi fra 1979 1 1980, interessa il perio- pia, tra altre carte posteriori . Per spiegare il relativo disinteresse per do fra 1543 e 1737. Cfr. RODOLFO DEL questo documento testimoniato dalla situazione archivistica, occorre GRATTA, Gli Acta graduum Academiae Pisa- dire che la sua importanza storica è stata probabilmente sopravvalutata nae, in La storia delle università, p. 161-169. dalla storiografia. Non si tratta qui della costituzione del Collegio in 11 Cfr. sopra, n. 1. commissione giudicatrice per gli esami di laurea, come talora si è volu- 12 V. ad es. FRANCESCO MARIA PONZETTI, L’ar- to credere12: l’esame di cui si parla tende al contrario ad accertare l’ido- chivio antico dell’Università di Roma ed il neità all’esercizio di attività medico-sanitarie in coloro che non siano suo ordinamento, «Archivio della R. Deputa- zione Romana di Storia Patria», 59 (1936), p. forniti di titolo dottorale. Il fraintendimento è stato probabilmente pro- 245-301: il Ponzetti (p. 261-262) sostiene che piziato dalla suggestione di un altro documento sistino, quello riguar- «errarono i medici del Collegio, quando in- dante gli avvocati concistoriali, questo sì all’origine della prerogativa terpretarono il passo citato nel senso di con- del Collegio dei giuristi di esaminare i candidati al dottorato13. cessione primordiale dello jus doctorandi, non per negare che questo diritto fosse l’og- Questa prerogativa, per i medici, è chiaramente riconosciuta, inve- getto della bolla, ma per dire essa non ne è ce, nei primi statuti conservati per il nostro Collegio: si tratta di quelli all’origine, dato che vi si parla di una confer- aperti da una bolla di Clemente VII del 153114, che risultano essere sta- ma». ti incondizionatamente osservati per più di sessant’anni: in tale periodo 13 Cfr. sopra, n. 1. ricevettero ulteriori conferme pontificie, come quella di Pio IV, con un 14 Questi statuti, che d’ora in poi citeremo motuproprio del 156215. Gli statuti comprendono 71 rubriche, delle qua- come Statuti 1531, sono spesso designati con il nome di “Bolla di Clemente VII”: sono li 15 sono dedicate a regolare le procedure per la licenza e il dottorato conservati in ASR, Biblioteca, Statuti, 545, e, in arti e medicina. in una copia pergamenacea, in ASR, Biblio- A partire dal 1569, il Collegio intraprese una riforma statutaria che teca, Statuti, 858; in ASR, Biblioteca, Statuti, durò verosimilmente diversi decenni: essa ci è documentata attraverso 642/6 se ne conserva un’edizione, stampata nel 1627 dalla tipografia della Reverenda ca- i verbali delle discussioni collegiali, che si svolsero fra il 1569 ed il mera apostolica, con il titolo Bulla de Proto- 1578; ma anche da una serie di atti di una controversia, di data impreci- medici et Collegii Medicorum Urbis iurisdic- sata, che risale comunque agli anni intorno al 1635 e che a quelle dis- tione et facultatibus (sulla quale torneremo). cussioni fanno riferimento. Il problema che si pone è di stabilire se dal 15 Un’edizione a stampa del documento, con 1569 al 1635 circa il Collegio si sia trovato a compiere un’unica laborio- il titolo Confirmatio privilegiorum Collegii Medicorum Urbis, si trova in ASR, Bibliote- sa e conflittuale impresa di trasformazione normativa; oppure se nel ca, Statuti, 837/3. frattempo fossero stati elaborati in una forma più o meno definitiva dei 30 Materiali d’archivio per la storia del Collegio medico romano

nuovi statuti. Nell’archivio del Collegio si trovano degli statuti (in for- ma manoscritta e senza bolle pontificie di accompagnamento) che pur essendo archiviati in data 1695, in realtà risultano essere stati scritti nel 1595 (con aggiunte e correzioni seicentesche apposte a margine): infat- 16 La redazione, manoscritta, degli Statuti ti, poiché rispecchiano le riforme di cui ho parlato in precedenza, e poi- (d’ora in poi Statuti 1595) è in ASR, Biblio- ché sono preceduti da una bolla di Clemente VIII del 1593, che approva teca, Statuti 327. Benché si trovi catalogata come Statuta Romani Collegii Physicorum, alcune riforme apportate agli statuti del 1531, si può con probabilità ri- nuper reformata, 1695 (così anche in PON- tenere che siano il risultato ultimo delle riforme della seconda metà del ZETTI, L’archivio), il frontespizio reca la data Cinquecento16. 1595. Oltre alle rubriche statutarie, in nume- Infine troviamo due edizioni successive di statuti. La prima è del ro di 70, riporta due elenchi di membri del 17 Collegio (di 42 e 24 nomi) ed un indice dei 1641, con bolla di conferma di Urbano VIII ; la seconda, del 1676, con- 18 Capitoli statutari, e due formule di giura- fermata da Clemente X . A questo punto la normativa del Collegio mento, una per i dottorandi ed una per il sembra aver trovato una nuova stabilità rispetto agli anni “caldi” delle protomedico. Il testo presenta molte cancel- riforme: si può dire anzi che la caratteristica predominante di questa lature, sottolineature e aggiunte posteriori in margine, alcune datate ai primi decenni raggiunta stabilità sembra essere la tendenza al recupero della norma- del ’600, nonché macchie scure e fori. Per la tiva più antica. La quale rimaneva sempre un punto di riferimento mol- bolla di Clemente VIII v. ASR, Biblioteca, to forte, se nel 1627 si era ritenuto di fare uscire a stampa una edizione Statuti 849/11. degli Statuti che riproduceva fedelmente la Bulla di Clemente VII19. 17 ASR, Biblioteca, Statuti, 914 e 369/2. BO- Poiché la storia normativa del Collegio medico di Roma sembra NELLA, La professione medica, p. 351 n. 6 se- inestricabilmente connessa, in un modo ben preciso (mi riferisco alla gnala una edizione a stampa presso la Bi- blioteca del Senato con il titolo Statuta Colle- funzione di controllo, quindi alla giurisdizione che il Collegio esercita- gii DD. Almae Urbis Medicorum ex antiquis va sugli speziali o aromatari), con quella del Collegio degli speziali, oc- Romanorum Pontificum bullis congesta et correrebbe poi considerare anche gli statuti a loro relativi, contestual- hactenus per Sedem Apostolicam recognita et mente a quelli dei medici. Nella documentazione del Collegio medico innovata... Benché questa redazione (D’ora in poi Statuti 1641) sia talora segnalata dalla vanno segnalati, oltre le rubriche degli Statuti dei medici relative agli letteratura come una riedizione degli statuti aromatari, i documenti di concordia siglati tra medici e speziali, e i ripe- del 1531, l’esame del testo sembra suggerire tuti interventi dei pontefici per regolare i mutui rapporti20. che essa recepisca diversi punti del testo ri- La serie dei documenti che interessano la definizione del profilo formato alla fine del ’500, per il quale, come si è detto, non risulta un’edizione ufficiale: v. istituzionale del Collegio dovrebbe infine includere i documenti pontifi- anche quanto dice il pontefice nel documen- ci che manifestano, a partire dal secondo Cinquecento, l’esigenza, in to di conferma, parlando di un testo che ri- armonia con il nuovo clima tridentino, di sottomettere la professione prende la normativa precedente «quibu- medica a più efficaci forme di controllo. Come ovunque, un segno di sdam additis, et in melius mutatis». questa evoluzione si trova nella disposizione, contenuta nel motupro- 18 Nell’archivio del Collegio si trovano tre esemplari della stessa edizione (d’ora in poi prio di Pio V del 1566, che obbliga i dottorandi a fare professione di fe- Statuti 1676) stampata nel 1676 dalla Reve- de in presenza di un pubblico notaio e di testimoni, un adempimento renda camera apostolica con il titolo Statuta che deve essere certificato nei privilegi dottorali e che sarà recepito Collegii DD. Almae Urbis Medicorum, ex an- nella normativa statutaria: l’inosservanza di questo obbligo comporta tiquis Romanorum Pontificum Bullis conge- 21 sta et hactenus per Sedem Apostolicam reco- per il Collegio la privazione del diritto di conferire le lauree . gnita et innovata...: ASR, Biblioteca, Statuti 76/10 e 322; ibidem, Università, 22. 19 Cfr. sopra, n. 14. 3. I criteri di ammissione e le cariche: il controllo delle professioni 20 IVANA AIT, Tra scienza e mercato. Gli spe- mediche ziali a Roma nel tardo medioevo, Roma, Isti- tuto nazionale di Studi Romani, 1996 (Fonti e studi per la storia economica di Roma e L’esame del contenuto delle norme statutarie del 1531, del 1595, del dello Stato Pontificio, 7). Per le rubriche sta- 1641 e del 1676 riserva numerosi motivi di interesse, pur nella sostan- tutarie, in particolare, negli Statuti 1531, ru- ziale conformità della documentazione romana alla tipologia consoli- briche 62 e 63; per i restanti materiali v. in data. particolare ASR, Università, 6, che, oltre ai capitoli di concordia, più volte ripubblicati, Una serie di statuti regola la composizione del Collegio: essi stabili- contiene atti e memoriali delle cause che in- scono il numero e le categorie di aggregazione dei dottori collegiati; i tercorsero, tra 1534 e 1690, tra il Collegio criteri per la loro ammissione; le cariche svolte nell’ambito della dupli- medico e quello degli speziali. ce funzione, scolastica e professionale, del Collegio. 21 Una copia del motuproprio del 1566 stam- La fissazione del numero chiuso per i membri del Collegio solleva pata «Romae, apud Haeredes Antonii Bladii Impressores Camerales», si trova in ASR, un problema connesso con le origini di queste istituzioni: mentre le Biblioteca, Statuti 849/10. precedenti commissioni esaminatrici (le assemblee magistrali che co- 31 L. A. Braconi

minciano ad assumere tale funzione nel XIII secolo) erano variabili nel- la loro composizione, costituendosi di volta in volta sulla base della di- sponibilità dei dottori leggenti, il sorgere dei collegi quali organismi di carattere permanente in funzione specifica degli esami, ma non esclusi- vamente composti da dottori leggenti, si caratterizza per l’adozione di meccanismi di cooptazione interni che ne mantengono stabile la com- posizione. L’origine dei collegi dottorali, insomma, determina una diffe- renziazione in due sensi: da un lato, i collegi interrompono la tradizio- ne delle commissioni esaminatrici magistrali (pur conservando, come forte elemento di continuità, la presenza di un esponente dell’autorità ecclesiastica, in funzione di cancelliere); dall’altro, essi si distinguono nettamente dalle facoltà universitarie di tipo transalpino, comprendenti tutti i dottori che effettivamente esercitavano l’insegnamento. Circa il numero chiuso dei membri delle istituzioni collegiali, si deve comun- que osservare che esso non impedì di fatto un allargamento del nume- ro dei collegiati: con il tempo si creò infatti una categoria di membri straordinari, aggiuntata a quella degli ordinari (numerari e soprannu- merari) il cui numero restava fissato per statuto22. Questa evoluzione si può constatare a Roma soltanto in parte: nella seconda metà del ’500 si nota, in alcuni atti notarili del Collegio, un au- mento evidente di dottori collegiati; gli statuti tuttavia non forniscono elementi per giudicare come questa situazione fosse inquadrata dai meccanismi istituzionali: anche negli statuti più tardi, infatti, non com- pare mai la specificazione di membri “ordinari”, come categoria com- prendente numerari e soprannumerari, e a maggior ragione, quindi, non si parla mai di “straordinari”. Il numero dei membri del Collegio contemplato dagli statuti subisce alcune variazioni nel tempo. Da un numero ristretto a 12 dottori collegiati previsto dagli statuti del 1531 (10 numerari: 8 numerari in arti e medicina e 2 numerari solo in arti, e inoltre 2 soprannumerari)23, si passa, negli statuti del 1595, ad un nu- mero allargato a 21 (13 numerari e 8 soprannumerari: per le arti rispet- tivamente 3 numerari e 5 soprannumerari)24. Il numero dei collegiati ri- sulta, infine, di nuovo ristretto negli statuti posteriori: dapprima a 20, nel 164125; per poi ritornare addirittura, nel 1676, all’originario numero di 12 (però con un diverso equilibrio tra numerari, 7, e soprannumera- ri, 5: gli artisti erano rispettivamente 2 e 3)26. Queste oscillazioni non sono facilissime da interpretare. Si può pen- sare a un’intenzione iniziale di allargare il numero dei numerari, i quali 22 Fondamentali restano le introduzioni ai soltanto potevano accedere alle cariche del Collegio, accompagnata due volumi di ALBANO SORBELLI, Il “Liber se- dalla volontà di contenere il numero dei soprannumerari: a questo con- cretus iuris caesarei” dell’Università di Bolo- tribuirono le riforme nella seconda metà del ’50027. Successivamente, gna, I: 1378-1420; II: 1421-1450, Bologna, quando ormai anche ai soprannumerari veniva riconosciuto il diritto di Istituto per la Storia dell’Università di Bolo- gna, 1938 e 1942. rivestire, nel Collegio, uffici e cariche, anche le più alte, il numero dei dottori collegiati fu riportato a 12, modificando solo la distribuzione tra 23 Statuti 1531, rubriche 1-3. numerari e soprannumerari. Dopo la decennale fase delle riforme, a 24 Statuti 1595, rubrica 1. partire dalla prima metà del Seicento, e la controversia del 1635 tra i 25 Statuti 1641, rubrica 1. dottori collegiati intorno alle precedenti riforme, si cominciò a manife- 26 Statuti1676, rubrica 1. stare una generale tendenza a ritornare, anche per questo aspetto, agli 27 Negli Statuti 1595, rubrica 1, è evidente la volontà degli estensori di giustificare le de- antichi statuti. roghe (che sembrano già di fatto avvenute) Per quanto riguarda i criteri di ammissione nel Collegio medico ro- rispetto all’antica tradizione del Collegio, mano, le successive redazioni degli statuti testimoniano un’evoluzione che «patrum nostrorum memoria numerum abbastanza rilevante. In una rubrica degli statuti del 1531 si richiedeva duodenarum non superabat». Il motivo ad- dotto è l’«aucta deinceps laborum moles, cui anzitutto la cittadinanza romana propria e paterna (e forse anche avita); par ille numerus non erat». gli stessi statuti tuttavia (oltre che i verbali delle sedute collegiali) dan- 32 Materiali d’archivio per la storia del Collegio medico romano

no motivo di credere che questa norma potesse subire eccezioni28. Era necessario il grado universitario, che poteva essere stato conseguito anche fuori Roma, anche se era preferibile che il candidato fosse stato «in Urbe a Collegio doctoratus»: in questo caso infatti egli era ammes- so nel Collegio ipso iure29; questa è una circostanza da tener presente, specie in relazione al problema del numero dei collegiati e dell’appa- rente assenza di una categoria di straordinari, che abbiamo sopra se- gnalato. Oltre a coloro che erano «doctoratu carentes», erano esclusi dal Collegio «fatui, infames, Hebraei, bastardi, spurii, incestuales». 28 La rubrica 51 degli Statuti 1531, che elen- Negli statuti posteriori l’accento viene posto più esplicitamente, ol- ca i motivi di esclusione dal Collegio (De il- tre che sulle virtù morali, sui requisiti intellettuali e professionali dei lis qui non ad Collegium sunt habiles) va let- candidati: una nuova norma, risalente agli anni della riforma di fine ta insieme con la rubrica 49, che indica le Cinquecento, prevede che due dottori numerari siano deputati compie- somme che devono pagare i nuovi membri al momento dell’ingresso: da questa si rica- re un’accurata indagine sulla condotta di vita e la cultura del candidato: va che di fatto potevano essere ammessi non tale indagine doveva durare per tutto il mese precedente alla sua am- solo persone che avevano ottenuto la cittadi- missione30. Scompare in questi statuti e in quelli successivi, ed è forse nanza romana per privilegio, ma anche fore- la modifica più significativa, la richiesta della cittadinanza romana31. Al- stieri (per i quali si richiedeva una somma maggiore, e il consenso del Collegio all’una- tre prescrizioni che compaiono negli statuti posteriori, modificando in nimità, mentre per i Romani bastava la mag- tutto o in parte le norme più antiche, riguardano l’età (l’aspirante all’in- gioranza). corporazione non deve essere inferiore ai trent’anni); l’esclusione dei 29 Statuti1531, rubrica 49. discendenti di dottori collegiati ancora viventi; infine il censo, che dove- 30 Cfr. Statuti 1595, rubrica 19. L’indagine va ammontare ad almeno cento ducati d’oro annui. Si precisano inoltre dovrà accertare nel candidato il possesso alcuni criteri di preferenza per l’ammissione: la discendenza da mem- dei requisiti morali e culturali, dei quali ulti- bri defunti del Collegio, la cittadinanza romana, l’età matura. mi egli darà pubblicamente prova di fronte al Collegio, in una disputa che si deve consi- Altrettanto interessanti dei criteri che presiedono la scelta degli derare piuttosto una solennità rituale, che aspiranti alla incorporazione sono quelli che determinano le gerarchie non un esame di ammissione, dato che av- interne al Collegio e la distribuzione delle cariche. In questo caso è ov- viene dopo che l’incorporazione è già stata viamente in evidenza il criterio che fa riferimento all’anzianità. Anziani- votata: «novus collega de loco primum emi- nenti aliquod Medicinae, vel Philosophiae tà di ingresso nel Collegio, come specificano gli statuti del 1531 (i suc- argumentum suo arbitratu interpretetur. cessivi non saranno più altrettanto espliciti): un criterio che contraddi- Duas quoque conclusiones defendat alteram stingue la posizione dei singoli nel Collegium, nel corpo ristretto dei ex Medicina, alteram ex Naturali Philoso- dottori addetti alla concessione dei gradi e al controllo della professio- phia». Ibidem, rubrica 21. 31 ne, rispetto a quanto accade nell’ordo, nella collettività dei dottori, in Resta solo l’obbligo della residenza: «ha- 32 beat domicilium in Urbe, in qua verisimile cui l’anzianità è determinata dalla data di conseguimento del titolo . In sit eum perpetuo moraturum»: cfr. ibidem, base all’anzianità gli statuti del 1531 individuano, tra i dieci dottori nu- rubrica 19. merari, che si dividono le somme versate dai dottorandi in occasione 32 Cfr. Statuti 1531, rubrica 7: «Ille sit prior dell’esame, gli otto, definiti appunto antiquiores, cui spetta «totum illud, altero, et iure potior, qui Collegium prius est quod pro doctoratu in Medicina fuerit solutum», mentre le somme ver- ingressus, etiamsi ille, qui post eum intrave- 33 rit prius extitisset doctoratus; et sic per ordi- sate per i dottorati in arti vanno divise in parti uguali tra tutti e dieci . nem, qui prior in tempore potior sit in iure. L’antiquitas determina anzitutto l’ordine in cui si succedono a rota- Extra Collegium autem, et in rebus ad Colle- zione nella carica di priore gli otto dottori antiquiores secondo gli statu- gium non spectantibus quisque habeat lo- ti più antichi34. A proposito delle cariche, non occorre ricordare che la cum suum secundum ordinem doctoratus.» maggior parte di esse sono destinate alla regolamentazione di una del- 33 Statuti 1531, rubrica 1. le due principali funzioni del Collegio, vale a dire il controllo sull’eserci- 34 Ibidem, rubrica 6: «... ille, qui est antiquior in Collegio sit Prior et Protomedicus gene- zio delle professioni sanitarie. Nel corso del periodo considerato que- ralis... post quem ille succedat qui in ordine sta funzione è oggetto da parte del Collegio di un impegno sempre più est secundus...». Cfr. ibidem, rubrica 3: «Col- determinato e rigoroso. Se l’istituzionalizzazione di un sapere, oltre a legium Medicorum sit completum ex octo determinarne la scientificità, comporta una sua maggiore professiona- Doctoribus Antiquioribus praedictis, qui so- lum possint esse Priores, et Protomedici, et lizzazione, nel senso di fornire ai suoi cultori i principi deontologici e Consiliarii dicti Collegii cum honoribus et coscienza di gruppo necessari a costituire una unità morale, ciò risulta oneribus.» L’antiquitas regola anche l’attri- perciò tanto più complicato per il sapere medico, impegnando in modo buzione delle funzioni durante le liturgie tutto particolare i collegi dottorali, cui concordemente è riconosciuta la dottorali (nelle quali spetta sempre al pro- motore più anziano il compito di dare le in- funzione di collegamento istituzionale tra formazione e professione. segne): ibidem, rubrica 31. La funzione di controllo sull’esercizio della professione segna la 33 L. A. Braconi

specificità dei collegi medici rispetto a quelli legali. Questo aspetto ha certamente nelle istituzioni corporative dei dottori di medicina una rile- vanza maggiore che non nei collegi dei giuristi, in cui la funzione extra- scolastica si limitava alla emissione di consulti legali da parte dei dotto- ri riuniti in corpo. I collegi medici avevano invece tra i loro compiti principali quello del controllo sulle molteplici categorie professionali sanitarie. Questa funzione appare in molte sedi incentrata interamente nella figura del Protomedico, mentre al Priore faceva capo l’attività del Collegio come corpo addetto alla concessione dei titoli dottorali. Per questo aspetto la situazione romana ha delle particolarità rilevanti. Se pure vi fu un tempo in cui le due cariche, di protomedico e di priore, fu- rono distinte, ciò non ci è testimoniato: già negli statuti del 1531 le due funzioni risultano esplicitamente accomunate nella medesima persona. Spesso perciò il titolare della carica è designato come «Prior, et Proto- medicus generalis», ma può essere alternativamente indicato come priore o come protomedico, a seconda delle differenti funzioni che gli sono attribuite; ad esempio sarà sempre “Priore” nelle rubriche che trattano degli esami e della concessione dei titoli, mentre il titolo di “Protomedico” compare solo in relazione ai compiti di controllo sulla professione35. Se si esclude questo indizio, per Roma non sono note fonti, che dimostrino un’origine cronologicamente distinta delle due funzioni del Collegio medico. Mentre quella scolastica è testimoniata, come si è detto, dalla imponente produzione documentaria relativa agli esami di laurea, la seconda si rispecchia non solo nella normativa, ma anche nella ricca documentazione riguardante gli interventi del proto- medico sullo svolgimento delle attività sanitarie e affini. Amplissima era l’estensione geografica su cui veniva esercitata la giurisdizione del Protomedico romano; fin dalla bolla di Clemente VII e dagli statuti più antichi essa si estende infatti a tutti i territori mediate et immediate sog- getti al Pontefice36. La seconda carica in ordine d’importanza negli statuti romani è quella di Consigliere. Tale carica subisce, come attestano gli statuti, una particolare evoluzione: negli statuti del 1531 sono previsti due Consiglieri, di cui il primo è il Priore e Protomedico uscente rispetto a quello in carica, mentre il secondo è il Priore e Protomedico designato a succedergli secondo una rotazione stabilita dal principio di anzianità37. Negli statuti del 1595, frutto del travaglio riformatore docu- 35 Ibidem, rubriche 4, 43. mentato dagli atti del segretario e notaio del Collegio negli ultimi de- 36 Ibidem, rubriche 14 («Protomedici pote- cenni del Cinquecento, la carica di secondo consigliere, e di conse- stas magna est... est enim Protomedicus om- guenza il protomedicato stesso, diviene elettiva. Negli Statuti del 1676, nium terrarum Ecclesiae tam mediate, quam immediate subiectarum»), 59, 62; Sta- il sistema è profondamente riformato: il numero dei Consiglieri è por- tuti 1595, rubrica 9. tato a tre, e la carica diventa vitalizia38. 37 Statuti 1531, rubriche 22 e 23. Dagli statuti cinquecenteschi e seicenteschi non emerge, all’inter- 38 Statuti 1595, rubriche 2 e 4: in quest’ulti- no del Collegio medico romano, una distinzione fra la componente dei ma si ribadisce che «et antiqua Collegii sta- medici e quella degli artisti. Questa circostanza, che si traduce in prati- tuta, et novae eorum reformationes decreve- ca in un completo predominio della prima componente, riguarda anche runt iustis rationibus, ne aliquis in Protho- medicum eligatur, nisi priore anno Consilia- le cariche minori. Tra queste vanno ricordate quelle che svolgono una rii secundi munus exercuerit, quo aditus ad funzione di censura nei confronti del Protomedicato: la prima e più an- Collegii negotia potissimum datur», e con- tica è costituita dai sindaci, che esistono fin dal 153139; in seguito alla ri- temporaneamente si fissano le regole per forma di fine Cinquecento, vengono istituiti anche due Censori40, con il l’elezione del secondo consigliere, il che sot- trae la carica di protomedico all’automati- compito di vigilare sull’operato del Protomedico e di tutti i suoi ufficiali smo dell’anzianità. per tutta la loro durata in carica (al contrario dei Sindaci che entravano 39 Statuti 1595, rubrica 16. in funzione solo allo scadere del protomedico in carica). In una direzio- 40 Ibidem, rubrica 12. ne analoga, quella cioè di ridurre il potere del protomedico limitando- 34 Materiali d’archivio per la storia del Collegio medico romano

ne le responsabilità nei confronti della collettività dei collegiati, viene stabilita con la riforma statutaria la figura del Camerario, incaricato del- la percezione delle somme versate a qualsiasi titolo nelle casse del Col- legio e della loro amministrazione41. Una delle fonti di finanziamento del Collegio era rappresentata dai contributi che ad esso spettavano per l’attività di controllo e di giurisdizione sulle professioni sanitarie. Questi poteri del Collegio si estrinsecavano principalmente in due mo- di: ad esso spettava la facoltà di concedere le patenti per l’esercizio di un qualche settore particolare pertinente alla medicina (la chirurgia e la spezieria per esempio), dopo un esame della idoneità del richiedente e dietro pagamento di una somma determinata; dall’altra nell’irrogazio- ne di multe ai trasgressori delle regole, stabilite dal Collegio medesi- mo, per la pratica medica. Le somme che si percepivano attraverso queste operazioni, prima della riforma, erano affidate alla custodia del Protomedico in carica: evidentemente potevano verificarsi degli abusi da cui i dottori vollero successivamente salvaguardarsi. In questo senso risulta ancora interessante il definirsi, nelle reda- zioni degli statuti della fine del Cinquecento, di un’altra nuova carica: quella degli esaminatori. Negli statuti più antichi, si delegava al Proto- medico ed ai Consiglieri l’esame che precedeva l’approvazione e con- cessione di patenti agli esercenti sanitari; anzi, nel caso delle patenti concesse per esercizi di tipo molto specialistico e di carattere assisten- ziale come quello dei barbieri, il Protomedico aveva facoltà di concede- re le patenti senza interpellare i Consiglieri42. Negli statuti del 1595 in- vece, l’esame che precedeva tali concessioni fu affidato a magistrati ap- positi, dei quali due erano incaricati di vagliare le richieste dei medici che, provenendo da fuori, intendevano svolgere la professione a Roma, mentre uno si occupava dell’esercizio della chirurgia43. Non è del tutto chiaro se e come gli esaminatori dovessero intervenire, a norma di questi statuti, anche nella concessione da parte del protomedico di pa- 41 Statuti 1595, rubrica 11. tenti per l’esercizio di attività quali l’ostetricia, la vendita di erbe e so- 42 Statuti 1531, rubrica 17. stanze medicinali (le uniche due cui fossero ammesse le donne), l’e- 43 Statuti 1595, rubrica 2: «duo... exteros strazione dei denti e simili44. Medicinae professores ad Urbem venientes, et medicinam exercere volentes examinent; unus... illos examinet, qui et in omnibus, et in particularibus chirurgiae casibus Chirur- 4. Il rapporto con lo studio: il Collegio come commissione esamina- gicam facultatem per litteras petunt.». Altri trice due esaminatori li troveremo attivi nella pro- cedura di concessione del titolo dottorale (cfr, sotto, n. 48). Sulla concessione delle pa- Per la conoscenza della funzione “scolastica” del Collegio, le fonti statu- tenti, cfr. ibidem, rubrica 47. tarie romane risultano particolarmente ricche di informazioni. Negli 44 Ibidem: «Foeminis nullo modo dentur litte- Statuti del 1531 ben diciassette rubriche si occupano di questa materia, rae patentes, aut facultas aliqua medicinam dettando norme sullo svolgimento dell’esame, sulle funzioni che spetta- aut partem eius aliquam exercendi»; alle no ai diversi membri del Collegio, sulla distribuzione delle somme ver- donne è permessa, oltre l’ostetricia, la vendi- sate dal dottorando45. Gli statuti successivi sono alquanto più sintetici, ta «erbarum, radicum, pulverum, oleorum, unguentorum, et aliorum medicaminum... ma non presentano variazioni di rilievo, tranne per qualche punto. Dal- quae viri periti primum adprobaverint», la fine del Cinquecento compare, come già segnalato, l’obbligo della sempre previa la concessione di lettere di professione di fede da parte del candidato46; si delinea la funzione spe- autorizzazione. cifica di due examinatores (che vengono ad aggiungersi ai tre incaricati 45 Statuti 1531, rubriche 27-43. di vagliare le richieste degli aspiranti all’esercizio delle professioni me- 46 Statuti 1595, cap. 35; Statuti 1636, cap. diche)47, ai quali spetta il giudizio sull’ammissibilità di coloro «qui di- 35. gnitatem doctoris petunt»; e si danno maggiori precisazioni sul gradus 47 V. sopra, n. 43, licentiaturae, cui è dedicata un’apposita rubrica, in particolare sulla li- 48 Statuti 1595, rubriche 34-46; sugli exami- natores cfr. rubrica 2; sulla licenza, rubrica cenza in filosofia. Variazioni si riscontrano naturalmente anche nell’am- 48 43. montare delle somme da versarsi da parte dei dottorandi . 35 L. A. Braconi

Accanto agli statuti, riveste un’importanza notevolissima il secondo blocco documentario, quello costituito dalle verbalizzazioni delle sedu- te collegiali. Come si è detto, le registrazioni delle lauree in arti e medi- cina, per l’Università di Roma, tra Cinque e Seicento, si trovano (sparse o presenti in forma più sistematica) nei cosiddetti Libri decretorum del Collegio: esse coprono un periodo relativamente ampio che si estende dal 1568 al 163149. Nel primo dei registri gli Acta graduum si trovano molto di rado e confusi tra le svariate altre deliberazioni collegiali: in realtà, le registrazioni delle lauree per questo primo periodo (1568- 1583) non sembrano potersi definire degli Acta graduum veri e propri, perché si riducono a frettolose annotazioni in cui compare soltanto il nome del candidato (a volte, e non poche, neanche questo), la discipli- na in cui si è graduato e/o il giudizio finale. La situazione muta a parti- re dal Liber decretorum del 1583, quando il notaio del Collegio prende a registrare con maggior cura e costanza le lauree: anzi si può dire che ormai annota nei Libri decretorum quasi esclusivamente gli Acta gra- duum, come a significare che la vita ordinaria del Collegio dà ormai uno spazio notevolissimo a quella che viene ritenuta comunemente la sua funzione fondamentale, la concessione dei gradi. Da questo mo- mento gli Acta graduum assumono una forma stabile che conserveran- no negli anni successivi, se non per qualche lieve cambiamento nell’or- dine in cui compaiono i dati fondamentali: dopo la data e la formula in- troduttiva quasi fissa («Fuit factum collegium magnificorum et excel- lentium dominorum artium et medicinae doctorum in almo Urbis gymnasio...»), spesso compare l’elenco dei dottori presenti oppure una formula riassuntiva («interfuerunt omnes magnifici domini de Colle- gio») che può contenere la specificazione dell’assenza di alcuni dei col- legiati e il motivo di essa; successivamente vengono segnalati i promo- tori, la disciplina e la clausola di approvazione, poi il nome del candida- to, accompagnato dall’indicazione del paese d’origine e a volte del no- me del padre; infine vengono riportati i puncta e l’elenco dei testimo- ni50. Il valore di queste notizie, che com’è noto non ricorrono sempre e ovunque con uguale regolarità (notevoli sono le differenze a seconda della sede e della tipologia documentaria), va attentamente giudicato. Ennio Cortese riteneva di poter dire che la schedatura dei puncta, se- condo l’impostazione del lavoro sulle lauree pisane da lui coordinato51, non risulta una segnalazione rilevante; notava che i puncta per le diver- se discipline si ripetono all’interno di un numero di venti, o anche me- no, possibilità ricorrenti, e dimostrava così che si deve escludere qual- siasi legame tra questo dato e gli interessi culturali o il corso degli stu- 49 ASR, Università, 48, 48, 50: il primo dei li- di del singolo laureando. Lo stesso studioso è condotto ad una simile bri registra le lauree dal 1568 al 1583, il se- condo quelle dal 1583 al 1603, il terzo quelle conclusione per quanto riguarda i promotori, i dottori collegiati che dal 1604 al 1631. presentano il candidato all’esame di laurea: il fatto che questi personag- 50 Queste modalità di registrazione possono gi tornino con ripetitività negli atti e spesso in numero molto consisten- essere confrontate con quanto prescritto da- te, è sintomatico di un costume consueto presso i laureandi, di assicu- gli statuti, che, trattando de officio notarii, rarsi con larghe spese il massimo numero di fautori. A Roma sembra prevedono che egli «describat in registro Doctorum quos Collegium creavit, nomina, che le notizie relative ai promotori rivestano un interesse più specifico, item diem, et annum, quo gradum obtinuit, almeno nelle prime registrazioni (dal ’600 è possibile trovare traccia an- clausulam adprobationis, et testes: neque che nella documentazione romana della tendenza segnalata per Pisa), non puncta recitata et praesentium Collega- mentre si riscontra una situazione analoga a quella evidenziata da Cor- rum nomine, et Promotoris, iuxta receptam iamdiu consuetudinem»: Statuti 1595, cap. tese per quanto riguarda i puncta. Le scelte risultano di fatto piuttosto 52. ripetitive, all’interno delle possibilità previste dagli statuti. Se mai è im- 51 Cfr. sopra, n. 10. portante osservare che dalla fine del Cinquecento queste si fanno più 36 Materiali d’archivio per la storia del Collegio medico romano

dettagliate, in relazione ai diversi gradi cui il candidato poteva aspirare: in filosofia e medicina, soltanto in filosofia o anche soltanto in medicina (se già graduato in filosofia); e infine in chirurgia (senza obbligo di tito- lo in filosofia)52; e introducono anche l’obbligo di sottoporre al candida- to, dopo che si sia conclusa la discussione sui puncta, un casus sul qua- le possa dar prova delle sue capacità di diagnosi e di cura53. Un altro aspetto caratteristico della documentazione costituita dagli Acta graduum romani è lo scarso rilievo che riveste in essa la figura del cancelliere dello Studio. È difficile dire in che misura ciò dipenda dalla natura della fonte (come detto all’inizio, non abbiamo la possibilità di confrontare queste serie di registrazioni con altre: per esempio, appun- 52 Statuti 1531, rubrica 27; Statuti1595, ru- to, prodotte dagli uffici del cancelliere), quanto, invece, da un dato sto- brica 34: «Puncta autem ex prima vel secun- rico. La figura del Cancelliere dello Studio ha naturalmente il consueto da sectione Aphorismorum Hippocratis, et rilievo nella normativa statutaria, nelle rubriche riguardanti l’esame54: ex libris primo et secundo Phisicorum Ari- stotelis, si gradum petat utrumque, eligan- ma negli Acta graduum la sua presenza risulta molto scarsa, tanto che tur. Si vero solius Medicinae, duo pariter per lo più essi non ne tramandano neppure il nome. puncta alterum ex Aphorismorum Hippocra- Le registrazioni dei Libri decretorum pongono tuttavia un problema tis libris, alterum ex libris Artis medicae Ga- ben più rilevante. Com’è noto, uno dei nodi fondamentali del discorso leni eligatur. Si solius Philosophiae ex eis- dem Aristotelis libris alterum, et ex libris dei collegi, rispetto ai loro rapporti con lo Studio e alla loro funzione di Posteriorum alterum. Si vero Chirurgiae commissioni esaminatrici, riguarda la presenza al loro interno dei dot- proponatur explicandus Hippocratis Aphori- tori leggenti: un punto che richiama ancora una volta il problema cen- smus aliquis ad eandem facultatem perti- trale dell’origine e della duplice funzione, scolastica e professionale, nens, vel caput aliquod ex libris Artis medi- cae Galeni quo de eadem re agitur» dell’istituzione collegiale. A Roma la situazione sembra la seguente: an- che se le verbalizzazioni delle riunioni collegiali mostrano che docenti 53 Statuti 1595, rubrica 36: «Disputatione fi- nita, unus ex numerariis cui Protomedicus dello Studio facevano parte dell’istituzione (lo stesso notaio segnala ta- iusserit aegri casum simplici aliquo morbo lora esplicitamente che un determinato personaggio è titolare di una laborantis eidem studioso proponat, ut prae- cattedra), è probabile che la loro incorporazione non fosse dovuta in dictionem explicet, et curandi rationem... primo luogo o unicamente alla cattedra nello Studio: si deve piuttosto Pro gradu autem chirurgiae, omissa dispu- tatione, satis est punctum interpretatum, et supporre che giungessero a diventare membri del Collegio personaggi de casu proposito disserere.». Cfr. Statuti al culmine di una brillante carriera, non solo nello Studio romano, ma 1676, rubrica 34. anche (e forse soprattutto) al di fuori di esso; difatti molti dei medici 54 Statuti 1531, rubrica 42: «Cancellarius del Collegio rivestirono il prestigioso compito di archiatri pontifici con studii in eius examine debet interesse, et tutti i connessi vantaggi sociali ed economici che ciò comportava. Ma doctorandum licentiare, ut examen subire possit, et videre debet vota Doctorum appro- la verifica di qualsiasi ipotesi in questo campo richiede indagini specifi- bantium, vel reprobantium, et secundum illa che, che per Roma sono ancora da fare. Basti qui osservare che per declarare doctorandum admitti, vel reproba- trarre delle conclusioni attendibili non è sufficiente il confronto tra i ri debere»; ibidem, rubrica 35: «Post appro- nomi dei membri del Collegio tramandati dai Libri decretorum e quelli bationem... Cancellarius ipsum Doctorem 55 declaret, et licentiam ei det insignia capien- presenti nella serie dei Rotuli dei docenti nello Studio : troppo discon- di.» tinua questa seconda, mentre anche la prima documentazione non si 55 I maestri della Sapienza di Roma dal 1514 può considerare completa, per l’abitudine del notaio a segnalare spesso al 1787: i rotuli e altre fonti, 2 voll., a cura di le presenze con un generico «interfuerunt omnes»56. EMANUELE CONTE, Roma, Istituto Storico Ita- Naturalmente, anche in mancanza dei ruoli, di molti medici che so- liano per il Medio Evo, 1991 (Fonti per la storia d’Italia, 116 - Studi e Fonti per la storia no stati del Collegio e che compaiono negli atti del medesimo abbiamo dell’Università di Roma, N.S., 1) notizie da altre fonti, che tuttavia spesso sono tali da illuminare più gli 56 Su questi problemi v. anche CARLINO, La aspetti professionali che non l’eventuale impegno didattico dei perso- fabbrica del corpo, p. 75, per il quale la pre- naggi. Per fare un solo esempio: il Marini ci dà notizie di alcuni dei die- senza nel Collegio di doctores legentes, spes- ci dottori che vengono nominati nella bolla di Clemente VII del 1531: so stranieri, è prova dell’inosservanza delle norme che limitavano l’incorporazione ai so- cinque di loro, cioè Ferdinando Balamio detto Aragonese, Giovanni An- li Romani. tracino, Girolamo Accoramboni, Giovanni Francesco Emanuelli e Tom- 57 57 MARINI, Degli archiatri, I, p. 314-316 (Bala- maso Cadamosti furono infatti archiatri pontifici. Per nessuno di loro mio), 322-325 (Antracino), 344-346 (Ema- abbiamo notizia di una presenza nello Studio come docenti. nuelli), 347-354 (Cadamosti), 379-388 (Acco- I materiali, pur ricchissimi, conservatici per il Collegio medico ro- ramboni), con rinvio ai documenti pubblicati nel volume II. Nessuno compare in I maestri mano mentre offrono, con la serie degli Statuti, elementi sufficienti a della Sapienza di Roma. ricostruire il profilo giuridico dell’istituzione e la sua evoluzione nei se- 37 L. A. Braconi coli qui considerati, richiedono, per gli aspetti di storia sociale, di esse- re studiati con l’ausilio di altre fonti, attraverso singole ricerche puntua- li. Solo così sarà possibile cogliere nei particolari la vicenda di un grup- po che, mentre esplica la sua attività istituzionale di governo delle pro- fessioni mediche e di controllo sui relativi percorsi scolastici, risulta certamente un fattore determinante nei processi di mobilità sociale e di aggregazione dei ceti. È difficile, allo stato attuale delle ricerche, co- gliere in questo senso la specificità del Collegio medico romano. Ma specialmente dal punto di vista prosopografico, il materiale conservato nel suo archivio offre una massa notevolissima di dati che potranno consentire di mettere in luce, con particolare riferimento alla situazio- ne romana nel Cinquecento e nel Seicento, i legami che, avendo al cen- tro il Collegio, intercorrono fra scienza, professioni e potere.

LUCIA ALMA BRACONI

38 Giovanni Rita DECADENZA DI STUDI E DI COSTUMI NELLA SAPIENZA PONTIFICIA. DAALCUNIMEMORIALI DEI SECOLI XVII-XIX

1 Così PAOLO ALVAZZI DEL FRATE, Università a bibliografia sull’Università di Roma è stata giudicata, forse a ra- napoleoniche negli Stati “romani”. Il Rapport gione, «non molto ricca»1, e alla limitazione quantitativa un’altra di Giovanni Ferri De Saint-Constant sull’i- struzione pubblica (1812), Roma, Viella, è da aggiungersi, di natura ideologica, che ha spesso velato le L 2 1995, p. XI, n. 10. Alla già «non molto ricca» indagini nelle età che l’istituto ha di volta in volta attraversato . Solo bibliografia allegata dall’A., è sfuggita la se- a partire dal 1980, con La “Sapienza” romana di Maria Rosa Di Simo- conda parte del saggio di FRANÇOIS GA- SNAULT, La réglementation des Universités pontificales au XIXe siècle. II. Pie IX et le mo- nopole universitaire, «Mélanges de l’École Française de », 96 (1984-2), p. 1105- 1168. Il lavoro di Gasnault riguarda soprattut- to (ma non solo) la storia degli ordinamenti della Sapienza pontificia nel XIX secolo. 2 Al contrario, ad esempio, della piaggeria fi- lopontificia dell’ultimo Renazzi, trattata a par- te nel presente articolo, ricordiamo il saggio di EMILIO MORPURGO, Roma e la Sapienza. Compendio di notizie storiche e statistiche sul- la università romana, Roma, Elzeviriana, 1879, in cui l’entusiasmo risorgimentale ten- de troppo spesso e acriticamente a denigrare gli studi durante il regno dei papi, comprese le rare innovazioni e miglioramenti introdot- ti. In seguito AGOSTINO GEMELLI-SILVIO VISMA- RA, La riforma degli studi universitari negli Stati Pontifici (1816-1824), Milano, Univer- sità Cattolica del S. Cuore, 1933, lavoro risa- lente al cattolicesimo post-lateranense, non solo appare a sua volta come una incondizio- nata riabilitazione (di stampo anche naziona- listico) delle ‘riforme’ di primo Ottocento, particolarmente animosa contro i tentativi di riordino di età giacobina e napoleonica, ma è di dubbia utilità anche per la disinvolta utiliz- zazione dei dati d’archivio: eloquente il com- mento di GASNAULT, La réglementation, I, n. 1 p. 177-178: «C’est peu dire pourtant qu’il fourmille d’inexactitudes. L’auteur de cet ar- ticle [...] a trop souvent eu l’occasion de con- stater que Gemelli et Vismara s’étaient gar- dés de mentionner le pièces d’archives qui contredisaient leurs thèses. Le livre a été pu- blié à une époque où, contre les excès de l’- historiographie risorgimentaliste, qui virait trop souvent à l’hagiographie laïque, se déve- loppait un courant révisionniste.» Così pure la compilazione di NICOLA SPANO, L’Universi- tà di Roma, Roma, Mediterranea, 1935, è so- stanzialmente un’opera di propaganda. L’au- tore, che non è uno storico, ma il segretario 1. Sisto V, insegnante di teologia e protettore della Sapienza.

39 Annali di storia delle università italiane 4/2000 G. Rita amministrativo dell’Ateneo romano, si volge con tutta evidenza e molte illustrazioni a so- lennizzare la nuova, monumentale sede della Sapienza mussoliniana: in questo senso si av- vale del riuso di tutte le mitologie studente- sche-risorgimentali stavolta, naturalmente, in chiave filofascista. Ma dal punto di vista documentario L’Università di Spano è larga- mente lacunosa, nonché guastata da errori e refusi specie negli indici. 3 MARIA ROSA DI SIMONE, La “Sapienza” ro- mana nel Settecento. Organizzazione univer- sitaria e insegnamento del diritto, Roma, Ate- neo, 1980, testo ancor oggi fondamentale a distanza di quasi vent’anni, a cui si farà co- stante riferimento nel presente lavoro. Il vo- lume della Di Simone si trova riassunto e ap- profondito nell’argomento specifico, nonché aggiornato nella bibliografia, in EAD., Orga- nizzazione e cultura alla Sapienza durante il periodo repubblicano, in La Rivoluzione nello Stato della Chiesa (1789-1799), a cura di LUIGI FIORANI, Pisa, Ist. Editoriali e Poligrafi- ci Internazionali, 1997, p. 147-172. 4 FILIPPO MARIA RENAZZI, Storia dell’Universi- tà degli Studj di Roma detta comunemente la Sapienza, che contiene anche un saggio stori- co della letteratura romana dal principio del secolo XIII sino al declinare del secolo XVIII. I-IV, Roma, Pagliarini, 1803-1806. 5 Come ad es. la stessa Di Simone, per cui v. infra, n. 86. Ma già dal secolo scorso l’inten- 2. Roma, l’antica “Sapienza”. Veduta d’insieme del cortile con la facciata di to apologetico del Renazzi cominciava a ren- Sant’Ivo (Cortesia Mario Setter). dersi evidente: cfr. FRANCESCO NOVATI, Gli scolari romani ne’ secoli XIV e XV, «Giornale storico della letteratura italiana» 2 (1883), p. 129, la definisce «opera notevole per i docu- menti che ci offre, ma che lascia troppo 3 scorgere sotto quali influssi scrivesse l’auto- ne , una ricerca scientifica finalmente degna di questo nome ha inaugu- re». Più recentemente annotazioni critiche rato un nuovo indirizzo, prendendo le mosse dall’insegnamento del di- sparse sulla Storia sono state date dagli au- ritto nel Settecento. Ed è a un illustre esponente di questo campo che tori di Roma e lo Studium Urbis. Spazio ur- si deve anche la più autorevole opera annalistica sulla Sapienza, la Sto- bano e cultura dal Quattro al Seicento, Atti 4 del convegno 7-10 giugno 1989, Roma, Mini- ria dell’Università degli Studj di Roma di Filippo Maria Renazzi (1715- stero per i Beni Culturali e Ambientali, Ar- 1808), nel suo insieme vero monumento storico e letterario, che per l’e- chivio di Stato, 1992, v. s.v. Renazzi in indice; stensione cronologica, la quantità di dati e l’elevato tono stilistico, non in particolare GIULIANA ADORNI, L’Archivio ha mancato di incutere negli studiosi un rispetto persino talora eccessi- dell’Università di Roma, ivi, p. 421 e bibl. 5 cit., che parla di «leggerezza e approssima- vo . Ma a ben guardare, connotazioni ideologiche non hanno rispar- zione» per una tesi avanzata da Renazzi. miato neanche l’opera del Renazzi: da una parte il confronto con il pas- 6 Per la vicenda umana e politica di Renazzi sato, dall’altra la magnificazione programmatica dell’età di pace e di ri- che, già ‘entusiasta’ docente di istituzioni nascita degli studi che l’elezione di Pio VII (1800) sembrava aver se- criminali dal 1769 (ma 1768: infra, n. 41), gnato, lasciano intravedere nel fondo l’intento celebrativo della Sapien- per il suo spirito vivace e aperto alle riforme aderì alla Repubblica romana del 1798-99 ed za a lui contemporanea. Una simile visione, malgrado la cultura e l’in- ebbe poi a pentirsene dopo che la sua catte- dubbia modernità di pensiero dell’autore, non poteva sottrarsi, soprat- dra fu dichiarata vacante nel 1800, essendovi tutto nella conclusione, dall’essere influenzata da finalità ideologiche infine reintegrato dopo il 1801, v. DI SIMONE, comprensibilmente determinate anche dalle sue vicende personali6. La “Sapienza”, p. 240-242, 249, e ancora EAD., Organizzazione e cultura, p. 152, con Sottostanti al monumentale edificio renazziano, però, non vanno vasta bio-bibliografia in apparato. Come ri- trascurati altri testi, per lo più inediti e di carattere minore, citati dagli sulta dal contesto, la Storia, pur già nella ultimi studiosi saltuariamente o in via complementare, e che invece, mente del Renazzi o forse già abbozzata da per l’importanza che rivestono non solo come fonti talvolta della stessa molto tempo, fu iniziata a scrivere nella sua forma attuale dal 1802, come risulta da espli- Storia, ma soprattutto per l’utilità a valutarne la prospettiva, meritano cite ammissioni dell’autore, ed è impossibile ora di essere riveduti e presentati con dignità indipendente. 40 Decadenza di studi e di costumi nella Sapienza pontificia che egli non tenesse conto degli avvenimen- ti occorsi fin allora, cercandovi in ogni modo una sorta di riscatto morale. 7 BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA, Vat. Lat. 7400, ff. 26-43, mm. 247 × 185. Oltre che del- la paternità e del nome del destinatario (iden- tificato però fondatamente da MARKUS VOEL- KEL, L’Università romana ed i Barberini nella prima metà del XVII secolo, in Roma e lo Stu- dium Urbis, p. 324, con il cardinal nepote Francesco Barberini), l’opuscolo è privo di ti- tolo, che non è quello attribuitogli dalla Di Si- mone (La “Sapienza”, p. 17 n. 12: Lettera di incerto ad incerto nella quale si fa una lunga relazione sugli studi alla Sapienza in Roma dalle origini al 1625), desunto da un catalogo a schede della stessa Vaticana. Ivi, oltre alla obsoleta indicazione dei ff., seguita dall’autri- ce, il titolo inganna anche sulla datazione del- lo scritto (1625: ma v. infra, n. 9), a cui Voel- kel ha tenuto dietro. Per l’edizione completa del manoscritto, sua più esatta collocazione come pure sulla personalità del redattore, ol- tre a un confronto critico-testuale con quella che si è rivelata la sua fonte (una relazione 3. Roma, l’antica analoga, ma più estesa e anteriore di quattro “Sapienza”. Veduta anni, ora in ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, Uni- di Sant’Ivo dai log- versità, 83, ff. 14-31), v. GIOVANNI RITA, Un giati delle aule (Cor- anonimo fustigatore della “Sapienza” seicente- tesia Mario Setter). sca, «Miscellanea Bibliothecae Vaticanae» 7, 2000, p. 355-391 (= Studi e Testi, 396). 8 Cfr. DI SIMONE, La “Sapienza”, p. 17-18 e nn.; VOELKEL, L’Università romana, p. 323- 340. A un certo punto l’anonimo del Vat. Lat. 7400, f. 37, propone di consentire agli stu- 1. Un anonimo censore di età barberiniana denti di portare le armi fuori dell’Università per invogliarli a frequentare le lezioni. Il pas- so, citato da Di Simone (p. 18) e da Voelkel Una sorta di primato storico spetta a un opuscolo di 18 carte conserva- (p. 334 e n. 40) con tono ironico e senza al- to in una miscellanea vaticana7, il cui autore, protetto dall’anonimato, cun commento, è stato forse ritenuto una cu- espone dopo un excursus storico i vari malanni della Sapienza nel suo riosità o una stravaganza. Invece già docu- tempo, a cui modestamente si arrischia a proporre i rimedi. Riassunto menti anteriori e posteriori al quel tempo (per cui v. NOVATI, Gli scolari, p. 131, ANTONI- in parte e citato dalla Di Simone solo in alcuni brani, il documento è NO BERTOLOTTI, Gli studenti a Roma nel seco- stato più dettagliatamente esaminato da Markus Voelkel, specificamen- lo XVI, ivi, p. 147-148 e i memoriali di Balsa- te però in ordine ai rapporti con l’entourage dei Barberini. Sembra per- rini e Costantini trattati infra, p. 53-58 e nn. tanto opportuno riproporlo brevemente in qualche parte, soprattutto 69, 71 e 72) lasciano scorgere nei dintorni dell’Università un’atmosfera di malavita che nella prospettiva di più ampio respiro offerta dal confronto con i suc- non doveva incoraggiarne la frequenza. Una cessivi memoriali, oltre che per il necessario inquadramento storico conferma indiretta a tale situazione viene da del problema. Il raffronto con gli ulteriori documenti ha consentito un editto a stampa del 1630, citato da MARINA inoltre di illuminare qualche passaggio, che i due studiosi non mostra- OGGERO R , Professori e studenti nelle università 8 tra crisi e riforme, in Storia d’Italia. Annali, no di aver compreso nel vero significato . Situabile con fondamento alla 9 4. Intellettuali e potere, a cura di CORRADO VI- fine del 1626 o al massimo all’inizio del 1627 , lo scritto si rivela opera VANTI, Torino, 1981, p. 1068, che ingiungeva di un soggetto ben addentro alla struttura universitaria sia per la cono- agli studenti di Pavia di portare la spada. scenza dei meccanismi che la regolavano, sia per l’abilità nel maneg- 9 L’anonimo stende la relazione subito dopo giare i termini tecnici della burocrazia. Al suo malcontento, come an- che Fabio Olivadisi, lettore di greco giubila- 10 to nel 1625, era stato nominato vescovo di che a una vivezza espositiva non aliena da tratti popolari , è dovuta la Lavello (f. 32), ciò che avvenne non prima prima denuncia del già inoltrato declino della Sapienza, i cui vizi costi- del 26 novembre 1626. Cfr. FERDINANDUS tutivi, come si vedrà, perdureranno fino alla vigilia dello Stato unitario. UGHELLUS, Italia sacra, VII, Venetiis 1721, p. Dopo una rapida storia dell’Ateneo, l’anonimo passa a enumerarne 744; I maestri della Sapienza di Roma dal 1514 al 1787. I rotuli e altre fonti, a cura di le disfunzioni partendo dal dato più tangibile, lo spopolamento degli EMANUELE CONTE, Roma 1991, p. 208-212. studenti: a suo vedere, ciò è dovuto in primo luogo alla trascuratezza di 10 Al pari degli estremi mali, ad es. quello non concedere più loro antiche facilitazioni fiscali: 41 G. Rita

Sette disordini principali vi sono per li quali hoggidi v’è tanta poc’udienza, che la maggiore non eccede il numero di 30 scolari, ma ordinariamente, chi de let- tori n’ha dieci chi 15 incirca scolari. Il primo è, che tutti li sodetti privileggij et esentioni hoggi non s’osservano, et è causa che li scolari non tirati da quel lec- co non si sforzano a frequentare il studio di Roma, quest’inosservanza è venu- ta non per prohibitione contraria, mà per che si son raffreddate quelle Con- gregationi di detti Signori Cardinali, che non si fanno più, com’anche perché li Rettori pro tempore passati non c’hanno così invigilato, come si dovea, et s’è visto dalli antichi al presente ancor viventi, che dal tempo di Sisto V in qua et proprie dalla vendita del pred.o Rettorato sempre è andato declinando, et attri- buiscono la frequenza passata all’esatta diligenza che usavano quelli Rettori homini così insigni, che per l’interesse d’honore, et bon’aura appresso li Papi cercavano, che tutte le cose andassero felicissimamente.11

Ma prima di proseguire nell’enumerazione dei successivi «disordi- ni» (tra cui ad esempio la «perpetuità delle lettioni», a causa della quale i docenti, in pratica inamovibili, finiscono per ritenerle alla stregua di si- necure, e ancora la «ruina del Regno di Napoli», per cui depauperamen- to e svalutazione monetaria avevano impedito agli studenti meridionali di frequentare a Roma numerosi come un tempo, o, viceversa, la fonda- zione di altre università prossime allo Stato della Chiesa, e quindi con- correnti con la Sapienza: motivi, questi, esaminati rapidamente già da Voelkel 12), l’anonimo, al di fuori della sua schematizzazione analitica e quasi en passant, ha già accennato a quella che invece risulterà essere la vera disgrazia dello Studio. Da che Sisto V nel 1587 aveva venduto il Rettorato al Collegio degli Avvocati concistoriali, in origine preposto agli studi di legge, l’intera Sapienza aveva cominciato a decadere, poi- ché il rettore, che apparteneva al Collegio, anteponeva fatalmente gli in- teressi di quest’ultimo al buon andamento dell’Università. L’aver inseri- to il privilegio del Rettorato prima dell’elenco dei mali della Sapienza, suggerisce che l’autore lo ritenga la vera origine di essi. Infatti, solo con dei dottori ignoranti (infra, p. 42), l’anonimo la sottrazione agli Avvocati dell’istituto rettorale lo Studio potrà risolle- sottolinea con accento implacabile e lin- varsi da abitudini che l’anonimo è in grado di individuare con chiarezza: guaggio quotidiano anche gli estremi rime- di, come quando consiglia di metter giudizio ai docenti: «E da volta in volta mandar qual- Spetta al Rettorato di revocarlo [lo Studio] al stato antico avanti Sisto V per cheduno secretamente sentendo et osser- che con darlo ad huomini insigni, et osservare quel che all’hora si faceva, il vando li lettori, et numero d’ascoltanti, qual studio mai pericolarà, anzi da ben in meglio andrà, et per dirlo alla libera non è fidelmente riferire a’ Padroni, acciò cono- bene che li Avvocati Consistoriali siano Giudici, et parte: giudici come Rettori, schino, chi si porta bene, et questo rifermar- parte perché reggono lor stessi atteso il Collegio è sotto il Rettore, onde ades- lo, anzi premiarlo con darli delli aumenti: et so è agente, et patiente in se stesso con regger se stesso, che in questo modo il questo modo quell’ago fisso nel core d’es- serne mandato finita la condotta, et quel dol- oltre attendono al interesse proprio più che al publico, non pensano ne hanno ce frutto che spera di cavarne con portarsi mai pensato come và il studio da ben in meglio, mà ben quanti dottori si fanno bene cioè d’esser confirmato, anzi premiato, quest’anno, quanti faranno in futurum, et admettono al dottorato ogn’uno ne farà metter cervello ad ogni lettore di star in guardano se è atto: mà se il Rettorato fusse da essi diviso, cercarebbe il Retto- bottega, et come si deve la robba ivi spaccia- re, che il scolare, non si dottorasse, se non è atto, ma frequentasse più il stu- re» (Vat. Lat. 7400, f. 42v). dio; di dove nascerebbero due utilità: la prima è il favor publico, poiche nella 11 Ivi, f. 34v. Repubblica non vi sarebbono dottori ignoranti, come hoggidi, et giuro che di 12 VOELKEL, L’Università romana, p. 337-338. 10 dottori che si fanno non ve ne sono cinque boni, et così si levarebbono tanti 13 Vat. Lat. 7400, ff. 37-38v. mali governi, et indignità, che per l’ignoranza si fanno. [...] Et io mi ricordo 14 L’ingenuità di fondo che pervade l’intero molti Rettori che ad’ogni altra cosa pensavano, fuor che al Rettorato, ne mai scritto è rivelata, tra l’altro, dall’incompren- viddero la Sapienza, ne l’esercitorno, anzi molti son stati fuor di Roma: et han- sione delle vere cause dei mali della Sapien- no ragione, perche un’anno fan uno et un’altro anno un’altro, qual non c’harà za, ben più profonde e inamovibili: cfr. DI SI- quell’attitudine per altri negotij, in che stà occupato, che si ricerca; et intorno a MONE, La “Sapienza”, cit. infra, n. 47 e spe- questo capo del Rettore quanto dico si prattica continua esperienza.13 cialmente VOELKEL, L’Università, p. 334. Dal canto nostro sappiamo che quelle non mute- ranno almeno fino al 1862: infra, p. 58-59 e Dopo aver proposto alcuni rimedi, per la verità alquanto ingenui, vi- nn. 94-96. sta l’inamovibilità effettiva e la proliferazione dei favoritismi14, l’autore 42 Decadenza di studi e di costumi nella Sapienza pontificia

15 Vat. Lat. 7400, f. 43-43v. 4. Roma, l’antica 16 Questo titolo, che attualmente figura sui “Sapienza” (ora Ar- tasselli di legatura apposti alla fine del seco- chivio di Stato). In- lo XIX, è stato collettivamente, e arbitraria- terno della ex Bi- mente, esteso ai mss. 60-64 da ENRICO NAR- blioteca Alessandri- DUCCI, Catalogus codicum manuscriptorum praeter orientales qui in Bibliotheca Alexan- na (Cortesia Mario drina Romae adservantur, Romae 1877, p. Setter). 10-11. In realtà Memorie per la Sapienza è il titolo autografo del solo ms. 63, e Memorie e Fragmenti è quello del ms. 61 (infra, n. 33); gli altri esemplari sono senza titolo, a parte Sapienza Memorie scritto in capitale a penna conclude la sua esposizione raccomandando al destinatario l’anonimato dall’autore sull’originario dorso in pergame- in termini persino penosi contro eventuali rappresaglie degli Avvocati. na del ms. 60. Il tener presente questi ultimi fino alla fine è la conferma della rilevan- 17 In attesa di uno studio organico sulla Bi- za negativa che essi dovevano avere ai suoi occhi: blioteca Alessandrina, per cui l’autore del presente lavoro ha iniziato a raccogliere ma- teriali, v., oltre al superato e spesso inesatto Quest’è quel tanto ch’il mio debolissimo ingegno conosce per vero rimedio: et saggio di ENRICO NARDUCCI, Notizie della Bi- per prova della verità non hò guardato all’interesse proprio poiche quanto hò blioteca Alessandrina nella R. Università di scritto redunda in mia dissipation, et danno, et in particolare il voler toccar Roma, Roma, Tip. delle Scienze Matemati- l’interessi dell’Avvocati Consistoriali, quali sempre mi perseguiteranno. Ma la che e Fisiche, 1872, per citare solo i più re- verità scoverta, Iddio, et V.S. Ill.ma Principe giustissimo saranno quelli che si centi: il fondamentale (ma limitato all’età di degneranno come le supplico à difendermi dalle calunnie, et persecutioni di Alessandro VII) contributo di PETER J. A. N. questi tali, ch’antepongono il lor privato commodo al publico, e conseguente- RIETBERGEN, Papal Patronage and Propagan- da: Pope Alexander VII (1655-1667) and the mente al servitio di Dio. Ma per sfuggir di costoro questi futuri disgusti che Sapienza complex, «Mededelingen van het sentirò supplico V.S. Ill.ma si degni tenermi secreto conforme vero Principe, e Nederlands Instituut te Rome», 47 (1987), p. Cavaliere; ne io dal canto mio non mancarò di pregar nostro Signore Iddio per 157-177, soprattutto come indispensabile av- V.S. Ill.ma della quale humilmente bacio le sue sacrate vesti.15 vio a ricerche successive. Per contributi par- ziali alla storia di alcuni fondi dell’Alessan- La denuncia dell’anonimo non sortirà, naturalmente, alcun effetto. drina, GIOVANNI RITA, Cimeli carducciani nel- l’Alessandrina di Roma, I-III, «Accademie e Ma il tono, la scontentezza per la situazione, e perfino l’accento tra reli- Biblioteche d’Italia, 59 (44° n.s.), ott.-dic. gioso e patetico anticipano in modo singolare, e di un buon secolo, un 1991, p. 22-46; 60 (43° n.s.), lug.-sett. 1992, analogo, intero corpus di memoriali, ben altrimenti articolato. p. 29-73; 61 (44° n.s.), ott.-dic. 1993, p. 37-49; ID, Il fondo manoscritti della Biblioteca Ales- sandrina, «Il Bibliotecario», 1997/1, p. 67- 132, e bibliografia cit.; ID., Leopardi in Ales- 2. Le “Memorie della Sapienza” di Pantaleo Balsarini sandrina (1907-1941), in Biblioteca Univer- sitaria Alessandrina. Catalogo del fondo Leo- Una materia di maggior interesse, stavolta più estesa e documentata, è pardiano, a cura di FIORELLA DE SIMONE- 16 ADRIANO SANTIEMMA, Roma, De Luca, 1998, offerta dalle Memorie della Sapienza di Pantaleo Balsarini (1695- p. 17-52. 1772), per quarant’anni primo custode della Biblioteca Alessandrina17, 43 G. Rita

18 I manoscritti di Balsarini sono stati finora scarsamente frequentati, e utilizzati sempre in modo saltuario nonché, naturalmente, in via subordinata: DI SIMONE, La “Sapienza”, p. 36, 38, 96 e n. (non presente nell’indice), 97, 124, 164; EMANUELE CONTE, Professori e cattedre tra Cinquecento e Seicento, in Roma e lo Studium Urbis, p. 189 e n., 195 e n.; GIU- LIANA ADORNI, L’Archivio dell’Università di Roma, ivi, p. 401-402 e nn.; ANDREA MELME- LUZZI, I cataloghi della Biblioteca Alessandri- na di Roma, «Accademie e Biblioteche d’Ita- lia» 65 (48° n.s.), genn.-marzo 1997, p. 26 e n., per un breve cenno documentario in me- rito alla stesura di alcuni inventari del secolo XVIII, e, infine, RITA, Fondo manoscritti, p. 102-106. 19 Cfr. ad es. il proemio del ms. 60, p. 1: «[...] Con tutto che conosca, che per le mie indi- sposizioni, e per le molte occupazioni che ho, non debba riuscirmi l’opera di quella perfezione che desideranno li sopranomina- ti; mi compatirà dunque ogni uno, se l’im- presa non riuscirà tale, quale si desidera. Tanto più che Io non intendo altro di fare, se non un sbozzo per dare ad altri la materia di formare una migliore descrizione». 20 In un’epoca in cui in testi non letterari l’ita- 5. Roma, l’antica “Sapienza” (ora Archivio di Stato). Interno della ex Bibliote- liano volgare non aveva raggiunto ancora ca Alessandrina. Dettaglio della statua di Alessandro VII (sec. XVII) (Cortesia norme codificate, i debiti di Balsarini (le cui Mario Setter). lezioni si svolgevano peraltro in latino, come in latino erano le letture impegnate di quel tempo) con le sue origini si fanno ancora più evidenti. A parte la sintassi sdrucita (e di origine chiaramente burocratica, come bu- ove appunto, numerati dal 60 al 64, si trovano i cinque manoscritti dei rocratiche dovevano essere le fonti da lui suoi memoriali, di cui meglio si dirà più oltre. A parte una raccolta di più spesso consultate o i documenti maneg- bolle e decreti pontifici relativi alla Sapienza e alla sua biblioteca, la cui giati nella pratica quotidiana) si osserva un lessico italiano molto limitato e quindi con stesura venne affidata dal custode a tre diversi amanuensi, gli altri molte ripetizioni; nell’ortografia è frequen- quattro volumi, vergati dallo stesso Balsarini, si presentano come un tissimo lo scempiamento delle doppie, come coacervo informe di notizie della natura più disparata, molte delle quali avviene sia nel veneto che nel greco moder- ripetute o rielaborate in diversi momenti. Soprattutto è l’incapacità del- no, a cui egli stesso crede di riparare con degli ipercorrettismi (specie nella l intervo- l’autore di attenersi a un unico filo, inframmezzando la cronaca di più calica, che in veneto è quasi mancante), co- ampio respiro con minute divagazioni spesso esasperatamente sogget- me zello e candelle. Inoltre la povertà lessi- tive, ad aver reso finora il materiale quasi inavvicinabile18,per cui un’e- cale è denunciata dall’attingere spesso (con dizione delle Memorie può attendersi solo da uno sforzo sovrumano di esiti grotteschi in un linguaggio dall’andatu- ra burocratica e moraleggiante) a vocaboli riordinamento, selezione e confronto, oltre che da un robusto apparato del registro inferiore o addirittura plebeo, di commento e di rinvii. Ma benché caotico, il loro aspetto nulla toglie come zin(n)e, pisciatore, mignota e simili. all’attendibilità delle notizie: ché anzi, proprio la sostanziale incompiu- Che il veneto e il greco dovessero essere tezza di work in progress, condotto fino all’anno prima della morte, ha ben presenti a Balsarini risulta peraltro ri- spettivamente, ad es., sia da idiotismi come consentito al nostro non solo di annotare quasi ogni giorno impressioni mascare, ridicolarie, che da non poche frasi estemporanee senza la tentazione, e l’inibizione, dell’opus perfectum19, traslitterate come quelle accennate alle nn. ma anche, in assenza di una revisione definitiva, di conservarci ogni 31 e 37. Da altra parte è attestata una sua minima annotazione con tutti i significati più o meno intenzionali, che migliore conoscenza del latino: documenti estesi vengono da lui trascritti senza errori, uno stile pur rozzo e un’ortografia vacillante rendono tuttora inalterati. e locuzioni latine si intercalano corrente- mente nel dettato italiano. L’italiano sconnesso di Balsarini20 riflette anche a livello psicologi- 21 Le uniche conoscenze in nostro possesso co la sua intima, permanente condizione di straniero a Roma. Di nobi- su Antonio Balsarini sono quelle fornite da le famiglia greco-veneta di Chio, dopo la conquista ottomana dell’isola RENAZZI, Storia, IV, p. 94-95, a cui possono aggiungersi le opere certe sul suo magiste- era approdato ai primi anni del secolo XVIII in Sapienza, ove lo zio An- 21 ro di logica (BIBLIOTECA ALESSANDRINA, mss. tonio Balsarini, docente di logica , affiancava alla professione l’ufficio 44 Decadenza di studi e di costumi nella Sapienza pontificia

94-95, cfr. NARDUCCI, Catalogus, p. 121-122, di primo custode dell’Alessandrina e, come da regolamento, la cura nonché notizie dei lavori da lui fatti eseguire della cappella universitaria di sant’Ivo. Dal 1720, appena ordinato sa- in biblioteca e nella chiesa di S. Ivo e ripor- cerdote, Pantaleo lo coadiuva nei due impieghi che poi assumerà alla tate dal nipote (ms. 60, p. 155 e 440, v. RITA, morte dello zio; salito in seguito sulla stessa cattedra, dopo una giubi- Fondo manoscritti, p. 102-103 e nn.). lazione prematura tornerà definitivamente alla custodia della bibliote- 22 Oltre alle considerazioni di Di Simone e Voelkel citt. alla n. 14, v. ora il paragrafo As- ca e della chiesa. È da questo osservatorio che egli, estraneo per na- setto corporativo della Sapienza in DI scita e per rettitudine ai costumi della capitale pontificia, aveva comin- SIMONE, Organizzazione e cultura, p. 147- ciato ad annotare sulle pagine bianche di un registro le principali noti- 155. zie storiche e i molti disservizi della ‘sua’ Sapienza. Col tempo, le une 23 La presa di potere da parte dell’avvocato e le altre prendono ben presto il sopravvento sull’arida registrazione mons. Filippo Pirelli, il suo comportamento nei confronti di Balsarini e le restrizioni del- dei libri, ed è allora che nella mente di Balsarini si fa strada il progetto la riforma sono narrate con rapidità ed effi- delle Memorie. Su un volume a parte fa ricopiare le bolle e i chirografi cacia tacitiana da RENAZZI, Storia, IV, p. 209- relativi all’Università, da lui rintracciati in faticose ricerche d’archivio, 214; per l’aspetto anche amministrativo delle mentre nel primitivo inventario continua ad annotare, anno per anno, restrizioni, v. Memorie, ms. 62, p. 232. gli elementi essenziali di una storia e anche di una cronaca minuta. 24 Balsarini aveva giudiziosamente fin dall’i- nizio non solo messo a confronto norme e Successivamente inizia a stendere in bella una successione ordinata comportamenti, ma annotato ogni mancan- nel tempo di ciascuna carica e mansione inerente alla Sapienza, dai za, e, consapevole delle possibili conseguen- «pontefici benefattori» fino ai bidelli e ai campanari, integrata da rag- ze, raccomandava ai successori la massima guagli storici anche sui locali, lavori svolti, retribuzioni, festività e con- segretezza delle sue osservazioni: ad es. nel ms. 60, p. 34, parla di «poca cura delli Sig.ri suetudini. Ma oltre alla cronologia, Pantaleo, come per un dovere di Avvocati e avidità e sordidezza delli Lettori», coscienza, appunta soprattutto le numerose inadempienze del persona- e prosegue: «chi leggerà quelli editti, e noti- le. Nella Sapienza settecentesca, ancora dominata dalla lobby degli Av- ficazioni scorgerà la frode usata dalli Leggi- vocati concistoriali, privilegi e favoritismi d’ogni sorta si accompagna- sti, quali hanno fatto diverse mutazioni e al- 22 terazioni; prego li successori che stiano at- vano all’inefficienza in un clima di lassismo quasi atavico , in cui nep- tenti nel mostrare simil libro, perché temo, pure i docenti davano prova di eccessivo attaccamento al dovere. Al- che possano essere strapati alcuni fogli; che leati ad esempio coi bidelli nell’escogitare vacanze ad ogni titolo, essi con il tempo potranno pregiudicare alli Leg- non vengono risparmiati dalla severità di Balsarini, che giorno per gisti». Difatti, se dapprima (ms. 63, f. 160=156) avverte «risentimento, perché tutti giorno ne denuncia gli abusi sui suoi sempre più densi scartafacci. mi chiamano zelante indiscreto», in seguito Mentre la raccolta dei documenti pontifici, redatta in stile calligrafico, (ms. 62, p. 185): «La malignità di alcuni ha è inaugurata nell’agosto 1741 da un solenne proemio di Pantaleo, le procurato di denigrarmi più che ha potuto notizie del primo zibaldone invece non oltrepassano il 1746, e il primo [...] e penso che questi tali haverano reso conto à Dio della loro malignità». Ma soprat- nucleo della cronaca ordinata in capitoli risulta redatto in vario modo tutto si osservi la virata psicologica nei con- dal 1743 al 1747. fronti dei lettori prima e dopo i provvedi- È tra il 1746 e il 1747, infatti, che l’esistenza del custode viene attra- menti del rettore Argenvilliers, infra, n. 62. versata da un evento che lo segnerà per il resto dei suoi giorni. Dopo 25 Nelle Memorie non esiste una trattazione l’elezione di Benedetto XIV, alla vigilia della riforma voluta dal pontefi- ‘organica’ su Clemente Argenvilliers, ben- ché l’autore faccia talvolta dei rimandi a del- ce, Filippo Pirelli, un Avvocato napoletano più astuto e intrigante degli le pagine, che poi si rivelano inesistenti: si è altri, estorce i manoscritti a Pantaleo con promesse speciose, e li tiene cioè di fronte o a tentativi non portati a ter- a lungo con sé apparentemente senza farne nulla. Ma gli effetti non mine, o a fogli in seguito distrutti. Solo brevi tardano a venire: gli immediati provvedimenti della riforma hanno una annotazioni sparse si trovano nel ms. 60, p. 400 (capitolo degli Abusi, evidentemente ste- inequivocabile connotazione punitiva, soprattutto contro i lettori, ai so prima del 1747): «Ringraziamo Idio, che quali fra l’altro le lezioni vengono più che raddoppiate senza alcun cor- tra li Avocati vi sia Mons. Arginveliers quale rispettivo, mentre il rimanente personale è inchiodato con altre restri- lo stimo un santo»; ma nel ms. 62, p. 226: zioni. Alla fine i renitenti vengono intimiditi, e i più autorevoli di loro «Arginveliers fù un omo ambizioso, e si fece 23 chiamare l’omo giusto, esso veniva lodato giubilati o promossi altrove . Nel malcontento generale Balsarini si dal Sig. Catani [...] ora il Sig. Catani lo biasi- sente certo colpito come dipendente e come vittima dell’altrui scaltrez- ma dicendo, che era un omo violento». Giu- za; ma insieme all’amarezza della buona fede carpita è dato cogliere un dizi negativi sull’Argenvilliers si trovano al- inespresso, ma non meno cocente senso di colpa24, che in pratica si tresì nello stesso ms. 62, p. 238, a proposito del raddoppiamento delle ore di lezione, e esprimerà da allora in poi a ogni occasione nel persistente odio contro quindi di apertura della biblioteca, e del Pirelli, i «regnicoli», cioè i napoletani, e il rettore Clemente Argenvil- comportamento del rettore davanti alle ri- liers25, eletto nel 1747, considerato a sua volta oggetto o complice del- mostranze di Balsarini: «Simili tratti hanno l’altro. Insomma, a poco più di cinquant’anni, Pantaleo è un povero reso detto Arginveliers odioso. Onde uno di Costantinopoli nel tratarlo mi disse, che in prete frustrato, relegato dal destino a un impiego che egli stesso defi- Costantinopoli li Turchi sono più dolci, ed nisce «il più scabroso, pericoloso, e vile di quanti si trovano in Sapien- 45 G. Rita umani», e passim. Come si vede, l’incapacità di delinearne un profilo compiuto al pari de- gli altri rettori, così come la divergenza di giudizio prima e dopo il 1747, denotano l’im- possibilità di Pantaleo di essere obiettivo, com’è del tutto comprensibile. D’altra parte Renazzi, con tutto il suo atteggiamento da storico, non è da meno: prima associa Ar- genvilliers nel ‘dispotismo’ dei cosiddetti triumviri (infra, n. 44), poi ne fa un ritratto da eroe, in compagnia degli avvocati (Storia, IV, 242): «Inflessibile nella retta amministra- zione dellla Giustizia, non prezzava ostacoli in adempirne i doveri. Era intraprendente, e forte di animo; e l’Università Romana, di cui il Collegio delli Avvocati Concistoriali aveva- lo eletto Rettore, gagliardi assai in suo prò sperimentonne gli effetti». Biografi recenti, come UMBERTO COLDAGELLI, Argenvilliers, Clemente, in Dizionario Biografico degli Ita- liani (da qui in avanti: DBI), 4 (1962), p. 125-126, ne danno un giudizio positivo. 6. Roma, l’antica “Sapienza” (ora Archivio di Stato). Interno della ex Bibliote- 26 Memorie, ms. 62, p. 95. ca Alessandrina. Dettaglio dell’iscrizione dedicatoria ad Alessandro VII (1666) (Cortesia Mario Setter). 27 Ad es. nel ms. 60 la cronaca dei papi si ar- resta a Benedetto XIV, e precisamente alla costituzione dell’agosto 1744. Un’aggiunta del 27.10.1774 compare alla p. seguente, do- po di che seguono sette p. bianche. Lo stes- so avviene nella serie dei rettori, ove si con- za»26, e per giunta spettatore di una quantità di abusi che hanno ri- stata un notevole spazio vuoto dopo quello preso fatalmente, e con più foga, il loro corso di prima. Incapace di dedicato ad Antamori. proseguire nella sua cronaca ordinata27, Balsarini riprende a scrivere 28 Negli ultimi tempi Pantaleo non è alieno solo a distanza di qualche anno note estemporanee più o meno estese da un certo, sia pur larvale, umorismo. In una lista di anni, simile a tante altre da com- su due successivi zibaldoni, di argomento eterogeneo e con l’inseri- pletare con i dati, aveva fissato al 1780 l’anno mento anche di materiale a stampa. Accantonata forse l’ambizione del- della sua morte, con a fianco la parola «Ri- lo storico, gli rimane di certo l’acrimonia del fustigatore, diventato ad- do». Ancora, nel ms. 60, p. 437, a proposito dirittura misogino, mentre il malumore impotente, fattosi ormai cro- del rettore Valenti che aveva fatto togliere, con gran scandalo del custode, la festa di S. nico, si stempera ogni tanto in patetiche invocazioni a Dio e alla Luca dalle celebrazioni della Sapienza: «Mo- Madonna per la redenzione dell’Università di Roma e dei suoi inde- rì Valenti alli 18 ottob. 1763 nel giorno di S. gni abitanti. Solo molto tempo più tardi Pantaleo si concederà ancora Luca; onde li miei amici che hanno veduto qualche barlume di sarcasmo all’indirizzo del solito monsignor Pi- questo libro, hanno detto essersi verificato 28 ciò che ho scrito alla pag. 369. Gioan Santi relli . Beneditini computista, che era un mandari- no di Valenti, sempre mostrava che il Balsa- rini si fusse appropriato della cera, e conti- nuamente diceva questa cera, queste candel- 3. I manoscritti delle “Memorie” le etc. Esso morì il giorno della Candelora, onde per questi due esempi penso che Mons. Pirelli morirà il giorno di S. Pantaleo, Volendo ora procedere a una essenziale descrizione, e insieme, pur nel- o pure il giorno di S. Nicola di Tolentino». la loro realtà confusionaria, tentare una cronologia dei cinque mano- Tale santo era considerato patrono delle vit- time dell’ingiustizia (DOMENICO GENTILI, in scritti, indubbiamente il più antico risulta l’attuale ms. 63, ossia le origi- Bibliotheca Sanctorum, IX, Roma, Ist. Gio- narie Memorie per la Sapienza29.Di questo esemplare, infatti, il nucleo vanni XXIII, p. 962). primitivo può rintracciarsi in un fascicolo autografo di Antonio Balsari- 29 Ms. 63, ff. 198, mm. 260×182, con doppia ni, che dal 1715 al 1729 inventaria i libri ricevuti per regolamento dal numerazione 1-194 e 1-198. I fogli del mano- Salvioni, stampatore dell’Università. Nella legatura attuale, certo risa- scritto vennero rinumerati da Pantaleo una prima volta includendo le 2 carte di guardia lente a Pantaleo, il quaderno dello zio si trova a metà volume, ed è inti- utilizzate come indice, e una seconda in se- tolato «Parte seconda» dalla rozza capitale del nipote, mentre all’inizio guito all’inserimento di una lista di lettori quest’ultimo dal 1730 al 1746 ha segnato i libri avuti in dono da privati: del tempo di Alessandro VII tra gli originarii siamo quindi di fronte a un originario registro di donazioni. Ma le anco- ff. 25 e 26. Memorie per la Sapienza come ti- tolo originario di questo ms. è confermato ra numerose pagine bianche sono via via occupate da fitte note etero- da un elenco di titoli degli altri scritti dello genee, notizie storiche, serie di cariche; altre ancora vengono dedicate 46 Decadenza di studi e di costumi nella Sapienza pontificia

ai famigerati abusi. Al pari di altri, il manoscritto è corredato di piante stesso Pantaleo stilato su uno degli ultimi fo- gli del ms. 60. Il fascicolo di Antonio Balsari- dell’Università, indispensabili per capire, oltre alla dislocazione degli ni si trova attualmente tra i ff. 94=90 e i ff. ambienti, la loro usurpazione da parte di bidelli e campanari infedeli. 104=100 del manoscritto. Su una carta di guardia, infine, avvertimenti minacciosi dell’autore, evi- 30 Le annotazioni del frontespizio vennero dentemente posteriori alle sue disgrazie, proibiscono di consegnare il scritte evidentemente tra il 1746 e il 1747, manoscritto alla Sapienza30. epoca dei ‘soprusi’ di Pirelli e di Argenvil- liers: «Io Pantaleo Balsarini Primo Custode. A sua volta, il ms. 64 è la già notata raccolta di bolle e chirografi re- Per regolamento delli Sg.ri Custodi miei lativi all’Università, da Innocenzo IV (1245) a Benedetto XIII (1728). successori ho scrito le presenti notizie; ma Oltre alla parte principale copiata, come si è detto, dai tre amanuensi31, perche ho considerato, che non sia bene no- il manoscritto è iniziato da un proemio autografo di Balsarini, datato 29 tificare le medeme, ho stimato di scrivere nel principio del libro l’aviso, accio siano agosto 1741; qua e là sono interpolate alcune sue aggiunte, non datate cauti nel mostrare il medemo libro; quale li né databili, sui provvedimenti di vari pontefici per l’ateneo e sul tra- miei eredi daranno alla libraria in caso, che sporto della libreria di Urbino in Alessandrina32. Anche questo esem- li superiori, mi trateranno come devono, at- plare è corredato da piante della Sapienza, del 1742. tenti le mie fatiche. Altrimenti proibisco che 33 sia dato alla Sapienza». Più in basso, con Il terzo volume, il ms. 61 , registra anch’esso senza alcun ordine penna, grafia e margini diversi: «Agiungo, notizie coeve a partire generalmente dal 1750 (Balsarini non scrive di che havendo veduto molte bestialità, e seguito, ma per argomenti intervallati nelle diverse pagine), oltre a opressioni nelli Avvocati, proibisco assoluta- brevi ragguagli storici che talvolta accompagnano le serie cronologi- mente alli miei eredi, che diano simil libro alla Sapienza». che di cariche e mansioni, trascrizioni di documenti, lavori eseguiti in Sapienza – perfino un paragrafo di Ridicolarie; il tutto da assegnare, 31 Ms. 64, ff. VI + 123 (numerati a pagine 1- 233 + sei ff. bianchi utilizzati in parte da indi- ove è possibile la datazione, fino al 1758. Raramente sono aggiunti fat- ci), mm. 278×202, copiato da tre scrivani ti del 1766-1767 (lavori, festività, un capitolo sulla Speziaria). Neppure greci verosimilmente appartenenti al Colle- a questo volume mancano piante delineate a colori; inoltre, benché il gio di S. Atanasio, del quale una stampa carattere del manoscritto sia sempre quello di zibaldone preparatorio, agiografica con didascalia «S. Athanasio Pa- trono suo Alumni Collegij Graecorum» è in- comincia a prevalere in esso l’elemento aneddotico. Infine la parte collata sul secondo f. di guardia anteriore. scritta a mano giunge fino a metà dei fogli: i seguenti sono costituiti Più in basso, con scrittura autografa, «Panta- da memoriali a stampa del 1705. Uno, anonimo (ma annotato da Pan- leon Balsarini manu propria. / Libro della taleo nel frontespizio: «Scritura delli Lettori»), è un lungo cahier de Sapienza». doléance indirizzato al papa sul cattivo andamento della Sapienza sot- 32 Chirografi di Alessandro VII e Clemente XI, con postilla del 1748, alle p. 183-190; ag- to la giurisdizione degli Avvocati; gli altri sono resoconti di cause e giunte su Benedetto XIII, p. 200; su Eugenio documenti normativi separati, sempre del 1705, firmati da loro stes- IV, Leone X, Innocenzo XII, Pio V, Clemente si34. X, p. 205-217; nota sulla libreria urbinate, p. Come si sarà compreso, i manoscritti fin qui esaminati costitui- 217-218. scono ancora, nella produzione balsariniana, del materiale per servi- 33 Ms. 61, ff. 1-173, mm. 260×192, titolo origi- nale Memorie e fragmenti (annotati fino al f. re a una storia più compiuta: infatti solo con il quarto esemplare, il 100): i fogli successivi sono occupati dai me- 6035, si è davanti a un tentativo di trattazione organica della materia. moriali a stampa (infra, n. seg.). Di maggior mole, e scritto su miglior carta, il volume è l’unico a pre- 34 Il primo stampato contenuto nel ms. 61, ff. sentare una scansione in capitoli, numerati e con un titolo, all’interno 121-130v, è il Memoriale alla Santità del di ognuno dei quali l’autore ripercorre la storia di tutte le categorie Sommo Pontefice Clemente XI Nostro Signore intorno allo stato antico e moderno dello Stu- già variamente affastellate negli zibaldoni precedenti: pontefici, cari- dio generale della Sapienza di Roma, Roma, che e mansioni dell’Università, locali e lavori eseguiti, festività, ceri- Gonzaga, 1705, già noto alla DI SIMONE, La moniali, compensi, pigionanti, pigioni e così via. Il primo capitolo “Sapienza”, p. 23 n. 32 da un esemplare del- contiene inoltre un proemio simile a quello del ms. 64, ma più conci- l’Archivio di Stato di Roma, e a VOELKEL, p. 325 n. 6, che lo ritiene, però, «probabilmen- so. Il corpo iniziale dei capitoli, vale a dire la parte scritta più unifor- te redatto da un professore di eloquenza»; memente (con un’andatura discorsiva e una grafia nell’insieme più nel ms. inoltre si trovano affermazioni di va- posata) può assegnarsi agli anni 1743-1747. A partire da quest’anno ri privilegii del Collegio degli avvocati (a fir- infatti le aggiunte successive, poste saltuariamente fino agli anni ’60, ma di Vincenzo Amadori de’ Manieri, Roma, Stamperia Camerale, 1705), attualmente ff. e infilate entro i rispettivi capitoli senza più alcuna gerarchia, assu- 101-115v, e il sommario di una causa tra il mono un carattere di episodicità frammentaria; spesso capita, anzi, Rettorato e la Congregazione cardinalizia che le addizioni comincino con l’argomento principale e poi divaghi- degli Studi, Roma, Stamperia Camerale, no su un altro. Solo l’ultimo capitolo, dedicato agli «Abusi» considera- 1705, ff. 131-172v. ti come categoria indipendente, recupera per ben tredici pagine di 35 Ms. 60, ff. 232 di mm. 280×195, numerati a pagine 1-464. La materia centrale del volume seguito il carattere unitario, ‘storiografico’ del nucleo originale del è costituita da 35 capitoli, di cui quelli dal I manoscritto. 47 G. Rita

Infine il ms. 6236 rappresenta l’ultima compilazione in ordine di tem- po: benché inizi anch’esso con un antico, brevissimo elenco di libri do- nati alla biblioteca (anni 1731-1737), è occupato nella parte ‘viva’ (ossia relativa ai fatti contemporanei) approssimativamente dagli ultimi anni al X sono dedicati rispettivamente ai papi, ’60 fino al 1771, precedente la morte dell’autore. La nota obituaria di cardinali camerlenghi, luogotenenti del ca- quest’ultimo (13 luglio 1772) e sporadici aggiornamenti posteriori sono merlengo, decani, rettori, bibliotecari, lettori scritti, ovviamente, da un altro; sulle pagine iniziali del volume una ter- (i docenti), custodi della biblioteca, segreta- za mano, alquanto calligrafica, trascriverà nel 1787 le incombenze del ri o notari di collegio, bidelli e campanari; dopo l’intervallo dei capitoli XI e XII (chiesa custode dell’Alessandrina e della cappella di sant’Ivo. e sacrestia) vengono trattati i collegi dei teo- Con quest’ultimo esemplare Balsarini torna al genere più congenia- logi, degli avvocati concistoriali, dei medici le al suo carattere, lo zibaldone, probabilmente in vista di una rielabora- e dei procuratori rotali (capitoli XIII-XVI); a zione, come sembra indicato da una nota autografa in greco sul verso un’altra parentesi (festività ed esequie: capi- 37 toli XVII-XVIII) segue l’esposizione dei dot- del piatto anteriore , da eseguirsi, forse, sulla falsariga del manoscritto torati di teologia, legge e medicina (capitoli precedente. Infatti la maggior parte degli argomenti, sparsi di nuovo XIX-XXI); quindi, alle diverse cattedre della senz’alcun ordine, possono individuarsi anche qui nelle categorie fon- Sapienza (XXII) succede una serie di capito- damentali già viste negli altri volumi, ossia cariche e mansioni della Sa- li minori, destinati rispettivamente ai «salo- ni» e alle aule (XXIII-XXIV), alle entrate con pienza, locali e lavori, cerimonie e, naturalmente, abusi vecchi e nuovi. le «provisioni e provisionati» (XXVI-XXVII), Ma a queste se ne aggiungono altre come «Concorsi», «Stravaganze e quindi agli architetti, esattori, computisti, delli Lettori», «Furti», od oggetti non trattati in precedenza («Chimica», «artisti» (ossia artigiani), pigionanti e pigio- «Fisica sperimentale», «Machine della Fisica»), mentre si fanno sem- ni (XXVIII-XXXI). I capitoli XXXII-XXXIV trattano rispettivamente «Delle orationi», pre più estese le note diaristiche e di colore sulla Roma del tempo: «Ro- «Funzioni delli Medici in chiesa» e «Orto ma morale», «Roma memorie», «Sede vacante», «Imbasciatori», «Spa- medico»; infine il XXXV, intitolato «Abusi», gnoli», «Maroniti», «Scioti» (cioè i compatrioti di Chio giunti anch’essi occupa da solo ben tredici pagine, mentre a Roma dopo l’occupazione turca), e infine il capitolo dedicato al «Ful- due capitoli senza numero di «Agiunte» completano il manoscritto. Ogni capitolo vie- mine» che nel giugno 1770 si abbatté sul campanile di sant’Ivo, per cui ne trattato cronologicamente per quanto lo Pantaleo stende una memoria storica su tutti i fulmini caduti in Sapien- consentano le ricerche svolte e la memoria za. Non mancano trascrizioni di sonetti satirici contro le autorità acca- del compilatore: ma inevitabilmente, strada demiche o contro i gesuiti, ma la poesia contro questi ultimi, ad esem- facendo, la narrazione si colora di episodi minori e considerazioni personali, cedendo pio, è ricopiata per tutt’altro motivo: «Nel conclave dell’anno presente il passo alla nota diaristica e molto spesso al 1769 sono uscite satire, e composizioni scelerate; anche contro perso- risentimento soggettivo. ne di pietà, ed acciò si conosca la malignità delli Oziosi ho stimato di 36 Ms. 62, ff. 185 di mm. 270×198, numerati a scrivere tal sonetto»38. Sono riflessioni come queste, qui molto più fre- pagine 1-370, all’inizio anch’esso fornito di quenti che negli altri, a conferire al manoscritto una inconfondibile no- indici (uno per pagine, l’altro alfabetico per soggetti) e di piante con didascalie alla fine. ta psicologica, la quale riassume e insieme spiega eloquentemente non 37 Sul v. del piatto anteriore: «5 lug. 1766. na solo la vicenda umana del compilatore, ma anche quelle del mondo in- to vugaso sa thelo», che non può essere al- torno a lui. tro che να το βγαζω σα θελω, letteralmente Come si sarà compreso, i memoriali di Balsarini – specie gli ultimi «per condurlo a termine come voglio». Di due, con le loro oltre 800 pagine – ciascuno con la loro conformazione, seguito, con una grafia sciolta, quasi gioco- sa: «Questo libro Io Pantaleo Balsarini lo do- costituiscono dunque un materiale di ricerca in più direzioni. Al di là no alla libraria, alli Custodi, et alli legisti let- dell’oggetto principale di questo lavoro, infatti, non sarà sfuggita l’im- tori...» (puntini autografi). La nota, evidente- portanza documentaria generale delle Memorie come giacimento di mente apposta prima di intraprendere la dati sulla Sapienza settecentesca, non solo di genere cronachistico, nuova impresa, contrasta per scrittura, con- tenuto e per stato d’animo da quelle, più mi- ma anche economico, topografico, sociale. A questo si aggiungano le nacciose, stilate sulle primitive Memorie (su- molte notizie archivistiche di prima mano, alle quali il compilatore at- pra, n. 30). Evidentemente dovettero passa- tinse con estrema difficoltà, e il cui interesse è notevole per il ricor- re quasi vent’anni perché Pantaleo potesse rente disordine in cui versarono, nell’Ottocento, gli archivi universi- superare il trauma psicologico causato dalle 39 malefatte di Pirelli e dai ‘soprusi’ di Argen- tari . villiers. 38 Ms. 62, p. 155. 39 ANNA PIA BIDOLLI, Contributo alla stotria 4. La Sapienza di Balsarini e di Renazzi: due universi a confronto dell’Università degli Studi di Roma. La Sa- pienza durante la Restaurazione, «Annali del- Come accennato in precedenza, le memorie dell’umile Balsarini si col- la Scuola speciale per Archivisti e Bibliote- cari dell’Università di Roma» 19-20 (1979- legano direttamente alla Storia del più famoso Renazzi, sia perché ne 1980), p. 97 e n. costituirono una fonte, sia perché, riguardando gli stessi avvenimenti, 48 Decadenza di studi e di costumi nella Sapienza pontificia

consentono un raffronto fra le due visioni. È lo stesso Renazzi a ricor- 40 RENAZZI, Storia, IV, p. 94-95. dare il custode in una rievocazione piuttosto commovente: 41 Ms. 62, p. 85-88 («Lettori successi dall’an- no 1720, tutti da me conosciuti») ove, a p. Prima coadjutore, e poi successore di Monsig. Antonio in tutte le cariche, che 88: «1768. Filippo Renazzi, per la giubilazio- da questo di esercitavano nello Studio Romano, fù D. Pantaleo Balsarini di lui ne di Danielli, 19 giugno con esame. 26 an- ni. Jure.» Nell’elenco, Renazzi è l’89° di 97 nepote: lesse egli Logica dall’anno 1726 sino al 1747, nel qual’anno gli venne lettori; non figura neppure nella p. prece- concessa la giubilazione. Ma continuò e nell’Uffizio di Custode della Libreria, dente, che contempla «Lettori particolari nel e di prosegretario dell’Accademia Teologica per lungo spazio di tempo. Allora bene, o male» con una serie parallela di po- per l’età già inoltrata, e per gl’incommodi sopragiuntigli di salute dimise l’una stille come «attento», «attentissimo», «tra- e l’altra incombenza, e ritirossi a vivere tranquillamente con alcuni suoi pa- scurato», «trascuratissimo» e simili. Cfr. di- renti. Breve però fù tal riposo: mentre sorpreso nel 1772 da grave infermità, versamente, invece, ad es. nell’elenco dei passò da questa a miglior vita nel dì 13 luglio, e fù tumulato nella Chiesa par- lettori alla fine della p. 139: «Conte Marco Torre di Verona 1724. Sacerdote di ottimi rocchiale di S. Maria in Via. La memoria di D. Pantaleo Balsarini sarà sempre costumi. Versatissimo in legge, ed in altre a noi dolce, e rispettabile. Allorché nel fiore di nostra età intraprendemmo ad scienze, se non fusse filosofo, sarebbe me- esercitare la Lettura delle Istituzioni criminali, per accidental combinazione glio per lui: cio però non li toglie la sua sti- di cose toccataci in sorte, ci s’aprì l’adito a contrarre la sua conoscenza, che ma. Questo è il maggior amico che abbi tra fu da Noi coltivata con piacere, e con frutto. Perché il Balsarini era un uomo, Lettori perché con sincerità cristiana dice li se non profondo, certamente a sufficienza perito in molte Discipline, e che suoi sentimenti». Altrove professioni di ami- ben conosceva il gran giro delle cose del Mondo, e della Corte di Roma; onde cizia e confidenze di vario genere sono ac- colte e riferite da Balsarini per il lettore di la sua conversazione riusciva gradevole insieme, ed istruttiva. Per la Romana eloquenza Paolino di S. Giuseppe e per quel- Università, dove giovinetto era stato educato e ricevuto aveva impieghi e lo di medicina e botanica Marcangelo Mar- avanzamenti, nudriva un tenero atttaccamento, e uno zelo ferventissimo, di cangeli. cui non ho in altri sinora rinvenuto pari esempio. Egli aveva raccolto molte 42 L’affermazione di Renazzi dunque è falsa: notizie, e unito insieme varie memorie la medesima concernenti per servirse- l’opera di JOSEPHUS CARAFA, De Gymnasio ro- ne a emendar la storia pubblicata da Monsignor Carafa, e formarne una più mano et de ejus professoribus ab Urbe condita veridica, esatta e più copiosa congiuntamente ai Professori Petrocchi e Orbi- usque ad haec tempora, Romae, Typis A. Ful- ni, che insieme con lui eransi collegati per eseguir tal’impresa, che poi rima- gonii, 1751, peraltro mai nominata da Balsa- rini, non poteva essere da lui conosciuta nel- se senza effetto. Pratichissimo perciò delle cose dell’Università, e special- l’intraprendere le Memorie, come del resto mente dell’edifizio di essa, sue epoche e vicende, più volte il buon vecchio appare nelle sue dichiarazioni proemiali. colla viva voce, e coll’oculare ispezione procurò comunicarci li suoi lumi, e Egli era addirittura convinto di iniziare la depositare in Noi le sue cognizioni. Né le sue cure in istruirci sono riuscite sua impresa ex novo («Per la trascuratezza vane. La presente nostra Storia dello Studio Romano deve la sua prima origi- dei nostri si trovamo in tanta oscurità, che ne alle di lui insinuazioni, e istruzioni. Se per avventura ad esse non abbiamo non si ariva à conoscere ne il principio ne il ben corrisposto, e non fattone buon uso, nostra è la colpa per esserci con progresso di questa nostra università», ms. 60, p. 1; «Non è stato mai destinato veruno, troppo coraggio assunti un peso superiore alla mediocrità di nostre forze, e 40 che descrivesse le notizie della Sapienza, si de’ nostri talenti. che stiamo all’oscuro: e sono di parere che sarà quasi impossibile di fare un’istoria», ivi, p. 388). Diversamente il custode non manca Intanto, alcune considerazioni. Di tutta la piacevole, continua e pro- di citare le fonti a sua conoscenza, soprattut- ficua frequentazione che Renazzi sostiene di aver avuto con Balsarini, to nel ms. 60, tra cui, spesso, il Middendorp non v’è traccia in tutte le Memorie all’infuori di un solo, schematico (ad es. p. 2, 8 e passim), i «Bollandisti» (for- se gli Acta Sanctorum: p. 2), il Ciaconius (p. cenno entro un elenco di novantatré «Lettori da me conosciuti»: quan- 75), il Macedo, p. 109, e persino le Memorie do in liste del genere, al contrario, il custode non era alieno dall’annota- istoriche dell’Adunanza degli Arcadi del suo re all’occasione amicizie e giudizi41. In secondo luogo Balsarini, ben contemporaneo e amico Morei (ms. 62, p. consapevole dei propri limiti, non pensò mai di emendar storie di nes- 146). Al contrario, per attestazione di mode- stia e consapevolezza dei suoi limiti, e del li- suno, e tantomeno quella del Carafa, uscita dieci anni dopo l’ideazione vello preparatorio del suo lavoro, cfr. infra, e il primo proemio delle Memorie, ove anzi, Carafa non è mai nominato n. 49. neanche in seguito42. Questo si rivela invece un chiodo fisso di Renazzi, 43 Solo nel proemio del ms. 60, p. 1, Pantaleo che non può trattenersi, a ogni occasione, dal confrontare la sua opera allude ai consigli avuti da alcuni colleghi, con quella del predecessore. Inoltre Petrocchi e Orbini, se proprio di che non nomina: «Ed havendo Io fatto qual- che fatica per radunare alcune poche noti- loro si tratta, non dovettero esser più che gli ispiratori del lavoro di Bal- zie, che sono rimaste, sono stato consigliato sarini, come sembra di capire dai proemii di quest’ultimo43. Infine, pur da diversi miei comprofessori di scrivere le al corrente della dolorosa vicenda privata di Pantaleo44, Renazzi non ne medeme.» Più oltre, fra «li superiori che mi fa alcun cenno nella rievocazione ora vista, come pure si guarda dal ri- hanno dato l’ultima spinta», riferisce il nome di mons. Cavalchini, rettore dal 1726 al ferire le opinioni del custode sull’andamento dell’Università, ampia- 1733. mente espresse nelle Memorie. Ma, al di là degli episodi, importa fin da 44 Cfr. supra, n. 23. ora rilevare lo stile e il modo di far storia di Renazzi, di cui la descrizio- 49 G. Rita

45 Tra gli episodi delle Memorie utilizzati più o meno pedissequamente da Renazzi si ritrova il rettorato di Ludovico Valenti (Storia, IV, p. 68-70: cfr. ms. 60, p. 92-94), talvolta con l’asso- luta coincidenza dei particolari, come nella successione dei festeggiamenti per l’elezione di Benedetto XIV (dal 17 agosto 1740 al 19 maggio 1741: Storia, IV p. 68; cfr. ms. 60, p. 93), e persino nell’individuare la vanagloria del Valenti (Storia, IV, p. 69; cfr. ms. 60, p. 363). Lampante è poi, a proposito degli avvo- cati Pirelli, De Vecchis e Argenvilliers, il riuso di triumviro, triumvirato, vocaboli dotti pre- senti a Balsarini solo in quella circostanza, e che Renazzi, certo per il loro sapore classici- sta, reimpiega fin troppo largamente (Storia, IV, p. 212-218). Ma è proprio la seduzione del pezzo di bravura a cagionare aporie nello sto- rico. Così gli intrighi e la presa di potere da parte di Pirelli e, in via subordinata, dell’avvo- cato De Vecchis e del futuro rettore Argenvil- liers vengono dipinti a tinte tacitiane, accen- tuate da un periodare breve e straordinaria- mente efficace, o addirittura stigmatizzati da frasi come «questo triumvirato agiva con tal 7. Ex Biblioteca Alessandrina. Sala di lettura. dispotismo» (p. 214) e simili. Successivamen- te, però, Renazzi si dilunga sui benefici effetti della riforma di Benedetto XIV (p. 220 e ss.), lasciando il suo lettore nel dubbio se o il «di- spotismo» fosse rivolto a fin di bene, o se il re- sto della storia sia una celebrazione cortigia- ne compiacente, sia pure a suo modo artistica, di un personaggio della na. Evidentemente l’autore aveva raccolto da vecchia Sapienza, prende come in altri casi il sopravvento sulla nuda, e Balsarini un racconto ben più diretto e dolo- meno lusighiera, realtà biografica. roso, riflesso solo a posteriori nelle Memorie (sappiamo che dopo il torto subito da Pirelli il Non diversamente è avvenuto della realtà storica. Probabilmente custode aveva distrutto una parte dei suoi do- Renazzi credeva, dopo che Balsarini ebbe chiuso gli occhi, di essere cumenti: cfr. ms. 60, p. 222, «considerando le lui l’unico fruitore delle Memorie, nel cui scomodo e variegato gine- cattive procedure di mons. Pirelli ho abrugia- praio, per la verità, ben pochi avrebbero messo le mani. In effetti più to simili notizie»), e non volendo, come scrit- tore, rinunciare alla materia di una prosa d’ar- di una pagina della Storia, e perfino alcune occorrenze lessicali di te, non riesce poi a conciliare la vicenda con Pantaleo si riconoscono traslate da quegli scartafacci, che il colto pro- l’intento celebrativo della sua opera. fessore si adoperò poi di mettere in bella forma, anche se non sempre A proposito della suddetta ammissione di innestandoli alla sua narrazione con l’abituale maestria45. Anche i trat- Balsarini, GIULIANA ADORNI, L’Archivio, p. 401 e n. 44, si stupisce sia della «singolarità» ti, e le gesta di alcuni personaggi, che nella storia renazziana risultano del custode, che lavorava in un’istituzione adorni di virtù, nella rozza prosa delle Memorie si trovano diversamen- che odiava, sia e soprattutto che gli avvocati te delineati46. Fin qui si tratta di sfumature: in sostanza parrebbe che avessero affidato proprio a lui, avvelenato Renazzi si sia limitato a utilizzare il canovaccio di Balsarini trasfiguran- com’era contro di loro, prima l’incarico della biblioteca e poi dell’archivio. Lo stupore del- done eventi e figure nell’ambito di una storia di stampo aulico. Ma tut- l’autrice deriva dall’aver intravisto qualche to il resto della congerie balsariniana, che ben poco aveva a che fare pagina delle Memorie senza aver ricostruito con la gloria della Sapienza tanto a cuore di Renazzi, restò nell’ombra, tutta la vicenda umana di Pantaleo: ricordia- e costituisce a tutt’oggi un contraltare all’edificio innalzato da quest’ul- mo che fino alla presa di potere di Pirelli e Argenvilliers (1746-1747) Balsarini era il più timo. zelante e forse il più orgoglioso dipendente della Sapienza, come è testimoniato dai proemii dei mss. 60 e 64. Come si è accennato, una delle strutture portanti delle Memorie 46 Esempio tipico è il ritratto del cardinale può rintracciarsi nella storia delle cariche e dei diversi impieghi ineren- camerlengo Annibale Albani, che, dapprima ti all’Università, le cui categorie sono trattate, nel manoscritto più com- illustrato da Renazzi (Storia, IV, p. 55) con la solita magniloquenza laudatoria, rinuncia piuto, in senso decrescente. Dopo i pontefici, collocati da Balsarini su poi alla sua carica con alterezza d’aristocrati- un piedistallo provvidenziale e fideistico, e i cardinali camerlenghi – vi- co («Ma questo nipote già di papa Regnante, sti generalmente con benevolenza perché cercano di opporsi o limitare né uso per la dignità e grandezza sua a tal foggia di preterizioni, non credé di tollerar- lo strapotere degli Avvocati concistoriali – un posto a parte occupano i le»: ivi, p. 234-235), invece nelle Memorie diversi collegi (corrispondenti alle facoltà, che sono, in Italia, le istitu-

50 Decadenza di studi e di costumi nella Sapienza pontificia

(ms. 60, p. 59) si rivela un debole di caratte- zioni preposte ai diversi ambiti disciplinari)47:tra questi il Collegio de- re e quindi facile vittima della sopraffazione degli avvocati: «Questo E.mo Porporato es- gli avvocati, addetto alle istituzioni legali, era di gran lunga il più impor- sendo poco considerato, e procurando li Av- tante, presiedendo all’elezione del rettore, del bibliotecario e tenendo vocati concistoriali d’esimersi dal medemo, in pratica nelle mani l’intera amministrazione, cioè il potere effettivo e di conculcare la sua giurisdizione, né po- della Sapienza. Solo studi relativamente recenti, a cominciare da quello tendo più tollerare, fece rinuncia il Camer- lingato alli [***] di Febraro». della Di Simone, filtrati laboriosamente da cumuli di documenti d’archi- 47 Sui collegi dell’Università, cfr. Memorie, vio e di pubblicazioni d’epoca, hanno potuto restituire agli Avvocati la ms. 60, p. 209-211 (Teologi), 213-236 (Avvo- loro intatta, reale configurazione di consorteria vòlta pervicacemente ai cati concistoriali), 237-240 (Collegio delli suoi vantaggi, in un’atmosfera chiusa e retriva qual era quella della Sa- Medici); v. inoltre A. MAIERÙ, Bolognese Ter- 48 minology in Medicine and Arts: “Facultas” pienza pontificia . and “Verificare”,in ID., University Training Ma tutto ciò era già presente nelle misconosciute Memorie. Per in Medieval Europe, translated and edited quanto Balsarini si sforzi in ogni modo di essere obiettivo49, un Leitmo- by D.N. Pryds, Leiden-New York-Köln, Brill 1994, p. 72-92, in particolare 72-82 per l’ori- tiv del custode, che guardava dal basso all’istituzione, è costituito dai gine e l’accezione di Facultas. molteplici malcostumi degli Avvocati: a essi fa capo la conseguente, 48 Cfr. DI SIMONE, La “Sapienza”, anche per un sotterranea degenerazione della Sapienza, a cui Renazzi si guarda bene confronto con le altre università italiane del tempo, in specie alle p. 34-37, 262 («tenace so- dall’accennare. Erano proprio gli Avvocati, usi per lunga consuetudine pravvivenza di schemi mentali e modelli didat- a fare il bello e cattivo tempo, a cercare inoltre a ogni costo di mantene- tici legati a un assetto che nel resto dell’Europa re le proprie prerogative. Non solo, per esempio, «dottorano chi gli pa- pareva ormai in via di superamento») e, con- re a loro»50; ma c’è un passo di Balsarini, soprattutto, già riportato in clusivamente, p. 291-292; v. inoltre supra, n. 22. 49 Fin dall’inizio Balsarini (Memorie, ms. 63, f. parte dalla Di Simone, che ora val la pena ritrascrivere per intero: 174=170v) per voler essere obiettivo a tutti i costi, confessa addirittura i propri «abusi»; in Li Avvocati Concistoriali anno ottenuto da diversi sommi Pontefici ampia facol- seguito (ms. 60, p. 392), dichiarando aperta- tà di laureare e in una et in ambe le leggi. Ma perché simil facoltà, per altro mente i suoi propositi: «Non si meravigli veru- no, se Io ora lodo ora biasimo le medeme co- molto ristreta si è concessa dal Papa alli Sig. protonotari Apostolici per questo se; perche cio faccio per la stima che ho delli sono nate molte liti tra questi due collegi; confesso in verità che tante conces- sentimenti altrui; quali venero, e scrivo accio sioni, sono seminario di discordie, e rovina delle communità, ed Università. poi essaminati li motivi, Io possa fare un piano Credo, che per questa facoltà di essere addottorato in questi Collegii è nato il migliore, o pure, qualche d’un altro illuminato pregiudicio della republica letteraria di dottorare li somari, poiche ogni colleg- dalli miei scriti componga qualche libro, che habbi da servire ad un Pontefice di lume, per gio per havere maggior numero di dotttorandi facilita l’esame, anzi per dir me- metter in lustro la nostra università». Infine, glio lo trascura; nella nostra Sapienza l’esame serve per una semplice formali- ivi, p. 398: «Prego solo chi leggerà la mia ope- tà, e so di certo, che si sono laureati alcuni, quali ne pur studiato li principii di ra, veda le memorie accio possa rettamente legge. Sopra di che un Cavaliere ultimamente laureato si è molto meravigliato giudicare se Io scrivo per la verità, e per la vir- del Professore, che li ha otenuta la laurea, con dirli, che poteva prenderla, e tù, con tanta prontezza, che bisognando mi ri- tratarò di quanto ò scrito, quando conoscerò che poi in appresso haverebbe studiato le istituzioni legali; sopra di che have- essere vero il contrario, diffati in alcune cose ranno da rendere gran conto a Dio tanto li Avvocati, che li Lettori leggisti.51 mi sono ritratato: e cosi devo poiche non si de- ve mai ritenere il proprio sentimento ne dif- La corruzione dei protonotari apostolici era giunta addirittura fino a fendere li propri fatti contro la verità». Napoli52; ma per quanto riguarda la Sapienza, oltre ai motivi qui addot- 50 Memorie, ms. 63, f. 86v=82v. ti, non si può non ricordare che all’evento delle lauree era connesso un 51 Memorie, ms. 60, p. 273. Il brano è stato parzialmente trascritto da DI SIMONE, La tale movimento di cerimonie, mance, prebende a vario titolo e indebite “Sapienza”, p. 96. retribuzioni – meticolosamente a parte enumerate da Balsarini, ciascu- 52 Sul lucroso commercio di lauree da parte na nella loro misura e nei loro abusi53 – da rendere assolutamente cre- dei protonotari, di cui si avvantaggiavano dibile, nella sua informe rozzezza, il passo riportato. Del resto, delle co- perfino i sudditi napoletani, v. ROGGERO, Pro- fessori e studenti, p. 1063. siddette lauree d’onore, la cui introduzione viene descritta da Renazzi 54 53 Sulle cerimonie delle lauree con rispettive con quasi quattro pagine di fiorita retorica e adeguata sceneggiatura , prebende, mance, distribuzione dei guanti a Balsarini riferisce invece, più brutalmente: cura dei bidelli, cfr. Memorie, ms. 62, p. 229 e 331; usi e tariffe per i dottorati di medici- na, ms. 60, p. 287-290; dottorati dell’Accade- Il dottorato d’onore fù introdoto l’anno 1755. E questa fu un’arte maliziosa del- mia, recite e mance (ad es. nel giorno 6 set- la quale si è molto discorso, e nelli miei manoscritti si scopre il tutto: fù deter- tembre 1770), ms. 62, p. 315. Nei tempi an- minato, che à spese della Sapienza, si dottorassero ogni anno due in legge, dati, però, tale avidità era stemperata in più uno in Teologia ed’ uno in medicina; e chi si dottorava in simil modo, era obli- gentili consuetudini, come quella di sonetti gato à studiare per tre anni continui la Teologia &c; poi furono obligati li scola- «o altre composizioni in lode delli Scolari», tramandate dai bidelli da padre in figlio, da ri legali di studiare ancora per un anno, anche l’Istoria profana spiegata dal recitarsi per la questua nelle classi due volte Maestro di Rettorica; per causa di simili leggi gravose alcuni anni mancorono l’anno: cfr. ms. 60, p. 181. li studenti carichi di questi requisiti, onde in quella classe non fù conferito dot- 54 RENAZZI, Storia, IV, p. 224-227. torato; come accade in questo anno 1768, nel quale mancano li concorenti alla 51 G. Rita

55 Memorie, ms. 62, p. 91-92. Medicina. [supra:] Dottori d’onore. In quest’anno 1766 non vi sono stati scola- 56 Memorie, ms. 62, p. 199: «Dottorato inau- ri legali capaci per il Dottorato legale, poiche mancava li requisiti necessari di dito. Monsignor Mariscotti essendo entrato tre anni di sudio legale oltre lo studio d’Istoria; il che non vogliono intendere li in Prelatura senza dottorato per rimediare Scolari [...] 31 luglio. Li Teologi dottorano il Giorgi, e mandano il Privilegio al allo sconcerto oggi 11 sett. 1770 si adotora Rettore. Vengono li Medici per fare l’esame; li concorrenti erano tre: hanno sa- nelle stanze di Mons. Antamori A.[vvocato] puto, che volevano aprovare il Rosa, e l’altri due venero in libraria ma non vol- C.[oncistoriale] alias locotenente, si fà ocul- to acciò non si manifesti il dolo». sero andare all’esame, onde niuno fù esaminato. 16 agosto. Li Medici fanno il Dottore di Onore, cioè il Rosa; adottorano assieme altri due con denaro.55 57 Memorie., ms. 60, p. 399. 58 Memorie, ms. 63, f. 141=137: «Li Sig.ri Avvo- cati si congregorono pro rebus Colleggi per Nel passo riportato la parola «Denaro» è ripetuta a parte, più in tratare di alcuni privileggi del loro collegio grande, e con inchiostro rosso. Non manca neppure il caso di un mon- [...] il che ricavo da motivi forti, etc. Li Sig.ri signore che, essendo entrato in carriera senza titoli, si laurea di nasco- Avv. Cav. Ascevolini e Antamori iuniori mi sto nella stanza e con la complicità di un Avvocato concistoriale56. Gli hanno chiamato in Archivio per trovare docu- menti circa li loro privilegii, e prerogative». stessi Avvocati, del resto, trovano una esauriente trattazione nel capito- 59 Sull’avvocato Girolamo Ercoli, v. Memorie, lo degli «Abusi» del ms. 60, forse uno dei pochi ad esser più organico ms. 60, p. 40 e più diffusamente alle p. 219- in tutta la sua estensione di tredici pagine, e che nella sua sostanziale 220: «Detto Avvocato Ercoli era omo, che unità compositiva si intuisce essere stato concepito e meditato a lungo. non avea in Roma stima veruna; questo fece A tale proposito noteremo che il procedimento per così dire storiografi- amicitia con Monsig. Genovesi, e con la pro- tezione di questo barone ottene l’Avvocatu- co di Balsarini è inverso a quello di Renazzi. Nella Storia di questi, in- ra, e molte altre grazie strambalate: questo fatti, la trionfalistica celebrazione dell’età presente avviene sullo sfondo essendo Avvocato veniva in Sapienza con della decadenza o del disordine di epoche trascorse; nelle più dimesse un’aria d’imperio, che era cosa curiosa il Memorie, invece, gli «abusi» contemporanei vengono osservati triste- sentirlo; volse che Io l’aiutassi à formare di- versi commentarii in alcune bolle, difatti mi mente con il rimpianto di altri tempi, altri uomini: sono adoprato in servirlo, ma avendo cono- sciuto, che era un parabolano [fanfarone] ò Da ciò che ò letto in diversi Autori lo studio della Sapienza è stato celebratissi- dessistito dall’impresa. Finalmente morto il mo, nel loro governo [degli Avvocati] è diminuito, la causa non la so indagare; Papa fu processato l’Avvocato Ercoli, e so, che mi diceva l’onoratissimo Avvocato Fagnani Decano, che l’Avvocati non Mons. Genovesi con altri Beneventani; al Av- vocato convene fugire in Napoli; Mons. Ge- attendono di proposito il governo di detto studio, poiche ò sono forensi, ò Pre- novesi fù privato del Canonicato di S. Pietro, lati; se Forensi la loro premura è di applicare alle liti; se poi sono prelati cerca- e condanato al Ergastro. Finalmente l’Avvo- no d’avantagiarsi per la prelatura; Io oservo, che qualche d’uno à più tosto pro- cato Ercoli fù privato dell’Avvocatura come curato con zelo aparente li propri avanzi con depressione dello studio. So di costa dal seguente viglieto della Secreteria più che doverebbe trovarsi almeno la continuazione da Sisto V in qua, e pure di Stato [18.8.1730]». Nel ms. 63, p. 71v=68v, non si trovano elenchi, non si trovano editti; e se non vi fusse quella poca di ra- si trova la trascrizione dei privilegi ottenuti a colta fatta da me con tanto stento; ne meno saperessimo li lettori da quel tem- suo tempo da Ercoli presso Benedetto XIII. po in qua; qual sia stato il fine dell’Avvocati non posso dirlo, se sia ò trascura- 60 Tra i casi più impudenti di favoritismo c’era tezza ò arte; so bene, che vi sono stati dell’Avvocati onoratissimi, e di gran co- quello del lettore di siriaco Dionisio Ecchel- lense, figlio del grande orientalista Abramo, scienza, so che vi sono stati di trascurati; e so che presentemente vi sono stati che aveva ottenuto la cattedra paterna come alcuni de quali parlarò à suo tempo. In quest’ultimi tempi è arivata tanto avan- un privilegio, in più con una inspiegabile do- ti, la frode di uno, che à commesso cose tali, che mi da fondamento à credere, nazione di 500 scudi, e poi aveva abbandona- che sia un [cassato]. Vedo una politica così diabolica, un arte così indegna, che to la professione, tornando poi in Sapienza stomacarebbe anche li Turchi; ò tratato con Turchi, con Sismatici, basta dire con il beneficio del papa. La donazione è rife- fides greca, con Ebrei etc.; ancora non mi ricordo d’avere tratato con omo si- rita come uno scandalo da Balsarini (Memo- rie, ms. 60, p. 39-40), ma elaborata da Renaz- mile. Signore illuminalo; e vi prego, o che li tocate il cuore, ò pure che lo tenia- 57 zi, che parla invece con malcelata simpatia te opresso, altrimente prevedo, che farà gran danno alla vostra chiesa. delle avventure di Dionisio in una brillante pagina (Storia, IV, p. 107: «Curiosa, e di lieti e Sempre a titolo di confronto con la Storia, noteremo ancora che tra tristi eventi intrecciata fu di questo Professo- re la storia»). Entrambi i casi dell’Ercoli e gli stessi Avvocati concistoriali, pur così ben coalizzati a guardarsi le dell’Ecchellense risalgono alla medesima au- spalle – fra l’altro con la continua ricerca di antichi privilegi, di cui Pan- torità di Benedetto XIII: forse per questo mo- taleo una volta è testimone oculare58 – c’erano a volte dei personaggi, tivo Balsarini, parlando del papa e dei suoi fa- come l’avvocato Girolamo Ercoli, protetto da Benedetto XIII e ovvia- voritismi conclude: «Non penso però attribui- re al medemo simil pregiudizio, ma bensì alli mente sconosciuto a Renazzi, ma che Balsarini invece è in grado di in- ministri, quali facilmente l’inganavano» (ms. dentificare, con una documentazione ineccepibile, in tutto il suo profilo 60, p. 40). Del resto Benedetto XIII era famo- di avventuriero59. Da questo e da altri casi di favoritismi a figure inde- so anche per l’introduzione a corte di perso- gne emerge un panorama di connivenze risalenti addirittura al pontefi- ne indegne: cfr. il ms. 289 della Biblioteca Alessandrina (La Fortuna cieca al Quirinale ce, e che il nostro autore non si trattiene di denunciare, pur con la de- nel Pontificato di Benedetto XIII Orsini). vozione del caso60. 52 Decadenza di studi e di costumi nella Sapienza pontificia

61 Ludovico Valenti venne prima appoggiato da Balsarini per la nomina a bibliotecario (ms. 60, p. 107: «Io da molto tempo andavo disponendo l’animo d’alcuni Avvocati, accio lo elegessero; ciò però mi è servito di trava- glio, ed à suo tempo mi averò da pentire [...] una cosa mi dispiace di detto Prelato, cioè l’aver sentito da persone qualificate essere il medemo vendicativo, e romanesco, pessime qualità in un Ecclesiastico». Altri giudizi ne- gativi su Valenti si trovano ivi, p. 92-94 (giu- dizio sul suo rettorato); p. 363-369 (sposta- mento di una festività universitaria dal gior- no di S. Luca, «per fare esso anche qualche cosa singolare di sua gloria»); infine, a p. 366: «Io per il mio zello, e sincerità mi sono fatto inimico Valenti a poco à poco, mi saran- no inimici anche li altri Avvocati. Onde Si- gnore vi prego accio questi non mi diano in- 8. Roma, l’antica “Sapienza” (ora Archivio di Stato). Interno della ex Bibliote- cumbenze, essendo queste la mia rovina». ca Alessandrina. Dettaglio della statua di Alessandro VII (sec. XVII) (Cortesia 62 Il bibliotecario Fagnani (1716-1733) era Mario Setter). «homo di singolar probità: fu molto trava- gliato dalli Avvocati, che li erano contrari per l’impiombatura della cupola, finalmente considerando la verità lo lasciarono operare Dal numero degli Avvocati ascendevano, come sappiamo, i rettori secondo la sua savia idea» (Memorie, ms. 60, p. 103-104). Su Valenti come biblioteca- dell’Università. Come per altre categorie, dopo la distaccata narrazione rio, v. supra, n. 60. In realtà, i rapporti con dei trapassati, quelli conosciuti da Balsarini dividono in egual misura lodi quest’ultimo cominciarono a guastarsi dopo e rampogne. Per uno di loro, Ludovico Valenti (1737-1740) è data osser- una sua inattesa visita in Alessandrina (ms. vare una curiosa involuzione del giudizio di Pantaleo, via via che lo cono- 60, p. 107). sce più da vicino, fino a definirlo «vendicativo e romanesco, pessime qua- 63 Sui lettori l’atteggiamento di Balsarini è 61 ambivalente. All’inizio (1740) essi vengono lità in un ecclesiastico» . Ma, dopo la favorevole rievocazione di Tomma- stigmatizzati per le assenze arbitrarie (Me- so Antamori, l’autore non è più in grado di proseguire: in seguito agli in- morie, ms. 63, f. 150=156 e passim), ma con trighi di monsignor Pirelli, è stato eletto Clemente Argenvilliers. Balsari- l’andar del tempo cominciano a esser com- ni, come altri lettori, è giubilato, e la serie si interrompe definitivamente. pianti: «Da qualche tempo in qua non solo non sono promossi, ma etiandio poco consi- Così, dopo i bibliotecari dell’Alessandrina – carica di non molto ri- derati; ed anche vi sono stati alcuni, che an- lievo nelle Memorie, di cui Pantaleo può tracciare un ritratto più o me- no molto travagliato detti lettori; e questo è no benevolo a seconda dei rapporti con gli Avvocati62 – i custodi della ciò che à fatto perdere il coraggio a diversi. biblioteca, anche per la particolare esperienza dell’autore, cominciano O poveri Lettori à che sete ridotti [...]» (ms. 60, p. 116). Naturalmente il compianto si ac- a dare all’affresco della Sapienza tinte più realistiche, proprio da dove centua durante il rettorato dell’Argenvilliers: inizia la reticenza di Renazzi. «I Professori legali à mio tempo regolavano Va da sé che, scendendo verso il basso, gli abusi siano destinati ad la Sapienza; venne poi l’Arginviliers e li tolse aumentare di numero e di intensità, in modo che l’intero panorama uni- il dominio e li avilì in modo tale che ora, 1770, sono come servitori tanto più che nelli versitario assumerà i connotati di gironi danteschi. I docenti, benché 63 esami sono stati prescelti per lettori li più vi- spesso difesi da Balsarini contro la prepotenza degli Avvocati ,si allea- li acciò non potessero alzare la testa» (ms. no con i bidelli e perfino con il campanaro per aumentare i pretesti di 62, p. 159, cit. da DI SIMONE, La “Sapienza”, far vacanza, ma intanto fanno lezione a casa propria dietro lauto com- p. 163-164 e n.). penso64. È interessante però notare che Renazzi, mentre condanna tale 64 Memorie, ms. 60, p. 390. usanza nei tempi andati, sorvola volentieri sui contemporanei65. A loro 65 RENAZZI, Storia, III, p. 160-164, ma v. infra, volta i bidelli rappresentano la specie umana più perversa per ingordi- p. 56 e nn. 83-84 e 86. 66 gia, incapacità e ambizione, e le loro malefatte occupano il maggior nu- Per le malefatte dei bidelli cfr. specialmen- 66 te ms. 60, p. 175-188; ms. 62, 247-249 e pas- mero di pagine nelle Memorie .A due di essi, i Politi padre e figlio, sim. spetta la palma dell’indegnità. Il primo è negligente, avido di mance, in- 53 G. Rita

67 Su Bernardo Politi v. Memorie, ms. 60, p. 184 e 395; ms, p. 293: «Vi fù una Putana, il Bidello Politti affitava le sue stanze, ed ha in- trodoto persone indegne; à segno tale, che non eravamo sicuri di salvare la nostra repu- tazione, poiche li Malfattori dicevano male di noi». V. inoltre infra, n. 69. 68 Memorie, ms. 62, p. 248. 69 BIBLIOTECA ALESSANDRINA, Carte Renazzi, scat. A.121. 70 Memorie, ms. 62, p. 294: «Putanesimo. Og- gi 2 aprile 1770, mi viene detto qualmente il Sig. Filippo Dognazzi ha fatto l’altra sera una lavata alla Balia dicendola porcha rufiana, mignota etc. e disse cose simili ad un Prete, che stava con lei adietro il portone; questa donna da cativo odore, e di cio è causa il Bi- dello Politi, che introdusse in casa sua un Prete giovine regnicolo, e questa Balia; ed a questi ora da ricetto il Sig. Biaggio nella di cui camera si gioca, e vengono altre donne di poca stima; insomma ora la Sapienza è di- venuta come prima». Per i bidelli “Biaggio” Pellegrini e Filippo Dognazzi, ivi, p. 250. 71 Memorie, ms. 63, f. 131v=127v: «Devo per mio scarico lasciare la memoria all’Ill.mi Sig. 9. Roma, l’antica Avvocati, che nel provedere il campanaro “Sapienza”. Vedu- procurino, che sia un’omo di bona coscien- ta di Sant’Ivo dai za; e che non abbi moglie poiche da cio pole loggiati delle au- venire gran utile, o danno alla Sapienza, e le (Cortesia Mario per il danno averanno da rendere conto rigo- Setter). roso al tribunal di Dio. Quando fù fatto cam- panaro Giovanni Giarossi, entrò in Sapienza povero meschino, e la sua moglie appena aveva abbiti da vestirsi. Con il progresso del tempo fece sei figlioli, questi li mandava ben troduce in Sapienza donne di malaffare67; il figlio, «Gioan Domenico, è vestiti, la moglie aveva abbiti di seta, gioie, più trascurato del padre; è un sciocco, e sempliciano, ed homo da bene, ed altri ornamenti. Io ed il mio compagno Sacerdote di bona coscienza si maravigliava- pero esercita malamente il suo officio; e li Lettori sono poco sodisfatti mo, come potesse fare tanto sfarzo, essendo di lui; tarda venire, ed aprire le scole, perché tiene la botega di cerarolo scarsa la paga del campanaro [...] onde vo- alla Longara. Io volendolo bene per la sua semplicità li ò dato vari avisi; lendo indagare la causa mi fa molto sospeta- ma poco si è aprofitato»68.Non varrebbe la pena tramandare il nome di re; a segno tale, che più volte o pensato, ab- bi permesso la notte qualche gioco nelle questo Giovan Domenico Politi, se non per il fatto che molti anni dopo scuole di sopra dal quale ricavasse tanto uti- firmerà al professore Filippo Maria Renazzi, la cui cattedra era allora a le, diffatti o avuto molti indizii». repentaglio, un attestato di ritrattazione del giuramento prestato troppo 72 Su Alessio Petrucci o Pietrucci, v. Memo- affrettatamente alla Repubblica69. rie, ms. 62, p. 293: «Alessio Petrucci, che fù L’ultimo cerchio è occupato dai familiari del personale subalterno, condanato in galera, fece delitti di morte, es- so teneva nelle scuole somari, e cavali; a coabitanti allora nei locali della Sapienza. Di notte e nei giorni di festa tempo del contaggio fece vendere, e portare le loro stanze si utilizzano per usi impropri, non esclusi il gioco d’azzar- in Roma bestie infete (poi agiustò il bando), do e il putanesimo, voce a cui Balsarini dedica un colorito paragrafo teneva gioco, dava mano al putanesimo»; delle Memorie70. La moglie del campanaro Giarossi, ad esempio, che al- «oggi 17 febraro 1740 ho veduto Alessio in zimara nel salone dei Leggisti, e mi è stato l’entrata in servizio del marito vestiva di cenci, comincia a sfoggiare detto che fusse uscito ieri di prigione» (ms. abiti di seta e gioielli, suscitando la sospettosa attenzione di Pantaleo71. 63, f. 168=164); ibid., «8 aprile 1740, è partito Il bidello Petrucci, poi, autentico malfattore già dedito al commercio di il sopradetto Alessio per farsi oblato benedi- bestiame infetto, favoreggiava anche lui il meretricio nelle aule dell’U- tino in Subiaco, Io l’ho procurato dieci scudi e li Sig.ri Avvocati concistoriali per farmi co- niversità. Uscito dalla galera scontata per qualche altro delitto, l’indo- sa grata hanno datto un mandato di scudi mani si ritrova, con tanto di zimarra, nell’esercizio delle sue funzioni. dieci in faccia mia per darli il danaro quando Un giorno, in quella mescolanza di devozione e turpitudini che era la si fusse vestito. Io ancora per sollecitarlo al Roma dei papi, manifesta all’improvviso l’intenzione di farsi monaco, e bene li ho dato una doppia del mio». Ma, su- bito dopo: «12 maggio il sopradetto Alessio Balsarini gli dà perfino del denaro «per sollecitarlo al bene». Ma tre è venuto nelle mie stanze, con dirmi che mai mesi dopo non vuol più saperne, ricominciando la vita di prima72. 54 Decadenza di studi e di costumi nella Sapienza pontificia

E c’era ancora un sottobosco, dentro e attorno alla Sapienza, forma- to da botteghe, bettole e laboratori artigiani dati in affitto dall’Universi- tà. Le Memorie ne elencano scrupolosamente proprietari, pigioni, cro- nologia: ampia materia, questa, per uno studioso dell’economia e della haveva intenzione di vestirsi Beneditino, e società. Ma anche del malcostume: perché di quelle botteghe, con tut- che esso non voleva li dieci scudi con tante condizioni». Infine (ivi f. 168v=164v): «Oggi to il loro strepito e i loro traffici non sempre onesti, la Sapienza, chissà 11 luglio 1740 mi è stato detto che Alessio perché, non riuscirà mai a liberarsi. Le conseguenze emergeranno, do- sta ritirato nelle camere del Padre per un po qualche tempo, dai documenti successivi73. furto considerabile». Nella sua Storia Renazzi è dimentico di tutto ciò. Eppure, come si 73 Cap. XXXI, «Pigionanti e pigioni», Memo- vedrà, saranno proprio tali caratteristiche sociali e di costume a rappre- rie, ms. 60, p. 351-355 (fino al 1746); tra gli «Abusi», gli inconvenienti della stamperia sentare, storicamente, una costante dell’Ateneo romano. Salvioni, che ottenne un’aula con breve pon- tificio e poi si estese arbitrariamente ad altri ambienti (ivi, p. 394); e ancora (p. 395): «Vi erano delle scuole à pian terreno, quali poi 5. Venti anni dopo (e oltre). Le “Relazioni” di Costantini e di Cer- dalli Sig. Rettori furono convertite in Bote- roti ghe; in una di queste il campanaro teneva barili di salame e d’altre mercanzie; poi la diede in affito ad un Regatiere; vedi fig. 2 Uno spirito ipercritico potrebbe facilmente attribuire l’affresco di Bal- lettera L. [...] questa scuola fù ricetacolo di sarini alle frustrazioni di un travet, se esso – ancora una volta a contra- cavalli, e sommari portati d’Alessio, come sto con le magniloquenti descrizioni di Renazzi – non venisse indiretta- gia ò scritto di sopra». Ma si noti soprattutto che negli anni precedenti al 1789 il rettore mente confermato da un documento di diciassette anni posteriore alla Costantini fu costretto a mettere i cancelli morte di Pantaleo. Si tratta della Relazione dell’Archiginnasio Romano, agli accessi dell’Università: «Per compimen- stesa nel 1789 da Carlo Luigi Costantini a conclusione del suo triennio to di polizia si collocarono due grandiose di rettore. Essa è nota da almeno due manoscritti, dovuti al medesimo cancellate al principio dei due portici. Que- 74 ste stando costantemente chiuse nei giorni, copista , per cui la si deve ritenere abbastanza nota nell’ambiente uni- et ore, che non v’è scuola, o non è aperta la versitario: questo non è senza importanza, come si vedrà nel seguito. Libreria, escludono li borsaroli, li mendican- Anche il personaggio è abbastanza noto, e il documento è già stato esa- ti, le meretrici, e le truppe d’insolenti ragaz- minato dalla Di Simone nella parte giuridico-normativa75; alcuni detta- zi che si adunavano in quei siti nei giorni, et ore suddette a sporcare le mura, a rompere gli rimasti in ombra, però, meritano tuttora una discussione. Non si li vetri, et a produrre mille scandali». [CARLO può non tener presente, anche in questo caso, la narrazione renazzia- LUIGI COSTANTINI], Relazione dell’Archiginna- na; ma se dal canovaccio delle Memorie essa deviava quasi solo per lo sio romano nel Rettorato di Carlo Luigi Co- stile, stavolta le divergenze dalla Relazione si fanno inequivocabilmente stantini, Biblioteca Alessandrina, ms. 117, f. 28v. più stridenti, e sempre contro il senso celebrativo che Renazzi intese dare alla sua opera. 74 ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, Università, b. 82, ff. 6 ss (con numerazione interna a pagi- In primo luogo, dice Costantini, a trent’anni dalla famosa riforma di ne 1-90); BIBLIOTECA ALESSANDRINA, ms. 117, Benedetto XIV, tutto era tornato come sempre: il suo Regolamento, da- ff. 1-51. La mano dello scrivano è identica; to alle stampe l’anno prima76,non era altro che una restitutio in inte- sull’esemplare dell’Alessandrina compaiono altresì correzioni e postille dello stesso Co- grum della riforma stessa: stantini. L’identità dell’amanuense fa pensa- re che la diffusione della Relazione fosse, Conviene premettere che è falso, che la Sapienza sia stata realmente riforma- per così dire, pianificata dal rettore (per la ta. Si legga l’intiero Regolamento, e si vegga, se v’è cosa, che non sia o una let- conseguente posizione di Renazzi in merito terale restituzione delle costituzioni apostoliche, e del Chirografo Benedetti- a ciò, v. infra, p. 61). no; o una esecuzione di ciò, che il Chirografo accenna doversi rettificare in ap- 75 Su Carlo Luigi Costantini, eminente figura presso.77 di giurista, burocrate e letterato della Roma settecentesca, ma ignorato dal Dizionario Il memoriale di Costantini, la cui scrittura serrata e puntuale nei Biografico degli Italiani, v. GIACINTO CANTA- LAMESSA CARBONI, Memorie intorno i letterati particolari – e già per questo con ben altro accento di verità che non la e gli artisti della città di Ascoli nel Piceno, prosa edulcorata e ampollosa di Renazzi – torna sul periodo trascorso Ascoli, Cardi, 1830, p. 236-237; DI SIMONE, dalla riforma al suo rettorato per enumerare gli abusi nei quali la Sa- La “Sapienza”, p. 165-176. pienza era di nuovo scivolata. Tali abusi, rinnovellati dopo quasi un 76 Regolamento dell’Archiginnasio romano, Roma, Salvioni, 1788. ventennio di «debolezze» e «inerzie» dei precedenti rettori, non fanno che riecheggiare le antiche doglianze di Balsarini. Tanto per comincia- 77 [COSTANTINI], Relazione, Biblioteca Ales- sandrina, ms. 117, f. 13. re, le vacanze arbitrarie, già insanabile rovello del vecchio custode, era- 78 78 Ivi, ff. 16-18, ove le vacanze arbitrarie oc- no tornate a poco a poco a intaccare i tempi di lezione .Renazzi, mal- cupano l’intero paragrafo primo. contento del nuovo regolamento del rettore, al quale attribuisce «la 55 G. Rita

smania di riformare le cose», si preoccupa di minimizzare il disservi- zio79. Ecco come ne parla invece Costantini:

Li Professori venivano a loro comodo; spesso impunemente mancavano affat- to, e mai non leggevano un’ora intiera, non ostanti le Bolle, Chirografo et Edit- to; ma appena dopo un quarto d’ora dal segno si risolvevano ad incamminarsi verso le scuole. [...] Da tutti questi abusi ne veniva, che il pubblico era defrau- dato ogn’anno in tutte le scuole di più d’un terzo della dovuta istruzione; che la Chimica, la Fisica, e la Medicina pratica usurpavano per soprapiù trenta va- canze annnuali; e che nel quarto, e più d’ora, che li giovani restavano in ogni scuola senza Professore tra una Lezione, e l’altra, insolentivano dalle finestre con le donne abitanti di contro: onde continui erano li ricorsi, e gravissimi gl’inconvenienti.80

In particolare, gli episodi che a causa dell’assenteismo del docente si svolgevano nell’ora di anatomia ricordano troppo da vicino il balsari- niano «strapazzo dell’incumbenza» da parte del professore Antonio Cocchi81, il quale, se non proprio lo stesso, sarà stato certo un degno precursore dell’uso a cui ora si riferisce Costantini:

Il Lettore di notomia che dà le sue dimostrazioni in teatro nei giorni vacanti 79 RENAZZI, Storia, IV, p. 386: «Quando li Av- vocati Concistoriali deputarono nel 1786 dall’Epifania alla Settimana santa si era posto in possesso di non leggere mai Monsig. Luigi Costantini, Avvocato de’ Po- in tutto quel tempo. Consegnava li scritti ad uno scolare che dettava per Lui, veri in Rettore dell’Archiginnasio per il se- senza che alcuno spiegasse, e di qui veniva, che non si profittava in questa ma- guente triennnio, tutto a dir vero, marciava teria fondamentale, che in quella scuola si facevano continui chiassi, et inso- in esso secondo il solito, e a sufficienza be- lenze anche dalle finestre, e che ridotti quei giovani a descrivere tra di loro le ne. Un qualche abuso soltanto osservavasi parti tutte del corpo umano, e li loro uffizii, ne soffrisse moltissimo il buon co- nei precedenti anni alquanto più aver posto 82 radice trà alcuni Lettori, che cioè ritardava- stume, et il pudore. no essi talvolta a venire in Sapienza, ovvero non erano sempre pronti al suono della In un caso, poi, l’aggiustamento dei fatti da parte di Renazzi è fla- Campanella a recarsi alle proprie Scuole per grante. Il lettore di diritto civile Pier Francesco Mattei viene ricordato dar lezione: il che certamente produceva nella Storia per le luminose virtù di docente e anche perché riuscì «ac- disordine nella Scolaresca, e privavala di 83 qualche spazio d’ora destinata alla sua istru- cettissimo alla scolaresca» . Dalla Relazione di Costantini, invece, Mat- zione. Sebbene terminata l’ora quasi tutti tei esce come un vanaglorioso e un calunniatore, che oltretutto istigava compensassero i Lettori la precedente perdi- i colleghi contro le decisioni rettorali. In quanto alla professione, poi, ta di tempo, trattenendosi a far circolo coi era un renitente riottoso il quale, contro ogni tradizione degli studi, si propri Scolari.» arrogava l’arbitrio di raddoppiare gli anni di corso della sua materia: 80 [COSTANTINI], Relazione, ff. 16-17. 81 Memorie, ms. 60, p. 397-398; ms. 62, p. Tutti li professori d’elementi limitavano il loro corso ad un anno, come è ne- 261. cessario, e da per tutto si stila. Il solo Avvocato Mattei Lettore di Istituzioni di 82 [COSTANTINI], Relazione, f. 17v. gius civile da qualche tempo era passato ad impiegarvene due. In vano li pre- 83 RENAZZI, Storia, IV, p. 253-254. cedenti Rettori aveano voluto ridurlo al dovere: et in vano lo zelantissimo Mgr. 84 [COSTANTINI], Relazione, f. 20, cit. da DI SI- Bottini ne avea scritto a Lui un gentil biglietto ragionato, in nome del Collegio MONE, La “Sapienza”, p. 167 e n. Su ulteriori in data 31 luglio 1783. Egli nulla rispose: continuò nell’abuso a visiera calata; speculazioni del Mattei a spese degli studen- et ebbe dopo molto tempo il coraggio di negare d’aver ricevuto il biglietto, che ti, v. la stessa Relazione, f. 33v-34. era stato consegnato in sue mani. 85 RENAZZI, Storia, IV, p. 254: «Essendosi su- scitate alcune controversie sul tempo di da- E tutto questo per dei motivi, tra cui il primo non proprio «accettis- re l’intero corso delle Istituzioni Civili tra lui, e il Rettore Costantini, ne risultò, che simo alla scolaresca»: fosse improvvisamente, e senza sua istanza giubilato. [...] Mai però volle esigere l’annua Egli aveva in questo il suo fine d’interesse borsale, facendosi pagare da quei somma assegnatagli per la giubilazione.» studenti, che per sbrigarsi in un anno andavano a casa sua a compire le Istitu- Costantini, ben altrimenti circostanziato e zioni; et avea ancora l’altro fine di affettare indipendenza dai superiori, e di meno sbrigativo di Renazzi (Relazione, ff. conservarsi nella massima di fare sempre il contrario di quello, che si ordi- 34v-35v) spiega l’intera vicenda della giubila- nava.84 zione: inoltre è certo che Mattei reclamò una pensione, ricorrendo addirittura al pon- tefice (v. fonti in DI SIMONE, La “Sapienza”, Naturalmente Renazzi nel relativo passaggio, falso ma soprattutto p. 168 e nn.). di una rapidità sospetta85, non dice nulla di questo, e tuttavia una stu- 56 Decadenza di studi e di costumi nella Sapienza pontificia

diosa come la Di Simone, di fronte a due ritratti così contrastanti, si è pronunciata a favore di Renazzi pur al cospetto di una documentazione precisa e implacabile86. Non si può non notare, inoltre, che nel prece- dente volume l’autore della Storia aveva dedicato una disquisizione di cinque pagine contro l’abuso delle lezioni private87, rivelandosi così un moralista nei confronti dei trapassati, e benevolo verso i contempora- nei. Ma all’intento celebrativo dell’istituzione contemporanea, altri mo- tivi dell’opera renazziana possono associarsi, poiché confessati dall’au- tore stesso88. Inoltre la credibilità di Costantini risulta rafforzata proprio dalla so- stanziale consonanza con il quadro ambientale della Sapienza già trac- ciato in tempi remoti sia dall’anonimo vaticano che da Balsarini. Ades- so, all’assenteismo dei docenti e allo scempio di anatomia, si aggiunge di nuovo il variopinto malcostume degli abitanti minori, dei quali una parte consistente spetta alla componente femminile: cominciando così a comprendersi, in qualche modo, la misoginia di Pantaleo. Ma c’è in più, rispetto a quest’ultimo, il comportamento degli studenti, la cui de- 86 DI SIMONE, La “Sapienza”, p. 168-169, pur scrizione è corroborata stavolta da una efficacia narrativa ignota al cu- dopo tutte le contraddizioni sopra ricordate, stode dell’Alessandrina: e da lei stessa confermate con adeguati ri- scontri testuali e archivistici, conclude: «È Le scuole erano distribuite assai male. Tre sole stavano al primo piano, e le al- chiaro che il rettore fornisce del Mattei un ritratto alquanto parziale, dietro il quale na- tre al secondo. Dalla stanza delli Professori si faceva un viaggio per giungere sconde il reale motivo della sua ostilità nei alle prime, e poi quattro branche di scala non larga, e poco luminosa per con- confronti del cattedratico che sembra esser dursi alle seconde. Abitavano per quella scala quatro famiglie con donne, e ra- diventato per lui il simbolo stesso dell’oppo- gazze, lo che produceva continui incontri indecenti con la scolaresca. Final- sizione dei professori di giurisprudenza». mente la detta scala non avendo altr’esito, che nel primo piano, passavano per- 87 Cfr. supra, p. 53 e n. 64. petuamente avanti a quelle scuole le abitanti, le serve, e le amiche, le sartrici, 88 Cioè quello dell’amicizia personale. Cfr. le cuffiare etc. etc. per sortire, ritornare, per spendere, per visitare, e per attin- RENAZZI, Storia, IV, 245-247: dopo aver di- gere l’acqua colle brocche nel gran cortile. Vecchie, o giovani che fossero, do- chiarato di aver potuto esprimersi senza re- veano soffrire li motteggi della scolaresca, che si tratteneva nel Portico ad more nei confronti dei docenti trapassati, aspettare la sua ora, a cui, con ammirazione universale, si lasciava una perpe- l’autore si accinge a parlare dei viventi, tua occasione d’insolentire. Per soprapiù finiva il portico con una Loggia aper- enunciando così i suoi criteri metodologici: «Perché avrei da rinunziare al piacere di far ta in faccia al caffè, e su quella acccedevano in publico le maggiori stravagan- menzione di tanti miei onorevoli, e virtuosi ze con sommo disonore dell’Università Romana. Li giovani insultavano le don- Colleghi, privandoli della sempre a chiun- ne abitanti di prospetto, e quelle, che passavano per la strada, facevano l’estra- que grata sodisfazione di veder perpetuati i zione del Lotto; e giunsero perfino una volta a presentarsi al pubblico con ber- loro nomi, e trasmessi alla Posterità? Final- rette cardinalizie in testa.89 mente perché sarà a me interdetto di usar così con essi un tratto lodevole di amicizia, e Nel medesimo aspetto di degrado spicca l’episodio del portone. Vi- di stima?» A tale afflato fraterno non poteva certo sottrarsi il Mattei, che insegnò disci- sta la vanità di reiterati editti, con gran dispendio di carte più e meno pline affini negli stessi anni del Renazzi. ufficiali, naturalmente avversato in ogni modo dai suoi nemici90, Co- Inoltre non dimenticheremo la antipatia di stantini era riuscito a far chiudere uno dei due accessi principali alla quest’ultimo nei confronti di Costantini, il Sapienza, attraverso cui il traffico alieno, e degenerazioni connesse, quale non solo «la smania eccita di fare le cose» (Storia, IV, p. 386 e ss.; cfr. supra, p. erano proliferati come segue: 55 e n. 78), ma soprattutto, contro il suo vo- lere, aveva cercato di spostare a Renazzi l’o- Li mali, che derivavano da quel trapasso si leggevano da molti anni espresso ra di lezione, e infine lo aveva privato delle nell’editto solito latino, che ogn’anno pubblicavasi di nuovo, et in molti editti cosiddette lauree d’onore (Storia, IV, 395- particolari dei precedenti Rettori. In sostanza tutti gli appuntamenti scandalosi 396). Naturalmente in queste pagine torna del vicinato si davano nel cortile dell’Università. Chi entrava da un portone, e la difesa di Mattei. chi dall’altro, fingendo di trapassare per accantonarsi poi sotto li opposti porti- 89 [COSTANTINI], Relazione, ff. 21v-22v. ci. Li stessi Professori erano stati testimonii di cose nefande: e li Parrochi re- 90 In merito alla controversia del portone, i clamavano da molto tempo. Oltre a ciò li studenti affacciati ai balaustri dell’op- documenti rettorali e di parte avversa occu- posto portico superiore infestavano tutte le donne, che incessantemente tra- pano ancora una notevole mole in Archivio passavano, e nell’anno precedente due giovinastri o parenti o amanti erano sa- di Stato di Roma; per le complicazioni pole- miche e perfino diplomatiche che la questio- liti nelle scuole con coltello alla mano per investire alcuni scolari, che aveano ne suscitò, v. [COSTANTINI], Relazione, ff. 44- motteggiate alcune ragazze. Finalmente li Merciari spandevano le loro chinca- 47. glie in quel portico al coperto dal sole, e dall’acqua; e li cavalli, e gli asini, che 57 G. Rita

scaricavano nella piazza di S. Eustachio, tutti si rimettevano nel cortile della Sapienza, ove legati ai pilastri con erba gettata loro d’innanzi, nitrivano, rag- ghiavano, e riducevano tutto ad una stalla. Li scolari giunsero a far salire un somaro nelle scuole.91

Ma il provvedimento non ebbe fortuna. Troppi interessi di bottega, naturalmente, dovevano essere consociati in favore di quel passaggio, che dopo l’epoca della Relazione finì per essere ripristinato. È lo stesso Renazzi a darne notizia, attribuendo la riapertura ad altri, più platonici motivi:

Convenne, a far cessare lo scontento della Scolaresca, costretta a girar intorno l’edifizio, e ad aver l’ingresso soltanto per l’altro Portone incontro alla Chiesa di San Giacomo de’ Spagnoli, e a sedare li universali clamori per la privazione d’un trapasso consueto, ovvio, e a tutti commodissimo, convenne, dissi, per or- dine supremo riaprire quel Portone, e rimetter la cosa nello stato primiero.92

«Convenne rimetter la cosa nello stato primiero»: inappellabile co- me un epitaffio, la frase di Renazzi è emblematica del dramma della Sa- pienza pontificia, in cui ogni tentativo di miglioramento, anche nelle questioni pratiche, era destinato a infrangersi di fronte all’immobilismo interessato: figurarsi in quelle più astratte, come educazione e cultura. Le conclusioni che la Di Simone ha tratto per l’insegnamento del diritto nel Settecento sono destinate a ripercuotersi, settantatré anni dopo la Relazione di Costantini, nell’intero campo della didattica universitaria.

Anche qui uno spirito illuminato, Francesco Cerroti, bibliotecario di casa Corsini ed esponente di punta dell’intellettualità romana mode- rata ma innovatrice, anche lui impegnato in un tentativo di riforma de- gli studi universitari93, lamenterà nella sua Relazione dello stato degli studj letterari e scientifici in Roma nel 1862, contenuta in un manoscrit- to corsiniano94, innanzitutto che l’istruzione pubblica sia ancora in ma- no a esponenti del «chericato», il che è radice di ogni inefficienza. Co- storo, afferma Cerroti, non possono che essere degli incompetenti:

Il governo degli studj in Roma è interamente affidato al chericato – né il laica- to però v’ha alcuna benché minima parte. Esso dipende dal volere di un certo numero di cardinali a ciò destinati, e che formano quella che dicesi Sacra Con- gregazione degli Studj. Da lei partono tutte le leggi gli ordinamenti e le prati- che che spettano all’istruzione: “Saranno (dice la bolla leonina) a questa Con- gregazione soggette tutte le università, tutte le pubbliche e private scuole di Roma e dello Stato, e qualsivoglia corporazione o individuo impiegato nella istruzione della gioventù”. Né a formare la detta congregazione vengono scel- ti, con minore sconcio e danno de’ buoni studj alcuni fra’ cardinali che potes- 91 [COSTANTINI], Relazione, f. 40-40v. sero essere ragguardevoli per senno per varietà e profondità di dottrina; ma 92 RENAZZI, Storia, IV, p. 387. ne debbono necessariamente per legge far parte quelli che sono preposti ad 93 Su Cerroti, v. ALESSANDRA CIMMINO, Cerro- alcuni onorevoli uffici, i quali nulla han che fare con l’istruzione.95 ti, Francesco, DBI 24 (1980), p. 30-33; sul suo impegno per le riforme del sistema del- Inoltre l’autore ha presente in generale la disastrosa situazione del- l’istruzione nella Roma di Pio IX, v. GA- SNAULT, La Réglementation, II, p. 1120-1121 e l’istruzione nella Roma pontificia, e in particolare è in grado anche di nn. denunciare, pressoché in ogni facoltà, il cattivo modo di insegnare. Ma 94 BIBLIOTECA CORSINIANA E DELL’ACCADEMIA di tutto il panorama riportato, ancora una volta antichi, famigerati per- DEI LINCEI, ms. Corsiniano 2623, fasc. III, ff. sonaggi tornano daccapo alla ribalta. Come gli ecclesiastici hanno par- 12 nn., mm. 267×191, cit. da ARMANDO PE- te preponderante nell’insegnamento non per dottrina o capacità ma so- TRUCCI, Cultura ed erudizione a Roma fra 1860 e 1870, «Il Veltro» 14, 4-6 (agosto-di- lo perché dignitari di curia, similmente gli Avvocati concistoriali deten- cembre 1970), p. 471-472. gono posizioni di potere in Sapienza senza avere titoli né esperienza di- 95 CERROTI, Relazione, f. 1-1v. dattica: 58 Decadenza di studi e di costumi nella Sapienza pontificia

Il collegio Legale sono poi gli Avvocati concistoriali. I quali se da Martino V e Sisto V ebbero tal privilegio, ne furono rimeritati solo perché aveano dato buon frutto nell’insegnamento del dritto. Ed invero il loro collegio fu primamente composto de’ professori di legge delle scuole palatine, e Martino V ordinò che niuno potesse essere un avvocato concistoriale se non era stato professore di diritto almeno per un triennio in qualcuna delle diverse università che in Euro- pa fiorivano; e Sisto V, grandissimo loro favoreggiatore stanziò che nessuno po- tesse aver seggio fra loro se non avesse dato saggio di grande dottrina, e ben meritato della giurisprudenza insegnandola pubblicamente. Tal privilegio adunque ottennero solo per la loro perizia nell’insegnare, la quale li faceva cer- tamente sperti del giudicare rettamente della dottrina di coloro che in tale scienza volevano esser laureati. Al presente certo difettano di tal perizia non es- sendovi fra essi pur uno che abbia mai atteso a quel nobilissimo ufficio.96

Ma gli abusi non si fermano qui:

A tutte queste sconvenevolezze ed irregolarità che portar certamente debbo- no, ed infatti portano, pessimo frutto di gravissimi danni; altra non lieve se ne scorge in ciò che quegli stessi, ciò sono i varj collegj, i quali giudicar debbono della perizia di coloro che vogliono essere insigniti de’ gradi accademici e del- le lauree partiscano fra di loro il denaro che questi depositano, e solo il parti- scano dopo aver dato un favorevole giudizio. Io non starò qui ad esaminare se convenga o no che chi è meritevole di siffatte onorificenze non le possa otte- nere, se non per prezzo; se fosse men male che due sorte vi fossero di lauree, l’una – che chiamerei d’insegnamento, e l’altra di esercizio, se per acquistar questa, al quale porta immediatamente guadagno, agli esami si dovesse sbor- sare alcuna somma di denaro, nulla spender per l’altra; solo affermerò esser cosa assai sconvenevole che i giudici stessi prendano per se quel denaro sol- tanto di buona riuscita: conciossiache possa ragionevolmente sospettarsi, ch’e’ siano non per amor di verità ma di guadagno, oltre a giustizia cortesi, come spesso per nostra mala ventura interviene, di gradi, delle lauree, delle matri- cole ancora a quelli che non ne son meritevoli.97

Nel frattempo, sull’onda delle molteplici restaurazioni, è venuta me- no anche la libertà d’insegnamento:

Ma, secondo il mio avviso, il male più grande di tutti, e che piuttosto chiamasi radice e semenza d’ogni tristissimo danno nell’acquisto della dottrina si è l’es- sere presso di noi esclusa del tutto la libertà dell’insegnamento. Io stimo che al governo soltanto appartenga lo stabilire ciò ch’egli vuole che si sappia da’ suoi soggetti in ciascuna scienza od arte; ch’egli faccia noto l’intendimento suo in questa materia con programmi, compilati da una eletta d’uomini dotti in ciascun ramo dell’umano sapere, approvati dal ministero, pe’ quali venga pub- blicamente significato quello che ognuno deve conoscere per conseguire quel- le onorificenze che ad esercitare una professione o ad insegnare altrui si ri- chiedono. Del resto insegni chiunque vuole purché sia uomo onesto ed addot- trinato, insegni con quel metodo che gli pare più conveniente, sieguano i gio- vani quell’ordine che vogliono negli studj, frequentino que’ luoghi che loro pa- jono più acconci ad ottenere vantaggio: al governo ciò solo deve bastare, che coloro, i quali vogliono professare od esercitare alcuna scienza od arte abbia- no la conoscenza perfetta di quelle dottrine ch’egli crede necessarie ad adem- piere l’uno e l’altro importantissimo ufficio. Ora presso di noi ed insegnamen- to e materia e metodo di esso, e disciplina e magistero, tutto insomma negli studi dipende dal volere e dall’arbitrio degli eminentissimi cardinali della S. Congregazione, e dall’eminentissimo vicario; quindi si vegga quale ubertosa e buona messe debba raccogliersi da cosiffatto governo.98 96 Ivi, ff. 2v-3. 97 Ivi, f. 5-5v. Dalla Relazione di Cerroti, dunque, sembra emergere una stretta 98 Ivi, ff. 5v-6. relazione tra inefficienza, favoritismo e «governo del chericato»: ora 59 G. Rita

enunciato, quest’ultimo, per la prima volta in modo così esplicito. E precisamente tra le due polarità di laico e religioso si giocava già dal- le età precedenti il destino della Sapienza, tra la speranza di un mi- glioramento e il rischio, troppo spesso avveratosi, del ritorno all’im- mobilismo: come ancora era accaduto nell’ultimo passaggio tra due secoli. Alla svolta dei quali, tra innovazione laica e potere clericale, cultura e società, diritto e letteratura si trova precisamente la figura di Renazzi.

99 Per il rilievo del Renazzi nel campo della 6. Conclusione: Renazzi e la “Storia della Sapienza” giurisprudenza, v. DI SIMONE, La “Sapienza”, p. 208-217 con la cospicua bibliografia in ap- parato e, ora, EAD., Organizzazione e cultura, Un tale personaggio si presenta culturalmente composito o, per meglio p. 152-153 e nn. dire, a più livelli. Al primo, il più sublime, c’è il maestro di diritto, il do- 100 Tra le Carte Renazzi della Biblioteca Ales- cente di fama europea, lo spirito innovatore geniale e filoilluminista. Il sandrina si conservano ad es. i manoscritti suo valore esce intatto dopo due secoli di studi vasti e approfonditi nel Sulla tolleranza religiosa, scat. D, 121; Intor- 99 no all’arte di insegnare ai muti, scat. A, 191; campo della dottrina specifica , a cui non poche delle Carte Renazzi Sul diritto applicato ai sordi e ai muti, scat. pervenute, come a chiudere un cerchio fatale, nella stessa Alessandri- C. 101; Appunti sui giuochi d’azzardo, scat. na, non possono che aggiungere nuovo lustro: non solo nella sfera tec- D.15, e soprattutto la lettera a Settimio Co- nico-procedurale o filosofico-giuridica, ma ancora sociologica e filantro- stanzi sul Contratto sociale di Rousseau, 100 scat. A, 251. Sulle Carte, v. LUIGI CONDEMI pica . In tutto ciò è dato scorgere, fra l’altro, una costante attenzione DE FELICE, Ordinate le “Carte Renazzi” nella ai diritti del popolo, coerentemente con i principi della Rivoluzione a Biblioteca Alessandrina, «Accademie e Bi- cui egli stesso con entusiasmo aveva aderito. blioteche d’Italia» 24, 2 (1976), p. 124-129 e Al piano intermedio si trova lo storico della letteratura romana, in- RITA, Fondo manoscritti, p. 109-110 e nn. serita entro la Storia dell’Università, del pari ben documentata e tanto 101 RENAZZI, Storia, I, p. X-XII, ristampate nel II. più lodevole, in quanto pressoché prima del genere. L’autore sa coglie- 102 Tipico del Tiraboschi era, ad es., l’attri- re profili e valori essenziali, ad esempio anche attraverso polemiche e buire i pregi agli autori trattati, e i difetti ai scissioni, con giudizi rimasti spesso inalterati fino ai giorni nostri. Ma tempi in cui vissero: non diversamente RE- come storico letterario già sembrano ostare a Renazzi alcuni limiti. In- NAZZI, Storia, III, 186, parlando del professo- nanzitutto, benché egli dia conto anche di istituzioni culturali e disci- re di istituzioni criminali Alessandro Bru- giotti: «Di lui si ha alle stampe un corso del- pline diverse dalle lettere, l’impianto è rimasto sostanzialmente biogra- le Istituzioni sudette mal digerite, e peggio fico, ossia per medaglioni possibilmente celebrativi. E, guardando per scritte, che spira da per tutto la rozzezza del sua stessa ammissione ai modelli contemporanei, Crescimbeni e Tira- secolo, nel quale ei viveva». boschi101, egli non è ancora libero completamente dal biografismo del 103 Cfr. ad es. i componimenti satirici e non, primo, né da alcuni vezzi del secondo, visibili anche nella sfera del di- iniziati a circolare dal tempo della soppres- 102 sione dei Gesuiti (1730) all’elezione di Cle- ritto . In più, l’intento laudatorio di Renazzi si traduce, con rare ecce- mente XIV (1769), dei quali gli archetipi zioni, nell’assenza di una vera critica. Infine lo storico letterario è por- possono rintracciarsi disseminati nel ms. tato a trascurare i fenomeni della società che stanno alla base di una Ferrajoli 542 della Biblioteca Vaticana, e la produzione del genere. Diversamente dalla finezza di spirito da lui mo- cui diffusione è ampiamente documentata in esemplari di tutta Italia. Una copia tardo-set- strata nei campi giuridico e sociale, la letteratura che presenta è aulica, tecentesca delle poesie che, al di là dello accademica, laureata. Egli non sembra attento a quella cultura scritta spunto occasionale, rivelano una tecnica as- semiufficiale o anonima, che tuttavia per tecnica, struttura e lessico ri- sai scaltrita e una non comune conoscenza velava anch’essa un’origine assolutamente degna di interesse, e di cui letteraria e di corte, giunse in Alessandrina lo stesso Balsarini, chiuso com’era nel suo mondo, aveva avuto noti- nel 1913 (ms. 339: cfr. RITA, Fondo mano- 103 scritti, p. 111-112 e n.). Per avere una idea zia . C’era persino un filone fieramente antigiacobino che l’autore del- della diffusione dei componimenti, è suffi- la Storia, una volta tornato all’ovile legittimista, avrebbe potuto citare ciente riscontrarne i capoversi nello IUPI, con profitto104. Ma qui la partecipazione illuminista si rivela già me- Incipitario unificato della poesia italiana a no coinvolta, trattandosi, come si dirà, di una storia «indirizzata» al po- cura di MARCO SANTAGATA, I-II, Modena, Pa- nini, 1988). tere. 104 VALERIO MARUCCI, Stornelli romaneschi E, conseguentemente a ciò, all’ultimo livello si trova proprio lo sto- del 1793. La risposta “popolare” al terrore, in rico tout court, lo storico della Sapienza. Pur nell’unicità e gli indiscuti- Lingua e dialetto nella tradizione letteraria bili pregi documentari, quest’opera, rimasta in gran parte valida fino a italiana. Atti del convegno di Salerno 5-6 no- vembre 1993, Roma, Salerno, 1994, p. 449- oggi come insostituibile miniera di dati e biografie, approfondisce i li- 471. miti già osservati per la letteratura, in quanto encomiastica dell’istitu- 60 Decadenza di studi e di costumi nella Sapienza pontificia

zione universitaria contemporanea, e in particolare degli Avvocati con- 105 RENAZZI, Storia, IV, p. 257. La modestia a cui l’autore si appella come storico di se cistoriali, di cui ormai i tratti son noti, e proprio ai quali il quarto volu- stesso è assai poco credibile, perché nella me è dedicato con solennità epigrafica. Avvicinandosi al suo tempo, Re- pagina precedente aveva menzionato gli in- nazzi diventa sempre meno storico e più celebratore: si è già visto, ad viti rivoltigli da Napoleone, Caterina di Rus- esempio, come le lezioni private venissero condannate nel passato e sia e dalla Corte di Vienna, peraltro storica- mente irrilevanti. ignorate nel presente. Quale che sia la causa di tale incongruenza, non 106 Il bidello Politi (cfr. supra, n. 68) certifica la si può certo individuare tra le qualità di uno storico. Inoltre il senso che Renazzi non giurò fedeltà alla Repubbli- di distacco, o antipatia, per i tentativi di miglioramento del rettore Co- ca, mentre il confessore don Gabriele De stantini tradiscono la volontà di tacere sugli aspetti sgradevoli della Sa- Angelis (Carte Renazzi, scat. A.111) assicura pienza, che pure, data per certa la diffusione della Relazione, Renazzi che, pentitosene, aveva ritrattato. Tranne le firme, le decine di discolpe, attestati e sup- non poteva mostrare di ignorare o selezionare a suo garbo, come aveva pliche (compresa una a Ferdinando IV re fatto con le Memorie di Balsarini. delle Due Sicilie, scat. A.31) che compaiono A questo si accompagna, nella Storia, la rimozione deliberata di nelle Carte sono scritte dalla stessa mano. quanto atteneva all’esperienza repubblicana dell’autore. È precisamen- 107 FILIPPO MARIA RENAZZI, Discorso del citta- te in tal senso che il dichiarato silenzio di Renazzi, in luogo della pro- dino Filippo Maria Renazzi senatore pronun- pria biografia, ha tutta l’aria di un escamotage per glissare su una paren- ziato nella seduta dei 9 Fiorile anno VI del- 105 l’Era Repubblicana, Roma, Salvioni, 1798, tesi divenuta ingombrante . E invano si cercherebbe nelle Carte qual- per il quale v. DI SIMONE, La “Sapienza”, p. che traccia sul suo coinvolgimento, tranne gli attestati contrari del bi- 240-241 e nn. dello della Sapienza o del suo privato confessore, peraltro tra loro di- 108 In particolare nella Storia, IV, p. 146, pre- vergenti106. Con ogni evidenza, dunque, si è davanti a una sorta di dam- cisamente a proposito dell’Illuminismo, il natio memoriae operata da Renazzi nei confronti di sé medesimo. Ma cui tono e intenzione vanno molto al di là dell’equilibrata visione della religione, in vi- per un curioso paradosso, o uno scherzo del destino, egli cercò di far sta della formazione anche di «ottimi Cittadi- dimenticare proprio ciò per cui oggi è ricordato con onore: ossia, la ni»: v. presso DI SIMONE, “La Sapienza”, p. partecipazione alla Repubblica del 1798-99 e in particolare il discorso 241. Tra l’altro, la pagina di Renazzi rispec- che non solo pronunciò, ma fece anche stampare107. chia molto da vicino il Panegirico del Gover- no pontificio ora nelle Carte, scat. B.141. Benemerenze del genere, però, specie nell’ultima parte della 109 PETRUCCI, Cultura ed erudizione, p. 480- Storia, sembrano cancellate in un sol tratto dalla regressione dell’auto- 482 e nn., constata il fallimento dell’istruzio- re in senso confessionale. I panegirici per la santa religione e gli attac- ne laicista post-risorgimentale specie nel- chi alla Repubblica108,a cui egli aveva pur partecipato, sono altrettanti l’impossibilità di riformare veramente gli colpi inferti alla credibilità di uno storico. È ben difficile che una simile studi in un terreno culturalmente ancorato alle vecchie istituzioni. impostazione, non priva di apologia e di reticenze, possa garantire per 110 Cfr. Vat. Lat. 7400, f. 30, con chiara allu- una metodologia corretta. Non solo: mentre illumina retrospettivamen- sione alle discipline letterarie: «Et io chiamo te, e di ben altra luce, tutto l’edificio già compiuto, lascia intravvedere li primi lettori necessarij, perche solo li sco- già da allora la direzione in cui le polarità laica e religiosa, ma anche di lari di legge Canonica e Civile e Medicina funzionalità e di corruzione, si sarebbero evolute nel corso delle istitu- sono quelli, che fanno il studio frequentato, li altri sono superflui, poiche ò non leggono zioni culturali di Roma. L’assenza appunto di una visione laica, o il suo per non aver udienza, ò menano persone ho- rinnegamento, come è avvenuto per Renazzi, costituirà il punctum do- norarie, ò non ci vengono, perche li scolari lens di molte generazioni di intellettuali ben al di là dell’ormai decrepito di dette facoltà sono in mani di Giesuiti». È Stato pontificio, come Armando Petrucci ha mostrato nel saggio sopra noto che la Sapienza possedeva l’esclusiva 109 degli studi giuridici e di medicina, mentre il ricordato . Collegio romano, fondato nel 1551 ed eleva- to a Università da Gregorio XIII, impartiva i Non sarà stata inutile questa rassegna sulle tradizioni manoscritte tre gradi dell’istruzione letteraria, di cui l’ul- del costume universitario a Roma: poiché, liberata preliminarmente timo, retorica, si trovava in diretta concor- renza con l’Università. Sui motivi ed esiti di l’indagine da sovrastutture paludate, la storia della Sapienza pontificia tale rivalità, cfr. ancora DI SIMONE, La “Sa- sarà più perspicua a una analisi razionale, specie in alcuni punti focali, pienza”, p. 19-28 e numerosa bibliografia al- quali ad esempio l’istituzione delle diverse cattedre. Di queste, tranne legata. le più ricercate o le esclusive, come medicina o giurisprudenza, saran- 111 Interessanti ipotesi di ricerca possono ve- no ad esempio quelle di eloquenza e lingue, giudicate nel Seicento per- nir formulate in tal senso a partire ad es. 110 dall’istituzione della prima cattedra di greco sino «inutili» , perché assegnate come benefici, a soggiacere al privi- in Sapienza, avvenuta nel 1406. In quell’anno legio e al favoritismo: e in quanto a ciò, a rivelare più facilmente moti- era già notevole «la pressione turca sull’Oc- vazioni politiche o di altro genere nella storia culturale della città111. cidente cristiano» alla vigilia della caduta di Tramontate per sempre le età trionfali dello Studium Urbis quattrocen- Costantinopoli (VINCENZO DE CAPRIO, Roma, tesco e mediceo, le materie umanistiche si avviarono fatalmente a un in Letteratura italiana a cura di ALBERTO ASOR ROSA, Storia e geografia, I, Torino, Ei- lento, inesorabile declino dalla fine del secolo XVI. È da questa epoca 61 G. Rita

che, tenendo a mente il retroterra etico e diremmo antropologico della Sapienza venuto in luce nel presente lavoro, ci volgeremo alla storia dell’insegnamento universitario delle lettere.

GIOVANNI RITA (Università di Roma “La Sapienza”)

Summary

GIOVANNI RITA, Decadence in customs and studies at the Sapienza of pa- pal state times in some XVII-XIXth-century memoirs

The official historiography of Rome’s Sapienza, written for celebratory purposes until the first half of the XXth century, could benefit from a parallel study of sources still in manuscript form but no less significant for that. These latter, unfortunately, behind a façade of splendor typical of the whole culture pervading the from the Baroque peri- od onwards, document decay in the administrative and teaching struc- tures from at least the beginning of the XVIIth century: an unknown clerk at the offitio of the «Notario di Studio» was already able in 1627 to trace the causes of corruption and inefficiency at the University of Rome to the abuse of power by the consistorial Collegio degli Avvocati, closely linked to the papal Court. Surprisingly, the same inefficiencies, only worse, were confirmed more than a century later in the writings of Pantaleo Balsarini (1695-1772), caretaker of the Alessandrina Li- brary and the university chapel in Sant’Ivo. From this observatory, then closely tied to the University, Balsarini was in a position not only naudi, 1988, p. 369), per cui certamente il to sketch out a rudimentary history of the Sapienza but to note down, papato progettava di accogliere i dotti che almost every day, the behavior of the staff and the defects of an institu- già cominciarono a fuggire, e di fondare, tion he would have liked to have seen at the height of its fame. The sull’esempio di Firenze, un centro di cultura greca in funzione «uniate» ossia in opposi- somewhat bleak panorama painted by Balsarini did not improve at the zione allo scismatico, e ormai in via di estin- end of the XVIIIth century when the rector Costantini, in his 1789 Re- zione, impero bizantino: un tentativo analo- port, listed the ongoing dysfunctionalities along with the social decay go si vedrà nei concilii di Ferrara e Firenze of the areas around. The teaching inefficiencies of the University del 1433. Oppure, passando ad altro campo, è noto che dopo la vittoria di Lepanto la would finally be documented, citing the same reasons, in the 1862 Re- Chiesa della Controriforma mosse al con- port of Francesco Cerroti, renowned intellectual in the Rome of the pa- trattacco con tentativi di penetrazione cultu- pal states and future librarian at the post-unification Alessandrina. rale nelle terre islamiche, in ciò avvalendosi All these memoirs cover a key historical period stretching from the soprattutto dei maroniti del Libano (LEAN- Counter-reformation to the period just before the fall of the Papal DRO PERINI, Editori e potere in Italia dalla fi- ne del secolo XV all’Unità, in Storia d’Italia. States. It was from this background that emerged the monumental Sto- Annali, 4: Intellettuali e potere, Torino, Ei- ria dell’Università di Roma (1803-1806) by Filippo Maria Renazzi which naudi, 1981, p. 813-817). Nel quadro di tali can from this moment be better evaluated and, perhaps, revisited. rapporti non è da escludere abbiano qual- che significato non solo la fondazione del collegio maronita a Roma nel 1581, ma an- che di una cattedra di arabo in Sapienza (1605, dal 1612 affidata a un maronita, come pure quella di siriaco, istituita nel 1650). In- torno a tale epoca entrarono altresì in fun- zione le tipografie orientali della congrega- zione di Propaganda Fide. Per i rapporti cul- turali e politici tra la Santa sede e i maroniti, v. PETER J.A.N. RIETBERGEN, A Maronite me- diator between Mediterranean Cultures, LIAS 16, 1 (1989), p. 13-41. 62 Paolo Alvazzi del Frate TRA DIRITTO COMUNE E CODICE: LA FACOLTÀ DI GIURISPRUDENZA DELLA SAPIENZA NEL PERIODO NAPOLEONICO1

1 Il testo è una rielaborazione dell’articolo lla fine del XVIII secolo l’insegnamento del diritto nell’uni- La formazione dei giuristi nella Roma napo- versità romana della Sapienza2 era basato, secondo la tra- leonica. La Facoltà di Giurisprudenza della 1. dizione, sullo ius commune, cioè essenzialmente sullo stu- Sapienza, «Roma moderna e contempora- A nea», 2 (1994), p. 91-104. dio del diritto romano-canonico nell’interpretazione dei giuristi del- 2 Sull’Università romana opere fondamentali l’età medievale e moderna. Mentre in altre università si era verifi- sono i classici JOSEPH CARAFA, De Gymnasio romano et de eius professoribus ab Urbe condi- ta usque ad haec tempora libri duo, Romae, Typis Antonii Fulgonii, MDCCLI (rist. anast. Bologna, Forni, 1971) e FILIPPO MARIA RE- NAZZI, Storia dell’Università degli studj di Ro- ma detta comunemente la Sapienza, 4 vv., Ro- ma, Pagliarini, 1803-1806 (rist. anast. Bolo- gna, Forni, 1971). Ricordiamo inoltre GAETA- NO MORONI, Università romana o Archiginna- sio della Sapienza, in Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, LXXXIV-LXXXV, Venezia, Tip. emiliana, 1857, p. 282-323 e 3-208; EMI- LIO MORPURGO, Roma e la Sapienza. Compen- dio di notizie storiche sull’Università romana, in Monografia della città di Roma e della campagna romana, II, Roma, Tip. Elzeviria- na, 1881, p. 3-111; FRANCESCO POMETTI, Il ruo- lo dei lettori del 1569-70 e altre notizie sull’U- niversità di Roma, in Scritti vari di filologia, Roma, Forzani, 1901, p. 67-93; L’Università di Roma, Roma, Poligrafico dello Stato, 1927; AGOSTINO GEMELLI-SILVIO VISMARA, La rifor- ma degli studi universitari negli stati pontifici (1816-1824), Milano, Vita e Pensiero, 1933; NICOLA SPANO, L’Università di Roma, Roma, Mediterranea, 1935; ROBERTO VALENTINI, Gli istituti romani di alta cultura e la presunta crisi dello “Studium Urbis” (1370-1420), «Ar- chivio della R. Deputazione romana di Storia Patria», 59 (1936), p. 245-302; VITTORIO EMA- NUELE GIUNTELLA, Scuola e cultura nella Ro- ma settecentesca, «Studi romani», 11 (1963), p. 528-541; ANNA PIA BIDOLLI, Contributo alla storia dell’Università di Roma. La Sapienza durante la Restaurazione, «Annali della Scuo- la Speciale per Archivisti e Bibliotecari del- l’Università di Roma», 19-20 (1979-1980), p. 71-110; MARIA ROSA DI SIMONE, La “Sapien- za” romana nel Settecento. Organizzazione universitaria e insegnamento del diritto, Ro- ma, Ed. Ateneo, 1980; MARIA CRISTINA DORA- TI DA EMPOLI, I lettori dello Studio e i maestri di grammatica a Roma da Sisto IV ad Ales- sandro VI, «Rassegna degli Archivi di Stato», 1. La Sapienza (Incisione di Sebastiano Giannini).

63 Annali di storia delle università italiane 4/2000 P. A l v a z z i d e l F r a t e

40 (1980), p. 98-147; JOLE VERNACCHIA-GALLI, L’Archiginnasio romano secondo il diario del Prof. Giuseppe Settele (1810-1836), Roma, Ed. Ateneo, 1984; FRANÇOIS GASNAULT, La ré- glementation des Universités pontificales au XIXe siècle, «Mélanges de l’Ecole française de Rome. Moyen Age-Temps modernes», 96 (1984), p. 177-237; EMANUELE CONTE, Accade- mie studentesche a Roma nel Cinquecento. De modis docendi et discendi in iure, Roma, Ed. Ateneo, 1985; ID., Università e formazione giuridica a Roma nel Cinquecento, «La Cultu- ra», 22 (1985), p. 329-346; RENÉ BOUDARD, Ex- périences françaises de l’Italie napoléonienne. Rome dans le système universitaire napoléo- nien et l’organisation des Académies et Uni- versités de Pise, Parme et Turin (1806-1814), Roma, Ed. Ateneo, 1988; Roma e lo Studium Urbis, a cura di PAOLO CHERUBINI, Roma, Quasar, 1989; EMANUELE CONTE, I maestri della Sapienza di Roma dal 1514 al 1787: i Rotuli e altre fonti, 2 vv., Roma, Istituto Stori- co Italiano, 1991; Roma e lo Studium Urbis. Spazio urbano e cultura dal quattro al seicen- to. Atti del convegno Roma, 7-10 1989, Roma, 2. JOSEPH CARAFA, De profes- Min. per i Beni culturali e ambientali, 1992. soribus Gymnasii Romani. Li- 3 «Mai come nel secolo XVIII – afferma COR- ber secundus. Frontespizio. RADO PECORELLA – si era infatti tanto parlato di università, di necessità di riforme, di adegua- mento dell’istruzione a mutate situazioni am- bientali, mai con tale impegno studiosi e uo- mini di governo avevano dedicato la loro at- tenzione ai problemi di quel ‘corpo’ di dotti che da secoli, in piena autonomia, andava la- vorando all’ombra delle cattedrali, dei con- venti, di qualche istituto laico o meglio stata- le», Cenni storici sulle facoltà di giurispruden- za (a partire dal XVIII secolo), in Università di oggi e società di domani, Roma-Bari, Later- za, 1969, p. 308. Sull’insegnamento del diritto cfr. in generale JEAN PORTEMER, Recherches sur l’enseignement du droit public au XVIIIe siècle, «Revue historique du droit français et étranger», 4 série, 37 (1959), p. 341-397; HEL- MUT COING, L’insegnamento del diritto nell’Eu- ropa dell’ancien régime, «Studi senesi», 82 (1970), p. 179-193; ID., Die juristische Fakultät und ihr Lehrprogramm, in Handbuch der Quellen und Literatur der neueren europäi- schen Privatrechtsgeschichte a cura di HELMUT COING, I, München, Beck, 1973, p. 39-128; ID., L’insegnamento della giurisprudenza nell’epoca dell’Illuminismo, in L’educazione giuridica, II, Profili storici, Perugia, Univ. degli Studi di Pe- 3. JOSEPH CARAFA, De Gym- rugia, 1979, p. 104-128; ADRIANO CAVANNA, Sto- nasio Romano et de eius pro- ria del diritto moderno in Europa, I, Le fonti e fessoribus ab Urbe condita il pensiero giuridico, Milano, Giuffrè, 1979, p. usque ad haec tempora libri 125-134; MANLIO BELLOMO, Saggio sull’Univer- duo, Romae, Typis Antonii sità nell’età del diritto comune, Catania, 1979 Fulgonii, MDCCLI. Frontespi- (n. ed. Roma, Il Cigno Galileo Galilei, 1992); zio. JEAN IMBERT, L’enseignement du droit dans les écoles centrales sous la Révolution, in La Révo- lution et l’ordre juridique privé. Rationalité ou scandale? Actes du colloque d’Orléans 11-13 septembre 1986, Paris, PUF, 1988, I, p. 249- cata, grazie all’impulso dato dall’Illuminismo e dal riformismo asso- 265; HUGUES RICHARD, Les professeurs de légis- 3 lation des écoles centrales, témoins du droit pri- lutista , l’introduzione di nuove discipline che miravano ad arricchi- vé intermédiaire, ivi, p. 267-286. re la formazione del giurista, attraverso lo studio del diritto pubbli- 64 Tra diritto comune e codice

4 Furono creati insegnamenti di Ius regni a Napoli nel 1735, di Diritto pubblico e delle genti a Padova, Pisa, Parma, Pavia, Palermo, Catania, tra il 1761 e il 1779. Cfr. PECORELLA, Cenni storici, p. 321. Si deve ricordare che il diritto pubblico era considerato «comme un domaine interdit, tenant ‘du mystère réser- vé aux rois et à leurs ministres’, qu’il est pé- rilleux d’approcher», PORTEMER, Recherches sur l’enseignement, p. 341. Un tale insegna- mento avrebbe dunque potuto violare gli ar- cana imperii. Il diritto pubblico, «che in Ita- lia entrò più tardi che nel resto d’Europa nel- l’ambito delle discipline universitarie» era considerato dai Sovrani assoluti «quale stru- mento per il miglior conseguimento dei fini dello Stato», PECORELLA, Cenni storici, p. 311. 5 Cattedre di “diritto naturale” furono istitui- te dapprima nelle facoltà di filosofia e suc- cessivamente in quelle giuridiche tra la fine del ’600 e i primi del ’700, soprattutto nelle università tedesche. In Italia troviamo tale 4. FILIPPO MARIA RENAZZI, Storia del- insegnamento a Pavia, nel 1771, a Modena, l’Università degli studj di Roma detta nel 1772, a Napoli, durante il Regno di Carlo comunemente la Sapienza, I, Roma, III. Cfr. GIOVANNI TARELLO, Storia della cultu- Pagliarini, 1803-1806. Frontespizio. ra giuridica moderna. I., Assolutismo e codifi- cazione del diritto, Bologna, Il Mulino, 1976, p. 102 ss. 6 Una cattedra di commercio fu creata a Na- poli nel 1754 e affidata al Genovesi, una di economia politica a Modena nel 1772. 7 L’insegnamento del diritto alla Sapienza si mantenne «estraneo alle tendenze innovati- ve che, da quasi due secoli, si erano manife- state in vari paesi europei nel campo della didattica, oltre che in quello dell’interpreta- zione e della sistematica giuridica. (...) Men- tre in Francia, con l’editto emanato da Luigi XIV nel 1679, si era imposto l’insegnamento del diritto francese attraverso l’inserimento nei piani di studio delle consuetudini, delle ordinanze e della giurisprudenza nazionali, e, in Germania, apparivano i primi corsi di diritto naturale come teoria generale del di- ritto, a Roma i programmi di studio riflette- vano il rigido ossequio all’autorità dei testi giustinianei e canonici, uniche fonti prese in considerazione, sulle quali si imperniavano tutti i corsi», DI SIMONE, La “Sapienza” ro- 5. FILIPPO MARIA RENAZZI, Storia del- mana, p. 76. Cfr. CONTE, Università e forma- l’Università degli studj di Roma detta zione giuridica, p. 339. Sulla cultura giuridi- comunemente la Sapienza, III, Roma, ca nel Settecento si veda MARIA ROSA DI SI- Pagliarini, 1803-1806. Frontespizio. MONE, La cultura giuridica romana alla fine del XVIII secolo, in Centralismo e particolari- smo: l’esperienza della Repubblica Romana (1798-99). Atti del Convegno Roma 14-16 aprile 1999, in corso di pubblicazione. co4, del diritto naturale5 e dell’economia politica6, a Roma gli studi 8 Significativa a tal proposito è l’affermazione giuridici, ancora profondamente legati al mos italicus, si trovavano di GIOVAN BATTISTA DE LUCA, contrario a tale 7 insegnamento per «non imbevere la gioven- in una situazione di sostanziale immobilismo . Alla Sapienza, ad tù di siffatti errori, e favolette, da’ quali na- esempio, era il docente di filosofia morale a insegnare il “diritto na- scono dipoi de’ molti equivoci intorno la po- turale e delle genti” presso la classe di “Filosofia e Arti”, in quanto testà del Principe», Dello stile legale, Roma, lo studio del diritto naturale, disciplina ritenuta filosofica e non giu- Dragondelli, 1674, p. 338. Cfr. DI SIMONE, La 8 “Sapienza” romana, p. 75. Così il RENAZZI de- ridica, non era considerato necessario alla formazione dei giuristi . scriveva il corso di Diritto naturale e delle Il corso di studi in giurisprudenza comprendeva esclusivamente in- 65 P. A l v a z z i d e l F r a t e

genti: «il Lettore d’Etica ... derivandola dai principi del Diritto Naturale e delle Genti, dà realmente in un anno gli Elementi del Gius pubblico», Storia dell’Università, IV, p. 390. 9 Come scriveva il Renazzi, «la classe della Giurisprudenza sì Canonica, che Civile è composta da sei Professori. 1. Il Lettore del- le Istituzioni del Gius Canonico. 2. Il Lettore delle Istituzioni del Gius Civile. 3. Il Lettore delle Istituzioni del Gius Criminale. Danno questi tre Professori in ogni anno l’intero lo- ro rispettivo corso. 4. Il Lettore di Gius Ec- clesiastico in cinque anni l’espone compiuta- mente. 5. e 6. Due Professori di Gius Civile ancor essi nello spazio di un quinquennio tutte esauriscono le varie materie tra essi nel Regolamento divise. L’intero corso in questa classe può eseguirsi dalli Scolari den- tro il termine di anni cinque», Storia dell’U- niversità, IV, p. 389-390. 10 Roma, Poggioli, 1798. Fu realizzato anche un Progetto per le Scuole primarie della Re- pubblica Romana, Roma, Poggioli, 1798. Sul punto cfr. LUIGI PEPE, Gaspard Monge in Ita- lia: la formazione e i primi lavori dell’Istituto nazionale della Repubblica romana, «Bollet- tino di Storia delle Scienze Matematiche», 16 (1996), p. 45-100. 11 Cfr. MARIA ROSA DI SIMONE, Organizzazio- ne e cultura giuridica alla Sapienza durante il periodo repubblicano, in La Rivoluzione nello Stato della Chiesa 1789-1799, a cura di 6. Filippo Maria Renazzi (1745-1808). LUIGI FIORANI, Pisa-Roma, Ist. Editoriali e Po- ligrafici Internazionali, 1997, p. 147-172. 12 CLAUDIO DELLA VALLE, «Il Monitore di Ro- ma», 26 Messifero Anno VI (14 luglio 1798). Cfr. RENZO DE FELICE, L’evangelismo giacobi- no e l’abate Claudio della Valle, in ID., Italia segnamenti di diritto civile romano (tre cattedre), di diritto canonico giacobina, Napoli, Esi, 1965, p. 169 ss. (due cattedre) e di diritto penale (una cattedra)9. 13 «Il Monitore di Roma», ibidem. 14 Ricordiamo che fu proprio la Rivoluzione francese, parallelamente alla instaurazione 2. La diffusione di una nuova cultura giuridica, provocata dalla Rivolu- dello Stato costituzionale, a introdurre lo stu- dio scientifico del diritto pubblico: «la nuova zione francese e dalla introduzione in Italia dell’ordinamento dello Sta- disciplina avrebbe dovuto ... razionalizzare e to costituzionale con le Repubbliche giacobine, suscitò un intenso di- teorizzare, a livelli più alti, i principi di filoso- battito sulla formazione dei giuristi che investì l’organizzazione degli fia e di prassi giuridica che costituivano la studi universitari. A Roma venne preparato durante la Repubblica un base stessa» dello Stato, DI SIMONE, La “Sa- pienza” romana, p. 234. Come osserva MA- Progetto di leggi organiche per le Scuole Superiori della Repubblica Ro- 10 RIO GALIZIA, «la tendenza già manifestatasi mana che intendeva riformare le istituzioni pontificie secondo i prin- nel corso del secolo a rompere la tradiziona- cipi della politica universitaria francese. Per quanto riguarda la Facoltà le prevalenza dell’insegnamento del diritto di giurisprudenza11, si deve innanzitutto rilevare l’abolizione dell’inse- privato [...] veniva così a ricevere un impulso particolarmente accentuato: secondo i teori- gnamento del diritto canonico: nelle pagine del Monitore di Roma si ci del movimento giacobino lo studio del di- giunse a pubblicare un Progetto di incendiare il corpo del Gius Canoni- ritto pubblico ed in particolare l’analisi della co12, definito dal della Valle «ammasso infame di poche utili verità com- costituzione debbono essere il fulcro anima- miste a un numero infinito d’errori e di bugie»13. Secondo il Progetto, la tore di tutta la conoscenza giuridica», Diritto costituzionale (profili storici), in Enciclopedia formazione del giurista, abbandonata l’impostazione tradizionale della del diritto, XII, Milano, Giuffrè, 1964, p. 962. Sapienza, si sarebbe dovuta fondare su di una concezione del diritto La prima cattedra di diritto costituzionale in più ampia, arricchita di nozioni filosofiche e storiche. Al ridimensiona- Italia fu infatti creata nella Repubblica Cisal- mento dello studio del diritto civile corrispondeva il nuovo interesse pina, presso l’Università di Ferrara nel 1797 e affidata a Giuseppe Compagnoni. Il Com- per le discipline pubblicistiche, attraverso l’insegnamento del diritto pagnoni pubblicò il suo corso con il titolo costituzionale14. 66 Tra diritto comune e codice

Elementi di diritto costituzionale democratico o sia Principi di giuspubblico universale, Ve- nezia, Pasquali, 1797 (ristampa a cura di I. Mereu e D. Barbon, Bologna, Analisi, 1985). Cfr. A. MORELLI, La prima cattedra di diritto costituzionale, «Archivio giuridico Filippo Se- rafini», 61 (1898), p. 63 ss.; ITALO MEREU, Giuseppe Compagnoni primo costituzionalista d’Europa, Ferrara, De Salvia, 1970; e LUCA MANNORI, Giuseppe Compagnoni costituziona- lista rousseauviano, «Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno», XV (1986), p. 621-636. Una cattedra di diritto pubblico fu in effetti istituita nell’ottobre 1798, presso il Collegio Romano e affidata al noto giurista napoletano Mario Pagano. Non risulta però che il Pagano abbia realmente insegnato a Roma. Cfr. L. RAVA, Mario Paga- no a Roma, «Nuova Antologia», 55, 1 ott. (1920), p. 209-222. Occorre ricordare che presso l’Università Gregoriana o Collegio ro- mano, non esisteva la Facoltà di giurispru- denza. Una controversia, risolta a vantaggio della Sapienza, si era verificata tra i due Ate- nei romani alla fine del Seicento, provocata dalla richiesta del Collegio di conferire an- che la laurea in giurisprudenza, privilegio esclusivo della Sapienza. Come osserva il CONTE, dei due Atenei, il Collegio e la Sa- pienza, il primo era «specializzato nell’inse- gnamento delle arti, della teologia e della fi- losofia, il secondo nel diritto e nella medici- na», Università e formazione giuridica, p. 332. 7. Gioacchino Pessuti (dalla tomba in S. Andrea delle Fratte). 15 Sulla Repubblica giacobina si vedano gli studi di ALBERT DUFOURCQ, Le régime jaco- bin en Italie. Etude sur la République romai- ne (1798-1799), Paris, Perrin, 1900; VITTO- RIO EMANUELE GIUNTELLA, La giacobina Re- pubblica romana (1798-1799). Aspetti e mo- menti, «Archivio della Società romana di sto- Il Progetto per la riforma degli studi universitari non ebbe una prati- ria patria», 73 (1950), p. 1-213; ID., Bibliogra- ca realizzazione a causa della caduta della Repubblica romana, ma è co- fia della Repubblica romana del 1798-1799, Roma, Istituto Studi romani, 1957; MARIO munque significativo per comprendere l’importanza dell’influenza eser- BATTAGLINI, Le istituzioni di Roma giacobina citata dalla cultura giuridica della Francia rivoluzionaria nell’ambiente (1798-1799). Studi e appunti, Milano, Giuf- romano. frè, 1971; ANTONIO CRETONI, Roma giacobi- Dopo la parentesi repubblicana del 1798-179915, che, si è detto, non na. Storia della Repubblica romana del 16 1798-1799, Roma, Istituto Studi romani, comportò sostanziali trasformazioni , si verificò la chiusura dell’Ate- 1971; MARINA FORMICA, La città e la Rivolu- neo nel 1800-1801. Riaperta nell’anno accademico 1801-1802, la Sapien- zione. Roma 1798-1799, Roma, Istituto per za non fu oggetto di riforme di rilievo fino all’occupazione francese. la Storia del Risorgimento Italiano, 1994; e Nel 1808, alla vigilia cioè dell’annessione degli “Stati romani” all’Im- MARIO BATTAGLINI, L’amministrazione della giustizia nella Repubblica romana del 1798- pero francese, la Facoltà giuridica della Sapienza risultava così organiz- 99, Milano, Giuffrè, 1998. zata: 16 Da notare la nomina di un rettore provvi- sorio, il matematico Gioacchino Pessuti, che Gius canonico (Michele Belli) fu nuovamente scelto per questo incarico in Istituzioni di Gius canonico (Nicola Ferrarelli) occasione dell’annessione di Roma all’Impe- Istituzioni di Gius civile (Giovanni Battista Dorascenzi) ro napoleonico. Cfr. infra. Sulla Sapienza nel Gius civile e statutario (Giuseppe Mangiatordi) periodo repubblicano si veda RENAZZI, Storia Gius civile e statutario (Teodosio Bencivenga) dell’Università, IV, p. 395-398; SPANO, L’Uni- versità di Roma, p. 62-63; DI SIMONE, La “Sa- Istituzioni del Gius criminale (Filippo Van Stryp) 17 pienza” romana, p. 221-250; ed EAD., Orga- Lettore soprannumero (Giuseppe Capogrossi) nizzazione e cultura giuridica. 17 Notizie per l’anno 1808, Roma, Cracas, Tra i docenti della Facoltà giuridica della Sapienza dei primi anni 1808, p. 106-107. dell’Ottocento, il più noto fu senz’altro il penalista Filippo Maria Renaz- 67 P. A l v a z z i d e l F r a t e

18 Si vedano le notizie autobiografiche in Sto- ria dell’Università, IV, p. 255-259. Cfr. anche D. VACCOLINI, Renazzi (Filippo), in Biografia degli Italiani illustri a cura di Emilio De Ti- paldo, II, Venezia, Alvisopoli, 1835, p. 449- 451; F. RANALLI, Vite di romani illustri, II, Ro- ma, Armanni, 1890, p. 87-98; E. BERNABEI, L’o- pera di un riformatore romano. Per il centena- rio di Filippo Maria Renazzi, «La Rassegna nazionale», 30, 16 novembre 1908, p. 146-160; L. BERRA, Renazzi Filippo Maria, in Novissi- mo Digesto Italiano, XV, Torino, Utet, 1968, p. 421-422; e BEATRICE MASCHIETTO, Sulle tracce di Filippo Mario Renazzi. Un inedito trentino, «Studi senesi», 110 (1998), p. 152-163. 19 Romae, Salomoni, 1773-1775-1781, 3 tt., con varie riedizioni a Venezia, Napoli, Siena, Roma e Bologna. 20 FRANCO CORDERO, Criminalia. Nascita dei 8. GIOVANNI FERRI DE 2 sistemi penali, Roma-Bari, Laterza, 1986 , p. SAINT-COSTANT, Rapport 180 ss. e passim.; ETTORE DEZZA, Accusa e in- sur l’organisation de quisizione. Dal diritto comune ai codici mo- l’instruction publique derni, Milano, Giuffrè, 1989, p. 150 ss. dans les départements 21 Cfr. CESARE BECCARIA, Dei delitti e delle pe- de Rome et du Trasimè- ne, a cura di FRANCO VENTURI, Torino, Einau- ne, manoscritto conser- di, 1981, p. 220. vato presso le Archives 22 Morì nel 1808. Al Renazzi si deve uno po- Nationales de France, chi studi dedicati alla storia della Sapienza, la F.17.1602. Frontespi- Storia dell’Università degli studi di Roma det- zio. ta comunemente la Sapienza. Tra gli altri do- centi ricordiamo Giuseppe Mangiatordi, pro- fessore di diritto civile. Egli aderì alla Repub- blica giacobina e pubblicò Il giovinetto istrui- 18 to per la democrazia da un cattolico democra- zi , salito in cattedra a Roma nel 1769. Autore degli Elementa Juris Cri- 19 20 tico, Roma, Puccinelli, 1798; e Il giuramento minalis , il Renazzi fu uno dei più importanti penalisti del secolo . civico proposto nella Costituzione della Repub- Nonostante il tradizionalismo dell’ambiente romano, il Renazzi aderì al- blica Romana articolo 367 dimostrato lecito e l’Illuminismo giuridico e fu seguace del Beccaria21. Lasciò l’insegna- dovuto, Roma, Puccinelli, 1798. Cfr. DI SIMO- 22 NE, La "Sapienza” romana, p. 242. «Il pensie- mento alla Sapienza nel 1803 . ro del Mangiatordi rifletteva, in definitiva, il caratteristico sforzo di conciliazione tra ideo- logia rivoluzionaria e tradizione religiosa, in 3. Le università italiane subirono nel periodo napoleonico una trasfor- atto in tutta l’Italia giacobina», ivi, p. 247. mazione tendente all’assimilazione al sistema francese della pubblica 23 A Parigi furono istituite anche le cattedre di Code Napoléon approfondito e di diritto istruzione, basato sui rigidi criteri di accentramento gerarchico che in- commerciale. formavano l’amministrazione napoleonica. Nelle facoltà di giurispru- 24 Occorre ricordare tuttavia che «la profes- denza riformate gli insegnamenti previsti erano il diritto romano, il Co- sionalizzazione dell’istruzione giuridica e la de Napoléon e il diritto e la procedura penale.23 Caratteristica delle fa- sua parziale tecnicizzazione ebbe inizio, in coltà giuridiche fu la “tecnicità” degli studi, rispetto alla formazione tra- Francia, con la riforma di Luigi XIV» del dizionale dei giuristi24. Ciò è una diretta conseguenza della codificazio- 1679, TARELLO, Storia della cultura giuridica, 25 p. 101. ne del diritto che abrogava ogni altra fonte e che non poteva non mo- 25 Nella Francia napoleonica erano stati ema- dificare profondamente anche la mentalità e il modo di formazione dei nati i codici civile (1804), di procedura civile giuristi. Come afferma Henry Hayen, «les écoles de droit impériales, (1806), commerciale (1807), di procedura loin d’avoir rénové l’enseignement du droit, ont marqué, pour les étu- penale (1808) e penale (1810). des juridiques, un recul certain. A la méthode de critique historique et 26 HENRY HAYEN, La renaissance des études philosophique, à l’interprétation large des textes les écoles de droit juridiques en France sous le Consulat, «Nou- velle Revue historique de droit français et sont venues substituer la méthode exégétique, l’interprétation littérale étranger», 29 (1905), p. 97-98. Cfr. ANNE-MA- et parfois mesquine du Code Napoléon; à l’étude du droit considéré RIE VOUTYRAS, Les facultés de droit dans les comme une science sociale, elles ont substitué l’étude des Codes, envi- départements étrangers de l’Empire Napoléo- sagés comme des sortes de dogmes intangibles, et presque comme nien, «Revue d’histoire des Facultés de Droit et de la science juridique», 13 (1992), des Livres Saints; aux conceptions libérales du Consulat, elles ont sub- p. 127-157. stitué les vues absolutistes et intolérantes de l’Empire».26 68 Tra diritto comune e codice

27 Sulla dominazione napoleonica a Roma l’o- pera fondamentale è ancora quella di LOUIS MADELIN, La Rome de Napoléon. La domina- tion française à Rome de 1809 à 1814, Paris, Plon, 1906. Cfr. anche JACQUES MOULARD, Le comte Camille de Tournon, II, La préfecture de Rome, Paris, Champion, 1929; HENRY AU- RÉAS, Un général de Napoléon: Miollis, Paris, Les Belles Lettres, 1961; CARLA NARDI, Na- poleone e Roma. La politica della Consulta romana, Roma, Ecole française de Rome, 1989. Per riferimenti generali cfr. VITTORIO EMANUELE GIUNTELLA, Roma nel Settecento, Bologna, Cappelli, 1971; MARIO CARAVALE-AL- BERTO CARACCIOLO, Lo Stato pontificio da Martino V a Pio IX, in Storia d’Italia diretta da GIUSEPPE GALASSO, XIV, Torino, Utet, 1978; e FIORELLA BARTOCCINI, Roma nell’Ot- tocento, Bologna, Cappelli, 1986. 28 «1. Il Codice Napoleone e il nuovo codice di commercio s’insegneranno alternativa- mente col codice romano nelle due Univer- sità della Sapienza e di Perugia a contare 9. Archiginnasio della Sapienza. dalla prossima riapertura del corso de’ studj. – 2. I Professori della facoltà di diritto si con- certeranno fra loro sotto la direzione del ret- tore delle dette Università perché due fra lo- ro in cadauna delle medesime si dividano quest’ammaestramento durante il corso del prossimo anno scolastico», in Bollettino delle leggi e Decreti imperiali pubblicati dalla Con- sulta straordinaria negli Stati Romani, V, Ro- ma, Salvioni, 1809, n. 49, p. 33. 29 Cfr. GIUSEPPE ERMINI, Storia dell’Universi- tà di Perugia, II, Firenze, Olschki, 19712, p. 644-660. 30 Decreto 15 gennaio 1810, in Bollettino, n. 65, V, p. 511-519. 31 Nella facoltà furono previste: «una catte- dra di Teologia dogmatica, una d’istoria ec- clesiastica, una di morale, una di scrittura sagra, una d’istituzione canonica» (Art. 5). 32 Con una cattedra «d’istituzione civile, due di diritto civile, una di legislazione e proce- dura criminale», ibidem. 33 La facoltà comprendeva «una cattedra di anatomia, una di nosologia e patologia, una in materia di medicina, una di chimica inter- na e delle operazioni, una di chimica ester- na, una di ostetricia, una di arte veterinaria», ibidem. 10. GIUSEPPE VASI, Prospetto principale del Collegio Romano. «I professori della facoltà di Medicina – si stabiliva nell’art. 5 – dovranno fare nei grandi spedali di Roma i corsi pratici di clinica, le operazioni chirurgiche e quelle di ostetricia». 34 Nella «facoltà delle scienze di fisica e ma- A Roma il primo intervento di rilievo da parte della Consulta straor- tematica» venivano istituite «una cattedra di 27 geometria trascendente, una di astronomia, dinaria , il governo provvisorio costituito da Napoleone con il Decreto una di fisica, una di chimica, una d’istoria imperiale del 17 maggio 1809, si ebbe con il Decreto 28 ottobre 180928 naturale e mineralogia, una di botanica», ibi- con il quale fu stabilito che, alla ripresa dell’anno accademico, sarebbe dem. stato introdotto l’insegnamento del code Napoléon e del code de com- 35 Erano previste «una cattedra di filosofia, merce nelle Università di Roma e Perugia.29 Il 15 gennaio 181030, si una di logica e metafisica, una di eloquenza greca, una di lingua araba, una di lingua si- diede un assetto provvisorio alla Sapienza articolandola nelle Facoltà 31 32 33 34 35 riaca, una di lingua ebraica», ibidem. di teologia , giurisprudenza , medicina , scienze e belle lettere . 69 P. A l v a z z i d e l F r a t e

36 «Il Consiglio dell’Università sarà provviso- riamente composto indipendentemente dal Rettore, dall’Ispettore e dal Cancelliere, di 10 membri, cioè: cinque professori di meri- to, che saranno per diritto i più anziani di ciascuna facoltà, cinque professori in eserci- zio scelti ciascuno dalle facoltà respettive fra loro medesimi», ivi, art. 4. Il Consiglio fu in- caricato di redigere «un progetto di regola- mento provvisorio per gli esami, pel rilascio delle iscrizioni e de’ diplomi e per le retribu- zioni da pagarsi dagli studenti. Il progetto sarà sottomesso all’approvazione dell’autori- tà superiore», ivi, art. 7. Copia del progetto si trova nelle Archives Nationales de France (d’ora in avanti Arch. Nat.), F1e.201, doss. 1. 37 Si veda RENAZZI, Storia dell’Università, IV, 270, p. 396-397, e 422; GIOVANNI FRANCESCO RAMBELLI, s. v., in EMILIO DE TIPALDO, Bio- grafia degli Italiani illustri, III, p. 266-269; e A. COPPI, Cenni biografici di Gioacchino Pes- suti, «Atti dell’Accademia Pontificia de’ Nuo- vi Lincei», 15 (1861-62), p. 1-6. Cfr. VERNAC- CHIA-GALLI, L’Archiginnasio romano, p. 20. 38 Giuseppe Oddi, docente di matematica, era passato nel 1806 alla cattedra, appena istituita, di veterinaria. Cfr. RENAZZI, Storia dell’Università, IV, p. 411, 422 e 477-478. Co- me ha osservato MARIA ROSA DI SIMONE, «nel complesso ... i mutamenti introdotti nei primi due anni si collocavano sulla stessa li- nea seguita durante il periodo repubblicano e perseguivano il medesimo obiettivo di spezzare l’assetto corporativo dell’università per sottoporne la direzione al controllo dello Stato. Anche questa volta, però, il corpo ac- cademico riuscì per lo più a eludere le dis- posizioni governative e a conservare, non- ostante tutti gli sforzi della Consulta, una certa indipendenza di comportamento», La “Sapienza” romana, p. 271. L’ERMINI, nel suo studio sull’Università di Perugia, sottolinea invece la fondamentale importanza, relativa- mente alla laicizzazione dello Studio, delle innovazioni introdotte dai francesi anche in questa fase di transizione: «la separazione di questa Università napoleonica da quella pon- tificia del passato appare netta e in più punti decisiva, nei suoi direttivi e nei suoi ordina- menti e insegnamenti in genere [...] Sogget- to soltanto all’autorità centrale di governo e al prefetto rappresentante di questa nel di- 11. PHILIPPI MARIAE RENAZZI, De ordine seu forma judiciorum criminalium partimento, e più direttamente al rettore diatriba, Romae, Joannes Generosus Salomoni, 1777. Frontespizio. dell’Accademia di Roma, e decisamente sot- tratto dalla dipendenza da qualsiasi autorità locale vescovile, comunale o collegiale che sia, l’Ateneo è fatto scuola dell’Impero, che ne nomina infatti i capi e i docenti e ne rego- la con le sue leggi il funzionamento, scuola Contestualmente venne creato un Consiglio dell’Università36, si af- di Stato e laica a un tempo, godente di una propria autonomia per quanto attiene al di- fidarono le funzioni sino allora svolte dal Collegio degli avvocati conci- sciplinato svolgersi dei corsi e alla sua am- storiali a un rettore, coadiuvato da un cancelliere, e a un ispettore. Ret- ministrazione economica; la tradizione di tore provvisorio fu nominato il matematico Gioacchino Pessuti37, men- più secoli, di un’Università fondamentalmen- tre la scelta per l’ispettore cadde sull’altro matematico Giuseppe Od- te gestita dal comune e dal principe, dai col- 38 legi dottorali e dal vescovo locale, è brusca- di. mente spezzata, per un governo di essa fa- Nella Facoltà di giurisprudenza, dove i provvedimenti della Con- 70 Tra diritto comune e codice cente capo agli organi centrali e periferici dello Stato vigilanti coloro che la dirigono, ma di fatto tenuto dagli stessi docenti, dive- nuti primi tutori del suo incremento e del suo onore. All’Università, vivente nell’orbita degli interessi cittadini, è subentrata una nuova per la cura degli interessi culturali di un Impero», Storia dell’Università, p. 649- 650. 39 Significativo, relativamente all’opposizione del corpo docente al nuovo regime, è l’arre- sto, alla fine di novembre del 1813, del prof. Teodosio Bencivenga, docente di diritto ro- mano nella Facoltà di giurisprudenza, rite- nuto implicato nel complotto antifrancese organizzato dal sacerdote Battaglia. 40 L’opposizione «all’introduzione di novità così radicali nell’ambito di un corpo docente in gran parte conservatore e ancora legato a una secolare tradizione didattica doveva es- sere fortissima. In particolare i professori di materie canonistiche appaiono conservatori sia sul piano culturale che su quello politi- 12. GIUSEPPE VASI, Palazzo del Collegio di Francia. co», DI SIMONE, La “Sapienza” romana, p. 279. 41 Ragguaglio dell’amministrazione dell’Ar- chiginnasio Romano della Sapienza dal prin- cipio dell’anno 1810 sino al ristabilimento del Governo Pontificio, in Archivio di Stato di Roma (d’ora in avanti ASR), Sacra Congrega- zione degli Studi, b. 218. Il Pessuti ricordava che «venne al Sig. Ferri l’ordine dal Gran sulta relativamente all’insegnamento dei nuovi codici e alla abolizione Maestro di abolire le dette cattedre di Cano- di quello del diritto canonico avrebbero dovuto incidere profonda- nica e di mettere in vigore il Codice ... e fu mente, non si ebbe alcun mutamento di particolare rilievo. La resi- affisso per ordine del Sig. Ferri l’Avviso ... che porta l’organizzazione delle cattedre del stenza dei docenti della Sapienza nei confronti delle trasformazioni Codice nel principio del 1813», ASR, ibidem. volute dai francesi, senza trasformarsi in aperta opposizione39, costi- 40 42 Etat des Professeurs de la ci-devant Univer- tuì indubbiamente un considerevole ostacolo alla riforma: così l’in- sité de la Sapienza, in Arch. Nat., F17.1602, segnamento del codice civile napoleonico, previsto sin dall’anno acca- doss.3, f. 22. Notizie sui docenti nella Facol- demico 1809/1810, fu introdotto di fatto soltanto nel 1812/1813. Si tà giuridica si ricavano in SPANO, L’Universi- legge infatti in una relazione del rettore Gioacchino Pessuti: «sino a tà di Roma, p. 103-120; DI SIMONE, La “Sa- pienza” romana, p. 262 ss.; e LAURA MOSCA- tutto il presente anno 1812 non fu mai spiegato il Codice in Sapienza TI, Savigny a Roma, «Rivista di storia del di- e furono conservate le cattedre di Canonica a onta de’ reclami e rim- ritto italiano», 69 (1996), p. 35-38. proveri che spesso sentivamo e dagli scolari e da persone allora di au- 43 Sui problemi legati all’istituzione delle Ac- torità»41. cademie Imperiali nei territori italiani annes- si si vedano i Rapports sur les établissemens Per l’anno accademico 1812/1813 gli insegnamenti previsti furono: d’instruction publique des départemens au-de- Istituzioni civili (Giovanni Battista Dorascenzi) là des Alpes. Faits en 1809 et 1810 par une Codice Napoleone (Giuseppe Mangiatordi) Commission extraordinaire composée de MM. Istituzioni criminali (Filippo Van Stryp) Cuvier, Conseiller titulaire, de Coiffier, Con- seiller ordinaire, et de Balbe, inspecteur géné- Procedura civile e criminale (Pietro Ruga) ral, Paris, Impr. de Fain, s.d. [1810]; e gli Diritto romano (Teodosio Bencivenga) studi di GRAZIA TOMASI STUSSI, Per la storia Diritto romano (Giuseppe Capogrossi)42 dell’Accademia imperiale di Pisa (1810- 1814), in «Critica storica», 20 (1983), p. 60- 120; BOUDARD, Expériences françaises; GIAN PAOLO ROMAGNANI, Prospero Balbo intellet- tuale e uomo di Stato (1762-1837), II, Da 4. La fase di transizione si sarebbe dovuta concludere con l’inserimen- Napoleone a Carlo Alberto (1800-1837), To- to delle Università ex-pontificie nel sistema napoleonico, attraverso la rino, Deputazione Subalpina di Storia Patria, creazione dell’Accademia imperiale di Roma e di due Licei, prevista dal 1990; GIAN SAVINO PENE VIDARI, Famiglia e Decreto imperiale 27 luglio 181143. Allo scopo di preparare la definitiva diritto di fronte al “code civil”, in Ville de Tu- rin 1798-1814, a cura di GIUSEPPE BRACCO, organizzazione dell’Accademia di Roma fu inviato, con l’incarico di ret- Torino, Archivio Storico della Città di Tori- tore provvisorio, il letterato di origine italiana Giovanni Ferri de Saint- 71 P. A l v a z z i d e l F r a t e

no, 1990, II, p. 63-91; GIAN PAOLO ROMAGNA- NI, L’età napoleonica, in L’Università di Tori- no. Profilo storico e istituzionale, a cura di FRANCESCO TRANIELLO, Torino, Pluriverso, 1993, p. 28-32; GIAN SAVINO PENE VIDARI, I professori di diritto, in L’Università di Torino, p. 82-91; e RICCARDO FERRANTE, L’Académie di Genova attraverso i rapports degli ispetto- ri dell’Université impériale (1809): gli studi giuridici, in Le Università minori in Europa (secoli XV-XIX). Convegno internazionale di Studi Alghero, 30 ottobre-2 Novembre 1996, a cura di GIAN PAOLO BRIZZI e JACQUES VER- GER, Soveria Mannelli, Rubbettino, 1998, p. 509-531. Più in generale cfr. ELENA BRAMBIL- LA, Università, scuole e professioni in Italia dal primo ’700 alla Restaurazione, in «Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Tren- to», 33 (1997), p. 153-208. 44 Cfr., per ulteriori riferimenti bibliografici, PAOLO ALVAZZI DEL FRATE, s. v. in Dizionario biografico degli Italiani, XLVII, Roma, Istitu- to Enciclopedia italiana, 1997, p. 166-168. 45 Il Rapport sur l’organisation de l’instruc- tion publique dans les départements de Rome et du Trasimène, del Ferri, conservato nelle Arch. Nat., F. 1 7 . 1 6 0 2 , e presso la Biblioteca Corsiniana di Roma, Ms. Corsini 2274.38. H28, è pubblicato integralmente in ALVAZZI DEL FRATE, Università napoleoniche. 46 Particolare interesse rivestirebbe una ri- cerca sui manuali utilizzati per l’insegna- mento del diritto francese codificato, in un contesto culturale profondamente legato alla tradizione del diritto comune. Da una som- maria indagine abbiamo potuto individuare alcuni testi di diritto e procedura penale, principalmente indirizzati ai pratici, quali GASPARE ANTONIO DE GREGORY, Prattica cri- minale secondo il codice d’instruzione sanzio- nato dal Corpo legislativo nell’anno 1808. Colle formole necessarie alla facile e chiara compilazione dei processi e un’appendice sul- l’espropriazione forzata, Roma, De Romanis, 1812; GIUSEPPE LIVERZIANI, Riflessioni sulle questioni nel codice penale del Signor Luigi 13. PHILIPPI MARIAE RENAZZI, Synopsis elementorum iuris criminalis, Bono- Cecconi, Perugia, Costantini Santucci, 1813. niae, Ex Officina Giudiana sub titulo Anchorae, 1836. Frontespizio. La pubblicazione dell’opera di SILVESTRO BRUSCHI, magistrato e professore all’Univer- sità di Perugia, Elementi di diritto criminale dedotti dai principii del gius pubblico e dalle leggi romane e canoniche e applicate ai codi- ci francesi allora veglianti, fu impedita nella Constant44, rettore dell’Accademia di Angers. Il Ferri preparò un Rap- Restaurazione dalla censura, cit. in ERMINI, 45 Storia dell’Università, p. 664. Un testo fran- port amministrativo dove indicava gli interventi necessari all’inseri- cese dedicato alla Cassazione fu pubblicato, mento della Sapienza e degli altri istituti d’istruzione dei due diparti- in traduzione italiana, a Roma dall’editore menti nel sistema imperiale. Mordacchini: AUGUSTE CHARLES GUICHARD, Proprio per la Facoltà di giurisprudenza erano previste le maggiori Breve istruzzione sulla organizzazione, attri- 46 buzioni e procedura della Corte di Cassazio- novità . Abolito l’insegnamento del diritto canonico, già trasferito alla ne... Tradotta dal francese e arricchita di no- Facoltà di teologia dalla Consulta nel 1810, si proponeva la conserva- te da Giuseppe Jacoucci, Roma, Mordacchini, zione dell’insegnamento di diritto romano in quanto «si l’institution d’u- 1810. Ricordiamo infine l’opera di FRANCE- ne chaire de droit romain est très utile dans les autres Académies, on SCO ISOLA, Instituzioni di commercio e di eco- nomia civile, Roma, Isola, 1811. Colpisce la peut dire que dans celle de Rome elle est indispensable: c’est d’après mancanza di testi di diritto civile, contraria- les principes de ce droit que se faisaient toutes les transactions, dont 72 Tra diritto comune e codice

14. Proclamazione della Repubblica romana.Incisione di Duplessi-Bertaux da Carle Vernet. mente alla situazione francese dove manua- li, commentari del Code Napoléon e raccolte giurisprudenziali erano molto diffusi. Cfr., in generale sulle traduzioni negli anni della do- minazione napoleonica, le considerazioni e il repertorio di MARIA TERESA NAPOLI, La cultu- les effets se prolongeront pendant des siècles. D’ailleurs le droit ro- ra giuridica europea in Italia. Repertorio del- le opere tradotte nel secolo XIX, 3 vv., Napoli, main était la source où l’on puisait toutes les idées de législation et l’on Jovene, 1986. Sull’influenza della dominazio- y cherchera l’intelligence du nouveau code»47. Lo studio del diritto ro- ne francese nel lessico giuridico italiano si mano, non più vigente, assumeva carattere storico, «en chargeant ex- vedano i saggi contenuti in Lingua degli uffi- pressémment le professeur de faire connaître les rapports du droit ro- ci e lingua di popolo nella Toscana napoleo- 48 nica, Firenze, Accademia della Crusca, 1985 main avec le nouveau droit français» . Nei paesi annessi alla Francia, (in particolare PAOLO ZOLLI, Il linguaggio osservava il Ferri, «plusieurs articles du nouveau code ne paraissent giuridico e amministrativo nell’età rivoluzio- pas assez clairs parce qu’ils supposent la connaissance de plusieurs naria e napoleonica, p. 7-13; DARIO ZULIANI, lois ou institutions qui étaient propres à la France et qui sont incon- Per una concordanza del Codice Napoleone, 49 p. 27-57 e PIERO FIORELLI, Per un glossario nues dans ces pays» . Da qui la necessità dello studio dell’antico dirit- giuridico della Toscana napoleonica, p. 59- to francese. Per evitare il moltiplicarsi delle cattedre si sarebbe incari- 210). cato uno dei docenti di diritto civile di inserire riferimenti storici sul di- 47 Rapport, p. 152 (citiamo dall’edizione in ritto francese. Per quanto riguardava il diritto commerciale, il Ferri ALVAZZI DEL FRATE, Università napoleoniche). partiva dalla considerazione che «on n’avait dans les Etats romains que 48 Ibidem. des idées bien incomplètes sur cette partie importante du droit»50. L’i- 49 Ibidem. gnoranza dei principi di questa branca del diritto «favorise la mauvaise 50 Ibidem. foi, et l’on peut dire que l’institution d’une chaire pour expliquer le co- 51 Ivi, p. 153. de de commerce aurait une influence morale très utile»51. Il rettore pro- 52 Sul punto cfr. sopratutto JULIEN BONNECA- poneva dunque la creazione a Roma di un insegnamento di diritto com- SE, L’Ecole de l’Exégèse en droit civil. Les merciale, anche in considerazione dell’ampiezza dei traffici commercia- traits distinctifs de sa doctrine et de ses métho- des d’après la profession de foi de ses plus illu- li che si svolgevano nei due Dipartimenti. La cattedra di “diritto civile”, stres représentants, Paris, Boccard, 19242; e, che nell’ordinamento tradizionale si basava sull’insegnamento del dirit- anche per ulteriori riferimenti bibliografici, to comune, avrebbe assunto la denominazione “codice civile”, in quan- il recente studio di JEAN-LOUIS HALPÉRIN, Hi- to era previsto lo studio del solo codice napoleonico. E ciò coerente- stoire du droit privé français depuis 1804, Pa- ris, Puf, 1996, p. 45-81. Sulla sua influenza in mente con la nuova metodologia che identificava il diritto civile con lo Italia si veda GIOVANNI TARELLO, La Scuola studio esegetico ed esclusivo del Code Napoléon: tale indirizzo avrebbe dell’esegesi e la sua diffusione in Italia, in dato origine alla c.d. Ecole de l’Exégèse, destinata a influenzare profon- Scritti per il XL della morte di P.E. Bensa, damente anche la scienza giuridica italiana52. Completavano il quadro Milano, Giuffrè, 1969, p. 240-276 (ora in ID., Cultura giuridica e politica del diritto, Bolo- delle discipline della Facoltà giuridica il diritto penale e la procedura ci- gna, Il Mulino, 1988, p. 69-101). vile e penale. 73 P. A l v a z z i d e l F r a t e

53 Miollis all’Imperatore, Roma 1 gennaio 1814, in Arch. Nat., AF.IV.1715, doss. VII. È interessante citare l’analoga relazione del- l’anno precedente: «l’instruction publique dont ces contrés ont le plus grand besoin et dont l’organisation préparée n’a pas encore reçue la sanction de Votre Majesté, laisse beaucoup à désirer: cependant, on a appli- qué, autant qu’il a été possible, les règle- ments de l’Université Impériale aux Acadé- mies existantes. Le Code Napoléon est en- seigné dans les facultés de droit, où l’on a supprimé les chaires d’ancienne jurispru- dence», Miollis all’Imperatore, Roma 1 gen- naio 1813, Arch. Nat., ivi, doss. VI. 54 Alla fine di novembre del 1813 si diffuse la notizia dell’arresto del prof. Bencivenga, do- cente nella Facoltà di giurisprudenza, per aver fatto parte del complotto organizzato dal sacerdote Battaglia. Sull’arresto del Ben- civenga cfr. VERNACCHIA-GALLI, L’Archiginna- sio romano, p. 60; BOUDARD, Expériences françaises, p. 74-76. Il prefetto de Tournon lasciò la città alla fine di gennaio, mentre il generale Miollis si rinchiuse in Castel S. An- gelo. Il Ferri, inviata il 7 marzo 1814 una let- tera con la quale comunicava di lasciare la carica di rettore, partì alla volta di Fano, sua città natale. Archivio Università di Perugia, P. II, A II, cit. in E RMINI, Storia dell’Universi- tà, p. 659. Cfr. VERNACCHIA-GALLI, L’Archigin- nasio romano., p. 66. 55 Uno studio sulle iscrizioni alla Sapienza condotto da MARIA ROSA DI SIMONE (La “Sa- pienza” romana, p. 295-296) mostra un visto- so calo nel periodo napoleonico: dai 370 stu- denti dell’anno accademico 1809-1810 si pas- sò agli 85 del 1812-1813. Particolarmente evidente la contrazione nella Facoltà di giu- risprudenza dove dai 176 studenti del 1809- 1810 si giunse ai 17 del 1810-1811. Con la 15. VINCENZO CAMUCCINI, Ritratto di Pio VII, 1814-1815. Restaurazione si tornò ai valori consueti. «Benché le effettive innovazioni fossero as- sai poco incisive, il nuovo sistema non aveva incontrato la fiducia degli studenti e delle lo- ro famiglie e anche questo può essere consi- derato un segno della forte resistenza della Nonostante l’attività del Ferri, la resistenza del corpo docente e, so- popolazione ad accettare le istituzioni d’ol- prattutto, l’approssimarsi della crisi dell’Impero impedirono, per tutto il tr’Alpe», ivi, p. 285. 1813, che l’Accademia di Roma fosse effettivamente istituita tanto che 56 Anche l’“epurazione” dei professori che il 1 gennaio 1814, il generale Miollis, governatore di Roma, scriveva: avevano aderito all’Accademia imperiale fu «l’organisation de l’instruction publique, vivement désirée, est encore limitata. Cfr. ASR, Sacra Congregazione degli suspendue. L’instruction est, ainsi, toujours liée à ses anciennes institu- Studi, b. 218. tions, dont elle ne varie que par quelques règlements ou dispositions 57 «Si può senz’altro confermare – osserva MARIA ROSA DI SIMONE – l’opinione secondo provisoires, qui ont été dirigés dans le sens du régime de l’Université; la quale l’amministrazione napoleonica, co- il y a eu des améliorations à cet égard: la seule faculté de droit a été me del resto quella ‘giacobina’, non riuscì a établie comme celle de l’Empire»53. operare in maniera realmente incisiva sulla Con la crisi dell’Impero napoleonico e l’occupazione militare di Ro- vita accademica che ancora una volta ripren- deva i ritmi e i metodi consueti come dopo ma da parte delle truppe napoletane del Murat terminò nel gennaio del una breve parentesi di agitato, ma neanche 1814 la dominazione francese negli “Stati romani”.54 troppo avvertito, turbamento. Bisognava Senza dubbio nell’Università romana la dominazione napoleonica aspettare ancora una decina di anni per assi- non introdusse riforme durature55. La Restaurazione pontificia potè in- stere a un nuovo tentativo di riforma nella 56 57 quale peraltro, l’assetto tradizionale, lungi fatti ripristinare agevolmente lo status quo ante : abolita la cattedra di dall’essere accantonato, avrebbe continuato “codice civile” si tornò al tradizionale insegnamento basato sullo ius 74 Tra diritto comune e codice a costituire la base ideale e organizzativa del sistema universitario pontificio.» DI SIMONE, La “Sapienza” romana, p. 285. 58 Considerato in senso lato, ossia compren- dendo anche il biennio repubblicano. 59 Si veda sul punto l’importante saggio di ADRIANO CAVANNA, L’influence juridique fran- çaise en Italie au XIXe siècle, in «Revue d’hi- stoire des facultés de droit et de la science juridique», n. 15, 1994, p. 87-112. Cfr. anche PAOLO ALVAZZI DEL FRATE, Cultura giuridica e dominazione francese nello Stato della Chiesa (1798-1814), in Roma negli anni di influen- za e dominio francese. 1798-1814, Atti del Convegno Roma 26-28 maggio 1994 [in cor- so di pubblicazione]. 60 Motu-proprio della Santità di Nostro Signo- re Papa Pio settimo in data de’ 6 luglio 1816 sull’organizzazione dell’amministrazione pub- blica, in Bullarii romani continuatio, VII/2, Prati, Typ. Aldina, 1852, p. 1268. 61 L’art. 75 del Motuproprio prevedeva l’isti- tuzione di tre Commissioni di studio per le codificazioni civile, penale e commerciale. A capo della Commissione civilistica fu posto 16. FELICE GIANI, L’arco trionfale eretto a Ponte Sant’Angelo in occasione del- Vincenzo Bartolucci che, nel periodo napo- la Festa della Federazione, 1798. leonico, era stato nominato presidente della Corte d’Appello di Roma e successivamente consigliere di Stato a Parigi. Ciò evidenzia l’importanza dell’influenza della cultura giu- ridica francese nelle riforme della Restaura- zione pontificia. Cfr. P. DEL GIUDICE, Storia del diritto italiano, II, Fonti: legislazione e scienza giuridica dal secolo decimosesto ai giorni nostri, Milano, Hoepli, 1923, p. 246- 249; ALBERTO AQUARONE, La Restaurazione nello Stato pontificio ed i suoi indirizzi legi- slativi, «Archivio della Società romana di Storia Patria», 78 (1955), p. 119-188; GIUSEP- PE FORCHIELLI, Un progetto di codice civile del 1818 nello Stato pontificio (visto da un cano- nista), in Scritti della Facoltà giuridica di Bologna in onore di Umberto Borsi, Padova, Cedam, 1955, p. 89-164; MIRELLA MOMBELLI CASTRACANE, La codificazione civile nello Sta- to pontificio, I, Il progetto Bartolucci del 1818, Napoli, ESI, 1987. Più in generale sul- le riforme giudiziarie cfr. FRANZ GROSSE- WIETFELD, Justizreformen im Kirchenstaat in den Jahren der Restauration (1814-1816), Paderborn, Schöning, 1932; MIRELLA MOM- BELLI CASTRACANE, Il motu proprio del 6 lu- glio 1816 e l’elaborazione di una nuova prati- ca criminale pontificia nell’età consalviana, 17. FELICE GIANI, La Festa della Federazione a piazza San Pietro, 1798. in Studi in onore di Arnaldo D’Addario, IV, Lecce, Conte, 1995, p. 1501-1536; GABRIELLA SANTONCINI, Sovranità e giustizia nella Re- staurazione pontificia. La riforma dell’ammi- commune. Una valutazione degli effetti del “periodo francese”58 sulla nistrazione della giustizia criminale nei lavo- ri preparatori del Motu Proprio del 1816, To- formazione universitaria dei giuristi non può prescindere dalla più am- rino, Giappichelli, 1996; PAOLO ALVAZZI DEL pia considerazione dell’influenza della cultura giuridica francese nello FRATE, Riforme giudiziarie e Restaurazione Stato pontificio59. Fu infatti ispirata all’ordinamento transalpino la politi- nello Stato pontificio (1814-1817), in Roma ca riformistica inaugurata da Pio VII con il Motu-proprio del 6 luglio fra la Restaurazione e l’elezione di Pio IX. 60 Amministrazione, economia, società e cultu- 1816 che intendeva pervenire a una codificazione generale del dirit- 61 ra, a cura di ANNA LIA BONELLA, AUGUSTO to e riorganizzare il sistema amministrativo dello Stato. Così, anche la 75 P. A l v a z z i d e l F r a t e

riforma universitaria realizzata nel 1824 da Leone XII62 e tendente ad attuare un maggior intervento dello Stato nel campo dell’istruzione, si può considerare in gran parte frutto della diffusione in Italia della dot- trina giuridica e delle istituzioni francesi63.

PAOLO ALVAZZI DEL FRATE (Università di Roma “La Sapienza”)

Summary

PAOLO ALVAZZI DEL FRATE, Between common law and the Code: the Facul- ty of Law at the Sapienza in the Napoleonic period

At the end of the 18th century the teaching of law at the Roman Uni- versity “La Sapienza” was based on the ius commune tradition, and hence exclusively on Roman Justinian law and canon law. During the Jacobin Republic (1798-1799) and the subsequent Napoleonic period (1809-1814), important changes were introduced in the legal studies curriculum: the abolition of studies on canon law, an increased interest in public law, Napoleon’s Code and the history of Roman law. POMPEO, MANOLA IDA VENZO, Roma, Herder, The end of the Napoleonic era in the Papal territories saw a return 1997, p. 55-61; MIRELLA MOMBELLI CASTRACA- to the traditional organisation of legal studies. Nevertheless, some of NE, Dalla Post Diuturnas del 30 ottobre 1800 the innovations introduced by the French continued to inspire Univer- al Motu Proprio del 6 luglio 1816: percorsi le- gislativi tra la prima e la seconda restaura- sity reform in the Papal States throughout the 19th century. zione, «Le Carte e la Storia», III (1997), p. 146-161; MARIA ROSA DI SIMONE, Istituzioni e fonti normative in Italia dall’antico regime all’Unità, Torino, Giappichelli, 1999, p. 229- 243 e bibliografia nelle p. 297-299. 62 Bolla Quod Divina Sapientia 28 agosto 1824. 63 «Anche attraverso l’opera esageratamente livellatrice del regime francese, si affaccia- va, non fosse altro, una indicazione preziosa da raccogliersi, soprattutto nel momento at- tuale di ricostruzione, eco di pericoloso smarrimento: l’Università essere un conge- gno troppo delicato in se stesso, e interes- sante troppo da vicino la vita medesima del- lo Stato per essere abbandonato, come sino- ra erasi fatto, all’arbitrio dei singoli, si chia- massero questi città, comuni, o altri enti au- tonomi», GEMELLI-VISMARA, La riforma degli studi universitari, p. 6-7. Sulla cultura giuri- dica romana negli anni della Restaurazione si vedano i saggi di MOSCATI, Savigny a Ro- ma; ed EAD, Insegnamento e scienza giuridi- ca nelle esperienze italiane preunitarie, in Studi di storia del diritto medievale e moder- no a cura di FILIPPO LIOTTA, Bologna 1999, p. 277-321. Nonostante le profonde innovazio- ni, culturali e istituzionali, introdotte nel pe- riodo della dominazione francese – osserva LAURA MOSCATI –a Roma, negli anni della Restaurazione, «la scienza giuridica sembra- va impermeabile alle nuove metodologie», Savigny a Roma, p. 34. 76 Laura Moscati LA FACOLTÀ LEGALE ELASCIENZAGIURIDICA DELLA RESTAURAZIONE*

* Il presente lavoro rielabora un capitolo del ella Facoltà giuridica della Sapienza romana, su cui maggior- volume Italienische Reise. Savigny e la scien- mente si è concentrata l’attenzione degli studiosi anche se non za giuridica della Restaurazione, Roma, Viel- 1 la, 2000. Nspecificamente per il periodo della Restaurazione , non si trova- 1 Oltre al classico lavoro di NICOLA SPANO, va né alla fine degli anni venti, né per molto tempo ancora niente di L’Università di Roma, Roma, Mediterranea, humboltdiano, di francese o comunque di europeo: la scienza giuridica 1935, si vedano in particolare MARIA ROSA DI SIMONE, La “Sapienza” romana nel Settecen- to. Organizzazione universitaria e insegna- mento del diritto, Roma, Edizioni dell’Ate- neo, 1984; JOLE VERNACCHIA GALLI, L’Archi- ginnasio romano secondo il diario del prof. Giuseppe Settele (1810-1836), Roma, Edizio- ni dell’Ateneo, 1984; RENÉ BOUDARD, Espé- riences françaises de l’Italie napoléonienne: Rome dans le système universitaire napoléo- nienne et l’organisation des académies et uni- versités..., Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1988, p. 27-124; ANNA PIA BIDOLLI, Contributo alla storia dell’Università di Roma. La Sapienza durante la Restaurazione, «Annali della Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari dell’Università di Roma», 19-20 (1979-1980), p. 71-110; PAOLO ALVAZZI DEL FRATE, La for- mazione dei giuristi nella Roma napoleonica: la facoltà di giurisprudenza della Sapien- za, «Roma moderna e contemporanea», 2 (1994), p. 91-104; ID., Università napoleoni- che negli “Stati Romani”. Il Rapport di Gio- vanni Ferri de Saint-Constant sull’istruzione pubblica (1812), Roma, Viella, 1995; GIULIA- NA ADORNI, Modelli di università in trasfor- mazione: l’Archiginnasio romano dopo il 1814, in Roma fra la Restaurazione e l’elezio- ne di Pio IX. Amministrazione, economia, so- cietà e cultura, a cura di ANNA LIA BONELLA- AUGUSTO POMPEO-MANOLA IDA VENZO, Roma- Freiburg-Wien, Herder, 1997, p. 161-78. Su Roma nel periodo esaminato dal punto di vi- sta istituzionale e della cultura in generale, cfr. ALBERTO AQUARONE, La Restaurazione nello Stato pontificio ed i suoi indirizzi legis- lativi (1955), in ID., Tra Restaurazione ed Unità. La politica legislativa degli Stati ita- liani. Saggi storico-giuridici, a cura di SAN- DRO NOTARI, Roma, Luiss, 1994, p. 3-72; MA- RIO CARAVALE-ALBERTO CARACCIOLO, Lo Stato pontificio da Martino V a Pio IX, Torino, UTET, 1978; DANTE CECCHI, L’amministra- zione pontificia nella seconda Restaurazione (1814-1823), Macerata, Biemmegraf, 1978; 1. Leone XII (1823-1829).

77 Annali di storia delle università italiane 4/2000 L. Moscati

2. Bolla di Leone XII Quod Divina Sapientia (1824).

FIORELLA BARTOCCINI, Roma nell’Ottocento. Il tramonto della città santa. Nascita di una ca- pitale, Bologna, Cappelli, 1985, p. 312-67; Ro- ma fra la Restaurazione e l’elezione di Pio IX. 2 Interessante al riguardo è stata la relazione di MARIO SBRICCOLI, Università e cultura giu- ridica nello Stato Pontificio del XIX secolo al Convegno internazionale di studi su: Univer- sità e professioni giuridiche in Europa nell’e- sembrava impermeabile alle nuove metodologie2. Anche dopo la rifor- tà liberale, Napoli 28-30 aprile 1992. ma seguita alla nota bolla di Leone XII Quod Divina Sapientia del 3 Quod Divina Sapientia, in Bullarii Romani 3 continuatio summorum pontificum...tomus 1824 , intesa alla ristrutturazione degli studi e completata dalle Ordina- 4 decimus sextus continens pontificatus Leonis tiones S. Congregationis Studiorum del 1826 e del 1827 , non si assiste a XII., Romae 1854: 28 agosto. Si veda in pro- nessuna modifica sostanziale, benché nella compagine universitaria, posito AGOSTINO GEMELLI-SILVIO VISMARA, La tradizionalmente conservatrice, si fossero da poco verificati i primi sin- riforma degli studi universitari negli Stati pontifici (1816-1824), Milano, Vita e Pensie- tomi di svecchiamento che, senza abbandonare il sistema antico base ro, 1933. dell’organizzazione pontificia, tradivano a tratti l’influenza del periodo 5 4 Cfr. Ordinationes S. Congregationis Studio- francese . rum a Sanctissimo Domino Nostro Leone PP. Emblematiche in tal senso sono alcune disposizioni. Per l’insegna- XII. probatae et confirmatae, in Collectio le- mento era stata proibita la dettatura della lezione e soltanto ad alcuni gum et ordinationum de recta studiorum ra- anziani professori abituati a tale consuetudine era stato concesso il per- tione editorum A. SS. D. N. Leone XII. P. M. et Sacra Congregatione Studiis moderandis, messo di continuare per qualche tempo. In particolare, la proibizione Romae 1828, p. 115-35: 18 agosto 1826; Aliae della dettatura, sostituita da un genere di lezione che intensificava il Ordinationes Sacrae Congregationis Studio- rapporto tra professori e studenti, era una novità significativa e passibi- rum a Sanctissimo D. N. Leone PP. XII. pro- le di ulteriori approfondimenti. Inoltre, secondo le nuove disposizioni, batae et confirmatae, ivi, p. 136-40: 7 novem- bre 1827. per i corsi di diritto civile nei quattro anni universitari la materia era co- 6 5 ALVAZZI DEL FRATE, La formazione dei giuri- sì distribuita : i cinquanta libri delle Pandette dovevano essere ripartiti sti. tra i due professori, seguendo le divisioni proprie del Digesto in sette 6 Quod Divina Sapientia, tit. XVIII. parti, in modo che l’uno doveva spiegarne quattro parti, l’altro, a com- 78 La Facoltà legale e la scienza giuridica della Restaurazione

7 Ibid. 8 Ibid. 9 MIRELLA MOMBELLI CASTRACANE, La codifi- cazione civile nello Stato pontificio. I. Il pro- getto Bartolucci del 1818, Napoli, ESI, 1987. Sull’origine e l’evoluzione del collegio degli avvocati concistoriali, cfr. ADORNI, Statuti del Collegio degli Avvocati Concistoriali e Statuti dello Studio Romano, «Rivista internazionale di diritto comune», 6 (1995), p. 293-355. Sul- la promulgazione del Codice di procedura civile del 1817 cfr. ALVAZZI DEL FRATE, Rifor- me giudiziarie e Restaurazione nello Stato Pontificio (1814-1817), in Roma fra la Re- staurazione e l’elezione di Pio IX, p. 55-61. 10 Così Friedrich Carl von Savigny scrive al giurista toscano Pietro Capei: «Parmi les ob- jects curieux que j’ai visités à Rome, je n’ai 3. Palazzo della Sapienza. pas oublié ... les professeurs de droit Ro- main et la methode d’enseigner cette scien- ce bien au-dessus de mon attente, de sorte qu’en la comparant à ce que vous m’aves ra- conté de l’Université de Pise, je trouve l’Uni- versité de Rome bien préferable. Elle a mê- pimento delle rimanenti tre, era tenuto a leggere «de origine, et pro- me fait des progrès dans ces derniers tems, gressu juris civilis, et de ratione universas leges, et statuta interpretan- le Pape actuel ayant defendu de dicter les le- di deque regulis juris, et verborum significatione». Il professore era an- çons, de sorte que j’ai entendu expliquer les che tenuto a integrare il programma, dove necessario, con tutto quello pandectes dans un discours absolument li- bre». La lettera è edita da DOMENICO MAFFEI che il diritto canonico aveva apportato di nuovo alle leggi romane e an- in Studi di storia delle Università e della lette- che per quanto atteneva alle leggi vigenti7. ratura giuridica, Goldbach, Keip Verlag, Ciò era pur sempre qualcosa, ma non si rifletteva ancora nell’am- 1995, p. 486-88. biente dei professori di diritto, che tentavano di trovare nell’insegna- 11 Cfr. KARL JOSEPH ANTON MITTERMAIER, Ue- mento una linea di demarcazione tra il ius civile e il ius canonicum, che ber die Fortschritte des Rechtsstudiums in Ita- lien in Bezug auf die Rechtsgeschichte a lungo avevano rappresentato le uniche materie impartite secondo Italiens, «Kritische Zeitschrift für Rechtswis- una radicata tradizione di studi8. Inoltre gli stessi docenti universitari, senschaft und Gesetzgebung des Auslan- in una terra in cui anche la maggior parte delle cause civili veniva risol- des», 14 (1842), p. 566. ta in sede ecclesiastica, erano relegati al margine della vita giuridica 12 Sulla figura e l’opera di Renazzi, cfr. DI SI- dello Stato, dal momento in cui vennero preferiti gli avvocati concisto- MONE, La “Sapienza” romana nel Settecento, 9 p. 208-17; FRANCO CORDERO, Criminalia. Na- riali per la revisione del progetto del mai promulgato Codice civile . scita dei sistemi penali, Roma-Bari, Laterza, In effetti, secondo la normativa allora vigente, i professori doveva- 19862, p. 180-204. Si nota un rinnovato inte- no usare testi propri o di autori approvati dalla Congregazione degli resse della storiografia per il giurista roma- Studi; tuttavia, i docenti di diritto civile limitavano la lezione alla pedis- no: MARGHERITA SCOLIERE, Il giureconsulto Filippo Maria Renazzi: presentazione di un sequa spiegazione del corpus iuris senza estenderla non solo a fonti epi- inedito, «Studi romani», 46 (1998), p. 375-98; grafiche o letterarie, ma neppure a personali ricerche che mostrassero BEATRICE MASCHIETTO, Sulle tracce di Filippo un’esatta comprensione dei problemi storico-giuridici. Tuttavia a Sa- Maria Renazzi. Un inedito trentino, «Studi vigny, che aveva visitato la Facoltà agli inizi di marzo del 1827, non era senesi», 110 (1998), p. 152-63; EAD., L’anti- Rousseau di Filippo Maria Renazzi (1745- dispiaciuto il metodo d’insegnamento del diritto romano soprattutto do- 1808), Trento, Dipartimento di Scienze giu- po la riforma leonina e la proibizione della dettatura10. Ancora nel 1842 ridiche, 1999. Renazzi è anche ricordato per Mittermaier sottolineava nei Fortschritte che alla Sapienza non si usa- la Storia dell’Università di Roma, 4 voll., Ro- vano libri sistematici per i corsi di Pandette11: ciò poiché il diritto roma- ma, Pagliarini, 1803-1806 (rist. anast. Sala Bolognese, Forni, 1971), che risulta assai in- no senza libri di testo e appreso puro nel suo contesto veniva meglio formata soprattutto per gli ultimi decenni assimilato dagli studenti. Motivazione sostanziale, peraltro, risulta chia- del sec. XVIII. ramente il fatto che lo Stato pontificio era rimasto terra di diritto comu- 13 Su Devoti, cfr. DI SIMONE, La “Sapienza” ne non avendo aperto la strada alla codificazione. romana nel Settecento, p. 205-208. Si veda Se alla fine del Settecento la Sapienza aveva annoverato tra i docen- anche AGOSTINO LAURO, in Dizionario Bio- 12 grafico degli Italiani,XXXIX, Roma, Istituto ti l’insigne penalista Filippo Maria Renazzi e il canonista Giovanni De- 13 Enciclopedia Italiana, 1991, s.v. voti , la cui fama aveva varcato le barriere alpine, nella Restaurazione 79 L. Moscati

14 Cfr., della nota stamperia CRACAS, Notizie per l’anno MDCCCXXVII..., p. 253-55. 15 Barbaro Teodosio Bencivenga, nato a Val- linfreda nel 1752, ottenne nel 1772 la laurea in utroque, nel 1773 quella ad honorem e nel 1775 si addottorò in teologia. Avvocato rota- le ricoprì la cattedra di diritto civile dal 1798 al 1832: ARCHIVIO DI STATO DI ROMA (ASR), Università, b. 92, ff. 525v-526. L’insegnamen- to universitario doveva durare complessiva- mente quarant’anni, ma era prevista per la giubilazione in casi eccezionali una riduzio- ne di pochi anni: Ordinationes S. Congrega- tionis Studiorum, cap. I. 16 Tale era il giudizio dell’astronomo Giusep- pe Settele: cfr. VERNACCHIA GALLI, L’Archigin- nasio romano, p. 40, nota 112. 17 Nel 1813 fu arrestato per aver preso parte a un’insurrezione contro il governo francese promossa dal sacerdote e avvocato Felice Battaglia: cfr. BOUDARD, Espériences françai- ses de l’Italie napoléonienne, p. 74-76. 18 Cfr. VERNACCHIA GALLI, L’Archiginnasio ro- mano, p. 56. 19 Nato a Roma nel 1774, laureato in utroque nell’Archiginnasio della Sapienza, avvocato rotale, nel 1798 ricoprì la cattedra di filosofia e retorica e nel 1799 quella di logica e meta- fisica; ottenne quindi la cattedra di diritto ca- nonico nel 1803 come vincitore di concorso. Soppressa tale cattedra dal governo france- se, fu obbligato a passare prima all’insegna- mento di Pandette e poi a quello di istituzio- ni di diritto civile. Ripristinato il governo pontificio, alla morte di Filippo Van Stryp ebbe anche la cattedra di diritto criminale, cattedra che tenne fino agli anni quaranta quando gli succedette Raffaele Ala, già pro- fessore sostituto alla cattedra stessa. Morì nel 1853: ASR, Sacra Congregazione degli Studi, Istanze, b. 77. Si noti che Capogrossi teneva regolarmente anche un corso di dirit- to canonico all’Accademia pontificia de’ no- bili ecclesiastici, in cui nel 1827 fece la pro- lusione: cfr. Diario di Roma, Roma, Cracas, 4. Sala della ex Biblioteca Alessandrina. 1827, n. 12. Capogrossi risulta membro di numerose accademie, tra cui l’Arcadia, la Ti- berina, la Latina, la Teologica; egli cooperò anche alla fondazione dell’Accademia Esqui- la scienza giuridica romana non godeva di vivacità. Dopo le riforme leo- lina, di cui redasse lo statuto. Interessante nine, anche l’elenco dei professori del 1826-1827, rintracciabile nel ca- per alcune notizie sulla vita e soprattutto sul- 14 la personalità scientifica di Capogrossi è la talogo delle lezioni e riportato anche dalla cronachistica del tempo , commemorazione di E. DE SAINT-MAURICE presenta un insieme di giuristi che non spicca per particolare livello CABANY, Notice nécrologique de Joseph Capo- scientifico. Ad esempio Teodosio Bencivenga, professore di diritto civi- grossi avocat rotal..., Paris 1854. le15, non era considerato un grande giurista neppure nello stesso am- 20 Nacque a Paliano nel 1757, si laureò in biente dell’Archiginnasio che, pur sottolineandone l’impegno di avvoca- utroque nel 1777 e in teologia nel 1779. Fu 16 aiutante di studio dell’avvocato concistoriale to curiale, lo giudicava limitato dal punto di vista scientifico . Sappiamo Vincenzo Bartolucci; lettore in soprannume- tuttavia che al momento del suo arresto durante il regime napoleonico ro, ottenne la cattedra di istituzioni di diritto perché non filofrancese17, chi lo doveva sostituire alle lezioni si trovò in civile dal 1789 fino al 1827, poi sostituito da possesso di notevole materiale preparato allo scopo e mai dato alle Giuseppe Belloni: ASR, Università, b. 92, f. 18 539; b. 93, ff. 132, 152; Sacra Congregazione stampe . Del resto, non ci è pervenuta nessuna opera giuridica edita di degli Studi. Istanze, b. 93. Giuseppe Capogrossi19, di Giovanni Battista Dorascenzi20, di Nicola 80 La Facoltà legale e la scienza giuridica della Restaurazione

5. Disposizione dell’aula magna du- rante la distribuzione delle lauree.

21 Nato a Roma, insegnò diritto canonico dal 1798. Sospeso durante il periodo francese, Ferrarelli21, di Angelo Antonio Mangiatordi22, tutti professori alla Facol- fu reintegrato il 14 maggio 1814 e tenne l’in- tà di giurisprudenza nel periodo considerato. segnamento fino al 1833, anno in cui preval- sero numerosi incarichi ecclesiastici (ivi, b. Anche la voce di Pietro Francesco Galleffi, cardinale camerlengo di 97). Fu, infatti, arcivescovo sotto Gregorio S. Romana Chiesa e quindi arcicancelliere della Sapienza23, risulta assai XVI di Marronea prima e di Mira poi e con- drastica. Galleffi presenta nel 1830 una relazione al papa sui docenti di sultore della S. Congregazione dei vescovi: diritto24 considerandoli nella quasi totalità impreparati, sia sul piano di- cfr. GAETANO MORONI, Dizionario di erudizio- ne storico-ecclesiastica, XLIII, Venezia, Tipo- dattico sia su quello scientifico, tanto da attribuire la fonte dei tumulti grafia emiliana, 1847, p. 112; XLV, Venezia studenteschi che si verificavano nella Facoltà di Giurisprudenza pro- 1847, p. 205. Nel 1833 Ferrarelli risulta an- prio al fatto che «i Professori mancano o di gravità nel loro procedere o che nella commissione deputata a giudicare di sapere nell’insegnare»25. Da un lato il cardinale Galleffi sottolinea il ricorso di Vincenzo Becchio, capo ufficio della Direzione del censo, contro il marche- che alcuni di essi, troppo anziani, non riuscivano più a suscitare l’inte- se Marini: BIBLIOTECA APOSTOLICA VATICANA resse degli studenti, come è il caso di Bencivenga che, pur «uomo as- (BAV), Vat. Lat. 9415, pt. II, ff. 253-58. sai probo e religioso e sufficientemente istruito», stava per compiere il 22 Nipote del più noto avvocato Giuseppe, quarantennio d’insegnamento; dall’altro lato egli mette in evidenza sia nacque a Veroli nel 1786; nel 1816 divenne la «poca dottrina» di Ferrarelli, che impartiva lezioni «imparate mate- per concorso professore sopranumero nella Facoltà legale; tenne per sette anni supplen- rialmente a memoria e cavate quasi di parola in parola dall’opere del ze nelle cattedre che ne necessitavano. Dal Devoti»; sia la pretesa di Capogrossi che, pur considerato colto, voleva 1823 divenne professore di istituzioni di di- ottenere dagli studenti le medesime frasi che si trovavano nei propri ritto canonico fino al 1857; morì nel 1862: scritti disapprovando «ogni risposta quantunque giusta, data con diver- ASR, Sacra Congregazione degli Studi. Istan- ze, b. 119. so giro di parole». Galleffi accusa inoltre Mangiatordi, benché studioso e «impegnato molto nel fare la scuola», di non intendere il latino, di 23 Cfr. ora ALVAZZI DEL FRATE, in Dizionario Biografico degli Italiani, LI, Roma 1998, s.v. professare «una scienza che assai poco conosce», di leggere le lezioni, 24 ASR, Sacra Congregazione degli Studi, b. di non sapere improvvisare; e anche Belloni, che «ha ingegno e sape- 219, fasc. 25: Relazione alla Santità di Nostro re» ma non dedica tempo alle lezioni, nelle quali si finisce per «far sem- Signore Papa Pio VIII. intorno ai disordini plicemente tradurre or dall’uno or dall’altro il testo delle istituzioni di esistenti nella Università Romana, e intorno 26 ai modi di rimediarvi che il Cardinale Ca- Giustiniano e nulla più» . Infine Galleffi ricorda anche le lezioni tumul- merlengo e Arcicancelliere della Università tuose di istituzioni di diritto pubblico impartite dal futuro cardinale stessa umilia alla Santità Sua. Cfr. BIDOLLI, Carlo Vizzardelli, che non sapeva tenere la disciplina. Contributo alla storia dell’Università di Ro- In tale congerie di studiosi, che non ha lasciato traccia di sé nelle più ma, p. 101. specifiche biblioteche romane, ma che rappresenta un vero e proprio 25 Le citazioni qui e in seguito sono tratte punto di riferimento per il livello della scienza giuridica dell’epoca, si può dalla relazione menzionata alla nota prece- dente. cogliere qualche modesta eccezione. Nel quadro negativo presentato da 26 Ibid. Galleffi, non compaiono i nomi di Carlo Giovanni Villani e di Francesco 81 L. Moscati

27 FRANCO CASAVOLA, I diritti antichi, in GIU- 6. Carlo Giovanni Villani SEPPE DI COSTANZO (ed.), La cultura storica (1798-1859). italiana tra Otto e Novecento,I, Napoli, Mo- rano Editore, 1990, p. 53. 28 Cfr. in proposito infra, p. 87. 29 ASR, Sacra Congregazione degli Studi. Istanze, b. 63. Villani nacque a Balignano Norcia. Villani risulta particolarmente noto per l’impegno nella didattica presso Cesena nel 1798 e morì a Roma nel e per la qualità dell’insegnamento, come si evince da numerosi necrologi 1859. di alunni e soprattutto da quello di Ilario Alibrandi, prima coadiutore e 30 Solo per evidenziare le più rilevanti cari- poi successore nella cattedra, divenuto «il più illustre precursore del rin- che ricoperte da Villani, si può ricordare novamento degli studi italiani di diritto romano negli ultimi decenni del che nel 1825 divenne avvocato rotale; nel 27 1850 fu nominato avvocato concistoriale, nel secolo XIX» . Villani era salito alla cattedra di Pandette nel 1824 succe- 1851 consigliere di Stato e nello stesso anno dendo a Pietro Ruga, che verrà più avanti ricordato per l’interesse verso fu chiamato a far parte, per la sua fama di le Istituzioni di Gaio e l’apertura al mondo tedesco28. Dal 1827 Villani giurista, della commissione preposta alla re- aveva affiancato all’insegnamento universitario di diritto civile quello del- dazione del mai realizzato codice civile. Ul- teriori notizie su Villani, oltre quelle rintrac- la stessa materia presso la cosiddetta Accademia pontificia de’ nobili ec- 29 ciabili all’Archivio di Stato di Roma, sono clesiastici, sostituendo l’anziano collega Bencivenga . Dalle testimonian- tratte da alcune commemorazioni di alunni ze di alcuni discepoli30 si sa, inoltre, che Villani dopo il 1850, liberato da del giurista all’indomani della sua scompar- una parte degli incarichi, si era dedicato allo studio delle Istituzioni di sa, il 7 gennaio 1859: cfr. in particolare M. Gaio avvalendosi soprattutto dell’edizione romana31, nonché dei Fram- DE SANCTIS, Alla insigne memoria del giure- 32 consulto romano Giovanni Carlo Villani...; menti vaticani pubblicati da Mai , migliorandone l’interpretazione con ID., Orazione del Rettore della chiesa di S. nuove deduzioni elaborate nelle lezioni per gli studenti rimaste inedite. A Elena a Cesarini...; [F. MONTI], A Carlo Gio- seguito delle insistenze di molti allievi, Villani aveva, infatti, raccolto una vanni Villani...; ILARIO ALIBRANDI, Per le so- lenni esequie celebrate a suffragio dell’anima parte cospicua delle lezioni nell’intento di affidarle alle stampe, ma la del prof. Carlo Giovanni Villani... (tutte edi- morte immatura impedì la realizzazione di tale proponimento. te a Roma nel 1859). Villani si distinse anche nella pratica forense, come dimostrano le 31 Gaii Institutionum Commentarii IV. ad numerose allegationes, che risultano sostenute con attenzione anche se meliorem lectionem restituti et necessariis ad- non con particolare vivacità33. Oltre alle difese legali, l’unico lavoro da- notationibus illustrati a Iosepho Sarzana to alle stampe fu una dissertazione pubblicata, secondo il costume, I.U.D. Prima italica editio, Romae, ex Typo- 34 graphia Virgiliana, 1829. quando fu eletto avvocato concistoriale , che si risolve peraltro in un 32 Cfr. infra, nota 88. piatto commento a C.10.35, senza entrare in una visione organica del- 33 Cfr. DE SANCTIS, Alla insigne memoria del l’ordinamento municipale dell’impero romano al tramonto. In realtà, giureconsulto romano Giovanni Carlo Villa- Villani conosceva soltanto la lingua francese, finendo per ignorare buo- ni, p. 10. na parte delle opere recenti della storiografia giuridica tedesca. Tutta- 34 Dissertatio ad legem si Decurionum I. Co- via era noto che egli non teneva in gran conto gli scritti stranieri di di- dicis quando, et quibus quarta pars debetur ritto al di fuori delle opere di Savigny, ovviamente quelle sole che pote- ex bonis Decurionum et de modo distributio- nis eorum. Lib. X. Tit. XXXIV, Romae, I. Sal- va leggere nelle traduzioni francesi o italiane. viucci, 1850. Quanto a Francesco Norcia, professore di diritto di natura e delle 82 La Facoltà legale e la scienza giuridica della Restaurazione

35 ASR, Sacra Congregazione degli Studi. Istanze, b. 63. Qualche notizia è tratta anche da alcuni documenti più tardi (1898) relativi a ricerche degli atti di liquidazione della pensione di Norcia: ARCHIVIO STORICO UNI- VERSITÀ ROMA “LA SAPIENZA”, n. 183. Tra tutti i docenti della Facoltà di giurisprudenza del periodo esaminato, Norcia è l’unico di cui si conservi qualche documento nel suddetto archivio. 36 La mancanza dell’insegnamento era già stata avvertita alcuni anni prima dal rettore Giovanni Ferri di Saint-Constant nel suo 7. Le Iuris naturae et gentium in- Rapport del 1812: «Il n’y a pas dans l’Univer- stitutiones di Francesco Norcia sité de la Sapience de chaire affectée à l’in- (1830). segnement du droit naturel et du droit des gens; mais les anciens réglemens avaient en quelque sorte rempli ce vide en chargeant le professeur de philosophie morale de don- genti, sappiamo che, ottenuta la laurea ad honorem nella Facoltà legale ner les élémens du droit naturel». Cfr. AL- VAZZI DEL FRATE, Università napoleoniche, p. e intrapresa la carriera forense presso il tribunale della Sacra Rota, ave- 151. va vinto nel 1824 per concorso la cattedra di diritto di natura e delle 37 Sull’insegnamento della materia in alcuni genti35, che veniva istituita per la prima volta nella Facoltà di giurispru- Stati preunitari, cfr. GIOVANNI TARELLO, Sto- denza36 e quindi molto in ritardo rispetto ad altre università della peni- ria della cultura giuridica moderna. I. Asso- sola37. Seguendo oltre misura gli stessi intendimenti della bolla di Leo- lutismo e codificazione del diritto, Bologna, Il Mulino, 1976, p. 102-105; ALVAZZI DEL FRATE, ne XII, per poter ottemperare al dettato di stampare un’opera destinata La formazione dei giuristi, p. 92-93. all’insegnamento universitario38, lasciò la carriera forense «in quanto 38 Cfr. Quod Divina Sapientia, in Bullarii Ro- che nessuno degli Autori che fino a quell’epoca avevano scritto in Dirit- mani continuatio, tit. VI. to Naturale poteva venire adottato... attesi i molteplici errori, in cui tutti 39 Francisci Norcia juris naturae et gentium eran caduti»; ne derivò che l’opera39 fu proposta dalla Sacra congrega- institutiones in usum auditorum adornatae, zione degli studi «come unica a potersi leggere nella R. Università»40. Il 2 voll., Romae, L. Contedini, 1830. corso, infatti, dopo un’ampia panoramica della storiografia precedente, 40 ASR, Sacra Congregazione degli Studi. Istanze, b. 63. mostra un rinnovato interesse per Thomasius, Heinecke e Pufendord, attraverso il richiamo delle dottrine giusnaturalistiche, adattando l’in- 41 Francisci Norcia advocati romani Aegyptii juris specimen, Romae, L. Contedini, 1822. terpretazione del diritto naturale all’elemento cristiano piuttosto che a 42 ID., De ortu et progressu juris naturalis quello razionalistico e autonomo. commentarius, Romae, L. Contedini, 1833. Va inoltre sottolineato che Norcia si distingue dai rimanenti docenti 43 ASR, Sacra Congregazione degli Studi. sia per il mancato inserimento, insieme a Villani, nel quadro negativo Istanze, b. 63. presentato da Galleffi, sia per aver pubblicato alcuni altri scritti: tra essi 44 [GIUSEPPE CAPOGROSSI] De fonte Berninio si può ricordare un’opera incentrata sull’interpretazione teologica nei in foro Agonali, elegia, [Romae 1801]. Con lo precetti dei padri della Chiesa africana41; e un’altra che sviluppa la tesi pseudonimo arcadico di Eudemio Pigelio si 42 vedano Del signor avvocato G. C. pubblico presente nel corso universitario . L’autore, infatti, dopo aver prodotto professore dell’Archiginnasio romano...Ver- «un nuovo sistema di Diritto di natura sociale quanto filosofico altret- si..., Roma 1803; ID., Distici a Carlo Odescal- tanto amico della Religione», ritenne opportuno di redigere «un ampio chi. Si veda anche un sonetto della fine del trattato di Naturale Giurisprudenza ad utilità ed onore del Cattolichesi- sec. XVIII conservato manoscritto in BAV, Vat. Lat. 10330. In qualità di censore d’ono- mo contro le calunnie degli Eterodossi sopra la nostra pretesa ignoran- 43 re dell’insigne pontificia Accademia di S. Lu- za del divino diritto naturale» . ca, secondo la consuetudine, pronunciò È, infine, da porre in luce che di un docente sono riuscita a reperire un’orazione latina in lode del defunto papa il testo delle lezioni universitarie. Mi riferisco in particolare al corso di Leone XII: cfr. MORONI, Dizionario di erudi- zione storico-ecclesiastica, LXXXV, Venezia diritto penale di Giuseppe Capogrossi, noto finora soltanto come fine 44 1857, p. 10. latinista e grecista e come ideatore di alcuni progetti di riforma della 83 L. Moscati

8. Manoscritto di Giusep- pe Capogrossi, Iuris crimi- nalis institutiones (1826), 45 Si tratta in particolare di un progetto del in Biblioteca Universitaria 26 novembre 1817 e di un altro assai più svi- Alessandrina. luppato del 25 novembre 1818: cfr. GEMELLI- VISMARA, La riforma degli studi, p. 150-54. 46 BIBLIOTECA UNIVERSITARIA ALESSANDRINA ROMA, Ms. 392: Iuris Criminalis Institutio- Facoltà di giurisprudenza nell’ambito delle iniziative promosse dal car- nes, 1826. dinale Consalvi intorno agli anni venti45. Il corso inedito svolto proprio 47 Ciò risulta dall’epigrafe finale: «Ego Ana- nel 182646, di cui abbiamo ora ritrovato la fedele redazione di uno stu- cletus Monaci posses. hujus libri. Anno salu- dente47, appare ancora dettato; ciò risulta chiaramente dal contesto, in tis 1826.». Il manoscritto consta di ff. 329. un momento in cui era già stata abolita la consuetudine della dettatura, Dall’ex libris risulta proveniente dalla Biblio- teca di Ernesto Monaci. ma il docente aveva probabilmente potuto usufruire della proroga pre- 48 48 ASR, Sacra Congregazione degli Studi, b. vista . Come si evince dai Prolegomena e dal contenuto stesso, il corso, 219, fasc. 6. si presenta fedele al modello rappresentato da Renazzi49 ma con alcu- 49 Cfr. FILIPPO MARIA RENAZZI, Elementa juris ni spunti di autonomia, rivolti soprattutto al tentativo di superare le te- criminalis, 4 voll., Romae, I.G. Salomoni, matiche di Beccaria; nel complesso esso si allinea ovviamente alle di- 1773-86; ID., Synopsis elementorum juris cri- rettive pontificie relative alla sistematica esposizione delle fonti del di- minalis...Editio altera italica, prima roma- na, Romae, A. Fulgoni, 1805. ritto. 50 ASR, Sacra Congregazione degli Studi. Tuttavia, la difficoltà per gli studenti di recepire il contenuto al- Istanze, b. 77: 18 novembre 1835. Quanto al- quanto oscuro del corso aveva determinato la necessità da parte degli l’opera di Renazzi, si tratta della Synopsis, di organi superiori di sostituirlo con l’opera di Renazzi: «Ha il Sig. avv. Ca- cui si stava preparando una nuova edizione pogrossi dopo molto esitare convenuto per la spiegazione del Renazzi (Bononiae 1836). nella Cattedra d’Istituzioni Criminali, che egli ricopre nell’Università 51 Ivi, 20-24 ottobre 1835. Capogrossi si rife- risce al Regolamento sui delitti e sulle pene medesima, siccome è stato espresso nell’Elenco a stampa delle ore e 50 emanato nel 1831 da Gregorio XVI, su cui qualità delle lezioni» . Capogrossi aveva in precedenza esposto le pro- cfr. LAURA FIORAVANTI, Il regolamento penale prie ragioni «per le quali invoca la Facoltà di proseguire a dettare e gregoriano, in Diritto penale dell’Ottocento. I spiegare i suoi scritti» e di non poterli dare alle stampe perché «l’attua- Codici preunitari e il Codice Zanardelli, le Regolamento e non Codice di Procedura Criminale può andar sog- scritti raccolti da SERGIO VINCIGUERRA, Pado- va, Cedam, 1993, p. 273-99. Sulla legislazio- getto a riforme». Il camerlengo risultò irremovibile poiché, a suo giudi- ne penalistica di Gregorio XVI cfr. ora I Re- zio, il docente, in caso di modifica normativa, avrebbe dovuto integrare golamenti penali di Papa Gregorio XVI per lo oralmente il testo dato alle stampe51. Stato pontificio (1832). Ristampa anastati- Bisogna però riconoscere che le lezioni di Capogrossi s’inseriscono ca, scritti raccolti da SERGIO VINCIGUERRA, Padova, Cedam, 1998. nella scia di una buona tradizione penalistica, che faceva capo tra Sette- 84 La Facoltà legale e la scienza giuridica della Restaurazione

52 Su alcuni manuali di tale genere del perio- cento e Ottocento a Filippo Maria Renazzi e successivamente a Filippo do napoleonico cfr. ALVAZZI DEL FRATE, La Van Stryp (in un contesto di criminalisti rivolti ad opere indirizzate alla formazione dei giuristi, p. 101, nota 44. pratica)52 e che avrà, sempre a Roma, un notevole prosecutore in Raf- 53 Ala salirà alla cattedra di istituzioni di di- 53 ritto criminale nel 1838 come sostituto e nel faele Ala e altri penalisti e si avvarrà nelle Marche dei più noti Carlo 54 1843 come titolare. Cfr. ROBERTO ABBONDAN- Caramelli e soprattutto Giuseppe Giuliani . Anche se Capogrossi non ZA, in Dizionario Biografico degli Italiani, I, sembra raggiungere il livello degli altri, merita una certa considerazio- Roma 1960, s.v. ne, sicché uno studio approfondito della dottrina penalistica romana 54 Sulla dottrina penalistica della Stato ponti- potrebbe aprire nuova luce su un aspetto meno noto e forse più signifi- ficio cfr. ora MARIO SBRICCOLI, Giuseppe Giu- liani criminalista. Elementi per una biogra- cativo della Restaurazione. fia, in I Regolamenti penali di Papa Gregorio Come si è accennato, Savigny, che si trovava a Roma da qualche XVI,p. CCLIX-CCXCIII. mese55, aveva visitato la Sapienza agli inizi di marzo del 1827. Il giudizio 55 Savigny era giunto a Roma verso la metà sulla Facoltà giuridica romana verrà ripreso nel noto articolo sull’inse- di febbraio del 1827 e vi rimase fino ai primi gnamento del diritto in Italia pubblicato al suo rientro in patria56. Nel di maggio di quell’anno per poi proseguire per Napoli. A Roma peraltro la permanenza saggio in questione Savigny, interessato agli ordinamenti didattici dei coincise con la raccomandazione ricevuta di vari Stati visitati, ricorda di aver ascoltato alla Sapienza le lezioni dei non fermarsi durante i mesi caldi nella capi- due professori di Pandette (Textus civilis), Bencivenga e Villani, dei tale dello Stato pontificio. quali sottolinea l’esposizione puramente dogmatica, anche se aperta a 56 FRIEDRICH CARL VON SAVIGNY, Ueber den ju- una conoscenza della dottrina precedente in materia, ma non basata ristischen Unterricht in Italien, «Zeitschrift für geschichtliche Rechtswissenschaft», 1-2 specificamente sulle fonti proprie del diritto. Ciò che è più interessante (1828), p. 201-28. L’articolo di Savigny, con sottolineare è che Savigny paragona il metodo usato a Roma a quello qualche taglio e imprecisione, fu tradotto da praticato trent’anni prima nelle università tedesche57, e quindi prima ANTONIO TURCHIARULO, Ragionamenti storici della rivoluzione didattica operata dal modello humboldtiano58. di dritto del Prof. F. C. Savigny, tradotti dal- l’originale tedesco, Napoli, Tipografia all’In- Notizie più ampie di quelle riportate nell’Unterricht si trovano nei segna del Diogene, 1852, in base alla secon- diari dei viaggi in Italia59 e che servirono a Savigny solo parzialmente da edizione apparsa nelle Vermiste Schriften, per la redazione del suddetto saggio. Nel caso di Roma essi offrono un IV, Berlin, Veit, 1850, p. 309-42, da cui si cita. quadro molto approfondito: i giudizi non differiscono nella sostanza da 57 SAVIGNY, Unterricht, p. 326. quanto in seguito scritto nell’Unterricht, ma si vengono a conoscere 58 Cfr. FULVIO TESSITORE, L’Università di molte notizie sul metodo di insegnamento, sul contenuto didattico, Humbold, in ID., Contributi alla storia e alla teoria dello storicismo, II, Roma, Edizioni di nonché interessanti osservazioni. Savigny mostra di aver colto nel se- storia e letteratura, 1995, p. 619-28. gno individuando nella riforma di Leone XII, appena effettuata, elemen- 59 UNIVERSITÄTSBIBLIOTHEK MARBURG (UBM), ti innovativi assai considerevoli e di avere anche ragione considerando Nachlaß Savigny, ms. 979/8-10. la proibizione della dettatura una tipicità dello Stato pontificio rispetto 60 Cfr. supra, nota 10. ai metodi di allora dell’insegnamento universitario nella Tosca- 61 Cfr. ADOLF STOLL, Friedrich Karl von Sa- na60 e nel Regno meridionale61. Tuttavia gli era sfuggito o non aveva vigny. Ein Bild seines Lebens mit einer ben compreso che non vi erano docenti in grado di applicare le poten- Sammlung seiner Briefe. II. Professorenjahre in Berlin 1810-1842, II, Berlin, Heymann, zialità del diverso metodo, anche se altamente qualificanti, sicché la fa- 1929, p. 335, n. 415: lettera del 14 maggio coltà giuridica romana rimase estranea a qualsiasi rinnovamento so- 1827 a Christian Karl Josias von Bunsen stanziale. succeduto a Niebuhr come ambasciatore Per quanto attiene alla lezione di Bencivenga62 negli appunti di del re di Prussia presso la Santa Sede, in cui l’Università napoletana sembra a Savigny Marburg non troviamo ulteriori elementi, ad eccezione del particolare peggiore e meno importante di quella roma- spazio che Savigny dà al fatto che l’ultrasettantenne avvocato risulta an- na, sicché auspica un insegnamento qualifi- corato a una visione settecentesca:63 pur apparendo buon conoscitore cato incoraggiato dallo Stato. della scienza giuridica, Bencivenga non sa distaccarsi dalle opinioni in- 62 Savigny vi assistette il 5 marzo alle 9, o co- veterate dei dotti giureconsulti del diritto comune, soprattutto attraver- me egli tiene a sottolineare, alle ore 3 anti- meridiane secondo l’uso romano di scandire so le opere dei trattatisti e dei decisionisti. Ciò fa pensare al fatto che i le ore a partire dall’Ave Maria. Per il siste- professori della Sapienza trasferissero nelle aule universitarie la meto- ma orario usato fino al 1846 nello Stato pon- dologia propria della pratica forense. tificio, cfr. ROBERTO COLSI, Che ora era? Raf- Molto più dettagliato risulta invece il resoconto offerto da Savigny fronto tra le ore all’italiana e alla francese a 64 Roma, «Studi Romani», 43 (1995), p. 93-102. sulla lezione di Villani, che viene riportata con ampi particolari . Come 65 63 UBM, Nachlaß Savigny, ms. 979/8. avverrà anche per le scuole private a Napoli , Savigny dimostra pecu- 64 Savigny aveva assistito a questa lezione liare interesse soprattutto per la parte della lezione di Villani che si sempre lo stesso giorno alle dieci: ibid. svolge nella forma seminariale. Il tema trattato si concentra in partico- 66 65 Cfr. MOSCATI, Italienische Reise. lare sull’acquisizione della proprietà per occupazione con larghi riferi- 66 In specie D. 41.2. menti alla caccia, alla preda e alla diversa incidenza su cose mobili e 85 L. Moscati

9. Friedrich Carl von Savigny (1779- 1861).

immobili. Villani riporta le opinioni in materia di Cujas e di Heinecke 67 La lezione offre anche la possibilità di fare sulla base della lettura dei loro testi, a cui fa seguire la propria interpre- ampie divagazioni su D. 47.2, 5; C. 8.54; C.6.2. tazione, dimostrando una spiccata agilità intellettuale, soprattutto nel 68 Si veda, ad esempio, Friedrich Carl von tentativo di far affiorare l’opinione personale degli studenti sull’occupa- 67 Savigny. Pandektenvorlesung 1824-25, hrsg. zione di oggetti gettati in mare nell’imminenza di naufragio . Anche il von HORST HAMMEN, Frankfurt a. M., Vitto- giudizio che Savigny trae dal colloquio personale avuto con Villani ri- rio Klostermann, 1993. sulta favorevole nei confronti del docente, perché questi gli sembra in- 69 Durante il viaggio in Italia, Savigny si era formato e attivo nonostante affianchi all’insegnamento universitario preoccupato di essere degnamente sostitui- to da Bethmann Hollweg. Cfr. Friedrich Carl l’attività di uditore del camerlengo. Non a torto Savigny mostra di pre- von Savigny. Briefwechsel mit Friedrich Bluh- ferire tra i due professori di Pandette, materia peraltro da lui stesso im- me 1820-1860, hrsg. von DIETER STRAUCH, partita68 e seguita con estremo interesse69, la figura di Villani. Bonn, H. Bouvier u. Co. Verlag, 1962, p. 194, Il panorama dei docenti della Facoltà giuridica finora presentato ri- n. 92a. mane sostanzialmente immutato durante l’intero arco della Restaura- 70 Mi riferisco in particolare a Niccola Borro zione. I pochi cambiamenti non apportano modifiche di rilievo soprat- dal 1833 professore di istituzioni di diritto 70 pubblico ecclesiastico in sostituzione di Car- tutto per quanto attiene al livello dell’operato scientifico . Si sottrae a lo Vizzardelli divenuto cardinale; a Pasquale ciò la figura di Raffaele Ala che sostituisce Capogrossi nell’insegna- De Rossi nello stesso anno professore di te- mento di istituzioni di diritto criminale e che, come ho ricordato, innal- sto civile al posto di Teodosio Bencivenga al- za il quadro della Facoltà giuridica e in particolare della penalistica ro- lontanato per limiti di età; a Giovanni Bru- nelli docente di testo canonico dal 1834 in mana della Restaurazione. Autore di opere di un certo spessore sia di sostituzione di Nicola Ferrarelli; a Giuseppe impronta sistematica sia pratica71, Ala tenne la cattedra penalistica dal Soldini dal 1836 professore di istituzioni di 1838 fino alla morte avvenuta nel 1846. La sua opera principale72 si pre- diritto pubblico e delle genti, al posto di senta come un manuale sistematico a scopo pratico in cui il giurista po- Francesco Norcia. Cfr. Notizie per gli anni MDCCCXXXIII-MDCCCXXXVI. teva trovare vaste annotazioni soprattutto per il diritto romano e un 71 Pratica criminale, 3 voll., Roma, Giunchi, quadro delle fonti penalistiche con particolare attenzione al sistema 1829-30; Criminalis juris et praxeos instituta probatorio. Si noti che per volere papale l’opera doveva essere consul- usui etiam forensi accomodata, 3 voll., Ro- tata da tutti gli impiegati dell’amministrazione della giustizia criminale. mae, Mugnoz, 1839-40; Criminalis iuris theo- Ala va anche ricordato per aver preso parte attiva alle riforme della co- retici et practici philosophia, Romae, C. Puc- cinelli, 1846. dificazione pontificia con un progetto rimasto inedito di Codice penale, 72 Il foro criminale, 8 voll., Roma, N. Lazzari, con cui vinse il concorso a cattedra. Tuttavia, il suo commento alla le- 1825-26. gislazione gregoriana ad uso dei pratici del diritto presentava un im- 86 La Facoltà legale e la scienza giuridica della Restaurazione

73 Cfr. SBRICCOLI, Giuseppe Giuliani crimina- lista, p. CCLXIV, nota 15. 74 Per l’edizione cfr. supra, nota 31. Sulla fi- gura e l’opera di Sarzana cfr. EDOARDO VOL- TERRA, La prima edizione italiana del Gaio veronese, «Bullettino dell’Istituto di diritto romano», 83 (1980), p. 262-83 (da cui si ci- ta). Il lavoro è stato ripubblicato in ID., Scrit- ti giuridici, VI, Napoli, Jovene, 1994, p. 319- 40. 75 Ivi, p. 277. Volterra offre anche particola- reggiati esempi delle integrazioni al testo ef- fettuate da Sarzana: p. 276-77. 76 Gaii Institutionum Commentarii IV e codi- ce rescripto Bibliothecae Capitularis Veronen- sis auspiciis Regiae Scientiarum Academiae Borussicae nunc primum editi. Accedit Frag- mentum veteris iurisconsulti de iure fisci ex aliis eiusdem Bibliothecae membranis tran- scriptum, Berolini, G. Reimer, 1820. 77 «Giornale Arcadico di Scienze, lettere, ed arti», 13 (1822), p.1-15. 78 Sin dal primo numero, Ruga è presente con articoli di storia antica e soprattutto con recensioni tra cui in particolare quella B.G. Niebuhrii C. F., M. Tullii Ciceronis Oratio- 10. Raffaele Ala, Pratica crimina- num..., «Giornale Arcadico», 7 (1820), p. 60- le (1829). 68; 350-68. Egli aveva anche collaborato con Nibby all’opera Les monumens plus celèbres de Rome ancienne..., Roma 1818. 79 Cfr. PIETRO ODESCALCHI, Elogio del profes- sor Pietro Ruga, «Giornale Arcadico», 25 pianto ormai sorpassato e non atto ad inserirsi utilmente nei nuovi sol- (1825), p. 267-75. Ruga nel 1815 aveva fatto chi tracciati dalla più avvertita penalistica73. parte del consiglio straordinario per rifor- Ciò per quanto attiene all’ambiente della Sapienza. Al di fuori del- mare gli ordinamenti dell’Accademia tiberi- na. l’Università, poche personalità, espressione di un’operosità del tutto in- dividuale, avevano rivolto i propri interessi allo studio delle fonti giuri- 80 Ruga risulta tra i ventuno Curiali “refratta- ri” al giuramento previsto per l’esercizio del- diche, toccando uno degli aspetti più coltivati dalla Scuola storica del la professione che in seguito prestarono giu- diritto. Mi riferisco in particolare a Giuseppe Sarzana, utriusque iuris ramento alla Corte d’appello, organo giudi- doctor,giudice del tribunale civile ed ecclesiastico, a cui si deve la pri- ziario dei Dipartimenti degli Stati romani: ma edizione italiana delle Istituzioni di Gaio74 che verrà pubblicata alla cfr. ALVAZZI DEL FRATE, Le istituzioni giudizia- rie degli “Stati romani” nel periodo napoleo- fine degli anni venti. Essa risulta «accurata e ricca di nuove, interessan- nico (1808-1814), Roma, Euroma, 1990, p. ti proposte di integrazioni delle lacune»75 e soprattutto autonoma ri- 121. Ruga pertanto nel 1812 è annoverato spetto alle precedenti edizioni tedesche, nonostante la chiusura cultu- tra i giudici supplenti del Tribunale di prima rale dello Stato pontificio e la mancata verifica del Codice veronese da istanza di Roma (p. 180). parte dell’editore. Si può, anche, affacciare l’ipotesi che Sarzana abbia 81 ID., La formazione dei giuristi nella Roma napoleonica: la facoltà di giurisprudenza del- ripreso il materiale raccolto da Ruga per un’edizione delle Istituzioni di la Sapienza, «Roma moderna e contempora- Gaio. nea», 2 (1994), p. 100. Ruga ebbe inoltre la Nel 1822, infatti, era apparsa la recensione alla prima edizione tede- supplenza dell’insegnamento di filosofia mo- sca delle Istituzioni di Gaio76 del giurista Pietro Ruga sul Giornale arca- rale dal 1812. A seguito degli avvenimenti 77 78 francesi, Ruga fu momentaneamente epura- dico di cui l’autore era uno dei compilatori e assiduo collaboratore . to e riprese l’insegnamento nel 1814: cfr. Ruga, che aveva iniziato la propria attività come procuratore e uditore VERNACCHIA-GALLI, L’Archiginnasio romano, della Rota romana79 e che in seguito era divenuto patrocinatore della p. 40, 72, 84-85. Mentre era professore di stessa80 nonché professore di ruolo dal 1812 di Codice Napoleone e di Codice Napoleone, Ruga in una dissertazio- 81 ne dimostrò i vantaggi ottenuti dalla pubbli- procedura civile e criminale alla Sapienza , scrisse una recensione al- ca istruzione dopo la riunione degli Stati ro- quanto approfondita. Non si tratta, infatti, di una presentazione soltanto mani all’Impero francese, tra cui in partico- esterna dell’edizione di Gaio, ma anche di una messa a fuoco dei nuovi lare la fondazione delle cattedre dei codici contributi sostanziali che il testo delle Istituzioni offriva per la ricostru- imperiali: cfr. MORONI, Dizionario di erudi- zione storico-ecclesiastica, LXXXV, Venezia zione del diritto privato dell’epoca classica. 1857, p. 109. Così, Ruga spiega quali novità ha portato il testo per «le tavole de- 87 L. Moscati

11. Angelo Mai (1782-1854).

82 «Giornale Arcadico», 13 (1822), p. 9. 83 Ivi, p. 14-15. Bluhme sottolineò a Savigny il fatto che Ruga considerava troppo pesanti le annotazioni della prima edizione di Gaio: STRAUCH, Friedrich Carl von Savigny, p. 63- 64. 84 Ruga, che era nato il 21 febbraio 1772, mo- rì il 7 agosto del 1824: cfr. ODESCALCHI, Elo- gio, p. 268, 273. 85 BIBLIOTECA NAZIONALE FIRENZE, Carteggio Vieusseux, 32.177. In una lettera dell’11 lu- glio 1825 a Vieusseux, così si esprime Fede- rigo Del Rosso professore di Pandette a Pi- sa: «Sapete voi nulla di un’Edizione delle Istituzioni di Gaio che promossero tempo fa a Roma?». 86 Nella lontana Scozia nel 1823 il giurista David Irving era a conoscenza che le Istitu- zioni di Gaio dovevano essere pubblicate da un professore romano. La notizia si trova in una lettera di Jourdan a Warnkönig del 28 maggio: OLIVIER MOTTE, Lettres inédites de iuristes français du XIXe siècle conservée dans les archives et bibliothèques allemands, I, Bonn, Bouvier Verlag, 1989, p. 963. 87 Sulla figura e l’opera di Angelo Mai, diret- cenvirali, le leggi, i senatus consulti, il diritto onorario, ed i riti giudizia- tore della Biblioteca Ambrosiana di Milano li»82; tutto ciò viene con dovizia di particolari esemplificato al pubblico prima e prefetto di quella Vaticana poi, cfr. dei dotti con speciale competenza, in quanto lo stesso Ruga si era già Angelo mai e la cultura del primo Ottocento. cimentato sull’opera di Gaio, avendo raccolto un congruo gruppo di Atti del Convegno, Bergamo 8-9 aprile 1983, Bergamo 1985; JOSÉ RUYSSCHAERT-LEONARDO schede intese a formare un opportuno commento. Egli, infatti, con cau- CORTESI (edd.), Angelo Mai. Nel secondo cen- ta critica alla metodologia usata nell’apparato dell’edizione tedesca, tenario della nascita (1782-1982), in Bergo- aveva «fatto disegno di riprodurre le istituzioni di Cajo scevre dal so- mum, 77 (1983). praccarico di note (d’altronde necessarie in una prima edizione) sulla 88 Iuris civilis anteiustinianei reliquiae inedi- lezione del testo, e rivestite di altro genere di annotazioni per emendar- tae ex codice rescripto Bibliothecae pontificiae 83 Vaticanae curante Angelo Maio biblioteca lo ed illustrarlo» . L’iniziativa fu però interrotta dalla morte del giurista eiusdem praefecto, Roma 1823, p. XVIIII. romano84. Sembra, tuttavia, improbabile che, a così breve distanza di 89 Annunzi letterari della Biblioteca Vatica- tempo, due giuristi romani si siano dedicati indipendentemente l’uno na, «Giornale Arcadico», settembre 1820, p. dall’altro alla stessa impresa, tenendo pure in conto che l’iniziativa ro- 339-48. Dopo vari annunzi così Mai presenta mana aveva avuto una certa risonanza non solo in Italia85, ma anche in il ritrovamento in questione: «Non volendo 86 che eccedano in lunghezza queste mie lette- Europa . rarie notizie, non dirò presentemente né... Un altro editore nonché scopritore di fonti, Angelo Mai87, aveva ri- né di un palimsesto cui sottostanno in maiu- trovato, come egli stesso ricorda88, nel 1820 una serie di frammenti giu- scole lettere avanzi antichi di romana giuri- ridici nel codice palinsesto miscellaneo 5766 della Biblioteca Vaticana sprudenza» (p. 347). L’articolo venne ripro- dotto in «Biblioteca Italiana», gennaio 1821, di provenienza bobbiese, di cui aveva dato sul Giornale Arcadico un pri- p. 39-41 (in particolare p. 40). mo breve cenno nel settembre dello stesso anno89, una più approfondi- 88 La Facoltà legale e la scienza giuridica della Restaurazione

90 Cfr. Pezzi di Diritto romano in un codice rescritto della Biblioteca Vaticana, «Giornale Arcadico», settembre 1821, p. 361-68; e a parte, Roma 1821. Secondo un’abituale con- suetudine, Mai non dà né il numero del co- dice, né qualsiasi altra referenza per la sua individuazione. 91 Cfr. supra, nota 88. L’edizione venne an- nunziata in «Giornale Arcadico», settembre 1823, p. 263. 92 Iuris civilis anteiustinianei reliquiae inedi- tae, p. XVI: «mihi satis exploratum videtur, aetatem huius operis incidere in illud tem- pus quod ab hermogeniani codicis editione ad theodosiani collectionem excurrit». Per le edizioni successive a Mai cfr. Fontes iuris romani antejustiniani,II, ed. JOHANNES BA- VIERA,Florentiae, S.A.G. Barbèra Editore, 1968, p. 463; per i problemi relativi a tale fonte pregiustinianea, cfr. LEOPOLD WENGER, Die Quellen des römischen Rechts, Wien, Holzhauser, 1953, p. 543-45. 93 UBM, Nachlaß Savigny 925/240: copia di lettera di Mai a Bluhme (5 luglio 1823) alle- gata alla lettera di Bluhme a Savigny (14 lu- glio 1823). Quest’ultima è edita in STRAUCH, Friedrich Carl von Savigny, n. 60, p. 153-54. Per tutta la vicenda si veda MOSCATI, Sul Co- dice Teodosiano 1-3. Mai, Savigny e una pre- fazione mancata, «Rivista di Storia del diritto italiano», 62 (1989), p. 408-16. 94 Tali ragioni consistono in un viaggio immi- nente e in problemi di salute; ciò non gli avrebbe permesso di scrivere qualcosa di approfondito: STRAUCH, Friedrich Carl von Savigny, n. 61, p. 155 (25 luglio 1823). 12. Salvatore Betti (1792-1882). 95 Cfr. STOLL, Friedrich Karl von Savigny, II, n. 372, p. 288 (lettera a Friedrich Creuzer del 6 aprile 1822): «Mai aber hat in Rom ei- ne, wie es scheint, sehr wichtige Sammlung 90 91 alter juristischer Fragmente gefunden». ta notizia nel 1821 e la successiva edizione critica due anni dopo . La 96 Tali notizie si desumono dalla Thémis ou scoperta consisteva nel reperimento di numerosi frammenti inediti di bibliothèque du iurisconsulte che seguì tutte giurisprudenza tardo-imperiale di autore ignoto redatti, a parere del le fasi della scoperta: dal primo annuncio (4 Mai, tra Diocleziano e Teodosio II: i cosiddetti Fragmenta Vaticana92. [1822], p. 94-95) alle indicazioni più appro- fondite fornite dallo stesso Mai (ivi, p. 186- Scopo precipuo di Mai, allora prefetto della Biblioteca Vaticana, era 87); dal resoconto delle complesse trattative quello di ottenere da Savigny «una detagliata lettera in francese, nella per la pubblicazione (ivi, p. 287; 5 [1823], p. quale rilevasse da pari suo quei pregi e vantaggi che questi frammenti 120) all’invio del primo foglio per la stampa Lui sembrano presentare nella scienza del dritto». Lo studioso berga- (ivi,p. 223-24; 369-70); dal termine di essa fi- no alla relativa sottoscrizione per l’acquisto masco voleva porre la lettera savignyana alla fine della sua prefazione, dell’opera (ivi, 6 [1824], p. 108). Informazio- per essere «abbastanza difeso contro le taccie di coloro che non sono ni dirette e particolareggiate, che mostrano avvezzi a stimare questi venerabili avanzi dell’antichità»93. Il desiderio la viva partecipazione della scienza giuridica di Mai non venne esaudito: le ragioni addotte da Savigny sembrano francese, si rilevano nelle lettere di Jourdan 94 ai giuristi tedeschi e in particolare a Warn- pretestuose tanto più che le scoperte di Mai risultavano assai pre- 95 könig: cfr. MOTTE, Lettres inédites, nn. 575- gnanti, al dire dello stesso giurista prussiano . 637, passim. L’eco della scoperta e il fatto che nello Stato pontificio non vi fosse 97 STRAUCH, Friedrich Carl von Savigny,n. un terreno ricettivo per pubblicare i frammenti determinarono un fer- 31, p. 80-81. vido interesse all’estero. Athanase Jourdan con l’ausilio di Leopold Au- 98 Dopo faticose trattative con l’autore, i gust Warnkönig per la Francia96 e Gustav Hugo per la Germania97 fece- Fragmenta apparvero alla fine dello stesso ro delle concrete offerte per un’edizione nel proprio paese. Mai, inve- anno a Parigi ad opera dei redattori della Thémis (Vaticana iuris Romani fragmenta, ce, per avere l’esclusiva della scoperta, pubblicò a Roma, come si è det- Romae nuper ab Angelo Maio detecta ei edita to, il lavoro nel 1823, accettando soltanto future coedizioni98. 89 L. Moscati gallicis typis mandaverunt ephemeridum, quae themidis nomine publicantur, editores, Parisiis 1823 e con lo stesso titolo, Bruxelles 1824) e l’anno successivo, tramite l’apporto determinante di Niebuhr, presso l’editore Dümmler di Berlino (Iuris Romani anteiusti- nianaei fragmenta Vaticana e codice palimp- sesto eruit Angelus Maius, Romae et Berolini 1824) anche se altri editori erano interessati all’impresa. 99 Si veda in particolare Barthold Georg Nie- buhr, Briefe. Neue Folge 1816-1830. I. Briefe aus Rom (1816-1823), hrsg. von EDUARD VISHER, Bern-München, Francke, 1981, n. 379, p. 693-94; n. 512, p. 867-68. Niebuhr po- ne anche l’accento sulla scarsa preparazione di Mai nell’interpretazione ed emendazione dei testi nonché sull’imperizia dei tipografi e sulle vecchie strutture della stamperia ro- mana. 100 Su Salvatore Betti, letterato rigidamente chiuso in un accademismo antiromantico, cfr. MARIO SCOTTI, in Dizionario Biografico degli Italiani, IX, Roma 1967, s.v. 101 Su Filippo Nicola De Romanis, accademi- co linceo, letterato e responsabile dell’omo- nima casa editrice, cfr. GIUSEPPE. GABRIELI, Contributi alla storia dell’Accademia dei Lin- cei, II, Roma, Accademia Nazionale dei Lin- cei, 1989, p. 1614 e passim; De Romanis fu anche uno dei fondatori nel 1813 dell’Acca- demia tiberina. Presso i De Romanis veniva stampato il Giornale Arcadico (e in seguito le Effemeridi letterarie), con il precipuo sco- po di reagire alle infiltrazioni delle idee stra- niere per risollevare le sorti degli studi lette- rari patri: si veda MARINA FORMICA, in Dizio- 13. Statuto dell’Accademia dei Tesmofili, redatto da Pietro Ruga. nario Biografico degli Italiani, XXXIX, Roma 1991, s.v. 102 «Giornale Arcadico», giugno 1824, p. 48- 95. Borghesi era stato uno dei fondatori del- la rivista. Non risulta dalla prefazione dell’opera il cospicuo apporto fornito 103 Nel frontespizio della sua copia dei Frag- da Niebuhr nonostante il disagio di aiutare Mai, che difficilmente ac- menta (cfr. supra, nota 88), Mai così scrisse 99 a proposito della recensione borghesiana: cettava le correzioni proposte dallo storico danese , preferendo appog- «De his iuris fragmentis vaticanis mirabiliter giarsi agli eruditi locali, tra cui in particolare Salvatore Betti, compilato- scripsit B. Borghesius in diurnali arcadico re del Giornale Arcadico e oppositore tenace di ogni innovazione100. April. 1824; cuius scriptum omnino in nova Mai temeva specificamente il giudizio critico di Filippo De Romanis101, fragmentorum editiones loco commentarii esse debebit»: cfr. BAV, Vat. Lat. 9637. Nello che ancora non mostrava – come del resto molti altri eruditi romani – stesso codice (ff. 41v-43v) si trova, conser- interesse per questo genere di edizioni di fonti. vata da Mai, una lettera di Borghesi, che Particolare rilievo all’opera venne invece da un antichista, Bartolo- contiene un ampio estratto dell’imminente meo Borghesi, che riservò ai Fragmenta Vaticana, sulla rivista da lui pubblicazione e che pone in luce la compe- 102 103 tenza storico-epigrafica del dotto recensore. fondata , alcune annotazioni assai apprezzate da Mai , «anche se in- tenzionalmente limitate all’aspetto storico»104. Borghesi, infatti, rilevan- 104 Cfr. AUGUSTO CAMPANA, in Dizionario Bio- grafico degli Italiani, XII, Roma 1970, s.v. do i meriti dell’edizione, rielaborò il contenuto dei Fragmenta collegan- 105 Cfr. THEODOR MOMMSEN, Iuris anteiusti- dolo con altre notizie a lui note e apportò alcune correzioni di carattere niani Fragmenta quae dicuntur Vaticana, in prosopografico, che furono in seguito accolte anche da Mommsen105. Collectio librorum iuris anteiustiniani, III, Se una rinnovata attenzione critica contribuisce a rimuovere la falsa Berolini 1890, p. 15, nota 1. rappresentazione «della Roma sonnacchiosa e bigotta della Restaura- 106 Cfr. MARIO MAZZA, Sulla cultura romana zione»106 in favore di una città frequentata in ambito umanistico da stu- del primo Ottocento: Leopardi tra antiquari e storici, in Leopardi e Roma, a cura di LUIGI diosi non irrilevanti soprattutto nel campo filologico e non soltanto in TRENTI-FERNANDA ROSCETTI, Roma, Editore quello della cosiddetta “antiquaria”, cioè dell’erudizione archeologica e 90 La Facoltà legale e la scienza giuridica della Restaurazione

14. Carlo Armellini (1777-1863).

Carlo Colombo, 1991, p. 83. Si veda ora an- che Leopardi a Roma, a cura di NOVELLA BELLUCCI-LUIGI TRENTI, Milano, Electa, 1998, passim. 107 Sull’evoluzione del valore dell’antico già nel XVIII secolo, cfr. JOSELITA RASPI SERRA, Idea e scienza dell’antichità. Roma e l’Euro- pa. 1700-1770. Essenza, ricerca, «Eutopia. Commentarii novi de antiquitatibus totius Europae», II/1 (1993), p. 3-8. antichistica107, non si può dire altrettanto per i giuristi. Si è visto che nel 108 Come è noto, restando in ambito ufficiale, complesso l’ambiente dei docenti della Sapienza si caratterizza per la anche al Collegio romano o Università gre- pressoché generalizzata assenza di produzione, motivata dall’inesisten- goriana, che comprendeva le facoltà di teo- logia e filosofia, si impartivano sia per gli za di un contesto particolarmente stimolante e dalla mancanza di figure esterni sia per i seminaristi corsi di diritto di spicco. E non si tratta di una caratteristica della sola Facoltà giuridi- canonico e civile, a cui afferivano anche gli ca romana dato che, anche se a livelli differenziati, il fenomeno è ri- studenti dei collegi Nazareno, Capranica, scontrabile nei maggiori Stati della penisola nel periodo preunitario. Ghislieri, etc. Ad esempio, Giuseppe Capo- grossi risulta essere stato fino al 1808 pro- A Roma, tuttavia, i rappresentanti della scienza giuridica non si for- fessore di diritto civile, criminale e canonico mano e operano nei centri alternativi alla cultura universitaria come in nei collegi Capranica, dei Nobili, Nazareno, molti Stati preunitari poiché le strutture, che avrebbero potuto in parte Clementino e Ghislieri: cfr. DE SAINT-MAURI- sopperire alle carenze dell’istituzione statale, non erano adeguatamen- CE CABANY, Notice nécrologique de Joseph Ca- 108 109 pogrossi, p. 3. te rappresentate . Tra le pur numerose accademie esistenti , le po- che che si aprono al diritto non hanno né rappresentanti di particolare 109 Già dalla fine del secolo precedente si sentiva il problema della trasformazione del- rilevanza, né – a quanto risulta – impegno nello sviluppo degli studi le accademie romane in centri di cultura al- giuridici. Gli insegnamenti di diritto nell’ambito della pontificia Accade- ternativi all’autorità signoreggiante sulle cat- mia de’ nobili ecclesiastici sono destinati soltanto ai giovani che intra- tedre universitarie: GIOVANNI CRISTOFANO prendono la carriera ecclesiastica, anche se i corsi vengono impartiti AMADUZZI, Discorso filosofico sul fine ed utili- tà dell’Accademie (1777), rist. anast., Roma da docenti della Sapienza, come fa testo l’insegnamento di diritto cano- 1993. nico ad opera di Capogrossi e quello di diritto civile ricoperto da Benci- 110 Gli insegnamenti e le finalità dell’Accade- venga prima, da Villani poi110. mia sono chiaramente indicati nel Rapport Di interesse più specifico risulta la fondazione dell’Accademia co- di Ferri de Saint-Constant: cfr. ALVAZZI DEL siddetta de’ Tesmofili, il cui nome tradisce le finalità. Sorta nel 1814 ad FRATE, Università napoleoniche, p. 33-35. opera di Pietro Ruga coadiuvato da Giuseppe Mangiatordi, ambedue 111 ASR, Sacra Congregazione degli Studi. Istanze, b. 152. professori alla Facoltà giuridica della Sapienza, l’Accademia fu forte- 112 Ibid. mente voluta dai migliori allievi dell’Archiginnasio per «la ripristinazio- 111 113 Le poche notizie sull’Accademia finora ne dell’esercizio domestico teorico-pratico» . Scopo primario dell’ac- fornite da Pietro Odescalchi (Elogio del pro- cademia era, infatti, di affiancare all’insegnamento teorico universitario fessor Pietro Ruga,p. 271-72) sono ora com- un indirizzo più pratico, di modo che «si alternano di settimana in setti- pletate dal ritrovamento dello statuto stilato mana le dissertazioni, ed interpretazioni delle leggi, e le decisioni de’ da Ruga: ASR, Camerale II. Accademie, b. 4, 112 fasc. 5: Thesmophilorum Leges, A.V.C. casi prattici more Rotali» . Sul modello delle XII Tavole, lo stesso Ru- 113 MMDLXVII. ga redasse lo statuto che regolava la vita dell’accademia e che dava 91 L. Moscati

114 Notizie per l’anno M.D.CCC.XXVII..., Ro- un elenco delle varie categorie di soci tra cui è presente il nome del fu- ma, Cracas, 1827, p. 259. turo presidente Francesco Norcia114 che, come si è ricordato, insegna- 115 Nel 1831 venne istituita anche l’Accade- va una materia innovativa per lo Stato pontificio. mia dei Quiriti, che soltanto dal 1851 ebbe Nonostante tali iniziative115, gli studi sono soffocati da un provincia- una sezione giuridica denominata “sezione lismo legato alla stretta censura e non attenuato dal perpetuo avvicen- legale”, diretta dall’avvocato Filippo Gioazzi- ni. Successivamente, riconosciuta ufficial- darsi nella città dei migliori rappresentanti della cultura straniera. Ne mente, l’accademia fu dotata di una sezione deriva anche la mancanza di traduzioni, intese come strumento di dif- di giurisprudenza presieduta da Ottavio Sca- fusione e di circolazione delle idee, anche se esse non esauriscono la ramucci e di un Gabinetto forense. Si veda tematica della recezione degli autori, che va soprattutto perseguita nel- ora DONATO TAMBLÉ, La politica culturale dello Stato pontificio nell’età della Restaura- l’indagine degli esiti determinanti nella letteratura giuridica. Nello Sta- zione: antichità, belle arti, biblioteche e archi- to pontificio, dopo la parentesi napoleonica in cui si registrano talune vi, in Roma fra la Restaurazione e l’elezione traduzioni di opere francesi dedicate al diritto codificato e alla Cassa- di Pio IX, p. 759-82. zione116, si verificano soltanto sporadiche versioni relative ad opere in- 116 Per le ricordate traduzioni, cfr. MARIA TERESA centrate su tematiche teologiche117, con particolare riferimento a quel- NAPOLI, La cultura giuridica europea in Italia. 118 Repertorio delle opere tradotte nel secolo XIX, II, le di De Maistre . Bisogna, infatti, giungere all’inizio degli anni trenta Napoli, Jovene, 1987, nn. 85, 92, 94, 118. per avere in provincia la traduzione di un’opera di Heinecke, espressa- 119 117 Ivi, I, p. 146. mente dedicata agli studenti . 118 Ivi, II, nn. 152, 153, 239, 270, 271, 287, Risultano del pari assai rari i contributi giuridici nei periodici del 349. momento, peraltro non svincolati dalla matrice settecentesca e da un 119 Ivi, n. 437: Prelezioni degli Elementi di sapere enciclopedico, come dimostra il Giornale arcadico caratterizzato Dritto Civile secondo l’ordine delle Istituzioni da una prevalenza di ricerche archeologiche e filologiche120. Non esi- di Giovanni Gottlieb Eineccio tradotte e reci- stono neppure riviste specifiche, se si eccettuano le numerose ripetiti- tate ai signori Alunni di Dritto nel Ginnasio di Gubbio da Giuseppe, Avvocato Calisti di ve raccolte di giurisprudenza, tra cui si può ricordare il Giornale del Macerata Prof. delle Istituzioni civile e cano- Foro121, che avrebbe voluto assumere una fisionomia più teorica, ma nica, e Pandette in detto ginnasio ed Assessore che destò al suo apparire le critiche di Niebuhr, allora ambasciatore Civile del Tribunale Ecclesiastico accresciute prussiano presso la Santa Sede. Descrivendo a Savigny le finalità della dalle variazioni portate dalle leggi del nostro Stato Pontificio, e da un indice copioso delle nuova raccolta, che vedevano in Roma la madre del diritto nel procla- materie, 2 voll., Pesaro, Annesio Nobili, 1830. mare il diritto romano come sempre attuale, Niebuhr sottolinea che al 120 Si veda in proposito AUGUSTO CAMPANA, contempo non vi erano menti tali da condurre a termine lavori validi Perticari e Leopardi, “Giornale Arcadico” e sia nel diritto antico sia in quello attuale122. Del resto la circolazione li- “Effemeridi letterarie”, in Leopardi e Roma, braria, resa ancora più precaria dall’occhiuta censura, non permetteva INCENZO E APRIO p. 24-40; V D C , Il classicismo 123 del “Giornale Arcadico” di fronte alla lettera- la diffusione delle novità : alla metà degli anni venti, senza la garanzia tura moderna, in Roma fra la Restaurazione di Niebuhr, un libraio avrebbe acquistato al massimo sei copie dell’edi- e l’elezione di Pio IX, p. 665-93. zione dei nuovi frammenti teodosiani scoperti da Peyron124. 121 Giornale del Foro, in cui si raccolgono le Una massiccia presenza ecclesiastica dominava la serie delle magi- più importanti regiudicate de’ supremi tribu- strature e dei tribunali con una conseguente mole di allegationes, in cui nali di Roma e dello Stato pontificio in mate- ria civile criminale ed amministrativa, I, Ro- era difficile porre una cesura evidente tra diritto civile e diritto canoni- ma 1817. co, anche se l’ambiente degli avvocati potrebbe presentare maggiori 122 NIEBUHR, Briefe, cit., I/1, p. 146-47, n. 29: aperture e soltanto un’indagine approfondita potrebbe far luce su un lettera a Savigny del 16-19 febbraio 1817. aspetto meno noto e forse di maggior livello di quello della Sapienza. 123 MARIA IOLANDA PALAZZOLO, “Per impedire Del resto, proprio agli avvocati concistoriali, come abbiamo ricordato, la circolazione dei libri nocivi alla Società e era stata affidata la redazione e correzione dei lavori preparatori dei va- alla Cattolica Santa Religione”. Politica pon- tificia e diffusione libraria nella Roma della ri codici; e Savigny stesso nell’Unterricht ricorda i tentativi di codifica- Restaurazione, in Roma fra la Restaurazione zione al tempo di Pio VII e l’indecisione se proseguire o meno le inizia- e l’elezione di Pio IX, p. 695-706. tive codicistiche nel periodo del suo soggiorno125. Anche Niebuhr già 124 NIEBUHR, Briefe, I/1, 861, n. 508: lettera a nel 1817 aveva informato Savigny del progetto pontificio di redigere un Peyron del 5 marzo 1823. Si veda più in ge- codice civile, di cui peraltro lo stesso ambasciatore prussiano vedeva nerale PALAZZOLO, Editoria e istituzioni a Ro- difficile la realizzazione per il modesto livello delle persone chiamate ma tra Settecento e Ottocento. Saggi e docu- 126 menti, Roma, Archivio Guido Izzi, 1995. nell’operazione : egli si riferiva con ogni verosimiglianza al progetto 127 125 SAVIGNY, Unterricht, p. 328. affidato a Vincenzo Bartolucci e redatto proprio in quel periodo, con 128 126 NIEBUHR, Briefe, p. 146. un consistente apporto di Carlo Armellini . In tale contesto, anche nel campo in cui lo Stato pontificio avrebbe 127 MOMBELLI CASTRACANE, La codificazione civile nello Stato pontificio. I. potuto offrire un terreno favorevole per lo sviluppo di una corrente di 128 MARCO SEVERINI, Armellini il moderato, pensiero contraria alla codificazione, la recezione delle idee di Savigny 92 La Facoltà legale e la scienza giuridica della Restaurazione

risulterà legata soprattutto a motivi episodici, senza la puntuale consa- pevolezza delle ragioni che avevano spinto il giurista tedesco alla for- mulazione delle sue tematiche. Alcuni anni più tardi, infatti, durante le riforme istituzionali di Pio IX, si riscontra da un lato un atteggiamento negativo nei confronti delle tesi anticodicistiche della Scuola storica da parte di coloro che auspicavano la promulgazione di un codice civile, dall’altro lato un relativo consenso ad esse129, talvolta ricorrendo anche all’autorità di Savigny, ma con una visione superficiale innestata nel da- to contingente130. È pertanto da ricordare che nel 1826 Gustav Friedrich Hänel, scri- vendo ad Athanas Jourdan, non poteva fare a meno di affermare che soggiornando a Roma aveva trovato al massimo «un avocat ou deux (Rossi et Tomasi) assez au courant de ce qui se passe»131 e che il futuro cardinale Meignan, visitando Roma nel 1846, così scriveva all’abate Maret, riconfermando dopo venti anni e ancora una volta da parte ec- clesiastica, il quadro negativo della cultura giuridica cittadina: «La ma- nière dont on fait la justice présente les plus criants abus. Les procès sont interminables et, par conséquent, les frais minent…La classe des avocats est vouée au mépris des honnêtes gens; ils sont cupides et vo- leurs. Mais ce qu’il y a de pis, c’est que tous les tribunaux, le tribunal de la Rote excepté, sont plus ou moins corruptibles…Le droit canoni- que et la théologie dogmatique sont enseignés d’une manière brillan- te…Le droit est resté ce qu’il était avant le mouvement qui lui a été im- primé par les découvertes dont Savigny s’est fait l’habile propaga- teur»132.

LAURA MOSCATI (Università di Roma “La Sapienza”)

Summary

LAURA MOSCATI, The law faculty and jurisprudence in the Restoration Pisa-Roma, Istituti editoriali e poligrafici in- ternazionali, 1995, p. 69-84. The law faculty of the Sapienza remained impervious, both at the end 129 Per gli articoli favorevoli alla codificazio- of the Napoleonic period and throughout the whole of the Restoration, ne, nonché per quelli di altri studiosi con tendenze più moderate o di aperta opposi- to the new methodologies spreading across Europe, even after the zione, cfr. MOMBELLI CASTRACANE, La codifi- 1824 reform of Leo XII Quod Divina Sapientia, designed to reshape cazione civile nello Stato pontificio. II. Dal study curriculums. Despite this initiative, teaching was suffocated by a progetto del 1846 ai lavori del 1859-63, Na- provincialism and censorship that was not attenuated by the frequent poli, ESI, 1988, p. XXV-XXXV. comings-and-goings of famous foreign cultural dignitaries. In 1827 130 Si veda ad esempio CARLO ARMELLINI, Compilazione del Codice di leggi civili, «Il Friedrich Carl von Savigny spent a good while in Rome and visited the Contemporaneo», 28 aprile 1847, che si basa law faculty at the university. The faculty however failed to draw any re- su un suo precedente scritto apparso su al benefit from his presence, characterized as it was by the poor quality «L’Astrea» nel 1820. of the scientific teaching staff, the lack of any stimulating atmosphere 131 Tale notizia risulta da una lettera di Jour- and the absence of any outstanding figures, notwithstanding the intro- dan a Savigny del 6 aprile 1826: cfr. OLIVIER duction of potentially innovative teaching methods, especially the ban MOTTE, Savigny et la France, Berne, Edi- tions P. Lang, p. 106; poi in ID., Lettres inédi- on dictation. Pietro Francesco Galleffi, camerlingo cardinal at S. Ro- tes, p. 938. Significative sono anche le lettere mana Chiesa and archchancellor at the Sapienza, also considered al- di Hänel a Savigny scritte da Roma in quel most all the teachers at the law faculty ill prepared from both a teach- periodo: UBM, Nachlaß Savigny, ms. 925/732-735. ing and scientific point of view. A legalistic culture, tied mainly to the ecclesiastical sphere, permeated the magistrature and law courts: an- 132 H. BOISSONNOT, Le Cardinal Meignan, Pa- ris 1899, p. 118: lettera del 4 aprile. tiquity learning was prevalent in the cities and only a few classical 93 L. Moscati scholars turned their attention to the study of legal texts (though they were more scholars of antiquity and philology than jurists). There were a few exceptions of course. While civil law remained on the whole somewhat neglected there was a good deal of lively interest in criminal law which could shed light on an aspect that is less studied but per- haps more significant of the period in question.

94 Vincenzo Di Gioia L’INSEDIAMENTO UNIVERSITARIO A ROMA. DALL’UNITÀ ITALIANA ALLA CITTÀ UNIVERSITARIA (1870-1935)

1 Di tale atteggiamento, qualche cosa di più e vicende della sistemazione delle sedi universitarie a Roma, do- di un semplice stato d’animo, si fa portatore po il 1870, si inquadrano nel processo di rinnovamento urbano in- lo stesso sindaco Pianciani quando esprime dotto dalle nuove funzioni della città quale capitale d’Italia. In le sue preoccupazioni per la mancanza di un L piano regolatore, lamentando che «in Roma questo scenario gli indirizzi, le proposte, i progetti, le soluzioni adottate l’Italia non saprà, come il primo giorno, mo- per le esigenze dell’Università non sfuggono alle complesse, contrasta- strare a monumento della sua grandezza se te, spesso confuse e contraddittorie azioni riflesse nei piani urbanistici, non che il Colosseo e il Vaticano». Cfr. AL- che hanno caratterizzato queste attività fino ai tempi nostri. BERTO CARACCIOLO, Roma capitale: dal Risor- gimento alla crisi dello stato liberale, Roma, È nota la preoccupazione del governo centrale di dare a Roma un Edizioni Rinascita, 1956. assetto adeguato, perché le sue funzioni potessero non solo svolgersi 2 Il trasferimento della capitale da Firenze a coerentemente al nuovo ruolo rivestito, ma assumere altresì forme di Roma veniva dichiarato con la legge 3 feb- particolare distinzione, intese a rappresentare degnamente, nella suc- braio 1871, n. 33. Nelle disposizioni esecuti- ve si precisava che la sede del governo vi si cessione storica dell’antichità e del papato, la terza Italia: quell’Italia sarebbe stabilita non oltre il giugno 1871; si che, appena uscita dai tormentati e fortunosi esiti del Risorgimento, ri- disponeva inoltre che, riconoscendosi la ne- chiedeva ora definitiva conferma della propria validità e cercava di af- cessità di occupare edifici o altri immobili fermare una specifica identità anche attraverso un processo di rinnova- appartenenti a Corporazioni religiose, se ne 1 sarebbe potuta pronunciare direttamente l’e- ta immagine urbana . spropriazione con decreto reale (l’estensio- Roma era occasione unica ed, anche, obbligata; l’impegno governa- ne a Roma dei provvedimenti del 1866 sulla tivo e di coloro che ne assunsero le prime responsabilità diede luogo soppressione dei beni delle Corporazioni re- ad interventi rapidi e significativi, nell’intento di provvedere con imme- ligiose si ebbe con la legge n. 1402 del 2 1873). diatezza ad assicurare l’esercizio delle nuove funzioni . Tuttavia, nel- l’accingersi al compito, l’ansia di condurre le operazioni con la massi- 3 In proposito, si veda tra l’altro l’ampia sin- tesi di CARACCIOLO, Roma capitale. ma sollecitudine e di soddisfare ai requisiti di alta rappresentatività 4 Al riguardo è da riconoscere che – pur nel condusse presto ad uno scontro con la realtà delle cose, sia in fatto di travagliato periodo precedente la proclama- risorse economiche che in ordine alle difficoltà ambientali3. Difficoltà, zione di Roma a capitale del Regno d’Italia – queste ultime, piuttosto sottovalutate nel ritenere principalmente che nella città erano state intraprese importanti le condizioni in cui si trovava allora la città fossero determinate, in gran e significative opere, anche di considerevole 4 impegno tecnico. Le condizioni economiche parte, dal malgoverno pontificio . locali non potevano certamente metterla al D’altro canto, fin dall’inizio cominciarono a crearsi interferenze tra passo delle grandi capitali europee, come i vari organi della pubblica amministrazione; particolarmente grave il Parigi o Vienna; tuttavia Roma non era re- conflitto tra il Governo centrale e l’Amministrazione capitolina, soprat- stata indietro rispetto a molti altri centri. Per quanto riguarda l’Università, sono da ricor- tutto quando quest’ultima, dopo i primi provvedimenti in regime com- dare il completo rinnovo dei gabinetti scien- missariale, dovette assumere in pieno la gestione della città. Significa- tifici per la chimica e per la fisica alla Sapien- tivo è, a questo proposito, l’aspetto che attiene all’uso del territorio, za, le attrezzature per l’insegnamento dell’o- proiettato nelle vicende urbanistiche che vedono da un lato l’ente loca- stetricia, l’istituzione del Museo di mineralo- gia, dell’Istituto di anatomia presso l’Ospe- le impegnato in un vano tentativo di predeterminare uno sviluppo or- dale di S. Spirito e della clinica chirurgica vi- dinato mediante un preciso piano regolatore e d’altro lato gli organi cino al Gianicolo. Cfr. NICOLA SPANO, L’Uni- statali indotti, in carenza di un piano siffatto, ad intervenire per pro- versità di Roma, Roma, Mediterranea, 1935, prio conto ed episodicamente. Le incertezze, i compromessi, le ambi- p. 95-103. guità, lo scarico di responsabilità, non meno che le velleità e la retori- 5 Sulle trasformazioni edilizie della città e sulle iniziative di pianificazione urbanistica ca, portarono a risultati quasi sempre scadenti e con costi peraltro so- dopo il 1870, con ricapitolazioni e giudizi di stenuti5.

95 Annali di storia delle università italiane 4/2000 V. Di Gioia

1. Pianta topografica di Roma, pub- blicata dalla Direzione generale del Censo aggiornata al 1866.

L’inquadramento urbanistico dei problemi nella nuova capitale

Di questa situazione venne ad essere partecipe l’assetto delle sedi uni- versitarie la cui vicenda – specie tra il 1870 e la fine del secolo – riassu- me significativamente nel suo coinvolgimento le condizioni di dualismo dell’epoca tra contrapposte concezioni, tra differenti valutazioni delle risorse, tra modalità di realizzazione. Il problema delle sedi universita- rie si pone invero nel quadro delle iniziative adottate per costruire nella nuova capitale tutte le strutture – governative, rappresentative, cultura- li, di servizio, ecc. – capaci di dar vita a un nuova città. Il tentativo di indurre questo carattere di novità viene perseguito con eccezionale carica volitiva, a cominciare proprio dalla predisposi- zione delle sedi per il funzionamento delle nuove istituzioni, oltreché per ospitare la nuova popolazione che doveva trasferirsi. È noto, inve- ro, come l’apposita Giunta di governo, a pochi giorni dalla storica data del 20 settembre, decidesse di promuovere un programma appropriato diverso taglio, si possono citare: MARCELLO di riorganizzazione urbana, con il mandato di «studiare l’ingrandimento PIACENTINI, Le vicende edilizie di Roma dal e abbellimento di Roma», nonché il progetto di nuovi quartieri, cosic- 1870 ad oggi, Roma, Palombi, 1952; MARIO ché il Comune potesse tradurre tempestivamente le direttive in un ve- ZOCCA, Roma capitale d’Italia, in Topografia e urbanistica di Roma, Bologna, Cappelli, ro e proprio progetto di piano regolatore. L’intento del Governo era du- 1958; Roma città e piani, Torino, Ed. di Ur- plice: da un lato, favorire un’azione rapida e ordinata da parte dell’Am- banistica, 1959, con articoli di Quaroni, Ta- ministrazione comunale per dotare la città delle indispensabili nuove furi, Insolera; ITALO INSOLERA, Roma moder- infrastrutture; dall’altro, disporre di uno strumento valido per dislocare na: un secolo di storia urbanistica, Torino, Einaudi, 1962. e per sistemare convenientemente i propri uffici e quelli delle altre isti- 6 Sulla collocazione degli edifici governativi, tuzioni pubbliche, il tutto in un quadro che realizzasse quell’ingrandi- 6 a partire dal 1871, v. ZOCCA, Topografia e ur- mento e quell’abbellimento che era nei voti . banistica, p. 567, e Roma Capitale 1870- È risaputo che, nonostante le buone intenzioni e la sollecitudine po- 1911. I Ministeri di Roma Capitale: l’inse- sta, questi obbiettivi furono ben lungi dall’essere raggiunti: nel mentre diamento degli uffici e la costruzione delle nuove sedi. Catalogo della mostra, Venezia, si susseguivano i provvedimenti per avviare operativamente il ruolo di Marsilio, 1985. nuova capitale, tecnici, amministratori e politici non riuscivano a trova- 96 L’insediamento universitario a Roma

re un accordo sul modo di trasformare Roma per conferirle un nuovo assetto e un nuovo volto. Tra i tecnici, tutti scelti tra personaggi profes- sionalmente affermati ed ottimi conoscitori di Roma7, i dissensi sorgo- no tra coloro che attribuiscono maggior importanza alla valorizzazione di nuove zone, rispetto ad altri che ritengono di operare prevalente- mente nell’ambito del vecchio centro (ma tutti sono concordi nel limi- tarsi all’interno della cerchia delle antiche mura e, comunque, nell’e- scludere per l’espansione i Prati di Castello); tra gli amministratori i contrasti vertono su problemi economici di spesa, di finanziamento, di modalità di esecuzione (soprattutto nel ricorso all’iniziativa privata); tra i politici le contrapposizioni si manifestano in ordine agli interventi go- vernativi, ed ai sostegni invocati, magari promessi, comunque inade- 7 La Commissione nominata dalla prima guati alle necessità del Comune. La conclusione è che i progetti di vol- Giunta di governo era composta di dieci in- gegneri e architetti, in gran parte romani, ta in volta elaborati tra il 1871 e il 1873 non giungono mai ad essere ac- che avevano già lavorato sotto il precedente cettati definitivamente e Roma non riesce a disporre di un piano rego- governo; tra costoro va ricordato – per le latore8. Per averne uno occorrerà attendere il 1883 quando, con la leg- successive vicende del piano regolatore – ge 14 maggio 1881, n. 209, viene disciplinato organicamente «il concor- Alessandro Viviani, che aveva diretto i lavori della prima ferrovia dello Stato pontificio ed so dello Stato nelle opere edilizie e di ampliamento della Città di Ro- assolto altri importanti incarichi, ma susse- ma», subordinandone le somministrazioni alla formazione di un com- guentemente era stato messo in disparte piuto piano regolatore, cui il Comune resta formalmente obbligato. per motivi politici. La negativa esperienza del primo decennio 1870-80, sotto questo ri- 8 Le vicende del piano regolatore del 1871- guardo, pone in evidenza il divario tra le predisposizioni iniziali ad av- 73 hanno inizio il 30 settembre 1870 con la nomina di una Commissione governativa viare un ordinato ed ampio rinnovamento della città e le effettive azioni presieduta dall’architetto Piero Camporesi, operative che la nuova situazione esigeva di portare avanti. In effetti il sostituita un anno dopo da una Commissio- mancato piano regolatore, che avrebbe dovuto assicurare uno sviluppo ne comunale presieduta dall’ingegner Raf- rapido e incisivo rispetto ai ritardi accumulati da Roma sotto il Governo faele Canevari: la redazione è affidata all’Uf- ficio tecnico comunale. L’ingegner Alessan- pontificio nei confronti delle grandi città europee, lasciò che la discipli- dro Viviani elabora un primo progetto che na costruttiva edilizia continuasse a restare affidata alle precedenti nor- sarà fatto oggetto di pesanti critiche; il piano me del Regolamento Edilizio e di Pubblico Ornato che era stato emana- viene rielaborato e ripresentato il 4 luglio to sotto il Governo pontificio il 30 aprile 1864, integrato il 15 dicembre 1873, ma non sarà adottato, e il 30 giugno 1874 ogni iniziativa viene abbandonata. Al 1866 dal Regolamento sull’altezza delle fabbriche e sull’ampiezza dei cor- termine della vicenda il sindaco Pianciani, tili9; quanto alle zone di espansione, per attenuare gli oneri derivanti che aveva sostenuto l’approvazione del pia- dall’applicazione della legge 25 giugno 1865, n. 2359, sulle espropria- no, è dimissionario. I rapporti delle Com- zioni per pubblica utilità, non fu trovato altro mezzo che ricorrere alla missioni, gli interventi in Consiglio comuna- le, le relazioni sul piano sono conservati nel- stipula di convenzioni con privati proprietari dei suoli e, vedi caso!, la l’Archivio capitolino: ampi stralci si possono prima convenzione approvata fu quella stipulata il 22 marzo 1871 con leggere in Roma città e piani. monsignor De Merode, portando a termine le trattative già avviate sot- 9 Anche per il rinnovo della regolamentazio- to il Governo pontificio fin dal 1867 per la realizzazione del primo tratto ne edilizia si dovette attendere del tempo: di Via Nazionale e adiacenze10. un primo aggiornamento delle norme ponti- ficie si ebbe con l’approvazione del Regola- È da osservare, peraltro, che il progetto di piano regolatore dise- mento supplementare provvisorio per la parte gnato dal Viviani e presentato dal sindaco Pianciani non prospettava edilizia e di polizia urbana della Città, deli- grandi novità nei confronti di vecchie aspirazioni e di vecchie proposte berato il 29 luglio e il 4 novembre 1881; si della Roma papale, a parte quella che divenne la via Nazionale, che do- ebbe poi il primo organico Regolamento Edi- lizio, del 14 febbraio 1887, rimasto in vigore veva mettere in comunicazione la stazione ferroviaria di Termini con il fino al 1912. Cfr. GIOVANNI BATTISTA FLORIO, centro. Le nuove previsioni (ad eccezione che per i Prati di Castello, Raccolta completa di regolamenti edilizi e di nel 1871 del tutto escluse e poi introdotte all’ultimo momento) non de- norme di edilità riguardanti la città di Ro- bordavano dal perimetro delle antiche mura, anzi in varie parti ne re- ma: dal 1864 ad oggi, Roma, S.A.I.G.E., 1931. stavano libere; le principali espansioni all’Esquilino e al Celio, con quel- 10 La convenzione, già deliberata dal Consi- le di Trastevere, riprendevano programmi di assetto che risalivano per- glio comunale il 28 febbraio 1871, riguarda- fino alla seconda metà del Cinquecento; lo stesso dicasi per la gran par- va le aree di proprietà De Merode, «presso te dei tagli di nuove strade nel vecchio centro, che non erano state rea- le Terme di Diocleziano»; il piano regolatore lizzate (come in buona parte non lo saranno poi) per i gravami che adottato il 18 ottobre 1873 ne recepiva altre avrebbero comportato. Qualche novità si presentava solo al Testaccio, otto: cfr. CARACCIOLO, Roma Capitale, p. 74- 75. in funzione di una più attiva portualità di Ripa rispetto a Ripetta, non- 97 V. Di Gioia

2. Gli ampliamenti urbani previsti dal piano regolatore del 1873.

ché nella zona di Castro Pretorio, anche qui in rapporto alla stazione Termini. L’entità della popolazione, che dalla seconda metà del Seicento ri- maneva pressoché statica, al censimento del 1869 ammontava a 220.500 abitanti; il piano regolatore contemplava un aumento di circa 150.000 abitanti per il venticinquennio di prevista validità, e a tale epo- ca l’incremento sembrava invero sovradimensionato, tenuto conto che in quei primi tempi la crescita avveniva ad un ritmo di 3-4 mila persone all’anno11. Tuttavia le preoccupazioni destate dalle prime indicazioni del piano non consistevano tanto nel dimensionamento, quanto piuttosto nei nu- merosi allargamenti nel centro storico e nelle scelte ubicazionali degli edifici pubblici e dei nuovi centri di attività, incerte ed ambigue quando non addirittura inesistenti. Lo si vedrà anche per l’Università; ma le maggiori preoccupazioni si ebbero da principio per la sede dei pubblici 11 Dalla relazione al P.R. del 1873 si rilevano uffici, in particolare dei ministeri, le cui indicazioni si presentavano le seguenti proporzioni di sviluppo: alle Ter- quanto mai insoddisfacenti. Quel che più meraviglia, in questa confu- me, 11 ettari per 6000 abitanti; al Castro Pre- torio, 40 ettari per 22000 abitanti; all’Esquili- sione, è la mancanza di ogni segno di rappresentatività, tanto più in- no, 66 ettari per 35000 abitanti; al Viminale, spiegabile se posta in relazione con le originarie affermazioni di inten- 9 ettari per 5000 abitanti; al Celio, 9 ettari zionalità monumentali e celebrative12. È quindi giustificabile che si ve- per 5000 abitanti; al Testaccio, 36 ettari per nisse a determinare un intervento governativo diretto, in un quadro 4000 abitanti; ai Prati di Castello, 65 ettari per 35000 abitanti; a Trastevere, 70 ettari che stentava a definirsi e a svilupparsi. La situazione si protrasse, come per 40000 abitanti. già accennato, per oltre un decennio; ma, anche quando – con il piano 12 Nel progetto definitivo di piano del 1873 la regolatore dei 1883 – si ebbe una prima base di certezze di assetto, le sola struttura urbana degna di nota appare contrapposizioni continuarono a permanere. quella della piazza Vittorio Emanuele all’Es- quilino. Per la formazione della piazza, pro- gettata da P. Camporesi nel 1871 e realizzata su progetto di variante del 1872, v. GIAN- Primi orientamenti e iniziative per l’assetto dell’Università FRANCO SPAGNESI, L’Esquilino, il primo quar- tiere di Roma capitale, in FRANCO GIRARDI- L’attività dello Stato, in tema di sistemazione delle sedi per le strutture GIANFRANCO SPAGNESI-FEDERICO GORIO, L’E- squilino e la piazza Vittorio: una struttura governative e di interesse pubblico, si svolse su due distinte direttrici: urbana dell’Ottocento, Roma, Editalia, 1974. da un lato, con l’utilizzazione di immobili preesistenti che, con alcuni 98 L’insediamento universitario a Roma

adattamenti, permettevano una semplice soluzione delle più impellenti esigenze ed, al tempo stesso, non escludevano la possibilità di succes- sivi ampliamenti o ristrutturazioni; dall’altro, tramite la progettazione di nuovi edifici su aree disponibili, purché queste fossero di modico costo e di una certa ampiezza. Nell’un caso e nell’altro, si faceva assegna- mento, oltre che sull’occupazione degli edifici demaniali dello Stato pontificio, sulle acquisizioni dei beni delle soppresse corporazioni reli- giose13. Mentre l’adattamento di edifici esistenti ebbe campo di sviluppo nel vecchio centro, per le sedi di nuova formazione l’intervento governati- vo si concentrò essenzialmente su due località: una prima, costituita dall’asse della via Pia (via XX Settembre - via del Quirinale) dove si in- sediarono il Ministero delle finanze, il Ministero della guerra e, succes- sivamente, il Ministero dell’economia nazionale (poi sede del Ministe- 13 Cfr. sopra, n. 2. Gli immobili appartenenti ro dell’agricoltura); una seconda, compresa tra via Nazionale e via Pa- alle Corporazioni religiose erano particolar- nisperna. Si trattava, in prevalenza, di aree libere già annesse a nume- mente apprezzati: oltre a comportare una agevole e rapida acquisizione, il loro impian- rosi conventi, che occupavano le displuviali del Quirinale e del Vimina- to conformato ad esigenze di uso collettivo le: la prima delle quali in secoli precedenti e in epoca napoleonica già presentava caratteristiche di più immediata era stata oggetto di programmi per la realizzazione di nuove infrastrut- adattabilità ad utilizzazioni di pubblico servi- ture direzionali14. zio (uffici, caserme, scuole, ospedali, ecc.); l’esistenza di adiacenti spazi liberi ad orto o Oltre che per i ministeri, l’intervento governativo ebbe modo di giardino offriva anche, in molti casi, favore- esplicarsi autonomamente anche per l’Università. Del problema il pia- voli possibilità di integrazione o addirittura no regolatore non s’era fatto all’inizio in alcun modo carico e, d’altron- di costruzione di nuovi edifici. de, la stessa Università della Sapienza – nonostante la pronta riapertura 14 Cfr. in proposito Il nodo di S. Bernardo: dell’anno accademico al 20 novembre 1870 – era entrata in crisi15. una struttura urbana tra il centro antico e la Roma moderna, Milano, Angeli, 1977, p. 118 Sulla questione della sede, peraltro, vi fu subito disaccordo. A parte sgg. coloro che addirittura ne negavano la necessità chiedendo che l’Uni- 15 Va rammentato al riguardo che nel 1869- versità venisse soppressa, tanto più che la Santa Sede aveva frattanto ri- 70 la Sapienza aveva 46 cattedre distribuite aperto gli studi secondo il vecchio ordinamento nello stesso palazzo tra le varie facoltà (teologia, filosofia, lettere, Vaticano (dal 1872 al 1876 nel Palazzo Altemps), si pose netta l’alterna- giurisprudenza, medicina) e scuole (botani- 16 ca, farmacia, chimica, fisica, matematica, in- tiva di mantenere e potenziare il Palazzo della Sapienza , ovvero di co- gegneria) ed era frequentata da 1229 stu- stituire una sede completamente nuova in tutt’altra località. Di questa denti; nel 1870-71 gli studenti iscritti erano seconda ipotesi si era invero fatto subito portatore il Consigliere di luo- scesi a 818 e nel 1875-76 s’erano ridotti a gotenenza per la pubblica istruzione, senatore F. Brioschi, in data 20 496. Per raggiungere di nuovo il numero del 1870 si dovrà attendere il 1885: cfr. SPANO, gennaio 1871, nella sua Relazione sulle condizioni materiali dell’univer- L’Università di Roma, p. 122 e 134. sità di Roma, essendo stato incaricato di riferire sull’argomento dal mi- 17 16 Sull’antico edificio della Sapienza v. ANNA nistro Correnti . BEDON, La fabbrica della Sapienza da Ales- Il punto di vista dei novatori partiva dalla considerazione dello stato sandro VI alla fine del Cinquecento, in Roma del tutto insoddisfacente, non solo dell’assetto istituzionale degli studi, e lo Studium Urbis. Spazio urbano e cultura dal Quattro al Seicento. Atti del Convegno ma anche – e soprattutto – del carattere e della conformazione degli Roma, 7-10 giugno 1989, Roma, Ministero spazi e delle relative attrezzature, sottovalutando comunque quanto an- per i Beni Culturali e Ambientali - Ufficio cora poteva essere utilmente funzionale a talune discipline e all’entità Centrale per i Beni Archivistici, 1992 (Pub- della domanda didattica; conclusivamente veniva proposto di «tutto di- blicazioni degli Archivi di Stato. Saggi, 22), struggere per tutto riedificare», prospettando chiaramente la necessità p. 471-485; ELISABETTA CIRIELLI-ANGELA MARI- NO, Il complesso della Sapienza: le fasi del di dotare Roma di un centro universitario degno di una grande capitale. cantiere, gli interventi successivi al Borromi- Questa soluzione, proprio per essere alquanto pretenziosa, trovò diffi- ni, le manutenzioni, «Ricerche di Storia del- coltà ad essere accettata e, almeno al momento, indusse il governo Lan- l’Arte», 20 (1983), p. 39-64. L’Università pon- tificia era stata col tempo completata con at- za ad accantonarla: prevalse quindi il criterio di procedere con cautela, trezzature anche al di fuori del palazzo, co- sovvenendo gradatamente alle esigenze che di volta in volta più si pone- me l’Orto botanico alla Lungara, l’Istituto vano in evidenza. Tra queste ultime, emergevano in particolare le ne- per l’anatomia presso l’Ospedale di S. Spiri- cessità degli insegnamenti scientifici, per i quali si provvide con alcuni to, la Clinica chirurgica al Gianicolo. interventi estemporanei, del tutto al di fuori della vecchia sede, che col 17 La relazione Brioschi è contenuta nella pubblicazione Relazione e notizie intorno al- tempo diedero luogo a una dispersione insediativa, alla cui frammenta- la R. Università di Roma, Roma 1873. zione si è cercato poi di porre riparo con scarso o dubbio successo. 99 V. Di Gioia

I primi provvedimenti di questo tipo si devono ad Antonio Scialoja, all’epoca ministro della Pubblica istruzione, che ritenne di aderire alle pressanti richieste di alcuni docenti per la autonoma sistemazione di ta- luni istituti: per essi venne messo inizialmente a disposizione l’edificio dell’ex convento di S. Lorenzo in Panisperna al Viminale, e vennero stanziati appositi fondi al fine di adattare i locali per gli insegnamenti di chimica, di fisica, di anatomia e di fisiologia. Le previsioni di spesa si ri- velarono insufficienti; ma si diede comunque avviamento ad un assetto che si mantenne in vigore per circa 60 anni. Con ulteriori integrazioni di fondi si realizzò poco dopo una completa ristrutturazione del vecchio edificio conventuale che fu destinato all’Istituto di chimica, allora diret- to da Stanislao Cannizzaro; sotto la direzione di Pietro Blaserna venne poi dato separatamente corso alla costruzione, nelle immediate adia- cenze, di un nuovo edificio per l’Istituto di fisica. Quanto all’Istituto di anatomia e di fisiologia18, non potendo esso trovar posto sufficiente nel- la stessa località, se ne dispose l’adattamento nell’ex convento di S. An- tonio Abate all’Esquilino, dove preesisteva una organizzazione ospeda- liera: la quale, successivamente ristrutturata, fu però posta al servizio dell’Amministrazione militare (1877). Sempre con il criterio di procedere ad utili adattamenti, ancora nel 1873, lo stesso Scialoja consentì al matematico Luigi Cremona di inse- diare presso il Colle Oppio, nell’ex convento di S. Pietro in Vincoli, la R. Scuola di applicazione degli ingegneri, di recente istituzione (R.D. 9 ottobre 1873). Per quanto amministrativamente autonoma dalla Sapien- za, questa Scuola riprendeva – pur ampiamente rinnovata – una valida istituzione pontificia19; ad essa venne contemporaneamente ad affian- carsi l’Istituto di matematica, integrato nella Facoltà di scienze dell’Uni- versità, mentre in altri edifici dello stesso comprensorio (S. Francesco di Paola, casa dei Margani detta dei Borgia, ecc.) si installavano gli isti- tuti tecnici di cui alla legge Lanza-Casati del 1859: cosicché in quelle propaggini dell’Esquilino, tra Oppio e Fagutale, venne a delinearsi un complesso insediativo di studio, da taluni individuato quale vera e pro- pria “cittadella della tecnica”. La consistente disponibilità di aree libere che si estendevano all’intorno rendevano il comprensorio anche su- scettibile di congrui ampliamenti: ed, in verità, varie previsioni proget- 18 L’urgenza di provvedere ad un nuovo allo- tuali cercarono di svilupparne le valenze; ma non ebbero effetto per camento delle facoltà mediche derivava an- motivi di natura archeologica che più tardi si posero in evidenza sulla che dalla circostanza che il progetto di una base di conoscenze più approfondite dei luoghi. nuova costruzione tra l’Ospedale di S. Spiri- to e il Tevere, affidato all’architetto Azzurri prima del 1870, dovette essere abbandonato perché l’ubicazione veniva a ricadere in area Proposte e interventi per gli istituti scientifici al Viminale impegnata dalle arginature in destra del fiu- me. Queste prime sporadiche azioni misero peraltro in risalto la loro insuf- 19 La “Scuola d’ingegneri” in Roma venne ficienza, tanto per la loro episodicità e limitatezza quanto per la relativa istituita da Pio VII nel 1817. Leone XII mise la Scuola alle dipendenze dell’Archiginnasio, lentezza degli stessi lavori di adattamento, trattandosi di restauri e di ri- annettendola alla Facoltà di filosofia e mate- strutturazioni di vecchi fabbricati, non sempre agevoli e rapidi. Tornò matica, con l’aggiunta di altre materie, tra le quindi a manifestarsi la convenienza di provvedere più organicamente quali un corso di architettura e tecnica. Nuo- con costruzioni completamente nuove, e, se possibile, concentrate in ve materie integrarono i corsi nel 1831, nel 1853 e nel 1867, fermo restando peraltro il un unico compendio. Riprendendo taluni spunti della Relazione Brio- principio che, per accedervi, era necessario schi, se ne fece mèntore Quintino Sella nell’interim di ministro della aver prima conseguito un grado accademico Pubblica istruzione, quando propose di dare definitiva sistemazione, negli studi matematici e fisici. Sull’argomen- quanto meno, alle sedi delle facoltà scientifiche, per le quali si intende- to: VINCENZO DI GIOIA, Dalla “Scuola d’inge- neri” alla Facoltà di Ingegneria di Roma, Ro- va applicare la maggiore attenzione. ma, Edizioni dell’Ateneo, 1985. L’iniziativa di Quintino Sella diede avvio ad una serie di progetti per 100 L’insediamento universitario a Roma

nuove costruzioni universitarie, il primo dei quali – proposto dall’ing. Castagnoli, poi ripreso dall’ing. Gabet – prefigurava un complesso inse- diativo di vasto respiro nella zona del Viminale, sulle aree comprese tra via Nazionale e via Panisperna. Queste aree, oggi occupate in buona parte dal Ministero dell’interno, oltre a saldarsi con gli Istituti di chimi- ca e di fisica, avrebbero permesso di creare un consistente campus uni- versitario sui terreni già facenti parte di vecchi conventi, per un’esten- sione continua di una decina di ettari, e, quel che più conta, in zona centrale e salubre ed in prossimità dei nuovi quartieri urbani intorno a Termini e all’Esquilino. Tale proposta non incontrò il favore del Comune, il quale anzi si op- pose. Nel progetto di piano regolatore del 1873, per quanto formalmen- te non approvato, le previsioni della zona contemplavano lungo via Na- zionale fabbricati con destinazione residenziale e commerciale, mentre alcune nuove vie, come il prolungamento di via del Viminale fino alla via Milano e la stessa via Milano, da realizzare sull’asse piazza del Po- polo - piazza S. Giovanni in Laterano, avrebbero intersecato il campus spezzandone la continuità. L’iniziativa, peraltro, non venne accantonata. Succeduto al Ministe- ro della pubblica istruzione Ruggero Bonghi, questi incaricò lo stesso Sella – quale presidente di una apposita “Commissione per lo studio di un programma completo di assetto dell’Università romana” – di formu- lare proposte appropriate. Le risposte di Sella furono nette, e, sostenu- te con vigore da R. Bonghi, furono sostanzialmente accolte dal Parla- mento che, in prosieguo di tempo, approvò anche provvidenze attuati- ve in materia. Le determinazioni prese allora (1874) confermavano anzitutto la de- stinazione della vecchia Sapienza alle Facoltà umanistiche (giurispru- denza, lettere e filosofia); per le Facoltà scientifiche, salvo l’assetto già attuato presso S. Pietro in Vincoli, nuove costruzioni avrebbero dovuto integrare a Panisperna gli Istituti di chimica e di fisica, con Orto bota- nico, Museo di zoologia, Istituto di geologia e mineralogia, Scuola di mineralogia, ecc.; sempre al Viminale si sarebbero poi concentrate le Facoltà mediche e farmaceutiche (a cominciare dagli Istituti di anato- mia e fisiologia), postulando nel contempo un’intesa con il Comune per l’edificazione, nello stesso comprensorio, di un «ospedale clinico» che avrebbe dovuto contenere, «oltre gli ammalati del Municipio, tutti gli infermi destinati alle osservazioni cliniche e gli insegnamenti di patolo- gia generale e speciale come quegli altri che stanno in stretto rapporto con gli insegnamenti clinici». Da una planimetria allegata a queste proposte si riscontra già un primo ridimensionamento rispetto alle originarie indicazioni del Casta- gnoli: il campus non si estende più fino a via Nazionale, ma è limitato in quel lato dalla parallela via Palermo nel frattempo già tracciata, mentre via Milano è riportata solo in un primo tratto: dal lato opposto il confine è più incerto, non potendo raggiungere via di S. Pudenziana con l’aper- tura della via poi chiamata Cesare Balbo, che risulta segnata solo indi- cativamente; restano tuttavia segnati i confini degli altri fronti su via Pa- nisperna e verso via del Boschetto. Sulla base di tali indicazioni si co- minciò comunque a procedere, redigendo un progetto d’ufficio ed av- viando le espropriazioni che, in poco tempo, raggiunsero una superfi- cie di 84.663 metri quadrati20. 20 Il progetto, in data 3 luglio 1876, reca la firma del capo dell’Ufficio del Genio Civile, Di fronte a queste predisposizioni governative, l’atteggiamento del ing. Mansueti. Comune assunse un carattere di vera e propria ostilità. Peraltro, restan- 101 V. Di Gioia

3. Il primo tratto di via Nazionale, partendo da piazza dell’Esedra.

do bloccata l’approvazione del progetto del piano regolatore Viviani del 1871, l’assetto urbanistico promosso dall’Amministrazione capitolina procedeva stentatamente; come s’è detto avanti, per la gran parte si era costretti ad accordarsi con i privati mediante convenzioni. Si rese quin- di necessaria la formazione di piani parziali: si cominciò da quello per il proseguimento di via Nazionale, cui fecero seguito il piano per l’Esqui- lino ed il piano per Viminale e Quirinale21. Quest’ultimo dispositivo ur- banistico doveva integrare l’assetto delle aree latistanti a via Nazionale; l’operazione si manifestò oltretutto urgente, proprio per contrastare le autonome iniziative dell’Amministrazione centrale, interessata alle aree delle soppresse corporazioni religiose ancora libere al Viminale e al Quirinale22. Il progetto di un piano stralcio per questi due colli venne appronta- to dal Comune nel 1876: anche prescindendo dalla destinazione delle 21 Per il proseguimento di via Nazionale fu- aree, esso si poneva in netta antitesi con i programmi governativi relati- rono redatti vari progetti tra il 1873 e il 1874, vi all’uno come all’altro colle. Per quanto concerne il Viminale, le aree sottoposti al Consiglio superiore dei lavori prescelte per le istituzioni universitarie venivano investite in pieno dal pubblici che suggerì modifiche; il 3 maggio 1875 fu quindi adottato il piano definitivo, prolungamento di via del Viminale che, con una larghezza di 18 metri, approvato con legge 9 luglio 1876, n. 3226. sarebbe sboccata nella via Milano prolungata fino a via Panisperna; Per la vicenda di via Nazionale, v. MANFREDO analoga previsione, con la formazione di una strada parallela a via del TAFURI, La prima strada di Roma moderna: Quirinale – via XX Settembre, avrebbe interferito con la costruzione Via Nazionale, in Roma città e piani, p. 95 sgg. Per il piano dell’Esquilino, SPAGNESI, già avviata per il Ministero della guerra. L’Esquilino e n. 12. Il piano stralcio, inoltrato al Ministero dei lavori pubblici, non ven- 22 V. n. 14. ne ovviamente accettato, tanto più che nel frattempo sulle aree interes- 102 L’insediamento universitario a Roma

sate dal prolungamento di via del Viminale s’era provveduto ad impian- tare il nuovo Orto botanico. L’atteggiamento delle Amministrazioni centrali indusse il Comune a trattare, ed a seguito di ripetuti esami di due apposite commissioni (una di parte statale e una di parte comuna- le), si addivenne ad una soluzione di compromesso che portò alla rifor- ma del progetto stralcio: il Consiglio comunale l’adottò nella seduta del 3 luglio 1878. Nonostante ciò, il Ministero della pubblica istruzione fe- ce ricorso in sede di pubblicazione del piano, in quanto il progetto, pur non prevedendo più il prolungamento di via del Viminale, manteneva l’apertura completa di via Milano; tale resipiscenza rispetto agli accordi sia pur di massima intervenuti fu tuttavia in seguito superata, cosicché il piano poté essere approvato con regio decreto il 16 giugno 188123. È da credere che Q. Sella, che era tecnico eminente ma poteva far valere anche le sue qualità di economista, abbia spaventato gli ammini- stratori comunali con le sue affermazioni di un utilizzo totale da parte dello Stato dei suoli intorno a via Nazionale; il suo carattere rigido e la sua influenza politica fecero temere che prevalessero le indicazioni che andava dando per una concentrazione – oltre che dell’insediamento universitario – anche di ogni sorta di edifici pubblici entro una zona la quale, non avventatamente, era stimata la più pregiata della città e ver- so cui si appuntavano gli sguardi dei cittadini e gli interessi degli ope- ratori. Ivi avrebbero dovuto sorgere, oltre al notevole complesso uni- versitario, anche altri ministeri, nonché le sedi di vari istituzioni pubbli- che la cui collocazione, nelle previsioni urbanistiche fino ad allora deli- neate, non aveva trovato sufficiente spazio o, addirittura, nessuna con- siderazione. La ventilata concentrazione, in misura così massiccia, di attività pubbliche in quella zona avrebbe comportato una distribuzione piuttosto squilibrata delle attività direzionali e posto problemi anche nei confronti dei rapporti con le residenze. Le idee di Sella, per l’intrin- seco loro estremismo, non ebbero comunque pratica attuazione; di fronte alla mancanza di sostegni in sede comunale e dopo l’avvento di altre formazioni governative, esse vennero a poco a poco abbando- nate24.

Le sedi universitarie con il piano regolatore del 1883

La complessa vicenda decennale che, nei rapporti Stato-Comune, non 23 La questione poté essere risolta per i buo- ni uffici dispiegati da Guido Baccelli, che aveva investito soltanto l’insediamento universitario, si era particolar- era consigliere comunale e che, nel 1881, mente inasprita negli ultimi tempi; si pose perciò il problema di ricerca- venne nominato ministro della Pubblica re d’urgenza una soluzione per un efficace accordo. Il Comune era in- Istruzione: allo scopo, l’accordo fu sancito in teressato ad una condotta più propria quanto alle prerogative di perti- data 13 febbraio 1881 con apposita conven- zione Ministero-Comune, mediante cui si re- nenza in materia urbanistica, ma doveva tenere debito conto delle esi- golavano tra le parti le quote di indennizzo genze dello Stato che ne condizionavano l’operato; il Governo non po- per la cessione dei suoli stradali. teva assistere passivamente al protrarsi della realizzazione dei propri 24 Per l’azione di Quintino Sella e il ruolo as- programmi costruttivi25, pur riconoscendo che le difficoltà finanziarie segnato a Roma di «capitale tranquilla» cfr. ed operative dell’Amministrazione locale dovevano essere alleviate con CARACCIOLO, Roma capitale, p. 61-67 e pas- sim. congrui ed organici sostegni. 25 Basti pensare al Palazzo di Giustizia, all’O- La situazione fu presa in serio esame dal governo Depretis che, av- spedale militare, alle Caserme, alle Carceri valendosi delle esperienze, dopo il ritorno del 1878, affrontò con accor- – per citarne solo alcuni – che posero non tezza e cautela, non disgiunta da concretezza, i vari termini da prende- pochi problemi e suscitarono accese polemi- re in considerazione. La condotta di Agostino Depretis si sviluppò in che. Dal 1878 si aggiunse il motivo della contrastata scelta per la costruzione del Vit- due distinti momenti: dapprima, predisponendo gli strumenti legislativi toriano. capaci di portare alla definizione di un quadro certo e realistico onde 103 V. Di Gioia

4. Via XX settembre. In questa foto in fondo è visibile l’interno di porta Pia, oltre la quale iniziava la via No- mentana.

chiarire stabilmente i rapporti tra Stato e Comune; susseguentemen- te, esercitando pressioni dirette sul Comune perché adempisse pun- tualmente agli obblighi cui veniva ad essere assoggettato (ed in tal senso egli agì anche con spregiudicatezza pur di raggiungere l’obbiet- tivo). L’iniziativa legislativa non si limitò a generiche affermazioni o sta- tuizioni che potessero dar luogo a dubbi o difformità interpretative: es- sa fu preceduta da una precisa trattativa, durante la quale tutte le que- stioni di maggior interesse vennero delibate, limitando peraltro le con- clusioni all’essenziale. La legge n. 209 del 14 maggio 1881 recepiva in- vero una convenzione stipulata tra Stato e Comune sei mesi prima, con la quale venivano fissati alcuni punti fondamentali, e tra l’altro: a) lo stanziamento di un adeguato fondo di rotazione (50 milioni) perché il Comune potesse sostenere le spese per l’attuazione del piano regolato- re tra il 1882 ed il 1906; b) l’obbligo del Comune di redigere il piano re- golatore e presentarlo per l’approvazione entro un termine fissato (31 dicembre 1881); c) l’obbligo di includere nelle previsioni del piano ap- posite destinazioni per le aree sulle quali dar corso a determinate ope- re governative (palazzo di giustizia, palazzo dell’Accademia delle scien- ze, un policlinico, due caserme, un ospedale militare, una piazza d’ar- mi); d) il posizionamento di due nuovi ponti e il recepimento del pro- getto governativo per la sistemazione del Tevere; e) la cessione di aree demaniali per opere comunali e di aree comunali per opere statali, sen- za reciproci compensi. Il Comune veniva così agevolato, ma sotto precise condizioni: pri- ma, fra tutte, la presentazione di un compiuto piano regolatore. Questa rappresentava la questione più spinosa per l’Amministrazione capitoli- na, che si dimostrò subito recalcitrante ad affrontarla. Depretis – che dopo nuove elezioni vedeva rafforzata la propria posizione politica con 26 È appena da ricordare che all’epoca i sin- la costituzione del suo quarto gabinetto –, per non far trascorrere inu- daci erano di nomina regia. L’intervento go- tilmente del tempo nella preparazione dell’elaborato urbanistico di pia- vernativo, in questa occasione come in quel- nificazione, intervenne decisamente. Come primo atto, fece porre a ca- le che seguirono, era giustificato dal fatto po dell’Amministrazione capitolina, già entrata in crisi, Luigi Pianciani, che, con la scadenza dei termini di legge per la presentazione del piano, lo Stato era abili- il sindaco che nel 1874 aveva dovuto rinunciare al progetto di piano re- 26 tato ad esercitare un potere sostitutivo. golatore da lui sostenuto . 104 L’insediamento universitario a Roma

5. Via XX settembre dall’angolo di via delle Quattro Fontane (un tratto della via Felice di Sisto V).

Depretis persuase Pianciani a moderare le proprie originarie con- vinzioni ed a rivedere talune previsioni di piano; ma questi volle metter- si da parte e il compito fu assolto da Viviani che ritoccò l’elaborato tec- nico. D’altro canto, lo stesso Depretis cercò di prendere cautamente contatti discreti con singole personalità della Giunta capitolina, per in- durli – probabilmente con qualche promessa – a non opporsi oltre alla adozione del piano. Queste azioni (ovviamente poco documentabili) si desumono dagli effetti positivi che ebbero a manifestarsi a brevissima distanza di tempo, essendo altrimenti di difficile spiegazione l’inatteso voltafaccia dei maggiori oppositori quando, alla metà del 1882, assente Pianciani, il progetto di piano venne adottato formalmente con spregiu- dicata prestezza27. In tempi rapidi ne seguì la pubblicazione, l’inoltro per l’esame del Consiglio Superiore dei lavori pubblici e l’approvazione 27 In un giudizio che possiamo esprimere og- intervenuta con il R.D. 8 marzo 188328. gi, può dirsi che il piano del 1881-83 – pur segnando notevoli passi avanti rispetto alle elaborazioni di un decennio prima, soprat- tutto per quanto concerne le destinazioni ad L’ubicazione degli istituti medici e del Policlinico uso pubblico – presenta notevoli scompensi, per l’arretratezza culturale dimostrata dalla I richiami alla vicenda del piano regolatore finalmente approvato inte- scarsa comprensione dei caratteri urbani del ressano da vicino l’assetto ubicativo degli istituti universitari romani. passato (fu lo stesso Depretis a usare più volte il temine «sventramento»), e per la Come abbiamo veduto, tra le condizioni che la legge 209 del 1881 po- pretesa di spingere l’espansione insediativa neva al Comune, v’era quella di predisporre un’area per un Policlinico. in tutte le direzioni (salvo, per fortuna, nella Troviamo per la prima volta usato questo termine in un atto ufficiale; zona archeologica a sud). Lo stesso dimen- ma la sua indicazione era già emersa nel 1874, quando Ruggero Bon- sionamento delle nuove espansioni, che su- perava quasi del 50% quello del progetto pre- ghi aveva fatto acquisire le aree del Viminale ove, accanto agli istituti cedente, si applicava a tipologie edilizie di- medici, sarebbe stato desiderabile disporre anche di un «ospedale cli- rette soprattutto ai ceti impiegatizi degli im- nico» utile all’Università. L’ubicazione di questo ospedale, in posizione migrati che dovevano ripopolare la Capitale; così centrale, aveva destato non poche preoccupazioni in sede comuna- poco o nulla si dimostrava appropriato al mi- glioramento abitativo della vecchia popola- le ed in seguito suscitò clamore anche sulla stampa e nell’opinione pub- zione che sarebbe stata fortemente colpita e blica. Più in generale, il situarsi di facoltà mediche in quei luoghi era penalizzata dalle cospicue demolizioni previ- mal visto non solo dalla popolazione, ma anche da molti clinici che era- ste nel vecchio centro. no favorevoli a collocazioni più tranquille e a contatto meno stretto con 28 Con la legge 8 luglio 1883, n. 1482 veniva l’abitato. Già nelle discussioni parlamentari sulle proposte di Sella era- infine approvata la convenzione che garanti- va un prestito di 150 milioni al Comune per no emerse indicazioni di altre località, tra cui Castro Pretorio; pur es- l’attuazione del piano. sendo in uso all’Amministrazione militare, questo compendio poteva 105 V. Di Gioia

rendersi disponibile, dovendo esserne liberato con la scelta di una nuo- va più ampia piazza d’armi29. Per ragioni di economia, si preferì insistere, allo scopo, nella de- stinazione delle aree del Viminale, anche se più ridotte quanto a su- perficie: gli accordi, già citati, per la definizione del piano di stralcio dei quartieri Viminale e Quirinale, ne avevano intanto confermato la validità. Tuttavia, se veniva risolta la questione per la sede degli istitu- ti, restava pur tuttavia l’esigenza di poter esercitare più compiutamen- te l’insegnamento clinico universitario; onde correttamente se ne ri- propone la soluzione col nuovo piano regolatore30. In questa fase rifio- rirono le proposte per la designazione di aree più periferiche; e men- tre per l’ospedale militare, in luogo del provvisorio impegno del vec- chio S. Antonio Abate, si prescelse l’area dal Celio, per il Policlinico il piano del 1881-83 rimandò alle aree adiacenti ad est al quartiere Esquilino, all’interno del perimetro murario, tra questo e l’attuale via Manzoni. Mentre il piano regolatore era ancora in via di approvazione, si bandì un pubblico concorso per la sistemazione architettonica e urba- nistica del Policlinico nell’area testé designata; ne risultò vincitore l’in- gegner Giulio Podesti che, alla fine del 1883, venne incaricato di redi- gere il progetto definitivo. Tuttavia, per la difficoltà di acquisire rapi- damente le aree e per l’elevato costo delle stesse, si ritenne di dover abbandonare quella ubicazione, nonostante che ormai il piano regola- tore lo imponesse espressamente. La scelta di nuova localizzazione non avrebbe potuto però aver corso senza una legale variante al piano, cosicché si pensò di optare per una zona al di fuori del perimetro del 29 Il sedime di Castro Pretorio, dopo la sua piano regolatore in vigore. La scelta cadde sui terreni siti dietro al Ca- utilizzazione tra i secoli XVII e XVIII da par- stro Pretorio, all’esterno delle Mura aureliane, e ciò venne a costituire te dei gesuiti quale campo base per le pro- subito un’importante eccezione al piano appena approvato (ma l’episo- prie attività in Asia (Macao), aveva riacqui- dio non sarà davvero l’ultimo!). In verità Guido Baccelli, che ne era stato l’antica destinazione militare in epoca napoleonica; tale uso fu mantenuto in segui- stato tra i primi promotori, puntava proprio sul sedime interno del Ca- to e consolidato da mons. de Merode, quale stro Pretorio: tanto più che quivi lo stesso piano regolatore non attri- ministro delle Armi dello Stato Pontificio, buiva una specifica destinazione, ma ne rinviava la precisazione a suc- con la costruzione della caserma di cui si cessivi accordi tra le Amministrazioni dello Stato interessate e l’Eser- conserva ancora il nucleo primitivo. cito che doveva dismettere l’uso delle aree; le intese avviate non si 30 La determinazione di riunire le facoltà me- diche in un unico complesso clinico fu presa prospettavano però di sollecita definizione e furono presto abbando- per iniziativa di Guido Baccelli, professore nate. nella clinica medica romana dal 1863, dive- Il cambiamento dell’area – che nella nuova località si estendeva per nuto ministro della Pubblica istruzione nel circa 16 ettari – ed una più compiuta definizione delle esigenze medico- 1881: in tale carica promosse uno studio completo per la organizzazione del Policlini- chirurgiche fecero slittare l’iniziativa di alcuni anni: l’ingegnere Pode- co (Commissione Pasquali) che servì di mo- sti, incaricato di nuovo del progetto, poté completare gli elaborati solo dello per similari istituzioni nelle altre uni- nel 1888. Approvato nello stesso anno, il progetto fu quindi avviato al- versità italiane: v. in proposito LUIGI STROP- l’esecuzione, ma il compimento dell’opera ebbe luogo solo una quindi- PIANA, Il Policlinico Umberto I di Roma, Ro- ma, Università degli Studi di Roma, 1980. cina d’anni dopo, dovendosi oltretutto apprestare ulteriori stanziamenti 31 Il ricordato suggerimento di concordare di fondi per aumenti di spesa; ed occorse un ulteriore lungo periodo di con il Comune di Roma l’organizzazione di tempo perché, con susseguenti intervenuti ampliamenti di programma, un «ospedale clinico», nel 1874, fu concreta- l’intero impianto raggiungesse la sua consistenza finale31. to nel 1898 con la stipula di una convenzione La scelta insediativa del Policlinico è stata determinante per gli ul- tra Università e Pio Istituto di S. Spirito: si ri- allacciavano così i rapporti tra le due istitu- teriori sviluppi delle sedi universitarie romane, che hanno condotto nel zioni, interrotte nel 1873 a seguito dell’allon- 1935 al trasferimento completo dell’Università in quella zona. Ed inve- tanamento dell’insediamento universitario ro, a partire dallo stesso 1888 in cui fu dato inizio alla costruzione del dall’Ospedale di S. Spirito in Sassia, quando complesso clinico, il rettore Cerruti ebbe a promuovere un progetto ne fu reso impossibile l’adattamento per l’e- secuzione dei muraglioni del Tevere (cfr. so- per la nuova Università al Castro Pretorio: l’idea fu poi ripresa ancora pra, n. 18). più volte, si può dire periodicamente. 106 L’insediamento universitario a Roma

6. Nel piano regolatore del 1883 il dato più importante è l’urbanizzazio- ne a scacchiera dell’Esquilino e del Castro Pretorio.

Gli istituti scientifici e il palazzo della Sapienza

I problemi contingenti per l’assetto degli altri istituti che ancora non avevano una sistemazione conveniente continuavano a premere ed a chiedere soluzioni, comunque potessero essere trovate. Per coprire il fabbisogno insoddisfatto, si fece di nuovo ricorso all’area del Viminale che il piano regolatore approvato aveva ancor più ridotto. Con il taglio di via Milano, il comprensorio disponibile era oltretut- to rimasto diviso in due: da un lato, presso S. Lorenzo in Panisperna, al- l’Istituto di chimica e all’Istituto di fisica si aggiunse, anni dopo, quello di farmaceutica; dal lato opposto, fu costruito in quegli anni l’Istituto di botanica, mentre l’Orto botanico – il cui impianto era stato già realizza- to a partire dalla zona centrale dell’area – restò anch’esso suddiviso e, in prosieguo di tempo, poté permanere solo da una parte. Quanto agli Istituti di anatomia e di fisiologia, nell’impossibilità di mantenere oltre la precaria sistemazione a S. Antonio Abate, si utilizzò la parte più set- tentrionale del comprensorio; per fare spazio, si dovette persino abbat- tere l’antica chiesa della Madonna della Salute, che sorgeva in fregio al- la via delle Quattro Fontane, nel tratto oggi denominato via Agostino Depretis, in angolo con via Palermo32. Gli edifici furono realizzati tra il 1884 ed il 1886, quando ancora non era stato definito l’assetto del Poli- clinico. La Facoltà di medicina aveva continuo bisogno di numerose inte- grazioni anche dopo la realizzazione dello stesso Policlinico; in attesa 32 Il compendio medico – trasferiti gli istituti nelle vicinanze del Policlinico – fu a sua vol- delle successive aggiunte già ricordate, divenne peraltro corrente, di ta abbattuto nel 1932 per sistemare il piazza- mano in mano che se ne manifestava l’urgenza, la temporanea occupa- le d’accesso al Ministero dell’Interno. Con zione di edifici presi in affitto in varie parti della città (così per l’oftal- tale allargamento venne a perdersi definiti- mia, per l’odontoiatria, per la traumatologia, ecc.). vamente la continuità delle fronti lungo l’in- tera vecchia via Felice, tracciata da Sisto V Ma intanto, anche la vecchia Sapienza si andava rivelando insuffi- tra S. Maria Maggiore e la Trinità dei Monti. ciente, sia per le necessità delle facoltà umanistiche ivi allogate, sia per 107 V. Di Gioia

7. Il piano regolatore del 1909.

33 In effetti, la proposta ebbe corso molto più le esigenze del Rettorato e degli uffici amministrativi; nuovi spazi erano tardi (1912), mentre in tempi successivi (1923-25) furono acquistati ambedue i palaz- inoltre richiesti per l’aula magna e soprattutto per la Biblioteca Ales- zi che, dopo il 1935, passarono al Senato. sandrina. Si pensò quindi di prendere in fitto alcuni locali nei vicini pa- 34 Si trattava invero di aree ancor più perife- lazzi Carpegna e Giustiniani33. Ma verso la fine del secolo si pose di riche di quelle contemplate dal piano 1883, nuovo il problema del trasferimento della intera Università in sede senza alcun plausibile rapporto con l’abitato completamente diversa. e da questo separate dalle mura, oltre che dal già consolidato sbarramento della stazio- Queste fasi delle successive travagliate vicende che s’è tentato di ri- ne ferroviaria e dagli stabilimenti militari costruire trovano la loro conclusione intorno al primo decennio del No- che impegnavano gli spazi intermedi; l’ac- vecento. La costruzione del Policlinico aveva ormai indotto a non insi- cessibilità restava affidata alla via Tiburtina, stere nella edificazione di ulteriori edifici universitari al Viminale; l’Or- risistemata dopo la soppressione dell’omoni- ma porta per migliorare il collegamento con to botanico, relegato essenzialmente sul lato occidentale di via Milano, il cimitero del Verano. non rendeva più conveniente la utilizzazione dell’area centrale già riser- 35 La legge 11 luglio 1907, n. 502 recava un vata all’Università. Contemporaneamente, la possibilità di fruire dei ter- primo stanziamento di fondi per la sistema- reni allora liberi tra Castro Pretorio e Policlinico faceva intravedere zione della nuova Università nei pressi del buone possibilità di indirizzare utilmente le attività universitarie in tale Policlinico, in uno con il finanziamento 34 dell’«ingrandimento della R. Scuola d’Appli- direzione . cazione per gli ingegneri a S. Pietro in Vin- Nel 1907, per interessamento del ministro Rava, intervenne la deci- coli». L’intervento governativo veniva incon- sione finale di dar corso al completo assetto dell’Università nelle adia- tro alle richieste che il rettore Tonelli aveva cenze del Policlinico. Sulla base delle provvidenze legislative35 che al- formulato a partire dal 1904; ma anche que- sta iniziativa veniva assunta al di fuori delle l’uopo furono adottate, si avviò l’acquisizione dei suoli, procedendo sol- previsioni del piano regolatore che, tuttavia, lecitamente all’espropriazione di una trentina di ettari di terreno; venne a quel tempo stava per essere riformato. La fatto altresì affidamento sulla assegnazione di aree confinanti di pro- destinazione dei suoli per la nuova Universi- prietà demaniale (militare) – tra le quali ritroviamo ancora quella del tà fu recepita poi dal piano regolatore appro- vato con R.D. 29 agosto 1909 (v. anche n. Castro Pretorio – capaci di integrare convenientemente la consistenza 46). del compendio da insediare. Si giunse così anche alla redazione di un 108 L’insediamento universitario a Roma

primo progetto36 e si presero accordi con il Comune sottoscrivendo una convenzione per l’esecuzione delle necessarie opere di urbanizza- zione della zona. L’ampiezza delle prospettive così delineate consentiva dunque l’in- tero trasferimento della vecchia Sapienza e di tutte le sedi universita- rie; ciò venne definitivamente deciso con l’abbandono di ogni altra ini- ziativa, sia nell’ambito dell’antica sede, sia sul Viminale, cosicché, nel 1911, il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti dispose che le resi- due aree libere su questo colle venissero utilizzate per il Ministero del- l’interno. Il massiccio edificio ministeriale al Viminale non solo portò alla distruzione del residuo impianto dell’Orto botanico, ma cancellò totalmente importanti preesistenze archeologiche, come non era avve- nuto con la costruzione del Ministero delle finanze che pur aveva sacri- ficato i resti di un antico quartiere alla porta Collina; a questo riguardo Giolitti – nella sua incomprensione per la cultura della città – si dimo- strò caparbiamente insensibile ad ogni richiamo. Lo stesso Giolitti di- spose che l’antico Palazzo della Sapienza venisse anch’esso annesso al Ministero dell’interno per divenire sede dell’Archivio di Stato37. Dopo tali fatti, drammatici eventi per la nazione (terremoti di Mes- sina e di Avezzano, guerra 1915-18, crisi del dopoguerra) fecero rece- 36 Si tratta di un primo progetto del gruppo dere da quel programma, alla cui impostazione s’era faticosamente la- Botto-Milani-Giovannoni-Ruggeri, che inte- vorato: esso sarà ripreso più tardi e concluso nel 1935 con la costruzio- ressava un perimetro più ampio dell’attuale Città Universitaria: ne comprendeva anche ne della Città universitaria, sulla parte delle aree che erano ancora ri- gli isolati che prospettavano sul viale Preto- maste libera a fianco del Policlinico. riano, poi occupati dalla sede del Ministero dell’aeronautica e dalle caserme adiacenti. 37 La costruzione del palazzo del Ministero Azioni per un assetto organico della sede dello “Studium Urbis” dell’interno al Viminale fu completata solo dopo la prima guerra mondiale. In seguito alla realizzazione della Città universitaria nel Il 1907 segna una data significativa per il futuro assetto edilizio dell’U- 1935 tutti gli immobili universitari del com- niversità. Nel luglio di quell’anno, con provvedimento del rettore Alber- prensorio, fino alla via Milano, furono annes- to Tonelli38, viene infatti istituito l’Ufficio tecnico dell’Università cui vie- si a quel Ministero, cui fu consegnato pure il ne assegnato il compito di provvedere alla progettazione ed alla costru- palazzo della Sapienza con destinazione a se- de dell’Archivio di Stato. zione degli edifici universitari romani. Con tale iniziativa si dava avvio 38 Alberto Tonelli (1849-1920), nato a Lucca all’attuazione di una attività organica di promozione e di coordinamen- e laureato a Pisa con Ulisse Dini, dal 1879 to per l’edilizia universitaria nella città39. ebbe la cattedra di analisi algebrica a Roma; In precedenza, questa attività s’era svolta episodicamente: di mano fu preside della Facoltà di scienze dal 1898 in mano che i necessari provvedimenti legislativi ed amministrativi ve- al 1904 e rettore dell’Università dal 1905 al 1919. nivano a tradursi in specifici stanziamenti di fondi, si dava corso alle 39 Cfr. RICCARDO V. CECCHERINI, Dallo Stu- conseguenti operazioni tecniche per i singoli interventi. Fino ad allora dium Urbis alla Città degli Studi, «Capito- la progettazione e la costruzione degli edifici universitari venivano affi- lium» (1933). date al Genio Civile, cui spettava l’obbligo istituzionale di provvedervi, 40 Per corrispondere più efficacemente alle come per ogni altra opera di edilizia demaniale. Questo organo, essen- incombenze dell’attività edilizia demaniale do puramente esecutivo, non poteva procedere diversamente; esso do- in Roma, con R.D. 26 ottobre 1890, n. 7250 fu istituito un “Ufficio speciale per la direzio- veva accudire ad incombenze crescenti per le varie amministrazioni ne delle opere governative e edilizie della dello Stato che, nella Capitale, premevano particolarmente con esigen- città di Roma”. L’ufficio è ancor oggi in fun- ze sempre maggiori40. È ben vero che per la progettazione di complessi zione con la denominazione di “Ufficio del molto importanti ci si poteva avvalere di collaborazioni esterne, talvolta Genio Civile per le opere edilizie della Capi- 41 tale”. precedute da apposite selezioni concorsuali ; ma era impossibile impo- 41 L’incarico di progettazione mediante con- stare programmi edilizi veramente validi e con prospettive a lungo ter- corso per l’edilizia universitaria si ebbe sol- mine, nell’ambito di attività la cui promozione spettava peraltro diretta- tanto nel caso del Policlinico; vincitore della mente alle singole amministrazioni interessate. competizione nel 1881, e quindi progettista, Un organo tecnico alle dirette dipendenze dell’Amministrazione fu l’ing. Guido Podesti, che venne coadiuva- to dall’arch. Cesare Salvatore. Sull’argomen- universitaria poteva invece condurre studi, presentare proposte, for- to cfr. STROPPIANA, Il Policlinico. mulare programmi e farne seguire le realizzazioni con continuità di 109 V. Di Gioia

8. Pianta generale degli edifici del Policlinico Umberto I nel progetto originario di Giulio Podesti.

progettazione e di esecuzione, affinando inoltre con la sua specializza- zione le stesse soluzioni da adottare. Ci si potrebbe domandare, anzi, come a tale provvedimento si fosse giunti così in ritardo: lo si può forse spiegare, da un lato, con lo scarso rilievo dato al problema insediativo dell’Università romana fin dal 1870, per la quale – con l’eccezione del Policlinico – non era mai stata effettuata una vera e propria program- mazione di interventi; e d’altro lato, con i criteri accentratori e di rigido controllo economico che caratterizzavano, all’epoca, ogni azione di go- verno, e non davano molto spazio a comportamenti autonomi e permis- sivi. L’iniziativa di Tonelli – che nella sua lunga permanenza al Rettorato non cessò mai di propugnare sistemazioni globali e di largo respiro per l’assetto dello “Studium Urbis” – si rifaceva alla necessità di rafforzare organizzativamente l’Università romana, per fronteggiare i problemi di riassetto e di crescita che si affacciavano col nuovo secolo e che pre- mevano vieppiù con urgenza42. Per quanto attiene al problema edilizio, egli riprese un’idea già lanciata dal suo predecessore Valentino Cerru- ti: questi, essendo rettore nel 1888 (lo stesso anno in cui era stata posta la prima pietra per la costruzione del Policlinico), aveva inoltrato al mi- nistro della Pubblica istruzione una proposta per affiancare allo stesso Policlinico un insediamento destinato «a raccogliere le sedi di tutti gli altri istituti dell’Università»43. La proposta non ebbe allora alcun riscon- tro; ma la lunga vicenda della realizzazione del Policlinico, che si era 42 Dell’iniziativa s’era fatto promotore in pre- protratta almeno fino al 1905, mise in risalto la necessità di una visione cedenza Guido Baccelli (sul quale cfr. note molto allargata nei riguardi delle predisposizioni di spazio per le esi- 23 e 30); si deve a lui, come detto sopra, la genze universitarie. Va infatti ricordato che, nel corso degli stessi lavori scelta delle aree per il Policlinico presso il Castro Pretorio. per il Policlinico, si dovettero introdurre numerose modifiche al pro- getto per adeguarlo a nuovi requisiti ed occorsero ulteriori fondi per le 43 Cfr. SPANO, L’Università di Roma, p. 135- 136. ampliate richieste che, frattanto, ebbero a porsi in evidenza. Una volta 110 L’insediamento universitario a Roma

9. Policlinico. Veduta d’insieme.

compiuta l’opera, inoltre, si riconobbe che non tutte le esigenze della ricostituita Facoltà medica risultavano soddisfatte e che esse erano an- cora ben lungi dal trovare pieno completamento in rapporto ai requisiti che all’epoca si richiedevano. D’altra parte, la popolazione studentesca era in costante progressi- vo aumento, cresceva il numero degli insegnamenti, laboratori e servi- zi richiedevano più respiro ed ambienti adeguati alla dotazione di nuo- ve attrezzature scientifiche e di studio. La consistenza delle biblioteche poneva ulteriori problemi di apprestamento44. Tonelli, rendendosi con- to che tutto ciò non avrebbe potuto essere affrontato con interventi sporadici, che presto si sarebbero comunque dimostrati insoddisfacen- ti, e constatato come anche modeste integrazioni trovassero scarsa e difficoltosa accoglienza da parte del Governo, promosse un’analisi completa per la quantificazione delle occorrenze e predispose un pro- gramma organico implicante «la costruzione della nuova Università de- gli Studi nella vicinanze del Policlinico ove erano disponibili alcune aree di proprietà demaniale»45. Per dare forza all’iniziativa, il programma venne portato e discusso nel Senato accademico il quale, dopo approfondito esame, approvò la 44 Tale situazione risulta descritta dettaglia- proposta del rettore nella seduta del 16 maggio 1907. Questa azione, a tamente nella relazione del rettore al Consi- conclusione di una sensibilizzazione degli organi centrali dello Stato e glio accademico in data 16 maggio 1907. del Parlamento, fece sì che, nella legge n. 502 dell’11 luglio 1907, «por- 45 CECCHERINI, Dallo Studium Urbis, p. 590. tante provvedimenti per la città di Roma intesi a favorire lo sviluppo 46 Queste provvidenze legislative, contenute nel dispositivo noto come “legge Rava”, con- edilizio della città» venissero stanziati appositi fondi per le «facoltà co- templavano un insieme di opere che, per la stituenti l’università degli studi nelle vicinanze immediate del Policlini- loro importanza, costituirono nel loro com- co»46. plesso il secondo intervento organico per Occorreva, a questo punto, che un’organizzazione tecnica, partico- Roma, dopo quello fondamentale della legge 14 maggio 1881, n. 209, per la Capitale, sulla larmente valida e appropriata, conducesse a svolgimento il program- quale v. sopra. Quanto all’Università, l’art. ma: seguì dunque il provvedimento di cui si diceva dianzi, relativo alla 32 della legge 502 stanziava per il primo costituzione dell’Ufficio tecnico dell’Università. Per rendere più effi- esercizio finanziario un fondo straordinario ciente ed appropriata l’attività di quest’organo, fu ad esso preposta una di 2.000.000 di lire «per l’acquisto di aree per gli studi e per la costruzione di edifici personalità di provata esperienza, prescegliendo l’ispettore superiore definitivi» presso il Policlinico. del Genio Civile ing. Giuseppe Botto; venne inoltre costituito un colle- 111 V. Di Gioia

10. Popolazione studente- sca dal 1789-90 al 1934- 35 (da NICOLA SPANO, L’U- niversità di Roma, Roma, Mediterranea, 1935).

gio consultivo per coadiuvarne l’opera, chiamando a farne parte emi- nenti docenti della Scuola di applicazione per gli ingegneri, nelle perso- ne dei professori Gustavo Giovannoni, Gian Battista Milani e Domeni- co Ruggeri47. Si passò allora a tradurre il programma in termini operativi. Allo scopo, era dapprima necessario individuare le aree da impegnare, per poi passare a redigere un progetto urbanistico architettonico, sulla cui base realizzare successivamente le singole costruzioni. La questione delle aree si rivelò subito piuttosto contrastata: la pro- posta Tonelli prevedeva infatti di utilizzare il sedime demaniale di alcuni stabilimenti militari in corso di dismissione, tra cui – a parte il più volte auspicato recinto dell’antico Castro Pretorio, occupato dalla Caserma Macao – i terreni latistanti fuori le mura, già utilizzati per un poligono di tiro e per altri apprestamenti d’artiglieria. Va ricordato che questi terre- ni ricadevano in quel periodo al di fuori del perimetro del piano regola- tore urbano approvato nel 1883; essi potevano considerarsi disponibili, almeno in prospettiva, dal momento che in ordine agli appositi provve- dimenti per Roma gli stabilimenti militari erano in fase di spostamento nella nuova piazza d’armi, a nord del quartiere dei Prati di Castello. Ma la riluttanza del Ministero della guerra a cedere le aree richieste senza adeguate compensazioni, peraltro imprecisate, e le inerenti complica- zioni burocratiche che facevano slittare nel tempo le operazioni, indus- 47 Erano rispettivamente titolari delle catte- sero l’Università ad orientarsi verso i terreni finitimi, compresi fra le dre di architettura generale (e composizione architettonica), architettura tecnica e co- aree in uso ai militari e il Policlinico. Ciò era d’altronde previsto dalla struzione di strade. stessa legge n. 502 del 1907, che nell’“Allegato B” – oltre agli stanzia- 112 L’insediamento universitario a Roma

menti per la costruzione di istituti medici a completamento del Policlini- co e per l’ampliamento della Scuola degli ingegneri a S. Pietro in Vinco- li – indicava esplicitamente l’«acquisto di aree presso il Policlinico»48. L’Ufficio tecnico preparò di conseguenza un piano di esproprio per una superficie di circa 30 ettari; le aree ricadevano per lo più in zona al- quanto accidentata e tuttavia costosa, nonostante le provvidenze di leg- ge che il Governo Giolitti aveva varato per Roma49. L’espropriazione eb- be comunque luogo abbastanza rapidamente e si resero subito disponi- bili i terreni immediatamente a sud del Policlinico. Corrispondentemente, venne predisposto il piano di utilizzazione, il cui impianto urbanistico doveva essere inserito nel piano regolatore in corso di revisione. L’elaborato venne approntato verso la metà del 1908. Era stato redatto dall’ing. Botto con la consulenza dei ricordati docenti: esso prevedeva la costruzione di un complesso di edifici entro un comprensorio che si estendeva in lunghezza per oltre un chilome- tro, dal viale Castro Pretorio al cosiddetto Castro Laurenziano, ed im- pegnava una fascia larga circa 400 metri; nel perimetro erano incluse anche le aree militari a sud di Castro Pretorio. Secondo il progetto, sul fronte occidentale lungo il viale Castro Pretorio (che nel tratto meridio- nale è oggi denominato viale Pretoriano), a partire dall’antica Porta Clausa e fino all’altezza dell’odierna via dei Frentani, dovevano sorgere gli edifici di maggiore spicco, tra cui il palazzo centrale del Rettorato e delle adiacenti Facoltà di giurisprudenza e di lettere (l’edificio sarebbe venuto a trovarsi sull’area attualmente occupata dal Ministero dell’ae- ronautica)50; lateralmente, lungo lo stesso fronte, avrebbero dovuto tro- var posto la Biblioteca (nell’area poi occupata dagli uffici del Genio Ci- vile) e l’Aula magna. Verso est e nord est si sarebbero invece insediati i 48 Per quanto riguarda gli edifici universitari, diversi istituti, prevalentemente scientifici, ivi compresi quelli di medi- la legge n. 502 del 1907 riportava nell’Allega- cina da dislocare in vicinanza del Policlinico; verso il quartiere Tiburti- to B l’elenco degli interventi da effettuare; esso reca: Istituto di fisiologia, chimica fisio- no avrebbero dovuto collocarsi ulteriori fabbricati di servizio, nonché logica e farmacologia (da costruirsi presso la Casa dello studente. al Policlinico); Istituto di anatomia umana, Il progetto, più che un campus, configurava un insediamento svol- medicina legale e medicina operatoria (da gentesi in forma aperta, lungo viali sistemati a verde e con edifici cir- costruirsi presso al Policlinico); Istituto di igiene (da costruirsi presso al Policlinico); condati da giardini. L’impianto viario si inseriva con regolarità nel tes- Clinica psichiatrica (da costruirsi presso al suto urbano che s’andava allora formando; ma nelle parti altimetrica- Policlinico); Clinica pediatrica (da costruirsi mente mosse esso era inframmezzato da piazzali ad andamento circola- presso al Policlinico); Acquisto di aree pres- re (nelle zone più elevate o più depresse del terreno) e ravvivato da so al Policlinico; Opere occorrenti per la Scuola degli Ingegneri (a S. Pietro in Vin- una disposizione angolata di taluni edifici sui quali convergevano ra- coli). dialmente gli assi viari di accesso. 49 Si tratta della legge 8 luglio 1904, n. 320, Il progetto venne integralmente recepito dal nuovo piano regolato- con la quale – tra l’altro – si istituiva la tassa re approvato nel 1909, che ampliava notevolmente il perimetro del pre- sulle aree fabbricabili (ne erano ovviamente cedente dispositivo del 1883. Le aree militari incluse nelle previsioni esenti gli enti pubblici). del comprensorio universitario – al momento – vennero accettate nella 50 Il fronte su viale Castro Pretorio-viale Pre- toriano, tra la Porta Clausa e la Porta Tibur- nuova destinazione, in quanto nel frattempo (tra il viale Giulio Cesare e tina, era in precedenza affiancato dalle anti- il viale delle Milizie) erano state realizzate le occorrenti caserme e, a che mura di Aureliano: queste furono in se- nord di queste ultime, era stata sistemata la piazza d’armi. Ma, sul sedi- guito demolite, proprio per dare accesso al me di quest’ultima, quel piano regolatore prevedeva anche la formazio- nuovo insediamento universitario. ne di un quartiere che – dopo l’esposizione ivi allestita nel 1911 per la 51 Sulle manifestazioni espositive indette nel- l’occasione e sulle vicende urbanistiche che celebrazione del cinquantenario della proclamazione del Regno d’Ita- 51 le accompagnarono, v. Roma 1911, a cura di lia – venne ad occupare tutta l’estensione, sviluppandosi intorno alla GIANNA PIANTONI, Catalogo della mostra, piazza Mazzini. La circostanza ebbe a ripercuotersi sul progetto Botto- Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Valle Giovannoni-Milani-Ruggeri quando successivamente l’Amministrazio- Gliulia 5 giugno-15 luglio 1980, Roma, De ne militare, privata di quei terreni, ritenne di non poter più cedere le Luca, 1980; in particolare A. M. RACHELI, Le sistemazioni urbanistiche, p. 229-264. aree che deteneva nelle vicinanze di Castro Pretorio. 113 V. Di Gioia

11. Veduta dell’intero complesso del- la Città universitaria nell’edificazione originaria.

Tuttavia, nei primi tempi, il programma edilizio così delineato conti- nuò ad essere portato avanti. Anzitutto, vennero presi accordi con il Comune per la costruzione delle opere di urbanizzazione e dei servizi primari (strade, fognature, ecc.) ed, a tal fine, nell’ottobre dello stesso 1908, tra Comune ed Università venne stipulata apposita convenzione che, nei reciproci impegni, rendeva operativa la realizzazione dei singo- li progetti edilizi52. Inoltre, si passò alla progettazione architettonica dei vari edifici: a cominciare dal palazzo per il Rettorato, le segreterie e le Facoltà di leg- ge e lettere53, progettazione il cui incarico venne assunto dal prof. G. B. 52 CECCHERINI, Dallo Studium Urbis, p. 509. Milani54. Altri progetti vennero redatti dal prof. G. Giovannoni per vari 53 Il palazzo progettato presentava un im- pianto grandioso con cui si intendeva forma- istituti, nonché dall’Ufficio tecnico: tra questi quelli per l’integrazione re il primo nucleo della nuova “Città degli del Policlinico, già dotati di appositi stanziamenti di fondi. Utilizzando Studi”: la distribuzione generale era articola- le aree disponibili frattanto espropriate, immediatamente a sud e a est ta in tre parti distinte, due da destinarsi alle del Policlinico, si avviò quindi la costruzione degli Istituti medici e del- aule di lezione ed ai seminari delle due Fa- coltà, ed una, al centro, per il Rettorato, gli le Cliniche che avevano formato oggetto dei finanziamenti disposti con uffici di segreteria, l’economato, ecc. In ele- la citata legge n. 502 del 1907 e con le successive degli anni 1911, 1912 vazione, il fabbricato sarebbe stato sviluppa- e 191455. Furono quindi avviati gradualmente i lavori; ma non tutti furo- to su due piani principali e due piani secon- no portati a compimento nei tempi tecnici previsti. Difficoltà varie ne dari (ammezzati). La decorazione architetto- nica voleva essere ad un tempo sobria e fecero differire l’esecuzione, tanto che all’inizio della guerra 1915-18 ta- grandiosa, con una accentuazione di mag- luni edifici che non erano stati completati o che erano appena al princi- giore ricchezza nella parte centrale, nel cui pio rimasero interrotti e le opere ripresero solo nel dopoguerra. avancorpo il partito dell’ingresso principale avrebbe dovuto essere coronato da un moti- vo architettonico in forma di grande nicchia al livello del primo piano alto, dove si sareb- Difficoltà e alternative nel primo dopoguerra be svolta un larga allegoria in bassorilievi e mosaici. Nel complesso, il palazzo avrebbe Le già accennate difficoltà frapposte dall’Amministrazione militare alla occupato circa 9.000 metri quadrati, dei qua- li 3.000 a cortili. Il costo preventivato nel cessione delle aree e la successiva stasi del periodo bellico fecero sì 1913 era di 4.000.000 di lire. Il progetto ven- che il progetto promosso dal rettore Tonelli per la costruzione della ne pubblicato sul periodico «L’Architettura nuova Città degli studi non potesse essere più integralmente realizzato. Italiana», edito a Torino, nel 1908. Esso – nonostante gli sforzi di Francesco Severi, rettore nel 1923-24 – 54 G. B. Milani (1876-1940) fu anche autore dovette anzi essere ridimensionato notevolmente, rinunciando soprat- di altri progetti di edilizia universitaria, tra cui quello di ampliamento per la definitiva tutto alla utilizzazione delle aree migliori e pianeggianti vicino al Castro sede della R. Scuola di applicazione degli in- Pretorio ed accontentandosi di quelle a sud e sud-est del Policlinico, tra gegneri a S. Pietro in Vincoli. Cfr. DI GIOIA, il viale Regina Margherita (oggi viale Regina Elena) e la via Tiburtina. Dalla “Scuola d’ingegneri”. Queste ultime erano, oltretutto, particolarmente accidentate e di più 55 Un elenco dei finanziamenti per l’Universi- difficoltosa e costosa utilizzazione: ciò diede luogo ad un esorbitante tà di Roma, disposti con stanziamenti straor- sforzo dell’Ufficio tecnico nel cercare di revisionare il progetto con dinari, si trova in SPANO, L’Università di Ro- ma, p. 140. molteplici adattamenti, come è documentato dal fitto carteggio tra Uni- 114 L’insediamento universitario a Roma versità, Comune e Genio Civile (come anche da quello tra i Ministeri della pubblica istruzione e della Guerra per la permuta e la cessione di aree) e dalle numerose proposte di varianti tecniche elaborate dallo stesso Ufficio. Occorrerà arrivare al 1926 per ottenere la definizione di una varian- te di piano regolatore e porre così fine alle incertezze ed alla aleatorie- tà della situazione; solo dopo tale anno fu possibile mettere a punto un nuovo progetto urbanistico nel quale inquadrare il più ridotto, ma defi- nitivo, programma di sviluppo. Il progetto che allora venne redatto si restringeva all’area compresa tra viale dell’Università (a confine con il Policlinico), il prolungamento del viale del Policlinico (costituente il nuovo fronte arretrato rispetto al precedente sul viale Pretoriano), il prolungamento di via de’ Frentani e il viale Regina Elena: pressappoco il perimetro dell’attuale Città universitaria. Qualche altra area ad est e a sud del comprensorio era pure riservata dal piano regolatore a servizio dell’edilizia universitaria, ma la maggior parte dei terreni all’intorno, anteriormente destinati a parco pubblico, ebbero altre destinazioni, a cominciare dalla zona del Castro Laurenziano frattanto occupata dal La- boratorio militare per le sostanze esplosive. L’impianto complessivo del nuovo insediamento dovette perciò es- sere ridimensionato: l’arretramento non solo ridusse l’area di circa il 30% rispetto alle previsioni del piano del 1909, ma si pose ancor più lon- tano dalla città, alle spalle del Castro Pretorio e del nuovo edificio del- l’aeronautica. Tuttavia, dopo un primo progetto piuttosto schematico che cominciò ad essere realizzato dal lato del Policlinico per le integra- zioni più urgenti degli istituti medici, tra 1931 e 1932 fu effettuato uno studio più ampio e completo da parte di G. Giovannoni in collaborazio- ne con G. B. Milani, con soluzioni urbanistiche ed architettoniche pie- namente accolte dagli organismi universitari interessati. La chiara im- postazione prevedeva in testata, sul prolungamento del viale del Policli- nico, un compatto quanto articolato gruppo di edifici (Rettorato, aula magna, biblioteca, facoltà umanistiche, ecc.), seguìto – lungo un largo viale interno – dalle diverse facoltà scientifiche da collocare (resteran- no escluse, come peraltro avvenne successivamente per la Città univer- sitaria, ingegneria, economia e commercio, architettura e magistero). Le soluzioni adottate si prestavano sia alla possibilità di creare un cam- pus ben individuato e distinto, sia ad un’eventuale apertura diretta nel tessuto cittadino. Tuttavia anche questo notevole sforzo progettuale restò inattuato. Le risorse disponibili, sia finanziarie che operative, si rivelarono ancora una volta insufficienti; tanto più che ora lo stesso Ufficio tecnico venne a mancare nel suo capo ing. Botto. Il dissolversi dell’attività tecnica dell’Università in funzioni di più or- dinaria amministrazione riportò alla riassunzione diretta di iniziativa da parte dello Stato, per il tramite dell’Ufficio del Genio Civile. Ne abbia- mo riscontro in progetti che vengono redatti proprio da questo Ufficio, tra i quali si segnala l’esempio della progettazione di un imponente complesso edilizio che avrebbe dovuto sorgere tra il viale della Regina Margherita e via Treviso (oggi via del Castro Laurenziano), sui terreni presentemente occupati dall’Istituto superiore di sanità e dall’Istituto Regina Elena per lo studio e la cura del cancro. Si tratta del progetto elaborato nel 1926, a firma e nella qualità dell’ingegnere di sezione del Genio Civile Tullio Nicoli, per la costruzione di una Casa dello studen- te allora denominata “Casa del Goliarda”.

115 V. Di Gioia

Il complesso si doveva estendere lungo un fronte di circa 300 metri, comprendendo un grosso corpo centrale con gi ambienti ed i servizi co- muni e due corpi laterali simmetrici con le stanze di abitazione maschili e femminili, il tutto fiancheggiato da un grande complesso sportivo56. La riduzione del programma urbanistico per l’assetto della Città de- gli studi vicino al Policlinico, anche se manteneva la previsione dello spostamento del Rettorato e l’insediamento delle Facoltà umanistiche nell’area adiacente allo stesso Policlinico, ripropose tuttavia – rimetten- dola in discussione – l’opportunità di conservare l’originario nucleo dell’Università nella tradizionale sede del Palazzo della Sapienza. Il pro- getto di spostamento integrale promosso da Alberto Tonelli, in verità, aveva incontrato fin da principio l’opposizione di vari ambienti sia inter- ni tra molti professori, sia esterni fin nello stesso Comune di Roma. Le difficoltà economiche, soprattutto, costituivano l’incentivo dichiarato ad accantonare progetti definiti faraonici ed a ripiegare su più realisti- che possibilità di riassetto. Gli è che, fin dal 1914, persino il Parlamento 56 Il progetto Nicoli reca la data del 18 marzo – nel discutere sui continui rifinanziamenti di cui l’Università aveva bi- 1926 ed è controfirmato dall’ingegnere capo sogno – aveva impegnato l’allora Governo Salandra a rinunciare alla Paolo Salatino. È costituito da due planime- prosecuzione del programma edilizio che disponeva di molti progetti, trie, relative ai due piani principali, una pla- ma che si presentava piuttosto modesto in fatto di realizzazioni e anco- nimetria delle fondazioni, le sezioni longitu- 57 dinale e trasversale, le soluzioni architettoni- ra lungi dall’essere portato a compimento . che dei prospetti. È integrato dalla sistema- Il movimento «per non abbandonare lo storico Palazzo della Sapien- zione delle aree a verde e del campo sporti- za» acquista forza da quello stesso anno, anche in concomitanza con un vo. L’articolazione interna prevedeva, nel processo che cominciava a prendere corpo proprio in quel tempo: si corpo centrale, l’atrio di ingresso con i servi- zi di ricezione e portineria, sale di riunione e tratta delle azioni per valorizzare le strutture edilizie del centro storico di soggiorno, servizi di cucina e di mensa, in contrapposizione ai dannosi “sventramenti” fino ad allora attuati. Tra lavanderia e centrale termica. Nei corpi late- gli assertori più decisi e qualificati di siffatto indirizzo, Gustavo Giovan- rali erano disposte, su doppio corpo di fab- noni si fece propugnatore di un nuovo metodo di intervento per il risa- brica, le stanze di abitazione, a due-tre letti. L’iniziativa venne assunta dopo che nel 1925 namento dei vecchi centri, fondato sulla teoria del “diradamento edili- era stata istituita una mensa per gli studenti zio”58; con la sua autorità e la sua tenacia riuscì a indurre il Comune a a S. Stefano del Cacco; ma il progetto non rivedere lo stesso piano regolatore approvato nel 1909, almeno per le venne realizzato, non tanto per il costo pur parti più caratteristiche della Città. Ai primi del 1916, il Consiglio co- notevole che avrebbe comportato, quanto per l’estensione dell’area da occupare che, munale nominò apposita Commissione di studio che, in data 30 giugno ad una più attenta valutazione, sembrò ec- 1918, rassegnò una relazione ufficiale con precisa proposta di Sistema- cessiva. Per la costruzione della Casa dello zione edilizia del Quartiere de Rinascimento in Roma, nella quale veni- Studente i dovrà attendere il 1935. Cfr. SPA- vano delineate le soluzioni tecniche per il riassetto viario e edilizio ed il NO, L’Università di Roma, p. 211. restauro delle preesistenze più significative59. 57 La deliberazione si ebbe con voto del Se- nato del regno in data 4 luglio 1914: CECCHE- Di tali proposte (che, con alcune modifiche, vennero inserite nel RINI, Dallo Studium Urbis, p. 590. nuovo piano regolatore in vigore dal 1931 ed, ulteriormente adattate, si 58 G. Giovannoni (1873-1947), accademico realizzarono più tardi con i lavori per l’apertura del corso del Rinasci- d’Italia e presidente dell’Accademia di S. Lu- mento), l’Università fu indotta a trarre partito per tentare di dare una ca, fu il fondatore e il primo direttore della risposta alle aspirazioni di chi riteneva possibile la conservazione della R. Scuola superiore di architettura di Roma, oggi Facoltà della “Sapienza”, la prima in Ita- vecchia sede, in forma peraltro adeguata alle esigenze dello Studio. Del lia (1919). I suoi scritti sul “diradamento edi- progetto urbanistico architettonico venne incaricato il prof. Arnaldo lizio” si trovano principalmente in GUSTAVO Foschini60, che elaborò un piano di ristrutturazione del tratto compreso GIOVANNONI, Vecchie città ed edilizia nuova, fra S. Andrea della Valle e il Palazzo della Sapienza: con la creazione di Torino, Einaudi, 1931. un nuovo tronco viario in asse alla facciata della chiesa si sarebbe con- 59 GUSTAVO GIOVANNONI, Il quartiere romano del Rinascimento, Roma, edizioni della Bus- sentita sui nuovi fronti la ricostruzione di edifici utilizzabili, almeno in sola, 1946. parte, per l’Università; mentre nel tratto opposto, alle spalle della stes- 60 A. Foschini (1884-1969), docente presso la sa Sapienza, lungo un rinnovato percorso viario (che in prosecuzione R. Scuola superiore di architettura di Roma, di via di Ripetta avrebbe dovuto raggiungere il largo Argentina) si sa- ebbe successivamente parte nella progetta- rebbero riutilizzate al meglio le strutture di Palazzo Carpegna e della zione della Città universitaria, quale autore del fronte porticato d’ingresso e dei fian- Dogana Vecchia, nonché del vicino Palazzo Giustiniani, per inserirle cheggianti edifici di igiene di ortopedia. nel compendio universitario. 116 L’insediamento universitario a Roma

12. I propilei dell’ingresso e sullo sfondo l’agorà davanti al Rettorato.

Il progetto Foschini ebbe una prima elaborazione nel 1925-26; fu poi variato con successive modifiche che comportavano uno sposta- mento dell’asse viario verso S. Andrea della Valle, in modo da evitare eccessive manomissioni delle strutture esistenti ed espropriazioni trop- po onerose. Ma, dopo ulteriori valutazioni, questa parte del progetto venne abbandonata e ci si limitò a perseguire più semplici forme di in- tervento sull’opposto versante, operando adattamenti peraltro modesti a Palazzo Carpegna. Anche un’ulteriore proposta di intervento, per la formazione di una nuova Aula magna alla Dogana vecchia, venne suc- cessivamente abbandonata. In concreto, le principali realizzazioni effettuate riguardarono lo stesso Palazzo della Sapienza, di cui furono allora avviati i primi restau- ri. Nel 1919, un cavalcavia lo aveva riunito con il Palazzo Carpegna; nel 1926 veniva riaperta la chiesa di S. Ivo che, con la soppressione dell’U- niversità pontificia, era stata chiusa al culto ed era stata in seguito adi- bita a magazzino (dai primi del secolo veniva utilizzata per deposito dei libri); successivamente vennero riordinati i locali degli uffici per l’am- ministrazione. Altre iniziative di rilievo non sono da registrare per quel- l’antica gloriosa sede: le gestioni rettorali che si susseguirono puntaro- no pressoché esclusivamente alla ripresa del programma di un integra- le trasferimento dell’Università, cosicché le opere eseguite tra il 1927 e il 1931 riguardarono soprattutto gli edifici per il completamento degli Istituti della Facoltà di medicina e chirurgia presso il Policlinico61. Con il piano regolatore del 1931-32 si vennero comunque a consoli- dare un assetto edilizio ed un programma di opere che suddividevano le sedi universitarie in due gruppi: uno nel centro storico, presso la Sa- pienza, con il Rettorato e le Facoltà umanistiche; l’altro, presso il Poli- clinico, per tutte le Facoltà scientifiche, ivi comprese quelle site al Vi- 61 CECCHERINI, Dallo Studium Urbis, p. 591. minale (a via Palermo, via Milano e via Panisperna) che dovevano ce- 62 Sono: la R. Scuola di applicazione degli in- gegneri, a S. Pietro in Vincoli; la R. Scuola dersi al Ministero dell’Interno per le esigenze di quest’ultimo. Restava- superiore di architettura, a Valle Giulia; il R. no esclusi da questo programma le Scuole e gli Istituti che, all’epoca, Istituto superiore di studi economici e com- erano gestiti autonomamente e che, solo dopo, vennero trasformati in merciali, a Fontanella Borghese; il R. Istitu- facoltà: essi, comunque, mantenevano le rispettive sedi62. Tale pro- to superiore di Magistero, alle terme di Dio- cleziano (Palazzo Paolino); la R. Scuola su- gramma viene formalmente sancito con il Decreto del capo del Gover- periore di malariologia, ai Parioli. no del 4 novembre 1930, con il quale si ridefiniscono i limiti del com- 117 V. Di Gioia

prensorio universitario a fianco del Policlinico; il mese successivo se- gue un Decreto ministeriale di nomina di una Commissione, presiedu- ta dal rettore, per la 1a preparazione di un programma edilizio comple- to che viene tuttavia delineato alquanto affrettatamente63.

Verso l’insediamento della Città Universitaria

È a questo punto che ci si rende conto di come le iniziative da adottare, senza un rafforzamento più deciso programmatico e organizzativo, non possano dare risultati positivi; nasce così l’idea di affrontare il proble- ma in forma più completa, mediante l’istituzione di un organo di pro- grammazione e di gestione dotato di strumenti e mezzi adeguati, tale da essere capace di impostare e condurre a termine in tempi brevi una vasta operazione di integrale e definitiva soluzione del problema. Viene pertanto promossa la costituzione di un “Consorzio autonomo per il completamento dell’assetto edilizio e l’arredamento della R. Università di Roma”. La forma del consorzio non era una scelta operata per l’occasione: occorre quanto meno risalire ad una decina d’anni addietro, quando il R.D. 30 settembre 1923, n. 2102, al fine di creare strumenti di parteci- pazione finanziaria in favore di iniziative delle Università, stabiliva nor- me per la costituzione di consorzi intesi a raccogliere contributi ed a coordinare organicamente le operazioni da compiere. Una prima appli- cazione per Roma s’era avuta nel 1929 con la creazione del “Consorzio per l’incremento dell’Università di Roma” che tuttavia non ebbe seguiti molto positivi. Analoga iniziativa fu assunta nel 1930 per la Casa dello studente. Le implicazioni di tali iniziative comportavano una maggiore attività degli organi tecnici universitari; ma questi non potevano rispon- dere a sufficienza quando si dovevano porre in essere operazioni di grande momento. Poiché peraltro una soluzione globale dell’assetto dell’Ateneo roma- no ormai si imponeva, nel 1931 venne studiata la possibilità di formare un consorzio specificamente destinato a realizzare un progetto comple- to per il trasferimento dell’intera Università a fianco dei Policlinico. Il Consorzio venne quindi regolarmente costituito il 4 aprile 1932 ed ap- provato con legge 5 giugno 1932 n. 607. Questo atto comportò nuove forme organizzative, valevoli sia per assicurare una gestione autonoma, di sufficiente snellezza, nelle pratiche amministrative, sia per consenti- re una condotta tecnica efficace ed unitaria, dalla pianificazione urbani- stica dell’insieme alla progettazione architettonica dei singoli edifici ed alla direzione ed esecuzione dei lavori occorrenti. In relazione a tale evento, l’Ufficio tecnico venne integralmente ri- costituito e fu in questa nuova situazione che venne realizzata dal 1932 al 1935 la Città universitaria romana. Le stesse iniziative in corso per la costruzione degli edifici clinici ancora incompiuti vennero assorbite dalle nuove strutture organizzative. Si concluse in tal modo un ciclo di attività che, pur nelle alterne vicende susseguitesi, aveva portato avanti un complesso di studi, proposte e realizzazioni non indifferente: ma sempre insufficiente, nonostante i richiami dei docenti e la crescente domanda dell’utenza studentesca. 63 Il programma quantificava il fabbisogno Ma ora la definitiva operazione che ci si accingeva a porre in essere edilizio da costruire nella somma di 70 mi- poté compiersi in virtù di una determinazione solida e precisa, sulla ba- lioni di lire: cfr. SPANO, L’Università di Roma, p. 201. se di un progetto unitario e con il sussidio di mezzi e strumenti appro- 118 L’insediamento universitario a Roma

priati. La rapidità con cui si concretò questa idea, con i positivi frutti che s’ebbero subito a registrare, dotò finalmente la capitale di un com- plesso degno delle sue aspirazioni64; e quando, nel mutare dei tempi, si prospettarono nuovi problemi e si aprirono nuove questioni65, il model- lo di quel primo Policlinico e della Città Universitaria s’impose ancora quale soluzione valida – e non soltanto – per il prestigioso Studium Ur- bis.

VINCENZO DI GIOIA

Summary

VINCENZO DI GIOIA, The siting of the University at Rome. From Italian Unification to the university campus (1870-1935)

One of the issues that needed to be addressed after Rome became the capital of the new unified Italian state was the whole question of the Università della Sapienza. Though reopened as early as 1870, it did not seem to have recovered from years of neglect and was badly in need of repair work, especially as regards the scientific buildings. Given the doubts about whether to remodel old buildings or put up new ones, the first moves were to buy property belonging to the church. The insti- tutes of chemistry and physics were housed in the Viminale while the anatomy and physiology departments and later the faculty of sciences, the Institute of mathematics and the technical institutes set up under 64 La Città universitaria fu inaugurata da Be- nito Mussolini il 31 ottobre 1935. Progetto e the 1859 Lanza-Casati law were housed in the Esquilino and the build- realizzazione furono affidati a Marcello Pia- ings around. It became immediately obvious however that the arrange- centini, Preside della Facoltà di architettura, ments were not enough and Quintino Sella, then interim minister of con il quale collaborarono per i singoli edifi- Public Education, launched a series of projects to put up new universi- ci gli architetti Pietro Aschieri, Giuseppe Capponi, Arnaldo Foschini, Giovanni Miche- ty buildings in the area around the Viminale. The work continued un- lucci, Giuseppe Pagano, Gio Ponti, Gaetano der Sella’s successor Ruggero Bonghi who set up a committee Rapisarda, con la partecipazione esecutiva presided over by Sella himself. The resolutions taken earmarked the dell’arch. Gaetano Minnucci, dell’arch. Eu- Sapienza building for the Humanities faculty, kept the scientific depart- genio Montuori e dell’ing. Francesco Guidi: di quest’ultimo, posto a capo del ricostruito ments at the Esquilino in the ex-convent of San Pietro in Vincoli and Ufficio tecnico, ricordiamo FRANCESCO drew up plans to enlarge the science faculty in the Viminale area which GUIDI, Caratteristiche tecniche e organizza- was also intended to host the medicine and pharmaceutical faculties zione esecutiva delle opere nella Città univer- along with the building of a new general hospital. sitaria, in La Città universitaria di Roma, fa- scicolo speciale di «Architettura» (1935). The municipal authorities continued to stymie the decisions taken 65 Una serie di studi restrospettivi sulla na- until the Depretis government introduced plans to build the hospital scita della Città universitaria sono stati pro- even if it would take 5 years to draw up a final plan which would in- mossi dall’allora rettore Antonio Ruberti nel volve shifting the site from the area east of the Esquilino to the Castro 1985, in occasione del cinquantenario dell’i- Pretorio area. It would be this choice that would decide the fate of the naugurazione: documentazione e riferimenti bibliografici relativi all’importante iniziativa Sapienza since it involved shifting the whole of the university to the si trovano nel catalogo della mostra allestita area around the hospital into new buildings constructed on military nell’occasione presso il Palazzo del Rettora- property. A technical Office at the University, set up in 1907, was given to 1935/1985 La “Sapienza” nella Città uni- the job of planning the whole site, thereafter sanctioned by the new versitaria, Roma, Multigrafica Editrice, 1985: in questo volume si trovano anche al- regulatory plan passed in 1909. The contested sale of military property cuni saggi pertinenti al nostro tema: ENRICO and the outbreak of the First World War caused the initial plan to be GUIDONI, La Sapienza e la città, p. 23-27; scaled back without however its actually being put into operation. Final VINCENZO DI GIOIA, La sede dell’Università completion of the Rome University campus would have to wait until dal 1873 al 1931, p. 33-37; MARINA REGNI 1932 and the setting up of the Consorzio autonomo per il completa- SENNATO, La costruzione della città universi- taria 1932-35, p. 43-47. mento dell’assetto edilizio e l’arredamento della R. Università di Roma. 119

ROTULI DELLA SAPIENZA ROMANA

L’Archivio di Stato di Roma con- pa dal medesimo rettore, e Sua ce accettava la composizione del serva, raccolti in un apposito fon- Santità l’approva con sottoscriver- corpo docente e quindi il maggior do, la serie dei rotuli dell’Univer- si». impegno era profuso nell’appron- sità. La loro funzione fu descritta Questi cimeli che testimoniano tamento del manufatto. Si tratta di con chiarezza da Pantaleo Balsari- un aspetto della vita della Sapien- grandi pergamene le cui dimen- ni, lettore di logica della Sapienza, za romana nel corso dell’età mo- sioni oscillano dai 50-80 cm. di lar- intorno al 1740: «Nel principio di derna, non servivano, come avve- ghezza ai 60-100 cm. di altezza, ogni pontificato il rettore ordina niva in altri Atenei del tempo, ad sormontate dallo stemma pontifi- un gran catalogo ben miniato in ufficializzare i nomi dei docenti e i cio e impreziosite da cornici con carta pecora dove son descritti corsi in occasione della cerimonia soggetti di varia foggia. tutti li lettori, con il tempo del lo- di apertura dello Studio. La loro La pubblicazione dei Rotuli è ro servizio ed il numero della pa- funzione era quella di dare solen- stata concessa con autorizzazione ga. Detto catalogo si porta dal pa- nità al placet con il quale il pontefi- ASR 15/ 2000.

Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 5 3 9 (ARCHIVIO DI STATO D I ROMA, Università di Roma, Cimeli, 13). 1 Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 5 4 8 (Ivi, 15).

2 Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 5 8 7 (Ivi, 21).

3 Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 5 9 5 (Ivi, 25).

4 Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 6 2 9 (Ivi, 44).

5 Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 6 3 6 (Ivi, 46).

6 Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 6 4 4 (Ivi, 50).

7 Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 6 5 5 (Ivi, 53).

8 Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 6 5 8 (Ivi, 55).

9 Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 6 6 7 (Ivi, 58).

10 Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 6 7 0 (Ivi, 59).

11 Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 6 7 0 (Ivi, 59). Particolare.

Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 6 7 0 (Ivi, 59). Particolare.

12 Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 7 2 1 (Ivi, 63).

13 Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 6 5 5 (Ivi, 53). Particolare.

Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 7 2 1 (Ivi, 63). Particolare.

14 Rotulo dei professori della Sapienza romana, 1 7 6 9 (Ivi, 67).

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Fonti

Alessandro Leoncini I SIMBOLI DELL’UNIVERSITÀ DI SIENA

Ringraziamenti: Giuliano Catoni, Luigi Bor- in dal XII-XIII secolo, alcune facoltà giuridiche e teologiche, pre- gia, Mario Brogi, Paolo Brogini, Marco valentemente francesi ma appartenenti anche ad altri atenei euro- Ciampolini, Giuseppe Mazzoni, Paolo Maz- pei, assunsero come patrona Santa Caterina d’Alessandria. zoni, Paolo Nardi, Daniela Negrini, Cinzia S Parrini, Bruno Santi, Marilena Scali, Riccar- La Santa, che a quanto narra la tradizione sarebbe appartenuta ad do Terziani, Emilia Veronese. una stirpe regale, avrebbe subito il martirio all’inizio del IV secolo per 1 Caterina d’Alessandria, in Bibliotheca Sanc- ordine dell’imperatore Massenzio poiché si era rifiutata di adorare le torum, III, Roma, Istituto Giovanni XXIII nel- divinità pagane. Caterina, costretta a confrontarsi con i retori e i filosofi la Pontificia Università Lateranense, 1963, imperiali incaricati di confutare i suoi argomenti, riuscì a rimanere sal- colonne 954-978. da nelle sue convinzioni e a dimostrare con tanta efficacia la suprema- 2 Nel corso del Trecento il culto di Santa Ca- zia del messaggio cristiano sulle credenze pagane da convertire gli terina d’Alessandria ebbe in Siena un note- vole sviluppo che, sul finire del secolo, si stessi saggi e l’imperatrice Faustina. Massenzio, contrariato, condannò concretizzò con l’istituzione nella borgata di a morte l’imperatrice e i suoi dotti ed ordinò che Caterina venisse sot- Valli di un piccolo ospedale di patronato del- toposta al supplizio della ruota dentata. la famiglia Petroni a lei intitolato [ALFREDO Secondo alcuni agiografi della Santa, le ruote della macchina di tor- LIBERATI, Spedaletto di Santa Caterina delle Ruote, «Bullettino Senese di Storia Patria», tura allestita per straziare il corpo della principessa, sfuggite per opera 62-63 (1955-56) p. 240-241]. Agli stessi anni di un angelo al controllo dei carnefici, avrebbero ucciso numerosi sol- risalgono alcuni componimenti poetici, con- dati pagani; secondo altri, invece, l’angelo si sarebbe limitato a frantu- servati presso la Biblioteca Comunale degli mare le ruote chiodate. L’imperatore ordinò allora che Caterina venis- Intronati, che narrano episodi della vita di Caterina, fra cui un cantare composto nel se condotta fuori città e decapitata e, quando le venne spiccata la testa, 1394 in dialetto umbro-senese (ms. L.X.18), dal collo anziché sangue sgorgò latte e, subito dopo, il corpo della mar- e una sorta di sacra rappresentazione appar- tire fu trasportato dagli angeli sul Monte Sinai e depositato in un sepol- tenuta alla Compagnia di Santa Caterina del- cro da cui stillavano olio e latte dai poteri taumaturgici. la Notte, di rilevante interesse perché costi- tuisce uno dei primi testi in lingua toscana Santa Caterina, per aver vittoriosamente contraddetto le teorie dei destinati ad essere rappresentati in pubblico filosofi pagani facendo prevalere la forza della dottrina cristiana, rice- (ms. I.I.33). Fra il XVI e il XVII secolo, in va- vette come simbolo iconografico, oltre al ramo di palma, alla ruota den- rie tipografie senesi furono impresse alme- tata ed alla spada riferite al martirio, anche il libro, emblema della Sa- no sei “Sacre Rappresentazioni” della vita e del martirio di Santa Caterina (cfr. Sacre pienza. Per questo motivo, la Santa alessandrina venne eletta protettri- Rappresentazioni manoscritte e a stampa ce dei collegi dei teologi, poi, con il tempo, la sua protezione si estese conservate nella Biblioteca Nazionale di Fi- anche a collegi di altre discipline e ad interi atenei. renze, a cura di ANNA MARIA TESTAVERDE e Nell’ambiente universitario parigino il culto della Santa era così ra- ANNA MARIA EVANGELISTA, Giunta Regionale Toscana, Milano, 1988, nn. 117, 119, 369, dicato che fin dal 1299 è documentata la consuetudine da parte dei filo- 551, 553) in “Inventari e cataloghi Toscani” sofi e dei teologi di recarsi processionalmente nella chiesa di Sainte n. 25. Catherine de la Courture, e le tesi di laurea presentate il 25 novembre, 3 GIACOMO C. BASCAPÈ, Sigillografia. Il sigillo giorno dedicato alla Santa, venivano chiamate catherinettes1. nella diplomatica, nel diritto, nella storia, Fra gli atenei che si posero sotto la sua tutela, per lo meno a partire nell’arte, I, Sigillografia Generale. I sigilli 2 pubblici e quelli privati, Milano, Giuffrè, dal XIV secolo , vi era anche quello di Siena, e di ciò fa fede un sigillo 1969, p. 148, tav. X 6. Fra il XVIII e il XIX se- circolare raffigurante Santa Caterina circondata dall’iscrizione «UNI- colo, essendo ormai divenuti estremamente VER. SENARUM». rari i sigilli medievali, alcuni collezionisti – La matrice bronzea, conservata nel Museo Civico di Siena e giu- come il celebre Giuseppe Porri, che costituì una raccolta di oltre quattrocento sigilli – dicata da alcuni studiosi come un rifacimento settecentesco di un ori- non disdegnarono, nell’impossibilità di ac- ginale databile al XIV secolo3, mostra la figura della Santa seduta

123 Annali di storia delle università italiane 4/2000 A. Leoncini

sopra un faldistorio e sorreggente con la mano destra una piccola ruota4. Il faldistorio è significativo per comprendere il grado riconosciuto alla Santa, poiché questo particolare seggio privo di spalliera, usato nelle corti in luogo del trono e in occasione di particolari cerimonie li- turgiche al posto della cattedra, veniva riservato ai re, ai principi ed alle più alte autorità ecclesiastiche. L’immagine della Santa la ritroviamo incisa anche su una mazza d’argento eseguita nel 1440, epoca che, a giudizio di Lodovico Zde- kauer, corrisponde al «massimo fiore dello Studio Senese», favorito dal governo della Repubblica con un impegno profuso «nelle arti e nelle lettere, ma soprattutto nell’amore della libertà» così intenso da indurre lo studioso boemo a paragonarlo alla grandezza «degli antichi roma- ni»5. E proprio alla tradizione romana è ispirata la mazza littoria realiz- quisire gli originali, di collezionare anche zata appositamente per essere portata dal bidello dell’Università in oc- delle copie (ELISABETTA CIONI LISERANI, Il Si- gillo a Siena nel Medioevo, catalogo della casione delle oblazioni e del conferimento dei dottorati. mostra di Siena 25 febbraio-19 marzo 1989, La prima citazione a suo riguardo è contenuta nelle Historiae Se- Siena, Alsaba, 1989) e, forse, anche questo nenses, monumentale opera scritta dal sacerdote perugino Sigismondo sigillo è da includere fra quelli replicati da originali andati poi perduti. Tizio fra la fine del XV e gli inizi del secolo successivo: «Initia anni qua- dringentesimi quadragesimi supra millesimum Salutis interea transie- 4 Il sigillo è stato illustrato da FABIO JACO- METTI, I Sigilli della Biblioteca Comunale di rant, et iam maius proximus esse videretur. Actamen die haprilis trige- Siena, «La Balzana», 1 (1927), p. 28; BASCA- sima scolasticorum universitas ob nobilis honorem Gymnasii tubis se- PÈ, Sigillografia; MARIO ASCHERI, Siena nel ricea vexilla duo coactari curavere, uni Divi Nicolai, alteri Divae Cathe- Quattrocento: una riconsiderazione, in La rinae Regis Costi filiae picta imago erat; clavam quoque argenteam a Pittura senese nel Rinascimento, catalogo della mostra di New York, 1988-89, Milano, Litore, quem Bidellum vocant, cum oblationes fiunt, atque Doctores 6 Pizzi, 1989, p. XXXIII; LUIGI BORGIA-FRANCESCA creantur gestandam» . FUMI CAMBI GADO, I sistemi emblematici e le La preziosità delle informazioni fornite dal testo dell’umanista rina- Università europee con particolare riferimen- scimentale è facilmente comprensibile: oltre alla notizia dei labari con to all’Ateneo senese, in L’Università di Siena 750 anni di storia, Milano, Pizzi, 1991, p. le effigi di Santa Caterina d’Alessandria e di San Nicola di Bari – pro- 560, 563-564. tettore delle vittime dei torti e delle ingiustizie e patrono del Collegio 7 5 LODOVICO ZDEKAUER, Lo Studio di Siena nel dei giuristi – il Tizio, precisando che l’uso della mazza era riservato al Rinascimento, Milano, Hoepli, 1894, p. 44. Bidello dell’Università per solennizzare le cerimonie del pagamento 6 SIGISMONDO TIZIO, Historiae Senenses, III, delle oblazioni e per il conferimento delle lauree, consente di definire tomo IV, Biblioteca Comunale di Siena, ms. precisamente il suo significato ed il suo impiego. B.III.9, p. 246; nella copia delle Historiae (ms. G.I.34, Biblioteca Vaticana Chigiana) Fin dall’antichità le mazze – fabbricate in materiale prezioso, oro, edita a cura di PETRA PERTICI, Roma, Istituto argento, avorio, o in legno pregiato – e ornate ad un’estremità da un Italiano per l’Età moderna e contemporanea, emblema, hanno costituito uno dei simboli visibili del potere e dell’au- 1998, p. 219 (Fonti per la Storia dell’Italia torità e sono state impugnate da sovrani, alti prelati e persone che, an- moderna e contemporanea, Rerum Italica- rum Scriptores Recentiores, 12); GIROLAMO che temporaneamente, rivestivano cariche in uffici particolarmente ri- GIGLI, Diario Sanese, Siena, L’Ancora, 18452, levanti. vol. II, p. 419-420. Sia nel Medioevo che in epoche più recenti, i membri delle Signo- 7 Nel 1480 anche San Bernardino da Siena rie e delle Magistrature in occasione di cortei venivano generalmente veniva festeggiato dagli studenti come advo- preceduti da mazzieri che reggevano, appoggiata ad una spalla, quel catus et protector della loro Universitas, ma non risulta che la sua immagine sia stata ri- simbolo del potere che, talvolta, era portato direttamente da chi rivesti- prodotta in emblemi o sigilli universitari va l’alta carica. A Siena, per esempio, fino al XVIII secolo i membri del- [GIOVANNI MINNUCCI, Documenti per la sto- la Suprema magistratura del concistoro, alcuni giorni prima della festi- ria dello Studio senese (secoli XIV-XVI), in vità dei Santi Giacomo Maggiore e Cristoforo – ricorrente il 25 luglio – GIOVANNI MINNUCCI-LEO KOSUTA, Lo Studio di Siena nei secoli XIV-XVI. Documenti e no- usavano eleggere al loro interno quattro mazzieri incaricati di parteci- tizie biografiche, Milano, Giuffrè, 1989, p. 36, pare ai festeggiamenti indetti in onore dei due santi e in ricordo della (Saggi e documenti per la storia dell’Univer- battaglia di Camollia che, il 25 luglio 1526, vide la Repubblica senese sità di Siena a cura di DOMENICO MAFFEI e sconfiggere insperatamente l’esercito avversario allestito dai Medici e PAOLO NARDI, 1)]. da papa Clemente VII che stringeva d’assedio la città8. 8 Archivio di Stato di Siena (da ora in poi ASS), Deliberazioni del Concistoro, ad an- A partire dal tardo Medioevo per giungere ai nostri giorni, l’uso num. della mazza – definita anche scettro o bastone – è comune a quasi tutte 124 I simboli dell’Università di Siena

1. Argentiere senese attivo nel 1440, mazza del Bidello dell’Università - Siena, Palazzo del Rettorato.

le università europee: da Cambridge, ove lo scettro è documentato sin dal 1250, a Oxford (1252), da Orleans (1309) ad Heidelberg (1385), da Bologna (1347) a Parigi (1385), da Perugia (1457) all’Università Era- smus di Rotterdam, che nel 1975 si è dotata di una modernissima maz- za in plexigas e argento, per giungere all’University College di Londra che nel 1993 ha realizzato una friends mace in argento9. L’Ateneo di Pa- dova nel XVII secolo conservava ancora tre mazze d’argento, di cui una – che a giudicare da un’incisione secentesca sembra di foggia gotica – pertinente al Collegio teologico e sormontata da una figura a tutto ton- do di San Girolamo, mentre le altre due, decorate con figure di Santa Caterina d’Alessandria e di Cristo risorto e databili al XVI e al XVII se- colo, appartenevano rispettivamente al Collegio giuridico e a quello medico10. Nei musei bolognesi dell’Alma Mater sono esposte tre mazze cinquecentesche d’argento dorato con le figure di San Girolamo, della Madonna con il Bambino e di un’altra Santa11. Immagini di mazzieri, di varie epoche e con mazze di diverso gene- 9 WALTER PAATZ, Die akademischen Szepter re, si ritrovano fin dall’antichità: senza ricorrere alla cultura romana è un Stäbe in Europa, in Corpus Sceptrorum sufficiente ricordare un minuscolo portatore di mazza miniato nel due- II, Heidelberg, Universitatsverlag, 1979, p. 144-163, 245; University College London, centesco codice n. 10 dell’Università di Cambridge e quelli dipinti in Graduation Ceremony, Londra, 2000. due miniature quattrocentesche del codice Db 93 della Landesbiblio- 12 10 IACOBI PHILIPPI TOMASINI, Gymnasium Pa- theck di Dresda . I più noti portatori di mazza dell’arte senese sono in tavinum, cap. XXV, De Sceptris Universita- tre affreschi conservati nel Palazzo Civico di Siena: il più antico è il tum et Collegiorum, Udine, Nicola Schiratti, Guido Riccio da Fogliano, eseguito da Simone Martini nel 1330 nella 1654, p. 62-64. Le antiche mazze dell’Univer- sità di Padova già nel 1894 erano andate per- sala del Mappamondo, che nella mano destra stringe un bastone del dute e sostituite da copie moderne (C. FER- comando; nove anni dopo Ambrogio Lorenzetti, nella sala della Pace, RARIS, Il sigillo storico dell’Università di Pado- dipinse l’allegoria del Comune di Siena, raffigurato come un imponente va, Venezia, Ferrari, 1894, p. 6-7; A. GLORIA, vecchio vestito con i colori della Balzana e con in mano un lungo scet- I sigilli della Università di Padova dal 1227 al 1797, Venezia, Ferrari, 1896, p. 20-21; C. tro; fra il 1529 e il 1535 Domenico Beccafumi affrescò nella sala del SEMENZATO, L’Università di Padova. Il Palaz- Concistoro vari fatti dell’antichità classica, fra cui Il sacrificio di Codro zo del Bo Arte e Storia, Udine, Lint, 1989, fig. re di Atene con il sovrano contraddistinto da uno scettro. Cronologica- 127-128). mente più vicina a quella del Bidello senese, è però la mazza d’argento 11 Bologna 1088-1988. Alma Mater Studio- portata da un personaggio ritratto nell’affresco con la Conferma della rum Saecularia Nona, a cura di UMBERTO ECO, Milano, Pizzi. regola di San Francesco, eseguito da Domenico Ghirlandaio fra il 1483 12 PAATZ, Die akademischen Szepter, fig. 1, e il 1486 nella chiesa fiorentina di Santa Trinita. 3-4. La mazza custodita nell’Università di Siena è formata da un’asta 125 A. Leoncini

2. Argentiere senese attivo nel 1440, mazza del Bidello dell’Università, particolare con l’immagine di Santa Caterina d’Alessandria - Siena, Palaz- zo del Rettorato.

esagonale di gusto gotico dotata ad un’estremità di una placchetta, sempre d’argento, con incisa la figura di Santa Caterina d’Alessandria che, in origine, era rivestita di smalti andati completamente perduti. Il bordo del disco è decorato da una trama d’argento dorato e, nel punto in cui l’asta si allarga verso l’estremità, sono applicati sei angioletti in argento dorato, tre con le braccia sollevate e tre con le braccia abbassa- te. A metà dell’asta è un nodo esagonale – anch’esso originariamente coperto di smalti di cui rimangono solo pochi frammenti di colore az- zurro – con un emblema per ciascuna faccia. Si tratta dunque di un oggetto costituito da significativi elementi quattrocenteschi che, nel corso dei secoli, sono stati più volte sottopo- sti a restauro: l’estremità inferiore, infatti, è dotata di un piccolo pomo di fattura seicentesca, mentre un restauro complessivo risale alla fine del XIX secolo. Lo scettro venne realizzato in uno dei momenti più significativi per l’arte orafa senese: trascorsa non da molto l’epoca che aveva riunito in- torno al Fonte battesimale di Siena tre dei massimi innovatori della ri- nascente arte italiana, come Donatello, Lorenzo Ghiberti e Jacopo del- la Quercia, era in piena attività la bottega dei fratelli Giovanni e Loren- zo Turino che, insieme ad altri orafi loro contemporanei o allievi, quali Goro di ser Neroccio, Francesco di Pietro, Pietro del Viva e Francesco d’Antonio, producevano argenterie di notevole qualità. 13 Per notizie relative alla perdita di gran par- La mazza littoria dello Studio è sicuramente frutto di quest’ambien- te dell’archivio universitario vedi GIULIANO te, ma la perdita di gran parte della documentazione relativa all’Univer- CATONI, Gli archivi senesi durante il dominio sità, comprese le carte amministrative del XV secolo13, impedisce di sa- francese, «Rassegna degli Archivi di Stato», 21 (1966), p. 127; idem, Introduzione a L’Ar- pere a chi venne effettuato il pagamento della mazza e, di conseguen- chivio dell’Università di Siena, a cura di GIU- za, il nome certo del suo autore. LIANO CATONI-ALESSANDRO LEONCINI-FRANCE- La figura di Santa Caterina, incisa su un fondo a formelle contenen- SCA VANNOZZI, Siena, La Nuova Italia, 1990, ti un elemento quadrilobo, mostra, pur diluite in un disegno rinasci- p. XI-XXV; LEO KOSUTA, Documenti per la storia dello Studio senese dal 1531 al 1542, mentale, reminiscenze gotiche giustificabili con gli influssi dell’arte tre- in MINNUCCI-KOSUTA, Lo Studio, p. 320-321. centesca a cui erano ancora sensibili gli artefici attivi nella prima metà 126 I simboli dell’Università di Siena

del Quattrocento. La Patrona dell’Università, anziché sul faldistorio, ap- pare seduta su una cattedra priva di schienale e di cui sono visibili i lati frontali dei pannelli laterali. La Santa è raffigurata con la testa cinta dal- la corona regale, con indosso un abito stretto sotto il petto da una cin- tura e maestosamente avvolta da un ampio mantello chiuso sotto la go- la da un fermaglio; con la mano sinistra sorregge un volume rilegato e 14 PETRONIO ARBITRO, Satyricon, a cura di con la destra, appoggiata alla ruota dentata, stringe la palma del marti- VINCENZO CIUFFI, Torino UTET, 1951, 34, p. 63-64. rio. L’impostazione della Santa richiama con evidenza alla mente altre 15 L’insegna dei Trecerchi nel 1488 era così figure simili tipiche della produzione artistica senese dei primi decenni composta: «d’oro, a tre armille di rosso, dis- del XV secolo e, in particolare, è confrontabile con l’allegoria della Giu- poste due e una; col capo d’azzurro, caricato stizia intarsiata da Mattia di Nanni del Bernacchino nel 1430 per il Pa- d’un toro furioso d’oro». Quella dei Bellanti, lazzo Comunale di Siena. anch’essi senesi, nel 1437 era: «di rosso al naturale, attraversato da un lambello di quat- È interessante notare che la placchetta con la Santa è fissata alla tro pendenti d’azzurro e nascente da una fa- mazza con quattro chiodi ben evidenti, a conferma che in origine la su- scia abbassata d’oro» [LUIGI BORGIA, Le Ar- perficie d’argento non era destinata ad essere visibile ma doveva rima- mi Gentilizie, in Le Biccherne. Tavole dipinte nere coperta dalla superficie smaltata. delle Magistrature Senesi (secoli XIII-XVIII), a cura di L. BORGIA, E. CARLI, M. A. CEPPARI, Il nodo – simile a quelli che si ritrovano su alcuni calici trecenteschi U. MORANDI, P. SINIBALDI, C. ZARRILLI,Roma, – è costituito da sei scudetti, contenenti uno l’allegoria della Morte e gli Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. altri cinque altrettanti stemmi araldici. Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, Fi- L’allegoria è raffigurata da uno scheletro che, con le braccia solle- renze, Le Monnier, 1984, p. 369, 336]. vate, sorregge un cartiglio con l’iscrizione Memento Mei. La singolare 16 ZDEKAUER, Lo Studio, p. 60. rappresentazione era volta a rammentare, particolarmente a chi rico- 17 ASS, Consiglio Generale n. 220, c. 88v. priva cariche rilevanti, come la morte, nelle umane vicende, debba es- 18 Un Bellanti del Monte dei Nove, Ghynus Petri de Bellantibus, venne sorteggiato fra i sere sempre tenuta presente. Non si può escludere, considerata anche Savi estratti il 2 dicembre 1440 per entrare l’agile e flessibile posizione delle braccia dello scheletro e l’influenza in carica l’anno successivo, ma possiamo dell’Umanesimo sulla cultura senese del Quattrocento, un dotto riferi- escludere che lo stemma della mazza gli sia mento al piccolo scheletro d’argento con le articolazioni snodate pre- riferibile in quanto l’altro novesco estratto in questa occasione, Pietrus Iohannis Turchii, sentato ai partecipanti ad un banchetto descritto da Petronio nel suo non era un Trecerchi. Gli altri Savi del 1441 Satyricon. Anche in questo caso l’allegoria della morte aveva la funzio- erano Gerardus Luce cagiarus, ovvero pro- ne di ricordare ai convitati la temporaneità della vita invitandoli, allo duttore di formaggi, e Landuccius Marci stesso tempo, a «spassarsela finché si può godere»14. merciarus, cioè merciaio, per il Monte del Popolo; Stefanus Vici del Riccio e Mactheus Fra gli stemmi è identificabile con certezza solo quello della fami- Antonii Guidoni per i Riformatori (ASS, glia senese dei Trecerchi, mentre un altro ha forti affinità con l’insegna Consiglio Generale n. 220, c. 213v.). del casato dei Bellanti da cui si differenzia per l’assenza dei pendenti 19 L’emblema dei Petroni, nella sua forma dal lambello15. più vicina al 1440, era «d’oro, al palo d’azzur- Le armi gentilizie sono riferibili a personaggi che nel 1440 rivestiva- ro, caricato di tre stelle d’argento» (BORGIA, Le Armi Gentilizie, p. 359). Nel gennaio se- no particolari uffici nello Studio e, in quell’epoca, le principali cariche guente l’estrazione, uno dei due noveschi erano costituite dai “Savi sopra lo Studio” e dal rettore con i suoi colla- venne sostituito da Angelus Iohannis Angeli boratori. I Savi erano ufficiali che venivano annualmente estratti fra i appartenente allo stesso Monte (ASS, Consi- membri del Consiglio generale della Repubblica di Siena per sovrinten- glio Generale n. 220, c. 115v.). In un anoni- mo manoscritto ottocentesco dell’Archivio dere alla gestione dello Studio e che, in virtù di una delibera approvata 16 di Stato di Siena contenente notizie su varie il 10 maggio 1437, iniziavano il loro mandato il primo gennaio . Il 6 no- famiglie senesi (ms. A.26, c. n.n.), il nome vembre 1439, nella carica di Riformatori dello Studio, furono sorteggia- del riformatore Thome Nofrii Ture – forma ti Iohannes Conpagni de Petronibus e Meus Nicolai Cionis per il Monte abbreviata di Tommaso d’Onofrio di Tura – che, come apprendiamo da una delibera del- dei Nove, Iohannes ser Nerii ser Iohannis e Antonius Francisci aromata- la Magistratura di Balìa del 16 luglio 1455, rius per il Monte dei Popolari, Cristoforus Petri dal Tato ligripterius e esercitava la professione di banchiere (ibi- Thome Nofrii Ture per il Monte dei Riformatori17. dem, Balìa 1, c 1r.), è inserito senza il sup- Le insegne nobiliari – escludendo da queste l’allegoria della Morte porto di altri documenti nella famiglia Tre- cerchi che, come già detto, apparteneva al – sono però solo cinque mentre i Savi erano sei e, soprattutto, fra di lo- 18 Monte dei Nove. Tommaso d’Onofrio è cita- ro non figurano né un Trecerchi né un Bellanti , famiglie appartenenti to, sempre senza cognome e relativamente allo stesso Monte dei Nove fra i cui membri erano stati estratti Meo di alla delibera di Balìa del luglio 1455, anche Nicola Cioni – di cui non conosciamo lo stemma – e Giovanni di Com- nelle Historie di Siena di ORLANDO MALAVOL- pagno Petroni, la cui arma è invece ben nota ma non presente sul nodo TI, Venezia, Marchetti, 1599, parte III, p. 19 51b. araldico . 127 A. Leoncini

3. Argentiere senese attivo nel 1440, mazza del Bidello dell’Università, particolare, Siena, Palazzo del Retto- rato.

Gli stemmi potrebbero essere stati dei Rettori dello Studio, che ve- 20 Lo Zdekauer suppone l’esistenza di più nivano eletti fra i componenti il corpo studentesco e che nel 1430, se- rettori con diversa autorità sulla base di al- condo Lodovico Zdekauer, sarebbero stati quattro: uno, con il titolo di cuni documenti che rammentano un Rettore Rector Generalis, che sovrintendeva a tutto lo Studio, e altri tre eletti Generale o Rector Universalis, qualifica che singolarmente dai Collegi dei giuristi civili, dei giuristi canonici, e dei lascia dedurre la contemporanea presenza 20 di altri rettori con competenze minori (ZDE- medici e artisti . Più probabile è che le cinque insegne siano state dei KAUER, Lo Studio, p. 66-67). Per l’elezione del membri del consiglio universitario, che documenti del 1480 dimostra- rettore in altre università vedi MANLIO BEL- no essere stato costituito da un unico Rettore affiancato da un Vice Ret- LOMO, Saggio sull’Università nell’età del Di- tore, da un Camarlengo, da un Bidello e da un Notaio21. ritto Comune, Catania, Giannotta, 1979, p. 57. Purtroppo la documentazione archivistica pervenuta ai nostri gior- ni non consente di appurare i nomi di chi dirigeva lo Studio nel 1440, ri- 21 MINNUCCI, Documenti per la storia, p. 34- 35. Per la figura del rettore vedi PAOLO NAR- masti ignoti anche ai vari autori di Serie cronologiche dei Rettori stese DI, L’insegnamento superiore a Siena nei se- fra il XVII e il XIX secolo22. coli XI-XIV. Tentativi e realizzazioni dalle I quattro stemmi non identificati appartenevano perciò, con molte origini alla fondazione dello Studio Generale, Milano, Giuffrè, 1996, p. 116-117, 133 (Saggi probabilità, a studenti non senesi in quanto l’Università di Siena, che in e documenti per la storia dell’Università di quel tempo godeva di grande fama e prestigio, era frequentata da nu- Siena a cura di DOMENICO MAFFEI e PAOLO merosi scolari forestieri tanto che, proprio nel 1440, i Savi sullo Studio NARDI – 2). si trovarono impegnati in una difficile opera di pacificazione fra irre- 22 Catalogo dei Rettori della Casa della Mise- quieti studenti spagnoli e siciliani23. Altri ancora erano giunti a Siena ricordia e serie dei Rettori dello Studio e dei Rettori e Camarlenghi di detto Luogo, ASS, dalla Germania, dalla Marca anconetana, da Milano e da varie località, ms. A.119; Nomi dei Rettori dello Studio di ed era fra di loro che veniva eletto il Rettore: negli anni precedenti e se- Siena e loro elezioni, Archivio Storico Uni- guenti al 1440 furono nominati Rettore studenti provenienti da Cameri- versità di Siena (da ora in poi AUS), XX.A.2; no, da Viterbo, da Rieti, da Napoli, dalla Sicilia, dalla Francia e dalla Ca- Serie cronologica dei Rettori e Provveditori 24 della Sapienza, dell’Università e del Pubblico talogna , ma il nome del Rettore eletto nel 1440 non è stato registrato. Studio di Siena, ibidem, Motupropri, rescrit- Alcuni storici tedeschi, Günter e Ingerburg Vorbrbodt e Walter ti e ordini, I.50. Paatz – senza prenderne direttamente visione – hanno ritenuto la maz- 23 MINNUCCI, Documenti, p. 24, 196-197. za senese la copia realizzata nell’ultimo quarto del XIX secolo di una 24 Catalogo dei Rettori, cc. 63r., 63v., 64r., 65v. più antica che, suppongono, potrebbe essere stata eseguita nel 1357 in 25 GÜNTER E INGERBURG VORBRBODT, Die aka- occasione dell’innalzamento dell’Università senese al livello di Studium demischen Szepter un Stäbe in Europa, in Generale decretato dall’imperatore Carlo IV25. Il giudizio di questi stu- Corpus Sceptrorum I, Heidelberg, Universi- diosi sembra però contraddetto sia da alcuni inventari del patrimonio tatsverlag, 1971; PAATZ, Die akademischen Szepter, p. 25, 71, 108, 112, 127, 139, 156, universitario compilati fra il 1809 e il 1904, che, come vedremo, dimo- 222. strano che già in quegli anni lo scettro era conservato «da tempo im- 128 I simboli dell’Università di Siena

memorabile» e giudicato «antico», sia da alcune considerazioni stilisti- che: se, sul finire del XIX secolo, fosse veramente andata perduta la mazza quattrocentesca e l’Università avesse deciso di sostituirla con una nuova “in stile”, sarebbe stato eseguito un oggetto di forma o goti- ca o rinascimentale, assai improbabilmente un manufatto composto da elementi che riassumono allo stesso tempo entrambi questi periodi ar- tistici senza però esaltare quell’ideale concezione di tali culture tipica dell’Ottocento. Inoltre, non essendo la realizzazione dello scettro mos- sa da un intento fraudolento, sarebbe risultato superfluo “antichizzar- lo” smussando le parti aggettanti, apponendo tenui tracce d’oro e di co- lore a simulare residui di antiche dorature e smaltature e fissando ma- lamente la placchetta con l’immagine di Santa Caterina con quattro evidentissimi chiodi che dovevano altresì rimanere coperti dagli smal- ti. Tali accorgimenti, comprensibili se lo scettro fosse opera di un falsa- rio mosso dall’intenzione di spacciarlo come antico, risultano assoluta- mente immotivati e privi di logica in un elaborato non volto ad inganna- re eventuali acquirenti. Anche il nodo araldico sarebbe certamente stato meno enigmatico e di più facile interpretazione: prima di tutto, nell’Ottocento, difficilmen- te sarebbe stata inserita in un oggetto di questa natura l’allegoria della Morte. Ancora più inverosimili sono però gli stemmi delle famiglie: se lo scettro fosse stato fatto con l’intento di riassumere e celebrare la sto- ria dell’Ateneo senese, gli stemmi sarebbero stati quelli tradizionali del- la Repubblica di Siena o pertinenti a famiglie e personaggi strettamente legati alle vicende dello Studio: non sarebbe quindi mancata l’araldica repubblicana con la Balzana del Comune, il Leone del Popolo ed il mot- to Libertas26, né gli emblemi dell’imperatore Carlo IV e delle principali famiglie senesi più vincolate allo Studio, come i Piccolomini e i Borghe- si, e non si sarebbero ricercati stemmi di difficilissima identificazione o, come quello dei Trecerchi, appartenenti a famiglie estinte da secoli e prive di significativi e documentabili legami con l’Università. Alla luce di queste valutazioni possiamo giudicare la mazza del Bi- dello, anche se probabilmente restaurata negli anni indicati dagli stu- diosi tedeschi, come una delle più antiche fra quelle ancora conservate nelle Università europee. Il Bidello, a cui era destinato il prezioso scettro, nelle università me- dievali e rinascimentali ricopriva un ruolo affatto marginale: la figura del bidellus generalis, superiore ai bidelli addetti alle singole scuole, sembra comparire sul finire del XIII secolo quando a Bologna è docu- mentato in tale ufficio un certo Ardizzone di Guido (morto dopo il 1287) e, in breve tempo, quella di Bidello generale divenne una carica 26 La consueta araldica repubblicana la ritro- particolarmente ambita27. viamo difatti nel labaro confezionato nel 1893, nel nuovo sigillo universitario approva- La mancanza di statuti dell’Università di Siena del XV secolo co- to nel 1896 e in un anello rettorale d’argento stringono, per precisare le funzioni del Bidello sulla metà del Quattro- databile agli ultimi anni dell’Ottocento o ai cento, a ricorrere a quelli più o meno contemporanei di altri atenei ita- primi del secolo seguente (vedi oltre). liani, considerando anche, come scrive Manlio Bellomo, che gli statuti 27 BELLOMO, Saggio, p. 199. Nel 1321 è docu- quattrocenteschi sono ormai “standardizzati e ripetuti”28. mentato a Siena un bidello di nome Enrico di Guido da Bologna, identificato con un ni- I compiti svolti dal Bidello, di quotidiana consuetudine ma indispen- pote del bidello dell’Università di Bologna sabili al regolare funzionamento dell’Università, lo portarono in breve a Ardizzone (GIOVANNI CECCHINI-GIULIO PRU- far parte del consiglio dell’Ateneo, ad avere un proprio ufficio nella sta- NAI, Chartularium Studii Senensis 1240- tio generalis universitatis e, almeno nel nostro caso, a fungere da maz- 1357, I, Siena, R. Università, 1942, p. 158- ziere nelle occasioni solenni. Fra le altre cose doveva svolgere le fun- 163; NARDI, L’insegnamento superiore, p. 134). zioni di segretario del rettore, occuparsi della manutenzione ordinaria 28 BELLOMO, Saggio, p. 195. dell’edificio che ospitava la scuola, sovrintendere al regolare svolgi- 129 A. Leoncini

mento delle lezioni e degli esami e, soprattutto, curare la conservazio- ne e il commercio dei costosissimi libri di studio. Prima dell’avvento della stampa i testi, copiati dagli scrivani e frequentemente arricchiti di miniature, erano autentici oggetti preziosi e il loro commercio, dallo scriptorium alla vendita presso gli stationarii, coinvolgeva a vario titolo numerose persone fra cui trovavano spazio pure i bidelli29. Anche dopo la diffusione della stampa i bidelli seguitarono ad occuparsi di questa attività e a Siena, nei primi decenni del XVI secolo, era particolarmente attivo il bidello Giovanni d’Alessandro Landi che, con la qualifica di “cartaio” o di “libraio”, collaborò come editore prima con Simone di 29 Ivi, p. 196-199, 120-121; NARDI, L’insegna- mento superiore, p. 133-134, 203. Documenti Niccolò di Nardo, il primo cittadino senese che intraprese in proprio 30 più recenti, testimoniano come nell’Ottocen- l’arte tipografica, poi con i suoi figli . to quella del bidello fosse ancora considera- La mazza d’argento del Bidello entrò a far parte anche del comples- ta una funzione superiore al semplice uscie- so cerimoniale relativo all’elezione ed alla nomina del rettore dello Stu- re e inferiore al Segretario dell’Università (AUS, Motupropri, rescritti e ordini, I.50). dio che, fino al XVII secolo, aveva luogo nella sala del Mappamondo del Palazzo Civico. Un esplicito accenno al riguardo viene fatto nella 30 ZDEKAUER, Lo Studio, p. 125; FABIO IACO- METTI, Il primo stampatore senese. Simone di cronaca dell’elezione del rettore Francesco Piccolomini, avvenuta il 9 Niccolò di Nardo, «La Diana», 1 (1926), p. gennaio 1615: dopo che nella sala del Mappamondo era avvenuta l’ele- 184-202; FLORINDO CERRETA, Luca Bonetti e zione e la proclamazione «a viva voce e con comune allegrezza», men- l’arte della stampa a Siena nel Cinquecento, tre il Capitano del Popolo rimaneva con la Signoria in attesa «nella sala «La Bibliofilia» 71 (1969), disp. 3. dipinta», il priore del Collegio dei legisti, con il «Comandatore e Maz- 31 Elezione del Rettore dello Studio dell’Uni- versità della Città di Siena fatta nel dì 9 gen- za», insieme a numerosi scolari muniti di trombe e tamburi, si recò naio 1615 come si ricava dal libro del Can- presso l’abitazione del Piccolomini dove, al termine di «molte parole di celliere della Scolaresca di Siena Salomone cerimonia», il nuovo rettore dichiarò di accettare l’incarico. Dopo di Giarri a f. 13 e segg., in Modo, Formalità, che il corteo fece ritorno alla sala del palazzo comunale ove si concluse Cerimonie, Pompa e Feste fatte e praticate 31 nell’Elezione e Possesso de’ Rettori dello Stu- la cerimonia . dio di Siena estratto dal pubblico Archivio di Le gravissime lacune che interrompono la continuità della docu- detta Città dai libri che esistono fra le scrittu- mentazione prodotta dall’Ateneo impediscono però di seguire puntual- re di ser Antonio Salvestrini Cancelliere di mente le vicende della mazza, e dobbiamo giungere agli inizi del XIX detti Scolari e Archivista di detto Archivio (ASS, ms. D.64, cc. n.n.). Sempre nella sala secolo per incontrare altre notizie a suo riguardo: in un inventario del del Mappamondo, il 28 novembre 1944, il Collegio dei giurisperiti, steso nel 1809, è registrata «Una mazza d’ar- Magnifico Rettore professor Mario Bracci, gento che si usava per i dottorati in mano del Sig. Marc’Antonio Fortini primo Rettore dell’Università dopo la fine Camarlengo, quale appartiene anche agl’altri collegi»32. del Fascismo e la liberazione di Siena, pro- nunciò la prolusione in occasione della ceri- L’imperfetto del verbo usare impiegato in questa frase è motivato monia di apertura dell’anno accademico dal fatto che nel 1808 l’Università di Siena era stata soppressa per ordi- 1944-1945, e anche in questa solenne circo- ne di Napoleone, ad eccezione della Facoltà di medicina trasformata in stanza la mazza figurava in evidenza al cen- Scuola medica di Siena dipendente dall’Ateneo pisano, a sua volta sub- tro del tavolo, a conferma che il rilevante si- gnificato storico che le veniva attribuito non ordinato all’Accademia di Parigi. Nel 1815, con la Restaurazione, l’Uni- era scemato con il trascorrere dei secoli. versità riprese in pieno l’attività accademica e anche la mazza littoria 32 AUS, Patrimonio, Inventari, VIII.1, Inven- tornò in uso. tari fatti al tempo della soppressione dell’Uni- Nel 1833, difatti, troviamo un’altra sua descrizione, anche se par- versità di Siena (1809). zialmente errata: «Mazza di argento col bollo dell’Assunta», corretto 33 AUS, Patrimonio, Patrimonio prima del- poi con «Santa Caterina delle Ruote, che è in custodia al Sig. Cancellie- l’incameramento, VIII.3, “Minuta - Inventa- 33 rio generale estimativo dei Mobili e altro esi- re del Collegio Legale» . stenti nelle Scuole e nelle Stanze di Offizi In un Regolamento del vestiario uniforme dei componenti le Universi- Fabbrica della R. Università di Siena compi- tà Toscane, approvato dal granduca di Toscana il 26 maggio 1843, viene lato a tutto il [1833]. Stanza dell’Archivio del- precisato che in occasione delle cerimonie è «conservato ai Bidelli l’u- la Cancelleria”. so del ferraiuolo e della mazza, l’abito loro sarà di color turchino chiaro 34 AUS, Motupropri, rescritti e ordini, I.43; ibidem, I.50, dove viene specificato che il con due petti guarniti di rovescio nero, il quale abito si chiuderà con 34 «ferraiuolo, parimente turchino» serviva per maglie invisibili e porterà una duplice fila di bottoni» . appoggiare la mazza. Il ferraiolo era una sor- La mazza, oltre che per le manifestazioni, veniva usata indistinta- ta di mantello da portare ripiegato sopra una mente nei vari Collegi in occasione della cerimonia per il conferimen- spalla; nell’Ottocento, quindi, la mazza veni- va ancora portata alla maniera dei littori, to delle lauree: nel 1841, presso il Collegio medico, era conservata proprio come asserito da Sigismondo Tizio. «Un’antica mazza d’argento munita delle Armi dei Collegi e mancante 130 I simboli dell’Università di Siena

di un riporto in bronzo. Esiste questa nelle mani del Cancelliere Anto- nio Bandiera»35. Può suscitare qualche perplessità il fatto che negli stemmi gentilizi incisi sul nodo siano state identificate le “Armi dei Col- legi”, ma probabilmente ciò è dovuto alla scarsa conoscenza araldica dell’impiegato autore dell’inventario. Nove anni dopo, nel 1850, la «mazza di sfoglia di argento col marco di S. Caterina delle Ruote» risulta ancora «di proprietà del Collegio Me- dico, quale si ritiene in custodia dal Sig. Cancelliere della R. Università Sig. Dott. Giuseppe Bandiera per cui il detto oggetto non le viene dato stima alcuna di prezzo»36. L’antica mazza conservò tutto il suo valore simbolico anche succes- sivamente all’Unità d’Italia, infatti nel 1866 risulta inventariata come «mazza d’argento in parte cesellata con effigie di S. Caterina delle Ruo- te e diversi stemmi gentilizi la quale vien portata dal bidello nelle fun- 4. Sigillo dell’Università di Siena ap- zioni solenni. Stima £. 200»37. Non a caso, in una foto databile all’ultimo provato dalla Consulta araldica il 4 decennio dell’Ottocento, la mazza è collocata in bella mostra, accanto al gennaio 1896. tocco accademico, sopra un piccolo tavolo a lato del Magnifico Rettore Domenico Barduzzi. Ed è sempre riferita al solito oggetto la descrizione riportata in un inventario del 1873: «Mazza d’argento con palo di ferro all’esterno con impressioni a cesellature antiche e dorate» conservata «da tempo im- memorabile»38. Attualmente la mazza non reca traccia del «palo di ferro all’ester- no» ricordato nell’inventario del 1873, né è visibile la mancanza del «ri- porto in bronzo» già assente nel 1841. La sbarra di metallo vile, a cui era probabilmente connesso l’elemento bronzeo andato perduto, può essere stata tolta in occasione di un restauro effettuato negli anni com- presi fra la stesura dell’inventario e la foto del Rettore Barduzzi.

35 AUS, Patrimonio, Inventari, VIII.1, “Inven- * * * tari fatti al tempo della soppressione dell’Uni- versità di Siena”. Successivamente alla caduta della Repubblica di Siena sotto il domi- 36 AUS, Patrimonio, Inventari, VIII.3, “Inven- tario Generale estimativo dei Mobili ed altro nio fiorentino ed alla costituzione del Granducato di Toscana (1569), esistenti nella Fabbrica dell’I. e R. Università l’Università impiegò due diversi sigilli: uno con la consueta immagine di Siena compilato al 31 dicembre 1850”. di Santa Caterina, l’altro con lo stemma governativo. 37 AUS, Patrimonio, Inventari VIII.3, “Inven- Nella prima metà del XIX secolo, presso la Cancelleria dell’Ateneo tario delle proprietà mobili dello Stato esi- erano infatti conservati «un tavolino antico col piano di noce, sopra vi è stenti al 31 dicembre 1866 nella R. Universi- 39 tà di Siena, n° 199”. Questa descrizione ri- fisso un torchio di ferro con il sigillo d’ottone dell’Università» , ed una corre anche in un inventario del 1904 (Gior- «Cassetta di latta con due bolli da imprimere, uno di Santa Caterina nale di entrate e di uscite ossia inventario ge- delle Ruote e l’altro rappresentate l’Arma Granducale»40. nerale degli oggetti nobili appartenenti al- Non sappiamo se il sigillo granducale venisse usato già in età medi- l’Economato (oggetti esistenti al 30 giugno 1904), n. 1328, registro inventariale unito a cea o se fu adottato solo con l’avvento al trono di Toscana degli Asbur- Patrimonio, Inventari VIII.3). go Lorena; attualmente sono noti solo timbri universitari impiegati nel 38 AUS, Patrimonio, Inventari, VIII.1, inven- periodo compreso fra l’epoca napoleonica e l’Unità d’Italia. tario anno 1873, n. 203 (1328). Nel 1868, su richiesta del direttore dell’Archivio di Stato di Siena 39 AUS, Patrimonio, Inventari, VIII.1, “Inven- Luciano Banchi, i timbri granducali, insieme ad altri usati sempre dal- tario generale estimativo compilato nell’anno l’amministrazione universitaria nei primi decenni del XIX secolo, furo- 1822” – Identica descrizione nell’inventario del 1833. no depositati all’Archivio per essere inseriti in una raccolta allora in via 40 AUS, Patrimonio, Inventari, VIII.3, “Inven- di costituzione. Il Banchi, con spirito previdente ed accorto, aveva pro- tario Generale estimativo dei Mobili ed altro mosso la costituzione della raccolta di «quanti più possibile sigilli anti- esistenti nella Fabbrica dell’I. e R. Università chi e moderni che non sieno più in uso presso i rispettivi Uffici». L’ini- di Siena compilato al 31 dicembre 1850”. I ziativa del Banchi risulta maggiormente meritevole considerato che se due timbri compaiono su un documento da- tato 21 dicembre 1844 (Ibidem, Deputazioni è facilmente comprensibile l’importanza dei sigilli medievali e rinasci- e Consigli, V.A.1). mentali, per apprezzare il valore storico e documentaristico di timbri 131 A. Leoncini

burocratici prodotti in epoche più recenti, «da tramandarsi a coloro che chiameranno antica l’età presente»41, occorreva una non comune for- mazione culturale. All’Archivio di Stato furono trasmessi complessivamente otto timbri ed un piccolo sigillo: il primo timbro, l’unico di forma rettangolare, re- ca l’iscrizione, in caratteri corsivi e disposta su due righe: I. e R. Uni- versità Toscana Pubblico Studio di Siena. Gli altri timbri, tutti di forma circolare, portavano varie matrici: il secondo, il terzo, il quarto ed il si- gillo mostrano l’insegna granducale e si differenziano fra di loro dalla legenda: “Cancelleria del Pubblico Studio di Siena”, “I. e R. Università Toscana. Pubblico Studio di Siena”, “Imp. e Regia Università di Siena”. Il quinto timbro è forse quello iconograficamente più interessante in quanto reca un’immagine di Santa Caterina d’Alessandria evidente- mente tratta dal più antico sigillo dell’Università, quello con la Patrona seduta sopra il faldistorio, e se nel bordo del timbro è la legenda “Can- celleria della R. Università di Siena”, all’interno, ai lati della figura della Santa, è l’iscrizione “Univer: Senarum” ripresa dal sigillo trecentesco. Il sesto timbro apparteneva al “Comando della Guardia Universitaria Sa- nese”, fondata nel 1848. L’ultimo timbro era stato usato nella “Scuola Medica di Siena” istituita durante il periodo napoleonico e dipendente dall’Ateneo pisano; nel timbro, oltre al nome della Scuola, è raffigurata l’aquila napoleonica ad ali spiegate. Un provvedimento relativo all’emblema dell’Ateneo venne preso il 26 maggio 1843, quando il granduca Leopoldo II firmò la risoluzione con cui venivano rinnovate le toghe e le decorazioni accademiche delle Università di Siena e di Pisa. Nel testo della risoluzione è scritto: «I Professori Titolari, gli Emeriti e gli Onorarij portano una decorazione Accademica consistente in un Crachat, il quale rappresenta per l’Uni- versità di Pisa la Testa di un Cherubino in oro, sopra un fondo di smal- to celeste, e per l’Università di Siena Santa Caterina delle Ruote in oro sopra un fondo bianco e nero in un piccolo ovato colle parole Univ. Se- narum e con l’aggiunta di due palme unite e rovesciate in ciascuno dei quattro punti dell’ovato a distanza uguale l’una dall’altra a forma degli annessi rispettivi disegni»42. La decorazione dei docenti senesi era chiaramente ispirata al proto- tipo trecentesco costituito dal timbro con Santa Caterina seduta sul fal- distorio43, ma nel 1851 venne collocata fuori uso a causa di una riforma degli istituti d’istruzione superiore del Granducato di Toscana. La rifor- ma prevedeva l’unione fra le Università di Pisa e di Siena in un Ma- gnum Atheneum Etruscum suddiviso in due Accademie, una pisana e l’altra senese, a cui era attribuito il medesimo sigillo raffigurante la Co- lomba dello Spirito Santo circondata dal motto Omnis Sapienta a Domi- no. Il 10 gennaio e il 23 marzo 1852, il Granduca istituì anche una nuo- va decorazione accademica simile al sigillo in sostituzione di quella ap- provata nel 1843 che veniva ufficialmente abolita, oltre ad ordinare la 41 Lettera di Luciano Banchi datata 16 gen- sostituzione del sigillo recante l’impronta di Santa Caterina. naio 1868, in AUS, Miscellanea, Sigilli e de- corazioni, XX.A.14. A tale proposito il Ministero di pubblica istruzione e beneficenza 42 AUS, Motupropri, rescritti e ordini dell’an- del Granducato, il 27 marzo trasmise al provveditore dell’Università di no 1843, I.40. L’Archivio storico universita- Siena una lettera in cui era precisato il numero dei sigilli allora esisten- rio conserva un esemplare di questa decora- ti: tre avevano le insegne reali, e venivano custoditi uno in casa del zione appartenuta al professor Everardo Mi- provveditore per la corrispondenza urgente o riservata, uno nel suo uf- cheli, padre scolopio e docente di Filosofia dal 1853 al 1866, da lui donata all’Università. ficio e il terzo nella cancelleria. Il quarto, usato per i diplomi, aveva lo 43 La stessa immagine di Santa Caterina vie- storico emblema dell’Università, e questo doveva essere sostituito con ne tuttora applicata sugli anelli dottorali. il nuovo sigillo con l’impronta della Colomba e le parole Academia Se- 132 I simboli dell’Università di Siena

nensis, per l’Accademia di Siena, e Academia Pisana per quella di Pisa. L’idea di sostituire la decorazione del 1843 con la nuova non entu- siasmò i docenti di Siena, soprattutto dopo aver appreso che avrebbero dovuto pagarla in proprio. Il provveditore si informò allora al Ministe- ro, ricevendo assicurazione che «un artefice di Firenze» era disposto ad eseguire le decorazioni per cinque paoli l’una, non compreso però il cerchietto d’oro che comportava un’ulteriore spesa di ottantasei lire. Non soddisfatti, i professori si lagnarono perché, in attesa del nuovo fregio, temevano di essere costretti a partecipare alle cerimonie pubbli- che privi di decorazioni, e anche a questa obiezione il provveditore ri- spose affermando che, a suo giudizio, era «da credere che nissuna of- fesa possa derivare all’onor proprio dei professori, avvegnaché l’Uni- versità non sia per avere pubbliche uscite fino alla solennità del Corpus Domini, quando le nuove decorazioni, se ci affretteremo a ordinarle, saranno già pronte». Non sapendo come ostacolare l’applicazione del- l’ordine granducale, i professori senesi sollevarono un’ultima eccezio- ne: che il nastrino di tessuto della decorazione era troppo largo per far- lo passare dall’occhiello. Anche questo problema venne fatto presente al Ministero che si affrettò a concedere l’autorizzazione di «ridurre più stretto alquanto il nastro affinché ai professori riesca più comodo il te- nerlo all’occhiello della giubba»44. Il 30 aprile 1859, però, il Magno Ateneo Etrusco venne disciolto e le due Università toscane ricostituite come in precedenza: una delle pri- me conseguenze, con presumibile sollievo dei professori, fu l’accanto- namento della decorazione e del sigillo con la Colomba dello Spirito 44 Tutta la documentazione relativa alla de- Santo e il ripristino di quello con Santa Caterina. corazione del 1852 compreso il bozzetto del- Se fin dal XIV secolo, a parte il breve periodo compreso fra il 1852 e la decorazione è in AUS, Miscellanea, XX.A.14, Sigilli e decorazioni. il 1859, l’intero Ateneo era rappresentato dal sigillo con Santa Caterina 45 AUS, ms. 1; MARIO ASCHERI, Scheda di due delle Ruote, nel Medioevo i singoli docenti erano invece soliti usare si- codici giuridici senesi, «Studi Senesi», 83 gilli personali che possono dividersi in due tipologie: i tipari araldici, (1971), p. 125-146; ENZO MECACCI, Lo Studio cioè costituiti dall’insegna araldica del docente, e quelli raffiguranti il e i suoi codici, in Lo Studio e i Testi, a cura di docente assiso in cattedra. MARIO ASCHERI, catalogo della mostra di Sie- na, Siena, Alsaba, 1996, p. 25-26. Fra i primi sono da citare quelli di due celebri giuristi quattrocente- 45 46 ELISABETTA CIONI, Il Sigillo a Siena, sche- schi come Pietro Luti e Mariano Sozzini , mentre fra quelli raffiguranti de nn. 23, 24, 29 e 25. il cattedratico sono particolarmente significativi i sigilli impiegati dal 47 L. DE ANGELIS, Note storiche su Niccolò dottore di decreti Federico di Petruccio Petrucci nel terzo decennio Aringhieri e Guglielmo da Ciliano, ms. in del XIV, dal dottore di leggi Giovanni di Nicola dei Vincenti nella se- AUS, Motupropri, rescritti e ordini, I.50; RO- conda metà dello stesso secolo, dal giurista Alessandro Ubaldi nella se- BERTO BARTALINI, Goro di Gregorio e la tom- ba del giurista Guglielmo da Ciliano, «Pro- conda metà del XV secolo e, più d’ogni altro, quello usato nel 1327 da 46 spettiva», 41 (1985), p. 21-38. Ranieri Pagliaresi docente di diritto civile . 48 Vedi la laurea in Utroque, rilasciata dal- Quest’ultimo si differenzia dagli altri sigilli perché, oltre al docente l’Università di Siena il 13 maggio 1702 a Giu- seduto sulla cattedra di fronte al leggio, sono effigiati anche gli scolari seppe Antonio Saccardini cittadino volterra- che assistono alla sua lezione: la stessa scena che si ritrova rappresen- no, recante il sigillo pendente dell’arcivesco- vo Leonardo Marsili (AUS, Miscellanea, Me- tata su alcuni monumenti funebri di docenti, come quello del giurista morie, XX.A.1). L’arcivescovo di Siena, che Guglielmo da Ciliano scolpito da Goro di Gregorio nel 1324 ed attual- svolgeva l’Ufficio di arcicancelliere dello mente collocato nel cortile del palazzo del Rettorato dell’Università di Studio dal 1357, in ottemperanza a quanto Siena 47. ordinato dall’imperatore Carlo IV, si dimise dalla carica per protesta contro la sospensio- Il bollo ufficiale dell’Ateneo non veniva applicato neppure sui diplo- ne di tre docenti di teologia ostili all’ordina- mi di laurea perché, quelli rilasciati precedentemente al 1860, recavano mento giuridico dell’appena costituito Re- il sigillo dell’arcivescovo di Siena che, fino a quell’anno, svolse anche la gno d’Italia (PAOLO NARDI, Note su Tommaso funzione di arcicancelliere dello Studio48. Pendola e l’Università di Siena nell’Italia unita (1859-1865), in Scritti per Mario Delle Anche i collegi universitari impiegavano particolari sigilli: il Colle- Piane, Napoli, ESI, 1986, p. 175-176). gio dei legisti, nel XV secolo, si era dotato di un sigillo ogivale rappre- 133 A. Leoncini

sentante San Nicola da Bari con la mitria, il pastorale vescovile e le tre consuete palle d’oro nella mano destra, all’interno di una complessa edicola di foggia gotica49. L’immagine di San Nicola Vescovo, inoltre, co- me riportato dal Tizio, nel 1440 figurava anche dipinta sui vessilli serici appesi alle trombe dei suonatori che accompagnavano il Mazziere della Sapienza. In seguito, a giudizio di alcuni studiosi, il Collegio giuridico avrebbe impiegato direttamente il sigillo con la Santa alessandrina50 ma, in realtà, non è oggi noto nessun documento comprovante l’impie- go di questo sigillo da parte di un particolare collegio. Nell’ambito del Collegio filosofico e medico, è documentato l’impie- go di due sigilli, oltre a quello napoleonico usato nella Scuola medica di cui abbiamo già parlato: il primo, che risulta applicato su un documen- to del 9 dicembre 1587, porta incisa l’effige di Gesù che guarisce un in- fermo, l’altro, di cui ci sono pervenute due impronte in ceralacca appli- cate su un documento del 1711 pubblicato da Alcide Garosi e su un at- to del 1840, raffigurava i Santi Cosma e Damiano51. Entrambi erano 49 BASCAPÈ, Sigillografia, p. 148; CIONI, Il Si- conservati a cura del protomedico del Collegio. gillo a Siena, scheda 30. Il primo sigillo riproduce una scena tratta da un episodio riportato 50 DOMENICO BARDUZZI, Brevi notizie sulla nel Vangelo di Giovanni (Gv. 5,3-18)52 che narra una guarigione mira- Università di Siena, Siena, Lazzeri, 1912, p. colosamente effettuata da Gesù su di un malato disteso sopra un giaci- 53. Anche l’Università dei giuristi di Ferrara si era posta sotto la protezione di Santa Ca- glio collocato sul bordo di una piscina che si trovava a Gerusalemme, terina d’Alessandria (BASCAPÈ, Sigillografia, nei pressi della Porta delle Pecore. Il versetto evangelico precisa che p. 315, tav. VIII 4). la piscina era circondata da cinque portici e che «un angelo, ogni tan- 51 ALCIDE GAROSI, Due sigilli inediti del Colle- to, discendeva nella piscina e agitava l’acqua» rendendola così miraco- gio Medico di Siena, «Bullettino Senese di losa. Storia Patria», 42 (1935), p. 267-269; il docu- 53 mento del 1840 è in AUS, I.86. Nel 1655 il sigillo venne rinnovato pur conservando la stessa im- 52 I Vangeli di Matteo, Marco e Luca (Mt. magine, e nella nuova matrice è possibile constatare la minuziosa e fe- 9,1-8, Mc. 2,1-12, Lc. 5,17-26) narrano un’al- dele precisione con cui è stato raffigurato in ogni dettaglio il racconto tra miracolosa guarigione effettuata da Gesù di Giovanni: Cristo, con la mano alzata, ordina all’infermo di levarsi dal- su un singolo malato sdraiato sopra un giaci- la sua barella e, sullo sfondo, sono visibili gli archi dei portici, l’acqua glio; questo episodio, però, si verificò a Ca- farnao, dove i racconti evangelici non ram- della piscina e l’angelo che vi sta scendendo. Sul finire del XVIII secolo mentano né la presenza di una piscina né la matrice fu nuovamente sostituita e, anche se non è stata conservata, quella di un porticato, ricordati invece nel ne conosciamo la foggia grazie ad un attestato conferito al farmacista testo di Giovanni che precisa la loro ubica- Bernardino Pepi nel 184054. zione a Gerusalemme nei pressi della Porta delle Pecore. La guarigione alla piscina di Gerusalemme è rappresentata anche su un medaglione bronzeo secentesco circondato dalla legenda “COLLE- 53 BORGIA-FUMI CAMBI GADO, I sistemi emble- matici, p. 561, 565. GIUM SENENSIUM ARTIUM ET MEDICINE DOCTORUM”, che si differenzia dai 54 Il diploma di Bernardino Pepi è in AUS, sigilli collegiali per la diversa posizione delle figure di Cristo e del ma- Miscellanea, Memorie, XX.A.1. Nel volume lato e per le caratteristiche architettoniche del porticato55. L’Università e le Istituzioni culturali in Siena Lo stesso soggetto raffigurato nei sigilli e nel medaglione, enfatiz- (Siena, S. Bernardino, 1935, p. 42, 70) è ri- zato nelle dimensioni, venne rappresentato anche nel grandioso affre- prodotto un altro diploma datato 1791 e già dotato del nuovo sigillo. sco della Piscina Probatica, dipinto nel 1730 dal pittore napoletano Se- 55 Il medaglione, conservato in collezione bastiano Conca nel catino absidale della chiesa della Santissima An- privata, misura di diametro 60 mm. nunziata, annessa all’Ospedale di Santa Maria della Scala. 56 Constitutiones Collegii Senensis Philopiae Il secondo sigillo, con i Santi Cosma e Damiano, riproduce i busti et Medicinae Medicorum Reformatae anno dei due martiri, tradizionali protettori dei medici, che furono effigiati Domini MDCXI atque a Serenissimo Cosmo anche nel testo delle Constitutiones Collegii Senensis Philosopiae et Me- Mediceo Magno Etruriae Duce probatae et 56 confermatae editio seconda accesserunt jussa dicinae Medicorum pubblicate nel 1729 . et rescritta Reg. Cels. Magn. Etruriae Ducum Cosma e Damiano, ricordati dalla tradizione cristiana come due et nova Collegii decreta. Ad un annum ‘anargiri’, cioè praticanti gratuitamente l’arte medica, sarebbero nati in MDCCXXIX, Siena, Bonetti 1729. Arabia e martirizzati in Siria sotto l’imperatore Diocleziano. Il loro cul- 57 Cosma e Damiano, in Bibliotheca Sancto- to ebbe particolare sviluppo dopo che un altro imperatore, Giustiniano, rum, vol. IV, Roma, Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, guarì per loro intercessione e, nel Medioevo, i due martiri erano fra i 57 1964, colonne 223-237. santi più venerati della cristianità . 134 I simboli dell’Università di Siena

All’interno del Collegio medico era attiva una Scuola di farmacia, anch’essa dotata di un proprio emblema che ci è pervenuto grazie ad un cofanetto ligneo intagliato e lumeggiato a oro, databile ai primi de- cenni del XVII secolo, con scolpito il mortaio con due pestelli simbolo dell’arte degli speziali. Il cofano già nel 1833, quando era custodito nel- l’Archivio della Cancelleria universitaria, veniva giudicato «antichissi- mo», e un inventario del 1873 conferma che in origine era «servito già alla Scuola di Farmacia»58. Il Collegio teologico, invece, almeno dal 1434, impiegava un sigillo con il Crocifisso, pur avendo adottato come patrono San Girolamo dot- tore della Chiesa59. L’inventario del 1809, elencando gli oggetti conser- 58 AUS, Patrimonio, Inventari, VIII.3: “Minu- vati nel Collegio descrive «un sigillo di mediocre grandezza con mani- ta - Inventario generale estimativo dei Mobili e altro esistenti nelle Scuole e nelle Stanze di co di bosso ben tornito esprimente l’effige del Redentore Crocifisso e Offizi Fabbrica della R. Università di Siena con intorno le seguenti parole “Universitatis Senarum Theologicae Fa- compilato a tutto il [1833]”: Stanza dell’Ar- cultatis”»60. Nelle Sanctiones Senensis Theologorum Collegii, approvate chivio della Cancelleria: Sarcofago o cassa di nel 1845, è pubblicata un’incisione rappresentante un doppio sigillo con legno dorato antichissima con serrature e chiavi di proprietà del soppresso Collegio Me- il Crocifisso, fedele alla descrizione riportata nell’inventario, e San Giro- dico”; ibidem, VIII.3 (1850): “Stanza dell’Ar- lamo “Doctori Ecc. Maximo Patrono”61. chivio della Cancelleria Sarcofago antichissi- L’immagine del Santo eremita, come quella della Vergine alessandri- mo di noce dorato in diversi punti con serra- na, era divenuta un’allegoria della Sapienza e probabilmente per que- ture e chiave di proprietà del soppresso Colle- gio Medico”; ibidem, VIII.1, “Inventario R. sto motivo la ritroviamo impressa anche nel capolettera dell’Oratione Università di Siena (1873, n. 18, 1144): “An- recitata da Diomede Borghesi, titolare della prima cattedra di lingua tichissima urna di noce intarsiata servita già italiana aperta nelle università italiane, in occasione dell’inizio delle le- alla Scuola di farmacia” conservata “da an- zioni di «tosca favella» nel 158962. tico”; nel 1871 il cofano venne restaurato e foderato all’interno di velluto rosso. 59 Statuta et ordinationes universitatis theolo- * * * gice facultatis, in L. BERTONI, Il Collegio dei Teologi di Siena e i suoi Statuti del 1434, Con l’annessione della Toscana al Regno d’Italia, anche la burocra- «Rivista di Storia della Chiesa in Italia», 22, zia universitaria aggiornò i propri bolli e i vecchi timbri con l’insegna n. 1 (gennaio-giugno 1968), p. 35-36, citato granducale furono sostituiti dai nuovi con lo stemma sabaudo, sempli- da BORGIA-FUMI CAMBI GADO, I sistemi em- blematici, p. 565, 573. ce nel timbro del rettore e circondato di drappi e bandiere in quelli con 60 AUS, Patrimonio, Inventari, VIII.1, “Inven- la dicitura “Reale Università di Siena” o “R. Università di Siena”, la- tari fatti al tempo della soppressione dell’Uni- sciando però in funzione quello con Santa Caterina63. versità di Siena” (1809); BASCAPÈ, Sigillogra- Negli anni immediatamente seguenti all’Unità d’Italia, come dimo- fia, tav. VIII n. 2. strato dall’inventario del 1866, in occasione di cerimonie ufficiali l’Uni- 61 Sanctiones Senensis Theologorum Collegii versità veniva ancora rappresentata da un bidello che portava l’antica A.D. MDCCCXLV Patrum Jussu Denuo Re- formatae annuente atque approbante. Illu- mazza d’argento con l’effige di Santa Caterina delle Ruote, e ciò esclu- strissimo atque Reverendissimo Domino Jose- de che l’Ateneo senese fosse dotato di un labaro. Per sopperire a que- pho Mancinio Senarum Archiepiscopo ad sta mancanza venne dipinto un modesto stendardo di seta con lo stem- Pontific. Solium Assistente Apostolica et Cesa- ma sabaudo circondato da bandiere tricolori e con la scritta “R. UNIVER- rea Auctoritate Senen. Studiorum Universita- tis Necton Praedicti Collegii Magno Cancella- SITÀ DI SIENA”. rio, Siena, Porri, 1845. In un’epoca caratterizzata da tricolori e stemmi sabaudi, un labaro 62 Oratione del Sig. Diomede Borghesi […] di siffatto genere, esposto in occasione delle manifestazioni pubbliche, Lettor di tosca favella nello Studio publico di non poteva certo assumere particolare rilievo e, per dare alla rappre- Siena, da lui medesimo recitata nel principio sentanza dell’Università un maggior decoro e renderla più visibile, nel della sua lettura l’anno 1589, Siena, Bonetti, 1589. L’Università di Firenze, nel 1387, inse- 1893 un comitato di nobildonne senesi presieduto dalla contessa Mad- rì nel suo sigillo l’effige del Sapietissimum dalena Bichi Borghesi64, promosse la realizzazione di un nuovo labaro Salomonem (BASCAPÈ, Sigillografia, p. 313, più significativo di quello con lo stemma reale, seguendo l’esempio of- tav. XIV n. 7). ferto da un analogo comitato di signore bolognesi che nel 1888 aveva 63 Vedi un atto, datato 3 marzo 1861e conser- assunto un’analoga iniziativa65. vato in AUS, “Affari della I. e R. Università Toscana”, I.65, con applicati entrambi i tim- L’occasione per offrire il labaro venne offerta dal pareggiamento bri. agli istituti universitari primari ottenuto dall’Ateneo senese nel 1893, 64 «Il Libero Cittadino» 4 giugno 1893, p. 2. dopo che, per molti anni, la sua stessa esistenza era stata minacciata ed 65 Bologna 1088-1988. una vivace campagna in sua difesa era stata intrapresa da tutte le istitu- 135 A. Leoncini

zioni e organizzazioni politiche, economiche, culturali e sociali della cit- tà e della provincia. I festeggiamenti per l’ottenuto pareggiamento culminarono con la realizzazione del monumento dedicato ai Caduti nella battaglia di Cur- tatone e Montanara (29 maggio 1848) – episodio cruciale della prima guerra d’Indipendenza a cui avevano preso parte gli studenti delle Università di Siena e di Pisa – eseguito da Raffaello Romanelli e inau- gurato il 29 maggio 1893 nel cortile del palazzo del Rettorato universi- tario. Nelle ore che precedettero lo scoprimento del monumento, nel cor- so di una cerimonia nella sala del Mappamondo, il labaro venne offerto ad una rappresentanza degli studenti, e uno di essi, Sante Martorelli di Ariccia, segretario del ‘Comitato delle Signore’ ed iscritto al secondo anno della Facoltà di giurisprudenza, lesse un discorso nel quale pose in evidenza come l’iniziativa di «donare un nuovo vessillo sorgesse quando appunto più grave pareva incalzasse il pericolo della ruina del glorioso nostro Ateneo, quasi protesta del sesso gentile che non è me- no sensibile alle glorie cittadine». Proseguendo il discorso, lo studente «ebbe poi meritate parole di encomio al Prof. Franchi che disegnò il la- baro, alla signora Emilia Bernardoni che ebbe l’incarico di eseguirne il delicato lavoro di ricamo, alle maestre ed alunne dei Conservatorii Ri- uniti e della Scuola Tecnica Femminile che la coadiuvarono, al Conte Erasmo D’Haracourt e finalmente al Prof. Felice Rossi, il quale dettò le parole della pergamena che accompagna il dono gentile. E tali parole venivano lette, con voce alta e ferma, dalla contessa Borghesi, che con- segnava la pergamena al Rettore dell’Università e questi, a sua volta, al presidente del Comitato Universitario in mezzo a vivissimi ripetuti ap- plausi e alle grida di «Viva le gentildonne senesi”»66. La cerimonia della consegna del labaro si concluse con il dono di una pergamena, decorata da un fregio floreale miniato dal conte Era- smo D’Hancourt, con le parole dettate dal professor Felice Rossi67: «Quando inauguravasi il monumento ai Caduti di Curtatone e Monta- nara – ai giovani studenti della generosa opera promotori – le donne senesi con fausti auspici per la conservazione del patrio ateneo – antica gloria di Siena – offrivano questo labaro che ne ricorda la storia sette volte secolare. Siena XXVIII Maggio MDCCCXCIII». Dopo l’inaugurazione del monumento ai Caduti un lungo corteo, a cui presero parte anche gli studenti con il nuovo labaro, si snodò per le vie della città giungendo fino ai giardini della Lizza. L’autore del bozzetto del labaro, il purista Alessandro Franchi, con- siderato il principale pittore attivo in Siena sul finire del XIX secolo68, 66 La consegna del nuovo labaro agli studenti, per concepire l’allegoria da rappresentare nel gonfalone aveva fatto ri- «Il Libero Cittadino», 30 maggio 1893, p. 1-2, corso a studi già preparati per altre sue precedenti creazioni: la maesto- citato anche in GIULIANO CATONI, I Goliardi sa e classicheggiante figura della Santa discende direttamente dalle al- senesi e il Risorgimento, Siena, Università de- legorie dell’Europa, dell’Africa, dell’America, dell’Asia, della Posta e del gli Studi, Feriae Matricularum, 1993, p. 84- 86. Telegrafo, affrescate dal Franchi fra i graffiti di Giorgio Bandini nel cor- 67 Ancora delle feste. Aggiunte, «Il Libero Cit- tile del palazzo Spannocchi nel 1880-81. Da tali allegorie deriva anche tadino», 1 giugno 1893, p. 1. la figura centrale del manifesto della Mostra dell’Antica Arte Senese 68 XXIX MAGGIO, Numero Unico degli Stu- del 1904, realizzato con la collaborazione di Alessandro Franchi dalla denti Universitari Senesi, Siena, Tipografia miniaturista Carmela Ceccherelli69. Dagli affreschi del palazzo Span- Cooperativa, 1893, p.10. nocchi derivano anche la ghirlanda d’alloro e i nastri svolazzanti di gu- 69 ALESSANDRO LEONCINI, Carmela Ceccherel- sto neorinascimentale che si ritrovano sia nel gonfalone universitario li, una miniaturista senese allieva di Alessan- dro Franchi e Giorgio Bandini, Siena, Il Lec- che nel cartellone pubblicitario. cio, 1997. La realizzazione del labaro venne affidata alla ricamatrice Emilia 136 I simboli dell’Università di Siena

Bernardoni, che si avvalse della collaborazione «delle maestre ed alun- ne dei Conservatorii Riuniti e della Scuola Tecnica Femminile»70. Lo stendardo, ricamato in canutiglia e filo di seta, costituisce un ve- ro e proprio saggio d’abilità non distante dal virtuosismo; i pochi studi relativi al ricamo, attività artigiana ingiustamente negletta e considera- ta arte minore, non hanno sino ad ora posto in luce altri lavori firmati dalla Bernardoni, che avrà sicuramente ricamato, nei decenni a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento, una profusione di corredi sia liturgici che nuziali per chiese e famiglie benestanti della città71. L’immagine della Patrona dello Studio senese, ispirata a quella inci- sa sulla mazza quattrocentesca, è raffigurata su un campo spartito in bianco e nero – i colori della Balzana del Comune di Siena – circondata dalla legenda in caratteri capitali «UNIVERSITAS SENARUM», e seduta su un trono privo di spalliera con il braccio sinistro appoggiato alla ruota dentata. Con la mano sinistra stringe la foglia di palma, mentre con la destra sorregge il volume rilegato rappresentante la Sapienza. Nella parte inferiore del gonfalone sono ricamati due stemmi, uno con la Bal- zana ed una S gotica ripresa dalle monete battute dalla Repubblica di Siena, l’altra con una M gotica sormontata da una croce, emblema del- l’antica Domus Misericordiae, istituzione assistenziale fondata dal Beato Andrea Gallerani nel XIII secolo nei locali che nel 1404 diverranno se- de della Domus Sapientiae e, quindi, dell’Università72. L’iridescenza del filo serico che compone la figura di S. Caterina consentì di ottenere un raffinato effetto cromatico simile a quello del cangiantismo tipico della pittura dei manieristi senesi da Domenico Beccafumi a Francesco Vanni: l’abito della Santa, infatti, trascolora dal porpora al giallo oro con la medesima continuità che si può riscontrare sia in opere di Mecherino come, per esempio, nella veste dell’Arcange- lo Michele nella tavola della chiesa del Carmine, o nella figura femmini- le in secondo piano nell’Incontro alla Porta Aurea nella cappella del Manto dell’Ospedale di S. Maria della Scala, che nell’Arcangelo Gabrie- le dell’Annunciazione dipinta dal più tardo Francesco Vanni per la basi- lica dei Servi. L’impiego di certe tonalità della seta, volto a ricercare una non vaga affinità con quel preciso richiamo pittorico, venne probabilmente sug- gerito dallo stesso Alessandro Franchi, a conferma dell’attenzione con 70 La consegna del nuovo labaro cit. Di Emilia cui osservava la pittura cinquecentesca. Bernardoni non abbiamo potuto reperire Il labaro, quindi, sembra costituire un unicum nella produzione ar- nessuna significativa notizia biografica, sap- piamo solo che era nata in epoca imprecisa- tistica del Franchi in quanto non sono conosciute altre opere di ricamo ta nel Comune delle Masse di Siena e che derivate da suoi disegni preparatori. nel 1926 si trasferì dal Comune di Siena a Il rinnovato interesse per l’Università di Siena e la sua storia indus- quello di Castelnuovo Beradenga (dati rile- se il rettore Domenico Barduzzi, docente di dermopatologia e sifilopa- vati dal cartellino anagrafico conservato presso l’ufficio Anagrafe del Comune di Sie- tologia nella Facoltà di medicina e chirurgia e cultore di storia universi- na). taria, ad impegnarsi nell’elaborazione di un nuovo sigillo di cui dotare 71 Il labaro fu così apprezzato che nel 1902 l’Ateneo. Per avere nozioni esatte a proposito delle vicende storiche veniva ancora giudicato «bellissimo» (La fe- dello Studio senese, il rettore si rivolse ad Alessandro Lisini, direttore sta della Corda Frates, «Il Libero Cittadino», del locale Archivio di Stato nonché profondo studioso di storia senese 24 aprile 1902, p. 2). e, per la figura della Patrona, anziché al sigillo trecentesco preferì ri- 72 Due dei più antichi esemplari conservati dell’emblema della Domus Misericordiae so- chiamarsi a quella incisa sulla mazza rinascimentale. no scolpiti su una lapide datata 1343 colloca- Il 15 gennaio 1896, il professor Barduzzi, leggendo la Relazione del ta nell’atrio della Biblioteca Comunale degli Rettore in occasione della cerimonia d’inaugurazione dell’anno accade- Intronati di Siena. Per le origini della Casa mico 1895-96, comunicò che il 4 gennaio la Consulta araldica del Mini- della Sapienza cfr. GIULIANO CATONI, Genesi e ordinamento della Sapienza di Siena, «Studi stero degli interni del Regno d’Italia aveva approvato il nuovo sigillo Senesi», 85 (1973), p. 155-198. dell’Ateneo senese fissandone le caratteristiche in questi termini: «Si- 137 A. Leoncini

gillo tondo, raffigurante sopra un fondo reticolato S. Caterina Vergine e Martire Alessandrina protettrice dello Studio, sedente in cattedra con dossello, vestita con ampio paludamento, cornata e nimbata, tenente colla destra una croce cordonata uscente da una lettera M gotica maiu- scola, e colla sinistra un ramo di palma. Il braccio sinistro appoggiato sulla ruota del martirio. La figura accostata da due scudetti divisati, quello a destra della balzana di Siena, quello a sinistra dell’aquila impe- riale monocefala e col volo abbassato. Legenda in esergo: + S: UNIVERSI- TATIS SENARUM»73. Il Barduzzi e il Lisini, per meglio evidenziare il legame che storica- mente univa l’Università all’antica Domus Misericordiae, avevano collo- cato la M gotica in mano alla Santa in luogo del libro simboleggiante la Sapienza, e aggiunto ai lati della figura centrale due scudetti contenenti uno l’aquila imperiale in ricordo dei privilegi concessi nel 1357 da Car- lo IV allo Studio, e l’altro la Balzana senese. La figura della Santa seduta sul faldistorio, accompagnata dall’aral- dica della Repubblica di Siena e dai simboli delle facoltà inseriti in una lussureggiante decorazione floreale, la ritroviamo incisa su un anello rettorale d’argento databile alla fine dell’Ottocento o agli inizi del Nove- cento. Il sigillo del Barduzzi e l’anello rettorale, con tutto il loro tradiziona- lissimo apparato decorativo, costituiscono due classici esempi di pasti- ches rispondenti in pieno a quell’interpretazione della cultura rinasci- mentale tipica dell’Ottocento che, invece, non ritroviamo nella mazza d’argento. Fino all’avvento del Fascismo l’araldica universitaria non subì altri mutamenti, nel periodo compreso fra il 1924 e il 1944, invece, venne adottato un nuovo timbro circolare che all’interno della legenda “R. Università degli Studi di Siena” conteneva due stemmi: uno con l’ormai consueta croce sabauda, l’altro con il fascio littorio sormontato dall’a- quila ad ali spiegate. Con l’avvento della Repubblica italiana anche i timbri sabaudi furo- no archiviati e, in loro vece, fu impiegato il timbro con la stella circon- data d’alloro, mantenendo però anche il timbro con l’immagine di San- ta Caterina d’Alessandria. Nel 1990, in occasione dei festeggiamenti per il 750 anniversario dell’Università di Siena, il sigillo ottocentesco è stato interpretato in chiave moderna e la storica immagine di Santa Caterina ridisegnata con un segno grafico più idoneo ad essere riprodotto sui gadgets e fede- le allo spirito di un Ateneo già pronto ad entrare nel nuovo millennio.

73 DOMENICO BARDUZZI, Relazione del Rettore, in R. Università di Siena, Annuario Accade- mico 1895-96, Siena, Lazzeri, 1896, p. XIX- XX. La nota trasmessa dalla Consulta Araldi- ca è in AUS, Miscellanea, XX.A.14, Sigilli e decorazioni. 138 Elisa Signori UNA PEREGRINATIO ACADEMICA IN ETÀ CONTEMPORANEA. GLI STUDENTI EBREI STRANIERI NELLE UNIVERSITÀ ITALIANE TRA LE DUE GUERRE

Flussi studenteschi dall’estero nelle università del Regno d’Italia

ome per effetto di una singolare presbiopia, l’immagine dello stu- dente dell’età medievale e moderna appare al nostro sguardo re- Clativamente meno sfocata di quanto non ci si mostri, benché a di- stanza più ravvicinata, il suo collega di alcuni secoli più tardi, tra Otto- cento e Novecento. Nel non ricco panorama delle indagini specifiche per l’età contemporanea si incominciano soltanto da poco a cogliere le linee evolutive generali della popolazione studentesca universitaria, emergono i primi risultati nell’incrocio delle fonti ministeriali e periferi- che, si abbozzano la periodizzazione dei fenomeni più significativi e la dinamica del rapporto curricula/professioni, ma il campo è tuttora aperto e fertile di promettenti percorsi analitici1. Né stupisce che tra gli aspetti rimasti sin qui in ombra figuri quello della presenza entro il reti- colo postunitario della cultura superiore degli studenti stranieri, la cui marginalità trova riscontro anche nelle fonti statistiche ufficiali, al ri- guardo alquanto tardive, disomogenee e discontinue. Fatte le debite proporzioni sappiamo più sulle nationes che alimen- tarono la peregrinatio academica, alle origini e poi nel corso della seco- lare storia delle università europee in età moderna, sino al compimen- to di quel processo di regionalizzazione, che progressivamente ridi- mensionò il carattere di variegato internazionalismo delle comunità studentesche, di quanto invece non si conosca dei flussi continentali ed extracontinentali di popolazione studentesca nell’età contempora- nea, che pure videro nel primo quarantennio del XX° secolo diverse migliaia di studenti stranieri iscriversi negli atenei e negli istituti supe- riori della penisola – i casi di iscrizioni registrate sono approssimativa- mente quantificabili in oltre 30.000 – e conseguirvi titoli accademici che una grossolana stima può valutare tra i 6500 e i 7500 tra diplomi e lauree. Certo tale disattenzione si comprende e si spiega facilmente: quella composizione di varie nationes, che in epoche precedenti aveva costi- tuito un dato genetico, strutturale e caratterizzante delle comunità stu- dentesche, in età contemporanea, nel quadro di una “nazionalizzazio- ne” ormai definita delle istituzioni universitarie, è divenuta un elemen- to accessorio e poco vistoso del panorama studentesco, una variabile 1 Per una recente messa a fuoco di questo segnalata a titolo di curiosità nelle cronache e nelle memorie locali, la settore storiografico cfr. GIUSEPPINA FOIS, La cui eziologia e rilevanza travalica l’orizzonte accademico e nazionale, ricerca storica sull’università italiana in età tanto quello d’origine che quello d’adozione, per connettersi, nei diver- contemporanea. Rassegna degli studi, «Annali di storia delle università italiane», 3 (1999), si momenti, a scenari e problematiche di ampio respiro, quali la politica p. 241-57. internazionale, la diaspora dei movimenti politici e intellettuali di oppo-

139 Annali di storia delle università italiane 4/2000 E. Signori

2 Un censimento ragionato e sistematico delle Tavola 1a. Studenti stranieri iscritti alle Università e agli Istituti superiori del statistiche dell’istruzione universitaria in Ita- Regno d’Italia. lia in relazione alla popolazione studentesca si legge in PASQUALE SCARAMOZZINO, La popola- 3500 zione universitaria di Pavia. Indagine di stati- stica sociale, Milano, Giuffrè, 1965, p. 3-15. 3000 3 Il Ministero della pubblica istruzione pub- blicò le notizie relative agli stranieri iscritti nel sessennio 1906-’7/1911-’12 e ai laureati e 2500 diplomati del 1905-’06/1910-’11 nel suo «Bol- lettino ufficiale», nel supplemento al n. 50 2000 del 23 ottobre 1911 e nel numero dell’11 lu- glio del 1912. Su questi dati si fonda la riela- borazione di Carlo Federico Ferraris pubbli- 1500 cata in MINISTERO DI AGRICOLTURA, INDUSTRIA ECOMMERCIO(MAIC), Annali di statistica, Statistica delle Università e degli Istituti supe- 1000 riori, serie V, vol. 6, Roma, Tipografia Nazio- nale, 1913, p. 95-111. Nella serie dell’Annua- 500 rio statistico italiano, ove annualmente ven- nero pubblicati i dati sull’istruzione superio- re, quelli relativi a iscritti, laureati e diplo- 0 mati stranieri compaiono solo a partire dal 1932; in precedenza, nel triennio 1927-’30, 1908-091911-121912-131913-141914-151915-161916-171917-181918-191919-201920-211921-221926-271930-311931-321932-331933-341934-351935-361936-371937-381938-391939-401940-41 erano però stati introdotti i dati relativi alle frequenze italiane e straniere ai Corsi estivi di cultura e di lingua, tenuti sotto gli auspici dell’Istituto interuniversitario italiano. A co- sizione, la geografia dei grandi movimenti migratori tra ’800 e ’900, la prire parzialmente la lacuna provvedono le casistica delle minoranze oppresse e così via. Indagini statistiche sugli studenti delle Uni- versità italiane, compilate da Vincenzo Ca- Il fenomeno risulta anche statisticamente “sommerso” nel primo strilli e edite in «Bollettino ufficiale del Mini- quarantennio postunitario e comincia ad essere censito a partire dai stero dell’Istruzione pubblica», supplemento primi anni del Novecento, sia pure con sequenze incomplete di rileva- al n. 59 del 31 dicembre 1923, il volume del zioni2. Se è vero che la serie storica della statistica universitaria italiana MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE (MPI), DIREZIONE GENERALE DELLA STATISTICA (DGS), dall’unità in poi consente di ricostruire senza lacune, a partire dalle Statistica della popolazione scolastica delle fonti ufficiali, la consistenza della popolazione studentesca, va però det- università e degli istituti superiori, Roma, Li- to che i dati proposti sono assai grezzi e, tanto nel «Bollettino dell’istru- breria dello Stato, 1925 e la nuova serie de- zione pubblica» quanto nelle Statistiche dell’Istruzione superiore o nelle gli Annali di statistica, pubblicata dall’Istitu- to centrale di statistica. In particolare cfr. Statistiche intellettuali, nonché nei volumi dell’Annuario statistico ita- ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA DEL REGNO liano la presenza degli stranieri passa a lungo sotto silenzio, meritando D’ITALIA (ICS), Annali di Statistica. Statistica poi intermittenti indagini ad hoc e, per il resto, una trattazione rapida, dell’Istruzione Superiore nell’anno accademi- dai contenuti variabili3. Sia pure con qualche lacuna dal 1905-’6 alla se- co 1926-27, serie VI, vol. XIV, Roma, Tip. operaia romana, 1933, con dati retrospettivi conda guerra mondiale disponiamo del dato numerico complessivo sul- del 1913-’15, 1920-’22, 1926-’27, alle p. 143- le iscrizioni degli stranieri (tav. 1a), corredato della distinzione per ses- 45, 168-69, 315-67; ICS, Statistica dell’Istru- so e della distribuzione nei corsi di studio, ma quello più specifico della zione superiore per l’anno accademico 1931- loro articolazione per paese di provenienza è studiato solo nel sessen- 32 e notizie statistiche per gli anni accademi- ci dal 1927-28 al 1930-31, Statistiche intel- nio 1906/1911, poi nel 1931-’32 e nel 1932-’33, mentre nel 1926-’27, con- lettuali, vol. 11, Roma, Failli, 1936, p. 93-101, tando assieme gli studenti di aree contigue, ossia Russia, Polonia e 108 sgg.; ICS, Indagine sugli studenti inscrit- Paesi baltici, si rende il dato disomogeneo rispetto ai precedenti. Ana- ti nelle Università e negli Istituti superiori logamente è discontinua la rilevazione dei laureati e diplomati stranieri nell’anno accademico 1931-32, Statistiche in- tellettuali, vol. 13, Roma, Failli 1936, p. 16- in relazione alla loro provenienza e la serie regolare prodotta nel corso 18, 77-80, 202-13. Dopo quest’ultima indagi- degli anni Trenta dall’Istituto centrale di statistica ignora sistematica- ne non vennero più effettuate rilevazioni del mente questa informazione (tav. 1b). In più, a complicare la comparabi- genere sino al 1952-’53 e l’Annuario Statisti- lità dei dati disponibili provvedono altri elementi: così la mancata regi- co Italiano continuò a pubblicare anno per anno i dati forniti dal Ministero dell’educa- strazione dei fuori corso fino al 1925 approssima per difetto anche l’in- zione nazionale, omettendo però la distribu- cidenza degli studenti stranieri e la trasformazione di centri e istituti in zione degli stranieri per paese di provenien- facoltà e scuole, riconosciute e inserite nel reticolo universitario, vede za. Tutti i dati proposti nel presente lavoro inclusi nelle registrazioni successive studenti anche stranieri, che pri- sono estrapolati per i diversi anni da queste fonti, su cui si basano anche le elaborazioni ma non erano considerati universitari a pieno titolo. Del tutto mancanti, grafiche delle tav. 1a e 1b. infine, i dati sull’esenzione dal pagamento delle tasse, da cui sarebbe 140 Una peregrinatio academica in età contemporanea

Tavola 1b. Stranieri laureati e diplomati alle Università e agli Istituti superiori del Regno d’Italia.

700

600

500

400

300

200

100

0

1926-27 1929-30 1930-31 1931-32 1932-33 1933-34 1934-35 1935-36 1936-37 1937-38 1938-39 1939-40 1940-41

possibile dedurre i costi pagati dal sistema universitario ospite per le agevolazioni agli stranieri e, quindi, misurare l’investimento di risorse loro dedicato, nonché i dati sull’accesso agli esami di abilitazione pro- fessionale, che consentirebbero di valutare, a ciclo di studi concluso, il patrimonio di competenze prodottesi e ufficialmente riconosciute a questa categoria di utenti. Eppure, che si trattasse di un fenomeno interessante e progressiva- mente crescente era apparso chiaro sin dal 1913 a Carlo Francesco Ferraris, professore di diritto amministrativo e di scienza dell’ammini- strazione, membro del Consiglio superiore di statistica, ma anche e so- prattutto rettore dell’Università di Padova, ossia di un ateneo tradizio- nalmente connotato da un tasso di internazionalizzazione relativamente elevato, tanto da fargli occupare, nel prospetto statistico proprio allora da lui elaborato per mettere a fuoco la presenza degli studenti stranieri tra il 1905 e il 1912, il quarto e il secondo posto, su 28 sedi di università e scuole superiori del Regno, rispettivamente per le iscrizioni registra- te e le lauree e i diplomi rilasciati4. Ferraris riteneva che si potesse parlare al proposito di un rinnova- mento di quella migrazione studentesca verso il nostro paese «che fu vanto e gloria di alcune delle nostre università sul finire del Medio Evo e nei primi secoli dell’Età moderna» e concludeva con un aperto ap- prezzamento per le agevolazioni introdotte al riguardo e con un appello alla valorizzazione di una siffatta mobilità, funzionale, a suo avviso, a una vantaggiosa cooperazione scientifica internazionale5. Già nella sommaria analisi del Ferraris sui flussi studenteschi dal- l’estero si colgono alcune costanti di quella fenomenologia. Così vi è sottolineata la preferenza per atenei e scuole dell’Italia settentrionale – come Milano, Genova, Torino, Padova, che assorbivano il 54% delle iscrizioni (900 su 1654) straniere segnalate dal 1906 al 1912 e laureava- 4 MAIC, Annali di statistica, Statistica delle no e diplomavano il 46% degli studenti tra il 1905 e il 1911 –, e una dis- Università e degli Istituti superiori, p. LIV-LV. tribuzione disuguale, che optava nel centro-sud per sedi di antica tradi- 5 Ivi, p. LVIII. zione come Napoli e Roma, rispettivamente frequentate da 203 e 130 141 E. Signori

stranieri, ma ignorava per lo più il resto dell’offerta universitaria. Nelle scelte curriculari, l’orientamento al settore scientifico e tecnico, con il primato dell’afflusso alle scuole politecniche e subito dopo alle facoltà di medicina e chirurgia, costituiva un asse preferenziale costante nel tempo, anche se diversamente declinato in periodi successivi6. Pur non proponendosi di approfondire la casistica delle motivazioni che mettevano in moto i flussi analizzati, Ferraris non poteva non rile- vare nella geografia delle provenienze i contingenti più cospicui, sul to- tale delle presenze straniere, rappresentati dai sudditi di due grandi, secolari imperi europei, l’austro-ungarico e il russo7. La radice tutta po- litico-sociale e il contesto di tali correnti di mobilità, possiamo aggiun- gere, sono così da subito nettamente identificabili: le tensioni dei movi- menti nazionali e il vasto fermento rivoluzionario, che scuotevano nel decennio prebellico le basi dei sistemi imperiali asburgico e zarista, ambedue autocratici e multietnici, alimentavano anche nel ceto intellet- tuale, specie nei suoi segmenti giovanili e in formazione, spinte centri- fughe verso l’Europa occidentale. Gli studenti ne erano in parte prota- gonisti, talvolta come militanti di gruppi clandestini, forzati alla fuga e all’esilio – è il caso dell’emigrazione di studenti e studentesse russe che, negli anni degli attentati antizaristi e della prima fiammata rivolu- zionaria novecentesca, ritroviamo in Italia, con un’incidenza del 26% sul totale della popolazione studentesca straniera censita tra il 1906 e il 1911 –, talaltra, come i sudditi del governo asburgico (28,9%) che, spe- cie dalle Venezie, disertavano i centri di cultura superiore austriaci e optavano per atenei di lingua e cultura italiani, con una sottintesa con- testazione della chiusura alle identità nazionali praticata con intransi- genza dall’autorità imperiale. L’altra area di provenienza rilevata per la sua cospicua incidenza (13%) è quella extracontinentale americana, che rimanda a dinamiche di tutt’altro genere. Come sottolinea Ferraris, si tratta in questo caso di flussi di ritorno per giovani di famiglia italiana emigrata oltreoceano, specie in Argentina. Li possiamo leggere come il riflesso di una prosperità economica conseguita nella società d’adozio- ne e tradotta in possibilità di accesso all’istruzione superiore e, di con- seguenza, al mondo delle professioni, ma, al tempo stesso, come il do- cumento della vitalità di legami culturali e affettivi che ispirano gli emi- grati ad indirizzare al paese d’origine le nuove generazioni per la fase decisiva del loro percorso formativo. Le analisi ed elaborazioni di Ferraris rimasero un episodio isolato, benché nel maggio 1912 Alfredo Niceforo avesse proposto al Consiglio superiore di statistica la creazione di una sorta di anagrafe generale studentesca, costruita a partire da ciascun ateneo, con apposite schede individuali, atte a rilevare analiticamente, in 21 quesiti pertinenti ai più diversi aspetti dell’esperienza universitaria, la fisionomia socio-cultura- le, l’ambiente d’origine e i caratteri del percorso formativo di ciascuno8. Se attuata con rigore e continuità tale rilevazione avrebbe predisposto materiali e informazioni di grande interesse, ma l’iniziativa si arenò quasi subito, imitata, dopo la fondazione dell’Istituto centrale di statisti- ca, dalle sole indagini relative al 1926-’27 e al biennio 1930-’32. 6 Ivi, p. LIV-LVI. Se questo è il bilancio non particolarmente brillante delle fonti uffi- 7 Ivi, p. 100. ciali, un panorama disuguale, ma incoraggiante è offerto dalle fonti pe- 8 ALFREDO NICEFORO, Progetto di una statisti- riferiche, ossia dalle informazioni raccolte dalle singole sedi di univer- ca dell’istruzione superiore, in MAIC, Annali sità e scuole, pubblicate poi nei relativi annuari. Il punto di partenza è di Statistica, serie V, vol. 3, Atti del Consi- glio Superiore di Statistica, Sessione maggio costituito dai dossier individuali intestati dalle segreterie all’atto dell’i- 1912, Roma, Tip. Nazionale, 1912, p. 87-132. scrizione e conservati nell’archivio-studenti delle singole università, 142 Una peregrinatio academica in età contemporanea

che raccolgono dall’ammissione fino al congedo, all’abbandono o alla laurea e al diploma, tutti i documenti anagrafici, finanziari e scolastici inerenti ai diversi momenti della carriera universitaria. Di qui si estra- polano i dati editi negli annuari, nei quali, peraltro, a surrogare un’at- tenzione specifica per gli studenti stranieri che tarda a manifestarsi, provvedono gli elenchi nominativi di iscritti e uditori, laureati, diploma- ti e abilitati, il cui corredo di dati sulla paternità e sulla residenza ana- grafica consente di censire le presenze straniere, sia pure con approssi- mazione, sede per sede, talvolta dai primi decenni postunitari. Perché nelle pagine degli annuari s’incontrino i primi prospetti sta- tistici sulla articolazione per provenienza e corso di studi degli stranieri bisogna attendere tuttavia il dopoguerra e perché vi compaiano rego- larmente e con modalità standardizzate di presentazione bisogna giun- gere al 1935. È del 12 febbraio 1935, infatti, una circolare ministeriale, frutto di un’intesa con l’Istituto centrale di statistica, che, rendendo ob- bligatoria l’inserzione negli annuari di una serie di tabelle a schema prefissato, aprì la via alla pubblicazione di serie omogenee e compara- bili di dati sulla comunità accademica9. L’attenzione agli studenti stra- nieri, iscritti, laureati e diplomati, in corso e fuori corso, delle diverse aree di provenienza, vi era con ciò definitivamente acquisita. Esaurita la ricognizione sulle fonti centrali e periferiche del sistema universitario, ricostruiti i caratteri della cornice legislativa vigente in tema e i passaggi della sua evoluzione, un percorso di approfondimen- to per queste vicende di mobilità studentesca deve necessariamente dislocarsi in altri ambiti, istituzionali e non, esplicativi per il contesto d’origine e per quello d’adozione. Basti al proposito accennare all’inte- resse offerto dalle fonti poliziesche e ministeriali di carattere riservato, ossia alle relazioni e ai carteggi, che s’intrecciano tra il Ministero della pubblica istruzione, poi dell’educazione nazionale, e quelli dell’interno e degli affari esteri, ogni qual volta, e l’occasione è frequente, la pre- 9 Circolare n. 9. Notizie statistiche da inserire senza degli studenti stranieri, il loro afflusso o esodo, vengano indivi- negli Annuari universitari, Roma, 12 feb- duati come rilevanti ai fini della sicurezza e dell’ordine e collegati a po- braio 1935, in MINISTERO DELL’EDUCAZIONE NAZIONALE (MEN), Raccolta delle leggi, dei tenziali dinamiche politiche destabilizzanti da controllare e disinnesca- decreti, dei regolamenti e delle circolari sulla re, oppure a problematiche internazionali, talvolta col coinvolgimento istruzione superiore dall’anno 1933 al 1938, di ambasciate e consolati, italiani e stranieri. Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1939, p. 1093 e sgg. Le dieci tavole accluse come Infine, uno spazio va riservato alla documentazione di associazioni schema obbligato per i prospetti statistici ri- studentesche, gruppi e istituzioni assistenziali, – tra le due guerre è guardano il corpo docente e non docente, la d’obbligo il rimando ai Gruppi universitari fascisti, luogo di aggregazio- popolazione studentesca, col recupero dei ne tendenzialmente monopolistico delle diverse realtà studentesche, dati dell’ultimo quinquennio, la “produttivi- 10 tà”, misurata attraverso l’esito degli esami di nelle quali si tenta anche l’integrazione degli stranieri –, nonché alle profitto, laurea e diploma, il quadro delle fonti soggettive e autobiografiche degli studenti stessi, che, come sem- tasse e sopratasse riscosse, la Cassa scola- pre, offrono testimonianze preziose su percorsi e ambienti, relazioni e stica, l’Opera universitaria. Purtroppo nel condizioni di vita e di studio, difficilmente descritte altrove. prospetto della dispensa tasse si rileva solo il numero delle concessioni previste dalla legge a favore delle famiglie numerose e si contano insieme tutte le altre, ove indistinte Dall’Europa medio-orientale alle università del Regno: i protagoni- figurano le agevolazioni per gli studenti stra- sti della mobilità studentesca negli anni Trenta nieri. Di tutti questi prospetti il Ministero chiedeva 5 estratti da inviarsi ogni anno a cura di ciascuna sede. Proprio dall’incrocio delle fonti di diversa tipologia, qui sommariamen- 10 Sul funzionamento dell’Ufficio Stranieri te richiamate, è scaturita la rilevanza dei flussi studenteschi dall’Euro- del Guf si leggono notizie interessanti e epi- pa medio-orientale, cui queste pagine sono dedicate e che costituisco- sodi relativi agli studenti tedeschi in KLAUS no un capitolo mal noto della storia delle università italiane tra le due VOIGT, Il rifugio precario. Gli esuli in Italia dal 1933 al 1945, I, Firenze, La Nuova Italia, guerre, solo tangenzialmente lumeggiato nella bella indagine di Klaus 1993, p. 223-4. Voigt sul «rifugio precario» degli esuli tedeschi nell’Italia fascista. 143 E. Signori

Uno sguardo alla consistenza e alla mappa della mobilità studente- sca verso l’Italia per le poche annate, per le quali disponiamo dei dati analitici e complessivi di fonte ministeriale, coglie subito alcuni feno- meni quasi macroscopici, sin qui poco valorizzati dagli studi. Anzitutto a mutare è il tasso di internazionalizzazione delle università italiane, che si triplica tra il 1911-’12 e il 1926-’27, passando l’incidenza degli stranieri sul totale della popolazione studentesca dall’1,7 al 5,1%. Come in altri ambiti della storia dell’Europa contemporanea anche su questo terreno la prima guerra mondiale sembra funzionare da spartiacque: la presenza degli stranieri è divenuta un fenomeno chiaramente percepi- bile, specie in alcune città universitarie – come a Padova dove 13 stu- denti su 100 non sono italiani –, con conseguenze di ordine economico e sociale, di costume e di “clima” accademico certo non irrilevanti. Ina- riditesi alcune correnti di flusso studentesco prebellico e apertesene di nuove, il mosaico della comunità studentesca ha inoltre accolto nuove componenti che, nel bilancio complessivo, sono passate dall’essere del tutto assenti o insignificanti a una posizione di primato relativo sulle al- tre componenti. Un confronto tra il 1911/’12 e il 1926/’27, conferma, certo, anche alcune costanti, ad esempio a proposito del modesto, ma persistente flusso dalla Svizzera, donde, per tradizione culturale e linguistica con- solidata, molti giovani dei cantoni italofoni vengono agli atenei italiani, e in particolare lombardi, considerati la loro sede naturale di formazio- ne professionale. Allo stesso modo è in linea col passato prebellico l’af- flusso dalle Americhe, che nel 1926/’27 costituisce il 9% della presenza straniera, sommandosi i più cospicui contingenti provenienti dal Brasi- le, dall’Argentina e dall’America Latina in genere – pari al 6% –, con quelli statunitensi. Il capitolo storico della grande migrazione di massa, che la legislazione selettiva adottata negli Stati Uniti e la politica antie- migratoria del regime fascista, stavano gradualmente chiudendo, conti- nua ad alimentare flussi di ritorno per tutti gli anni Trenta, con punte elevate di incidenza – il 20% nel 1930-’31 – e talvolta un rovesciato rap- porto di composizione interna, tra sudamericani e statunitensi – rispet- tivamente al 7% e 13% del totale, sempre nel 1930/’31. Ma la novità più vistosa è senz’altro costituita dall’incidenza dei flussi provenienti dall’Europa mediorientale e, in particolare, da Roma- nia, Ungheria, Polonia, Bulgaria, nonché dai paesi baltici, aree di pro- venienza inconsuete per il passato. Per il 1926/’27 non disponiamo dei dati disaggregati della Polonia, i cui studenti sono contati assieme a quelli d’origine russa, presumibilmente minoritari, e a quelli dei paesi baltici, per un’incidenza complessiva del 18%. Sommando però insieme le presenze di questo primo gruppo composito con i contingenti rome- no, al primo posto per numero di iscrizioni, ungherese e bulgaro, si tocca con mano il protagonismo di queste correnti di flusso, pari al 63% della popolazione studentesca straniera in Italia. Il dato, benché depu- rato nel 1931/’32 della componente russa assai modesta (1,4%) e di quella baltica (3,4%), si conferma anzi in quell’anno in crescita di 4 pun- ti percentuali e, tra i paesi citati, Romania, Ungheria e Polonia staccano nettamente per densità di presenze la Bulgaria, passata nelle due anna- te considerate dal 9 al 6% del suo peso specifico relativo. Il dato della presenza europea medio-orientale si apprezza meglio pensando all’ipo- tetico confluire di tutti e soli i 786 studenti polacchi, romeni e unghere- si, che risultano iscritti alle università e istituti superiori nel 1931-’32, in un immaginario unico nuovo ateneo: la comunità studentesca così rac-

144 Una peregrinatio academica in età contemporanea colta risulterebbe di poco superiore a quelle fuse insieme delle univer- sità libere di Milano (Cattolica), Camerino, Urbino e Firenze (Cesare Alfieri) oppure a quelle di Parma e Sassari sommate, sarebbe di poco inferiore a quella di Messina o a quella Pisa e, insomma, basterebbe a identificare un ateneo di rispettabile dimensione. Per quanto riguarda l’indirizzo degli studi, il corso di laurea in medi- cina e chirurgia assorbe 43 su 100 iscrizioni di studenti stranieri nel 1926/’27, incrementate fino a 59 su 100 nel 1931/’32: benché tali facoltà siano da tempo tra le più frequentate e seconde per affluenza complessi- va solo a quelle di giurisprudenza, la forte dilatazione delle iscrizioni di stranieri rende questi ultimi una componente nettamente percepibile nel complesso degli studenti-medici, con un’incidenza che oscilla intor- no al 10%. L’ordine di preferenza (vedi tav. 2) consolida la maggiore at- trattiva del comparto scientifico, e oltre la medicina, vede optare per gli studi di matematica, fisica, chimica e scienze naturali, per l’ingegneria, per le discipline economiche e commerciali. In genere la regolarità de- gli studi è più diffusa tra gli stranieri che non tra gli italiani e nel 1926/’27 gli studenti fuori corso italiani incidono sul totale degli iscritti italiani in ragione più che doppia del dato corrispondente per gli stranie- ri (il 18% contro il 7,5). Scomponendo per sesso il dato complessivo del- le iscrizioni straniere, vi si coglie una spiccata propensione anche fem- minile per gli studi medici, ma, nel contempo, una femminilizzazione in generale più contenuta che non tra i colleghi italiani, l’incidenza delle studentesse straniere attestandosi al 9,5% contro il dato corrispondente delle italiane, ormai ascese nella comunità studentesca al 18%.

Tavola 2. Scelte curricolari degli studenti stranieri nelle Università e Istituti superiori del Regno d’Italia (dati %). Facoltà, scuole e istituti 1926-’27 1931-’32 Giurisprudenza 5,7 5 Scienze politiche 1,8 1 Lettere e filosofia 3,1 2,1 Medicina e chirurgia 43,7 59 Farmacia 5,9 3,6 Scienze mat. fis. nat. 11,2 6,7 Scienze statistiche 0 0 Ingegneria 11,3 7,2 Architettura 1,1 1,6 Agraria 2 1,7 Medicina veterinaria 2,2 3,7 Scienze econ. comm. 11,6 7,9 Magistero 0,1 0,2 Istituto orientale 0 0,1 Istituto sup. navale 0,3 0,1

La distribuzione nelle diverse sedi universitarie seleziona gli atenei e le città di media dimensione e, come per il passato, l’Italia settentrio- nale più che la centrale, trascurando quasi completamente il Mezzo- giorno e le isole. Fatta eccezione per Roma, la cui capacità di attrazione conta su molteplici fattori e, in particolare, sul suo costituirsi come po- lo principale per gli studi storico-artistici e antichistici, e per Napoli, cit- tà medie e medio-piccole come Modena, che vanta col 23% la più eleva- ta internazionalizzazione della sua popolazione studentesca, ma anche

145 E. Signori

Pisa o Pavia contano su un afflusso di studenti stranieri proporzional- mente intenso. Tale orientamento presenta caratteri di novità, specie se confrontato alle scelte corrispondenti di epoca prebellica: nel 1911- ’12 preferite erano piuttosto le grandi città, come Torino, Napoli e Mila- no, che insieme raccoglievano il 50,6% degli stranieri iscritti. Padova, invece, che, tanto nel 1926 che nel 1931, contava le punte più cospicue di presenza straniera, nel 1911 veniva appena al quinto posto. L’analisi disaggregata per sede universitaria mostra inoltre il consolidarsi nel tempo di precise “abitudini” di mobilità nei diversi gruppi di studenti stranieri: se gli albanesi preferibilmente si iscrivono a Firenze, a Bolo- gna e a Roma, gli statunitensi a Roma e a Napoli, i greci a Padova, nel 1931-’32 la componente, che abbiamo chiamato europea medio-orienta- le, ossia polacca, ungherese e romena, si raccoglie per lo più a Padova e Bologna, con opzioni romene anche per Modena. Per il resto del decennio l’indagine statistica ufficiale trascura, co- me s’è detto, l’articolazione per paese di provenienza degli studenti stranieri e rende impossibile seguire il trend dei fenomeni considerati nell’insieme del sistema universitario del Regno. L’analisi deve dunque necessariamente frantumarsi nella casistica delle diverse sedi universi- tarie e gli andamenti qui proposti – alle tavole 3 e 4 – sono appunto fon- dati sui dati pubblicati negli annuari di alcune sedi ritenute significati- ve, ossia Milano, Bologna, Padova, Torino, Pisa e Pavia. La lacunosità della rilevazione in qualche caso – per Torino, ad esempio –, impedisce di tracciare l’evoluzione complessiva nel decennio, ma consente tutta- via di identificare in anni specifici la composizione della popolazione studentesca. Meno agevole, e qui pertanto trascurata, è la messa a fuo- co dei risultati del percorso di studio. Dei laureati e diplomati stranieri viene pubblicato, infatti, negli annuari il numero complessivo, ma, di nuovo, non la distinzione per gruppo nazionale, che andrebbe rico- struita attraverso lo spoglio degli elenchi nominativi e, per ora, può es- sere solo sfiorata con osservazioni su casi specifici. L’elaborazione grafica proposta mira ad evidenziare alcuni fenome- ni specifici: a) l’incidenza particolarmente significativa delle tre compo- nenti polacca, ungherese e romena sul complesso della popolazione studentesca straniera; b) l’andamento sincronico dei flussi considerati; c) la cospicua presenza dei tre gruppi di provenienza all’interno delle facoltà medico-chirurgiche, confermate come corsi di studio a più alto tasso di internazionalizzazione. In tutti gli atenei presi in esame la presenza straniera nel suo com- plesso e quella europea medio-orientale in modo particolare conoscono nel decennio 1930-’40 dapprima un incremento, fino a toccare in anni diversi un punto di massima – nel 1931-’32 a Padova, nel ’34-’35 a Mila- no, Pavia e Bologna, nel ’37-’38 a Pisa –, poi una riduzione, che è in qualche caso un vistoso crollo, per assestarsi quindi su livelli di molto ridimensionati, nei quali da ultimo le componenti polacca, ungherese e romena sono azzerate. Nel 1934-’35 sono 825 gli studenti dei tre gruppi considerati, che risultano iscritti alle 5 università sopracitate, nel 1940- 41 se ne contano 29 in tutto. È questo un trend che si conferma anche nel sistema universitario nel suo insieme (tav. 1a): anche qui la presen- za degli studenti stranieri disegna una linea ascendente e tocca nel 1933-’34 il suo acme con 2932 iscrizioni complessivamente registrate nel Regno, anche qui subisce una drastica contrazione nel 1938-’39, scendendo a quota 1695, con una perdita netta di oltre un terzo, conti- nua a ridursi l’anno successivo e tocca con 1354 iscritti il punto di mini-

146 Una peregrinatio academica in età contemporanea

Tavola 3a

UNIVERSITA' DI MILANO STUDENTI STRANIERI 250

200

Germania 150 Polonia Romania

iscritti Ungheria 100 Totale

50

0

1930-'31 1931-'32 1932-'33 1933-'34 1934-'35 1935-'36 1936-'37 1937-'38 1938-'39 1939-'40 1940-'41 anni accademici

STRANIERI ISCRITTI 1936-'37

apolide extra Eur. Germania

altre Eur.

Armenia

Polonia

Svizzera

Ungheria Romania

ma del decennio, assestandosi poi all’inizio degli anni Quaranta a un li- vello inferiore di oltre 600 unità alla media annuale delle iscrizioni con- tate tra il 1930 e il 1940. Nelle elaborazioni grafiche proposte si è considerata anche la Ger- mania come area di provenienza, al fine di confrontarla con l’andamen- to dei gruppi polacco, romeno e ungherese. Benché considerevolmen- te distanziata dal punto di vista quantitativo, la presenza degli studenti tedeschi, in precedenza insignificante nel sistema universitario del Re- gno – nel 1931-’32 erano 26 in tutto su 1879 stranieri, ossia l’1,3% –, ini- zia a farsi sensibile simultaneamente all’avvento del nazismo al gover- no, nel 1933, e segue poi, nel resto del decennio, l’ascesa e la rapida contrazione del trend segnalata per gli altri gruppi europei medio-orien- tali, rimandando a una genesi motivazionale analoga11. Le tavole dedicate alla facoltà di Medicina (tav. 4a, b, c, d), infine, 11 Per un’analitica ricostruzione delle vicen- rappresentano con evidenza il protagonismo degli studenti polacchi, de dell’emigrazione tedesca, esclusa da que- romeni e ungheresi nell’affluenza dall’estero a questo percorso di studi ste pagine, rimando a KLAUS VOIGT, Il rifugio precario. Gli esuli in Italia dal 1933 al 1945, e ne segnalano in anni-chiave l’incidenza crescente e poi la brusca I e II. scomparsa. 147 E. Signori

Tavola 3b

UNIVERSITA' DI BOLOGNA STUDENTI STRANIERI

800

700

600 Germania 500 Polonia

400 Romania iscritti 300 Ungheria

200 Totale

100

0

1930-'31 1931-'32 1932-'33 1933-'34 1934-'35 1935-'36 1936-'37 1937-'38 1938-'39 1939-'40 1940-'41

anni accademici

STRANIERI ISCRITTI 1935-'36

extra Eur. Germania U.S.A.

altre Eur. Polonia

Lettonia Grecia

Ungheria

Romania

La discriminazione antiebraica e le dinamiche centrifughe della popolazione studentesca dai contesti d’origine

Come s’è detto, la mappa delle provenienze studentesche dall’estero ri- flette un ventaglio mutevole di situazioni nazionali e internazionali, di problematiche storico-culturali, economiche e politiche, che vanno ad una ad una decifrate e contestualizzate. Al proposito può rivelarsi profi- cuo il ricorso ai modelli euristici adottati dalla storiografia dell’emigra- zione tout court, ossia, da un lato, allo schema “push/pull”, che legge i flussi di popolazione come moti compositi, risultanti dall’effetto di forze espulsive attivatesi nel paese d’origine e di forze attrattive simultanea- mente operanti nel paese d’adozione, dall’altro, per quanto attiene alla comprensione delle modalità decisionali, al funzionamento delle cosid- dette catene migratorie, che, saldandosi alle reti dell’amicizia, della pa- rentela, del vicinato e grazie all’accumulo di esperienze maturate da elementi provenienti da quei circuiti relazionali, creano precise “abitu- dini” migratorie, lungo selezionati itinerari, nelle quali si incanalano flussi persistenti, dalla stessa area di partenza a una medesima meta.

148 Una peregrinatio academica in età contemporanea

Tavola 3c

UNIVERSITA' DI PADOVA STUDENTI STRANIERI

350

300

250 Germania Polonia 200 Romania iscritti

150 Ungheria Totale 100

50

0 1929- 1930- 1931- 1932- 1933- 1934- 1935- 1936- 1937- 1938- 1939- 1940- '30 '31 '32 '33 '34 '35 '36 '37 '38 '39 '40 '41

anni accademici

STRANIERI ISCRITTI 1933-'34

extra Eur. Germania altre Eur. Armenia Albania Polonia

Ungheria

Romania

Le due chiavi di lettura risultano alquanto complementari, la seconda compensando e integrando il carattere tendenzialmente astratto e mec- canicistico della prima. Alla luce di tali suggestioni metodologiche l’analisi dei contesti so- cio-politici dell’Europa medio-orientale e di quello dell’Italia fascista co- stituisce il punto di passaggio obbligato per una corretta comprensione della vicenda di mobilità intellettuale qui considerata. Proprio la lettura comparata della storia polacca, ungherese e ro- mena tra le due guerre fa emergere come significativo denominatore comune un diffuso processo di radicalizzazione antisemita12, variamen- te scandito nel tempo, ma simile nella sostanza, che può ragionevol- 12 EZRA MENDELSOHN, Gli ebrei dell’Europa orientale tra le due guerre mondiali, ne La le- mente essere collocato al centro del quadro causale della casistica mi- gislazione antiebraica in Italia e in Europa. gratoria studentesca. Atti del Convegno nel cinquantenario delle Profondamente intrecciato alle costruzioni giuridiche, al costume e leggi razziali, Roma, Camera dei Deputati, alla cultura dominante di tutta l’Europa orientale e centro-orientale 1989, p. 343-53 e ID., The Yews of East Cen- tral Europe Between the World Wars, Bloo- d’ante-guerra, Russia inclusa, l’antisemitismo ricomparve corroborato mington, Indiana University Press, 1983. negli stati di nuova formazione dell’assetto geopolitico deciso a Versail- 149 E. Signori

Tavola 3d

UNIVERSITA' DI PISA STUDENTI STRANIERI

350

300

250 Germania 200 Polonia Romania

iscritti 150 Ungheria Totale

100

50

0

1931-'32 1932-'33 1933-'34 1934-'35 1935-'36 1936-'37 1937-'38 1938-'39 1939-'40 1940-'41 anni accademici

STRANIERI ISCRITTI 1936-37

extra Eur. Germania

altre Eur.

Lettonia

Lituania

Ungheria

Romania

Polonia

les, in combinazioni cangianti con un nazionalismo frustrato e aggres- sivo e sullo sfondo di situazioni di tensione socio-economica e di insta- bilità politica, peculiari del dopoguerra e riacutizzate nel corso degli an- ni Trenta. La fenomenologia della discriminazione antiebraica, fatta di prassi informale e di precise elaborazioni normative, ne risultò ovun- que inasprita e a fare da precoce segnale d’allarme di tale processo in fieri fu spesso la politica di ridimensionamento, voluta a scapito della componente ebraica, nel mondo delle professioni liberali e della cultu- ra, proprio a partire dall’accesso ostacolato, limitato, negato all’istruzio- ne universitaria. Recenti messe a punto storiografiche, opportunamen- te dislocate su realtà istituzionali e politiche coeve, convergenti temati- camente sul nodo della legislazione antiebraica, hanno dimostrato co- me non regga lo stereotipo di un antisemitismo nazista, che abbia fun- 13 Mi riferisco in particolare alle risultanze zionato da esclusiva matrice ideale e da condizionante modello operati- del convegno internazionale di studi Antise- vo per le politiche discriminatorie adottate nel resto d’Europa nel corso mitismo in Europa negli anni Trenta: legisla- degli anni Trenta: semmai esso operò sul finire del decennio come un zioni a confronto, tenutosi a Milano 18-20 no- vembre 1998, i cui atti non sono ancora ap- fattore di accelerazione nei confronti di tendenze talvolta nettamente parsi a stampa. delineatesi ancor prima del decollo nazista13. È il caso della Polonia, 150 Una peregrinatio academica in età contemporanea

Tavola 3e

UNIVERSITA' DI PAVIA STUDENTI STRANIERI

100 90 80 70 Germania 60 Polonia 50 Romania Ungheria iscritti 40 30 Totale 20 10 0

1930-'31 1931-'32 1932-'33 1933-'34 1934-'35 1935-'36 1936-'37 1937-'38 1938-'39 1939-'40

anni accademici

STRANIERI ISCRITTI 1934-'35

Germania extra Eur.

Polonia

altre Eur.

Armenia

Svizzera Romania Ungheria

ove malgrado il riconoscimento dei diritti delle minoranze sancito dalla costituzione del marzo 1921, i provvedimenti restrittivi, ereditati dal di- ritto pubblico vigente all’epoca del dominio russo, vennero abrogati dieci anni più tardi e contro i tre milioni di cittadini ebrei polacchi tor- narono a verificarsi, specie dopo la morte di Pilsudski e lo slittamento verso destra degli equilibri politici, manifestazioni di ostilità, di boicot- taggio e di violenza fisica, che costituirono altrettanti impulsi per movi- menti migratori ebraici, per altro fattivamente promossi dal governo14. Se è vero che la situazione precipitò solo dopo la Conferenza di Mona- co, fu sin dalla metà degli anni Trenta che, con ostacoli amministrativi all’ottenimento della cittadinanza, con i pogroms, coi bench-ghetto, ossia con la creazione nelle aule universitarie di spazi separati per gli studen- ti ebrei, con i tumulti universitari antiebraici si avviò un nuovo corso antisemita non più abbandonato. Certo in Polonia non si introdusse per legge il numerus clausus 14 Jolanta Zyndul ne ha riferito al citato con- che, fissando un rapporto di proporzionalità rigida tra l’incidenza ebrai- vegno di studi con la relazione dedicata a Lo status giuridico degli ebrei in Polonia tra le ca sul totale della popolazione e la relativa componente studentesca, guerre. era stato adottato invece in Ungheria già nel 1920, al fine di ridurre 151 E. Signori

Tavola 4a. Università di Bologna, Facoltà di Medicina, Studenti stranieri iscritti.

700

600

500 Altri stranieri 400 Ungheria Romania 300 Polonia

numero iscritti Germania 200

100

0 1933-'34 1935-'36 1938-'39 1940-'41 anni accademici

Tavola 4b. Università di Padova, Facoltà di Medicina, Studenti stranieri iscritti.

250

200

150 Altri stranieri Ungheria Romania 100 Polonia Germania numero iscritti

50

0 1930-'31 1933-'34 1935-'36 1938-'39

anni accademici

drasticamente l’accesso degli ebrei all’istruzione superiore15. In en- trambi i paesi, peraltro, la politica antisemita fu il risultato di un com- battuto confronto tra movimenti di destra moderati e estremisti, in- fluenzato in Ungheria dalle pulsioni dell’antibolscevismo e in Polonia dal larvato avallo della Chiesa cattolica. L’Ungheria, luogo sperimenta- le nell’ante-guerra di un’alleanza magiaro-ebraica in funzione moder- nizzante e liberale, dopo il trauma della sconfitta divenne teatro di un nazionalismo esasperato: «antesignana tra i paesi dell’Europa orientale nella legislazione antiebraica» fu anche il contesto della più sollecita omologazione al modello tedesco, con leggi discriminatorie varate nel 1938 e 1939, che restano le vere pietre miliari del destino di insicurez- 15 Tamas Stark se ne è occupato nella rela- za, ormai segnato in quegli anni per gli ebrei dell’Europa centrale e zione, Anti-jewish Legislation in Hungary in orientale16. the period between 1920 and 1944, nel sopra- citato convegno. La situazione romena appare per molti versi analoga: anche qui l’e- 16 MENDELSOHN, Gli ebrei dell’Europa orien- mancipazione formale degli ebrei, introdotta con la costituzione del tale, p. 350. 1923, non liquidò la persistente influenza di pressioni antisemite, raf- 152 Una peregrinatio academica in età contemporanea

Tavola 4c. Università di Torino, Facoltà di Medicina, Studenti stranieri iscritti.

80

70

60

50 altri stranieri Ungheria 40 Romania Polonia 30 Germania numero iscritti

20

10

0 1934-'35 1937-'38 1939-'40 anni accademici

Tavola 4d. Università di Pisa, Facoltà di Medicina, Studenti stranieri iscritti.

160

140

120

100 altri stranieri Ungheria 80 Romania numero iscritti 60 Polonia Germania 40

20

0 1931-'32 1935-'36 1938-'39 anni accademici

forzatesi in concomitanza all’aumento esponenziale della comunità ebraica nazionale, triplicata nel 1918 – da 200.000 a 700.000 unità circa – in seguito all’annessione della Bessarabia, della Transilvania e della Bucovina. Bisogna giungere all’avvento del regime autoritario di re Ka- rol II, perché tale clima di «antisemitismo moderato» si converta, tra il 1938 e il 1940, in un’organica impostazione di «antisemitismo di stato» con tanto di numerus clausus imposto in ogni ordine e grado di scuole, ma, già negli anni precedenti, il radicalizzarsi del nazionalismo, con i segnali di una «programmatica romenizzazione forzata della società» e l’emergere di aggressivi estremismi di destra – le Guardie di ferro –

17 Sul tema LYA BENJAMIN, Evreii din Româ- avevano reso tale contesto politico assai poco rassicurante per i cittadi- nia între anii 1940-1944, Bucuresti, Hase- ni ebrei17. fer, 1993, cui l’autrice fa riferimento nella re- Le motivazioni della mobilità studentesca polacca, ungherese, ro- lazione Nazionalismo e antisemitismo nella mena verso occidente e, in particolare, verso l’Italia possono non coin- legislazione del regime autoritario di Re Car- lo II della Romania, presentata al sopracita- cidere sempre e per tutti con questo quadro di rinnovata ostilità antise- to convegno. mita, ma l’ipotesi della loro connessione con una “questione ebraica”, 153 E. Signori che, elemento di longue durée nelle società dell’Europa orientale, era tornata d’attualità tra le due guerre, pare in generale assai persuasiva. Sia pure a prezzo di uno strappo dal paese d’origine e, talvolta, di gravi sacrifici economici, gli studenti venuti in Italia cercavano di lasciarsi al- le spalle una situazione giuridica di crescente precarietà e di discrimi- nazione, rappresentando per le loro famiglie una proiezione verso un futuro professionale in patria interdetto e una potenziale via d’uscita dalle vessazioni. In Italia avrebbero trovato solo una provvisoria rispo- sta alle loro esigenze, sperimentando una effimera politica di apertura, destinata a un brusco revirement nell’estate del 1938.

Dall’agevolazione alla discriminazione. La politica italiana verso gli studenti stranieri

Nell’Italia fascista, nel quadro istituzionale di una dittatura, che predi- cava la sua proiezione imperialistica e praticava, o cercava di praticare, un’ambiziosa politica di potenza, la geografia delle provenienze studen- tesche dall’estero, rispecchiò anche, in qualche caso, la mappa degli obiettivi della politica estera, perseguendosi talvolta con gli strumenti della politica culturale, ossia tramite accordi bilaterali e unilaterali, age- volazioni e borse di studio, il fine di avvicinare all’Italia la gioventù in- tellettuale di altri paesi, predisponendo nel tempo una base di recipro- ca intesa e collaborazione. È questo il caso degli studenti albanesi, la cui presenza è una costante nelle università del Regno sino e oltre l’an- nessione dell’Albania all’Italia. Di altri accordi di collaborazione e scambio si ha notizia – ad esem- pio nel caso di Pavia – nei confronti di università romene, bulgare e un- gheresi, almeno sino ai primi anni Trenta, iniziative inscrivibili proba- bilmente nella fase “revisionistica” della politica estera fascista, allor- quando si guardò all’Europa orientale come a un’area di potenziale in- fluenza, nella quale, sfruttando le frustrazioni per l’assetto post-Versail- les, si potesse magari recitare un ruolo egemonico, subentrando alla Francia. Alle finalità della promozione internazionale degli scambi culturali provvedeva inoltre un’istituzione creata ad hoc nel 1926, l’Istituto inte- runiversitario italiano, trasformato in ente morale dal 1928 e retto da un consiglio a lungo presieduto da Giovanni Gentile. Tra i settori d’in- tervento dell’Istituto, cui i singoli atenei avevano facoltà di associarsi con il pagamento di una quota annuale – di 300 lire, aumentata nel 1931 a 1000 –, figura lo sviluppo della cultura scientifica italiana e la sua dif- fusione all’estero, l’impulso alla conoscenza e alla valorizzazione del si- stema universitario nazionale, nonché sul piano pratico l’organizzazio- ne dei corsi di lingua e cultura italiana per gli studenti stranieri, il varo di iniziative di assistenza a loro vantaggio, la progettazione di scambi di docenti e studenti tra università italiane e straniere, il conferimento di premi. Dal 1933, tuttavia, l’Istituto mutò assetto interno e, liquidata l’as- semblea dei delegati che annualmente provvedeva ad eleggere il consi- glio direttivo, fu riorganizzato in senso centralistico e burocratico: po- sto alle dirette dipendenze dei Ministeri dell’educazione nazionale e de- gli affari esteri, ebbe un consiglio tutto di funzionari nominati dall’alto. Quanto c’era di sperimentale e creativo nell’attività dell’Istituto ai suoi inizi venne così più rigidamente disciplinato e l’assorbimento di tali ini- ziative nel quadro progettuale della politica culturale del regime all’e-

154 Una peregrinatio academica in età contemporanea

stero fu completato nel 1938 con lo scioglimento dell’Istituto e il pas- saggio delle consegne al neonato Istituto nazionale per le relazioni cul- turali con l’estero, gestito in collaborazione dai ministeri sopracitati, cui si aggiunsero quello delle Corporazioni e quello della Cultura popo- lare18. In linea generale, la cornice normativa vigente per l’accesso alle università degli studenti stranieri era del tutto favorevole: ad essi era ri- conosciuta, sin dall’ottobre 1926, la dispensa dal pagamento di metà delle tasse e sopratasse scolastiche universitarie, ossia un considerevo- le sgravio economico, che, ad esempio nel caso di uno studente del corso di laurea in medicina, uno tra i più costosi, riduceva di 150 lire l’onere dell’immatricolazione, e di 400 lire quello dell’iscrizione19. Tale agevolazione era estesa all’intero ammontare della spesa per gli stu- denti dalmati, dell’isola di Veglia o della provincia di Zara, la cui italiani- tà il governo italiano si studiava in tal modo di promuovere e vitaliz- zare20. Per l’ammissione ai diversi corsi di laurea erano considerati validi i titoli di studio medi conseguiti all’estero e indicati in un elenco appro- vato, in caso diverso, era d’obbligo il ricorso al ministro della pubblica istruzione, e dal 1931 dell’educazione nazionale, che avrebbe delibera- to caso per caso, sentito il parere delle autorità accademiche e quello del Consiglio superiore21. Questa procedura, inizialmente piuttosto snella, subì un lento ma inesorabile processo di complicazione burocra- tica, che può essere letto come il sintomo di un approccio più cauteloso e di una intenzione, via via più esplicita, di controllare e filtrare il flusso studentesco in entrata. Nel 1933 una circolare e un’ordinanza ministeriale disposero che la legalizzazione dei titoli di studio conseguiti all’estero e presentati per l’ammissione alle università italiane dovesse essere effettuata dalle rap- presentanze diplomatiche italiane del paese relativo e contestualmente corredata «delle necessarie informazioni e del parere sulla opportuni- tà, dal punto di vista politico, di concedere il riconoscimento ovvero l’ammissione». Non solo. Nella stessa circolare si precisava che

18 Cfr. Statuto dell’Istituto interuniversitario l’esperienza ha dimostrato come i risultati della nostra propaganda non fosse- italiano, approvato con R. decreto 28 mag- ro quali era lecito attendersi, in quanto la grande maggioranza degli stranieri gio 1931, n. 808, Statuto dell’Istituto interuni- che vengono a compiere nel Regno gli studi superiori è costituita da giovani versitario italiano, approvato con R. decreto 16 ottobre 1934, n. 2187 e R. decreto legge dotati di scarsissimi mezzi finanziari, attirati solo dal miraggio delle borse di 27 gennaio 1938, n. 48, Costituzione dell’Isti- studio e degli altri benefici o da giovani che, per ragioni d’indole politica, non tuto nazionale per le relazioni culturali con possono frequentare l’Università nel paese d’origine. Data l’urgenza […] di l’estero. evitare l’afflusso nel Regno di studenti sforniti quasi completamente di mezzi 19 Cfr. R. decreto legge 27 ottobre 1926, n. di sussistenza, viene disposto che gli studenti di cittadinanza straniera, i quali 1933 e successive integrazioni. L’ammontare beneficiano della dispensa parziale delle tasse e sopratasse universitarie, prov- delle tasse e sopratasse si deduce dalla ta- vedano al pagamento della quota da loro dovuta, all’atto dell’immatricolazione bella H del Testo unico delle leggi sull’istru- o iscrizione, senza giovarsi della facoltà di ripartirla in rate22. zione superiore, approvata con R. decreto 31 agosto 1933, n. 1592. 20 Ivi, vedi art. 156. Tale procedura venne più volte ribadita, con richiami perentori a 21 Cfr. Regio decreto legge 3 luglio 1930 n. un’osservanza, evidentemente non rigorosa da parte dei singoli atenei: 1176, artt. 16 e 17, ripresi nel Testo unico le domande di ammissione non potevano più essere inoltrate diretta- delle leggi sull’istruzione superiore all’art. mente alle università, ma vagliate preliminarmente dalle regie rappre- 147. sentanze all’estero o direttamente dal Ministero degli esteri23. Il vaglio 22 Circolare 20 novembre 1933 n. 18596, Am- prescritto assunse poi la forma del rilascio di un apposito «nulla osta missione studenti stranieri, Riconoscimento di titoli accademici esteri, e ordinanza 18 no- politico», non solo divenuto indispensabile per l’ammissione, ma riven- vembre 1933. dicato poi dallo stesso Ministero che, dal 2 aprile 1938, ne avocò «sem- 23 Circolare 29 novembre 1937, n. 4328. pre ed esclusivamente» la competenza, «tenute presenti – così recita la 155 E. Signori

circolare relativa – le esigenze determinate dalle necessità di un contin- gentamento del numero complessivo degli stranieri che possano esse- re annualmente accolti nei nostri atenei»24. Ancor prima che leggi antiebraiche dell’estate del 1938 drastica- mente mutassero le norme vigenti, l’apertura liberale degli anni Venti risultava in tal modo considerevolmente rivista e acquisito il principio che il Ministero degli esteri fosse arbitro esclusivo, sulla base del crite- rio di indesiderabilità politica, nel respingimento delle domande d’am- missione degli stranieri. La logica di questo processo di progressivo irrigidimento diventa immediatamente intelligibile quando si esamini la documentazione co- eva prodotta dal Ministero degli interni e accumulata nel fondo apposi- tamente dedicato agli stranieri tra le carte della Pubblica sicurezza. Vi ritroviamo, a partire dal 1933, relazioni allarmate sull’afflusso degli stu- denti polacchi in Italia, ad esempio nel gennaio 1933, dopo che un’on- data di tumulti e violenze scatenata nelle università di Leopoli, Craco- via e Varsavia le aveva trasformate in atenei «a rischio» per la compo- nente ebraica25. Ancora nel 1933, l’afflusso a Milano di molti profughi ebrei dalla Germania e, tra questi, di una sessantina di studenti, iscritti- si poi alle facoltà ambrosiane o a quelle di Pavia, aveva attivato una vigi- 24 Circolare 2 aprile 1938, n. 3882. lanza non più sospesa sui loro luoghi di ritrovo – come il Convegno 25 Relazione della Prefettura di Milano del 12 ebraico, di via Amedei, o il Circolo musicale letterario, alla Galleria del gennaio 1933 in ARCHIVIO CENTRALE DELLO corso –, con la redazione di elenchi nominativi e inchieste sulle attività STATO (ACS), Ministero dell’Interno (M.I), svolte. L’anno successivo, la segnalazione del consolato di Lubiana, re- Pubblica Sicurezza, A16, Stranieri e ebrei lativa all’espulsione da quella università di 65 studenti ebrei polacchi stranieri, b. 3 f. studenti. venne collegata al sospetto che non si trattasse di un provvedimento 26 Relazione del 27 marzo 1934 e Jugoslavia: studenti ebraici polacchi. Emigrazione ebrai- contro l’affollamento della facoltà di medicina – questa era stata la ver- ca, relazione della Legazione d’Italia a Vien- sione ufficiale diffusa –, ma un’operazione di polizia politica, con l’o- na, 12 febbraio 1934, inviata per conoscenza biettivo di scompaginare un nucleo di attivisti comunisti, il cui possibile alla Direzione generale della P.S. (DgPS), afflusso negli atenei italiani andava prevenuto e bloccato26. ACS, b. cit. Altre segnalazioni di ebrei stra- nieri «sospetti» nel telespresso del capo del- Proprio nel novembre di quell’anno una circolare, inviata a tutte le la polizia Bocchini del 30 gennaio 1937, ove università e agli istituti superiori del Regno, invitava le autorità accade- si allude a una rete di spionaggio russo che miche a «vagliare con la massima severità i titoli di studio prodotti da utilizza gli studenti ebrei in ACS, M.I., P.S., cittadini polacchi, analogamente a quanto è stato praticato il decorso A16, Stranieri e ebrei stranieri, b. 1. Ivi an- che un Appunto del dirigente dello Scheda- anno per gli studenti israeliti germanici». Il giro di vite amministrativo rio centrale stranieri che, in data 31 maggio era richiesto dal Ministero degli esteri e, congiuntamente, da quello 1938 ipotizza un impianto ex-novo del servi- dell’interno, allertati da una relazione della R. ambasciata italiana a Var- zio per aumentarne efficienza, precisione e savia che, nel richiamare l’attenzione sul flusso attivatosi verso le uni- tempestività di aggiornamento. versità italiane, sottolineava la connotazione sovversiva, comunista e 27 Lettera circolare riservatissima del MEN ai rettori delle università e ai direttori degli massonica, degli studenti ebrei polacchi, una zavorra politica che il go- 27 Istituti Superiori, Roma, 6 novembre 1934, verno polacco aveva «tutto l’interesse di allontanare dallo Stato» . ivi, b. 3. Quanto di tale severità venisse recepita davvero nei comportamenti 28 Circolare n. 1494, 18 marzo 1936. Il prere- delle autorità accademiche è difficile valutarlo, ma i reiterati richiami quisito irrinunciabile della conoscenza della che da parte ministeriale vennero rivolti al mondo universitario potreb- lingua italiana fu evocato a più riprese, ad esempio nell’ordinanza 18 novembre 1933, bero far pensare a una prassi diffusa di simpatia e di indulgenza verso come un altro elemento da utilizzare even- gli studenti stranieri, anche per quanto riguarda la valutazione del loro tualmente come filtro in entrata per i flussi profitto. Il ministro De Vecchi nel marzo del 1936 non a caso stigmatiz- studenteschi. Una preliminare di prova di zò recisamente l’«eccessiva longanimità» dimostrata verso gli stranieri, lingua fu però imposta per legge, quale pun- to di passaggio obbligato per l’ammissione che finiva per screditare «il buon nome della cultura italiana nel mon- all’università, solo nel Regolamento sugli stu- do», e richiamò al controllo della conoscenza della lingua italiana, qua- denti, i titoli accademici, gli esami di stato e le presupposto essenziale per l’ammissione agli studi28. Carmine Seni- l’assistenza scolatica nelle Università e negli se, responsabile della Direzione generale della pubblica sicurezza, ave- Istituti superiori, firmato da Bottai nel giu- gno 1938, alle soglie ormai della svolta antie- va nel maggio 1934 sottolineato l’inopportunità politica di un provvedi- braica. mento restrittivo a danno dei soli polacchi, contraddittorio con la pro- 156 Una peregrinatio academica in età contemporanea

mozione dell’afflusso dall’estero alle università del Regno praticata sino ad allora e controproducente per l’immagine internazionale dell’Italia. La via additata per eliminare gli inconvenienti era, dunque, quella buro- cratica e anodina della «massima severità» nell’esame dei titoli d’am- missione, ma Senise propendeva anche per l’attivazione di un più effi- cace controllo in entrata, che selezionasse e respingesse gli elementi politicamente sospetti o pericolosi, una procedura, quest’ultima, che, come s’è visto, sarebbe stata di lì a poco decisa e formalizzata29. Giova, di passata, osservare come nella prosa poliziesca e burocratica la con- notazione sovversiva degli studenti dell’Europa medio-orientale si saldi agevolmente al dato della loro caratterizzazione confessionale ebraica: le connessioni dell’ebraismo con la massoneria, il bolscevismo, lo spiri- to di congiura sembrano riemergere da uno stereotipo culturale sedi- mentato nel senso comune e acquisiscono immediata plausibilità. Le regie prefetture delle città universitarie furono comunque solle- citate a inviare dettagliate relazioni sulle presenze studentesche polac- che. Se ne conservano 17, nel complesso abbastanza laconiche, che, tuttavia, con il loro corredo di elenchi e di annotazioni, disegnano ai no- stri occhi un quadro prezioso delle situazione. Spiccano per numero di presenze Modena (95), Milano (75), Padova (63), in molte relazioni si rileva sul conto degli studenti polacchi la «condotta regolare», «la vita ritirata, dedita allo studio», che non dà adito a sospetti, in qualche caso si accenna alla loro osservanza religiosa e alle modeste condizioni di vi- ta e, in particolare, a Genova, a Padova, a Modena e a Messina si se- gnala, per tutti o per la maggior parte di loro, l’iscrizione ai Guf locali. È un dato quest’ultimo che non poteva, peraltro, valere come efficace rassicurazione dal punto di vista politico: era, infatti, noto che i Guf pra- ticavano una politica «aperta» di reclutamento dei loro iscritti e, soprat- tutto, era noto che, funzionando come centri di aggregazione studente- sca e di assistenza, erogavano benefici e servizi a bassi costi, certo ap- prezzati dagli studenti stranieri, specie nei momenti di difficoltà30. Sulle condizioni economiche che polacchi, rumeni e ungheresi co- nobbero in Italia incise, infatti, profondamente la politica adottata dai ri- spettivi paesi d’origine in materia valutaria: l’esempio era venuto dalla Germania nazista, che aveva bloccato i trasferimenti di valuta all’estero nel 1934, con la conseguenza, tra le altre, di interrompere il flusso di ri- sorse che garantiva il sostentamento degli studenti tedeschi. Analoghe restrizioni furono varate in quel torno d’anni anche dalla Romania e dalla Polonia, con allentamenti successivi e oscillazioni, che resero estremamente precaria e disagevole la vita quotidiana dei loro rispettivi cittadini all’estero e spinsero gli studenti stranieri non solo a trovare occupazioni provvisorie remunerative, ma anche ad alimentare una mobilità interuniversitaria sui generis alla ricerca delle sedi universita- rie meno costose o caratterizzate dalla presenza di comunità israeliti- che più attive e generose nell’assistenza ai correligionari. 29 Relazione della DgPS al Ministero degli Qualche cenno va ancora riservato al problema dell’accesso alle Affari Esteri, Roma 22 maggio 1934, in ACS, professioni, che costituisce il punto d’arrivo del percorso universitario M.I., P.S., A16, b. 3. e che in Italia venne per tempo regolato in modo da garantire ai laurea- 30 Da queste relazioni gli studenti polacchi risulterebbero complessivamente 451. Nella ti italiani una posizione protetta nel mercato del lavoro. Non volendosi, relazione inviata da Modena si riferisce che come s’è detto, introdurre per legge un blocco all’afflusso degli studen- gli studenti polacchi utilizzano regolarmente ti stranieri in gran parte iscritti alla facoltà di medicina, accanto ai po- il servizio mensa del Guf, la maggior parte tenziali inconvenienti di ordine politico di cui s’è detto, si dovette af- vive di modesti assegni, molti ricevono sus- sidi dall’industriale Salvatore Donati, ACS, frontare anche la questione della concorrenza professionale connessa b. cit, sf. Studenti polacchi. all’aumento dei laureati medici stranieri. Con la nuova disciplina giuri- 157 E. Signori

dica dell’esercizio delle professioni sanitarie, oggetto del decreto legge del 5 marzo 1935, l’accesso alla professione per medici-chirughi, veteri- nari e farmacisti venne subordinato al prerequisito dell’iscrizione all’al- bo professionale relativo, depositato presso i rispettivi sindacati provin- ciali. L’iscrizione a tali albi, salvo «accordi speciali» stipulati dall’Italia con Stati esteri, era aperta ai soli cittadini italiani e, dunque, il titolo ac- cademico pur conseguito in un’università o istituto del Regno, nonché il superamento del prescritto esame di stato per l’abilitazione diveniva- no condizioni insufficienti per una pratica legale della professione31. Di fatto per i laureati stranieri l’inserzione nel mercato professionale del paese ospite era così preliminarmente bloccata e le alternative restava- no il ritorno nel paese d’origine o l’esercizio professionale al riparo di compiacenti prestanome. Da tutto quanto s’è detto appare chiaro come la svolta del 1938 che, con l’adozione della cosiddette leggi per la difesa della razza, mutò dra- sticamente nel Regno la situazione degli ebrei stranieri, oltre che degli italiani, non fosse stata priva di segnali premonitori, inscrivendosi con novità gravi, certo, in una tendenza già precisa di progressivo svuota- mento delle precedenti liberali aperture. Anche per gli ebrei polacchi, romeni e ungheresi l’Italia era stata un rifugio, ma come per i correli- gionari tedeschi, le minacce latenti nel quadro istituzionale della ditta- tura fascista potevano peggiorare repentinamente l’ospitalità concessa, sino a trasformarla in una trappola, ove la libertà prima e la vita poi era- no in pericolo. Nelle norme adottate nei confronti degli ebrei stranieri non manca- 31 Cfr. R. decreto legge 5 marzo1935, n. 184, rono significative oscillazioni, come del resto in tutta quanta la nuova artt. 3, 4, 5. disciplina introdotta, il cui carattere sperimentale e, in parte, improvvi- 32 L’interesse per queste vicende ha stimola- 32 to una ricca fioritura di studi. Al proposito sato era immediatamente evidente . Dapprima una circolare ministe- mi limito qui a citare MICHELE SARFATTI, riale del 6 agosto vietò totalmente l’ammissione ai corsi universitari de- Mussolini contro gli ebrei. Cronaca dell’elabo- gli studenti stranieri, di nuova immatricolazione e non, stabilmente re- razione delle leggi del 1938, Torino, Zamora- sidenti in Italia o meno33. Di lì a poco l’art. 5 dei Provvedimenti per la di- ni 1994, e, per l’applicazione della legislazio- fesa della razza nella scuola fascista, pubblicati il 13 settembre, dispose, ne razziale nelle università, ANGELO VENTU- RA, La persecuzione fascista contro gli ebrei con un primo ammorbidimento, che, in deroga alla totale esclusione all’università italiana, «Rivista storica italia- degli alunni di razza ebraica dalle scuole di ogni ordine e grado (art. na», 3 (1996), p. 121-197, ROBERTO FINZI, L’u- 2), fosse consentita, in via transitoria, la prosecuzione degli studi uni- niversità italiana e le leggi antiebraiche, Ro- ma 1997. Per le vicende di singoli atenei cfr. versitari a quegli studenti ebrei, che vi risultassero già in precedenza ANNA MARIA VINCI, Storia dell’università di iscritti, ma l’applicazione di tale procedura – come precisò una circola- Trieste. Miti, progetti, realtà, Trieste, Lint, re del 4 ottobre successivo – era autorizzata da Bottai solo per gli italia- 1997, p. 293-302, il sopracitato lavoro di Ven- ni e, in attesa di istruzioni per gli stranieri, si approvava, tuttavia, il re- tura per Padova, ROBERTO FINZI, Leggi raz- ziali e politica accademica: il caso di golare espletamento per tutti della sessione autunnale degli esami. Bologna, in Cultura ebraica e cultura scienti- L’ammissione al proseguimento degli studi per i soli studenti ebrei fica in Italia, a cura di ANTONIO DI MEO, Ro- stranieri già iscritti, esclusi i fuori corso, venne riconosciuta poi dal de- ma, Editori Riuniti, 1994, p. 157-72, e i miei creto legge del 15 novembre 1938, ma interventi successivi specificaro- La “conquista fascista” dell’università. Liber- tà d’insegnamento e autonomia nell’Ateneo no che l’accesso all’esame di stato era consentito nella sola sessione pavese dalla riforma Gentile alle leggi razzia- immediatamente successiva al conseguimento della laurea e, in parti- li, ne «Il Politico», 3 (1997), p. 433-72 e Le colare, per i laureati e diplomati dell’anno accademico 1937/’38 l’unica leggi razziali e le comunità accademiche. Ca- chance concessa era quella della sessione 1938, conclusasi nella prima- si, problemi, percorsi nel contesto lombardo, ne La difficile modernità.Tradizioni di ricer- vera 1939. Un vincolo assai grave quest’ultimo, specie pensando che ca e comunità scientifiche in Italia 1890- l’ammissione all’esame di stato per i medici poteva domandarsi solo do- 1940, Atti del convegno, Pavia, 2000. po aver compiuto il prescritto semestre di pratica presso un’università 33 Lettera del ministro dell’educazione nazio- diversa da quella ove si aveva conseguito il titolo. nale, ai rettori delle università e ai direttori La legge escludeva inoltre gli ebrei di nazionalità tedesca – compre- degli istituti superiori, Roma, 6 agosto 1938, in ACS, MI, Direzione generale Demorazza si gli austriaci dopo l’Anschluss –, cui il compimento degli studi era ne- 1938-1943, b. 4. gato in assoluto, con deroga particolarmente odiosa della norma vigen- 158 Una peregrinatio academica in età contemporanea

te per gli altri ebrei stranieri: una scelta, quest’ultima, che ha il proprio esplicito referente nelle esigenze di buone relazioni con l’alleato tede- sco. Anche qui, strada facendo, ossia messo in moto il meccanismo ap- plicativo, si introdusse poi una modestissima eccezione, con la quale si consentì agli «studenti germanici di razza ebraica» l’iscrizione a specia- li corsi per stranieri presso l’università di Firenze o di Perugia: essa do- veva peraltro essere autorizzata, caso per caso, dal Ministero degli esteri e ne potevano fruire solo quanti fossero muniti di passaporto contrassegnato con la lettera J, stampigliata in rosso nella prima pagi- na, giacché soltanto tale documento garantiva loro la possibilità di rien- tro nel Reich34. Così ridisegnata la cornice normativa generale, il flusso dall’Europa centrale e orientale dapprima si ridusse fortemente per le mancate nuove immatricolazioni degli ebrei stranieri, quindi si spense gradual- mente, vuoi per l’abbandono dei fuori corso, vuoi per la raggiunta con- clusione del corso di studi, vuoi per le vicende internazionali – il patto nazi-sovietico dell’estate del 1939 – e l’inizio della guerra, che irrompe- va di prepotenza nella vita di tutti. Non a caso il dato della lauree conse- guite da stranieri nelle università e istituti superiori tocca il suo punto di massima nel 1937-’38 con 625 titoli accademici complessivamente ri- lasciati, l’anno successivo se ne contano ancora 462, ma nel 40-’41 il nu- mero è più che dimezzato (206). Gli studenti silenziosamente scomparirono dalle aule e quanti non 34 Telespresso del ministro dell’educazione si allontanarono in tutta fretta dall’Italia finirono, dopo l’inizio della nazionale alla R. Università per stranieri di Perugia, Roma, 17 marzo 1939, ACS, M.I., guerra, nella rete dell’internamento, nei «lager di Mussolini» allestiti P.S., A16, b. 3. nel Mezzogiorno35. 35 Sulla normativa persecutoria introdotta in Italia contro gli ebrei stranieri cfr. MICHELE SARFATTI, Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicen- Un case-study: Pavia de, identità, persecuzione, Torino, Einaudi, 2000, p. 170-5 e VOIGT, Il rifugio precario. Gli esuli in Italia dal 1933 al 1945, II. Su Ferra- Accanto agli studenti ticinesi tradizionalmente attratti dalla sede pave- monti di Tarsia, il più noto campo d’interna- se, nonché ai giovani albanesi e greci, anche a Pavia si consolidò tra le mento per ebrei stranieri cfr. FRANCESCO FO- due guerre una rappresentanza studentesca dell’Europa orientale, che LINO, Ferramonti. Un lager di Mussolini. Gli internati durante la guerra, Cosenza, Bren- optava in prevalenza per le facoltà scientifiche, medicina in primis, ma ner, 1985 e CARLO SPARTACO CAPOGRECO, Fer- anche scienze e farmacia (vedi tav. 3e). Tra il 1931/32 e il 1935 gli stu- ramonti. La vita e gli uomini del più grande denti polacchi, romeni e ungheresi passarono a Pavia da 18 unità a 49, campo d’internamento fascista (1940-1945), con una incidenza relativa sul dato delle iscrizioni dall’estero aumenta- Firenze, Giuntina, 1987. ta dal 35 al 55%. 36 Le pagine che seguono costituiscono il pri- mo risultato di un sondaggio avviato sui fa- Un primo approfondimento nella casistica registrata dalle fonti del- scicoli di laurea delle Facoltà di medicina e l’archivio universitario consente di identificare alcuni aspetti comuni di scienze, consultati nel fondo studenti del- nei loro percorsi e di ricostruire vicende e esperienze sin qui affrontate l’Archivio dell’Università di Pavia (AUPV). da un punto visuale complessivo e, di necessità, esterno36. Le città d’o- Trattandosi di fascicoli non catalogati in un archivio ancora in fase di sistemazione non è rigine sono spesso le medesime: tra i polacchi molti provengono da possibile darne per ora citazione più precisa. Tarnow, molti da Bialystock, parecchi da Lvov – da quella Galizia ex- Salvo diversa indicazione, le vicende qui ri- austriaca e dalla Ucraina ex-russa, ove gli ebrei erano assunti a capri percorse hanno come fonte un campione di espiatori delle latenti tensioni tra gruppi etnici diversi e della situazione 49 fascicoli personali di studenti stranieri 37 che frequentarono l’Ateneo pavese tra il di vulnerabilità nei riguardi di vicini ostili –, tra i romeni Roman, Ba- 1933 e il 1940. Colgo l’occasione per ringra- cau, Jassi e Bucarest ricorrono nei certificati di nascita e di residenza – ziare il rettore dell’Università di Pavia di dalla Moldavia e Bessarabia, che vantavano le presenze ebraiche più avermi consentito l’accesso a questa sezione numerose38 –, molti tra gli ungheresi sono di Budapest e la mappa delle dell’Archivio. provenienze identifica «catene migratorie» sui generis e riproduce la 37 MENDELSOHN, The Yews of East Central Eu- rope, p. 43-83. geografia delle zone più a rischio nella ripresa antisemita. 38 Per la distribuzione territoriale delle co- Per alcuni una tappa intermedia fu la Cecoslovacchia, ove una de- munità ebraiche in Romania, ivi, p.181 sgg. mocrazia aperta e, fino alla conferenza di Monaco, salda nel contenere 159 E. Signori

i movimenti di destra, creava un clima civile più rassicurante e consen- tiva studi regolari agli ebrei. L’Università Carolina di Praga segnò per alcuni di loro l’esordio negli studi universitari e l’inizio di una peregri- natio academica di tipo nuovo che, a differenza dei fenomeni di mobili- tà studentesca del passato, traeva dall’emergenza dell’antisemitismo la sua principale motivazione39. Nei curricula esaminati colpisce una mobilità accentuata anche tra gli atenei del Regno, con frequenti trasferimenti – a Padova, Milano, Torino, Pisa – in un circuito selezionato di università/città “ospitali”. Non mancano gli abbandoni, talora connessi a difficoltà economiche. È il caso di Salomon Weinberg, da Butrus, Romania, il cui padre si rivol- se direttamente al rettore di Pavia per informarlo delle leggi valutarie restrittive, introdotte dal suo governo, contro l’esportazione all’estero di divise monetarie e per chiedere un’eventuale dilazione. Weinberg cercò poi di iscriversi fuori corso, ma la domanda finì respinta per mo- rosità nel pagamento delle tasse40. Nei loro fascicoli, talvolta contrassegnati dalla scritta a lapis «ebreo», ritroviamo anche la traccia di una onerosa trafila burocratica e la ottemperanza diligente alle norme man mano più minuziose e com- plicate della procedura prevista per l’iscrizione: ai polacchi, romeni, un- gheresi, ma anche lituani e «apolidi»41, si richiedono certificati originali dei comuni di nascita e documenti comprovanti le singole fasi e il pro- fitto del curriculum seguito, con dichiarazioni autografe e corrispon- denti firme legalizzate dei direttori delle scuole superiori, dei decani delle facoltà universitarie, il tutto accompagnato da relazioni informati- ve della Camera di commercio italiana della capitale del paese d’origine e da traduzioni controllate dai nostri consolati e dichiarate conformi. Nei documenti compare quasi sempre la connotazione confessionale, con formule vaghe come «di cittadinanza romena, di nazionalità israeli- tica, di religione mosaica» oppure «di religione israelita». Malgrado le difficoltà legate all’esercizio della professione in Italia, medicina e chirurgia fu la facoltà più frequentata dagli stranieri, assorben- done nel complesso dal 60 al 70%. È proprio nell’ambito degli iscritti alla facoltà medica – oscillante tra le 514 unità del 1933/’34, la punta di 565 del ’34/35 e la riduzione a 491 del ’37/’38 –, che si può meglio apprezzare l’ef- fetto della legislazione razziale. Gli studenti in medicina polacchi, romeni 39 Così ad esempio Heyrich Rosen, da Buc- e ungheresi, presenti nella misura del 7-8% tra il 1933 e il 1935, diminuiti zacz, Polonia, laureatosi nel novembre 1935, al 4% nel 37/’38, scompaiono per stillicidio nel biennio successivo. Joseph Bernard Roth, laureatosi nel luglio 1935, e di Karl Sicher, trasferitosi poi a Mila- Se il compimento degli studi era, come s’è detto, consentito dalla no, entrambi originari di Leopoli. legge, restava peraltro fissata al 1939 l’ineludibile ultima scadenza per 40 Al rettore della R. università di Pavia, 8 di- sostenere gli esami di stato, dopo la prescritta frequenza semestrale cembre 1935, lettera in dossier Salomon presso un’altra facoltà medica del Regno. Nel biennio 1938-’39 si finiro- Weinberg. no così per accelerare forzatamente gli studi e la elaborazione della tesi 41 Per apolide s’intendeva chi, privato del di- di quanti altrimenti avrebbero perduto ogni possibilità di ottenere il ri- ritto di cittadinanza dal paese d’origine, dis- poneva solo di un passaporto Nansen per la conoscimento professionale del titolo acquisito. Nelle sessioni del circolazione internazionale. La dizione com- ’38/’39 e del ’39/’40 si infittiscono gli esami di laurea, che vedono can- pare già nel 1933 come una categoria ad hoc didati ebrei polacchi o romeni e talvolta la dizione «di razza ebraica» nei prospetti sulle presenze studentesche viene menzionata tra i dati anagrafici del neodottore nel diploma di lau- straniere pubblicate dagli annuari. È del 25 agosto 1936 una circolare del ministro De rea, firmato dal rettore. Nel 1938-’39 si laureano così in medicina Juda Vecchi che, sollecitato dai quesiti di alcuni Charin da Bialystoch, Josif Bergmann da Gorlice, Stefano Heiler da atenei, dichiarava l’equiparazione degli stu- Madocsa, Zslama Lewi e Perkal Siwa da Sieradz, tutti polacchi, a scien- denti apolidi agli studenti con cittadinanza ze Ladislao Feldmann da Enyng in Ungheria. L’anno successivo, anco- straniera e estendeva loro il beneficio dell’e- sonero parziale dalle tasse e sopratasse uni- ra a medicina, è la volta degli studenti pure polacchi Isaak Donner da versitarie. Bystra, Zigmunt Galis da Zamosc, Stefano Greiwer da Bocnia, Jakow 160 Una peregrinatio academica in età contemporanea

Misler da Werba, Dawid Schwarz da Czortkow, Bruno Alt di Budapest, dei romeni Adolf Blumer da Radiu, Malamud Smuli da Secureni, Ber- nard Zelter da Bucarest, di Mojszesz Zajczyk di Ekaterynoslaw, per tut- ti nella documentazione anagrafica è citata la religione «mosaica» o «israelita» su testimonianza del rabbino della comunità e dello starosta. Non tutti però riescono a tagliare il traguardo della laurea. Tra colo- ro che abbandonano gli studi perché fuori corso, la domanda di iscri- zione è respinta a Mayer Iosepavici da Roman, iscritto al sesto anno fuori corso a medicina, e a Samuel Aizinstein, egli pure romeno, di Ra- caciuni, che, allegando motivi di salute per il ritardo accumulato nel suo percorso scolastico, inoltra invano una petizione al Ministero, per potere in via eccezionale sostenere gli esami mancanti, con la promes- sa di emigrare appena conseguito il titolo. Internato durante la guerra a Guardiagrele, in provincia di Chieti, e poi nel lager/ghetto di Ferra- monti di Tarsia in Calabria, avrebbe alfine discusso la sua tesi di laurea nel novembre del 1946, per poi trasferirsi in California. Un drastico veto nega il compimento degli studi ai non molti stu- denti ebrei di nazionalità tedesca: così Manfred Grunspecht, di Norim- berga, è costretto a interrompere al terzo anno di chimica e il suo com- pagno Arnold Jacobius, del quarto anno, inutilmente si rivolge al Mini- stero per un’improbabile interpretazione favorevole del suo caso. Non possiamo seguire qui i divergenti percorsi che ciascuno di loro, incalzato dalla persecuzione e dalla guerra, incontrò, ma qualche cenno conclusivo conviene dedicare a questa diaspora particolare, che da Pa- via li coinvolse e, proprio in ragione della loro provvisoria condizione di studenti universitari o di dottori freschi di laurea, ne decise il destino. Nel censimento dei cittadini italiani di razza ebraica contati a Pavia il 22 agosto 1938 soltanto Bruno Alt è incluso come studente universitario, godendo a quell’epoca della cittadinanza italiana poi revocata, ma altri 13 nomi sono compresi nell’elenco degli ebrei stranieri con dimora abituale a Pavia, di cui 5 di nazionalità romena, 4 polacchi, 2 ungheresi, 1 bulgaro e un apolide, tutti segnalati come studenti o laureandi in medicina. Per alcuni la scelta fu il ritorno in patria e la condivisione della sor- te dei loro familiari: la guerra, l’occupazione della Wehrmacht prima, dell’Armata rossa poi, le deportazioni. È il caso di Abraham Bergmann, laureatosi a pieni voti con Adolfo Ferrata nel 1938. L’anno successivo fu deportato e riuscì a sopravvivere fino alla liberazione per mano degli al- 42 È questo il caso sul quale disponiamo di leati. Il suo certificato di laurea, confiscatogli ad Auschwitz dalle autori- maggiori informazioni e di una preziosa te- tà del lager – così testimoniarono due compagni di prigionia, reduci stimonianza autobiografica inedita, DAWID dalla deportazione insieme a lui –, fu sostituito da un’altra copia, rila- SCHWARZ, Le mie peripezie durante la guerra mondiale, dattiloscritto depositato presso sciatagli a guerra finita dal rettore della Liberazione, Plinio Fraccaro. l’Archivio del Centro di Documentazione Malato e prostrato nel fisico, Abraham Bergmann, si trasferì poi in ebraica di Milano, – che qui ringrazio per la Israele, ove, guarito dalla tubercolosi contratta nella deportazione, svol- cortese liberalità usatami nel concedermi la se la sua attività professionale di medico pneumologo, seguendo un in- consultazione – Fondo Israel Kalk, VII/1, p. 1-7. La vicenda del dottor Schwarz è riper- dirizzo già in nuce anticipato dal lavoro di tesi, dedicato ad alcune co- corsa con finezza da IRIDE SCHWARZ, Meghil- stanti respiratorie nelle anemie. lat Irida, Milano s.d., che pubblica frammen- L’emigrazione fu la via d’uscita tentata da altri, di cui conosciamo, ti della corrispondenza intercorsa con la fa- almeno secondo le rilevazioni delle autorità municipali, una meta o, for- miglia d’origine in Polonia, fino allo stermi- nio nazista che non lasciò alcun superstite. se, una tappa intermedia: così per Emerico König fu il Siam la via di fu- Nella cittadina natale di Schwarz, Czortkow, ga, per Moise Rosenstein la Grecia, per Carlo Gerstenfeld la Francia, passata sotto controllo russo e poi tedesco, per Gustav Smilovici la Jugoslavia. Altri si lasciarono sorprendere a Pa- alla fine della guerra sopravvivevano 100 dei via dalla dichiarazione di guerra, «per eccessiva ingenuità o fatalismo» circa 10.000 componenti la comunità ebrai- ca. Ringrazio vivamente Iride Schwarz per la come a posteriori ammise Dawid Schwarz, un altro medico, laureatosi 42 sua disponibilità e collaborazione. brillantemente nel 1939 con una tesi sul “Cloroma” . Conobbero l’arre- 161 E. Signori

sto, una breve esperienza carceraria nelle prigioni di Pavia – Schwarz ricorda la promiscuità con i «comuni», la difficoltà di praticare il culto e le premure usategli durante la detenzione dalla sua compassionevole padrona di casa43 –, poi il trasferimento nei campi d’internamento per ebrei stranieri, nell’Italia centrale e meridionale, a Matera, a Guardia- grele, nel più noto Ferramonti, ove passarono Mayer Iosepavici, Sa- muel Aizinstein44 e Anszel Herzberg, tutti studenti dell’Università tici- nense, e dove anche Dawid Schwarz si prodigò come medico, affron- tando un’epidemia di tifo petecchiale e curando gli ospiti del campo, i loro sorveglianti e la popolazione civile45. Alla fine della guerra alcuni, come Isaak Donner e Dawid Schwarz, decisero di fermarsi nel «rifugio precario», che li aveva accolti negli an- ni Trenta e ottennero dalla Repubblica la cittadinanza italiana; altri di- plomi di laurea, conseguiti nel dopoguerra o smarriti46, e richiesti di nuovo al rettore, seguirono i rispettivi titolari nei loro nuovi paesi d’a- 43 SCHWARZ, Le mie peripezie, p. 2-3. dozione, a New York, a Los Angeles, in Israele. 44 La vicenda confinaria di Aizenstein è mi- Quanto nell’università si percepisse tra il 1938 e l’avvio della guerra nutamente documentata in ACS, MI, PS, A4bis, b. 15. di questa silenziosa uscita di scena degli studenti ebrei, italiani e stra- nieri, è difficile stabilirlo a partire da questo sondaggio provvisorio in 45 SCHWARZ, Le mie peripezie, p. 4-5. Il caso di Dawid Schwarz è documentato anche in una casistica in gran parte ancora da ricostruire, anche se non è raro il ACS, MI, P.S., A4bis, b. 324, ove si ritrova la caso di testimonianze autobiografiche di studenti, prima pacificamente traccia dell’intervento decisivo in suo favore integrati47, che datano appunto dall’entrata in vigore della legislazione di Giovanni Gentile, che gli ottenne, nell’ot- tobre del 1942, la revoca del provvedimento razziale la prima presa di coscienza antifascista. Al contrario non man- d’internamento. L’episodio è certo significa- ca qualche episodio a documentare un repentino adeguamento alla dis- tivo: Gentile aveva prestato ascolto a segna- criminazione antiebraica dichiarata per legge: è quanto emerge, ad lazioni, che gli erano pervenute dall’Univer- esempio, dall’esperienza di Dawid Schwarz, avvertito prima dell’appel- sità Bocconi di Milano, ove la futura moglie del medico polacco, Iride Tradati, era assi- lo d’esame della pregiudiziale ostilità dichiaratagli da un professore- stente volontaria all’Istituto di economia. Da esaminatore, deciso a negargli l’approvazione proprio per la sua qualità Palazzolo sull’Oglio, in provincia di Brescia, di «ebreo e polacco». L’esame venne poi superato solo con un altro do- ove fu trasferito, Schwarz riuscì un anno più cente48. tardi a rifugiarsi in Svizzera per restarvi, co- me internato e medico di internati, sino alla Di una estraneità del comune sentire ai temi dell’antisemitismo si Liberazione. hanno comunque diverse prove anche a Pavia, con una tipologia di in- 46 Un caso singolare è quello di Hermann dividuali solidarietà, che non coinvolge però mai la sfera pubblica e isti- Taller, romeno, che, in una lettera al rettore tuzionale49. Emblematico appare invece il gesto ricordato con gratitudi- di Pavia da Valparaiso, racconta di aver per- ne da Dawid Schwarz e Moise Rosenzweig: all’atto della loro partenza duto il diploma originale nel naufragio, avve- da Pavia per il campo d’internamento «il personale della stazione, e in nuto nel giugno del 1940, del vapore Chile sul quale prestava servizio come medico di particolare il capostazione a nome di tutti – così ne riferì Schwarz – si bastimento. risentì vivacemente con i carabinieri di scorta, perché due medici, cer- 47 Così ricorda Luciano Bolis, studente di let- tamente amici dell’Italia dato che avevano scelto questo paese per veni- tere a Pavia nel 1938, cfr. L. SANTUCCI, G. re a seguirvi l’università, colpevoli solo di appartenere a un paese col BERSELLINI, L. BOLIS, Antifascisti perché. Ri- quale l’Italia aveva rotto i rapporti, venivano tenuti con le manette ai cordi e riflessioni di tre giovani degli anni ’30, Pavia 1983, p. 58. polsi. La sfuriata del capostazione ottenne i suoi effetti e fummo liberati 50 48 SCHWARZ, Meghillat Irida, p. 14. dalle manette e accettati come prigionieri sulla parola» . Contro l’umi- 49 Resta certo da sottolineare che molti do- liazione delle manette, i due giovani polacchi sono difesi proprio in no- centi di distinsero nell’aiutare i loro studenti me della loro identità di allievi e poi medici dell’ateneo cittadino, quali- stranieri a bruciare le tappe nella corsa af- tà assunta come prova di una dignità professionale che non andava ol- fannosa verso l’esame finale di laurea. Ne è traggiata e di una positiva inserzione nel paese ospite che non andava forse indiretta testimonianza un richiamo, che Bottai rivolgeva il 19 dicembre 1938 al misconosciuta. Ed è sintomatico che, ancora una volta, non una parola mondo accademico, con la circolare n. 7422. evochi il loro principale “reato” e cioè l’appartenenza alla razza ebraica, Il ministro vi censurava lo «spirito d’indul- del tutto ininfluente sul comportamento del funzionario delle ferrovie. genza» verso il profitto degli studenti stra- Con questo “viatico” dell’Alma mater ticinensis i due giovani inizia- nieri, e forse implicitamente degli ebrei stra- nieri, e invocava un «giusto criterio di seve- vano il loro viaggio nel paese in guerra e nell’ignoto. rità». 50 SCHWARZ, Le mie peripezie, p. 3. 162 Marina Zuccoli GUIDO HORN D’ARTURO: UN ASTRONOMO E LA SUA BIBLIOTECA

e librerie private degli scienziati da tempo forniscono agli storici materiale per ricostruire la formazione culturale, le letture, gli in- L teressi e le passioni dei proprietari1. Fonti anch’esse per la storio- grafia, si basano sullo strumento inventariale o catalografico, che ne permette la visione diacronica e consente di coglierne la stratificazio- ne. Ma non solo la genesi della biblioteca è ricavabile da tali elementi, che con Gérard Genette si possono definire ‘paratestuali’; dalle dediche d’esemplare si può infatti inferire il reticolo di rapporti che si articolava intorno alla struttura; dalla presenza o dall’assenza di certi autori, dal- l’evidenza assegnata in sede di classificazione a determinati argomenti, dalle chiose a margine dei testi o sulle schede catalografiche possono 1 Cfr. MARCO BRESADOLA, La biblioteca di trarsi elementi riconducibili al contesto storico, sociale, politico ed eco- Luigi Galvani,«Annali di storia delle Uni- nomico nel quale la biblioteca operò. versità italiane», 1 (1997), p. 167-197; in par- ticolare si veda la nota 1. Quando poi la libreria privata è al tempo stesso biblioteca di un isti- 2 Questo lavoro non sarebbe stato possibile tuto universitario ed il proprietario coincide con il direttore, lo studio senza le informazioni fornite da Mario, Pa- archivistico e bibliografico/biblioteconomico deve armarsi della cono- trizia e Maria Delia Horn. Un pensiero rico- scenza dell’istituzione, della sua storia e delle sue vicende. È questo il noscente va inoltre a Lino Rossi, Giorgio Ta- caso che si presenta con la biblioteca del Dipartimento di astronomia barroni, Lucio Pardo (presidente della Co- munità ebraica bolognese), al rabbino capo dell’Università degli Studi di Bologna, recentemente intitolata a Guido di Bologna Alberto Sermoneta, ai Civici Mu- Horn d’Arturo (Trieste 1879 - Bologna 1967), l’astronomo che la rior- sei d’Arte di Trieste, al Centro di Documen- ganizzò, diresse ed accrebbe dal 1920 fino agli ultimi anni della sua tazione Ebraica Contemporanea di Milano, a vita. Francesco Azzarita (presidente dell’Associa- zione Astrofili Guido Horn), a Michele Cata- Questo articolo intende mettere in luce gli elementi che la bibliote- rinella e a Roberto Finzi. ca offre per meglio comprendere la personalità scientifica del suo ordi- La fonte principale su Guido Horn d’Arturo natore, figura di bibliofilo intelligente e mai bibliomane, di intellettuale è stata il suo fascicolo personale nell’Archi- mitteleuropeo poliglotta e curioso del nuovo, che si foggiò, attraverso vio storico dell’Università di Bologna; si ve- 2 dano poi (oltre a quanto citato infra): ALBER- la biblioteca, un ideale spazio di lavoro . Per noi essa rappresenta oggi TO ROSSI, Guido Horn d’Arturo astronomo e una sorta di edificio teatrale (non in senso concreto, ché il rigore e l’au- uomo di cultura, Bologna, CLUEB, 1994; GIU- sterità di Horn d’Arturo non concessero mai nulla all’arredo di bibliote- SEPPE MANNINO, Guido Horn-d’Arturo, «Co- ca, considerando orpello l’ornamento), al cui proscenio sfilano i perso- elum», 35 (1967), p. 65-67; LUIGI JACCHIA, Fo- refathers of the MMT, «Sky and Telescope», naggi che animarono la vita dell’Osservatorio bolognese, la secolare vi- 55, 2 (1978), p. 99-101; LEONIDA ROSINO, Ri- cenda della disciplina astronomica e la personale vicenda di Horn d’Ar- cordo di Guido Horn-d’Arturo, «Coelum», 45 turo. Lungo queste tre direttrici – la ricaduta dell’attività astronomica (1977), p. 45-46; MARINA ZUCCOLI, Di Horn locale, la copertura disciplinare quanto più possibile completa e la do- in Horn, «IBC Informazioni», n. 3/4 (1989), p. 60-62. cumentazione delle ricerche di Horn d’Arturo – va ricercato il valore di 3 Sulla storia della biblioteca cfr. MARINA testimonianza storica della biblioteca, che l’astronomo triestino ereditò 3 ZUCCOLI, La biblioteca del Dipartimento di ricca di due secoli di vita . Essa infatti nacque con l’Osservatorio stes- Astronomia dell’Università di Bologna in In- so, nel primo ’700, come branca astronomica dell’Istituto delle scienze, strumenta. Il patrimonio storico-scientifico dotata di volumi cinque e secenteschi relativi ai fondamenti della disci- italiano: una realtà straordinaria. Convegno (Bologna 1990), a cura di GIORGIO DRAGONI, plina, nonché dei testi contemporanei alla sua fondazione e delle prime Bologna, Grafis, 1991, p. 93-98. serie di periodici.

163 Annali di storia delle università italiane 4/2000 M. Zuccoli

Fin dalla sua costituzione, l’Istituto promosse lo scambio delle pub- blicazioni con le accademie europee e, per quanto riguarda in partico- lare la biblioteca astronomica, essa aggiunse all’iniziale dotazione tanto i volumi acquisiti per le normali vie commerciali quanto quelli ottenuti in iscambio con le Effemeridi prodotte a Bologna. L’impulso settecen- tesco, volto alla circolazione delle conoscenze, si arena nell’Ottocento, un periodo nel quale le acquisizioni rallentano e si assestano su una quota di mantenimento del patrimonio bibliografico, continuando co- munque le collezioni aperte. Horn d’Arturo raccolse l’eredità settecentesca, ricollegandosi a quello spirito di apertura alla comunità astronomica internazionale che, tipicamente illuministico nella sua origine, è comunque connatura- to alla ricerca astronomica. Agli esordi della sua direzione risale lo sta- bilirsi di rapporti di scambio tra le Pubblicazioni dell’Osservatorio, cui egli diede inizio nel 1921, e le pubblicazioni di oltre cinquanta Osserva- tori italiani ed esteri. Coelum poi, la rivista da lui fondata nel 1931 e diretta fino alla sua scomparsa, costituì un ulteriore cespite di accrescimento della bibliote- ca, grazie ai numerosi volumi che pervenivano per recensione e che il professore, invariabilmente, destinava allo scaffale. Gli esordi dell’atti- vità editoriale dell’astronomo triestino si possono riscontrare in biblio- teca a partire dal 1911, con la direzione della Rivista di Astronomia e Scienze affini della Società Astronomica Italiana, un ruolo solistico ed al tempo stesso di concertazione dei vari contributi che ben si addiceva al suo temperamento, ma che la guerra interruppe bruscamente. L’al- tra rivista da lui diretta, Coelum, rispose all’esigenza, da più parte av- vertita, di un periodico di alta divulgazione, che fosse d’aiuto agli ap- passionati nell’accostarsi all’astronomia, senza trascinare questa a livel- li corrivi e banali, in un’epoca in cui al termine inglese popular astro- nomy l’italiano faticava, allora come oggi, a trovare un corrispettivo, ar- rangiandosi con astrofilia (più vicino ad amateur astronomy) o astrono- mia divulgativa. Per comprenderne il potenziale innovativo, basta scor- rere in biblioteca i modelli che ispirarono Coelum, ovvero L’Astrofilo, periodico milanese fondato da Isidoro Baroni, e le Circolari del Gruppo Astrofili Bononia. Tra questi modelli si possono considerare anche le opere di un illustre predecessore nella divulgazione astronomica, Ca- mille Flammarion, dal quale però Horn d’Arturo prese le distanze, con- siderandolo un tipico esponente della scienza ottocentesca, paga delle proprie scoperte e dello scibile raggiunto. Il Novecento, invece, offrì una visione problematica della conoscenza e di quella astronomica in particolare, con una molteplicità di ipotesi da armonizzare, che non ammettevano toni enfatici e facili certezze. A questo altissimo concetto di divulgazione il direttore di Coelum si attenne sempre, difendendolo da ogni critica. L’avventura della rivista, interrotta solo negli anni bellici e delle leg- gi razziali, costituì un’eredità che l’Istituto, poi Dipartimento di Astro- nomia raccolse e fece propria, fino alla chiusura nel 1986, dovuta a fat- tori economici e di mercato4. Il nome, sulla cui fondatezza filologica Horn d’Arturo spese acute parole5, è stato ripreso da un nuovo periodi- co, che ha inaugurato la pubblicazione nel 1997, pur non ricollegandosi esplicitamente alla gloriosa tradizione del Coelum bolognese. Alla rivi- 4 FABRIZIO BONOLI, Addio ai lettori, «Coe- lum», 55 (1986), p. 201-203. sta la biblioteca deve, oltre alle opere giunte per recensione ed agli scambi attivati con le pubblicazioni di numerosi Osservatori, il bacino 5 GUIDO HORN D’ARTURO, Coelum o Caelum?, «Coelum», 19 (1951), p. 29. bibliografico derivante dalle pubblicazioni a puntate – generalmente di 164 Guido Horn d’Arturo: un astronomo e la sua biblioteca

1. Guido Horn d’Arturo e lo specchio a tasselli.

notevoli dimensioni – intraprese su Coelum6. Si devono infatti alla Mito- logia delle Costellazioni, curata da Horn d’Arturo stesso e comparsa tra il 1948 ed il 1951, sia le nuove acquisizioni che la fitta chiosatura dei vo- lumi di mitologia greca e romana presenti in biblioteca (oltre a trattati classici come il De deorum origine di Apollodoro ed il Poeticon astrono- micon di Igino, alcuni dizionari di mitologia e trattati di cosmologia poetica), testimoni dell’attenzione riservata alla dimensione storica, let- teraria ed iconografica dell’astronomia. L’altra ragguardevole impresa a puntate, la Piccola enciclopedia astronomica, che Horn d’Arturo e l’allievo Piero Tempesti pubblicaro- no su Coelum tra il 1932 ed il 1938 e tra il 1959 ed il 1960 (e che fu poi ristampata in volume nel 1960 dalla Tipografia Compositori di Bolo- gna), contribuì all’incremento ed alla valorizzazione di tutti i settori del- la biblioteca e, in particolare, dei settori di bibliografia, biografia e sto- ria dell’astronomia. La Piccola enciclopedia infatti si proponeva di offri- re una rassegna dei personaggi e dei concetti o strumenti che avevano punteggiato la storia dell’astronomia, fin dalle sue origini; il lavoro di spoglio della biblioteca stessa consentì a Horn d’Arturo di menzionare anche oscuri personaggi d’ambito locale, sconosciuti alle maggiori bio- bibliografie, dei quali era posseduto un almanacco od un’effemeride, contribuendo così ad un’estensione del panorama offerto da repertori 6 ONICA ERRARINI Cfr. M F , La biblioteca “Guido 7 Horn d’Arturo” dell’Università di Bologna, quali la Biblioteca matematica di Pietro Riccardi o il Biographisch-Lite- «Giornale di Astronomia», 25 (1999), 2, p. 9- rarisches Handwörterbuch di J.C. Poggendorff. 10. In una gestione di biblioteca che si dimostrò sempre oculata e lun- 7 Si ricorda a questo proposito il costante la- gimirante, basata più sulla solidità dei rapporti tra Osservatori che sul- voro di chiosatura dei repertori posseduti l’impegno finanziario negli acquisti, un capitolo a parte è costituito dal- dalla biblioteca, confrontando le edizioni, correggendo inesattezze od aggiungendo al- la vera e propria campagna di acquisizioni in antiquariato, mai abban- tri titoli. MARINA ZUCCOLI, Correzioni ed ag- donata agli estri del bibliomane ma sempre motivata da salde ragioni, giunte di Guido Horn d’Arturo alla Bibliote- bibliografiche e scientifiche al contempo. ca Matematica Italiana, «Atti e Memorie Lo studio dei registri inventariali, integrato con l’esame delle sche- della Accademia Nazionale di Scienze, Lette- re e Arti di Modena», serie 2, 5 (1987), p. de catalografiche, rivela che Horn d’Arturo, il quale si tenne costante- 183-201. mente in contatto con le principali librerie antiquarie italiane ed inglesi, 165 M. Zuccoli

seppe comperare innanzi tutto numerose cinquecentine, ma anche edi- zioni dei secoli successivi che integravano il posseduto della biblioteca. Guidato da trattati di bibliografia, mirò a dotarsi delle opere degli astro- nomi bolognesi od attivi a Bologna, dei classici dell’astronomia ma an- che delle discipline ad essa contigue, quali la fisica, la matematica e la filosofia, in una visione profondamente colta ed allargata della vocazio- ne della biblioteca. È doveroso comunque notare che molti volumi anti- chi, regolarmente schedati e cartellinati, non risultano nei registri di inventario, suscitando il sospetto che l’astronomo appassionato bibliofi- lo li acquistasse a proprie spese e poi li ponesse in quella biblioteca che considerava una sua creatura. Accanto all’istanza colta, alta, di arricchimento della biblioteca nel settore antico e di aggiornamento nei più moderni risultati della ricer- ca, Horn d’Arturo non dimenticò l’esigenza di dotarla comunque di ma- nuali e strumenti di base, necessari sia all’amatore o all’inesperto, sia all’astronomo che si accostasse per la prima volta a materie non sue, ma indispensabili alle sue ricerche. Si affidò per questo ai manuali Hoepli, una serie ben nota e vitale ancor oggi, che abbinavano al costo contenuto l’estrema affidabilità degli autori. Compaiono così in biblio- teca i manuali Hoepli del meccanico e della radioattività, della lingua greca e della sismologia, della bibliografia e della gnomonica, e di mol- te altre materie ancora che sorprendono per la loro distanza dagli inte- ressi astronomici (catasto, filologia classica, elettrotecnica, agrimen- sura). Le cure del professore non si diressero solo all’accrescimento del patrimonio bibliografico, ma anche – passo indispensabile alla conser- vazione ed alla proiezione di esso nel futuro – alla sua organizzazione e gestione. Lo schedario a schede mobili fu interpretato da Horn d’Artu- ro nella sua accezione più vasta di catalogo ragionato; per ogni volume, oltre alla descrizione bibliografica, fornì la provenienza: dono dell’auto- re, oppure acquistato in una certa libreria, con relativa data e il prezzo, o ricevuto per recensione. Nel caso di libri antichi, in calce alla scheda figuravano riferimenti ai principali repertori e, comunque, indicazioni su alcune pagine particolarmente significative. Non c’è autore pseudo- nimo od anonimo che gli sia sfuggito, né menzione interna o tavola in- cisa che non abbia segnalato. Allo schedario per autore e titolo Horn d’Arturo aggiunse un’opera onerosa ed utilissima, ripartendo i volumi per argomento, gli antichi accanto ai moderni secondo una visione dia- cronica della disciplina e della biblioteca stessa. Nell’intraprendere la catalogazione semantica della biblioteca, fu certamente favorito dalla conoscenza delle lingue, antiche e moderne, ed in particolare da quella del tedesco che, oltre a lui, tra i direttori della Specola, fu familiare solo a Bernard Dessau8. Mentre oggi, infatti, l’astronomia riconosce un as- soluto predominio della lingua inglese, nella prima metà del ’900 si pubblicavano ancora numerose opere in francese ed in tedesco, ed in lingua tedesca era proprio l’Astronomische Jahresbericht, ovvero lo spo- glio sistematico della letteratura astronomica internazionale, alla cui ar- ticolazione in categorie si rivolse Horn per individuare i soggetti del suo schedario. Egli giunse così a 89 voci di soggetto (tra le quali spic- 8 Nato a Offenbach-am-Main nel 1863 da fa- cava anche la categoria ‘pazzi’), utilizzate anche come schema colloca- miglia ebrea, è noto per la collaborazione torio. Il lavoro di semantizzazione del catalogo, la rete di rapporti inter- con Augusto Righi; diresse la Specola bolo- nazionali su cui basare lo scambio di pubblicazioni, l’attenzione al patri- gnese dal 1900 al 1903, per poi assumere la direzione dell’Istituto di Fisica dell’Universi- monio storico sono i principi che tutt’oggi informano l’attività della bi- tà di Perugia. blioteca. Si impone infine una menzione dell’opera di riordino condotta 166 Guido Horn d’Arturo: un astronomo e la sua biblioteca

dallo scienziato triestino sull’archivio storico della specola, che racco- glie documenti risalenti alla fine del XVIII secolo e poi, via via, le suc- cessive carte degli astronomi. Già sottoposto ad organizzazione sette- centesca, l’archivio fu riordinato da Horn d’Arturo e distribuito in sca- tole di colore bordeaux, numerate in base ad un criterio per argomento e cronologico. A lui, in particolare, si deve la raccolta dei documenti delle direzioni novecentesche della specola, ivi comprese le proprie carte istituzionali. Le minute delle sue lettere personali spedite, altret- tanto ordinatamente raccolte in analoghe scatole, sono state recente- mente donate dalla pronipote Maria Delia al Dipartimento di Astro- nomia.

Guido Horn dunque nacque a Trieste da famiglia ebrea9, da Arturo e Vittoria Melli, a sua volta figlia del rabbino Raffaele Sabato Melli, in casa del quale fu educato dopo la morte del padre. Di qualche anno o di qualche lustro più giovane o più vecchio degli intellettuali che se- gnarono con la loro presenza la stagione aurea del Novecento triestino, non fu loro compagno di scuola, non frequentò gli stessi circoli o i caf- fé, ma parve precederli nell’apprendistato di nomadismo che, in lui, la professione astronomica aggiungerà alla matrice israelitica e mitteleu- ropea. Nel gioco delle corrispondenze che si dipanano attorno a lui, ec- co che, quando Horn era ragazzo, Svevo pubblicava Una vita (1892) e Senilità (1898); di lì a poco sarebbero stati ragazzi Umberto Poli (poi Saba) e Victor de Sabata, entrambi di radici ebraiche. Ancora qualche anno, e sarebbero nati Slataper e gli Stuparich e, a breve distanza geo- grafica, Carlo Michelstaedter. E se Horn non ebbe contatti con Rilke e con Joyce, pure con l’ambiente triestino, che abbandonò ben presto per motivi di studio e di lavoro, non interruppe mai i rapporti. Legami di amicizia sono attestati, tra gli altri, con alcuni esponenti della bor- ghesia israelitica, quali Arturo Castiglioni, medico e celebre storico della medicina, e con Enrico Morpurgo, della famiglia assurta ai vertici delle Assicurazioni Generali e del Lloyd Adriatico. La passione bibliofi- la lo mantenne in corrispondenza con Saba e con la sua libreria anti- quaria di via san Nicolò, i cui cataloghi si ritrovano oggi in biblioteca, accuratamente rilegati in volume, a ricordo della giulianità di Horn, ac- canto alle Scienze naturali nel Boccaccio di Attilio Hortis ed agli studi di Meteorologia ed oceanografia di Eduard Mazelle. Come molti giovani triestini, Horn compì gli studi in Austria, fre- quentando il quadriennio di matematica, fisica ed astronomia alla Karl- Franzens Universität di Graz10, per poi passare a Vienna per il quint’an- no ed il conseguimento della laurea, nel luglio del 1902. Probabilmente rimossi in seguito alla Prima Guerra Mondiale, qua- si per un rifiuto dell’esperienza austriaca, pure gli studi universitari portarono Horn a Vienna quando la Secessione è al suo apice, negli an- ni in cui Karl Kraus dirigeva il periodico Die Fackel, in cui Schönberg 9 Il nome ebraico di Guido era El Chan Gad, cominciava la sua rivoluzione musicale, mentre il magistero freudiano come risulta dagli appunti della nipote Lidia, si ergeva a scuola. Purtroppo nulla trapela di quanto questa atmosfera, che ci tramandano il ricordo di un uomo profondamente legato alla cultura ed alla tra- un fermento culturale irripetibile che accompagnò Horn da Trieste a dizione ebraica, della quale sfoggiava, tra Vienna, abbia concorso alla sua formazione intellettuale. Certo il perio- l’altro, il tipico humour (witz). do austriaco non può che aver contribuito ad affinare la sua sensibilità 10 In biblioteca troviamo Dante e gli astrono- per le belle arti, che lo porterà, scultore lui stesso di qualche talento, mi italiani (Trieste, Balestra, 1895), di Anto- all’amicizia con artisti bolognesi, tra i quali spicca Giorgio Morandi. nio Lubin, dalmata e professore di italiano a Graz negli anni in cui anche Horn vi stu- I settori della biblioteca riservati alle comete ed alla meteorologia diava. riflettono gli studi viennesi, alla scuola di Josef von Hepperger (1855- 167 M. Zuccoli

1928), Edmund Weiss (1837-1917) e Julius Hann (1839-1921). A Hep- perger, che nel 1887 aveva calcolato il periodo orbitale della cometa De Vico, si dové la scelta della tesi, relativa al calcolo dell’orbita della co- meta 1889 IV, che ebbe dignità di pubblicazione11. Il lavoro seguì il fon- damentale testo di Theodor von Oppolzer12 e costituì un’occasione di esercizio di calcolo numerico, tant’è che Horn preferì usare le tavole a sette decimali di Heinrich Ludwig Schrön, pur potendosi accontentare di quelle a sei decimali. Hann, professore di fisica cosmica all’Università di Vienna e studio- so della distribuzione dei venti e della pressione atmosferica, contribuì alla formazione meteorologica di Horn, che gli riuscì di grande utilità negli anni bolognesi per continuare e migliorare la serie di osservazio- ni che la Specola effettuava fin dal primo Ottocento. Gli studi meteoro- logici gli varranno l’assunzione, come assistente volontario nell’ottobre 1903, e come assistente effettivo un anno dopo, presso l’Osservatorio Marittimo di Trieste, ove restò fino al giugno 1907. E se il periodo trie- stino non sarà riconoscibile ai fini pensionistici, in quanto prestato alle dipendenze della cessata monarchia austro-ungarica, pure costituirà un significativo momento di crescita professionale. Lì Horn collaborò con Friedrich Bidschof (1864-1915), meteorologo viennese13, alle osserva- zioni dei passaggi in meridiano, alla determinazione del tempo ed alla registrazione dell’andamento degli oltre cento cronometri, affidati dalla marina mercantile del Lloyd all’Istituto. All’Osservatorio il nostro effet- 11 GUIDO HORN D’ARTURO, Definitive Bestim- tuò anche alcune osservazioni meteorologiche e la riduzione delle os- mung der Bahn des Kometen 1889 IV, «Denkschriften der mathematisch-naturwis- servazioni mareografiche. senschaftlichen classe der kaiserlichen aka- Nel luglio 1907 l’Osservatorio di Catania accolse la sua domanda e demie der wissenschaften (Wien)», 74 lo chiamò, con la qualifica di primo assistente, finalmente inserito in un (1904), p. 265-335; Definitive Bestimmung contesto di ricerca pienamente astronomico. Durante i tre anni trascor- der Bahn des Kometen 1889 IV, «Astronomi- sche Nachrichten», 165 (1904), p. 327-330; si a Catania Horn ebbe l’occasione di fotografare, grazie alla moderna Calcolo dell’orbita definitiva della cometa attrezzatura in dotazione all’Osservatorio, ben quattro comete che pas- 1889 IV, «Memorie della Società degli Spet- sarono al perielio: Halley, Morehouse, Daniel e 1910a. La biblioteca of- troscopisti Italiani», 33 (1904), p. 95-99. fre oggi numerose opere che interessarono Horn nella prosecuzione 12 THEODOR VON OPPOLZER, Traité de la deter- degli studi sulla struttura delle comete che, nei primi anni bolognesi, lo mination des orbites des cometes et des plane- tes, Paris, Gauthier-Villars, 1886. posero in contatto con la teoria di Augusto Righi relativa alla genesi 14 13 Di Weiss e di Hann la Biblioteca di Astro- elettrica della luminosità cometaria . nomia di Bologna possiede le opere princi- pali: Bilder Atlas der Sternenwelt (1892); Die Durante la prima guerra mondiale, la coscienza patriottica sospinse Erde als ganzes ihre Atmosphaerae. (1896); Horn, come tanti giovani intellettuali triestini, a combattere sul versan- Lehrbuch der Meteorologie. (1901 e 1937); di Bidschof le Mathematische un Astronomi- te italiano, rischiando la condanna a morte come disertori dell’esercito sche Tafeln (1905). austro-ungarico15; così Scipio Slataper (1888-1915), morto sul Podgora 14 AUGUSTO RIGHI, Comete ed elettroni (Bolo- ed autore di alcune tra le più struggenti pagine sull’amatissimo Carso, gna, Zanichelli, 1911); Ottica d’oscillazioni e così pure i fratelli Stuparich, Giani (1891-1961) e Carlo (1894-1916), elettriche (Bologna, Zanichelli, 1897); Il moto suicida per non cadere nelle mani degli Austriaci. La deflagrazione del- dei joni nelle scariche elettriche. (Bologna, Za- nichelli, 1903); Rotazioni jonomagnetiche la guerra coglie Guido a Bologna, dove era stato trasferito il primo no- (Bologna, Zanichelli, 1914). Di Horn d’Artu- vembre 1911 dopo un anno e mezzo trascorso all’Osservatorio di Tori- ro si ricordino: Struttura e rotazione della Co- no come astronomo aggiunto. Il trasferimento a Bologna, proposto dal meta Daniel (1907d), «Memorie della Socie- Direttore dell’Osservatorio, Michele Rajna (1854-1920), consentì a Gui- tà degli Spettroscopisti Italiani», 37 (1908), p. 65-75; e La struttura delle comete a distanze do di portare a compimento la riduzione delle osservazioni meridiane diverse dal Sole, «Rivista di Astronomia e eseguite a Torino e di tracciare alcune carte celesti, destinate a mette- Scienze Affini», 4 (1910), p. 165-167. re in luce la distribuzione delle nebulose e degli ammassi stellari ri- 15 Guido Bedarida in Ebrei d’Italia (Livorno, spetto al piano occupato dalla Via Lattea. Durante l’anno accademico Soc. Editrice Tirrena, 1948, p. 231-233) ac- 1911-12 aveva supplito Rajna in una ventina di lezioni, trattando l’astro- cenna al contributo ebraico alla lotta irre- dentista contro l’Austria ed in particolare a nomia sferica sulla traccia delle lezioni tenute a Milano da Giovanni quello degli ebrei giuliani. Schiaparelli (1835-1910) e rimaneggiate dallo stesso Rajna: in bibliote- 168 Guido Horn d’Arturo: un astronomo e la sua biblioteca

ca non resta traccia di queste lezioni, come peraltro di gran parte del- l’attività didattica di Horn, ma compaiono gli Elementi di astronomia sferica - Lezioni dello Schiaparelli. Il 19.5.1913 dunque aveva ottenuto l’abilitazione alla libera docenza e si apprestava a dare la scalata ai ranghi della carriera accademica, forte di un curriculum16 e di una nutrita lista di pubblicazioni che con- sentivano le più ottimistiche prospettive. Invece il conflitto porterà Horn ad intraprendere un’altra carriera, allontanandolo dal 29 maggio del 1915 al 25 dicembre del 1918 dall’astronomia, per divenire sottote- nente della 18° batteria di bombardieri e congedarsi con la croce di guerra17. Maturò nei mesi successivi all’esecuzione di Cesare Battisti – anni di forte attaccamento alla propria identità nazionale e di rischio per gli irredentisti – la decisione di connotare di un tratto italiano il co- gnome, che suonava troppo austriaco. Fu così che assunse come nom de guerre il patronimico, regolarizzando successivamente il proprio co- gnome in Horn d’Arturo18; da uomo colto ed attento alle assonanze, avrà senz’altro apprezzato la coincidenza del nome paterno con quello di Arturo, la supergigante rossa della costellazione di Bootes. Anche dell’esperienza bellica di Horn d’Arturo la biblioteca porta le tracce, nell’ex libris ancora in uso, un foglietto rettangolare realizzato tipograficamente in bianco e nero, con la dizione Ex libris speculae bo- noniensis ed il motto In puro aëre vita. Il motto risale alla sua batteria, ove venne scritto sulla porta del rifugio, per scongiurare il rischio delle bombe asfissianti invocando l’aria pura19; al ritorno alle attività civili, Horn d’Arturo volle dotare la sua biblioteca di un piccolo lusso, un ex libris che ricordasse quei giorni terribili, ma, come di consueto, lo rea- lizzò con la massima economia di mezzi. Il dopoguerra ritrovò Horn d’Arturo dal 16.4.1920 astronomo ag- giunto all’Osservatorio del Collegio Romano, ritornato subito nell’ago- ne astronomico dove riceverà subito il prestigioso premio Stambucchi del Ministero dell’Istruzione, a parità con Giovanni Silva (1882-1957). La morte di Michele Rajna lo fece richiamare d’urgenza a Bologna il 25.1.1921, da parte della Facoltà, per dirigere l’Osservatorio universita- rio, sebbene ancora con la qualifica di astronomo aggiunto. Nel 1925 divenne professore e professore stabile nel 1928. Sempre nei primi decenni del ’900, la teoria einsteniana della relati- vità interessò enormemente l’ambiente astronomico, cui si deve la fon- damentale conferma ottenuta da Arthur Eddington nel corso della spe- dizione osservativa in Brasile in occasione dell’eclisse di sole del 29 16 ARCHIVIO STORICO DELL’UNIVERSITÀ DI BO- maggio 191920. LOGNA, Curriculum vitae di Guido Horn del 28-6-1913. Nell’ottobre del 1921 Horn d’Arturo fece la conoscenza di Albert 17 Volontari delle Giulie e di Dalmazia. Se- Einstein, anch’egli ebreo e suo coetaneo, invitato da Federigo Enriques conda edizione, a cura di FEDERICO PAGNAC- a tenere alcune conferenze a Bologna; Horn non poté assistervi, per- CO, Trieste, s.t., 1930, p. 426. (Si ringraziano ché impegnato fuori città, ma rimase assai colpito dall’incontro con il i Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste celebre fisico. In biblioteca egli istituì un settore dedicato alla relatività, per la segnalazione). comprendente il fondamentale estratto einsteniano dagli Annalen der 18 Decreto del Commissariato civile generale per la Venezia Giulia del 7.9.1921. Physik che riporta Die Grundlage der allgemeinen Relativitätstheorie (1916), cui intercalò vari foglietti fittamente annotati. Così pure è chio- 19 GIORGIO TABARRONI, Un insigne maestro, in Guido Horn d’Arturo e lo specchio a tasselli, sato fin quasi a renderlo illeggibile il successivo Über die spezielle und a cura di MARINA ZUCCOLI-FABRIZIO BONOLI, die allgemeine Relativitätstheorie del 1921. Accanto alle opere di Ein- Bologna, CLUEB, 1999, p. 95-100. stein in italiano ed in francese, compaiono inoltre i commenti di Mario 20 In tale circostanza l’équipe della Royal Castelnuovo (Spazio e tempo secondo le vedute di Einstein. 1923) e di Astronomical Society fotografò la posizione delle stelle circostanti il Sole, riscontrando Arthur Eddington (Sur la théorie de la relativité. 1924). la deviazione della luce prevista da Einstein. In quegli anni Horn d’Arturo si interessava del fenomeno cosiddet- 169 M. Zuccoli

to della ‘goccia nera’21, ovvero l’apparente deformazione dei profili di due corpi in contatto reale od apparente, che cominciò ad essere stu- diato all’epoca del transito di Venere sul disco solare del 1761. Horn d’Arturo identificò la causa del fenomeno nell’astigmatismo di chi os- serva, analizzandolo nell’astronomo George van Biesbroeck (1880- 1971), il quale gli fornì l’indicazione delle lenti dei propri occhiali, e nel- lo Schiaparelli, evidenziandone gli effetti nella descrizione dei canali di Marte. In biblioteca si trova oggi un’ampia sezione di volumi relativi al transito di Venere sul Sole del 1761, in parte acquistati da Horn d’Artu- ro e comunque da lui chiosati, che costituiscono un nucleo di osserva- zioni diverse di un medesimo fenomeno, assai peculiare anche in seno ad una biblioteca astronomica22. La prima impresa di grandi proporzioni, non solo quanto a rilievo scientifico, ma anche per l’impegno finanziario ed organizzativo, fu af- frontata da Horn d’Arturo nel 1926, quando si recò nell’Oltregiuba (l’o- 21 GUIDO HORN D’ARTURO, Il fenomeno della dierna Somalia) per osservare la corona e le protuberanze solari appro- “goccia nera” e l’astigmatismo, «Pubblicazio- fittando dell’eclisse totale di sole del 14 gennaio. La missione italiana, ni dell’Oss. Astronomico della R. Università di Bologna», 1 (1922), 3. di cui fecero parte anche l’astronomo Luigi Taffara, osservatore in Cri- 22 AGOSTINO SALUZZO, Passaggio di Venere sot- mea dell’eclisse del 1914, il senatore Mengarini, esperto fotografo, ed il to il Sole, In Roma, nella st. di Generoso Sa- geofisico Luigi Palazzo, ebbe il patrocinio del Ministero della Pubblica lomoni, 1761; GIOVANNI POLENI, Ad Gabrie- Istruzione, che la finanziò con 50.000 lire. lem Manfredium ... epistola in qua agitur de Da punta Sherwood, presso Chisimaio, fu osservato il mutamento Veneris inter Solem et Tellurem transitu an- no 1761, [Padova, 1761]; MAXIMILIEN HELL, verificatosi nelle tuniche esterne di un pennacchio coronale nell’arco di Observatio Transitus Veneris ante discum So- due ore e mezzo, rilevato dal confronto tra le foto effettuate in Oltregiu- lis, Vindobonae, s.t., 1761; Passaggio di Vene- ba e a Sumatra, da una missione inglese. Un ulteriore fenomeno osser- re avanti al Sole osservato in Roma, s.n.t.; vato nel corso dell’eclisse fu quello delle ‘ombre volanti’, che suole pre- EUSTACHIO ZANOTTI, De Veneris ac Solis con- gressu. Bononiae, typis Laelii a Vulpe, cedere e seguire le eclissi solari, in un’alternanza di bande chiare e 23 [1761]; J. NIEGOWIECKI, Transitus Veneris per scure in rapido movimento . Lo studio di Horn d’Arturo prese in esa- discum Solis, [Cracovia, 1761]; GIOVANNI me le evidenze osservative dal 1820 in poi che dimostrarono come le BATTISTA AUDIFFREDI, Transitus Veneris ante ombre nella zona temperata muovano verso occidente, nella zona torri- Solem, Romae, apud fratres Salviones, 1762; GIOVANNI BATTISTA AUDIFFREDI, Investigatio da verso oriente. Collegandosi allo studio dell’agitazione del bordo so- Parallaxis Solaris ... Transitus Veneris ante lare, Horn d’Arturo trasse elementi utili alla comprensione della veloci- Solem, Romae, s.t., 1765; JOHANN FRANZ ENC- tà, dell’altezza e dell’estensione delle correnti nell’altissima atmosfera. KE, Die Entfernung der Sonne von der Erde Le sue considerazione sulle ombre volanti furono poi confermate, tren- aus dem Venusdurchgang von 1761, Gotha, in der Beckerschen Buchhandlung, 1822. t’anni dopo, dagli studi sulla scintillazione stellare effettuate in America al Perkins Observatory24. 23 GUIDO HORN D’ARTURO, Le “ombre volanti”, «Memorie della Società Astronomica Italia- La missione in Oltregiuba lasciò in biblioteca una collezione di car- na», 3 (1925), p. 55-105 e «Pubblicazioni del- te del nord Africa, utilizzate per la preparazione della spedizione, ma l’Oss. Astronomico della R. Università di Bo- ciò che più importa è la fitta rete di corrispondenti cui vennero inviate logna», 1 (1925), 6; L’ecclisse solare totale del 14 gennaio 1926 osservata dalla Missione le pubblicazioni con i risultati ottenuti; si può infatti affermare che pro- astronomica italiana nell’Oltregiuba, «Pub- prio la spedizione in Africa, che suscitò l’interesse della comunità astro- blicazioni dell’Oss. Astronomico della R. nomica, sancì il successo dell’attività infaticabile di Horn d’Arturo nel Università di Bologna», I (1926), 8 e «Atti ricercare contatti con gli Osservatori esteri ed innescare uno scambio della Società Italiana per il Progresso delle Scienze», XV riunione, (1926), p. 1-5 e «Me- di pubblicazioni, che raggiunse diverse centinaia di corrispondenti. morie della Società Astronomica Italiana», 3 Questo immane lavoro di pubbliche relazioni per l’Osservatorio bolo- (1926), p. 484-496; La corrente orientale per- gnese fruttò una prassi di invio di pubblicazioni (memorie, bollettini, petua nell’altissima atmosfera equatoriale, dati, singoli articoli) che dalla fine degli anni venti a tutt’oggi giungono «Pubblicazioni dell’Oss. Astronomico della R. Università di Bologna», 1 (1926), 9 e «Me- in biblioteca, a dispetto dei rovesci politici ed istituzionali che le sedi morie della Società Astronomica Italiana», 3 degli enti hanno attraversato negli anni. (1926), p. 511-538; Sulla variazione rapida Fondata la stazione osservativa di Loiano, presso Bologna, con il dei pennacchi coronali, «Pubblicazioni del- moderno telescopio Zeiss ed iniziata nel 1931 la pubblicazione di Co- l’Oss. Astronomico della R. Università di Bo- logna», 1 (1928), 10. elum, Horn d’Arturo inizia nel 1932 i progetti per lo specchio a tasselli, lo strumento cui dedicherà le sue ricerche fino agli ultimi anni della 24 Cfr. LUIGI JACCHIA, An Italian astronomer, «Sky and Telescope», (1967), p. 93. sua vita. 170 Guido Horn d’Arturo: un astronomo e la sua biblioteca

Dei suoi primi dieci anni di attività didattica (era divenuto professo- re stabile nel 1928) la biblioteca conserva le dispense delle sue lezioni, realizzate proprio alla vigilia di quelle leggi razziali che interromperan- no bruscamente ogni suo sforzo volto all’accrescimento dell’Osservato- rio. Anche la persecuzione razziale subita da Horn d’Arturo traspare, ad un esame attento della biblioteca che, dal 1938 al 1945, dovette ab- bandonare, così come l’istituto, in seguito alle famigerate leggi antie- braiche25, per essere sostituito alla direzione dell’Osservatorio ed alla cattedra di Astronomia dall’istriano Francesco Zagar (1900-1976). In quegli anni Horn d’Arturo abitò dapprima in via Santo Stefano 67 a Bo- logna, per poi sfollare a Faenza, presso la famiglia Ramaccini, in via santa Maria dell’Angelo, ed infine a Pesaro. Alla persecuzione il professore cercò di sottrarsi chiedendo di an- dare a prestare la sua attività di ricerca presso la Specola Vaticana, ma ottenne risposta negativa26. Il trattamento che gli riservarono le autori- tà italiane, dopo la discriminazione in quanto decorato della Grande Guerra27, è narrato dalla nipote Lidia in un appunto manoscritto: convo- cato dal Questore di Bologna, che gli disse bruscamente di andarsene, in quanto ‘ebreo straniero’, gli rispose che il suo nome non figurava nell’elenco degli ex sudditi austriaci riconosciuti come cittadini italiani dal convegno di San Germano del 1919 semplicemente perché lui era italiano da prima, per l’arruolamento volontario del 191528. Anni di grande amarezza, per chi dové abbandonare quanto aveva costruito e stava ancora realizzando, ma, sebbene in una biblioteca scientifica non sia facile rinvenire la ricaduta di un fenomeno storico e sociale, tuttavia l’analisi del posseduto, degli inventari e dello schedario consentono di reperire alcuni elementi significativi. Innanzitutto cessa- no le pubblicazioni di Horn d’Arturo, su Coelum ed altrove; le Memorie

25 ROBERTO FINZI, L’università italiana e le dell’Accademia delle Scienze di Bologna, cui dal 1928 soleva comunica- leggi antiebraiche, Roma, Editori Riuniti, re i dati meteorologici raccolti alla Specola, dal 1938 li pubblicano a no- 1997; LUCIO PARDO, La scienza non ha pa- me di Zagar; gli inventari della biblioteca riportano poi il regolare ac- tria. Universitari stranieri a Bologna tra le quisto della Difesa della Razza, successivamente risultata irreperibile. due guerre, «Strenna storica bolognese», 37 (1987), p. 321-330; NAZARIO SAURO ONOFRI, Un caso curioso è costituito poi dall’unico romanzo presente in bi- Ebrei e fascismo a Bologna, Crespellano, blioteca, Le stelle nel macero (Bologna, Testa, 1939) di Gabriella Nova- Grafica ed., 1989, p. 103, 121-127, 134. Ono- ro Ducati (1889-1940)29, classificato (o meglio, non classificato) e collo- fri riporta la richiesta rivolta da Horn d’Artu- cato nella sezione “Miscellanea ibrida”, tra il Pilota pratico di Ignazio ro al Rettore Ghigi in data 9.6.1939, di poter continuare a frequentare l’Osservatorio nei Prina e la Fisonomia del Dalla Porta. L’opera narra le vicende di un mesi estivi, dalle 22 alla 1, a proprie spese, conte appassionato di astronomia, la cui specola privata presenta più di per proseguire le osservazioni astronomi- una coincidenza con le sale site al quarto ed al settimo piano della tor- che. Zagar vistò la richiesta con il proprio re astronomica bolognese, al punto da far ipotizzare un’ospitalità con- benestare, ma dal Ministero giunse risposta negativa, datata 8.7.1939. cessa all’autrice per documentarvisi. Nel romanzo compare per giunta 26 Cfr. TABARRONI, Un insigne maestro. un personaggio ebreo, l’avvocato Samuelli, che nel colorito malsano 27 Alla denuncia del 1939 fece seguito la di- echeggia il Benrubi del papiniano Gog, disonesto amministratore desti- scriminazione, con provvedimento del nato ad ammalarsi di una tabe innominabile. Una contaminazione inop- 7.2.1940 (si ringrazia il Centro per la Docu- portuna per la biblioteca astronomica, pure al suo ritorno in servizio mentazione Ebraica Contemporanea di Mi- Horn d’Arturo, che non era uomo da rappresaglie o da damnatio me- lano per le informazioni fornite). moriae, non distrusse il libro, ma si limitò a fulminarlo con la chiosa 28 Horn infatti figura tra gli ebrei stranieri nella Rubrica speciale degli ebrei stranieri, «Procacciato da Zagar!» all’interno della copertina. emessa dal Ministero degli Interni il In effetti alla riammissione in servizio, in data 29.3.1945, si verificò 10.11.1938, un documento assai raro ripro- una situazione comune ad altri Atenei: Horn d’Arturo e Zagar, l’uno dotto in PARDO, La scienza. cacciato e reinsediato, l’altro subentrato, si trovarono a condividere la 29 Cfr. MARIA BANDINI BUTI, Poetesse e scrittri- cattedra e l’abitazione, donde le veementi proteste del professore trie- ci, in Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, ad vocem, I, Roma, Istituto edito- stino per riottenere l’esclusiva di entrambe. Ancora una volta la biblio- riae B. C. Tosi, 1941. teca testimonia le emozioni di quei giorni, con la scheda della Scala na- 171 M. Zuccoli

turale, edizione cinquecentesca di Giovanni Camillo Maffei, acquistata per la bella cifra di mille lire «il giorno della partenza definitiva di Za- gar», come chiosa Horn d’Arturo sulla scheda stessa. Dunque, per fe- steggiare l’attesa dipartita, un dono alla biblioteca amatissima. Si diceva però che il professore non fu uomo da ripicche: si ritrova- no infatti in biblioteca sia le opere del suo collaboratore attivo nella propaganda antiisraelitica, Giuseppe Loreta, sia quelle di Zagar, che viene addirittura recensito su Coelum nel 1948. Probabilmente un tem- peramento magnanimo e l’attaccamento al patrimonio della ‘sua’ biblio- teca prevalsero su ogni altra considerazione, facendogli conservare le testimonianze di quel periodo. Lo schedario di un’altra biblioteca, l’Universitaria di Bologna, ci parla anch’esso delle persecuzioni razziali che Horn d’Arturo, come molti altri docenti, subì non solo nella propria persona, ma nella pro- pria opera. Una circolare Bottai del 23.9.1942 raccomandava infatti ai direttori delle biblioteche universitarie di marcare, con apposito timbro ad inchiostro rosso recante la scritta «Lib[ro] Sg[radito]» le schede e le copertine delle opere di autore ebreo30. Tale timbro figura ancor og- gi, pietosamente incomprensibile agli odierni lettori, sulle schede degli estratti inviati da Horn d’Arturo alla biblioteca prima della guerra, mentre manca ovviamente nei successivi. Il secondo dopoguerra rappresentò nella vita dell’astromo triestino un periodo di tranquillità, dedicato alle sue più care realizzazioni: Co- elum e lo ‘specchio a tasselli’31; alla dislocazione di una rete di specchi a 30 Ringrazio Michele Catarinella per avermi tasselli in varie località italiane ed alla costruzione di un altro simile te- segnalato questo ulteriore e biblioteconomi- lescopio nelle Grotte di Castellana Horn d’Arturo lavorò strenuamente, co aspetto delle persecuzioni razziali. Cfr. MICHELE CATARINELLA, Un esempio locale: la lasciando in biblioteca una raccolta di carte del Touring Club di tutt’Ita- Biblioteca Universitaria di Bologna. In La lia, ma purtroppo i suoi progetti non trovarono realizzazione. Così, con- menzogna della razza, Bologna, Grafis, 1994, sapevole di aver molto e proficuamente vissuto, circondato dall’affetto p. 326-330; CLAUDIO DI BENEDETTO, Catalo- dei familiari e degli allievi, il professore diede un graduale addio alle ghi di razza. In Il linguaggio della biblioteca. Scritti in onore di Diego Maltese, a cura di sue creature astronomiche scrivendo un ultimo capitolo delle prospetti- MAURO GUERRINI, Firenze, Regione Toscana, ve dello specchio a tasselli e regolando il passaggio della proprietà del- 1994, p. 301-307; NAZARIO SAURO ONOFRI, la rivista Coelum ai nipoti, che la cederanno all’Osservatorio. Ebrei e fascismo, p. 134-135. Si veda la coper- Gli ultimi anni furono prodighi di riconoscimenti scientifici ed acca- tina della ristampa facsimilare delle Confe- renze sulla geometria non-euclidea di Federi- demici per il grande vecchio dell’astronomia bolognese, che continua- go Enriques (Bologna, CLUEB, 1999), tratta va intanto la direzione di Coelum e la cura della biblioteca, anche dopo dall’esemplare della Biblioteca Universitaria la pensione. Nel 1955 giunse la nomina di professore emerito della Fa- di Bologna, con i timbri «Lib. Sg.». coltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, nel 1957 quella a 31 Per la descrizione di questo strumento, al commendatore al merito della Repubblica, nel 1958 il diploma di I clas- tempo stesso semplice come intuizione ma complesso nella sua realizzazione, si riman- se con medaglia d’oro dei benemeriti della Scuola, della Cultura e del- da ad una selezione di scritti del suo ideato- l’Arte, nel 1965 la medaglia ricordo – probabilmente più gradita di ogni re in Guido Horn d’Arturo e lo specchio a tas- altro riconoscimento – da parte degli allievi, in occasione della IX as- selli, ed alla bibliografia ivi contenuta. Si no- semblea della Società Astronomica Italiana, che si tenne a Bologna32. ti, per quanto riguarda gli articoli sullo stru- mento stesso, che essi sfatano la mitologia Guido Horn d’Arturo spirò il primo aprile del 1967, avendo fatto pro- del progetto italiano misconosciuto all’este- prio il motto che fu del fondatore della Specola bolognese, il conte Lui- ro, talvolta avventatamente applicata allo gi Ferdinando Marsigli: nihil mihi. specchio a tasselli. Esso venne infatti tratta- to su riviste inglesi, americane, tedesche e svedesi, di ambito amatoriale e non universi- tario; mancò quindi solo la consacrazione sulle grandi testate, quali Monthly Notices of the Royal Astronomical Society o Astrophysi- cal Journal, per consegnarlo definitivamente alla letteratura astronomica. 32 LUIGI JACCHIA, Ricordi di Guido Horn-d’Ar- turo, «Coelum», 35 (1967), p. 73-79. 172 Archivi, biblioteche, musei

Alessandro Ceregato Daniele Scarponi IL MUSEO GEOLOGICO GIOVANNI CAPELLINI

’attuale “Museo di Paleontolo- zione, che si è accresciuta, in maniera tiene frutto di bizzarrie della natura, li gia e Geologia G. Capellini” è il più o meno continua, per più di quat- classifica sulla base della somiglianza L più grande in Italia, sia per di- tro secoli e presenta una notevole con esseri viventi allora conosciuti, i mensioni che per numero e importan- “stratificazione” di materiali paleonto- resti da lui studiati vengono denomi- za delle collezioni; da una stima re- logici, non certo casuale, ma frutto nati Cochlites, Ostracites ecc. per la cente i pezzi risultano essere circa un dei cambiamenti nel pensiero scienti- stretta analogia con i taxa viventi, co- milione, in massima parte acquisiti o fico avvenuti negli ultimi secoli. me Cochlea e Ostrea. personalmente raccolti dal suo fonda- È Ulisse Aldrovandi (Bologna, Cospi ne riconosce per molte for- tore; esso si articola in 13 sale ed è 1522-1605), naturalista e medico, con me, la vera natura; nei suoi scritti suddiviso in quattro sezioni: antiche il suo Museo di Storia Naturale – pri- chiaramente ne spiega il meccanismo collezioni, piante, rocce, vertebrati ed mo al mondo – lasciato in eredità al di conservazione, di un granchio dà invertebrati fossili, ordinate per loca- Senato di Bologna, a creare una rac- la seguente interpretazione: lità geografiche. Il visitatore, cammi- colta di reperti geo-paleontologici, ol- […] ha la coda ritratta sotto il ventre, con nando attraverso le stanze può ancora tre a quelle altrettanto note riguar- le sue articolazioni; e a questa sopraposte percepire un’atmosfera tipicamente danti tutto l’ambito delle scienze natu- le braccia, e sopra tutte aggiustate le che- ottocentesca, in cui le eleganti vetrine rali. Nel 1617 il materiale (più di le maggiori in quell’atto nel quale morì originali accolgono stranamente «fa- 18.000 pezzi) occupava sei stanze del quest’animale, che fermatosi in qualche miglie troppo numerose», i cui com- Palazzo Comunale. luogo, dove non mancava sugo pietrifican- ponenti (fossili e rocce) occupano Il secondo personaggio a contribui- te, a poco a poco s’è indurito e divenuto ogni spazio sui ripiani. Alla persona re allo sviluppo di questa raccolta è quello c’hora si vede; non dubitando io, o che non riesce a spiegarsi il perché di Ferdinando Cospi (Bologna, 1606- non potendomi persuadere, che questo 1 tanta sovrabbondanza non resta che 1685), studioso e appassionato colle- non sia un tempo stato Animal vivo […] lasciarsi attrarre dai giganti che abita- zionista, i cui esemplari si vanno ad Dopo Aldrovandi e Cospi, un terzo no gli spazi aperti di questo luogo: affiancare a quelli di Aldrovandi. personaggio detiene un posto impor- l’imponente Mastodonte, l’esotico La prima miscellanea è costituita tante nella storia dei musei universi- Scelidotherium, l’oscuro Glyptodon e da fossili, concrezioni arenacee, di- tari bolognesi: il conte Luigi Ferdi- correndo con gli occhi dalle vertebre verse “terre sigillate” e una lettera au- nando Marsili (Bologna, 1658-1730). della coda fino al cranio, l’enorme Di- tografa di Aldrovandi, la seconda Studioso di matematica e scienze na- plodoco. Eppure, se ci si sforza di os- comprende una gran quantità di ex-vi- turali, viaggia a lungo raccogliendo servare i reperti uno ad uno, si sco- vi e rocce provenienti dall’antico mu- ovunque notizie e materiali. Nel ’700, pre un tesoro di testimonianze spetta- seo cospiano, entrambe parzialmente secolo dell’Illuminismo, il glorioso colari e molto spesso uniche, della corredate dai cartellini originali. Studio bolognese sembra ormai ta- storia della vita. Confrontando le due collezioni gliato fuori dai più moderni indirizzi Se l’impronta di Capellini caratte- emerge stridente il contrasto fra il scientifici di quel tempo. Il Marsili, rizza tutte le sale rimaste fino ad oggi pensiero scientifico del ’500 e quello convinto che l’Istituzione universita- di quello che fu il ‘suo’ museo (intito- del ’600; la raccolta di Cospi riflette la ria sia ormai irreformabile, fonda l’I- lato orgogliosamente a sé stesso!), le rivoluzione intellettuale avvenuta fra stituto delle Scienze a cui dona, in radici più antiche di questa raccolta il XVI e il XVII sec.: infatti è proprio tempi diversi, tutte le sue collezioni unica risalgono a diversi secoli prima. nella seconda metà del ’600 che i fos- ricche di materiali provenienti da stati È merito suo se si possono ammirare sili iniziano ad essere interpretati co- europei ed extra-europei. i resti delle collezioni di Aldrovandi, me resti di esseri vissuti un tempo Nel 1742, per volontà del Senato di Cospi, Marsili e Monti. Esse sono il sulla Terra. Bologna, le raccolte Aldrovandi e Co- nucleo originario dell’attuale esposi- Nel ’500 lo stesso Aldrovandi li ri- spi vengono trasferite nell’Istituto del-

175 Annali di storia delle università italiane 4/2000 Archivi, biblioteche, musei

1. Interno del museo (Foto P. Fer- rieri).

le scienze accanto a quelle di Marsili. no riordinati e nel luglio 1852 viene campioni delle raccolte di Aldrovandi, Si forma così un grande museo che si inaugurato un nuovo Museo di storia Cospi, Marsili e Monti. arricchisce ulteriormente anche attra- naturale. Il 4 ottobre 1871 quattro sale re- verso le numerose donazioni di papa Nel 1859 il Governo provvisorio staurate accolgono un’esposizione Benedetto XIV, il noto bolognese car- delle Romagne decreta la suddivisio- permanente in occasione del V Con- dinale Lambertini, oltre a quelle di ne del Gabinetto di Storia Naturale gresso Internazionale di Antropologia numerosi naturalisti e di alcuni re- nelle tre nuove cattedre di Geologia, e Archeologia Preistoriche. Tra il gnanti europei. Mineralogia e Zoologia; di conse- 1871 e il 1881 il vecchio edificio viene Quarto personaggio: Giuseppe guenza le collezioni di scienze natura- interamente ristrutturato e modifica- Monti (Bologna, 1682-1760), profes- li situate a palazzo Poggi vengono an- to. Le collezioni nel corso di questi sore di storia naturale, ‘crea’ un Mu- ch’esse suddivise in tre sezioni. L’an- anni si arricchiscono notevolmente di saeum Diluvianum, esclusivamente no successivo la cattedra di Geologia nuovi reperti, tra cui la curiosa coraz- paleontologico, nell’Istituto delle e il Museo di Geologia (che prenderà za e il cranio di Glyptodon typus (del scienze. Il termine diluvianum deriva tale nome nel 1862) vengono affidati Pliocene, ca. 3 m.a., delle Pampas ar- dal fatto che il Monti credeva (come al giovane professore Giovanni Capel- gentine), un grande insettivoro appar- la maggioranza degli studiosi del tem- lini, nato nel 1833 a La Spezia, evolu- tenente ai cosiddetti Sdentati, che re po) che i fossili fossero resti di anima- zionista convinto e da subito intenzio- Umberto I dona nel 1879. li morti a causa del Diluvio Univer- nato a recuperare le collezioni geolo- Il 26 settembre del 1881, in occa- sale. giche e paleontologiche appartenenti sione del II Congresso Geologico In- Nel giugno del 1796 giungono a all’ex-Gabinetto di Storia Naturale. ternazionale, viene inaugurato uffi- Bologna le truppe di Napoleone che Nel 1869 l’allora rettore Ercolani of- cialmente il “Regio Museo Geologi- sottraggono molti reperti e collezioni, fre a Capellini il complesso seicente- co” che presenta, tra le numerose col- solo in parte restituite nel 1815-16. Al- sco dell’ex-ospedale Azzolini (già “de’ lezioni portate dai partecipanti, una tro materiale viene perso per incuria. Lebbrosetti”) per insediarvi l’Istituto ricca raccolta formata da circa 130 Reperti e collezioni superstiti furo- di Geologia e per trasferirvi tutti i splendidi ittioliti eocenici del Monte 176 Archivi, biblioteche, musei

2. Diplodocus carnegiei (Hatcher), calco di dinosauro 3. Diplodocus carnegiei (Hatcher), calco di dinosauro del Giurassico superiore, ritrovato a Sheep-Creek, Wyo- del Giurassico superiore, ritrovato a Sheep-Creek, Wyo- ming (U.S.A.) (Foto P. Ferrieri). ming (U.S.A.) - particolare del cranio (Foto P. Ferrieri).

Bolca (Vr), di cui fanno parte pezzi so degli anni vengono acquisiti, tra no fondatore Capellini, avvenuta nel rarissimi e stupendamente conservati l’altro, scheletri di Mastodonte, diver- 1922, comincia anche il lento declino sfortunatamente non tutti visibili, do- se balene plioceniche ritrovate, per la del museo, pur con i contributi dei no del barone Achille de Zigno. Nella maggior parte, nel bacino emiliano, suoi successori Michele Gortani, che stessa occasione viene acquisita una uno scheletro di Meionornis casuari- già affiancava Capellini da diversi an- fra le più grandi e interessanti colle- nus, uccello corridore del Quaterna- ni e, dal 1955 al 1969, Raimondo Selli, zioni di Cicadee d’Europa, che anno- rio della Nuova Zelanda e diversi resti al quale si deve la fondazione tra il vera fra gli altri, esemplari originali di ittiosauri fra cui un superbo esem- 1960 e il 1963 del nuovo Istituto di della Cycadeoidea intermedia, C. etru- plare di Stenopterygius quadriscissus geologia e paleontologia (oggi Dipar- sca, C. capelliniana e C. ferrettiana, in di Holzmaden, con la traccia della pel- timento di scienze della terra e geolo- gran parte provenienti dalle ‘Argille le delle natatoie, donato nel 1904 dal gico-ambientali). Per la costruzione scagliose’ del nostro Appennino. dott. Fornasini. del nuovo complesso viene disposta Altri due pezzi di enorme pregio Gli invertebrati fossili sono qui la demolizione di parte del vecchio sono rappresentati da palme fossili rappresentati da tutti i phyla; per il Istituto, gli spazi vengono pratica- (Latanites e Phoenicites) alte circa 3 contenuto scientifico che riveste si ri- mente dimezzati: la grande sala del m, perfettamente conservate prove- corda, tra le varie raccolte, quella di Diplodocus viene ridotta di un terzo e nienti da M. Vegroni (Vr). molluschi terziari del bacino emiliano molte collezioni sono collocate in cas- In occasione dell’VIII centenario istituita da Ludovico Foresti. setti o stipate nelle vetrine superstiti della nascita dell’Università di Bolo- Tra il 1909 ed il 1916 viene costrui- non più correttamente fruibili dai visi- gna del 1888, con Capellini rettore, ta la nuova facciata con la scritta “R. tatori disorientati dalla massa dei re- l’esposizione si arricchisce ulterior- Museo Geologico G. Capellini” e il perti. Tutti gli esemplari vengono ri- mente di reperti giunti da tutto il motto «Mente et Malleo» sopra l’in- puliti e la raccolta storica viene siste- mondo. Viene ultimata una lunga sala gresso. All’interno viene risistemato mata in una sala del pianterreno. Sot- (40x7,5 metri) che nel 1909 accoglie- l’atrio e restaurato quanto restava del- to la guida del paleontologo Vittorio rà il modello (unico in Italia) di Diplo- l’antico “Ospedale de’ Lebbrosetti”, Vialli viene allestita una aula didattica docus carnegiei, un dinosauro lungo mentre le sale espositive diventano 16. intitolata inizialmente a Michele Gor- 26,5m e alto 4m al garrese, donato da Dal 1917 al 1960 l’intera struttura tani e poi allo stesso Vialli. L’intero Andrew Carnegie al re Vittorio Ema- rimane sostanzialmente invariata se edificio risente però degli effetti della nuele III, che il senatore Capellini ri- si eccettua qualche modifica interna. mutilazione e, nel 1977, a causa delle uscirà abilmente ad ottenere. Nel cor- Con la morte del suo ormai anzia- lesioni che ne compromettono la sta- 177 Archivi, biblioteche, musei

4. Anancus arvenensis (Croizet & Jo- bert), proboscidato del Pliocene, rin- venuto presso Cà de’ Boschi (Pie- monte) (Foto P. Ferrieri).

bilità, si rende necessaria la chiusura fruizione, la cultura conservazionisti- delle Scienze dell’Istituto di Bolo- al pubblico. ca e della gestione concreta, incarna- gna», 6, 6 (1907), p. 41-60. In occasione del IX Centenario del- ta nei parchi, con quella scientifica, DANIELE SANGIORGI, Guida del Museo l’Università di Bologna, nel 1988, do- accademica, umanistica, urbana di Geologico Giovanni Capellini, Bolo- po radicali lavori di restauro e di con- cui i musei sono il prodotto. gna, Emiliana, 1915, p. 98. solidamento delle strutture, il museo Si dà così luogo sia ad una vivifica- WALTER BARONI, Le terre sigillate, «Rivi- viene riaperto ai visitatori. zione della funzione museale, quale sta. Storia Medicina», 15, 1 (1971), In linea con gli odierni criteri mu- componente di una moderna funzio- p. 6. seologici il “Capellini” non si limita ne di conservazione della natura, sia CARLO SARTI, Il museo di Geologia e alla raccolta ed esposizione organica ad una qualificazione scientifica del- Paleontologia, in Storia illustrata di dei reperti, ma svolge una funzione l’azione svolta nella gestione delle Bologna, a cura di WALTER TEGA, didattica e di valorizzazione del ter- aree protette. Rep. di San. Marino, AIEP, 1987, p. ritorio. I servizi didattici che il mu- 20-40. seo offre per le scuole, gestiti dagli CARLO SARTI, I fossili e il Diluvio Uni- insegnanti dell’Aula didattica decen- Bibliografia versale, Bologna, Pitagora, 1988, p. trata del Comune di Bologna, sono 189. LISSE LDROVANDI costituiti da itinerari sistematici, con U A , Ulyssis Aldrovan- SERGIO RAFFI-ENRICO SERPAGLI, Intro- un approccio laboratoriale, attraver- di patricii Bononiensis Musaeum duzione alla Paleontologia, Torino, so la manipolazione e l’osservazione metallicum etc., op. postuma, Bolo- UTET, 1993, p. 654. di reperti e da percorsi autogestiti gna, Ferronij, 1648, p. 992. Da museo a museo. Luoghi e idee per nel corso dei quali le classi, con il FERDINANDO COSPI, Museo Cospiano la didattica, Bologna, Futura Press, supporto di specifici materiali, pos- annesso a quello del famoso Ulis- 1999, p. 107. sono effettuare visite autonomamen- se Aldrovandi etc. (descrizione di te. L. Legati), Bologna, G. Monti st., ALESSANDRO CEREGATO Gli studenti universitari possono 1667, p. 532. DANIELE SCARPONI analizzare in maniera approfondita la LUDOVICO FORESTI, Le marne di San Lu- Paleontologia utilizzando anche le ca e di Paderno e i loro fossili, «Ren- raccolte specifiche e selezionate della diconti Accademia delle Scienze del- Nota “Sala Vialli”. l’Istituto di Bologna», 3 (1877), p. 30- La valorizzazione del territorio si 41. 1 FERDINANDO COSPI, Museo Cospiano annes- esplica attraverso progetti di collabo- GIOVANNI CAPELLINI, Le cicadee fossili so a quello del famoso Ulisse Aldrovandi etc. razione Parchi-Museo come opportu- del Museo Geologico di Bologna, (descrizione di L. Legati), Bologna, G. Monti nità per integrare, in un percorso di «Memorie della Regia Accademia st. 1667, p. 532. 178 Maria Cecilia Ghetti BIBLIOTECA DEL CENTRO PER LA STORIA DELL’UNIVERSITÀ DI PADOVA

a Biblioteca del Centro per la quei «Quaderni per la storia dell’Uni- «rettore nazional-fascista», ma anche, storia dell’Università di Padova versità di Padova» che, a partire dal al tempo stesso, «studioso di larga L ha di recente ricevuto nuova 1968, costituiscono la voce scientifica- cultura umanistica»1, l’Anti perseguì collocazione al terzo piano del palaz- mente più qualificata della storiogra- l’ambizioso progetto di creare un’Uni- zo del Bo, lasciando i due angusti lo- fia universitaria patavina. versità di taglio nuovo rispetto ai mo- cali, quasi nicchie ricavate tra gli uffi- Si è precedentemente accennato delli del passato, una struttura diver- ci del rettorato e le sale accademiche alla contiguità ‘fisica’ tra materiale bi- sa dalla «cittadella isolata, arroccata e di rappresentanza, all’interno dello bliografico e archivistico (nella prece- nella sua antica sede dentro le mura stesso edificio, che l’avevano in pre- dente sistemazione ospitati addirittu- cittadine, aristocraticamente chiusa cedenza ospitata. La ristrutturazione ra insieme, nelle stesse sale): l’attività nei recinti della scienza e dell’alta cul- della biblioteca coincide con il trasfe- di ricerca inerente alla storia universi- tura», e consapevole invece della ne- rimento in locali ad essa contigui, op- taria padovana è stata infatti sempre cessità che «la comunità universitaria portunamente predisposti e protetti, facilitata dalla ricca messe di docu- – studenti e professori – si integrasse del prezioso materiale archivistico menti conservata presso l’archivio. nell’ambiente cittadino, divenendone che, a partire dal secolo quattordice- La necessità di tutelare tale patrimo- centro propulsore della vita sociale e 2 simo, testimonia le diverse tappe del- nio era già stata ampiamente recepi- culturale» . In quest’ottica (di cui fu- la storia dell’Università patavina. ta, in epoca marciana, dalla magistra- rono testimonianza, ad esempio, i La biblioteca si è costituita, nel cor- tura dei Riformatori dello Studio, che concerti organizzati nella cornice del- la sala dei Giganti, tuttora attivi) si so degli anni, come prezioso suppor- conferì a diversi studiosi, ufficialmen- colloca anche il vivo interesse del ret- to per gli studiosi di storia delle uni- te riconosciuti nel Rotulo artista, l’in- tore per le biblioteche dell’Ateneo, ivi versità, interessati a integrare i risul- carico «ad scribendam historiam compresa l’ancor piccola biblioteca tati della ricerca archivistica con la Gymnasii patavini»: dalle prove del del rettorato, che Anti volutamente consultazione di materiale bibliografi- Facciolati alle edizioni del Colle e del non fece rientrare tra le cosiddette co specifico. La struttura ha ricevuto Vedova, la vita dello Studio veneto «biblioteche speciali», sviluppatesi a un impulso particolarmente vivace a trovò puntuale descrizione nelle pagi- partire dal 1923 come «biblioteche- ne dei suoi storiografi. Dopo alcuni partire dalla seconda metà degli anni strumento, aggiornate per il lavoro tentativi di sistemazione durante la ’60, in coincidenza con la generale ri- immediato [...]»3, e alla quale riservò strutturazione dell’Istituto per la sto- dominazione austriaca, l’archivio ven- invece status e dignità autonomi. ria dell’università, sorto nel 1922, in ne finalmente riordinato nel 1893, se- Nelle poche righe che seguono, in- occasione del settecentesimo anniver- condo uno schema generale tuttora dirizzate nel 1943 da Carlo Anti al suo sario della fondazione dell’Ateneo e vigente. successore Concetto Marchesi a pro- destinato, sull’esempio dell’analoga Questi brevissimi cenni storici, ri- posito della biblioteca del rettorato, struttura bolognese, allo studio e alla guardanti la natura e le vicissitudini sembrano quasi prefigurarsi le linee- valorizzazione della storia universita- dell’archivio, intendono semplice- guida che tuttora ispirano l’attività ria. L’attività dell’Istituto padovano mente porre in risalto l’importanza della struttura: non fu, nei primi decenni, particolar- della raccolta bibliografica annessa e mente brillante, pur producendo ri- tematicamente legata ad esso. In questi anni – scriveva l’Anti – ho cerca- sultati editoriali assai apprezzabili: La biblioteca, inizialmente piutto- to di incrementarla dandole il seguente carattere: storia dell’Università di Padova, maggiore e vivace impulso ricevette sto modesta e costituita attraverso ac- dei suoi professori e dei suoi allievi; storia invece, come già si è ricordato, negli quisti sporadici, poco o per nulla pia- generale delle Università e della organiz- anni ’60 quando, sotto la direzione di nificati, conobbe un deciso impulso zazione scientifica in genere; annuari di Paolo Sambin, alle attività di ricerca e durante il rettorato di Carlo Anti Università e di enti culturali; repertori di di edizione delle fonti si affiancarono (1932-1943). Figura particolare di prima consultazione, vocabolari e varie.

179 Annali di storia delle università italiane 4/2000 Archivi, biblioteche, musei

Mi pare che una piccola biblioteca del ret- neo patavino, con particolare atten- quella degli estratti, tutti diligente- torato sia giustificata solo entro questi li- zione ai profili dei docenti e degli al- mente catalogati e quindi facilmente miti e che entro questi limiti possa riusci- lievi più illustri. reperibili dall’utente. Completano l’in- re utile. Accanto alle storie universitarie formazione sull’Ateneo i materiali Negli anni del dopoguerra, quando classiche, dedicate in epoche diverse presenti nella sezione dedicata alla altre apparivano ed in effetti erano le allo Studio padovano (Riccoboni, To- storia (generale, culturale e artistica) urgenze che richiedevano un’atten- masini, Patin, Papadopoli, Facciolati, della città di Padova: testi di storia, zione prioritaria, la biblioteca patì uno Dalle Laste, Colle, oltre ai materiali di guide turistiche, libri d’arte, cataloghi stato di inevitabile abbandono: come più recente edizione), la biblioteca di mostre ecc. aiutano il lettore ad in- già si è ricordato, la situazione conob- del Centro ospita un rilevante corpus quadrare l’informazione di matrice be una svolta, in senso finalmente po- di statuti (di cui si fornisce a parte l’e- universitaria nel più ampio contesto sitivo, a partire dalla metà degli anni lenco), relativi sia all’Universitas arti- della città e della sua provincia. Una ’60, durante il rettorato di Enrico starum sia a quella iuristarum. Non- piccola sezione riguarda anche la sto- Opocher. Fu in quel periodo, infatti, ostante qualche lacuna (causa diver- ria della Repubblica di Venezia e dei che dalle ‘ceneri’ del già menzionato se vicissitudini storiche, alcuni mate- suoi domini, dai quali affluirono con Istituto prese vita, per opera di Paolo riali sono custoditi presso istituzioni regolarità, nel corso dei secoli, allievi Sambin, il Centro per la storia dell’U- padovane extra-universitarie, come la dello Studio. niversità di Padova. Le attività di que- Biblioteca Civica e la Biblioteca Uni- Notevole attenzione è stata riserva- sta istituzione (concentrate prevalen- versitaria), la biblioteca del Centro ta anche alla storia e all’organizzazio- temente nell’edizione di fonti e di mo- può quindi testimoniare, attraverso ne di altri atenei, italiani e non: risal- nografie, oltre che nella pubblicazio- questi preziosi materiali, le diverse ta, per ricchezza di materiali, la sezio- ne dei già ricordati «Quaderni») fini- tappe della storia dell’Ateneo, dagli ne dedicata alla storia dell’Università rono per avere una ricaduta positiva statuti cinque e seicenteschi alle ter- di Bologna, che detiene, tra le diverse anche sull’ancor piccola biblioteca: la minazioni dei Riformatori: notevole sedi accademiche italiane, il ‘primato’ ripresa o, spesso, l’avvio di nuovi anche il materiale relativo alla storia per la produzione storiografica indi- scambi culturali tra l’Ateneo padova- universitaria padovana nei diversi pe- rizzata alla ‘rivisitazione’ delle proprie no ed altre analoghe istituzioni, euro- riodi successivi alla caduta della Re- origini e della propria storia. Tra gli pee e non, finì per tradursi anche nel- pubblica veneta, dalla legislazione del atenei stranieri, spiccano i materiali l’attivazione di nuovi canali di scam- Regno italico agli statuti di epoca riguardanti le Università polacche: bio librario, mentre cresceva la mole asburgica, dai regolamenti posteriori una lunga consuetudine di scambi dei materiali bibliografici donati, di all’annessione al Regno sabaudo sino scientifici e culturali ha configurato, volta in volta, dai singoli studiosi che alla documentazione più attuale e cor- nel corso dei secoli, una sorta di ‘me- frequentavano l’archivio e la bibliote- rente. Tra gli altri, può essere interes- moria lunga’ del soggiorno di Coper- ca ad esso annessa. Considerazioni sante segnalare la raccolta degli An- nico a Padova e di questo sono testi- analoghe si possono applicare alla nuari, completi a partire dalla ripresa monianza testi e riviste che ancor og- successiva direzione del Centro (il della dominazione austriaca, nel 1815, gi arrivano dalla Polonia, attraverso cui statuto, con relativo riconosci- e quella, quasi completa, dei Bolletti- canali di scambio o di acquisto. mento giuridico, risale al 1981 e pre- ni delle diverse facoltà. Da segnalare infine, tra i periodici, vede esplicitamente, tra i compiti del- Cospicua anche la sezione di testi quelli di carattere più propriamente l’istituzione, «la conservazione, l’in- antichi, che ospita pregevoli esempla- ‘goliardico’ («Il Bo» e «L’orologio») e, cremento e la schedatura di una rac- ri sei e settecenteschi e una discreta tra i materiali di argomento non stret- colta bibliografica specializzata e di raccolta di volumi del XIX secolo che, tamente accademico, i testi di storia una raccolta iconografica»): si trattò pur se meno preziosi sul piano della della scienza e della tecnica, di ambi- della gestione di Lucia Rossetti, attiva rarità bibliografica, offrono nondime- to non soltanto veneto. dal 1982 sino al 1993, quando venne no un supporto interessante e vivace La biblioteca del Centro per la sto- eletto l’attuale direttore, Piero Del allo studioso che voglia affrontare i ria dell’Università di Padova è una Negro. nodi della storia universitaria di ambi- struttura di piccole dimensioni, che Le considerazioni del ’43 di Carlo to ottocentesco. conta circa 4.000 volumi, di taglio, co- Anti che abbiamo precedentemente Accanto ai materiali relativi alla me già si è ricordato, altamente spe- esposte, relative alla biblioteca del storia più propriamente istituzionale cialistico: il materiale è stato cataloga- rettorato, costituiscono la cornice en- dell’Ateneo, la biblioteca ospita an- to, nel corso degli anni, in maniera tro la quale si è sviluppata la successi- che, come già si è accennato, una ric- manuale, senza uso di supporti infor- va politica di acquisizioni della strut- ca sezione di testi riguardanti docenti matici. A seguito del trasferimento e tura che, seguendo i desiderata del e allievi della struttura: altro materia- del generale riordino della struttura, rettore, vanta oggi, come ‘fiore all’oc- le biografico, dedicato anch’esso al anche la biblioteca del Centro viene a chiello’, oltre alla sezione di libri anti- personale afferente dell’Ateneo, può rientrare tra le istituzioni per le quali chi, proprio il settore rivolto alla sto- essere recuperato all’interno di un’al- il Centro di ateneo per le biblioteche, ria, istituzionale e culturale, dell’Ate- tra ricca sezione della biblioteca, che coordina le attività di tutte le 180 Archivi, biblioteche, musei strutture dell’Ateneo padovano, pre- illustriss. Senatus Veneti auctoritate nem et Franciscum Bolzetam, vede progetti di recupero del pregres- denuo correcti et emendati. Patavii, 1595, cc. 74. so. Attraverso l’inserimento nel siste- apud Gratiosum Perchacinum, 3. Statuta et privilegia almae Univer- ma SBN, adottato a livello nazionale, 1564, cc. 4+52. sitatis d. d. pilosophorum medico- il patrimonio bibliografico del Centro 3. Instituta et privilegia ab excellentis- rum ac theologorum cognomento per la storia dell’Università di Padova simo Senatu Veneto almae Universi- artistarum celeberrimi archigymna- diverrà, entro tempi che si auspicano tati D. D. iuristarum Patavini Ar- sii Patavini ab excell. Senatu Vene- brevi, ‘visibile’ ben oltre i confini, pro- chigymnasii concessa in libris quin- to concessa, nunc denuo aucta, tettivi ma certamente limitanti, entro i que enucleata, quorum ultimus po- emendata et in 4. lib. digesta. Ex quali è stato sinora compreso. stremo adiunctus immunitatum fere typographia Io. Baptistae Pasquati, omnium restitutionem continet. sup. permissu, 1648, cc. 8+4+p. MARIA CECILIA GHETTI Syndico ac Prorectore Ioanne Con- 209+cc. 16. rado Heroldt ad Norgoviam nob. 4. Statuta et privilegia almae Universi- Germano-Franco. Editio quinta. Pa- tatis dd. philosophorum, medicorum, tavii, typis Io. Baptistae Pasquati, ac theologorum cognomento artista- Note 1638, cc. 6+73. rum celeberrimi archigymnasii Pata- 4. Instituta et privilegia ab excell. Se- vini ab excelso Senatu Veneto conces- 1 ANGELO VENTURA, Carlo Anti rettore magni- natu Veneto almae Universitati D. sa, denuo aucta et in quatuor libros fico, in Carlo Anti. Giornate di studio nel cen- D. iuristarum Patavini Achigymna- digesta, syndico illustrissimo et gene- tenario della nascita, Verona-Padova-Vene- zia, 6-8 marzo 1990, Trieste, Lint, 1992, p. sii concessa in libros quinque dige- rosissimo d. Nicolao Petronio Calda- 155-222, in particolare p. 181. sta, quorum ultimus postremo na Pyrranensi ex Istria. Patavii, typis 2 VENTURA, Carlo Anti rettore, p. 171. adiunctus immunitatum fere om- Josephi Sardi, 1654, p. 16+238. 3 Così si esprimeva Anti a proposito delle nium restitutionem continet. Syndi- 5. Raccolta di leggi e di provide istitu- «biblioteche speciali» (i cui materiali, rag- co ac prorectore Ioanne Raymundo zioni per la disciplina dello Studio giunto un certo limite fisico, avrebbero do- a Lamberg l. b. Editio sexta. Pata- di Padova. In Padova, per Giovam- vuto, di volta in volta, venire “travasati” nel- vii, typis Io. Baptistae Pasquati, battista Penada, 1762, p. 68. la Biblioteca universitaria) in un documen- to, riassuntivo dell’impostazione e dei risul- 1645, p. 8+116+4. 6. Terminazione degl’illustrissimi ed tati del suo rettorato, indirizzato, nel set- 5. Instituta ac privilegia ab excell. Se- eccellentissimi signori riformatori tembre 1943, al successore Concetto Mar- natu Veneto almae Universitati D. dello Studio di Padova per la disci- chesi. Il testo, conservato presso l’Archivio D. iuristarum Patavini Archigym- plina del medesimo. Venezia, Pinel- storico dell’Università di Padova, è stato nasii concessa in libros quinque di- li, 1768, p. 23. pubblicato dal Ventura nel già citato Carlo gesta, quorum ultimus postremo 7. Terminazione degl’illus. ed eccell. Anti rettore, p. 187-222. Nello stesso docu- mento sono esposte anche le considerazioni adiunctus immunitatum fere om- signori Riformatori dello Studio di relative alla biblioteca del rettorato, riporta- nium restitutionem continet. Syndi- Padova. Venezia, Pinelli, 1771, p. te nel testo. co ac prorectore Ioanne Thoma co- 36. mite de Colloreto, nobili feudatario Foroiuliensi, Muzzanae et Melsi do- mino, libero barone Valsae etc. Edi- Università di Padova Statuti custoditi presso la Biblio- tio septima. Patavii, typis Io. Bapt- teca del Centro per la storia del- stae Pasquati, 1674, p. 8+116. Regno italico l’Università di Padova 1. Legge relativa alla pubblica istru- (elenco a cura di Emilia Veronese) Universitas artistarum zione, 4 settembre 1802, Anno I. «Bollettino delle leggi della Repub- Universitas iuristarum 1. Statuta almae Universitatis d. arti- blica Italiana ...», a. I., p. 295-308. starum et medicorum Patavini 2. Repubblica Italiana. Piani di studio 1. Statuta spectabilis et almae univer- Gymnasii. Denuo correcta et emen- e di disciplina per le Università na- sitatis iuristarum Patavini Gymna- data. Existente rectore mag. d. Aloy- zionali, Milano 1803, cc. 20. sii, una cum literis ducalibus et om- sio Scloppo Veron. i.u.doc. philoso- 3. Decreto 25 luglio 1806 riguardante nibus reformationibus in hunc us- pho et equite. Patavii, apud Inno- l’Università di Padova. «Bollettino que diem factis, suis in locis positis centium Ulmum, 1570, cc. 60. delle leggi del regno d’Italia», n. additoque indice locupletissimo, 2. Statuta almae Universitatis d. arti- 24, p. 789. nunc primum typis excussa. Vene- starum et medicorum Patavini tiis, per Joannem Patavinum, 1551, Gymnasii denuo correcta et emen- cc. 10+183. data. Existente syndico et loco recto- Impero austriaco 2. De constitutionibus et immunitati- ris deficientis magnfico d. Antonio bus almae Universitatis iuristarum Savoldo Brixiano. Cum d. assesso- 1. Ripristino dell’Università di Padova Gymnasii Patavini libri quatuor. Ex ribs. Patavii, apud Ioannem Spero- e fissazione del corso dei suoi studi. 181 Archivi, biblioteche, musei

Notificazione 12 settembre 1815, Università di Padova 3. Statuto approvato con r. d. 14 otto- “Collezione di leggi e regolamenti bre 1926 n° 2133 e modificato con pubblicati dall’imp. regio governo Governo nazionale r. d. 13 ottobre 1927 n° 2226, Pa- delle Provincie venete”, II, p. 66-82. dova 1928, p. 67. 2. Sovrana risoluzione sull’organizza- 1. Norme accademiche comuni a tutte 4. Statuto ... modificato con r. d. 31 zione delle Università di Pavia e di le Facoltà e riguardanti gli studenti ottobre 1929, n° 2480, Padova Padova (1817), “Collezione di leg- ed uditori della r. Università di Pa- 1929 (?), p. 70. gi e regolamenti pubblicati dal- dova per l’a. scolastico 1869-70, Pa- 5. Statuto ... modficato con r. d. 31 l’imp. regio governo delle Provin- dova 1869. ottobre 1930, n° 1915, Padova cie venete”, IV, pt. I, p. 81-99. 2. Regolamento per la Facoltà di giuri- 1930 (?), p. 61. 3. Statuto disciplinare per gli studi fi- sprudenza, Padova 1875. 6. Edizione 1931, Padova 1931 (?) p. losofici nell’imperiale regia Univer- 3. Regolamento per la Facoltà di me- 62. sità di Padova (3 novembre 1825). dicina e chirurgia, Padova 1875. 7. Edizione 1932, Padova 1932, p. 62. 4. Statuto disciplinare interno per l’i.r. 4. Regolamento per la Facoltà di 8. Edizione 1935, Padova 1935, p. 62. Università di Padova, Padova 1830, scienze matematiche, fisiche e natu- 9. Edizione 1937, Padova 1937, p. 85. p. 25. rali, Padova 1875. 10. Edizione 1939, Padova 1939, p. 84. 5. Regolamento generale per l’i. r. Uni- 5. Regolamento per la Facoltà di lette- 11. Edizione 1940, Padova 1940, p. 83. versità di Padova, Padova 1830. re e filosofia, Padova 1875. 12. Edizione 1942, Padova 1942, p. 89. 6. Regolamento generale per la i. r. 13. Edizione 1951, Padova 1951, p. 94. Università di Padova e statuto disci- 14. Edizione 1952, Padova 1952, p. 104. plinare interno per la Facoltà medi- Statuti dell’Università 15. Edizione 1955, Padova 1955, p. 131. co-chirurgico-farmaceutica, Padova 16. Edizione 1957, Padova 1957, p. 135. 1841, p. 25. 1. Università di Padova. Statuto ap- 17. Edizione 1957 (II), Padova 1957, p. 7. Statuto disciplinare interno per la provato con ord. ministeriale del 158. Facoltà matematica dell’i.r. Univer- 25 ottobre 1924, Roma 1925, p. 83. 18. Edizione 1959, Padova 1959, p. 162. sità di Padova, Padova 1847. 2. Statuto approvato con regio de- 19. Edizione 1960, Padova 1960, p. 175. creto 14 ottobre 1926, n° 2133, Sono presenti presso la biblioteca an- Roma 1927, p. 70. che le edizioni successive.

182 Rassegne, recensioni, schede

RECENSIONI

ANNA ANDREONI-PAOLA DEMURU, invece potenzialmente ricca la docu- un’ampia scelta di materiali documen- La Facoltà politico legale dell’Uni- mentazione disponibile per lo storico. tari, nella maggior parte dei casi ela- versità di Pavia nella Restaurazio- Il primo aspetto preso in considera- borati dalle A. Ragguardevole la ricer- ne (1815-1848). Docenti e studen- zione, quello istituzionale, evidenzia ca biografica condotta sui docenti del- ti, Bologna, Cisalpino, Istituto Edi- la prudenza delle autorità nel settore la Facoltà che consente di illustrare toriale Universitario, 1999 (Fonti e normativo: i regolamenti disposti in personalità di studiosi finora rimaste studi per la storia dell’Università età napoleonica restarono infatti ope- nell’ombra e di rivalutarne il ruolo in ranti per alcuni anni dopo il ritorno rapporto allo sviluppo delle rispettive di Pavia, 31), p. 442. degli austriaci a Pavia: si dovette at- discipline. tendere il 1817 per una prima Istru- La seconda appendice riguarda in- La ricerca di Anna Andreoni e Paola zione e il 1825 per un Regolamento ge- vece le regole di disciplina rivolte agli Demuru si iscrive in un genere che nerale dell’Ateneo che dettava dispo- studenti ma che, in parte, si riferisco- da qualche tempo pare riscuotere una discreta attenzione da parte degli sto- sizioni sull’elezione e le funzioni del no anche ai docenti. Si succedono poi rici delle università: la storia delle Fa- rettore e del senato accademico, sul una serie di indagini sulla composi- coltà. Al pari dei giubilei universitari, direttore e sui docenti, sul decano, zione della popolazione studentesca anche le facoltà stanno promuovendo sui dottori immatricolati (una sorta di che consente di delineare alcune ca- da alcuni anni indagini storiche sulle lista di aspiranti all’insegnamento) e ratteristiche di questa Facoltà nel pe- proprie origini e sull’attività svolta e infine sugli studenti. Solo nel 1830 riodo esaminato. Irrilevante il nume- poiché le Facoltà sono state introdot- vennero accordati regolamenti parti- ro degli studenti che provenivano dal- te nell’organizzazione universitaria colari alla Facoltà giuridica (Statuto l’esterno dell’Impero Austro-ungari- del nostro Paese solo in tempi relati- della facoltà politico legale, Pavia, co, frutto di una politica che mirava a vamente recenti (nella maggior parte 1830), anche se i piani di studio della scoraggiare la circolazione degli stu- dei casi in età napoleonica), questi Facoltà erano già stati rivisti una pri- denti, e in ultima analisi la base del studi stanno sedimentando una solida ma volta fra il 1814 e il 1817 e nuova- reclutamento appare sostanzialmente ricerca di base per l’età più sguarnita mente nell’anno accademico 1817- circoscritta alla Lombardia. Le Autrici di ricerche nel settore storico-univer- 1818 e miravano a conformare il pro- descrivono, ricorrendo ad una serie sitario. In questo caso non siamo pe- gramma pavese a quello in essere di diagrammi, tavole e grafici, la di- rò davanti ad una storia generale di nelle Università austriache. Furono stribuzione territoriale dei laureati, la una facoltà ma all’analisi di una fase introdotte nuove discipline nel campo professione paterna, l’andamento del- della storia della Facoltà politico lega- del diritto privato e pubblico, sostan- le immatricolazioni e delle lauree le di Pavia, ovvero della Facoltà giuri- ziale e processuale e posta una par- suddivisi per anno. Una seconda ap- dica. La periodizzazione è assunta so- ticolare attenzione all’Economia giu- pendice contiene invece, descritti in lo apparentemente dalla storia politi- ridica, alle scienze delle finanze e al- ordine alfabetico, gli oltre cinquemila ca – 1815-1848 – ma ben si adatta alle la statistica. La ricerca si dilunga poi studenti iscritti fra il 1815 e il 1848, vicende dell’Ateneo pavese e natural- ad illustrare la ripartizione dei corsi fornendo per ciascuno: cognome e mente anche a quelle della sua Facol- nei quattro anni, i libri di testi adotta- nome, provenienza, nome e professio- tà giuridica (dopo la rivoluzione del ti, i regolamenti relativi alle funzioni ne del padre, data di immatricolazio- 1848 l’Università restò chiusa per che ciascun docente doveva eserci- ne, eventuale appartenenza ad uno qualche tempo e tornò a funzionare tare. dei collegi universitari, il titolo acca- con regolarità solo nel 1852). In gene- La parte più consistente del volu- demico eventualmente conseguito, la rale è questo uno dei periodi meno in- me è rappresentata da una vasta ap- data relativa ed eventuali annotazioni. dagati dalla storiografia universitaria pendice (p. 380), ripartita in alcune Si tratta di un utile repertorio che dis- e questo studio ci mostra quanto sia sezioni, che mette a disposizione pone già di molti dati utili per poterne

185 Annali di storia delle università italiane 4/2000 Rassegne, recensioni, schede ricavare un utile studio prosopografi- delle istituzioni studentesche creato storia dei singoli atenei e del sistema co su questo gruppo di studenti che anni fa presso la Luiss a Roma (un in- universitario nel suo complesso, il do- appartiene alla generazione che, di lì ventario dell’Archivio è stato pubbli- cumento di alcuni peculiari percorsi a poco, avrebbe costituito l’ossatura cato nel 1995). Il volume è diviso se- formativi della classe politica italiana burocratico amministrativa del nuovo condo criteri cronologici. Una prima («in senso moschiano», come sugge- Stato unitario. parte, con introduzione di Maria Se- risce Quagliariello) e la testimonianza rena Piretti, presenta le schede relati- delle relazioni intercorse nelle varie GIAN PAOLO BRIZZI ve alla stampa studentesca della se- epoche tra gli studenti in quanto élite conda metà dell’Ottocento (62 le te- e il mondo giovanile nella sua interez- state censite); una seconda, introdot- za. Quanto al primo profilo – la storia ta da Giovanni Orsina, le riviste uni- delle riviste studentesche come parte versitarie dell’età giolittiana (50 pub- della storia dell’università – bisogna blicazioni); una terza, con introduzio- osservare, con Quagliariello, la diffu- Catalogo delle riviste studentesche, ne di Fulvia Ferrari, le riviste della sione territorialmente circoscritta di a cura di NORA DE GIACOMO-GIO- guerra e del dopoguerra (114 riviste, questi fogli (e la loro fisiologica prov- VANNI ORSINA-GAETANO QUAGLIA- ma non tutte schedate); una quarta visorietà nel tempo, anche). I temi ri- parte le riviste dei gruppi universitari correnti sono da un lato i tradizionali RIELLO, Manduria-Bari-Roma, Pie- ro Lacaita, Archivio per la storia fascisti (introduzione di Serge Noiret miti goliardici, dall’altro le linee sia ed Andrea Micheletti: 80 titoli presi in pure frammentarie di una sorta di dell’associazionismo e delle istitu- considerazione); una quinta e una se- “sindacalismo” o corporativismo stu- zioni studentesche, 1999, p. 845. sta sulla stampa studentesca rispetti- dentesco del cui peso, nel tempo lun- vamente del periodo 1943-1948 e go, occorrerebbe tenere conto come Come nota giustamente Gaetano 1949-1956 (introduzione di Nora De di un fattore incisivo quando si scrive Quagliariello nella introduzione, «le Giacomo, rispettivamente 75 e 91); la storia degli atenei. Quagliariello co- riviste degli studenti universitari rap- una settima parte – a cura di Roberto glie a questo proposito spunti che presentano una fonte dalla quale la Balzani – sulle riviste dei giovani nel meritano di essere ripresi: ad esem- storia del costume, della società e del- 1957-1968 (riviste censite: 42). pio quando accenna alla progressiva la politica non ha ancora attinto tutto La scheda tipo utilizzata per le rile- «nazionalizzazione» dei temi del di- ciò che essa è in grado di offrire». vazioni dà conto del titolo della rivista battito ospitato nelle riviste, culmi- Questo importante lavoro di ricerca o periodico, del sottotitolo, della città nante già durante l’età liberale nella censisce e scheda le riviste goliardi- di edizione, del nome del gerente re- centralità dell’irredentismo; il fasci- che e studentesche del periodo 1860- sponsabile, del nome del direttore, smo avrebbe poi cercato di innestarsi 1968 presenti nelle maggiori bibliote- dei nomi di eventuali redattori e/o su questi processi, favorendo, special- che italiane e costituisce un ottimo bi- collaboratori, della tipografia, della mente nelle riviste gufine, un vasto glietto di presentazione dell’Archivio data di inizio delle pubblicazioni e movimento di nazionalizzazione e di per la storia dell’associazionismo e della loro interruzione, della periodi- politicizzazione della stampa studen- cità e delle eventuali sospensioni tem- tesca. La presenza contemporanea, poranee. Sono inoltre rilevati il forma- però, di numeri unici e altre forme di to e le caratteristiche tipografiche, il espressione differenti da quel tipo di numero delle pagine e – dato interes- giornalismo (ed anche, si potrebbe sante e anche nuovo in questo genere aggiungere, la stessa eterogeneità dei di lavori – la diffusione (talvolta an- fogli dei Guf) avrebbero segnalato i li- che con menzione dei luoghi di vendi- miti di quella ambiziosa operazione ta e cenni alla composizione del pub- politico-culturale di omologazione. blico dei lettori). Infine si riportano in Interessanti poi anche gli spunti quasi tutte le schede le biblioteche che derivano dal secondo profilo col- presso le quali è stata vista la collezio- to da Quagliariello e bene evidenziato ne e le eventuali lacune riscontrate. Il dal Catalogo: il ruolo preparatorio alla volume è corredato di tre indici: delle politica e al giornalismo “maggiori” riviste per nome, delle riviste per luo- svolto da queste esperienze e la loro go e dei nomi citati. Un’appendice re- funzione di pepinières di generazioni ca elaborazioni grafiche statistiche. adulte di professionisti della politica. L’introduzione di Gaetano Quaglia- Ciò è particolarmente evidente in al- riello coglie con acutezza le possibili cune fasi storiche: per esempio nel chiavi di lettura e le prospettive di uti- secondo dopoguerra e in tutta la fase lizzazione del Catalogo. Le riviste pos- immediatamente precedente il ’68 sono infatti rappresentare allo stesso (ruolo dell’Unuri ecc.) o, se si vuole tempo una fonte significativa per la risalire nel tempo, durante il regime 186 Rassegne, recensioni, schede fascista (ruolo delle riviste e dei pe- studentesco agli inizi del secolo, ri- nali. Nella seconda introduzione gli riodici dei Guf). Solo il superamento flessa nella brevità delle esperienze e aspetti di storia del giornalismo uni- dell’università di élite, dopo il som- nella proliferazione dei numeri unici: versitario si coniugano più stretta- movimento del ’68-’70, e l’avvento del- interessante la nota di Orsina sulla di- mente con la rapida ma utile ricostru- le università di massa interromperan- stanza che separò in quel quindicen- zione della vicenda organizzativa e no questa delicata funzione di «scuola nio studenti universitari e politica politica dell’associazionismo studen- quadri» e di cerniera tra generazioni. adulta, forse da mettersi in relazione tesco. Proprio il ’68 del resto – nota il cura- con i problematici rapporti tra élites Infine Roberto Balzani (dal ’56 al tore – segna «la morte definitiva del- intellettuali (specie giovani) e sistema ’68) misura il dibattito delle riviste sul l’ideale di separatezza del microco- giolittiano. progredire della partitizzazione della smo universitario». Fulvia Ferrari (guerra e dopoguer- politica giovanile, indicando puntual- Infine – ultimo dei profili colti da ra) si intrattiene su quello che risulta mente – pur nella persistenza della di- Quagliariello – il tema del rapporto il campione più consistente di riviste, mensione locale (o «municipale») – la tra le riviste e la rispettiva generazio- offrendone una significativa mappa ricaduta dei grandi temi nazionali nel- ne, cioè la tendenza degli studenti ragionata: apolitiche, estranee ai temi le esperienze del giornalismo univer- universitari a farsi rappresentanti nel- del dibattito nazionale e tanto più in- sitario. la propria stampa dei problemi giova- ternazionali, queste testate – con l’ec- Nel complesso il Catalogo si pre- nili intesi globalmente: «per gli stu- cezione della gobettiana «Energie no- senta non solo come un ottimo stru- denti – scrive acutamente Quagliariel- ve» – si iscrivono interamente nella mento di lavoro per quanti studino la lo – il problema del conflitto di gene- tradizione goliardica e restano confi- storia dell’università (e forse anche razione assume una connotazione nate alle problematiche corporative per chi si occupa più generalmente di particolare, perché si sovrappone (al- del mondo studentesco. storia dei movimenti giovanili, o di meno in parte) al rapporto con i mae- Serge Noiret ed Andrea Micheletti storia delle élites culturali e politiche) stri». (riviste del periodo fascista) insistono ma anche come una prima rassegna Dalle introduzioni alle varie sezioni sul ruolo delle riviste nel progetto di ipotesi di ricerca future, delle quali vengono, inoltre, altri intelligenti sti- della costruzione della nuova classe la stessa anagrafe delle riviste, e an- moli interpretativi. dirigente in camicia nera, conferman- cor più le introduzioni dei curatori, in- Maria Serena Piretti, nell’occupar- do però anche quell’insofferenza dei dicano le linee essenziali. Quagliariel- si delle riviste dell’Ottocento, analizza giovani rispetto alla burocratizzazione lo avverte nell’introduzione che la ri- con finezza il lessico (le parole ricor- del regime già ampiamente messa in cerca non può considerarsi ancora renti nelle testate, i motti) e i temi do- rilievo dalla storiografia sul fascismo. conclusa: esistono – egli dice – i giaci- minanti di quella prima stagione. La «generazione degli anni difficili» menti di fonti rappresentati dalle col- Giovanni Orsina (l’età giolittiana) appare, in questi fogli, emblematica- lezioni private (tutti o quasi ancora da nota una certa crisi del giornalismo mente riflessa, seppure con una sua scoprire), si possono utilmente setac- specifica periodizzazione interna che ciare – anche coinvolgendo altri grup- i due curatori sottolineano, segnalan- pi di ricerca e ricercatori – bibliote- do differenze sinora rimaste in parte che e archivi locali (senza dire dei in ombra: le riviste degli anni Venti, molti cataloghi sulla stampa locale già poi il gruppo del 1934-’35, infine le ri- oggi disponibili, ai quali si potrà ulte- viste dell’ultima fase, tra il ’40 e il ’43. riormente attingere). Ciò non toglie Circolazione, influenza, caratteristi- niente però all’importanza davvero che delle tematiche affrontate e impe- notevole del lavoro compiuto e alla gno generale dei gruppi redazionali sua indubbia utilità per la ricerca sto- fecero comunque di alcune riviste dei rica. Guf il primo esempio di stampa stu- dentesca di respiro nazionale. GIUSEPPINA FOIS Nora De Giacomo (dopoguerra, si- no al 1956) ricostruisce nelle sue due introduzioni la rinascita del libero as- sociazionismo universitario dopo la caduta del fascismo, soffermandosi sulle sue varie correnti politico-cultu- rali. Al centro del primo dei due saggi introduttivi va specialmente segnalata l’attenzione per la ricomparsa e la dif- fusione, dopo la relativa compressio- ne subita durante il fascismo, del mi- to goliardico nei suoi termini tradizio- 187 Rassegne, recensioni, schede

Dalla Regia Scuola Superiore Nava- storia delle università italiane. Archi- guati. In questa situazione viene evi- le alla Facoltà di Ingegneria 1870- vi, fonti, indirizzi di ricerca, a cura di denziato il processo di fondazione 1935, a cura di ANSELMO MARCENA- LUCIANA SITRAN REA, Trieste, Lint, della Scuola (1869-1870) con riferi- RO-M. ELISABETTA TONIZZI, Genova, 1996; a Scuole di Management. Ori- menti ai suoi apparati organizzativi, ai Società ligure di Storia Patria, n. s., gini e primi sviluppi delle businnes regolamenti statutari, alle finalità for- 37/1, 1997 (numero monografico schools in Italia, a cura di Giuliana mative e alla struttura e al contenuto Gemelli, Bologna, Il Mulino, 1997. dei corsi. Maria Elisabetta Tonizzi degli «Atti della Società Ligure di Le linee – spesso contrastate – che prende quindi dettagliatamente in Storia Patria»), p. 423. conducono alla trasformazione, dagli esame, tra Ottocento e immediato pri- anni Settanta dell’Ottocento agli anni mo dopoguerra, l’attività didattica e le Con un interessante e corposo volu- Trenta del Novecento, della Scuola varie modifiche dei dispositivi di re- me intitolato Dalla Regia Scuola Su- superiore navale genovese in Facoltà golamentazione, con l’ipotesi di tra- periore Navale alla Facoltà di Inge- di ingegneria, sono illustrate nel volu- sformazione della Scuola navale in gneria 1870-1935, volume curato e me in due sezioni di taglio abbastanza una vera e propria Scuola d’applica- scritto da Anselmo Marcenaro e Ma- diverso (più esteso, anche in senso zione – tra l’altro, un elemento di for- ria Elisabetta Tonizzi, la Società Ligu- cronologico, ed articolato il tema del- te differenziazione era la presenza, re di Storia Patria ha aggiunto, nella la prima sezione, più circoscritto il te- nella Scuola, di insegnamenti e pro- sua collana «Fonti e studi per la storia ma della seconda), ma entrambe ca- grammi riportabili al ramo industriale dell’Università di Genova», un nuovo ratterizzate da notevole chiarezza degli studi di ingegneria, ma non a tassello ad un importante filone della espositiva, trattazione esauriente de- quello civile – e con il dibattito sulla ricerca storica contemporaneistica. Il gli argomenti e conoscenza approfon- possibile costituzione a Genova di un lavoro di Marcenaro e Tonizzi va ri- portato infatti a quegli studi storio- dita dei lavori già pubblicati, relativi Politecnico, disegno in cui era coin- grafici italiani più attenti al nodo svi- alla storia delle scuole tecniche supe- volto anche l’Ansaldo. L’Autrice pre- luppo tecnologico-società, e al grande riori che si collocano alle origini delle senta infine un’ampio e dettagliato tema della modernizzazione nelle sue altre Facoltà di ingegneria italiane. quadro dei docenti (con indicazione forti e frequenti connessioni con la La prima sezione, di M. E. Tonizzi, dei criteri di selezione e degli oneri storia della cultura, e in particolare intitolata Il “Politecnico del mare”. Al- didattici), degli studenti e dei laureati con la storia delle università e degli le origini della Facoltà di Ingegneria nell’arco di tempo considerato. istituti di istruzione superiore, intesi (p. 7-275), aperta da un’ampia nota Nella seconda parte la Tonizzi rico- come ‘luoghi di produzione’ di élites sulle fonti, si articola in tre parti, de- struisce il dibattito accesosi nel 1923- della competenza, deputate a trasferi- dicate rispettivamente ai primi cin- 24 – sull’onda della riforma Gentile, menti, ibridazioni, adeguamenti di quant’anni di attività della Scuola na- che incideva profondamente sull’as- knowledge. vale (1870-1924), ai modi e ai tempi setto generale degli studi di ingegne- Si tratta di studi che sono venuti della trasformazione della Scuola in ria – intorno al passaggio dell’Istituto proponendo negli ultimi anni risultati Facoltà (1924-1935), e infine ai luoghi genovese da Scuola superiore navale di rilievo, anche (e soprattutto) se raf- della città e agli edifici che tra 1870 e a Scuola di ingegneria navale. La To- frontati con l’analoga produzione sto- 1935 ospitarono il complesso della nizzi illustra in maniera puntuale l’ini- riografica internazionale, in particola- Scuola, con riferimento anche ai pro- ziale conflitto a livello statutario con re con quella francese, inglese, tede- tagonisti della vita dell’Istituto geno- l’Università di Genova, il suo supera- sca e nordamericana. Ci riferiamo, so- vese e ai mezzi finanziari che ne ga- mento con il nuovo statuto del ’30 e le lo per ricordare alcuni contributi di rantirono l’esistenza materiale per modifiche del ’32, che sfoceranno nel- storici italiani apparsi nel corso degli sessantacinque anni. l’aggregazione finale con l’Università anni Novanta, a L’Università in Italia La prima parte prende in conside- nel ’35. L’Autrice procede quindi ad fra età moderna e contemporanea, a razione la situazione delle costruzioni un’analitica disamina del corso di stu- cura di Gian Paolo Brizzi e Angelo navali e della Marina negli anni Ses- di di ingegneria navale e meccanica, Varni, Bologna, Clueb, 1991; a Fare santa dell’Ottocento, caratterizzata da con riferimento sia al biennio prope- gli Italiani. Scuola e cultura nell’Italia un lato da una urgente richiesta di deutico, sia al triennio applicativo – contemporanea, a cura di Simonetta avanzamento tecnologico correlato quello caratterizzato dalle discipline Soldano e Gabriele Turi, Bologna, Il ad una forte domanda di istruzione più propriamente ingegneristiche – Mulino, 1993; a L’Università in Italia tecnica superiore, e segnata dall’altro nell’arco di tempo 1924-1935, esami- tra Otto e Novecento: i modelli europei lato dalle difficoltà di individuare ri- nando altresì i nuovi corsi in ingegne- e il caso italiano, a cura di Ilaria Por- sposte efficaci in un contesto pratico ria civile e industriale, illustrando dei ciani, Napoli, Jovine, 1994; a Society legato a tradizioni, che rinviavano ad vari corsi in particolare i piani di stu- and the professions in Italy 1860-1914, un organizzazione del lavoro cantieri- dio, la composizione del corpo docen- Cambridge 1995, a cura di Maria Ma- stico (e non solo cantieristico) ancora te, ricostruendo, anche con l’ausilio latesta, che ha curato pure, per gli dominato in buona misura dall’espe- di varie tabelle, la mappa della popola- «Annali della Storia d’Italia» (Einau- rienza empirica, con metodi e soluzio- zione studentesca e dei laureati. di), I professionisti, Torino, 1996; a La ni che apparivano sempre più inade- Nella terza parte M. Elisabetta To- 188 Rassegne, recensioni, schede nizzi dedica il proprio discorso alle La seconda sezione del volume (p. scipline nautiche, 5 di ingegneria sedi che hanno ospitato la Scuola, dal- 275-417), di Anselmo Marcenaro, inti- idrografa) discusse nel quinquennio la originaria (e infelice) collocazione tolata Progettar navi. Idee e proposte 1889-1994, e alle loro diverse caratte- in alcuni locali dell’Università in via dei laureandi della Scuola Superiore ristiche. Balbi al palazzo dell’Ammiragliato, tra Navale di Genova (1889-1894), si Anselmo Marcenaro presenta poi, il Porto e la Stazione ferroviaria di compone di una premessa, di quattro in chiusura del suo lavoro – nelle ap- Principe, a Villa Cambiaso ancora og- capitoli e di tre appendici. pendici –, una serie di dati di valore gi sede della Facoltà di ingegneria di Sottolineato nella premessa che la documentario e statistico non meno Genova. Tracciato poi un quadro dei ricerca condotta ha come fonte princi- notevole di quelli proposti da Maria laboratori (di chimica, di meccanica pale l’unico registro superstite tra Elisabetta Tonizzi nell’altro saggio applicata, di elettrotecnica, di archi- quelli dei verbali delle sedute di lau- che compone il volume; si tratta del- tettura navale, di macchine termiche) rea, relativo al quinquennio 1889- l’elenco dei laureati del quinquennio, e della Biblioteca, l’Autrice ricostrui- 1894, nel primo capitolo A. Marcena- sistemati in ordine alfabetico e in or- sce composizione e finalità del Consi- ro individua nella Scuola genovese un dine cronologico, e delle schede – glio direttivo tra 1870 e 1924, del Con- nuovo modello di formazione profes- molto opportune – delle singole tesi siglio d’amministrazione e del Consi- sionale tra spinte innovative alla mo- di laurea. glio della scuola tra 1924 e 1935. Den- dernizzazione e cronici (e costitutivi) Da quanto si è potuto qui accenna- se pagine integrate da utili tabelle so- ritardi tecnologici del Paese. re, pur nello spazio relativamente bre- no poi dedicate ai bilanci della Scuola Nel secondo capitolo vengono evi- ve di una recensione, dovrebbe appa- con i dati relativi alle entrate (in cui denziati i fruttuosi rapporti tra docen- rire chiaro che il volume di Marcena- sono distinti i contributi degli Enti ti e studenti: con la sottolineatura in ro e Tonizzi, e per il tema e per l’im- fondatori e quelli delle tasse scolasti- particolare del fatto che questi prove- postazione scelti, offre in generale che) e quelli relativi alle uscite. Com- nivano da ogni regione del Regno, e contributi rilevanti e nuovi in una pro- pletano infine questa ragionata e par- quelli apparivano impegnati come spettiva felicemente transdisciplinare ticolareggiata ricostruzione a tutto corpo integrato, tanto nella prepara- che va dalla storia della modernizza- campo della vita della Scuola, tre ric- zione teorica quanto nella pratica pro- zione alla storia delle università. In che e interessanti appendici (p. 195- gettuale. E pagine importanti dedica particolare poi il volume risulta ap- 268). La prima appendice è dedicata il Marcenaro anche agli sbocchi sul prezzabile, sia per chi ha letto con at- al Corso di laurea in ingegneria nava- mercato del lavoro. tenzione altri recenti lavori della To- le (1935-1936); le altre due consistono Il terzo capitolo è interamente in- nizzi (Le grandi correnti migratorie rispettivamente nell’elenco dei laurea- centrato sulle modalità della prova fi- del Novecento, Torino, Paravia, 1999; ti della Scuola (1871-1905), e nell’e- nale dei laureandi. La prova, suddivi- Merci, strutture e lavoro nel Porto di lenco dei laureati in ingegneria nava- sa in una parte scritta e in una parte Genova, Milano, Angeli, 2000), sia per le e meccanica (1906-1935). orale, si configurava come un vero e chi ha seguito con interesse negli ulti- Chiude la prima sezione del volu- proprio esame di laurea. Per quanto mi decenni l’evoluzione e la crescita me l’Indice dei nomi. riguarda l’elaborato scritto, in partico- delle ricerche relative agli studi di in- lare, era previsto che i candidati inge- gegneria in Italia: si pensi – solo per gneri navali e meccanici presentasse- citare un nome – ai numerosi e fonda- ro un progetto di piroscafo, accompa- mentali contributi di Carlo G. Lacaita. gnato da tavole grafiche, con riferi- Il raffronto tra le risultanze delle ri- mento a diverse tipologie navali e a cerche sulle origini e gli sviluppi del vari parametri attinenti alla velocità, Politecnico di Milano e del Politecni- alla capacità di carico, all’autonomia, co di Torino, e sulla trasformazione all’apparato motore. Anche i candidati delle Scuole di applicazione di Padova professori di discipline nautiche e i e di Bologna in Facoltà di ingegneria, candidati ingegneri idrografi, doveva- il raffronto quindi tra risultati storio- no superare, con riferimento alle di- graficamente acquisiti da un lato, e il scipline specifiche dei loro corsi, un contributo di questo volume dedicato esame finale articolato in una prova ad una Scuola di cui sinora si cono- scritta e in una orale. Per gli ingegne- sceva molto poco dall’altro, appare, ri idrografi, in particolare, l’esame così, particolarmente stimolante per scritto consisteva in un disegno relati- la prosecuzione della ricerca relativa vo alla rilevazione idrografica di una a quelle altre scuole di formazione de- determinata zona costiera. gli ingegneri in Italia, la cui storia ri- Il quarto ed ultimo capitolo è dedi- sulta ancora per vari aspetti da chiari- cato alla classificazione delle 104 tesi re e da approfondire. In questo senso, di laurea (89 di ingegneria navale e Dalla Regia Scuola Superiore Navale meccanica, 10 di insegnamento di di- alla Facoltà di Ingegneria 1870-1935, 189 Rassegne, recensioni, schede sia per la struttura complessiva del la- Insoluto – e ciò non fa che aumen- L’impianto planimetrico che ruota voro, sia per la ricchezza di informa- tare il suo fascino – rimane il quesito intorno al cortile quadrato, su cui si zioni, può rappresentare – anche sot- relativo al prototipo preso a riferimen- affacciano quattro maniche con porti- to il profilo metodologico – un utile to: religioso o laico? È l’adattamento co al piano terra e loggia superiore, punto di riferimento. della tipologia del convento che orga- ha indubbie ascendenze conventuali, nizza ambienti in senso distributivo ma risponde anche molto bene alla GIAN CARLO CALCAGNO attorno allo spazio di un hortus con- necessità di disciplinare in senso dis- clusus attraverso il mezzo di portici e tributivo gli ambienti e la loro desti- loggia soprastante o è una prima con- nazione d’uso così come i percorsi e i cretizzazione di quello che di lì a po- flussi d’utenza, secondo un’imposta- co diverrà il palazzo rinascimentale zione funzionale propria di chi è abi- con cortile interno definito da portici tuato a pensare in termini di concreto IGNACIO GONZALES-VARAS IBANEZ, su quattro lati, come ancor oggi si utilizzo. Dietro il muro del Collegio di Spa- può apprezzare ad Urbino? Anche la rapidità di esecuzione in- gna, Bologna, CLUEB, 1999, p. 221. Il problema era già stato posto da dica una consuetudine con il cantiere studiosi quali Zucchini, Ricci, Ruec- militare, caratterizzato dalla ricerca Costruito per volontà del cardinale brod che avevano fatto riferimento al- continua di nuove tecnologie e di Don Gil de Albornoz tra il 1365 ed il l’architettura claustrale e da Pevsner, un’organizzazione della produzione 1367, destinato ad ospitare su suolo Winkelman e Kiene che avevano in- che acceleri sempre più i tempi della italiano, a Bologna, ventiquattro stu- vece optato per la tipologia del palaz- realizzazione. denti di nazionalità spagnola, il Colle- zo nobile, a cui si accompagna l’intro- Persino l’apparato decorativo, gio di Spagna si pone ancor oggi qua- duzione dei portici cittadini. L’indagi- estremamente sobrio ed essenziale, le interessantissimo esempio di edili- ne di Gonzales-Varas Ibanez non scio- riporta ad una tipologia funzionale at- zia per l’istruzione che, nel nascere, glie in modo definitivo nessun nodo tenta al lato economico che consiglia definisce un prototipo largamente se- del quesito e correttamente pone sul un uso ristrettissimo degli elementi guito nell’architettura europea coeva piatto un’altra scelta, relativa a chi morfologici in pietra da taglio a favo- e posteriore. debba essere considerato l’architetto re dell’utilizzo di un materiale duttile Il bel libro di Gonzales-Varas Iba- progettista dell’edificio: il dotto com- e nel contempo meno costoso quale il nez ad esso dedicato, ci accompagna mittente, ovvero il cardinale, oppure mattone, risolvendo nella resistenza in un viaggio teso a ricostruirne l’iter l’architetto Matteo Gattapone da Gub- per forma i limiti tecnologici (scarsa formativo sia sotto il profilo istituzio- bio che dirige i lavori? I due interro- resistenza a trazione) imposti dalla nale che strettamente architettonico. gativi sono infatti strettamente con- materia. Avvalendosi di una ricca documenta- nessi. Il dato funzionale porta a favorire zione, attentamente studiata (in parte La complessa situazione della pro- lo schema strutturale a scheletro tipi- allegata al fondo del volume, nell’ap- duzione edilizia medioevale che non camente gotico, che non fa uso però pendice documentaria), l’autore fa sì ha completamente evidenziato l’indi- della forma dell’arco a sesto rialzato, che la cultura e le ragioni storiche si vidualità professionale dell’architetto, nel contenimento degli sforzi orizzon- snodino al cospetto del lettore in un ancora magister tra i molti che con- tali espressi dalla struttura, ma opta crescendo che sollecita sempre di più corrono alla definizione di un opera, per archi a sesto ribassato, di impron- l’interesse, favorito notevolmente dal impedisce conclusioni certe e sugge- ta medievale, che si avvalgono della ricco apparato iconografico che, attra- risce ipotesi aperte. Tuttavia il Gatta- continuità e della collaborazione verso un’attenta scelta d’immagini fo- pone, pur in un ruolo di non completa espressa dai muri. Un uso sapiente di tografiche, rivela in pieno la bellezza autonomia progettuale, in qualità di contrafforti dichiarati appare solo nel- dell’edificio e degli ambienti che lo architetto di fiducia, soprattutto mili- l’abside della chiesa interna al Colle- compongono. tare, del cardinale Albornoz, possiede gio, l’unica ad avere connotazioni sti- Al di là del lato edonistico, piena- una comprovata consuetudine nell’in- listiche gotiche. I portici e le logge mente soddisfatto dalla visione propo- terpretare in senso costruttivo le idee sul cortile si equilibrano invece da un sta, sin dalle prime pagine viene sti- teoriche del suo mecenate. Il rappor- lato attraverso la continuità del mu- molata la curiosità culturale relativa to tra idea e realizzazione in campo ro e dei pilastri in essa annegati a cui ad una realizzazione che, nell’Italia di militare richiede infatti all’architetto si aggiunge la collaborazione degli Boccaccio e Petrarca, si pone subito notevoli capacità di tipo prettamente ambienti retrostanti e dall’altra, ver- come una novità assoluta e dove stu- pratico applicativo; inoltre la cultura e so l’esterno, sui due livelli, interven- dia umanitatis e studia divinitatis si la sensibilità intellettuale dell’Albor- gono pilastri a sezione ottagona. Que- coniugano a definire un modello, pre- noz rendono chiare e dirette le richie- st’ultima risponde in modo egregio so a riferimento immediato per la rea- ste, indirizzate alla realizzazione di un sia alle istanze statiche della struttu- lizzazione di altre istituzioni educati- Palacium con destinazione d’uso abi- ra di avere un’ampia sezione resisten- ve rinascimentali sia di collegi che di tativa e didattica, appartato, ma non te, che a quelle estetiche di un alleg- università. chiuso al dialogo con l’esterno. gerimento visivo dovuto alla diversa 190 Rassegne, recensioni, schede rifrazione della luce sui lati dell’otta- sotto la protezione diretta di Carlo V, realizzato (l’attuale libreria fu costrui- gono. incoronato imperatore proprio a Bolo- ta più tardi in locali annessi con una Il risultato, ovvero quanto oggi an- gna il 6 gennaio del 1530. Ma questo realizzazione ex novo che non insiste cora possiamo apprezzare, è dunque non basta a isolare l’istituzione dagli sul cortile). Questo progetto (che ri- il frutto palese di due interessantissi- eventi che scuotono l’Italia e l’Europa corda il Borromini della biblioteca me personalità, quella del committen- a cominciare dalla carica riformistica del convento di San Carlo alle Quat- te, già homo cum literae rinascimenta- tridentina. tro Fontane a Roma) avrebbe soprae- le, e quella dell’architetto sempre più Le pagine si susseguono allora rac- levato di un piano un lato del cortile in grado di dialogare in modo quasi contando, documenti alla mano, fatti che si affaccia anche sulla strada, in- paritetico con il suo committente e di e mutamenti di politica internazionale cidendo pesantemente sulla fruizione far sue le richieste postegli; certa- e soprattutto di politica spagnola che sia dell’esterno, dal lato della strada, mente entrambi capaci di istanze si- incidono profondamente sulla vita al- che dell’interno del cortile. nergiche che hanno dato vita ad un l’interno del Collegio e anche sui mu- Ma, come ci ricorda l’Ibanez, mol- unicum, in cui si respira già un rina- ri che lo compongono. L’architettura to fu fatto per «l’accrescimento e il scimento in nuce, non a caso preso è un organismo vivo, mai definito potenziamento della sua condizione immediatamente a modello. completamente, nemmeno a chiusura di “casa de estudios”, quasi un tempio Le ragioni che hanno reso possibile del cantiere che l’ha visto nascere. del sapere, e il rafforzamento del suo quanto accaduto vanno ricercate nella Ogni edificio gode di vita propria, e, ruolo di raffinata “casa nobile”». Que- storia. L’architettura infatti, più di tutte con il passare degli anni, muta e si sta volontà aprì la strada ad interventi le arti sue sorelle, affonda saldamente evolve. di gusto barocco di carattere altamen- le radici negli eventi storico-politici e Per questo Gonzales-Varas Ibanez te decorativo, con punte di rocaille, in questi trae il suo humus. ha suddiviso il suo racconto (che del che attraverso le ‘scenografie’ archi- Ed è la storia, vero asse portante racconto ha anche il titolo) in tre par- tettoniche di Enrico Hafner mutarono dell’intero libro, che ci guida nella let- ti strettamente temporali (medioevo, l’impianto gotico della cappella di San tura. Una storia vissuta con anticipi età moderna e contemporanea) che Clemente. Anche le arcate del loggia- notevoli da parte dell’Albornoz che ci permettono di seguire al meglio to attorno al cortile subirono inter- comprende l’importanza dell’educa- quanto accade ‘dietro il muro’. Nel ca- venti. Furono murate all’inizio del se- zione e della cultura nella creazione so del Cinque e del Seicento, egli po- colo, su consiglio dell’architetto La- di un élite di potere, che ben presto ne in evidenza come, nonostante i ghi, al fine di preservare i muri retro- diviene anche un élite culturale, testi- danni subiti da eventi bellici, si prose- stanti dalle ingiurie atmosferiche. Gli moniata dalla nascita di numerose se- gua in un continuo e costante rifaci- ambienti, ricavati da questa chiusura, di universitarie e dalle logiche che in mento teso all’arricchimento, caratte- interrotta da piccole finestre quadra- esse sono sottese, così come anticipa rizzato anche dalla realizzazione di te, furono fortemente decorati a stuc- le mire spagnole sul suolo italiano; prestigiosi affreschi, tra cui opere di co, di gusto tardo-barocco, che ridise- nel XVI secolo, la macchina, così ben Camillo Procaccini all’interno della gnò porte e finestre. La secca sobrie- impostata, continua a funzionare in chiesa e del giovane Annibale Carrac- tà del mattone a vista fu ricoperta di modo quasi autonomo, ponendosi ci nella loggia e nel portico del corti- intonaco. le. Vi sono anche prese di posizione Quasi nulla di quanto realizzato nel nette di tutela e conservatorismo che secolo dei lumi è giunto però sino a hanno permesso al muro di cinta noi. Nell’ultima parte del libro Ibanez merlato di giungere sino a noi. analizza in modo sottile le ragioni sto- Nel secolo a seguire, cioè nel Set- riche che hanno determinato il «ritor- tecento, gli interventi condotti sul- no all’antico» e la conseguente can- l’onda di una erudizione di impronta cellazione di quasi tre secoli di storia accademica e razionalistica portano a artistica. Già la fine dell’Ottocento, in pensare a trasformazioni architettoni- nome di un gusto neogotico, aveva che che, seppur guidate da intenti mi- trasformato le finestre, aperte nella gliorativi, avrebbero comunque stra- tamponatura del loggiato attorno al volto l’aspetto complessivo. L’atten- cortile, in bifore di stile gotico. Ma il zione si era infatti rivolta alla necessi- vero furore gotico divampa agli inizi tà di creare una nuova biblioteca con del secolo appena trascorso quando archivio annesso. Il progetto, presen- la ricerca di una identità perduta por- tato alla metà del secolo dall’architet- ta alla cancellazione della storia e non to Carlo Francesco Dotti, all’epoca ot- solo di quella artistica. L’aspetto tuagenario, noto per la sua capacità a odierno è in gran parte il frutto pe- risolvere problemi funzionali e tra l’al- sante di questi interventi di restauro, tro autore dell’Aula Magna dell’Istitu- altamente demolitivi, a cui segue una to delle scienze di Bologna, non fu ricostruzione ‘in stile’. 191 Rassegne, recensioni, schede

L’ultima parte dell’opera di Ignacio nendo, nell’arco di 93 capitoli, passi del testimone Ambrosiano Y 43sup., Gonzales-Ibanez è l’interessantissi- tratti dai Padri della Chiesa ed, in spe- la trascrizione del testo, offrendoci mo, e si potrebbe affermare didattico cie, da S. Agostino. un’ingegnosa ipotesi di descrittazione. (soprattutto per i professionisti oggi A fronte di ragionamenti ad homi- Laddove, di norma, si forniscono operanti nel campo), racconto del nem, sino ad ora quasi unanimemen- notizie circa il nome del copista, la da- braccio di ferro tra le Sovrintendenze te scettici quando non prevenuti nei ta ed il luogo della trascrizione mede- ai monumenti e i rettori del Collegio, confronti della paternità irneriana, il sima, il codice milanese ricorre, infat- fautori di un ritorno alle origini dell’i- Mazzanti riparte, pertanto, dal testo, ti, ai caratteri greci – non raramente dentità spagnola. perfettamente avvertito che solo da utilizzati nel primo Medioevo come Oggi, sei secoli di storia e di re- un’attenta disamina dei suoi contenu- codice segreto – per trasmettere, con stauro hanno portato ad un diverso ti e delle caratteristiche della sua tra- ogni probabilità, un messaggio cripta- atteggiamento nei confronti dell’inter- dizione scrittoria potranno scaturire to. Dietro l’attribuzione di un fram- pretazione del concetto di intervento risposte affidanti. mento agostiniano all’autorità del san- di tutela, ma è ugualmente importan- L’introduzione scandisce in dodici, to arcivescovo di Costantinopoli Gio- te non perdere la memoria storica del densi paragrafi le tappe di un incalzan- vanni Crisostomo (III secolo d.C.), già accaduto, e quanto è avvenuto te itinerario argomentativo, che con- potrebbe celarsi il nome del vescovo ‘Dietro al muro del Collegio di Spa- duce e, in larga misura, convince il let- milanese Pietro Crisolano, vissuto gna’ è lì a ricordarcelo. tore dell’affascinante conclusione che, nell’Italia superiore fra l’ultimo decen- cioè, «è altamente probabile che il flo- nio dell’XI e i primi due del XII seco- RITA BINAGHI rilegio sia opera irneriana» (p. 78). lo, in un contesto spazio-temporale al In merito all’identità del ‘Guarne- quale, secondo l’opinione, mai con- rius iurisperitissimus/Warnerius’, traddetta, del Gaudenzi, devono ri- che due testimoni su tre – il già noto condursi i due testimoni Ambrosiani ms. Ambrosiano Y 43sup. e l’altro e fors’anche il loro comune modello. Ambrosiano D 40sup. – indicano co- La ‘chiave’ delle lettere greche GUARNERIUS IURISPERITISSIMUS, Li- me autore del Liber,il Mazzanti muo- messa a punto dal Mazzanti, oltre ad ber Divinarum Sententiarum, edi- ve da un ragionamento tanto sempli- indicare nell’erudito presule milanese zione critica a cura di GIUSEPPE ce quanto rigoroso: «Che un’opera – di osservanza imperiale e forse im- MAZZANTI, prefazione di ANTONIO teologica sia attribuita a un giurista è, parentato con i Canossa – il probabile PADOA SCHIOPPA, Spoleto, Centro di per sé, lectio difficilior rispetto al- committente della trascrizione del flo- Italiano di Studi sull’Alto Medioe- l’attribuzione della medesima a un rilegio attribuito a Guarnerio, disvele- vo, 1999 (Testi, Studi, Strumenti, teologo […] Noi insomma avremmo rebbe, inoltre, la cronologia di tale 14), p. XIV-375. avuto occasione di dubitare della cor- impresa, che parrebbe rinviare al ter- rettezza dell’informazione se ci fossi- zo anno dall’ordinazione del Patriarca Dobbiamo a Giuseppe Mazzanti, pro- mo imbattuti in un’opera giuridica at- di Costantinopoli Giovanni Agapeto. mettente allievo della scuola medievi- tribuita a Irnerio, giacché in quel ca- Anno che cade esattamente fra il stica bolognese di Maria Consiglia so, senza dubbio, l’indicazione avreb- maggio del 1113 ed il maggio del De Matteis e Ovidio Capitani, l’aver be potuto seguire un riflesso condi- 1114. recuperato al dibattito scientifico sul- zionato: stando così le cose, invece, Una committenza ed una cronolo- le origini del Rinascimento giuridico siamo certi che, in qualunque mo- gia che se, per un verso, si attagliano bolognese dei secoli XI e XII il Liber mento sia stato vergato e chiunque perfettamente alla biografia del dotto Divinarum Sententiarum. Un’opera ne sia stato l’autore, quel glossema è vescovo, di cui sono noti sia il passag- questa che, per essere da un testimo- frutto del pensiero della ponderazio- gio in Oriente nel 1112 durante il pa- ne della tradizione manoscritta – il co- ne» (p. 13-14). triarcato dell’Agapeto sia l’ultimo, dice Ambrosiano Y 43sup. – attribuita Dall’incipit del codice Ambrosiano breve soggiorno a Milano, dopo dieci a un ‘Guarnerius iurisperitissimus’, Y 43sup. acquisiamo, quindi, due ele- anni di assenza, fra l’agosto e l’autun- avrebbe meritato attenzione di gran menti sostanziali e incontrovertibili: no del 1113, avvalorano, per l’altro, lunga superiore a quella, assai rapso- l’autore di questo sentenziario teolo- l’attendibilità dell’incipit, nel quale dica, che la storiografia contempora- gico fu l’Irnerio lucerna iuris, astro Crisolano: «non avrebbe mai aggiun- nea, dal Gaudenzi in poi, le ha dedi- nascente dello Studium civilistico bo- to, o fatto aggiungere ‘Iurisperitissi- cato. lognese e, per ciò stesso, Irnerio fu mus’ se non fosse stato assolutamen- Il primo dei non pochi meriti del anche teologo, stante l’impossibilità te certo della paternità irneriana del- giovane studioso imolese consiste che ad un’impresa siffatta si fosse ac- l’opera» (p. 36). nell’aver ancorato il suo studio all’edi- costata persona digiuna del ramo. Sempre ad Irnerio conducono, del zione, condotta con inappuntabile ri- Di séguito all’analisi dell’incipit ed resto, ulteriori, robuste argomenta- gore paleografico ed ecdotico, della in stretta connessione logica con essa, zioni tratte dai contenuti del Liber Di- fonte: in sintesi, una raccolta di sen- il Mazzanti si rivolge al singolare colo- vinarum Sententiarum. La constata- tenze teologiche costruita giustappo- phon in greco che chiude, nel corpo zione, in primis, scaturita dalla rigo- 192 Rassegne, recensioni, schede rosa applicazione dei criteri di compa- gesto vecchio il cui recupero costituì, della scuola dei Glossatori – sono di razione testuale elaborati da Peter com’è noto, uno dei meriti irneriani. tale consistenza che d’ora innanzi non Landau nel tentativo di individuare le Se si rifletta, poi, che molti indizi sarà più possibile studiare Irnerio sen- fonti del Decretum di Graziano, di riguardanti Irnerio ed i primi tempi za tenere in considerazione anche l’o- avere «riportata alla luce una delle dello Studio rimandano a un humus pera che ora vede la luce» (p. XI). fonti utilizzate da Graziano nella ste- canonistico-teologico, come non pren- sura del Decretum» (p. 57). Un rap- dere in seria considerazione il Maz- NICOLETTA SARTI porto, questo fra la lucerna iuris ed il zanti laddove osserva: «mi pare si padre del ius canonicum, vagheggiato possa affermare che mondo teologico da più di uno studioso e che trovereb- e mondo giuridico vengono qui posti be, dunque, il suo terreno di elezione a contatto in una maniera tanto intima nel campo della teologia, laddove: da indurre a ipotizzare che l’origine «pare, d’altronde, assolutamente na- della giurisprudenza moderna alber- La Matricola / Die Matrikel 1573- turale che se Irnerio, un’autorità indi- ghi nel seno della Chiesa» (p. 71). 1602, 1707-1727, a cura di (he- scussa, il più grande giurista del tem- È indubbio, del resto, che alcuni rausgegeben von) MARIA LUISA po, si occupò di teologia, Graziano ab- degli indizi cui allude l’A. assumono ACCORSI, con la collaborazione di bia tenuto in considerazione la sua sfumature e risvolti interpretativi (unter mitwirkung von) CLAUDIA opera» (p. 58). maggiormente perspicui se pensiamo ZONTA, Bologna, CLUEB, 1999 (Na- Il pensiero e l’ideologia che si re- ad Irnerio come a un clericus, a un tio germanica Bononiae, I), p. 239. spirano in questo sentenziario e quan- uomo di Chiesa. Nuova luce acquista- to sappiamo di Irnerio e della scuola no la sua chiamata a Roma nel 1118 La pubblicazione di una fonte seriale giuridica bolognese delle origini coin- da parte dell’Imperatore Enrico V per per la storia delle università è già di cidono, del resto, per più di un tratto: sostenere ed argomentare giuridica- per sé meritevole di segnalazione; se per il ricorso alla figura letteraria del- mente l’elezione dell’antipapa; la pre- poi si tratta di una fonte di età moder- la composizione ‘a mosaico’, che di lì senza in una Summa quaestionum ca- na, periodo per il quale mancano cri- a poco teologi e civilisti avrebbero so- nonistica degli anni Ottanta dell’XI se- teri generali e uniformi di trascrizio- stituito con più rigorosi canoni erme- colo di un passo attribuito a Guarne- ne, e l’edizione è arricchita da ricer- neutici; per l’attenzione alla parola, al- rius Teotonicus os aureum; la vicinan- che prosopografiche, corre l’obbligo l’etimologia, al rigore nella definizio- za, nel notissimo codice Trecense di sottolineare il valore assoluto del ne, che rivelano nell’autore del Liber 1317, del Liber Divinarum Sententia- volume nonché l’impegno benemeri- la mano di un maestro di arti liberali; rum a due operette, la Summa Codi- to di Maria Luisa Accorsi, che lo ha per la presenza di tematiche giuridi- cis e le Quaestiones de iuris subtilitati- edito, e di Claudia Zonta, che ha col- che, in specie pubblicistiche, che ac- bus, che la storiografia ottocentesca laborato con lei. Il frontespizio e i te- compagnano il lettore lungo l’intera aveva col Fitting attribuito ad Irnerio; sti introduttivi all’edizione sono pro- opera; per la citazione, sia pure di se- la presenza, infine, di un Warnerius posti sia in italiano che in tedesco, il conda mano, di un frammento del Di- presbiter alla donazione matildina di che manifesta la fruttuosa collabora- Piadena del 1095. Un documento, zione tra l’Università di Bologna e il questo ultimo, che, sciolte alla luce di suo Archivio storico, l’Istituto di cul- quanto sin qui esposto delle analisi tura germanica di Bologna, la Her- del Mazzanti le riserve espresse da mann und Elise Geborene Heckmann Carlo Dolcini in merito all’ipotesi di Wentzel-Stiftung dell’Accademia delle un sacerdozio di Irnerio, si rivelereb- scienze di Berlino: collaborazione be, di fatto, la più antica traccia del berlino-bolognese già sperimentata passaggio terreno della lucerna iuris. alla fine del secolo scorso, che portò In estrema sintesi, se la tesi che Ir- nel 1887 alla pubblicazione a cura di nerio sia stato anche ecclesiastico ol- Ernest Friedländer e Carlo Malagola tre che autore di un importante opera di molta della documentazione conte- teologica, rimarrà ancora a lungo al nuta nel “fondo Malvezzi" (i materiali centro del dibattito scientifico, un cioè relativi alla Nazione germanica, obiettivo, il più importante e duraturo, acquistati prima del 1825 da Giusep- può dirsi per l’intanto già conseguito pe Malvezzi e dagli eredi di lui donati dal Mazzanti. Come ha scritto Antonio all’Ateneo bolognese nel 1957). La Padoa Schioppa nella prefazione: «gli collana che ora si inaugura, intitolata elementi portati dall’autore del volu- alla Natio germanica Bononiae e di- me a sostegno della paternità irneria- retta da Gian Paolo Brizzi, continua na dell’opera – con tutto ciò che di ri- quegli Acta Nationis Germanicae levante questa attribuzione implica Universitatis bononiensis, ex archety- per la conoscenza delle origini stesse pis tabularii Malevezziani; essa preve- 193 Rassegne, recensioni, schede de l’uscita a breve termine dell’edizio- e anche rammaricandoci dell’assenza originario. Lo stesso proemio cui si ne degli Annales (due tomi, rispettiva- di riproduzioni, se si esclude quella, accennava dichiara il programma di mente per gli anni 1595-1619 e 1640- appariscente, del frontespizio ricca- scrittura: si trattò di trascrivere «ex 1674) e di un volume di saggi sul ma- mente ornato (p. 83). Il titolo, ripetu- authentico nationis nostrae albo» i teriale così messo a disposizione de- to sulla coperta e nelle guardie (con nomi degli immatricolati «per septen- gli studi. varianti), è ripreso dalla rubrica ini- nium, a tempore scilicet restauratae Si comincia dunque dalla matricola ziale della matricola, c. 11r: Liber nationis» (ossia dal 1573, anno del ri- cinque-settecentesca. L’edizione, che inclytae germanicae nationis in quem torno dell’associazione a Bologna do- occupa le pp. 85-193, è preceduta dalle pura et eleganti scriptura nomina im- po l’esodo del 1562), disponendo nel premesse dei titolari dei tre istituti matriculatorum transcribuntur. Con- contempo che vi si continuassero a promotori (pp. 6-9), da una Introduzio- fectus dominis Loevino a Borstel Saxo- scrivere i nomi dei futuri immatricola- ne alla collana di Brizzi (pp. 11-19/21- ne et Sebaldo Welsero Norimbergensi ti. Si insiste su motivazioni per così 30), da due saggi interpretativi, dello Consiliariis anno Nostrae Salutis dire estetiche: «pure et eleganter» de- stesso Brizzi (Aspetti della presenza MDLXXIX. In effetti il registro contie- vono essere trascritti i nomi dalla ma- della Nazione germanica a Bologna ne anche altro. Esso è composto da tricola originale; «eleganti et pura ma- nella seconda metà del XVI secolo, pp. due parti: alla originaria e più presti- nu» si raccomanda ai successori «ut 31-38/39-47) e di Norbert Conrads giosa, infatti membranacea (cc. 1-49, hoc quod coepimus continuent» (si (Note sulla matricola della nazione ger- probabilmente cinque quinterni; cui dubita di un cura in un brano prece- manica di Bologna, pp. 49-53/55-59), forse è stata tagliata una carta bianca dente, «cura et eleganti manu»: che infine dalla vera e propria descrizione alla fine), fu legata una pars secunda, sia errore dello scriba per pura?). Bi- della fonte e illustrazione dei criteri cartacea, con materiali statutari del sogna perciò distinguere tra le iscri- editoriali da parte della curatrice ("Nos 1589-1601 e molte pagine bianche zioni dal 1573 all’aprile 1579 e le suc- qui studiorum causa dulcem patriam (cc. 50-96). Quella che qui interessa è cessive. La cerniera è costituita dal- et parentes reliquimus”. Il "Libro degli la prima parte: ossia il libro che i due l’anno di regime di Borstell e Welser, immatricolati” della Nazione germani- consiliarii del 1579 ordinarono di re- maggio 1579-aprile 1580, e infatti (pa- ca dello Studio bolognese, pp. 63-71/73- digere, come dichiarato in un proe- re di capire) è la stessa prima mano a 81); e ad essa sono allegati, come mio molto elaborato (c. 1r, ed. p. 85). segnare gli iscritti di quell’anno, inau- d’uopo, un Indice delle persone/Perso- In esso andavano – e furono – tra- gurando l’aggiornamento della matri- nennamen (pp. 195-225) e un Indice scritti dapprima i privilegia inclytae cola. Cosicché sarebbe lecito atten- dei luoghi/Ortsnamen (pp. 227-237). nostrae nationis, poi i nomi degli im- dersi una prima parte distesa e ordi- La matricola si trova nel registro matricolati. Di nuovo, due parti. Ac- nata, perché derivante da un antigra- “Malvezzi” segnato prima B, poi 4, cenniamo brevemente alla prima, che fo eventualmente rimaneggiato, se- oggi II.2; per darne conto ci basiamo potrebbe esser definita un piccolo guìta da una parte di aggiornamento. sulla descrizione fornita dalla curatri- ‘cartulario’ della Nazione, motivato Invece non vi sono iscrizioni autogra- fe; le diverse mani che si susseguono ce alle pp. 66-68, integrandola con no- dalle ragioni di solito invocate in que- ste circostanze (gli originali sciolti appartengono a scribi ufficiali (un bi- stre supposizioni (che tali non sareb- non erano reperibili con facilità, pote- dello, un notaio, talvolta forse un con- bero se avessimo visto il manoscritto) vano perdersi, erano soggetti a depe- sigliere); dunque alle spalle di questa rimento): ad esso, così pare, era stato redazione, che si volle «pura ed ele- riservato il primo fascicolo del libro, gante», c’era sempre un album natio- se è un quinterno. Furono dunque nis primario (cfr. Conrads, p. 57; Ac- trascritti cinque ‘privilegi’, da Carlo V corsi, p. 64), dove i nuovi immatrico- (1530) a Gregorio XIII (1576), cc. 2r- lati s’iscrivevano di propria mano; e 8v; nelle carte successive, evidente- anche negli aggiornamenti la matri- mente lasciate bianche in prima ste- cola sarebbe una copia a buono. sura, trovò posto la trascrizione del Procediamo con la descrizione. breve di Clemente VIII del 1592, c. Chiediamo a chi legge l’esercizio del- 9rv; bianche le facciate 10rv. Tutti la pazienza, perché vogliamo capire e questi materiali, così come i testi sta- far capire, e in tal modo dar conto del- tutari che si trovano nella pars secun- le difficoltà dell’edizione. Per gli da del libro (cc. 72r-96v), erano stati iscritti segniamo i numeri d’ordine pubblicati nel 1887 da Malagola e con i quali essi sono indicati nell’edi- Friedländer; che lasciarono agli edito- zione. ri di oggi la sezione che, si badi, ai le- Poiché gli immatricolati sono divisi gatori appariva così determinante da secondo un ordine gerarchico-socia- fornire il titolo all’intero libro, ossia la le: prima i cardinali, poi i vescovi, a matricola. Essa occupa le cc. 11r-48v, seguire i duchi e i principi, i conti e i quasi tutta la parte restante del libro baroni, da ultimo gli scolari senza ti- 194 Rassegne, recensioni, schede tolo, in prima stesura si dovette pro- dei Comites et barones, senza precisa- cun rimaneggiamento (per esempio, cedere a una sorta di programmazio- re troppo le date: secondo cronologia) ma di procedere ne degli spazi. Alle categorie dei Car- a una «trascrizione del manoscritto dinales e degli Episcopi sono riserva- c. 14 cc. 15-19 fatta nel rispetto delle regole di un’e- te due facciate, recto e verso: cosic- dizione diplomatica» (p. 68). L’edizio- ché a 11r (cardinali) hai il n. 1 del trascrizione: ne è stampata su due colonne; fuori 1576 (trascrizione) e il n. 2 del 1584 1573-75 78-107 margine, ottima soluzione, sta l’indi- (aggiornamento), la c. 11v bianca; a 1575 21-22 cazione delle carte. I nominativi degli 12r (vescovi) hai il n. 3 senza data e i 1576-79 108-121 iscritti, che – quasi inutile ripeterlo – nn. 4-7 del 1593-1600, la c. 12v bianca. aggiornamenti: si susseguono nell’ordine del mano- Per i Duces ac principes la prima ma- 1579-89 122-234 scritto, sono numerati progressiva- no aveva lasciato non due ma quattro 1589 235-252 mente, da 1 a 2776. Le rubriche con i facciate, 13rv e 14rv: ma è riempita 1589 23-24 nomi degli ufficiali reggenti sono in solo la c. 13r, coi nn. 8-10 del 1574-77 1590 253-259 grassetto (le chiamiamo ‘rubriche’ (trascrizione) e i nn. 11-20 del 1581- 1590 25-26 anche se non sappiamo se siano rea- 1600 (aggiornamento); restavano 1591-95 260-270 lizzate nell’inchiostro del testo o in in- bianche le cc. 13v e 14rv. Con i Comi- 1596-1600 27-77 chiostro rosso). Le note a piè di pagi- tes et barones, dove i numeri comin- 1601-02 271-287 na sono soltanto due, pp. 90 e 98, in- ciano a farsi cospicui e s’introduce la tese a chiarire un paio tra gli incidenti distribuzione per anni di consiliariato di cui abbiamo parlato sopra (semmai – seguìta poi per il resto della matri- Le cose tornano alla normalità nel- se ne sarebbero desiderate di più); il cola fino al 1602 –, il meccanismo s’in- l’ultima sezione, quella dedicata ai che significa che non sono stati in- ceppa. Il primo scriba destina ad essi caetera nationis nostrae nomina, agli contrati dubbi di lettura, a riprova del- le cc. 15-19, otto facciate; e inizia re- iscritti senza titolo, per i quali fra l’al- la intenzionale calligraficità del libro. golarmente a trascrivere i loro nomi- tro l’anonimo primo estensore redige Le registrazioni sono pubblicate in- nativi a c. 15r, riempiendola coi nn. un solenne e in qualche modo conso- tegralmente: il nominativo, il luogo di 78-107 del 1573-1575; poi si sbaglia, latorio preambolo. Costui infatti, ini- provenienza e la data sono gli ele- torna indietro alla c. 14r che trova ziando a c. 20r, trascrive dalla matri- menti generalmente presenti; sovente vuota e vi segna due iscrizioni del cola originale i nominativi del 1573-79 sono indicate anche le corone pagate maggio 1575 (nn. 21 e 22); dopo di (nn. 288-687) e registra i nuovi iscritti per l’iscrizione. Soprattutto i nomi che si ravvede e ricomincia da c. 15v, nel 1579-80 (nn. 688-759); i continua- delle persone e dei luoghi fanno pro- trascrivendovi gli iscritti del 1576-79 tori fanno altrettanto, regime dopo re- blema, poiché – è cosa nota – essi so- (nn. 108-121). Cosicché i continuatori gime, arrivando al 1602 e alla c. 47r no resi in un periclitante latino (si trovano due punti ai quali agganciar- (nn. 760-2635). pensi solo al von reso con a o ab) e si. Le nuove iscrizioni intervenute tra Qui subentrano ulteriori aggiorna- con difficile adattamento alfabetico. il maggio 1579 e il 1595 sono segnate menti, peraltro sporadici, che rendo- Si è scelto di trascrivere fedelmente, in progressione alle cc. 15v-18v, nn. no ragione (ma non proprio del tutto) senza emendare e nemmeno propor- 122-270; ma lo scriba dal maggio 1589 della seconda datazione proposta nel re emendazioni. Il che era forse leci- all’aprile 1590 ne segna diciotto al po- titolo del libro. Nella stessa c. 47r se- to, considerando il fatto che il mano- sto giusto (nn. 235-252) e due a c. 14r guono un isolato iscritto del 1607 (n. scritto di riferimento è una copia (an- (nn. 23-24), ripetendo tranquillamen- 2636) e la sola rubrica con la menzio- che nelle parti di aggiornamento, per te i nomi dei consiglieri vigenti; lo ne degli ufficiali del 1707 (i due consi- i motivi che si sono accennati), non stesso fa il suo omologo del 1591, nn. glieri, il sindaco e il questore), senza una matricola originale cioè realizzata 260-263 a 18v e nn. 25-26 a 14r. (Tanto alcuna registrazione: i nn. 2637-2640 autograficamente dagli stessi iscritti. per incrementare la confusione, quel- dell’edizione si riferiscono appunto ai Il lavoro di copia, non diciamo nulla l’ufficiale del 1589-90 registra due vol- quattro ufficiali, nessuno dei quali fi- di nuovo, porta con sé una percentua- te sette nominativi: vedi i nn. 241-246 gura tra gli immatricolati. Una certa le fisiologica di errori: molti non rico- e la nota dell’editrice). Eravamo rima- regolarità ha un’ultima ripresa della noscibili come tali, altri sì. Esemplifi- sti al 1595: i continuatori del 1596- matricola, prima tra il 1709 e il 1711 ca egregiamente Conrads (p. 57): si 1600 riprendono da 14r, riempiendo (nn. 2641-2673) e poi tra il 1714 e il hanno scambi tra u e n, tra m e w, tra la 14v (nn. 27-77). A quel punto, tro- 1727 (nn. 2674-2776), nelle tre faccia- p e d (maiuscole); molto bello il caso vandosi bloccato dalle pagine nel frat- te da 47v a 48v. Avanzano, vuote, le del Sohnbertus al n. 2232, che sta per tempo occupate, l’ultimo scriba avvi- facciate 49rv. Schubert(us), con chu malinteso ohn. sa: «verte folium 4 ad continuatio- Tale essendo la matricola mano- In casi di evidenza come questi l’edi- nem»; e infatti le iscrizioni riprendo- scritta, risultano evidenti i molti e seri trice avrebbe potuto prender corag- no a c. 18v e si concludono felicemen- problemi che l’editrice ha dovuto af- gio e manifestarsi con qualche anno- te a 19r (nn. 271-287, 1600-1602). Pro- frontare e risolvere. Va pienamente tazione in apparato. viamo a schematizzare il ginepraio condivisa la scelta di non tentare al- Il fatto è che tutti i nomi di persona 195 Rassegne, recensioni, schede e di luogo sono stati sottoposti a veri- un terzo indice, insomma, che il letto- registro delle iscrizioni funziona co- fica, ed emendati come meglio non si re avrebbe comunque gradito, in me indicatore capace di evidenziare i poteva: ciò che però avviene esclusi- quanto la successione cronologica dei periodi di vitalità come di declino del- vamente in sede di indicizzazione. regimina non sempre è esplicitata l’associazione: negli anni «dal 1573 al Nei due indici infatti sono lemmatiz- dalla fonte. 1602 la media dei nuovi arrivi sfiora zate sia le forme documentate nella Un gran pregio dell’edizione sta in infatti le cento unità l’anno», mentre a matricola sia i nomi convenzionali o questo, che i nominativi sono corre- partire dalla ripresa nel 1707 tale me- maggiormente attestati (per le perso- dati, ove possibile, da una nota in cor- dia si abbassa a 6-7 registrazioni l’an- ne) e moderni (per le località), con po minore, recante le informazioni no (Brizzi, p. 37). In queste ed altre rinvio reciproco; che poi vi siano mol- sul personaggio contenute in altri re- direzioni è del tutto positivo che si te voci condannate all’assenza di ri- pertori a stampa relativi a membri preveda di arrivare subito a un esame scontri certi, è inevitabile. I nomi per- delle Nazioni germaniche di altre uni- a più voci delle informazioni che ver- sonali sono lemmatizzati secondo il versità e in fonti bolognesi: non solo ranno rese disponibili dal lavoro edi- cognome: opzione inderogabile ma la pura citazione ma anche eventuali toriale – alludiamo al terzo volume ugualmente assai impegnativa, talché riporti (varianti onomastiche e notizie della collana. Troppo spesso accade per alcuni iscritti fa lemma il nome di di natura prosopografica). Sta qui una che le imprese filologiche, anche le battesimo. Se poi si considera che in delle particolarità migliori dell’edizio- più degne, cadano nel dimenticatoio molti casi la funzione cognominale è ne, non solo per la sistematicità dello o siano utilizzate soltanto per ricer- assolta da un toponimo, si potrebbe spoglio bibliografico e per la cura che occasionali: il laboratorio bolo- anche discutere la separazione dei messa nell’identificazione delle perso- gnese promette altrimenti. Per intan- due indici, dei nomi di persona (in cui ne e dei luoghi di provenienza, ma an- to, ecco già offerta agli studiosi una dunque sono numerosi i toponimi) e che – tornando un attimo su questio- messe preziosa di informazioni, quel- dei nomi di luogo. Ma non è questo ni di metodo ecdotico – per l’innesto le fornite dalle curatrici a corredo dei che interessa: interessa che l’impo- del tutto naturale e di grande praticità nomi degli studenti tedeschi iscritti stazione ‘critica’ degli indici ha con- fra la trascrizione e la ricerca proso- nella matricola. L’integrazione della sentito e insieme giustificato il rigore pografica. È un passo avanti impor- fonte bolognese con quelle relative a scrupoloso che impronta l’edizione. tante in vista della realizzazione di un Siena, Perugia, Padova e Pisa, ad L’apprezzabile rapporto di comple- repertorio dei tedeschi scesi a studia- esempio, permette di ricostruire in mentarità fra edizione e indici si incri- re nelle università italiane, a comple- molti casi i percorsi seguiti dai tede- na quanto ai nomi dei consiglieri che tamento dei lavori avviati in primo schi nei viaggi di studio in Italia. Solo scandiscono cronologicamente le luogo da Luschin e Weigle. Le opere per richiamare alcuni numeri, sul to- iscrizioni (con l’eccezione delle sezio- impiegate naturalmente sono citate in tale di circa 2000 nominativi degli im- ni iniziali), in quelle ‘rubriche’ che forma abbreviata – e pare esagerato matricolati di ben 1914 sono state re- nell’edizione, si ripete, sono giusta- aver ripetuto due volte la Lista delle perite notizie in almeno un’altra fonte; mente stampate in carattere grasset- abbreviazioni in calce al saggio bilin- per oltre 1765 di essi accanto alle to. Ora, l’indice dei nomi è dedicato gue di Accorsi (pp. 69-71 e 79-81). In eventuali notizie tratte da fonti bolo- esclusivamente agli immatricolati; e queste ‘stringhe’ in corpo minore so- gnesi, si ha informazione del loro pas- perciò questi ufficiali della natio non no anche indicate le annotazioni, se- saggio in altri atenei italiani. Nell’am- vi figurano in quanto tali, ma solo in gni (per esempio di croce), interventi bito degli Studia considerati, il per- quanto, appunto, immatricolati (il che (per esempio di cancellazione) pre- corso più battuto nei viaggi d’istruzio- fra l’altro fa perdere le eventuali va- senti nel manoscritto nonché indica- ne lega le città di Bologna e di Siena, rianti onomastiche); quando non lo zioni e rimandi interni, senza pericolo per le quali passano 1657 scolari; di siano, provvede l’editrice inserendo i di confusioni; c’è solo qualche ambi- questi 198 fanno tappa anche a Peru- loro nominativi nell’elenco e asse- guità nell’uso del corsivo, di cui non gia, 138 a Padova e 55 a Pisa. Prima o gnando ad essi un numero progressi- sempre si ravvisa la ratio. dopo (questa è un’altra variabile!) da vo. Sopra abbiamo accennato a uno di Certo è, per tornare a considerare Bologna passano per Perugia 60 tede- questi episodi, relativo al 1707, con brevemente la qualità della fonte, che schi (da aumentare a 64, poiché si ri- conseguenze fin nel titolo dell’edizio- i passaggi testuali (dall’originale, per- scontra la presenza a Perugia di quat- ne. Gli interventi comunque sono duto, alla trascrizione cinquecente- tro immatricolati bolognesi per i quali compiuti con scrupolo: la relativa an- sca, e da questa all’edizione odierna) nell’edizione questa notizia è stata tra- notazione è in corpo minore, così di- valorizzano al massimo grado la ma- lasciata: sono i tedeschi corrispon- stinguendosi chiaramente dalle parti tricola bolognese. Essa è una testimo- denti ai nn. 187, 365, 819, 1407), tre di trascrizione. Ciò comporta però nianza preziosa per le ricerche sui dei quali aggiungono al carnet della che gli immatricolati sono meno dei singoli studenti al fine di ricostruirne peregrinatio la sede di Pisa. Scelgono 2776 numerati poiché ci sono per il corso degli studi e verificarne la di frequentare gli atenei di Padova e giunta alcuni nominativi ripetuti. For- provenienza sociale e geografica, ma di Bologna 45 studenti, mentre appe- se sarebbe stato preferibile provvede- anche per la storia stessa della natio na tre scelgono di passare per Bolo- re con una cronotassi dei consiglieri; germanica. A quest’ultimo riguardo il gna e Pisa. 196 Rassegne, recensioni, schede

Ma questo non è che un minimo perdute. A più di un secolo dalla fon- étudiants» e nel prefiggersi di dissipa- assaggio delle numerose possibilità e dazione la storia del sodalizio torna a re «les préjugeés, les rancunes, les applicazioni cui il materiale raccolto proporsi come un percorso proget- haines qui rendent les Etats récipro- nel volume si presta. Ci sia concessa tuale e organizzativo di grande inte- quement hostiles et toujours sur pied in conclusione un’indicazione di pro- resse al centro di un reticolo di pro- de guerre» – così si legge nello statu- spettiva: gli indici, e non l’edizione blematiche, influenze, affinità e oppo- to approvato il 15 novembre del 1898 (per le scelte editoriali adottate), po- sizioni che dall’orizzonte universitario e redatto in francese, adottato quale tranno e dovranno confluire nelle si allarga alla società europea tra ’800 lingua ufficiale della federazione in ‘banche dati’ informatiche degli stu- e ’900, dalla politica interna sconfina omaggio al suo riconosciuto primato denti universitari: purché, beninteso, nella geopolitica delle relazioni inter- nella comunicazione culturale cosmo- siano fatti come questi di cui si parla, nazionali, dalle biografie incrociate di polita –, Mola, nel valorizzare l’origi- ovvero siano opera d’ingegno e di stu- militanti, soci, simpatizzanti e provvi- nalità creativa e progettuale di quella dio, unico modo per non farsi abbin- sori compagni di strada investe la par- esperienza, ne valuta con equilibrio le dolare dalle miracolistiche risorse ticolare temperie etico-politica di una concrete potenzialità. Anzitutto prov- computazionali e, aggiungiamo, per generazione di intellettuali, formatisi vedendo a situarla nel contesto della rivendicare il ruolo tuttora imprescin- negli anni della ‘pace armata’ ante- fine secolo XIX, tra quelle iniziative il- dibile del prodotto cartaceo. Dobbia- 1914. luministiche e moralizzatrici del con- mo rassegnarci, si fa per dire, al pia- Recuperati statuto e regolamento, fronto internazionale – come l’attribu- cere di sfogliare le edizioni a stampa, proclami e pubblicazioni periodiche, zione dei premi Nobel per la pace o la sperando che duri il più a lungo pos- ricostruiti gli organigrammi dei con- creazione della Società per la pace e sibile, nel contempo auspicandone la solati nella loro articolazione naziona- l’arbitrato internazionale o, ancora, la circolazione informatica. le e internazionale, nonché la sequen- convocazione delle Conferenze dell’A- za dei congressi della sezione italiana ja, nel 1899 e nel 1907, finalizzate a ATTILIO BARTOLI LANGELI e della federazione, Mola ha attinto definire un sistema di princìpi e di re- LAURA MARCONI alle carte del fondatore e artefice del- gole negoziali di reciproca garanzia la Corda Fratres, il canavesano Efisio tra gli stati, tali da escludere il ricorso Giglio Tos, il cui impegno naturaliter alla forza – e tra quelle opzioni ideali, archivistico ha predisposto una base in particolare l’internazionalismo so- documentaria di partenza per lo stu- cialista e il pacifismo democratico, dioso. La ricognizione a largo raggio che, tuttavia, nel giro di un paio di de- ALDO A. MOLA, Corda Fratres. Sto- negli archivi e nelle biblioteche uni- cenni, avrebbero rivelato tutta la loro ria di una associazione interna- versitarie di diversi atenei, l’individua- fragilità, contradditorietà e inefficacia. zionale studentesca nell’età dei ta intersezione tra Corda Fratres e Lungi dal sedare la conflittualità inter- grandi conflitti 1898-1948, Bolo- Massoneria, confermata nella matri- statuale alimentarono defezioni cla- gna, CLUEB, 1999, p. 202. cola del Grande Oriente, infine il frut- morose verso le sponde del nazionali- tuoso ricorso alle carte personali di smo e dell’union sacrée patriottica, Benché iniziative di raccolta docu- Angelo Fortunato Formiggini, nella tanto da giustificare il sospetto che la mentaria in corso e ricerche recenti cui traiettoria di atipico editore viene stagione del dialogo universalistico e promettano di migliorare la situazio- a inscriversi un segmento di militanza irenico sia stata quel che l’autore ne, è ancora alquanto appannata la nella Corda Fratres, tutti questi fili chiama un effimero «turgore di buoni nostra percezione dell’universo stu- s’intrecciano a formare l’ordito del- sentimenti». E, dunque, anche questo dentesco, né l’età contemporanea può l’indagine. sodalizio, che nell’inno di Giovanni dirsi privilegiata in questo bilancio di Ma, una volta raggiunti gli obiettivi Pascoli riconosceva fratelli i cuori de- scarsità, specie quando dalle appros- primari di identificare le idee-guida e i gli studenti di tutto il mondo, benché simazioni quantitative su base statisti- protagonisti, di definire la periodizza- diversi per fede religiosa e lingua, ca ci si volga alla messa a fuoco di zione e i punti di svolta, di quantifica- consuetudini giuridiche e ascendenze identità politiche e culturali che, sem- re le dimensioni di questa quasi di- storiche, anche questo potrebbe in- pre mutevoli e riflesse in un prisma a menticata esperienza associativa, l’au- tendersi come un’episodica efflore- molte facce, risultano volatili se non tore riesce a innestare su tali prelimi- scenza di umori solidaristici, sprovvi- inafferrabili. nari acquisizioni una riflessione anali- sta di adeguata e duratura mobilita- Di qui l’attenzione a scandagliare tica, nella quale i quesiti di fondo so- zione delle coscienze e delle volontà, con nuova lena il panorama dell’asso- no affrontati e dislocati a tutto campo insomma, un fuoco di paglia retorico? ciazionismo studentesco, nel cui con- sullo scorcio di mezzo secolo di storia Quanto alla durevolezza e ampiez- testo la Corda Fratres, grazie all’inda- europea. Se una schietta simpatia tra- za di ricezione del progetto cordafra- gine pionieristica di Aldo A. Mola, ve- spare quasi in ogni pagina per la spin- trino, l’avvicendamento di più genera- de solo ora ricomposta la propria fi- ta utopica che i giovani della Corda zioni studentesche, che dedicarono sionomia e evoluzione, come in un Fratres coltivano nel postulare «l’idée tempo e energie alla sezione italiana puzzle con tessere qua e là nel tempo de solidarité et de fraternité entre les e alla federazione internazionale, ac- 197 Rassegne, recensioni, schede certa, almeno fino agli anni della Fratres sono segnalati durante la se- do fondamentale, che la formula pro- grande guerra, la vitalità e continuità conda guerra mondiale tra i rifugiati posta dal fondatore, pax in iure gen- dell’ispirazione originaria. Anche sen- italiani, o comunque cogliere sotto al- tium, cerca di razionalizzare, sottoli- za voler sopravvalutare i dati quantita- tra denominazione manifestazioni del- neando la necessaria complementa- tivi delle iscrizioni e l’importanza del- lo stesso segno, come il congresso in- rietà dei due termini. Il divieto del- le assise federali, i 24 consolati attivi ternazionale universitario, tenuto l’imperial-regio governo di celebrare in Italia nel 1902 con 1500 iscritti, cre- sempre in Svizzera nel luglio 1944 a Budapest il convegno della federa- sciuti forse addirittura sino a 7000 nel che, con l’approvazione dei rappre- zione nel 1902, l’assenza dei rappre- 1904, nonché la progressiva espansio- sentanti di 22 nazioni, stilava un’ambi- sentanti del mondo universitario ne del movimento dall’Italia all’Euro- ziosa Carta dell’Università, cui Giglio asburgico nella geografia del sodali- pa e, nel 1913, l’approdo negli Stati Tos o Formiggini non avrebbero ne- zio, la questione dell’Università di Uniti per l’VIII° congresso internazio- gato il loro pieno consenso. Trieste e le vessazioni degli italiani al- nale, disegnano una mappa di consen- Se, dunque, l’idea della fraternità le Università di Innsbruck e a Vienna si di tutto rispetto. Se l’interventismo studentesca, ivi compresi gli aspetti sono altrettante occasioni per la Cor- prima e il trauma epocale del conflitto ludici e goliardici, ritenuti corollario da Fratres di verificare quanto le vie agirono su di essa come un acido cor- del vitalismo giovanile, si radica tena- del dialogo e della pace siano imper- rosivo fino all’“avvizzimento” e ce nella memoria studentesca euro- vie e, alla resa dei conti, il richiamo all’“estinzione” del sodalizio, la sua ri- pea per oltre mezzo secolo, la storia alla guerra giusta ha la meglio. Come comparsa, dopo l’eclisse dell’epoca fa- dell’istituzione che ad essa s’ispirò per gran parte della gioventù europea scista, nel clima della ripresa demo- può leggersi come una serie di inso- anche per i militanti della Corda Fra- cratica non solo testimonia della forza lute aporie, che ne segnano e incrina- tres i valori nazionali appartengono a d’attrazione dei principi costituitivi, ri- no l’identità. In altre parole, la Corda una sfera emozionale e affettiva ben tornati ad acquistare, come osserva Fratres proprio per la generosa aper- più cogente di quella tutta astratta e l’autore, «freschezza e efficacia sua- tura del suo progetto finisce per collo- razionale in cui si radicano i valori sorie», ma lasciano pensare, da un la- carsi entro un campo di tensioni poli- della pace e fratellanza universale. Li to, a linee di ascendenza ideale felice- tico-ideologiche che, sollecitando ritroviamo pertanto quasi unanime- mente preservatesi in quella che Ha- continue ridefinizioni e concrete scel- mente interventisti e patrioti nel lévy chiamò l’ère des tyrannies, dall’al- te di campo, mettono alla prova la co- 1914, illusi sostenitori della legittimità tro, a possibili “isole” di persistenza, esione del sodalizio e logorano la cre- di quella presunta “ultima guerra” li- magari sommersa e discontinua, nel dibilità dei suoi valori costitutivi. beratrice, riuscita nei fatti una dram- mondo studentesco, specie fuori d’I- Tra queste polarità opposte la più matica autodafè della gioventù euro- talia. Una ricerca ad hoc potrebbe for- pericolosa è senz’altro rappresentata pea. se ritrovare qualche traccia di comita- dal discrimine nazione/universalità, Di molti altri scogli è comunque ti attivi altrove, come alle Università che segna profondamente anche la ci- punteggiata la navigazione del sodali- di Ginevra, di Losanna e al politecni- vitas accademica. A ben vedere si zio, la cui autonomia e peculiarità è a co di Zurigo, dove gruppi della Corda tratta di una dialettica strutturalmen- rischio quando converge, sin quasi al- te insita in essa e si direbbe ab origi- l’omologazione, con movimenti affini, ne: non a caso Chabod nel ripercorre- si tratti delle leghe anticlericali o del re le scaturigini dell’idea di nazione libero pensiero, della Massoneria, segnalava l’accezione medievale, sia che arruola non pochi dei suoi diri- pur lontana da quella moderna, delle genti, e Formiggini tra questi, dei co- nationes presenti all’ateneo di Parigi, mitati di amicizia italo-francese o del- individualità regionali studentesche la fraternità latina, o, ancora, quando talvolta in conflitto tra loro nel conte- si misura con i poteri e le autorità del- sto di una universitas che, tuttavia, sa- lo stato, interessate a scambiare il peva compensare e controllare diver- proprio patronato con professioni di sità e divergenze con il senso forte lealismo filo-istituzionale atte a neu- dell’unità e libertà del sapere nel qua- tralizzare le potenzalità eversive del- dro della condivisa koinè cristiana. l’universo studentesco. In tutte que- Non stupisce che sia stato arduo e ste prove la Corda Fratres riesce, se- alla lunga impossibile per Giglio Tos condo Mola, a non smarrire la pro- e i suoi compagni coniugare la fratel- pria fisionomia, mentre più debole ri- lanza universale con le aspirazioni ir- sulta la capacità di raccogliere la sfida redentistiche pullulanti nel mondo di alcune problematiche emergenti: studentesco: tanto nel livello naziona- così a proposito del libero accesso le che in quello internazionale dell’as- femminile all’istruzione superiore e al sociazione le aspirazioni dei cosiddet- mondo delle professioni, così, soprat- ti popoli oppressi divengono uno sno- tutto, di fronte all’identità ebraica, al 198 Rassegne, recensioni, schede bivio tra integrazione e progetto sio- monianze dedicate alla vita dell’Ate- vicende della Facoltà di economia, di nista. Su quest’ultimo tema si sareb- neo torinese durante il fascismo: ar- G. Pareti che ripercorre l’intensa atti- be consumato, tra l’altro, uno scontro gomento che se ha grande rilevanza vità del patologo di origini ebraiche aperto tra Giglio Tos e Formiggini in relazione alla vita dell’istituzione, Benedetto Morpurgo, fino alla sua che, inaspritosi poi per l’accumulo di non minore rilievo assume ove sia partenza in Argentina nel 1935, e di personalismi e dissapori di carattere rapportato alla presenza, in seno alla L. Rinaldelli, a cui si deve la ricostru- organizzativo, traeva la sua principale società torinese dei primi decenni del zione delle biografie dei matematici ragion d’essere da una divergenza secolo, di un gruppo eccezionalmente Gino Fano, Guidi Fubini e Alessandro non dappoco sul caso romeno. Come rappresentativo di intellettuali o fran- Terracini, espulsi dall’Università di rendere, infatti, credibile la dichiara- camente antifascisti o comunque de- Torino in seguito alle leggi razziali. zione di principio del rispetto per stinati a concludere con quella scelta Ma anche altri interventi – L. Zarfati, ogni professione di fede se il sodali- un percorso politico più o meno tor- “Due umili sacerdoti del pensiero”. zio non stigmatizzava senza timidezze mentato: uomini come Leone Ginz- Carteggio tra Gioele Solari e Giorgio le tendenze antisemite che al suo in- burg e Cesare Pavese, Vittorio Foa e Del Vecchio (1913-1926); L. Casalino, terno si manifestavano, a cominciare Alessandro Galante Garrone, Piero Un’amicizia antifascista. Le lettere di da quella sezione romena che smenti- Gobetti, Federico Chabod, Carlo Dio- Lionello e Franco Venturi a Luigi Sal- va un presupposto ideale dell’associa- nisotti, Franco Antonicelli e Norberto vatorelli (1914-1941),raccolti nella zione, rifiutando agli studenti ebrei, Bobbio, le cui vicende intellettuali so- sezione «Testi e documenti»; S. Dori- ma anche ai magiari, l’accesso tra i no richiamate nel saggio di A. d’Orsi, go Martinotti, Il professore e i suoi li- “cuori fratelli”? La vicenda, ricostruita Cultura accademica e cultura militan- bri. Note sulla biblioteca di Luigi Ei- acutamente da Mola, è illuminante te. Eppure, dietro studenti come que- naudi,dalla sezione «Contributi»; al- per comprendere come la ‘questione sti non fu solamente un’idea di uni- meno in parte, quello di G. Ratti e S. ebraica’ funzioni anche in questo oriz- versità come scuola di libertà, anima- Bison, Per un catalogo delle tesi dell’U- zonte come un test di civiltà e di chia- ta dalla forte tensione civile rinvenibi- niversità di Torino: Lettere (1921- rezza intellettuale, costituendo nel le nelle biografie di maestri come 1972) e Legge (1921-1938),dalla se- contempo un prologo rivelatore nella Francesco Ruffini, Lionello Venturi e zione «Fondi archivistici» – riportano biografia di Formiggini, il filosofo-edi- Gaetano De Sanctis, capaci di rifiuta- il lettore a quell’atmosfera culturale e tore del ridere che, anni dopo, avreb- re il giuramento al regime del 1931, o politica. Quella che viene ricostruita è be scritto col proprio suicidio una del- come Gioele Solari che, avendo giura- una storia prevedibilmente non linea- le più incisive pagine di condanna per to, patirà poi il rimorso per non avere re, ricca di sfumature e mezzi toni, l’antisemitismo fascista. avuto «il coraggio né dell’esempio né inalveata in un progressivo adatta- del sacrificio». In un’Ateneo fascistiz- mento al regime da parte dell’istitu- ELISA SIGNORI zato dai tardi anni ’20, molti profitta- zione. In essa, il tono generale è dato rono infatti degli insegnamenti aper- non tanto dalle prese di posizione tamente e schiettamente schierati eclatanti (scarse sia da parte di stu- con il regime di un Vittorio Cian «or- denti che da parte di professori), ganicamente e integralmente fasci- quanto piuttosto dalle scelte ispirate sta», o del germanista Arturo Farinel- dal conformismo, dal quieto vivere, «Quaderni di storia dell’Università li, o di altri ancora come il «latinista dalla ricerca del tornaconto personale di Torino», 2 (1997-1998), p. XII, fascista» Ettore Stampini, la cui figura o della tranquillità degli studi; anche 561. è ricordata da P. Bragantini. Le «epi- se è dato incontrare situazioni limite grafi mussoliniane» del Bragantini come quella dello storico Mario Atti- Le massicce dimensioni del secondo possono far sorridere; ma certi pas- lio Levi, che espulso dall’insegnamen- volume dei «Quaderni di storia» sono saggi della relazione stesa nel 1939 to in forza delle leggi razziali avrebbe giustificate dal ritardo con cui esso si dal preside della Facoltà di Magiste- poi continuato a proclamare la pro- presenta all’appuntamento editoriale ro, lo storico Francesco Cognasso, pria fede fascista. (a due anni di distanza dal primo): ma per documentare lo stato dell’Ateneo L’orientamento decisamente con- al di là del dato materiale va dato atto torinese nel ventennio successivo alla temporaneistico del volume è peral- al curatore, Angelo d’Orsi, di una con- guerra, fanno ancora venire i brividi: tro rafforzato da contributi come siderevole ricchezza di apporti critici quel «6.000 studenti e 3.000 professo- quelli di L. Giacardi e C. S. Roero, L’e- e documentari, in sintonia con l’impe- ri ed assistenti degli Istituti Universi- redità del Centro di Studi Metodologici gno a coniugare storia dell’università tari torinesi pronti a qualsiasi sacrifi- sulla matematica torinese, (relativo al- e storia della società e della cultura cio» è documento eloquente di un l’esperienza promossa dopo il secon- esplicitato fin dal primo numero del modo profondamente illiberale di in- do conflitto mondiale da L. Geymo- periodico. tendere il nesso cultura – società. nat, N. Abbagnano e altri per promuo- Nucleo centrale del volume è cer- A questa prima serie di interventi, vere uno svecchiamento della cultura tamente la sezione d’apertura, «Il te- centrati sulle facoltà umanistiche, se- filosofica a partire dai progressi ma», composta di contributi e testi- guono i contributi di M. Spadoni sulle scientifici), di G. Rutto, Tra Aufklä- 199 Rassegne, recensioni, schede rung e Illuminismo. Lettere di Eduard eporediese, e destinato a studenti Medioevo le loro conoscenze. Si parla Winter a Franco Venturi, (sui rappor- «pauperes», preferibilmente parenti o ancora e molto di università ma non ti intercorsi nel 1959-63 tra il massi- concittadini del Grassi. Nel secondo, solo di essa. Si parla del valore socia- mo studioso dell’illuminismo italiano si analizzano gli statuti, pure quattro- le e politico del sapere, del rapporto e il Winter, prestigioso intellettuale centeschi, del collegio dottorale della fra sapere e potere, delle vie attraver- della Repubblica Democratica Tede- Facoltà teologica torinese, nato tra so le quali si accedeva al sapere, dei sca che pose al centro dei suoi inte- 1424 e 1438. Se il collegio, fondato sul mezzi per acquisirlo e del ruolo socia- ressi di ricercatore il processo di inte- modello parigino del collegium magi- le degli uomini di cultura. È un libro grazione, tra fine Sei e primo Sette- strorum, emerse come centro di orga- sugli uomini di cultura e sulla società cento, del mondo slavo e russo nel- nizzazione incontrastato della Facoltà con la quale interagirono che ci con- l’ambito della cultura occidentale); e e delle sue attività, ciò dipese in pri- sente di conoscere un po’ meglio a di G. Losano, Profilo di Angelo Mosso, mo luogo dalla composizione del cor- cosa serviva la cultura e di quale cul- sulla figura del cattedratico di Fisiolo- po studentesco: membri di ordini reli- tura si trattava. gia a Torino tra 1879 e 1910. giosi per i quali il titolo dottorale rap- La riflessione prende l’avvio da tre Le uniche aperture a tematiche presentava una meta fortemente am- domande: la cultura di questi uomini, dislocate in aree cronologiche più ar- bita, e pertanto fortemente propensi sul possesso di quali saperi era fonda- retrate sono rappresentate dai contri- alla subordinazione nei confronti dei ta? Ad esclusione di quali altri? Come buti di I. Naso, Studio, disciplina e magistri. la si acquisiva? Di tutto ciò parla nei preghiera. I Collegi universitari a To- primi tre capitoli rispettivamente inti- rino nel Quattrocento;di A. Turra, Il MASSIMO DONATTINI tolati I saperi, Gli studi, I libri. Collegio dei teologi e l’Università di L’indagine sulle basi di quella cul- Torino nel Quattrocento, e di M. Cec- tura comporta una riflessione sul pas- chini, “Per virtù e talenti”. Bartolo- sato e sull’uso che delle stratificazioni meo Sovero dal Collegio gesuitico di secolari del sapere si intendeva fare. Mondovì allo studio di Torino (tutti Le basi erano il latino e Aristotele. Le nella sezione «Saggi e studi»). I primi JACQUES VERGER, Gli uomini di discipline erano la teologia, la medici- due in particolare si caratterizzano cultura nel Medioevo, Bologna, Il na e il diritto. In questi campi si for- come interventi documentati, utili a Mulino, 1999 (ediz. orig. Paris giarono gli strumenti per agire sulla precisare il ruolo di realtà poco cono- 1997), p. 270, traduz. di C. Ranzi. realtà e, una volta dotatisi di questi sciute. Nel primo caso viene esamina- strumenti, teologi, giurisperiti e me- to l’atto istitutivo di un collegio, fon- Jacques Verger si occupa ormai da dici partirono all’attacco del mondo dato nel 1457 con modesta dotazione molti lustri dell’università medievale: circostante che andava messo in for- dal docente di diritto canonico dell’U- ne ha indagato la nascita, il funziona- ma e guidato nel suo sviluppo. Fatto niversità di Torino Giovanni Grassi, mento e la relazione con la Chiesa in- sta che a partire dal XII secolo gli in- sieme a quella con gli Stati. Si è occu- tellettuali appaiono inseriti nella so- pato anche del ruolo sociale delle uni- cietà in posizioni di apicalità costi- versità e dei rapporti fra queste ulti- tuendo una élite minoritaria esclusi- me e gli studia degli ordini mendican- vamente maschile. ti. Al centro del suo interesse c’è sem- Il rapporto con il potere si profila pre stata, cioè, la complessità delle re- immediatamente come la parte più in- lazioni implicate e attivate dalle uni- teressante del libro. Il tema è trattato versità. nel quinto capitolo – e non mi meravi- In questo libro Gli uomini di cultu- glierei se il lettore passasse diretta- ra nel medioevo uscito in Francia nel mente dal primo al quinto per poi tor- 1997 con il titolo Le gens de savoir nare in un secondo momento a legge- dans l’Europe de la fin du Moyen Age re le parti che riguardano gli stru- l’analisi da Verger si amplia ancora di menti del sapere – nel quale Verger più o, per meglio dire, la sua attenzio- ragiona su ruolo e spazi d’azione de- ne è calamitata quasi esclusivamente gli uomini di cultura. Inutile negare dagli uomini licenziati dalle universi- che alcune domande, formidabili e tà, cioè dagli universitari che, una vol- sempre attuali, attraggono l’attenzio- ta formatisi all’interno dell’università, ne del lettore: come e quanto gli uo- presero a diffondersi per città e corti mini di cultura partecipavano all’ela- offrendo e ‘spendendo’ le loro cono- borazione delle scelte e alla definizio- scenze e capacità. Questa volta ad in- ne delle regole? Come coniugavano teressare Verger è dunque il mondo gli «interessi del padrone» con la dife- dei sapienti e il modo in cui i sapienti sa dei propri? (p. 151). Cosa si può di- utilizzarono negli ultimi secoli del re sul rapporto tra sapere e ideologia? 200 Rassegne, recensioni, schede

In questo campo, o forse sarebbe società e dello stato: «atteggiandosi a gruppo nobiliare o accanto ad esso: a meglio dire anche in questo campo, fedeli esecutori della politica del so- medici e giuristi erano concessi segni fu la Chiesa ad indicare la strada ai vrano, di fatto erano in grado di eser- distintivi assai ambiti e proibiti prati- poteri laici. Dopo l’XI secolo nessuno citare un certo peso in ragione della camente a tutti gli altri. Una tematica poteva avere dubbi sull’uso politico solidarietà interna dei gruppi, dello del genere è appena sfiorata da Ver- del sapere: «la lotta per le investiture spirito di corpo, della stabilità e della ger quando si pone il problema del aveva condotto i papi (e di riflesso gli continuità che avevano saputo istitui- rapporto fra gli uomini di cultura e la imperatori) a cercare nella teologia e re» (p. 170). nobiltà. Scrive: «la loro aspirazione nel diritto romano una giustificazione Un aspetto di particolare interesse collettiva alla condizione nobiliare alle loro pretese di esercitare l’autori- è quello della solidarietà interna al (che di fatto si realizzava solo per una tà suprema» (p. 152). Nell’ambito dei gruppo degli intellettuali, un legame minoranza) si esprimeva in due modi poteri laici i progressi dell’ideologia che si fondava su esperienze comuni […] da una parte la deferenza e il ri- politica procedettero di pari passo risalenti agli anni della formazione spetto delle prerogative, dall’altra l’as- con la rinascita dello stato e della so- ma anche su nessi famigliari e affinità similazione» (p. 227). Si arrivò ad isti- vranità del principe (p. 153). I singoli clientelari. Tutto ciò faceva di questi tuire un’elaborata scala di equivalen- intellettuali e le università erano un uomini un nucleo sociale dotato di ze fra titoli nobiliari e titoli universita- punto di costante riferimento per so- qualche omogeneità, capace di riven- ri, così che i diplomi minori o quelli vrani come Filippo il Bello o Carlo V. dicare autonomia e di legarsi ai grup- conseguiti nelle facoltà meno presti- Consiglieri autorevoli sì, ma sprovvi- pi di potere della società. All’uso poli- giose portavano sullo stesso piano sti di potere decisionale e capaci tut- tico del sapere si giustappone, se vo- della piccola nobiltà mentre la licenza tavia di influenzare l’evoluzione della gliamo adottare questa prospettiva, in diritto innalzava al livello dell’alta l’uso dei politici da parte dei sapienti nobiltà. Il tema dell’equivalenza fra per ricorrere a una fomula discutibile sapere e nobiltà è fra quelli che mi pa- ma di qualche efficacia. re possano suscitare, come già sta ac- Gli intellettuali operavano accanto cadendo nella storiografia, il maggio- e per le élite sociali e politiche ma re interesse. Un secolo prima dell’e- non erano estranei al mondo della mergere del ‘quarto stato’ indicato da pratica. Il capitolo su questo tema, il Montaigne nei suoi Essais (libro I, sesto, dedicato agli intellettuali-pro- cap. XXIII) esso, «formato dai tre fessionisti che facevano i medici o i mondi del sapere, della legge e delle precettori, non mi pare restituisca tut- cariche pubbliche era già una realtà ta quella varietà di ruoli e funzioni sociale incontestabile» (p. 234). Il te- che gli uomini di scienza ebbero nelle ma della professionalizzazione e della città del basso Medioevo. Fra XII e politicizzazione degli uomini di cultu- XV secolo si afferma una tendenza al- ra nella società tardomedievale porta la laicizzazione degli uomini di sapere Verger a delineare questioni e a indi- che pone nuove questioni e in parti- care spazi affidati dalla nostra società colare quella del loro inserimento in occidentale agli uomini di sapere sui una società gerarchicamente ordina- quali non solo è utile interrogarsi per ta. Se si esaminano, ad esempio, le conoscere meglio la società medieva- norme suntuarie degli ultimi secoli le ma anche per ragionare su argo- del Medioevo si ricava costantemente menti che interresano da vicino noi che nelle città del XIV e XV secolo i uomini del XXI secolo. dottori in legge e in medicina erano ai vertici della società cittadina come il MARIA GIUSEPPINA MUZZARELLI

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SCHEDE

ROBERTO ABBONDANZA, Diadema Studio perugino nell’età di Malvetani molteplici aspetti e momenti vissuti doctorum. La laurea “in utroque e la considerazione di cui godevano dallo Studio parmense sono riservati iure” di Francesco Malvetani da gli studenti, anche esponendo succin- al periodo che va dal XV al XVIII se- Stroncone nello “Studium” perugi- tamente il noto opuscolo di Cesare colo, dalla concessione pontificia no (3 gennaio 1572),Ellera Um- Crispolti, Idea dello scolare che versa (Giovanni XXIII) del privilegio di Stu- bra, Edizioni Era Nuova, 1998 (Ve- negli studi, affine di prendere il grado dio generale al repentino soffocamen- tustissimum Studium, 1), p. 135. del dottorato che proprio alla realtà to di ogni suo possibile sviluppo da dello Studio perugino faceva riferi- parte delle vicine Università (Pavia, mento. L’analisi delle varie tappe per- Il diadema doctorum è il copricapo a Bologna, Padova, Ferrara). Ben di- corse dallo studente per conseguire il quattro punte (ad indicare le diverse verse e più sicure furono le sorti del- dottorato introducono l’edizione dei direzioni verso cui il dottore doveva l’Ateneo parmense quando entrò a far documenti “universitari” del Malveta- spargere la fama della sua dottrina) parte della politica confessionale di ni (ammissione alla Sapienza nuova, che, unito la toga, formava l’abito dei Ranuccio I Farnese che diede vita, spese sostenute in collegio, immatri- dottori dello Studio umbro. Esso era sul modello di quanto stava avvenen- colazione all’Università, verbale della il simbolo di una dignità raggiunta ed do in alcune città dell’impero, ad laurea, laurea dottorale). Per facilitar- altrettanto simbolicamente R. Abbon- un’università ‘semi-gesuitica’, cioè al- ne la lettura ogni testo è accompagna- danza l’ha scelto come titolo dell’edi- lo smembramento della giurisdizione to da un’accurata edizione in lingua zione di una laurea in utroque iure fra il sovrano – che avrebbe esercita- italiana. conferita nel gennaio del 1572 nello to il controllo sugli insegnamenti di L’edizione inaugura una collana Studio perugino. diritto e di medicina – e la Compagnia (Vetustissimum Studium) che ci augu- Non si tratta della laurea di un per- di Gesù che, con piena autonomia, sonaggio illustre come Andrea Alcia- riamo registri una ripresa degli studi avrebbe provveduto agli insegnamen- to, di cui Abbondanza aveva pubblica- sull’Ateneo perugino, anche in vista ti letterari, filosofici e teologici. Fu to alcuni decenni fa la laurea conse- del suo settimo giubileo. proprio grazie al legame diretto con guita nello Studio ferrarese. Di Fran- la dinastia e alla stabilità della presen- cesco Malvetani si cercherebbero G. P. B. za dei gesuiti – che entrò in crisi solo inutilmente notizie nei repertori bio- in corrispondenza della guerra di Ca- bibliografici, ma questo invece di ap- stro – che lo Studio di Parma riuscì a parire un limite è il valore della scelta prosperare. Come abbia poi superato operata: Francesco Malvetani, origi- indenne il lungo periodo di crisi suc- nario di Stroncone, piccolo centro del CARLO ANTINORI-MARIA CRISTINA cessivo all’estinzione della Casa Far- ternano, potrebbe rappresentare la TESTA, Università di Parma. Sto- nese, culminato con l’occupazione mi- condizione media di un aspirante dot- ria di un millennio, Parma, Mac- litare della città da parte degli austria- tore, destinato ad una carriera che si cari editore, 1999, p. 172. ci, costituisce l’unico apporto origina- sarebbe poi dispiegata in vari incari- le di questo studio che si avvale di chi pubblici nel complesso sistema di Il volume ripercorre le tappe della una documentazione mai prima utiliz- governo dei territori dello Stato della storia dell’istruzione superiore a Par- zata. Sono memorie e relazioni sulle Chiesa. ma assumendo in modo acritico le condizioni dello Studio di Parma re- Un’ampia introduzione precede l’e- ipotesi sulle remote origini dello Stu- datte, fra il 1739 e il 1745, da funzio- dizione dei documenti nella quale l’A. dio (Carlo Magno, Lotario, Ottone I) nari imperiali (Girolamo Patellani, go- non si limita ad approfondire la cono- e restringendo in poche, succinte pa- vernatore di Piacenza, Giambattista scenza di questo studente ‘normale’ gine le vicende degli ultimi due seco- Trotti, vice-governatore di Parma e ma cerca di illustrare l’ambiente dello li. Una più agevole trattazione dei Michele I Reverter, governatore di

203 Annali di storia delle università italiane 4/2000 Rassegne, recensioni, schede

Parma) che affrontano i molteplici La collana è articolata in due sezioni ti di ammissione (o le eccezioni fat- aspetti delle condizioni dello Studio distinte: una per l’edizione delle fonti te). Il numero complessivo delle car- parmense, dal numero dei docenti al- e l’altra per lo studio della documen- te di cui si dà edizione è veramente le risorse finanziarie. Si tratta con tazione; i due tomi (Documenti 1) e notevole (il primo registro è di cc. ogni evidenza dei preliminari per un (Documenti 2) rientrano nella prima 120, il secondo di cc. 196); e i tempi organico intervento di riforma dello sezione della collana avendo per og- nei quali il lavoro è stato compiuto ab- Studio ma le successive vicende poli- getto la pubblicazione di due mano- bastanza brevi – tra l’edizione del pri- tiche del ducato non diedero seguito scritti appartenenti all’Archivio prio- mo e del secondo volume corre meno a queste inchieste. Solo con il più sta- rale del Comune di Macerata, più pre- di un anno – e certo, come riconosce bile governo di Ferdinando I di Bor- cisamente si tratta del registro n. 795, il curatore, la lettura degli stessi ha ri- bone si registrò un effettivo interven- che contiene atti per gli anni 1541- chiesto non poca pazienza e capacità. to di riforma dovuto al deciso indiriz- 1551, e n. 796 per gli anni 1551-1579. Nonostante la rapidità di pubblicazio- zo riformatore del ministro Du Tillot, L’attenzione del lettore è guidata ne fanno da cornice al testo non solo alla collaborazione di Paolo M. Pa- immediatamente ai documenti, le in- e non tanto note critiche quanto di ciaudi e alla soppressione della Com- troduzioni ai due volumi sono voluta- commento, ricche di informazioni e pagnia di Gesù dal cui patrimonio si mente brevi: quella al secondo volu- rimandi – interni e esterni – sui per- ricavarono le risorse per dare un esi- me (una facciata) fa riferimento per la sonaggi menzionati. In ciò il curatore to operativo ai progetti di riforma. descrizione degli atti, per i criteri di dimostra un’ampia padronanza sulla Chiudono il volume alcuni medaglio- edizione e per le note a quella del pri- documentazione per la storia dell’Uni- ni di docenti che si interrompono al mo. Nella presentazione al primo vo- versità di Macerata e non solo quella XVIII secolo ed una bibliografia che lume (p. 1-5), il curatore descrive la ti- edita; al tempo stesso testimonia un per un verso registra ogni più minuto pologia del materiale esaminato, illu- avanzato lavoro di ricerca sui perso- contributo divulgativo ignorando, nel stra le particolarità nella numerazione naggi, che certo meriterebbe di tro- contempo, svariati studi significativi delle carte, i criteri di edizione (quelli vare spazio in un volume a parte, nel- editi negli ultimi vent’anni. «correntemente utilizzati» p. 2), ed il la seconda sezione della collana, piut- proposito di un uso contenuto delle tosto che nelle note di commento al- G. P. B. note. Rimandando ai volumi della se- l’edizione della fonte. conda sezione della collana l’illustra- Chiudono ciascuno dei due volumi zione delle circostanze storiche nelle un indice dei nomi e un elenco dei quali i due manoscritti furono prodot- laureati. Particolarmente apprezzabi- ti, confuta però l’affermazione di Zde- le è la possibilità di disporre di indici Atti dello Studium generale mace- kauer secondo il quale il codice 795 per cognome, e a dire il vero sono ve- ratense dal 1541 al 1551, a cura di sarebbe una copia e adduce abbon- ramente pochi i soggetti che non lo SANDRO SERANGELI, Torino, Giappi- danti prove sulla sua originalità. indicano nel documento o per il quale chelli, 1998, (Studia e documenta Non c’è distinzione di contenuto non è stato possibile ricostruirlo; il ri- historiae almi studii maceratensis. tra i due volumi, che si susseguono, ferimento al testo è dato attraverso la Collana del Centro di Studi e Do- come risulta dalle indicazioni dei tito- carta del manoscritto originale e/o la cumentazione per la Storia dell’U- li, secondo l’ordine cronologico. En- nota nel testo edito (es. “De Medicis niversità di Macerata, sezione 1, trambi contengono atti diversi relativi Antoninus: c.19r; nt.83”). L’elenco Documenti 1), p. 219. alla vita dello Studio: delibere dei go- cronologico dei laureati, nel primo vernatori dell’ateneo, rotoli dei lettori volume segue l’indice (p. 217-218) Atti dello Studium generale mace- di diritto e di arti, atti di laurea, do- mentre nel secondo volume lo prece- mande per l’esenzione dalle spese di de (p. 343-348); in quest’ultimo tomo ratense dal 1551 al 1579, a cura di dottorato e ammissioni ai collegi dei si ha in aggiunta anche un elenco al- SANDRO SERANGELI, Torino, Giappi- dottori. I più rappresentati sono i do- fabetico sempre dei laureati (p. 349- chelli, 1999, (Studia e documenta cumenti relativi alla laurea; questi so- 354) con indicato il luogo di prove- historiae almi studii maceratensis. no anche quelli che si prestano all’a- nienza e la data della relativa docu- Collana del Centro di Studi e Do- nalisi sia del formulario (per quanto mentazione. Le tavole cronologiche cumentazione per la Storia dell’U- riguarda le variazioni nel tempo o il indicano, sempre per cognome, i can- niversità di Macerata, sezione 1, confronto con i verbali di laurea pro- didati-neo dottori, quindi il luogo di Documenti 2), p. 369. dotti da altri atenei) sia delle materie provenienza e la data, che appunto ne – i puncta – di discussione, nonché ad stabilisce l’ordine di presentazione. I volumi di cui si dà qui la recensione indagini prosopografiche sui candida- Naturalmente il giorno indicato è sono i primi della collana intitolata ti e sui promotori. Si prestano pure a quello della presentazione della do- Studia et documenta historiae almi ricerche sulle persone i rotoli dei let- manda di fronte al collegio dei dotto- Studii Maceratensis, promossa dal tori, meno i verbali delle riunioni dei ri, ed è noto che il conferimento dei Centro di studi e documentazione per collegi, che invece informano sui po- gradi poteva avvenire anche il giorno la storia dell’Università di Macerata. teri di cui questi godono e sui requisi- dopo. 204 Rassegne, recensioni, schede

Nel complesso ci troviamo di fron- M. ANTONELLA COCCHIARA, Vito La complesso. Da questo punto di vista te a un’opera pregevole per la ric- Mantia e gli studi storico-giuridici gli interventi sugli studiosi di questa chezza del materiale inedito messo a nella Sicilia dell’Ottocento, Milano, fase portano uno specifico ed utile disposizione degli studiosi, dal quale Giuffrè, 1999, p. 622. contributo. si potranno ricavare numerose indica- Cocchiara, dedicandosi a La Man- zioni sul ruolo che lo Studio macera- Antonella Cocchiara ha dedicato una tia – 1822-1904: «avvocato, magistrato tese ebbe nella prima età moderna. corposa e accurata monografia a un e storico del diritto siciliano» – lo ha personaggio noto agli storici del dirit- fatto in modo dettagliato, inserendo L. M. to per essere stato tra quelli che tra la questo personaggio nella cultura sto- fine del secolo XIX e l’inizio di quello rico-giuridica siciliana del XIX secolo successivo hanno dato un proprio e in genere nelle dinamiche culturali contributo alla ricostruzione di quella e ideologiche di quell’ambiente. che era identificata allora come la «le- L’autrice non nasconde al lettore i Girolamo Cardano. Le opere, le gislazione italiana». Ciò presuppone- rischi da affrontare trattando di un fonti, la vita, a cura di MARIA LUISA va un fitto lavoro sulle fonti locali, un «minore» su cui si sono concentrati BALDI-GUIDO CANZIANI, Milano, serrato impegno sul campo – sul giudizi contrastanti sia a livello locale FrancoAngeli, 1999, p. 589. campo ben conosciuto di casa propria che a livello scientifico nazionale; – compiuto magari indulgendo alla ri- l’obbiettivo è stato dunque quello di Il volume raccoglie gli atti di un con- costruzione erudita ma talvolta con il una «rilettura critica e contestualizza- vegno svoltosi a Milano nel dicembre taglio problematizzante del vero giu- ta [...] per una valutazione d’insieme 1997 dedicato alla figura di Girolamo rista. Era una tradizione di studi (e di di un periodo storico e culturale, ma Cardano, filosofo, matematico, medi- collezionismo antiquario) risalente anche di certi ambienti di studio, di co, astrologo che svolse la sua opera nel tempo attraverso cui statuti e con- specifiche opzioni tematiche o di par- nelle Università di Bologna e Pavia. Il suetudini erano riscoperti e pubblica- ticolari dibattiti scientifici». volume contiene i contributi di Gio- ti per la gioia degli appassionati di La trattazione parte quindi da un vanni Aquilecchia, Lorenzo Bianchi, storia locale ma anche per gli storici e ampio quadro sulla cultura giuridica Jean-Yves Boriaud, Ian Maclean, Al- i giuristi di professione. Un filone che siciliana della prima metà dell’Otto- fonso Ingegno, Marco Bracali, Guido giunge fino a noi, e fa base su prezio- cento, dove un posto di rilievo ha il te- Canziani, Francesco Socas, Ingo si repertori o su ancor utili trascrizio- ma del mito, anche storico-giuridico, Schütze, Pierre Magnard, Paola Pir- ni che risalgono a questa tradizione, nella «nazione» siciliana. In questo zio, Luigi Simonutti, Massimo Tam- ma che adesso ci appare ormai chia- contesto si inserisce la formazione borini, Veronica Gavagna, Nancy G. ramente biforcato: i canoni stabiliti e del giovane La Mantia, il suo percor- Siraisi, Thomas Cerba, Conor Fahy, stabilizzati per l’applicazione della fi- so scolastico e universitario, la sua Germana Ernst, Eugenio Di Rienzio. lologia alle fonti giuridiche, i criteri di collocazione politico-ideologica in una Il convegno costituisce una prima tap- verifica su pluralità di testimoni e di fase cruciale quale lo fu il ’48 sicilia- pa di un progetto di ricerca che ha co- fonti archivistiche, la realizzazioni di no. Progettata già nel 1853, inizia nel me obiettivo l’edizione del vasto cor- testi elettronici da inserire in rete nel- 1958 la pubblicazione della sua Storia pus degli scritti di Cardano, una delle l’ambito di progetti nazionali e inter- della legislazione civile e criminale di figure più interessanti della cultura ri- nazionali hanno contribuito a fare Sicilia: si tratta di una delle storie «re- nascimentale. In appendice è conte- chiarezza e a tracciare confini netti gionali» che vengono pubblicate in nuto fra l’altro uno studio di Silvia tra il mero localismo erudito e la ri- quegli anni, da avvicinare alla Storia Fazzo che ricostruisce la presenza di cerca professionale su fonti locali in dell’antica legislazione del Piemonte di Girolamo Cardano durante gli anni un contesto di studio dilatato e appro- Federico Sclopis, che però già dal pavesi nel cui Studio ricoprì la catte- fondito. 1840 aveva iniziato a pubblicare la sua dra di medicina teorica. S. Fazzo rico- Si tratta di criteri di giudizio che celebre Storia della legislazione italia- struisce per un periodo di circa tren- evidentemente non possono essere na secondo un’ampiezza di prospetti- t’anni i rotuli e l’ammontare degli sti- applicati alla storiografia giuridica ot- va ben maggiore; su questo piano ge- pendi dei docenti di medicina fra i tocentesca e di inizio Novecento, sal- nerale negli anni ’70 e ’80 sarebbe quali spicca quello del Cardano, a te- vo tenere conto di alcuni canoni fon- toccato alla monumentale, e ancora stimoniare la fama riscossa dalla sua damentali comunque validi (che di fondamentale (e fondante della disci- opera eclettica. massima riguardano la scelta e il trat- plina “storia del diritto italiano”), ope- tamento delle fonti). Per altro la sto- ra di Antonio Pertile. In questo conte- M. L. A. riografia di quella fase condiziona in sto scientifico, anche come storico modo determinante molte attuali va- del diritto La Mantia rimane un pro- lutazioni su questo o su quell’altro fessionista del foro: ciò ne determina momento storico o fenomeno evoluti- «l’approccio praticistico» con cui si vo della cultura giuridica, e per ciò accostò agli studi dell’antico diritto si- andrebbe forse riconsiderata nel suo ciliano e che rimase cifra identificati- 205 Rassegne, recensioni, schede va della sua opera non mancando in GAETANO COLLI, “Per salir degna- – della biblioteca fondata da papa lui anche una dimensione «teorica» mente la cattedra”. Biblioteche, bi- Alessandro VII nel 1667 è il primo ad posta a presupposto del suo lavoro bliotecari e professori alla Sapien- essere affrontato dall’A. L’attenzione storiografico. za romana (1870-1957), «Il Bi- dimostrata nei confronti dell’Alessan- Ricostruzione storiografica e vicen- bliotecario», 1 (1998), p. 97-196. drina – per la quale nel 1933 matura- de politiche – l’Unità d’Italia e la delu- va la proposta di trasferimento alla sione di molti ambienti isolani per la In questo saggio Gaetano Colli pre- Città universitaria e di aggregazione nuova realtà nazionale – a questo senta i risultati di una ricerca volta a ad essa del patrimonio librario delle punto si intrecciano strettamente e delineare gli avvenimenti connessi Biblioteche delle Facoltà di lettere, anche La Mantia storico del diritto, con la costituzione e lo sviluppo della giurisprudenza e scienze politiche – ma anche giurista tout court e magi- Biblioteca dell’Istituto di storia del di- si mantiene alta, così come è testimo- strato, indulge a qualche accento «si- ritto italiano dell’Università di Roma niato dai verbali del Consiglio, alme- cilianista» e insiste sull’attualità del “La Sapienza”. La ricostruzione delle no fino al novembre del 1894, per patrimonio legislativo patrio. Anche fasi che hanno portato alla formazio- stemperarsi e poi riprendere a partire negli anni successivi rimane attivo ne di una biblioteca così specializzata dall’anno accademico 1928-1929 e, in- nell’ambiente culturale palermitano, ha indotto l’A. ad esaminare – con fine, concludersi nel maggio del 1935 ma avvia anche importanti rapporti particolare riferimento all’ambito giu- quando il Ministero dell’educazione e personali con Pasquale Stanislao ridico – l’evoluzione della politica bi- l’Università stipulavano una Conven- Mancini e di collaborazione con bliotecaria perseguita dall’Università zione relativa al riassetto bibliotecario l’«Enciclopedia giuridica italiana»; romana nel periodo precedente all’i- di quest’ultima. studierà gli Statuti di Roma e avvierà stituzione di quella stessa Biblioteca. Il Colli passa, quindi, a delineare le infine un lavoro, rimasto incompiuto, L’indagine, infatti, prende le mosse fasi salienti riguardanti la Biblioteca di Storia della legislazione italiana, dal 1870 – anno in cui, a seguito del- della Facoltà giuridica. La testimo- non dimenticando, comunque, fino al- l’annessione di Roma al Regno d’Ita- nianza più ‘antica’ al riguardo è quella la fine i propri interessi di antico dirit- lia, l’Università capitolina passava dal- di un verbale del Consiglio accademi- to siciliano. l’amministrazione pontificia a quella co (rinvenuto dall’A. e riprodotto in Dopo l’ampio panorama sulla su vi- del nuovo Stato unitario – e riserva Appendice) datato 24 febbraio 1886, ta e sulla sua opera, Cocchiara racco- ampio spazio alla trattazione delle vi- nel quale la Biblioteca della Facoltà di glie al termine, in un accurato indice, cende concernenti la Biblioteca Ales- diritto veniva considerata come una i vari, e molti, scritti di La Mantia, sandrina e la Biblioteca della Facoltà struttura in contrapposizione a quella nonché la bibliografia di riferimento. di giurisprudenza. Pur non intenden- Alessandrina. Le prime pubblicazioni Sospeso tra una metodologia supe- do ripercorrerne la storia, Colli repu- in cui, tuttavia, si accenna all’esisten- rata, che sente di dovere abbandona- ta necessario affrontare quelle temati- za di quella Biblioteca, nata come par- re stentando però a trovare soluzioni che per meglio comprendere il conte- te integrante dell’Istituto di esercita- nuove, il giurista siciliano – sottolinea sto in cui sarebbe maturata la nascita zioni giuridiche, sono gli Annuari del- l’Autrice – riscatta la sua figura di stu- della biblioteca dell’Istituto di storia l’Università. Il «germe iniziale» di dioso e la sua opera con il «culto per del diritto. quella stessa Biblioteca sarebbe sta- il documento», un’impronta positivi- Costituiscono fonti privilegiate del- to, tuttavia, a giudizio dell’A., ancora stica che costituisce ancora oggi ciò la ricerca – che presenta «un’angola- più antico, risalendo addirittura al 9 che di meglio rimane della ricerca zione visuale precipua che è quella of- maggio del 1875, quando il Consiglio storiografica ottocentesca. Come è ri- ferta dalle “carte” universitarie» (p. della Facoltà di diritto decideva di co- cordato nelle conclusioni di questa 97) – i verbali del Consiglio accade- stituire «una piccola biblioteca specia- ricca monografia, rimase lontano dal mico (divenuto poi Senato accademi- le» (p. 120). La dotazione libraria del- dibattito sulla metodologia degli studi co) e della Facoltà di giurisprudenza, la Biblioteca della Facoltà giuridica – storico-giuridici e dagli sviluppi acca- alcuni dei quali trascritti in tutto od in intitolata al professore Guido Padel- demici della storia del diritto italiano, parte nelle cinque sezioni in cui si ar- letti – si sarebbe arricchita grazie alle che però avrebbero assunto contorni ticola l’Appendice (p. 139-191). L’im- donazioni o agli acquisti di altre priva- chiari solo con i primi anni del nuovo portanza delle fonti in questione – in te collezioni un tempo appartenute a secolo; sospeso tra pratica e scienza particolare i verbali della Facoltà giu- illustri studiosi scomparsi, fra cui, ad del diritto (esponente dunque di una ridica – ha spinto l’Istituto di storia esempio, Karl Ludwig Arndts, lo stes- cultura – per molti aspetti ancora da del diritto italiano ad iniziarne la tra- so Padelletti, Luigi Palma, Enrico Fer- indagare – esterna all’università) ap- scrizione e l’indicizzazione totale allo ri e Francesco Schupfer. pare in conclusione «‘personaggio- scopo di giungere ad una «ricostru- Continuando le sue riflessioni, Col- cerniera’ fra vecchio e nuovo nel pas- zione documentale della storia di que- li esamina anche il momento in cui la saggio fra due ‘ordinamenti’, ma an- sta Facoltà» (p. 98). Biblioteca della Facoltà di diritto veni- che fra due mentalità». Il problema relativo all’assetto giu- va assorbita dall’Alessandrina, sottoli- ridico – «se l’Alessandrina apparten- neando come nelle maggiori riviste R. F. ga allo Stato o all’Università» (p. 104) specializzate dell’epoca non si facesse 206 Rassegne, recensioni, schede riferimento «all’importante sposta- lative alle biblioteche universitarie ro- ne, iniziata sotto l’impulso di France- mento bibliografico che si era com- mane [...] sull’organizzazione e sulla sco I ai tempi della reggenza provvi- piuto a Roma» (p. 123). A partire da funzione di questi fondamentali istitu- soria, si ispirava prevalentemente alla quel momento, a seguito del confluire ti» (p. 130), soffermandosi, in partico- legislazione napoleonica. delle Biblioteche di giurisprudenza, lare, ad analizzare gli scritti di Enrico Il modello legislativo francese si lettere e scienze politiche nell’Ales- Narducci, Desiderio Chilovi, Ugo Spi- adattava, infatti, alla nuova realtà del- sandrina, i singoli istituti afferenti alle rito, Luigi De Gregori, Giuseppe Gulì, la Restaurazione. In un momento in diverse facoltà avrebbero dovuto Emilio Bodrero e Maria Ortiz, pubbli- cui non vi erano i presupposti per la provvedere a costituire delle proprie cati tra il 1881 ed il 1937. costruzione di uno Stato di diritto biblioteche. A conclusione del suo contributo, (mancando la principale delle codifi- Dopo aver indugiato sull’analisi di infine, Colli si chiede se si sarebbe cazioni: la Costituzione) le istituzioni queste realtà, l’A. può, infine, trattare potuto ottenere il medesimo risultato amministrative del periodo napoleoni- le vicende che hanno portato alla na- – i 400.000 volumi che costituiscono il co furono adottate, e non solo nei Du- scita della Biblioteca dell’Istituto di patrimonio librario complessivo della cati parmensi, come pilastri sui quali storia del diritto dell’Università. L’11 Facoltà di giurisprudenza de “La Sa- fondare la cosiddetta «monarchia am- marzo del 1935 Filippo Vassalli e Ar- pienza” – attraverso una gestione uni- ministrativa». In questa realtà i codi- turo Carlo Jemolo – invitati dal presi- ficata di tutte le biblioteche ad essa ci, oltre a rappresentare una legisla- de della Facoltà di giurisprudenza a afferenti. È questo, a giudizio dell’A., zione semplice e chiara tutelavano i formulare delle proposte per la stesu- il punto «da cui partire per pensare soggetti dagli arbitri dei poteri politi- ra di uno Statuto – presentavano uno ad una nuova organizzazione bibliote- co e giudiziario e garantivano l’unicità schema che prevedeva la creazione caria» (p. 138). del diritto sul territorio, eliminando il degli Istituti di diritto pubblico, diritto Il saggio si chiude con un utile In- dualismo tra ius comune e ius pro- privato e storia del diritto italiano. La dice dei nomi (p. 193-196). prium presente negli antichi ordina- Facoltà accoglieva la proposta aggiun- menti. gendovi anche quello di diritto com- V. C. La restaurazione ludoviciana venne merciale, agrario, industriale, maritti- attuata gradualmente attraverso gli mo. Si deve, quindi, allo Jemolo, a giu- atti emanati dal Governo provvisorio, dizio dell’A., l’intento e la proposta di successivamente dalla Reggenza ed dare vita ad un autonomo istituto a ca- infine i decreti emanati nel 1816 da rattere storico-giuridico completa- SERGIO DI NOTO MARRELLA, La di- Maria Luigia, che promulgò la Raccol- mente affrancato dalla scienza roma- sciplina delle professioni intellet- ta generale delle leggi per gli Stati di nistica. A seguito di una precisa ri- tuali nei ducati parmensi nell’età Parma, Piacenza e Guastalla. I prov- chiesta formulata da Francesco Calas- della codificazione, «Rivista di Sto- vedimenti sia del Governo, sia della so – il cui ‘merito’ è quello di avere fa- ria del Diritto Italiano», 70 (1997) Reggenza si ispirarono alla legislazio- vorito «l’autonomia disciplinare degli p. 105-142. ne francese e austriaca, dando così studi storico-giuridici» (p. 127) – il continuità al ‘recente’ passato. Consiglio della Facoltà giuridica In occasione del convegno internazio- La disciplina dei lavori intellettuali, avrebbe poi approvato, in data 29 no- nale su «Maria Luigia di Parma e l’età nella società dei codici, mutò attraver- vembre 1947, una modifica allo statu- ludoviciana (1815-1847)», tenutosi a so l’emanazione di una serie di dispo- to in cui si prevedeva il distacco della Parma, 5-8 dicembre 1991, Sergio Di sizioni intese «a garantire il miglior sezione di storia del diritto dall’Istitu- Noto Marrella ha presentato una co- funzionamento dell’amministrazio- to di diritto romano, diritti dell’Orien- municazione su La disciplina delle ne». Tra queste disposizioni, partico- te Mediterraneo e storia del diritto, professioni intellettuali nei ducati par- larmente interessante fu quella relati- cui fino a quel momento afferiva. In mensi nell’età della codificazione. va al rapporto d’impiego in presenza quella stessa occasione si stabiliva, L’A. ha svolto un’attenta indagine di un personale, che per una buona peraltro, che la biblioteca Schupfer – sulla produzione legislativa dei Duca- parte proveniva dall’antico regime. già parte della Biblioteca della Facoltà ti di Parma, Piacenza e Guastalla nel «La fedeltà all’ordine costituito» era giuridica e confluita nell’Alessandrina periodo della Restaurazione, con par- uno dei principali principi della legis- – facesse parte integrante della dota- ticolare riguardo alla trasformazione lazione ludoviciana cui dovevano atte- zione del nuovo Istituto. Il verbale di istituzionale amministrativa all’indo- nersi i funzionari; si richiedeva anche quella seduta, che costituisce l’Atto di mani della cessazione del governo «buona condotta» ed era prevista l’e- fondazione dell’Istituto di storia del di- francese. sclusione dall’impiego per coloro che ritto, è trascritto integralmente dall’A. Come è noto, nei Ducati parmensi tenessero «cattivi costumi» o fossero in Appendice (p. 189-190). si realizzò un’importante riforma co- «irreligiosi» o ancora appartenessero L’attenzione dell’A. si concentra, dicistica con l’emanazione, fra il 1820 a «società segrete». Il rescritto sovra- poi, sul dibattito scientifico e profes- e il 1821, dei codici civile e penale e no «intorno a’ doppi impieghi» detta- sionale sviluppatosi «parallelamente delle relative procedure. Il corpus le- va ulteriori disposizioni circa eventua- all’evolversi delle vicende fattuali re- gislativo parmense, la cui compilazio- li inadempienze degli impiegati. 207 Rassegne, recensioni, schede

L’amministrazione tendeva, quindi, levante era inoltre la separazione del- Si riconosceva anche un proprio a discriminare il personale in base ai l’attività giudicante dall’esercizio del- ruolo agli ingegneri e agli operatori comportamenti politici, però allo stes- le libere professioni (avvocatura, no- scientifici, che nell’antico regime non so tempo emanava una serie di dispo- tariato) evitando così confusioni crea- erano inquadrati in collegi. sizioni sullo status del pubblico im- tesi nell’antico regime. L’A. mette in evidenza come l’inda- piegato al fine di tutelarlo. Per esem- Un ulteriore aspetto della discipli- gine riguardi strettamente la legisla- pio, venivano accordati alcuni privile- na delle professioni intellettuali era zione presente nei Ducati nel periodo gi come l’esenzione dall’arruolamen- l’autonomia acquisita dai liberi pro- della Restaurazione, ma non la sua to militare o riconoscimenti circa le fessionisti nel gestirsi. Con l’acquisito pratica attuazione. Si trattava di un’at- carriere. spirito borghese, anche negli Stati tività legislativa che raggiungeva il L’Autore riserva un breve cenno al- parmensi, non venivano ripristinate le culmine nel 1821 con la codificazione l’interesse dello Stato restaurato per vecchie strutture corporative esisten- e rifluiva intorno agli anni Trenta con le materie relative alla riorganizzazio- ti nell’antico regime. il verificarsi di una crisi che colpiva ne della vita culturale. A questo scopo A quell’epoca il principe sceglieva i un sistema di governo ancora sette- l’atto sovrano n. 45 del 1817 prevede- pubblici impiegati proprio dai collegi. centesco. Nello stesso cominciava a va competenze «enciclopediche» per Per farne parte bisognava appartene- venir meno una generazione illumini- la Presidenza dell’Interno, sottopo- re ad alcuni ceti o famiglie eminenti, sta e postilluminista tra le cui fila si ri- nendo al controllo pubblico le «scien- si escludevano così i soggetti capaci cordano giuristi illustri presenti nelle ze ed arti» comprendendo le varie per mancanza dei necessari requisiti. più alte cariche di governo, nell’Uni- istituzioni come le biblioteche, le uni- L’ordine forense si ricostituiva in col- versità e nelle varie commissioni per versità, le scuole, i collegi. L’organiz- legio nel 1833, dopo aver superato la codificazione. Oltre al cambio ge- zazione scolastica era disciplinata, du- contrasti di interesse e resistenze an- nerazionale, l’Autore fa notare che oc- rante il governo provvisorio, da alcu- che da parte degli stessi interessati corre considerare come punto di ni atti che richiamavano la Costituzio- che ritenevano il ripristino del colle- svolta la morte del consigliere di Ma- ne per i nuovi regj studj del 1768 e gio un ritorno al passato e all’antico ria Luigia, Neipperg, attento osserva- successivamente dalle disposizioni regime. La ricostituzione del collegio tore delle situazioni politiche del tem- emanate nel 1821. Tale regolamento era stata possibile grazie alle disposi- po. Il pensiero del quale si può riassu- riordinava l’esistente e allo stesso zioni contenute nei decreti sovrani mere in una sua lettera del 1819, dove tempo dettava disposizioni specifiche del 1833, che introducevano un nuo- egli precisava: «L’amministrazione di per adattare il vecchio regime alla vo tipo di collegio in veste di «ente un paese deve […] avere la scala e le nuova realtà. Tra i nuovi principi è in- propulsore» e strumento per il funzio- proporzioni del paese stesso… Non teressante quello previsto dall’art. 1 namento prevalentemente dell’ammi- sono affatto dell’opinione che bisogni del citato Regolamento che così recita- nistrazione della giustizia. Gli appar- distruggere tutto, perché ha apparte- va: «l’educazione pubblica e l’istruzio- tenenti al collegio non godevano più nuto ad altre epoche che non sono la ne della gioventù è affidata esclusiva- di quei privilegi legati al loro ceto e nostra». mente all’Università degli studj». L’in- soprattutto si ponevano nei confronti segnamento privato, altrove diffuso, della legge in una posizione di parità E. P. non si propagò forse perché veniva senza particolari preeminenze. privilegiato il modello germanico del- La professione forense veniva rego- l’università humboldtiana. lata da due leggi distinte: una per gli Nel campo dell’amministrazione avvocati e una per i causidici e veniva della giustizia importante era la Riso- introdotta un’ulteriore distinzione tra Doctores y escolares. II Congreso luzione sovrana riguardante l’ammini- avvocati di prima e seconda categoria. Internacional de Historia de las strazione della giustizia del 1821. In Il Collegio degli avvocati aveva una Universidades hispánicas, (Valen- essa si riscontravano quei presuppo- completa autonomia e godeva di una cia 1995), I-II, Valencia, Universi- sti pubblicistici di ordine costituziona- maggiore qualificazione rispetto al tat de València, 1998, p. 392, 452. le anche in assenza di una Costituzio- passato a seguito di una crescente col- ne fonte di diritti e di doveri. Tale ri- laborazione con le strutture governati- Nell’aprile del 1995 si inaugurava a soluzione voluta dal sovrano, preve- ve, in occasione di richieste di consu- Valencia il II Convegno internaziona- deva che la «giustizia si amministra lenze. Norme analoghe a quelle detta- le dedicato alla storia delle università gratuitamente e in nome del sovrano te per gli avvocati venivano emanate spagnole. Un incontro che, in qual- da’ giudici e da’ tribunali» (art. 1); per altri ordini professionali come ad che misura anticipava la nutrita serie prevedeva alcuni divieti ai giudici co- esempio i notai o i medici. Per questi di manifestazioni per la futura cele- me quelli di interferire nell’attività le- ultimi il decreto sovrano del 1817 con- brazione del V centenario della fonda- gislativa, di ricoprire cariche ammini- fermava l’antico istituto del Protome- zione dell’Ateneo di Valencia, nel strative, con eccezione di nomine al dicato, il cui consiglio coordinava e 1999. Tre anni dopo, nel 1998, le rela- Consiglio di stato, al Governo e pres- controllava le «arti del guarire», medi- zioni presentate in quell’occasione ve- so amministrazioni di beneficenza. Ri- cina, chirurgia-ostetricia, farmacia. nivano edite in due corposi volumi di 208 Rassegne, recensioni, schede

Atti, dal titolo Doctores y escolares, cu- dal 1939 – Archivo e historia de la filo- alla seconda metà del secolo XVI – La rati da Mariano Peset Reig, al quale logía. La lingüística y sus cultivadores écfrasis en clases de retórica de Juan va il merito di aver sostenuto, in colla- en la universidad española entre 1939 Lorenzo Palmireno: modalidades y ob- borazione con alcuni centri di studio y la LRU – e Jorge J. Montes Salgue- jetivos –, di Telesforo M. Hernández sulla storia universitaria spagnoli e la- ro che ha illustrato le vicende della su Mariano Líñan y Morelló, docente tino-americani, l’onere organizzativo nascita, nel 1972, della “Università na- di storia ecclesiastica e teologia mora- dell’iniziativa.1 zionale di educazione a distanza” – El le tra Sette e Ottocento – Jansenismo Il titolo scelto dal curatore, Docto- nacimiento de la Uned. Una medida y humanismo cristiano en la biblioteca res y escolares, vuole rappresentare ef- politica, una necesidad social. del catedrático-pavorde Mariano Lí- ficacemente il filo conduttore di un Agli escolares di età più risalente si ñan. In una prospettiva diversa sono percorso assai articolato, nel tempo e è dedicato Dámaso de Lario, che ha da considerarsi i contributi di Antonio nello spazio, relativo alle università indagato le origini sociali degli stu- Mestre Sanchis, che ha ricordato il ‘spagnole’ fra XVI e XX secolo, tenuto denti spagnoli dei Colegios Mayores grande umanista Juan Luis Vives – conto che l’espressione, universida- fra Cinque e Seicento – Orígenes so- Un proyecto frustrado de edición de des hispánicas, è riferibile a realtà as- ciales de los colegiales mayores españo- opera omnia de Juan Luis Vives –, di sai diverse fra loro, seppure riportabi- les (1560-1650) –, mentre José Sar- Vincent Mir Montalt – Depuraciones y li a una matrice comune. rión Gualda ha dedicato la sua atten- postergaciones en la Universidad de Se infatti, sono stati numerosi i zione all’organizzazione delle facoltà Valencia durante la época isabelina contributi dedicati agli atenei spagno- di giurisprudenza nel corso dell’Otto- 1833-1874 – e di Maria Fernanda li propriamente detti, sia con relazioni cento, sotto la prospettiva della for- Mancebo Los profesores de la facultad di quadro, sia con specifico riferimen- mazione dei quadri dell’amministra- de filosofía y letras de Valencia (1919- to alla realtà di singole istituzioni uni- zione pubblica e della burocrazia – 1939). Una aproximación a la ciencia versitarie, altrettanto ampio si è rive- Los licenciados y doctores en admini- de la historia –, che hanno analizzato, lato lo spazio dedicato alle università stración en la universidad española rispettivamente, le ripercussioni che del Nuovo Mondo e delle aree italia- del siglo XIX. Su ingreso en la función il coinvolgimento ideologico e politi- ne attratte nell’orbita dell’impero spa- pública. co dei docenti dell’Università di Va- gnolo. Non meraviglia che, gran parte dei lenza ebbe sulle loro carriere durante Alle tematiche di carattere più ge- contributi dedicati alle specifiche il regno di Isabella e sul corpo docen- nerale, relative sia al mondo universi- realtà universitarie, abbia avuto ad te della Facoltà di lettere e filosofia tario del passato che del presente, oggetto l’Ateneo di Valencia. Partico- nel difficile ventennio 1919-1939. hanno dedicato la loro attenzione Ma- lare attenzione è stata data al proble- A taluni aspetti della didattica, so- riano Peset, che ha delineato le coor- ma della popolazione studentesca co- prattutto con riferimento al XIX ed al dinate dell’articolazione degli inse- me anche degli insegnamenti e del XX secolo, si sono dedicati José M. gnamenti giuridici nelle facoltà di di- corpo docente, con le relazioni di Vi- López Piñero – La enseñanza de la hi- ritto delle università spagnole fra XVI cente Graullera Sanz e di María Dolo- storia natural y de la agronomía en la e XVII secolo – Método y arte de ense- res Guillot sulle rivolte studentesche Valencia del siglo XIX –, Víctor Navar- ñar las leyes –, Antonio Álvarez de del Seicento – Revueltas universita- ro Brotóns – El renacimiento científi- Morales, che ha tracciato un quadro rias en el siglo XVII; Tumultos estu- co y la enseñanza de las disciplinas sulla diffusione degli insegnamenti di diantiles en el siglo XVII –, di Carlos matemáticas en las universidades de diritto naturale e delle genti negli ate- Tormo sulla provenienza geografica Valencia y Salamanca – ed Ernest nei spagnoli fra Sette e Ottocento – degli avvocati valenzani del Settecen- Sànchez i Santiró – Els Estudis cientí- La difusión del derecho natural y de to – Origen geográfico de los abogados fics en la Universitat contemporània: gentes europeo en la universidad espa- valencianos en el siglo XVIII –, che ha La Facultat de Ciències de València ñola de los siglos XVIII y XIX –, Gual- trovato in qualche misura integrazio- (1857-1936). Altri interventi che han- da Jean-Louis Guereña, con un contri- ne nel contributo di Yolanda Blasco no contribuito ad arricchire il quadro buto su taluni aspetti legati allo svi- Gil relativo all’utenza della Facoltà delle vicende dell’Università valencia- luppo della “corporazione” dei profes- giuridica di quell’Università durante na sono stati quello di Jorge Correa sori universitari a partire dalla crea- la Restaurazione – Procedencia geo- Ballester – Los gastos de la Universi- zione di un ruolo di anzianità nel 1847 gráfica y edad de los estudiantes de de- dad de Valencia. 1786-1840) –, di Ma- – El primer escalafón de catedráticos recho de Valencia durante la restaura- nuel Vicente Febrer Romaguera – La de Universidades (1847) y la creación ción. Universidad de Valencia en la época del cuerpo de catedráticos de Universi- Ai professori dell’Università di Va- de las germanías (1519-1525) –, di dades en España –, Juan Gutiérrez lencia, del passato più o meno recen- Pascual Marzal Rodríguez – Un inten- Cuadrado, che ha offerto taluni risul- te, sono state dedicate le relazioni di to de control universitario: la visita tati di una ricerca, ancora in itinere, Andrés Gallego Barnés sulle metodo- municipal de 1741 al Estudio General intesa a chiarire lo sviluppo della filo- logie d’insegnamento della retorica de Valencia –, di Francisco Javier Sán- logia e contestualmente quello delle seguite da Juan Lorenzo Palmireno, chez Rubio – La aplicación del plan facoltà di lettere in Spagna a partire maestro di retorica a Valencia intorno Blasco y los desórdenes de 1787 en la 209 Rassegne, recensioni, schede

Universidad de Valencia –, di Mariano 1674-1685. Un intento de enajenación dras y voto estudiantil en México (siglo Peset Manchebo – Juan Bautista Pe- de las tercias universitarias por parte XVII); Armando Pavón Romero, La set y Vidal, historiador de la medicina de la real hacienda –, Pilar Valero disputa por el rectorado en la Univer- valenciana –, di Amparo Felipo Orts García – La Universidad de Salaman- sidad de México al finalizar el siglo – El proyecto universitario de doña ca: génesis legislativa –, José Luis Pe- XVI; Clara Inés Ramírez González, Mencia de Mendoza. Las capitulacio- set – Don Diego de Torres Villaroel y Universidad y clerecía. México, 1583; nes de 1544 –, di Antonio Rey Gonzá- el arte de los pronósticos – e Juan Luis Adela Mora Cañada, Una Universidad lez – Luis Simarro: Su obra Psiquiá- Polo Rodríguez – Crisis de población sin constituciones. La real Universidad trica. estudiantil en la Universidad de Sala- de San Felipe de Santiago de Chile; All’area delle «Universidades de la manca (1700-1750). Salvador Albiñana, Notas sobre uni- nueva hispanidad europea», secondo Il quadro degli Atenei spagnoli versitarios y libros novohispanos en el l’efficace espressione di Ajo Gonzales stricto sensu è stato completato dagli siglo XVI; Jesús Nieto Sotelo, Sobre el Rapariegos y Sáinz de Zúñiga, sono interventi di Santos M. Coronas Gon- manuscrito de la crónica de la Plaza y dedicati i contributi di Andrés Galera zález su Oviedo – Jovellanos, ante el Jaén. sull’Ateneo napoletano nel Settecento plan de estudios ovetense de 1774 –, di (Los Borbones y el proyecto ilustrado Rosa María Dávila Corona e di Mar- D. N. de la Universidad de Nápoles), nonché garita Torremocha Hernández su Val- le relazioni di Andrea Romano e Da- ladolid – La crisis del antiguo régimen niela Novarese, che hanno indagato y el caos contable en la Universidad de Nota rispettivamente, taluni aspetti relativi Valladolid; Una aportación al estudio all’insegnamento del diritto feudale de las jurisdicciones privativas. El tri- 1 Nel 1987, infatti, era stato organizzato a negli Studia siciliani ed il problema bunal escolástico de Valladolid duran- Valenza il primo Congresso internazionale delle origini dell’Università di Messi- te el antiguo régimen –, di Pilar Gracía sulla storia delle università spagnole i cui At- ti sono stati pubblicati nel 1989 (Claustros y na, che si contende con quella di Gan- Trobat su Gandía – La Universidad de estudiantes, 2 voll, Valencia 1989). día, il titolo di primo Studio della Gandía: ¿fuga académica? –, di José Compagnia di Gesù in Europa – “Uni- Ma. Lahoz Finestres su Huesca – Los versidades ispánicas” di Sicilia e ius colegios de Santiago y de San Vicente pheudale siculum; Da Gandía a Mes- en las facultades jurídicas de la Uni- sina: un nuovo modello universitario versidad de Huesca en el siglo XVIII –, GIANNA DOTTI MESSORI, Patrimo- per l’Europa?. Ancora all’area italiana, di Mario Martínez Gomis su Orihuela per ricordare la significativa presenza – Bosquejo histórico de una escuela nio dell’Università degli Studi. In- di doctores spagnoli negli Studia della universitaria de gramática en la Ori- ventario, Carpi, Nuovagrafica, Penisola, è dedicato il saggio di Anto- huela del último tercio del siglo XVIII 1998 (Comune di Modena, Atti e nio Perez Martín, che ha offerto talu- –, di Manuel Martínez Neira, Enrique inventari dell’Archivio storico, 9), ni dati frutto di una lunga ed appro- Villalba Pérez e Ignacio Ruiz Rodrí- p. 56. fondita ricerca sulla natio hispana guez su Alcalá de Henares – Control presso lo Studio bolognese – Profeso- regio y visitas universitaria: la refor- Quando nel luglio del 1773 Clemente res hispanos en la Universidad de Bo- ma de la Universidad de Alcalá; Una XIV emanò il breve di soppressione lonia (de fines del siglo XII a 1799). visión del fuero universitario alcalaí- della Compagnia di Gesù, anche a Un contributo che ha trovato comple- no: derecho procesal universitario Modena si poté avviare quel pro- tamento nella relazione di Jacques complutense en el siglo XVII. gramma di riforme scolastiche pro- Lafaye sul Collegio di San Clemente – Le relazioni dedicate alle universi- gettato da tempo e che attendeva solo Un Colegio mayor extraterritorial y ex- tà del Nuovo Mondo hanno messo in le circostanze opportune per poter es- temporaneo, el de San Clemente de evidenza continuità e discontinuità fra sere avviato. A questo obiettivo Fran- Bolonia. “modello spagnolo”, o comunque eu- cesco III d’Este volle infatti che fosse L’area iberica è stata opportuna- ropeo e modello “latino-americano”. devoluto il Patrimonio degli ex-gesui- mente “coperta” con numerosi inter- Elementi che sono stati sottolineati ti, creando una Deputazione sopra gli venti dedicati all’indagine di taluni dai contributi di Margarita Menegus affari dei già soppressi gesuiti che do- specifici aspetti delle vicende degli Bornemann sulle carriere dei laureati po pochi mesi assunse il titolo di Am- atenei presi in considerazione. in utroque iure nel Settecento – Las ministrazione del Patrimonio dell’Uni- Non poteva mancare più di un con- carreras de los graduados en leyes y cá- versità de’ Studi. Il patrimonio veniva tributo su quella che è stata una delle nones. La Nueva España en el siglo così destinato «per una dote e per un più prestigiose università dell’Europa XVIII – e dalle relazioni dedicate alle fondo da cui ne potesse derivare medievale, lo Studio di Salamanca, università messicane e cilene – E. un’entrata capace allo stabile mante- cui hanno dedicato la loro attenzione, González González, Pedro Moya De nimento dell’Università degli Studi affrontandone vari aspetti della sua Contreras (Ha. 1525-1592), legislador eretta nella nostra città di Modena», esistenza, Luis E. Rodríguez-San Pe- en la Universidad de México; Franci- Università che era stata potenziata da dro Bezares – Salamanca sin rentas: sco Javier Palao Gil, Provisión de cáte- Francesco III che, dopo un tentativo 210 Rassegne, recensioni, schede di stabilire a Reggio una seconda Uni- I due volti del sapere. Centocin- re figure quali Nicola Abbagnano, versità, aveva deputato al solo Studio quanta anni della Facoltà di Scien- Amedeo Herlitzka, Michele Lessona, modenese il compito dell’istruzione ze e Lettere a Torino, a cura di Cesare Lombroso, Arnaldo Momi- superiore nei ducati. MARCELLA BARRA BAGNASCO-LIVIA gliano, Ferdinando Neri, Luigi Parey- L’occupazione di Modena da parte son, Giovanni Peano, Edoardo Persi- GIACARDI, Torino, Museo Regiona- del generale Bonaparte (1796), la le di Scienze Naturali, 1999, p. 206. co, Giovanni Plana, Corrado Segre, successiva unione con Reggio e la na- Angelo Sismonda, Benvenuto Terra- scita della Cispadana fecero sì che cini. Emergono momenti di grande Si tratta del catalogo che ha accompa- l’attività dell’Amministrazione sia du- gnato la mostra allestita dall’Universi- fervore innovativo, come quelli im- rata poco più di un ventennio. Il fon- tà di Torino, in collaborazione con Re- mediatamente successivi alla riforma do è costituito da 30 unità archivisti- gione Piemonte, Provincia di Torino e della Facoltà, quando giunsero a Tori- che, composte da due serie, quella Comune di Torino, in occasione dei no intellettuali e docenti dagli Stati dei verbali della deputazione ammini- 150 anni della Facoltà di Scienze e dell’intera Penisola, accanto a tragi- stratrice e il relativo carteggio ammi- Lettere. Il volume è in realtà molto che fratture, prime fra tutte l’imposi- nistrativo e a queste è stato successi- più di un catalogo, poiché non si limi- zione delle leggi razziali del 1938 – a vamente aggregato un fascicolo ap- ta a fornire l’elenco di tutti i pezzi seguito delle quali, a Scienze e Lette- partenente alla deputazione comuna- esposti (libri, oggetti, filmati, stru- re, venne allontanato dall’insegna- le che si occupava delle basse scuole. menti di laboratorio, ipertesti), ma ri- mento un centinaio fra docenti ed as- L’importanza di questo fondo è da- propone integralmente l’esposizione, sistenti – o come l’ingiunzione di pre- ta anche dalla sua complementarietà in modo da permetterne, a chi già l’a- stare giuramento di fedeltà al regime con le carte prodotte dall’Università vesse vista, di fruirne in modo più ri- fascista, e, su un ben differente piano, (piani didattici, quadri delle attività di flessivo, e da offrirla nella sua com- il movimento studentesco del Sessan- insegnamento, presenze trimestrali pletezza ad una platea ben più ampia totto. degli studenti, etc.), attualmente con- di quella dei soli visitatori. I due volti Spesso le schede sono arricchite servate nell’Archivio di Stato di Mo- del sapere si rivolge infatti soprattutto da rimandi ad altre, in modo da sotto- dena. Trattandosi dell’archivio di una al vasto pubblico, adottando un taglio lineare le interconnessioni fra ambiti deputazione incaricata di gestire un eminentemente divulgativo, attraver- del sapere che tesero non di rado a patrimonio, prevalgono i documenti so un affascinante (e per lo più inedi- collaborare prima che ad isolarsi in di natura amministrativa: permute, to) corredo di immagini, unito alla esasperati specialismi. L’opera delle stime, perizie, inventari, relazioni, notevole sintesi e comprensibilità dei due curatrici, Marcella Barra Bagna- carteggi, promemoria, conti di cassa, testi. sco e Livia Giacardi, ha permesso di bilanci. La deputazione interveniva Il percorso si apre con il 9 ottobre avere pagine omogenee, pur nell’arti- anche, per il necessario intervento fi- del 1848 quando, a ridosso della leg- colazione dei soggetti affrontati, ele- nanziario, nella fase operativa della ri- ge Boncompagni sulla scuola, re Car- mento che rende il volume più sem- forma universitaria: oltre ai provvedi- lo Alberto sancì la divisione della Fa- plice, accessibile e gradevole. Il cata- menti sugli stipendi dei maestri delle coltà di Scienze e Lettere, erede del- logo è inoltre corredato da un’ampia basse scuole o dei docenti dell’Uni- l’antico Magistero delle Arti, nelle ed utile cronologia comparata (a cura versità, è possibile seguire lo sviluppo due distinte facoltà di Scienze fisiche di Ester De Fort e Livia Giacardi), delle strutture scientifiche, dall’orto e matematiche e di Belle lettere e filo- nella quale sono messi a confronto gli botanico alla costruzione del teatro sofia. A partire da quel momento, il avvenimenti della cultura torinesi con anatomico, dalla gestione dei labora- volume ripercorre le vicende delle di- quelli nazionali, oltre che con gli svi- tori di fisica e chimica alla costituzio- scipline e degli uomini – nonché delle luppi istituzionali e politici del mo- ne della biblioteca universitaria, dal- poche donne – che le studiarono ed mento. Un’ultima menzione spetta al l’erogazione di borse di studio alla insegnarono, soffermandosi anche a ricco apparato di illustrazioni, in lar- creazione della scuola di architettura, mettere in luce affinità e legami tra ghissima parte tratto dal patrimonio scultura e pittura. due ambiti che oggi possono apparire librario, iconografico e di strumenti di del tutto indipendenti e separati. Sin- Musei, Biblioteche ed Archivi dell’U- M. L. A. gole ‘schede’, di tre-quattro pagine niversità, pressoché ignoto sinora, ciascuna in media, danno conto delle meritatamente valorizzato da mostra origini e dello sviluppo di ogni disci- e catalogo. Le immagini, scelte con plina, tracciando, insieme, brevi profi- cura e messe bene in relazione con i li biografici dei docenti (un centinaio testi, non hanno soltanto valore esor- in tutto) che promossero o diedero nativo, ma sono in grado di ‘far parla- particolare impulso alle singole mate- re’ documenti, oggetti, volti, restituen- rie di studio. Gli esempi che se ne po- do loro il ruolo di elementi vivi e con- trebbero trarre sono moltissimi, ogni creti della trasmissione del sapere. scelta necessariamente penalizzante, ma non si può fare a meno di ricorda- F. R. 211 Rassegne, recensioni, schede

ALBERTO GIGLI BERZOLARI, Luigi personale altamente positivo: l’amici- contribuisce a tenere alto il livello de- Valentino Brugnatelli. Diario del zia di Brugnatelli con Volta ne uscì ul- gli studi e la fama di Pavia una schie- viaggio in Svizzera e in Francia teriormente rafforzata. ra rinomata di scienziati e umanisti con Alessandro Volta nel 1801, Bo- Il Diario costituisce un documento fra cui trovò certamente posto il pave- logna, Cisalpino, 1997 (Fonti e di grande semplicità e interesse, in se Brugnatelli: Ruggero Giuseppe studi per la storia dell’Università cui fatti e ambienti sono descritti da Boscovich, Pietro Moscati, Giacomo Brugnatelli con acutezza e, talvolta, Rezia, Giuseppe Zola, Giovanni Anto- di Pavia, 28), p. 301. con garbato umorismo e sottile spiri- nio Scopoli, Bassiano Carminati, Pie- to critico. A queste pagine, il curatore tro Tamburini, Samuel August Tissot, A pochi mesi dalla conclusione delle Alberto Gigli Berzolari ha premesso Lorenzo Mascheroni, Giovanni Raso- celebrazioni in occasione del centena- una biografia dello stesso Brugnatel- ri, seguiti poi, nei primi decenni del rio dell’invenzione della pila di Ales- li, propugnatore a Pavia della netta secolo successivo, da Siro Borda, sandro Volta (1799-1999), ci sembra differenziazione tra le scienze chimi- Giuseppe Jacopi, Adeodato Ressi, significativo riproporre all’attenzione che e quelle medico-naturalistiche già Vincenzo Brunacci, Gian Domenico degli studiosi la recente edizione inte- consolidate, considerato fra i fondato- Romagnosi, Mauro Rusconi, Agosti- grale del Diario che il chimico Luigi Valentino Brugnatelli compilò in oc- ri dell’elettrochimica per le sue ricer- no Bassi e, più avanti, da Bartolomeo casione del suo viaggio in Svizzera e che sull’elettrico, inventore e divulga- Panizza, Antonio Bordoni, Francesco in Francia proprio in compagnia di tore della galvanoplastica. A lui si de- Flarer, Luigi Porta, Giuseppe Belli e Volta. Il manoscritto, custodito dalla ve la fondazione e la cura di diversi altri ancora. Biblioteca Universitaria di Pavia, ven- periodici, la raccolta e la trasmissio- Nei decenni a cavallo tra Sette e ne pubblicato per la prima volta nel ne, in un momento di scarsa diffusio- Ottocento, numerosi studiosi vissero 1953 a cura di Antonio Pensa. La diffi- ne in Italia di opere scientifiche, delle nell’alternanza delle stagioni politi- coltà nel rintracciare tale edizione ha memorie di studiosi italiani e stranie- che: spesero gli anni della loro giovi- suggerito al Centro per la storia del- ri. A conclusione del volume, in una nezza e della prima maturità quali l’Università di Pavia di riprodurre il prima Appendice si delineano breve- sudditi di Vienna, tra la rinascita ordi- testo nella propria collana corredan- mente il pensiero scientifico in Italia nata della Lombardia indotta dalle ri- dolo di notizie su Brugnatelli, presen- e, in particolare, in Lombardia, nella forme austriache e i primi fermenti ri- za scientifica ed editoriale rilevante età delle dominazioni straniere tra voluzionari d’oltralpe; affrontarono nel quadro della scienza chimica tra ’700 e ’800 e le vicende dell’università quelli della piena maturità quali citta- ’700 e ’800. Il Diario costituisce una di Pavia nell’età delle riforme austria- dini – e non più sudditi – partecipi del testimonianza straordinaria di quella che e francesi. Nella seconda si ripor- risveglio culturale, politico, sociale ed cultura che trovava e riconosceva in ta la bibliografia di Brugnatelli, segui- economico stimolato dalle idee della Parigi la capitale mondiale indiscussa ta da un puntuale indice dei nomi che Rivoluzione francese e da quello del del pensiero scientifico del tempo. Lo conclude l’opera. Regno Italico; conclusero l’esistenza stesso Napoleone Bonaparte avrebbe L’impostazione dell’intero volume ancora sudditi di Vienna. Questa ge- espresso apprezzamenti lusinghieri consente così di esplorare a fondo la nerazione ebbe il merito di traghetta- per il lavoro di Volta e, a seguito della vicenda umana e professionale del re l’Università di Pavia verso gli anni corale adesione della scienza france- medico e poi chimico di talento Luigi della Restaurazione austriaca, un pe- se alle sue concezioni sul funziona- Valentino Brugnatelli, professore sta- riodo importante nella storia dell’Ate- mento della pila elettrica che aveva bile di chimica nel 1796, e da qui par- neo lombardo e che ancora attende di appena inventato, lo scienziato sareb- tire per tratteggiare i lineamenti del- essere pienamente valorizzato alla lu- be tornato trionfatore da quel viaggio. l’Ateneo pavese che, grazie a figure ce delle nuove possibilità di investiga- Brugnatelli, al contrario, ne sarebbe eminenti e singolari della scienza del zione archivistica. Grazie a personali- rientrato mortificato per la forte osti- tempo e per sollecitudine di sovrani tà della levatura di Luigi Valentino lità della scuola chimica francese, gui- ispirati da un riformismo illuminato, Brugnatelli, l’Università pavese rima- data da Lavoisier, circa le sue propo- trovava le sue fortune e una colloca- se inserita a pieno titolo nel circuito ste di rinnovamento concettuale della zione di rilievo, a pieno titolo tra le della cultura europea ottocentesca chimica, sull’interpretazione del calo- maggiori di Europa, conservando poi con contributi di ampio rilievo nelle rico e la nomenclatura chimica dell’e- tale primato per quasi cento anni. Tra scienze umane, matematiche, naturali poca. Le aperte e a volte accese dia- la fine del XVIII secolo e l’inizio del e mediche. tribe che ne seguirono, nelle quali la XIX sfilano nell’Università di Pavia in- scuola francese (la famosa Côterie) signi figure di maestri. È un periodo S. N. ebbe la meglio, gli crearono attorno di grande splendore nel quale cam- un’ingiusta atmosfera di scarsa consi- peggiano nomi celebrati come Lazza- derazione scientifica e di oblio. All’op- ro Spallanzani, Antonio Scarpa, Johan posto risultato professionale che i Peter Frank, Alessandro Volta nelle due scienziati ricavarono dall’espe- scienze, Vincenzo Monti e Ugo Fo- rienza oltralpe, si contrappose quello scolo nelle lettere. Accanto a questi, 212 Rassegne, recensioni, schede

Guido Horn D’Arturo e lo specchio telescopio spaziale, il cui disegno ri- stessa degli oggetti, la loro collocazio- a tasselli, a cura di MARINA ZUCCO- propduce uno specchio a tasselli mol- ne, la luce che li colpisce intendono LI-FABRIZIO BONÒLI, Bologna, to simile al modello bolognese. narrare. La visita museale è quindi CLUEB, 1999, p. 103. Il direttore dell’Osservatorio di Bo- un’esperienza legata ad una moltepli- logna, Bruno Marano, e il direttore cità di fattori, non solo intellettuali, L’occasione di raccogliere in un’unica del Dipartimento di astronomia Gian- ma anche fisici (la fatica del percorso, pubblicazione i principali articoli di carlo Setti, nella presentazione del vo- la visibilità dei reperti e delle didasca- Guido Horn D’Arturo sullo specchio lume, sottolineano l’importanza scien- lie) ed emotivi (l’aspettativa, la delu- a tasselli è stata offerta dalla intitola- tifica dell’intuizione di Horn, nono- sione, l’effetto sorpresa, la noia). zione della biblioteca del Dipartimen- stante non gli sia mai stato attribuito La museografia, prendendo in con- to di astronomia dell’Università di Bo- alcun riconoscimento. Lo specchio a siderazione i vari tasselli del mosaico logna alla memoria dell’astronomo tasselli è stato progenitore di una se- museale, aspira a ricomporre un qua- triestino. I curatori di questo volume rie di strumenti realizzati vent’anni dro, che spieghi al visitatore le pro- si sono occupati, fra i tanti della sua dopo la sua scomparsa, come il tele- prie reazioni, individuandone le cause personalità, dell’aspetto di rigoroso scopio da 10 m, Keck, installato nelle negli elementi costitutivi del museo e scienziato, di ricercatore geniale e in- isole Hawai, e il Multiple Mirrao Tele- mettendo il fruitore, per così dire, nei faticabile e hanno cercato, attraverso scope, posto in Arizona. panni di chi quel museo ha ideato, co- la scelta degli articoli, di tracciare lo Il senso dell’opera di Horn va co- sì da capire l’assunto iniziale che ha sviluppo dei progetti dello specchio a munque oltre tale realizzazione e ri- ispirato l’allestimento. tasselli nel tempo: dalla ideazione del siede nell’opera di riqualificazione de- Una riflessione sulle raccolte uni- 1932, alle prime realizzazioni con un gli studi di astronomia e dell’istituzio- versitarie bolognesi, che sono in pre- minor numero di tasselli nel 1935, al- ne da lui diretta, dotandola di stru- valenza a carattere scientifico, costi- la definitiva collocazione nella Speco- menti, ampliando la biblioteca e ri- tuì nel 1997-98 l’argomento di una se- la nel 1952. prendendo gli scambi con gli Osser- rie di conferenze, tese ad illustrare i I progressi della realizzazione del- vatori di tutto il mondo. molteplici aspetti del concetto di mu- lo specchio a tasselli sono descritti Chiudono il volume le pagine di seo e rivolte principalmente a quanti negli articoli dedicati alle prime pro- Giorgio Tabarroni che, con parole – insegnanti di scuola, studenti di sto- ve effettuate ‘artigianalmente’ nella che riconoscono in Guido Horn un ria dell’arte e di discipline della co- Specola bolognese. Nell’articolo com- amico e un maestro, tracciano la figu- municazione – si interessano del fun- parso su «Coelum» (6, 1932, p. 121- ra dell’astronomo triestino nella sua zionamento della macchina museale. 125) Horn annuncia che nell’Osserva- umanità che dava spazio, accanto al Le conversazioni di Antonella Huber, torio di Bologna si sta sperimentando rigore scientifico, ai più vari interessi introdotte dalla lezione di Ezio Rai- culturali. un nuovo sistema, quello dello spec- mondi ed oggi pubblicate in un volu- chio a tasselli, collocato nella stanza me che, nel titolo, offre un esplicito L. R. più elevata della Torre, perforata per omaggio alla memoria di Adalgisa Lu- questa necessità. Si passa quindi, do- gli, costituiscono il nucleo di quegli po l’interruzione bellica e l’allontana- incontri, che terminarono con due vi- mento di Horn dalla direzione del- site di carattere museografico, al Mu- l’Osservatorio, dal 1938 al 1945, a seo di Zoologia ed a quello di Paleon- causa delle leggi razziali, agli anni ANTONELLA HUBER, Le ragioni del tologia e Geologia. L’introduzione di Cinquanta e alla definitiva realizzazio- museo. Una lettura museografica Ezio Raimondi approfondisce le rela- ne del «compiuto specchio a tasselli delle collezioni dell’Università di zioni tra museo e biblioteca, i quali di m 1,80 d’apertura collocato nella Bologna. Introduzione di Ezio Rai- basano il loro stretto rapporto sulla Torre dell’Osservatorio», come egli mondi. Bologna, CLUEB, 1999, p. comune identità di beni culturali, luo- stesso intitola l’articolo che presenta 127. ghi della memoria nati per la trasmis- la conclusione della sperimentazione sione della conoscenza. Anche all’im- («Coelum», 5-6, 1955, p. 66-68). La Si ce sont les plumes qui font le pluma- patto con le moderne tecnologie del preparazione dei 61 tasselli procedet- ge, ce n’est pas la colle qui fait le colla- virtuale, il processo di apprendimen- te poco per volta, fra difficoltà tecni- ge. (Max Ernst) to non subisce modificazioni sostan- che e d economiche, ma nell’estate Comprendere il significato di un ziali e rimane fondato sull’esperienza del 1952 lo specchio era pronto e le museo è operazione complessa, che del soggetto; ma se si riconosce l’i- prime prove soddisfacenti. non richiede soltanto la conoscenza dentità tra leggere e guardare, allora Nel volume, dopo alcuni scritti su- delle caratteristiche dei suoi compo- anche biblioteca e museo – oggi co- gli aspetti teorici ottici di questo stru- nenti, ovvero dei reperti esposti, ma me al tempo del grande collezioni- mento, è riportato uno degli ultimi ar- anche l’individuazione della loro pro- smo cinque e secentesco – sono sal- ticoli scritti da Horn, nel 1966, in cui venienza ed il loro inserimento in un dati in un unico concetto, che è la for- presenta con orgoglio le realizzazioni quadro storico; è inoltre fondamenta- ma stessa della conoscenza. fatte all’estero, fino al progetto di un le cogliere il discorso che la sequenza I sette capitoli in cui si sviluppa il 213 Rassegne, recensioni, schede discorso di Antonella Huber, contras- gliato delle originali connotazioni mo- menti di licenza o di laurea rintraccia- segnati ciascuno da una citazione e narchiche o religiose, che in modo ti in ciò che è rimasto degli atti notari- da un’illustrazione e preceduti da un neutro alloggia il patrimonio colletti- li del tempo conservati nell’Archivio riassunto in inglese, prendono avvio vo, ovvero un’entità ricca di valore sia di Stato di Pavia; la seconda è formata da una chiara definizione di museo- in senso morale che economico. dall’Indice, frutto di un impegno eru- grafia e museologia, discipline cui I capitoli conclusivi propongono dito e tenace dell’A. e che ne fa, volu- l’autrice rivendica fondamenti quasi una riflessione su quell’arte di colma- me dopo volume, un corpus al quale epistemologici, da ritrovarsi nel loro re una distanza che altro non è che dovranno fare ricorso quanti si occu- stesso ambito di applicazione. l’opera dell’ordinatore di museo pri- peranno di storia dell’Università di Attraverso la storia del termine ma, e dell’accompagnatore delle visi- Pavia nella seconda metà del XV se- museografia, che risale al 1727, e me- te poi, tesa ad aiutare il visitatore a colo. Si tratta di 241 atti disposti lun- diante l’analisi dell’accezione che la superare la distanza cronologica, geo- go 15 anni. I documenti, che riguar- parola museo assume nelle definizioni grafica e culturale che lo separa dal dano indifferentemente tutte le Facol- tanto del legislatore che dell’ICOM reperto. Opera questa tanto più ar- tà, confermano alcuni dati che erano (International Council of Museums) dua, quando il museo è ospitato in un già emersi nel volume relativo agli an- e dei moderni museologi, si cerca di edificio storico (chiesa, convento, ni 1450-1475, sia per quanto riguarda mettere a fuoco non solo cosa il mu- ospedale, reggia) convertito a nuovo l’area di reclutamento dell’Ateneo pa- seo è, ma anche e soprattutto ciò che uso. L’autrice analizza infine i modi vese che accanto ai lombardi esercita rappresenta per il suo pubblico, vale a della percezione, i ritmi che alternano una forte attrazione per studenti bor- dire che cosa in esso egli vede vera- l’attenzione e la distrazione durante la gognoni, francofoni e dei paesi tede- mente. visita, per poi passare in rassegna le schi, sia per la prevalenza delle lauree Proprio dal punto di vista del frui- mediazioni di senso possibili nell’alle- di diritto e di medicina su quelle in tore, l’autrice affronta le raccolte pro- stimento e nella creazione di un per- teologia. Qualificato centro di diffu- genitrici dei musei universitari bolo- corso che sia, allo stesso tempo, di- sione della cultura umanistica, Pavia, gnesi, quelle di Ulisse Aldrovandi, scorso museale. nonostante la partenza avvenuta pro- Ferdinando Cospi e Luigi Ferdinando Oggi che i musei universitari bolo- prio nel 1475 di due fra i maggiori Marsigli, che testimoniano i modi del gnesi intraprendono il trasferimento esponenti dell’Umanesimo europeo – collezionismo nel Cinque, Sei e Sette- di alcune raccolte nella cinquecente- Rudolf Agricola e Johannes von Dal- cento. All’insegna di una definizione sca sede di Palazzo Poggi, attribuen- berg – mantiene intatta la sua fama. affascinante, tassonomia del disordine, do un nuovo allestimento proprio alle Fra i neo-laureati spiccano alcune il museo aldrovandiano si qualifica collezioni di Aldrovandi, Cospi e Mar- personalità, quali François d’Estaing, come archivio della natura e, al tem- sigli, la lettura di questo manuale può futuro vescovo di Rodez, e Gabriel po stesso, laboratorio di uno scienzia- costituire uno strumento utile proprio von Eyb, al quale sarà affidata la dio- to, mentre quello cospiano si iscrive per ritrovare, nel rinnovato discorso cesi di Eichstätt durante i turbinosi tra le Wunderkammern del collezioni- espositivo, le ragioni del museo. anni della Riforma. smo barocco e quello marsiliano si M. Z. propone come tessera di quel com- M. L. A. plesso mosaico di conoscenze in for- mazione che fu l’Istituto delle Scienze di Bologna. Con Marsigli si attua il passaggio della collezione dalla di- mensione privata a quella pubblica, Lauree Pavesi nella seconda metà ENNIO LAZZARINI, Gli attuali sigilli sottolineando la funzione didattica del del ’400. II: (1476-1490), a cura di delle università italiane, Edizioni museo, in armonia col processo di AGOSTINO SOTTILI. Presentazione dell’Orso, Alessandria, 1997, p. collettivizzazione del museo che inte- di Annalisa Belloni, Bologna, Ci- 124. ressò l’intera Europa del ’700 e che salpino, Istituto Editoriale Univer- portò all’apertura del museo universi- sitario, 1998 (Fonti e studi per la Il volume è certamente un utile ed in- tario di Oxford e della Kunstkamera storia dell’Università di Pavia, 29), teressante strumento, soprattutto di Pietro il Grande, oltre che all’am- p. 382. perché ha il pregio di raccogliere no- pliamento del Jardin des Plantes di tizie su tutti i sigilli delle università Parigi. Nelle colonne di questa rivista (2, italiane e consultandolo si possono L’excursus storico prosegue nel- 1998, p. 256-257) era già stato recen- quindi ottenere rapidamente informa- l’Ottocento, dominato dagli eventi le- sito il primo volume delle Lauree Pa- zioni di carattere generale sia sui si- gati alla Rivoluzione Francese che, vesi edito da Agostino Sottili di cui gilli di atenei di antichissima origine, con la demanializzazione dei beni pri- questo è la prosecuzione. Come nel sia su quelli adottati dalle università vati, indusse ad un profondo ripensa- volume precedente, anche questo si di recente ed anche di recentissima mento del concetto di museo. Esso compone di due parti: la prima è co- istituzione. In entrambi i casi è ap- dunque diviene un contenitore, spo- stituita dalla trascrizione dei docu- prezzabile soprattutto il lavoro di rac- 214 Rassegne, recensioni, schede colta, compiuto dall’autore, di una colo, l’operetta – probabilmente la La ratio di un siffatto rinvio riposa grande quantità di informazioni sia sintesi in volgare di una più ampia in apparenza su di un’opinione larga- sui processi di recupero e di rielabo- materia testamentorum del medesimo mente condivisa dai legum doctores razione e di assemblaggio di antichi Bindorfino, conservata dal codice 205 del suo tempo: «Nam Accursius glos- simboli, araldici e non, che in età del bolognese Collegio di Spagna – se sator melius glossavit istud volumen, postunitaria condussero alla costitu- denota un’originale preoccupazione quam alia volumina, et fuit primum zione degli autonomi sigilli di ogni per l’apprestamento di utili e maneg- volumen illuminatum, et glossatum, singolo ateneo, sia sui progetti, sulle gevoli strumenti di lavoro redatti in ut fecit in institutionibus in quibus scelte e sulla concreta realizzazione lingua volgare, all’atto pratico presen- bene et magistraliter processit» (p. di quelli adottati dagli studi di più re- ta una redazione pesante, arzigogola- 97). cente istituzione. Ciascuna scheda in- ta ed, in sintesi, di faticosa lettura, ri- Il riconoscimento di una maggiore fatti è assai ricca di riferimenti, spes- spetto alla quale risulta certamente reputazione goduta dagli apparati al so inediti, che sarebbe forse stato uti- preferibile la piatta prosa giuridica in Vetus ed alle Institutiones – pur se non le completare con le relative referen- latino di altri scritti dello stesso auto- offre in questo caso spunti in merito ze archivistiche e/o bibliografiche, re. alla cronologia dell’impresa accursia- preziosi punti di riferimento per colo- Nonostante le scarse fortune della na – importa più di un motivo di inte- ro che intendessero approfondire la sua ambiziosa avventura linguistica, a resse. ricerca. Giacomo Bindorfino vanno, peraltro, Il giudizio del Riminaldi si colloca, riconosciute lungimiranza e attenzio- infatti, a metà strada in sostanziale S. NE. ne verso la pratica in misura assoluta- sintonia con quelli formulati da Ange- mente precorritrice dei tempi. Meriti lo degli Ubaldi e Tommaso Diplovata- tanto più inusuali in un teorico del di- zio. Mentre il giurista perugino loda ritto quale fu il giurista perugino, che di Accursio l’apparato alle Istituzioni esercitò il magistero lungo tutto l’ar- e, dichiarando insufficienti quelli sul DOMENICO MAFFEI, Un giurista co della sua vita, illustrando, oltre a Digesto Nuovo e sull’Inforziato, impli- quattrocentesco fra latino e volga- quello della sua città natale, gli Studia citamente salva la glossa al Codice ed re: Giacomo Bindorfino da Peru- di Firenze e di Bologna. al Digesto Vecchio, il Diplovatazio si gia, «Studi Senesi», 110, s. 3/47 limita ad un apprezzamento per le (1998), p. 185-204. N. S. Istituzioni. Tre testimonianze sulla qualità del- È fatto largamente noto che la lingua la Magna Glossa accursiana le quali, volgare, entrata almeno dal XIV seco- pur distanti per estensione e cronolo- lo nella prassi delle scritture mercan- gia, adombrano l’esistenza di una tili, notarili e giudiziarie, era destinata PAOLA MAFFEI, L’eccellenza della communis opinio della scienza giuri- a rimanere in Italia, diversamente che Magna Glossa sul Digesto Vecchio e dica medievale. Oltralpe, esclusa dai circuiti della let- sulle Istituzioni secondo Giovan teratura giuridica togata ancora per Maria Riminaldi (1434-1497), N. S. buoni tre secoli. A questo proposito, «Studi Senesi», 110, s. 3/47 (1998), la pubblicazione nel 1673 de Il Dottor p. 96-128. Volgare ad opera del Cardinal De Lu- ca è indicata, a tutt’oggi, come il mo- «Frugando fra le opere di Giovan Ma- a mento topico dell’itinerario diretto a ria Riminaldi» (p. 96) ed, in particola- “La nostra Università”. 1 Mostra ridurre in lingua italiana le fonti nor- re, fra le pagine di un’edizione lionese storica fotografica delle Università mative, dottrinali e interpretative, per del Commentario al Digestum vetus, è italiane, Milano, C.R.U.S.M. Uni- facilitarne l’intendimento da parte di occorso a Paola Maffei di imbattersi versità degli studi di Milano, 1999, strati più larghi della popolazione. in una notizia sul valore scientifico p. 224. Il trattato in volgare sulle succes- delle singole parti degli apparati ordi- sioni del legum doctor perugino Gia- nari accursiani. Il Circolo ricreativo dell’Università di como Bindorfino, conservato mutilo Il giurista ferrarese Riminaldi, un Milano organizzò sul finire del 1997 nel ms. Canoniciano Misc. 512 della magnus practicus che – come attesta una mostra fotografica alla quale par- Bodleian Library di Oxford e ora dis- l’accurata appendice biografica della teciparono i circoli universitari di 19 sepolto da quell’infaticabile, appassio- Maffei – alla didattica nello Studio sedi (Ancona, Milano – Statale, Boc- nato ed eclettico ricercatore di anti- della città natale dedicò l’intera esi- coni, Cattolica, Politecnico, Iulm –, quitates medievali ed umanistiche che stenza, nel chiosare un frammento Bologna, Calabria, Catania, Ferrara, è Domenico Maffei, si colloca in una della prima parte del Digesto, rinvia Genova, L’Aquila, Padova, Pavia, Pisa, fase iniziale del suddetto itinerario. al luogo corrispondente della Glossa Trento, Trieste, Urbino, Venezia). Il Databile con buona approssimazio- di Accursio come ad un insuperabile successo riscosso dalla mostra indus- ne entro il quarto decennio del XV se- modello di esegesi. se gli organizzatori a realizzare una 215 Rassegne, recensioni, schede selezione delle circa 700 fotografie a Bologna, allo scopo di promuovere se non è casuale e Padovani, per me- esposte, riunendole in questo volume una migliore conoscenza di questa glio esprimere la portata dell’iniziati- nel quale troviamo condensata l’im- componente essenziale del mondo va di Eugenio IV ed inquadrare il cli- magine e la funzione della nostra Uni- universitario. ma culturale in cui era maturato l’e- versità, letta quasi esclusivamente at- vento, fa un rapido cenno alle vicende traverso una ricca carrellata di foto- M. L. A. che avevano caratterizzato il risveglio grafie, interrotte solo da brevi presen- degli studi classici in Italia sottoli- tazioni di circostanza dei rettori degli neando il ruolo che Bologna, Firenze Atenei che hanno collaborato all’ini- e, per alcuni versi, Ferrara, avevano ziativa. svolto nel secolo XV come centri di ir- Il volume ci offre quindi l’immagi- ANDREA PADOVANI, Eugenio IV, l’U- radiamento della cultura classica. ne che ogni università vuole proietta- niversità di Catania e lo studio dei Alla luce delle circostanze in cui si re di sé all’esterno: si succedono così classici, «Synaxis», 16/2 (1998), p. verificava la fondazione dell’Ateneo i palazzi delle sedi storiche – l’Archi- 687-700. catanese e del ‘classicismo’ che domi- ginnasio di Bologna, il palazzo del Bo nava nelle università italiane, la lettu- di Padova, il palazzo della Sapienza di In questo breve articolo – realizzato ra della volontà del pontefice sulla Pisa, il Palazzo degli Studi di Catania in occasione della presentazione del quale insiste Padovani, suggerita dal- – o gli edifici di enti e congregazioni volume Catania e la sua Università l’espressione «ad instar Studii Bono- acquisiti dalle Università, come il ben nei secoli XV-XVII. Il Codice “Studio- nie» (p. 688), non è tanto quella ‘tradi- noto Palazzo della Carovana di Pisa, rum Constitutiones ac Privilegia” del zionale’ cioè la riproposizione, per il sede della Scuola Normale Superiore, Capitolo Cattedrale,curato da Giusep- nuovo Studio, di modelli istituzionali gli ex-collegi dei gesuiti di Genova e pina Nicolosi Grassi e Adolfo Longhi- od organizzativi, secondo lo schema de L’Aquila o l’ex-ospedale dei Poveri tano – Andrea Padovani, prendendo bolognese quanto, piuttosto, l’elabo- di Milano, sede della Statale. In altri spunto dalla bolla di Eugenio IV ema- razione di un progetto didattico che casi l’identità della sede è affidata al nata il 18 aprile 1444, riportata nell’e- favorisse a Catania, come era già av- ritratto di qualche personalità del secutoria con la quale Lopez Ximen venuto a Bologna, il fiorire della cul- mondo accademico e scientifico, dal de Urrea, viceré di Sicilia, rendeva ef- tura classica e quell’unione tra mon- rettore Carlo Bo per Urbino a Enrico fettivo il privilegio di fondazione del- do latino e mondo greco che avrebbe Fermi per Pisa a Luigi Mangiagalli l’Università accordato da Alfonso d’A- agevolato, nel programma di Eugenio per la Statale di Milano o a Luigi ed ragona il 28 maggio del medesimo IV, il mantenimento dell’unità dei cri- Ettore Bocconi fondatori dell’omoni- anno, intende sottolineare la volontà stiani così difficilmente raggiunta. ma università. Attraverso le foto di con la quale la Curia romana sostene- Attraverso la fondazione del nuovo gruppo dei neo-laureati o dei docenti, va gli studi classici accogliendo i pri- Studio proprio in Sicilia, isola tradizio- molte delle quali risalgono alla fine mi segnali di quel risveglio umanisti- nalmente sede di culture diverse e del XIX secolo, o quelle delle cerimo- co attraverso il quale sarebbe stato posta al centro del Mediterraneo, luo- nie accademiche – inaugurazioni, possibile realizzare l’auspicato incon- go ideale di scambi economici e intel- congressi scientifici, visite di perso- tro tra il mondo greco e il mondo lati- lettuali con l’Oriente, sarebbe stato naggi illustri – è possibile ripercorre- no. possibile realizzare la «continuità isti- re i momenti più vivi della storia di Ad avviso del Padovani fu soprat- tuzionale all’approfondimento delle queste Università. tutto il pontefice a «rendersi conto lingue antiche, ma soprattutto del Un’altra serie di immagini si riferi- che per mantenere l’unità dei cristiani greco» (p. 698), secondo l’ambizioso sce ai conferimenti di lauree honoris faticosamente raggiunta nel 1439, era progetto del papa. causa ad esponenti del mondo im- necessario rafforzare la conoscenza L’Università catanese, tuttavia de- prenditoriale, politico, religioso: è di quella cultura orientale che per luse le aspettative pontificie, chiuden- una breve ma significativa galleria dei troppo tempo era restata nascosta al- dosi ben presto in una dimensione lo- personaggi più illustri degli ultimi de- l’occidente romano» (p. 698). cale e tradendo così la vocazione per cenni, da Alexander Dubcek a madre L’A. propone una lettura ‘nuova’ la quale Eugenio IV l’aveva fondata. Teresa di Calcutta, da Andrejs D. Sa- della volontà pontificia utilizzando il Ad altri dunque e non al pontefice, charov a Riccardo Muti ad Arthur brano della bolla papale che sottoli- andrebbe imputata «la responsabilità Miller. L’assenza pressoché sistemati- neava il ruolo del nuovo Studio, nel di aver negato alla Sicilia, fin dal seco- ca degli studenti da questo genere di quale si sarebbero dovuti impartire lo XV, il ruolo che poteva competerle pubblicazioni è qui colmata da un’in- gli insegnamenti «in theologia ac iure nel concerto delle contrade più civili tera sezione che l’Università di Bolo- canonico, nec non in fisica, philosofia, d’Europa» (p. 700). gna ha voluto dedicare loro: sono ci- dialetica, rettorica et gramatica, aliis- meli, giornali, cartoline, manifesti que liberalibus artibus, tam graecis P. D. S. che si riferiscono a varie Università quam latinis, ad instar Studii Bono- italiane e che confluiranno nel Museo nie…» (p. 687-688). degli studenti in corso di allestimento Il richiamo all’Università bologne- 216 Rassegne, recensioni, schede

LAURA PASQUINO, Adolfo Levi (1878- molto importante, quella di Provvedi- conferire legittimità formale al proce- 1948). Critica scettica e Storia della tore dello Studio generale di Pisa. dimento, consisteva peraltro nell’ele- filosofia, pref. di Vittorio E. Alfieri, Per circa due secoli, infatti, dal zione – da effettuarsi, secondo le re- postfazione di Alfredo Marini, Bolo- 1575 al 1808, andavano a sommarsi gole statutarie, per scrutinio segreto – gna, Cisalpino, Istituto Editoriale nel medesimo titolare la responsabili- da parte del Consiglio dei Dodici, al Universitario, 1998 (Fonti e studi tà di provveditore dello Studio pisano quale il voto della delibera era com- e di priore della chiesa conventuale messo dal principe stesso», nessuna per la storia dell’Università di Pa- dell’ordine di Santo Stefano. Questa difficoltà nasceva, invece, per la nomi- via, 30), p. 289. duplice funzione ha portato il Marra- na e la conferma nell’incarico di prov- ra ad intraprendere la realizzazione di veditore dello Studio, «trattandosi di Il volume è parte di un progetto del un volume volto a ricostruire i pre- un ufficio statale la cui provvista e la Centro per la storia dell’Università di supposti e le procedure delle nomine cui durata erano rimesse alla mera Pavia teso a promuovere una serie di dei priori-provveditori che si sono av- discrezionalità sovrana» (p. 8). studi sul contributo che quell’Ateneo vicendati nell’incarico. La ricerca, pur non avendo la pre- ha dato al progresso della cultura e Se la figura del priore «era discipli- tesa di indagare l’attività svolta nell’e- della scienza, esaminando l’opera nata dagli statuti della religione, al ti- sercizio dell’ufficio dei diciotto priori- svolta da alcune figure particolarmen- tolo XI, capitolo III» (p. 5) ed era an- provveditori, riesce, comunque, a da- te rappresentative fra i docenti che vi data definendosi nel corso degli anni re un quadro esaustivo dei modi di at- hanno operato. Fra queste va annove- grazie a provvedimenti ufficiali, la ca- tivazione delle due cariche facendo rato Adolfo Levi che a Pavia insegnò rica di provveditore, per molto tempo, luce sull’evoluzione della procedura, la Storia della filosofia dal 1922, dopo non fu oggetto di alcun atto normati- a volte caratterizzata da vistose ano- un periodo di insegnamento nelle vo, e venne delinendosi e potenzian- malie, che ha sostanzialmente regola- scuole superiori, fino al 1938 allorché dosi, a poco a poco, «per via di prassi to l’ufficio nel corso di due secoli. le leggi razziali lo costrinsero ad ab- e rescritti» (p. 6). Il volume, concepito come una sil- bandonare l’insegnamento. Sostituito L’ufficio di provveditore dello Stu- loge, raccoglie, dopo una breve ma nella cattedra pavese da Michele Fe- dio generale di Pisa, ricoperto dappri- densa introduzione nella quale Danilo derico Sciacca, Levi si trasferì dappri- ma da due titolari laici, Filippo e Anto- Marrara sottolinea i passaggi rilevan- ma a Todi per passare successiva- nio del Migliore, fu tenuto successi- ti della ricerca introducendo quei “fili mente a Roma dove, sotto lo pseudo- vamente da Giovanni Toso che, a par- rossi” che danno la chiave di lettura nimo di D. Viale, riprese la collabora- tire dal 1575, sarà il primo di una lun- del volume, 18 schede relative ai prio- zione con alcune riviste filosofiche ga serie di personaggi chiamati ad ri-provveditori volte a ricostruire vi- italiane e straniere e dove poteva, ag- esercitare entrambi gli incarichi di cende legate alle loro nomine. girando i divieti che gli impedivano di priore e di provveditore. Delle 18 schede presenti nel volu- frequentare le biblioteche pubbliche, La particolarità che accomuna i di- me, quelle relative a Cappone Capponi continuare le proprie ricerche facen- ciotto personaggi che si sono succe- e Lodovico Covo sono state redatte da do ricorso alla biblioteca Gregoriana duti nel duplice ufficio consiste nella Danilo Barsanti, le altre sono state e a quella pontificia. Sfuggito ai campi circostanza che nessuno di essi è pisa- eseguite da alcune allieve dello stesso di sterminio, A. Levi morì nel secon- no mentre, esclusi Giovanni Toso, Lo- Marrara. In particolare le voci su Ales- do dopoguerra, nel 1948, dopo aver dovico Covo e Gaspero Cerati, tutti gli sandro Minerbetti, Francesco Maria rifiutato di rientrare nei ruoli univer- altri sono comunque toscani. Questa Zati, Filippo Malagotti e Giovan Batti- sitari a Napoli o a Roma. specificità si deve, probabilmente, alla sta Quaratesi sono state realizzate da circostanza che l’assunzione «dei Prio- Marcella Aglietti, a cui si deve anche M. L. A. ri della responsabilità del governo del- la costruzione delle tavole unite al vo- lo Studio sconsigliava, evidentemente, lume. Cristina Malaguzzi Valery si è la scelta di soggetti appartenenti al interessata agli eventi relativi alla no- clero locale», allo stesso modo «l’ine- mina di Gherardo Saracini e Giovanni leggibilità degli scolari pisani alla ma- Visconti; Elisa Panicucci ha affrontato I priori della chiesa conventuale gistratura rettorale, sancita dallo statu- le vicende su Girolamo da Sommaia e dell’ordine di Santo Stefano e prov- to dell’Università», produceva sia pure Gaspero Cerati; Paola Repice quelle veditori dello Studio di Pisa. 1575- tacitamente «un’analoga preclusione su Arturo Pannocchieschi d’Elci; Cin- 1808, a cura di DANILO MARRARA, nei confronti di chi fosse chiamato a zia Rossi ha studiato Giovanni Toso; e Pisa, ETS, 1999, p. 216. ricoprire il provveditorato» (p. 8). Serena Simonini ha descritto le vicen- Se la nomina a priore aveva come de relative a Alessandro Marsili, Feli- La figura del Priore della chiesa con- presupposto essenziale «l’apprensione ce Marchetti, Francesco Maria Sergri- ventuale dell’ordine di Santo Stefano dell’abito di cavaliere sacerdote nobi- fi, Gaetano Machiavelli, Angelo Fabro- ha rappresentato, per Danilo Marra- le» (p. 8), anche se non si registra una ni e Francesco Puccinelli. ra, il punto di partenza per dare il via prassi costante circa la modalità di ot- ad uno studio su di un’altra carica tenerlo, e «l’atto conclusivo, inteso a P. D. S. 217 Rassegne, recensioni, schede

ADRIANO PROSPERI, Anime in trap- rappresentata dall’introduzione nel stri laici – gli umanisti – con persona- pola. Confessione e censura eccle- Granducato della legge statale sulla le ecclesiastico, nelle scuole pubbli- siastica all’università di Pisa fra censura voluta da Francesco Stefano che italiane come nelle facoltà univer- ’500 e ’600, «Belfagor», 321 di Lorena. sitarie. (1999), p. 257-287. Quale fu la reazione della potente Indagare e ripercorrere questa sto- corporazione universitaria di fronte ria, riguardante un segmento così im- portante della società italiana, è cosa Le «trappole» di cui al titolo rinviano all’emergere di un meccanismo che di per sé utile e urgente: ma in ag- ai dispositivi messi in atto dalle strut- la espropriava, di fatto, del controllo giunta può aiutare a comprendere, ture ecclesiastiche, dall’epoca del sul mondo dei libri, sua tradizionale come osserva l’A. in chiusura, «la ra- Concilio di Trento in poi, per intercet- prerogativa? Si tratta di un interroga- pida assuefazione dell’università ita- tare i libri proibiti e i loro lettori, con tivo di rilievo per la storia delle uni- liana alle regole imposte dallo stato l’intento di mettere i primi in condi- versità italiane, che tuttavia ha ricevu- fascista, quando i professori universi- zione di non più nuocere e di punire i to finora poche risposte, forse a causa tari accolsero con pochissime ribellio- secondi, o almeno guidarli verso il – osserva l’A. – di una sorta di «pudo- ni il giuramento di fedeltà al regime». ravvedimento e la penitenza. L’effica- re autoprotettivo». L’indagine si con- cia dei provvedimenti allora decisi centra non tanto sui casi – pochi – di M. D. dalla Chiesa risultò certamente mag- resistenza o ribellione di docenti o giore di quanto fosse avvenuto nel studenti (collocati entro una scala di passato più e meno recente. Ciò fu di- tonalità procedente dalla beffarda ir- retta conseguenza dell’incrociarsi di risione giovanile a comportamenti ni- una serie di misure: da una parte il codemitici, alla scelta individuale del- nuovo Index librorum prohibitorum l’espatrio, alla morte per fuoco), GIAN PAOLO ROMAGNANI, “Forte- promulgato da Paolo IV nel 1559, più quanto piuttosto sulla gamma dei mente moderati”. Intellettuali sub- ampio e severo dei precedenti; dall’al- comportamenti di coloro – la stra- alpini fra Sette e Ottocento, Ales- tra, l’obbligo per tutti i cristiani di grande maggioranza – che cercarono sandria, Edizioni dell’Orso, 1999 confessarsi in modo «analitico e det- nell’adattamento a una realtà divenu- (Forme e percorsi della storia, tagliato» in occasione della Pasqua; in ta improvvisamente più grigia una so- Collana diretta da Massimo Firpo, terzo luogo, la bolla del 5 gennaio luzione per le mutate condizioni d’e- Luciano Guerci, Giuseppe Ricupe- 1559 con cui papa Carafa imponeva a sercizio della professione. La prassi rati), p. 240. tutti i confessori di interrogare i fede- destinata ad affermarsi si strutturò a li in materia di libri proibiti, riservan- partire dal dinamico intrecciarsi tra la Questo volume raccoglie una serie di do comunque l’eventuale assoluzione norma ecclesiale, in apparenza rigi- brevi profili dedicati a esponenti della alla Santa Inquisizione. dissima e indiscriminata, e uno stilli- storia culturale subalpina, che illu- Questa serie articolata e sistemati- cidio inesauribile di provvedimenti ad strano alcuni aspetti della loro attività ca di provvedimenti viene qui indaga- personam, costituenti eccezioni di fat- di studiosi. Si tratta di note a margine ta in relazione a quello che appare un to alla durezza della legge, in virtù rispetto al percorso di esplorazione vero e proprio terreno d’elezione per delle quali i professori universitari po- della cultura e della storiografia sette- poterne misurare l’incisività, ossia il terono continuare a far uso di libri ottocentesca in Piemonte compiuto mondo universitario; il caso prescelto non consentiti. Questa politica fonda- da Romagnani in precedenti ricerche, è quello pisano, dunque di uno Studio ta sulle deroghe si giustificò in primo le cui linee interpretative di fondo so- estraneo alla giurisdizione dello Stato luogo per la potenza dell’istituzione no riprese nella breve introduzione. della Chiesa, ma pur sempre attivo universitaria; d’altra parte, la pratica In essa l’A. torna su alcuni nodi – co- entro una compagine statale unita a umiliante dell’ossequiosa supplica a me la continuità tra riformismo sette- Roma da «una specie di cordone om- cui il mondo universitario si piegò centesco e riformismo carloalbertino belicale». pressoché universalmente per mante- – già al centro di vivaci dibattiti, sui Ne consegue il paradosso solo ap- nere la sostanza dei propri privilegi quali sarebbe stata forse opportuna parente di un’intensificazione dell’a- costituì la migliore accettazione delle una più ampia e articolata riflessione. zione inquisitoriale proprio in coinci- norme affermate dalla Chiesa. Afferma inoltre la necessità di supe- denza della festa cristiana del perdo- In processo di tempo, anche nell’i- rare la definizione di ‘moderati’ data no e della pace. Più in generale, l’esa- stituzione universitaria si diffuse un da Cesare Balbo a una generazione di me della documentazione relativa allo clima pesante, fatto di controllo (dei intellettuali subalpini, per riscoprire, Studio pisano, contenuta nell’archivio bidelli sugli studenti e sui professori, al di là di quanto li accomunò (come del Santo Uffizio, consente di render- dei colleghi tra loro) e sospetto; di devozione per la dinastia, rigore mo- si conto del prender forma di un si- percezione della lettura, e quindi del- rale, senso dello Stato e ortodossia stema di controllo dell’attività intellet- l’attività intellettuale, come attività po- cattolica) le differenze anche sensibili tuale che si sarebbe mantenuto inal- tenzialmente pericolosa; di conformi- al loro interno. terato lungo l’arco di quasi due seco- smo diffuso, che contribuì a determi- Tra i dodici personaggi esaminati li, fino al momento della svolta (1743) nare la rapida sostituzione dei mae- troviamo intellettuali-funzionari, come 218 Rassegne, recensioni, schede il savoiardo Amé-Louis Vignet des Proprio l’obiettivo di formare in meno giovani». Di qui l’esaltazione Etoles, Gian Francesco Galeani Na- Piemonte una coscienza storica nazio- delle imprese dei sovrani sabaudi, cui pione di Cocconato, Giuseppe Manno, nale fu, viceversa, alla base dell’impe- egli conferì spesso la statura di eroi un’originale figura di militare-scien- gno di Ricotti. Dopo la laurea in inge- omerici, in una prospettiva che ci ziato, Alberto Ferrero della Marmora, gneria, entrato nel Genio civile, il Ri- sembra più rivolta al vagheggiamento una poetessa, Diodata Saluzzo, alcuni cotti ottenne notevole notorietà gra- del passato che non all’apertura, sia aristocratici, come Ottavio e Tancredi zie al premio vinto al concorso bandi- pure cauta, alla politica nazionale. Pur Falletti di Barolo, Carlo Vidua, un in- to dalla classe storica della R. Accade- se il tenace misoneismo finì con l’iso- segnante, il barnabita Luigi Bruzza, mia delle Scienze, con uno scritto che lare il latinista negli ambienti intellet- archeologo ed epigrafista, tre profes- fu alla base della successiva Storia tuali torinesi, egli non mancò di eser- sori dell’università di Torino, lo stori- delle Compagnie di ventura. Lo scritto citare una certa influenza su studenti co Ercole Ricotti, l’orientalista Ame- gli valse la cattedra di Storia militare e insegnanti grazie alla sua ricca pro- deo Peyron e il latinista Tommaso Val- all’Ateneo torinese, introdotta nel duzione scolastica. Su questo aspetto, lauri: un panorama piuttosto eteroge- 1846 nell’ambito della riforma Alfieri, comune a Ricotti, l’A. richiama giusta- neo, sia sul piano politico che cultura- che prevedeva il riordino e l’amplia- mente l’attenzione. Più in generale, le. Per limitarci ai docenti universitari, mento degli insegnamenti, e fu tra- appare evidente l’opportunità di ap- sono notevoli le differenze tra il mo- sformata in Storia moderna l’anno profondire l’analisi di questi perso- derato Ricotti, che pur nella sua invo- successivo. Allontanatosi dagli studi naggi, anche per illuminare i rapporti luzione ‘piemontesista’, evidente al militari, il Ricotti si dedicò alla Storia tra il mondo universitario e la cultura momento del voto contrario al trasfe- della Monarchia piemontese, opera torinese e nazionale. Un risveglio rimento della Capitale, si mantenne che a nostro giudizio esprime, più d’interesse in proposito è testimonia- fedele al liberalismo, e le posizioni che la chiusura dello storico voghere- to, oltre che dal volume di Gianotti, reazionarie di Peyron e Vallauri. se in una dimensione regionale, come dai convegni dedicati a Vallauri e a Quanto a questi ultimi, mentre appare sostiene R., l’esigenza di valorizzare il Peyron: cfr. Tommaso Vallauri nella più coerente, nella sua inalterata de- popolo e la dinastia sabauda e il loro società e nella cultura dell’Ottocento, a vozione alla dinastia, il percorso di contributo all’unificazione. cura di GIUSEPPE GRISERI, in «Bolletti- Vallauri, che non conobbe smagliatu- In chiave decisamente filodinastica no della società per gli studi storici, re nemmeno durante il 1821 (quando è la produzione storiografica di Val- archeologici e artistici della provincia diede prova di una condotta politica ir- lauri, tra cui spicca la storia dell’uni- di Cuneo», 120 (1999), e gli atti della reprensibile, astenendosi dal parteci- versità, ampia ricostruzione, pubbli- Giornata di studi in onore di Amedeo pare ai tumulti universitari), in Pey- cata tra il 1845 e il 1846, che celebra i Peyron, Torino, 4 ottobre 1996, a cura ron si coglie piuttosto la delusione nei fasti di un modello – quello amedea- di S. CURTO, Firenze 1998. Si vedano confronti degli sbocchi liberali e na- no – ormai entrato in profonda crisi, inoltre, per Peyron, M. CERUTTI, Ame- zionali della politica sabauda, cui pure così come era ormai in crisi l’imposta- deo Peyron, intellettuale e uomo di let- aveva auspicato caute aperture rifor- zione retorica e magniloquente del- tere, in «Studi Piemontesi», 25 (1996), matrici, nell’ambito però del modello l’insegnamento classico, che il docen- p. 345-355, e per Ricotti la tesi di lau- della monarchia amministrativa. Pur te avrebbe per altro continuato a col- rea di FRÉDÉRIC IEVA, segnalata nel lontano dall’impegno politico attivo tivare per anni. La recente analisi de- primo numero di questi Annali. (ma sarebbe da approfondire il ruolo gli studi classici all’Università di Tori- svolto in età carloalbertina nell’ambito no condotta con finezza da Gianotti E. D. F. dell’università, ove dimostrò notevole (cfr. GIAN FRANCO GIANOTTI, Radici capacità di arginare la penetrazione del presente. Voci antiche nella cultura clericale, e l’azione svolta in occasione moderna, Torino, Paravia, 1997) ci delle riforme dell’istruzione superiore conduce a ridimensionare l’apporto e secondaria varate da Cesare Alfieri), di Vallauri, il quale, a differenza di ALBERTO ROSSI, Guido Horn d’Ar- Peyron manifestò proprio attraverso Peyron (aperto alla lezione della filo- turo, astronomo e uomo di cultura, la sua opera storiografica, come dimo- logia tedesca e studioso di calibro eu- Bologna, CLUEB, 1994, p. 85. stra l’A., le sue perplessità sul proces- ropeo), fu un tenace difensore della so politico in corso: dall’analisi sui go- tradizione erudita tardo-umanistica. Alberto Rossi traccia la biografia in- verni federativi della Grecia e dai sag- L’approccio strumentale alla classici- tellettuale di Guido Horn d’Arturo, di- gi storici premessi alla traduzione de- tà, posta al servizio dell’educazione rettore dell’Osservatorio astronomico gli otto libri di Tucidide traspaiono i morale dei ceti colti, da allevare nel dell’Università di Bologna, dal 1920 al riferimenti al presente, come le criti- culto della forma, è analogo a quello 1949. Si tratta di uno studio che l’au- che al sistema federativo e le osserva- che Vallauri ebbe nei confronti della tore non poté portare a termine ma zioni sulla mancanza di un autentico storia, intesa, sottolinea Romagnani, pur presentando, a volte, annotazioni sentimento nazionale, comune alla «come repertorio di “exempla” cui at- allo stato di appunti, riesce a fornire Grecia antica e all’Italia del suo tem- tingere per educare la gioventù e per l’itinerario dello sviluppo della ricerca po. esortare all’azione e alla virtù anche i astronomica della Specola di Bologna 219 Rassegne, recensioni, schede e a presentare una biografia di Horn mento dell’Osservatorio in un luogo za e scoperta delle diversità; ne sono attenta ai molteplici aspetti della sua più idoneo alle osservazioni, realiz- testimonianza le collezioni di Ulisse personalità. zando la costruzione di uno nuovo e Aldrovandi, o di Montalbani, le rac- La prima parte è dedicata allo svi- più moderno presso Loiano, dove fu colte dell’Accademia delle scienze, luppo degli studi di astronomia nello istallato il telescopio riflettore Zeiss l’antica biblioteca dell’Ateneo in cui si Studio bolognese che annovera mae- da 60 cm. Horn perseguì a lungo il accumulano le relazioni di missionari stri quali Domenico Novara, Giacomo progetto di un telescopio a più spec- e geografi sull’Indocina, sui regni afri- di Pietramellara, Giovanni Antonio chi, detti “tasselli”, che avrebbe in se- cani o sulla Cina. Fra queste assumo- Magini, Gian Domenico Cassini, Eu- guito aperto le frontiere ad un nuovo no una particolare importanza le rela- stachio Manfredi, Vittorio Stancari, o tipo di osservazione astronomica. zioni sul mondo balcanico e sull’Im- scolari come Copernico. Con la crea- Egli cominciò a progettare il nuovo pero ottomano di Luigi Ferdinando zione dell’Istituto delle scienze voluto telescopio fin dal 1931 e nel 1935 ne Marsili, il fondatore dell’Istituto delle da Luigi Ferdinando Marsigli, dotato realizzò un prototipo a 10 tasselli, fino scienze (GIOVANNI BRIZZI, Luigi Ferdi- di una Specola, la ricerca astronomica a giungere nel 1953 a 61 tasselli (di nando Marsili e i Balcani). bolognese poté nuovamente dare il origine ebraica, dal 1938 al 1946 do- La presenza in città di minoranze proprio contributo al movimento di vette abbandonare l’insegnamento richiamate dall’attività dello Studio rinnovamento scientifico europeo. universitario). Horn si occupò anche cittadino è dapprima illustrato da Ga- La seconda parte del libro è dedi- degli aspetti divulgativi dell’astrono- briella Uluhogian, interessata alla cato alla figura di Guido Horn d’Artu- mia, pubblicando la rivista «Coelum» presenza degli armeni a Bologna, te- ro, che assunse la direzione dell’Isti- che mirava a fornire informazioni stimoniata fin dal medioevo: qui furo- tuto delle scienze e dell’Osservatorio scientificamente fondate agli astrofili no prodotti e utilizzati libri in armeno e tenne la cattedra di astronomia dal dilettanti. Si occupò anche di ricerca già nel XIV secolo. Per i tempi più re- 1921 al 1949. Rossi traccia la biografia storico-scientifica e si occupò della si- centi viene emblematicamente pre- intellettuale di questo astronomo che stemazione della Biblioteca di quello sentata la figura del chimico Giacomo seppe rilanciare l’attività della Speco- che oggi è il Dipartimento di astrono- Ciamician, scienziato di fama interna- la, ormai ridotta alla sola osservazio- mia. zionale, al cui nome è legata la scuola ne metereologica. Guido Horn, nato a bolognese di chimica. Sempre all’Uni- Trieste nel 1879, ricevette la sua for- L. R. versità, e in particolare al mondo stu- mazione a Vienna, capitale della cul- dentesco, fa riferimento Gian Paolo tura mitteleuropea. Proprio questi an- Brizzi (Germanici di nazione, bologne- ni viennesi, ricchi di sollecitazioni cul- si di studio) che illustra un program- turali, contribuirono alla formazione ma di studio sulle presenze degli stu- di quell’atteggiamento «umanistico» «Saecularia Nona», 14 (1998-99), denti della nazione germanica che mi- di Horn nei riguardi della scienza e p. 108. ra, riprendendo un rapporto di colla- dell’astronomia, che caratterizzò la borazione scientifica fra l’Università sua personalità di scienziato. Accanto Questo numero di «Saecularia Nona» di Bologna e l’Accademia delle scien- agli interessi scientifici, Horn coltivò ospita una serie di interventi che han- ze di Berlino, a portare a termine l’e- un ideale di «conoscenza a tutto ton- no in comune un tema di attualità nel dizione dei principali codici della Na- do» che lo portò ad allargare il campo momento in cui ci si appresta a cele- zione germanica. Un’altra comunità dell’indagine dall’astronomia alla sto- brare Bologna come città della cultu- di studenti che da otto secoli è pre- ria, dalla matematica all’arte. I suoi ra europea per l’anno 2000. La multi- sente con continuità a Bologna è interessi abbracciarono tutti i settori culturalità è una vocazione che si in- quella degli studenti spagnoli, pre- dell’astronomia, da quella classica al- treccia strettamente con la presenza senza certo favorita dal Collegio di l’astrofisica alla meteorologia, dalla dello Studio che da nove secoli favori- Spagna, che opera dal XIV secolo matematica applicata alla fotografia. sce la circolazione di uomini e di ininterrottamente e che annovera fra Fra questi, privilegiò l’astronomia idee. Gli interventi si dispongono su i bolonios (come vengono chiamati in classica, svolgendo osservazioni con- un doppio binario: quello degli appor- patria gli spagnoli che qui hanno sog- tinue e in prima persona sulle posizio- ti culturali che pellegrini, mercanti e giornato) figure come Antonio de Ne- ni stellari, e l’astrofisica, giungendo a viaggiatori hanno sedimentato nel brija o Juan G. de Sepulveda. nuove conoscenze sulle comete e sul- tempo e quello della presenza di stu- le stelle variabili. Sostenne una feb- denti stranieri. L. R. brile attività di ricerca, praticamente Così nel saggio Alla scoperta degli ininterrotta fino alla morte, avvenuta altri viaggiatori bolognesi in età mo- nel 1967: avviò una collana di pubbli- derna, Maria Gentili e Fabio Martelli cazioni dell’Osservatorio con un indi- notano come la cultura bolognese, rizzo altamente scientifico, riorganiz- nel cammino che va dall’età moderna zò e ampliò la Biblioteca di astrono- a quella contemporanea, si connoti mia e preparò il progetto del trasferi- per una crescente ansia di conoscen- 220 Rassegne, recensioni, schede

DUCCIO TONGIORGI, L’eloquenza in UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MODE- teneo, cui spettava la redazione del cattedra. La cultura letteraria nel- NA, La matematica a Modena dal taccuino astrologico, e i maestri d’a- l’Università di Pavia dalle riforme Medio Evo all’attuale Dipartimen- baco del Comune. Nel trascorrere dei teresiane alla Repubblica italiana to, a cura di FRANCESCO BARBIERI- secoli, Riccardi non dimentica alcuna manifestazione del genio matematico, (1769-1805), Bologna, Cisalpino, FRANCA CATTELANI DEGANI, Mode- Istituto Editoriale Universitario, na, il Fiorino, 1998, p. IX, 131. dalla lotta di Giovanni Pico contro l’a- strologia giudiziaria, alle regole di 1997 (Fonti e studi per la storia prospettiva di Jacopo Barozzi da Vi- L’attivazione dei dipartimenti univer- dell’Università di Pavia, 27), p. gnola, dalle maiuscole geometrica- 272. sitari, in base al D.P.R. 382 del 1980, ha comportato, come sovente accade mente costruite dall’incisore Ugo da Carpi alle architetture militari di Rai- Il periodo preso in esame in questo nelle riorganizzazioni istituzionali, un affievolirsi della dimensione storica mondo Montecuccoli. studio di D. Tongiorgi corrisponde ad Nel secondo Seicento si ha un mo- uno dei più fervidi per l’Università di delle strutture, o meglio della loro au- tocoscienza storica. Appare quindi mento di grande impulso per le disci- Pavia, l’«Insubre Atene», rinnovata pline matematiche, che vengono in- grazie alle riforme teresiane e che re- meritoria l’operazione condotta dai trodotte in Ateneo, e, con Geminiano sterà fino all’età napoleonica una in- curatori di questo volume, i quali, al- Montanari, la prima figura di mate- novativa fucina di intellettuali e un ful- l’insegna della discrezione, non ap- matico di spicco, cui si deve, tra l’al- cro del pensiero scientifico, ruolo che pongono i loro nomi sul frontespizio tro, una celebre beffa ai danni dei le sarà riconosciuto da Napoleone e titolano il libro semplicemente La creduli seguaci dell’astrologia. Il cli- che le assegnò una condizione distin- matematica a Modena dal Medio Evo ma di rinnovamento culmina nel 1683 ta nel contesto delle strutture scienti- all’attuale Dipartimento. In realtà il con la fondazione dell’Accademia dei fico-culturali della nuova compagine loro lavoro, sull’autorevolissima scor- Dissonanti, e nel XVIII secolo, con la politica. L’analisi ruota soprattutto at- ta di uno studio ottocentesco dello restaurazione dell’Università. Dal torno ad alcune figure emblematiche storico delle matematiche Pietro Ric- 1784 al 1792 è poi attiva l’Accademia dell’ambiente letterario – Aurelio Ber- cardi, inquadra il Dipartimento di ma- tola, Angelo T. Villa, Vincenzo Monti, tematica pura e applicata dell’Univer- scientifica del marchese Gherardo Ugo Foscolo – che fecero dell’Ateneo sità di Modena nel contesto della Rangone, contribuendo a dare la pen- pavese uno stimolante laboratorio per scuola matematica estense, nell’acce- nellata finale all’affresco di una Mo- gli intellettuali più avvertiti. Conver- zione più ampia del termine, che dena settecentesca brulicante di cen- gono in questa prolifica stagione del- comprende anche altre discipline cor- tri per la ricerca e la didattica delle l’Ateneo pavese indirizzi e orienta- relate: astronomia, idraulica, architet- matematiche. menti diversi che riflettono la com- tura militare, agrimensura. L’Ottocento si apre con l’invasione plessa fase di transizione di quegli an- Il volume si apre con il saggio di francese ed il conseguente declassa- ni: troviamo docenti legittimisti che Pietro Riccardi Cenni storici e biogra- mento dell’Università a Liceo, solo in operano accanto ai fautori del riformi- fici intorno allo studio e ai cultori delle parte compensato dall’istituzione del- smo o ad esponenti di punta del gia- scienze fisico-matematiche pure ed ap- la Scuola di Artiglieria e Genio (dove cobinismo, come il medico Giovanni plicate nella città e provincia di Mode- le matematiche venivano applicate al- Rasori che segnò, col suo seguito di na. (la prima parte era stata pubblica- l’arte militare). Sarà solo sotto il re- appassionati allievi, la breve stagione ta nel 1901 negli Atti e Memorie del- staurato regno di Francesco IV, alla patriottico-giacobina dell’Università l’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti caduta di Napoleone, che verrà ripri- di Pavia. Una ricca appendice di docu- di Modena, la seconda nel 1989-90, a stinato l’Ateneo, l’Accademia dei Dis- menti inediti conclude il volume che cura di Francesco Barbieri, ibid.). sonanti diverrà Accademia di Scienze ci fornisce un’efficace ricostruzione Riccardi rivendica le proprie radici Lettere ed Arti e prenderà sede stabi- di come l’Ateneo pavese sia stato, in nei maestri di grammatica del XIV se- le a Modena la Società italiana delle quegli anni, un punto di convergenza colo (Boto da Vigevano e Giovanni da Scienze, detta poi dei XL. e di coagulo di espressioni culturali e Modena), che impartivano anche le- Lo studio di Riccardi mette in evi- di indirizzi di pensiero diversi che zioni di aritmetica e geometria, negli denza le istituzioni che sorgono, cam- seppe rielaborare, rinnovare e rimet- ingegneri e negli idraulici medievali, biano statuto e poi cessano, sullo tere poi in circolazione. dei quali non restano i nomi ma le ve- sfondo politico che cambia, giungen- stigia degli edifici, delle fortificazioni do fino all’unità d’Italia. Il testimone M. L. A. e delle opere fluviali. È poi con mal riccardiano è ripreso da Franca Catte- celato orgoglio che rivela l’erronea at- lani Degani e Laura Uccellari, con il tribuzione a Leonardo dell’invenzione saggio su Gli studi matematici nell’U- dei sostegni o conche, che spetta inve- niversità di Modena dall’Unità d’Italia ce al meno noto frate Filippo da Mo- alla nascita del Dipartimento. dena. La situazione postunitaria appare Nel novero dei matematici figura- tutt’altro che rosea per le matemati- no inoltre i lettori di medicina dell’A- che, penalizzate entro la Facoltà di 221 Rassegne, recensioni, schede

Scienze Matematiche, Fisiche e Natu- CLAUDE-ÉNOCH VIREY, Vers itine- mites». La meta prescelta fu Padova, rali da una serie di provvedimenti, de- raires. Allant de France en Italie, per la fama delle sue scuole: qui Vi- finiti vere e proprie mutilazioni: la se- 1592. Allant de Venise à Rome, rey soggiornò per dieci mesi fre- zione di matematica pura viene priva- 1593. Texte établi, présenté et an- quentando, secondo il programma ta del quarto anno, quella di scienze previsto, le lezioni di diritto tenute da noté par ANNA BETTONI,Paris, So- fisico-matematiche del biennio e l’in- ciété des Textes Français Moder- Ottonello Descalzo, Marcantonio Ot- segnamento di agrimensura viene telio e Guido Pancirolo. Tuttavia, as- nes, 1999, p. CLXI, 264. soppresso. secondando un costume diffuso fra La riforma Gentile, nel 1923, con- gli studenti del tempo, la sua curiosi- L’edizione dei Vers itineraires di Clau- tribuirà alla piena decadenza, elimi- tà intellettuale lo spinge a frequenta- de-Énoch Virey vengono ad arricchi- nando anche il biennio di ingegneria, re «par passetemps» anche altri mae- re le rare testimonianze letterarie che che verrà ripristinato nel 1936, men- stri: ci illustrano aspetti e momenti della tre quello fisico-matematico lo sarà vita studentesca della prima età mo- «Et certes il est beau, tout occasion pren- solo nel 1947. Le autrici illustrano co- derna. L’A. è un giovane originario di dre sì un quadro istituzionale, che si ri- Chalon-sur-Saône, appartiene ad una De veoir, et de sçavoir en la jeunesse ten- verbera sulla situazione accademica e famiglia distinta e si segnalerà nelle dre, che, in ultimo, modifica sensibilmen- storie municipali come avvocato e Car cest age passé, l’homme a d’autres desirs te i destini sia dei singoli scienziati poeta, per essere stato, per ben 25 an- (costretti sovente a migrare verso Et ne trove à son goust plus les premiers ni, al servizio di Enrico II di Borbone, plaisirs» Università più orientate alle matema- il principe di Condé, per aver presie- tiche) che di quella ‘linea matematica duto ripetutamente la Mairie della Ecco allora questi giovani studenti estense’ che Riccardi aveva identifica- sua città natale e per la sua passione in diritto frequentare con interesse le to fin dalle più remote origini. per i libri che lo indusse ad arricchire lezioni di filosofia di Francesco Picco- L’esposizione storica è corredata la propria biblioteca domestica, am- lomini, le lezioni sulle febbri del con la rassegna della struttura dei mirata e frequentata dagli studiosi «grande» Girolamo Mercuriale o assi- corsi di laurea, dei docenti e dei pro- della sua città. stere nel teatro anatomico alla disse- grammi, giungendo fino al citato La sua esperienza formativa ha zione del corpo di una giovane. D.P.R. 382/80 che conduce all’attuale ben poco in comune con la celebre I Vers itineraires non ci forniscono Dipartimento di matematica pura ed autobiografia di Thomas Platter: l’am- molte altre notizie sugli studi, sulle applicata “G.Vitali”, erede ideale della biente sociale di appartenenza, la re- esperienze accademiche del giovane linea matematica finora tratteggiata. golarità degli studi, l’esperienza del Virey, giacché la sua preoccupazione Chiudono il saggio la cronotassi viaggio di istruzione ben programma- è soprattutto quella di descrivere l’e- dei direttori del Dipartimento, i cenni to rinviano piuttosto al modello di sperienza di viaggio che lo portò ripe- bio-bibliografici dei principali docenti studente che ci è altrimenti noto at- tutamente a Venezia, obbedendo ad dal 1859 al 1984, la bibliografia e, a fi- traverso i libri amicorum e il modello un costume molto diffuso fra i giovani ne volume, l’indice analitico. Merita della peregrinatio italica degli studen- peregrinanti, attratti dalla fama tra- comunque di essere letta con atten- ti tedeschi. La mobilità pare essere, sgressiva della Serenissima. zione, sebbene incompiuta, la lista fin dai primi anni di studio, uno degli Anche il successivo viaggio a Ro- bio-bibliografica dei cultori di mate- elementi costitutivi del suo percorso ma, lungo un’itinerario che lo condus- matica redatta da Riccardi nel suo ar- formativo e testimonia l’adesione ad se a toccare i principali centri della vi- ticolo, ove compaiono, per la delizia una strategia educativa che in quel ta culturale – Ferrara, Bologna, Firen- del lettore, personaggi quali il bidello periodo fu comune a molti esponenti ze, Siena –, risponde allo stesso co- accademico cospirante, 1a metà del della nobiltà. L’A. compie gli studi let- stume della peregrinatio italica. Il sec. XVII, ed articoli sul volo umano terari in parte nella città natale, Cha- soggiorno italiano di Virey si protras- con le ali e sulla teoria matematica lon, per trasferirsi in seguito a Beau- se ancora per svariati mesi dopo il ri- del tiro della ruzzola. ne, quindi nel collegio dei gesuiti di torno da Roma a Padova. I Vers intine- Dijon. Per gli studi filosofici viene poi raires si interrompono prima ma An- M. Z. inviato a Parigi, nel prestigioso Colle- na Bettoni ci informa che il viaggio in ge de Navarre ove, «ob studiorum Italia di Virey si concluse con una lau- coniunctionem» stringe amicizia con rea in utroque iure, conseguita a Pa- Christhophe de Harlay, figlio del pri- dova il 31 agosto 1594. mo presidente del Parlamento, se- L’edizione è corredata da un’accu- guace di Enrico IV, un legame che si rata introduzione, da un’ampia biblio- rivelerà ben presto molto fruttuoso grafia, da un puntuale apparato criti- giacché, quando il presidente de Har- co, da un utile glossario e da un indi- ley invierà il figlio in Italia per stu- ce dei nomi. diarvi il diritto, Virey sarà designato «inter domesticos et Italici itineris co- G. P. B. 222 Rassegne, recensioni, schede

Collaboratori: Sul prossimo numero: scienze, lettere ed arti in Padova, 2000, p. 462 M. L. A. = Maria Luisa Accorsi UGO BALDINI, Saggi sulla cultura della G. P. B. = Gian Paolo Brizzi Compagnia di Gesù (secoli XVI- JONATHAN DAVIES, Florence and its V. C. = Vittoria Calabrò XVIII), Padova, Cluep, 2000, p. 367 University during the Early Renaissan- E. D. F. = Ester De Fort ce, Leiden, Brill, 1998, p. 232 (Educa- P. D. S. = Patrizia De Salvo Cesare Cremonini. Aspetti del pensiero tion and Society in the Middle Ages M. D. = Massimo Donattini e scritti, I, Il pensiero. Atti del Conve- and Renaissance, 8) R. F. = Riccardo Ferrante gno di studio (Padova, 26-27 febbraio L. M. = Laura Marconi 1999), a cura di EZIO RIONDATO-ANTO- S. NE. = Silvia Neri NINO POPPI, Padova, Accademia gali- HELMUT GOETZ, Il giuramento rifiuta- S. N. = Simona Negruzzo leiana di scienze, lettere ed arti in Pa- to. I docenti universitari e il regime fa- D. N. = Daniela Novarese dova, 2000, p. 261 scista, Milano, La Nuova Italia, 2000, E. P. = Enza Pelleriti (ed. originale 1993, trad. di L. Melis- L. R. = Laura Ricci Cesare Cremonini. Aspetti del pensiero sari) F. R. = Francesca Rocci e scritti, II, Fondi manoscritti e opere N. S. = Nicoletta Sarti a stampa. Atti del Convegno di studio JÜRG SCHMUTZ, Juristen für das Reich. M. Z. = Marina Zuccoli (Padova, 26-27 febbraio 1999), a cura Die deutschen Rechtsstudenten an der di EZIO RIONDATO-ANTONINO POPPI, Universität Bologna 1265-1425, Ba- Padova, Accademia galileiana di sel, Schwabe & CO. AG Verlag, 1999

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Notiziario

CONVEGNI, SEMINARI, INCONTRI DI STUDIO

Studenti e dottori nelle università todo e dell’identificazione delle fonti poco studiate in Italia. Il risultato è italiane (origini-XX secolo). utili allo sviluppo degli studi. che, a differenza degli altri paesi eu- Convegno di studi, 25-27 novembre I primi tre, in modo particolare, si ropei, non solo manca un progetto or- 1999, Bologna, Biblioteca dell’Archi- sono incentrati sulle diverse tipologie ganico nel loro studio, ma addirittura ginnasio. di problemi che si incontrano nell’uti- non ne esiste un repertorio affidabile. lizzo delle fonti rispettivamente in Sebbene qualcosa si stia muovendo Nei giorni 25, 26 e 27 novembre scor- epoca medievale, moderna e contem- in tal senso, il nostro paese è ancora so, la Biblioteca dell’Archiginnasio di poranea. molto indietro e, soprattutto, deve an- Bologna ha ospitato il Convegno di Il contributo di Andrea Romano, cora dotarsi di un programma di lavo- studi intitolato Studenti e dottori nelle Fonti, edizioni di fonti e problemi di ro unitario e omogeneo. università italiane (origini-XX secolo). metodo per lo studio della popolazione Il contributo di Gian Paolo Brizzi, L’iniziativa ha rappresentato la pri- studentesca (medioevo), ha tracciato che porta lo stesso titolo del prece- ma uscita pubblica del CISUI, che ne è una rapida storia tanto dell’istituzione dente, ma è rivolto ai problemi con- stato l’organizzatore, e ha avuto come universitaria quanto dello status di nessi allo studio della realtà studente- obiettivo quello di fare il punto sullo studente, ponendo al centro dell’at- sca in età moderna, pone l’attenzione stato attuale della ricerca nell’ambito tenzione il suo ruolo fondante nella tanto sull’arretratezza dell’Italia in della storia delle università italiane. creazione delle università. È infatti la questo tipo di ricerche quanto sull’in- I problemi metodologici, l’indivi- consapevolezza di tale ruolo ad avere sufficienza delle fonti tradizionali co- duazione e l’analisi delle testimonian- ispirato il convegno e ad essere stata me documentazione unica alla quale ze antiche sono stati gli argomenti il trait d’union dei lavori presentati. attingere. più frequentemente trattati, presenti Il problema delle fonti e le relative Brizzi sottolinea come la storia del- anche laddove il dibattito ha avuto og- edizioni sono stati subito chiamati in le presenze studentesche sia interes- getti specifici differenti. causa. Risulta infatti evidente che le se recente e poco fortunato nel no- Diversi i temi affrontati negli inter- matriculae, gli acta graduum e i regi- stro paese, sia per il disinteresse che venti. Per comodità d’approccio, pos- stri notarili costituiscono documenti ha sempre circondato le università siamo individuare tre aree d’interes- privilegiati e preziosi per ricomporre minori, sia per l’oggettiva difficoltà se: quella relativa a realtà locali deter- molte informazioni: la diffusione dei che si incontra nel trattare le fonti. I minate, in modo particolare quelle diversi insegnamenti e la scelta delle lavori tentati nel passato le utilizzava- bolognese, pavese e patavina; quella materie di studio, le origini sociali de- no in modo approssimativo, senza riguardante la mobilità studentesca, gli studenti, la maggiore o minore fa- prenderne in considerazione la natu- sia di età medievale che di età moder- cilità di addottorarsi nelle singole uni- ra intrinseca e la parzialità ad essa na e contemporanea; quella che attie- versità, le proporzioni della peregrina- correlata. Per esempio, per quanto ri- ne al rapporto studio-professioni. tio e, di conseguenza, sia i percorsi guarda le serie matricolari, forse la Tuttavia, questa sommaria catego- compiuti dagli studenti, sia la capacità più tradizionale delle fonti in questo rizzazione non esclude che, in certi attrattiva degli Studi, il rapporto tra tipo di studi, Brizzi fa notare come casi, i diversi livelli si siano mescolati gli studi compiuti e gli sbocchi lavora- spesso, all’analisi comparata dei docu- e sovrapposti. tivi. menti, emerga una forte discrepanza Gli interventi di Andrea Romano, Ma come trattare tutto questo ma- tra il comportamento reale degli stu- Gian Paolo Brizzi, Andrea Cammelli, teriale? Trascriverlo integralmente o denti e i dati desumibili dalle carte: ci Paola Benussi ed Elisabetta Hell- tradurre solo i dati significativi? Que- si trova spesso davanti a casi di stu- mann Dalla Francesca, che hanno sti sono due dei problemi di metodo denti che frequentano due corsi di aperto i lavori, sono stati quelli più che gli studiosi si trovano a dover af- studio, o a casi in cui il numero degli decisamente rivolti all’ambito del me- frontare, così che tali fonti sono assai immatricolati e quello dei laureati

227 Annali di storia delle università italiane 4/2000 Notiziario

1. Sessione inaugurale. Da sinistra: G. P. Brizzi, A. Romano, D. Maffei, A. Cammelli.

non coincidono o, ancora, al rifiuto di Trenta, si assiste ad un aumento della plesso araldico del Bo, copre un arco immatricolarsi per rivendicare la pro- popolazione studentesca a livelli che cronologico di quasi 150 anni, risalen- pria autonomia nei confronti del prin- la avvicinano alla media europea gra- do il primo stemma al 1542 e l’ultimo cipe (si veda il caso che si verifica in zie alla duplicità della formazione, al 1687, e chiama in causa numerosi Sicilia nel 1630, quando viene impo- universitaria e non, con la creazione problemi di conservazione ma anche sta l’immatricolazione al fine di otte- di un doppio binario già esistente ne- di contraffazione del bagaglio di in- nere il controllo della popolazione gli altri paesi d’Europa; dall’altra, nel- formazioni di cui l’araldica si faceva studentesca). l’ultimo decennio del ’900, la tenden- portatrice. Da tutto ciò deriva la sottorappre- za si inverte e, a partire dal ’95, il nu- La penuria delle fonti primarie è un sentatività delle serie matricolari nel mero degli studenti cala progressiva- tema che ricorre anche nei contributi testimoniare la realtà della popolazio- mente. La consapevolezza di quest’ul- di Daniela Novarese, che esamina la ne studentesca. Ne consegue l’esi- timo dato si può considerare ad un situazione della Sicilia, e di Agostino genza di utilizzare la tradizione se- tempo molla propulsiva e risultato di Sottili che vi sopperisce, quanto alla condaria ossia, per esempio, i catalo- un maggiore impegno nella ricerca situazione di Pavia, facendo ricorso ghi dei collegi che ospitavano gli stu- sulla popolazione universitaria. agli atti notarili dai quali si possono ri- denti, i documenti relativi agli allievi Abbiamo visto come la lacunosità costruire, per esempio, l’elenco dei rinvenibili negli archivi delle istituzio- dei documenti e l’approssimazione membri del Collegio dei dottori pre- ni civili, gli atti notarili, le fonti par- nel loro utilizzo siano stati denunciati senti alle sedute di laurea, o calcolare rocchiali e l’araldica studentesca. dai primi interventi come alcune del- il numero degli studenti dell’Ateneo Le difficoltà non riguardano soltan- le difficoltà da superare per poter av- pavese consultando gli elenchi di colo- to il medioevo e l’epoca moderna, ma viare uno studio serio ed organico ro che votano all’elezione del rettore. anche la contemporaneità, come mo- della realtà studentesca italiana. Già Ancora all’Università di Pavia sono stra la relazione di Andrea Cammelli, nell’intervento di Brizzi emerge la ne- stati dedicati i lavori di Ezio Barbieri Fonti, edizioni di fonti e problemi di cessità di attingere a fonti diverse. e Simona Negruzzo. Il primo ha fatto metodo per lo studio della popolazione Proprio a queste testimonianze, che il punto sullo stato attuale della cata- studentesca (età contemporanea). Se potremmo definire alternative e com- logazione e dell’indagine del materia- infatti l’attendibilità delle fonti dall’U- plementari, sono stati dedicati i con- le utilizzato per la ricerca, mentre la nità ad oggi non è univoca, con valori tributi di Paola Benussi, Gli archivi seconda si è interessata alla presenza molto bassi nel periodo compreso tra parrocchiali come fonte per la storia degli studenti stranieri a Pavia, fra il 1862 ed il ’72 e nel secondo dopo- degli studenti universitari, che ha esa- ’500 e ’700. guerra, la documentazione più affida- minato i registri canonici dell’archivio La situazione di Padova, analizzata bile riguarda l’epoca fascista, il primo della Curia vescovile di Padova per il attraverso gli Acta graduum, è stata dopoguerra e gli anni dal ’95 ad oggi. periodo compreso tra il XVI secolo ed oggetto di tre interventi: quelli di El- È possibile constatare due tendenze il 1808 e di Elisabetta Hellmann Dalla da Martellozzo Forin, Emila Verone- opposte: da una parte, negli anni Francesca che, esaminando il com- se Ceseracciu e Michela Minesso, in- 228 Notiziario

2. Piero Del Negro presenta il 3° vo- lume degli «Annali» insieme ai retto- ri di Bologna e Padova, proff. F. Ro- versi Monaco e G. Marchesini.

titolati, rispettivamente, Gli Acta gra- dello Studio di Perugia, abbracciando Pini ha lamentato la carenza di stu- duum padovani (1471-1500), Gli Ac- idealmente l’intero arco della carriera di che in Italia si siano occupati delle ta graduum padovani (1551-1565). universitaria degli studenti, occupan- nationes, nonostante queste fossero Alcuni problemi e osservazioni e Le dosi la prima delle matricole, il secon- state l’elemento costitutivo delle asso- nuove professioni tecniche nell’Univer- do delle lauree. ciazioni studentesche che daranno vi- sità padovana tra Otto e Novecento. Da Perugia a Pisa. Della città to- ta alle Università. La causa di tale ca- Nonostante una selva intricatissima scana si è occupato Andrea Doveri renza è stata individuata in tre aspetti di problemi, gli Acta graduum patavi- che, pur non essendo uno studioso fondamentali: la scarsità del materiale ni ci forniscono gli elementi per rico- delle università ma occupandosi di documentario delle nationes, l’ormai struire sia una storia dei collegi, sia problemi demografici, ha presentato avvenuto esaurimento del fenomeno, l’estrazione sociale degli studenti e la la relazione Studenti pisani (metà del e la ritrosia che scatta quando si deve loro condizione economica (mostran- XIX secolo), sezione di una ricerca più affrontare il concetto di nazione oggi, do, per esempio, gli esoneri dalle tas- ampia sulla popolazione del Grandu- cioè in un secolo che lo ha confuso se universitarie), sia l’iter che condu- cato di Toscana nell’Ottocento. con razza e che ora vuole superare i ceva i giovani all’esame finale. Infine, Della realtà sarda ha poi parlato particolarismi regionali. in base ai documenti notarili possia- Francesco Obinu in I laureati dell’U- Spostandoci dalla realtà studente- mo ricostruire un repertorio dei lau- niversità di Sassari dalla riforma Bo- sca a quella dei docenti, il lavoro della reati utile a tracciare la situazione del- gino al 1945, frutto di una ricerca De Coster è partito dal seguente in- le diverse facoltà. svolta negli ultimi due anni sull’Archi- terrogativo: perché uno Studio come Il panorama padovano è completa- vio storico dell’Ateneo sassarese, che quello di Bologna che contava molti to dallo sguardo lanciato da Michela conserva sia fascicoli degli studenti, studenti che venivano da altri paesi, Minesso sugli studi di ingegneria, sia documenti relativi agli esami uni- fosse praticamente privo di insegnan- che sono riordinati dall’avvento di Na- versitari a partire dal 1776. Totale è, ti stranieri. La risposta è stata indivi- poleone, il quale introduce normative viceversa, l’assenza di testimonianze duata nel conflittuale rapporto che, comuni a tutto l’Impero, dando paten- per il periodo precedente. soprattutto nella seconda metà del te di legittimità esclusivamente alla Dell’Ateneo bolognese si sono oc- ’400, opponeva il Comune ai Collegi formazione universitaria. La Minesso cupati Antonio Pini con Le nationes dottorali e nel prevalere, infine, della segue le tappe delle nuove Facoltà at- studentesche nel mondo universitario politica dei Collegi. Il Comune, infatti, traverso i vari provvedimenti fino alla bolognese del medio evo, Anuschka De sebbene avesse sempre preferito as- riforma Gentile. Coster con La mobilità dei docenti: segnare le cattedre a docenti bolo- La prospettiva del nesso fonti-stu- Comune e collegi dottorali di fronte al gnesi, cui erano riservate le lezioni denti, ricorre negli interventi di Lau- problema dei lettori non-cittadini nello ordinarie del mattino, facilitava l’inse- ra Marconi e Simone Bartoloni che si studio bolognese e, per finire, Angelo rimento di stranieri tra il corpo inse- sono infatti occupati delle testimo- Di Francia con Donne laureate a Bo- gnante, sia perché la presenza di do- nianze relative alla vita studentesca logna (1878-1900). Profili biografici. centi famosi richiamava un alto nu- 229 Notiziario

3. La tavola rotonda conclusiva. Da sinistra: P. Denley, A. Bartoli Langeli, D. Maffei, A. Pérez Martin.

mero di studenti, sia perché così vole- nel Piemonte del Settecento: tra forma- dell’ancien régime?». La risposta è va arginare i privilegi dei Collegi, da zione universitaria ed attività profes- certamente di difficile formulazione, sempre contrari ad accogliere colle- sionale, ha affrontato il problema del- soprattutto perché all’epoca il corso ghi di altri paesi. I Collegi riescono la loro formazione e della loro collo- di studi era più slegato di oggi dal però, nella maggior parte dei casi, ad cazione nella dimensione lavorativa, mondo del lavoro. Lo studioso, avva- imporre la propria volontà e a mante- sottolineando come allora la distinzio- lendosi degli scritti dell’erudito ferra- nere i loro privilegi, tanto che il Co- ne tra gli uni e gli altri concernesse rese Antonio Frizzi, ha individuato tre mune perde, ad un certo punto, la l’impostazione più teorica dei primi ri- strade percorribili dal dottore in dirit- possibilità di nominare non bolognesi spetto ai secondi, ma come poi, all’at- to nella Ferrara del tempo: la magi- per le lezioni del mattino. to pratico, poiché anche gli architetti stratura, la procura e l’avvocatura. Un intervento impostato sulle dif- dovevano misurarsi con la concretez- Tra gli sbocchi professionali possibili, ferenze di genere è stato quello di za del ‘fare’, le due figure si confon- quello più articolato sembra essere la Angelo Di Francia, attento alla realtà dessero, tanto che spesso gli architet- magistratura. Esistevano infatti quat- femminile dell’Ateneo bolognese tra ti civili si firmavano col titolo di inge- tro categorie di giudici: i legati, che Otto e Novecento. Il reperimento del- gnere. Maurizio Ferro ripercorre le però non potevano operare in patria; i l’elenco completo delle studentesse tappe della formazione della Scuola di giudici cittadini, che dovevano essere iscritte a Bologna tra il 1878 ed il veterinaria di Torino. Nata nel 1769 e necessariamente ferraresi, ma che 1900, ha reso possibile l’individuazio- ispiratasi a quella di Lione, la Scuola avevano mandato di breve durata e ne di settanta ragazze. L’analisi dei fa- risponde a due esigenze: una contin- ottenevano l’incarico a seconda dei le- scicoli a loro relativi e quella degli ar- gente, quella di affrontare le epide- gami che riuscivano a stringere con chivi dell’anagrafe di Bologna e di al- mie di bestiame che, molto numerose le cariche locali; i giudici ecclesiasti- tri comuni, gli hanno permesso di ri- nel XVIII secolo, fanno sentire l’esi- ci; i giudici privativi, che presiedeva- costruire il percorso di vita di sessan- genza di medici specializzati, ed una no piccoli fori locali. Altre carriere ap- ta di loro con dovizia di informazioni. di lunga durata, quella di curare i ca- petibili per gli addottorati in legge Con l’intervento di Dino Carpanet- valli della cavalleria piemontese. Si erano il giornalismo e l’insegnamento to, di Rita Binaghi e Maurizio Ferro trattava, perciò, di formare competen- universitario. Quest’ultimo, tuttavia, si passa a Torino, introducendo il le- ze da mettere al servizio dello Stato. poteva essere raggiunto solo dopo game tra università e professioni. Per completare il panorama degli molti anni di precariato sottopagato. Carpanetto ha evidenziato la moltepli- interventi che si sono occupati del le- Nonostante ciò, la carriera universita- cità di propensioni che trovano nello game tra la preparazione universitaria ria sembra l’unica in grado di conferi- Studio torinese il luogo privilegiato a determinate professioni e il riscon- re prestigio a questa categoria di dot- per la formazione di nuovi quadri, ma tro che tale preparazione trovava in tori. anche la proiezione all’estero dello specifiche realtà locali, Andrea Gardi, In conclusione, essendo l’attività li- studio dell’innovazione scientifica. ha posto il quesito: «Qual era il ruolo bero-professionale secondaria, le pos- La Binaghi, in Architetti e ingegneri del dottore in diritto nella Ferrara sibilità d’impiego erano poche, anche 230 Notiziario perché c’era la tendenza a concentra- Formazione e cultura degli ufficiali fo- dentesca e della presenza di studenti re le cariche nelle mani dei collegiati resti nell’Italia comunale, di Jean stranieri in Italia sono stati gli inter- più anziani. Claude Maire Vigueur. venti di Claudia Zonta, Thomas Cole, Ancora sulla situazione dei laureati Anche in questo caso si ritrova, al- Elisa Signori, Milena Michielli e Luigi in legge si è incentrato il lavoro di meno per il periodo iniziale dell’arco Donà Dalle Rose, che completano il Giovanna Tosatti, Gli studi di giuri- cronologico considerato (fine XII-pri- quadro dei lavori di questi tre giorni. sprudenza e le carriere amministrati- ma metà XIV secolo), un deciso scol- Lo studio di Claudia Zonta, Studen- ve, focalizzatosi sull’analisi dell’età li- lamento tra preparazione universita- ti stranieri in Italia: gli slesiani in età berale nella constatazione del sostan- ria e attività amministrativa sebbene, moderna, traccia una rapida storia ziale scollamento tra preparazione in questo caso, sia determinato non della presenza di questa categoria di giuridica e mondo dell’amministrazio- dall’inadeguatezza degli studi supe- studenti nel nostro Paese, con il qua- ne pubblica che registra solo verso la riori ma dalla loro assenza. Infatti, lo le hanno contatti tradizionali già a fine del secolo qualche collaborazio- spazio riservato ai forestieri nelle ca- partire dal XIII secolo, essendo la Sle- ne tra amministrazione ed università riche giuridiche delle città (podestà, sia l’unico territorio del Sacro Roma- per creare corsi più mirati, tanto che capitano del popolo e funzionari della no Impero a non possedere una pro- in età giolittiana, il diritto amministra- giustizia) era molto basso, provenen- pria università. tivo diventa una disciplina molto im- do gli iudices per il 90% dalla nobiltà Degli studenti italiani all’estero si è portante. Il dato prevalente resta, pe- cittadina, cioè da quella signorile e da occupato, invece, Thomas Cole in rò, l’assenza di una classe ammini- una piccola parte di quella capitaniale Studenti italiani a Lovanio (sec. XV- strativa radicata negli studi giuridici, recentemente inurbata. Pochissime XVI). Le fonti utilizzate dal ricercato- che forniscono un titolo indispensabi- erano, dunque, le famiglie che forni- re sono di varia natura. Innanzi tutto le soltanto per raggiungere i vertici vano alla città il personale per queste le matricole d’iscrizione all’Università delle grandi amministrazioni tecni- cariche. La qualifica giuridica di uffi- di Lovanio dal 1425, suo anno di na- che. ciale è riservata alla nobiltà, ma solo scita, al 1569, da dove parte una lacu- Una particolare attenzione alle sor- una piccola parte di essa la possiede, na di quarant’anni. ti di coloro che avevano studiato di- così come sono pochi i nobili dotati Cole ha poi studiato il materiale re- scipline tecniche, in special modo agli della capacità professionale di svolge- lativo alle promozioni delle università ingegneri, è stata prestata da Marina re le mansioni che competono loro. Il delle arti e del Collegio delle lingue Giannetto in Gli studi universitari del- ristretto numero di iudices entro la (latino, greco, ebraico) che, nato nel le carriere tecniche tra Otto e Novecen- classe nobiliare cittadina e l’altrettan- 1517, non faceva ufficialmente parte to. Qui l’autrice sottolinea le difficoltà to ristretto numero di famiglie nobili, dell’Università ma lavorava parallela- e la dequalificazione cui erano sotto- fanno sì che siano molto pochi gli iu- mente ad essa. posti i laureati in ingegneria che lavo- dices che diventano ufficiali. Più nu- Dall’analisi comparata di tutti que- ravano nel settore pubblico a vantag- merosi, invece, coloro che possiedo- sti documenti è emersa l’assenza di gio dei tecnici privati, dalla fine del no questo titolo tra i giudici al seguito studenti italiani fino agli anni 1480- XIX secolo all’inizio del periodo fasci- del podestà e del capitano del popolo. 1490. Mentre le città italiane che da- sta. È qui che si innesta una contro- Verso l’ultimo quarto del ’200, pe- vano il maggior numero di studenti tendenza. Fu potenziato, infatti, il ruo- rò, si affaccia sulla scena una nuova erano città del nord come Genova, lo dei tecnici, accorpando Finanze e categoria di ufficiali che non appartie- Lucca, Asti, Piacenza, Cremona, Fi- Tesoro ed impegnandosi nella forma- ne alle fasce più alte della nobiltà cit- renze e Milano. Due erano le tipolo- zione di personale statale, e venne ri- tadina ed è in possesso, in certi casi, gie di ragazzi: quelli che apparteneva- ordinata la formazione tecnica, fino di titoli universitari. no a famiglie trasferitesi nei Paesi ad allora inadeguata rispetto ai pro- Questi ufficiali forestieri non sono Bassi per affari e quelli che invece an- gressi scientifici, affidandola a scuole più scelti in funzione del rango, ma davano a studiare a Lovanio indipen- gestite dallo Stato. Se nel periodo pre- perché in possesso di una qualifica ri- dentemente dalle ragioni economiche cedente l’interconnessione tra forma- conosciuta, ottenuta non nella grande delle famiglie. zione universitaria ed applicazione Università di Bologna, ma nei più pic- Della presenza ebraica negli Studi pratica era stata difficoltosa, creando coli Atenei di Modena e Padova, mag- italiani si è occupata Elisa Signori con poche possibilità di operare nell’am- giormente attenti a formare non tanto la relazione Una peregrinatio accade- ministrazione pubblica, il fascismo intellettuali, quanto uomini che sap- mica in età contemporanea. Gli stu- punta molto sui tecnici, tanto da fon- piano lavorare. Alla scopo di prepara- denti ebrei nelle università italiane tra dare una Scuola ferroviaria e da isti- re giuridicamente i funzionari cittadi- le due guerre. Anche in questo caso le tuire, nel 1923, l’Istituto superiore ni nascono anche scuole ‘volanti’, fonti utilizzate sono molteplici: si pas- della comunicazione. create da un docente su incarico del sa dai documenti ministeriali ai dos- Alla presenza di stranieri in Italia e Comune. Per questi ufficiali si profila, sier non editi degli atenei, dagli archi- alla possibilità loro offerta di ricopri- dunque, una preparazione sia univer- vi delle comunità ebraiche ai censi- re cariche pubbliche in funzione della sitaria che parauniversitaria. menti degli stranieri compiuti dalle formazione che avevano, è dedicato Legati al tema della mobilità stu- prefetture. 231 Notiziario

La presenza ebraica è piuttosto alta Infine, per concludere la rassegna «Gli archivi storici delle università tra il 1920 ed il 1937 e ciò dipende da dei lavori presentati in questa ‘tre italiane: il caso pavese. Istruzioni due ordini di fattori: una crescente giorni’, è stato proposto un rapido per l’uso» spinta dall’estero a mandare i giovani sguardo ai programmi di scambio Convegno nazionale di studi, Pavia a studiare in altri paesi ed una buona studentesco concepiti dai paesi euro- 28-29 novembre 2000 ricettività dell’Italia, tant’è vero che pei nell’ambito di un disegno organi- sarà proprio l’inversione di tendenza co che fa capo alle organizzazioni in- Nei giorni 28-29 novembre 2000 si ter- di questi due stessi elementi positivi a ternazionali. La mobilità studentesca. rà a Pavia un Convegno nazionale sul chiudere, fra il ’38 ed il ’40, il flusso I progetti Erasmus e Socrates, di Luigi tema: Gli archivi storici delle università degli studenti ebrei. Donà dalle Rose, ha fatto il punto sui italiane: il caso pavese. Istruzioni per L’integrazione di questi studenti risultati ottenuti da quando, con l’en- l’uso. In tale occasione il Centro inte- entro i tessuti cittadini fu buona e i trata in vigore dell’Atto unico euro- runiversitario per la storia delle uni- rapporti con la gente del posto diven- peo, è stato avviato il programma versità italiane, d’intesa con il Comita- nero piuttosto stretti, sebbene si for- Erasmus. e poi, dal 1997, il progetto to scientifico del Convegno, organizze- massero anche piccole comunità au- Socrates-Erasmus che, rispetto al pre- rà una tavola rotonda sul tema L’espe- tonome di stranieri. Nei documenti cedente, rappresenta un salto di qua- rienza delle altre università italiane. non sono neppure indicati come lità e un rinnovamento amministrati- Il programma, ancora provvisorio, ebrei, ma semplicemente con la na- vo. Il suo obiettivo è quello di fare na- prevede: zione di provenienza, tanto che desu- scere una dimensione europea all’in- miamo la loro appartenenza religiosa terno di ogni istituzione universitaria. dal fatto che il loro numero cala verti- In questa prospettiva il tessuto di re- Prima giornata ginosamente in corrispondenza del lazioni creatosi con l’Erasmus si scio- Saluto Magnifico Rettore Università triennio ’38-’40. glie, per ricomporsi in un insieme di degli Studi di Pavia. A partire dal 1937, infatti, si assiste accordi bilaterali finalizzati allo scam- Interventi: ad una svolta negativa. I paesi dell’Est bio di studenti e di docenti e allo svi- Ministero dell’Università e della ricer- europeo, coinvolti da una profonda luppo di progetti didattici e di crescita ca scientifica crisi economica, contennero il più comune. Ministero per i beni culturali e am- possibile la fuoriuscita di valuta limi- In definitiva, il Convegno è stato bientali tando, come conseguenza, la presen- un importante momento di raccordo Regione Lombardia za di loro connazionali all’estero. Per non solo del lavoro svolto dagli stu- Amministrazione provinciale di Pavia parte sua l’Italia emanò, in quello diosi fino a questo momento, ma an- Amministrazione comunale di Pavia stesso torno di anni, le leggi razziali che di quello che dovrà farsi in futu- Amministrazione comunale di Vige- che, tra l’altro, vietavano l’accesso al- ro. Non soltanto, infatti, si è tracciato vano (?) l’università agli ebrei, eccezion fatta un inizio di storia delle università e Amministrazione comunale di Voghe- per coloro che si trovano in procinto degli studenti ma, soprattutto, ciò che ra (?) di terminare gli studi. Nel 1938, infat- oggi si sa è servito a capire che cosa Associazione industriali ti, assistiamo ad un infittirsi delle loro ancora manca per dare a questo pro- Camera di commercio lauree. gramma carattere, per quanto possi- CGIL CISL UIL Gli stranieri laureati in Italia bile, di completezza. Tanti sono rima- CILEA (1946-1996) è, invece, il titolo del sti gli interrogativi aperti ma, con contributo di Milena Michielli e foto- questa iniziativa e con i risultati che I sezione: L’Archivio storico dell’Uni- grafa il rapporto, in termini numerici ha prodotto, credo che si possa ben versità degli studi di Pavia e di ‘soddisfazione’ tra gli stranieri e sperare nell’attuazione di un progetto l’istituzione universitaria bolognese. fecondo ed indispensabile per dotare Prof. Giulio Guderzo (Università de- È stato possibile individuare in Gre- il nostro mondo universitario degli gli studi di Pavia). Presentazione del cia, Stati Uniti e Medio Oriente le strumenti necessari ad una maggiore Convegno di studi e introduzione sto- aree geografiche dalle quali viene il consapevolezza di sé e della propria rica generale. maggior numero di studenti stranieri. storia. Prof. Fabio Rugge (Università degli Tra questi i meno soddisfatti del no- studi di Pavia). Il ruolo del Centro in- stro sistema universitario risultano BARBARA BENINI terdipartimentale di ricerca e docu- essere i greci e gli americani. Se si mentazione sulla storia del ’900 per la considera poi l’utilità di una laurea salvaguardia e l’utilizzo degli archivi presa in Italia ai fini del lavoro, si ve- contemporanei. de che questa è bassa per chi è rima- Dr. Simona Negruzzo (Università de- sto nel nostro paese, mentre viene gli studi di Pavia). L’Archivio storico molto rivalutata nel caso in cui lo stu- dell’Università degli studi di Pavia de- dente torni nel proprio paese d’ori- positato presso l’Archivio di Stato di gine. Pavia. 232 Notiziario

Prof. Ezio Barbieri (Università degli Dr. Gianni Penzo Doria (Università IV sezione: Gli Archivi storici deposi- studi di Pavia). L’Archivio storico del- degli studi di Padova). Verso la crea- tati presso l’Università degli Studi di l’Università degli studi di Pavia, parte zione di un sistema archivistico uni- Pavia contemporanea. versitario nazionale. Prof. Elisa Signori (Università degli Dr. Pierangelo Lombardi (Università studi di Pavia). L’utilizzazione dei ma- degli studi di Pavia). Gli archivi dell’I- stituto per la storia della della resi- teriali archivistici nelle ricerche di Seconda giornata storia contemporanea. stenza e dell’età contemporanea. Prof. Luigi Vittorio Majocchi (Univer- III sezione: Gli Archivi di Diparti- sità degli studi di Pavia). Gli archivi II sezione seconda: L’esperienza delle mento e di Facoltà dell’Università de- del Centro di studi storici sul federali- altre Università storiche italiane gli studi di Pavia smo e l’unità europea “Altiero Spinel- Prof. Giuliano Catoni (Università de- li”. Prof. Bonadrini Luigi o Dr. Paolo Dr. Cinzia Rognoni Vercelli (Universi- gli studi di Siena) Gli Archivi storici Mazzarello. La Facoltà di Medicina. delle Università italiane. tà degli studi di Torino). Gli archivi Prof. Marina Tesoro. La Facoltà di della Fondazione europea Luciano Prof. Piero dal Negro-Dr. Martellozzo Scienze politiche. (Università degli studi di Padova). Bolis. Prof. Lucio Musselli. La Facoltà di L’Archivio storico dell’Università de- Dr. Fabio Zucca (Università degli stu- Giurisprudenza. gli studi di Padova. di di Pavia). Gli archivi del Consiglio Prof. Alberto Majocchi e Dr. Ghessi Prof. Andrea Romano (Università de- dei comuni e delle regioni d’Europa. Giuseppe. La Facoltà di Economia e gli studi di Messina). L’Archivio stori- co dell’Università degli studi di Mes- commercio. Conclusioni sina. Prof. Gabriele Caccialanza. La Facoltà Prof. Gian Paolo Brizzi (Università di Farmacia. Dr. Alessandra Ferraresi. Il Diparti- degli studi di Bologna). L’Archivio Comitato scientifico storico dell’Università degli studi di mento di ecologia del territorio e de- Bologna. gli ambienti terrestri. Prof. Giulio Guderzo Prof. Rodolfo Savelli (Università degli Prof. Mario Ferrari. Il Dipartimento Prof. Fabio Rugge studi di Genova). L’Archivio dell’Uni- di Matematica. Prof. Gian Paolo Brizzi versità degli studi di Genova. Centro interdipartimentale di ricerca Prof. Luciano Musselli Prof. Donatella Balani (Università de- per la storia della tecnica elettrica. Prof. Alberto Balduzzi gli studi di Torino), L’Archivio storico Prof. Calligaro Alberto. I materiali del Prof. Mario Ferrari dell’Università di Torino. Museo storico dell’Università degli Prof. Carla Ge Rondi Prof. Antonello mattone (Università studi di Pavia. Prof. Enzo Barbieri degli studi di Sassari), L’Archivio sto- Prof. Marina Tesoro rico dell’Università di Sassari. Prof. Alberto Majocchi

233 ATTIVITÀ E PROGETTI

PAOLO BROGINI, Per una proso- mente richiesto la creazione di una La scelta è caduta obbligatoria- pografia dell’Università di Siena bibliografia. Essendo stati valutati i mente su prodotti commerciali d’alta (1247-1500) futuri sviluppi del programma, che qualità disponibili sul mercato (File cronologicamente si proponeva di Maker Pro 4.1), poiché all’interno Nel mese di gennaio del 1999 è stato giungere agli inizi dell’Età moderna, della comunità scientifica internazio- varato il programma di ricerca di inte- si è ritenuto opportuno inserirvi tutte nale la strumentazione informatica resse nazionale dal titolo Prosopogra- le opere riguardanti la storia dell’Uni- esistente in materia di elaborazione fia delle Università di Siena e Perugia, versità di Siena, dalle origini ai nostri ad uso prosopografico è stata ritenuta che si propone, da un lato, di appro- giorni. In pieno accordo con il grup- solo parzialmente esauriente. fondire gli studi condotti fino ad oggi po di lavoro dell’Università di Perugia Sono state, quindi, selezionate le su questi atenei e, dall’altro, di creare si sono fissati i criteri di stesura della informazioni ritenute più rilevanti, un vero e proprio schedario informa- bibliografia e, in particolare si è con- con le quali costruire il prototipo di tico relativo ai docenti e agli studenti venuto di realizzare un elenco di ab- scheda: prima di giungere alla scheda avvicendatisi all’interno delle due isti- breviazioni della bibliografia stessa, definitiva, quella cioè realmente utiliz- tuzioni. Il coordinatore scientifico del semplificando così le numerose cita- zata, sono occorse varie riunioni e va- programma è il prof. Paolo Nardi del- zioni, che altrimenti sarebbero risul- ri tentativi d’inserimento dati per veri- l’Università di Siena, mentre la tate troppo estese. ficare la completezza e l’efficacia del- prof.ssa Carla Frova dell’Università di La tabella delle abbreviazioni della le prove. Perugia, e il prof. Paolo Renzi sono i bibliografia permette di decodificare Data la duplice forma d’acquisizio- responsabili scientifici delle rispettive tutte le citazioni che consistono nel- ne delle informazioni – bibliografica unità di ricerca. l’indicazione del cognome dell’autore ed archivistica – le finalità della sche- In seguito ad ampie ed approfondi- della pubblicazione, dell’anno di da implicano un’indispensabile omo- te discussioni si è deciso di impostare stampa ed infine delle pagine (con ul- geneità dei criteri d’immissione e di l’attività in oggetto su due binari prin- teriori sottodivisioni in caso di riferi- trattamento dei dati. Anzitutto omoge- cipali, vale a dire sulla ricerca di noti- menti plurimi ad uno stesso anno). neità grafica, per quanto riguarda la zie relative ai docenti già edite ed, al Dopo avere messo a punto la bi- trascrizione e traslitterazione dei do- contempo, sull’indagine archivistica bliografia, si è proceduto all’elabora- cumenti in lingua moderna – anche inedita, per quei periodi storici dell’U- zione di una scheda informatica, all’in- se è stata conservata la possibilità di niversità che ad oggi non risultano terno della quale inserire le informa- trascrizione dell’intero documento, o esaurientemente studiati. zioni estrapolate dalle pubblicazioni di importanti sezioni di esso, nella Per quanto concerne la prosopo- elencate nella medesima bibliografia. sua forma originale – e per quanto ri- grafia dell’Università di Siena, data la A tale scopo, in primo luogo si è resa guarda i nomi di persona, toponimi e presenza di due ricercatori (il dott. necessaria l’individuazione e l’acquisi- altre indicazioni significative necessa- Luca Trapani ed il sottoscritto), si è zione di un adeguato software che rie a collocare nell’esatto contesto sto- ritenuto opportuno distinguerne i soddisfacesse le esigenze delle unità rico e geografico la persona alla quale compiti affidando a me il reperimento delle ricerca, le quali potevano essere è intestata la scheda. In secondo luo- delle notizie inedite ed al dott. Trapa- ricondotte sostanzialmente ai seguen- go, i riferimenti alla documentazione, ni la ricerca e l’ordinamento di quelle ti criteri di ispirazione generale: alla sua collocazione archivistica e al- già edite, per un periodo che spaziava 1. Facilità d’uso e relativa semplici- la pubblicazione sono stati uniformati dalle origini dello Studio fino all’anno tà d’immissione dei dati nella scheda. in una serie di sigle ed abbreviazioni 1500. 2. Massima compatibilità e possibi- che rispecchiano le convenzioni più L’attività di indagine inerente alla lità di scambio tra diversi sistemi ope- diffuse, anche se a tutt’oggi uno stan- documentazione edita ha necessaria- rativi (Ms Dos, Apple Macintosh). dard unico non si è ancora affermato. 234 Notiziario

La scheda definitiva, elaborata dal Proprio per cercare di ovviare a ta- no un lasso di tempo che va dal 1357 prof. Paolo Renzi, principale esperto li lacune, l’indagine è consistita, quin- al 1400)6 sono emersi i profili proso- di informatica del gruppo di ricerca, di, prevalentemente sullo spoglio si- pografici di ben 36 docenti dello Stu- consiste in 160 campi, suddivisi in sei stematico delle fonti archivistiche e dio (7 in diritto civile, 5 in diritto ca- sezioni: biografia, status economico- sull’individuazione e trascrizione di nonico, 12 in medicina, fisica ed arti, sociale, cursus studiorum, carriera ac- tutte le informazioni relative all’inqua- 4 in notaria e retorica, 4 in filosofia, cademica e regesto. Ogni campo ha dramente prosopografico, non solo logica e astrologia, e 4 in grammati- una doppia valenza referenziale, sia dei docenti che prestavano la loro ca), gran parte dei quali quasi del tut- archivistica, sia bibliografica: per ogni opera nello Studio senese, ma anche to inediti. Dai registri in questione si informazione acquisita si offrono i ne- dei dottori che a vario titolo ricopriva- possono desumere informazioni di cessari riscontri documentari acquisi- no di volta in volta incarichi pubblici. vario genere, quali in primo luogo i ti per mezzo della bibliografia a stam- A tale proposito si è potuto fare contratti stipulati tra i docenti e il go- pa, come attraverso le fonti primarie. un’importante constatazione per verno cittadino che, direttamente o Il numero dei campi prosopografici quanto riguarda il profilo di taluni tramite commissioni appositamente supera, in realtà, di poco la cinquanti- personaggi, e cioè che si verificò un costituite (ufficio dei Savi o Riforma- na in totale, e cioè la quindicina per le vero e proprio processo di osmosi tra tori dello Studio, o Balie speciali), prime quattro sezioni, mentre la quin- l’attività dello Studium e l’esercizio conferiva loro gli incarichi (‘condot- ta consta di due soli campi. delle cariche pubbliche. Si può anzi te’), stabilendone in modo spesso mi- Molteplici sono stati i problemi, di senz’altro affermare, che la docenza nuzioso modi, tempi e, ovviamente, carattere sia formale che sostanziale, nell’ateneo comportava quasi neces- condizioni economiche7. Ma le noti- nei quali i ricercatori si sono imbattuti sariamente – salvo pochissime ecce- zie ricavabili dai sopraddetti registri prima di arrivare all’elaborazione del- zioni – l’ingresso nel cursus honorum non si limitano certo alle ‘condotte’: si la scheda definitiva: tra questi, ad cittadino3. possono trovare infatti privilegi o esempio, la formulazione da adottare Si pensi infatti che, a partire dalla esenzioni di varia natura concesse per certi termini o intere frasi tratte seconda metà del Trecento, il coinvol- per i motivi più disparati ai singoli do- dalla documentazione originale (so- gimento dei docenti senesi nella pub- centi, rescissioni di contratti, verten- prattutto inedita), l’omonimia di alcu- blica amministrazione e nelle amba- ze di carattere economico tra gli inse- ni personaggi, le informazioni incerte sciate – a detrimento dell’impegno gnanti e la Biccherna, ma soprattutto o sostenute da giudizi di probabilità dell’attività didattica – fu così massic- consulenze legali su questioni riguar- ecc. È stata riconosciuta in particolare cio che le autorità cittadine nel 1437 danti lo Stato senese (trattati di pace l’importanza del regesto – e talvolta dichiararono che nessun docente o d’altra natura) e ambascerie per addirittura della trascrizione integrale avrebbe potuto ricevere incarichi al- conto del Comune presso i principali – come strumento atto a salvaguarda- l’interno di alcuna magistratura sene- stati italiani dell’epoca (Firenze, Mila- re l’integrità e l’esattezza della notizia, se eccettuate quelle di Capitano del no, Roma, Genova, Venezia). la cui unitarietà rischiava altrimenti di popolo o di Gonfaloniere, e dieci anni Il panorama, già di per sé così am- risultare frammentata in vari campi. più tardi questo divieto fu esteso ulte- pio, va poi ulteriormente integrato In merito alla ricerca sul materiale riormente, escludendo in maniera con i profili prosopografici di altri 38 inedito è stato subito stabilito che il esplicita le ambasciate4. dottori (21 in diritto civile, 1 in diritto periodo storico sul quale si doveva in- Alla luce di tali considerazioni, è canonico, 1 in diritto civile e canoni- centrare tale lavoro fosse quello com- stato così deciso di vagliare accurata- co, 7 in medicina e fisica, 2 in gram- preso tra il 1357 e (orientativamente) mente tutta la documentazione archi- matica e 6 in aritmetica, geometria e la metà del XVI secolo. Fu altresì con- vistica emanata dalle principali magi- abaco) che svolgevano nella società cordato che l’ambito della ricerca strature dello Stato senese, ovverosia civile mansioni e incarichi paralleli a avrebbe avuto come oggetto principa- il Concistoro, la Biccherna, il Consi- quelli universitari, quali le già nomi- le lo studio del materiale finora non glio generale e la Balia (con la sola nate consulenze legali su questioni ri- dato alle stampe presente nell’Archi- eccezione del Notarile ante-cosimia- guardanti lo Stato senese, o le già ri- vio di stato di Siena. Se infatti l’edizio- no, di cui esiste una pregevole edizio- cordate ambascerie per conto del Co- ne di documenti e la bibliografia rela- ne dei documenti relativi allo Studio mune presso i principali stati italiani, tiva all’Università senese si possono senese curata da Giovanni Minnuc- le loro elezioni alle più alte magistra- considerare molto avanzate (se non ci)5. ture cittadine (Priori, Balie, Savi del addirittura esaustive)1 per il periodo Tuttavia, già dalla prima serie ar- concistoro, Biccherna, Gabella, Savi precedente all’anno della fondazione chivistica presa in esame, quella del dello Studio, ufficio dei Regolatori dello Studium generale da parte del- Concistoro, è emerso un numero tale ecc.) e quindi anche la loro apparte- l’imperatore Carlo IV di Lussembur- di indicazioni e di notizie da obbligare nenza ai diversi schieramenti politici go (16 agosto 1357)2, non altrettanto i ricercatori a riconsiderare la perio- (i cosiddetti Monti), che contraddi- certamente può dirsi del periodo suc- dizzazione dell’intera ricerca. Si pensi stinsero burrascosamente la vita pub- cessivo, e in particolare della seconda infatti che dai 210 volumi finora sotto- blica senese fino alla caduta della Re- metà del XIV secolo. posti alla nostra indagine (che copro- pubblica. 235 Notiziario

Le singole notizie reperite e intro- fare una precisazione: mentre l’analisi Lo Studio Senese dalla “Migratio” bolognese dotte fino all’anno 1400 sono oltre 300 sul materiale edito è stata portata a alla fondazione della “Domus Sapientiae” e permettono di operare un parziale compimento, spingendosi fino al XVI (1321-1408), «Bullettino Senese di Storia Patria», 57 (1950), p. 3-54; L’Università di inquadramento prosopografico di secolo, l’indagine sull’inedito è stata Siena: 750 anni di storia, Milano, Amilcare un’ottantina di personaggi (docenti e provvisoriamente interrotta all’anno Pizzi, 1991; PAOLO NARDI, L’insegnamento su- non); per molti di loro si può assiste- 1400, a causa della strordinaria consi- periore a Siena nei secoli XI-XIV, Milano, re con assoluta certezza e dovizia di stenza dei dati raccolti in un solo an- Giuffrè, 1996. particolari al fenomeno cui preceden- no di lavoro. In conseguenza di ciò, 2 Vedi in proposito Chartularium Studii Se- temente abbiamo fatto riferimento, e questa seconda tranche della ricerca nensis, p. 560-563; PAOLO NARDI, Dalle origi- cioè ad un più o meno disinvolto pas- offre un risultato numericamente ni al 1357, in L’Università di Siena, p. 9-26, p. 22; PETER DENLEY, Dal 1357 alla caduta saggio dall’ambito della politica a maggiore: le schede prosopografiche della Repubblica, in L’Università di Siena, p. quello dell’insegnamento universita- sono infatti ben 139, e si riferiscono a 27-44, p. 27. rio e viceversa. 38 docenti in diritto canonico, 51 in 3 Tale fenomeno, per il XV secolo, era già Successivamente l’indagine si è diritto civile, 39 in medicina, 6 in teo- stato evidenziato da DENLEY, Dal 1357 alla spostata sull’altra serie archivistica logia e 20 in arti. Si devono inoltre te- caduta della Repubblica, p. 33. 4 (anch’essa conservata nell’Archivio nere presenti i 4 docenti di cui non Ibidem. 5 GIOVANNI MINNUCCI-LAJOS KOSUTA, Lo Stu- di stato di Siena) contenente i registri sappiamo la materia, i 15 in utroque dio di Siena nei secoli XIV-XVI. Documenti e dell’entrata e uscita della Repubblica iure, i 2 in medicina e arti, mentre notizie biografiche, Milano, Giuffrè, 1989. di Siena, detti della Biccherna, ove uno è addirittura insegnante in tre di- 6 ARCHIVIO DI STATO DI SIENA (ASS), Concisto- sono reperibili importantissime noti- verse discipline (medicina, teologia ro, n. 8-218. zie sui pagamenti effettuati dal gover- ed arti). 7 Per quanto riguarda la magistratura dei Sa- no senese ai docenti dello Studio. Ta- Il panorama complessivo, ma anco- vi o Riformatori dello Studio con il quale il le tipo di fonte riveste, quindi, come è ra ben lungi dal potersi dire definiti- Comune esercitava il controllo sullo Stu- dium e le ‘condotte’ stipulate con i docenti facile intuire, un ruolo fondamentale vo, è di 262 schede prosografiche, vedi DENLEY, Dal 1357 alla caduta della Re- per un’accurata indagine prosopogra- senza contare le informazioni relative pubblica, p. 30-32. fica come quella in oggetto, consen- ad una pletora di personaggi, per lo 8 ASS, Biccherna, n. 236-247. tendo di potere eseguire dei riscontri più doctores o medici affiliati in vari 9 PRUNAI, Lo Studio Senese dalla “Migratio” incrociati con i dati presenti nelle al- modi al Comune di Siena, di cui non è bolognese. tre serie del Concistoro e del Consi- stato possibile fino ad oggi trovare un glio generale e verificare, così, la rea- inquadramento adeguato nel pro- le incidenza e presenza dei professori gramma di ricerca. nello Studium Senense negli anni pre- Certo è che l’esito di tale lavoro, si in esame. necessariamente in fieri, ha confer- L’Europa degli studenti in mostra. Sino ad oggi sono stati sottoposti mato in pieno la bontà e la validità de- Bologna, Oratorio della vita, 4-14 ad indagine 11 registri della Biccher- gli intenti del progetto iniziale, evi- maggio 2000 na riguardanti un periodo compreso denziando quali siano le potenzialità tra il 1357 e il 13688, con risultati che ancora inespresse per un’analisi più Il primo numero degli «Annali di sto- finora concordano sostanzialmente approfondita delle vicende dello Stu- ria delle università italiane» edito nel con quelli offertici dal datato, ma an- dio senese. L’auspicio è quindi che ta- 1997 e dedicato nella sezione mono- cora valido studio di Giulio Prunai le progetto non rimanga un episodio grafica all’Università bolognese, con- sull’Università senese9. isolato, ma possa invece avere un se- teneva un inserto tutto fotografico in- Il risultato della ricerca – schede guito nel tempo che permetta così di titolato Immagini di studenti seguito su materiale edito ed inedito – è di arricchire in maniera esponenziale il alle pp. 276-277 dalla nota che annun- 122 profili relativi ad altrettanti do- patrimonio storico-culturale non solo ciava per l’anno 2000 la nascita del- centi per il periodo che va dal 1240 al dell’Università di Siena, ma dell’inte- l’archivio-biblioteca e museo per la 1357, di cui 24 in medicina, 25 in dirit- ro mondo universitario italiano. storia degli studenti europei. Tre anni to canonico, 2 in diritto civile e 54 in saranno apparsi insufficienti per un arti. Ricordiamo doverosamente che PAOLO BROGINI progetto che si presentava sterminato tale compendio risulta approssimati- nelle sue ambiziose dimensioni topo- vo: si tenga presente, infatti, che di grafiche e cronologiche; libri, cimeli un paio di docenti non è chiara la ma- Note e documenti, donazioni e lasciti erano teria di insegnamento, mentre altri ri- però affluiti fin dal 1988 quando alcu- sultano titolari di più discipline (6 in 1 La totalità (o quasi) della documentazione ni fatti del risonante anno centenario, utroque iure, 4 in medicina ed arti, 1 relativa allo Studio senese anteriore al 1357 condivisi dalle università firmatarie è pubblicata nel Chartularium Studii Senen- in istituzioni ed arti, 2 di teologia ed della Magna Charta, ebbero conse- sis (1240-1357), a cura di GIOVANNI CECCHINI- arti). GIULIO PRUNAI, Siena, R. Università, 1942. Ri- guenze istituzionali. Per quanto riguarda, invece, il pe- ferimenti prosopografici dei docenti dell’Ate- La risposta attesa da offerenti ge- riodo successivo (1357-1500), occorre neo sono presenti anche in GIULIO PRUNAI, nerosi ed esigenti non poteva essere 236 Notiziario solo l’assunzione di responsabilità in- tiche trascrizioni diplomatiche e pa- apparso su «La Repubblica» nel feb- ventariali e conservative, pur obbliga- leografiche con un’impresa sussidiata braio 1994. Con il titolo Gli studenti torie, doveva piuttosto corrispondere dall’Accademia bertlinese delle scien- soli vi si leggeva il rammarico per l’i- ad una esigenza di conoscenza e stu- ze e guidata da Gian Paolo Brizzi e i nesistenza nelle nostre università – la dio nei confronti di materiali studen- suoi collaboratori. Un primo volume situazione è diversa nel mondo anglo- teschi allora negletti dalla storiografia bilingue – italiano e tedesco – edito sassone e tedesco – di forme associa- universitaria. Negligenza dipendente nel 1999 comprende la trascrizione di tive che si propongano l’esclusiva, in- dalla rarità e dispersione di quei do- un codice matricolare per gli anni dipendente ed autonoma tutela degli cumenti difficili poi da riconoscere e 1573-1602 e 1707-1727 non considera- interessi, e della stessa condizione privi di categorie descrittive. to negli studi di Friedländer e Mala- studentesca, accrescendone il potere L’esercizio di catalogazione ha per- gola. Dal mercato antiquario – i cime- contrattuale da esercitarsi nei limiti messo di individuare tipologie ed ap- li più antichi hanno spesso questa concordati e definiti. La mostra ha da- partenenze, ha rilevato la parentela esclusiva provenienza, quelli recenti to solo un cenno del lavoro da com- delle testimonianze prodotte dagli e del secolo scorso sono giunti e si in- piersi che cercherà di leggere ed in- studenti europei consentendo l’allesti- crementano con donazioni e lasciti di terpretare, nei documenti raccolti e mento di una mostra che, nei temi e enti, associazioni, privati benemeriti – sottratti alla dispersione, le funzioni, contenuti, riconosce il fondamentale proviene l’ordinanza per gli studenti ruoli ed espressioni delle comunità contributo dato dagli studenti alla co- di Coimbra emessa dal re del Porto- studentesche e delle loro associazio- struzione della casa europea. gallo nel 1539 esposta accanto al fa- ni, studiate nei tempi lunghi di una Accolta nell’Oratorio della Vita, la stoso volume dell’Ackermann sulla prospettiva storiografica. mostra presentava, con documenti di storia dei collegi d’istruzione nel Re- Fin dalle origini e alla pari di ogni ogni secolo e provenienza, le due ani- gno Unito. I collegi, universi pedago- gruppo sociale con una forte identità me dello studente universitario ten- gici esclusivi, luoghi di formazione e consapevolezza di sé, le comunità tandone un ritratto unitario. del ceto nobiliare poi anche borghe- studentesche adottarono regole di L’anima istituzionale, nota e conso- se, erano ben rappresentati con statu- condotta per l’ammissione di ogni lidata, comprendeva le testimonianze ti e modalità di apprendimento anche nuovo membro, regole e giuramenti della formazione scientifica e intellet- raffigurandoli nelle architetture e con trascritti in codici manoscritti e diffu- tuale con le quali le università hanno antiche fotografie di collegiali ed isti- si più tardi nei testi stampati. La mo- contribuito e contribuiscono a model- tutori. Si è dato cenno del significato stra esponeva un raro libretto che de- lare la società: statuti e matricole uni- da attibuirsi alle dispense litografi- scrive il rito della deposizione con la versitarie e di collegi, diplomi di lau- che: ricavate da fedeli trascrizioni ste- procedura cui lo studente matricola rea, corredi didattici e dispense, tesi nografiche, certificano tecniche e mo- doveva sottomettersi per rendersi de- di laurea. di pedagogici. gno della richiesta ammissione uni- L’anima seconda, assai meno nota Il patrimonio e riconosciuto bene versitaria e corporativa. Si tratta di un e a torto ritenuta subalterna, rappre- culturale delle tesi di laurea era rap- ‘rito di passaggio’ che richiedeva la sentata da documenti prodotti dagli presentato da una benemerita colle- simbolica rimozione della natura feri- studenti medesimi, comprendeva in- zione torinese – ultimo dono giunto al na attribuita allo studente matricola: segne, fotografie, distintivi, berretti, museo – archivio, la tesi di Paolo Bo- corna, vello, artigli. Il rito diventerà il manifesti, quadri e stampe, caricatu- selli. La sezione istituzionale si chiu- processo matricolare dei tempi a noi re, periodici ed opuscoli di satira, te- deva con alcuni stupendi e miniati di- più vicini ancora praticato presso al- sti teatrali e statuti di associazioni: fe- plomi di laurea del sec. XVI. Esami e cune corporazioni tedesche e fiam- nomeni tutti ai quali va riconosciuto diplomi introducono nella società oc- minghe con licenze moderate da re- un significato autoeducativo e che cidentale un principio rivoluzionario: golamenti universitari. concorrono a formare un’identità stu- la promozione sociale attraverso il L’ammissione, attraverso il rito as- dentesca altrimenti solo anagrafica. merito. Lo studio si affianca alla no- solto, del nuovo studente, comporta- Si darà qui solo un elenco molto biltà e al sacerdozio come terzo pila- va l’accettazione di regole di compor- sommario dei cimeli più ragguarde- stro della società. Il diploma è viatico tamento osservate nel rispetto delle voli delle due sezioni – una terza che per l’ingresso del laureato nel mondo gerarchie interne, fondate sull’anzia- riguardava la presenza femminile nel- delle professioni e degli impieghi an- nità e vissute nello spirito di solidale le università troverà più solida rap- che se recentemente si è discussa fraternità della comunità goliardica. presentanza nelle sale del museo. l’opportunità di conservarne il valore Ritroveremo questa cornice rituale e L’età medievale figurava nei codici legale. Le rituali formule auliche e il comunitaria, quindi rassicurante, in – statuti e matricole – della ‘Nazione’ decoro miniato degli antichi diplomi tutti i fenomeni, diversi e molteplici, tedesca, potente e numerosa corpora- ne attestano il nobilitante valore an- del mondo studentesco europeo. Fe- zione che riuniva in Bologna studenti che ostensivo. nomeni ai quali può riferirsi il motto provenienti dall’area culturale germa- scelto ad insegna del rito della depo- nica fin dal secolo XIII. L’intero fondo Servirà da prologo alla sezione se- sizione: Ludicra dum simulant specta- documentario è oggetto di nuove cri- conda un articolo di Luigi Berlinguer cula, seria tractant anche se, come si 237 Notiziario

è visto nella mostra e si leggerà alla scorso attive quasi solo nelle universi- conflitti, Bologna, CLUEB, 1999; La fine di queste paginette, gli studenti tà anglosassoni, ancor oggi il fooot- matricola / Die matrikel 1573-1602, sanno compiere azioni serissime e ball americano è praticato a livello 1707-1727, a cura di MARIA LUISA AC- gravide di futuro. agonistico ad Harvard, Yale, Prince- CORSI con la coll. di CLAUDIA ZONTA, La società medievale degli studen- ton – è stato segnalato con alcuni og- Bologna, CLUEB, 1999 (Natio germa- ti, tumultuosa e gelosa delle sue pre- getti e cimeli relativi alle regate che si nica Bononiae, I). rogative, è stata rappresentata da una disputano tra le Università di Oxford La mostra e il museo che apre le magnifica edizione dell’opera di Fran- e Cambridge. prime sezioni espositive nell’autunno çois Villon, studente e licenziato della Testi teatrali, poetici, musicali cer- 2000, sono iniziative promosse dall’U- Sorbona. Villon è figura emblematica tificano poi che le comunità studente- niversità di Bologna e dal Centro inte- della condizione studentesca fatta sche sono state sempre da Carmina runiversitario per la storia delle uni- non solo di eccessi malandrini, ma di Burana a Campana, a Pasolini, un vi- versità italiane; hanno ottenuto ade- occhi vigili e pronti a cogliere l’aspet- vaio per le arti e per le lettere. sioni e collaborazioni da università e to comico della realtà e di una lingua La gioventù studiosa è poi una associazioni di laureati e studenti eu- condita di crudezze e buffonerie dot- sterminata confraternita, un lievito ropei. Nelle condizioni opportune e te. Si ritrova una vena altrettanto fan- sociale che si nutre di ideali ai quali con il necessario sostegno e risorse, tasiosa, a distanza di secoli, nell’opera vuole obbedire nel sacrificio o nella la mostra potrà diventare itinerante e di Heine, studente a Gottinga. La fe- ribellione. La mostra ha quindi avuto toccare le capitali della cultura uni- sta e baldoria degli studenti parigini il suo termine ideale nei documenti versitaria europea. che nel ballo Des Quatre Arts gareg- dell’Associazione internazionale stu- giavano nel denudarsi cantando: dentesca Corda Fratres che, sorta sul MARCO BORTOLOTTI «Pour être heureux / il faut être heu- finire dello scorso secolo, ha divulga- reux / tous les deux» è accennata to ideali di pace universale, e nella nella mostra da alcuni manifesti otto- coccarda tricolore ideata dagli stu- centeschi nei quali si legge il valore denti Giambattista De Rolandis e Lui- documentario e la straordinaria quali- gi Zamboni condannati alla pena capi- PATRIZIA MOSCATELLI, Tesori in tà persuasiva dei documenti prodotti tale per aver promosso nel 1794 in mostra dalla cultura giovanile universitaria. Bologna papalina il primo moto giaco- Ben rappresentato l’ottocentesco bino e risorgimentale. Quasi tre secoli di storia raccontati at- armamentario cerimoniale degli stu- traverso i cimeli più preziosi: questo denti europei, con i suoi berretti, in- La mostra descritta è stata prece- il tema della mostra I tesori della Bi- segne, distintivi, pipe, boccali e spade duta negli anni da alcune iniziative blioteca dal ’700 al 2000 inauguratasi per il duello rituale degli studenti te- editoriali anche catalografiche dei il 7 aprile presso la Biblioteca Univer- deschi. Oggetti e simboli con qualità materiali studenteschi acquisiti. Si ci- sitaria e aperta fino al 22 luglio. metaforiche che non avevano per loro tano le più significative: Il percorso espositivo si apre con destinazione la parete o la vetrina di Studenti e università degli studenti una sezione introduttiva sulla storia un museo, erano fatti per essere usati a Bologna dal XII al XIX secolo, a cu- della biblioteca, dalla fondazione lega- in determinate circostanze anche ra di GIAN PAOLO BRIZZI-ANTONIO IVAN ta alla nascita dell’Istituto delle scien- temporali; lo studente che indossava PINI, Bologna, Istituto per la storia ze, all’attuale Universitaria; tra i docu- quelle insegne viveva dentro un siste- dell’Università di Bologna, 1988; Sto- menti proposti si segnalano l’Instru- ma di relazioni e di contesti vitali che rie della goliardia bolognese dall’orba- mentum donationis del conte Luigi vanno pazientemente interrogati ed ce alla contestazione, a cura di GABRIE- Ferdinando Marsili, che fondò l’Istitu- interpretati. LE BOSCHETTI, Bologna, Tamari, 1988; to nel 1712, i cataloghi manoscritti La presenza della figura dello stu- Libri in collegio. Jean Jacobs e il colle- dei grandi lasciti settecenteschi, an- dente nella letteratura, nell’arte, la gio dei fiamminghi in Bologna tra pas- cor oggi assai utili agli studiosi, e ma- sua ‘fisiologia’, che ha ispirato roman- sato e presente, (in coll. con l’Universi- teriali che solo da qualche decennio zi e narratori, commediografi, dall’A- tà di Utrecht, il Collegio dei fiammin- appartengono alla storia: come i volu- riosto con Gli studenti fino a Camasio ghi e il Dipartimento della cultura mi del catalogo ottocentesco del bi- e Oxilia con Addio giovinezza, è stata della città di Bruxelles), Bologna- bliotecario Andrea Caronti, in uso fi- ben rappresentata nella mostra e me- Bruxelles, 1995; Gaudeamus igitur. no al 1968. glio lo sarà nel museo imminente, Studenti e goliardia, 1888-1923, Bolo- Ci riportano all’atmosfera d’altri dalla tavola litografica del Delacroix gna, University Press, 1995; Studenti tempi anche oggetti comuni, come il ricavata dal Faust di Goethe che mo- e goliardia - Student fraternities, Bolo- vecchio carrello per il trasporto dei li- stra Mefistofele nella taverna con gli gna, University Press, 1997 (edito per bri e i bei fermalibri in stile liberty. studenti; il contributo determinante il millenario della città di Trond- La distanza tra la realtà di ieri e di che gli studenti hanno dato alle rego- heim); ALDO A. MOLA, Corda Fratres. oggi è evidenziata dalle fotografie dei le e alla diffusione delle pratiche Storia di un associazione internazio- nuovi locali, inaugurati ufficialmente sportive – ora universali, nel secolo nale studentesca nell’età dei grandi proprio in occasione di questa mo- 238 Notiziario

1. Bartolomeo Da San Concordio, Summa de casibus conscientiae seu Summa Pisanella, sec. XV (B. U. B., ms. 227 c. 2r).

stra: le fotografie della torre libraria, venti di rito armeno, e didascalie sia giando, nella descrizione bibliografi- dove la movimentazione del materiale in armeno che in turco. ca, la ricerca della provenienza, che è è completamente informatizzata – co- A Giovanni Geraci e a Lucia Cri- stata infatti individuata per la massi- me tutto l’iter del libro, dall’acquisi- scuolo è stata affidata la descrizione ma parte dei pezzi esposti: così il zione alla distribuzione – ben docu- di alcuni papiri tratti dalla bella colle- viaggio del visitatore alla scoperta dei mentano la evoluzione delle strutture zione pubblicata per la prima volta da tesori della Biblioteca diventa anche e dei metodi che ha accompagnato la Orsolina Montevecchi nel 1953; gli una sommaria ricognizione di fondi continuità delle funzioni istituzionali studi condotti dalla Montevecchi e da noti e donazioni meno celebri. di conservazione e di pubblica let- Geraci nel 1970, e le successive sco- Molti preziosi codici giunsero alla tura. perte della Criscuolo e Willy Clarys- Biblioteca dopo le soppressioni con- L’esposizione dei ‘tesori’ nella sug- se nel 1992 hanno portato alla ricom- ventuali operate dal governo napoleo- gestiva cornice dell’Aula Magna si posizione di numerosi frammenti. La nico nel 1797 e dallo Stato italiano nel apre con i cimeli d’interesse geografi- collezione, che conta oggi 58 pezzi, è 1866; il fondo conventuale più ricco è co, tra i quali risalta la Tabula coro- interessante anche per la grande va- senz’altro quello del SS. Salvatore dal graphica armenica (Rot. 24), di gran- rietà dei testi, che spaziano dalla lette- quale proviene, insieme a manoscritti dissime dimensioni, e quindi rara- ratura e dalla magia alle testimonian- miniati di rara bellezza, anche il più mente esposta: fatta eseguire dal ze di vita quotidiana, come contratti e antico codice della Biblioteca, il Lat- Marsili, non è solo una carta geogra- distinte di tasse. tanzio membranaceo del VI secolo in fica, ma anche uno straordinario com- All’esposizione dei manoscritti e scrittura onciale. pendio di storia, con le indicazioni di delle stampe di pregio si è scelto di Meritatamente famoso per la ric- tutti i Patriarcati, Arcivescovati e con- dare un ordine cronologico, privile- chissima decorazione è il quattrocen- 239 Notiziario tesco Canon medicinae di Avicenna ne e alla riproduzione dal vero di vengono solo da lasciti settecente- (ms. 2197), in ebraico, appartenuto al piante ed animali, testimoniata dalle schi; al 1834 risale l’acquisizione di 16 convento di S. Domenico: unico, tra bellissime Tavole di piante, fiori e volumi di opere di Marcello Malpighi gli oltre cento manoscritti che tra- frutti (vol. IX) e dagli Animali diversi (ms. 2805), fortunosamente ritrovati mandano le versioni ebraiche del Ca- miniati. da Gaetano Atti a Crevalcore; nel none, a conservare la traduzione Il livello qualitativo delle opere ci 1954 la donazione di Vincenzo Oteri completa di tutti i cinque libri di cui ricorda che per Aldrovandi lavoraro- portò alla biblioteca una raccolta di l’opera si compone. no, tra gli altri, Giovanni Neri, Cristo- opere di medicina e il bellissimo Er- Una suggestione particolare si foro Coriolano, Jacopo e Francesco bario, che contiene 392 esemplari di sprigiona sempre dai libri d’ore, rac- Ligozzi, Lorenzo Benini, Cornelio piante tipiche della flora dell’Italia colte di preghiere ad uso privato, ge- Schwindt. meridionale, qui esposto per la prima neralmente eseguiti per una commit- Accanto ai volumi risaltano due volta. tenza di raffinata cultura, per la quale belle matrici xilografiche in legno di In particolare negli ultimi decenni l’incontro con il sacro è anche con- pero: la Biblioteca conserva l’intera del ’900 un’attenta politica di acquisi- templazione della bellezza. Due gli raccolta, di 3454 pezzi, destinati ad il- zioni ha arricchito l’Universitaria di esemplari esposti, entrambi quattro- lustrare le opere a stampa dello stu- interessanti manoscritti legati alla sto- centeschi: l’Officium proveniente dal dioso; data la deperibilità delle matri- ria della città: i dodici volumi di lette- SS. Salvatore, certamente scritto per ci, una così vasta collezione è vera- re di Benedetto XIV (ms. 4330 e una dama e decorato in stile franco- mente rarissima. 4331), delle quali la Biblioteca ha cu- fiammingo dal maestro di Guillebert Al museo costituito in pieno ’600 rato anche l’utile regesto, e gli auto- di Metz (ms. 1138) e l’Officium appar- dal marchese Ferdinando Cospi l’Uni- grafi di Carducci (Aut., III, 27) e Pa- tenuto a Benedetto XIV, attribuito ad versitaria deve uno dei suoi più famo- scoli, (Aut., IV, 371-2), autorevoli pro- un anonimo “Maestro dei libri di pre- si cimeli: il Calendario messicano o fessori dello Studio, che si aggiungo- ghiere” di ambiente fiammingo (ms. Codex Cospi, uno dei 15 manoscritti no alla già ricca raccolta di autografi 1140). del Messico precolombiano soprav- dell’Universitaria. La miniatura impreziosisce anche vissuti alle distruzioni conseguenti al- A proposito di autografi celebri, gli esordi della stampa e contribuisce la conquista spagnola, qui esposto in- meritano una rapida segnalazione tre a creare oggetti straordinari per la sieme alla riproduzione facsimilare, edizioni antiche, rese particolarmen- perfetta fusione di tecniche antiche e che permette al visitatore di ammira- te preziose da firme illustri: l’Assertio nuovissime: infatti, se la disposizione re entrambi i lati delle venti tavole septem sacramentorum aduersus Mar- del testo, la presenza della decorazio- che lo compongono. tinum Lutherum, difesa dei sacramen- ne miniata e l’uso frequente della per- Il fascino di luoghi remoti si spri- ti cattolici fatta da Enrico VIII, con gamena rendono gli incunaboli appa- giona dai manoscritti del Marsili, ani- l’autografo del sovrano e le sue armi rentemente simili ai manoscritti, l’in- mato da una instancabile curiosità impresse nella legatura (Raro C 4), la troduzione dei caratteri mobili fa di per la storia, l’ambiente e gli usi delle prima edizione del Dialogo galileiano essi un mezzo rivoluzionario di comu- regioni attraversate durante le cam- (Raro C 67), con dedica dell’autore a nicazione. pagne militari: turchi acconciati in va- Fortunio Liceti, professore dello Stu- La nascita del libro a stampa è se- rie foggie campeggiano nei fogli dio bolognese, ed infine l’esemplare gnata, nell’iter espositivo, dalla cele- oblunghi del Catalogo dei turbanti del Maometto con dedica di Voltaire a bre Bibbia di Magonza e da altri incu- (ms. 3359), mentre variopinti cavalie- papa Benedetto XIV (Raro B 8). naboli particolarmente pregevoli e ra- ri ci osservano dalle tavole del De La rassegna dei tesori si conclude ri: ad esempio la Guida degli smarriti, Turcarum vestitu (ms. Marsili 119). con uno spazio dedicato ai fondi spe- una delle primissime edizioni ebrai- Ai codici orientali di provenienza ciali: la raccolta di giornali, la raccolta che, stampata a Roma tra il 1473 e il marsiliana, in turco, arabo e persiano, bibliografica della guerra delle nazio- 1475. la mostra dedica una sezione curata ni, il deposito degli atti dell’Accade- La mostra concede ampio spazio dal professor Maurizio Pistoso del Di- mia delle scienze e la sezione musi- ad Ulisse Aldrovandi e alla sua libre- partimento di studi linguistici e orien- cale. ria, nella quale numerose opere tali. Si tratta di collezioni uniche, parti- scientifiche, particolarmente prege- Questa sezione prosegue nel Mu- colarmente interessanti per la rarità voli per apparato iconografico, convi- seo Marsili, dove sono stati esposti al- dei materiali, delle quali è offerta al vono con testi classici. cuni tra i cimeli più preziosi, come la visitatore una brevissima sintesi, che Del naturalista bolognese si è do- grande carta dell’assedio di Buda, er- affianca immagini assai diverse: alle cumentata sia la prodigiosa ed instan- roneamente nota come Mappa turca gustose vignette del satirico Le Perro- cabile opera di classificazione del sa- dell’assedio di Vienna (Rot. 14) e l’edi- quet, che uscì dal 1876 al 1915, al bel pere, attraverso il primo degli 84 vo- zione russa dello Stato militare del- foglio di gusto liberty La matricola in lumi del Pandechion (ms. Aldrovandi l’Imperio Ottomanno pubblicata a S. aeroplano, ricordo della festa delle 105, vol. A-AER), che la più moderna Pietroburgo nel 1737. matricole del 1909, sono accostate le attività scientifica, tesa all’osservazio- I tesori dell’Universitaria non pro- dolorose incisioni della Danza maca- 240 Notiziario bra europea di Alberto Marini e i fogli Giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali di Antonio De Viti De Marco che mo- di propaganda austriaca del 1917; vi- successori e al Regime Fascista, di osserva- tivò la sua richiesta di pensionamento cino ai solenni Sermones dell’Accade- re lealmente lo Statuto e le altre leggi dello anticipato nel 1931 proprio con il giu- mia delle scienze di S. Pietroburgo, Stato, di osservare l’ufficio di insegnante e ramento imposto, di Giuseppe Anto- uno dei cimeli del Deposito dell’Acca- adempiere a tutti i doveri accademici col nio Borgese, che all’atto della richie- proposito di formare cittadini operosi, pro- sta si trovava all’estero e che poi ab- demia bolognese, troviamo, tra le va- bi e devoti alla patria e al Regime Fascista. rie opere tratte dal fondo musicale, la Giuro che non appartengo né apparterrò bandonò la cattedra per non giurare. malinconica lettera autografa di Ma- ad associazioni o partiti, la cui attività, Completa il quadro una scelta della rianna Martinez, che informa il Meta- non si concili con i doveri del mio ufficio. produzione scientifica di Ignazio Bru- stasio della morte del celebre cantan- (Art. 18 del R.D.L. 28 agosto 1931 n. nelli, libero docente di diritto costitu- te Carlo Broschi, detto il Farinello, 1227) zionale nell’Università di Ferrara che amico assai caro al poeta. abbandonò l’insegnamento nel 1926, Dodici professori ordinari trovaro- In questa occasione l’Aula Magna per non prestare già il primo giura- no la forza di non giurare. Pochi in ospita anche il prototipo della mostra mento alla monarchia e che, riam- termini statistici: solo l’uno per cento. virtuale realizzata dalla Clueb, che messo a Bologna all’insegnamento Furono uomini diversi tra di loro per permette agli utenti di sfogliare on li- universitario dopo la Liberazione, de- competenze scientifiche e anche per ne, dalle quattro postazioni disponibi- dicava il suo ultimo libro Un dittatore fedi religiose: lo storico Gaetano De fallito ed i suoi complici (Bologna li, i bellissimi materiali esposti; men- Sanctis era un cattolico molto osser- 1952): «Alla memoria dei giovani av- tre il prototipo mette a disposizione vante, il chirurgo Bartolo Nigrisoli un vocati ferraresi Giulio Piazzi, Ugo Te- del pubblico solo un repertorio d’im- libero pensatore. Il rifiuto del giura- glio, Mario Zanatta già miei discepoli magini, nel futuro sito Internet saran- mento comportava la decadenza dalla nell’Università di Ferrara, fucilati uni- no disponibili anche notizie bibliogra- cattedra universitaria: per tutti signifi- tamente ad altri nove innocenti ostag- fiche e la scelta sarà più vasta, perché cava l’emarginazione, per molti anche gi all’alba del 15 novembre 1943 da- comprenderà opere conservate nelle la miseria per le loro famiglie.1 vanti al Castello Estense». biblioteche di diversi Dipartimenti Fermiamo la nostra attenzione sui Il visitatore si confronta con una universitari. dodici che non giurarono. Dove tro- scelta significativa di opere della cul- L’accesso via Internet a parti im- varono la forza non per un atto mo- tura italiana del Novecento che va portanti di grandi raccolte librarie bo- mentaneo di eroismo, ma per lottare dall’orientalistica alla matematica, dal- lognesi sottolinea la volontà della Bi- per anni contro quello che sembrava la chimica alla medicina legale, dalla blioteca Universitaria e dell’Universi- un destino ineluttabile per l’Italia? Un chirurgia alla storia della filosofia, tà di sfruttare le nuove tecnologie per dato comune emerge da molte testi- dall’economia al diritto, senza che sia- offrire agli studiosi strumenti di lavo- monianza biografiche: non si sentiro- no presenti gli scritti di Croce e di ro sempre più aggiornati, ma anche no di giurare perché questo contra- Gentile. Croce non era professore l’intento di spalancare – virtualmente! stava con la morale implicita alla pra- universitario e, quando il giuramento – le porte del sapere, per suscitare tica scientifica, morale alla quale non fu imposto anche ai membri delle ac- l’interesse di coloro che abitualmente avevano giurato, ma che vollero cademie, si dimise. Gentile fu uno dei non frequentano, o non hanno mai ugualmente rispettare. massimi responsabili del giuramento, frequentato, né aule universitarie né L’esposizione presenta le opere che egli volle per mettere i suoi nu- sale di pubblica lettura. principali dei dodici professori che merosi colleghi, firmatari del manife- dissero no al giuramento fascista, sto Croce, di fronte alla scelta di an- PATRIZIA MOSCATELLI conservate nelle raccolte della Biblio- darsene dall’Università o di tacere teca Ariostea. Altri volumi si trovano per sempre. nelle biblioteche universitarie ferrare- La mostra è stata progettata da Lui- si, in particolare in quella del Diparti- gi Pepe in occasione di un incontro di mento di scienze giuridiche. Una ri- studio sull’opposizione dei professori Novecento da salvare. Libri dei cerca sistematica potrebbe aprire universitari al giuramento fascista, professori universitari che dissero squarci interessanti sulla cultura promosso dal Circolo Condorcet di no al fascismo scientifica e letteraria a Ferrara nel Ferrara. Mostra bibliografica Novecento: i cataloghi informatizzati Ferrara, Biblioteca Ariostea mancano ancora per varie biblioteche LUIGI PEPE Sala Ariosto: 1 giugno-15 agosto 2000 e sono incompleti anche per la stessa Biblioteca Ariostea. Nel 1931 venne chiesto ai mille e due- Abbiamo inserito nella mostra le Nota cento professori universitari di ruolo opere di Francesco Saverio Nitti, Ar- (e ai molti professori incaricati) un turo Labriola e Gaetano Salvemini 1 HELMUT GOETZ, Il giuramento rifiutato. I giuramento di fedeltà al fascismo. La che avevano lasciato l’Italia e l’inse- docenti universitari e il regime fascista, Mila- formula del giuramento era la se- gnamento universitario per la loro op- no, La Nuova Italia, 2000, (ed. originale guente: posizione al fascismo negli anni Venti, 1993, trad. di L. Melissari). 241 Notiziario

Elenco delle opere esposte scritti dal 1900 al 1915, a cura di Au- – Programma analitico del corso di gusto Torre, Milano, Feltrinelli, 1963. diritto costituzionale (Università di Francesco Saverio Nitti (1868-1953), – Dalla guerra mondiale alla dittatu- Ferrara), Padova, Editrice Univer- Università di Napoli, economista ra (1916-1925), a cura di Carlo Pi- sitaria, 1922. schedda, Milano Feltrinelli, 1964. – Programma analitico del corso di – Il socialismo cattolico seconda edi- – Scritti sul fascismo vol. II, a cura di diritto ecclesiatico (Università di zione, Torino-Roma, Roux, 1891. Nino Valeri e Alberto Merola, Mila- Ferrara), Padova, Editrice Univer- – Essai sur les variations du taux de no, Feltrinelli, 1966. sitaria, 1923. l’escompte, Paris, Larose, 1899. – Scritti sulla scuola, a cura di Lam- – Un dittatore fallito e i suoi complici, – Il bilancio dello Stato dal 1862 al berto Borghi e Beniamino Finoc- con una lettera all’autore del prof. 1896-97, Napoli, Società Anonima chiaro, Milano, Feltrinelli, 1966. A. C. Jemolo, Bologna, Tipografia Cooperativa Tipografica, 1900. – Preludio alla seconda guerra mon- Compositori, 1952. – La decadenza dell’Europa. Le vie diale, a cura di Augusto Torre, Mi- della ricostruzione, Firenze, Bem- lano, Feltrinelli, 1967. porad, 1922. – Carteggi I 1895-1911, Milano, Fel- Antonio De Viti De Marco (1858- – L’Europa senza pace, Firenze, Bem- trinelli, 1968. 1943), Università di Roma, economi- porad, 1922. – L’Italia vista dall’America vol. I e sta – Meditazioni dell’esilio, Napoli, Edi- II, a cura di Enzo Tagliacozzo, Mi- zioni Scientifiche Italiane, 1947. lano, Feltrinelli, 1969. – La guerra europea, scritti e discorsi, – Stato e Chiesa in Italia, a cura di Roma, Edizione dell’Unità, 1918. Elio Conti, Milano, Feltrinelli, 1969. – La funzione della banca, introduzio- Arturo Labriola (1873-1959), Univer- – La politica estera italiana dal 1871 ne di Giannino Parravicini, Torino, sità di Napoli, economia politica al 1915, a cura di Augusto Torre, Utet Libreria, 1990. Milano, Feltrinelli, 1970. – Teoria del valore di C. Marx, Mila- – La dignità cavalleresca nel Comune no-Palermo, Sandron, 1899. di Firenze e altri scritti, a cura di Giorgio Levi Della Vida (1886-1967), – Storia di dieci anni (1899-1909), Ernesto Sestan, Milano, Feltrinelli, Università di Roma, orientalista Milano, Il Viandante, 1910. 1972. – Rincaro e capitalismo, lezione tenu- – Scritti sul fascismo III, a cura di Ro- – Aneddoti e svaghi arabi e non arabi, ta all’Università di Napoli il 6 Mar- berto Vivarelli, Milano, Feltrinelli, Milano-Napoli, Ricciardi, 1959. zo 1911, Napoli, Società Editrice 1974. Partenopea, s.d. – Scritti vari (1900-1957), Milano, – Le due politiche: fascismo e riformi- Feltrinelli, 1978. Gaetano De Sanctis (1879-1957), smo, Napoli, Morano, 1924. Università di Roma, storia antica – Decadenza della civiltà, Roma, Edi- trice Faro, 1947. Ignazio Brunelli, Università Libera di – Storia dei Greci dalle origini alla fi- – Negazione, appunti sul problema Ferrara, L. 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nuova edizione con le aggiunte del- Bartolo Nigrisoli (1858-1948), Uni- – Storia della critica d’arte seconda l’autore, premessa di Silvio Accame versità di Bologna, chirurgo edizione, Firenze, Edizioni U, 1948. con documenti inediti, Firenze, La – Per la libertà della fantasia creatri- Nuova Italia, 1975. –Romano Pasi, I Nigrisoli, Ravenna, ce, s.l., Associazione Italiana per la – La guerra sociale, opera inedita a Lapucci, 1986. Libertà della cultura, 1952. cura di Leandro Polverini, Firenze, – La via dell’Impressionismo da Ma- La Nuova Italia, 1976. net a Cézanne, introduzione di Nel- Mario Carrara (1866-1937), Univer- lo Ponente, Torino, Einaudi, 1970. sità di Torino, antropologia – Pittura contemporanea, Milano, Ernesto Bonaiuti (1881-1946), Uni- Hoepli, s.d. versità di Roma, storia delle religioni –Ivan Bloch, La vita sessuale dei no- stri tempi nei suoi rapporti con la – Francesco d’Assisi, Roma, Formig- civiltà moderna, traduzione italiana Giorgio Errera (1860-1933), Univer- gini, 1925. di Mario Carrara con l’aggiunta di sità di Pavia, chimica – San Paolo, Roma, Formiggini, tre capitoli originali di Cesare Lom- 1925. broso, Torino, Società Tipografico- – Trattato di chimica organica, Paler- – Gesù il Cristo, Roma, Formiggini, Editrice Nazionale, 1911. mo, Sandron, 1922, voll. 2. 1926. – Manuale di medicina legale, Tori- – Trattato di chimica inorganica, Ter- – Lutero e la Riforma in Germania, no, Unione tipografico-editrice tori- za edizione, Palermo, Sandron, Bologna, Zanichelli, 1926. nese, 1937-1940, voll. 2. 1922. – Pascal, Milano, Edizioni Athena, 1927. – Pietre miliari nella storia del Cri- Francesco Ruffini (1863-1934), Uni- Fabio Luzzatto (1886-1954), Scuola stianesimo, Modena, Guanda, 1935. versità di Torino, diritto ecclesiastico Sup. di agricoltura - Milano, giurista – Gesù disse…, Roma, Guanda, 1938. – Pio XII, Roma, Universale Editrice, – La rappresentanza giuridica delle – Vincenzo Dandolo, Giuseppe Com- 1946. parrocchie, Torino, Unione tipogra- pagnoni e ‘les hommes nouveaux’, – Lettere di Ernesto Bonaiuti ad Artu- fico-editrice, 1896. estratto dalla Nuova Rivista Stori- ro Carlo Jemolo, 1921-1941, a cu- – L’Actio Spolii, studio storico-giuridi- ca,anno XXI fasc. I,1937. ra di Carlo Fantappiè, Roma, Pub- co, Torino, Bocca, 1899. blicazioni degli Archivi di Stato, – La giovinezza del Conte di Cavour, 1997. saggi storici secondo lettere e docu- Piero Martinetti (1860-1943), Uni- menti inediti parte I-II, Torino, versità di Milano, storia della filosofia Bocca, 1912. Vito Volterra (1860-1940), Università – L’insegnamento di Mazzini, Milano, – Rodolfo Eucken, la visione della vita di Roma, matematico Treves, 1917. nei grandi pensatori, traduzione di – Diritti di libertà, Torino, Piero Go- Piero Martinetti, Milano, Bocca, – Sul flusso di energia meccanica, Pi- betti editore, 1926. s.d. sa, Tipografia Pieraccini, 1899. – La vita religiosa di Alessandro Man- – Il vangelo, con introduzione e note – Sui tentativi di applicazione delle zoni parte I e II, Bari, Laterza, di Piero Martinetti, Modena, Guan- matematiche alle scienze biologiche 1931. da, 1936. e sociali, Roma, Tip. Pallotta, 1901. – Studi sui Riformatori italiani, a cu- – Gesù Cristo e il Cristianesimo con – Saggi scientifici, Bologna, Zanichel- ra di Arnaldo Bertola, Luigi Firpo, aggiunta di ragione e fede, Milano, li, 1920, ristampa anastatica a cura Edoardo Ruffini, Torino, Ramella, Denti, 1949, voll. 2. di Raffaella Simili, Bologna, Zani- 1955. – La libertà, prefazione di Giacomo chelli, 1990. – Relazioni tra Stato e Chiesa, linea- Zanga, Torino, Boringhieri, 1965. – Vito Volterra e il suo tempo (1860- menti storici e sistematici, a cura di – Kant, nuova edizione a cura di Ma- 1940), catalogo a cura di Giovanni Francesco Margiotta Broglio, Bolo- rio Dal Pra, Milano, Feltrinelli, Paoloni, Roma, Accademia Nazio- gna, Il Mulino, 1974. 1968. nale dei Lincei, 1990.

Lionello Venturi (1885-1961), Univer- Giuseppe Antonio Borgese (1882- Edoardo Ruffini (1901-1983), Univer- sità di Torino, storia dell’arte 1952), Università di Milano, estetica sità di Perugia, diritto ecclesiastico – La critica e l’arte di Leonardo da – La nuova Germania, Torino, Boc- – La ragione dei più. Ricerche sulla Vinci, Bologna, Zanichelli, 1919. ca, 1909. storia del principio maggioritario, – Pittori moderni, Firenze, Edizioni – Guerra di redenzione, Milano, Ravà, Bologna, Il Mulino, 1977. U, 1946. 1915. 243 Notiziario

– Storia della critica romantica in – Tempo di edificare, Milano, Treves, lano, Treves, 1934. Italia, Milano, Treves, 1920. 1923. – La tragedia di Mayerling, storia di – Studi di letterature moderne, Mila- – La vita e il libro, Bologna, Zani- Rodolfo d’Austria e di Mary Vetzera no, Treves, 1920. chelli, 1923-1928-1927, voll. 3. illustrata nelle persone e nei luoghi, – Rubè, Milano, Treves, 1921. – Poetica dell’Unità, cinque saggi, Mi- Milano, Mondadori, 1935.

244 TESI

ANUSCHKA DE COSTER, La posizio- Collegi dei dottori, ricercando le dis- quinto del totale e spesso solo uno su ne dei docenti non-cittadini nello posizioni nei confronti dei forenses, da dieci o addirittura su venti. La presen- Studio di Bologna (fine secolo XIV- queste fonti chiaramente differenziati za dei pochi non italiani fu concentra- inizio secolo XVI). Tesi di laurea in dai cives bononienses. I dati trovati so- ta tra gli anni venti e l’inizio degli anni storia presso la Facoltà di Lettere no stati paragonati con i documenti trenta del Quattrocento e intorno al- e Filosofia dell’Università di Gent redatti nella concreta amministrazio- l’anno 1500. Molti insegnarono solo ne dello Studio. Essenziali sono stati i alcuni anni subito dopo il dottorato e (Belgio), a.a. 1998-99. t. I, p. 221, t. rotuli, confrontati con le altre fonti occuparono esclusivamente le catte- II, p. 91. Relatrice: Hilde De Rid- dell’interessante archivio dei Refor- dre straordinarie, alcuni arrivarono der-Symoens. matores studii: le ‘appuntazioni’ e i anche alle cattedre ordinarie. Solo ‘quartironi degli stipendi’. Un’altra per i docenti che, grazie alla loro fa- In questa tesi di laurea si è analizzata fonte importante è rappresentata dai ma, vennero ad insegnare su invito la posizione dei docenti stranieri nella libri segreti dei Collegi dei dottori do- del Comune, non era necessario esse- Facoltà di diritto dello Studio di Bolo- ve, accanto ai rapporti degli esami, si re dottorati a Bologna. Pochi docenti gna tra la fine del XIV e l’inizio del trovano varie disposizioni e resoconti insegnarono per più di cinque anni al- XVI secolo. Benché nella storiografia di conflitti fra i Collegi e altri docenti lo Studio. dello Studio di Bologna i pochi pro- o studenti. Si è cercato di capire quali fossero fessori stranieri nominati vengano Sulla base dei rotuli è stato realiz- le origini della preferenza dei bolo- spesso indicati come segni della pro- zato un database dei professori stra- gnesi nella scelta dei docenti. Esse si sperità dello Studio, viene prestata nieri nominati ufficialmente a Bolo- trovano in parte nella storia duecen- poca attenzione alla loro condizione gna fra gli anni 1370 – anno al quale tesca della città. Nel periodo in cui lo di stranieri, ai loro interessi, ai loro risale il primo rotulo (ricostruito) – e Studio di Bologna subì la concorren- diritti e alle loro carriere. Inizialmen- il 1520. Questo terminus ad quem ha za degli altri Studi sviluppandosi nel te in questa tesi ci si è chiesti perché permesso di prendere in considera- resto della penisola, la volontà di con- ad un’università che ha sempre attira- zione eventuali effetti dei cambi am- servare lo Studio nella città ha pro- to una popolazione studentesca di ca- ministrativi del periodo 1506-1512. In mosso la preferenza di cittadini bolo- rattere internazionale, insegnassero base alle loro carriere e alle cattedre gnesi. Essenziale sembra la salita al in proporzione pochi stranieri. È stata che occupavano, i docenti sono stati potere dei guelfi, che, per garantirsi il effettuata una ricerca generale sull’at- divisi in varie categorie: gli studenti- controllo dello Studio cittadino, so- teggiamento del Comune, delle Uni- docenti, i docenti straordinari, gli or- stennero alcuni dottori bolognesi fe- versitates e dei Collegia doctorum nei dinari e gli ordinari più famosi. Molta deli che cercarono di accertarsi del confronti degli stranieri, prendendo attenzione è stata prestata ai numero- monopolio degli esami. Questi forma- in considerazione l’intero corpo acca- si studenti-docenti e in primo luogo rono nel corso del secolo XIV dei Col- demico straniero presente nella Fa- alle lecture universitatis. La maggior legi a numero chiuso, l’affiliazione ai coltà di giurisprudenza: studenti-do- parte dei ‘docenti’ stranieri erano stu- quali era riservata a membri di fami- centi, rettori e dottori. Innanzitutto è denti-docenti, oltramontani e citra- glie aristocratiche bolognesi e assolu- necessario chiarire che con il termine montani. Solo alcuni di questi studen- tamente esclusa agli stranieri. Nel se- ‘straniero’ sono state indicate tutte le ti riuscirono ad insegnare allo Studio colo XIV, benché le cause fossero in persone che non erano di origine bo- anche dopo il dottorato. I docenti dot- parte scomparse, Comune e Collegi lognese. torati non bolognesi, quasi tutti di ori- continuarono a difendere fortemente Sono state analizzate le fonti nor- gine italiana, costituivano una mino- i monopoli dei dottori cittadini. mative, gli statuti e altre disposizioni ranza molto piccola fra i docenti nello La perdita del potere da parte delle del Comune, delle Universitates e dei Studio bolognese, erano meno di un Universitates sembra aver avuto un’in- 245 Notiziario fluenza negativa sulla situazione dei Collegi dei dottori bolognesi. Nei loro stare il monopolio delle élite locali. È docenti stranieri a Bologna. Negli an- statuti questi avevano esplicitamente ciò che probabilmente provarono a fa- ni trenta del secolo XV il Comune vietato agli stranieri e a tutti coloro re anche alcuni cardinal-legati a Bolo- abolì il diritto studentesco di nomina- che non facessero parte dei Collegi, gna che intervennero attivamente re fino a quattro docenti all’anno, i di esaminare o concedere agli studen- nella vita dello Studio, cercando di quali secondo gli statuti delle Univer- ti titoli dottorali né di tenere le lezioni nominare un numero maggiore di sitates dovevano essere di preferenza fondamentali, perlomeno quelle ordi- stranieri. Questo aveva in parte lo stranieri. Quest’abolizione ebbe come narie mattutine. I conflitti fra Comune scopo di aumentare la fama dello Stu- conseguenza la diminuzione della e Collegi sulla nomina degli stranieri, dio, ma altresì tendeva ad aumentare quantità dei docenti stranieri, soprat- svoltisi negli anni fra il 1456 e il 1460, il controllo papale sullo Studio a sca- tutto dei non italiani. Agli studenti ri- dimostrano come il Comune cercò di pito di quello cittadino. Questo spiega mase solo il diritto di nominare sei rompere i monopoli dei Collegi. Que- la grande resistenza opposta dal Co- studenti-docenti all’anno per insegna- sto periodo si è mostrato di estrema mune e, soprattutto dai Collegi, nei re le lecture universitatis. Anche sulla importanza per la situazione dei do- confronti dei docenti stranieri spesso nomina di questi salariati dal Comune centi non cittadini. Il Comune nomi- appunto nominati dai cardinal-legati. la città si assunse sempre più potere nò, con il forte sostegno del cardinal- Uno studio comparativo dell’in- decisionale. legato, alcuni ‘bolognesi nuovi’ come fluenza della situazione politica locale Gli statuti comunali negano l’esi- docenti ordinari per le lezioni del sulla posizione dei docenti in varie stenza di docenti stranieri e di conse- mattino. I Collegi, non riconoscendo città universitarie risulta necessario. guenza anche un loro diritto alle cat- questi docenti come cittadini bolo- La ricerca qui descritta sarà estesa tedre salariate. Era stabilito, invece, gnesi, si opposero ostinatamente e agli Studi di Padova e Siena. un numero fisso minimo di docenti ebbero la meglio. Dopo il 1460 nessu- cittadini che dovevano essere nomi- no straniero o ‘bolognese nuovo’ ven- ANUSCHKA DE COSTER nati ogni anno e le lezioni ordinarie ne più nominato ad insegnare nei cor- mattutine venivano esplicitamente ri- si ordinari mattutini. È probabile che servate a questi. Tuttavia ogni anno per compensare questa ‘perdita’ il co- un numero limitato di docenti stranie- mune abbia istituito il titolo di doctor ri, spesso famosi, fu nominato. Que- eminens forensis – sul quale rimango- VITTORIA CALABRÒ, Università e in- sto mostra l’ambiguità della politica no ancora molte domande –, che do- segnamento del diritto in Sicilia del Comune: ‘negli interessi dello vette garantire la nomina di almeno (1767-1876). Tesi di dottorato in Studio’ i dottori bolognesi erano for- due giuristi stranieri per le lezioni or- storia del diritto, delle istituzioni e temente preferiti, ma proprio per fa- dinarie serali. della cultura giuridica medievale, vorire la fama dello Studio, il Comune I tentativi da parte del Comune di moderna e contemporanea (XI ci- non poté fare altro che nominare al- assumersi il controllo completo sulla clo), a.a. 1998-99. cuni docenti che con la loro reputa- nomina dei docenti, senza dover te- zione avrebbero attirato numerosi ner conto degli statuti dei Collegi, av- La scrupolosa indagine avviata dalla studenti. Per convincere i dottori fa- vennero troppo tardi. Grazie ai loro Calabrò si colloca nell’alveo di un filo- mosi ad insegnare a Bologna e a ri- forti legami, appunto con il Comune, ne di studi sulla storia delle università manere nella città per un periodo più il potere dei Collegi era ormai conso- che nell’ultimo decennio sta riportan- lungo venivano dati loro dei privilegi, lidato. Soprattutto il confronto con al- do equilibrio all’interno di un panora- soprattutto finanziari. Tuttavia la tre città universitarie, dove i Collegi ma storiografico ancora sbilanciato a maggior parte dei docenti rimase per dei dottori sembrano essere stati me- favore delle ricerche sugli Studia di pochi anni, ad alcuni dottori preferiti no chiusi, accentua l’estrema impor- età medievale e moderna, risponden- veniva concessa la cittadinanza per le- tanza della situazione politica locale. do all’esigenza, da più parti avvertita, garli alla città e all’aristocrazia locale. Bologna, benché facesse parte dello di analisi e di lavori di ricerca metodi- Una decina di dottori, quasi tutti di Stato della Chiesa, era nel Quattro- camente indirizzati a ricostruire la origine italiana, ricevette la cittadi- cento in pratica una piccola città-stato storia degli atenei di età contempora- nanza nel corso del periodo preso in dove la classe politica, l’aristocrazia nea e, con essa, dei percorsi di forma- esame e molti di loro ebbero una lun- cittadina e la élite universitaria erano zione dei ceti dirigenti tra antico regi- ga carriera nella città, magari inter- costituite dalle stesse famiglie e ave- me e i grandi mutamenti istituzionali rotta da brevi soggiorni in altre città vano gli stessi interessi. In altre città dell’Ottocento. universitarie. A questi docenti ordina- universitarie invece, le quali spesso Il crescente interesse verso questi ri, ai loro privilegi, alle loro carriere e facevano parte di stati più grandi, gli temi sta, così, alimentando una copio- ai loro discendenti è stata prestata, interessi dello Stato intero non sem- sa letteratura che vede in prima fila nel corso di questa tesi, molta atten- pre corrispondevano con quelli locali. gli storici del diritto e delle istituzioni, zione. La nomina di docenti e esaminatori impegnati a ricomporre, mediante lo Questo favorire alcuni stranieri e stranieri sembra essere stato un mez- studio delle strutture culturali, e in ‘bolognesi nuovi’ non era gradito dai zo col quale lo Stato cercò di contra- particolare delle facoltà giuridiche at- 246 Notiziario tive in Italia tra Sette e Ottocento, non apporti dalla documentazione indivi- versitaria ‘italiana’, orientata a distin- solo le linee essenziali delle scelte di duata nel fondo censito, la prima par- guere tra università di primo e di se- ‘politica universitaria’ effettuate dai te della ricerca ricostruisce innanzi- condo grado. sovrani degli Antichi Stati e in seguito tutto la politica dell’istruzione che i La seconda parte del lavoro, inizial- dallo Stato unitario, ma anche il ben Borbone perseguono in Sicilia tra Set- mente riservata all’analisi dell’inse- più complesso quadro delle interfe- te e Ottocento – quindi tra riformi- gnamento del diritto negli atenei sici- renze tra articolazione della didattica smo ‘illuminista’ e ‘stagione costitu- liani di età borbonica, mette a fuoco, universitaria e della formazione giuri- zionale’, e poi tra Restaurazione e Ri- con il conforto del consistente mate- dico-professionale e apporti che l’élite voluzione – all’insegna di un progetto riale archivistico censito, una situa- ‘prodotta’ da quelle facoltà di diritto sempre più organico di laicizzazione zione non dissimile da quella che ca- riesce a dare sia alla costruzione e ri- e di accentramento degli studi, del ratterizzava le facoltà giuridiche della organizzazione dell’apparato statale, tutto coerente con gli obiettivi di con- maggior parte degli stati preunitari: sia alla nascita e allo sviluppo di una centrazione politico-amministrativa e struttura organizzativa e ordinamenti scienza giuridica capace di inserirsi, a culminato proprio nell’istituzione, nel didattici sorpassati, inadeguati ad as- seconda delle diverse discipline, in 1817, della Commissione di pubblica solvere alle mutate esigenze di forma- un ampio contesto europeo. istruzione ed educazione. All’interno zione del ‘giurista-pratico’, incapaci di Lo studio della Calabrò – seguen- di questo quadro trovano posto le vi- inserirsi e di introdurre il ‘giurista- do, ma in parte ampliando i confini cende relative ai tre atenei siciliani, teorico’ nel complesso e ben più am- dell’originario progetto di ricerca, le ma anche le dinamiche culturali che pio dibattito scientifico che andava cui linee di fondo sono state da lei il- l’isola esprime dentro e fuori le istitu- maturando in Europa. lustrate nel primo numero di questa zioni pubbliche direttamente control- Semmai ad accentuare l’inadegua- rivista1 – muove dall’esame del fondo late dal governo borbonico. tezza della formazione professionale Commissione Pubblica Istruzione ed Di particolare interesse, e forse conseguita nelle facoltà di diritto sici- Educazione (1817-1865), custodito meritevoli di più ampio approfondi- liane e, quindi, l’esigenza di rinnova- presso l’Archivio di stato di Palermo, mento, sono le pagine dedicate alle mento degli studi giuridici sarà l’acce- che raccoglie un eterogeneo materia- implicazioni che, in misura diversa, lerazione impressa, in Sicilia come a le documentario ricco di informazioni vedono coinvolti i tre centri universi- Napoli, e prima che altrove, dall’intro- sull’intera vicenda dell’istruzione pub- tari siciliani, i loro docenti e i loro stu- duzione del Codice per lo Regno delle blica in Sicilia. L’attenzione è stata qui denti, nei moti del 1848. Un coinvolgi- Due Sicilie, che sostituendo al preesi- rivolta alla documentazione riguar- mento che, almeno alla luce dei prov- stente sistema di diritto comune il dante le tre università siciliane (di Pa- vedimenti repressivi assunti, dopo il nuovo diritto codificato, esigeva dal lermo, Catania e Messina), e in parti- loro fallimento, dalla restaurata mo- giurista un compito diverso, una pre- colare l’insegnamento del diritto nelle narchia borbonica, sembra notevole, parazione non più primariamente for- facoltà di giurisprudenza, concentran- ma che potrebbe essere utilmente in- giata al calore del diritto romano-giu- dosi tuttavia sulla Facoltà giuridica dagato non solo nella sua dimensione stinianeo. A differenza che nello Stu- dell’Ateneo peloritano. Una scelta ‘esterna’ – gli atenei quali centri di dio napoletano, però, nelle facoltà giu- motivata, nata dall’esigenza di colma- propaganda sovversiva, di confluenza ridiche siciliane il riordino della didat- re quel vero e proprio ‘vuoto’ di docu- e diffusione delle idee liberali e anti- tica arriverà con ritardo e comunque mentazione archivistica sofferto dal- governative – ma cogliendone la va- «con tempi, soluzioni e modalità diffe- l’Università di Messina ed emblemati- lenza ‘endogena’ – gli atenei quali luo- renti» nei tre atenei. Trasformazioni e camente attestato dall’inesistenza di go, oltre che di formazione dell’élite modalità che la Calabrò non manca di un «Archivio storico di Ateneo», dis- che partecipa ai moti insurrezionali, illustrare adeguatamente, notando pe- perso non solo per le calamità natura- anche di maturazione di un pensiero raltro come le modifiche appaiano li- li e belliche, ma anche per l’incuria giuspolitico tradottosi (se e in che mi- mitate all’attivazione di nuove catte- degli uomini. Una scelta proficua se sura) nell’esperienza costituzionale dre, senza determinare innovazioni di ha permesso di realizzare un risultato siciliana legata alla rivoluzione del rilievo nei metodi di insegnamento, già in sé apprezzabile: la formazione ’48. insistentemente ancorati «ad un’idea di una corposa Appendice in cui la Ca- Gli sviluppi del sistema universita- formalistica del diritto romano», gui- labrò fornisce il regesto dei docu- rio siciliano sono seguiti fino al mo- da sicura per risolvere i molti dubbi menti contenuti nelle 22 buste del mento dell’annessione dell’isola al Re- sollevati dalla codificazione borboni- fondo Commissione P.I. riguardanti gno d’Italia, quando anch’esso ricadrà ca. Le procedure per il reclutamento l’Università peloritana, nonché la tra- sotto l’impero della normativa pie- dei docenti e il ruolo centrale riserva- scrizione integrale di quei documenti montese, cioè di quella legge Casati, to in materia alla Commissione P. I. «ritenuti di particolare interesse». estesa alla Sicilia qualche settimana contribuivano, del resto, ad assicura- Ripercorrendo meticolosamente le prima del plebiscito, che, assegnando re spazi e carriera solo a quei profes- tracce offerte dalla letteratura esi- un ruolo di maggior prestigio all’Ate- sori che seguivano metodi d’insegna- stente, ma anche attingendo, ove pos- neo palermitano, sembrava anticipare mento ‘tradizionali’, garanzia di stabi- sibile, elementi di confronto e nuovi nelle sue linee portanti la politica uni- lità e ordine (al pari della ‘pluricertifi- 247 Notiziario cata’ condotta politicamente irrepren- Stretto, la Calabrò dedica infine l’inte- ta presumibilmente incontro per «de- sibile), piuttosto che nuovi indirizzi ro ultimo capitolo del suo lavoro, affi- qualificazione e lenta autoestinzione» scientifici, sintomo poco rassicurante nando gli strumenti della ricerca, of- sarebbe stata scongiurata grazie al si- di anticonformismo, nella didattica frendo spunti di riflessione e indivi- nergismo delle istituzioni cittadine come nella vita. E quanto fosse pene- duando itinerari di approfondimento (Comune, Provincia e Camera di trante il controllo sulle idee politiche certamente percorribili. Come ad commercio) che con propri contributi del corpo docente svolto dalla Com- esempio quello delle scuole private di permetteranno il suo ‘pareggiamento’ missione P. I. si coglie oltretutto ana- diritto, un fenomeno finora poco do- ad università di primo grado. Un ‘ge- lizzando le sue competenze a proposi- cumentato in Sicilia e, quindi, poco sto d’orgoglio’ ripagato dal ruolo che, to dell’organizzazione dei corsi, ma studiato, a fronte dell’interesse che prima tra tutte, la Facoltà giuridica, soprattutto nella scelta dei libri di te- già da tempo la storiografia presta al- almeno fino alla tragica ‘cesura’ del sto e, di conseguenza, dei programmi le analoghe istituzioni attive in quegli 1908, sarebbe stata in grado di rita- di studio adottati. Al mancato ricono- stessi anni a Napoli, ma che merita di gliarsi grazie ad un corpo docente ‘lo- scimento della ‘libertà d’insegnamen- essere riguardato con attenzione sia cale’ di buon livello, discretamente in- to’ corrispondeva così il ferreo riaf- per il prestigio di cui godevano alcuni serito nei circuiti della scienza giuri- fermarsi della «visione accentrata e tra i fondatori di queste scuole, avvo- dica nazionale e affiancato, seppure verticistica condotta in materia di cati e professori universitari il cui no- per brevi periodi, da qualche profes- istruzione pubblica dalla monarchia me era noto anche ‘al di là del Faro’, sore ‘di fama’ (come Vittorio Ema- borbonica» contro ogni insidia di con- sia per il ruolo che esse avrebbero ri- nuele Orlando o Alfredo Ascoli), ma tagio del mondo accademico da «ten- coperto quali «centri di cultura alter- anche ‘di passaggio’, desideroso di la- denze culturali ‘politicamente perico- nativa a quella trasmessa dall’Univer- sciare al più presto la sede messinese lose’». Di particolare interesse ap- sità». paiono al riguardo i dati desunti – Un Ateneo, quello peloritano, foto- per ben più prestigiosi atenei. specie per l’Ateneo messinese – dalla grafato nelle sue continue crisi di fun- documentazione censita, che, sebbe- zionamento e, dopo l’Unità, nelle ripe- M. ANTONELLA COCCHIARA ne destinati ad una più meditata ri- tute ‘crisi di sopravvivenza’, compres- flessione, offrono già utili elementi so «in un disegno […] tendenzial- per delineare un quadro molto più mente volto a privilegiare l’Ateneo pa- Nota completo della cultura giuridica e del- lermitano» e di lì a poco relegato dal- 1 la formazione universitaria nell’isola. la legge Matteucci, insieme a Catania Cfr. VITTORIA CALABRÒ, Cultura giuridica e Università nell’Ottocento siciliano. Progetto Alle vicende dello Studio pelorita- e ad altre cinque sedi universitarie di ricerca per una tesi di dottorato in Storia no, dalla ‘rifondazione’ borbonica agli del Regno (Cagliari, Genova, Mode- del Diritto, delle Istituzioni e della Cultura sviluppi successivi all’Unità, alla sua na, Parma e Siena), al rango di uni- giuridica medievale, moderna e contempora- Facoltà giuridica e più in generale versità di seconda categoria. Eppure nea, «Annali di Storia delle università italia- agli studi di diritto nella città dello la temuta chiusura cui sarebbe anda- ne», 1 (1997), p. 282.

248 VARIA

EVGENIJ ROMANOVIC OLCHOVSKIJ, Che cosa propongono di nuovo gli Gli originali dei preziosi documenti Una storia universitaria lunga 275 Annali alla scienza, come sono strut- utilizzati sono custoditi nella filiale anni. turati, perché mai sono diventati non pietroburghese dell’Archivio dell’Ac- soltanto una pubblicazione innovativa cademia delle Scienze. A nostro pare- Con grande solennità e partecipazio- nell’ambito della letteratura post-rivo- re, questi frammenti (ovviamente in- ne di pubblico l’Università di San Pie- luzionaria, ma anche un argomento di sieme agli altri documenti archivistici troburgo ha celebrato, nel 1999, il suo primo piano nella disputa relativa alla rintracciati, ampiamente utilizzati nei 275° anniversario. Hanno smesso di data di nascita dell’Università di San saggi introduttivi e nelle cronache) ri- rumoreggiare, o quantomeno si sono Pietroburgo? solvono in maniera univoca e inconfu- attenuate, le semiscientifiche contese La voluminosa opera è stata divisa tabile la questione relativa alla data di sorte per negare fin l’ammissibilità dagli autori in tre parti: la prima com- nascita dell’Università di San Pietro- dell’idea, che qualcuno in Russia pos- prende il periodo che va dal 1724 al burgo, risalente al 1724, e allo svilup- sa rivendicare una situazione più anti- 1819, la seconda abbraccia gli anni po della sua storia, attuatosi quindi ca rispetto a quella dell’Università di 1819-1917, la terza interessa invece nell’arco di 275 anni. Mosca. Per i 275 anni del suo collega l’arco che va dal 1917 al 1999. Come Pur giudicando in maniera estre- pietroburghese ha dovuto rallegrarsi si vede, prendendo spunto dalla sto- mamente positiva il lavoro svolto dal perfino il rettore dell’Ateneo moscovi- ria dell’Università di Pietroburgo, la gruppo di collaboratori della filiale ta e non è mancato neppure, in propo- struttura dell’opera è stata corretta- pietroburghese dell’Archivio dell’Ac- sito, un decreto ufficiale del governo mente improntata sulla base di un cademia delle Scienze, sotto la guida della Federazione russa. principio cronologico, fortemente di G. A. Tiskin, Ju. D. Margolis, V. S. Un ruolo non trascurabile nel cam- “corretto” tenendo conto delle parti- Sobolev, M. S. Fajnstejn (gli innovati- biamento verificatosi all’interno del colarità dello sviluppo storico di que- vi risultati scientifici sono sotto gli oc- generale spiegamento di forze deve sta istituzione scientifica. A sua volta, chi di tutti), va comunque rimarcato essere attribuito alla pubblicazione di ogni parte è composta da un ampio che resta ancora da svolgere un’am- un importante volume, I 275 anni del- saggio storico, al cui interno spesso pia, profonda e puntuale ricerca, rela- l’Università statale di San Pietrobur- si trovano delle biografie (a volte trat- tivamente all’Università di Pietrobur- go. Annali 1724-1999. La prima carat- te da altri lavori) dei più illustri mem- go, nell’Archivio statale storico russo, teristica, che balza agli occhi ancor bri e docenti dell’Università. I testi nell’Archivio statale storico centrale prima dell’esame della struttura e del dei saggi riguardanti il primo secolo, di San Pietroburgo, nell’Archivio sta- contenuto del libro, è rappresentata il XVIII, e gli inizi del XIX sono stati tale centrale degli atti antichi di Mo- dall’elevato standard grafico. Si tratta scritti da G. A. Tiskin, quelli relativi al sca, nell’Archivio statale centrale di di un’edizione solenne, pomposa nel secondo – inizi del XX° – da I. L. Ti- San Pietroburgo e in altri depositi di senso migliore del termine, letteral- chonov, quelli sul terzo – XX° secolo documenti. Anche se il profilo di que- mente ornata di splendide illustrazio- – da G. L. Sobolev. Infine, al termine sta storia è ormai chiaro, ci attendono ni curate, nella stragrande maggio- di ogni sezione cronologica si trova comunque in proposito molte altre ranza dei casi, con estremo gusto. una Cronaca degli avvenimenti. scoperte. Per garantire l’uscita del volume, un G. A. Tiskin ha inoltre deciso di ag- La prima parte degli Annali dell’U- gruppo di storici numeroso e qualifi- giungere alcuni passi legati alla storia niversità di Pietroburgo suscita una cato ha lavorato sotto la guida del ret- della Scuola, istituita presso l’Accade- grande quantità di riflessioni. Nel te- tore dell’Università, l’accademico L. mia delle scienze nel periodo 1771- sto non soltanto vengono utilizzati i A. Verbickaja, e dei responsabili dei 1803 (cioè il periodo della storia del- materiali dei primi storici, dei ‘precur- diversi settori (G. A. Tiskin, I. L. Ti- l’Università di Pietroburgo oggetto, in sori’ che si sono occupati della storia chonov e G. L. Sobolev). passato, di maggiori contestazioni). universitaria nazionale: P. P. Pekar- 249 Notiziario skij, M. I. Suchomlinov, S. V. Rozdest- Negli Annali viene poi fatto, a no- Sono state utilizzate centinaia di fonti venskij, V. V. Grigor’ev ed altri. Essi stro avviso, un rilevante passo in diverse, di materiali, di lavori partico- hanno frugato minuziosamente e avanti negli studi legati alla figura di lari, di frammenti di memorie; nelle scrupolosamente nei depositi più dis- E. R. Daskova, leader non soltanto pagine del libro il lettore entra in con- parati, hanno raccolto e pubblicato dell’Accademia delle Scienze, ma an- tatto con una letteratura assai diffe- centinaia di documenti e di materiali che della scuola annessa all’Accade- renziata. Tutto questo viene attenta- diversi, e in tal modo hanno segnato mia stessa. Utilizzando un ampio mente rielaborato, ricostruito secon- il fattivo inizio della storia dell’Univer- spettro di fatti, G. A. Tiskin è riuscito do linee logiche al fine di raggiunge- sità di Pietroburgo. Oggi questo be- a dimostrare l’indissolubile legame re l’obiettivo primario, cioè la rico- nemerito compito viene proseguito esistente tra ginnasio accademico e struzione della biografia documenta- dal gruppo di autori costituitosi per la Università a Pietroburgo, intitolando ria dell’Università di Pietroburgo. stesura degli Annali. uno dei capitoli La benefattrice dell’U- Emergono quindi altre considera- Nelle pagine del libro l’atto istituti- niversità - Il ginnasio accademico nel zioni fondamentali. Dal momento che vo, nel 1724, da parte di Pietro I appa- XVIII secolo. l’edizione ha chiaramente connotati re non come un atto impositivo del Gli Annali rappresentano un ele- scientifici, anche l’elaborazione ar- grande riformatore, bensì piuttosto mento di rottura, in termini scientifi- cheografica dovrebbe, si suppone, ri- come il risultato legittimo di un atten- ci, anche in relazione all’evoluzione spettare gli stessi principi. Poiché si to lavoro preparatorio all’apertura del- pedagogica sia dell’Università di Pie- sa bene che, una volta ritornati all’ar- l’Università di Pietroburgo. Per circa troburgo, sia delle altre istituzioni chivio di origine, diventa difficile re- un quarto di secolo vennero studiate scientifiche, ad essa legate. È ovvio cuperare i documenti per dimostrare le esperienze straniere e grande at- che, nella definizione delle date-cardi- l’esattezza dei dati esposti, bisogne- tenzione fu riservata alle scuole, ai se- ne di qualsiasi Università, giocano un rebbe avere ben chiari, considerando minari e alle altre istituzioni che furo- ruolo di grande importanza gli atti le- l’unicità dei materiali citati nella pri- no in qualche modo propedeutici all’a- gislativi, i documenti ufficiali riguar- ma parte degli Annali, anche i criteri pertura dell’Ateneo. Con il massimo danti le trasformazioni strutturali, i di elaborazione archeografica. Pur te- impegno possibile si cercò di realizza- cambi di funzione, l’istituzione di ruo- nendo presenti le notevoli difficoltà re il triplice progetto di Pietro, che li, i programmi scientifici ecc. Negli che insorgono in merito alla realizza- prevedeva uno stretto contatto tra svi- Annali, oltre ad esaminare, attraverso zione e alla stampa dell’indice dei no- luppo scientifico e studi ginnasiali, a ricerche scrupolose, tali materiali, si mi in simili edizioni, non è comunque loro volta strutturati per preparare i fa un nuovo passo avanti. In maniera ammissibile, alla fine del XX secolo, quadri, destinati poi all’Università. a nostro parere assai corretta sul pia- pubblicare un lavoro di tale portata Grande significato, tanto per gli no scientifico, e sorretta da valide senza un adeguato indice. Ci sembra Annali che per la storia dell’Universi- motivazioni su quello pratico, si cerca poi che il sommario (Summary) do- tà di Pietroburgo, rivestono le sezioni anche di ricostruire le strutture vrebbe essere redatto non soltanto in della prima parte nelle quali, attraver- scientifiche di base di cui poteva dis- inglese, ma anche in russo. Non pro- so la ricomposizione di minutissimi porre l’istituzione. Uno dei capitoli prio scrupolosamente vengono rispet- tasselli, viene ricostruito il ruolo di della prima parte, ricca di molte e uti- tati, negli Annali, criteri unici di sele- M. V. Lomonosov, vero artefice del- li informazioni, desunte in gran parte zione dei fatti ed è infine evidente il l’Università di Pietroburgo e del gin- da fonti archivistiche, è così intitolato: diverso livello delle brevi biografie di nasio accademico. La vicenda è nota L’anima dell’Università. La Biblioteca allievi e docenti dell’Università di Pie- da tempo, ma soltanto oggi si pone della scuola accademica alla fine del troburgo, presentate nel testo. nel giusto rilievo quanto fu effettiva- XVIII secolo. In maniera analoga di- È difficile valutare il ruolo esercita- mente realizzato dal Lomonosov in ta- ventano oggetto di indagine le condi- to dal XIX secolo (per la precisione, li sedi (o, meglio, in quest’unica se- zioni di orti scientifici, laboratori, tea- quasi cento anni, dal 1819 al 1917) de). Tali eventi, per la prima volta ri- tri anatomici, gabinetti scientifici, mu- nella storia dell’Università di S. Pie- conosciuti ufficialmente in ambito sei ecc. Ovviamente, questi elementi troburgo. È sufficiente soffermarsi scientifico, anche se noti già da tem- strutturali nel corso dei secoli hanno soltanto sui dati relativi alla crescita po, non devono certo costituire un subito rilevanti cambiamenti, a parti- del numero di studenti. Negli anni terreno di competizione tra inutili cli- re dalle forme più semplici del XVIII 1820-1830 nell’Università della capita- ché stampati, che raccontano dove e secolo per terminare con quelle più le studiarono complessivamente tre, quando le cose andavano meglio, se complesse realizzate nel XX: essi, a quattro decine di persone. Nei primo- all’Università di Mosca o a quella di loro volta, si sono spesso rivelati ter- secondo decennio del XX secolo il nu- Pietroburgo. Un altro argomento, a reno fertile per l’elaborazione di rile- mero di studenti crebbe di cento vol- nostro parere, deve invece interessa- vanti scoperte scientifiche, destinate te. Questa situazione determinò la ri- re la ricerca scientifica: dove e come a cambiare i destini dell’umanità. chiesta di nuove possibilità di accesso si sono realizzati i principi generali Gli Annali dimostrano un livello all’insegnamento, di altre forme di co- metodologici, organizzativi, metodici elevato di cultura storica, di elabora- noscenza, di strutture tecniche e ma- e scientifici. zione archeografica e documentaria. teriali del tutto nuove. E molti di que- 250 Notiziario sti nuovi processi di crescita hanno versitario ha favorito il grande svilup- della storia, dell’economia politica trovato esposizione logica nelle pagi- po della scienza russa, che ha siste- fosse proibito ed eliminato». In realtà, ne degli Annali. Il gruppo di lavoro maticamente utilizzato l’apporto dei le cose andarono diversamente. Sola- guidato da I. L. Tichonov ha felice- quadri giovanili, come ha dimostrato mente nella facoltà giuridica furono mente risolto molti complessi proble- I. L. Tichonov. Con orgoglio, gli An- escluse le suddette materie (ciò viene mi, operando sulla base di un’ampia nali dimostrano che molti scienziati correttamente riportato a p. 116 del letteratura e usufruendo dell’espe- russi furono allievi dell’Università di testo di I. L. Tichonov). La filosofia e rienza accumulata dalle precedenti Pietroburgo, crebbero tra le sue mu- l’economia politica in pratica furono generazioni di storici dell’Università ra, nei suoi laboratori e nelle sue bi- retrocesse, ma la storia continuò ad di Pietroburgo. blioteche. essere insegnata come prima, e in mi- In maniera forzatamente sintetica, La seconda parte degli Annali non sura addirittura maggiore, nella facol- talvolta sommaria, sempre però dis- è comunque priva di errori, di formu- tà filosofica, anche se la facoltà stori- corsiva e chiara, viene ricostruito il lazioni sbagliate, di imprecisioni. Ap- co-filologica in base all’ustav del 1835 periodo coincidente con la ristruttura- pare fin troppo ridotta la descrizione per alcuni anni venne artificialmente zione dell’Università negli anni 1819- del processo di formazione delle denominata “Prima sezione della fa- 1830. Risulta inoltre apprezzabile la scuole pietroburghesi attive nel setto- coltà filosofica”. Nella facoltà giuridi- descrizione della situazione materiale re umanistico, la cui specificità non ca l’insegnamento della storia entrò e tecnologica dell’Università durante viene sufficientemente posta in risal- come parte integrante delle discipli- la prima metà del XIX secolo. Non ri- to. Stupisce inoltre la pressoché tota- ne, insegnate presso le quattro catte- scontriamo infatti, nelle pagine degli le mancanza, nelle pagine degli Anna- dre di tale facoltà. È difficile capire Annali, lo stereotipo, così comune al- li, di figure quali quella dell’accademi- quanto riportato negli Annali, a p. la nostra letteratura, legato al caratte- co A. S. Lappo-Danilevskij o del pro- 114: «Il risorto Istituto Pedagogico re reazionario dell’ustav (decreto) fessor A. Ja. Efimenko, oppure di cominciò a laureare candidati alle cat- universitario del 1835. Certamente, eventi quali i corsi femminili Bestu- tedre professorali». Risulta invece nessuno ne nega l’indirizzo comples- zevye. Nessun cenno all’attività divul- che l’Istituto Pedagogico stesse per sivamente conservatore e reaziona- gatrice dell’accademico S. F. Platonov. chiudere. E c’erano ‘cattedre profes- rio, ma negli Annali viene anche cor- Gli autori sono invece riusciti a dimo- sorali’? rettamente evidenziata la molteplicità strare il legame tra lo sviluppo della Il testo non è del tutto corretto di aspetti presenti nella riforma, non- scienza nell’Università pietroburghe- neppure a p. 103, per quanto riguarda ché la diversa influenza da esso eser- se del XIX secolo e l’Europa, l’influen- la storia dell’Università di Pietrobur- citata sulla successiva storia universi- za esercitata dai viaggi all’estero sulla go ricostruita nella cronaca di P. A. taria pietroburghese. Riuscite anche, preparazione dei docenti. Rimane in- Pletnev (1844). In effetti il Pletnev nel dal nostro punto di vista, appaiono la vece praticamente trascurato un altro 1838 aveva datato con precisione l’ini- descrizione e l’analisi della situazione aspetto del processo scientifico-peda- zio dell’Università di Pietroburgo nel generale dell’Ateneo nel periodo gogico, quello rappresentato dalle le- 1724. Agli inizi del 1840, divenuto ret- 1863-1844, nonché la valutazione de- zioni metodologiche e dai seminari tore dell’Ateneo, iniziò, “per conside- gli ustavy del 1865 e del 1884. pratici, che ebbero ampia diffusione razioni congiunturali”, ad assumere L’elenco dei singoli elementi può nell’Università di Pietroburgo duran- un atteggiamento ondivago per far ulteriormente crescere. Importanti ri- te il XIX secolo. piacere a Nicola I e propose di cele- sultano anche le linee generali di Risulta poi a volte eccessivo l’inten- brare con un atto solenne la data di azione. I. L. Tichonov è riuscito a di- zionale rifiuto di ogni forma di politi- nascita dell’Università di Pietroburgo mostrare, nelle pagine degli Annali, il cizzazione. Ad esempio, nella secon- l’8 febbraio 1819, data coincidente legame indissolubile esistente tra ri- da parte degli Annali non si fa addirit- con il giorno della firma, da parte di cerca, Accademia delle Scienze e in- tura menzione del ruolo dell’Ateneo Alessandro I, dell’ukaz di rifondazio- segnamento delle discipline scientifi- pietroburghese nella creazione dei ne dell’Università. che nell’Università di Pietroburgo du- partiti politici in Russia, nei congressi Notevoli anche gli ostacoli incon- rante il XIX secolo. Da un lato, risulta studenteschi clandestini prerivoluzio- trati dal gruppo di autori capeggiato chiaramente la profonda influenza nari. Insufficiente è anche il livello da G. L. Sobolev, responsabile della esercitata dallo sviluppo della scienza scientifico delle biografie di alcuni terza parte degli Annali. Si è rivelato per la creazione di scuole ed indirizzi professori, ad esempio P. A. Pletnev e infatti necessario acquisire una lette- di ricerca nell’Ateneo pietroburghe- N. I. Kostomarov: i loro profili sono ratura immensa, sconfinata, analizza- se, dall’altro si sottolinea l’azione di tratteggiati in maniera frettolosa e un re una quantità gigantesca di fonti ar- ‘iniziazione’ degli studenti al lavoro po’ superficiale. chivistiche. La maggior parte dei ma- scientifico attivo, si rimarca il loro Alcuni elementi degli Annali sono teriali d’archivio risultava composta ruolo accanto a quello di docenti, ai assolutamente sbagliati. Ad esempio, da testi noiosi, aridi rendiconti, corri- cui nomi sono spesso legate grandi le ultime notizie sull’ustav del 1835 spondenza d’affari ecc. È chiaro che scoperte scientifiche. Proprio tale im- (p. 115) presentano l’argomento co- la lingua e lo stile di questi documen- postazione del lavoro scientifico uni- me se «l’insegnamento della filosofia, ti, le loro diverse particolarità hanno 251 Notiziario forzatamente influenzato in alcuni sono poste in chiara evidenza negli collaboratori e gli studenti universita- punti la trattazione dei materiali, oltre Annali le frequenti trasformazioni, ri caduti, il compito di ricordarli spet- al fatto che il lavoro si è svolto in con- che hanno comportato un radicale ta ai materiali del Libro alla memoria dizioni di cronica mancanza di tempo. cambiamento dell’istruzione superio- dell’Università di San Pietroburgo. La terza parte degli Annali dell’U- re in Russia e nell’URSS, le penose ri- Grazie all’utilizzo delle fonti più niversità di Pietroburgo inizia con cerche di nuove forme di organizza- disparate, nei capitoli dedicati al pe- una dichiarazione di responsabilità: zione della scuola superiore e della riodo post-bellico, sulla falsariga della «Nella storia dell’Università di Pietro- scienza, le pesantissime perdite e pri- storia dell’Università di Leningrado- burgo l’anno 1917 diede inizio ad un vazioni subite, divenute poi fiore al- Pietroburgo si snoda la storia della momento di sconvolgimenti tempe- l’occhiello della pedagogia e della realizzazione della scuola superiore stosi e di prove difficili, di attese fidu- scienza nazionali in seguito alla mor- nella seconda metà del XX secolo, la ciose e di amare disillusioni. I docenti te in tragiche condizioni o all’arresto storia della scienza nazionale. È chia- dell’Università salutarono con entu- dei migliori docenti dell’Università di ro che G. L. Sobolev non si è prefisso siasmo la rivoluzione di febbraio, con- Pietrogrado-Leningrado. Attuato dal tale obiettivo in maniera premeditata, siderandola come una garanzia di potere sovietico con le migliori finali- ma il ruolo dell’Università di Lenin- progresso e di cultura, di generale tà di democratizzazione dell’istruzio- grado-Pietroburgo è talmente rilevan- miglioramento delle condizioni di la- ne superiore, il doloroso cambiamen- te, che gli Annali della nostra Univer- voro e di ricerca. Non condividendo, to contribuì a conferire alle facoltà e sità finiscono per tratteggiare in ma- nella loro maggioranza, i principi ispi- alle cattedre connotati assolutamente niera assolutamente logica e naturale ratori della radicale trasformazione nuovi, come dimostrato in maniera la trama dello sviluppo della scienza e della società, essi sperimentarono in precisa e adeguata da G. L. Sobolev dell’educazione in tutto il paese. Dalle maniera acutamente consapevole la (a onor del vero, in maniera forse un pagine degli Annali risultano felice- profonda contraddizione tra le neces- po’ troppo sommaria!). mente i nuovi indirizzi della scienza sità della crescita scientifica e cultura- Alcuni degli ‘zig-zag’ di pag. 286- contemporanea. G. L. Sobolev non le del paese e la loro concreta realiz- 287 non sono affatto chiari. Per la sto- trascura comunque di evidenziare an- zazione, sino ad allora frenata in ma- ria universitaria di Pietroburgo sareb- che i punti dolenti, le difficoltà di svi- niera autocratica, e pertanto offrirono be stato utile porre in evidenza il ten- luppo (non soltanto per quanto ri- immediatamente sostegno al nuovo tativo delle autorità sovietiche di smi- guarda l’Università di Pietroburgo, e potere» (p. 284). Il gruppo di lavoro nuire, se non di abolire completamen- non soltanto a causa delle macrosco- degli Annali espone subito le proprie te, una forma di lavoro scientifico im- piche carenze economiche, di cui sof- posizioni politiche e scientifiche, riba- portante come la lezione. Nello sfor- frono le istituzioni legate all’istruzio- disce il proprio rifiuto nei confronti zo di livellare ‘studiosi e studenti’ fu ne superiore nella Russia contempo- dell’artificioso conformismo, ora tan- attuato il tentativo di abrogare i livelli ranea). to di moda, verso i principi dell’auto- accademici e i conseguenti appellati- Valutando in generale la portata crazia, verso la denigrazione di ogni vi. Da cosa altro è costituito il famige- degli Annali dell’Università di Pietro- livello di rivoluzionarismo, ecc. G. L. rato ‘metodo di studio della brigata’ e burgo, va rimarcata la sua importan- Sobolev e i suoi colleghi hanno scelto il tristemente famoso ‘Piano-Dalton’? za anche sul piano etnografico, per la il più sicuro cammino di un moderato Con grande delicatezza sono rievo- storia e per la storia etnografica di praticismo, di un approccio articolato cati negli Annali dell’Università di Pietroburgo in particolare. È indub- e ponderato alla storia dei burrascosi Pietroburgo i terribili anni del terrore bio che, d’ora in avanti, gli Annali del- processi del XX secolo. Negli Annali staliniano e del periodo precedente la l’Università di Pietroburgo rientre- vengono tratteggiati in maniera obiet- Grande guerra patriottica (il capitolo ranno a buon diritto, in tale ambito, tiva e razionale i nuovi problemi e le è intelligentemente intitolato Lavoro negli elenchi delle opere più signifi- difficoltà emersi nell’estate e nell’au- creativo malgrado tutto). L’Università cative. tunno del 1917, alla vigilia della Rivo- di Leningrado ricevette un grande Risulta poi poco scrupolosa la me- luzione d’Ottobre. danno: furono letteralmente “massa- todica applicata alla raccolta, alla sele- Fruttuoso appare il tentativo di G. crate”, falciate via intere scuole e indi- zione ed alla definizione delle illustra- L. Sobolev di suddividere l’intero rizzi scientifici in omaggio alla con- zioni usate nel testo. Non ci sono in- complesso e contraddittorio periodo giuntura politica, alle infinite campa- fatti dati utili per desumere da dove 1917-1999 in sezioni cronologiche in- gne propagandistiche. I difficili anni sono tratte le riproduzioni o, nel caso terne. Si è riusciti a definire tali sezio- della Grande guerra patriottica non di documenti archivistici, le loro col- ni non soltanto tenendo conto della vengono rimossi dagli Annali, anzi: G. locazioni. Sovente non sono neppure cronologia storica generale del paese, L. Sobolev è riuscito a trasmettere datate. Ci sono indubbiamente casi in ma inquadrando anche i momenti si- l’atmosfera dominata dal forzato la- cui l’informazione è fornita in manie- gnificativi e cruciali proprio per la sto- voro creativo nei collettivi evacuati e ra completa ed esaustiva, ma spesso ria dell’Università di Pietrogrado-Le- l’ha così definita: L’Università abbattu- ciò non avviene e, di conseguenza, le ningrado-Pietroburgo. Ad esempio, ta. 1941-1945. Per quanto riguarda illustrazioni risultano disomogenee, relativamente al periodo 1917-1929 quanti partirono per il fronte bellico, i non uniformi. È importante, per la ri- 252 Notiziario cerca, conservare e rafforzare ogni nei confronti di quanti hanno collabo- Annali? Riusciranno a compiere un elemento, anche se minimo: l’espe- rato alla realizzazione di un’opera de- grosso passo avanti nella rielaborazio- rienza dimostra infatti che, quando cisamente particolare. ne dell’indagine storica? ciò viene omesso nell’edizione stam- Accanto a queste espressioni, va Il tempo a disposizione è poco: per pata, di lì a qualche decennio si perde però evidenziato anche un sentimen- arrivare pronti alla scadenza dei 300 la memoria sia degli inventari archivi- to di preoccupata responsabilità, di anni dell’Università di Pietroburgo è stici, sia delle poche informazioni che autentica inquietudine al pensiero di necessario iniziare sin d’ora, gettare a tutt’oggi si conservano. come i nostri discendenti potranno le basi di un progetto generale, defi- Queste dolenti riserve, che abbia- preparare ed organizzare i festeggia- nire le forme di organizzazione di ta- mo dimostrato attraverso diversi menti per i 300 anni dell’Università le proposta. Una simile impresa rap- esempi, non limitano comunque né pietroburghese. Dove indirizzeranno presenterà un apporto sostanziale, cambiano la più che lusinghiera valu- le loro forze? Saranno in grado (vo- da parte degli attuali vertici dell’Uni- tazione che ci sentiamo di assegnare gliamo tutti credere e sperare, che lo versità di Pietroburgo, alla rielabora- agli Annali dell’Università di San Pie- saranno!) di realizzare una nuova zione della storia di questa istituzio- troburgo. Dal contatto con questo vo- opera sulla storia dell’Università di ne. lume scaturisce una positiva sensa- Pietroburgo e quale forma sceglie- zione di novità e di sperimentazione, ranno? Faranno tesoro dell’esperien- E. R. OL’HOVSKIJ oltre ad un sentimento di gratitudine za del gruppo di autori degli odierni (Traduz. MARIA CECILIA GHETTI)

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Finito di stampare da Legoprint - Lavis (TN) Novembre 2000