FERROVIE APPULO LUCANE

RADDOPPIO SELETTIVO IN CORRISPONDENZA DELLA STAZIONE DI VENUSIO PER L’INCROCIO DINAMICO DEI TRENI

- STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE -

5 4 3 2 1 0 Novembre 2017 LLepore MBarbara PStasi Prima Emissione Em./Rev Data Red./Dis. Verificato Approvato Descrizione Redazione grafica: ETACONS S.r.l. – P.tta S. G. dei Fiorentini n.1 –73100 LECCE Tel(0832)331418/7 Fax(0832)331486 E-mail: [email protected] Cod. N°: E282-P Titolo dell’allegato Allegato n.

VALUTAZIONE DI INCIDENZA F SCHEDA ANAGRAFICA E MATRICE DELLO SCREENING Scala

Progettazione: Committente: I FERROVIE APPULO LUCANE S.R.L.

- Ing. Primo Stasi

Tav. F/E282P – Valutazione di Incidenza

INDICE

1. PREMESSA ...... 3

2. QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO ...... 5

3. LIVELLO I – FASE DI SCREENING ...... 7

4. MATRICE DELLO SCREENING RELATIVA AL PROGETTO INTERESSANTE IL SITO ...... 29

5. CONCLUSIONI ...... 33

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1. PREMESSA

La valutazione di incidenza ambientale è una procedura precauzionale che ha come obiettivo la valutazione dell’influenza che piani di settore (ivi compresi quelli faunistico- venatori), urbanistici e territoriali e progetti possono avere direttamente o indirettamente, singolarmente o congiuntamente con altri piani e progetti, sugli habitat e sulle specie censite nei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS) designate, di cui rispettivamente alla Direttiva 92/43/CEE ed alla Direttiva 79/409/CEE (relativa alla conservazione degli uccelli selvatici), elementi costituenti la Rete Natura 2000 dell’Unione Europea per la salvaguardia della biodiversità.

Nella Deliberazione di Giunta Regionale n.2454 del 22 dicembre 2003, ed in particolare nell’Allegato I, sono stati definiti gli “indirizzi applicativi in materia di valutazione d’incidenza” in attuazione, in particolare, dell’art. 6 del D.P.R. n. 120/2003, “Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n.357 concernente l’applicazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”.

In coerenza con quanto espresso all’interno dei documenti tecnici elaborati dalla Direzione Generale Ambiente della Commissione U.E. in merito alle valutazioni richieste dall’articolo 6 della Direttiva 92/43/CEE, le procedure descritte prevedono la definizione di 4 fasi principali:

- Fase 1: Verifica (Screening) – processo attraverso il quale verificare la possibilità che il progetto-piano, non direttamente finalizzato alla conservazione della natura, abbia un effetto significativo sul sito Natura 2000 interessato e , quindi, alla redazione della relazione di incidenza ambientale qualora l'incidenza stessa risulti significativa;

- Fase 2: Valutazione “Appropriata” - analisi dell'incidenza del piano o del progetto sull'integrità del sito

- Fase 3: Analisi delle Soluzioni Alternative - individuazione e analisi di eventuali soluzioni alternative per raggiungere gli obiettivi del progetto o del piano, evitando incidenze negative sull'integrità del sito;

- Fase 4: Definizione di Misure di Compensazione - individuazione di azioni, anche preventive, in grado di compensare le incidenze negative del progetto o del piano che per motivi di interesse pubblico sia necessario comunque realizzare.

Se al termine del Livello I si giunge alla conclusione che non sussistono incidenze significative sul Sito Natura 2000, non è necessario procedere al livello successivo della valutazione.

Il criterio con il quale il piano o progetto si sottopone a VINCA non è essere legato ad una distanza minima dal sito. Si specifica infatti che:

- per piani e i progetti da sottoporre a VINCA, si intendono quelli ricadenti anche parzialmente nei siti di importanza comunitaria e/o nelle zone di protezione speciale;

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- per i piani e i progetti esterni ai siti di importanza comunitaria e/o alle zone di protezione speciale, la valutazione di incidenza è subordinata all’esito di una fase di verifica.

L’intervento in oggetto rientra nella fase preliminare d i Screening - Livello 1 essendo lo stesso esterno al Sito Natura 2000 di riferimento.

Il presente documento è redatto in conformità dell’allegato II-a del DGR n. 2454 del 22/12/2003 e s.m.i.

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2. QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Si riporta di seguito la normativa di riferimento comunitaria, nazionale e regionale in tema di Rete Natura 2000 e valutazione di incidenza ambientale (VINCA) posta alla base della redazione del presente documento.

NORMATIVA A LIVELLO COMUNITARIO

- Direttiva Europea 79/409/CEE del 02-04-1979 concernente la conservazione degli uccelli Selvatici (Direttiva "uccelli"); pubblicata nella G.U.C.E. del 25-04-1979, n. L. 103

- Direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21/05/1992 recante “conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, pubblicata nella G.U.C.E. del 22-07-1992, n L. 206.

- Direttiva 94/24/CE del 8 giugno 1994: Direttiva del Consiglio che modifica l’allegato II della direttiva 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici;

- Direttiva 97/49/CE del 29 luglio 1997: Direttiva della Commissione che modifica la direttiva - 79/409/CEE del Consiglio, concernente la conservazione degli uccelli selvatici;

- Direttiva 97/62/CE del 27 ottobre 1997: Direttiva del Consiglio recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche;

- Direttiva 2008/102/CE del 19 novembre 2008 recante modifica della direttiva 79/409/CEE del Consiglio, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, per quanto riguarda le competenze di esecuzione conferite alla Commissione.

- Direttiva 2009/147/CE del 30 novembre 2009 concernente la conservazione degli uccelli selvatici.

NORMATIVA A LIVELLO NAZIONALE

A livello nazionale la normativa comunitaria è stata recepita da:

- D.P.R. n. 357 del 08-09-1997 Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. Suppl. alla G.U. del 23-10-1997, n. 248;

- D.P.R. n. 120 del 12-03-2003 Regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 Settembre 1997, n. 357, concernente l’attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. Pubblicato nella G.U. del 30-05-2003, n.124

- DDMM del 25 marzo 2005 e del 5 luglio 2007 “Elenco delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), classificate ai sensi della Direttiva 79/409/CEE”;

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- DM del 3 luglio 2008 - Primo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE;

- DM 17/10/07 Criteri minimi uniformi misure conservazione; -

- DM 22/01/09 Modifica del DM 17/10/07;

- Decreto MATTM 19/06/2009 - Elenco ZPS classificate ai sensi della Dir. 79/409/CEE;

- Manuale italiano di interpretazione degli habitat della direttiva 92/43/CEE.

NORMATIVA A LIVELLO REGIONALE

La normativa regionale che regola il tema della Rete Natura 2000 e della Valutazione di incidenza ambientale è la seguente:

- D.G.R. n. 2454 del 22 Dicembre 2003 , in attuazione del D.P.R. 357/97 e sue successive modificazioni – Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. INDIRIZZI APPLICATIVI IN MATERIA DI VALUTAZIONE D’INCIDENZA.

- L.R. n.11/90 - L.R.n. 28/94 - L.R. n. 2/98

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3. LIVELLO I – FASE DI SCREENING

Parte 1 - Proponente Soggetto proponente: FERROVIE APPULO LUCANE srl Data di presentazione istanza: Redattore: Etacons S.r.l. – Ing. Primo Stasi p.tta San Giovanni dei Fiorentini 1 Lecce 73100 e-mail: [email protected] tel 0832/331418 fax 0832/331417

Parte 2 - Ubicazione dell’intervento

Inquadramento territoriale: Provincia:

Comune: Matera – Frazione Venusio Coordinate cartografiche dell’intervento (UTM): inzio binario: E 632291,0105 – N 4509902,1576; fine binario E 633323,9734 – N 4507819,4191

SIC/ZPS interessati in maniera diretta dall’intervento: nessuna

SIC/ZPS interessati in maniera indiretta dall’intervento: Codice: IT9220135 (fig.1 - fig. 2)

Tipo: C ESTENSIONE: 6.968,49 ha Denominazione: “Gravine di Matera” Comuni: Matera, Montescaglioso

Parchi Regionali interessati direttamente: Nessuno

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Fig. 1 – Carta dei Siti della Natura 2000 Basilicata Fig. 2 - Sito SIC/ZPS IT9220135 Cartografia tratta dal sito web www.regione.basilicata.it- Assessorato Ambiente e Territorio

Parchi Regionali interessati non direttamente: Parco Regionale Archeologico, Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano. (fig. 3) ll Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano, denominato anche Parco della Murgia Materana, si estende per una superficie di circa 7574 ettari nel territorio di Matera e Montescaglioso. Il Piano del Parco, approvato con Delibera di C.R. n. 927 del 15/02/2005, ha valore di Piano Regolatore Generale Intercomunale ai sensi dell’art.12 della n. 1159 del 17/8/1942 e s.m.i.

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Fig. 3 – Cartografia Rete Natura 2000 e Piano Parco Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano – Individuazione area intervento (Fonte RSDI Geoportale della Basilicata)

Ente gestore dell’area naturale protetta coinvolta:

L’Ente di Gestione del Parco è stato istituito con L. R. n. 02 del 07-01-1998.

Aree ad elevato rischio di crisi ambientale (D.P.R. 12/04/1996, D. Lgs. 117 del 31/03/98) interessate:

Nessuna

Aree ad rischio idrogeologico (D.lgs 152/2006)

Il Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico, redatto ai sensi dell’art. 65 del D.lgs 152/2006 ha valore di PianoTerritoriale di Settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d’uso riguardanti la difesa dal rischio idraulico ed idrogeologico nel territorio di competenza. Il Piano è così suddiviso:

- il Piano Stralcio delle Aree di Versante, riguardante il rischio da frana;

- il Piano Stralcio per le Fasce Fluviali , riguardante il rischio idraulico.

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Il 21 dicembre 2016 il Comitato Istituzionale dell’AdB con delibera n.11 ha approvato il primo aggiornamento 2016 del PAI, vigente dal 9 febbraio 2017 , data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (n.33). (fig. 4)

Fig. 4 - Stralcio Cartografia PAI – Perimetrazione Rischio Idraulico

Al fine di evitare interferenze con le aree a rischio idraulico, già in fase preliminare sono state adottate le opportune soluzioni progettuali. In tal senso, infatti, il raddoppio della linea e il conseguente allargamento dell’attuale sede ferroviaria, sono stati previsti a monte del tracciato tra la Stazione di Venusio e il km 67+578 e a valle solo a partire da km 67+390 quando il tracciato della linea si è allontanato dalle aree soggette a ricorrenti allagamenti. Nessuna opera complementare è, inoltre, stata prevista all’interno delle perimetrazioni di aree a rischio.

Destinazione urbanistica (da PRG/PUG) dell’area di intervento: Il Comune di Matera è dotato di Piano Regolatore Generale, la cui ultima variante, è stata definitivamente approvata con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 269 del 20/12/2006. (fig. 5) In tale Piano non c’è un riferimento esplicito alle aree occupate dal tracciato ferroviario di FAL . La maggior parte delle aree interessate ricadono in area di sedime dell’attuale tratta ferroviaria o in suolo agricolo.

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Fig. 5 - Piano Regolatore generale 99 - Elaborato P4 – Tavola del PRG 99 versione aggiornata – individuazione Stazione di Venusio e della tratta oggetto dell’intervento di raddoppio

Classificazione dell’area dell’intervento in riferimento ai piani paesaggistici l Piano Paesaggistico della Regione Basilicata è attualmente in fase di redazione. La normativa vigente è costituita da un insieme di leggi, tra cui la L.R. 3/90 relativa ai “Piani Territoriali Paesistici di Area Vasta”. La Regione Basilicata, come evidenziato nella figura di seguito riportata, è dotata di sette dei suddetti Piani di Area Vasta e precisamente: -Il Piano Paesistico di Gallipoli cognato – Piccole dolomiti lucane; - Piano Paesistico di Maratea, Rivello, Trecchino - Piano Paesistico del Sirino - Piano Paesistico del Metapontino - Piano Paesistico del Pollino - Piano Paesistico di Sellata, Volturino, Madonna di Viggiano - Piano Paesistico del Vulture

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Come si riscontra dalla figura di seguito riportata (fig.6) non sono presenti Piani Paesistici di Area Vasta comprendenti il territorio di Matera e più in particolare della zona oggetto dell’intervento.

Fig. 6 - Cartografia individuazione Piani Paesistici di Area Vasta della Regione Basilicata

Vincoli esistenti (idrogeologico, paesaggistico, architettonico, archeologico)

Il principale riferimento normativo per la verifica della sussistenza di zone soggette a vincoli di tipo paesaggistico all’interna dell’area interessata dagli interventi è rappresentato dal D.Lgs. del 22 gennaio 2004 n.42 “Codice Beni Culturali e del paesaggio”.

La perimetrazione georeferenziate e le informazioni identificativo-descrittive di tali vincoli è visualizzabile attraverso la piattaforma WeGIS SITAP (Sistema Informativo Territoriale Ambientale e Paesaggistico) a cura del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo di seguito riportata (fig. 7).

L’analisi della Cartografia evidenzia la presenza dei seguenti vincoli: - Aree di rispetto di 150 metri dalle sponde dei fiumi, torrenti e corsi d'acqua iscritti negli elenchi delle Acque Pubbliche, , vincolate ai sensi dell'art.142 c. 1 lett. a) , b) , c) del Codice.

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L’’area di rispetto lambisce marginalmente la linea ferroviaria esistente e oggetto dell’intervento di raddoppio interessando, nello specifico, il tratto di binario compreso tra la SP 11 e i pressi del Km 66+400 circa.

Fig. 7 - Vincoli paesaggistici . Fonte SITAP Individuazione tratto della linea ferroviaria ricadente all’interno della fascia di rispetto

Non si rilevano ulteriori vincoli

Parte 3 - caratteristiche dell’intervento e relazioni con il sito naturale 2000

Denominazione piano/progetto : “RADDOPPIO SELETTIVO IN CORRISPONDENZADELLA STAZIONE DI VENUSIO PER L’INCROCIO DINAMICO DEI TRENI

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L’intervento è direttamente connesso alla conservazione/gestione del Sito?

Si No

Tipologia del piano/progetto:

INFRASTRUTTURA FERROVIARIA

Se rientrante nelle categorie progettuali contenute negli allegati legge regionale 14 dicembre 1998, n. 47 e s.m.i

Il progetto rientra tra le opere di cui all’Allegato B, punto 7, “Progetti di infrastrutture”, lettera i) riferita a tutti i progetti di “linee ferroviarie a carattere regionale o locale”

Caratteri dell’intervento Gli interventi previsti nell’ambito del progetto sono: • l’allargamento della sede ferroviaria esistente, così da renderla idonea ad ospitare il binario di raddoppio in affiancamento al binario attuale; • il raddoppio della linea attraverso la realizzazione di un secondo binario in affiancamento a quello attuale e la configurazione dei punti di passaggio da semplice a doppio binario secondo uno schema a “losanga”; • la soppressione di due P.L. e realizzazione di una nuova viabilità poderale per garantire l’accesso ai fondi attualmente accessibili tramite i P.L. da sopprimere; • l’adeguamento degli impianti di sicurezza e segnalamento, con la sostituzione dell’attuale apparato di stazione (a schema 019) con un nuovo apparato ACEI (a schema 016 in grado di gestire la liberazione elastica degli itinerari e il segnalamento plurimo).

Allargamento della sede ferroviaria esistente Per la realizzazione del tratto di raddoppio selettivo, il progetto prevede l’allargamento dell’attuale sede ferroviaria compresa tra le chilometriche Km 65+693 e Km 68+107: in un primo tratto, fino alla progressiva Km 67+400 circa, l’allargamento si realizzerà sulla destra, successivamente, fino alla Km 67+600, interesserà entrambi i lati mentre nel tratto finale l’allargamento si svilupperà interamente sulla sinistra del tracciato attuale. Il previsto allargamento comporterà anche quello delle attuali trincee e rilevati. Per le scarpate che presentano forti dislivelli tra piede e ciglio è prevista la protezione/rinforzo mediante posa di una geogriglia. Il progetto prevede di raccordare l’attuale primo binario in corrispondenza del piazzale di stazione di Venusio al futuro binario Pari, mentre il futuro binario Dispari, si svilupperà a partire dall’attuale binario di corsa utilizzando il realizzando allargamento in sinistra. Il passaggio da semplice a doppio binario avverrà attraverso la comunicazione esistente alla radice nord dell’impianto di Venusio mentre una nuova comunicazione di progetto, posta tra le chilometriche Km 68+035 e Km 68+080 circa, permetterà il passaggio da doppio a semplice binario.

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L’allargamento della sede attuale verrà realizzata in senso trasversale al binario dal lato del raddoppio. Per la formazione della piattaforma verranno riproposti gli stessi strati caratterizzanti l’infrastruttura esistente: - strato di supercompattato spessore 30 cm; - strato di misto cementato spessore 20 cm.

L’allargamento della sede necessario ad ospitare il futuro binario Pari si sviluppa quasi interamente in trincea, con piccoli tratti di rilevato, prevalentemente in corrispondenza degli impluvi in corrispondenza dei quali si trovano localizzati anche gli attraversamenti idraulici.

L’allargamento della sede a sinistra dell’attuale binario di corsa, necessaria per ospitare il futuro binario Dispari nella porzione più meridionale della tratta interessata dall’intervento, si presenta inizialmente in rilevato (allargamento del rilevato attuale) per poi passare in trincea (allargamento della trincea attuale) quando la linea taglia una delle molte delle ondulazioni che caratterizzano la morfologia dell’area d’intervento. Si prevede un passaggio pedonale di servizio di larghezza pari a 70 cm, posto al piede della massicciata, lungo il quale potrà essere posizionata una canaletta portacavi per la realizzazione degli impianti ES. La rete di drenaggio è composta generalmente da un canale a sezione quadrata e dimensioni 40x40 cm posto ai piedi della scarpata nelle sezioni in rilevato, mentre per il tracciato in trincea si prevede un fosso di guardia, a sezione trapezoidale, posto sulla sommità della scarpata e un canale di raccolta delle acque provenienti dalla piattaforma ferroviaria posto alla base della stessa. Fanno eccezione a questa impostazione: • la rete di drenaggio e raccolta delle acque prevista in corrispondenza dell’allargamento in sinistra a partire dal km 67+600 circa, dove è stato previsto solo un canale a sezione quadrata (40x40) posto al piede delle scarpate sia nel tratto in rilevato che in quello in trincea; • la tratta oltre il km 67+450 dell’allargamento in destra, dove per esigenze di raccordo al termine della tratta d’intervento con la rete idraulica esistente, è stata adottato l’impiego di un unico canale in cls di dimensioni analoghe a quelle attualmente presente In corrispondenza delle tratte e dei lati in cui sono previsti interventi per l’allargamento della sede, l’attuale recinzione a protezione del binario di corsa verrà rimossa e ripristinata a termine dell’intervento con le medesime caratteristiche ma secondo la nuova geometria imposta dalle modifiche all’infrastruttura.

Opere minori L’allargamento dell’attuale sede ferroviaria per il raddoppio del binario comporta la necessità di adeguare gli attraversamenti idraulici presenti lungo la tratta oggetto d’intervento. L’adeguamento verrà realizzato mediante allungamento degli attraversamenti esistenti che versano in buone condizioni manutentive e non presentano segni di ammaloramento o altra criticità strutturale.

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Le opere di prolungamento degli attraversamenti saranno realizzate in cemento armato, con rivestimento della pareti esterne in pietra naturale in corrispondenza dei manufatti esistente già provvisti di analogo rivestimento. Tale opera sarà completamente staccata da quella esistente e parzialmente appoggiata per evitare che cedimenti differenziali del terreno possano danneggiarne l’efficienza idraulica. Questa soluzione consente di realizzare gli allungamenti come opere in affiancamento, e quindi senza necessità di interrompere l’esercizio sul binario esistente.

Raddoppio del binario esistente e Soppressione P.L. Nella definizione del tracciato del binario di raddoppio si è fatto riferimento, per quanto riguarda i valori limite dei parametri caratteristici del binario, alle indicazioni contenute nella norma VEL. N.1 del 01.12.1998 per le ferrovie italiane a scartamento di 950 mm. Per la realizzazione del binario di raddoppio e delle varianti previste al binario esistente, si prevede la costruzione della massicciata ferroviaria con impiego di pietrisco tenace di 2^ categoria (secondo la classificazione in uso presso RFI) in parte recuperato, previa opportuna vagliatura e depurazione, dal materiale accumulato in fase di asportazione della massicciata esistente, in parte proveniente da apposite cave di estrazione. Sulla nuova massicciata verranno posate traverse in c.a.v.p., tipo 50 UNI FSV 35 SR SC 950, di lunghezza pari a 1,80 m, complete di organi di attacco per rotaie 50E5. Il modulo di posa delle traverse è previsto pari a 0,67 m. Gli attacchi saranno di tipo indiretto, elastici e tali da permettere la variazione dello scartamento in curva fino a valori di +30 mm (come previsto dalla normativa per le ferrovie italiane a scartamento 950 mm). Il binario, con scartamento di 950 mm, sarà infine realizzato con rotaie tipo 50E5 in acciaio 900A (Norma UNI EN 13674-1) in barre da 36 m.

Soppressione P.L . Il progetto prevede inoltre la soppressione di due dei tre P.L. che interessano la tratta coinvolta dall’intervento, quelli posti alle progressive Km 66+995 e Km 67+531. La loro soppressione comporterà la realizzazione di una nuova strada poderale che garantirà l’accesso ai fondi, prima serviti dai P.L. soppressi, sfruttando un sottopasso stradale esistente. La strada corre in affiancamento all’infrastruttura ferroviaria, da cui e separata dal fosso di guardia e dalla recinzione di sicurezza, fino ad intercettare la vecchia sede ferroviaria su cui correva il binario soppresso a seguito d prima degli interventi di rettifica del tracciato degli anni ’80, di cui sfrutta il sedime (e un ponticello) per connettersi alla viabilità ordinaria in prossimità del sottopasso stradale che permette di superare la linea ferroviaria senza interferenze. La sezione stradale avrà una larghezza di 4 m, pendenza trasversale pari al 2% e sarà formata da un primo strato di fondazione costituito da 20 cm di materiale granulare A1/A2 e da uno strato per la piattaforma di 10 cm stabilizzato a cemento in sito.

Disponibilità della aree e dei pubblici servizi

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L’area interessata dalle opere di progetto non rientra totalmente tra le proprietà del Demanio Pubblico ramo Ferrovie. Per la realizzazione dell’intervento, raddoppio selettivo e viabilità poderale per soppressione di P.L., è, pertanto necessario acquisire la disponibilità di aree per un totale di circa 41.100 m 2, costituite da terreni privati a destinazione agricola e coltivati a seminativo/pascolo. Per quanto riguarda la disponibilità di pubblici servizi, questa è limitata alla fornitura di energia elettrica, per la quale saranno realizzati i necessari allacci alla rete di distribuzione esistente.

Descrizione del Sito Natura 2000

Si riporta di seguito la descrizione del SIC –ZPS IT 9220135 tratta dal SITO WEB : HTTP :// NATURA 2000 BASILICATA .IT /IT 9220135-GRAVINE -DI -MATERA

Il territorio del SIC Gravine di Matera” si colloca a sud-est della Città di Matera nella porzione della Murgia denominata di Matera-Laterza (Murgia materana) e si configura come un altopiano interposto tra i territori della Puglia e Basilicata. L’area del SIC è quasi coincidente con il territorio del Parco Regionale delle Chiese Rupestri.

CARATTERI GEOLOGICI ED EVOLUZIONE PALEOGEOGRAFICA

I terreni più antichi che costituiscono l’ossatura dell'area appartengono alla Formazione del Calcare di (Cretaceo superiore), che affiora più o meno estesamente sia nelle aree più elevate della Murgia materana, quanto sui bordi di quest'ultima anche a quote basse, nella Gra-vina di Matera e nell’ambito delle incisioni che solcano la zona. La composizione e la struttura di questa formazione sono visibili lungo le incisioni e nelle numerose cave che forniscono materiali utilizzati nel settore delle costruzioni. Essa è composta soprattutto da calcari micritici laminati e da calcari con abbondanti resti di Rudiste (BOENZI et alii, 1971). Queste rocce si sono deposte in un ambiente marino poco profondo, corrispondente al dominio paleogeografico della Piattaforma carbonatica apula che, alla fine del Cretaceo e durante la prima parte del Terziario, è stata interessata da dislocazioni tettoniche che ne hanno determinato l'emersione e successivamente lo smembramento in grandi blocchi. Si sono così configurati i lineamenti morfologici più evidenti che caratterizzano le Murge e l'area materana. L'emersione ha prodotto diffusi fenomeni carsici superficiali e profondi, resi manifesti da alcune doline e da diffuse famiglie di micro dissoluzione. Nell’ambito dei singoli blocchi fratturati e sollevati si è avuta la formazione di grandi ripiani e di scarpate più o meno modellate dagli agenti idrometrici. La rete principale di fratturazione si sviluppa secondo direttrici sia appenniniche (WNW-ESE), che antiappenniniche (ENE-SSW), secondo quanto evidenziato da MARTINIS (1961). I blocchi calcarei cretacei più rialzati hanno rappresentato la principale ossatura delle Murge, mentre i blocchi che si sono ribassati nel lato ovest dell’area mediante una sequenza di gradini morfologici, hanno costituito il substrato di un grande bacino marino noto nella letteratura geologica col nome di Fossa Bradanica. Questo dominio paleogeografico nel Pliocene ha occupato l’area racchiusa tra le Murge e la catena appenninica, che si sviluppa in destra del corso fluviale del Basento nel Pliocene. Uno dei blocchi del Calcare di Altamura che risulta topograficamente più sollevato forma la Murgia di Matera-Laterza, ove ricade il SIC; esso rappre-senta quindi un Horst delimitato a N e a SW da elevate pareti che si immergono quasi improvvisamente sotto i depositi argilloso – sabbioso – conglomeratici della Fossa Bradanica e del Graben di Viglione, elemento quest’ultimo che lo se-para dalle Murge pugliesi. Dislocazioni tettoniche minori sono visibili nelle profonde incisioni che intersecano il basamento calcareo emerso nei dintorni della località Murgia Gattini. Lungo le pareti, infatti, sono ben visibili numerose faglie dirette con rigetti piuttosto modesti (dell’ordine di qualche metro), mentre una fitta rete di frattu-re è

pag. 17 di 33 Tav. F/E282P – Valutazione di Incidenza presente ovunque il calcare affiora, assumendo un orientamento nello spazio generalmente parallelo ai principali lineamenti tettonici. I bordi dell’Horst sono a diretto contatto con le aree ove affiorano i terreni plio-pleistoceni della Fossa bradanica, più teneri ed esposti all’erosione. La sequenza di questi ultimi è determinata da vari termini che, a partire dal basso verso l’alto, sono: Calcarenite di Gravina; Argille subappennine; Sabbie di Monte Marano; Conglo-merato di Irsina. Questi materiali si sono deposti sui calcari cretacei a partire dal Pliocene, quando si è verificata la trasgressione regionale durante la quale il mare ha sommerso estese aree carbonatiche (CIARANFI et alii, 1979; PIERI, 1980; IANNONE & PIERI, 1982). Il primo deposito trasgressivo, a contatto diretto con i calcari che attualmente costituiscono il substrato profondo nell'area della Fossa bradanica, è rap-presentato dalla Calcarenite di Gravina (Pliocene superiore - Pleistocene inferiore), nota localmente come “tufo calcareo” e costituita da depositi sabbiosi di mare poco profondo, caratteristici di un ambiente marino litorale. Essa borda le Murge, ne seppellisce i margini ed è formata in prevalenza da calcareniti bioclastiche, ovvero da sabbie calcaree più o meno cementate, composte prevalentemente da frammenti di fossili (IANNONE & PIERI, 1979). In prossimità del contatto con il substrato creta-ceo si possono anche rinvenire livelli di conglo-merati e microconglomerati calcarei. Nell'area del SIC la Calcarenite di Gravina affiora este-samente sui bordi della Murgia materana, con spessori anche superiori a 50 metri e caratterizza i rioni “Sassi” di Matera. È riconoscibile anche lungo nu-merose incisioni, al di sopra della Formazione del Calcare di Altamura. Altri affioramenti sono stati individuati nel corso dei rilievi di campagna sulla Murgia materana, elemento questo che denota chiaramente le oscillazioni subite dall’area nel Pleistocene inferiore, quando si è manifestata la com-pleta sommersione dell’Horst della Murgia materana. Nell'ambito del SIC i terreni e la sequenza della Calcarenite di Gravina si possono osservare lungo i fianchi di molte incisioni torrentizie e soprattutto lungo la Gravina di Matera, nell'area dei "Sassi" e nelle numerose cave coltivate per l'estra-zione di conci di tufo utilizzati per la costruzione dell’antica città ed ubicate soprattutto lungo la S.S. 7 in direzione di Laterza. Alla fine del Pliocene, in seguito all'avanzare del mare verso est, le aree di sedimentazione del-la calcarenite si sono approfondite e su di esse si sono accumulati sedimenti prevalentemente argillosi di ambiente più profondo denominati nella letteratura geologica con il nome di Argille subappennine del Pleistocene inferiore. Esse sono state rilevate soprattutto nell'area della Fossa bradanica e del Graben di Viglione, mentre piccoli lembi affiorano anche sulla Murgia materana a quote non molto elevate. Le oscillazioni dell’area hanno subito un’inversione circa un milione di an-ni fa. L'intera area, infatti, che in precedenza aveva subito un lento ma costante abbassamento tettonico, inizia un movimento di vero e proprio sollevamento, che porta quasi in superficie le aree di sedimentazione delle argille, su cui si depositano materiali più grossolani di natura sabbiosa, denominati Sabbie di Monte Marano e depositi litorali prevalentemente ghiaioso-sabbiosi denominati Conglomerato di Irsina. Le Sabbie di Monte Marano ed il Conglomerato di Irsina del Pleistocene medio, sono presenti in piccoli lembi nell'area urbana di Matera, dal Castello alla Colonia elioterapica e nella parte più elevata di Serra Venerdì. Il sollevamento a carattere regionale ha proseguito sino all'O-locene ed ha causato il definitivo ritiro del mare fi-no alle quote attuali. Questo ritiro si è manifestato per stadi successivi, rinvenuti non solo nell'area meta pontina, quanto all’interno della regione, sino alla zona murgiana attraverso una serie di spianate e gradini di abrasione marina del Pleistocene medio-superiore, ben evidenti anche nell’area ove sorge la città di Matera e nell’area della Murgia materana occupata dal SIC. Questi depositi si rinvengono ad una quota di circa 400 m e sono caratterizzati da sedimenti sabbioso-ciottolosi esposti in numerosi affioramenti alla Masseria Murgia Gattini, alla Serra del Visciolo, nei dintorni della Masseria Malvezzi ed alla Serra S. Angelo. La progressiva emersione dell’area ha determinato anche una violenta a-zione erosiva e deposizionale da parte dei corsi d'acqua, con la conseguente formazione di depositi alluvionali, i cui resti si rinvengono anche nell’area della Murgia Materana, dove sono in prevalenza composti da sabbia e ciottoli.

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CARATTERI GEOLOGICI ED EVOLUZIONE PALEOGEOGRAFIC

Gli affioramenti sono in prevalenza collocati nelle parti medio-basse della valle del , nell’area della stazione di Montescaglioso ed anche sui bordi della Gravina di Matera a quote di 400 e 380 m.

CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE

L’area dell’ATO 11 si configura secondo caratteristiche geomorfologiche fortemente condizionate dalla litologia, dall’erosione e dalla tettonica e si può, in linea generale, ripartire in due settori: il primo, che occupa la parte centrale dell’area, assume un aspetto tipico dei rilievi rocciosi, con fianchi scoscesi ed una sommità pressoché sub-orizzontale; il secondo è caratterizzato da forme generalmente più dolci perché ricadenti su aree argilloso-sabbiose facilmente esposte all’erosione diffusa. Nell’ambito del massiccio calcareo sono osservabili scarpate erosive create da superfici di antiche faglie, mentre nella sommità sono evidenti forme di tipo carsico, quali ripiani, depressioni, solchi erosivi e doline di piccole dimensioni. I ripiani costituiscono gli elementi morfologici più estesi, su cui si è sviluppata una vegetazione per lo più endemica. Piano di Trasano, il rilievo de “Il Telefono”, Piano di Murgia Terlecchia, rappresentano tipici ripiani dal profilo suborizzontale, separati da scarpate irregolari di altezza variabile, che in qualche caso supera anche la decina di metri. Queste scarpate corrispondono ad antiche superfici di abrasione marina ed a ripe costiere. Altro elemento morfologico è rappresentato da solchi erosivi localmente indicato col termine di “lame”, depressioni con fianchi poco acclivi e fondo piatto generalmente occupato da terra rossa. Queste si differenziano quindi dalle vere e proprie “gravine” che hanno pareti verticali e profili a V stretta. Lungo le pareti verticali, come ad esempio avviene in sinistra della Gravina di Matera, si manifestano fenomeni di frana per crollo di elementi calcarei fratturati. Nelle parti più elevate della Murgia di Matera sono infine osservabili delle doline (depressioni dal fondo occupato da terra rossa), in alcuni casi disposte in sequenza, elemento questo che le fa collegare a dislocazioni tettoniche sepolte, ampliate nel sottosuolo sottoforma di grotte carsiche. Il secondo settore, ubicato prevalentemente nel margine sud-occidentale dell’area, sino nei pressi dell’abitato di Montescaglioso, è occupato da terreni argilloso-sabbioso-conglomeratici facilmente erodibili, con incisioni torrentizie molto ramificate e dai fianchi modellati. Quest’area assume un aspetto tipicamente collinare, un tempo occupata dalla macchia mediterranea, mentre oggi è sede di coltivazioni anche intensive di cereali, vite ed olivo. Le aree argillose sono talora intaccate da fenomeni di modellamento dei versanti, sia superficiali che profondi, che si manifestano mediante colamenti, colate e scorrimenti rototraslazionali.

IL CLIMA

L’area della Murgia materana ricade in una fascia climatica di tipo mediterraneo semiarido, caratterizzata quindi da una certa incostanza delle precipitazioni idrometeoriche e delle temperature. Per la verifica dei parametri pluviometrici sono stati utilizzati i dati del Servizio Idrografico Nazionale, relativi alla stazione di Matera (1921-1980), periodo in cui il funzionamento del sistema di monitoraggio è stato ottimale e quindi attendibile. In questa stazione la media annua di precipitazioni è di 574 mm, con una punta massima annua di 1031 mm nel 1972 ed una punta minima di 405 mm nel 1961. Le piogge non sono uniformemente ripartite nell’arco dell’anno, ma sono concentrate per la maggior parte nel periodo ottobre- gennaio, mentre nei mesi più caldi di luglio ed agosto tendono a ridursi notevolmente, con lunghi periodi caratterizzati da assenza totale di pioggia (Fig. 1)(o quasi, in questi mesi, difatti, si registrano in media solamente 5 giorni piovosi). Dal punto di vista bioclimatico possiamo far rientrare questa area all’interno di un tipo Mesomediterraneo umido-subumido (con carattere semicontinentale di transizione), caratterizzato da un’escursione termica di 18,6 °C, temperature elevate che si possono registrare nel mese di agosto (30,7 °C), temperature minime che raggiungono un picco minimo a gennaio (3,05 °C)(cfr. Piano di Gestione e FORTE et al., 2005).

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PAESAGGIO VIVENTE

Il SIC della Gravina di Matera costituisce un territorio di straordinario interesse naturalistico e paesaggistico, in quanto notevolmente diversificato in senso ambientale, elemento ben descritto dai diversi ambienti presenti quali rupi, praterie steppiche e garighe, comunità forestali (a sclerofille e a semicaducifoglie), oltre agli aspetti igrofili caratteristici del fondo delle gravine. Presenta un’oscillazione altimetrica limitata (quota massima 516 m s.l.m.) e ospita ben 8 habitat (di cui 1 prioritario), che vede, pertanto, una notevole concentrazione di habitat relativamente alla superficie stessa del SIC (6968,49 ha). Il presente aggiornamento ha permesso di incrementare ben 6 habitat rispetto ai dati del 2003 (oltre alla reinterptetazione di altri 2 habitat), aggiornamento reso possibile sia dalla disamina della letteratura specialistica esistente per il territorio in questione (tra cui alcuni dati inediti)(MISANO & DI PIETRO) e sia dalla consultazione del Manuale di interpretazione degli Habitat italiani (BIONDI et al., 2009). E’ il caso per esempio dell’habitat 8210 (Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica), fortemente caratterizzante il SIC, che risulta costituito da comunità casmofitiche di rocce carbonatiche, in precedenza non catalogato nell’aggiornamento del 2003. L’esiguità della copertura indicata (1%) nel Formulario è dipendente dalla forte acclività media in cui la vegetazione espressiva di questo habitat si costiuisce, elemento che a livello cartografico necessariamente determina una stima per difetto rispetto alla sua reale consistenza. Di particolare interesse in questi contesti le stazioni dell’endemica Campanula versicolor e di Carum multiflorum e Portenschlagiella ramosissima. Si segnala il notevole interesse conservazionistico di queste entità, menzionate tra le specie dell’Allegato I della Convenzione di Berna, e tra le specie a rischio d’estinzione della flora vascolare italiana (SCOPPOLA et al., 2005; FASCETTI & NAVAZIO, 2007). Tra le altre specie floristiche di notevole interesse conservazionistico, si segnalano, inoltre, Juniperus phoenicea ssp. turbinata, considerata rara e vulnerabile in Basilicata (FASCETTI & NAVAZIO, 2007). Per quanto riguarda le diverse altre entità floristiche d’interesse segnalate (Quercus calliprinos, Quercus trojana, Salvia argentea, Phlomis fruticosa, ed altre), trattasi di specie interessanti in quanto uniche stazioni regionali e/o taxa di particolare interesse per l’Italia meridionale. Il territorio del SIC presenta gli effetti di un pascolamento di diverso tipo (bovino, equino, ovino e caprino) prevalentemente concentrato lungo le aree prative periferiche del SIC. Il fuoco rappresenta una minaccia costante per tutta l’area, visti anche gli effetti del suo passaggio nel 1993 e nei periodi successivi (2000, 2001 e diversi episodi nel periodo 2003-2008) che hanno determinato il pressochè totale azzeramento della componente forestale, rimasta ormai relegata in pochi e ristrettissimi siti (Bosco di Lucignano e Bosco del Comune). La presenza stessa in ampie porzioni del SIC di xerogramineti a dominanza emicriptofitica e camefitica (stipeti e scorzonereti) è la dimostrazione del ripetuto passaggio del fuoco su queste superfici nel corso degli secoli, elemento alla base della costituzione stessa di queste praterie secondarie a carattere steppico. Il passaggio ripetuto del fuoco (evento abbastanza comune che si ripete pressoché ogni anno in differenti settori del SIC), secondo quanto raccolto da interviste ai locali e dalle osservazioni effettuate sulla vegetazione, mette seriamente a rischio il recupero delle comunità forestali e la permanenza (residuale) di importanti forme di macchia e cespuglieto (ginepreti a Juniperus phoenicea subsp. turbinata), mentre non sembra alterare sostanzialmente gli habitat 6220 (Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea), esemplificato da forme di vegetazione perenne a mosaico con aspetti terofitici, e 62A0 (Formazioni erbose secche della regione sub mediterranea orientale (Scorzoneretalia villosae)), costituito da vegetazione prativa steppica caratterizzata da Stipa austroitalica subsp. austroitalica. Allo stesso tempo però, non si deve dimenticare che il passaggio ripetuto del fuoco può ridurre fortemente la capacità di evoluzione dinamica delle comunità prative verso forme arbustive a Pistacia lentiscus e formazioni a macchia (alta) più evoluta, e successivamente (negli anni) a forme di foresta (più o meno strutturata) inquadrabili all’interno dell’habitat Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia (9340) e/o Quercus trojana (9250).

FAUNA

Il SIC Gravine di Matera presenta un paesaggio molto diversificato comprensivo di habitat naturali e semi-naturali molto differenziati. Grazie anche all’asprezza del suo territorio, formato da imponenti pareti rocciose e profonde gole, il sito risulta di rilevante interesse faunistico per la presenza di specie di notevole interesse naturalistico e conservazionistico. Il SIC è per

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l’avifauna un importante sito riproduttivo ed un’area di transito e di sosta durante le migrazioni. In particolare si trovano due specie prioritarie, il Grillaio (Falco naumanni) e il Lanario (Falco biarmicus) presenti con popolazioni riproduttive tra le più importanti a livello nazionale ed europeo ed altre specie di interesse comunitario tra cui, per citarne solo alcune, il Nibbio reale (Milvus milvus), il Capovaccaio (Neophron percnopterus) e l’Occhione (Burhinus oedicinemus). Il sito presenta anche una ricca comunità di Rettili ed Anfibi tra cui alcune specie di interesse comunitario come la Testuggine comune (Testudo hermanni), il Cervone (Elaphe quatuorlineata), il Colubro leopardino (Zamenis situla), l’Ululone appenninico (Bombina pachypus) ed il Tritone crestato (Triturus carnifex), quest’ultimo presente nel vecchio formulario standard, ma attualmente non segnalato perché non rilevato all’interno del SIC ma a circa 2 Km al di fuori in un ambiente non naturale. Nell’ambito del progetto “Life Arupa” finanziato dalla comunità europea si prevede nei prossimi anni una reintroduzione del Tritone crestato e del Tritone italico (Triturus italicus). Per quanto riguarda la classe dei mammiferi la maggior parte delle specie che rientrano nell’allegato II della Direttiva Habitat appartengono all’ordine dei Chirotteri vista la presenza di grotte, antri, caverne e chiese rupestri tipiche del paesaggio materano e luogo ideale di rifugio, ibernazione e riproduzione di queste specie. Si segnala la possibile presenza della Lontra (Lutra lutra), specie molto importante dal punto di vista conservazionistico, che oltre ad essere protetta a livello europeo è considerata, dalla Red List italiana, una specie in pericolo di estinzione. Tante sono le criticità rilevate, soprattutto quelle di carattere antropico. Tra le più importanti si segnalano l’inquinamento delle acque del torrente Gravina, dovuto alle più svariate e conosciute cause, e rese evidenti dalle numerose fioriture algali, schiume, ed anche numerosi rifiuti lungo gli argini. Tutto ciò può impattare sulle numerose specie anfibie presenti nell’area tra cui alcune incluse nell’allegato II della Direttiva 92/43/CEE ed anche dal punto di vista trofico per la probabile presenza della Lontra. Visto anche il particolare clima semiarido (e secco), gli incendi rappresentano un costante problema in tutta l’area per le specie animali a minore mobilità (rettili e mammiferi) e per i nidiacei. La pratica di un’agricoltura intensiva, basata sulle coltivazioni di cereali e culture arboree quali olivo e vite, viene effettuata attraverso lo “spietramento” determinando la scomparsa di habitat steppici, questi ultimi già colpiti anche dall’abbandono del tradizionale pascolo brado a bassa densità. Ciò determina la perdita di habitat trofico e di nidificazione per diverse specie di uccelli di interesse comunitario. L’abbandono delle tradizionali attività pastorali per allevamenti più industrializzati, determina anche la perdita di importanti risorse trofiche per specie come il Capovaccaio ed il Nibbio Reale che si nutrono di animali morti. Si consiglia per questo di utilizzare i “carnai” esistenti, chiusi per mancanza di autorizzazioni amministrative. Abbastanza usuale sembra essere l’attività venatoria, legata in particolare alla caccia al cinghiale. Quest’ultimo è stato reintrodotto in tempi passati con una specie non autoctona risultata maggiormente invasiva, e ciò potrebbe avere conseguenze su specie di rettili come il Colubro leopardino, già specie vulnerabile e sua possibile preda. In alcune grotte sono stati riscontrati resti di focolai, rifiuti ingombranti e pareti imbrattate, segno di un’abituale presenza antropica. Tutto ciò potrebbe arrecare disturbo ad alcune specie di chirotteri che utilizzano questi siti come rifugio, quindi si consiglia una bonifica dei molti rifiuti presenti ed una maggiore tutela delle aree interessate. Vista la presenza di numerosi individui di questa specie nei dintorni dei Sassi, bisognerebbe effettuare ulteriori approfondimenti nell’area oltre ad un più adeguato piano di monitoraggio di tutte le altre specie presenti nell’area SIC. Se consideriamo inoltre, che l’area SIC rientra nel Parco Regionale della Murgia Materana, quindi soggetta a diversi vincoli di carattere legislativo, sarebbe necessario un maggior controllo sulle aree protette per il rispetto delle norme vigenti in modo da limitare i danni dovuti agli impatti antropici che stanno determinando la trasformazione e la riduzione degli habitat naturali.

SEGNI DELL'UOMO - ATTIVITÀ AGRICOLA E ZOOTECNIA

Dai dati esistenti nella relazione socio-economica del Piano di Gestione del Parco, emerge una presenza consistente di aziende agricole e zootecniche produttive (circa 60) che occupano una superficie media di circa 50 ettari cadauna.

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I valori relativi riguardano l’aggiornamento al 2000, per cui si attende l’imminente censimento ISTAT per aggiornare i dati a disposizione. La forma di conduzione più rappresentata è la coltivazione diretta, con indirizzi produttivi prevalenti cerealicolo e cerealicolo-zootecnico. Sulle superfici destinate a seminativi si eseguono generalmente avvicendamenti tra colture cerealicole e colture foraggiere destinate al fabbisogno aziendale. Quelle maggiormente praticate risultano il frumento, l’orzo e l’avena. Considerevole è anche la presenza di arnie per la produzione di miele. Da segnalare l’esistenza di superfici significative occupate da oliveti e mandorleti, che hanno sostituito la primigenia copertura arborea che un tempo ricopriva l’altopiano della Murgia Materana. L’olivicoltura della Murgia Materana, per quanto limitata come estensione, costituisce un elemento importante che ne caratterizza il paesaggio.

Cartografia del sito IT9220135 Gravine di Matera

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Scheda - IT9220135 Gravine di Matera IT9220135 Tipo: C Nome sito: Gravine di Matera Comune/i: Matera, Montescaglioso Provin cia/e: Matera Longitudine: 16 39'48'' Latitudine : 40 37'57'' Area/Lunghezza: 5674 ha/ Km Altitudine Max/min : 516/79 m. Descrizione Sito di presenza e riproduttivo per numerose specie della fauna protette dalle generale: normative comunitarie Specie d i fauna di interesse comunitario presenti: Alcedo atthis (10p), Anthus campestris, Apus apus, Bubo bubo (5p), Buteo buteo (20p),Calandrella brachydactyla, Caprimulgus europaeus, Circaetus gallicus, Columba livia (200p), Coracias garrulus, Cuculus canorus , Dendrocopos major (20p), D. major (5p), Falco biarmicus (2p), F. naumanni, F. peregrinus (5p), Gallinula chloropus (100p), Hirundo rustica, Lanius collurio, L. minor, L. senator, Melanocorypha calandra (300p), Milvus migrans, M. milvus (10p), Neophron pe rcnopterus, Oriolus oriolus, Otus scops, Picus viridis (20p), Sylvia melanocephala (100p), Barbastella barbastellus (200), Miniopterus schreibersii (200), Myotis blythi (200), Myotis capaccinii (200), Myotis myotis (200), Bombina variegata, Triturus carnif ex, Elaphe quatuorlineata, Elaphe situla, Emys orbicularis, Testudo hermanni

Specie di flora di interesse comunitario presenti: - Altre specie importanti di fauna e flora:

Hystrix cristata, Lepus capensis, Martes foina, Meles meles, Mustela nivalis, Hy la arborea, Triturus italicus, Carpinus orientalis Miller, Celtis australis L., Cercis siliquastrum L., Ostrya carpinifolia Scop., Paliurus spina- Christi Miller, Pistacia lentiscus L., P. terebinthus L., Quercus ilex L. Impatti e attività: Attività antropiche ed agricole rischiano di alterare l'ambiente delle gravine Stato di Parco regionale protezione: Problematiche di conservazione: Mancanza di dati ambientali di base ed assenza di progetti di conservazione con pericolo di dilatazione incon trollata delle attività antropiche ed alterazione irreversibile del microclima delle gravine. Significatività Canyon di roccia calcarea scavato in un altopiano . le gravine presentano grotte, del sito: elementi vegetazionali e faunistici unici che un tempo abitavano i territori circostanti HABITAT PRESENTI:

Codice Habitat: 6310 Nome Habitat: Dehesas con Quercus spp. sempreverde Copertura 10 percentuale: Conservazione: B

Nota: Si specifica che tutto il paragrafo relativo alla descrizione del sito Natura 2000 riportato in corsivo e la relativa scheda sono tratte dal sito SITO WEB : HTTP :// NATURA 2000 BASILICATA .IT /IT 9220135-GRAVINE -DI -MATERA

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L’intervento non occupa alcuna superficie del SIC/ZPS IT9220135.

La relazione di screening è stata redatta in quanto secondo gli indirizzi generali la valutazione d'incidenza si applica sia agli interventi che ricadono all'interno delle aree Natura 2000 (o in siti proposti per diventarlo), sia a quelli che pur sviluppandosi all'esterno, potrebbero comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito. Sottrazione diretta di habitat di interesse comunitario Si No prioritario Si No quali : Nessuno superficie : --

Descrizione di come il progetto (da solo o per azione combinata) incida sul Sito Natura 2000:

La linea ferroviaria Bari – Matera interessata dal raddoppio selettivo risulta totalmente esterna ai siti SIC, ZPS e Parco Regionale, presenti sul territorio. Il tratto terminale della linea ferroviaria F.A.L. interessata dal raddoppio dei binari dista 3050 m dal perimetro che definisce il - Parco Archeologico Storico Naturale delle chiese rupestri del Materano (Parco dell’alta Murgia) in corrispondenza della zona più a nord del Parco corrispondente a quella che lambisce Contrada La Vaglia. Di seguito viene riportata la dimostrazione grafica del buffer a 3 e a 5 Km dell’opera in progetto rispetto al perimetro del sito IT9220135 (fig.8).

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Fig. 8 - dimostrazione grafica del buffer a 3 e a 5 Km dell’opera in progetto rispetto al perimetro del sito IT9220135

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Descrizione di altri progetti che possono costituire effetti combinati:

Nessun altro progetto previsto.

Spiegazione del perché gli effetti non si debbano considerare significativi:

Come evidenziato anche nella Relazione di Verifica di Assoggettabilità a VIA allegata allo Studio Ambientale Preliminare, in fase di esercizio l’opera non comporta impatti significativi sulle componenti ambientali .

Un potenziale impatto negativo potrebbe essere determinato in conseguenza della presenza dei previsti tratti in rilevato che determinerebbero a tutti gli effetti una interruzione di “corridoi ecologici”, rendendo complesso il libero transito e gli spostamenti della fauna selvatica. Al fine comunque di attenuare gli impatti sopra descritti, alcune soluzioni adottate, sebbene pensate principalmente per altri scopi, si prestano a poter essere considerate anche come misure preventive di mitigazione in tal senso. La posa di canalette per il libero deflusso delle acque superficiali, che corrono parallelamente ai nuovi binari, sia in rilevato che in trincea, e l’allungamento degli attraversamenti esistenti, per la continuità idraulica, costituiscono per la fauna elementi di collegamento sul territorio, evitando di fatto l’interruzione dei corridoi ecologici.

Solo in fase di cantiere, le lavorazioni, specie quelle maggiormente rumorose, possono costituire fattori potenzialmente impattanti per la fauna e l’avifauna, recando temporaneo disturbo; possibilità di abbattimento di alcuni esemplari durante le lavorazioni, (attività di scavi e movimenti terra, transito dei mezzi e delle macchine operatrici all’interno delle aree di cantiere). Generalmente, trattasi di un disturbo del tutto temporaneo, e limitato alle estreme vicinanze dall’area di cantiere, che comporta un allontanamento limitato nello spazio ed un rapido ripopolamento faunistico una volta cessata la fonte di disturbo.

Proprio il temporaneo allontanamento della fauna a causa del disturbo recato dal cantiere, contiene il rischio di abbattimento di unità animali durante le lavorazioni stesse; ad ogni modo, per quanto possibile, le aree di cantiere e di pertinenza saranno recintate in modo da impedire il transito alla fauna e scongiurare il pericolo di abbattimento di esemplari.

E’ da rilevare comunque che l’intervento si inserisce su una infrastruttura ferroviaria già esistente e che l’area in cui Saranno realizzate le previste opere di progetto risulta già in larga parte antropizzata.

L’analisi della caratteristiche della vegetazione e della flora hanno evidenziato l’assenza in zona di specie floristiche di particolare pregio, dato anche l’ambiente circostante che come detto risulta fortemente condizionato da insediamenti antropici (vedi viabilità stradale a scorrimento veloce, aree commerciali ).

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Tutti i potenziali fattori di impatto descritti daranno comunque origine ad effetti estremamente limitati nel tempo al solo periodo delle attività di lavorazione, circoscritti alla sola area di cantiere, e, soprattutto, totalmente reversibili una vota cessate le attività stesse.

Per tali motivi, si ritiene che gli impatti riconducibili alle lavorazioni necessarie alla realizzazione dell’opera possano essere considerati non significativi .

Durata dell’intervento: cantiere: 34 settimane esercizio: permanente dismissione: /

Tipo di finanziamento utilizzato

Privato

Comunitario

Nazionale

Regionale

Altro

Parte 4 - Altri pareri da acquisire - Regione Basilicata –Dipartimento Ambiente e Territorio; - Regione Basilicata - Infrastrutture e trasporti - Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio della Basilicata; - Provincia di Matera, Settore Pianificazione e trasporti (per interferenza con strada provinciale);

- Autorità di Bacino della Regione Basilicata; - Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti U.S.T.I.F - Comune di Matera - Settore Urbanistica, Viabilità e Imposizione vincolo preordinato all’esproprio.

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Parte 5 - Allegati

Documentazione a corredo dell’istanza: STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE

Il proponente: FERROVIE APPULO LUCANE srl Il progettista Il Tecnico valutatore Ing. Primo Stasi

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4. MATRICE DELLO SCREENING RELATIVA AL PROGETTO INTERESSANTE IL SITO

Descrizione i singoli elementi del L’interferenza dell’opera con il territorio del Sito progetto (sia isolatamente sia in Natura 2000 può ritenersi nulla, l’intera tratta congiunzione con altri piani/progetti) che ferroviaria oggetto dell’intervento di raddoppio possono produrre un impatto sul sito selettivo risulta completamente esterno al Natura 2000. SIC/ZPS IT 9220135. Non si prevedono allo stato di fatto altri interventi in loco, che possano comportare un impatto congiunto sul sito Natura 2000. L’intervento riguarda il raddoppio selettivo della Descrivere eventuali impatti diretti, delle linea ferroviaria Bari-Matera delle Ferrovie indiretti, e secondari del progetto (sia Appulo Lucane, da effettuarsi in corrispondenza isolatamente sia in congiunzione con della stazione di Venusio. altri) sul sito Natura 2000 in relazione ai L’intervento complessivo consiste nella seguenti elementi: realizzazione di un tratto di doppio binario della - dimensioni ed entità; lunghezza di circa 2600, dal km 65+495 al km - superficie occupata; 68+082, e nella modifica degli apparati di - distanza dal sito Natura 2000 o stazione dell’impianto di Venusio in modo da caratteristiche salienti sul sito; realizzare le condizioni per consentire l’incrocio - fabbisogni in termini di risorse dinamico, senza necessità di arresto, dei treni. (estrazione di acqua, ecc.); - emissioni (smaltimento in terra, acqua, Le aree oggetto dell’intervento non interferiscono aria); con il sito SIC/ZPS IT 9220135 e dell’area del - dimensioni degli scavi; Parco Regionale Archeologico Storico Naturale - esigenze di trasporto; delle Chiese Rupestri del Materano - durata della fase di edificazione; - operatività e smantellamento; Premesso che le indagini condotte da ARPA non - altro. rilevano problematiche particolari legate al tema della qualità dell’aria, si può sez’altro dire che il potenziamento dei servizi ferroviari per effetto degli interventi di progetto consentiranno un aumento dei passeggeri per diversione modali dai sistemi di trasporto su gomma a favore di quelli ferroviari con conseguente riduzione delle emissioni da traffico e degli agenti inquinanti in atmosfera. Pertanto complessivamente si prevede che l’intervento di progetto in fase di esercizio comporterà un miglioramento della qualità dell’aria.

Nella fase di esercizio, Il volume totale previsto di terre di scavo è pari a circa 22.000 mc, il materiale di risulta degli scavi, in base allo studio geologico preliminare, non ha caratteristiche adatte all’impiego per la realizzazione dei rilevati quindi verrà riutilizzato al di fuori del cantiere o trasferito a siti di deposito adeguati; per rilevati e rinterri è previsto l’approvvigionamento da opportuni siti di cava di circa 3.500 mc di terre idonee alla realizzazione del rilevato ferroviario.

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Si prevede una durata complessiva delle lavorazioni pari a 34 settimane.

Le esigenze di trasporto sono legate ai mezzi impiegati per l’approvvigionamento dei materiali necessari e il trasferimento dei materiali di scavo e di risulta presso appositi siti autorizzati.

La lavorazioni non comporteranno estrazione di acqua con apertura di nuovi pozzi.

Terminate le lavorazioni si provvederà al ripristino delle aree di cantiere alle condizioni ante-operam.

Nella fase di cantiere si prevedono lievi impatti dovuti: - alle emissioni di gas di scarico prodotte dai mezzi impiegati, - alla temporanea alterazione del clima acustico legato alle attività più rumorose.

Nel complesso, è da rilevare che l’impatto dovuto alle emissioni gassose degli automezzi in transito non è da ritenere significativo tanto più che gli stessi mezzi non dovranno attraversare zone abitate ma, per lo più, aree agricole con percorrenza, per quanto possibile, lungo la viabilità esistente asfaltata.

Descrivere i cambiamenti che potrebbero La realizzazione delle opere previste non verificarsi nel sito in seguito a comporta alcuna riduzione di habitat in quanto - una riduzione dell’area dell’habitat l’intervento si inserisce su una tratta ferroviaria - la pertubazione di specie fondamentali già esistente con occupazione, per quanto - la frammentazione del habitat o delle possibile, dell’area di sedime della ferrovia e solo specie ove necessario con l’occupazione di suolo - la riduzione nella densità della specie agricolo limitrofo che dovrà essere acquisito. - variazioni negli indicatori chiave del Tale suolo presenta una prevalenza di aree a valore di conservazione (qualità delle seminativo non irriguo come riportato dalla carta acque) Corine Land Cover 2006 (fig. 9). - cambiamenti climatici L’eventuale disturbo a specie animali è limitata

alla sola fase di cantiere e ha fine nel momento in cui le lavorazioni avranno termine.

L’opera non comporta frammentazione di habitat o delle specie, né tanto meno la riduzione della densità della specie stessa rispetto alla situazione attuale.

L’intervento non ha ripercussioni sui cambiamenti climatici .

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Carta Corinne 2006Fonte: http://geoviewer.isprambiente.it

Descrivere ogni probabile impatto sul La natura e le proporzioni dell’intervento sono tali sito NATURA 2000 complessivamente in da escludere impatti in termini di: termini di: - interferenze con le relazioni principali che - interferenze con le relazioni principali determinano la struttura del sito che determinano la struttura del sito - interferenze con le relazione principali che - interferenze con le relazione principali determinano la funzione del sito che determinano la funzione del sito Fornire indicatori a valutare significatività La realizzazione e l’esercizio dell’intervento: dell’incidenza sul sito, identificati in base - non comporta perdita di habitat agli effetti sopra individuati in termini di - non comporta frammentazione - perdita - non comporta distruzione - frammentazione - non comporta perturbazioni (ad esclusione della - distruzione fase di cantiere che potrebbe comportare - pertubazione temporaneo disturbo alla fauna presente nelle - cambiamenti negli elementi principali aree più prossime a quella oggetto del sito dell’intervento). - non comporta cambiamenti degli elementi principali del sito Descrivere in base a quanto sopra Gli impatti individuati si riferiscono riportato, gli elementi del piano/progetto esclusivamente alla fase di cantiere. Essi o la loro combinazione, per i quali gli riguardano: impatti individuati possono essere - emissioni in atmosfera legate al traffico indotto significativi o per i quali l’entità degli dai mezzi di cantiere impiegati nelle lavorazioni; impatti non è conosciuta o prevedibile. tale impatto è da considerarsi alquanto contenuto dato il limitato numero di mezzi impiegati, la temporaneità dell’impatto, la circoscrizione dell’impatto, lo stato della componente ambientale “atmosfera” nella condizione ante-operam per la quale non si segnalano particolari criticità.

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In fase di esercizio si prevede un miglioramento della qualità dell’aria derivata dalla riduzione del traffico su gomma a vantaggio del traffico su ferro conseguente al miglioramento e al potenziamento dei servizi offerti dal FAL sulla tratta Bari – Matera.

- alterazione del clima acustico legato sia al transito dei mezzi sia alle attività di cantiere maggiormente rumorose. Analogamente alle emissioni in atmosfera, tale impatto è da ritenersi di lieve entità, limitato temporalmente alle sole attività e totalmente reversibile.

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5. CONCLUSIONI

Alla luce dell’analisi di screening effettuata si ritiene che non sussistono incidenze significative sul Sito Natura 2000, principalmente per i seguenti motivi: • L’intervento risulta esterno al Sito Natura 2000 IT 9220135 di riferimento;

• In fase di esercizio l’opera non comporta impatti significativi sul sito

• L’intervento risulta indispensabile ai fini della sicurezza e strategico per il potenziamento della linea ferroviaria e il miglioramento dei collegamenti ferroviari di Matera con l’area metropolitana di Bari.

• I potenziali fattori di impatto, totalmente reversibili, risultano circoscritti all’area di lavorazione e limitati alla sola fase di cantiere.

Si ritiene pertanto non è necessario procedere al livello successivo della valutazione.

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