DI PROVINCIA DI PGT Piano di Governo del Territorio ai sensi della Legge Regionale 11 marzo 2005, n 12

14 c PdR Piano delle Regole

ANALISI STORICA E INVENTARIO Fascicolo DEI BENI CULTURALI Cartografia e strade storiche

allegato alla deliberazione di Consiglio Comunale n. del

SINDACO PROGETTISTA Gianfranco Alberti dott. arch. Mario Mossolani

ASSESSORE ALL’URBANISTICA COLLABORATORI dott. Ing. Gianfranco Bedini dott. urb. Sara Panizzari dott. ing. Giulia Natale dott. ing. Marcello Mossolani geom. Mauro Scano

SEGRETARIO dott. Sandro Sciamanna

Responsabile servizio edilizia e urbanistica STUDI NATURALISTICI dott. arch. Luigi Guidotti dott. Niccolò Mapelli

STUDIO MOSSOLANI urbanistica architettura ingegneria via della pace 14 – 27045 (pavia) - tel. 0383 890096 - telefax 0383 82423 – www.studiomossolani.it PGT Varzi Cartografia e strade storiche

Figura 2 Tavolette piemontesi della provincia di Pavia e diVarzi ...... 3 COMUNE DI VARZI Figura 3 La carta topografica 1: 50.000 piemontese con il territorio di Varzi: insieme e particolari dei tre ambiti Provincia di Pavia territoriali comunali (Varzi, Pietragavina, Castellaro-Cella-Nivione) ...... 3 Figura 4 Piazza del Municipio (ovvero Piazza Umberto I, già Piazza delle Caminate),: raffronto tra la fine dell’800 ed oggi...... 4 Figura 5 Carta storica del 1786 (Disegno Tipo-grafico dell’antico principato di Pavia, e della Lomellina ed Oltrepò …)...... 4 PGT Figura 6 Carta storica del 1786 (Disegno Tipo-grafico dell’antico principato di Pavia, e della Lomellina ed Oltrepò …). compare come Calcababio ...... 5 Figura 7 Carta storica del 1629 (Territorio di Pavia, Lodi, Novarra, …). di Pavia) ...... 6 Piano di Governo del Territorio Figura 8 Carta storica del 1647, di Nicolas Sanson...... 7 Figura 9 Carta storica del 1678 (Provincie del Tortonese Pavese, Allessandrino …) ...... 8 PIANO DELLE REGOLE Figura 10 1802 - Carta del Département de Marengo ...... 9 Figura 11 Carta del catasto teresiano (sec. XVIII): Marchesato di Varzi e “Sesta porzione” dell’Oltrepò Pavese (da Annali di Storia Pavese) ...... 10 Figura 12 Carta del catasto teresiano (sec. XVIII): mappa di Varzi, curiosamente attribuita al Marchesato di Godiasco (da Annali di Storia Pavese) ...... 10 Figura 13 Carta del catasto teresiano (sec. XVIII): mappa di Monteforte, con Bosmenso e Carro (da Annali di CARTOGRAFIA E STRADE STORICHE Storia Pavese) ...... 11 Figura 14 Carta storica degli inizi dell’800 (Oltrepò) ...... 12 Figura 15 Carta storica del 1842 (Divisione militare di Alessandria: province di Tortona e di ) ...... 13 Figura 16 Carta storica del 1836 (La provincia di Pavia) . Lungavilla è suddiviso tra: Cantalupo, Gnignano, Casatico e Campomorto...... 13 Figura 17 Carta storica del 1893 ...... 14 Figura 18 Carta storica del 1899 ...... 14 Figura 19 Carta del Touring Club Italiano del 1914 ...... 15 Figura 20 Carta del torrente del 1828 ...... 16 Figura 21 Esempio di identificazione delle tavolette IGM in scala 1:25.000 ...... 17 Figura 22 Tavolette IGM prima levata in Lombardia ed in provincia di Pavia, in Varzi bordato in rosso ...... 17 Figura 23 Tavolette IGM prima levata in Lombardia ed in provincia di Pavia ...... 18 Figura 24 Unione delle quattro tavolette IGM in scala 1:25.000, prima levata, con il comune di Varzi...... 18 Figura 25 Unione delle tavolette IGM in scala 1:25.000 con indicazione delle levate storiche, per il comune di Varzi. Il comune è diviso in due: Varzi-Pietragavina- Bosmenso-Sagliano e -Castellaro-Cella-Nivione ...... 18 Figura 26 Pianta dell’Oratorio del Gonfalone (dei Bianchi)...... 19 INDICE Figura 27 Estratti di mappe settecentesche, tratte dalla “collana “Storia di Varzi”, di F. Debattista citata ...... 19 Figura 28 Ricostruzioni storiche della cartografia urbanistica di Varzi, tratte dalla “collana “Storia di Varzi”, di F. Debattista citata ...... 20 Figura 29 Ricostruzioni storiche della cartografia urbanistica di Varzi, tratte dalla “collana “Storia di Varzi”, di F. 1. CARTOGRAFIA STORICA ...... 2 Debattista citata ...... 20 1.1. LA CARTOGRAFIA STORICA ...... 2 Figura 30 Schema della rete stradale storica della zona di Varzi: periodo romano...... 21   Figura 31 Schema della rete stradale storica della zona di Varzi: periodo medievale...... 21 1.1.1.CARTOGRAFIA PRIMA DEL CATASTO ...... 2  Figura 32 Schema della rete stradale storica della zona di Varzi: prima metà del XVIII secolo ...... 22 1.1.2.CARTOGRAFIA DOPO IL PRIMO CATASTO ...... 2  Figura 33 Schema della rete stradale storica della zona di Varzi: prima metà del XIX secolo...... 22 1.1.3.CARTOGRAFIA AUSTRIACA ...... 2  Figura 34 Schema della rete stradale storica della zona di Varzi:inizio del XX secolo...... 23 Figura 35 Strade storuiche e vie del sale, sulla Carta corografica del Borgonio (Da Debattisti, op. cit: da ) ...... 25 1.1.4. CARTOGRAFIA PIEMONTESE ...... 2     Figura 36 L'impianto urbanistico di Varzi alla fine del XIX secolo (dalla “collana “Storia di Varzi”, di F. Debattista) ...... 26 1.1.5.LE TAVOLETTE DELLA CARTA TOPOGRAFICA PIEMONTESE A VARZI ...... 2 Figura 37 Panorama di Varzi (fine XIX secolo (dalla “collana “Storia di Varzi”, di F. Debattista) ...... 26 1.1.6.ESEMPI DI CARTE STORICHE RIGUARDANTI IL TERRITORIO DEL COMUNE DI Figura 38 Nuovo ponte sullo Staffora a Varzi, 1915 (dalla “collana “Storia di Varzi”, di F. Debattista) ...... 26 VARZI ...... 4  Figura 39 Itinerari francigeni...... 26 Figura 40 Carta del 1852 con le due nuove strade per e per ...... 27 1.1.7. CATASTO TERESIANO ...... 10     Figura 41 Carta del 1877 con le due nuove strade per Bobbio e per Zavattarello ...... 27 1.1.8.LA CARTOGRAFIA DELL'ISTITUTO GEOGRAFICO MILITARE ITALIANO ...... 17 Figura 42 Carta del 1916 del Touring Club Italiano...... 27 1. IDENTIFICAZIONE DELLE TAVOLETTE DELL'IGM ...... 17 Figura 43 Carta del 1925 del Touring Club Italiano, con evidenziata la strada statale 461 (strada Bobbio) ...... 27 2. LE TAVOLETTE DELL'IGM DI VARZI ...... 17 Figura 44 Carta del 1960 dell’I.G.M. 1/25.000 ...... 28

2. FIORENZO DEBATTISTI, COLLANA "STORIA DI VARZI” ...... 19 INDICE DELLE TABELLE

3. LA VIABILITÀ STORICA ...... 21 Tabella 1 Tavolette IGM in scala 1:25.000 con indicazione delle levate storiche, per il comune di Varzi ...... 18 3.1. PERIODO ROMANO ...... 21 3.2. PERIODO MEDIOEVALE ...... 21 3.3. PERIODO RELATIVO ALLA PRIMA METÀ DEL XVIII SECOLO ...... 22 3.4. PERIODO RELATIVO ALLA METÀ DEL XIX SECOLO ...... 22 3.5. PERIODO RELATIVO ALL'INIZIO DEL XX SECOLO...... 23 3.6. VIABILITÀ DI VARZI E DEL SUO TERRITORIO DOPO IL SECOLO XVIII ...... 24

INDICE DELLE FIGURE

Figura 1 Tavolette piemontesi di tutto il Regno di Sardegna e identificazione di quelle che contengono la provincia di Pavia e Varzi ...... 3

1 PGT Varzi Cartografia e strade storiche

alpi in Valtellina. Il mantovano mantenne una certa autonomia fino al 1780 quando venne integralmente 1. CARTOGRAFIA STORICA assorbito nell'area lombarda che estese i propri possedimenti fino al Mincio. Per definire con esattezza i nuovi confini vennero intraprese molte compagne di ricognizione e rilevamento, effettuate congiuntamente da ingegneri e topografi di entrambi gli Stati. A seguito di queste operazioni 1.1. LA CARTOGRAFIA STORICA vennero redatte una serie di carte che rappresentavano principalmente il corso dei maggiori fiumi lombardi; fiumi lungo i quali, come si è già avuto modo di dire, correva gran parte della linea di confine dello Stato Fonte: DGR 6/47670 del 29/12/1999. Criteri relativi ai contenuti di natura paesistico-ambientale dei piani milanese. territoriali di coordinamento provinciali (P.T.C.P.), ai sensi della legge regionale 09 giugno 1997, n. 18, L'Atlante topografico dello Stato di Milano, pubblicato nel 1757, e inciso in rame, in grandi dimensioni, nel Allegato 4. Studio della cartografia storica a scala territoriale corredata dall'elenco delle tavolette I.G.M. in 1777 era un rilievo unicamente topografico, senza l'indicazione della latitudine e della longitudine, carente nel scala 1:25.000 con indicazione delle levate storiche numero dei toponimi, lacunosa rete stradale e senza riferimenti ai territori degli stati confinanti. 1.1.1. CARTOGRAFIA PRIMA DEL CATASTO Il governo austriaco e gli esponenti della cultura lombarda settecentesca vollero, nel 1786, una nuova Carta topografica della Lombardia austriaca, destinata anche ai viaggiatori, agli scienziati, agli economisti, come Prima del secondo decennio del XVIII secolo, ovvero prima delle carte catastali basate su rilevamenti, la prodotto della cultura razionalista e illuminista settecentesca che aveva in Brera il suo centro milanese. Essa fu produzione cartografica appare disomogenea per scale, per metodi di rappresentazione, per precisione e per redatta su rilievi sul campo di tipo trigonometrico e riportava oltre a tutte le strade e i centri abitati anche i tipi finalità. "La cartografia "ufficiale" risente spesso dei fini politici per la quale essa è stata prodotta e quindi di culture, rappresentati con appositi segni convenzionali. Gli astronomi disegnarono il meridiano di Milano e la piega la realtà a scelte ideologiche attraverso le quali essa vuole essere rappresentata. sua perpendicolare, base del reticolo di proiezione, inserendo poi la triangolazione; a questa rete il disegnatore Giacomo Pinchetti, già allievo negli uffici del Censimento, si agganciò per inserire le città, le Nella cartografia secentesca legata agli uffici dello Stato iniziò l'indicazione grafica dei tipi di colture. Gli strade, i corsi d'acqua , le alture e le colture desumendo i dati dalle mappe del censo che vennero così ridotte, ingegneri camerali cominciarono ad affidare al disegno il compito di codificare e rappresentare la natura del con le opportune semplificazioni, passando da un rapporto di 1:2.000 a un rapporto di 1:86.400. L'incisore fu suolo con segni diversi e distinti, tali da permettere a chi fosse allenato a leggere le carte l'esatta Benedetto Bordiga. Tutta l'operazione fu completata prima della fine del secolo. individuazione delle qualità produttive del terreno: segni diversi distinguono l'aratorio, l'avitato, la risaia, il " bosco e il prato. Nel 1833 venne pubblicata dall'I. R. Stato Maggiore Generale Austriaco la Carta topografica del Regno Lombardo Veneto costrutta sopra misure astronomico trigonometriche ed incisa a Milano nell’Istituto Accanto alla cartografia "di Stato" si affianca la cartografia privata e quella promossa dagli enti ecclesiastici, Geografico Militare"; nel 1856 si provvide a una rettifica di tale carta. Questa carta era in scala ad 1/86.400. prodotta con un certo grado di sistematicità a partire dalla seconda metà del XVI in concomitanza delle visite pastorali. A queste mappe d'uso religioso si aggiunge tra 1608 e 1611 una serie abbastanza copiosa di vedute Una delle più belle carte topografiche della Lombardia fu quella che Giovanni Brenna cominciò a rilevare e eseguite dal pittore bresciano Aragonio, a commento delle visite del cardinal Federico, comprendenti l'area di restituire nella scala di 1:25.000 a partire dal 1833. La Carta Topografica dei contorni di Milano risulta essere parte della Brianza fra Monza e Lecco, eseguite senza scale metriche. un capolavoro di rara perfezione tecnica a cui non manca un equilibrato gusto estetico che la rendono innanzi tutto piacevole alla vista quasi fosse un prodotto artistico. A partire dal 1851 la produzione cartografica venne 1.1.2. CARTOGRAFIA DOPO IL PRIMO CATASTO sospesa e non più ripresa fino alla morte del Brenna'.

A partire dal 1718, per circa un ventennio, su ordine del nuovo sovrano Carlo VI d'Asburgo, fu effettuata una 1.1.4. CARTOGRAFIA PIEMONTESE nuova misura generale di tutto il territorio del territorio del Lombardo-Veneto, per definire non solo una carta topografica ma anche una nuova catastazione da utilizzare ai fini di una perequazione fiscale. La catastazione fu Prima del 1860 però non tutti i territori dell'attuale Lombardia appartenevano al Regno Lombardo-Veneto; eseguita, invece che con lo squadro, tradizionalmente usato dagli ingegneri milanesi, con l’uso della tavoletta tutto l'Oltrepò apparteneva infatti allo Stato Sabaudo e quindi non era rappresentato nelle cartografie fino ad pretoriana, che rendeva possibile la misura e la simultanea delineazione sulla carta dei vari terreni; la mappa ora menzionate. Bisogna quindi analizzare quanto realizzato dal Reale Corpo di Stato Maggiore dello Stato veniva direttamente disegnata in loco. Tra 1718 e 1750, come precisa la stessa Relazione dello stato in cui si Sardo istituito nel 1816 e trasformato in Ufficio Topografica del Corpo di Stato Maggiore nel 1841. Tra il 1821 e il trova l'opera del Censimento Universale del Ducato di Milano nel mese di maggio dell'anno 1750, redatta da 1823 una commissione mista austro - franco - sarda cominciò le operazioni per il collegamento tra la Pompeo Neri, furono eseguite le mappe di 2387 comunità (quante erano allora quelle lombarde colle loro triangolazione francese, estesa da Bordeaux a Chambery, e quella italiana da Torino a Fiume. Da tutte queste " frazioni). La scala era di 1:2000; l'unità di misura adottata era la pertica milanese di 654 metri quadrati. Il operazioni ultimate nel 1830, deriva la CARTA TOPOGRAFICA DEGLI STATI IN TERRAFERMA DI S. M. IL catasto lombardo era forse la più complessa opera di controllo territoriale allora tentato in Italia, preceduta RE DI SARDEGNA ...". La carta viene pubblicata tra il 1852 e il 1867; una ulteriore revisione verrà effettuata solo da una puntuale, ma non altrettanto esatta matematicamente, ricognizione territoriale compiuta tra Sei e tra il 1871 e il 1874 ad opera dell'Istituto Topografico Militare, trasformato nel 1872 in Istituto Geografico Settecento dallo Stato piemontese dei Savoia Militare. Proprio su questa idea del territorio nascono vari Atlanti illustrativi, elegantemente disegnati e acquerellati, In provincia di Pavia, la cartografia detta “piemontese” fu effettuata solo per la Lomellina e l’Oltrepò Pavese, delle varie aree provinciali come ad esempio l'Atlante dei Principato conservato al Museo Civico di Pavia. che appartennero al Piemonte fin dalla prima metà del secolo XVIII. Nella "mappa arrotolata" fatto sul campo, il tipo di coltura veniva precisato spesso solo con il nome delle Il territorio di Voghera faceva parte del Regno di Sardegna e compare nella cartografia piemontese. colture (prato, aratorio, avidato ecc.). Nelle mappe queste definizioni sono sostituite da segni grafici: lunghi solchi di colore rosato segnavano l'aratorio, piantate regolari lungo questi stessi solchi segnavano l'avidato o 1.1.5. LE TAVOLETTE DELLA CARTA TOPOGRAFICA PIEMONTESE A l'amoronato (filari di gelsi); il bosco veniva marcato con una serie di piante verdi in terreno incolto; aree verdi VARZI omogenee segnavano i prati, variazioni di striatura indicavano i prati ad adacquatorio, le marcite; lunghe serie di zolle verdi-azzurre indicavano invece la presenza di risaie ecc. Per quanto riguarda il territorio della provincia di Pavia, le tavolette piemontesi, in scala 1: 50.000, sono le seguenti, e riguardano la Lomellina e l’Oltrepò Pavese: 1.1.3. CARTOGRAFIA AUSTRIACA

Le trasformazioni territoriali dei primi decenni del XVIII, a seguito delle numerose guerre di successione, interessarono il territorio lombardo lo Stato di Milano con la cessione al Piemonte dell'Oltrepò, del Novarese e della Lomellina; i suoi confini meridionali furono il corso del Ticino e del Po; quelli a est furono l'Adda e l'Oglio (frontiera con la Repubblica Veneta); quelli a nord correvano lungo la catena delle Prealpi nel comasco e delle

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Figura 1 Tavolette piemontesi di tutto il Regno di Sardegna e identificazione di quelle che contengono la provincia di Pavia e Varzi intero comune Pietragavina

Le tavolette che riguardano Varzi sono le seguenti:

Varzi: Tavoletta 56: Casteggio Varzi Castellaro-Cella-Nivione Tavoletta 62: Bobbio Figura 3 La carta topografica 1: 50.000 piemontese con il territorio di Varzi: insieme e particolari dei tre ambiti territoriali comunali (Varzi, Pietragavina, Castellaro-Cella-Nivione)

Figura 2 Tavolette piemontesi della provincia di Pavia e diVarzi

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1.1.6. ESEMPI DI CARTE STORICHE RIGUARDANTI IL TERRITORIO DEL COMUNE DI VARZI

Carta del 1786 dell'«Attuale Principato di Pavia e della Lumellina ed Oltrepò provincie cedute al Dominio Sardo, l’una col Trattato dell’anno 1707, l’altra con quello del 1743. Mortara è ora la capitale della Lumellina. Voghera è ora la capitale dell’Oltrepò …» Carlo Cavalli ingegnere Pavese delineò 1786

1. Municipio (Palazzo Leonardi) 2. Palazzo Tamburelli 3 La Rocca (Palazzo Malaspina) 4. Palazzo della Comunità Montana, ricostruito negli anni ’80 del ‘900

Figura 5 Carta storica del 1786 (Disegno Tipo-grafico dell’antico principato di Pavia, e della Lomellina ed Oltrepò …).

Figura 4 Piazza del Municipio (ovvero Piazza Umberto I, già Piazza delle Caminate),: raffronto tra la fine dell’800 ed oggi.

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Frederick de Wit, Status et Ducatus Mediolanensis Parmensis et Montiis Ferrati, tavola incise alla fine del XVII sec. e ristampata as Amsterdam da Pieter (Pierre) Mortier verso il 1710. Scala di 4,50 miglia germaniche = 70 mm

Figura 6 Carta storica del 1786 (Disegno Tipo-grafico dell’antico principato di Pavia, e della Lomellina ed Oltrepò …). Lungavilla compare come Calcababio

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Carta del 1620: «Territorio di Pavia, Lodi, Novarra, Tortona, Alessandria e altri vicini dello stato di Milano …. Fa parte di “Italia” di Gio. Ant. Magini data in luce da Fabio suo figliuolo al serenissimo Ferdinando Gonzaga duca di Mantoua e di Monferrato etc Lungavilla compare con il nome di Salerano

Figura 7 Carta storica del 1629 (Territorio di Pavia, Lodi, Novarra, …). di Pavia)

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Nicolas Sanson, Haute Lombardie e Pays circonvoisins, ou sont les Estats de Savoye, Piemont, , Genes, Monferrat, & c.. Parigi 1647. Scala di 30 miglia italiane = 12 leghe comuni di Francia = 64 mm - incisione in rame colorata

Figura 8 Carta storica del 1647, di Nicolas Sanson

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«Mappa Geografica esattissima delle Provincie del Tortonese Pavese, Allessandrino, contenute dal corso del Fiume Po Tanaro, e Tidone con l'adjacenti Montagne della Liguria, novamente Publicata nella Stamperia presso le Scole Palatine di Milano da Marc'Antonio Dal Re Incisore in Rame. » Carta geografica in stampa delle province del Pavese, dell'Alessandrino e del Tortonese contenute nel corso dal corso dei fiumi Po, Tanaro, Tidone; pubblicata da Marc'Antonio dal Re incisore in Milano. Scala 1: 76.800. Dimensioni: 75.5x118,7 cm . La data è desunta dal fatto che nel riquadro in cui è contenuto il titolo si legge anche la dedica al Conte de Melgar Governador y Capitan General del Estado de Milan, che fu governatore nel 1678. Le scritte sono in spagnolo. Miglia italiane 5 = cm. 10,80 Figura 9 Carta storica del 1678 (Provincie del Tortonese Pavese, Allessandrino …)

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Carta del Département de Marengo, come parte della Repubblica d’Italia, creato l'11 settembre 1802, dopo che Napoleone Bonaparte occupò il Piemonte annettendolo alla Repubblica Francese; la capitale era Alessandria. Comprendeva inizialmente i territori delle ex province piemontesi di Alessandria, Casale Monferrato, Tortona, Voghera e Bobbio. Dopo il 18 maggio 1804 (formazione del primo Impero francese), divenne parte del Regno d’Italia (1805)

Figura 10 1802 - Carta del Département de Marengo

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1.1.7. CATASTO TERESIANO

(1718-1733, 1749-1760) Il catasto milanese è detto comunemente «Teresiano» (1), anche se risalente al regno di Carlo VI d'Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero e Duca di Milano (2), padre dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria. Infatti a partire dal 1718 (3), per circa un ventennio, su ordine di Carlo VI, fu effettuata una misura generale di tutto il territorio del Lombardo-Veneto, per ottenere non solo una carta topografica ma anche una nuova catastazione da utilizzare ai fini di una perequazione fiscale. Entrò in vigore nel 1760. Tra 1718 e 1750, come precisa la stessa Relazione dello stato in cui si trova l'opera del Censimento Universale del Ducato di Milano nel mese di maggio dell'anno 1750, redatta da Pompeo Neri, furono eseguite le mappe di 2387 comunità (quante erano allora quelle lombarde con le loro frazioni). La scala era di 1:2000; l'unità di misura adottata per le superfici era la pertica milanese di 654 metri quadrati. Si tratta di un catasto geometrico particellare, con l'esatta misurazione e raffigurazione su mappe di ogni singola particella: per ognuna di esse sono indicati il proprietario, la destinazione colturale, la stima. L’unità di misura metrica o censuaria è il “trabucco milanese” (2,61111 metri) e quella di superficie è la pertica milanese, equivalente a circa 654 m². L’orientamento di rappresentazione non è verso il nord, come sarebbe comune ritenere, ma verso Vienna. La scala è 1:2.000. Con il trattato di Vienna dell’8 novembre 1738 entrarono a far parte del Regno di Sardegna il Novarese e il Tortonese, e con il successivo trattato di Aix-la-Chapelle (4) del 15 ottobre 1748 furono acquisiti il Vigevanasco, l’Alto Novarese, il Bobbiese e l’Oltrepò Pavese. Figura 11 Carta del catasto teresiano (sec. XVIII): Marchesato di Varzi e “Sesta porzione” dell’Oltrepò Pavese (da Annali di Storia Pavese) Considerato l’alto livello tecnico del catasto teresiano, l’amministrazione sabauda continua a servirsene per i medesimi scopi fiscali cui rispondeva prima del mutamento politico. Sono presenti presso l’Archivio di Stato di Torino le Mappe catastali teresiane e i Libri catastali relativi. Originali di campagna. Le operazioni di misura ebbero luogo tra il 1721 e il 1724. Le mappe venivano redatte direttamente in campagna in scala 1:2000 con “tavoletta pretoriana”, annotando per ogni particella, il numero d'ordine, la qualità di coltura e la superficie, misurata a tavolino sulla base della mappa stessa. Nella "mappa arrotolata" fatto sul campo, il tipo di coltura veniva precisato spesso solo con il nome delle colture (prato, aratorio, avidato ecc.). A margine è riportato un elenco di numeri di mappa (sommarione) con relative indicazioni di superficie, qualità, proprietario. Il rilevamento è limitato ai terreni; gli edifici erano misurati in un sol corpo con i cortili adiacenti. I terreni montuosi e di difficile accesso erano, a loro volta, misurati in corpo. Mappe. Il tipo di coltura è indicato con segni grafici: sinusoidi rosa indicano i solchi dell'aratorio, piantate regolari lungo questi stessi solchi segna l'avidato o l'amoronato (filari di gelsi); il bosco è marcato con una serie di piante verdi in terreno incolto; campiture verdi omogenee segnano i prati, variazioni di striatura indicano i prati ad adacquatorio, le marcite; lunghe serie di zolle verdi-azzurre indicano invece le risaie.

(1) Maria Teresa d'Asburgo fu imperatrice del Sacro Romano Impero dal 1740 al 1780 (2) Carlo VI d’Asburgo fu imperatore del Sacro Romano Impero dal 1711 al 1740 (3) Vedi: “DGR 6/47670 del 29/12/1999 (Criteri relativi ai contenuti di natura paesistico-ambientale dei piani territoriali di coordinamento provinciali PTCP, ai sensi della l.r.n. 18/1997, All. 4. Studio della cartografia storica a scala territoriale corredata dall'elenco delle tavolette I.G.M. in scala 1:25.000 con indicazione delle levate storiche.” (4) Aquisgrana: Aachen in tedesco e Aix-la-Chapelle in francese. Figura 12 Carta del catasto teresiano (sec. XVIII): mappa di Varzi, curiosamente attribuita al Marchesato di Godiasco (da Annali di Storia Pavese)

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Figura 13 Carta del catasto teresiano (sec. XVIII): mappa di Monteforte, con Bosmenso e Carro (da Annali di Storia Pavese)

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La carta, dei primi anni dell’800, si trova presso l’Archivio di Stato di Torino e contiene l’Oltrepò Pavese, con tutti i confini comunali.

Figura 14 Carta storica degli inizi dell’800 (Oltrepò)

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La carta, del 1842, appartiene al Regno di Sardegna, e contiene, relativamente alla Divisione militare di Alessandria, la carta topografica delle La carta, del 1846, riporta la province di Tortona e di Voghera. Lomellina, il Marchesato di Varzi non ne fa parte, in quanto e l’Oltrepò Pavese, appartiene alla divisione militare di ossia i territori che furono Genova acquisiti dal Regno di Sardegna con:il Il Trattato di Torino (5) ed il trattato di Worms (6). Varzi è indicata come parte delle “Signorie dei Malaspina” (feudo imperiale)

Figura 16 Carta storica del 1836 (La provincia di Pavia) . Lungavilla è suddiviso tra: Cantalupo, Gnignano, Casatico e Campomorto.

Figura 15 Carta storica del 1842 (Divisione militare di Alessandria: province di Tortona e di Voghera) (5) dell'8 novembre 1703, con il quale Leopoldo I d'Asburgo imperatore d’Austria e Vittorio Amedeo II di Savoia si scambiarono reciproca alleanza ed il Piemonte riceveva il controllo della Valsesia, del Monferrato, di Valenza, di Alessandria e della Lomellina, del Delfinato e del Novarese. (6) del 13 settembre 1743, tra la Gran Bretagna, l'Austria e la Sardegna, con il quale Maria Teresa d’Austria trasferiva al re di Sardegna, la città di Piacenza e parte del Ducato di Parma e Piacenza, il Vigevanesco, l'Oltrepò pavese, con le contee di Voghera e Bobbio e parte del Principato di Pavia, la contea di Angera, e il marchesato di Finale.

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Carta contenuta nel volume: Gustavo Strafforello, «Pavia» (collana La Patria), Unione Tipografico editrice, 1899

1893 – Carta topografica della provincia di Pavia – Pavia. Si tratta di una sorta di “carta stradale”, con la pianta di Pavia. Si noti che il territorio provinciale comprende ancora l’area di Bobbio

Figura 17 Carta storica del 1893 Figura 18 Carta storica del 1899

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1914 – Carta turistica d’Italia del Touring Club Italiano 1914. Lambrinia si chiama ancora Camatta. Cantonale è ancora comune a se e appartiene alla provincia di Lodi. Il Bobbiese fa parte della provincia di Pavia.

Figura 19 Carta del Touring Club Italiano del 1914

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La carta si trova presso l’Archivio di Stato di Torino Il titolo è “Idrografia del Fiume o Torrente Staffora dalle sue sorgenti alla sua confluenza nel Po” La carta è stata elaborata durante la ennesima causa della città di Voghera contro le Comunità di Varzi, Cella, , San Ponzo, , ecc. Essa è datata 26 giugno 1828 e fu disegnata da Gaetano Cattaneo su carta su tela ( 47 x 124 cm). Scala 5000 m = 12 cm (ossia 1: 41.667)

Figura 20 Carta del torrente Staffora del 1828

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l) La dinamica degli insediamenti: è fra i fatti meglio rappresentati sulle tavolette, anche se per i centri di 1.1.8. LA CARTOGRAFIA DELL'ISTITUTO GEOGRAFICO MILITARE piccole dimensioni, specie se allungati sulle strade, l'indicazione, nelle tavolette più vecchie, è spesso più ITALIANO simbolica che realistica. m) I nomi: la pianta al 25.000 è la principale "miniera" di toponimi, o per lo meno, quella di più facile L’ultima produzione cartografica di scala medio piccola prodotta per tutto il territorio nazionale fu realizzata a accessibilità. Della massima utilità sarà anche conoscere il significato delle voci dialettali che indicano partire dal 1873 dall'Istituto Geografico Militare costituitosi nel 1872. Le prime tavolette, in scala 1: 50.000, caratteristiche geografiche, vegetazionali, morfologiche, pedologiche dei terreni: ciò rende possibile iniziarono ad uscire nel 1873. Le prime tavolette in scala 1: 25.000 vennero pubblicate intorno al 1881. rendersi conto di come vede il paesaggio chi lo produce" Il rilievo del Nord era terminato nel 1892, l'Italia centrale nel 1896, la Sardegna nel 1900. Oggi il rilievo al 25.000 consiste in 3556 tavolette, delle quali esistono (in numero variabile secondo le zone) varie levate e 1. IDENTIFICAZIONE DELLE TAVOLETTE DELL'IGM ancor più' ricognizioni parziali e totali. La identificazione delle tavolette IGM in scala 1:25.000 è caratterizzata da: Le tavolette IGM, ognuna delle quali rappresenta una superficie di circa 96 km², riportano, oltre alle  il numero arabo del foglio al 100 000 di cui la tavoletta fa parte (scritto in carattere neretto al centro di ogni informazioni topografiche, una immensa quantità di altre informazioni di carattere geografico-localizzativo, foglio) ; morfologico e tipologico.  il numero romano del quadrante (scritto al centro di ogni gruppo di 4 tavolette) ;  l'orientamento e il titolo della tavoletta (NE, SE, SO, NO) scritti rispettivamente al margine e al centro di ogni Le più recenti contengono un reticolo a maglia quadrata di 4 cm (= 1 km sul terreno). ' riquadro piccolo del quadro dunione. Le tavolette IGM sono fonti importanti per la storia del paesaggio. La concordanza o meno fra insediamenti, Esempio: la designazione della tavoletta di Casteggio, indicata in rosa nella figura è : infrastrutture, organizzazione dei coltivi, reti tecnologiche, indica con la massima evidenza gli "strati" corrispondenti a rivoluzioni tecniche e a modifiche di ordinamenti sociali, come la colonizzazione dei latifondi. Recentemente F. Redi ha dimostrato che classificando tipologicamente "le diverse forme della realtà attuale segnate sulle comuni tavolette al 25.000" si può risalire alle situazioni idrografi-che e di paesaggio agrario di vari secoli fa. Esempio: Vi si può attingere la variazione complessiva dell'assetto territoriale nelle sue componenti fisiche (coltivi, insediamenti, rete delle comunicazioni, sistema di regolazione delle acque, campi, reti tecnologiche, grandi F. 59 III SE Casteggio attrezzature sociali), e fisico-giuridiche (i confini delle varie unità amministrative e politico-amministrative). I principali tipi di informazione deducibili dalle tavolette sono: a) Le variazioni relativamente veloci dell'assetto fisico del territorio: frane e scoscendimenti, variazioni della linea costiera ecc Figura 21 Esempio di identificazione delle tavolette IGM in scala 1:25.000 b) Le variazioni nell'assetto idrico: prosciugamento di stagni e paludi, formazione di nuovi specchi d'acqua nelle cave di prestito delle ferro-vie e autostrade, modifiche nella rete drenante (arginamento di fiumi, rettifiche di corsi d'acqua, scavo di canali, recente creazione di sistemi drenanti, ecc.) c) Le colture e i campi: risaie, prati permanenti, orti, colture arboree specializzate. d) I modelli di insediamento, e le loro variazioni: le case sparse della mezzadria e delle colonizzazioni recenti, i grossi agglomerati delle aree di latifondo, i piccoli nuclei delle aree di proprietà contadina della montagna e) I collegamenti viari: le tavolette non consentono di identificare a chi appartenga la strada, salvo le strade nazionali, riconoscibili dai "miliari" (M.) o segnali chilometrici (K.). f) Le cave e le miniere. Le miniere, indicate col simbolo dei minatori - le due mazze incrociate - compaiono spesso nelle prime levate: oggi quelle aperte sono in piccolo numero, rispetto a quelle che esistevano alla fine del secolo scorso. g) Le attività industriali e agricolo-industriali. Le tavolette rappresentano con sufficiente dettaglio non solo la crescita di peso dell'industria, ma anche la sua variazione qualitativa. Nelle levate più vecchie, generalmente compare solo la rete allora ancora in efficienza dei piccoli mulini ad acqua, funzionanti in molti casi grazie ad una rete di rogge e canali artificiali spesso assai antichi, e qualche fornace per mattoni, e frequentemente anche i relativi toponimi, appunto "Mulino" e "Fornace". Figura 22 Tavolette IGM prima levata in Lombardia ed in provincia di Pavia, in Varzi bordato in rosso h) I grandi servizi: grandi scuole, ospedali, colonie marine, attrezzature sportive ecc. Molto spesso queste attrezzature sono indicate con i loro nomi comuni (ospedale, colonia elioterapica ecc.). Sono comunque 2. LE TAVOLETTE DELL'IGM DI VARZI ben riconoscibili dalla tipologia gli ospedali a padiglione, le colonie marine costruite fra le due guerre e nel Per quanto riguarda il territorio della provincia di Pavia, le tavolette IGM in scala 1:25.000 di “prima secondo dopoguerra, le scuole di una certa dimensione, gli impianti sportivi. levata” sono le seguenti: i) Le attrezzature tecniche. : linee ad alta tensione (ma il concetto stesso di alta tensione si evolve: solo nel 1922 è stata introdotta la trasmissione a 145 chilovolt, nel 1942 quella a 220, nel 1965 quella a 380, che permette lo scambio di corrente fra una parte e l'altra dell'Italia), dei gasdotti (la relativa rete è stata quasi per intero realizzata dopo la Il guerra mondiale), acquedotti, oleodotti, impianti di risalita e connesse strade d'alta quota

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Figura 24 Unione delle quattro tavolette IGM in scala 1:25.000, prima levata, con il comune di Varzi.

Figura 23 Tavolette IGM prima levata in Lombardia ed in provincia di Pavia Le tavolette IGM in scala 1:25.000 di “prima levata” che riguardano Varzi, sono le seguenti:

ANNO di Foglio Quadro Orient. Identificazione prima levata IV SE 71 IV SE 1893 I SO 71 I S0 Zavattarello 1893 71 II NO 71 II NO 1877 III NE 71 III NE Varzi 1877

Tabella 1 Tavolette IGM in scala 1:25.000 con indicazione delle levate storiche, per il comune di Varzi

La successiva illustrazione mostra l’unione delle quattro tavolette che contengono il territorio di Varzi, che era Figura 25 Unione delle tavolette IGM in scala 1:25.000 con indicazione delle levate storiche, per il comune di Varzi. Il comune è diviso diviso in due comuni. in due: Varzi-Pietragavina- Bosmenso-Sagliano e -Castellaro-Cella-Nivione

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2. FIORENZO DEBATTISTI, COLLANA "STORIA DI VARZI”

La Storia di Varzi di Fiorenzo Debattisti 7costituisce, per la sua profondità e la sua qualità, un importantissimo riferimento per chi si occupa di Varzi e del suo territorio. Nel ricordare che l’opera ci è stata di grande aiuto riportiamo alcune mappe (ricostruzioni originali o copie di documenti ufficiali) ed alcune fotografie, tratte dai testi citati del Debattisti. Per ragioni di rispetto, non ci permettiamo di riassumerli né di riportarne, in questo lavoro, alcun estratto.

Mappa del XVIII secolo, presso l’Archivio di Stato di Mappa settecentesca con il castello di Nivione Milano

Evidenziata in rosso la struttura originaria, evidenziate in rosso chiaro le aggiunte fatte in seguito, sempre nel XVII secolo

Figura 26 Pianta dell’Oratorio del Gonfalone (dei Bianchi). Mappa settecentesca con la Pieve di San Germano. Si noti, sulla sinistra, l’edificio dove erano il mulino, l’officina Mappa settecentesca con il castello di Sagliano da fabbro e, in colore vered-azzurro, il canale che alimentava le pale del mulino.

Mappa settecentesca con la posizione dell’oratorio di San Mappa settecentesca con il castello d Cella Lazzaro e del locale “Hospitale

(7) Di Fiorenzo Debattisti sono finora usciti i seguenti volumi, della collana "Storia di Varzi" (ediz. Guardamagna, Varzi): - “Il borgo e la Valle Staffora dalle origini al medioevo", 1996 Mappa settecentesca con il borgo di Varzi e la chiesa Ubicazione attuale della scomparsa chiesa - "Il borgo e la Valle Staffora nei secoli XVI e XVII", 2001 dell’Annunziata dell’Annunziata su mappa attuale - “La viabilità, il commercio e il contrabbando del sale dalla pianura padana al mare passando in valle Staffora” Figura 27 Estratti di mappe settecentesche, tratte dalla “collana “Storia di Varzi”, di F. Debattista citata

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Varzi: nucleo originario fino al XII secolo Mulini del sec. XVI. La ridotta larghezza della cartina non ha consentito di inserire il mulino della peve di San Germano.

Varzi: nuovo borgo, XIII secolo T. Reponte Superiore: situazione nel XVI secolo T. Reponte Superiore: situazione attuale

Varzi: prima fase di sviluppo, XV secolo Varzi nel 1852

Figura 28 Ricostruzioni storiche della cartografia urbanistica di Varzi, tratte dalla “collana “Storia di Varzi”, di F. Debattista citata Figura 29 Ricostruzioni storiche della cartografia urbanistica di Varzi, tratte dalla “collana “Storia di Varzi”, di F. Debattista citata

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Una grande via di comunicazione era inoltre la Ticinum-mare Adriatico lungo il Po, in cui la navigazione iniziava 3. LA VIABILITÀ STORICA nell'ultimo tratto del Ticino e proseguiva per Piacenza, fino a Ravenna.

Gli elementi storici descritti in questo capitolo sono tratti da: DGR 6/47670 del 29/12/1999. Criteri relativi ai Nell'Oltrepò la via romana più importante era la Postumia, che collegava Genova con Aquileia, attraversando contenuti di natura paesistico-ambientale dei piani territoriali di coordinamento provinciali (P.T.C.P.), Allegato 6. Tortona e Piacenza. La viabilità storica in Lombardia. 3.2. PERIODO MEDIOEVALE 3.1. PERIODO ROMANO Per quanto riguarda la Lombardia di pianura, la rete resti imperniata sulle grandi di-rettrici di epoca romana sia Elemento da considerare è l'importanza allora attribuita alla navigazione fluviale e lacuale che veniva ad pur con qualche significativa variazione in relazione all'innalzamento dei ruoli urbani di alcune città (Pavia, Lodi, accrescere la distribuzione della rete o a supplire a sue eventuali mancanze. Il Po, soprattutto, rappresentava Mantova), di centri monastici (Bobbio) o con la progressiva bonifica delle campagne. Si tenga conto che molte un'asta di comunicazione fondamentale nel quadro dell'economia padana in epoca romana e ancor più durante vie romane non mutarono tracciato bensì denominazione. la decadenza dell'impero con il degrado della rete viaria stradale, mentre i grandi laghi prealpini (Maggiore, Le uniche fonti dirette ci vengono invece dall'importante corrente di transito dei pellegrinaggi cristiani. In Como, Garda) supplivano allo stato impervio delle strade che ne percorrevano a fatica le sponde. questo settore gli studi regionali, sebbene ancora inferiori di quantità e qualità rispetto a quelli esistenti per altre parti d'Italia, ci offrono, almeno a grandi linee, il quadro delle principali direttrici stradali lombarde. Su tutte ovviamente emerge la Francigena (o meglio le due Francigene: quella ‘bassa’ che ripercorre la Postumia da Piacenza a Varzi, e quella ‘alta’ passante per Pavia e Vercelli). Ma anche in questo caso non bisogna confondere la grande fortuna storiografica di una strada con la sua effettiva dimensione strutturale. La Strada Francigena fu un itinerario di pellegrinaggio e non una strada progettata e realizzata secondo criteri definiti. Si poteva avvalere pertanto di tracciati dei più diversi e di differente stato manutentivo. Sappiamo in sostanza che fu un tracciato utilizzato, in quel periodo, più di altri. E non si può escludere, sempre parlando di Francigena, la coeva esistenza di un percorso montano oltrepadano: da Pavia a Bobbio per Varzi o la Valle Versa. Nella pianura, in situazioni condizionate dalla presenza di guadi o traghetti lungo i fiumi, la rete stradale risulta alquanto flessibile e dotata di più alternative nella necessità di collegare fra loro due punti predeterminati. Nella zona fra Basso Milanese e Lodigiano, grazie all'instancabile lavoro dell'Agnelli, si è a conoscenza di parecchi tracciati stradali prettamente di origine medievale. Argomento sul quale si sono rivolti alcuni storici negli anni Trenta è stato quello del `Senterium Mediolanensis', ovvero del percorso di collegamento fra la città e i suoi possedimenti nella bassa valle del Lambro, costantemente minacciati dalle pretese territoriali dei Lodigiani, ma, al tempo stesso, unico sbocco commerciale protetto del Milanese verso il Po. Figura 30 Schema della rete stradale storica della zona di Varzi: periodo romano. Nell'Oltrepò è il momento degli itinerari commerciali detti `vie del sale', di collegamento con la riviera ligure. Percorsi spesso avulsi dalle più logiche direttrici perché adoperati da mercanti che tendevano a evitare il peso È possibile selezionare direttrici certe o molto probabili rispetto a quelle di più incerta definizione. Quelle che supplementare dei prelievi e dei balzelli fiscali lungo il cammino. Se ne conoscono diversi lungo le valli Staffora, interessano la provincia di Pavia sono: Curone, Tidone in quell'acrocoro di montagne oltrepadane dove limiti politiche e influenze culturali si sono  la via da Mediolanum a Laus Pompeia e Placentia, passante per la vecchia Lodi, di cui restano sul territorio sovente mischiate e sovrapposte. Da questa rete emergerà, in epoca successiva, la celebre Via dei Feudi ancora interessanti indizi; Imperiali, quella strada cioè diretta a Genova e ritagliata sui crinali a oriente della direttrice `naturale' della  la via Mediolanum - Novaria, di collegamento con i valichi del Grande e del Piccolo San Bernardo, Valle Scrivia, dove perduravano piccoli podestati feudali direttamente dipendenti dall'imperatore. riconfermata dall'attuale strada Padana Superiore con i significativi toponimi di Quarto Cagnino, Quinto Romano, Settimo Milanese, corrispondenti, come è noto, ai miliari stradali romani;  la via Mediolanum - Ticinum (Milano-Pavia), di grande significato repertoriale perché non sostituita da viabilità attuale e dunque ancora ben riconoscibile sul territorio, ivi compresa la variante, ma più tarda, della Vigentina;  la via Cremona - Mantova - Ostiglia, indicata sulla Tabula Peutingeriana come passante da Beloriaco (S. Andrea di Calvatone) e Mantua (Mantova);  il tratto padano (lombardo) della Via Postumia (nel suo complesso unente Genova a Aquileia) da Cremona al confine regionale in direzione di Verona, tutt'oggi ben leggibile coi suoi lunghi rettifili; e da Castel San Giovanni a Varzi lungo l'attuale tracciato della statale Padana Inferiore. Grazie a una serie di testimonianze di tipo toponomastico, epigrafico-archeologico e topografico è possibile ricostruire la rete viaria esistente nel periodo romano. Nell'Oltrepò la via romana più importante era la Postumia, che collegava Genova con Aquileia, attraversando Tortona e Piacenza; il tratto pavese tra Varzi e Stradella si teneva ai piedi delle colline. La via Postumia e la via Emilia erano i due percorsi fondamentali che attraversavano la pianura Padana come una croce di Sant'Andrea, intersecandosi a Piacenza, città che per questo motivo ha mantenuto nel tempo un ruolo politico ed economico fondamentale, rendendo ancora più importante il collegamento fluviale Pavia-Piacenza. La Ticinum-Placentia collegava Pavia e Piacenza con una via di 36 miglia, che si teneva sulla sinistra del Po e veniva a coincidere, per qualche tratto, con l'attuale strada statale 234. Lungo il tragitto, presso Mostiola e Figura 31 Schema della rete stradale storica della zona di Varzi: periodo medievale. Camatta (l’attuale Lambrinia), vi era la statio Lambrum; poi il percorso continuava attraversando il fiume e seguendo il terrazzo sinistro del Po fino a Piacenza.

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3.3. PERIODO RELATIVO ALLA PRIMA METÀ DEL XVIII 3.4. PERIODO RELATIVO ALLA METÀ DEL XIX SECOLO

SECOLO Il governo austriaco apporta notevoli miglioramenti non solo nel campo sociale e economico ma anche in quello infrastrutturale. Alle strade regie o provinciali che porta-vano ai confini esterni o rivestivano primaria Il quadro politico della Lombardia vede la regione divisa in almeno tre sfere di influenza: la Repubblica di importanza deve provvedere lo Stato; alle comunali, di prevalente interesse locale, i comuni; alle private, i Venezia a est dell'Adda; lo Stato di Milano e il Mantovano, che a partire dal 1706 passano dagli spagnoli agli relativi proprietari. Il governo napoleonico completò il disegno del conte d'Adda con la formazione di una austriaci, a ovest dell'Adda; la Valtellina sotto il governo delle Tre Leghe Grigie. La cartografia del periodo, Direzione generale delle acque e delle strade (1806) dando avvio a un intenso programma di costruzioni. come è noto, non si basa su preci-si calcoli trigonometrici e la stessa distribuzione delle strade, specie nelle Privilegiate furono ovviamente le direttrici verso i valichi alpini occidentali e verso la Francia, con la direttrice del zone montane, induce ad approssimazioni quando non a evidenti errori. Sempione e con la strada Milano-Torino, ma anche un grande numero di altri percorsi furono riattivati e Un'altra considerazione importante riguarda il ruolo delle vie navigabili. La rete dei navigli milanesi, i fiumi trasformati da semplici sentieri in vie carrettabili o carrozzabili. La Restaurazione diede l'ultimo apporto a tale navigabili e quelli fluitabili, il trasporto sui laghi sono parti di un sistema altamente efficiente in Lombardia generale ristrutturazione del sistema viario lombardo. Sotto la Direzione generale delle pubbliche costruzioni, le almeno fino alla metà del XIX secolo, quando verrà sostituito dalla ferrovia. strade furono suddivise e gerarchizzate in tre classi. La realizzazione delle grandi strade militari dello Spluga (1821) e dello Stelvio (1825), prolungamenti del nuovo asse preferenziale Milano-Monza-Lecco-Colico (il tratto Tutte le merci pesanti passano per via d'acqua e ciò ridimensiona il ruolo delle vie di terra. Inoltre il commercio lacuale fu terminato solo nel 1831) sono la punta di diamante della politica stradale austriaca. La rete stradale, di transito forniva ulteriori stimoli al funzionamento della rete. Lo Stato di Milano offriva la via più comoda alle sebbene densa, non è ugualmente ripartita su tutto il territorio regionale. Sotto il profilo tecnologico è questo il merci che dal porto di Genova si dirigevano oltralpe attraverso il Gottardo o i Grigioni. periodo in cui si introduce il nuovo metodo di pavimentazione stradale, detto `Mac Adam’, in cui il fondo della Le cessioni del 1744 (Varzi e Oltrepò, Lomellina e Novarese ai Savoia) pregiudicano la persistenza della via carreggiata è costituto da una massicciata con pietre posate a mano e quindi coperto da pietruzze battute con milanese da Genova alle Alpi. la mazza e nuovamente ricoperte da altre più piccole. Grandi fiumi come il Po e il Ticino costituiscono grossi ostacoli al transito. Di ponti stabili non si hanno notizie Milano. A sud permane come strada di 3a classe la Vigentina, mentre risulta elevata a strada di la classe la certe, semmai di ponti precari in legno o di chiatte. Molto più frequenti i ‘porti’, ovvero i punti di passaggio nuova Pavese, lungo il naviglio. Verso Vigevano infine si rileva la strada d'alzaia del Naviglio Grande, passante mediante traghetto da una sponda ali' altra. Nella pianura padana tutte le maggiori città e i centri di mercato per e dotata di traghetto sul Ticino (il ponte qui è datato al 1867). Da rilevare una strada oggi sono congiunti da strade. Milano e Brescia fanno da centri ordinatori e sono fra loro unite dall'importante del tutto scomparsa: una strada di 3a classe da Abbiategrasso a con traghetto sul Ticino, direttrice pedemontana, sdoppiata in almeno due varianti nell'attraversamento della Bergamasca. Trezzo, certamente di origine medievale e connessa a collegamenti con Mortara e la Francigena. Pure di terza classe i Cassano e Lodi si confermano i nodi strategici di transito fra la Lombardia Orientale, soggetta a Venezia, e collegamenti fra Abbiategrasso e Pavia sull'andamento dell'attuale statale dell'Est Ticino, e fra Vigevano e Pavia. quella Occidentale, soggetta a Milano. Lodi, d'altro canto, si qualifica come notevole snodo di strade classificate: a sud-ovest per Pavia, a sud-est per Mortara, Pavia, Cremona e Mantova mantengono una funzione di fulcro nella Bassa Padana verso cui Piacenza, a nord-est per Treviglio e per Crema. Nella Bassa Lodigiana la direttrice per Piacenza (futura statale convergono numerosi direttrici principali e secondarie. 9) intercetta a Casalpusterlengo la strada di gronda del Po (già ‘regina’) che, a Codogno, manda una diversione verso Cremona. A San Rocco è già indicato un ponte stabile sul Po. Nell'Oltrepò e nella direzione di Genova sono almeno due le direttrici in grande evidenza: la classica Strada dei Giovi per Tortona e Ronco Scrivia e la Via dei Feudi Imperiali che esce in Lombardia per la Valle Staffora e Pavia. Nella Lomellina (appartenente al Regno di Sardegna), la direttrice principale si stabilisce sull'asse Pavia- Varzi. Pure significativa la direttrice da Pavia a Bobbio e, ovviamente, la Pedeappennica erede dell'antica --Mortara-Vercelli. Postumia fra Piacenza e Alessandria. Postumia che sopravvive ancora nella metà del Settecento anche se I collegamenti con l'Oltrepò avvengono tutti a mezzo di traghetti, salvo il ponte di Mezzana Corti sul Po. Fra i ormai, presumibilmente, la gran quota di traffico veniva attratta da Mantova, di poco disassata rispetto traghetti più noti si ricordano quelli di Mezzano, della Becca (poi sostituito da ponte solo nel 1913), di San all'antica strada romana. Giacomo, di Port'Albera, di , di San Zenone, di Mezzano Parpanese, di Corte Sant'Andrea, quest'ultimo noto nelle vicende della Francigena di Sigerico.

Figura 32 Schema della rete stradale storica della zona di Varzi: prima metà del XVIII secolo

Figura 33 Schema della rete stradale storica della zona di Varzi: prima metà del XIX secolo.

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3.5. PERIODO RELATIVO ALL'INIZIO DEL XX SECOLO

Sul finire del secolo il principale problema tecnico fu di migliorare il carreggio, dunque il tipo di pavimentazione, per poter sopportare l'introduzione del traffico automobilistico. Si elaborano nel contempo nuovi disciplinari e nuovi rapporti nelle procedure di manutenzione dei cedimi stradali proprio alla luce delle nuove necessità. La rete stradale primaria della regione è ormai consolidata e non presenta grosse difformità dalla rilevazione della metà del XIX secolo. La rete facente capo a Milano conferma tutte le maggiori direttrici, vale a dire: Magentina, Sempione, Varesina, Comasina, Valassina, Monzese, Martesana, Lodigiana, Pavese, Vigevanese. Pavia si qualifica pur sempre come importante nodo viabilistico dell'asta padana inferiore. Le maggiori strade sono quelle, oltre che per Milano, per Lodi, Codogno, Varzi, Abbiategrasso. Al di là del Ticino si ubica il punto d'irraggiamento della viabilità per la Lomellina: per Mortara, da cui a Vercelli, Novara o Casale; per Alessandria. Da rilevare anche la direttrice nord-sud dell'ovest Ticino: da Tortona a Mortara, a Novara. Nell'Oltrepò l'unica strada di grande comunicazione risulta essere quella della Valle Staffora fino a Bobbio.

Figura 34 Schema della rete stradale storica della zona di Varzi:inizio del XX secolo.

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Con la Voghera Bobbio era stata costruita la circonvallazione a monte del vecchio borgo. Ora, per dare sfogo all'aumento dei carri e delle carrozze e prevedendo un collegamento carreggiabile con la Val Curone, si decise di costruire la circonvallazione verso lo Staffora: fu spostato a monte il Rio Reponte Superiore, furono costruite 3.6. VIABILITÀ DI VARZI E DEL SUO TERRITORIO DOPO le difese dello Staffora ed eretto un ponte in muratura sullo Staffora. Nel 1883 era tutto ultimato, compreso il IL SECOLO XVIII ponte, ma nel 1889 una piena eccezionale dello Staffora lo abbattè e danneggiando seriamente la nuova circonvallazione. Negli anni successivi la strada fu ripristinata, ma per il ponte si dovette aspettare il secondo decennio del XX secolo. Nuova strada da Varzi alla Val Trebbia, passando per Brallo Riprendiamo le notizie di questo capitolo da “La viabilità, il commercio e il contrabbando del sale dalla pianura padana al mare passando in valle Staffora”, collana "Storia di Varzi", Volume IV, di Fiorenzo Debattisti Le prime intenzioni di realizzare una strada che da Varzi arrivasse a Ottone furono manifestate fin dal 1864, ma COSTRUZIONE DELLE STRADE CARRETTABILI IN VALLE STAFFORA dopo una serie molto complessa di deliberazioni comunali, di incarichi di progettazione e di appalto, la strada giunse a Brallo solo nel 1935. Nella seconda metà del XVIII secolo, in seguito all'ormai avvenuta rivoluzione industriale, furono sempre più necessarie le strade carrettabili. Anche in Valle Staffora si sentiva quell'esigenza perché erano presenti Il proseguimento da Brallo a Colleri iniziò appena prima del 1940 e sospeso durante il conflitto. Dopo la guerra, laboratori artigianali che trasformavano le materie prime. A Varzi, ad esempio, vi erano diverse concerie e fu finanziato con i fondi destinati al sollievo della disoccupazione, come prevedeva il D.L.L. (10) 10 agosto tintorie di pelli animali e più di dieci ditte che costruivano botti e tini, grazie alla notevole produzione di vino 1945, n. 690 I lavori furono assegnati nel 1947 alla cooperativa "La Fede" di , che nel 1950 li destinata ad essere venduta nel genovesato; invece nelle basse colline, che ora adottano la monocultura ultimò e collaudò. Seguì una terza tratta di soli 600 metri che fu completata nel 1951 dall'impresa Leonardo vitivinicola, allora producevano prevalentemente frumento e foraggi. Si costruivano più botti a Varzi che a Rizzi di Piacenza. Nel 1954 furono stanziati 176 milioni di lire per completare gli ultimi 7 km prima di arrivare al Casteggio, e Stradella: perciò una strada carrettabile stava diventando indispensabile Fiume Trebbia. Nuova strada del Lella (Varzi-Nivione-) Sopraggiunse a fine secolo l'invasione napoleonica che mise in atto un vasto programma di costruzione delle strade privilegiando quelle strategiche ai fini militari e la Valle Staffora non era fra queste. Lo è stata quella Era chiamata così perché il percorso da Varzi alla frazione Pareto, da tempo immemorabile, passava sull'alveo della Val Trebbia ma, alla caduta dell'Impero, risultarono costruiti solo sei chilometri della Genova-Piacenza. del Torrente Lella. Nuova strada Voghera-Varzi-Bobbio Già nel 1883, con l'entrata in funzione del primo ponte sullo Staffora, l'amministrazione comunale di Varzi Per la Voghera-Varzi-Bobbio fu necessario attendere la Restaurazione (1815), durante la quale Voghera e intendeva proseguire la strada verso la Val Curone. Bobbio furono elette "Provincia" mentre Varzi diventò un "Mandamento" della provincia di Bobbio e il suo Dopo il 1904 iniziò un lungo periodo di procedure e pratiche burocratiche, mentre dal 1911 al 1915 fu confine fu fissato al torrente Lazzuola, 1500 metri dal borgo verso Voghera. La competenza per la costruzione ricostruito il ponte sullo Staffora, base di partenza per tutto il percorso. delle strade era provinciale - anche se i progetti venivano approvati dal governo centrale di Torino. Ognuna delle due provincie avrebbe dovuto costruire il suo tratto di competenza. I bobbiesi, temendo di agevolare il Nel 1927 iniziarono i lavori per i primi 1194 metri di strada finanziati dal comune di Varzi e di Cella; commercio dei varzesi verso Voghera, costruirono la loro strada fino all'ingresso del borgo, ignorando il tratto in l'amministrazione provinciale si impegnò per la costruzione di due ponti; gli abitanti di Nivione, Cella e uscita verso Voghera … Valle:...con esempio altamente commendevole provvidero con prestazioni volontarie all'apertura di altro chilometro di strada, scavata in piena roccia. Le prime notizie locali inerenti alla costruzione di questa strada ci pervengono da una delibera del Comune di Varzi del gennaio 1821 (8). Nel 1935, dopo ulteriori accordi, l'amministrazione provinciale propose di portare a termine il lavoro fino al confine alessandrino. L'approvazione definitiva del progetto da parte delle autorità di Torino per la costruzione della Voghera-Varzi- Bobbio avvenne il 14 luglio 1837. La strada venne completamente ultimata nel 1852. L'appalto fu espletato e i lavori ripresero nel 1938 e proseguirono fino al 1943. Dopo la guerra furono ripresi per merito della legge sui cantieri scuola di lavoro (11) e fu ultimato il tratto fino a Nivione, al bivio della strada Nuova strada Varzi-Zavattarello per Cella. Nel febbraio del 1951 fu aperto un altro cantiere e fu ultimata la strada fino alla frazione Valle, al Dopo la costruzione dell'interprovinciale Voghera-Varzi-Bobbio, i varzesi pensarono ad un'altra strada (1863), confine di provincia. commercialmente ancora più utile … che da sempre ha visto transitare ogni genere di mercanzia, proveniente Nuova strada dell' "Alta Valle Staffora" dal piacentino e diretta nel genovesato … Con l'unità d'Italia le due province di Voghera e di Bobbio furono unificate con quella di Pavia. Mancava il tratto che da Casanova, passando per Casale Staffora, arrivava fino al Passo del Giovà per collegarsi con gli altri itinerari delle province di Piacenza e di Alessandria. Il tratto che arrivava fino a Casanova era stato Nel 1872 il comune di Varzi incaricò l’ing. Maccabruni che, con l'ing. Selicorni, predispose il progetto della già costruito a lotti. strada Consortile (9) Varzi-Zavattarello, passando per Pietragavina [allora era un comune autonomo]. Il progetto fu ultimato nel 1874 e approvato dall'Amministrazione Provinciale, come terzo tronco della strada della Nel 1936 fu eretto il ponte che attraversa lo Staffora a Casanova che crollò nel 1976 e venne ricostruito. Val Versa che, partendo da Broni e Stradella, avrebbe raggiunto Varzi. La strada verso Casale Staffora incominciò nel 1947, proseguì nel 1950 (rampe d'accesso al ponte di Casanova, Il 5 gennaio 1874 la giunta comunale incaricò l'ing. Antonio Rondelli di Casteggio perché ridefinisse il punto di un cantiere di lavoro per il tratto da Casanova al mulino di Cegni e un altro cantiere da Pianostano a Casale partenza della strada. Staffora. Il tratto fra il mulino di Cegni e Pianostano, compreso un altro ponte di attraversamento, sarà costruito successivamente. Nel 1877 i lavori furono finiti e collaudati il 9 ottobre 1879. Nuove circonvallazioni di Varzi

(8) Negli atti del comune non è menzionato il possibile passaggio di carri, dandoci la conferma che a quel l'epoca erano ancora poco usati in Valle Staffora (da Fiorenzo Debattisti, op. cit.) (10) D.L.L. Decreto Legislativo Luogotenenziale 12 ottobre 11945, n. 690, per l’esecuzione di opere pubbliche straordinarie a pagamento non differito, per la ricostruzione ed il sollievo della disoccupazione. (9) Si tratta di una strada consortile in quanto proposta dai tre comuni di Varzi, Pietragavina e Zavattarello. In seguito all’assorbimento di (11) Legge 29 aprile 1949, n. 264: Provvedimenti in materia di avviamento al lavoro e di assistenza dei lavoratori involontariamente Pietragavina nel comune di Varzi, il consorzio si ridurre a due unità. disoccupati.

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1772 – Carta corografica degli Stati di S.M. il Re di Sardegna / data in luce dall'ingegnere Borgonio nel 1683, corretta ed accresciuta nell'anno 1772 (12). Da Debattisti, op. cit: da Varzi a Bobbio

Figura 35 Strade storuiche e vie del sale, sulla Carta corografica del Borgonio (Da Debattisti, op. cit: da )

Da Debattisti, op. cit: via del sale da Varzi a Ponte Da Debattisti, op. cit: via del sale da Voghera a Varzi Organasco

(12) Si tratta della così detta "Carta di Madama Reale" costruita dall'ingegnere cartografo G. T. Borgonio, dal 1650 alla corte Sabauda, pubblicata nel 1680 in 15 fogli incisi su rame. Per quanto non poggiata su una vera e propria base geometrica (per questo accusa inesattezza nell'orientamento e nella misura delle distanze) rimase famosa ed apprezzata per circa un secolo e mezzo. Se ne pubblicarono nuove edizioni, a Londra nel 1765 e a Torino nel 1772 a cura dell'incisore piemontese Stagnone tratta dagli stessi rami del Borgonio ma corretti ed arricchiti.

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Figura 36 L'impianto urbanistico di Varzi alla fine del XIX secolo (dalla “collana “Storia di Varzi”, di F. Debattista) Figura 38 Nuovo ponte sullo Staffora a Varzi, 1915 (dalla “collana “Storia di Varzi”, di F. Debattista) Si nota la circonvallazione a monte realizzata nel 1852 in seguito alla costruzione della Voghera-Bobbio. La circonvallazione a valle, verso lo Staffora, è stata realizzata Nel 1915 è stato ultimato il ponte sullo Staffora. L'opera fu effettuata secondo criteri ingegneristici molto avanzati per l'epoca; al ponte fu conferita una struttura particolarmente snella, sostituendo i pesanti materiali tradizionali con pilastri in cemento armato.

Figura 37 Panorama di Varzi (fine XIX secolo (dalla “collana “Storia di Varzi”, di F. Debattista) Si vede in primo piano la circonvallazione appena costruita e i resti del primo ponte abbattuto dalla piena dello Staffora del 1889. Si notino anche le vigne dietro il borgo che occupano tutta la collina.

Figura 39 Itinerari francigeni. In rosso, il percorso di Sigerico, vescovo di Canterbury In blu, il percorso in parte scritto ed in parte ipotizzato dell’”iter de Londino in Terram Sanctam” del 1253 (dalla “collana “Storia di Varzi”, di F. Debattista)

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Figura 40 Carta del 1852 con le due nuove strade per Bobbio e per Zavattarello Figura 42 Carta del 1916 del Touring Club Italiano. a: strada statale 461 (strada Bobbio) b: strada per Zavattarello e quindi per

Figura 43 Carta del 1925 del Touring Club Italiano, con evidenziata la strada statale 461 (strada Bobbio)

Figura 41 Carta del 1877 con le due nuove strade per Bobbio e per Zavattarello

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Figura 44 Carta del 1960 dell’I.G.M. 1/25.000

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