Come cambia libero

Lo sport 1950-1982 Il dopoguerra

• Se lo sport era stato strumentalizzato dal fascismo, con la fine della guerra esso non cessò di essere un efficace metodo di reperimento del consenso, capace di iniettare un rinnovato senso di fiducia ed ottimismo in un paese messo in ginocchio dalla guerra e sconfitto

• Ci troviamo di fronte alla tradizionale duplicità del rapporto degli italiani e delle istituzioni con lo sport e le attività sportive. Da una parte il suo fine strumentale e funzionale per il paese (da cui deriva la mitizzazione del campione e l’entusiasmo popolare), dall’altra la difficile, diseguale diffusione della pratica sportiva e di una sua cultura

• Differenze di genere, differenze di classi ripropongono per lunghi anni l’atteggiamento e la sostanza del tradizionalismo italiano. Il dopoguerra

• L’associazionismo riprende vigore e si allarga decisamente anche verso le attività sportive

• Le istituzioni e il governo intuiscono l’importanza dello sport e delle attività dilettantistiche

• Si assiste ad un rinnovato e più deciso interesse delle forze partitiche verso il movimento sportivo dilettantistico. Il CONI venne trasferito alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio ed entrò nella gestione politica della maggioranza di governo. Le organizzazioni dopolavoristiche e giovanili nate sotto il fascismo vennero riorganizzate in senso democratico, così come le singole Federazioni che vennero mantenute all’interno della preesistente struttura organizzativa, facente capo al CONI L’associazionismo

• Il 5 gennaio 1944 nasce, su iniziativa dell’Azione Cattolica, Sportivo Italiano (CSI) che – idealmente – si raccorda con la FASCI disciolta dal fascismo nel 1927.

• Il mondo ecclesiastico muta approccio e si distacca, con l’impostazione di Pio XII che seppe cogliere l’aspetto divulgativo e la portata organizzativa ed aggregante dello sport, dalla posizione di chiusura prebellica.

• Lo sport in questa prospettiva preserva dall’adesione alle teorie materialiste, esalta il valore etico, di disciplina e educativo, limitando all’indispensabile la componente di agonismo individuale del praticante

• La valenza dello sport è confermata dalla nascita di società sportive cattoliche attorno ed in contatto con gli uffici sportivi diocesani, rappresentando l’espressione delle attività parrocchiali e sommandosi alla tradizione dell’oratorio. I partiti, lo sport e il consenso

• Similmente i partiti si dotarono di proprie strutture associative sportive come fattore aggregante, in grado di consolidare il consenso dei giovani attorno alle organizzazioni politiche

– La DC creò la “Libertas” (1945) con l’obbiettivo di contribuire alla ricostruzione materiale e morale del paese. “Libertas”, oltre all’attività di diffusione sportiva, svolse attività di tipo sociale, attività di formazione professionale, nella protezione civile, nel solidarismo

– Il PSI e il PCI (uniti nella politica del “Fronte Popolare”) si dotarono di una simile struttura nel 1948, l’UISP (Unione Italiana Sport per Tutti) I partiti, lo sport e il consenso

– L’impostazione dell’UISP si differenzia da quello del CSI perché esplicitamente rivolto alla promozione del diritto alla pratica sportiva per tutti, prediligendo (all’inizio) gli sport popolari ed economici e quelle attività ludico/sportive tradizionali (il gioco delle bocce). L’UISP creò, inoltre, un circuito agonistico autonomo, alternativo al CONI, con competizioni locali e nazionali.

– Nel 1948 anche l’MSI fondò i gruppi sportivi “Fiamma” che proponevano – agganciandosi alla tradizione ed all’immagine dello sport durante il fascismo – un modello fortemente agonistico I miti degli anni 40 e 50: Coppi e Bartali • "...gli è tutto sbagliato, tutto da rifare" Coppi parte al Falzarego e allunga sul Pordoi, mentre Bartali buca e arranca, mai domo, alle sue spalle. Quanti Giri d'Italia si sono decisi con colpi di scena come questo, nell'infinita battaglia tra i due campionissimi? Le Dolomiti hanno deciso, recita lo speaker, mentre le tappe successive ci portano senza altri sussulti verso il gran finale di Milano. Era un Giro degli anni Cinquanta... I miti degli anni 40 e 50: Coppi e Bartali

• Gino Bartali è nato in provincia di Firenze nel 1914. La sua carriera professionistica durò vent'anni: dal 1935, quando si laureò campione d'Italia, al 1954. Con Fausto Coppi, suo eterno rivale, ha segnato una stagione mitica del ciclismo. Tra il 1931 e il 1954 corse 988 gare vincendone 184. E' morto nel 2000.

• Fausto Coppi è nato in provincia di Alessandria nel 1919. Nel 1937 disputa la sua prima corsa. Mentre lui pensa al ciclismo, sopra la sua testa scoppia la seconda guerra mondiale. Uscito incolume da questa esperienza nel 1945 riprende gli allenamenti. Il "campionissimo" vinse 110 corse tra cui due Tour de France e cinque Giri d'Italia. Morì nel 1960 I miti degli anni 40 e 50: Alberto Ascari e Ribot

• Alberto Ascari Alberto Ascari, nato a Milano nel 1918, fu il più grande pilota italiano dopo Tazio Nuvolari. Conquistò due titoli mondiali di Formula Uno disputando 32 Gran Premi e vincendone 13. Fu l'unico pilota al mondo in grado di rivaleggiare seriamente con Manuel Fangio Corse con macchine Alfa, Ferrari, Lancia e Maserati. La sua morte, nel 1955, venne accolta come una perdita per l'intera nazione

• Ribot Nel 1952 nasceva Ribot, il più grande purosangue della storia dell'ippica. La carriera agonistica di Ribot termina con il tanto atteso e forse temuto sedicesimo trionfo: il terzo in terra straniera, il secondo a Parigi. Davanti a 120.000 spettatori in delirio vola e lascia gli avversari a 6 lunghezze di distacco Il Calcio

• Campionato serie C girone A 1962/63 - 12/01/63 - XVII giornata d'andata. Gigi Riva

• L’Atalanta calcio, 1949-1950 I miti del calcio La speranza e la domenica: la Sisal/Totocalcio

• L'istituzione del concorso pronostici sui risultati delle partite di calcio è stato lo strumento concreto della ripresa dell'attività sportiva in Italia dopo il 1945. Il CONI fece suo ed appoggiò il progetto del giornalista Massimo Della Pergola che aveva costituito appositamente la SISAL ed il 5 maggio 1946, con un costo della giocata di 30 lire, uscì la prima schedina che fece registrare un montepremi di 463.146 lire.

• Nel biennio 1946-48 la stessa SISAL gestì il concorso per conto del CONI. Dalla stagione seguente il CONI assume direttamente la gestione del concorso attraverso il proprio Servizio Totocalcio. La prima schedina del Totocalcio è del 19 settembre 1948. Dalla stagione 1951-52 venne introdotta la doppia colonna che portò la giocata minima a 100 lire.

• Due provvedimenti legislativi in quegli anni contribuirono alla maggiore diffusione del gioco. La legge sull'Imposta Unica (22 dicembre 1951, n.1379) stabilì che i premi vinti fossero al netto delle ritenute e la legge "fifty-fifty" (23 settembre 1965, n. 1117) sancì un più equilibrato criterio nella ripartizione delle entrate tra CONI ed Erario.

• Con la legge finanziaria del 1991 il costo della colonna aumentò. Il 24 novembre 1991, nel concorso n. 14, venne superato il muro dei 34 miliardi di montepremi e nel concorso n.17 del 5 dicembre 1993, con 34.475.852.492 di lire, fu stabilito il record assoluto. La vincita più alta in assoluto al Totocalcio venne registrata il 7 novembre 1993, concorso n. 13, quando una schedina con un 13 e cinque 12 regalò al suo possessore 5.549.756.245 lire. • Dal campionato 2003-2004 il regolamento è stato significativamente modificato. 1956: le Olimpiadi invernali di Cortina d’Ampezzo • Nel 1956 (anno determinante nella storia contemporanea) l’Italia è sede dei giochi olimpici invernali, i primi teletrasmessi. • La sede – di rinomate e antiche tradizioni turistiche aristocratiche – è la prima vera occasione di presentare come sede di eventi sportivi internazionali • Non và un molto bene ma il risultato, abbinato al fresco annuncio dell’assegnazione dei giochi estivi a Roma, ha una portata ed un senso storico di assoluto rilievo

1960: le Olimpiadi di Roma

• La candidatura di Roma e dell’Italia come sede dei giochi olimpici estivi non era una novità, già il fascismo aveva provato ad ottenere l’organizzazione del 1940 poi franata nella guerra e ancor prima un timido tentativo era stato compiuto ai tempi dell’Italia liberale (1905) • Nel 1955 l’approvazione della candidatura da parte del CIO assume una valenza plurima perché riassume elementi di natura sportiva, ma soprattutto politica e di relazioni internazionali, giungendo dopo un quindicennio dalla fine del conflitto e – per l’Italia – al vertice del boom economico. • Su questi due aspetti si possono sviluppare molte osservazioni e tracciare un bilancio sia del significato della XVII Olimpiade, sia il suo effetto in termini sociali, sia in termini turistici. • L’indiscusso valore simbolico della città, le garanzie di ritorno alla democrazia, il periodo di forte crescita economica, l’efficienza ed i risultati organizzativi dell’edizione invernale di Cortina furono i punti di forza, non altrettanto la situazione politica interna che vide nel luglio del 1960 uno dei momenti di maggiore tensione. 1960: le Olimpiadi di Roma

Dopo due falliti esperimenti di governi DC, il 25 marzo 1960 si era insediato un governo di transizione, con alla presidenza del consiglio il democristiano Fernando Tambroni; si trattava di un governo monocolore democristiano, appoggiato dall’esterno dal Movimento Sociale Italiano, che immediatamente tradì alcune aspirazioni autoritarie. La situazione interna raggiunse un elevato grado di tensione nella primavera del 1960, quando si assisté a numerose manifestazioni di protesta contro il governo ad opera delle sinistre, le quali culminarono in scontri di piazza tra i manifestanti e le forze di polizia a Genova, a Reggio Emilia e in Sicilia. Il bilancio fu pesante, poiché dagli scontri risultarono dieci vittime, che ebbero l’effetto di inasprire il dissenso e di indurre la stessa DC a sconfessare Tambroni, che si dovette dimettere per cedere il posto ad un nuovo governo DC, presieduto da Amintore Fanfani, insediatosi grazie all’astensione dei socialisti in parlamento. La tensione toccata e l’aspro dibattito politico che ne seguì fecero inevitabilmente passare in secondo piano, nell’immaginario di molti, la celebrazione dei Giochi Olimpici che vennero inaugurati il 25 agosto 1960, a circa un mese dalla nomina del nuovo governo. 1960: le Olimpiadi di Roma

• Lasciandosi alle spalle la burrascosa vicenda politica, l’inaugurazione fu grandiosa e la capillare diretta televisiva, novità assoluta nella storia dei giochi estivi, riuscì ad accattivarsi il pubblico, facendo penetrare l’evento nelle case della gente. • Si crearono dei veri e propri miti intorno ad alcuni atleti, quali il podista Livio Berruti che conquistò la medaglia d’oro nei duecento metri, e intorno ai successi riscossi nella scherma e nel ciclismo. • Grandi gli effetti di natura economica sia in termini di investimenti nella città (oltre gli impianti, vennero costruiti l’aeroporto di Fiumicino ed altre infrastrutture), sia in termini di presenze turistiche, sia in termini di presentazione dell’Italia e della sua capitale.

Lo sport dilettantistico

• L’Italia del dopoguerra è un paese sconfitto e povero. Lo sport e le attività sportive amatoriali sono relegate ad un ruolo secondario. • Nel dopoguerra italiano, infatti, nonostante le tante dichiarazioni ufficiali, non si scorge un intervento organico almeno fino alla fine degli anni settanta. • Al di là della nascita del Ministero del turismo, dello sport e dello spettacolo e al di là della citata querelle sulla ripartizione dei proventi del totocalcio che alimenta la macchina sportiva nazionale (CONI) che trova soluzione nel 1965, sembra essere assente una vera politica di sviluppo delle attività e degli impianti sportivi e per il tempo libero Lo sport dilettantistico

• I mutamenti che intervennero in quella che stava per diventare una delle facce del tempo libero e in una “scelta di un passatempo” sportivo di un certo impegno (sci, tennis, nuoto), quindi, derivano principalmente dalla crescita del benessere, dall’attivismo associativo, piuttosto che da un piano di diffusione e di offerta popolare che doveva essere definito e garantito dalle istituzioni e dagli enti locali • Per larga parte della popolazione, l’attività sportiva rimaneva quella “povera” dei calci al pallone in strada o in qualche campetto, oppure della bicicletta, mantenendo ancora a lungo una “stabilità sociale” nella possibilità di accedere a determinati tipi di sport. Lo sport dilettantistico

• Montecatini Piano d’Orta (CH). 1957 e 1960. Tra stabilimenti industriali e tempo libero per lo sport Gli italiani, lo sport e la politica

• Nei decenni 1950-1980 si assiste ad una lunga definizione dello spazio che gli italiani dedicano allo sport ed all’attività sportiva recuperando in buona parte la tradizione e la cultura che avevano conosciuto nell’Italia liberale ed in quella fascista • E’ una sorta di “spazio collettivo” che si compone di molti elementi esterni alla pratica reale, allacciandosi e fondendosi con comportamenti individuali e collettivi, sui quali influiscono molti fattori della società (ad esempio la tradizione, ovvero la possibilità di svolgere un’attività, il contesto nel quale si vive, il livello economico). • Dividersi “pro o contro”, partecipare alle sconfitte come giudici implacabili, esaltare le vittorie in forma collettiva, suddividere i campioni e le squadre secondo un criterio di appartenenza politica, sono stati e sono comportamenti noti, sui quali riflettere per la definizione del tempo libero dedicato all’interesse per lo sport piuttosto che ad una effettiva pratica sportiva. • In questo senso non si può non affermare come l’assistere ad un evento sportivo, significava (e sotto molti punti di vista è ancora così) partecipare direttamente, ricreando le divisioni e le appartenenze della vita quotidiana Gli italiani, lo sport e la politica

• Il problema se, al fianco di un interesse e una partecipazione crescente, la mancanza di una politica culturale ed infrastrutturale per lo sport conseguente alla scarsa attenzione riservata alla parte dilettantistica ed amatoriale nella prima parte della repubblica (sia da parte delle istituzioni centrali sia da parte soprattutto degli enti locali), abbia negativamente influito sul rapporto degli italiani con lo sport e con la pratica sportiva rimane un problema aperto specie per il ruolo svolto dal CONI che si trovò a dover essere il traino del destino (nel senso più ampio del termine) dello sport italiano sia in senso organizzativo, sia in senso culturale, sia in senso politico(posizione che si modifica solo alla fine degli anni ’80 in un clima e in un contesto completamente diverso) • La complessità e le tante implicazioni di tipo localistico, nazionali e di programmazione abbinata alle indubbie difficoltà collegate alla ricostruzione materiale, economica e sociale del paese rendono questa azione praticamente impossibile, spingendo il CONI su posizioni “istituzionali” formalizzate – in aggiunta – nel “libro verde dello sport” del 1971 (curato dallo stesso CONI) al cui interno si legge: “Coni, Federazioni e società costituiscono la struttura dello sport agonistico. Altri organismi debbono amministrare lo sport inteso come educazione, formazione, divertimento, tempo libero” Gli italiani, lo sport e la politica

• Se questa situazione di “delega ad altri” delle funzioni formative e educative di una cultura dell’attività sportiva rappresenta l’approccio a questo problema che si può registrare nell’Italia dalla ricostruzione agli anni Settanta, dal punto di vista istituzionale, possiamo tuttavia individuare un passaggio/cesura importante.

• Dagli anni settanta e ancor più dal decennio successivo gli italiani – sull’onda di un mutamento culturale legato all’ambiente ed ai benefici collegati ad una forma di attività sportiva – mutano atteggiamento, affacciandosi e rendendo popolari sport sempre più collegati alla vacanza, al tempo libero, al weekend.

• Lo sci, il nuoto, giochi di squadra non di tipo calcistico, il tennis, le palestre e la ginnastica – complice la ripresa economica ma anche una maggiore disponibilità di tempo e di risorse finanziarie per le famiglie e per le imprese – crescono nell’interesse individuale e collettivo.

• Ancora si ripete un meccanismo “supplente” che altre volte ha accompagnato le vicende della società italiana: l’associazionismo, l’impresa individuale tendono ad occupare lo spazio di una programmazione scolastica, infrastrutturale e culturale assente o gravemente deficitaria, tutta rivolta al professionismo come esclusivo motore della trasformazione della base delle attività sportive Gli italiani, lo sport e la politica

• Nelle contraddizioni di cui è ricchissima la storia italiana, assistiamo così ad una supplenza duplice: – Da una parte le strutture “altre” continuano a svolgere il lavoro di base, mentre le istituzioni deputate si interessano solo dell’agonismo – Dall’altra la politica interviene nello sport (in particolare nel calcio) rendendolo funzionale o strumentale all’immagine nazionale ovvero all’impresa. Gli italiani, lo sport e la politica

• Quattro sono i momenti e gli aspetti che occorre sottolineare rispetto alle evoluzioni dagli anni 80 in avanti: – la vittoria ai mondiali di calcio del 1982; – l’ingresso nella scena sportiva di (1986); – il linguaggio sportivo che entra nella dimensione politica (parallelamente all’interesse diretto e a una diversa gestione del sistema sport (e del sistema calcio in particolare) – La trasformazione istituzionale con la cosiddetta privatizzazione del CONI e con l’unificazione presso i monopoli di stato dell’organizzazione e gestione delle scommesse. Un passaggio molto importante perché trasla il ruolo chiave presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze in quanto azionista del CONI servizi e titolare dell’amministrazione autonoma dei Monopoli I luoghi, i mezzi e gli strumenti dello sport vissuto in modo collettivo • Lo stadio: il luogo collettivo delle emozioni • Il bar, il totocalcio, la piazza, le discussioni • La strada, il campetto, l’oratorio • La radio: Tutto il calcio minuto per minuto (muta in parte con le radio libere) • La televisione: La domenica sportiva (muta in parte con le televisioni libere e le altre forme della tecnologia televisiva), la partita trasmessa solo in parte la domenica alle 19.00 (poi modificata con le dirette degli eventi) • I quotidiani sportivi nazionali: Corriere dello Sport, , (fino agli anni settanta esisteva Stadio oltre 28 periodici sportivi) che in uno dei paesi a più basso indice di lettura dei quotidiani dice molto sul comportamento collettivo rispetto allo sport • Le figurine Panini