Fondazione Centro Di Studi Storico-Letterari Natalino Sapegno
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SAGGI E RICERCHE 3 Fondazione Centro di studi storico-letterari Natalino Sapegno pozzi5.indd 1 21/11/14 19.25 pozzi5.indd 2 21/11/14 19.25 AI CONFINI DELLA LETTERATURA Atti della giornata in onore di Mario Pozzi Morgex, 4 maggio 2012 a cura di Jean-Louis Fournel, Rosanna Gorris Camos ed Enrico Mattioda Nino Aragno Editore pozzi5.indd 3 21/11/14 19.25 Pubblicazione della Fondazione “Centro di studi storico-letterari Natalino Sapegno - onlus” © 2014 Nino Aragno Editore sede legale via San Francesco d’Assisi, 22/bis – 10121 Torino sedi operative via San Calimero, 11 – 20122 Milano strada Santa Rosalia, 9 – 12038 Savigliano ufficio stampa tel. 02.72094703 – 02.34592395 e-mail: [email protected] sito internet: www.ninoaragnoeditore.it pozzi5.indd 4 21/11/14 19.25 INDICE Premessa vii Jean-Louis Fournel, Questione della lingua e lingue degli stati: lingua dell’impero, lingua dello stato e lingua imperiale 3 Elena Panciera, Il Bembo di Speroni. Una lettura dell’Orazione in morte del cardinale Pietro Bembo 19 Rosanna Gorris Camos, «Ho la barca alla riva»: l’Arrenopia o l’entre-deux, con una lettera inedita del Giraldi Cinthio 45 Carlo Vecce, In margine alla prima lettera di Andrea Corsali (Leonardo in India) 69 Valentina Martino, Per uno studio dell’Accademia Fiorentina. Gli Annali dell’Accademia degli Umidi, poi Fiorentina: il manoscritto B III 52 della Biblioteca Marucelliana di Firenze 85 Enrico Mattioda, Vasari in prosa e in poesia 107 Romain Descendre, Usages de l’argument empirique au début du XVI e siècle: «l’expérience» aux confins de la littérature 123 Noémie Castagné, Galileo inventore della prosa scientifica italiana? 137 Jean-Claude Zancarini, HyperMachiavel. Filologia digitale e traduzioni francesi del Principe nel Cinquecento 153 Bibliografia degli scritti di Mario Pozzi (1967-2012) 171 Indice dei nomi 187 pozzi5.indd 5 21/11/14 19.25 pozzi5.indd 6 21/11/14 19.25 PREMESSA Il 4 maggio 2012 abbiamo organizzato un incontro presso la Fondazione Natalino Sapegno di Morgex per festeggiare Mario Pozzi e riunire intorno a lui amici e allievi. Sapevamo bene che Mario non ama le miscellanee approntate per chi va in pensione e sapevamo altrettanto bene che i convegni organizzati per celebrare la carriera di uno studioso gli fanno l’impressione di una pietra tombale, come se lo studioso in questione avesse deposto ogni intenzione di continuare a stu- diare e a capire, cosa che lui non ha nessuna intenzione di fa- re. Eppure a noi faceva piacere incontrare Mario e riunire un gruppo di amici che con i suoi studi e la sua persona si è con- frontato per lungo tempo: insomma, volevamo dare una testi- monianza collettiva su un certo modo di concepire il lavoro, lo studio, l’esperienza umana e gli studia humanitatis in genere, al quale Mario ci ha guidati con un rapporto di amicizia invece che col piglio del maestro. Non a caso abbiamo usato la parola amici: Mario ha sempre avuto la convinzione che il confronto e una possibile discussione tra studiosi possano nascere solo se si stabiliscono una certa confidenza e un rapporto paritetico. Il suo atteggiamento non ha mai avuto le caratteristiche di un magistero, piuttosto quelle, appunto, di una discussione tra amici, anche quando gli interlocutori erano molto più giovani di lui. Ci siamo spesso chiesti se questo atteggiamento di mo- destia provenisse dalle sue esperienze precedenti alla docenza universitaria, da quando era maestro elementare nell’alessan- drino fino all’esperienza sindacale; lo stesso Mario ci ha anche pozzi5.indd 7 21/11/14 19.25 viii premessa confessato di aver a lungo pensato che queste occupazioni gli avessero fatto perdere molto tempo, salvo poi capire che erano state fondamentali nel dargli un quadro mentale nelle espe- rienze organizzative che un professore ordinario deve affron- tare e che gli hanno anche consentito di avere un approccio più concreto ai fatti letterari e culturali in genere. Una concre- tezza conquistata con il rimanere legato ai dati e il cercare di contestualizzare i testi con la loro situazione storica e politica: per lui la filologia è anche e soprattutto questo, non solo un esercizio di ricostruzione dei testi. Certo questo approccio ha avuto una lunga gestazione e altre esperienze hanno contribui- to a formarlo: basti pensare alla sua lunga permanenza come segretario di redazione del «Giornale storico della letteratura italiana», prima di diventarne uno dei direttori, e alla collabo- razione con Gianni Antonini in quel laboratorio che è stata la collana «La letteratura italiana. Storia e testi» della Ricciardi, per la quale ha preparato il primo volume dei Trattatisti del Cinquecento e i testi e il glossario degli Scopritori e viaggiatori del Cinquecento. Per lui, dopo alcune divagazioni ottocentesche, il Cinque- cento è rimasto il secolo d’elezione, anche perché ha sempre cercato di legare gli studi all’insegnamento: già la tesi di laurea concordata con Ettore Bonora verteva sulla letteratura artistica a Venezia nel Cinquecento e alla letteratura artistica è tornato negli ultimi anni, quando ha tenuto quell’insegnamento al Dams di Torino. Prima, la sua carriera accademica si era svol- ta nella Facoltà di Magistero, dove l’insegnamento non era soltanto di letteratura, ma di “Lingua e letteratura italiana”: e proprio alla storia della lingua, alle Discussioni linguistiche nel Cinquecento, che è anche il titolo del volume dei Classici Utet da lui curato, ha dedicato molti dei suoi studi: le sue edizioni del Dialogo della lingua, del Dialogo d’amore e del Dialogo della re- torica di Speroni – di cui ha anche curato le Lettere insieme alla moglie Maria Rosa Loi – rimangono dei punti di riferimento. Troppo spesso dimenticati sono invece i suoi studi dedicati a Castiglione, come il fondamentale saggio sul Pensiero linguistico di Baldessar Castiglione e l’edizione critica del Cortesano nella traduzione di Juan Boscàn. E un autore, di cui si è a lungo oc- cupato e del quale è uno dei maggiori specialisti, è Vincenzio Borghini: a lui avrebbe dovuto dedicare alcuni volumi degli «Scrittori d’Italia» Laterza: l’impresa editoriale non proseguì pozzi5.indd 8 21/11/14 19.25 premessa ix e Mario pubblicò vari contributi su di lui (in particolare nel volume Lingua e cultura del Cinquecento del 1975). Molto spesso, però, i suoi studi sono stati dedicati a personaggi poco noti: basti pensare all’edizione delle lettere e ai vari contributi su Filippo Pigafetta, mentre poco ha scritto su autori più noti (si pensi a Machiavelli) e nulla su quelli più amati, come Manzoni e Leopardi. In proposito ha sempre affermato che non voleva ripetere quello che altri avevano già detto e che preferiva af- frontare territori inesplorati: questa metafora geografica ispira anche la raccolta di vari suoi saggi in due volumi intitolati, appunto, Ai confini della letteratura; da lì abbiamo voluto trarre il titolo per la giornata a lui dedicata. Mario infatti non ha mai voluto rinchiudersi in una definizione troppo “disciplinare” della letteratura, seguendo in questo sia l’idea stessa di lette- ratura che sorge dalle letture cinquecentesche (con frontiere porose e tendenza a spaziare verso testi di vari tipi – geografia, politica, storia dell’arte, ecc.) sia la peculiarità dell’uso pratico dello strumento linguistico in quella stessa epoca (e special- mente interessante è da questo punto di vista l’attenzione sem- pre maggiore dedicata da Mario alla stampa come laboratorio di una lingua e di una letteratura tutte da definire). Abbiamo cercato di concentrarci quindi su temi a lui cari: la letteratura artistica, la letteratura di viaggio, il rapporto tra letteratura e politica, tanto per citarne alcuni. Ne sono rimasti fuori altri: senz’altro gli studi sulla nascita dell’Italianistica, la scuola storica, i maestri sui quali ha scritto: Mario Fubini, Car- lo Dionisotti, Ettore Bonora (e altri amici e maestri sono per lui stati Gianfranco Folena e Giancarlo Mazzacurati). E a que- sto proposito va citata una massima di Fubini che di frequente Mario Pozzi ricorda: quella di considerare la critica come un intervallo tra due letture. Nessuno dirà delle cose definitive nel campo dell’interpretazione o della filologia dei testi; que- sta convinzione ne richiama un’altra insegnatagli da Sperone Speroni con la sua scrittura incompiuta: anche Mario non si ferma a una posizione ma ha un pensiero in fieri che lo spinge a rivedere le sue posizioni precedenti (e i suoi più recenti studi lo hanno condotto a rivalutare autori come Girolamo Ruscelli o Giraldi Cinzio). In fondo si tratta di una sorta di preferenza per una concezione dinamica dell’interpretazione: forse non è un caso che si sia interessato ad autori come Castiglione e Vasari, che avevano idee dinamiche rispettivamente dell’imita- pozzi5.indd 9 21/11/14 19.25 x premessa zione e della perfezione, e che non abbia continuato gli studi su Bembo, che al contrario aveva una concezione classicista e cioè statica dell’imitazione. Una sorta di dicotomia, questa, che Mario avrebbe voluto leggere anche come una dialettica tra classicismo e primitivismo che percorrerebbe tutto lo svol- gersi della letteratura italiana. Ci auguriamo che voglia im- pegnarsi in questo studio e che ci dia ancora dei motivi per riflettere e per incontrarci. pozzi5.indd 10 21/11/14 19.25 AI CONFINI DELLA LETTERATURA pozzi5.indd 1 21/11/14 19.25 pozzi5.indd 2 21/11/14 19.25 QUESTIONE DELLA LINGUA E LINGUE DEGLI STATI: LINGUA DELL’iMPERO, LINGUA DELLO STATO E LINGUA IMPERIALE di Jean-Louis Fournel 1. Lingua dell’impero e lingua imperiale Quasi trent’anni fa Mario Pozzi, nell’introduzione al volu- me dell’UTET Discussioni linguistiche del 500,1 a proposito della questione della lingua ricordava – con una frase un po’ afori- stica – che non fu la Toscana a conquistare l’Italia, bensì l’Italia a conquistare la Toscana.