Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

INDICE

PREMESSA pag. 1 1 INTRODUZIONE pag. 1 1.1 Stato attuale pag. 2 2 LOCALIZZAZIONE E CENNI SULL’INTERVENTO IN PROGETTO pag. 2 2.1 Localizzazione pag. 2 2.2 Cenni sull’intervento in progetto pag.3 3 MATERIALI E METODI pag. 4 3.1 Bibliografia pag. 4 3.2 Ricerca fotografica pag. 6 3.3 Ricerca documentale e altre fonti tecniche pag. 7 3.1 NORMATIVA DI RIFERIMENTO pag. 7 4 SERVIZI GEOLOGICI SVOLTI IN CONTESTI LIMITROFI E/O SU TEMATICHE CONNESSE A QUELLE DI PROGETTO pag.8 5 MODELLO GEOLOGICO pag.8 6.1 Inquadramento geologico regionale pag.8 6.2 Caratteri geostrutturali generali pag.8 6.3 Inquadramento geomorfologico regionale della Gallura pag.10 6.4 Assetto geo-idrologico regionale pag.12 6.5 Geomorfologia costiera delle coste a Rias a Sud di pag.13 6.6 Geomorfologia del processo di arenizzazione pag. 15 6.6.1 GLI STADI DEL PROCESSO DI ARENIZZAZIONE DEGLI AMMASSI DI ROCCE GRANITOIDI pag. 16 6.7 Caratteri geostrutturali del bacino idrografico pag. 19 6.8 Studio Geolitologico locale e modello geologico pag. 19 6.8.1 RISCONTRI DA SOPRALLUOGHI pag. 19 6.9 Litostratigrafia e Modello geologico di progetto pag. 22 6.10 Circolazione idrica superficiale e sotterranea pag. 25 6.11 Geomorfologia del bacino idrografico pag. 26 6.12 La pericolosità idrogeologica del Riu Scalamala secondo il PAI pag. 28 6.13 La pericolosità idraulica del Riu Scalamala secondo il PSFF pag. 29 6.14 Pericolosità Geomorfologica in base allo Studio di Variante al PAI ai sensi dell’Art. 37 delle N.d.A. del PAI pag. 31 6.15 Geomorfologia dell’asta fluviale pag. 32 6.15.1 TRATTO A MONTE DELLA S.S. 125 pag. 32 6.15.2 PERTINENZE DELL’ASTA pag. 34 6.15.3 CONSIDERAZIONI GRANULOMETRICHE E SUL TRASPORTO SOLIDO pag. 35 6.15. 4 VALUTAZIONE DELLA SCABREZZA pag. 35 6.15.5 TRATTO CANALIZZATO E CEMENTIFICATO pag. 36 6,15.6 VALUTAZIONE DELLA SCABREZZA pag. 36 6.15.7 TRATTO A VALLE DELLA SS125 (DA PONTE SULLA SS125 A FOCE) pag. 36 6.16 Osservazioni conclusive pag. 40 7. CARATTERIZZAZIONE SISMICA pag. 41 7.1 Sismicità regionale pag. 41 7.2 Pericolosità sismica di base pag. 45 7.3 Categoria del sottosuolo pag. 45 8. RIEPILOGO E CONCLUSIONI pag. 46 TAV. 1 Carta Geologica Pag. 50

Ponte sul Rio Scalamala1 in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 Ponte sul Rio Scalamala in via Pertini a Porto San Paolo (Comune di Loiri Porto San Paolo - SS)

RELAZIONE GEOLOGICA

PREMESSA Il Comune di Loiri-Porto San Paolo (SS), ha affidato allo scrivente geologo la redazione della relazione geologica per la progettazione definitiva del “Ponte sul Rio Scalamala1 in via Pertini a Porto San Paolo”. (C.I.G.: Z2F1D1C2BA).

Ponte SS 125 Confluenza

Ponte Via Pertini

Fig. 1 - Localizzazione aerea con ulteriori punti di riferimento Immagine obliqua

1. INTRODUZIONE La presente Relazione Geologica, coerentemente con quanto previsto da norme e riferimenti tecnici, si propone di definire, con specifico riferimento al contesto progettuale, il Modello Geologico ossia i seguenti elementi:  l’assetto geologico di inquadramento;  la successione litostratigrafica locale;  i caratteri geostrutturali generali, la geometria e le caratteristiche delle superfici di discontinuità;  la definizione dell’origine e natura dei litotipi presenti, del loro grado di alterazione e fratturazione e della loro degradabilità;  I lineamenti geomorfologici;  gli eventuali processi morfogenici, i dissesti in atto e potenziali con la loro tendenza evolutiva ovvero il livello di pericolosità idrogeologica del settore in cui ricade l’intervento;  lo schema della circolazione idrica superficiale e sotterranea.

1Il corso d’acqua è denominato localmente Riu La Toa (trad.: il Salice). La preferenza della denominazione di Riu Scala Mala deriva dal fatto che questa è quella riportata nelle carte topografiche IGMI del XIX sec. ed é stata utilizzata nel PSFF della RAS.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 1 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 Dato il contesto progettuale, sarà ovviamente data rilevanza all’illustrazione degli elementi diagnostici litostratigrafici e a quelli geomorfologici direttamente e indirettamente coinvolti con le dinamiche del corso d’acqua. Rispetto all’intervento da progettarsi, quindi, l’indagine pur vertendo sulla caratterizzazione geologica della zona d’imposta del nuovo attraversamento non sarà limitata, com’è più convenzionale, ai soli terreni direttamente interessati dall’opera ma tende a considerare una più vasta area d’inquadramento che per la parte strettamente geomorfologica della trattazione può farsi corrispondere con una certa approssimazione allo stesso bacino idrografico del corso d’acqua in questione, sotteso alla sezione di chiusura rappresentata dal ponte stesso (Figg. Da 1 e 4). Tuttavia nell’analisi geomorfologica ed idrogeologica complessiva si esamineranno oltre i tratti d’alveo a monte di questa, anche la restante porzione canalizzata di valle, proprio in virtù dell’evidente incongruenza idraulica e per le potenzialità geomorfologiche.

Agli scopi complessivi è stato elaborato il seguente programma di indagini:  ricerca bibliografica e documentale allo scopo di definire i caratteri geologici generali e di sismicità dell’area di indagine, nonché ulteriori elementi di natura storica utili all’anamnesi delle problematiche geomorfologiche o litostratigrafiche (in questo caso, relative alle trasformazioni locali legate all’urbanizzazione ed ai confronti su base cronologica);  rilievo geolitologico sul terreno al fine di definire i caratteri litostratigrafici del sottosuolo ovvero di confermare quelli noti, a cui correlare gli esiti delle indagini geognostiche  indagini geognostiche (n. 2 pozzetti) con la finalità di definire il modello geologico del terreno  studio geomorfologico sul terreno e in foto aerea allo scopo di raccogliere elementi diagnostici e riscontri sulle dinamiche idro-geo-morfologiche presenti sull’alveo, eventualmente gravanti su strutture e sugli eventuali dissesti in atto o potenziali sui versanti sottesi;  inquadramento idro-geo-morfologico speditivo dell’asta fluviale;  studio idrogeologico speditivo allo scopo di verificare la presenza o meno di acque sotterranee interferenti.

Il presente elaborato fornendo la Modellazione Geologica del progetto, costituisce parte concettualmente integrante e di supporto alla Relazione Geotecnica e alla relativa modellazione.

1.1 Stato attuale Il ponte è stato realizzato dopo l’intervento che nel 1990 aveva condotto alla risagomatura e alla cementificazione dell’alveo del Riu Sa Toa (come da denominazione progettuale), a seguito di un evento alluvionale particolarmente gravoso, con danni nel centro abitato. Attualmente la struttura, in base alla diagnosi progettuale, si presenta con un impalcato a n.7 travi prefabbricate in calcestruzzo armato precompresso a T doppia, poggianti su spalle in calcestruzzo armato distanti 8,00 m l’una dall’altra, luce netta di 9,75 m, altezza 0,55 m e soletta di 25 cm spessore gettata in opera. La fondazione di queste ultime è presuntivamente su roccia (i pozzetti geognostici sono stati eseguiti con lo scopo di riscontrare tale assunto; vedi paragrafo specifico). Poiché rispetto alla sezione di monte la parete delle spalle costituisce, di fatto, l’inizio della variazione di sezione dell’alveo, sia la sezione rettangolare del manufatto che quella dell’alveo a valle di esso, devono considerarsi incongrue rispetto a quella trapezia di monte.

2. LOCALIZZAZIONE E CENNI AL PROGETTO 2.1 Localizzazione Il Riu Scalamala attraversa l’abitato costiero di Porto San Paolo, parte del comune di Loiri-Porto San Paolo in provincia di SS (ex OT). L’area su cui è dislocato l’alveo del Riu Scalamala, ai fini del progetto, è localizzata nella sez. 444120 della CTR.. La Figura sottostante localizza il ponte sul Riu Scalamala su di un ingrandimento della Tav. IGMI 444II Porto San Paolo.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 2 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

Fig. 2 - Ponte via Pertini. Vista da lato Dx valle. La sezione rettangolare di valle del canale è ampia esattamente quanto il ponte (foto Tilocca del 2/03/2017)

Fig. 3 – Localizzazione corografica dell’intervento; stralcio ingrandito IGMI Tav. 444 II Porto San Paolo

2.2 Cenni sull’Intervento in progetto Il Progetto prevede la demolizione dell’attuale impalcato e la conservazione sia delle spalle, che saranno sollevate ad una quota più alta rispetto a quella attuale al solo fine di garantire quella d’imposta delle travi, comprensiva del franco idraulico di progetto (per altezza della corrente con Tr 200 anni), che della sezione del canale. La nuova struttura ad arco ribassato sarà costituita da travi in acciaio e soletta in c.a., da impalcato con una luce netta superiore alla precedente, in ragione della presenza dei due marciapiedi da realizzarsi su soletta a sbalzo di poco più di 1m per lato rispetto alle due travi laterali.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 3 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

Fig. 4 - Simulazione della proposta di progetto (cfr. Relazione Tecnica di progetto)

Il progetto sarà completato sistemazione degli attuali sottoservizi sotto all’impalcato e dal ripristino delle pareti delle spalle con verniciatura protettiva trasparente.

3. MATERIALI E METODI 3.1 Bibliografia [1] Amadesi E. & Vianello G. (1978): Nuova guida alla realizzazione di una carta di stabilità dei versanti. Mem. Soc. Geol. It., v.19, p. 53-60. [2] Amanti M. et alii (1996): Guida al censimento dei fenomeni franosi ed alla loro archiviazione. Presidenza del Consiglio dei Ministri – Servizio Geologico, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Roma. [3] Atzeni A. & Spano A. (1992): Sui modelli a fondo mobile simulanti foci instabili di corsi d'acqua a regime torrentizio. L'Energia Elettrica, n. 5. [4] Atzeni A. & Lai G. (1993): Verifica della risposta di un modello a fondo mobile di foci instabili. L'Energia Elettrica, vol. 70, n. 6. [5] Atzeni A. & Ginesu S. (1993): Evoluzione dei litorali della Sardegna e interventi di riequilibrio. In: La difesa de litorali in Italia- a cura di Aminti, P. e Pranzini E.. Edizioni delle Autonomie. Roma. [6] Atzeni A., Balzano A., Lai G. (1997): Environmental Assessment Through Hydrodynamics and Transport Simulation in the S. Gilla Lagoon, . Environmental Modeling and Assessment. [7] Atzeni A., De Muro S., Di Gregorio F., Piras G. (2001): Carta del rischio geoambientale delle coste della Sardegna. Scala 1:250.000, SELCA, Firenze. [8] AA.VV. (1993): Atlante delle Spiagge della Sardegna. F° 182-Olbia. M.U.R.S.T-C.N.R._R.A.S.. [9] Charrier G. (1958): Gli scisti cristallini della Sardegna settentrionale- studio geologico e petrografico. Boll. Serv. Geol. d’Italia, vol. 79, pag. 101-220 con 14 tavv. fuori testo. [10] Chiesurin E. & Fenti V (2002): Proposta di un nuovo metodo per la classificazione del pericolo da caduta massi. Geologia Tecnica & Ambientale. V. 4 , pag. 5-12. [11] Dore M., Tilocca G., & Deroma M.A. (2001) - Carta inventario dei fenomeni franosi e alluvionali nella Provincia di Sassari. XIX Giornata dell'Ambiente Riassunto per il Convegno: IL DISSESTO IDROGEOLOGICO: INVENTARIO E PROSPETTIVE; Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 5 giugno 2001.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 4 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

[12] Dore M., Ghiglieri G. & Tilocca G. (2002): Prime considerazioni sul dissesto idrogeologico della Gallura (NE Sardegna, Italia). Congrès international Environnement et Identité en Méditerranée, Corte-Corsica 2002 ; pag. 45-55. [13] Eredia F. (1907): I venti in Sardegna. Rivista Marittima. [14] Gavrilovic S. (1959) : Methode de la classification des bassins torrentiels et equation nouvelles pour le calcul des hautes eaux et du debit solide. Vadoprivreda, Belgrado. [15] Ghezzo C., Guasparri G., Malesani P., Pellizzer R.·, Sabatini G. (1979): Il feldspato potassico nelle rocce granitiche della Sardegna - Risultanze delle prime indagini comparative. Rendiconti Soc. Ital. Mineral. e Petrologia, v. 35. Pag. 121-133. [16] Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero (2006): Le spiagge della Sardegna. In: “Lo stato dei litorali italiani”-Studi Costieri, n.10, pag.45-52. [17] I.N.Q.U.A. (1980): Compte-rendus de l’excursion table ronde sur Tyrrhenien de Sardaigne. Pubbl. Univ. -Univ. Liege pp.112. Cagliari. [18] Medici C. (2005) : Studio di compatibilità geologica e geotecnica sulla zona da sistemarsi a verde attrezzato nel Parco di Monte Ruju-Vaccileddi- Comune di Loiri-Porto San Paolo. Relazione Professionale; 30 pp, 3 Tav. All.. [19] Montaldo P. (1962) : I graniti della Gallura. Soc. Poligrafica Sarda, pp. 187. [20] Mori A. (1950): Le Saline della Sardegna. Mem. Geogr. Econ., 3, CNR-Napoli. [21] Mori A. & Spano B. (1952): I porti della Sardegna. Mem. di Geogr. Economica, 6, pp. 238. CNR-Napoli. [22] Orrù P. & Ulzega A. (1996): Coastal hazard in environmental geomorphology. Elsevier –Amsterdam, pp. 268. [23] Pecorini G. (1984) : Ambienti contesi: le formazioni a lido e gli stagni. Sardegna-l’uomo e le coste, pag. 111-122; Banco di Sardegna. [24] Pecorini G. (1984): Le isole minori, rocce modellate dal mare e dal vento. Sardegna -l’uomo e le coste. Banco di Sardegna, pag. 123-134. [25] Pelletier J. (1951): Notes sur la morphologie de la Gallura. Rev. Geogr. Lyon, pag. 147-153. [26] Pelletier J. (1960): Le relief de la Sardaigne. Fasc. Hors Série Rev. Geogr. Lyon, pp. 484. [27] Pinna M. (1954): Il clima della Sardegna. La Goliardica-Pisa. [28] Pinna S. (1991): Caratteristiche geologico-tecniche delle coltri di disfacimento delle rocce granitiche della Sardegna nord-orientale. Geologia Tecnica, 3, p.37-44. [29] Porqueddu A., Antonioli F., D’Oriano R., Gavini V., Trainito E. & Verrubbi V. (2011): Relative sea level change in Olbia Gulf (, Italy), a historically important Mediterranean Harbour. Quaternary International 232, pag. 21-30. [30] R.A.S.-Assessorato dei LL.PP. (2003): Linee guida per l’individuazione dei criteri generali per la difesa dei litorali - Propedeutiche all’avvio dell’attività di pianificazione, di programmazione e di attuazione della difesa dei litorali di cui all’art. 3, comma 1, lettera g della L. 183/89. Servizio Difesa del Suolo, pp. 49. [31] Rinaldi M. & Surian N. (2005) – Variazioni morfologiche ed instabilità di alvei fluviali: metodi ed attuali conoscenze sui fiumi italiani. In: M. Brunelli & P. Farabollini (Eds), Dinamica Fluviale, Atti Giornate di Studio sulla Dinamica Fluviale, Grottammare, Giugno 2002, Ordine dei Geologi Marche, pag. 203-238. [32] Rinaldi M. (2008) – Schede di rilevamento morfologico degli alvei fluviali. Il Quaternario, Italian Journal of Quaternary Sciences, 21, pag. 353-366. [33] Rinaldi M., Surian N., Comiti F. & Bussettini M. (2011) – Manuale tecnico – operativo per la valutazione ed il monitoraggio dello stato morfologico dei corsi d’acqua. ISPRA. [34] Rinaldi M., Surian N., Comiti F. & Bussettini M. (2014) – IDRAIM Sistema di valutazione idromorfologica, analisi e monitoraggio dei corsi d’acqua. Manuali e Linee Guida ISPRA 113/2014; pp. 262 + 7 Appendici giugno 2014. [35] Schmiedt G. (1965): Antichi porti d’Italia. L’Universo, 45, pag. 250-281- IGMI-Firenze. [36] Segre A. G. (1954): Il Quaternario del Golfo di Terranova Pausania (Olbia) e la sua fauna malacologica. Boll. Serv. Geol. d’Italia, vol.76, pag. 45-73.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 5 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 [37] Servizio Geologico d’Italia (2001): Memorie descrittive della Carta Geologica d’Italia-Geologia della Sardegna-Note illustrative della Carta Geologica della Sardegna in scala 1:200.000. I.P.Z.S. vol. 60, pp. 283. [38] Spano B. & Pinna M. (1956): Le spiagge della Sardegna. Ricerche sulle variazioni delle spiagge italiane, pp. 254, CNR Faenza. [39] Taylor G. & Eggleton R.A. (1988): Regolith Geology and Geomorfology. John Wiley & Sons, pag. 157-218. [40] Thuro R.A. & Scholz M. (2003): Deep weathering and alteration in granites – a product of coupled processes. In: GeoProc 2003 International Conference on Coupled T-H-M-C Processes in Geosystems: Fundamentals, Modelling, Experiments and Applications. Royal Institute of Technology (KTH), Stockolm. [41] Tilocca G. (2003): Resoconto sulle piene in Gallura del dicembre 1998. Il Geologo-periodico O.R.G. della Sardegna, 1/7, pag. 5-9. [42] Tilocca G. (2003 b): Rassegna dei principali casi di arretramento su arenili e falesie costiere della provincia di Sassari (Sardegna). Acc. Naz. Lincei, 21° Giornata dell’Ambiente-Aree Costiere, 5 Giugno 2003, abs. pp.3 -Roma. [43] Tilocca G. (2003 c): Nota Geologica, In: Viaggi per mare, viaggi per l’aldilà-vecchi e nuovi rinvenimenti olbiesi, pag. 47-49, Lyons Club Olbia. [44] Tilocca G (2003): Progetto di Sistemazione Idraulica del Riu Gadduresu (Olbia). Relazione Geologica (inedita) per il Comune di Olbi. pp. 61 e Allegati analitici. [45] Tilocca G. (2006): Studio di Compatibilità Geologica e Geotecnica per la Realizzazione di un fabbricato adibito ad uso civile e commerciale in località Porto San Paolo. Relazione inedita, pp. 26. [46] Tilocca G. (2007): Studio di Compatibilità Geologica e Geotecnica per la Realizzazione di tre unità residenziali e due unità commerciali in località Monte Contros. Relazione inedita, pp. 33. [47] Tilocca G. & Dore M. (2002): Il dissesto idrogeologico nella Gallura (Sardegna NE-Italia). Riassunto: Congresso Internazionale Ambiente e Identità in Mediterraneo, Corte-Corsica pag. 253-254. [48] Università di Sassari & Cas.Mez. (1979-1980): Atlante idrogeologico della Sardegna in scala 1:100.000. F° 182 Olbia. Progetto speciale n.25. Casilina Stampa Stabilimento Litocartografico-Roma. [49] USACE Manuals (1995): Engineering and Coastal design. EM 1110-2-1810 -cap. 4., pp. 59. [50] Vardabasso S. (1934): Profilo geomorfologico del massiccio sardo-corso. Atti del XII° Congresso Geografico Italiano. pp. 5 – Cagliari. [51] Vardabasso S. (1955): Il Quaternario della Sardegna. Atti del 4° Congresso INQUA, pp. 24. Roma. [52] Vardabasso S. & Vardabasso S. na (1962): La Gallura–Cenni Geologici - Cenni Geografici. Estratto dal vol. La Gallura, pp. 23. a cura di Murineddu A.- Ed. Fossataro, Cagliari. [53] Verstappen H.Th. [ed.] (1983): Applied Geomorphology - Geomorphological Surveys for Environmental Development. Elsevier. [54] Waelbroeck C.,, Labeyrie L., Michel E., Duplessy J.C., McManus J.F., Lambeck K., Balbon E. & Labracherie M. (2002): Sea-level and deep water temperature changes derived from benthic foraminifera isotopic records. Quaternary Science Reviews, v. 21, pag. 295–305. [55] Wright L.D. (1985): River Deltas. Coastal Sedimentary Environments. 2nd ed., R.A. Davis, ed., Springer- Verlag, New York, pag. 1-76. [56] Wright L.D. & Coleman J.M. (1973): Variations in morphology of major river deltas as functions of ocean wave and river discharge regimes. American Association of Petroleum Geologist Bulletin, vol. 57, 2, pag. 370-398.

3.2 Ricerca fotografica ■ Aeronautica Militare (1954): Foto in b/n in scala 1:33.000 declassificate. ■ E.R.S.A.T. (Ente Sardo di Assistenza Tecnica in Agricoltura) (1977): Foto a colori in scala 1:10.000 ■ R.A.S. Assessorato EE. LL. FF. UU. (1997-1998): Ortofoto Aima in scala 1:10.000. ■ R.A.S. Assessorato EE. LL. FF. UU. (2001-2004): Ortofoto a colori RGB in scala 1:10.000 ■ http://www.sardegnageoportale.it/webgis2/sardegnafotoaeree/

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 6 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

3.3 Ricerca documentale e altre fonti tecniche In questo caso, lo scopo è stato quello di reperire in prima istanza quante più informazioni possibili sugli eventi critici che abbiano riguardato il territorio di Loiri-Porto San Paolo, in generale, ed il settore d’indagine e/o il torrente, in particolare. Si è pertanto fatto riferimento, specificamente a: ■ Il repertorio del P.S.F.F. relativo al Riu Scalamala del Subbacino 4-Liscia; ■ il repertorio A.V.I. (Aree Vulnerate in Italia) del C.N.R.-G.N.D.C.I. (Consiglio Nazionale delle Ricerche- Gruppo per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche); ■ il repertorio I.F.F.I. (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia).– A.P.A.T. & RAS (2005); ■ il repertorio P.A.I. relativo al Sub Bacino 4 - Liscia; ■ la consultazione di un estratto dell’archivio dei quotidiani regionali conservato in microfilm presso la Biblioteca Universitaria del Ministero dei Beni Culturali di Sassari, al fine di acquisire ulteriori informazioni anche su eventi minori, a partire dagli anni ’20; ■ la consultazione presso il Dipartimento d’Ingegneria del Territorio, presso la facoltà di Agraria dell’Università di Sassari, del materiale bibliografico storico, ivi giacente. ■ lo Studio sull’Idrologia Superficiale della Sardegna (SISS), elaborato dall’E.A.F. (2003), sulla base dei dati disponibili presso il Servizio Idrografico Regionale; ■ Il Manuale per la Movimentazione di Sedimenti Marini, elaborato nel 2006 da APAT e ICRAM per conto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare; ■ La Nuova Sardegna-Archivio on line; ■ La Cartografia Storica in Scala 1.25.000 dell’IGM I. (Tav. F° 182 IV SE Maladormida della Carta d’Italia 1886);

4. NORMATIVA DI RIFERIMENTO Le specifiche fonti normative di riferimento sono le seguenti:  D.Lgs n. 163/2006  D.M. 14-1-2008  NdA PAI-RAS  D.P.R. n. 207/2010, - Regolamento di esecuzione ed attuazione del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, recante «Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE»  Direttiva per la manutenzione degli alvei e la gestione dei sedimenti in attuazione degli artt. 13 e 15 delle n. d. a. del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico della Sardegna (PAI) (con All. 1 e All. 2).  Direttiva per lo svolgimento delle verifiche di sicurezza dei canali di guardia esistenti (Delibera del C.I. dell’Autorità di Bacino Regionale, del 7/07/2015)  Direttiva per lo svolgimento delle verifiche di sicurezza delle infrastrutture esistenti di attraversamento viario o ferroviario del reticolo idrografico della Sardegna nonché delle altre opere interferenti” (Delibera del C.I. dell’Autorità di Bacino Regionale, del 201/05/2015)  Direttiva per lo svolgimento delle verifiche di sicurezza dei canali tombati esistenti” (Delibera del C.I. dell’Autorità di Bacino Regionale, del 201/05/2015)

5. SERVIZI GEOLOGICI SVOLTI IN CONTESTI LIMITROFI E/O SU TEMATICHE CONNESSE A QUELLE DI PROGETTO

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 7 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 Di seguito si fornisce un elenco di servizi tecnici eseguiti in contesti geolitologici contigui o limitrofi all’area di progetto, aventi caratteristiche geo-litologiche da simili a totalmente analoghe rispetto a quelle riscontrabili nell’area di progetto. a. Medici C. (2005): Studio di compatibilità geologica e geotecnica sulla zona da sistemarsi a verde attrezzato nel Parco di Monte Ruju-Vaccileddi- Comune di Loiri-Porto San Paolo. Relazione Geologica inedita; 30 pp, 3 Tav. Allegate. b. Tilocca G. (2006): Studio di Compatibilità Geologica e Geotecnica per la Realizzazione di un fabbricato adibito ad uso civile e commerciale in località Porto San Paolo. Relazione inedita, pp. 26. c. Tilocca G. (2007): Studio di Compatibilità Geologica e Geotecnica per la Realizzazione di tre unità residenziali e due unità commerciali in località Monte Contros. Relazione inedita, pp. 33. d. Tilocca G. (2008): Interventi in area P.A.I. di mitigazione del rischio idraulico ed idrogeologico nei comuni di Loiri Porto San. Paolo e . Relazione Geologica inedita Progetto Esecutivo (finanziamento erogato dall’Assessorato alla Difesa dell’Ambiente della R.A.S., alla Comunità Montana n° 4 Riviera di Gallura nell’ambito della competente Misura P.O.R. 1.3. Difesa del suolo [titolarità trasferita al comune di Loiri- Porto S. Paolo, per effetto della soppressione della suddetta C.M. n.4.]. pp. 68. e. Tilocca G. (2008): Interventi in area P.A.I. di mitigazione del rischio idraulico ed idrogeologico nei comuni di Loiri Porto San. Paolo e Padru. Relazione Geotecnica inedita Progetto Esecutivo (finanziamento erogato dall’Assessorato alla Difesa dell’Ambiente della R.A.S., alla Comunità Montana n° 4 Riviera di Gallura nell’ambito della competente Misura P.O.R. 1.3. Difesa del suolo [titolarità trasferita al comune di Loiri-Porto S. Paolo, per effetto della soppressione della suddetta C.M. n.4.]. pp.35. f. Tilocca G. (2008): Interventi in area P.A.I. di mitigazione del rischio idraulico ed idrogeologico nei comuni di Loiri Porto San. Paolo e Padru. Studio di compatibilità geologica e geotecnica inedito. Progetto Esecutivo (finanziamento erogato dall’Assessorato alla Difesa dell’Ambiente della R.A.S., alla Comunità Montana n° 4 Riviera di Gallura nell’ambito della competente Misura P.O.R. 1.3. Difesa del suolo [titolarità trasferita al comune di Loiri-Porto S. Paolo, per effetto della soppressione della suddetta C.M. n.4.]. pp.77 + Allegati. g. Tilocca G. (2013): Realizzazione delle opere di arginatura e difesa spondale del Rio Scalamala nel centro abitato di Porto San Paolo. Studio di compatibilità geologica e geotecnica inedito. pp. 33 + 2 Allegati. Finanziamento Commissario Straordinario Delegato (Ordinanza n. 98/3 del 7 febbraio 2013). Settembre 2013. h. Tilocca G. (2014): Realizzazione intersezione a rotatoria al km 300,134 della S.S. 125. Relazione Geologica (pp.37) e Relazione Geotecnica (pp. 10), inedite. Comune di Loiri-Porto San Paolo.

Poiché quasi tutti sono a firma dello scrivente, i suddetti documenti possono indirettamente riscontrare della diretta conoscenza dei contesti e dell’affidabilità delle analisi geologiche e geomorfologiche. Si noti che la perimetrazione stessa del PAI è opera di chi scrive, cosa questa che attesta dunque, che le conoscenze sullo specifico contesto sono stata assunte a partire dal 2000.

6 MODELLO GEOLOGICO 6.1 Inquadramento geologico regionale Di seguito è esposto analiticamente l’inquadramento regionale del bacino sotteso al Riu Scalamala. Detto bacino si colloca all’interno della Gallura, sia essa declinata come regione geologica che geomorfologica e ne sintetizza i principali elementi. Infatti i tratti generali dell’area gallurese costiera (“Bassa Gallura”) del tutto coerenti, al netto dell’orografia e della vicinanza della linea di costa, con quelli montani (“Alta Gallura”) e da essi dipendenti, si ripetono nel dettaglio sia dal punto di vista geologico che geomorfologico anche nel settore di Porto San Paolo. Tali concetti sono esposti da decenni anche in letteratura [52]. Le principali peculiarità geologiche del settore risultano essere: 1. la posizione all’interno di un Pilastro tettonico (Horst orientale della Sardegna); 2. la conformazione geologica del bacino in gran parte a granitoidi del complesso intrusivo ercinico;

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 8 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 3. la scarsità delle coperture sedimentarie, qui limitate alla sola frangia costiera che attesta di una chiara condizione erosiva; 4. l’estrema prossimità con ripetuti contatti del batolite intrusivo al basamento migmatitico ercinico; 5. la sovrapposizione di direttrici strutturali a carattere regionale, parallele al sistema N60° (cfr. cosiddetta faglia di Tavolara) su cui, quasi per intero, è impostata l’asta fluviale del Riu Scalamala ed a cui si contrappongono una serie di altre discontinuità coniugate; 6. i diversi stati di arenizzazione di una parte del sostrato granitoide associati al sistema di fratturazione; 7. la relativa prossimità delle strutture attive e recenti del bacino tirrenico che espone questa regione ad una lieve sismicità.

Di quelle geomorfologiche si tratterà più avanti e più in dettaglio. L’area più strettamente interessata dall’indagine e dal progetto stesso è data dal bacino sotteso alla sezione di via Pertini e del tratto di canale a valle più a contatto con l’opera in progetto. Essa ricade quasi per intero entro terreni intrusivi a composizione granitoide che fungono da sostrato ad un’aliquota minoritaria di coperture alluvionali verosimilmente Oloceniche (assai dubitativamente Pleistoceniche), di ambiente per lo più torrentizio. Il sostrato geolitologico granitoide ricalca quello regionale, qui attribuito a Graniti secondo il F° 182 Olbia della C.G.I. in scala 1:100.000 e a Monzograniti equigranulari del complesso magmatico ercinico (28b) secondo la Carta Geologica 1:200.000 a cura di Carmignani et al. (1996). Il F° 182 della Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000 (Servizio Geologico d’Italia, 1963) attribuisce più genericamente tale sostrato cristallino a “Graniti grigio-rosati, biotitici, localmente passanti a granodioriti, in genere a grana eterogenea con prevalenza di componenti di dimensioni medio-grossolane, talora contenenti scie ricche di biotite ed inclusi di varia natura” (Υ della Fig. 5). La fattispecie rocciosa è costituita, più in dettaglio, da varietà di rocce granitoidi, di solito porfiriche e di colore rosa o rosastro in esposizione a giorno. Si tratta di tipiche litologie a tendenza acida del Complesso intrusivo ercinico con abbondante feldspato, quarzo, biotite, attraversati qua e là da ammassi di porfidi e filoni e da filoncelli di quarzo e pegmatitici. Nello specifico ambito di Porto San Paolo affiorano rocce localmente molto fratturate, diaclasate e fessurate con condizioni litotecniche mutevoli che vanno da quelle dell’ammasso roccioso vero e proprio (con RQD variabili da scadente [25-30] a discreta e buona [70-80] e localmente superiore) fino a quelle dell’ammasso del tutto arenizzato (Graniti arenizzati) per processi pervasivi di alterazione fisico-chimica che dà luogo a terre poco addensate a comportamento per lo più attritivo o a varietà di rocce semicoerenti. I filoni di Pegmatiti, a dispetto delle discontinuità presenti, sono invece, di norma, rocce di estrema resistenza. Assai minoritaria è la presenza di terreni Migmatitici del complesso migmatitico ercinico sul bordo Sud del bacino.

6.2 Caratteri geostrutturali generali I terreni in studio sono interessati dagli effetti cinematici di: 1. la messa in posto dei graniti durante l’orogenesi ercinica 2. le ridefinizioni tettoniche di epoca terziaria e tardo-terziaria (quaternaria?).e le strutturazioni conseguenti (con ringiovanimenti di precedenti strutture)

Nel primo caso assumono interesse, da un lato, l’estrema prossimità del batolite intrusivo al basamento migmatitico ercinico che, come detto, condiziona la presenza e la geometria di strutture di taglio e da raffreddamento negli ammassi, così come la presenza di spezzoni isolati di sistemi filoniani. Gli effetti di cui al punto 2, sono, invece, responsabili di un chiaro ringiovanimento del rilievo che nel contesto d’indagine dà luogo a colline basse ma di una certa pendenza (ad es. Monte Contros, 114m). E’ evidente in tal senso il differenziale morfologico che tali strutture determinano su tutta la parte meridionale della Gallura che del resto è il più prossimo ancora oggi alle strutture attive del Tirreno occidentale (cfr.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 9 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 Sismicità), in modo tale da risentire della sua sismicità. Questa relativa immaturità strutturale si esprime a terra anche nelle limitate piane costiere e a mare in una Piattaforma continentale piuttosto stretta e rapidamente in connessione con le strutture più profonde del bacino del Tirreno tramite canyons. In ambito emerso, fra le strutture tettoniche regionali deve sottolinearsi la estrema prossimità al sistema di faglie parallele costituente la cosiddetta faglia di Tavolara (tratteggio Sud in Fig.5) di direzione N60°. In un tale contesto, la valle del Riu Scalamala coincide con una struttura parallela evidenziata anche nell’allungamento dei rilievi bordanti lo spartiacque. Essa, nel caso in specie, va a condizionare visibilmente l’andamento dell’asta principale mentre il reticolo di I ordine (compluvi di versante), è impostato secondo diverse direzioni di taglio coniugate a mesoscala fra le quali sembra prevalere proprio l’effetto morfologico della ENE-WSW (N60°) ed in sub ordine quello della N320°.

dt: Detrito di falda, conoidi di deiezione, suoli detritici, suoli colluviali. Olocene f: Alluvioni attuali e recenti talora terrazzate e parzialmente cementate. Olocene

δf: Filoni di composizione da dacitica a basaltica; litotipi lamprofirici (spessartiti, camptoniti) con termini di transizione alla serie dacite-basalto. Carbonif. Sup.- Permiano. Υ: Graniti grigio-rosati, biotitici, localmente passanti a granodioriti, in genere a grana eterogenea con prevalenza di componenti di dimensioni medio-grossolane, talora contenenti scie ricche di biotite ed inclusi di varia natura. Carbonif. Sup.- Permiano. Υi:graniti minuti a grana media, rosei o raramente grigi, a sola biotite o a due miche, spesso a tendenza aplitica, localmente un po’ porfirici, in masse a contorni per lo più sfumati ; Carbonif. Sup.- Permiano.

g: Gneiss occhiadini, listati, zonati, a composizione granitica, granodioritica, e quarzo- dioritica, ad una o due miche; migmatiti prevalentemente arteritiche. Rari noduli cornubianitici per lo più a contatto con i Graniti di Gallura. Pre-cambriano ?

Lo spartiacque In tratteggio blu è stato aggiunto alla figura per l’illustrazione del bacino Legenda idrografico attuale del Riu Scalamala (sotteso alla foce) che ricade prevalentemente Corridoi principali di faglie all’interno dell’unità Υ di cui alla Legenda a fianco e marginalmente a SSE in porzioni di substrato migmatitico. Si notino a Sud, nel tratto più meridionale dello spartiacque, superfici ricoperte da corpi detritici (dt).

Fig. 5 - Stralcio da Carta geologica d’Italia in scala 1:100.000, F° 182 –Olbia

6.3 Inquadramento geomorfologico regionale della Gallura Il pilastro orientale del Logudoro, di natura prevalentemente cristallina e tendenzialmente impermeabile, coincide, dunque, nella sua parte settentrionale, con la Gallura. Qui le successive ridefinizioni tettoniche, posteriori alla surrezione relativa del Massiccio del Limbara (1358 m) sui bacini circostanti, hanno determinato, a partire dalle vette e in direzione N-S, un andamento del rilievo a gradinata asimmetrica. Pertanto, da monte a valle, si avvicendano altopiani denudati a quote ricorrenti, con dislivelli in media di circa 200 m; non di rado vi si localizzano le cosiddette Serre che stanno ad indicare situazioni con profilo montuoso accidentato, per lo più collinari ma ad elevata energia di rilievo, ovvero con differenziali clivo metrici particolarmente alti). I differenziali morfologici più accentuati si osservano verso Ovest sul bordo tettonico fra Fossa terziaria logudorese (solco vallivo a valle del lago del Coghinas) e Pilastro gallurese o fra questo ed i sub bacini periferici al Logudoro che dividono il Pilastro in prismi (es.: Corridoio - o Soglia di Monti, a seconda di quale sia la sezione di riferimento). In ogni caso, benché il profilo altimetrico decresca verso NNE, in tutta la regione gallurese, compreso il suo settore costiero, si conservano gradienti morfologici estremamente elevati, fin quasi a lambire la linea di costa.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 10 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

Fig.6 - Schema batimetrico del margine continentale nordorientale della Sardegna; bacino di Olbia. Tratto da Dalla Valle G. [2007]2

Le piane alluvionali costiere sono rare e di esiguo sviluppo in quanto, per ragioni strutturali (le vicine strutture del margine tirrenico, ancora attive simicamente, hanno indotto una piattaforma stretta ed incisa da canyon) e per l’evidente eredità dei movimenti glacio-eustatici (l’attuale livello marino si considera stazionante da non più di 3-4 ka), scontano la loro giovane età geologica per cui, il loro colmamento deve considerarsi un processo in corso per progradazione ed aggradazione dei sedimenti (onlap costiero) a partire dalla frangia costiera. In taluni casi (Piana di Olbia) il denudamento prevale nettamente sul colmamento fino a dare luogo a Glacis d’erosione. Questa configurazione, che interessa peraltro, dove più dove meno, tutta la Sardegna Orientale, deve ritenersi di estrema rilevanza idro-geo-morfologica, in quanto condiziona sia i deflussi liquidi in termini di portate (scarsa permeabilità, configurazione tettonicamente guidata dei bacini ed energia del rilievo), e velocità dei corsi d’acqua che scorrono su tali contesti che quelli solidi (condizione erosiva dei rilievi fino al limite quasi costiero). In particolare, essendo l’ambito costiero pedemontano di deflusso dei sistemi idrografici anche il più insediato, la condizione predispone ad una maggiore vulnerabilità. Ne consegue che anche l’alveo del Riu Scalamala di Porto San Paolo rientra in questa casistica.

Riepilogando l’assetto geomorfologico del settore, trova una spiegazione ben più che parziale nei seguenti fenomeni regionali: 1. il cosiddetto ringiovanimento tettonico pliocenico1, connesso con la contemporanea definizione e il successivo approfondimento del Mar Tirreno;

2 Dinamica sedimentaria torbiditica in bacini confinati: margine orientale della Sardegna. Dottorato In Scienze della Terra XIX° Ciclo. Univ. di Bologna. pp. 225 1 L’attuale attività geodinamica sul lato orientale del Tirreno è responsabile della sismicità residua e relativamente maggiore della Sardegna Nord-Orientale, rispetto al resto della Sardegna (cfr. Caratterizzazione Sismica).

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 11 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 2. il postulato basculamento quaternario verso NE dei prismi strutturali ( o di una parte di essi) in cui è ritenuto essersi frammentato l’Horst orientale. Tali fenomeni hanno prodotto, su di un sostrato poco permeabile una rete idrografica principale (escludendo il Coghinas: Riu Vignola, Riu Liscia, Riu San Giovanni, Riu Padrogiano, Riu San Teodoro, Riu ) ad elevata densità di drenaggio, defluente verso N ed E, caratterizzata da: □ spartiacque principali ben definiti su livelli altimetrici in gran parte prossimi o superiori ai 1000m contrassegnati anche da cornici rocciose verticali, □ bacini idrografici principali a forti gradienti, in condizioni di prevalente erosione nel bilancio geomorfologico, fin quasi alla linea di costa, □ prolungati tratti a valli incassate anche nelle reti minori, □ un settore litoraneo dominato da coste di sommersione a Rias, ovvero valli fluviali affogate dalla risalita olocenica del livello del mare e alimentate da contributi solidi talora importanti, □ corpi alluvionali interposti fra area montana e linea di costa, attualmente reincisi,

3. il glacio-eustatismo pleistocenico.

Fig. 7 - Schema Idrografico della Gallura; Cerchio In rosso la localizzazione sul contesto di riferimento. Modificato da M. Dore, G. Ghiglieri & G. Tilocca, Prime considerazioni sul dissesto idrogeologico della Gallura (NE Sardegna, Italia). Congrès international Environnement et Identité en Méditerranée, Corte-Corsica 2002 ; p. 45-55 (2002)

6.4 Assetto geo-idrologico regionale La relativa varietà degli assetti idrologici e geo-idrologici noti testimonia di quanto segue: 1) bacini idrografici poco permeabili o impermeabili per via primaria ma resi più o meno permeabili dalla fratturazione, fatte salvo le limitate aree costiere alluvionali ove il sostrato cristallino è localmente

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 12 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 ricoperto da sedimenti detritici dell’Olocene ma anche del Pleistocene (“Alluvioni”) che si raccordano a esigue falde detritiche e dove subentrano anche gli effetti dell’arenizzazione sulle masse granitoidi (Monzograniti e Granodioriti essenzialmente); 2) bacini idrografici geometricamente, altimetricamente e clivometricamente condizionati dalla frammentazione tettonica; 3) bacini idrografici che si sviluppano per lo più su superfici e su alvei ad elevata pendenza, con gradienti morfologici elevati ripetuti data la configurazione a gradinata e, dunque, ad alta energia di rilievo; 4) bacini idrografici con profilo di equilibrio instabile; 5) bacini idrografici soggetti per la gran parte, laddove persistono sia le coltri arenizzate che i pur circoscritti depositi di versante, a fenomeni di erosione a monte (ovvero fino a tratti contigui alla costa) e trasporto quasi fino al mare; eventualità questa, sia ben chiaro, non connessa ai deflussi ordinari ma che si esplica solo concomitantemente ad eventi intensi, si concentra lungo le sponde ed è funzione dell’articolazione litologica, del livello di alterazione del sostrato roccioso nonché delle portate sviluppabili, ovvero dell’importanza del bacino idrografico; 6) limitate aree di transizione all’ambiente marittimo-litorale, come spazi a disposizione per i processi il cui bilancio genera sedimentazione e colmamento alle foci sempre a delta (ma i delta sono sovente mascherati in quanto costretti all’interno di Rias), per sensibile caduta di pendenza, velocità ed energia cinetica. A scala locale, vi rientrano tutti i punti della rete idrografica contrassegnati da riduzione repentina del gradienti, da aumento della scabrezza e non di rado da una certa incongruità degli interventi artificiali.

Fig. 8 - Ricostruzione delle paleo linee di riva dall’Olocene, nelle aree costiere a Nord e a Sud del Golfo di Olbia [cfr. 29]

6.5 Geomorfologia costiera delle coste a Rias a Sud di Olbia A Sud-Ovest di Capo Ceraso, similmente a quanto accade nel più ampio contorno della costa a Nord di Olbia, il profilo costiero permane ancora contrassegnato da una costa di sommersione a Rias sottendente bacini idrografici quasi sempre di scarsa superficie ma comunque in grado di generare tanto cordoni litorali quanto lagune o stagni retrodunali. Tale costa all’estremità orientale della esigua piana costiera si è definita sul

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 13 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 sostrato cristallino, inciso in conseguenza del condizionamento strutturale (fattore predisponente la geometria) del ritiro eustatico pleistocenico e della successiva ultima risalita eustatica post-glaciale. Il profilo marittimo con le coste a Rias documenta di testate di valli fluviali in gran parte guidate da allineamenti strutturali, sovraescavatisi col ritiro massimo del livello marino (Last Glacial Maximum = LGM; circa 20ka) durante glaciazione wurmiana (-125m/135m dal l.m.m. attuale; Fig.9). Per quanto attiene all’evoluzione del sistema idrografico (in seguito sommerso dal mare), si ammette in sintesi che l’intera idrografia della regione sia attualmente il relitto di monte (“testata”) di una più ampia paleo-idrografia di epoca Wurmiana (70.000-13.000 y. B.P), Questa idrografia, stanti gli elementi batimetrici e paleo-batimetrici in possesso (cfr. Fig. 8), doveva necessariamente essere sottesa all’asta principale di torrenti ben più ampi e idrograficamente gerarchizzati di oggi, ovvero con foci ben più a valle dell’attuale linea di costa (si consideri che

Fig. 9- Stima dei Livelli Relativi di stazionamento del mare fra Pleistocene e Olocene il LGM ammette una profondità a -135 m s.l.m. attuale). I fiumi di oggi nel momento di massimo approfondimento del livello marino (circa 20 ka), infatti non erano altro che testate di un’idrografia a carattere montano di affluenti di un sistema che scaricava verso NE in direzione del Tirreno centrale ad almeno una trentina di Km dalla costa odierna. L’assetto attuale è il risultato ultimo di un livello non del tutto stazionario (si noti infatti che in letteratura gli studiosi ammettono un innalzamento relativo di circa 1mm/anno negli ultimi 2000 anni) posteriore a circa 4 ka, in base alla ricostruzione di Fig.9. Attualmente si tratta, nel complesso, di corsi d’acqua a carattere torrentizio con una rete a sviluppo da sub- dendritico ad angolare con alta densità di drenaggio e discreto rapporto di biforcazione, di solito ben gerarchizzata rispetto all’estensione, sia per ragioni geo-litologiche che morfologiche. Tali caratteristiche morfometriche sono ben individuabili e nella fascia altimetrica superiore ai 100 m s.l.m. appaiono ben più marcate che a valle dove, a partire dagli 80-100 m, la rete tende a rarefarsi, riducendo sensibilmente la densità di drenaggio, fin quasi a rettificarsi (Riu Scalamala), per poi propendere a divagare nel tratto terminale. Si vedrà più avanti che tali tendenza riguarda anche il Riu Scalamala.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 14 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 Ai vari stadi di stazionamento del ritiro wurmiano (70.000 y b.p. -13-000 y b.p.), tramite gli apporti continentali (onlap costiero), si sono generati ambienti con prodotti in ambiente sia marino (Beach rocks) che continentale (alluvioni ed eolianiti) che hanno costituito anche ai vari stadi di risalita olocenica del livello glacio-eustatico, gli stocks di volta in volta rielaborabili e rielaborati per varie generazioni di sedimenti (spiagge e dune). Buona parte dei sistemi idrografici minori sono sbarrati da cordoni litorali e confluiscono in stagni costieri. I sistemi maggiori defluiscono di solito in lagune tramite strutture focive a delta; tuttavia malgrado l’intercettazione del recapito solido ordinario e diretto da parte di stagni e lagune, il ripascimento naturale efficace si deve soprattutto all’abbondanza della rete idrografica ed al trasporto solido che si generano nel corso con gli eventi idrologici più rilevanti (maggiori portate e velocità).

6.6 Geomorfologia del processo di arenizzazione Anche in relazione alla questione appena esposta, appare importante inquadrare il tema dell’arenizzazione e della formazione di detriti sul sostrato granitoide. In generale, infatti, come si vedrà meglio più avanti, le condizioni di arenizzazione che si documentano nel contesto degli ammassi granitoidi appaiono non disgiunte da quelle geomorfologiche, in quanto nelle culminazioni orografiche, di norma, la roccia è nuda, assume forme a Tor prive di coltri detritiche o al più con Boulders residuali, a testimonianza di una relativamente maggiore maturità geomorfologica che si manifesta sia come maggiore integrità litotecnica (fisico-mineralogica) che come verosimilmente più evoluto e pervasivo stato di denudamento da erosione. In tali casi la roccia si presenta con una maggiore integrità, in generale con RQD buoni (80) e localmente eccellenti, dal momento che si rinvengono blocchi o prismi selezionati da spaziature maggiori e risparmiati in ragione delle migliori qualità geo-meccaniche e con n. di giunti per m3 (Jv) compreso fra 5 e 6. Tali prismi si selezionano, infatti, in funzione della strutturazione tettonica e, di conseguenza, delle caratteristiche geometriche dei sistemi di fratturazione e fessurazione sulle quali l’acqua agisce sia su scala macro che microscopica, secondo lo schema concettuale col quale s’illustrerà il fenomeno dell’arenizzazione delle litologie intrusive. Se nelle culminazioni del rilievo la roccia è nuda e talora priva di vegetazione, anche come conseguenza del diboscamento, delle condizioni di pendenza e, talora, della reiterazione degli incendi estivi, lungo i versanti permangano aree contrassegnate da coltri di arenizzazione del sostrato e possono aversi accumuli residuali di blocchi derivanti da ammassi diaclasati e persino antiche frane stabilizzate naturalmente (Lato Sud Monte Contros) o talvolta in parte relitte. Queste ultime possono concentrarsi alla base di dette aree di culminazione dove solitamente sono poco rilevabili in caso di presenza boschiva oppure si rinvengono disperse per rotolamento ai piedi dei versanti. Alle coltri di arenizzazione corrispondono in ogni caso le maggiori estensioni di manto boschivo o a macchia che peraltro determinano condizioni di Feed back che contribuiscono a stabilizzarle. L’area d’indagine, per la gran parte dall’evidente carattere erosivo, non è interessata da spessori di arenizzazione plurimetrici. Più spesso le fasce di arenizzazione hanno potenze molto irregolari di qualche decimetro. Qualche eccezione è rilevabile sulle parti più basse dei versanti inclinati, dove le stesse possono essere ricoperte anche da esigui colluvi o dove in genere può apprezzarsi l’approfondimento del regolite. La disponibilità di acqua e di acidi organici all’interno di questo, inducono per attacco chimico il lento indebolimento dei legami mineralogici, per cui col venir meno di dette forze, si genera una progressiva tendenza allo sgretolamento granulare. I processi sono più repentini in caso di intervento antropico con escavi. Per questo, in genere ogni fronte aperto artificialmente su graniti arenizzati, tende a deteriorarsi assai più precocemente di quanto non sarebbe stato in condizioni naturali, per cui diviene col tempo più instabile. In ogni caso è tipico dei graniti arenizzati la evidente riduzione dell’angolo di declivio che si ha fra profili naturali e profili artificiali Ad ogni modo, poiché le coltri arenizzate si generano a partire dalla superficie, esse sono reperibili sempre in posizione stratimetrica superiore rispetto ai loro ammassi e mai al di sotto di volumi di roccia. A meno di nette e particolari discontinuità tettoniche, le arenizzazioni quindi, precedono gli ammassi rocciosi veri e propri nelle prospezioni geognostiche e, sempre per tale ragione, è difficile riscontrare reali soluzioni di continuità laterali

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 15 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 o verticali3 nelle varie casistiche della degradazione (Fratturazione-Alterazione-Regolite). Ciò in quanto il passaggio spaziale fra i vari contesti è costituito da vaste aree a Corestones (masse in blocchi apparentemente più integri e distinguibili secondo geometrie prismatiche più o meno arrotondate ai vertici, che risultano contornate da sacche di arenizzazione in modo da generare una tessitura pseudoclastica), il cui risultato terminale, posteriore all’allontanamento dei sabbioni, è la formazione di innumerevoli Tor e l’accumulo residuale di Boulders (in gergo “Pietre Ballerine”). Queste ultime forme, rappresentano l’eredità ultima di un’evoluzione che ha comportato una strutturale condizione di blando dissesto geomorfologico naturale, consistente nella diffusione di relitti morfologici di versante stabilizzati o meno. Questi costituiscono di solito gli elementi di maggior pregio del paesaggio geologico della Gallura sia interna che costiera. Detto fenomeno ha in definitiva nell’assetto strutturale della roccia le sue cause predisponenti, per cui considerando anche il degrado termico superficiale4, deve considerarsi sia fisico che chimico-mineralogico e diviene progressivamente più pervasivo con l’infiltrazione dell’acqua, la quale concorre ad amplificare i processi di alterazione dei termini litologici (Idrolisi; Ossido/Riduzione). Per tale ragione le coltri di arenizzazione danno luogo ad acquiferi permeabili per porosità secondaria, con circolazioni a falda libera e portate solo di rado apprezzabilmente significative. Lo schema seguente dà conto del fenomeno di arenizzazione ed è illustrato soprattutto con l’intento di porre in evidenza la varietà della casistica da cui traggono o possono trarre origine i volumi solidi degli alvei ed i suoi legami con la più controversa questione della pericolosità idrogeologica naturale del territorio gallurese.

6.6.1 GLI STADI DEL PROCESSO DI ARENIZZAZIONE DEGLI AMMASSI DI ROCCE GRANITOIDI Lo schema seguente dà conto del fenomeno di arenizzazione ed è illustrato soprattutto con l’intento di porre in evidenza la varietà della casistica da cui traggono e possono trarre origine i volumi solidi degli alvei ed i suoi legami con la più controversa questione della pericolosità idrogeologica naturale del territorio gallurese. Esso illustra in termini schematici temporali le varie fasi che compongono il processo di degrado fisico-chimico noto come arenizzazione, di un ammasso roccioso granitoide primigenio, a partire dal sistema dei giunti interessato per primo dal passaggio dei fluidi atmosferici: I) Fasi predisponenti di tettonizzazione che sovrimpongono alle discontinuità associate alla sequenza di raffreddamento dei corpi magmatici, ulteriori sistemi di discontinuità strutturali variamente ma non casualmente orientati in funzione delle cinematiche; II) L’ammasso roccioso subisce una deformazione rigida con rottura in segmenti e prismi secondo più ordini di giunti, con caratteri geometrici, di pervasione e spaziatura disomogenei ma, di norma definiti da una rete di discontinuità il cui inviluppo è sede preferenziale di inneschi dei comportamenti di cui ai successivi punti; III) Sviluppo di progressiva permeabilità per fessurazione; IV) Penetrazione di acque. Contatto con acque d’infiltrazione superficiale, a partire dai livelli meno profondi; V) Degrado ed alterazioni superficiali sulla componente dei minerali silicati per idrolisi e ossidazione; VI) Incremento della infiltrazione e della circolazione d’acqua; VII) Ulteriore approfondimento di fenomeni di alterazione per idrolisi, a partire dai costituenti basici silicatici e da quelli feldspatici (2NaAlSi3O8), più rapidi se in ambiente morfoclimatico caldo-umido; VIII) Prosecuzione dell’alterazione e innesco di un più generale e pervasivo fenomeno di Arenizzazione dalla superficie esterna verso l’interno (Fig. 11), con contemporanei fenomeni di ferrettizzazione per ossidazione del Fe2+ della Biotite in Fe3+ e formazione di Goethite; IX) Colorazione bruno rossiccia della massa alterata;

3 Ragione per cui non esiste oggi una sola carta geologica ufficiale che distingua sistematicamente le tipologie delle alterazioni delle litofacies. 4 Nell’azione di sgretolamento dell’ammasso roccioso l’attacco chimico è sollecitato dalla disponibilità idrica e dalla presenza di acidi organici mentre alla parte fisica del processo non dovrebbe essere considerato estraneo il ruolo del congelamento in un contesto cronologico periglaciale (quanto meno nel Pleistocene superiore). Il modello schematizzato nelle pagine seguenti è, in ogni caso, fortemente influenzato dall’assetto strutturale a meso e micro-scala.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 16 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 X) Estensione ed approfondimento dell’arenizzazione con efficacia diversa a seconda delle geometrie, della persistenza dei piani di taglio, dei tipi petrografici interessati, degli afflussi pluviometrici, della temperatura e delle sue variazioni; XI) Formazione di Corestones nel regolite (Fig. 10), a partire dai prismi fratturati in più ordini di giunti; si tratta di litofacies ad alterazione evoluta non completa o ad uno stadio intermedio che dà luogo ad un ammasso suddiviso in affioramento in prismi di dimensioni varie a sezione da romboidale a quadrangolare, con vertici arrotondati secondo una geometria a graticcio, con elementi più o meno integri separati o contornati da superfici arenizzate; XII) Progressiva rimozione/erosione (o distacco) del sabbione di arenizzazione contornante i blocchi integri ed accumulo successivo di massi, blocchi o clasti di materiale roccioso sui bordi (Formazione di Boulders; “Pietre Ballerine” Auct.); XIII) Asportazione totale del contorno arenizzato e totale esumazione delle parti integre; XIV) Generazione di Rilievi residuali con tipiche morfologie (Tor in primo luogo; Inselberg subordinatamente; esempi fra i più noti sono: Pulchiana; Monte di La Cruci; Monte Tronu; Monte Fraili, presso ; Pedres presso Olbia); XV) Eventuale rimodellamento dei rilievi residuali, con formazione al loro piede di accumuli di frana per crollo di blocchi ciclopici; tali frane si stabilizzano in funzione delle dimensioni dei massi, dell’acclività originaria del versante e della colonizzazione vegetale, ma porzioni di essa possono dare luogo per tempi di ritorno centenari a distacchi limitati in funzione del progressivo degrado fisico.

Resta il fatto che il prodotto finale dell’alterazione e dell’arenizzazione, più simile ad un’arenaria grossolana pseudocoerente che alla roccia cristallina originaria, dà luogo ad un mantello superficiale qua e là ferrettizzato, bruno-rossiccio, potente da pochi decimetri fino anche a 5-10m che, per quanto detto, può fungere da acquifero di modesta capacità ed ospitare una falda libera con livello assai oscillante, portate, comunque, sempre molto limitate (tendenti ad abbassarsi o a cessare nel periodo estivo), in ogni caso sostenute dal sistema di fratturazione e circolazione della massa granitica sottostante o circostante (Permeabile per fratturazione).

Riassumendo, i connotati geomorfologici più importanti ai fini della discussione idro-geo-morfologica sono i seguenti: 1. Basamento geolitologico poco permeabile; 2. Presenza di una fisiografia a gradinata che rende ricorrenti fino al settore costiero alti gradienti clivo metrici; 3. Immaturità e persistente condizione “erosiva” del rilievo; 4. Scarso sviluppo relativo delle pianure alluvionali (cioè dell’ambito di transizione del corso d’acqua); 5. Aste vallive fluviali impostate lungo direttrici tettoniche; 6. Presenza di un diffuso stato di alterazione delle matrici rocciose granitoidl in particolare di quelle granodioritiche e monzogranitiche che si spinge fino all’arenizzazione in senso stretto, talora profonda (potente), talora meno, che rende suscettibile all’erosione il sostrato granitoide; 7. Diffusione di coperture detritiche, regolite e, in taluni settori, di frane di crollo antiche che assicurano disponibilità di carichi solidi ai deflussi idrici; 8. Elevata energia del rilievo.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 17 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

Fig. 10 -Tipica sequenza di alterazione dei graniti [39]

Fig.11 - Rappresentazione schematica del processo di arenizzazione di un ammasso granitico [40]

Tali condizioni, se sottovalutate, come sovente in passato, conducono ad una sostanziale replica degli equivoci che per lungo tempo hanno fatto ritenere tutta la Gallura un’area piuttosto immune da dissesti idrogeologici, da fenomeni erosivi e dalla possibilità concreta di generare trasporto solido con le reti idrografiche. Tale equivoco è stato ripetutamente contraddetto dai fatti negli ultimi 20 anni. L’assetto descritto rende particolarmente vulnerabile tutta la Bassa Gallura e, in generale, tutti suoi settori pedemontani con più accentuati differenziali clivo metrici, alle criticità idrogeologiche ed al cosiddetto pericolo idraulico (che più

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 18 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 propriamente andrebbe definito idrogeomorfologico data la commistione delle dinamiche). Se si considera, in più, l’esposizione di alcuni bacini alle perturbazioni metereologiche da Sud (cicloni), si comprende anche la ricorrenza cronologica dei fenomeni alluvionali associati a piovosità intensa. Fra questi, negli ultimi 60 anni, debbono rammentarsi in particolare quelli del 1951;1964; 1974; 1989; 1998; 2004; 2005; 2008; 2009; 2012, 2013 (in grassetto quelli sui quali si avrà modo di ritornare relativamente al Riu Scalamala).

6.7 Caratteri geostrutturali del bacino idrografico Le geometrie e le direzioni di taglio principali documentano la prevalenza della lineazione EstNordEst (N60°) con immersione di piani di taglio verso NordOvest, in subordine verso SudEst. Le coniugate a mesoscala sono tuttavia molteplici. Come si può rilevare, anche dalla Tab 3 sono stati messi in evidenza, fra le numerose superfici di discontinuità, almeno 5 ordini principali di famiglie di discontinuità:

N320°-322°/Verticale N260°/ 72°NNW N155°/85° NE N080°/56°NNW N324°/85° NE N070°/50°NNW N135°/85° NE N60°/50°NW N150°/80°E N50°/65°-72°NW N352°/85°E N56°/ 50°SE N096°/80° N N014°/85°WNW N105°/ 80°N N020°/57°ESE N300°/70°NE N017°/70°ESE N295°/60°NE N25°/ 65°SE N358°-0°/Verticale N000°/80° E N002°/85°NW Tab.1 – Principali famiglie di discontinuità tettoniche negli ammassi del bacino (rilievi zona Monte Contros)

Quando la fratturazione è intensa, ovvero con diverse famiglie di discontinuità che s’incrociano, la grana è grossolana e l’alterazione avanzata e profonda, le morfologie si presentano meno accidentate, le pendenze si riducono, in ragione dei maggiori effetti della degradazione fisico-meccanica e chimica. In caso contrario il rilievo è pronunciato e suddiviso in prismi rocciosi con qualità meccaniche superiori. A ciò fa eccezione il solo assetto dei filoni pegmatitici che benché con discontinuità poco spaziate, come detto, offrono condizioni di resistenza alla compressione molto elevate.

6.8 Studio geolitologico locale e Modello geologico L’area interessata dal progetto ricade interamente su terreni a substrato intrusivo granitoide ed esili coperture detritiche di origine torrentizia o colluviale. Su di essa è stato eseguito un sopralluogo di dettaglio che va ad aggiungersi a precedenti ricognizioni effettuate per altri studi e una indagine geognostica locale mediante n. 2 pozzetti. Di tale indagine si dà conto anche negli allegati alla Relazione

6.8.1 RISCONTRI DA SOPRALLUOGHI Il sostrato geolitologico come accennato è costituito, secondo la Carta Geologica 1:250.000 (a cura di Carmignani et al.; 1996) da Monzograniti equigranulari del complesso magmatico ercinico o da “Graniti grigio-rosati, biotitici, localmente passanti a granodioriti, in genere a grana eterogenea con prevalenza di componenti di dimensioni medio-grossolane, talora contenenti scie ricche di biotite ed inclusi di varia natura” (Υ; Fig. 5) secondo il Foglio 182 della Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000 (servizio Geologico d’Italia, 1963). Le rocce in affioramento sono date da ammassi di rocce fratturate, di solito inequigranulari di colore rosa o rosastro, per l’abbondanza di Feldspato (Ortoclasio), con Quarzo e più rara Biotite, minerale certamente subordinato ma talora più concentrata nella massa e riconoscibile in quanto scuro. Tali ammassi sono attraversati filoni e da filoncelli di quarzo oppure da pegmatite dura.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 19 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 Si tratta nello specifico di rocce localmente diaclasate in superficie ma per lo più fessurate con condizioni litotecniche mutevoli che vanno da quelle dell’ammasso roccioso vero e proprio (con RQD variabili da scadente [25-30] a discreta e buona [70-80] e localmente oltre), fino a quelle dell’ammasso del tutto arenizzato, per processi pervasivi di alterazione fisico-chimica che possono condurre allo stato di terra poco addensata o roccia semicoerente. Nel caso dei più rari in filoni in Pegmatiti, a dispetto delle discontinuità, si tratta di rocce di estrema resistenza. In generale i caratteri litotecnici fanno si che nel caso degli ammassi rocciosi fratturati si tratti di litotipi non escavabili ma rippabili spesso con difficoltà o più spesso ancora di vera e propria “roccia da mina”. Come si è visto in precedenza (cfr. Geomorfologia del processo di Arenizzazione), la degradazione si sviluppa progressivamente attraverso fenomeni fisico-chimici fra cui spicca l’idrolisi dei componenti mineralogici silicatici, soprattutto in corrispondenza di sistemi di diaclasi o di cataclasi, laddove sia pervasiva la presenza di fratturazioni e la spaziatura delle fessurazioni sia molto stretta (sensu ISRM) e quindi più efficace nel tempo e nello spazio l’azione dell’acqua. Essa si traduce in un progressivo “disfacimento”, più noto come arenizzazione del granito. Il modello schematizzato in sostanza è fortemente influenzato dall’assetto strutturale a meso e micro-scala, tuttavia, a meno di nette e particolari discontinuità tettoniche, è difficile riscontrare reali soluzioni di continuità nelle varie casistiche della degradazione (Fratturazione-Alterazione), essendo il passaggio fra i due fenomeni costituito da vaste aree a Corestones (masse in blocchi apparentemente più integri e distinguibili secondo geometrie prismatiche arrotondate ai vertici, che risultano contornate da sacche di arenizzazione in modo da generare una tessitura pseudoclastica), il cui risultato terminale è l’accumulo residuale di Boulders (in gergo “Pietre Ballerine”, secondo una vecchia definizione assegnata dal La Marmora). Queste ultime, rappresentano per la gran parte l’eredità ultima di movimenti relitti di versante e le più mature forme residuali del suddetto processo e quando presenti costituiscono di solito gli elementi di maggior pregio del paesaggio geologico locale.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 20 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

5 Alluvioni ciottolose passanti a detriti di versante 0.50-2,00m Olocene-Attuale 5 4 3 4 Detrito colluviale Olocene-Attuale 2 2 3 Complesso granitoide ercinico del tutto arenizzato 0.50-2,50m Coltre eluviale [alterazione quanto meno 2 Complesso granitoide ercinico parzialmente dal Pleistocene] arenizzato 0.50-5,0m

1B Complesso granitoide ercinico, a 1B Monzograniti molto fratturati e fessurati 1B

1 Complesso granitoide del Carbonifero-Permiano, a prevalenti Monzograniti porfirici in ammassi rocciosi. Con filoni accessori. Radicato in profondità.

1A

1A Complesso granitoide ercinico, a Monzograniti porfirici integri o poco fessurati

Fig. 12 .– Schema litostratigrafico del settore pedemontano di Porto San Paolo (Sx)

Detriti di riporto

SSE NNW Riu Scala Mala via Pertini

Dx Sx

Fig. 13 - Profilo litologico schematico del sostrato granitoide all’altezza della sezione di via Pertini (cfr. Fig.23). La legenda è la stessa della Fig. 12, salvo i riporti qui aggiunti in grigio

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 21 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

Fig. 14 - Tipica litofacies dei Monzograniti rosa di Porto San Paolo a Feldspati prevalenti centimetrici (affioramento presso collina di Monte Contros)

6.9 Litostratigrafia e Modello geologico di progetto L’area su cui è previsto l’intervento in base all’approfondimento geognostico è risultata differenziabile nelle due diverse sponde. L’indagine è documentata dall’Allegato 2. Le litostratigrafie sono qui riassunte dagli schemi seguenti: Pozzetto PZ1 (Spalla Sx) Sezione Geognostica Fotografia Litologia spessore

Detrito di riporto

Calcestruzzo Detrito alluvionale colluviale, ciottoloso e ghiaioso , poco denso, colore Traccia stazionamento max bruno rocssic stagionale superficie freatica

della falda libera Granito arenizzato

Granito fessurato e fratturato Fig. 15 – Sintesi geognostica PZ1 (spalla Sx)

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 22 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 Pozzetto PZ2 (Spalla Dx) Sezione Geognostica Fotografia Litologia Spessore Detrito di riporto

Granito arenizzato

Granito Fessurato e fratturato

Fig. 16 - Sintesi geognostica PZ2 (spalla Dx)

In altri termini si ha (dall’alto in basso): Sx idrografica, presso spalla Sx del ponte - Detrito di riporto ed altri elementi artificiali (0,55m) - Detrito alluvionale colluviale, ciottoloso e ghiaioso , poco denso, colore bruno rossiccio (0,60m) - Granito arenizzato (0,50m) - Granito fessurato e fratturato (radicato in profondità)

Dx idrografica, presso spalla Dx del ponte: - Detrito di riporto (0,85m) - Granito arenizzato 0,90m) - Granito fessurato e fratturato (radicato in profondità)

Le stratigrafie incontrate nei due pozzetti riscontrano dunque la presenza dei termini ipotizzati, secondo la seguente correlazione con la legenda della Fig. 12 : Unità stratigrafica Correlazione legenda Fig. 12 Correlazioni litotecniche Terre sciolte o debolmente addensate, Detrito alluvionale colluviale 5 compattate e indurite in superficie Rocce semicoerenti passanti a terre Granito arenizzato 3 molto addensate Rocce lapidee e tenaci a tratti Granito fessurato e fratturato 1B, localmente anche 2 semilapidee e più friabili Tab. 2 – Litostratigrafia e correlazioni geomeccaniche

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 23 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 Il quadro esposto consente la sintesi del seguente modello geologico di progetto:

Pz1 Pz2

P=-1,80m

P=-2,40m

Fig. 17- Sezione geolitologica e modello geologico del progetto del ponte via Pertini (Lato monte nella nuova configurazione di progetto). Si noti la differenza geometrica e la diversa collocazione del piano d’imposta della fondazione complessiva rispetto alla configurazione originaria.

PZ1 PZ2 Legenda

Detrito di risulta addensato, compattato in superficie. Attuale

Calcestruzzo

Deposito detritico naturale di origine per lo più alluvionale, con livelli colluviali, ciottoloso e ghiaioso a matrice sabbiosa, poco denso, di colore bruno rocssiccio Olocene

Granito (Monzogranito) arenizzato, bruno-rossastro, compatta ma ben escavabile- Carbonifero sup.-Permiano

Monzograniti inequigranulari in ammassi rocciosi poco alterati – Carbonifero sup.- Permiano

Fig. 18 – Sintesi litostratigrafica dei due pozzetti geognostici

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 24 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

6.10 Circolazione idrica superficiale e sotterranea L’area é descrivibile dal punto di vista pluviometrico in base ai pluviometri di M.te Petrosu (96 m s.l. m.) e di Murta Maria (17 m s.l. m.), rispettivamente con 710 mm/anno e 721 mm/anno (media annuale riferita rispettivamente a 54 e 69 anni di osservazioni disponibili dal 1922 al 1992) con mesi più piovosi in ordine decrescente Dicembre, Novembre, Gennaio per Monte Petrosu e Dicembre, Novembre, Ottobre per Murta Maria e piovosità concentrata nel quadrimestre Ottobre-Gennaio (52-53 %). Le temperature attestano massimi ad Agosto o Luglio con circa 25°. Di seguito l’istogramma di sintesi relativo alle osservazioni della stazione di Monte Petrosu. La circolazione idrica superficiale è caratterizzata, come a scala regionale (Gallura, in genere settore NordEst della Sardegna) da rapidità dei deflussi, connessa in modo strutturale con la fisiografia del territorio, cioè con la diffusione gradienti clivometrici relativamente forti, e sollecitata negli ultimi decenni dall’incremento degli eventi intensi su scala regionale. I fattori che agiscono direttamente sulle caratteristiche della circolazione idrica sono il volume degli afflussi nell’unità di tempo, le caratteristiche d’uso del suolo e la permeabilità dei terreni e del sostrato. L’eventuale inerzia geo-idrologica è legata infatti alle tipologie litologiche e alle coperture pedologiche, per lo più di scarso spessore nel settore di studio. In particolare, risultano interferenti lo stato, la distribuzione, lo spessore dell’arenizzazione (a sua volta funzionale allo spessore regolitico) e le condizioni geomeccaniche degli ammassi rocciosi, soprattutto la persistenza, la spaziatura, l’apertura, dalle quali derivano le caratteristiche di permeabilità secondaria che condizionano la capacità d’l’infiltrazione negli ammassi in roccia. Quest’ultima è tuttavia funzione anche delle caratteristiche d’uso del suolo e delle lavorazioni agronomiche essendo per un verso le coperture vegetali ed arbustive in grado di limitare i dilavamenti e i ruscellamenti mentre per altro verso arature ed impermeabilizzazioni possono concentrarli.

800 700 600 500

mm 400 300 200 100 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 mesi da Gennaio (1) a Dicembre (12); media annuale (13)

Fig. 19 - Pluviometro Monte Petrosu: medie mensili di 54 anni, più media annuale (Dati S.I.S.S.)

Su scala locale si evidenzia un certo stato di conservazione della macchia in quella parte del bacino estranea ad interventi insediativi e non interessata da incendi in tempi recenti. Per il resto (ovvero la parte più meridionale e settentrionale del bacino) la macchia è degradata ed il suolo è denudato. Nell’immediato intorno del ponte le superfici sono bitumate o compattate e non sono dotate di sistemi di caditoie o di raccolta. Più precisamente, l’attivazione dei cantieri edilizi sui pendii (Lottizzazioni di Monte Contros, ecc.), in particolare su tratti con pendenze talora superiori al 30%, le bitumazioni della viabilità al servizio dei lotti edificati su detti

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 25 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 versanti (che, sottraggono aree al dilavamento e inducono accelerazione su altre, soprattutto in carenza o mancanza di idonei ed efficienti sistemi di drenaggio e raccolta)5, hanno sempre l’effetto di concentrare i flussi idrici e, pertanto, di amplificare la naturale tendenza ai ruscellamenti (di per sé evidenziata nel bacino dagli indici di biforcazione e dalla densità di drenaggio della rete scolante sul basamento granitoide?. Ulteriore testimonianza concreta di quanto detto sono i consueti riversamenti di detriti al di là dei cordoli e delle eventuali cunette, con invasioni delle sedi stradali lungo ampi tratti delle sedi viarie in concomitanza di rovesci temporaleschi. Tutto ciò, se unito alla naturale condizione predisponente rappresentata ora dalla coltre di alterazione superficiale sui litotipi granitoidi ora da detrito regolitico o di versante, giustifica una certa produzione di recapito solido a consuntivo, nella rete di drenaggio dell’area insediata. E’ vero che la protezione spondale in cemento di una parte dell’alveo del Riu Scalamala, riduce su quello stesso tratto gli effetti erosivi delle correnti di piena a discapito delle rive ma non impedisce che si generi carico solido. Questo normalmente infatti tende a deporsi o immediatamente a monte del segmento cementificato oppure a valle della S.S. 125, al termine di questo, alla confluenza artificiale col Riu de Li Stazzi Vecchi (Riu Frigni), in virtù delle elevate velocità che si generano proprio nel lungo tratto rettilineo e cementificato interessato dal ponte di via Pertini. Per ciò che attiene la circolazione idrica sotterranea è noto che i sistemi granitoidi sono contrassegnati da una permeabilità bassa per fratturazione e medio-bassa per porosità, laddove si siano generati e sviluppate plaghe arenizzate. In base a tale ripartizione, nell’area d’indagine, possiamo distinguere due tipologie di strutture acquifere o Unità Idrogeologiche (U.I.):

1) L’insieme costituito dalle limitate porzioni degradate in superficie, comprendenti le poco spesse coperture regolitiche e le coltri arenizzate, dotate di medio-bassa permeabilità da porosità. 2) I granitoidi che possono fungere da acquiferi a circolazione più profonda in funzione della loro permeabilità dovuta a fratturazione e fessurazione.

In entrambi i casi si può instaurare un circuito idrico con falda libera, in genere a bassa soggiacenza (in particolare nell’U.I. n.1). In genere questi circuiti sono comunicanti in modo che l’acquifero 2 può alimentare l’acquifero 1. Le portate di solito non sono elevate (<< 1 l/sec anche in inverno; più di consueto fra 0,2-0,4 l/s), data la scarsa trasmissività dei circuiti e sono soggette alle variazioni stagionali, in quanto del tutto dipendenti dalle precipitazioni. Si noti tuttavia che il Riu Scalamala, per quanto subisca un forte abbattimento della portata, nel periodo più secco e caldo fa registrare una deflusso idrico superficiale nell’asta torrentizia. Poiché in alcuni tratti il deflusso scompare per poi ricomparire a valle, è realistico ritenere che una parte dei volumi si possa disperdere per via sotterranea. Tale condizione appare più verosimile nel tratto a monte di quello già artificializzato e nella porzione alluvionale della bassa valle. Non è stata localizzata alcuna manifestazione sorgentizia, né nel’area d’intervento, né in quella d’indagine, né nelle pertinenze. Nonostante ciò, dati i caratteri geolitologici di riferimento, non si può certo escludere la formazione di scaturigini a seguito di eventi piovosi. Come si è già evidenziato,le indagini geognostiche non hanno direttamente intercettato la falda ma ne hanno messo in evidenza la potenziale bassa soggiacenza, ovvero possibilità di escursione dei livelli quanto meno a -1,20m dal p.c..

6.11 Geomorfologia del bacino idrografico Le condizioni geomorfologiche generali riscontrabili entro il bacino del Riu Scalamala sono piuttosto simili a gran parte dei contesti galluresi di ambiente collinare e costiero. Esse sono quindi valide anche nello contesto d’indagine. Pertanto si rimanda ad esse per l’inquadramento.

5 Si noti quindi che, dal punto di vista idrogeologico, l’effetto delle bitumazioni deve giudicarsi duplice, poiché con l’impermeabilizzazione locale si ha la tendenza al trasferimento delle lame d’acqua ai bordi delle opere stradali. Solo con una rete di scolo di tali acque progettata e verificata per tempi di ritorno definiti realisticamente, secondo corretti criteri di costi-benefici, e successivamente ben manutenuta, si potrebbe ammettere come non negativo l’effetto della bitumazione sul piano idrologico e geomorfologico.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 26 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 Più in dettaglio, lo spartiacque del bacino idrografico attuale del Riu Scalamala corre fra i seguenti rilievi: Monte Scalamala (271m), Monte Ruju (316m), Monte Scopaglio (296m), Monte Colombo (154m). Altri bassi rilievi, simili in tutto ai precedenti (Monte Micalotto, 163m; Monte Pinducciu, 132m, Monte Bagno, 87m), si ritrovano oggi all’interno del bacino a seguito della forzata confluenza fra Scalamala e Riu de Li Stazzi Vecchi. Esso é circoscritto su rilievi orograficamente collinari e di altitudine assai scarsa, ma pronunciati e, in base ai gradienti morfologici, piuttosto simili alle Serre (o Sarre dagli idiomi locali), anche a causa del loro carattere relitto, cioè di morfologia risultante da condizioni morfoclimatiche non attuali.

Fig. 20 - Spartiacque del bacino idrografico del Riu Scalamala: in rosso il bacino originario; in azzurro la parte complementare del bacino del Riu de Li Stazzi Vecchi (Riu Frigni).

Seppur modestissima per dimensioni anch’essi sono stati ridefiniti secondo evidenti elementi tettonici regionali. Questi ne condizionano oltre che il pattern idrografico, tanto le pendenze quanto la forma stessa del bacino che è spiccatamente asimmetrico in senso trasversale (cioè in rapporto alla posizione dell’asta torrentizia), a causa della particolare ristrettezza lungo tutto il settore Nord ossia in Sx. Inoltre, pur non apparendo stretta ed allungata, tale configurazione è certamente riscontrabile almeno nel sottobacino A di Fig.21. Un’importante conseguenza di ciò sono le altrettanto evidenti asimmetrie clivometriche. La rete idrografica che s’instaura all’interno dello spartiacque, pur nella sua modestia spaziale è assai ben delineata secondo un pattern sub dendritico e sub rettangolare. Sulla base del DTM della RAS, il PSFF ha individuato i seguenti elementi morfologici: 1. Ordine gerarchico No = 4, 2. Rapporto di biforcazione RB = 3,14 3. Rapporto delle lunghezze RL = 2,65

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 27 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 4. Rapporto delle aree drenate (densità di drenaggio) RA = 4,09

Fig. 21 - Suddivisione in sottobacini del Riu Scalamala (PSFF).

Essi, rientrerebbero altresì, secondo il PSFF, nelle medie calcolate di grandi quantità di dati sperimentali (in genere si ha: 3

Sezione Hmin Hmax Hmedia i [m s.m.] [m s.m.] [m s.m.] [m/m] A 28 316 172 0,09 B 13 316 165 0,07 C 0 316 158 0,06 Tab. 3 - Altre caratteristiche morfologiche, fisiografiche e altimetriche dei sottobacini del Riu Scalamala.

Le pendenze possono essere piuttosto accentuate più all’interno, in tutto il settore Sx del tronco pedemontano del Riu Scalamala.

6.12 La pericolosità idrogeologica del Riu Scalamala secondo il PAI Nel territorio di Loiri-Porto San Paolo il P.A.I-R.A.S. aveva riconosciuto sia il pericolo geomorfologico che quello idraulico. Nel primo caso sono state perimetrate pericolosità geomorfologiche Hg3 e Hg2, in 3 Tavole diverse (Tav.3, Tav. 5 e Tav. 15 sub-bacino 4) presso le località di Vaccileddi, Riu Mulinu, Nibbareddu e di Monte Contros all’esterno e all’interno del bacino del Riu Scalamala. Nella Tav. 3 del PAI (Fig. 22) si evidenzia l’importanza areale di tale pericolo rispetto al bacino idrografico in esame, in particolare per quel che attiene i versanti all’interno dello spartiacque del Riu Scalamala fra lo stesso M.te Contros a Nord e M.te Micalotto a Sud. Più in dettaglio, il caso specifico di M.te Contros rileva di una paleo frana naturalmente stabilizzata e di una più vasta franosità residuale superficiale associata ai descritti processi di degrado degli ammassi granitoidi. Nell’ambito del riconoscimento della pericolosità idraulica, quantunque sia messo in evidenza uno dei più rilevanti e noti tratti critici delle reti idrografiche del territorio gallurese, corrispondente al Riu La Castagna, il Riu Scalamala5 viene inspiegabilmente ignorato, a dispetto della sua segnalazione nell’ambito delle aree vulnerate degli anni ottanta. Da notare, in ogni caso, che considerando l’intera gamma degli eventi degli ultimi 25 anni (da Novembre 1989 compreso, ad oggi) il territorio è stato oggetto di deflussi critici associati a piene e vulnerazioni almeno 6 volte

55 L’area era già all’epoca inquadrabile come tratto critico ed era stata segnalata come tale dallo scrivente a causa dell’alluvione del 1989. D’altro canto essa risulta persino evidenziata nell’Atlante idraulico del sub-bacino dall’apposita cornice contrassegnante le tavole ma non è presentata né nella perimetrazione né nella scheda d’intervento, quindi non è entrata a far parte del PAI. E’ possibile dunque che si sia trattato di una dimenticanza..

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 28 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 nell’arco di un ventinquennio (Novembre 1989; Dicembre 1998; Ottobre-Novembre 2007; Novembre 2008; Settembre 2009; Novembre 2013), delle quali almeno tre hanno coinvolto pesantemente proprio il Riu Scalamala. La Fig.22, al di là di ogni ragionevole dubbio, mette in evidenza il rapporto geomorfologico sussistente fra versante e corso d’acqua relativamente alla possibilità da parte di quest’ultimo di caricarsi di sedimenti e smentisce l’assunto equivoco in base al quale, a sub strati granitoidi, ritenuti aprioristicamente e pregiudizialmente di scarsa degradabilità, corrisponda una limitata suscettività erosiva e un ininfluente trasporto solido. In tal senso sono da respingere totalmente le argomentazioni in merito contenute in progetti precedenti6, i quali pur partendo da detti concetti pregiudiziali paradossalmente finiscono per sopravvalutare il potenziale erosivo del bacino senza tuttavia associare alcun volume solido alle portate idrauliche di progetto. Si noti peraltro che il trasporto solido annuo all’epoca era valutato per estrapolazione e ponderazione speditiva con criterio litologico, sulla base da dati ENEL che interessavano il bacino del Flumendosa a Bau Mela (!!).

Fig. 22 - Stralcio ridotto Tav. 3- Sub-bacino 4 PAI (Perimetrazione Hg2 nel bacino idrografico)

In tal modo al Riu Scalamala veniva assegnato un trasporto solido annuo medio di circa 200 mc/anno, che per intenderci è circa l’85% e circa il 130% superiore a quella del Riu San Teodoro (108 mc/a) e del Riu Budoni (87mc/a) rispettivamente, secondo le valutazioni del PSFF. Dato questo che dimostra come esso sia piuttosto contraddittorio con le premesse teoriche ferma restando, si badi, l’estrema difficoltà che si ha progettualmente in tale campo, senza l’ausilio della ricerca scientifica e di misure o valutazioni volumetriche della movimentazione naturale, quanto meno a seguito di eventi intensi. Resta ferma comunque l’osservazione esposta al paragrafo precedente, ossia che il trasporto solido, per lo più ghiaioso e sabbioso, tende a concentrarsi per deposizione a monte del tratto in cemento o nel contorno dell’attuale confluenza col de Li Stazzi Vecchi (Riu Frigni).

6.13 La Pericolosità Idraulica del Riu Scalamala secondo il PSFF Il recente Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (PSFF) della RAS ha considerato il Riu Scalamala corso d’acqua principale. Esso è stato, dunque, studiato dal punto di vista idrologico, idraulico e geomorfologico (non è stato

6 Progetto di Sistemazione idraulica del Rio “La Toa” a protezione dell’abitato di Porto San Paolo (1991), a firma dell’ing. M.G. Docche.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 29 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 studiato il trasporto solido, a causa del suo sostanziale stato di artificializzazione, in rapporto al tratto da analizzare) ed è stata fornita la cartografia delle fasce di pericolosità. Il ponte di via Pertini costituisce all’interno della documentazione la sezione topografica di verifica 04SA003. Lo studio alla base dell’analisi idraulica si è fondato in una suddivisione in sottobacini secondo lo schema di Fig. 21. Di essi, quello più importante ai fini del presente elaborato e del progetto è A. Dalla Tab. 4 della Relazione Monografica del PSFF si ricava che l’ampiezza considerata del bacino idrografico alla sezione di foce (A) è pari a 6,6kmq, la lunghezza (L) dell’asta principale 5Km e la sua pendenza media (I) è del 7%. Nella tabella seguente i dati sono ripartiti secondo le singole superfici sottese alle sezioni di chiusura indicate7. A I L Sezione [km2] [m/m] [Km] A 3,5 0,09 3,3 B 4,0 0,07 4,4 C 6,6 0,06 5,0 Tab. 4 – Superficie totale e superfici parziali

Con riferimento alla legenda sottostante (le fasce A e B sono delimitate con criteri idraulici secondo i tempi di ritorno indicati alla numerazione mentre C è la Fascia delimitata con criteri geomorfologici), le fasce di pericolosità sono state delimitate nel modo illustrato in Fig. 24.

Fig. 23 - Legenda dell’Atlante Cartografico delle fasce fluviali del PSFF

Fig. 24– Stralcio ridotto cartografia del Progetto di Piano Stralcio delle Fasce Fluviali (codice Elaborato: 4_13_SA001_2_1_0)

7 Si noti che nel progetto di Sistemazione idraulica del Rio “La Toa” a protezione dell’abitato di Porto San Paolo (1991), è riferito che “il corso d’acqua sottende un bacino idrologico di 3,862 Kmq “ e che “l’asta principale ha una lunghezza massima di circa 4500m”. La consistente differenza nella lunghezza (0,5 Km) non è spiegabile mentre quella sulla superficie idrografica potrebbe derivare dall’esclusione del bacino del Riu de Li Stazzi Vecchi (o Riu Frigni), cioè della superficie C della Fig. 21. Rimarrebbe tuttavia uno scarto di 0,138 Kmq fra i due dati (circa 14 Ha).

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 30 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 Le conclusioni della Relazione Monografica PSFF sintetizzate nella cartografia non individuano particolari criticità, salvo il coinvolgimento nella fascia C di una porzione di circa 6ha dell’abitato di Porto San Paolo. Va tuttavia considerato che la copertura topografica a disposizione del PSFF appare abbondantemente obsoleta nella parte costiera a valle della S.S. 125 e, dunque nello stato attuale, l’estensione della vulnerabilità complessiva rispetto al tessuto abitativo deve considerarsi superiore. La stessa relazione mette inoltre in evidenza (pur non definendola esplicitamente come criticità) la presenza di un tubo (fognario) sostenuto da una piletta centrale che attraversa il tratto canalizzato a circa 150m a valle del ponte di via Pertini e a 35m a monte del ponte della S.S. 125. In effetti tale manufatto è incongruo sul piano idrogeologico e idraulico, poiché può determinare un ostacolo all’eventuale deflusso di materiale flottante ed innescare ostruzioni, in caso di piena. Più di recente lo Studio di Compatibilità idraulica eseguito in ottemperanza dell’Art. 8 comma 2 del PAI per l’adeguamento del PUC al PAI per poi essere utilizzato nell’ambito della Variante al PAI ai sensi dell’Art. 37 delle N.d.A. del PAI (a seguito di adeguamento del PUC), è pervenuto alle conclusioni piuttosto simili al PSFF esposte in Fig.25 (identiche per l’abitato) ma in Relazione Generale, quella del Riu Scalamala viene definita “grave situazione” (Pag. 24 Relazione Generale, Agosto 2013).

Fig. 25 - Stralcio della Tav. 4-D (Carta della Pericolosità Idraulica–ambiti urbani) della Variante al PAI ai sensi dell’Art. 37 delle N.d.A. del PAI

6.14 La Pericolosità Geomorfologica in base allo Studio di Variante al PAI ai sensi dell’Art. 37 delle N.d.A. del PAI Di recente con Deliberazione N. 4 del 23/11/2016 il Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino della Sardegna ha adottato in via preliminare ai sensi dell’art. 31 della L.R. 19/2006, in conformità all’art. 37, comma 3 – lett. b, delle Norme di Attuazione del P.A.I., la variante al PAI, così come proposta dall’Amministrazione Comunale di Loiri Porto San Paolo, relativa alle aree a pericolosità idraulica e geomorfologica (“da Frana”) del territorio comunale. I risultati geomorfologici dello studio per quel che riguarda l’area insediata di Porto San Paolo sono riassunti nella Figura successiva.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 31 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

Fig. 26 - Stralcio della pericolosità geomorfologica di cui alla Variante al PAI ai sensi dell’Art. 37 delle N.d.A. del PAI

L’area dell’attraversamento dunque non è perimetrata come geomorfologicamente pericolosa né è soggetta direttamente a pericoli di frana o a fenomeni di sinkhole.

6.15 Geomorfologia dell’asta fluviale 6.15.1 TRATTO A MONTE DELLA S.S. 125 L’analisi dell’asta pone in evidenza che, se si esclude il solo tratto sorgentizio di I ordine ai piedi del M.te Ruju (315,88m; CTR), essa è collocata all’interno di una stretta valle rettilinea, d’impostazione tettonica con direzione WSW-ENE (la più evidente a scala regionale) a quote orograficamente collinari (a partire da circa 160m s.l.m.). Tale origine conferisce all’asta un particolare assetto sub-rettilineo, geomorfologicamente tale da poter condizionare la dinamica dell’idrogramma di piena durante gli eventi idrologici intensi (cfr. Verstappen, 1983). A partire da monte, le condizioni dell’alveo e delle sponde sono da ritenersi abbastanza naturali (fatti salvi ipotizzabili spostamenti di volumi sedimentari con mezzi meccanici, come urgente conseguenza degli eventi alluvionali 2009) fino a circa 20 m s.l.m., cioè fino all’imbocco del tratto artificiale canalizzato e rivestito. Tale segmento all’interno del centro abitato di Porto San Paolo, non occupa un ambito vero e proprio di piana alluvionale costiera, se non a partire da quote inferiori ai 15m s.l.m, tuttavia l’attuale lieve sinuosità, parrebbe una condizione idro-morfologica non originaria, in base a confronti diacronici. Da ciò consegue che si è in presenza di un alveo defluente quasi totalmente su di un’Unità Fisiografica Collinare e soltanto nell’ultimo tratto, pari a circa 1,5 Km di sviluppo, su di un’Unità Fisiografica Alluvionale- Costiera che meglio sarebbe definire, nello specifico, Deltizia. Tale condizione, di per sé rilevante ai fini dell’anamnesi idrologica e geomorfologica, non è sufficiente, tuttavia a giustificare la pericolosità del torrente. Occorre infatti sottolineare l’importanza in primo luogo dell’elemento geometrico che più si evidenzia allo stato di fatto, ovvero, come accennato, l’assetto sub-rettilineo dell’asta, unitamente, in secondo luogo, alla sua

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 32 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 collocazione ai piedi di rilievi orograficamente collinari ma clivometricamente montani, dove si genera un particolare gradiente di pendenza.

Fig. 27 - Ortofoto Google (06/08/2010). E’ evidenziato il surplus insediativo mancante nella cartografia PSFF

Fig. 28 – Manufatto in posizione critica (tratto da Rel. Monografica PSFF)

Come detto nei capitoli che discutevano dell’inquadramento regionale, tale assetto è coerente con l’appartenenza della regione alla fisiografia di tipo “gallurese”. Ad essa va sommata la persistente tendenza al denudamento erosivo che è geomorfologicamente incoraggiata dalla presenza di rilievi collinari tettonicamente recenti, a cui si associano larghe superfici arenizzate e detritiche. Per tale ragione, quantunque, in proporzioni limitate, vista la scarsa consistenza areale del bacino, non deve meravigliare la relativa abbondanza di sedimenti connessi al torrente Scalamala, né la presenza di una condizione palesemente deltaica alla foce, con propensione del sistema idrico a divagare sui volumi solidi aggradanti e progradanti. E’ bene quindi rimarcare, anche in questa sede, per le implicazioni che il tema riveste con le scelte progettuali, l’importanza dell’apporto solido potenziale del sistema idrico del

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 33 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 torrente Scalamala sia ai fini della generazione di effetti più rilevanti di quelli modellizzabili idraulicamente che alla conservazione degli equilibri costieri locali. A tale riguardo chi scrive non ritiene affatto che gli eventi critici che si sono manifestati negli ultimi trent’anni a Porto San Paolo costituiscano l’effetto di una più generale recrudescenza meteo-climatica. Più semplicemente, essi sono la rappresentazione di una oggettiva e naturale condizione idro-geo-morfologica locale in concomitanza di eventi pluviometrici i cui dati definiti outlier rispetto alle serie di quelli disponibili, vengono troppo frettolosamente strumentalizzati come indicatori di particolari variazioni climatiche per assecondare interpretazioni degli eventi tanto catastrofiste quanto, di fatto, totalmente assolutorie rispetto alla gestione dei territori. Ai fini di una più attenta valutazione andrebbero semmai riconsiderate le scelte insediative degli ultimi decenni come cause predisponenti l’incremento di pericolo e di vulnerabilità. Dato l’assetto geometrico del bacino, l’alveo allo stato attuale è interessato soltanto in Dx idrografica da veri e propri affluenti, con una certa articolazione idrografica. Il principale di essi è il Riu di Lu Colbu che s’innesta nel sottobacino A, a poco meno di 1Km dal tratto d’alveo d’interesse ai fini del progetto. Sempre in Dx ma a valle del suddetto tratto, è presente il Riu de Li Stazzi Vecchi (o Riu Frigni) che, come vedremo meglio più avanti, non è un affluente naturale. Per il resto il Riu Scalamala riceve sia in Dx che in Sx il contributo di soli compluvi di I ordine, alcuni dei quali compromessi, deviati o in parte cancellati dall’urbanizzazione (condizione questa che afferisce ad altra fattispecie di pericolosità idrogeologica).

6.15.2 PERTINENZE DELL’ASTA L’area di alimentazione più a monte (orientativamente oltre i 100 m s.l.m) rispetto allo spartiacque (Monte Contros; M.te Scalamala; M.te Ruju etc.) è in gran parte rocciosa con saltuarie coperture detritiche, talora concentrate come colate di pietrame in compluvi e con massi o blocchi residuali disseminati. A Monte Contros, come visto in precedenza, è localizzata un’antica frana di blocchi ciclopici, stabilizzata e in parte relitta (da cui trae origine un locale Hg2 del PAI-RAS). Il fondo dell’alveo e le sponde risentono di questo complessivo stato erosivo dei versanti, almeno fino alla stretta di Monte Contros-Monte Bagno, in quanto il primo, pur presentandosi spesso in roccia sana affiorante, contiene accumuli intermittenti di sedimenti in funzione della caduta locale di pendenza, mentre le seconde sono ritagliate su coperture detritiche colluviali e sul regolite del sostrato roccioso, oppure su locali accumuli alluvionali. Con riferimento al Manuale IDRAIM Sistema di valutazione idromorfologica, analisi e monitoraggio dei corsi d’acqua (ISPRA 113/2014), viene data di seguito un a rapida caratterizzazione idro-geo-morfologica dell’alveo.

Nell’area d’indagine a cavallo fra Unità Fisiografica Collinare e Alluvionale, il torrente è descritto sul piano morfologico da un alveo a canale singolo, confinato sino alla stretta di Monte Contros-Monte Bagno. Poco a monte della suddetta stretta valliva, il torrente riduce la sua pendenza e in Dx interrompe lo stato di confinamento passando a quello di semiconfinato. Si tratta in realtà dell’effetto di un “salto”, in quanto poco più a valle il tronco vallivo si restringe ed il fondo riprende ad essere roccioso, con alluvioni sciolte sul fondo discontinue e di preferenza ai bordi della sezione. Tale condizione perdura per alcune centinaia di metri ma muta radicalmente a circa 100 m a monte della canalizzazione. In tale tratto si manifesta una sensibile crescita della tendenza deposizionale (o, se si preferisce, una caduta della capacità di carico conseguente alla riduzione della pendenza). I sedimenti per lo più ciottolosi e ghiaiosi vanno ad ostruire l’alveo stesso, costringendo il deflusso ordinario delle portate formative e a piene rive a piegare verso Sx. Da qui in poi il corso d’acqua non è più confinato ed ha tendenza (nelle sole piene) ad assetto transizionale a barre alternate. In ambito confinato così come in quello semiconfinato, l’alveo ordinario si manifesta comunque a canale singolo sino al l’inizio del tratto canalizzato e rettificato. Sempre in ambito confinato, il fondo è per lo più roccioso in contesto collinare con avvicendamenti di tratti a Step-Pool o addirittura a rapide (Cascade). A scala di tratto il profilo é tendenzialmente a gradinata nel tratto confinato, mentre nella parte rimanente a monte della canalizzazione si può parlare di una tendenza all’assetto Riffle-Poll. Va comunque considerato che l’incremento di sezione apportato con la sistemazione a profilo trapezio, quantunque sia stata abbattuta la scabrezza col rivestimento in cemento, ha ulteriormente abbattuto la

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 34 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 velocità sviluppabile a parità di portata e, dunque, ha indotto, la tendenza locale al sovralluvionamento, al passaggio fra le due configurazioni. Ciò è dimostrato dalle condizione idro-geo-morfologica che si riscontra a monte dell’imbocco del canale rivestito, per almeno un tratto di 200 m. Ciò, d’altro canto, è riscontrato anche dal fatto che nel fondo del tratto artificializzato del Riu Scalamala, i sedimenti reperibili sono estremamente rari e in genere sabbiosi ma non ciottolosi. E’ dunque evidente che l’effetto indesiderato dell’intervento del 1991 sia quello di accentuare la tendenza naturale verso del fenomeno della deposizione, in altre parole il sovralluvionamento. Infatti in sostanza i rilievi mettono in evidenza che allo stato attuale tutta la deposizione grossolana di taglia ciottolosa, si scarica prima dell’inizio del tratto in canale oltre il quale è recapitata la sola frazione sabbiosa o ghiaiosa fine (cfr. Allegato 1).

6.15.3 CONSIDERAZIONI GRANULOMETRICHE E SUL TRASPORTO SOLIDO Lo studio preliminare non può contare su analisi granulometriche di laboratorio. In ogni caso, tuttavia, le osservazioni ricavabili sul terreno sono ben impiegabili ai fini della presente trattazione. Esse infatti:  Hanno consentito di asseverare ipotesi realistiche sul campo delle velocità massime che la corrente può sviluppare.  Sono di supporto (con altre osservazioni sul campo) alla valutazione numerica del coefficiente di scabrezza di Manning da introdurre nello studio idraulico.

I sedimenti mobili contenuti all’interno dell’alveo a monte del tratto canalizzato, sono per lo più ciottolosi con un campo dimensionale visibilmente variabile ma con larghissima diffusione modale dai 5 cm ai 25 cm. Più rara la presenza di ciottolame di diametro superiore ma sono comunque reperibili blocchi con dimensione massima di 50 cm. Non si tratta di depositi corazzati. La frazione ghiaiosa è presente ma appare nettamente subordinata insieme con quella sabbiosa. Essa invece si presenta come matrice dei cumuli che si rinvengono addensati e terrazzati (in particolare in Dx). Tali frazioni sono ad ogni modo sempre ben riconoscibili per il colore rossastro-rosastro strettamente dipendente dai sostrati arenizzati. La diversità litotecnica ai lati della sponda Dx attesta il divario cronologico della loro formazione. Le aree esterne del terrazzamento rispetto all’alveo, essendo più addensate, sono più antiche, per quanto pur sempre ritenibili oloceniche; quelle più interne sono sciolte e benché spesse circa 2 m, sono attuali (epoca storica) ed attestano di mobilità del fondo con gli eventi intensi.

6.15.4 VALUTAZIONE DELLA SCABREZZA Nel tratto a monte della canalizzazione trapezia in cemento abbiamo:  Sponde vegetate con vegetazione arbustiva/cespugli e vegetazione arborea più rada  Fondo in roccia spesso affiorante al centro ad intermittenza con 10cm /20 cm in ciottolame grossolano e ghiaia + sabbia.

Nel tratto di maggiore accumulo sedimentario la sponda Dx è totalmente caratterizzata da ciottolame grossolano (moda prevalente ϕ = 5cm-25cm), per 2m di spessore naturale (al netto di rimaneggiamento artificiale)

Confrontando coi dati proposti in letteratura, il coefficiente di scabrezza di Manning n [s/m1/3] in prima istanza può essere assunto, con riferimento a alla condizione Alvei di montagna - larghezza a piene rive <30m - fondo su ciottoli e ghiaia, nel seguente campo di valori:

n = 0,035-0,050 s/m1/3

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 35 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

Passando, tuttavia, al calcolo in base all’espressione di Chow V. T. (1959), n = (n0+ n1+ n2 + n3 + n4 ) * m5 occorre considerare anche ulteriori osservazioni sull’alveo ; pertanto, più precisamente si ha (tra parentesi le valutazioni numeriche): Parametri Condizione Coeff Materiale d’alveo Ciottoli e sabbie n0 0,028

Forma della sezione moderatamente n1 0,010 irregolare Grado uniformità longitudinale con saltuarie n2 0,005 strettoie Effetto delle ostruzioni apprezzabile n3 0,020 Presenza di vegetazione media n4 0,010 Coefficiente n 0,073 Grado di sinuosità scarso m5 1 Tab. 5 – Calcolo del Coefficiente di scabrezza

Si suggerisce, pertanto, il seguente valore del parametro n = (n0+ n1+ n2 + n3 + n4 ) * m5 n= (0,028 +0,010 +0,005 + 0,020 +0,010) * 1 = n = 0,073 s/m1/3

6.15.5 TRATTO CANALIZZATO E CEMENTIFICATO Tutto il tratto artificializzato è rivestito in cemento per circa 650m; da monte a valle è suddivisibile in 3 segmenti con 2 geometrie distinte: - 1° tratto, a monte del ponte di via Pertini sulla S.S. 125 a profilo trapezio - 2° tratto, fra il ponte di via Pertini, e pochi metri a valle del ponte sulla S.S. 125, a profilo rettangolare - 3° tratto, a valle del ponte sulla S.S. 125, a profilo trapezio.

Le sezioni trasversali del 1° e del 2° tratto sono complessivamente sgombere di sedimenti; in particolare non sono presenti cumuli di ciottolame. Si possono rinvenire discontinui e sottili (3-4 cm) strati di sabbie medio- grossolane con esigua frazione ghiaiosa mentre sia il fondo che i lati manifestano sottili coperture di alghe e vegetazione erbacea. Sono invece diffusi i rifiuti (ivi compresi rottami di tubazioni). Fondo e sponde artificiali sono in discreto stato di conservazione salvo ammaloramenti del rivestimento in cemento delle sponde, individuate in Dx circa 20m a monte del ponte di via Pertini.

6.15.6 VALUTAZIONE DELLA SCABREZZA In base alla condizione Canali in calcestruzzo, considerando lo stato di dissesto di una percentuale importante del fondo, si può ricorrere al campo di valori n = 0,020-0,025 s/m1/3.

6.15.7 TRATTO A VALLE DELLA SS125 (da Ponte sulla SS125 a foce) Attualmente a valle della struttura di attraversamento sulla S.S,1258 il corso d’acqua piega repentinamente di circa 70° in direzione SE con un tratto cementificato di circa 100 m, dapprima per pochi metri, a sezione rettangolare, successivamente a sezione trapezoidale. Ancora a valle riprende senza rivestimento, più o meno secondo la direzione parallela all’asta di monte, sino alla foce. La sezione, in parte artificiale (per le ragioni

8 Si noti che, dalle testimonianze raccolte, l’evento del Novembre 1989 aveva manifestato la massima rischiosità della dinamica alluvionale subito a valle del ponte, sia in Dx che in Sx.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 36 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 esposte più avanti) ed in parte naturale, è alta circa 2,5 m dal fondo in Sx e complessivamente è più stretta di circa il 50% rispetto a quella artificiale. Quantunque la tendenza allo sviluppo della sinuosità in ambito di breve piana alluvionale sia da considerarsi normale, nello specifico contesto, la geometria immediatamente a valle della S.S. 125 appare non del tutto congrua; per di più, si riscontra in situ sul lato Sx la presenza di conglomerati visibilmente rimaneggiati (a giacitura caotica). Per tale ragione si è provveduto a reperire la cartografia Storica IGMI in scala 1.25000 (Tav. F° 182 IV SE Maladormida della Carta d’Italia), per operare un opportuno confronto diacronico fra l’assetto ivi illustrato e la condizione odierna. La cartografia storica conferma i dubbi di partenza e sorprendentemente rivela che: . il Riu Scalamala ed il Riu de Li Stazzi Vecchi (Riu Frigni), suo attuale affluente artificiale in Dx, disponevano di foci ben separate con tratti terminali altrettanto distinti (il PSFF non pone in evidenza questo aspetto); . attualmente la foce del Riu Scalamala coincide con la foce del Riu de Li Stazzi Vecchi;

Se ne deduce che: 1. gran parte del tratto a valle della S.S.125 dell’attuale alveo del Riu Scalamala, in verità coincide con l’alveo del Riu de Li Stazzi Vecchi; 2. Il Riu Scalamala è affluente artificiale di Sx del Riu del Li Stazzi Vecchi; 3. Il Riu Scalamala è un torrente largamente artificializzato anche in tempi precedenti le sistemazioni del 1991.

Prima di defluire in foce nella baia di Porto San Paolo, il torrente determinato dalla confluenza artificiale incide una scarpata di terrazzo marino di circa 5m di altezza. Non deve meravigliare la particolare abbondanza di sedimenti sabbiosi e ghiaiosi alla foce poiché, in ogni caso, si è in presenza di un particolare, per quanto limitato, sistema deltaico. Questo aspetto, che non pare essere mai stato preso in considerazione, al contrario, andrebbe seriamente valutato d’ora in avanti anche in termini di manutenzione idrografica ordinaria ed ai fini della gestione del litorale sottendente la foce. In base alle foto Ortorettificate 1954 (Fig. 30) e 1977 (Fig. 31) si può documentare inoltre che la foce del Riu Scalamala tendeva a divagare, in particolare verso Est9. E’ dunque evidente che per ragioni che si ignorano ma dettate da esigenze del tutto artificiali, il corso d’acqua del Riu Scalamala nel suo tratto prefocivo a valle della SS125 abbia subito una deviazione netta verso Est. La sua vecchia foce corrisponderebbe oggi all’area indicata sulla CTR come Vecchio Semaforo/Vecchio Faro, in cui sulla carta storica si evidenziano stagni costieri. Tale area è oggi parzialmente edificata. Ulteriori confronti con Ortofoto rettificate del 1943, 1954, 1977 (cfr: http://www.sardegnageoportale.it/webgis/fotoaeree/) documentano che:  la deviazione è stata operata in tempi precedenti l’immagine aerea del 1943.  a tale contesto corrisponde la realizzazione di un frazionamento fondiario  sono ancora evidenti le tracce dell’alveo abbandonato sia nell’immagine 1954 che in quella 1977.  L’area in Sx a valle del ponte non può non aver subito rimaneggiamenti topografici miranti al sollevamento parziale delle quote.

L’assetto che è stato assegnato al corso d’acqua a valle della SS 125 da oltre mezzo secolo ha costituito senza dubbio una condizione d’incremento di pericolosità rispetto alle condizioni di deflusso originarie. Ciò in quanto, quantunque si supponga sollevata parte della sponda Sx, a valle di una condizione di per sé critica per la presenza del ponte, è stato attribuito all’alveo un artificiale raggio di curvatura che non garantisce condizioni di equilibrio con l’assetto naturale. A maggior ragione tale aspetto confligge, inoltre, con l’evoluzione assai più recente dell’insediamento in Sx. Nell’ipotesi teorica di sole portate liquide molto elevate, la repentina

9 Un ulteriore confronto storico del tratto compreso fra Monte Contros e l’attraversamento della S.S.125 suggerisce parziali spostamenti laterali dell’asta verso Dx, in corrispondenza, oggi, dei luoghi allagati in Sx idrografica, a partire dalle immagini 1954.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 37 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 deviazione in Dx a valle del ponte, produce un evidente ostacolo al deflusso della corrente che solo in parte, ad avviso di chi scrive, è compensato dall’abbattimento della scabrezza della canalizzazione in cemento. L’attuale parziale distruzione del fondo alla ripresa della sezione trapezia, con ammaloramento della parte a valle (deformazione della sagoma con superficie convessa) per uno sviluppo complessivo di circa 80 m, ne costituiscono evidenza chiara (si noti che tali effetti delle/sulle correnti veloci sono descritti anche in letteratura).

Fig. 29 - Stralcio ingrandito IGMI storico (Tav. F° 182 IV SE Maladormida della Carta d’Italia 1886). La freccia inserita sintetizza la deviazione artificiale dell’alveo del Riu Scalamala

Sulla sponda Dx, sempre subito a valle della S.S. 125, si segnala per uno sviluppo di circa 20 m una superficie ricavata artificialmente per versamento di circa 1,5m in altezza di terre sciolte deposte fin sopra la protezione spondale in cemento. Tale sovralzo morfologico sulla sponda in cemento non costituisce presidio di tipo idraulico; semmai la posizione è tale da rendere le terre che lo costituiscono, immediatamente esposte ad erosione al passaggio di qualunque corrente veloce e di qualunque ruscellamento. Si tratta dunque di potenziali volumi solidi a disposizione del deflusso che rischiano di riversarsi in alveo che, dunque, a parità di portata liquida, in caso di piene andrebbero ad incrementare la portata complessiva, aumentando la pericolosità del tratto locale. Si tratta in sostanza di una condizione che concorre sia pur limitatamente, ad incrementare lo scenario di pericolo idraulico ma soprattutto a modificare repentinamente le geometrie del deflusso.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 38 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

1

2

1 1b + 3

3

1b

Fig. 30 - Immagine ortorettificata 1954 (da: http://www.sardegnageoportale.it/webgis/fotoaeree/). La numerazione esprime il senso cronologico dell’evoluzione dei rami idrografici sul delta

Fig. 31 - Immagine Ortorettificata 1977 (da http://www.sardegnageoportale.it/webgis/fotoaeree/)

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 39 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

Fig. 32 - Immagine aerea obliqua che documenta le ulteriori deformazioni subite dall’alveo all’interno del centro abitato di Porto San Paolo

6.16 Osservazioni conclusive Da quanto esposto si deduce dunque che l’assetto canalizzato e rettificato assegnato al corso d’acqua negli interventi del 1991 posteriori all’evento alluvionale del Novembre 1989, per quanto abbia assunto una sezione apparentemente prudenziale per le portate, non abbia preso in considerazione tutti gli elementi anamnestici, sopra riferiti, limitandosi all’ampliamento della sezione, al rivestimento spondale e all’abbattimento della scabrezza. Di certo in dette condizioni, nel corso degli eventi intensi, la velocità del torrente, a giudicare da taluni indizi geomorfologici, ivi compresa l’assenza di sedimenti grossolani nel tratto rivestito, la deformazione e lo spostamento di lastre di cemento sollevate nel tratto a valle della S.S.125, deve essere piuttosto elevata. Peraltro attualmente oltre all’incongruenza all’altezza del ponte di via Pertini fra sezione trapezia di monte e sezione rettangolare ostruente di valle (a partire dalle spalle del ponte stesso), nel tratto canalizzato ed a valle di esso si può documentare l’incremento dell’edificato sulle fasce di esondazione che va a determinare un ulteriore elemento di criticità. A ciò si deve aggiungere il fatto che alla confluenza col Riu de Li Stazzi Vecchi (Riu Frigni) sussiste la necessità di mantenere adeguatamente libera la sezione d’alveo, a maggior ragione a seguito dell’ampliamento della sezione. Ciò in conseguenza del recente avvio della Realizzazione delle opere di arginatura e difesa spondale del Rio Scalamala nel centro abitato di Porto San Paolo che prevede interventi anche a monte del tratto artificializzato e rivestito. Per quanto attiene il Ponte di via Pertini, la struttura e le sue immediate pertinenze sia a monte che e a valle, non segnalano evidenze erosive o di qualunque altra forma di dissesto geomorfologico, geotecnico, statico o strutturale. La sezione del ponte è priva di ingombri sostanziali di natura sedimentaria. La foto sottostante segnala lo sviluppo di una blanda vegetazione ai bordi del tratto trapezoidale di monte.

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 40 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

Fig. 33 - Ponte via Pertini. Vista da lato Dx monte. L’opera è idraulicamente incongrua quanto il canale a valle di essa. Si passa infatti da una sezione trapezia a monte ad una sezione rettangolare di valle, a medesime luci del ponte. La sostituzione del solo manufatto quindi sotto questo aspetto non è in grado di mitigare sostanzialmente la pericolosità idraulica delle portate di calcolo a valle ma solo il rischio ed il pericolo in corrispondenza dell’attraversamento. Le modifiche all’immagine soprastante mettono in evidenza in forma schematica l’ingombro della sezione di valle rispetto a quella di monte

7 CARATTERIZZAZIONE SISMICA 7.1 Sismicità Regionale L’intero territorio della Sardegna risulta essere inserito nella Zona 4 della classificazione sismica nazionale ufficializzata con l’O.P.C.M. 3274/03 che aveva riconosciuto sul territorio italiano quattro zone, a pericolosità decrescente in base alla numerazione crescente:

Zona 1 - la zona più pericolosa in cui possono verificarsi fortissimi terremoti Zona 2 - zona ove possono verificarsi forti terremoti Zona 3 - zona ove possono verificarsi forti terremoti ma rari Zona 4 - zona meno pericolosa ove i terremoti sono rari

A seguito di tale ordinanza quindi tutto il territorio nazionale risulta classificato come sismico. A ciascuna zona, inoltre, viene attribuito un valore dell’azione sismica utile per la progettazione, espresso in termini di accelerazione massima su roccia (zona 1= 0.35 g, zona 2=0.25 g. zona 3=0.15 g, zona 4=0.05 g). Nella zona 4, tuttavia è facoltà delle Regioni prescrivere l’obbligo della progettazione antisismica. In tale sfondo non sono state elaborate ulteriori suddivisioni o zonazioni da parte della R.A.S. (si veda la Deliberazione G.R. 15/31 del 30.3.2004), né sono stati forniti contributi o articolazioni inerenti le chiare differenze territoriali riscontrabili nella sia pure debole pericolosità sismica regionale. Un aggiornamento dello studio di pericolosità di riferimento nazionale (Gruppo di Lavoro, 2004), previsto dall’OPCM 3274/03, è stato adottato con l’O.P.C.M. n. 3519/2006. Il nuovo studio di pericolosità, allegato all’O.P.C.M. n. 3519, introduce degli intervalli di accelerazione (ag), con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni, da attribuire alle 4 zone sismiche, secondo lo schema seguente:

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 41 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

Zona sismica Accelerazione con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni (ag) 1 ag >0.25 2 0.15

Dall’entrata in vigore del D.M. 14/01/2008 recante “Nuove Norme tecniche per le costruzioni”, il Comune di Loiri Porto San Paolo e la frazione di Porto San Paolo (SS) rientrano a buon diritto quindi nella classe di sismicità 4 dell’intero territorio della Sardegna. E’ noto, altresì, che il territorio Nord Orientale e Meridionale della Sardegna possano risentire, sia pure debolmente (M.C.S.= 4-5), della sismicità delle strutture tettoniche attive ai bordi del Mar Tirreno, sia del Margine Ligure (o in generale del Mediterraneo occidentale) che sul Margine Orientale Sardo (Bacino di Olbia) e del Canale di Sardegna. Taluni degli epicentri sismici sono infatti posizionati alcune miglia a Est e Sud Est del Golfo di Olbia, altri sono stati riscontrati nella parte settentrionale del mediterraneo centrale ad W della Corsica, altri nel Canale di Sardegna. Con riferimento a tutto il 2012, gli eventi più recentemente registrati ed avvertiti sono stati quelli del:  26/4/2000, con magnitudo Md = 4,8-4,1 della scala Richter all’epicentro sulla verticale delle strutture tirreniche (alcune miglia ad Est di Posada);  03/03/2001 (4.2 gradi Richter) con epicentro nello stesso settore;  21/04/2001 (3.5 gradi Richter) con epicentro nello stesso settore;  10/02/2002 (3.1 gradi Richter) con epicentro nello stesso settore;  20/10/2003 (3.1 gradi Richter) con epicentro nello stesso settore;  12/12/2004 (4.2 gradi Richter) con epicentro nello stesso settore;  18/12/2004 (4.3 gradi Richter) con epicentro nello stesso settore;  15/10/2008 non classificato, più debole e avvertito nel medesimo settore geografico;  09/11/2010 (magnitudo Md = 3,3 gradi Richter) con epicentro nel Mediterraneo Occidentale al Largo della Corsica; avvertito nel Sassarese  28/07/2011 (magnitudo Md = 5,2 gradi Richter) con epicentro nel Mediterraneo Occidentale al Largo della Corsica; avvertito nel Sassarese  04/03/2012 (magnitudo Md = 4.6 gradi Richter) con epicentro nel Mediterraneo Occidentale al Largo della Corsica; avvertito nel Sassarese.

La Fig. 34 riporta la zonizzazione macrosismica assegnata alla Sardegna in conseguenza del sisma del 26/4/2000, segnalato come quello a maggior magnitudo fra i più recenti e avvertito in una vasta area della Gallura, soprattutto a Olbia, Loiri-Porto San Paolo, San Teodoro e Budoni. A tale riguardo, appare interessante, ai fini della presente relazione, evidenziare come nella banca dati dell’I.N.G.V. del C.N.R. risultino i seguenti riscontri, relativamente alla scossa sismica: OLBIA GENERALMENTE AVVERTITA. SCENE DI PANICO TRA I TURISTI CHE SI TROVAVANO IN UNA PIAZZA. VIBRAZIONE DI PAVIMENTI; TINTINNIO DI PENTOLE E BICCHIERI; OSCILLAZIONE DI LAMPADARI; PORTE E FINESTRE SI SONO CHIUSE/APERTE; DIVANI E POLTRONE SI SONO SPOSTATI. LA POPOLAZIONE SI È RIVERSATA NELLE STRADE. LEGGERE CREPE E FILATURE SONO SEGNALATE NEI TRAMEZZI DI ALCUNI EDIFICI. QUALCHE PEZZO DI INTONACO È CADUTO, QUALCHE VASO ROTTO E UNA CREDENZA ROVESCIATA. POSADA GENERALMENTE AVVERTITO; MOLTA GENTE HA PREFERITO USCIRE IN STRADA, I VETRI DELLE FINESTRE, I LETTI E LE SCRIVANIE HANNO TREMATO. Tab. 7 – Osservazioni CNR

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 42 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 Si noti che normalmente a Md=4,8 corrispondono effetti sull’epicentro pari a M.C.S. =7-8; la localizzazione dell’epicentro a circa 25 Km dalla costa spiega, perciò, l’attenuazione dei fenomeni avvertiti in questo caso. In considerazione delle caratteristiche delle costruzioni in progetto, l’attribuzione alla Zona sismica 4 può come detto consentire, alla luce delle NTC/2008, la conservazione delle convenzionali procedure di verifica geotecnica come disposto dal DM 11/03/1988, fatte salve le opere più importanti.

Latitudine Longitudine Profondità (km) Data UTC e ora Magnitudo Provincia evento Località 40.956 10.216 5.67 26/04/00 13:28 4.1 SOTTOMARINO Tirreno centrale 40.831 10.414 24.59 27/06/00 04:07 4.1 SOTTOMARINO Tirreno centrale 40.866 10.084 11.05 03/03/01 01:54 4.2 SOTTOMARINO Tirreno centrale 41.092 10.19 33.47 21/04/01 17:31 3.5 SOTTOMARINO Tirreno centrale 40.957 10.277 10.0 10/02/02 16:21 3.1 SOTTOMARINO Tirreno centrale 41.711 9.198 8.4 20/10/03 21:23 3.1 SOTTOMARINO Corsica 40.830 10.160 10.0 12/12/04 11:52 4.2 SOTTOMARINO Tirreno centrale 40.898 10.168 10.0 18/12/04 09:12 4.3 SOTTOMARINO Tirreno centrale Tab.8 - Elaborazione su dati provenienti da: http://kharita.rm.ingv.it/Gmaps/reg/

Fig.34 - intensità macrosismica regionale conseguente al sisma del 26 Aprile 2000

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 43 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

Fig. 35- Localizzazione eventi sismici con effetti rilevati nella Sardegna NE (da http://kharita.rm.ingv.it/) dal 2000 in poi.

Fig. 36 - Pericolosità sismica secondo SHARE(PGA, 10% di probabilità di superamento in 50 years). Nell’ingrandimento della Sardegna si evidenzia la doppia zonazione del territorio sardo

La suddetta zonazione al momento resta comunque confermata nella Classificazione sismica al 2015 (Presidenza Dipartimento della Protezione Civile, Ufficio Rischio Sismico e Vulcanico). In base al modello di pericolosità di riferimento nazionale (MPS04-S1, http://esse1-gis.mi.ingv.it/) alla Sardegna è assegnato dunque un PGA (Peack Ground Acceleration = Valore di accelerazione massima del suolo) con probabilità

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 44 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 di eccedenza del 10% in 50anni (vale a dire con un periodo di ritorno di 475 anni cioè la stima più convenzionale della pericolosità sismica) < 0,025g (sostrato roccioso _Vs30_800m/s).

Di recente tuttavia il modello di pericolosità sismica per l’area europea noto come “SHARE” (Seismic Hazard Harmonization in Europe; http://www.shareeu.org/), mirante ad una omogenea valutazione di pericolosità sismica per l’intero territorio europeo più che ad influire sulle normative nazionali, mette in evidenza una possibilità di zonazione della Sardegna in due aree. In base a tale zonazione, al settore pericostiero a Nord Est dell’Isola verrebbero assegnati maggiori valori di PGA (Fig. 36; tratta dal portale del progetto www.efehr.org).

7.2 Pericolosità sismica di base Le azioni sismiche di progetto sono definite a partire dalla “pericolosità sismica di base” del sito in cui ricade il progetto. Questa rappresenta la probabilità che, in un dato “periodo di riferimento” (VR espresso in anni), vi si verifichi un evento sismico di entità almeno pari ad un valore prestabilito, essendo la probabilità, più specificamente denominata PVR ovvero “Probabilità di eccedenza o di superamento nel periodo di riferimento”. La pericolosità sismica di base quindi è definita nell’Allegato B delle NCT/2008 attraverso i valori riportati nella Tab. 9:

Tab.9 - Pericolosità sismica di base per la Sardegna

Dove: ag = accelerazione orizzontale massima al sito in condizioni di campo libero su sito di riferimento rigido (categoria A)con superficie topografica orizzontale (categoria T1); Fo = valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale Tc’= periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale Tr = periodo intercorrente fra un sisma di una certa intensità ed il successivo di pari intensità Ovvero Tr = -Vr/Ln (1-Pvr)

Il valore di pericolosità di base non ha però influenza sulla progettazione. Infatti è noto (Cap. 3.2.2 NTC/2008) che Ai fini della definizione dell’azione sismica di progetto, si rende necessario valutare l’effetto della risposta sismica locale mediante specifiche analisi, come indicato nel § 7.11.3. Tuttavia in assenza di tali analisi, per definire l’azione sismica di progetto è consentito un approccio semplificato, basato sull’individuazione di categorie di sottosuolo di riferimento (Tab. 3.2.II e 3.2.III).

7.3 Categoria del sottosuolo Le categorie di sottosuolo sono identificate secondo la Tab. 3.2.II delle NTC/2008. In considerazione di quanto osservato in situ, del quadro che scaturisce dalla modellazione geologica e, pur in assenza in questa sede di una puntuale caratterizzazione geotecnica dei terreni, dalle correlazioni con situazioni del sostrato di fondazione presso che analoghe10 (al netto degli elementi antropici della stratigrafia lì presenti), la categoria di sottosuolo di riferimento più idonea ai fini dell’applicazione dell’Approccio semplificato per la definizione dell’azione sismica del presente progetto è la Categoria A, “Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di Vs30 superiori a 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con spessore massimo pari a 3m”. Ciò in conseguenza del fatto che al di

10 Relazione geologica e geotecnica e Relazione sulle Indagini del Progetto per la «Ristrutturazione del Mercato Civico» (A. De Santis-Geodes, 2010)

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 45 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 sotto della debole copertura detritica o poco addensata di spessore < a 2,00m è presente un sostrato litoide rigido con valori di velocità di propagazione delle onde di taglio entro i primi 30 m di profondità (Vs30) largamente superiori a 800 m/sec.

Tab. 10 - Categorie sottosuolo e relative descrizioni standard, ai fini della valutazione dell’azione sismica secondo le NTC/2008

8. RIEPILOGO E CONCLUSIONI E’ stato elaborato il modello geologico dell’area d’intersezione fra via Pertini ed il corso del Riu Scalamala, nel centro abitato di Porto San Paolo (SS). Qui è stata progettata la sostituzione dell’attraversamento presente con una struttura più leggera dell’attuale che pur conservandone spalle e mantenendo invariata la sezione del canale garantisce il franco idraulico per la corrente prevista a portata con Tr200 mediante il sollevamento della quota d’imposta delle travi.

Dallo studio geomorfologico e della pericolosità idrogeologica è stato possibile ricavare la seguente anamnesi: . con l’intervento del 1990 all’interno del centro abitato di Porto San Paolo, al Riu Scalamala era stato conferito un assetto canalizzato e presso che rettilineo, con sezioni difformi, una trapezia ed una rettangolare, rispettivamente a monte ed a valle di via Pertini; . le spalle del ponte occupando la sezione trapezia di monte e costituendo l’inizio della sezione rettangolare di valle determinano di fatto un’incongruenza idraulica poiché inducono un’ostruzione alla corrente e sollecitano criticità; . la sezione tuttavia non mette in luce alcun particolare dissesto, né sull’opera d’arte né sui rivestimenti a monte che appaiono in generale i più vulnerabili (poiché altrove per sottoescavazioni o smottamenti del sostrato possono dar luogo a distacchi); . il ponte nello stato attuale tuttavia non garantisce il franco idraulico per la corrente prevista a portata con Tr200; . per lungo tempo l’assetto conferito tramite canalizzazione con rivestimento spondale in cemento al Riu Scalamala ha di fatto presidiato il torrente all’interno del centro abitato; . l’assetto e la sua funzionalità a fini di salvaguardia idrogeologica del centro abitato sono stati posti in discussione dagli eventi del 2008 e del 2009 ed assai sollecitati nel corso dell’evento del 2013; . a monte dell’area cementificata ed a valle del ponte sulla S.S.125, proprio per tali ragioni, il Comune sta intervenendo su delega del Commissario Straordinario Delegato (Ordinanza n. 98/3 del 7 febbraio 2013),

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 46 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 ai sensi del DPCM 21.01.2011, con la Realizzazione delle opere di arginatura e difesa spondale del Rio Scalamala nel centro abitato di Porto San Paolo; . l’area non sottoposta alla perimetrazione PAI-RAS del 2000 (2005), è stata assoggettata alla perimetrazione del PSFF (la cui approvazione rende efficaci le misure di salvaguardia del PAI ovvero le sue Norme Tecniche di Attuazione) e ricade anche all’interno della Variante al PAI ai sensi dell’Art. 37 delle N.d.A. del PAI, di recente adozione preliminare da parte del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino della Sardegna (Deliberazione n. 4 del 23/11/2016); . la Relazione Generale della Variante al PAI ai sensi dell’Art. 37 delle N.d.A. del PAI (definisce come “grave situazione” quella del Riu Scalamala (Pag. 24 Relazione Generale, Agosto 2013).

La diagnosi degli elementi geomorfologici salienti ai fini dell’inquadramento idro-geo-morfologico del progetto sono i seguenti: - basamento geolitologico poco permeabile con copertura diffusa di genesi eluviale dello stesso basamento arenizzato e discontinua di genesi alluvionale o colluviale; - collocazione entro un tratto pedemontano a margine di un sistema di rilievi disposti secondo un condizionamento strutturale a gradinata che può determinare anche nello specifico settore costiero relativamente alti gradienti clivo metrici; - sviluppo presso che nullo della piana alluvionale ossia dell’ambito di transizione del corso d’acqua stesso; - relativamente elevata energia del rilievo per immaturità geomorfologica e dunque persistente condizione “erosiva” del rilievo che predispone all’erosione e al trasporto solido; - aste valliva torrentizia impostata lungo direttrice tettonica e quindi ad assetto presso che rettilineo; - presenza di un diffuso stato di alterazione delle matrici rocciose granitoidl (monzogranitiche) che si spinge fino all’arenizzazione in senso stretto, talora profonda (potente), talora meno, che rende esposto all’erosione il sostrato granitoide e predispone al trasporto solido; - diffusione di coperture detritiche, regolite e, in taluni settori, di frane di crollo antiche che assicurano disponibilità di carichi solidi ai deflussi idrici; - particolare velocità della corrente sul tratto canalizzato e terrificato con assenza di significativi depositi di sedimenti (che di norma sono rimossi immediatamente dalle piene), - possibilità di recapito solido consistente di preferenza a monte del canale nel tratto naturale e a valle dello stesso in corrispondenza della confluenza col Riu de Li Stazzi Vecchi (Riu Frigni).

Tali condizioni, se sottovalutate, come sovente in passato, conducono ad una sostanziale replica degli equivoci che per lungo tempo hanno fatto ritenere l’intera Gallura un’area piuttosto immune da dissesti idrogeologici, da fenomeni erosivi e dalla possibilità concreta di generare trasporto solido con le reti idrografiche. Tale equivoco è stato infatti ripetutamente contraddetto dai fatti negli ultimi 20 anni. L’assetto descritto rende particolarmente vulnerabile Porto San Paolo alle criticità idrogeologiche ed al cosiddetto pericolo idraulico (che più propriamente andrebbe definito idrogeomorfologico data la commistione delle dinamiche) come, in generale, tutti i settori pedemontani costieri della Gallura. Qui si hanno infatti accentuati differenziali clivo metrici. Se si considera, in più, l’esposizione del bacino alle perturbazioni metereologiche da Sud (cicloni), si comprende anche la ricorrenza cronologica dei fenomeni alluvionali associati a piovosità intensa (ra questi, negli ultimi 60 anni, debbono rammentarsi in particolare quelli del 1951;1964; 1974; 1989; 1998; 2004; 2005; 2008; 2009; 2012, 2013 (in grassetto quelli che più hanno interessato il Riu Scalamala).

Dal punto di vista strettamente geolitologico e litostratigrafico si è pervenuti alle seguenti conclusioni. Il centro abitato di Porto San Paolo si colloca alle pendici di un sistema di colline costituite da ammassi di Monzograniti fratturate rossastre, talora pervasivamente alterate che si accompagnano a saltuari filoni per lo più pegmatitici o di quarzo. Il processo di alterazione degli ammassi intrusivi, discontinuo nello spazio ma continuo, ancor che lento, nel tempo ha prodotto, secondo lo schema evidenziato al par. 6.8.1, una casistica eterogenea di varietà litologiche, le più evolute delle quali note come “graniti arenizzati” si fanno rientrare nella

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 47 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 categoria degli eluvi di età pleistocenica. Nel settore di progetto i graniti arenizzati si sono rivelati poco potenti, con spessori o profondità <1m. L’assetto torrentizio è indiscutibilmente pedemontano e, dunque, favorevole con le piene, tanto alla deposizione di sedimenti alluvionali quanto alla loro erosione. L’alveo è inciso su sponde terrazzate di depositi ciottolosi. La sezione d’imposta del ponte di via Pertini è collocata quasi al limite della fascia pedemontana del Riu Scalamala; essa dunque si localizza alle più basse falde del sistema collinare granitoide, su di un sostrato roccioso cristallino sormontato da deboli coperture di versante per lo più colluviali che lateralmente vanno a mescolarsi ai corpi alluvionali torrentizi veri e propri. Gli elementi morfologici in rapporto alle quote del terreno, avevano fatto ritenere in prima istanza che al netto delle incertezze legate all’artificializzazione delle rive e delle superfici limitrofe derivanti dall’ultimo intervento posteriore alla piena del 1989, quindi alla presenza di ulteriori terreni di copertura rimaneggiati e sciolti sia in Dx che in Sx, il sostrato roccioso fosse sostanzialmente sub affiorante o al massimo ricoperto da un mantello alluvionale che, in Dx a monte della canalizzazione, potesse raggiungere 1-2mt di spessore. Sulla base di tali elementi che facevano ipotizzare che la fondazione dell’attuale attraversamento fosse collocata su roccia o al massimo su roccia alterata, tendente all’arenizzazione sia in Dx che in Sx e che, a maggior ragione, lo fosse il bulbo delle tensioni, si è approntata l’indagine geognostica optando per n. 2 pozzetti. Tale indagine ha confermato le ipotesi di base, al netto dei riporti superiori e dei restanti dettagli sugli spessori. ll modello geologico di progetto è stato ricostruito in dettaglio nell’ Allegato 2 alla presente relazione e le conclusioni litostratigrafiche sono così schematizzabili dall’alto in basso: Sx idrografica, presso spalla Sx del ponte - Detrito di riporto ed altri elementi artificiali (0,55m) - Detrito alluvionale colluviale, ciottoloso e ghiaioso , poco denso, colore bruno rossiccio (0,60m) - Granito arenizzato (0,50m) - Granito fessurato e fratturato (radicato in profondità)

Dx idrografica, presso spalla Dx del ponte: - Detrito di riporto (0,85m) - Granito arenizzato 0,90m) - Granito fessurato e fratturato (radicato in profondità)

Unità lito- stratigrafica Correlazioni litotecniche Terre sciolte o debolmente addensate, Detrito alluvionale colluviale compattate e indurite in superficie Rocce semicoerenti passanti a terre Granito arenizzato molto addensate Rocce lapidee e tenaci a tratti Granito fessurato e fratturato semilapidee e più friabili Tab.11 - Correlazioni fra unità litostratigrafica e unità geotecniche

Il nuovo assetto modificherà la ripartizione geometrica dei carichi in quanto con la nuova opera si otterrà una diversa collocazione del piano d’imposta della fondazione complessiva rispetto alla configurazione originaria (Fig. 17). Ciò tuttavia non potrà recare scompensi di natura geotecnica dal momento che non ci sarà variazione dell’unità geolitologica e geotecnica deputata ad ospitare il bulbo delle pressioni. Su di un piano geomeccanico i terreni di fondazione peraltro si configurano come rocce lapidee e tenaci a tratti semilapidee e più friabili, attritive e incompressibili, da rippabili con molta difficoltà o mediante uso di martello demolitore (o con esplosivo nei casi di fratturazione spaziata), per i quali possono assumersi in prima approssimazione i seguenti parametri geomeccanici:

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 48 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

- γnat = 26,50kN/m3 - γsat = 26,50kN/m3 - Φ’ = 40°-45° - c’ = 1,00-2,50 MPa - Mγ = 35-55 GPa - Resistenza alla compressione = 25-100 MPa

Infine, dalle osservazioni complessive e locali, si ricava che nell’area non sussistono: . pareti in roccia pronunciate . orli di scarpata o di terrazzo . falde e coni di detrito colonizzati . deformazioni gravitative profonde di versante non attive . aree di conoidi attivi o potenzialmente attivi parzialmente protette da opere di difesa e di sistemazione a monte

che possano costituire condizione predisponente allo sviluppo di movimenti gravitativi, nè . fenomeni attivi di erosione a carico delle sponde . fenomeni attivi o attivabili di fluidificazione dei suoli . fenomeni attivi o attivabili di soliflusso

Non sussistono né sono possibili, inoltre, i fenomeni carsici e le fenomenologie associati ai cosiddetti sinkhole.

Dott. Geol. Giovanni TILOCCA

Lì, 06/04/2017

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica

Pag. 49 di 50

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 Granito Granito fratturato arenizzato poco alterato

Granito fratturato poco alterato

Detrito alluvionale a ciottoli e ghiaie 25m

TAV.1- CARTA GEOLITOLOGICA

Ponte sul Rio Scala Mala in via Pertini a Porto San Paolo Relazione Geologica Pag. 50 di 50

ALLEGATO 1 - DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

Ponte via Pertini. Vista da lato Dx monte. L’opera è idraulicamente incongrua quanto il canale a valle di essa. Si passa infatti da una sezione trapezia a monte ad una sezione rettangolare di valle, a medesime luci del ponte. La sostituzione del solo manufatto quindi non è in grado di mitigare la pericolosità idraulica delle portate di calcolo a valle ma solo il rischio ed il pericolo in corrispondenza dell’attraversamento (foto Tilocca del 2/03/2017)

Ponte via Pertini. Particolari del manufatto e delle sottostrutture in corrispondenza. Vista da lato Dx monte (foto Tilocca del 2/03/2017)

Ponte via Pertini. Vista da lato Sx monte (foto Tilocca del 2/03/2017)

Ponte via Pertini. Vista da lato Dx valle. La sezione rettangolare di valle del canale è ampia esattamente quanto il ponte (foto Tilocca del 2/03/2017)

Tratto di canale a sezione rivestita trapezia a monte. Vista da ponte via Pertini (foto Tilocca del 2/03/2017)

Tratto di canale di valle a sezione rettangolare, fondo in cemento e muri laterali in cemento armato. Vista da ponte via Pertini (foto Tilocca del 2/03/2017)

Tratto di canale a sezione rettangolare a valle di ponte di via Pertini; Vista da ponte su SS125 (valle) verso monte (foto Tilocca del 2/03/2017)

Dott. Geol. Giovanni TILOCCA

Lì, 06/04/2017 Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 ALLEGATO 2 INDAGINE GEOGNOSTICA L’indagine geognostica è stata svolta nella giornata del 23/03/2017; il cantiere provvisorio è stato allestito alle ore 11:15. Per l’esecuzione dell’indagine il Comune di Loiri Porto San Paolo ha messo a disposizione un mezzo escavatore-caricatore (terna) mod. JCB 4CZ con attrezzo di scavo a cucchiaio rovescio. Previo accertamento delle interferenze coi sottoservizi, è stato scavato prima il pozzetto PZ1 e successivamente il pozzetto PZ2, rispettivamente in Sx e in Dx idrografica, entrambi in posizione sufficientemente ravvicinata alle spalle del ponte, in modo da consentirne una correlazione lito-stratigrafica e col fine di ricostruire il piano di posa delle fondazioni attuali e di quelle di progetto. Le operazioni di cantiere sono proseguite col rinterro, il ripristino dei luoghi con mezzo meccanico e lavoro a mano espletato dal personale del comune e sono terminate alle ore 12:30, con la fine lavori e la chiusura del cantiere temporaneo. Di seguito si fornisce l’ubicazione, l’illustrazione fotografica e l’interpretazione lito-stratigrafica ai fini geognostici dei due pozzetti escavati. Parte integrante del presente allegato sono le schede di ciascun pozzetto. Via Pertini

PZ1

PZ2

1-Ubicazione pozzetti geognostici PZ1 e PZ2. La freccia indica il verso del deflusso

1

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

2-Esecuzione PZ1

3-Esecuzione PZ2

2

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 Documentazione Geognostica Pozzetti Pozzetto PZ1 (Spalla Sx) Sezione Geognostica Fotografia Litologia Spessore

Detrito di riporto

Calcestruzzo Detrito alluvionale colluviale, ciottoloso e ghiaioso , poco Traccia stazionamento max denso, colore stagionale superficie freatica bruno rocssic della falda libera

Granito arenizzato

Granito fessurato e fratturato

Pozzetto PZ1 (Spalla Sx) Sezione Geognostica Fotografia Litologia Spessore

Detrito di riporto

Calcestruzzo Detrito alluvionale colluviale, Traccia ciottoloso e stazionamento max stagionale ghiaioso , poco superficie freatica denso, colore della falda libera bruno rossicc

Granito arenizzato

Granito fessurato e fratturato

3

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 Pozzetto PZ2 (Spalla Dx) Sezione Geognostica Fotografia Litologia Spessore Detrito di riporto

Granito arenizzato

Granito Fessurato e fratturato

Pozzetto PZ2 (Spalla Dx) Sezione Geognostica Fotografia Litologia Spessore Detrito di riporto

Granito arenizzato

Granito Fessurato e fratturato

4

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649 PZ1 PZ2 Legenda

Detrito di risulta addensato, compattato in superficie. Attuale

Calcestruzzo

Deposito detritico naturale di origine per lo più alluvionale, con livelli colluviali, ciottoloso e ghiaioso a matrice sabbiosa, poco denso, di colore bruno rocssiccio Olocene

Granito (Monzogranito) arenizzato, bruno-rossastro, compatta ma ben escavabile- Carbonifero sup.-Permiano

Monzograniti inequigranulari in ammassi rocciosi poco alterati – Carbonifero sup.- Permiano

4- Sintesi litostratigrafiche

Le tracce dei denti della benna sul fondo del pozzetto PZ2, attestano il limite della litofacies ben arenizzata, poco oltre la quale l’escavatore va a rifiuto. La falda freatica non è stata intercettata. Il livello di soggiacenza al momento delle indagine è dunque inferiore a-2,40m dal p.c.. Sono state tuttavia reperite tracce del livello di massimo stazionamento stagionale della superficie freatica della falda libera a -1,20m dal p.c, per cui si può ammettere che nel corso di stagioni particolarmente piovose il livello freatico possa risalire ed alimentare il corso d’acqua. la condizione idrogeologica é esposta in ogni caso ad oscillazioni della falda e può quindi favorire lo sviluppo di pressioni neutre in corrispondenza del sostrato di fondazione.

Ricostruzione sezione litostratigrafica e modello Sulla base dei dati di riscontro, si è proceduto alla ricostruzione della sezione litostratigrafica di progetto, ossia a materializzare il modello geolitologico di base alla modellazione geotecnica.

5

Dott. GIOVANNI TILOCCA – Geologo N° 224 Ordine dei Geologi della Sardegna Dottore di Ricerca in Scienze della Terra CF:TLCGNN58M17B354S 07100 Sassari - Via C. Floris, 2 PI: 01819860907 Cell.:3476841401- fax 0794361649

Pz1 Pz2

P=-1,80m

P=-2,40m

Fig. 5- Sezione geolitologica e modello geologico del progetto del ponte via Pertini (Lato monte nella nuova configurazione di progetto). Si noti la differenza geometrica e la diversa collocazione del piano d’imposta della fondazione complessiva rispetto alla configurazione originaria.

Dott. Geol. Giovanni TILOCCA

Lì, 06/04/2017

6

INDAGINE GEOGNOSTICA - ALLEGATO 2 - SCHEDA A - PZ1 (Sx) COMMITTENTE : Comune di Loiri Porto San Paolo Pozzetto Geognostico n.1 (spalla Sx, lato monte) LOCALITA' : Porto San Paolo (Ponte via Pertini) Escavatore: JCB 4CZ ESECUTORE: Comune di Loiri Porto San Paolo Attrezzatura: Cucchiaio rovescio Data:23/03/2017 Potenza dello scavamento della benna in stato Quota p.c.: 16m di piegamento: 5375,5 Kg ml. ml. ml. ml.

Litologia Descrizione litologica Livello falda Spessore Profondità

0,10

0,20 Materiale di riporto sciolto, compattato 0,30 in superficie, di colore chiaro 0,40 0,45 0,50 0,45 Strato di calcestruzzo discontinuo 0,55 0,10 0,60 Falda freatica non intercettata entro 0,70 la profondità di escavo.

0,80 Deposito detritico prevalentemente alluvionale con Si evidenziano tuttavia tracce di stazionamento idrico livelli colluviali, per lo più ciottoloso e ghiaioso a (umidità) a -1,20m dal p.c.,; ciò a significare che la 0,90 matrice sabbiosa, poco denso, di colore bruno profondità di escavo ricomprendere il campo di oscillazione stagionale della linea freatica 1,00 0,60 rossiccio

1,10 1,15 1,20

1,30

1,40 Roccia granitoide, arenizzata, bruno-rossastra, 1,50 compatta ma ben escavabile col mezzo meccanico

1,60 0,50 1,70 1,65 Roccia granitoide fratturata, a struttura riconoscibile,rossastra, molto compatta, non scavabile col mezzo meccanico 1,80 1,80 0,15

Fotografia 1: ripresa da Lato SudEst ↑

Fotografia 2 : ripresa da vertice SudEst ↑ ←Fotografia 3: ripresa da lato Nord INDAGINE GEOGNOSTICA - ALLEGATO 2 SCHEDA B- PZ2 (Dx) COMMITTENTE : Comune di Loiri Porto San Paolo Pozzetto Geognostico n.2 (spalla Dx, lato monte) LOCALITA' : Porto San Paolo (Ponte via Pertini) Escavatore: JCB 4CZ ESECUTORE: Comune di Loiri Porto San Paolo Attrezzatura: Cucchiaio rovescio Data:23/03/2017 Potenza dello scavamento della benna in stato Quota p.c.: 16m di piegamento: 5375,5 Kg ml. ml. ml. ml.

Litologia Descrizione litologica Livello falda Spessore Profondità

0,10

0,20 Materiale di rriporto sciolto, compattato 0,30 in superficie, di colore chiaro 0,40 0,85 0,50

0,60

0,70

0,80 0,85 Falda freatica non intercettata entro 0,90 la profondità di escavo. 1,00 Si evidenziano tuttavia tracce di stazionamento idrico 1,10 (umidità) a -1,20m dal p.c.,; ciò a significare che la profondità di escavo ricomprendere il campo di 1,20 oscillazione stagionale della linea freatica 1,30

1,40 0,90 Roccia granitoide, arenizzata, rossastra, compatta 1,50 ma ben escavabile dal mezzo meccanico

1,60

1,70 1,75 1,80

1,90

2,00 Roccia granitoide fratturata, a struttura riconoscibile,rossastra, molto compatta, 2,10 0,65 non scavabile dal mezzo meccanico 2,20

2,30

2,40 2,40 Fotografia 3: Ripresa da Lato NordEst

Fotografia 1: Ripresa da Lato SudEst Fotografia 2: Ripresa da Lato SudOvest