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PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA ESTERNA PER GLI STABILIMENTI A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE Art. 21 D. lgs. 26 giugno 2015 n. 105

Revisione Data Descrizione Approvazione Nota n. 55799 del Modifica della sezione 03.1 08/10/2019 08/10/2019 del Prefetto di 2.1.5. del Testo Siracusa Nota n. 18735 del Modifica della sezione 03 28/03/2019 28/03/2019 del Prefetto di 2.1.5. del Testo Siracusa

Decreto prefettizio del 02 21/12/2018 Aggiornamento 21/12/2018

Decreto prefettizio 01 26/06/2008 Prima emissione 8517/08/VC-2 del 26/6/2008

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DECRETO DI ISTITUZIONE DEL GRUPPO DI LAVORO

Polo petrolchimico di Siracusa, Augusta, , – PEEA (rev. 03.1/2019) II

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Polo petrolchimico di Siracusa, Augusta, Melilli, Priolo Gargallo – PEEA (rev. 03.1/2019) III

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NOTA DI APPROVAZIONE DELLA REVISIONE 03 DEL 28/3/2019

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ELENCO DI DISTRIBUZIONE

- Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento Nazionale della Protezione Civile; - Ministero dell'Interno:  Gabinetto;  Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile;  Dipartimento della Pubblica Sicurezza; - Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare:  Gabinetto e, per il tramite:  alla/e competente/i Direzione/i Generale/i; - Regione Siciliana:  Presidenza e, per il tramite, al/allo  Dipartimento della Protezione Civile;  Assessorato della Salute;  Assessorato del Territorio e dell’Ambiente; - Libero Consorzio Comunale di Siracusa:  Presidenza e, per il tramite, al  Settore IV “Politiche strategiche”;  Settore X “Ambiente”; - Comuni di:  Siracusa e, per il tramite, al  Comando Polizia Municipale;  Augusta e, per il tramite, al  Comando Polizia Municipale;  Melilli e, per il tramite, al  Comando Polizia Municipale;  Priolo Gargallo e, per il tramite, al  Comando Polizia Municipale; - Direzione Regionale per la Sicilia del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco; - Comando Marittimo Sicilia; - Comando Distaccamento Aeronautico di Siracusa; - Questura di Siracusa:  Gabinetto e, per il tramite, alla/allo  Sezione Polizia Stradale;  Sezione Polizia Ferroviaria;  Ufficio Polizia di Frontiera Marittima; - Comando Provinciale dei Carabinieri di Siracusa; - Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Siracusa; - Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Siracusa; - Capitaneria di Porto / Guardia Costiera di Siracusa; - Capitaneria di Porto / Guardia Costiera di Augusta; - Corpo Forestale della Regione Siciliana - Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Siracusa;

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- DRPC Sicilia – S.12 Servizio Sicilia Sud-Orientale /U.O.B. S. 12.05 Siracusa; - DRPC Sicilia – S.5 Servizio Rischi Ambientali e Antropici/U.O.B. S. 5.02 Rischi Antropici, Industriali e Sanitari; - Centrale Operativa di Catania – Ragusa – Siracusa del Servizio Urgenza Emergenza Sanitaria – SUES 118 - Azienda Ospedaliera “Cannizzaro”; - Direzione Generale Azienda Sanitaria Provinciale - ASP n. 8 Siracusa; - Direzione Medica Ospedale “Umberto I” di Siracusa; - Comitato Croce Rossa Italiana di Siracusa; - Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale; - Direzione Generale – ARPA Sicilia; - ARPA Sicilia – Struttura territoriale di Siracusa; - Direzione Territoriale Produzione R.F.I. S.p.A. – Rete Ferroviaria Italiana; - Air Liquide Italia Produzione /ASU; - ENEL Produzione S.p.a. – Centrale termoelettrica; - ENEL Produzione S.p.a. – Impianto solare termodinamico “Archimede” - ESSO ITALIANA s.r.l. – Raffineria di Augusta; - ESSO ITALIANA s.r.l. - Deposito di Augusta; - GM GAS s.r.l.; - ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Nord; - ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Sud; - ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti IGCC/SDA - Jonica Gas S.r.l.; - Maxcom Petroli S.p.A.; - Pravisani S.p.A.; - Priolo Servizi S.c.p.a.; - Sasol S.p.A.; - SOL S.p.a.; - Versalis S.p.a.

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STRUTTURA

ELENCO DEGLI ALLEGATI pag. 4 ELENCO DELLE FIGURE pag. 7 ELENCO DELLE TABELLE pag. 8 TESTI CITATI E PRINCIPALI RIFERIMENTI NORMATIVI pag. 9 ABBREVIAZIONI E ACRONIMI USATI NEL TESTO E NEGLI ALLEGATI pag. 11 1.¶PARTE GENERALE pag. 12 1.1. Premessa pag. 12 1.2. Modalità di aggiornamento dei dati contenuti nel PEEA pag. 14 1.3. Sperimentazione del PEEA pag. 15 1.4. Stabilimenti presenti nell’area del Polo petrolchimico di Siracusa, Augusta, Melilli, Priolo Gargallo pag. 15 1.5. Obiettivi della pianificazione pag. 17 1.6. Sintetica descrizione dei criteri seguiti per la predisposizione e l’aggiornamento del PEEA pag. 17 1.7. Struttura del PEEA pag. 18 1.8. Descrizione del sito pag. 20 1.8.1. Inquadramento territoriale e cenni storici del sito pag. 21 1.8.2. Caratteristiche geologico-strutturali, geomorfologiche e idrogeologiche pag. 25 1.8.3. Clima pag. 26 1.8.4. Infrastrutture pag. 29 1.8.4.1. Rete autostradale pag. 29 1.8.4.2. Rete ferroviaria pag. 30 1.8.4.3. Porto di Augusta e facilities portuali pag. 31 1.8.4.4. Baia di S. Panagia e facilities portuali pag. 33 1.8.4.5. Condotte pag. 34 1.8.5. Altri rischi presenti nel territorio pag. 36 1.8.5.1. Rischio sismico pag. 37 1.8.5.2. Rischio di maremoto pag. 43 1.8.5.3. Rischio idrogeologico pag. 45 1.8.5.4. Rischio di incendio di interfaccia pag. 47 1.8.5.5. Rischio di rientro incontrollato di oggetti e detriti spaziali pag. 47 1.8.5.6. Rischio di contaminazione radioattiva pag. 48 1.9. Informazioni sintetiche sugli stabilimenti pag. 48 1.9.1. Air Liquide Italia Produzione pag. 48 1.9.2. ENEL Produzione S.p.a. – Centrale termoelettrica pag. 49 1.9.3. ENEL Produzione S.p.a. – Impianto solare termodinamico “Archimede” pag. 49 1.9.4. ESSO ITALIANA s.r.l. – Raffineria di Augusta pag. 50 1.9.5. ESSO ITALIANA s.r.l. – Deposito di Augusta pag. 51

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1.9.6. GM GAS s.r.l. pag. 51 1.9.7. ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Nord pag. 51 1.9.8. ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Sud pag. 52 1.9.9. ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti IGCC/SDA pag. 52 1.9.10. Jonica Gas S.r.l. pag. 53 1.9.11. Maxcom Petroli S.p.A. pag. 54 1.9.12. Pravisani S.p.A. pag. 54 1.9.13. Priolo Servizi S.C.p.a. pag. 55 1.9.14. Sasol Italy S.p.A. pag. 55 1.9.15. SOL S.p.a. pag. 56 1.9.16. Versalis S.p.a. pag. 56 1.10. Elementi territoriali ed ambientali vulnerabili pag. 57 1.10.1. Elementi antropici vulnerabili pag. 57 1.10.2. Elementi di interesse paesaggistico e culturale pag. 57 2. SCENARI INCIDENTALI pag. 58 2.1. Tipologie di scenari pag. 59 2.1.1. Incendio pag. 59 2.1.2. Esplosione pag. 60 2.1.3. Diffusione di sostanze tossiche in atmosfera pag. 60 2.1.4. Rilascio di sostanze ecotossiche nell’ambiente pag. 61 2.1.5. Impatto emotivo pag. 62 2.2. Soglie di danno pag. 63 2.3. Scenari incidentali di riferimento pag. 64 3. MODELLO ORGANIZZATIVO DI INTERVENTO pag. 65 3.1. Coordinamento pag. 66 3.2. Livelli di allerta pag. 69 3.2.1. Attenzione pag. 72 3.2.2. Preallarme pag. 72 3.2.3. Allarme - Emergenza esterna allo stabilimento pag. 73 3.2.4. Cessato allarme pag. 73 3.3. Responsabilità delle operazioni sul luogo dell’evento incidentale pag. 73 3.3.1. Soccorso tecnico urgente pag. 74 3.3.2. Soccorso sanitario urgente pag. 75 3.3.3. Ordine e sicurezza pubblica pag. 77 3.3.4. Viabilità pag. 78 3.3.5. Assistenza alla popolazione pag. 78 3.3.6. Evacuazione della popolazione pag. 79 3.3.7. Centri Operativi Misti e Centri Operativi Comunali pag. 80 3.3.8. Associazioni di Volontariato pag. 82 3.4. Funzioni minime dei principali soggetti coinvolti nella emergenza pag. 82 3.4.1. Gestore pag. 82 3.4.2. Prefetto pag. 83 3.4.3. Vigili del fuoco pag. 86

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3.4.4. Questore e Forze di Polizia pag. 88 3.4.5. Sindaco pag. 89 3.4.6. Polizia Municipale pag. 90 3.4.7. Polizia Stradale pag. 90 3.4.8. Libero Consorzio Comunale pag. 91 3.4.9. Capitanerie di Porto pag. 92 3.4.10. Regione pag. 92 3.4.10.1. Dipartimento Regionale di Protezione Civile Sicilia pag. 92 3.4.10.2. Corpo Forestale Regionale pag. 94 3.4.11. ARPA pag. 94 3.4.12. ASP n. 8 pag. 95 3.4.13. SUES 118 pag. 96 3.4.14. Volontariato pag. 98 3.5. Piano Operativo Cancelli pag. 99 3.6. Misure di protezione e provvedimenti generali per eventi con effetti su matrici ambientali pag. 101 3.6.1. Aria pag. 103 3.6.2. Acqua pag. 104 3.6.3. Suolo pag. 105 3.7. Comunicazioni pag. 105 3.8. Evacuazione assistita pag. 106 3.9. Gestione post emergenza pag. 107 4. INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE pag. 108 4.1. Informazione preventiva attuata pag. 109 4.1.1. Comune di Siracusa pag. 109 4.1.2. Comune di Augusta pag. 110 4.1.3. Comune di Melilli pag. 110 4.1.4. Comune di Priolo Gargallo pag. 111 4.2. Informazione preventiva da sviluppare pag. 111 4.3. Informazioni in caso di emergenza attuata pag. 117 4.3.1. Comune di Siracusa pag. 118 4.3.2. Comune di Augusta pag. 118 4.3.3. Comune di Melilli pag. 118 4.3.4. Comune di Priolo Gargallo pag. 118 4.4. Informazione in caso di emergenza da sviluppare pag. 119

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ELENCO DEGLI ALLEGATI La nomenclatura degli ALLEGATI è stabilita con riferimento alle sezioni del PEEA rispettivamente pertinenti. Gli ALLEGATI al PEEA sotto elencati sono indicati con caratteri tutti maiuscoli quando richiamati nel testo.

ALLEGATO 1.2. Procedura per l’aggiornamento dei dati ALLEGATO 1.10.1. Elementi territoriali ed ambientali vulnerabili - Siracusa ALLEGATO 1.10.2. Elementi territoriali ed ambientali vulnerabili - Augusta ALLEGATO 1.10.3. Elementi territoriali ed ambientali vulnerabili – Melilli ALLEGATO 1.10.4. Elementi territoriali ed ambientali vulnerabili - Priolo Gargallo ALLEGATO 2.3.1. Scenari – Air Liquide Italia Produzione /ASU ALLEGATO 2.3.2. Scenari - GM GAS s.r.l. ALLEGATO 2.3.3. Scenari - ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti IGCC/SDA ALLEGATO 2.3.4. Scenari - ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Nord ALLEGATO 2.3.5. Scenari - ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Sud ALLEGATO 2.3.6. Scenari - Versalis S.p.a. ALLEGATO 2.3.7. Scenari - ESSO ITALIANA s.r.l. - Deposito di Augusta ALLEGATO 2.3.8. Scenari - ESSO ITALIANA s.r.l. – Raffineria di Augusta ALLEGATO 2.3.9. Scenari - Sasol Italy S.p.A. ALLEGATO 2.3.10. Scenari - Jonica Gas S.r.l. ALLEGATO 2.3.11. Scenari - Pravisani S.p.A. ALLEGATO 2.3.12. Scenari - Maxcom Petroli S.p.A. ALLEGATO 3.1. Indicazioni di massima sulle attività delle funzioni di supporto; ALLEGATO 3.5.A. POC – Tabella generale ALLEGATO 3.5.B.1/34. POC – Gruppi Cancelli GP#01 / GP#34 ALLEGATO 3.5.C.1. POC – Cartografia Cancelli Sud ALLEGATO 3.5.C.2. POC – Cartografia Cancelli Centro ALLEGATO 3.5.C.3. POC – Cartografia Cancelli Nord ALLEGATO 3.5.C.4. POC – Cartografia Cancelli Isolati ALLEGATO 3.7.1. Schema di comunicazione - Gestore EVENTO ANOMALO notizia ALLEGATO 3.7.2. Schema di comunicazione - Gestore EVENTO ANOMALO aggiornamento ALLEGATO 3.7.3. Schema di comunicazione - Gestore RILEVANZA ESTERNA notizia ALLEGATO 3.7.4. Schema di comunicazione – Gestore RILEVANZA ESTERNA aggiornamento ALLEGATO 3.7.5. Schema di comunicazione – Gestore INCIDENTE RILEVANTE notizia ALLEGATO 3.7.6. Schema di comunicazione - Prefetto PREALLARME

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ALLEGATO 3.7.7. Schema di comunicazione - Prefetto ALLARME ALLEGATO 3.7.8. Schema di comunicazione - Prefetto VARIAZIONE ALLERTA ALLEGATO 3.7.9. Schema di comunicazione – Prefetto RILEVANZA ESTERNA aggiornamento dati ALLEGATO 3.7.10. Schema di comunicazione – Prefetto CESSATO ALLARME ALLEGATO 4.1.1. Scheda di informazione alla popolazione – Stabilimento Air Liquide Italia Produzione /ASU - Priolo Gargallo ALLEGATO 4.1.2. Scheda di informazione alla popolazione – Stabilimento ENEL Produzione S.p.a. – Centrale termoelettrica - Augusta ALLEGATO 4.1.3. Scheda di informazione alla popolazione – Stabilimento ENEL Produzione S.p.a. – Impianto solare termodinamico “Archimede” – Priolo Gargallo ALLEGATO 4.1.4. Scheda di informazione alla popolazione – Stabilimento ESSO ITALIANA s.r.l. – Raffineria di Augusta - Augusta ALLEGATO 4.1.5. Scheda di informazione alla popolazione – Deposito ESSO ITALIANA s.r.l. - Deposito di Augusta - Augusta ALLEGATO 4.1.6. Scheda di informazione alla popolazione – Stabilimento GM GAS s.r.l. - Siracusa ALLEGATO 4.1.7. Scheda di informazione alla popolazione – Stabilimento ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Nord - Priolo Gargallo ALLEGATO 4.1.8. Scheda di informazione alla popolazione – Stabilimento ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Sud - Priolo Gargallo ALLEGATO 4.1.9. Scheda di informazione alla popolazione – Stabilimento ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti IGCC/SDA - Priolo Gargallo ALLEGATO 4.1.10. Scheda di informazione alla popolazione – Deposito Jonica Gas S.r.l. - Augusta ALLEGATO 4.1.11. Scheda di informazione alla popolazione – Deposito Maxcom Petroli S.p.A. - Augusta ALLEGATO 4.1.12. Scheda di informazione alla popolazione – Deposito Pravisani S.p.A. - Augusta ALLEGATO 4.1.13. Scheda di informazione alla popolazione – Stabilimento Priolo Servizi S.C.p.a. - Melilli ALLEGATO 4.1.14. Scheda di informazione alla popolazione – Stabilimento Sasol Italy S.p.A. - Augusta ALLEGATO 4.1.15. Scheda di informazione alla popolazione – Stabilimento SOL S.p.a. - Augusta

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ALLEGATO 4.1.16. Scheda di informazione alla popolazione – Stabilimento Versalis S.p.a. - Priolo Gargallo ALLEGATO 4.1.17. Opuscolo informativo - esempio

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ELENCO DELLE FIGURE La nomenclatura delle figure è stabilita con riferimento alle sezioni del PEEA in cui sono riportate

Fig. 1.4.a. - Ubicazione degli Stabilimenti a RIR Fig. 1.8.1.a. - Perimetrazione delle aree del sito di interesse nazionale di Priolo Gargallo Fig. 1.8.3. - Valori medi annuali delle precipitazioni Fig. 1.8.3.b. - Distribuzione velocità del vento Fig. 1.8.4.3.a. - Rada del Porto di Augusta Fig. 1.8.5.1.a. - Posizionamento e definizione dell’Area Sismica Iblea Fig. 1.8.5.1.b. - Divisione dell’Area Sismica Iblea in settori sismogenetici Fig. 1.8.5.1.c. - Mappa delle Zone sismogenetiche ZS9 nel territorio della Regione Sicilia Fig. 1.8.5.1.d. - Zonazione sismogenetica ZS9 Fig. 1.10.2. - Stralcio della Tavola 30.3 del Piano Paesaggistico Ambiti 14/17, Siracusa Fig. 3.3.7. - Competenze territoriali dei COM

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ELENCO DELLE TABELLE La nomenclatura delle tabelle è stabilita con riferimento alle sezioni del PEEA in cui sono riportate

Tab. 1.8.3. - Condizioni meteo prevalenti presso gli Stabilimenti a RIR Tab. 1.8.4.5. - Principali condotte esistenti nel Polo industriale Tab. 2.2. - Valori di soglia utilizzati per la determinazione delle aree di danno Tab. 3.1. - Composizione del Centro Coordinamento Soccorsi Tab. 3.2. - Indicatori principali e livelli di allerta Tab. 3.3. - Funzioni tecniche e responsabili operativi sul posto Tab. 4.2. - Comportamenti da seguire in caso di evento incidentale

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TESTI CITATI E PRINCIPALI RIFERIMENTI NORMATIVI

(1) Decreto legislativo 26/6/2015, n. 105 “Attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose”, S.O.G.U. n. 161 del 14 luglio 2015; (2) Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 25 febbraio 2005 “Linee Guida per la predisposizione del piano d’emergenza esterna di cui all’articolo 20, comma 4, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334”, S.O.G.U. n. 62 del 16 marzo 2005; (3) Gruppo di lavoro interistituzionale, “Indirizzi per la sperimentazione dei piani di emergenza esterna degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante ai sensi dell’art. 21 del D. lgs. 105/2015, Aprile 2018”; (4) Decreto del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare 29 settembre 2016, n. 200 “Regolamento recante la disciplina per la consultazione della popolazione sui piani di emergenza esterna, ai sensi dell’articolo 21, comma 10, del decreto legislativo 26 giugno 2015, n. 105”; (5) Decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1 “Codice della protezione civile”, G.U. n. 17 del 22 gennaio 2018; (6) Bozza del programma di previsione e prevenzione dei rischi redatto dal Libero Consorzio Comunale di Siracusa; (7) Decanini Luois e F. Panza Giuliano, “Scenari di pericolosità sismica ad Augusta, Siracusa e ”, Studio Gamma, Trieste, 2000; (8) Guidoboni Emanuela, “Che cos’è il Catalogo dei forti terremoti in Italia”; Economia della cultura; mar. apr. 2014; pp. 421 – 428; (9) AA.VV., “La messa in sicurezza dell’area industriale di Priolo-Augusta rispetto ai rischi da terremoto e maremoto”; APAT Rapporti 41/2004; (10) Decreto Ministeriale 20 ottobre 1998 “Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi a depositi di liquidi facilmente infiammabili e/o tossici”, S.O.G.U. n. 262 del 9 novembre 1998; (11) Decreto Ministeriale 14 aprile 1994 “Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai depositi di GPL ai sensi dell’art. 12 del DPR 175/88 e successive modificazioni ed integrazioni” S.O.G.U. n. 111 del 14 maggio 1994; (12) Decreto Ministeriale 9 maggio 2001 “Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante”, S.O.G.U. n. 151 del 16 giugno 2001; (13) Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale“, S.O.G.U. n. 96 del 14 aprile 2006, e ss.mm.ii.; (14) Elvezio Galanti, “Il metodo Augustus”; DPC INFORMA, periodico informativo del Dipartimento della Protezione Civile; n. 4, maggio- giugno 1997; (15) Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 1636 del 02/05/2006 “Direttiva per il coordinamento delle iniziative e delle

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misure finalizzate a disciplinare gli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione in occasione di incidenti stradali, ferroviari, aerei ed in mare, di esplosioni e crolli di strutture e di incidenti con presenza di sostanze pericolose”; (16) Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 16 febbraio 2007 “Linee Guida per l’informazione alla popolazione suo rischio industriale”, S.O.G.U. n. 53 del 5 marzo 2007; (17) Protocollo di intesa per la rilevazione ed il contrasto dei fenomeni di inquinamento atmosferico nell’area a rischio di crisi ambientale di Siracusa – Priolo Gargallo – Melilli – Augusta – , prot. 20050004298/VC-2/area Terza datato 9/5/2005; (18) Ordinanza del Sindaco di Priolo Gargallo n. 21 del 2/7/2004; (19) Ordinanza del Sindaco di Priolo Gargallo n. 28 del 5/8/2004; (20) Ordinanza del Sindaco di Priolo Gargallo n. 18 del 15/10/2008; (21) Ordinanza del Sindaco di Melilli n. 4436 del 5/7/2004; (22) Piano di emergenza per la sosta di naviglio a propulsione nucleare nel Porto di Augusta (Bozza 2018).

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ABBREVIAZIONI E ACRONIMI USATI NEL TESTO E NEGLI ALLEGATI

ARPA Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente ASI Consorzio Area Sviluppo Industriale di Siracusa ASP Azienda Sanitaria Provinciale ASPP Addetto al Servizio di Prevenzione e Protezione CCS Centro Coordinamento Soccorsi COC Centro Operativo Comunale COM Centro Operativo Misto CAPI Centri Assistenziali di Pronto Intervento CIPA Consorzio Industriale per la Protezione dell’Ambiente CFRS Corpo Forestale della Regione Siciliana CRI Croce Rossa Italiana CTR Comitato Tecnico Regionale DRPC Dipartimento Regionale di Protezione Civile DTS Direttore Tecnico dei Soccorsi DSS Direttore del Soccorso Sanitario GDL Gruppo Di Lavoro incaricato dal Prefetto di Siracusa GPL Gas di Petrolio Liquefatto NBCR Nucleare Biologico Chimico Radiologico OVPC Organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile PCPC Piano Comunale di Protezione Civile PEE Piano di Emergenza Esterna di stabilimento PEEA Piano di Emergenza Esterna di Area PEI Piano di Emergenza Interno di stabilimento PEIMAF Piano di Emergenza Interno di Massiccio Afflusso Feriti PMA Posto Medico Avanzato POA Piano Operativo di Agenzia POC Piano Operativo Cancelli RDS Rapporto Di Sicurezza RIR Rischio di Incidente Rilevante ROS Responsabile delle Operazioni di Soccorso VF RSPP Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione SGS Sistema di Gestione della Sicurezza SIN Sito di Interesse Nazionale SORIS Sala Operativa Regionale Integrata Siciliana SRE Sistema per la Risposta alle Emergenze UCL Unità di Comando Locale UMPN Unità Militari a Propulsione Nucleare

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1. PARTE GENERALE 1.1. Premessa L'art. 21 del Decreto Legislativo 26 giugno 2015 n. 105 (D. lgs. 105/2015) “Attuazione della Direttiva 2012/18/UE96/82/CE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose”, pubblicato sul Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 161 del 14 luglio 2015 - Serie generale (1), dispone, al comma 1, che “Per gli stabilimenti di soglia superiore e di soglia inferiore, al fine di limitare gli effetti dannosi derivanti da incidenti rilevanti, il Prefetto, d’intesa con le Regioni e con gli enti locali interessati, sentito il CTR e previa consultazione della popolazione e in base alle linee guida previste dal comma 7, predispone il piano di emergenza esterno allo stabilimento e ne coordina l’attuazione.” Il comma 6 dello stesso articolo prevede inoltre che “il piano ... è riesaminato, sperimentato e, se necessario aggiornato, previa consultazione della popolazione, dal Prefetto ad intervalli appropriati e, comunque, non superiori a tre anni. La revisione tiene conto dei cambiamenti avvenuti negli stabilimenti e nei servizi di emergenza, dei progressi tecnici e delle nuove conoscenze in merito alle misure da adottare in caso di incidenti rilevanti; ...”, pertanto si ritiene opportuno, anche in riferimento alle conclusioni delle istruttorie sui Rapporti di sicurezza (RDS) ad opera del Comitato Tecnico Regionale (CTR), procedere all’aggiornamento della revisione originaria del Piano di Emergenza Esterna di Area (PEEA) - edizione 2008, con una più ottimale implementazione di alcune sue parti, per un utilizzo più agevole. Così come indicato dal D. lgs. 105/2015, il Piano è sviluppato secondo i contenuti dell’Allegato 4 al D. lgs. stesso, sulla scorta delle informazioni fornite dai Gestori, e talvolta integrate secondo i rilievi del Gruppo Di Lavoro incaricato dal Prefetto di Siracusa (GDL); la sua articolazione è coerente a quanto previsto dalle “Linee Guida per la predisposizione del piano d’emergenza esterna di cui all’art. 20, comma 4, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334” emanate con DPCM 25/2/2005 (2), per quanto applicabili. Il PEEA prevede tra l’altro che in caso di emergenza e previa assimilazione, a cura del Gestore, dell’evento incidentale in corso ad uno di quelli contemplati nel repertorio, sia posta in essere rapidamente una serie di risposte operative “di default”, generalmente non richiedenti valutazioni e atti decisionali complessi, che possono successivamente e gradualmente essere sempre più affinati e specializzati sulla base delle informazioni e dei dati che giungono dal campo da parte del Direttore Tecnico dei Soccorsi (DTS) di cui alla successiva sezione 3.3.1.; tali risposte operative “di default” consentono nell’immediatezza di circoscrivere il “cratere”, individuare gli elementi sensibili territoriali verosimilmente esposti perché si possano attivare le misure di contrasto previste in coerenza con la pianificazione esterna, agevolare il flusso centrifugo della popolazione, regolamentare o vietare l’accesso alle aree interessate, riservare la viabilità al flusso centripeto dei mezzi di soccorso.

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Il Piano prevede anche le successive attività istituzionali da parte delle Agenzie interessate alla gestione delle varie fasi dell’emergenza, secondo la struttura prevista dalle Linee Guida (2). Per il tipo di risposta globale ed integrata prevista, il presente Documento costituisce quindi PEEA ai sensi del comma 9 dell'art. 21 del D. lgs. 105/2015, nonché Piano di Emergenza Esterna (PEE) per i singoli stabilimenti. La corretta applicazione del presente strumento di pianificazione, implementato sulla complessa realtà territoriale e produttiva del polo industriale siracusano, richiede come presupposti indispensabili: - l’esistenza di adeguati ed aggiornati Piani Operativi di Agenzia (POA), almeno per quelle istituzioni che svolgono compiti complessi durante l’emergenza, che forniscano indicazioni sulle azioni da svolgere e sulle modalità, in relazione ai vari livelli di allerta dichiarati dal Prefetto ed in coerenza con quanto previsto dal PEEA; - una intensa e continua attività di formazione da somministrare ai dipendenti degli enti interessati alla gestione dell’emergenza; - l’esistenza di adeguati ed aggiornati Piani Comunali di Protezione Civile (PCPC), coerenti al presente PEEA; - una costante ed efficace informazione destinata alla popolazione a cura dei Sindaci dei comuni interessati dal PEEA; - un continuo aggiornamento dei dati contenuti, almeno di quelli essenziali per le attività nell’emergenza; - una frequente e programmata sperimentazione attuata con esercitazioni a vari livelli, in osservanza alle indicazioni contenute nel documento (3) “Indirizzi per la sperimentazione dei piani di emergenza esterna degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante ai sensi dell’art. 21 del D. lgs. 105/2015”, che consenta di individuare eventuali aree di possibile miglioramento; - la puntuale e sistematica verifica, in occasione delle ispezioni ex art. 27 del D. lgs. 105/2015, degli elementi del Sistema di Gestione della Sicurezza (SGS) correlati con la gestione delle emergenze esterne1. Tali attività si ritengono essenziali e pregiudiziali per l’efficacia del presente PEEA. L’approvazione del Piano è stata preceduta dalla pubblicazione degli elementi di cui al DM 29/9/2016 n. 200 (4) nel sito istituzionale della Prefettura, il 22 marzo 2018, previ avvisi negli organi di stampa locale. Successivamente, in data 22 maggio 2018, come previsto dall’articolo 21, comma 10, del D. lgs. 105/2015 e dal successivo regolamento DM 29/9/2016 n. 200, si è proceduto alla consultazione della popolazione, in una assemblea pubblica convocata

1 Ad esempio i seguenti elementi previsti dalla Lista di riscontro 3.a. in Allegato H al D. lgs. 105/2015: - 4. Il controllo operativo; iii. Procedure operative e istruzioni nelle condizioni normali, anomale e di emergenza; primo trattino; - 6. Pianificazione dell’emergenza; i. Analisi delle conseguenze, pianificazione e documentazione; terzo trattino; - 6. Pianificazione dell’emergenza; vi. Sala controllo e/o centro gestione dell’emergenza; primo trattino. - 6. Pianificazione dell’emergenza, iv sistemi di allarme e comunicazione a supporto dell’intervento esterno, secondo trattino.

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico mediante avvisi stampa e tenutasi presso il Municipio di Augusta. Le osservazioni e i contributi forniti dai cittadini sono stati presi in esame, valutati e talvolta assunti, nella redazione definitiva del Piano. Il PEEA è anche stato sottoposto ai Gestori degli Stabilimenti interessati a cui, in data 3 settembre 2018 in occasione di un apposito incontro, sono stati illustrati gli elementi cardinali del Documento in bozza e sono state richieste le deduzioni ed osservazioni; anche tali rilievi sono stati valutati e presi in considerazione nella stesura definitiva del Piano. 1.2. Modalità di aggiornamento dei dati contenuti nel PEEA Per garantire l’efficacia dello strumento di pianificazione, anche in relazione alle eventuali responsabilità connesse con l’assunzione di decisioni basate sui contenuti del Documento, è indispensabile confidare sull’attualità e sull’esattezza dei dati, sia concernenti gli stabilimenti e i processi produttivi, sia l’articolazione degli Enti che agiscono nell’emergenza, sia gli elementi territoriali. Poiché l’aggiornamento in tempo reale del Piano in ogni suo dettaglio, sebbene auspicabile non è di fatto praticabile, è necessario stabilire una procedura semplice ed efficace che consenta di disporre sempre dei dati più aggiornati, almeno per quanto riguarda quelli più significativi comunque connessi con la gestione dell’emergenza, e di rinviarne a quando effettivamente indispensabile, l’aggiornamento. A questo scopo è opportuno che, in generale, ogni soggetto privato o istituzionale che ha fornito i dati necessari alla redazione del Piano, sia ritenuto anche responsabile del loro costante aggiornamento. Dovrà quindi essere seguita la procedura di cui all’ALLEGATO 1.2. nei casi ad esempio di: - variazioni dei recapiti telefonici e mail, per comunicazioni in condizioni ordinarie e di emergenza; - modifiche significative che interessano dati importanti ai fini delle attività da porre in essere nell’emergenza (elementi territoriali, variazioni numeriche nelle consistenze di stoccaggi, affollamenti di persone, risorse strumentali e umane, titolarità di funzioni, etc.). I dati più recenti delle due categorie suddette saranno in ogni momento disponibili nell’Area Riservata del sito istituzionale della Prefettura ai soggetti privati e pubblici interessati o comunque citati nel Piano, mediante credenziali. Nell’ipotesi in cui le modifiche siano da ritenere significative in quanto implicano ricadute nella gestione dell’emergenza, sarà predisposto e pubblicato nel sito istituzionale della Prefettura un Addendum alla più recente versione del PEEA, che si riterrà parte integrante del Piano stesso. È quindi responsabilità di tutti i soggetti privati e pubblici che utilizzano il PEEA, assicurarsi di prendere in considerazione il Documento stesso e il più aggiornato Addendum eventualmente pubblicato. L’attualità dei dati contenuti nei documenti di Notifica ex art. 13 del D. lgs. 105/2015, su cui è basato il presente Documento, rientra nella responsabilità

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico dei Gestori dei rispettivi stabilimenti ed è assicurata dall’osservanza delle procedure previste dal D. lgs. 105/2015, art. 18 e Allegato D. 1.3. Sperimentazione del PEEA L’art. 21 comma 6 del D. lgs. 105/2015 prevede che il Piano sia sperimentato ad intervalli appropriati e comunque non superiore a tre anni. La sperimentazione del Piano avviene mediante esercitazioni che testano l’efficacia delle procedure di attivazione delle strutture ed Enti interessati alla gestione dell’emergenza, la capacità operativa delle componenti istituzionali e di alcuni settori socio-economici come scuole, supermercati, ecc. presenti nelle zone a rischio. Per il caso specifico, a motivo della complessità della realtà territoriale oggetto del Piano, è da ritenere essenziale effettuare esercitazioni, anche se “per posti di comando”, secondo un programma predefinito, eventualmente modulabile anche in relazione ai risultati che via via si otterranno, ed in coerenza con le indicazioni fornite dal documento “Indirizzi per la sperimentazione dei piani di emergenza esterna degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante ai sensi dell’art. 21 del D. lgs. 105/2015” (3) divulgato con nota del Ministero dell’Interno – Dipartimento dei Vigili del fuoco – Direzione centrale per la difesa civile e le politiche di protezione civile – Ufficio I, prot. 1528 del 16/4/2018. Il Piano sarà quindi testato mediante esercitazioni di complessità progressiva, e di tali esercitazioni e delle attività conseguenti saranno mantenute le relative evidenze documentali a cura della Prefettura. 1.4. Stabilimenti presenti nell’area del Polo petrolchimico di Siracusa, Augusta, Melilli, Priolo Gargallo Il presente Documento prende in considerazione eventi, scenari e conseguenze relativi ai seguenti sedici stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante (RIR) soggetti all’applicazione del D. lgs. 105/2015, di cui sei di soglia inferiore e dieci di soglia superiore (ex art. 3 comma 1 D. lgs. 105/2015): - Air Liquide Italia Produzione /ASU (soglia inferiore), Priolo Gargallo; - ENEL Produzione S.p.a. – Centrale termoelettrica (soglia inferiore), Augusta; - ENEL Produzione S.p.a. – Impianto solare termodinamico “Archimede” (soglia inferiore), Priolo Gargallo; - ESSO ITALIANA s.r.l. – Raffineria di Augusta (soglia superiore), Augusta; - ESSO ITALIANA s.r.l. - Deposito di Augusta (soglia inferiore), Augusta; - GM GAS s.r.l. (soglia superiore), Siracusa; - ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Nord (soglia superiore), Priolo Gargallo; - ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Sud (soglia superiore), Priolo Gargallo; - ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti IGCC/SDA (soglia superiore), Priolo Gargallo; - Jonica Gas S.r.l. (soglia superiore), Augusta; - Maxcom Petroli S.p.A. (soglia superiore), Augusta; - Pravisani S.p.A. (soglia superiore), Augusta;

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- Priolo Servizi S.C.p.a. (soglia inferiore), Priolo Gargallo; - Sasol Italy S.p.A. (soglia superiore), Augusta; - SOL S.p.a. (soglia inferiore), Augusta; - Versalis S.p.a. (soglia superiore), Priolo Gargallo; ubicati nel territorio come di seguito schematicamente indicato:

Fig. 1.4.a. - Ubicazione degli Stabilimenti a RIR Ovviamente nel territorio sono attivi numerosi altri opifici e siti produttivi, alcuni dei quali pur non essendo a RIR, presentano comunque caratteristiche significative in termini di possibili bersagli degli effetti di danno. L’ubicazione e la caratterizzazione di tali elementi territoriali nei Comuni interessati sono

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico riportate sia in ALLEGATO 1.10, sia negli ALLEGATI 4.1. al presente Piano. Ulteriori elementi caratterizzanti saranno contenuti nei PCPC. 1.5. Obiettivi della pianificazione In estrema sintesi, anche in relazione a quanto indicato al punto 2 dell’Allegato 4 al D. lgs. 105/2015, il PEEA si propone i seguenti obiettivi: a) controllare e circoscrivere gli incidenti con origine in ambito industriale in modo da minimizzare gli effetti e limitarne i danni per la salute umana, per l’ambiente e per i beni; b) mettere in atto le misure necessarie per proteggere la salute umana e l’ambiente dalle conseguenze di incidenti rilevanti, in particolare mediante la cooperazione rafforzata negli interventi di soccorso con l’organizzazione di protezione civile; c) stabilire le misure di coordinamento delle risorse necessarie per l’attuazione del PEEA stesso; d) pianificare ed agevolare l’esecuzione delle misure di intervento adottate all’interno del sito interessato dall’emergenza; e) fornire gli elementi necessari perché siano assicurate, a cura dei Sindaci territorialmente competenti, le adeguate attività di informazione della popolazione e degli stabilimenti o siti di attività non soggetti al D. lgs. 105/2015, ubicati in adiacenza a stabilimenti e depositi a RIR; f) provvedere, sulla base di quanto previsto dal comma 7 art. 2 del D. lgs. 2/1/2018 n. 1 (5) (D. lgs. 1/2018), al superamento dell’emergenza con l’attuazione coordinata delle misure volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita e di lavoro, per ripristinare i servizi essenziali e per ridurre il rischio residuo nelle aree colpite dagli incidenti calamitosi, oltre che alla ricognizione dei fabbisogni per il ripristino delle strutture e delle infrastrutture pubbliche e private danneggiate, nonché dei danni subiti dalle attività economiche e produttive, dai beni culturali e dal patrimonio edilizio e all’avvio dell’attuazione delle conseguenti prime misure per fronteggiarli. Esulano dagli scopi del presente Piano i sistemi di attuazione e le procedure operative che ogni soggetto concorrente nella gestione dell’emergenza dovrà predisporre al fine di assicurare le azioni e le prestazioni previste dal PEEA e la loro coerenza. Non rientrano inoltre nelle finalità del Documento la definizione di parametri, criteri, valutazioni tipiche dell’attività di pianificazione territoriale e urbanistica di competenza dei Sindaci, sebbene il Piano stesso possa fornire una stima di massima sulla complessità ed estensione geografica della problematica. 1.6. Sintetica descrizione dei criteri seguiti per la predisposizione e l’aggiornamento del PEEA Il presente Documento si propone come strumento di gestione delle emergenze di origine industriale conseguenti ad eventi rilevanti ragionevolmente prevedibili, o comunque tali da richiedere, in caso di occorrenza, particolari attività e misure di cautela per il territorio esterno agli

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico stabilimenti. Il Piano è predisposto in modo da costituire un unico strumento di pianificazione, ai sensi del comma 9 dell’art. 21 del D. lgs. 105/2015, essendo relativo ad un’area che prudentemente, e nell’attesa delle determinazioni del CTR, viene ritenuta “ad elevata concentrazione di stabilimenti”. Per tale motivo il presente Documento è articolato come Piano di Emergenza Esterna di Area (PEEA), pur nelle more del completamento delle istruttorie ex art. 17 e delle valutazioni in ordine agli effetti domino previste ai sensi dell’art. 19 del D. lgs. citato, da parte del CTR, in corso alla data di redazione del presente Documento. Il Piano muove da un repertorio di incidenti con rilevanza esterna, ragionevolmente prevedibili, nel significato che l’Analisi dei rischi attribuisce a tale definizione; generalmente si tratta di eventi incidentali e conseguenti scenari contemplati nei documenti di Notifica che i Gestori hanno prodotto secondo le indicazioni di cui all’art. 13, talvolta corretti o integrati in esito a verifica di coerenza tecnica eseguita dal GDL. Prudentemente, a tali scenari sono stati aggiunti quelli correttamente non riportati nelle notifiche in quanto con aree di danno (seconda zona) interne agli stabilimenti, ma le cui aree di attenzione (terza zona) si estendono oltre i rispettivi confini. Il repertorio risultante – ALLEGATI 2.3. - consta di 77 scenari di vario tipo, ognuno dei quali perfettamente caratterizzato in termini di denominazione, tipologia, ubicazione, estensione delle aree di sicuro impatto, danno e attenzione. Riguardo agli aspetti di pianificazione territoriale e urbanistica correlati con il PEEA, si evidenzia che le valutazioni elaborate per la specifica finalità traguardata non sono da ritenere utili ai fini dell’elaborazione degli strumenti urbanistici ed in particolare dell’elaborato ERIR di cui all’art. 22 comma 7 del D. lgs. 105/2015, se non per una stima di massima sulla complessità ed estensione geografica della problematica. L’articolazione delle aree di attenzione riportate nel Documento invece potranno fornite utili indicazioni ai Sindaci circa l’individuazione dei destinatari dell’informazione da rendere alla popolazione residente, preventivamente ed in occasione di reali emergenze, secondo le specifiche pianificazioni comunali discendenti, elemento pregiudiziale per l’efficacia del Piano. Altre parti dell’originaria edizione del PEEA sono state rivisitate, in qualche caso in modo anche sostanziale, riorganizzandone l’articolazione, allo scopo di assicurare una maggiore aderenza formale alla struttura suggerita dalle Linee Guida (2) e, in qualche caso, una superiore completezza in contenuti tecnici. In particolare sono stati affrontati e sviluppati ex novo gli elementi inerenti ai livelli di allerta che il Prefetto dichiara, ai principali indicatori rispettivi, alle attività tipicamente correlate con ognuno di tali livelli. È evidente, ma si ribadisce, che ogni Agenzia concorrente nella gestione delle varie fasi dell’emergenza deve essere dotata di piani operativi o, nei casi più semplici, di procedure operative che individuino per ogni distinto livello di allerta, le corrispondenti azioni da porre in essere e le relative modalità di esecuzione. Ciò è particolarmente necessario nei casi in cui due o più agenzie agiscano

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico congiuntamente. Per questi ultimi casi è auspicabile l’implementazione di procedure protocolli congiunti. 1.7. Struttura del PEEA Il presente Documento si articola di regola secondo la struttura suggerita dalle Linee Guida (2). La parte generale descrive l’area oggetto di pianificazione e gli elementi territoriali ivi esistenti, le sue caratteristiche, i rischi naturali cui essa è esposta che possono alterare le frequenze attese e le conseguenze degli scenari incidentali di tipo industriale, le caratteristiche peculiari che possono influire sull’evoluzione degli scenari incidentali e sull’adozione di determinazioni nelle varie fasi dell’emergenza. Sono inoltre descritti in modo sommario gli stabilimenti industriali a RIR attivi nel territorio con i rispettivi processi produttivi e gli elementi territoriali possibili bersagli. La seconda sezione sviluppa le problematiche connesse con gli scenari incidentali contenuti nei documenti di Notifica o comunque studiati nei rispettivi RDS. Nella maggior parte dei casi si tratta di scenari validati dal CTR in quanto relativi ad istruttorie (agg. 2016) concluse alla data di predisposizione del presente Documento. In questa seconda parte del testo si descrivono le assunzioni a base delle quali è stato predisposto il repertorio degli scenari e delle relative aree di danno e di attenzione. La terza parte del Piano tratta il modello organizzativo di intervento, definendo i livelli di allerta, le mansioni e le responsabilità degli Enti sul luogo dell’evento, nonché le funzioni minime dei principali soggetti che partecipano alla gestione delle emergenze. È in questa sezione del Documento che viene anche descritto il Piano Operativo Cancelli (POC), ossia quel dispositivo che consente di adottare misure urgenti di default secondo configurazioni dipendenti dallo specifico evento che è in corso o ad esso assimilabile. Una delle sezioni innovative di questa parte del PEEA riguarda infine le misure di protezione e i provvedimenti generali per eventi con effetti su matrici ambientali. La parte quarta del Piano affronta le problematiche connesse con l’informazione preventiva ed in emergenza, della popolazione. Infine è prevista una serie di ALLEGATI 2 che consentono l’utilizzo rapido e operativo del Piano. Il Documento è stato predisposto per fornire indicazioni necessarie alla popolazione, assistere gli attori nella gestione delle fasi di emergenza e per fornire i principali elementi sulla base dei quali saranno adottate le decisioni di rispettiva responsabilità, anche in riferimento ai livelli di emergenza dichiarati dal Prefetto: - al verificarsi di un evento incidentale in uno degli stabilimenti a RIR, il Gestore, sulla base degli elementi di cui è in possesso al momento, caratterizza 3 l’evento e, ove siano prevedibili conseguenze all’esterno, lo

2 Quando scritti in caratteri tutti maiuscolo, si tratta di ALLEGATI al PEEA. 3 La caratterizzazione dell’evento richiede la conoscenza dei principali parametri indicativi ritenuti significativi, alle cui variazioni corrispondono i vari livelli di gravità dello scenario incidentale; il set di tali parametri indicativi per ognuno

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assimila a quello che meglio lo rappresenta tra quelli elencati in ALLEGATI 2.3.; comunica tempestivamente i dati al Prefetto e agli altri Enti incaricati del soccorso; aggiorna gli Enti circa l’evoluzione dello scenario, anche con riferimento agli indicatori adottati 4; - sulla base dei dati ricevuti e dei valori degli indicatori di stato presi a riferimento (Tab. 3.2.), il Prefetto dichiara il livello di allerta ritenuto più appropriato e, se necessario, dispone l’attuazione del POC secondo il dispositivo specifico corrispondente allo scenario di riferimento; - l’attuazione del dispositivo garantisce una prima delimitazione dell’area interessata (zone di attenzione e di danno già quantificate negli ALLEGATI 2.3.), eventualmente modulabile successivamente sulla base delle condizioni meteo e dell’evoluzione dello scenario; - se necessario, il Sindaco informa la popolazione e i siti produttivi e commerciali che potrebbero essere interessati, sull’evento in corso e sulle misure di autoprotezione da adottare, secondo il proprio PCPC e coerentemente ai contenuti dell’informazione preventiva già somministrata; la popolazione destinataria dell’informazione potrà essere agevolmente individuata dalle aree di attenzione e di danno già caratterizzate negli ALLEGATI 2.3.; - a seconda della complessità e dell’evoluzione della situazione ed in relazione al livello di allerta dichiarato, il Prefetto potrà disporre la convocazione del Centro Coordinamento Soccorsi (CCS); - le varie Agenzie che concorrono nella gestione delle varie fasi dell’emergenza pongono in essere le attività che i rispettivi POA o le eventuali procedure operative prevedono, in relazione al livello di allerta dichiarato dal Prefetto; - sul posto dell’emergenza le attività di soccorso saranno svolte dagli Enti competenti, secondo i rispettivi POA ed in osservanza alle indicazioni generali di cui alla successiva sezione 3.3.; se opportuno, potrà attivarsi un Posto di comando avanzato gestito dai Vigili del fuoco, da cui potranno essere coordinate le attività di soccorso. 1.8. Descrizione del sito Il Polo petrolchimico occupa una parte considerevole della superficie dei comuni di Siracusa, Augusta, Melilli e Priolo Gargallo, nonché una fascia del litorale ionico per un fronte di oltre 8 Km. I sedici stabilimenti soggetti a direttiva Seveso che costituiscono il Polo petrolchimico, comprendono parchi deposito con centinaia di serbatoi per prodotti petroliferi, molti dei quali di capacità geometrica superiore a 100.000 degli scenari incidentali previsti dal Gestore, nonché i loro valori limiti, dovrebbero essere esattamente definiti in ambito di SGS, come previsto dalla Lista di riscontro 3.a. in Allegato H al D. lgs. 105/2015, anche ai seguenti punti: - 4. Il controllo operativo; iii. Procedure operative e istruzioni nelle condizioni normali, anomale e di emergenza; primo trattino; - 6. Pianificazione dell’emergenza; i. Analisi delle conseguenze, pianificazione e documentazione; terzo trattino; - 6. Pianificazione dell’emergenza; vi. Sala controllo e/o centro gestione dell’emergenza; primo trattino. 4 Come previsto dalla Lista di riscontro 3.a. in Allegato H al D. lgs. 105/2015, anche al punto: - 6. Pianificazione dell’emergenza, iv sistemi di allarme e comunicazione a supporto dell’intervento esterno, secondo trattino.

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico mc. Le rispettive lavorazioni spesso costituiscono un sistema integrato in cui avvengono simbiotici scambi di materie prime, prodotti semilavorati, prodotti finiti, residui e scarti di lavorazione, mediante i quali talvolta le trafile produttive si integrano e si completano con proficua ottimizzazione di servizi, risorse e risultati. Attualmente il Polo industriale opera prevalentemente nella raffinazione del petrolio per generare prodotti finiti destinati in massima parte al mercato domestico nazionale e, in parte, a quelli di altri Paesi. Alcuni degli stabilimenti che operano nel territorio della provincia hanno potenzialità produttive tali da farli rientrare tra quelli più grandi d’Europa. Nell’ambito dei porti di Augusta e Siracusa, su cui prospetta il Polo, esistono 8 pontili con 42 accosti complessivi, destinati ai prodotti petroliferi. Il loro elevato numero consente la presenza, agli accosti e nelle rade, di un rilevante numero di navi, comprese le superpetroliere. Nella baia si movimenta oltre il 15% di prodotti petroliferi del Paese con un traffico navale particolarmente intenso. La popolazione residente nei quattro Comuni più direttamente interessati da possibili problematiche connesse ad incidenti industriali a rilevanza esterna (Siracusa, Augusta, Melilli e Priolo Gargallo) è complessivamente pari a n. 183.000 persone circa. Di esse, n. 122.000 circa sono residenti a Siracusa; n. 36.000 circa a Augusta, n. 13.000 circa a Melilli e n. 12.000 circa a Priolo Gargallo. Nel territorio in esame sono anche presenti elementi di interesse ambientale, paesaggistico e culturale che sono sinteticamente descritti nel presente Documento, ma dettagliatamente riportati dai Gestori nelle sezioni F dei rispettivi documenti di Notifica e rilevabili nelle schede, ALLEGATI 1.9. 1.8.1. Inquadramento territoriale e cenni storici del sito La provincia di Siracusa ha un territorio che si estende per 2.108 Km2, nella parte estrema della Sicilia sud-orientale. È delimitata a nord dal territorio della provincia di Catania, a ovest da quello della provincia di Ragusa, a est dal mare Ionio e a sud, per un breve tratto costiero, dal mare Mediterraneo. Dal punto di vista orografico e climatico il territorio presenta variabilità spiccata, legata a contesti zonali diversi fra loro. In essa, facendo riferimento all’altitudine, è possibile distinguere: - la pianura costiera del versante ionico, che si estende da Augusta fino a Capo Passero e comprende i territori dei comuni di Augusta, Siracusa, , parte di quello di Noto e ; fa parte della provincia di Siracusa, ma si può considerare incluso nella piana di Catania, il territorio di ; - la fascia di transizione collinare, che separa la pianura costiera dall’altopiano ibleo e nella quale ricadono i territori comunali di , Melilli, Solarino, Floridia, , e parte del territorio di Noto; - la zona interna dei Monti Iblei che comprende i territori dei comuni di , , , e .

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I 21 comuni presenti, di cui cinque bagnati dal mare, occupano porzioni di territorio destinate in gran parte a coltivazioni agricole, su una superficie di circa 1.090 Km2, ad uso turistico, industriale, etc., con una diversa ripartizione in base alla loro localizzazione geografica. Sono individuabili due zone, distinte in base alle differenti caratteristiche morfologiche: una zona occidentale occupata dai Monti Iblei e una orientale, occupata da una fascia pianeggiante che si sviluppa lungo la costa ionica. La prima zona rappresenta un’ampia area avente un andamento pressoché tabulare le cui massime asperità risultano a volte tondeggianti, con pendii dolci e solcate da valli profondamente incassate denominate “Cave”. La morfologia di tale paesaggio è attribuibile soprattutto a fenomeni erosivi connessi all’azione delle acque meteoriche circolanti in superficie; data la prevalenza in affioramento di litologie carbonatiche è presente un’evidente impronta carsica. Nella seconda, la morfologia è caratterizzata dalla giacitura sub-orizzontale dei terreni, che conferisce al paesaggio l’aspetto di una estesa pianura degradante da Ovest ad Est, interrotta soltanto da incisioni poco profonde attraversate dai principali corsi d’acqua della provincia che sono (da Nord verso Sud) il fiume San Leonardo, il fiume Anapo, il fiume Cassibile ed il fiume Tellaro. All’interno del Bacino Idrogeologico dei Monti Iblei sono presenti tre corpi idrici sotterranei significativi: il corpo idrico sotterraneo siracusano meridionale, il corpo idrico sotterraneo della Piana di Vittoria ed il corpo idrico sotterraneo della Piana di Augusta – Priolo G. In relazione all’uso del suolo, il territorio può essere suddiviso in - zone urbanizzate, - area industriale tra Augusta e Siracusa, - terreni agricoli destinati a varie coltivazioni, - terreni da pascolo. Da un punto di vista delle pressioni ambientali, il territorio si caratterizza per la presenza di uno dei maggiori poli chimici e petrolchimici italiani, il cui insediamento risale agli anni ’50 nel territorio dei comuni di Siracusa, Augusta, Melilli e Priolo Gargallo. A seguito di un lungo periodo di attività industriale caratterizzato dalla carenza di specifiche norme in materia di tutela ambientale è scaturita la dichiarazione di Area ad elevato rischio di crisi ambientale, cui ha fatto seguito l’adozione del Piano di Risanamento Ambientale, emanato con il DPR 17 gennaio 1995 e destinato all’attuazione di una serie di interventi per il miglioramento della qualità dell’ambiente. Nell’ambito dell’attuazione della normativa del periodo in materia di rifiuti (D. Lgs. n. 22/97), con la legge n. 426/98 il “Sito Priolo” è stato inserito tra i Siti di Interesse Nazionale (SIN), oggetto delle attività di caratterizzazione dei suoli e delle falde, finalizzate alla successiva bonifica. Tale situazione comportò, agli inizi degli anni novanta, la dichiarazione di “area ad elevato rischio di crisi ambientale” per il “sito di Priolo Gargallo” (intendendo con ciò l’area geografica compresa tra Augusta e Siracusa), primo riconoscimento del grave stato di inquinamento.

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Nel 1995, con l’approvazione del Piano di risanamento ambientale, si diede il via all’azione di recupero del territorio e si avviarono svariate attività che miravano innanzitutto ad un contenimento delle emissioni inquinanti (aeriformi, solide e liquide). Il DM 10/1/2000 ha in seguito definito il perimetro e l’estensione dell’area del sito di interesse nazionale, comprendente i comuni di Augusta, Melilli e Priolo Gargallo, all’interno del quale ricadevano gli impianti industriali di allora. Oltre agli stabilimenti sono state individuate anche le seguenti aree pubbliche, ricadenti all’interno del sito di interesse nazionale: - Penisola Magnisi; - Saline di Priolo Gargallo; - Discariche di Contrada Andolina, Belluzza, Corvo, Dominici. Con il decreto del 10 marzo 2006 avente per oggetto “Nuova perimetrazione del sito di bonifica di interesse nazionale di Priolo Gargallo” (GU Serie Generale n.113 del 17-05-2006) la perimetrazione del sito è stata modificata.

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Fig. 1.8.1.a. - Perimetrazione delle aree del sito di interesse nazionale di Priolo Gargallo – Maggio 2011 Nel territorio industriale fu installato nel 1982, il depuratore biologico consortile di Priolo Gargallo, oggi gestito dalla società IAS, che riceve i reflui di processo di gran parte delle aziende del locale comprensorio industriale, oltre alle acque dei comuni di Melilli e di Priolo Gargallo. Nel tratto di mare compreso tra il fiume Marcellino (rada di Augusta) e la baia di Santa Panagia sono presenti numerosi scarichi idrici delle diverse aziende del polo industriale. Si tratta in gran parte di acque utilizzate nei cicli di raffreddamento degli impianti e nei serbatoi di stoccaggio, in quanto da svariati anni le acque di processo, quelle a più elevato carico inquinante, sono convogliate al depuratore IAS di Priolo Gargallo.

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Una eccezione è costituita dallo scarico n. 20, denominato “Vallone della neve”, che è il collettore finale di una serie di scarichi parziali asserviti a diversi impianti delle società operanti nella zona. 1.8.2. Caratteristiche geologico-strutturali, geomorfologiche e idrogeologiche La successione stratigrafica che caratterizza questa parte della Sicilia sud orientale è rappresentata, dal basso verso l’alto, dalle seguenti unità: - Basamento vulcanico (Cretaceo Superiore): E’ costituito da vulcanoclastiti di colore bruno-rossastro e da lave a pillows di colore bruno; - “Formazione dei Monti Climiti” (Cretaceo Superiore - Miocene): Questa unità, in discordanza stratigrafica con le sottostanti vulcaniti cretacee, è costituita da due membri: Il Membro di Melilli ed il Membro dei Calcari di Siracusa; - Vulcaniti Plioceniche (Cretaceo Superiore – Pliocene): Sopra il substrato miocenico si rilevano talvolta vulcaniti basiche plioceniche, spesso lacunose, formate da lave a pillow e superiormente da colate sub-aeree; - Calcareniti e sabbie giallastre fossilifere (Pleistocene Inferiore): Questi litotipi, sono rappresentativi di un ambiente deposizionale di tipo costiero infra- e circa-litorale con porzioni a stratificazione in affioramento; - Argille azzurre e gialle (Pleistocene Inferiore-Medio): Superiormente (in continuità stratigrafica) o lateralmente (in contatto eteropico) a calcari e sabbie fossiliferi sono presenti delle argille di colore grigio-azzurro che possono presentare spessore anche notevole. Localmente tali argille grigio- azzurre sono sormontate da argille giallastre sabbiose, contenenti clasti eterometrici; - Sabbie e calcareniti organogene “Panchina” (Pleistocene Medio-Superiore): È costituita da sabbie con abbondanti fossili e da calcareniti grossolane organogene a stratificazione incrociata, di colore grigio-bruno, giallastro o giallo-brunastro; - Conglomerati poligenici: si tratta di conglomerati di varia natura, eterometrici, in prevalente matrice limo – sabbiosa, variamente cementati; - Depositi alluvionali: si tratta di un complesso alluvionale, comprendente depositi alluvionali (talora terrazzati), litorali e lacustri. Sono costituiti prevalentemente da lenti e livelli discontinui di ghiaie e di sabbie limo- argillose soprattutto in prossimità delle aste dei torrenti minori, caratterizzate da elevata ripidità, mentre i corpi sedimentari connessi ai corsi d’acqua principali sono costituiti da sabbie, sabbie ghiaiose, limi, limi sabbiosi e limi argillosi. Dal punto di vista strutturale, tutta l’area industriale è ubicata sul margine sud- orientale dell'Altipiano Ibleo. Quest'ultimo considerato come un'area di avampaese stabile, si presenta come un horst calcareo allungato in direzione NE-SW, delimitato ad ovest dalla avanfossa Catania – Gela, con orientamento NE-SO, e ad Est dalla scarpata ibleo - maltese che marca il bacino ionico con trend di faglie orientate NNW - SSE. Si osserva una notevole corrispondenza

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico tra le superfici morfologiche e strutturali, il che facilita il riconoscimento sul terreno delle linee di faglia, i cui piani sono sempre verticali o quasi e con intersezioni con il piano campagna di tipo rettilineo. I rigetti in genere sono nell’ordine di 10 - 20 m e quelli maggiori sono dell'ordine dei 50 m. Le principali direzioni di faglia per l'area in esame permettono di distinguere due diverse direttrici: la prima con direzione WNW - ESE e la seconda ENE - SSW. La maggior parte delle faglie disloca porzioni della stessa formazione, per cui nella quasi totalità dei casi l'ubicazione è possibile grazie alle evidenze geomorfologiche. Dal punto di vista geomorfologico sono distinguibili due caratteri ben definiti: la pianura costiera e la zona collinare. La pianura costiera si sviluppa lungo l’attuale linea di costa, variamente modellata dai processi marini, e fino all’isoipsa dei 100 s.l.m. ha una larghezza media di 2,5 km. Degrada dolcemente verso mare con una pendenza media del 4%. Tutta la costa a nord di Contrada Targia è prevalentemente rocciosa bassa per poi diventare sabbiosa in corrispondenza di Marina di Melilli. Poi diventa nuovamente rocciosa bassa a partire dalla Penisola Magnisi e procedendo fino ad Augusta. La zona collinare inizia in corrispondenza dell’isoipsa dei 100 metri s.l.m. con un graduale aumento della pendenza; il profilo topografico si eleva fino a raccordarsi con il piede della paleo falesia (quota 200 metri s.l.m.) che delimita ad est il “plateau” calcareo dei monti Climiti, innalzandosi con pareti sub verticali oltre la quota 350 m s.l.m. Dal punto di vista idrogeologico, la maggior parte delle unità litostratigrafiche sopra descritte, in virtù delle proprie caratteristiche di permeabilità per porosità o, più frequentemente, per fessurazione, possono essere sede di circolazione di acqua sotterranea e dare luogo a falde acquifere. In particolare si possono avere: - una falda effimera superficiale, sostenuta da lenti di livelli argilloso-limosi; - una falda acquifera superficiale, con flusso idrico modesto orientato verso la linea di costa, il cui acquifero, di esiguo spessore e scarsa produttività, ha sede nelle sabbie e calcareniti organogene della “Panchina” e nel terreno di riporto superficiale. Il letto impermeabile dell’acquifero è rappresentato dalla sommità delle argille grigio-azzurre; - una falda idrica profonda, il cui acquifero è rappresentato dalle calcareniti e sabbie fossilifere pleistoceniche nonché dai calcari miocenici della “Formazione dei Monti Climiti”. Tale acquifero, ben conosciuto per la sua estensione a scala regionale, costituisce la principale risorsa idrica della zona. 1.8.3. CLIMA Sulla base di serie di dati meteorologici pubblicati dal Servizio Idrografico del Genio Civile che vanno dal 1965 al 1994, dall’analisi comparata dei climogrammi di Peguy e dei valori medi annui delle temperature di quattro località (piana di Catania-Lentini, costa-Siracusa, costa-Cozzo Spadaro e zona

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico di transizione collinare-Castelluccio e piedi degli Iblei), è possibile evidenziare i seguenti elementi: - Siracusa e Cozzo Spadaro, che presentano condizioni di clima temperato da ottobre a marzo e arido da aprile a settembre e temperatura media annua di 18-19 °C; - Zona di Lentini, con valori di temperature e precipitazioni leggermente superiori, mesi aridi da maggio a settembre e clima caldo da luglio a ottobre, e temperatura media annua di 18-19 °C; - Castelluccio, con un clima un po’ più freddo (temperatura media annua pari a 17 °C) e più piovoso, e con un periodo arido che va da maggio ad agosto. Da un’analisi dettagliata delle temperature, attraverso le tabelle relative allo studio probabilistico delle medie delle massime, si evince che i valori più elevati del periodo estivo si raggiungono nelle aree di pianura e di bassa collina interna (Lentini). I valori normali (50° percentile) possono anche superare i 34 °C, nel mese più caldo (luglio), con punte massime assolute che normalmente sfiorano i 40 °C. Nelle aree costiere, invece, per quanto più a sud, grazie all’effetto di mitigazione del mare, nel 50% degli anni non si supera la soglia di 30-31 °C. Le medie delle minime dei mesi più freddi (gennaio e febbraio) normalmente non scendono al di sotto di 8-9 °C nelle zone costiere, mentre sono più basse di circa 1 °C nelle zone interne. Per quanto riguarda le precipitazioni si rileva che la piovosità è maggiore nella stagione invernale. Le precipitazioni sono meno frequenti rispetto alla zona tirrenica e i giorni di pioggia non superano i 60. Il regime è tipicamente orientale, con gli apporti maggiori da levante. Le precipitazioni sono spesso concentrate in breve tempo e a volte sono molto violente. Ciò è dovuto al fatto che le depressioni apportatrici di precipitazioni provengono dall’Africa e sono molto calde ed umide, favorendo forti contrasti termici. Rispetto alla Sicilia settentrionale la frequenza degli eventi piovosi è minore, ma spesso i fenomeni sono più violenti. Le precipitazioni aumentano procedendo dalla costa verso il versante occidentale dei monti Iblei, dove raggiungono i valori massimi (650-850 mm annui). Diminuiscono, invece, procedendo verso sud, raggiungendo i valori più bassi nell’estrema zona meridionale (Pachino, Capo Passero). Nelle tabelle che seguono si riportano i valori medi annuali delle precipitazioni registrate nelle stazioni della provincia di Siracusa 2003-2017.

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Fig. 1.8.3. – Valori medi annuali delle precipitazioni Per quanto riguarda le temperature, inverni di breve durata e particolarmente miti ed estati calde, caratterizzano questa fascia climatica, che presenta temperature medie annue tra i 18 e i 20 gradi. In inverno raramente la temperatura è inferiore ai 10 gradi. In estate le medie mensili sono comprese tra 23 – 30 °C, ma non mancano punte massime particolarmente elevate in luglio e agosto, quando i venti di Scirocco (SE, S) fanno salire la temperatura al di sopra dei 40°. I valori di umidità relativa sono mediamente del 60 % alti oscillano dal 50-60 % a giugno al 70-80% a novembre. Il regime anemologico della zona costiera tra Siracusa ed Augusta è caratterizzato dall'alternanza di brezza di terra e di mare. In generale, nella zona in esame la velocità del vento presenta variazioni diurne con un valore massimo verso mezzogiorno ed un valore minimo di notte. Per effetto del diverso riscaldamento del mare e della terraferma per le proprietà geomorfologiche proprie dell’area si generano la brezza di terra e la brezza di mare: la prima durante la notte e la seconda durante il giorno. I venti prevalenti sono Maestrale (NO), Libeccio (SO) e Ponente (O). Per la rilevanza che il clima ha negli scenari con diffusione di sostanze tossiche in atmosfera, si ritiene opportuno raccogliere in forma tabellare tali dati riferiti dai Gestori nei rispettivi documenti di Notifica.

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CONDIZIONI METEO PREVALENTI STABILIMENTO Classe Venti da Pasquill 2F SE Air Liquide Italia Produzione 5D ONO e NO ENEL Produzione S.p.a. – Centrale termoelettrica - NO ENEL Produzione S.p.a. – Impianto solare termodinamico 2F E e SO “Archimede” ESSO ITALIANA s.r.l. – Raffineria di Augusta 3D NO ESSO ITALIANA s.r.l. – Deposito di Augusta 3D NO GM GAS s.r.l. F2 D5 ONO ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Nord F2 E F2 E e SO ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Sud D5 O e NO F2 E e SO ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti IGCC/SDA D5 O e NO Jonica Gas S.r.l. - - Maxcom Petroli S.p.A. - NO e O Pravisani S.p.A. - NO e O F2 E e SO Priolo Servizi S.C.p.a. D5 O e NO Sasol Italy S.p.A. - NO SOL S.p.a. D5 NO F2 E e SO Versalis S.p.a. D5 O e NO Tab. 1.8.3. – Condizioni meteo prevalenti presso gli Stabilimenti a RIR 1.8.4. Infrastrutture Come è ovvio, oltre a rappresentare una risorsa utilizzabile nei casi di emergenza, le infrastrutture possono costituire bersaglio di danni e, in conseguenza delle loro indisponibilità, elementi di vulnerabilità di cui tenere conto. Nel caso degli oleodotti, essi possono anche costituire ulteriori occasioni di rischio. 1.8.4.1. Rete autostradale Le principali strade che interessano l’area industriale della provincia di Siracusa sono riportate nel documento Bozza del programma di previsione e prevenzione del rischio redatto dal Libero Consorzio Comunale di Siracusa (6): Strade Statali di competenza ANAS - SS 193 di Augusta - SS 114 Orientale Sicula - A01 Autostrada Catania – Siracusa Strade Provinciali di competenza Libero Consorzio Comunale di Siracusa - S.P. 1 Augusta-Brucoli - S.P. 2 S. Catrini – Passo di Vè - S.P. 3 Augusta – Villasmundo

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- S.P. 25 Floridia – Priolo - S.P. 55 Belvedere – Stazione Targia - S.P. 57 – Brucoli - S.P. 61 Monte S. Elena – Monte Tauro - S.P. 62 San Cusmano – Giannalena - Ex S.P. 63 Rilievo Cantera - S.P. 95 Lentini – Priolo - S.P. 96 Augusta – Melilli - S.P. 105 San Fratello – Porcaria - S.P. 106 Palmieri – Sampieri Viabilità ex ASI di competenza del Libero Consorzio Comunale di Siracusa - EX ASI Asse Penetrazione Sortino - EX ASI Svincoli Condea Esso - EX ASI Collegamento con relitto ex SS 114 - EX ASI Asse Penetrazione Villasmundo - EX ASI Accesso a Punta Cugno - EX ASI Asse Penetrazione Megara - EX ASI Asse Penetrazione Melilli - EX ASI Asse Secondario Montedison Svincolo Punta Cugno - N.C. Ex SS 114 Siracusa Priolo Montedison - N.C. Svincolo Priolo Nord - N.C. Ex SS 193 Augusta biv. Marc. Ogliastro - N.C. Ex SS 193 Innesto Rasiom innesto SP 96 - N.C. Ex SS 114 Montedison Hotel Megara - N.C. Accesso Porto Commerciale di Augusta - N.C. Bretella Belvedere Nel documento sopra citato, per ognuna delle S.P. è disponibile una scheda di rilevamento stradale che riporta i dati generali, gli elementi strutturali fisici, le caratteristiche funzionali e una scheda con lo stato di fatto, il tutto aggiornato a settembre 2008. In aggiunta alla rete sopra indicata esiste la viabilità comunale di competenza dei Comuni di Siracusa, Augusta, Melilli e Priolo Gargallo. Relativamente alla viabilità su gomma è necessario evidenziare l’asse di principale traffico, l’autostrada A01 Catania Siracusa, che attraversa otto gallerie a doppio fornice; in detta arteria è vietato il traffico di merci pericolose. 1.8.4.2. Rete ferroviaria La tratta ferroviaria Catania Siracusa attraversa il Polo industriale per tutta la sua lunghezza transitando in alcuni casi all’interno o in prossimità degli impianti (ISAB Nord, Versalis, Esso Raffineria, Maxcom Petroli). Lungo l’asse, da Sud verso Nord, esistono le seguenti stazioni che ricadono nell’area di interesse del PEEA: Siracusa Centrale, Targia, Priolo – Melilli, Megara Giannalena, Augusta, Brucoli, Agnone, e altre fermate in zone esterne al Polo industriale. Degni di nota sono anche la galleria Epipoli (3435 m), e la galleria Valsavoia (1519 m), la prima delle quali con sbocco nord in località Targia.

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A motivo della posizione dell’arteria ferroviaria rispetto ai centri di rischio, alcuni dispositivi del POC prevedono il blocco del transito dei convogli ferroviari in corrispondenza di alcune stazioni. Il traffico previsto è prevalentemente passeggeri, ma è previsto anche il trasporto di sostanze pericolose nel tratto compreso tra Targia e Catania. 1.8.4.3. Porto di Augusta e facilities portuali La zona centrale e nord del Polo industriale prospetta sulla Rada del Porto di Augusta. Si tratta di una infrastruttura portuale per la quale sono state a suo tempo avviate ma non concluse le procedure previste dal Decreto Interministeriale 16 maggio 2001 n. 293, oggi abrogato dal D. lgs. 105/2015. I rischi connessi con gli scenari ascrivibili ai pontili sono presi in considerazione dal presente Piano, mentre quelli connessi con eventi incidentali tipicamente portuali (incendio di navi in rada, collisioni tra navi, urti di navi su ostacoli fissi, etc.) sono pianificati e gestiti dalla Capitanerie di Porto competente. Il Porto Megarese propriamente detto è delimitato, verso il mare aperto, da tre dighe foranee (settentrionale, centrale e meridionale) per uno sviluppo complessivo di circa 6,5 km., che generano due imboccature, la principale, Bocca di Levante, della larghezza operativa di 260 m., e la secondaria, Bocca di Scirocco, della larghezza operativa di 200 m. Lo specchio acqueo risultante è di circa 24 ML mq. con fondali di roccia calcarea, sabbia e fango, buoni tenitori di ancoraggio, che variano da 10 a 39 m. circa. Tali caratteristiche consentono l’ancoraggio in rada delle navi in transito o in attesa di effettuare operazioni commerciali. L’infrastruttura è caratterizzata da condizioni meteomarine generalmente buone (venti di 2-4 m/sec., maree sigiziali ± 0,5 m., corrente litoranea 0,2-0,5 nodi), e comunque tali da richiedere l’interruzione delle operazioni per circa 8- 10 giorni l’anno. La maggioranza del traffico portuale è costituito da navi cisterne, gasiere e chimichiere per il trasporto di prodotti petroliferi, petrolchimici, chimici. Il traffico di merci solide è costituito essenzialmente da cemento, zolfo in pillole, e altre rinfuse, nonché merci varie (legname, ferro, marmo, carpenteria metallica, ecc.). Nel contesto del Porto esistono inoltre due banchine, “Torpediniere” e “Lavori”, rispettivamente dello sviluppo di 350 m. e 160 m., utilizzate dalla Marina Militare; sempre alla Marina Militare sono destinati i tre pontili ubicati nell’area nord di Punta Cugno, due dei quali in couso con Sasol Italy S.p.A.; un ulteriore pontile è destinato alle Forze militari NATO. Gli accosti disponibili consentono un ormeggio operativo contemporaneo di alcune decine di navi; ciò giustifica l’elevato livello di traffico all’interno della rada. Per l’espletamento delle operazioni commerciali il Porto garantisce tutta una serie di servizi portuali: pilotaggio, ormeggiatori, barcaioli, rimorchio e salvataggio, vigilanza antincendio, disinquinamento, bunkeraggio e altri supply, ricezione e trattamento zavorra, gas free, ecc.

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Nel contesto del Porto esistono anche importanti infrastrutture della Marina Militare e numerose attività di cantieristica. I pontili sono 11 entro la rada e 1 fuori rada, per complessivi 43 accosti.

Fig. 1.8.4.3.a. – Rada del Porto di Augusta Il traffico di rinfuse liquide avviene mediante i pontili petroliferi di seguito elencati: - Superpontile, gestito da ISAB Impianti Nord, orientato verso E-NE in direzione dell'ingresso di levante della diga foranea della rada di Augusta; ha una lunghezza complessiva di circa 1.052 m. e 8 accosti; è attrezzato di bracci di carico e manichette flessibili; può ricevere navi fino a 600.000 DWT; è carrabile da parte di automezzi fino alla portata di 12 t.; - Pontile liquidi, gestito da ISAB Impianti Nord, è orientato a E-NE in direzione dell'ingresso di levante della diga foranea della rada; dopo un

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tratto rettilineo, esso si biforca verso Nord per circa 120 m. più 280 m., e verso Sud per circa 200 m. più 200 m.; nei suoi tre accosti può ricevere navi fino a 70.000 DWT; è attrezzato di bracci di carico e manichette flessibili; - Pontile 1 Esso Italiana s.r.l., di lunghezza pari a 960 m., con tre posti di ormeggio; è attrezzato di bracci di carico e può ricevere navi fino a 38.000 DWT; - Pontile 2 Esso Italiana s.r.l., della lunghezza pari a 1.150 m., con quattro posti di ormeggio; è attrezzato di bracci di carico e può ricevere navi fino a 140.000 DWT; - Pontile 1 SASOL Italy S.p.A.; è in couso con la Marina Militare e consta di due accosti per ormeggio; ha uno sviluppo complessivo pari a 390 m.; è attrezzato esclusivamente con manichette flessibili e può ricevere navi fino a 50.000 t. DWT; - Pontile 2 SASOL Italy S.p.A., ad esclusivo uso della Marina Militare; - Pontile 3 SASOL Italy S.p.A., è in couso con la Marina Militare e consta di due accosti; ha uno sviluppo di 40 m. circa; è attrezzato esclusivamente con manichette flessibili e può ricevere navi fino a 25.000 DWT; - Pontile Versalis, ubicato fuori rada, a sud della bocca di Scirocco; è orientato verso NE, ha uno sviluppo complessivo pari a circa 1.133 m.; i suoi tre accosti sono attrezzati con bracci di carico e manichette flessibili; può ricevere navi fino ad un massimo di 10.000 DWT; - Pontile MAXCOM PETROLI S.p.A., a servizio del deposito situato all’interno del centro abitato di Augusta; il pontile garantisce tre accosti ed è costituito da una parte iniziale realizzata a scogliera, e dalla parte che si addentra nella rada di Augusta, realizzata su pali in calcestruzzo armato; può ricevere navi fino a 50.000 DWT; è attrezzato con manichette flessibili. Nella rada sono attivi inoltre - Pontile consortile, realizzato negli anni 70 destinato alla movimentazione di rinfuse liquide, non utilizzato; - Pontile della cementeria UNICEM, con quattro accosti e 650 m. lunghezza, destinato alla caricazione di cemento; - Pontile ENEL, che ospita le prese di acqua mare per il raffreddamento della centrale di produzione di energia elettrica; - Pontile solidi, in origine destinato alla movimentazione di rinfuse solide e oggi in disuso. 1.8.4.4. Baia di S. Panagia e facilities portuali La zona sud del Polo industriale si affaccia sulla Rada di Santa Panagia, il cui ambito demaniale ricade nella competenza della Capitaneria di Porto di Siracusa. Si tratta di una infrastruttura portuale petrolifera per la quale sono state a suo tempo avviate le procedure previste dal Decreto Interministeriale 16 maggio 2001 n. 293, oggi abrogato dal D. lgs. 105/2015, che si sono concluse con esito favorevole.

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Nella Baia di Santa Panagia, comune di Siracusa, esistono due pontili petroliferi: - il pontile della Raffineria ISAB - Impianti Sud è situato in latitudine 36° 07’ Nord – longitudine 15° 16’ Est, a circa 1,5 km ad Est di Siracusa. Esso è collegato alla raffineria mediante tubazioni generalmente interrate, salvo lo scavalcamento della ferrovia e della SP ex SS 114; - il Pontile Magnisi della Società EniMed, ubicato all’estremità Sud-Ovest della omonima Penisola, sita nel territorio del Comune di Priolo Gargallo, oggi non più in funzione; - la boa di carico per GPL collegata al deposito GM Gas mediante linea sottomarina. Il pontile ISAB, principale facility portuale del posto, ha lunghezza complessiva di circa m 1.300 ed è costituito strutturalmente da travate che sostengono l'impalcato viario e le tubazioni. A 630 m circa dalla radice, sui due lati del pontile sono costruite due piattaforme di accosto, individuate con i numeri 1 e 2 che sono idonee, la prima, per petroliere fino a 70.000 DWT, e la seconda per petroliere fino a 40.000 DWT. All'estremità del pontile, sempre sui due lati, sono installate le ultime due piattaforme di accosto n. 5 per navi fino a 300.000 DWT e n. 6 per navi fino a 600.000 DWT. Per la connessione degli oleodotti alle navi, sulle piattaforme, vengono usati esclusivamente bracci di carico metallici movimentati con sistemi oleodinamici e dotati di valvole di sgancio rapido e altri dispositivi di sicurezza. Il terminale marino della GM Gas è un’unità funzionale destinata esclusivamente al ricevimento di GPL, trasportato via mare da navi specializzate (gasiere), e al suo trasferimento nel deposito di stoccaggio. La boa giroscopica consente alle navi gasiere lo scarico del prodotto e il trasferimento fino a terra mediante condotta sottomarina. 1.8.4.5. Condotte Il territorio su cui si sviluppa il Polo petrolchimico è attraversato da numerose condotte utilizzate per il trasferimento di prodotti e materie prime petrolifere e petrolchimiche e di altre sostanze pericolose, il cui sviluppo è prevalentemente sotto terra. Gran parte di esse assicurano il collegamento tra i siti produttivi e i relativi terminali petroliferi marittimi. Le principali linee significative ai fini del rischio sono di seguito riportate, e sono tratte dal “censimento condotte” effettuato dalle aziende interessate nel 2007.

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PERCORSO NOME DN SOSTANZA Sasol – Pontile 1 350 Kerosene Sasol – Pontile 2 259 Alcoli Sasol – Pontile 3 350 Kero isomero Sasol – Pontile 5 250 Olefine, LVN, benzene Sasol – ISAB Imp. Nord A 300 Kerosene, gasolio Sasol – ISAB Imp. Nord B 300 Kerosene, gasolio ESSO Raff. – ESSO Dep. 107 200 Benzina ESSO Raff. – ESSO Dep. 108 150 Benzina ESSO Raff. – ESSO Dep. 109 250 Gasolio ESSO Raff. – Versalis 100 100 Propilene ESSO Raff. – Versalis 101 200 Off gas ESSO Raff. – Versalis 103 250 Virgin nafta ESSO Raff. – Versalis 105 250 Idrogeno ESSO Raff. – NATO 104 200 Kerosene ESSO Raff. – Econova DN100 100 Zolfo ISAB Imp. Nord – ISAB Imp. Sud CHIARI 400 Distillati leggeri ISAB Imp. Nord – ISAB Imp. Sud NERI 300 Distillati pesanti ISAB Imp. Nord – ISAB Imp. Sud CHIARI 300 Distillati leggeri ISAB Imp. Nord – ISAB Imp. Sud GPL 200 Butano, GPL ISAB Imp. Nord – ISAB Imp. Sud NERI 500 Olio comb. BTZ, grezzi ISAB Imp. Sud - ENEL OL. ENEL 400 Olio combustibile Versalis – Ragusa ETILENODOTTO 250 Etilene gas AIR LIQUIDE – ISAB Imp. Nord IDROGENODOTTO 200 Idrogeno ISAB Imp. Sud. - Pontile 24 550 Gasolio ISAB Imp. Sud. - Pontile 25 700 Gasolio ISAB Imp. Sud. - Pontile 26 250 Gasolio ISAB Imp. Sud. - Pontile 23 550 Gasolio ISAB Imp. Sud. - Pontile 29 350 Olio combustibile ISAB Imp. Sud. - Pontile 32 700 Olio combustibile ISAB Imp. Sud. - Pontile 31 700 Olio combustibile ISAB Imp. Sud. - Pontile 30 500 Olio combustibile ISAB Imp. Sud. - Pontile 40 450 Zavorra ISAB Imp. Sud. - Pontile 8 150 Propano ISAB Imp. Sud. - Pontile 6 300 Propano ISAB Imp. Sud. - Pontile 6A 200 GPL ISAB Imp. Sud. - Pontile 7 300 Butano ISAB Imp. Sud. - Pontile 19 550 Benzina ISAB Imp. Sud. - Pontile 15 450 Benzina ISAB Imp. Sud. - Pontile 14 400 Benzina ISAB Imp. Sud. - Pontile 13 300 Benzina ISAB Imp. Sud. - Pontile 12 300 Benzina ISAB Imp. Sud. - Pontile 2 950 Grezzo ISAB Imp. Sud. - Pontile 1 950 Grezzo ISAB Imp. Sud. - Pontile 3 850 Grezzo ISAB Imp. Sud. - Pontile 18 200 Stream benzolico Tab. 1.8.4.5. – Principali condotte esistenti nel Polo industriale Gli oleodotti che collegano la Raffineria ISAB Impianti Sud al rispettivo pontile sito in rada di Santa Panagia si sviluppano generalmente sotto traccia salvo

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico che in corrispondenza della linea ferroviaria e della SP ex SS 114, arterie viarie che sono scavalcate mediante apposito sovrappasso. Dal punto di vista strutturale il sovrappasso, a due impalcati, è realizzato in calcestruzzo armato: - primo livello, ove sono alloggiate tubazioni di grosso diametro e cavi elettrici; - secondo livello, ove sono alloggiate le tubazioni di diametro inferiore. Le pareti longitudinali del sovrappasso sono realizzate in modo da consentire una buona ventilazione e proteggere le tubazioni dall'irraggiamento solare. Il pavimento dei due impalcati, è realizzato in modo da scongiurare la possibilità di tracimazione di prodotto sulle sottostanti strade carrabile e ferroviaria. Tutte le tubazioni presenti all’interno del manufatto sono incamiciate con tubi di maggiore diametro. Il manufatto è comunque adeguatamente presidiato da sistemi di rilevazione perdite e protetto da sistemi antincendio. Specifici interventi prescritti dal CTR ed effettuati nel passato dalla Società, consentono oggi di escludere ragionevoli scenari incidentali interessanti la struttura e la strada e la ferrovia sottostanti. 1.8.5. Altri rischi presenti nel territorio Gli eventi incidentali di origine industriale che generano gli scenari incidentali di cui il PEEA esamina gli effetti, potrebbero a loro volta essere causati direttamente da eventi primari la cui frequenza attesa potrebbe far risultare verosimile l’occorrenza di incidenti di per sé estremamente rari. Si fa riferimento tipicamente ai cosiddetti NaTech (eventi naturali come il sisma o il maremoto, che potrebbero provocare incidenti industriali), ma anche ad altre tipologie di incidenti. Per rispetto a questi casi è necessario esaminare i rischi presenti nel territorio. Con riferimento agli aspetti attinenti agli scenari incidentali causati da eventi naturali, i cosiddetti NaTech, ed anche in relazione al D. lgs. 1/2018 inerente a “Codice della protezione civile” (5) e alle tipologie di rischi contemplati nell’art. 16 commi 1 e 2, si ritiene che i rischi naturali che potrebbero risultare interessanti in tal senso sono il rischio sismico (con eventuale conseguente rischio maremoto), il rischio idrogeologico, il rischio incendio di interfaccia e il rischio caduta meteoriti. Tali tipologie di rischio potrebbero infatti rientrare tra quegli eventi che il D. lgs. 105/2015 definisce NaTech ossia eventi naturali in grado di innescare scenari o sequenze di danno agli elementi tecnologici (impianti). D’altra parte è evidente che ogni serio tentativo di pianificazione di situazioni di emergenza generate da incidenti industriali con origine naturale, non può prescindere da una esatta e dettagliata valutazione dei rispettivi rischi, con i metodi propri dell’Analisi del rischio. Tale attività ovviamente non rientra tra le finalità di questo lavoro, ed invece viene disciplinata dal D. lgs. 1/2018. In relazione a ciò, e nelle more di una valutazione esatta e dettagliata dei rischi secondo le modalità del D. lgs. stesso da parte degli Enti responsabili, vengono comunque di seguito affrontate le problematiche, seppure in termini generali,

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico allo scopo di individuare quali, tra i rischi naturali, potrebbero in determinate condizioni generare NaTech. La seconda tipologia di rischi – non “naturali” - sopra descritta è costituita da: - Rischio di rientro incontrollato di oggetti e detriti spaziali, - Rischio di contaminazione radioattiva. 1.8.5.1. Rischio sismico. Il principale rischio di origine naturale a cui è esposto il Polo industriale, sia per entità del danno possibile che per la frequenza attesa, è certamente il rischio sismico. Tutta la Sicilia orientale e sud orientale, e quindi tutta l’area industriale oggetto del presente Piano, è soggetta a un’attività sismica significativa indotta da terremoti con epicentri ricadenti all’interno del territorio provinciale, e da terremoti più intensi i cui epicentri sono localizzati nelle aree limitrofe, specialmente lungo la costa ionica. Per delineare in modo semplice ed efficace il contesto sismotettonico, la definizione dell’Area Sismica Iblea e la localizzazione delle sorgenti sismogenetiche, si è fatto riferimento al testo “Scenari di pericolosità sismica ad Augusta, Siracusa e Noto” (7). In tale studio si è ritenuto conveniente delimitare un’area sismica corrispondente alla Sicilia Sud Orientale, denominata semplicemente Area Sismica Iblea in ragione dell'unità dominante costituita dall'Avampaese Ibleo, in quanto risponde allo studio e all'analisi delle condizioni strutturali e sismogenetiche e alla revisione critica dell'informazione esistente riguardante la zonazione sismica del territorio italiano. Entro questa area, allo scopo di valutare l'influenza di una distribuzione spaziale differenziata della sismicità, è stata introdotta una ulteriore suddivisione dell'Area Sismica Iblea in quattro settori. L'identificazione di questi settori sismogenetici all'interno dell'Area Iblea è basata fondamentalmente sul confronto dei dati storici (distribuzione temporale e spaziale degli eventi, regime di rilascio di energia) con le informazioni geologiche e sismologiche disponibili. Tra le varie alternative esaminate si è deciso di considerare quattro settori denominati con acronimi derivati dalle prime lettere del nome delle tre principali città che si trovano al loro interno, che, in ordine decrescente del livello di attività sismica e rilascio di energia sono: 1) - CAS (Catania-Augusta-Siracusa) 2) - MGM (Mineo-Grammichele-Militello in Val Catania) 3) - NAP (Noto-Avola-Pachino) 4) - VRM (Vittoria-Ragusa-Modica) Questa suddivisione vuol distinguere la sismogenesi dell'area, senza però giungere all'identificazione precisa delle singole strutture sismogenetiche responsabili dell'attività sismica. La delimitazione geografica dei settori risponde a scelte basate sulla totalità delle evidenze disponibili. Geograficamente l'Area Sismica Iblea è definita dal poligono ABCDE mostrato nella Fig. 1.8.5.1.a. Il confine settentrionale corrisponde al parallelo 37°36'N, mentre quello meridionale coincide con il parallelo 36°30'N. Ad oriente l'Area Sismica Iblea è delimitata dal meridiano 15°30'E, mentre a occidente il confine

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico viene stabilito mediante una linea spezzata il cui tratto più meridionale corrisponde al meridiano 14°14'E, cui segue un tratto obliquo con orientamento circa NW-SE che può essere approssimativamente identificato con una linea immaginaria che unisce Gela con Aci Castello. Così come definita, l'Area Sismica Iblea racchiude una superficie complessiva di circa 11000 km2. Dal punto di vista geologico-tettonico, si può considerare che l'Area Sismica Iblea sia delimitata sul versante nord-occidentale dal Fronte sepolto della Falda di Gela, a nord dall'apparato vulcanico dell'Etna, a oriente dalla Scarpata Ibleo- Maltese ed a Sud da un da un limite convenzionale sul prolungamento sommerso dell'Avampaese Ibleo nel Mare Pelagico (questa linea di confine meridionale è stata adottata sulla base dell'attività sismica rilevata nell'area).

Fig. 1.8.5.1.a. – Posizionamento e definizione dell’Area Sismica Iblea La Fig. 1.8.5.1.b. illustra l'ubicazione dei quattro settori sismogenetici in cui è divisa l'Area Sismica Iblea e indica i dati geografici essenziali. Le aree racchiuse dai diversi settori sismogenetici sono: 1) - CAS 3400 km2 2) - MGM 1400 km2 3) - NAP 2500 km2 4) - VRM 3800 km2

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Fig. 1.8.5.1.b. – Divisione dell’Area Sismica Iblea in settori sismogenetici L’area sismica Iblea presenta una situazione geologico-strutturale complessa, ma nonostante ciò è possibile effettuare una prima individuazione e caratterizzazione delle strutture sismogenetiche presenti nell’area. Tale operazione è stata realizzata con il supporto delle conoscenze sull’assetto tettonico-geologico-strutturale e sulla sismicità storica. All’interno dell’Area Sismica Iblea possono essere distinte due aree approssimativamente separate dal meridiano 14°53’ E. Nella parte occidentale si presenta un numero abbastanza grande di eventi di non elevata intensità con ipocentri piuttosto superficiali. Nella parte orientale lungo la costa ionica, in cui ricade il Polo industriale, si è avuto un numero minore di terremoti, ma di elevata intensità e maggiore profondità. In questa parte dell’Area Sismica Iblea sono avvenuti i tre eventi più disastrosi (1169, 1542, 1693). La fascia orientale dell’Area Sismica Iblea può interpretarsi come un settore a crosta continentale collassata in cui sistemi di faglie normali sarebbero attribuibili a distensioni vincolate a movimenti differenziali subcrostali. Questi sistemi possono associarsi alle megafaglie corrispondenti alla Scarpata Ibleo- Maltese. L’assetto strutturale del settore risulta compatibile con il regime sismico osservato che è caratterizzato da terremoti fortemente energetici con ipocentro nella parte più profonda della crosta che potrebbero avere interessato anche porzioni litosferiche. Questi notevoli terremoti risultano intervallati da lunghi periodi di tempo entro i quali avviene soltanto una ridotta attività sismica di moderata magnitudo. Diversamente, il settore Nord Occidentale dell’Area Sismica Iblea (MGM) risulta caratterizzato da numerosi eventi sismici di magnitudo medio-bassa che

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico probabilmente possono attribuirsi a meccanismi distensivi in superficie e che rappresenterebbero l’effetto di un regime compressivo profondo. Per quanto riguarda la pericolosità sismica di Augusta, Siracusa e Noto, indubbiamente la più importante struttura sismogenetica è la Scarpata Ibleo- Maltese, una megafaglia di grande lunghezza (più di 200 km) che si sviluppa dal Nord Africa fino all’area Etnea. Lo strike medio corrisponde alla direzione NNW-SSE ed è composta da un sistema di faglie prevalentemente distensive. Presenta evidenze di attività nel Pleistocene Superiore – Olocene. Dagli studi geofisici si desume che il flusso di calore nella zona della Scarpata (circa 50 mW/m2) risulta compatibile con la possibilità di generazione di eventi sismici di grande portata, quali quelli degli anni 1169 e 1693. I dati di geofisica marina hanno consentito di individuare diversi segmenti, di cui il più settentrionale si prolungherebbe in terra fino all’area etnea. La suddivisione del sistema della Scarpata Ibleo-Maltese può essere sintetizzata come segue: - segmento Settentrionale Etneo (Timpe) con una lunghezza di circa 15 km; - probabile responsabile del terremoto Catanese del 1818 (MS=6.2 – Io=IX); - segmento del Golfo di Catania con una lunghezza di circa 28-30 km; - segmento Augusta-Siracusa con una lunghezza di circa 50-55 km. Questi due ultimi segmenti possono essere ritenuti come le sorgenti più probabili dei terremoti distruttivi del 1169 (MS=7.7 – Io=XI) e del 1693 (MS=7.7 – Io=XI). Altri eventi ascrivibili a questi due segmenti principali della Scarpata Ibleo- Maltese o a strutture trasversali associate sono quelli del 1125 (ML=5.8 – Io=VIII-IX), del 1848 (MS=5.4 – Io=VIII) e del 1990 (MS=5.4 – Io=VII-VIII). Anche la scossa del 9 gennaio 1693 (ML=5.8 – Io=VIII-IX), pur con maggiori incertezze, potrebbe essere attribuita ai due suddetti segmenti. Il Graben di Scordia-Lentini, con presenza di faglie prevalentemente normali di lunghezza dell’ordine di 18 km e un probabile prolungamento in mare di circa 10 km, costituisce un’altra struttura sismogenetica presente nell’Area Sismica Iblea che può interessare Augusta, Siracusa e Noto. Ad essa può essere associato il terremoto del 1542 (MS=6.8 – Io=X). Non sono noti indizi superficiali di attività posteriore al Pleistocene medio, ma l’occorrenza di almeno un evento significativo indicherebbe attività recente. I principali terremoti storici che a partire dal 1500 hanno avuto effetti macrosismici significativi nella Sicilia sud orientale sono i seguenti (informazioni estratte dal catalogo dei forti terremoti CFTI di E. Guidoboni et alii, 2007 (8). - Terremoto del 10.12.1542, ore 15:15, lat=37.233°, lon=15.017°, Imax=10, Me=6.8: la sequenza sismica iniziò il 30 novembre 1542 alle ore 18:40 GMT circa (tra le 2 e le 3 della notte in orario 11 "all’italiana"); questa prima scossa fu sentita fortemente, ma senza danni, a Caltagirone e a Catania. La scossa distruttiva avvenne il 10 dicembre alle ore 15:15 GMT circa (ore 23 italiane); colpì la Val di Noto e soprattutto l’entroterra collinare e montuoso degli Iblei. Le distruzioni più gravi si estesero su un’area di circa 6000 kmq;

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- Terremoto del 03.10.1624, ore 17:00, lat=37.267°, lon=14.75°, Imax=9, Me=5.6: il terremoto colpì un’area limitata, al confine fra i monti Iblei e la piana di Catania. Furono gravemente danneggiati i paesi di Mineo e Militello in Val di Catania, dove numerosi edifici crollarono causando un numero imprecisato di morti e feriti. - Terremoto 09.01.1693, ore 21:00, lat=37.133°, lon=15.033°, Imax=8.5, Me=6.2: il terremoto del gennaio 1693 colpì un territorio vastissimo, in due riprese, a distanza di 2 giorni. La prima scossa avvenne il 9 gennaio alle ore 21:00 GMT circa (le ore 4:30 italiane). I danni furono gravissimi soprattutto ad Augusta, dove crollarono poco meno della metà delle abitazioni e si ebbero 200 morti; ad Avola due quartieri furono quasi interamente distrutti; a Noto molti edifici crollarono e ci furono oltre 200 vittime. Danni analoghi si verificarono anche a Floridia, Lentini, Melilli. Crolli totali e vittime si ebbero a Catania, Vizzini, Sortino; lesioni e crolli parziali a Siracusa e a Militello in Val di Catania. La scossa fu sentita senza danni a Messina, e Agrigento; i limiti dell’area di risentimento sono segnati a nord da Monteleone (l’attuale Vibo Valentia) e a sud dall’isola di Malta; - Terremoto del 11.01.1693, ore 13:30, lat=37.133°, lon=15.017°, Imax=11, Me=7.4: la scossa avvenne l’11 gennaio alle ore 13:30 GMT circa (ore 21 italiane). Gli effetti furono catastrofici anche perché si sovrapposero in parte a quelli della scossa precedente. L’area colpita fu tuttavia molto più vasta: un intero territorio di oltre 14.000 km2, considerando solo l’area dei danni maggiori, fu sconvolto; complessivamente danni di rilievo sono stati riscontrati in un’area che va dalla Calabria meridionale a Palermo e all’arcipelago maltese. Tutte le città più importanti della Sicilia sud orientale furono sconvolte. Catania fu quasi interamente distrutta, così come molti piccoli insediamenti del versante orientale dell’Etna e del Val di Noto. In complesso sono 70 i centri nei quali si verificarono danni uguali o maggiori al IX grado MCS. - Terremoto del 01.03.1818, ore 02:45, lat=37.2°, lon=14.75°, Imax=7.5, Me=5.5: L’1 marzo, alle ore 9:30 italiane (2:45 GMT ca.), una violenta scossa colpì la Sicilia orientale, in particolare la regione iblea, danneggiando gravemente Militello in Val di Catania, Mineo, Ragusa, Vizzini e numerosi altri centri. La scossa causò ulteriori leggeri danni a Catania e fu sentita fortemente nell’acese. - Terremoto del 13.12.1990, ore 00:24:00, lat=37.267°, lon=14.983°, Imax=7.5, Me=5.4: La scossa principale avvenne alle ore 0:24 GMT; seguirono numerose repliche, la più forte delle quali avvenne il 16 dicembre alle ore 13:50 GMT. La scossa del 13 dicembre delle ore 0:24 GMT interessò circa 250 località situate in provincia di Siracusa e di Catania e fu risentita anche in alcune località situate in provincia di Reggio di Calabria. I paesi più colpiti furono Carlentini, Augusta, Lentini, Melilli, Militello in Val di Catania, Priolo Gargallo. Furono riscontrati danni leggeri anche a Mineo, Scordia, Palagonia, Siracusa. Subirono alcuni leggeri danni anche Caltagirone, Catania e Noto. Furono dichiarati inagibili 6.830 edifici privati, 220 edifici

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pubblici e 54 scuole, per un numero complessivo di 7.104 edifici. Ad Augusta, furono rilevati danni gravi nelle nuove strutture edilizie in cemento armato del Rione "Borgata", edificato sui terreni prosciugati di vecchie saline; danni più lievi furono riscontrati nella cosiddetta "isola", caratterizzata da terreni più coerenti. A Lentini furono riscontrati danni alla stazione ferroviaria, ai magazzini e ai capannoni adibiti allo stoccaggio alla lavorazione degli agrumi. Secondo una perizia effettuata all’inizio di gennaio dalla Protezione civile furono complessivamente danneggiati 579 edifici: 15 edifici pubblici, 550 edifici privati e 14 scuole. A Melilli il terremoto rese inagibili le scuole, il Municipio, alcuni edifici comunali, metà della caserma dei Carabinieri, il convento dei frati Cappuccini, le chiese barocche; il centro storico fu chiuso. La replica del 16 dicembre delle ore 13:50 GMT, localizzata approssimativamente nella stessa area della scossa principale, aggravò i danni causati dalla scossa del giorno 13: furono rilevati crolli di cornicioni, crolli in abitazioni già danneggiate dalla scossa principale, lesioni. La problematica del rischio sismico è stata affrontata dalla Regione la quale, con deliberazione della Giunta n. 408 del 19/12/2003 ha reso esecutiva la nuova classificazione sismica dei Comuni della Regione Siciliana definendo quattro Zone sismiche e una zona che prevede le verifiche di zona 1 per le strutture strategiche, così come riportate in Fig. 1.8.6.1.c. La Fig. 1.8.6.1.d. riporta, invece, le zone simogenetiche ZS9 individuate dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia per il territorio siciliano.

Fig. 1.8.5.1.c. – Territorio regionale con i Comuni classificati sismici

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Fig. 1.8.5.1.d. - Territorio regionale con Zonazione sismogenetica ZS9 (I.N.G.V.)

Relativamente agli scenari incidentali che potrebbero essere indotti su impianti a RIR da eventi sismici, così come prescritto dal D. lgs. 105/2015 essi sono studiati nell’ambito dell’analisi di sicurezza condotta nel RDS: l’approccio alla problematica prevede che, ove gli impianti e loro componenti non dovessero risultare coerenti alle norme vigenti, devono essere studiati gli scenari aggiuntivi derivanti dal collasso catastrofico dei manufatti. Per tale motivo è da ritenere che il repertorio degli scenari di cui all’ALLEGATO 2.2 al presente Documento sia comprensivo degli scenari “NaTech” indotti da eventi sismici, ove ragionevolmente prevedibili. 1.8.5.2. Rischio di maremoto Gli tsunami, o maremoti, sono onde che si generano per l’impulsivo spostamento di una grande massa d’acqua e che, avvicinandosi alla costa, possono raggiungere altezze molto elevate e diventare devastanti. Gli tsunami sono causati principalmente da forti terremoti sottomarini o in prossimità della costa e, meno frequentemente, da frane sottomarine o costiere, da eruzioni vulcaniche e, molto raramente, dall’impatto di meteoriti in mare. Le onde di maremoto si distinguono dalle comuni onde del mare per alcune sostanziali caratteristiche. Le comuni onde marine prodotte dal vento muovono solo gli strati più superficiali, non provocando alcun movimento in profondità, mentre le onde di tsunami muovono tutta la colonna d’acqua, dal fondale alla superficie e sono molto più veloci. Per questo motivo le onde di tsunami, anche basse, hanno forte energia e sono in grado di penetrare nell’entroterra per parecchie centinaia di metri e causare gravi danni. Quando le onde di tsunami si avvicinano alla costa subiscono una trasformazione: la loro velocità si riduce (essendo proporzionale alla profondità dell’acqua) e di conseguenza l’altezza dell’onda aumenta.

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La maggior parte degli tsunami è causata da forti terremoti sottomarini o in prossimità della costa, ma non tutti i terremoti sottomarini sono in grado di generare tsunami. Perché questo si verifichi occorre che il terremoto abbia una magnitudo (energia) molto elevata, un ipocentro (profondità focale) non troppo profondo e che sia in grado di produrre uno spostamento verticale del fondo marino capace di mettere in moto la massa d’acqua sovrastante. L’analisi storica evidenzia che l’Italia è stata interessata da tsunami: dal 79 d.C. (eruzione Pliniana del Vesuvio) ad oggi sono avvenuti 72 maremoti, la maggior parte di debole intensità, ma alcuni anche distruttivi. Le coste italiane maggiormente soggette a rischio tsunami sono quelle dello Stretto di Messina, della Sicilia orientale, della Calabria, del Gargano, della Liguria e, in misura minore, quelle delle Marche e della Romagna. Nelle coste Calabro-Siciliane si sono verificati numerosi maremoti e la maggior parte di quelli più distruttivi. Nel gennaio 1693, a seguito di un fortissimo terremoto, su tutta la costa della Sicilia orientale da Messina a Siracusa si abbatté uno tsunami che inondò parte della città di Catania causando seri danni e che fu particolarmente violento ad Augusta dove ci furono centinaia di vittime e danni ingenti sia alle abitazioni che alle imbarcazioni. L’acqua superò di circa 15 metri il suo limite usuale. Il maremoto italiano più distruttivo e conosciuto è avvenuto nell’area Calabro- Siciliana, a seguito del terremoto di Messina nel dicembre 1908. Il terremoto distrusse quasi totalmente le città di Messina e Reggio Calabria e molti altri villaggi vicini ed un violento tsunami seguì la scossa principale causando ingenti danni e migliaia di vittime, con onde che si propagarono fino a Malta e raggiunsero i 13 m di altezza sulle coste calabre, a Pellaro e 11,70 m a S. Alessio sulle coste siciliane. Le coste italiane sono state dunque colpite da tsunami sin dalla remota antichità. La storia e la statistica ci indicano che nel nostro paese, in media, negli ultimi duemila anni si sono verificati 3 maremoti di varia intensità ogni secolo. Ulteriori notizie relative al sito specifico sono contenute in un rapporto su “La messa in sicurezza dell’area industriale di Priolo-Augusta rispetto ai rischi da terremoto e maremoto” dell’APAT (9). Dallo studio APAT si evince che la maggiore pericolosità in termini di maremoto, per l’area in esame, è associata al sistema di faglie Ibleo-Maltese (scarpata di Malta). Per la definizione della pericolosità connessa col maremoto alcuni studi hanno effettuato l’analisi speditiva finale della pericolosità di tsunami al sito prescelto, utilizzando modelli oceanici tramite la tecnica modale. Sono stati calcolati i mareogrammi (registrazione dei livelli della superficie libera marina nel tempo) in una serie di punti, corrispondenti al confine in acqua della griglia di calcolo numerica, applicando il metodo in due condizioni esemplificative (A e B). I risultati delle simulazioni APAT hanno evidenziato quanto segue: Il treno di onde del maremoto (caso A) è caratterizzato al largo da una prima cresta di modesta ampiezza, circa pari a 0,25 m. con tempo di

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico attraversamento del livello medio pari a circa 60 sec. A seguire, il cavo ha un’ampiezza molto maggiore, di circa 1,5 m, e un tempo di attraversamento del livello medio pari a circa 120 sec. Infine, la successiva cresta ha un’ampiezza paragonabile a quella del precedente cavo, circa pari 1,5 m, ma un tempo di attraversamento del livello medio inferiore, pari a circa 60 sec. Il treno di onde del maremoto (caso B) è caratterizzato al largo da una prima cresta di modesta ampiezza, circa pari a 0,65 m, e con tempo di attraversamento del livello medio pari a circa 180 sec. A seguire, il cavo ha un’ampiezza molto maggiore, di circa 4,0 m, e un tempo di attraversamento del livello medio pari a circa 90 sec. Infine, la successiva cresta ha un’ampiezza minore a quella del precedente cavo, circa pari 2,5 m, e un tempo di attraversamento del livello medio paragonabile, pari a circa 90 sec. Le conclusioni dello studio APAT riportano che nel primo scenario (maremoto A) si ha la risalita di un’onda di ampiezza pari a circa 1,5 m mentre nel secondo scenario (maremoto B) si ha la risalita di un’onda di ampiezza pari a circa 3 m. Fermo restando che la previsione dei possibili danni provocati dal fenomeno richiede studi approfonditi e specialistici anche in relazione alle aleatorietà che lo caratterizzano, per quanto riguarda i rischi indotti agli stabilimenti esaminati non sembrano verosimili incidenti industriali generati da onde anomale del tipo previsto. Sarà comunque cura dei Gestori adottare le cautele del caso già a seguito di evento sismico, tsunamigenetico o meno. 1.8.5.3. Rischio idrogeologico L’area industriale è attraversata da due fiumi e numerose linee di impluvio con regime tipicamente torrentizio, cioè caratterizzate da portate irrisorie o addirittura assenti durante la stagione estiva e da portate importanti in coincidenza di precipitazioni intense e prolungate. Procedendo da nord verso sud si evidenziano: - il Fiume Mulinello che, poco prima di sfociare nel porto di Augusta, passa vicino ad alcuni serbatoi dello stabilimento Sasol; - il Fiume Marcellino che, già a partire da circa 1,5 chilometri a monte della foce, affianca e separa gli stabilimenti Sasol e Esso Raffineria; - il Torrente Cantera, che origina dai Monti Climiti e ha un grado di gerarchizzazione di terzo ordine. In linea d’aria l’inizio della linea di impluvio principale dista circa 9 chilometri dalla foce; - il Vallone della Neve, che si sviluppa per una lunghezza di circa 5 chilometri e attraversa lo stabilimento ISAB Impianti Nord; - Cava Canniolo che si congiunge con Cava Sorciaro a circa 3,5 chilometri dalla foce; Cava Sorciaro raccoglie le acque provenienti anche da Cava Santa Lucia. Questa linea di impluvio ha un grado di gerarchizzazione del terzo ordine e origina a circa 9 chilometri dalla costa; - il Torrente Mostringiano che ha stura alla base dei Monti Climiti a circa 4,5 chilometri dalla costa ed ha un grado di gerarchizzazione del secondo ordine.

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Sul torrente Mostringiano si sarebbe dovuto innestare la linea di impluvio che attraversa Priolo Gargallo nella sua parte centrale ma che è stato urbanizzato in corrispondenza di Via Ariosto e Via Pascoli. Circa 200 metri a sud-est di Piazza Mauro, la linea di impluvio si biforca. Un impluvio si sviluppa verso nord-est e sfocia presso la Penisola Magnisi; l’altro impluvio si sviluppa verso sud-est e, dopo aver ricevuto le acque provenienti da Fosso Castellaccio, che parte da Cugno Sciurata posizionato a circa 5 chilometri dalla costa, sfocia a nord della Penisola Magnisi, in Contrada Saline; - il Fosso di località Contessa che si sviluppa per circa 1,5 chilometri ed è ben visibile fino all’incrocio con la linea ferroviaria; da quella sezione verso valle se ne perdono poi le tracce; - la Cava Salerno, una linea di impluvio che parte da Città Giardino e si sviluppa in direzione nord-est fino ad arrivare al perimetro dello stabilimento ISAB Impianti Sud. Da qui pare che ci sia una vasca di raccolta delle acque che vengono successivamente incanalate e fatte passare sotto la raffineria fino a sfociare a nord di un piccolo molo artificiale che si trova circa 1 chilometro a sud della spiaggia di Marina di Melilli; - il Vallone Piccio che parte da Città Giardino, attraversa la zona del centro commerciale Auchan lato sud e, seppur in parte ostacolato dalle opere di urbanizzazione, va a sfociare nella piccola baia che si trova a circa 900 metri dal piccolo molo artificiale che si trova circa 1 chilometro a sud della spiaggia di Marina di Melilli; - una linea di impluvio senza nome che passa a sud dell’Aretusa Park, in parte in coincidenza con la strada Mura di Dionisio, e va a sfociare nella stessa baietta dove sfocia il Vallone Piccio; - una linea di impluvio senza nome che parte tra Belvedere e Città Giardino, segue le Mura di Dionisio e va a sfociare in una piccola baia posizionata tra il pontile ISAB e la Tonnara di Santa Panagia. Una situazione idrografica così articolata e diffusa, considerato anche l’elevato livello di urbanizzazione che ha portato modifiche sostanziali nei deflussi naturali delle acque piovane, potrebbe creare in generale situazioni di pericolosità elevata dal punto di vista idrogeologico, soprattutto in coincidenza degli eventi piovosi prolungati e delle classiche “bombe d’acqua” che sono sempre più frequenti anche nel nostro territorio provinciale. Nel Piano di Assetto Idrogeologico lungo la fascia costiera che si sviluppa tra Augusta e Siracusa sono state segnalate e cartografate le seguenti aree a rischio di esondazione: - Fiume Marcellino nella parte della foce con estensione su tutta la superficie occupata dalle saline; - Zona delle saline di Priolo posizionate in corrispondenza della penisola di Magnisi; - Fosso Castellaccio a est di Case S. Stefano. Fermo restando che la previsione dei possibili danni provocati dal fenomeno richiede studi approfonditi e specialistici anche in relazione all’influenza di fattori territoriali specifici, per quanto riguarda i rischi indotti agli stabilimenti

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico esaminati non sembrano verosimili incidenti industriali generati da detta tipologia di rischio; ciò anche in considerazione del fatto che non ci sono evidenze storiche che inducano a ritenere credibile un incidente industriale a causa diretta di una emergenza di tipo idrogeologico. 1.8.5.4. Rischio di incendio di interfaccia Anche su base storica (più recente evento in data 12 luglio 2017) non può escludersi che, per particolari condizioni al contorno, incendi di vegetazione possano espandersi ed interessare aree prossime agli stabilimenti e soprattutto ai reparti di stoccaggio e coinvolgere direttamente parti di impianti. È da evidenziare che in condizioni meteorologiche particolari e con temperature alte ma abbastanza consuete nel periodo estivo, i prodotti petroliferi sono maggiormente esposti al rischio di accensione a causa della presenza di frazioni leggere a temperature di infiammabilità sensibilmente inferiori a quelle raggiunte dall’aria. Inoltre particolari condizioni di vento o di turbolenze locali indotte dallo stesso incendio di vegetazione, causano spesso il trasporto a distanze considerevoli di lapilli e frazioni calde in grado di innescare miscele infiammabili. In questo caso, se l’entità dell’incendio e le condizioni di vento lo fanno ritenere opportuno, sarà lo stesso Gestore ad attuare tutte le misure necessarie e più urgenti per contrastare il rischio di propagazione dell’incendio all’interno dello stabilimento (raffreddamento dei serbatoi mediante impianti di idrici o monitori mobili appositamente predisposti, bagnatura delle aree di terreno, sorveglianza, erogazione di schiuma per ridurre la presenza di vapori infiammabili, etc.). Interventi di estinzione potranno essere effettuati anche all’esterno, ma solo su autorizzazione del ROS VVF. Sarà comunque compito del Sindaco garantire che i proprietari delle aree adiacenti agli stabilimenti curino i propri fondi in modo da remotizzare ogni possibile rischio di incendio di vegetazione. 1.8.5.5. Rischio di rientro incontrollato di oggetti e detriti spaziali I corpi celesti che possono colpire la terra si possono raggruppare in tre classi: - La classe dei corpi con dimensioni al di sotto dei 10 m. Tranne rare eccezioni corpi così piccoli bruciano quasi del tutto nella fase di ingresso nell’atmosfera oppure raggiungono il suolo solo sotto forma di piccoli meteoriti. Le meteoriti più pesanti possono scavare un piccolo cratere o danneggiare manufatti; - La classe degli oggetti con dimensioni fra 10 m e 1 km costituisce il secondo gradino di pericolosità. Corpi di queste dimensioni provocano, in genere, effetti distruttivi locali: possono scavare medi e grandi crateri, devastare una città oppure centinaia di km2 di foresta, sollevare un'onda di maremoto; - La classe degli oggetti al di sopra di 1 km, invece, costituiscono il temutissimo rischio di disastro globale perché, all'impatto con la Terra, possono sviluppare tanta energia da provocare non solo un vastissimo disastro locale, ma anche una prolungata alterazione dell'atmosfera e del clima globale, compromettendo l'esistenza della vita sulla Terra. Molto importante è la velocità di ingresso di un proiettile cosmico nell'atmosfera, poiché da essa dipende l'energia sviluppata nel corso della

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico collisione. A seconda dell'orbita percorsa, questa velocità può variare da un minimo di 15-20 a un massimo di 50-60 km/sec. È ovvio che, a parità di diametro, più elevata è la velocità e maggiore sarà la forza distruttiva. Gli esperti in impatti cosmici valutano che la Terra potrebbe essere colpita, in media, da un corpo cosmico di 10 km o più ogni 100 milioni di anni, da uno di 1 km ogni 100.000 anni e da uno di 10-100 metri ogni secolo. I possibili effetti indotti su impianti o parti di essi sono difficilmente prevedibili, come anche le relative conseguenze; si tratta infatti di eventi di tipo random con frequenza attesa estremamente bassa che colloca gli scenari conseguenti a questo tipo di eventi tra quelli “non ragionevolmente prevedibili”. Ai fini del presente lavoro quindi, eventi di tale natura non si ritengono degni di ulteriori approfondimenti. 1.8.5.6. Rischio di contaminazione radioattiva L’abilitazione del Porto Militare di Augusta a potere accettare in sosta, presso il Pontile NATO o boa navale, le unità navali a propulsione nucleare (UNPN) delle flotte del panno NATO, determina la possibilità di un incidente caratterizzato dal rilascio di sostanze radioattive in aria (nel caso di un incendio della UNPN) o in acqua (nell’ipotesi di perdita di liquido refrigerante contaminato). In osservanza della normativa vigente la Prefettura di Siracusa nel 2018 ha predisposto ed approvato il Piano di Emergenza per la sosta di naviglio a propulsione nucleare nel Porto di Augusta (22). L’evento incidentale, statisticamente non significativo visto che le soste delle UNPN – per lo più sottomarini della US Navy – nel Porto di Augusta sono episodiche e di breve durata, avrebbe comunque un basso impatto nelle aree del polo petrolchimico. Infatti, nel caso di un incidente che interessi un sottomarino, nessuna area a terra ne risulterebbe coinvolta. Viceversa, nel caso sia interessato un incrociatore, solo durante la fase iniziale dell’incidente (la UNPN viene allontanata entro un’ora a distanza di sicurezza) e con direzione del vento SUD, potrebbero essere interessate alcune aree di banchina dello stabilimento Versalis. In questo caso saranno poste in atto le misure di protezione previste nel citato Piano di Emergenza. 1.9. Informazioni sintetiche sugli stabilimenti Il polo industriale è caratterizzato dalla presenza di 16 stabilimenti soggetti agli obblighi di cui al D. lgs. 105/2015 in quanto a rischio di incidenti rilevanti, di cui 6 di soglia inferiore e 10 di soglia superiore, le cui caratteristiche principali sono riportate nei rispettivi documenti di Notifica allegate al presente Documento (ALLEGATI 4.1.) che i singoli Gestori hanno l’obbligo di trasmettere agli Enti destinatari previsti dall’art. 13 del D. lgs. stesso. Ad esse si rinvia per eventuali approfondimenti specifici. Di seguito si riporta l’elenco di tali stabilimenti ed una brevissima descrizione dei relativi settori produttivi. 1.9.1. Air Liquide Italia Produzione /ASU Stabilimento di soglia inferiore ubicato nel comune di Priolo Gargallo.

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La Centrale ASU di Priolo Gargallo è situata nella parte meridionale del Polo Industriale Melilli-Priolo e ricade nel Comprensorio della Provincia di Siracusa per la zona sud dell’Area di Sviluppo Industriale della Sicilia Orientale. La Centrale si estende per una superficie di 31.000 m2 e dista circa 6,0 km da Siracusa, 8,0 km da Melilli e 4,0 km da Priolo Gargallo. L'attività esercitata nello stabilimento consiste nella produzione di Ossigeno, Azoto ed Argon per distillazione frazionata dell'aria liquida. Il ciclo produttivo comporta la presenza di Ossigeno liquido (sostanza compresa nell’allegato 1 parte 2 al D. lgs. 105/2015) in quantità pari a 1639 t compresi i mezzi di trasporto, la produzione e lo stoccaggio. I processi tecnologici che sono impiegati nell'impianto di frazionamento aria della Centrale, sono varianti del processo Claude, processo che è alla base di tutti gli impianti di produzione ossigeno per distillazione frazionata dell'aria attualmente funzionanti e prodotti nel mondo. Le attività della società ALIP sono legate alla produzione, deposito e commercializzazione di gas tecnici quali azoto, argon e ossigeno per uso industriale e sanitario. Tra i suddetti gas tecnici, tenuti in stoccaggio in fase liquida, solo l’ossigeno rientra tra i prodotti inseriti nell’allegato 1 al D. lgs. 105/2015. L’ossigeno è prodotto per distillazione frazionata dell’aria e stoccato in appositi serbatoi atti a limitare la dispersione delle frigorie. È trasferito alle utenze in fase gas mediante gasdotti o, su strada, mediante autocisterne. L’ossigeno non è un inquinante per l’atmosfera della quale è un componente. L’ossigeno è impiegato in diverse realtà industriali e nel campo sanitario; è un comburente ed è classificato H270. 1.9.2. ENEL Produzione S.p.a. – Centrale termoelettrica. Stabilimento di soglia inferiore ubicato nel comune di Augusta. La centrale termoelettrica ha cessato l’attività di produzione dell’energia elettrica ma è tuttora presente il deposito di combustibile. Lo stoccaggio dei combustibili (OCD e gasolio) avviene in serbatoi fuori terra a tetto fisso, tutti dotati di bacini di contenimento e confinamento di ogni eventuale sversamento e/o delle acque meteoriche. Sono stati previsti convogliamenti al fine del recupero delle componenti oleose. Il deposito di olio combustibile è costituito da 5 serbatoi di stoccaggio con capacità complessiva pari a 6600 m3. Il deposito di gasolio è costituito da due serbatoi di stoccaggio con capacità complessiva pari a 300 m3. I serbatoi sono a tetto fisso ed inseriti in bacini di contenimento in cemento atti a contenere eventuali perdite di combustibile e dotati di impianto fisso antincendio; non sono coibentati ma sono dotati di sistemi di riscaldamento a vapore (serpentine di fondo e riscaldatori) necessari a ridurre la viscosità dell’OCD a valori che ne consentano la movimentazione; il grado di riscaldamento da garantire è dunque funzione delle proprietà fluidodinamiche dell’olio, in particolar modo della sua temperatura di scorrimento.

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1.9.3. ENEL Produzione S.p.a. – Impianto solare termodinamico “Archimede”. Stabilimento di soglia inferiore ubicato nel comune di Priolo Gargallo. L’impianto produce energia elettrica grazie al calore solare sfruttando la tecnologia a collettori parabolici lineari per la raccolta e concentrazione della radiazione solare. L’energia solare raccolta è utilizzata per produrre vapore da inviare ai gruppi turbogeneratori della centrale adiacente, in modo da integrarne la produzione elettrica riducendo il combustibile consumato. Nel campo solare viene raccolta, concentrata e assorbita la radiazione solare, sostituendo il combustibile e il generatore di energia termica degli impianti convenzionali. Esso è costituito da collettori parabolici lineari disposti in file parallele, ciascuna delle quali è formata da più elementi collegate in serie a costituire il singolo modulo o stringa. I collettori sono costituiti da un riflettore di forma parabolica (comune specchio di vetro) che concentra, tramite opportuno sistema di controllo, la radiazione diretta del sole su un tubo assorbitore (ricevitore) disposto sul “fuoco” della parabola. All’interno del tubo ricevitore viene fatto circolare ed inviato al serbatoio di accumulo il fluido per l’asportazione dell’energia solare. Il fluido viene poi inviato al generatore di vapore a scambiatori di calore, dove viene prodotto vapore ad alta pressione direttamente utilizzato nei gruppi turbo-generatori della centrale limitrofa.

Come fluido termico è utilizzata una miscela di sali fusi (60% NaNO3 e 40% KNO3) che, scaldata dalla radiazione solare concentrata fino a una temperatura di 550 °C, viene inviata a un serbatoio di accumulo, detto “serbatoio caldo”. Il fluido viene poi inviato ad una serie di scambiatori di calore che costituiscono il “generatore di vapore a sali fusi”, dove viene prodotto vapore d’acqua ad alta pressione e temperatura direttamente utilizzato nei gruppi turbo-generatori della centrale esistente, per la produzione dell’energia elettrica. Il fluido termovettore in uscita dagli scambiatori viene inviato al serbatoio di accumulo “freddo”, mantenuto a una temperatura di 290 °C, dal quale viene nuovamente pompato al campo solare. 1.9.4. ESSO ITALIANA s.r.l. – Raffineria di Augusta. Stabilimento di soglia superiore ubicato nel comune di Augusta. La Raffineria è uno stabilimento di tipo complesso, in quanto oltre agli impianti di raffinazione sono presenti anche due impianti di oli lubrificanti. La raffinazione del petrolio si basa essenzialmente sulla distillazione frazionata come principale operazione per l’ottenimento di prodotti aventi intervalli di ebollizione stabiliti, essenzialmente benzine, keroseni, gasoli e residui pesanti. I trattamenti dei prodotti intermedi per affinarne le caratteristiche sono basati su tecnologie sperimentate da lungo tempo (operazioni di desolforazione,

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico reforming catalitici effettuati in presenza di idrogeno, cracking termici e catalitici e operazioni di estrazione con solvente). Il processo di alchilazione permette di convertire tramite catalizzatore (acido fluoridrico) gli idrocarburi leggeri provenienti dai cracking e dai reforming in un componente alto-ottanico denominato "alchilato" utilizzato per la preparazione delle benzine. La trasformazione dell’idrogeno solforato, H2S, (ottenuto per desolforazione degli idrocarburi) in zolfo è realizzata mediante impianti a tecnologia sperimentata e affidabile. Sono inoltre prodotti oli lubrificanti in due treni di impianti denominati LUBE 1 e LUBE 2. 1.9.5. ESSO ITALIANA s.r.l. - Deposito di Augusta. Deposito di soglia inferiore ubicato nel comune di Augusta. Il Deposito di Augusta è un deposito di prodotti petroliferi finiti (Benzina, Gasolio). L’attività del Deposito è costituita da stoccaggio e movimentazione dei prodotti petroliferi finiti, la ricezione dei quali avviene via terra tramite oleodotti da Raffineria o autobotti; la spedizione avviene tramite autobotti. Il Deposito è articolato nelle seguenti sezioni principali: - ricezione/stoccaggio dei prodotti petroliferi sfusi, - pompaggio e spedizione prodotti via terra, - pensiline di carico, - unità di recupero vapori, - sezione di additivazione e denaturazione per gasoli e benzine - impianto di trattamento delle acque reflue. 1.9.6. GM Gas s.r.l. Deposito di soglia superiore ubicato nel comune di Siracusa. Il Deposito Costiero GM Gas svolge attività di ricevimento, deposito, imbottigliamento, spedizione e commercializzazione di gas di petrolio liquefatti (GPL). Il prodotto può pervenire allo stabilimento sia via terra che via mare, mediante il terminale marino. Esso è ubicato in apposita area in terra ferma, in località Targia di Siracusa, presso la quale sono presenti le infrastrutture impiantistiche a servizio del Deposito. Sullo specchio d'acqua ad esso prospiciente nell'ambito della Baia di S. Panagia, è posta una boa giroscopica per l'ormeggio delle navi gasiere e le tubazioni sottomarine di collegamento al deposito. 1.9.7. ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Nord. Stabilimento di soglia superiore ubicato nel comune di Priolo Gargallo. La Raffineria svolge un’attività di ricezione, lavorazione e trasformazione del petrolio greggio, in prodotti commerciali quali: - benzine super e senza piombo per autotrazione, - GPL per uso industriale, domestico e per autotrazione, - petrolio per turboreattori, riscaldamento domestico,

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- gasolio per autotrazione, agricoltura, pesca e riscaldamento domestico, - olio combustibile per vari impieghi. Il petrolio greggio viene ricevuto in Raffineria mediante navi cisterna (petroliere) che attraccano al pontile di Raffineria e da qui inviato ai serbatoi di stoccaggio in Raffineria. Il petrolio viene quindi inviato agli impianti di lavorazione per la sua trasformazione nei prodotti finali. Per lo stoccaggio del greggio e dei prodotti finiti la Raffineria dispone di un parco serbatoi della capacità complessiva di circa 3.000.000 m3, distribuita geograficamente in due aree denominate parco serbatoi PS1 e PS2, per un totale di circa 232 serbatoi. Dai serbatoi di stoccaggio i prodotti finali vengono avviati alla spedizione che può avvenire sia via mare (petroliere e gasiere) sia via terra (autobotti) che in tubazioni (oleodotti e gasdotti). 1.9.8. ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Sud. Stabilimento di soglia superiore ubicato nel comune di Priolo Gargallo. La Raffineria ISAB di Priolo è ubicata all'interno del polo Petrolchimico di Priolo, in un'area di circa 300 ettari. Con il suo ciclo produttivo lo Stabilimento costituisce una delle maggiori strutture industriali per la trasformazione del petrolio grezzo in prodotti petroliferi finiti. La lavorazione si realizza a partire dagli impianti primari nei quali, attraverso il processo di distillazione, il petrolio grezzo viene separato nelle diverse frazioni. Si ottengono in tal modo prodotti finiti fra cui GPL, Benzina, Gasolio e Kerosene utilizzati come carburanti e combustibili. La Raffineria ISAB ha una capacità lavorativa di 14.000.000 di t/anno di olio grezzo di provenienza varia ed esegue sostanzialmente lavorazioni per conto proprio ed in piccola parte per conto terzi; la quasi totalità dei prodotti viene spedita via mare. 1.9.9. ISAB s.r.l. – Raffineria ISAB Impianti IGCC/SDA. Stabilimento di soglia superiore ubicato nel comune di Priolo Gargallo. Gli Impianti denominati Integrated Gasification Combined Cycle (IGCC) sono funzionalmente connessi, per quanto riguarda la sua alimentazione tramite asfalto, all’impianto Solvent Deasphalting (SDA). L’insieme dell’Impianto SDA e degli Impianti IGCC hanno lo scopo di produrre gas combustibili, energia elettrica e vapore sfruttando i residui pesanti derivanti dai processi di raffinazione condotti nella Raffineria ISAB Impianti Sud. L’Impianto SDA si inserisce nel processo sopra descritto con lo scopo di scindere la carica (tipicamente residuo da visbreaker) in due frazioni: - olio deasfaltato, utilizzabile come olio combustibile o carica di impianti di conversione; - asfalto, che alimenta direttamente l’impianto di gassificazione. Mediante il processo di gassificazione l’asfalto contenuto in tali residui viene trasformato in gas combustibile ecologicamente pulito, a basso contenuto di

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico zolfo e adatto ad alimentare turbine per la produzione di energia elettrica producendo emissioni in atmosfera che rispettano i limiti di inquinamento fissati dalle normative vigenti. La Raffineria ISAB Impianti IGCC/SDA si compone delle seguenti sezioni di produzione: - Solvent DeAsphalting (SDA) - Gassificazione - Recupero e Riciclo Carbone - Recupero Metalli - Recupero Termico e Saturazione Gas di Sintesi - Rimozione Gas Acido - Recupero Zolfo - Trattamento gas di coda - Ciclo Combinato Turbine a Gas – Caldaie di recupero – Turbine a Vapore - Produzione idrogeno. più una serie di altre unità di servizi ausiliari. 1.9.10. Jonica Gas S.r.l. Stabilimento di soglia superiore ubicato nel comune di Augusta. La ditta Jonica Gas S.r.l. espleta le attività di stoccaggio, imbottigliamento e commercializzazione di gas di petroli liquefatti (GPL), allo stato puro di Propano e di Butano, come pure allo stato di Miscela Propano/Butano, nelle porzioni d’uso commerciale per uso civile e per autotrazione. Allo stesso tempo espleta l’attività di deposito e miscelazione di GPL per autotrazione nonché alcune attività secondarie e di completamento dell’attività di stoccaggio ed imbottigliamento GPL per usi Civili consistenti nella esecuzione di lavori di riparazione e verniciatura di bombole da 10 - 15 e 25 Kg. L’attività principale consiste nel ricevimento, nel travaso, nel deposito, nella miscelazione, nell’imbottigliamento, nella spedizione e nella commercializzazione di GPL allo stato liquido, sfuso o imbottigliato da utilizzare per usi domestici, artigianali, industriali, o per autotrazione in funzione delle esigenze dei consumatori. Il GPL arriva in stabilimento mediante trasporto su strada con autocisterne e vengono immessi nei serbatoi del deposito. Il travaso dalle autocisterne ai serbatoi viene effettuato per mezzo di pensiline di carico/scarico denominate “punti di travaso”. I trasferimenti di GPL allo stato liquido e l’equilibrio della fase gas vengono effettuati con speciali pompe e compressori. Per lo stoccaggio di GPL per usi civili sono installati N° 3 serbatoi cilindrici metallici tumulati, ad asse orizzontale, nonché N° 1 pensilina di travaso e N° 1 impianto di imbottigliamento con giostra rotante. I recipienti così confezionati vengono distribuiti all’utenza con autocarri idonei al trasporto su strada di bombole di GPL. Per lo stoccaggio di GPL per autotrazione sono installati N° 3 serbatoi metallici tumulati, ad asse orizzontale, e N° 2 pensiline di travaso.

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Oltre che imbottigliato il gas viene spedito dallo stabilimento in piccole autocisterne espressamente attrezzate per il rifornimento preso l’utenza di serbatoi fissi di piccole dimensioni. Le principali attività svolte presso l’impianto possono essere riassunte nelle seguenti: - Rifornimento del GPL tramite autocisterne - Riempimento con GPL dei bidoni di capacità di carica da 10 a 25 kg, carico su automezzi e spedizione o immagazzinamento temporaneo. - Carico autobotti. - Manutenzione delle bombole e loro verniciatura. 1.9.11. Maxcom Petroli S.p.A. Deposito di soglia superiore ubicato nel comune di Augusta. Il Deposito costiero MAXCOM Petroli, ubicato nella rada di Augusta in prossimità della stazione ferroviaria dell’omonimo Comune, si sviluppa su una superficie di 43.588 m² di proprietà MAXCOM, 2.927m² di manufatti su cui insiste il pontile asservito al Deposito e 7.020 di specchio acqueo in concessione demaniale. La capacità di stoccaggio complessiva del deposito è pari a 60.027 m³, dei quali 52.915 m³ per Oli Combustibili e Gasolio, 622 m3 per Oli Lubrificanti (non in esercizio) e 6.490 m³ adibiti ad acque oleose. Il reparto nazionale non è al momento in esercizio. Il deposito è costituito da un parco di 27 serbatoi metallici cilindrici adibiti allo stoccaggio di Gasolio, Oli combustibili, Acque oleose di sentina e di zavorra ed Oli lubrificanti (attività non in esercizio), 3 magazzini ex Oli lubrificanti infustati, pontile e servizi, quali trincea tubazioni di collegamento tra i serbatoi ed il pontile, stazioni di pompaggio, gruppo contatori volumetrici, impianto antincendio, pensiline di carico e scarico autobotti, impianto di trattamento e depurazione acqua reflue, centrale termica, bilico di pesa automezzi, officina meccanica, gruppo elettrogeno, cabina elettrica, uffici amministrativi e gestionali, portineria e tutto quanto necessario al normale esercizio del Deposito. Per il funzionamento dell’attività sono previste pensiline di carico e scarico autobotti e il pontile. Il pontile Maxcom Petroli S.p.A. sorge nella rada di Augusta, adiacente al deposito stesso ed è lungo 89 m da radice e largo 7 m. Riceve navi cisterna e bettoline, per il carico/scarico di Olio combustibile, Gasolio e Olio lubrificante, nonché per la raccolta delle acque di sentina e di zavorra da avviare a recupero. È costituito da una parte iniziale, realizzata a riempimento, e dalla parte a mare, realizzata su pali in calcestruzzo armato. La piattaforma intermedia è attrezzata con due stazioni di carico posizionate ai lati sud e nord della stessa per navi con pescaggio massimo di 4 m. La piattaforma di testa è attrezzata con una stazione di carico per navi accostate di poppa fino a 50.000 DWT e pescaggio massimo di 8.68 m.

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1.9.12. Pravisani S.p.A. Deposito di soglia superiore ubicato nel comune di Augusta. Il deposito Pravisani S.p.A. è situato nel comune di Augusta, a circa 6 km dall’abitato di Augusta ed in area interna, defilata rispetto aree con attività antropica. Nell’area non sono presenti attività produttive ma solo attività di immagazzinamento sostanze esplodenti. Il sito è composto da 4 locali magazzino completamente tumulati e dal locale guardiania destinato al personale di vigilanza. 1.9.13. Priolo Servizi S.C.p.a. Stabilimento di soglia inferiore ubicato nel comune di Melilli. Esso opera principalmente nel polo industriale dove esercitano attività produttiva le Società: - ISAB Srl Raffineria ISAB Impianti Nord, - ERG Power Generation, - Syndial, - Versalis, - Air Liquide. La Società assicura i seguenti servizi: - Servizio di Portineria, controllo accessi e guardiania, - Presidio e Servizio Sanitario, - Servizio di Pronto intervento e gestione rete antincendio, - Rete di pompaggio e distribuzione acqua dolce industriale, - Servizio di pompaggio e distribuzione acqua mare, - Servizio di raccolta delle acque bianche e dei riversamenti a mare in scarichi co-intestati, - Servizio di vettoriamento e trasporto acque oleose all’impianto di trattamento, - Servizio di trattamento acque di scarico TAS "Castagnetti" e conferimento reflui all'IAS, - Servizio di gestione Spent caustic e conferimento reflui a IAS, - Servizi di controllo e disinquinamento Rada, - Servizio e gestione di ispezioni visive ed attuazione controlli non distruttivi su rack e trincee comuni di Sito, - Servizio di vettoriamento del vapore/condensa e gas tecnici fuori i limiti di batteria, - Servizi di gestione su aree non industrializzate di impianto / reparto, - Servizi di recupero, operazione R3, della frazione oleosa da determinati rifiuti liquidi non pericolosi e pericolosi. Tra i servizi precedentemente citati, le attività connesse con l’utilizzo di sostanze “pericolose” ai sensi del D.Lgs. 105/15, sono da riferirsi alla gestione ed al controllo dell’unità trattamento e recupero degli effluenti liquidi oleosi (vasche di disoleazione) ed alla rete di Fogna Oleosa. I quantitativi di sostanze utilizzate, indicate come miscele di idrocarburi slop, per cui l’attività di Priolo Servizi risulta soggetta agli obblighi di notifica, sono

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico ubicati essenzialmente nei serbatoi DA1308 e DA050/052, nelle fogne oleose, nelle vasche API nelle vasche A1350-1351, e nella vasca ex zavorra. 1.9.14. Sasol Italy S.p.A. Stabilimento di soglia superiore ubicato nel comune di Augusta. Lo Stabilimento SASOL ITALY produce, attraverso i suoi cicli lavorativi, svariati prodotti derivati dal petrolio: paraffine lineari, olefine lineari e alcoli superiori. In particolare lo stabilimento è autorizzato a produrre: - 360.000 t/a Alchilati, - 650.000 t/a Paraffine, - 220.000 t/a Olefine, - 130.000 t/a Alcoli, - 20.000 t/a Alcoli frazionati. Lo stabilimento è caratterizzato da un ciclo di produzioni integrate in cui le materie prime sono rappresentate da Kerosene, benzene e metano mentre le produzioni sono costituite da paraffine, olefine, alchilati ed alcoli nonché da sottoprodotti delle produzioni principali costituiti da Jet fuel, Gasolio paraffinico, Virgin naphta, code e teste alcoli, polimeri ecc. Lo Stabilimento si compone dei seguenti Impianti di produzione: - Impianti Isosiv – Produzione di n-Paraffine, - Impianti Pacol 5 – DETAL - Pacol HF – Produzione Alchilati, - Impianti Pacol 4 Olex 3 - Pacol 2 Olex 1– Produzione di n- Olefine, - Impianti Alcoli – Produzione Alcoli, Alcoli ramificati, Alcoli lineari. Integrano le unità di produzione gli impianti per i Servizi ausiliari, realizzati per produrre e distribuire alle condizioni previste: acqua demineralizzata, acqua di raffreddamento, vapore, aria servizi, aria strumenti, azoto e metano. Si elencano gli impianti principali che compongono lo Stabilimento: - Impianto paraffine Isosiv 1 bis, Isosiv 2, Isosiv 4, - Impianto olefine Pacol 4, Olex 3, - Impianto alchilati Pacol 2, Olex 1, Pacol – HF, - Impianto alchilati Nord Pacol 5 PEP DETAL, - Impianto alcoli Oxo Selas/Oxo UK/Frazionamento, - Produzione aria compressa, - Produzione azoto, - Produzione vapore, - Produzione acqua demineralizzata, - Impianto blow down e torcia, - Sistema fognario, - Stazione metano, - Servizio elettrico, - Parco stoccaggi, - Movimentazione prodotti, - Pontili, - Oleodotti di collegamento,

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- Impianti e servizi antincendio. 1.9.15. SOL S.p.a. Stabilimento di soglia inferiore ubicato nel comune di Augusta. Si tratta di un impianto per il frazionamento aria con produzione di ossigeno, argon e azoto, utile ai processi della produzione di Sasol Italy, presso il cui sito produttivo è ubicato. 1.9.16. Versalis S.p.a. Stabilimento di soglia superiore ubicato nel comune di Priolo Gargallo. Lo Stabilimento versalis opera la produzione e lo stoccaggio di intermedi di base per l'industria chimica, quali etilene, propilene, butani, benzene, toluene, xileni, etilbenzene. Gli impianti e le unità di gestione che costituiscono lo stabilimento sono i seguenti: - Impianto Etilene (ETI); - Complesso impianti Aromatico (ARO); - Polietilene (LLDPE,attualmente in stato di inoperosità) - Logistica (LOGI), comprendenti le aree di stoccaggio SG11 ed SG14, Aree comuni ed interconnecting; - Pontile Fuori Rada. Dai serbatoi di stoccaggio i prodotti finali vengono avviati alla spedizione che può avvenire sia via mare (petroliere e gasiere) sia via terra (autobotti e gasdotti). 1.10. Elementi territoriali ed ambientali vulnerabili Relativamente agli elementi territoriali ed ambientali vulnerabili si fa riferimento ai dati riportati nelle sezioni F dei documenti di Notifica, a cui si rimanda per eventuali approfondimenti specifici. 1.10.1. Elementi antropici vulnerabili. L’ALLEGATO 1.10. al presente Piano contiene informazioni riguardo ad elementi territoriali particolarmente esposti a rischio, in ordine a tipologia e numero di persone interessate, criticità, implicazioni derivanti da danni, etc. I possibili bersagli trattati sono ovviamente quelli ubicati all’interno delle aree di danno e di attenzione conseguenti agli scenari presi a riferimento, ossia quelli che per ubicazione geografica potrebbero risultare interessati o per i possibili effetti o per particolari attività da porre in essere (Piani di emergenza interna, informazione nell’emergenza, etc.); quindi a detto allegato, il cui aggiornamento con le modalità di cui alla precedente sezione 1.2. e all’ALLEGATO 1.2. rientra nella competenza del Sindaco, dovrà farsi riferimento per le attività di informazione preventiva e nell’emergenza. È indispensabile che i PCPC prevedano congruenti e tempestive attività da porre in essere in relazione al livello di allerta dichiarato dal Prefetto di cui alle sezioni 3.2. e seguenti. 1.10.2. Elementi di interesse paesaggistico e culturale Per quanto attiene alle aree e agli elementi di interesse paesaggistico e

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico culturale, si fa riferimento in generale alle indicazioni e ai contenuti del vigente Piano paesaggistico, Ambiti 14/17, Siracusa. Nel territorio in esame sono infatti presenti numerosi elementi di interesse culturale (storico, artistico, architettonico e paesaggistico) per i quali lo stesso Piano paesaggistico rileva esposizione a “rischio di trasformazione”; tali elementi, ed in particolare quelli ricadenti nella zona del polo industriale, sono riportati nella Tavola 30.3. del Piano stesso, a cui si rimanda, e di cui si evidenzia stralcio.

Fig. 1.10.2. – Stralcio della Tavola 30.3. del Piano Paesaggistico Ambiti 14/17, Siracusa Ai fini del superamento dell’emergenza (art. 2 comma 7 del D. lgs. 1/2018), gli effetti di danno che a causa di eventi incidentali potrebbero interessare tali elementi dovranno essere valutati eventualmente anche congiuntamente alla competente Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Siracusa, mentre relativamente

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico agli aspetti ambientali, le attività urgenti e quelle differite saranno assicurate dall’ Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA). 2. SCENARI INCIDENTALI Le attività produttive del polo industriale espongono il contesto territoriale ai rischi tipicamente correlati alle caratteristiche fisiche e chimiche delle sostanze lavorate. In qualche caso la natura dei rischi è invece dipendente dal tipo di lavorazione e dalle condizioni operative del processo produttivo o dello stoccaggio. Comunque l’individuazione dei rischi connessi con l’attività di ogni stabilimento o deposito rappresenta un obbligo che il D. lgs. 105/2015 sancisce a carico del rispettivo Gestore che, responsabilmente ed in esito ad apposita valutazione condotta con le tecniche proprie dell’Analisi del Rischio, definisce i cosiddetti rischi residui, ossia quelli che non è tecnicamente possibile ridurre ulteriormente mediante misure di prevenzione e di protezione. Per i casi di stabilimenti di soglia superiore, tale analisi è comunque validata da un’apposita istruttoria condotta dal CTR. Alcuni degli scenari incidentali derivanti da tali eventi potrebbero avere implicazioni anche all’esterno degli stabilimenti ed è appunto della gestione di tali situazioni che si fa carico il PEEA. 2.1. Tipologie di scenari. In generale, a motivo delle caratteristiche delle sostanze lavorate e prodotte, e per i processi produttivi relativi, le principali tipologie di rischio prevedibili in linea teorica sono di seguito descritte, mentre le specifiche valutazioni inerenti ai singoli stabilimenti sono sviluppate nelle schede allegate al presente Documento, in coerenza ai contenuti della Sezione L dei rispettivi documenti di Notifica. D’altra parte l’esperienza storica nella gestione delle emergenze induce a ritenere degni di attenzione anche gli scenari che, ancorché caratterizzati da assenza di ragionevole rischio di danno fisico diretto per la popolazione, in quanto inconsueti possano generare impatto emotivo significativo e conseguenti situazioni di disagio o addirittura di panico; è il caso di fenomeni visivi, acustici, olfattivi, che possono essere percepiti dalla popolazione a seguito di anomalie funzionali degli impianti produttivi (rumori, boati, bagliori, sfiaccolamenti di torce, diffusione di sostanze odorigene, etc.). Fermo restando che la gestione di tali situazioni possono trovare soluzione principalmente nella informazione preventiva e nell’emergenza della popolazione, è necessario che il Sindaco del territorio interessato sia posto nelle condizioni di valutare responsabilmente l’eventuale opportunità di informare la popolazione sull’evento in corso e sulle eventuali misure precauzionali da adottare, coerentemente con il Piano Comunale di Protezione Civile (PCPC). La problematica peraltro è stata oggetto di approfondimenti nel passato; esiste infatti un Protocollo d’intesa (17) fra le parti interessate e una procedura ormai consolidata a cui può farsi riferimento. Comunque si è ritenuto di trattare analogamente agli scenari tradizionali, anche l’impatto emotivo.

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2.1.1. Incendio. Le materie prime lavorate e i prodotti intermedi e finali sono generalmente sostanze liquide o aeriformi, combustibili o infiammabili. È quindi prevedibile che un loro rilascio possa generare incendi. I conseguenti scenari incidentali che potrebbero presentarsi, con diverse probabilità correlate alle condizioni al contorno, sono principalmente - pool fire (rilascio in fase liquida e, con efficace sorgente di innesco, incendio persistente della pozza), - jet fire (rilascio in fase aeriforme e, con efficace sorgente di innesco, incendio persistente sotto forma di getto di fuoco), - flash fire (rilascio in fase aeriforme con dispersione e, con efficace sorgente di innesco, combustione quasi istantanea della nube, senza apprezzabili aumenti di pressione ed effetti meccanici), - fireball (rilascio in genere bifase che innescato genera una sfera di fuoco che brucia progressivamente e si innalza, fino ad estinguersi dopo alcuni secondi o decine di secondi). Le possibili conseguenze di tale categoria di scenari consistono comunque in irraggiamenti più o meno stazionari che potrebbero colpire il bersaglio con intensità fortemente dipendente dalla distanza. In genere gli effetti dannosi si riducono sensibilmente a distanze relativamente contenute, ma l’irraggiamento su apparecchiature e componenti di impianto prossimi, se non adeguatamente protetti, potrebbe generare effetti a catena e propagazione dell’incidente. In alcuni casi e a seconda delle specifiche condizioni al contorno, un altro effetto secondario ma altrettanto importante degli scenari derivanti da incendio, potrebbe essere la diffusione in aria dei prodotti aeriformi della combustione (ad esempio particolato incombusto, ossidi di carbonio, di azoto e di zolfo). 2.1.2. Esplosione Dalle caratteristiche delle sostanze lavorate e dalle condizioni operative degli impianti e degli stoccaggi potrebbero derivare esplosioni, di natura chimica (combustione rapida e conseguenti aumenti di pressione) o fisica (fenomeni di espansione rapida senza effetti di combustione). In rari casi potrebbero essere prevedibili tipologie di esplosioni di natura chimica, causate da polimerizzazioni rapide, reazioni fuggitive, etc., connesse con particolari caratteristiche delle sostanze e dei processi. Ad ogni modo gli effetti dannosi delle esplosioni consistono in onde di sovrappressione che si propagano nello spazio seguendo in genere le leggi dell’acustica e che, in determinati casi, potrebbero trasportare energia meccanica sufficiente a provocare danni a persone e cose. Anche nel caso delle esplosioni, di qualunque origine siano, gli effetti si riducono sensibilmente con la distanza. 2.1.3. Diffusione di sostanze tossiche in atmosfera

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Alcune sostanze utilizzate o generate nei processi produttivi possiedono caratteristiche tali da risultare pericolose nei confronti dell’uomo. Si tratta di sostanze con caratteristiche di tossicità in qualche caso molto alta. Le principali sostanze tossiche che nell’area oggetto del Piano potrebbero essere rilasciate in aria sono: - idrogeno solforato; - monossido di carbonio; - acido fluoridrico; - benzene; quest’ultima sostanza in realtà non è più considerata sostanza tossica dal più recente recepimento della Direttiva Seveso ma, cautelativamente, sono stati ugualmente analizzati i relativi scenari incidentali. Pertanto, a causa di eventi incidentali molto gravi, seppure molto rari, nei quali tutte le misure di prevenzione e mitigazione, impiantistiche e gestionali predisposte dovessero fallire, si potrebbe verificare la diffusione in aria di tali sostanze. Esse, per effetto delle condizioni atmosferiche del momento e del luogo, potrebbero raggiungere all’esterno dello stabilimento concentrazioni tali da rappresentare pericolo per la popolazione. È però da evidenziare che le stesse condizioni atmosferiche che sono causa della veloce propagazione di tali sostanze, tendono anche a provocare la loro rapida diffusione con riduzione delle concentrazioni al di sotto delle soglie di danno. Per questo motivo le misure di gestione dell’emergenza che di regola sono previste per tali scenari, consistono nel rifugio al chiuso durante il tempo necessario a che la nube naturalmente si diluisca. Il PEEA prevede contromisure proporzionate alla gravità dello scenario, dimensionate in relazione alle specifiche caratteristiche fisiche e tossicologiche della sostanza, ai “termini sorgente”, ai tempi di rilascio, alle condizioni meteorologiche, seppure è da evidenziare che il fenomeno, tipicamente caotico, è caratterizzato da elevata aleatorietà e la modellazione, per quanto accurata, genera risultati comunque affetti da incertezza. Per questo motivo ogni misura di contrasto a tali eventi prevista dal Piano è dimensionata con adeguati coefficienti di sicurezza5. Anche in questo caso le aree interessate sono valutate mediante l’impiego di modelli matematici di diffusione e, per quanto riguarda le aree di attenzione definite dal Piano, con riferimento ai dati tossicologici forniti da istituti referenziati6. È anche il caso di evidenziare che il PEEA ha cautelativamente preso in considerazione anche possibili diffusioni di sostanze non più considerate tossiche (benzene), ma che comunque

5 Ad esempio, indipendentemente dalle analisi specificamente condotte per la caratterizzazione di ogni evento incidentale e dai tempi di rilascio assunti a base dei calcoli, ai fini della definizione delle distanze limiti della zona di attenzione (terza zona), sono stati cautelativamente assunti tempi pari a 30 minuti , come meglio esplicitato nella sezione 2.2. del presente Documento. Inoltre le zone di danno e di attenzione sono state definite come inviluppo dei “plume” risultanti da tutte le possibili direzioni del vento. Infine i cancelli sono stati posizionati in modo da risultare sempre esterni alla zona di attenzione, garantendo in questo modo livelli di rischio assolutamente accettabili per gli operatori del soccorso. 6 NIOSH, National Institute for Occupational Safety and Healt, istituto dell’ U.S. Department of Healt and Human Services.

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico potrebbero rappresentare, per lunghe esposizioni, problematiche alla salute umana. 2.1.4. Rilascio di sostanze ecotossiche nell’ambiente Rilasci di sostanze pericolose in fase solida, polverulenta, liquida o aeriforme potrebbero rappresentare ulteriori rischi, seppure limitatamente alle matrici ambientali. Anche per tali scenari, tipicamente consistenti in rilasci in mare e versamenti a terra con possibile coinvolgimento di falde sotterranee ed acquiferi, l’analisi condotta in ambito di RDS, ha consentito di individuare i possibili eventi degni di attenzione. Le misure consistono sostanzialmente in dispositivi permanenti o estemporanei di contenimento, attività di recupero delle sostanze, bonifica dei luoghi, con risorse che dovrebbero essere individuate e quantificate a cura del Gestore nell’ambito del RDS. Anche per questa tipologia di scenari, ove l’entità e l’estensione territoriale dovesse richiedere interventi e risorse in ambito di protezione civile, dovranno essere previste dal PEEA azioni particolari dipendenti dallo specifico scenario. Inoltre, a seguito di effetti su matrici ambientali, potrebbe essere necessaria l’emanazione di ordinanze da parte del Prefetto per questioni di igiene pubblica. Indicazioni di tipo generale in ordine a tali questioni sono sviluppate nella successiva sezione 3.6. 2.1.5. Impatto emotivo Temporanee anomalie o particolari condizioni di funzionamento degli impianti (transitori, occasionali, carenze di utilities, etc.), improvvise o programmate, potrebbero implicare effetti inusuali percepibili anche all’esterno dello stabilimento dalla popolazione, (ad esempio effetti acustici inconsueti, rilasci massivi di sostanze volatili odorigene in atmosfera o di sostanze liquide maleodoranti o colorate in mare, insoliti effetti visivi e bagliori, o altre manifestazioni infrequenti che possono essere percepite dalla popolazione e, in quanto atipici o particolarmente evidenti, possono essere interpretate come pericolose e generare quindi disagio, timori o addirittura panico. A tal riguardo, il “Protocollo d’intesa per la rilevazione ed il contrasto dei fenomeni di inquinamento atmosferico nell’area a rischio di crisi ambientale di Siracusa- Priolo Gargallo-Melilli-Augusta-Floridia-Solarino”, siglato presso questa Prefettura in data 09.05.2005 (17) e le conseguenti ordinanze sindacali nn. 18, 21 e 28 del Comune di Priolo Gargallo (18) (19) (20) e n. 14436 del Comune di Melilli (21) prevedono situazioni ricomprese in questa tipologia perché siano eventualmente attivate le conseguenti iniziative di informazione alla popolazione. Per i casi disciplinati dal Protocollo e dalle discendenti ordinanze, ove emanate, le procedure indicate e ormai consolidate nel tempo possono considerarsi efficaci e ad esse si dovrà quindi fare riferimento, fino ad eventuale aggiornamento del Protocollo medesimo. Peraltro, considerato che gli ambiti di pertinenza del Protocollo e quelli del presente Piano di Emergenza differiscono per finalità e talvolta per destinatari, ambiti amministrativi e territoriali, e tenuto conto che anche altri fenomeni non contemplati nel Protocollo stesso (boati, bagliori, etc.) potrebbero ugualmente

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico generare preoccupazione e disagio emotivo nella popolazione, in aggiunta a quanto già previsto dal Protocollo in argomenti, i Gestori, al verificarsi di eventi anomali anche se non astrattamente riconducibili alla tipologia degli incidenti industriali in senso stretto, dovranno, comunque, tempestivamente fornire puntuale comunicazione: - al Prefetto; - ai Sindaci dei Comuni di Siracusa, Augusta, Priolo Gargallo e Melilli; - al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco; - all’ ARPA – Struttura Territoriale di Siracusa. Similmente a come indicato nel Protocollo di intesa (17), tra le variabili da considerare indicative ai fini di ritenere o meno l’evento tale da formare oggetto delle suddette comunicazioni, posso assumersi le seguenti: - intensità, intesa come graduazione del livello di percezione sensoriale; - estensione territoriale, intesa come valutazione della porzione di territorio nella quale è percepito significativamente il fenomeno; - durata, intesa come periodo temporale compreso tra l’inizio e la cessazione della manifestazione sensibile dell’evento. In aggiunta a dette variabili, potrebbe essere utile valutare l’eccezionalità degli effetti dell’evento, che potrebbe essere la causa di ingiustificate preoccupazioni per la popolazione. Come per tutte le comunicazioni urgenti, il messaggio ufficiale dovrà, nell’immediato, essere necessariamente anticipato, nelle vie brevi, da una comunicazione scritta tramite “Gruppo WhatsApp” denominato “Zona industriale – info” che sarà istituito a cura della Prefettura di Siracusa e di cui sarà amministratore personale dipendente. Faranno parte del predetto Gruppo: i Sindaci dei Comuni di Siracusa, Augusta, Melilli e Priolo Gargallo; il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco di Siracusa; il Direttore della Struttura territoriale ARPA di Siracusa; i Gestori della 1) ISAB S.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Nord; della 2) ISAB S.r.l. – Raffineria ISAB Impianti Sud; della 3) ISAB S.r.l. – Raffineria ISAB Impianti IGCC/SDA; della 4) SONATRACH Raffineria Italiana S.r.l. - Raffineria di AUGUSTA; della 5) SONATRACH Raffineria Italiana S.r.l.– Deposito di AUGUSTA; della 6) SASOL ITALY S.P.A.; della 7) VERSALIS S.p.A.; della 8) PRIOLO SERVIZI S.c.a.p.; della 9) MAXCOM PETROLI S.p.a.; della 10) JONICA GAS S.r.l; della 11) PRAVISANI S.p.a.; della 12) AIR LIQUIDE ITALIA PRODUZIONE; della 13) GM GAS S.r.l; della 14) ENEL PRODUZIONE S.p.a. – Centrale termoelettrica; della 15) ENEL PRODUZIONE S.p.a. – Impianto termodinamico “Archimede”; della 16) SOL S.p.a. – Stabilimento di Augusta. A tal fine, entro tre giorni dal ricevimento del provvedimento di approvazione della revisione del presente paragrafo, gli Enti ed i Gestori innanzi citati dovranno comunicare al seguente indirizzo di posta elettronica pec: [email protected] i nominativi ed i recapiti di telefonia mobile dei referenti di ciascun Ente o Gestore di Stabilimento per procedere alla creazione del Gruppo in argomento, mediante il quale ogni notizia di interesse in merito a qualsiasi evento anomalo che si dovesse verificarsi dovrà, d’ora innanzi, essere

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico immediatamente comunicata. Per la comunicazione formale e i successivi aggiornamenti potranno essere utilizzati i formati di cui agli allegati 3.7. 2.2. Soglie di danno Uno degli elementi caratteristici di ogni scenario incidentale è il gradiente di effetti, ossia la variazione dell’intensità del fenomeno con il variare della distanza, che consente di circoscrivere aree in cui i corrispondenti effetti superano determinati valori assunti come soglie; la definizione esatta ed argomentata di tali valori è quindi elemento di fondamentale importanza. Purtroppo le norme non sempre forniscono elementi e valori precisi, coerenti e perentori, ma sufficienti indicazioni sono fornite dal DM 20/10/98 “Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi a depositi di liquidi facilmente infiammabili e/o tossici” (10), dal DM 14/4/94 “Criteri di analisi e valutazione dei rapporti di sicurezza relativi ai depositi di GPL ai sensi dell’art. 12 del DPR 175/88 e successive modificazioni ed integrazioni” (11), dal DM 9/5/01 “Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante” (12) e dal DPCM 25/2/05 “Linee guida per la predisposizione del piano di emergenza esterna di cui all’articolo 20, comma 4 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334” (2). Relativamente alle “aree di danno e di attenzione” originariamente indicate dalle Società per i casi di diffusione di sostanze tossiche in atmosfera, si è rilevata in alcuni casi una sensibile eterogeneità tra gli effetti di scenari comparabili per tipologia, termini sorgente, sostanze, etc.; tale eterogeneità, peraltro legittima e in qualche effetto inevitabile in quanto derivante dalle tecniche di analisi, dai modelli matematici, dai parametri tossicologici e dalle assunzioni che ogni Gestore responsabilmente decide di adottare per il proprio stabilimento, ha indotto il GDL ad assumere valori dei parametri di propria competenza (area di attenzione) facendo riferimento ad una unica fonte scientifica (NIOSH) di validità riconosciuta ed ad un unico set di variabili (scelti con robusta argomentazione tecnica); ciò ha anche provocato un benefico effetto di omogeneizzazione trasversale dei dati risultanti afferenti alle dimensioni delle zone di attenzione e, in ultima analisi, una maggiore coerenza dell’intero nuovo impianto. Sempre relativamente alle soglie per rilascio tossico si evidenzia che, seppure il DM 9/5/2001 consente di fare riferimento alla durata effettiva del rilascio in alternativa a quella cautelativa proposta nella stessa definizione del parametro LC50, in realtà si è sempre adottato l’intervallo temporale di 30 min., affrancandosi in tal modo all’ulteriore alea derivante dall’applicazione dell’equazione probit 7 e dei suoi coefficienti sperimentali. Riguardo allo scenario di tipo “flash fire”, è noto che le norme non forniscono utili riferimenti circa la soglia di attenzione (III zona); secondo il principio di

7 L’equazione probit consente di calcolare valori di soglia per tempi diversi a partire dai valori relativi ai tempi adottati nella sperimentazione epidemiologica. Il modello utilizza strumenti statistici e rende risultati in termini di probabilità di danno corrispondenti a determinate dosi, ma introduce ulteriori aleatorietà ed assunzioni semplificative.

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico precauzione assunto, si è ritenuto di adottare per questi casi una distanza pari al doppio di quella che delimita la zona di danno per lesioni irreversibili (II zona), analogamente ad altri casi di letteratura. In definitiva i valori di soglia assunti per la definizione delle aree di danno, sono riportati nella tabella seguente.

I zona II zona III zona Scenario Lesioni Elevata letalità Attenzione irreversibili Radiazione termica 12,5 kW/m2 5 3 stazionaria BLEVE - Fireball radiazione termica Raggio fireball 200 kJ/m2 125 kJ/m2 variabile Flash fire Doppio del radiazione termica LFL ½ LFL raggio della II istantanea zona VCE 0,3 bar sovrappressione 0,6 bar spazi 0,07 bar 0,03 bar di picco aperti LoC LC50 Rilascio tossico IDLH = (30 min, hmn) 1/10 IDLH Tab. 2.2. – Valori di soglia utilizzati per la determinazione delle aree di danno Molto più complessa è la problematica che riguarda gli aspetti ambientali. Come è noto infatti non esistono norme perentorie che fissino valori di soglia per la determinazione delle aree di danno che interessano matrici ambientali, salvo per quanto attiene ai parametri di estensione areale indicati dall’allegato 6 parte I, punto 3 del D. lgs. 105/2015. Nei casi in cui l’evento incidentale dovesse compromettere l’ambiente, sarà ARPA, con le sue strutture, a fornire gli elementi per una adeguata valutazione del rischio relativo, anche con rispetto alle indicazioni di cui D. lgs. 3/4/2006 n. 152 e ss.mm.ii. (13). Riguardo agli aspetti che attengono al patrimonio paesaggistico culturale e storico-architettonico, le valutazioni dell’eventuale danno così come le attività necessarie per rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita nelle aree colpite dall’evento, richiederanno il contributo di autorità competenti in materia, quali la Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali. 2.3. Scenari incidentali di riferimento In esito alle analisi condotte nel RDS, il Gestore individua gli eventi incidentali calcolandone la frequenza attesa e determinando i possibili scenari e le rispettive probabilità di occorrenza. Come già descritto, il PEEA si fa carico quindi della gestione delle emergenze derivanti dagli scenari incidentali

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico esaminati dai rispettivi Gestori e dagli stessi ritenuti ragionevolmente prevedibili, nel significato che l’Analisi dei rischi attribuisce a tale definizione. In tal senso è da precisare che per prassi consolidata, peraltro motivata da considerazioni tecnico scientifiche e riferimenti normativi, si considerano tali gli eventi caratterizzati da una frequenza attesa superiore a una occasione ogni milione di anni (in notazione scientifica “1 x E-6 occ./anno”). Detti scenari, 77, sono stati verificati e in qualche caso rivisti, integrati e modificati, e quindi riportati nei quadri allegati al presente Documento (ALLEGATI 2.3.). Per ognuno degli scenari sono riportate, oltre ad una sua sintetica descrizione, le corrispondenti aree di danno e di attenzione, da intendersi come raggi di cerchi con centro nelle coordinate a fianco rispettivamente indicate. È ancora da evidenziare che, cautelativamente, a tali scenari sono stati aggiunti quelli correttamente non riportati nelle notifiche in quanto con aree di danno interne agli stabilimenti, ma le cui aree di attenzione (terza zona) si estendono oltre i rispettivi confini. A questo elenco si farà riferimento per l’assimilazione della reale emergenza; esso ha fornito i dati necessari a prevedere e predefinire le azioni da porre in essere nei singoli casi che si possono realmente verificare. 3. MODELLO ORGANIZZATIVO DI INTERVENTO Le specifiche attività da porre in essere in caso di reale emergenza ovviamente dipendono da numerosissime variabili, non definibili a priori. La stessa implementazione del repertorio degli incidenti, per quanto accurata e cautelativa, non può comprendere tutte le fattispecie realmente possibili, facendosi in qualche caso riferimento a categorie di scenari, riconducibili ad un caso ritenuto rappresentativo per sequenza incidentale e/o per entità delle conseguenze. È quindi indubbio che ogni emergenza dovrà essere gestita con modalità ed azioni adeguate allo specifico caso. Ciononostante è possibile individuare attività che, in generale, devono essere considerate sempre applicabili e che costituiscono il Modello organizzativo di intervento. Si ribadisce che è auspicabile che ogni Agenzia che concorre alla gestione dell’emergenza, possegga piani operativi o discendenti, linee guida comportamentali, procedure operative o altri sistemi di gestione comunque denominati, per l’applicazione delle indicazioni contenute nel presente Piano. È altresì necessario che tali strumenti specifici siano costantemente mantenuti aggiornati e costituiscano oggetto di continua formazione da somministrare al personale dipendente. Infine è evidente che ogni sforzo finalizzato alla prudente e cautelativa gestione delle emergenze non può prescindere dalla consapevolezza della popolazione relativamente ai rischi cui risulta esposta e alle misure di autoprotezione che è necessario adottare nei vari casi. In tal senso risulta fondamentale la funzione svolta dalla informazione preventiva e dalla possibilità di fornire adeguate istruzioni comportamentali ai soggetti esposti durante i casi di reale emergenza, attività, che rientra nella responsabilità del

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Sindaco e che deve essere accuratamente implementata in ambito di Piani Comunali di Protezione Civile. 3.1. Coordinamento Alla notizia dell’evento da parte del Gestore, ove lo stesso interessa in atto o potrebbe interessare le aree esterne allo Stabilimento, il Prefetto valuta l’opportunità di comunicare agli Enti interessati la situazione, dopo averla caratterizzata in termini di livello di allerta; il messaggio può essere formulato nei termini indicati in ALLEGATO 3.7.3. Per la gestione dell'emergenza, in caso di ALLARME, il Prefetto si avvale del CCS di cui all’ALLEGATO 3.1., organo collegiale composto dai Comandi, Enti o Amministrazioni facenti parte del sistema provinciale di protezione civile, immediatamente convocato al verificarsi dell’evento mediante apposito messaggio di cui all’ALLEGATO 3.7.6. e/o con comunicazioni telefoniche informali. Sono membri del CCS, in composizione ristretta, i Vertici delle Amministrazioni/Comandi/Enti o qui di seguito elencati: - Libero Consorzio Comunale di Siracusa; - Comune/i interessato/i; - Questura; - Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri; - Comando Provinciale della Guardia di Finanza; - Capitaneria di Porto / Guardia Costiera di Siracusa e/o di Augusta; - Sezione Polizia Stradale di Siracusa; - Ufficio Polizia di Frontiera Marittima di Siracusa; - Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Siracusa; - Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Siracusa; - Dipartimento Regionale della Protezione Civile (DRPC) - U.O.B.S 12.15 Siracusa; - ARPA Sicilia – Struttura territoriale di Siracusa; - Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) n. 8 Siracusa; - Croce Rossa Italiana; - SUES 118; - R.F.I. S.p.A. – Rete Ferroviaria Italiana, ovvero appositi Rappresentanti individuati dai predetti Vertici, che, in tal caso, parteciperanno all’attività del CCS con responsabilità ed autonomia decisionale e livelli di autorità non inferiori a quelli del proprio Vertice. Supporto tecnico operativo alle attività del CCS sarà fornito dalla Sala operativa della Prefettura presso la quale saranno attivate le Funzioni di Supporto necessarie per la gestione dell'evento di tipo industriale, previste dal c.d. “metodo Augustus” (14).

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Funzione Responsabile 1 – FUNZIONE TECNICA Comandante Provinciale dei Vigili del E DI PIANIFICAZIONE Fuoco di Siracusa 2 - SANITA’, ASSISTENZA SOCIALE E Direttore Generale ASP n. 8 Siracusa VETERINARIA 3 - MASS-MEDIA Dirigente della Prefettura di Siracusa ED INFORMAZIONE DRPC Sicilia – Dirigente Responsabile 4 – VOLONTARIATO della UOB S12.05 - provincia di SR Dirigente del Libero Consorzio 5 - MATERIALI E MEZZI Comunale di Siracusa 6 – TRASPORTO, CIRCOLAZIONE E Dirigente della Sezione Polizia VIABILITA’ Stradale di Siracusa Direttore dell’Ispettorato territoriale – 7 - TELECOMUNICAZIONI Sicilia - Ministero dello Sviluppo Economico 8 – SERVIZI ESSENZIALI Dirigente della Prefettura di Siracusa 9 - CENSIMENTO DANNI A PERSONE DRPC –Sicilia - Dirigente E COSE Responsabile del Servizio S.5 Comandante Provinciale dei Vigili del 10 - STRUTTURE OPERATIVE S.A.R. Fuoco di Siracusa 11 - ENTI LOCALI Dirigente della Prefettura di Siracusa Comandante Provinciale dei Vigili del 12 - MATERIALI PERICOLOSI Fuoco di Siracusa 13 – ASSISTENZA ALLA Sindaco/i del/i Comune/i interessato/i POPOLAZIONE 14 - COORDINAMENTO CENTRI Dirigente della Prefettura di Siracusa OPERATIVI Direttore ARPA Struttura territoriale 15 - PROTEZIONE DELL'AMBIENTE di Siracusa Tab. 3.1. – Composizione del Centro Coordinamento Soccorsi I Responsabili delle Funzioni sono direttamente nominati e preposti ad esse, secondo lo schema sopra riportato, con l’approvazione della presente pianificazione. Ulteriori specificazioni inerenti al CCS sono riportate in ALLEGATO 3.1. Per una immediata efficacia degli interventi a tutela delle popolazioni e dell’ambiente, sino all'insediamento del CCS in Prefettura, la gestione dell'emergenza prosegue per via telefonica e/o radio, allo scopo di assicurare la assunzione in tempo reale di tutte le decisioni necessarie. I soggetti che concorrono alla gestione dell’emergenza operano generalmente seguendo piani operativi propri, sviluppati in osservanza alle peculiari procedure interne e alle linee di comando. Ogni ente o soggetto coinvolto

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico dovrà quindi assicurare che eventuali modifiche e/o aggiornamenti del presente PEEA, siano recepiti nei rispettivi piani operativi, allo scopo di assicurarne costantemente la reciproca coerenza. Le attività dei vari soggetti saranno svolte nel rispetto dei propri compiti istituzionali e secondo il coordinamento del Prefetto, che potrà individuare ulteriori strutture idonee a fornire un utile contributo speciale, in relazione alle proprie esperienze e caratteristiche. Nella successiva sezione 3.4. si riportano le funzioni minime dei principali soggetti che intervengono nella gestione delle emergenze di origine industriale. 3.2. Livelli di allerta In generale è auspicabile che la definizione dei diversi livelli di allerta sia correlata ai valori assunti da appositi indicatori di stato; questo sistema consente l’assunzione univoca di stati di attenzione e l’adozione, da parte delle varie Agenzie concorrenti, delle specifiche corrispondenti misure precauzionali previste dal Piano, in sincronia, nella giusta misura e nel giusto tempo. L’inizio dello stato di allerta e le eventuali sue variazioni sono rese note rispettivamente con apposite comunicazione di cui agli ALLEGATI 3.7.4., 3.7.5., 3.7.6. e 3.7.8. È da precisare infatti che la gestione complessiva dell’emergenza può risultare particolarmente complessa a motivo della variabilità dei diversi parametri che contribuiscono alla sua caratterizzazione, in particolare quelli meteorologici, tipicamente caotici e aleatori, e quelli connessi con l’efficacia delle misure di contrasto operate dai Vigili del fuoco all’interno dello stabilimento. Pertanto non è da escludere che durante l’evoluzione temporale dell’emergenza i corrispondenti livelli di allerta varino in aumento e/o in diminuzione di gravità. Ossia, in linea di principio potrebbe verificarsi che dopo le prime fasi di ATTENZIONE, PREALLARME ed ALLARME, si ritorni a condizioni di PREALLARME o ATTENZIONE, prima di giungere al CESSATO ALLARME. Pertanto, fermo restando che la responsabilità della dichiarazione dello stato di allerta e delle possibili variazioni grava sul Prefetto, seppure assistito dal DTS ed eventualmente dal CCS, gli Enti coinvolti nella gestione dell’emergenza dovranno sempre essere pronti a modificare tempestivamente il proprio stato di allerta e ad attuare le corrispondenti azioni, in relazione alle disposizioni del Prefetto. A scopo esemplificativo si riporta la seguente tabella che indica quelli che, tra gli altri, possono essere assunti dal Prefetto come indicatori per ciascun livello di allerta nonché le corrispondenti attività principali.

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FUNZIONI DEL PREFETTO

LIVELLO DI PRINCIPALI INDICATORI PRINCIPALI DISPOSIZIONI SPECIFICHE ALLERTA  Assenza assoluta di rischio in atto all’esterno dello stabilimento;  Numerose richieste di informazioni da parte della popolazione;  Possibilità di percezione di fenomeni visivi, acustici, odorigeni, dalla popolazione o da una sua parte significativa;  Monitoraggio da parte del Gestore;  Opportunità di informare la popolazione;  Messaggio a Sindaci;  Possibili anomalie funzionali degli impianti; ATTENZIONE  Informazione da parte dei Sindaci alla popolazione  Possibili emergenze di reparto anche con intervento di squadre aziendali e sull’assenza del rischio all’esterno dello stabilimento; attivazione del PEI;  Non viene richiesto l’intervento dei Vigili del fuoco del CNVVF;  Rilascio prolungato di sostanze definite “pericolose” (REACH) che determina concentrazioni inferiori a quelle tipiche della zona di attenzione;  Assenza assoluta di rischio in atto all’esterno dello stabilimento con valori di danno inferiori alla soglia corrispondente alla II zona;  Possibilità di evoluzione dello scenario con potenziale rischio all’esterno dello  Monitoraggio da parte del Gestore; stabilimento;  Monitoraggio da parte dei VVF;  Possibili emergenze di uno o più reparti anche con intervento di squadre PREALLARME  Messaggio a Enti per pre-approntamento attività da aziendali e attivazione del PEI; PEEA e pre-approntamento attività POC;  Intervento dei Vigili del fuoco del CNVVF all’interno dello stabilimento a seguito di richiesta;  Combustione prolungata (maggiore di sei ore);

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 Caratterizzazione scenario da Gestore e corrispondente Gruppo Cancelli da attivare;  Rischio in atto all’esterno dello stabilimento, con raggiungimento all’esterno  Comunicazione ex art. 25 c. 2; di valori di danno corrispondenti alla II zona, anche se in diminuzione;  Comunicazione a Enti;  Scenario compreso nel repertorio o assimilabile; ALLARME  Attivazione PEEA e POC;  Rilascio prolungato di sostanze definite “pericolose” (REACH) che determina  Informazione dei Sindaci alla popolazione interessata concentrazioni superiori a quelle tipiche della zona di attenzione; dalle aree di attenzione e danno;  Convocazione CCS e SO;  Assenza assoluta di rischio in atto all’esterno dello stabilimento con valori di danno inferiori alla soglia corrispondente alla II zona, in diminuzione o  Caratterizzazione scenario da DTS; stazionari;  Comunicazione ex art. 25 c. 2;  Possibili residui rischi per l’ambiente presenti all’esterno; CESSATO  Comunicazione a Enti;  Possibili emergenze di reparto anche con attività in corso di squadre aziendali ALLARME  Disattivazione PEEA e POC; e attivazione del PEI, ma con indicatori di stato in miglioramento;  Informazione da parte dei Sindaci alla popolazione  Attività di contrasto da parte dei Vigili del fuoco del CNVVF eventualmente interessata dalle aree di attenzione e danno; ancora in corso, ma con scenario in evoluzione migliorativa;  Dichiarazione da parte del DTS di impianti in sicurezza; Tab. 3.2. – Indicatori principali e livelli di allerta

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3.2.1. Attenzione Il livello di ATTENZIONE è generalmente associato ad un evento che, seppure in atto privo di qualsiasi rischio di propagazione all’esterno, potrebbe essere avvertito dalla popolazione provocando così una forma di allarmismo e preoccupazione. È il caso, ad esempio, di non programmati fuori servizio importanti degli impianti, che provocano nelle torce altezze di fiamma molto evidenti e inconsuete, o anomalie impiantistiche che causano rumorosità o luminosità eccezionali udibili o visibili all’esterno. La condizione di ATTENZIONE è gestita, all’interno dello stabilimento, dalle risorse interne e non prevede l’intervento dei Vigili del fuoco del Corpo Nazionale, ma solo le attività delle squadre aziendali. In questa fase il Gestore, pone in essere tutte le attività previste dal PEI e dal proprio SGS e informa ed aggiorna con appositi messaggio di cui agli ALLEGATI 3.7., il Prefetto e gli altri soggetti interessati, fra cui i Sindaci nei cui ambiti territoriali è percepibile l’evento. 3.2.2. Preallarme Il livello di PREALLARME è in genere caratterizzato da uno stato in cui l’evento, seppure al momento sotto controllo, a motivo della sua natura o per particolari condizioni al contorno, possa far temere, con ragionevole probabilità, un aggravamento delle condizioni di pericolo o possa essere avvertito dalla maggior parte della popolazione esposta, comportando la necessità di attivazione delle procedure di sicurezza e di informazione. In questa condizione i parametri di danno (concentrazione di tossico, irraggiamento, sovrappressione, etc.) non raggiungono all’esterno valori pericolosi. Il livello di PREALLARME potrebbe anche essere caratterizzato dall’intervento dei Vigili del fuoco del Corpo Nazionale all’interno dello stabilimento e quindi associato ad un ben determinato livello di emergenza interna chiaramente previsto dal PEI. In questa fase il Gestore - pone in essere tutte le attività previste dal PEI di stabilimento e dal proprio SGS; - collabora con il ROS dei VVF a cui assicura tutta l’assistenza necessaria e comunica ogni situazione di rilevo; - informa ed aggiorna il Prefetto e gli altri soggetti interessati mediante messaggi di cui agli ALLEGATI 3.7.; - assimila l’evento realmente in corso a quello più rappresentativo in termini di conseguenze possibili e di ampiezza di aree di attenzione, tra quelli di cui al repertorio in ALLEGATI 2.3.; - opera il monitoraggio continuo dei parametri significativi (condizioni meteorologiche, condizioni operative degli impianti, stato delle utilities critiche, consistenza delle risorse, etc.) e degli indicatori assunti (concentrazioni di vapori al suolo, quantitativi di sostanze coinvolte, etc.) avvisando il ROS del loro eventuale aumento, allo scopo di consentire al Prefetto di valutare se e quando dichiarare lo stato di ALLARME.

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3.2.3. Allarme – Emergenza esterna allo stabilimento All’evento è in genere da attribuire il livello di ALLARME quando esso generalmente richiede, per il suo controllo, l’intervento dei Vigili del fuoco del Corpo Nazionale; sin dal suo insorgere o a seguito della sua evoluzione non controllata, può coinvolgere aree esterne allo stabilimento con effetti di danno (infortunistici, sanitari, inquinanti). Per effetti di danno si intende in questo caso il superamento dei valori di soglia associati a “elevata letalità” (sicuro impatto, I zona) e “lesioni irreversibili” (danno, II zona). I valori di soglia assunti dei rispettivi parametri sono quelli già indicati nella precedente Tab. 2.2. In questa fase il Gestore - comunica tempestivamente (prima telefonicamente e poi formalmente) l’occorrenza dell’evento mediante messaggio con i contenuti di cui all’ALLEGATO 3.7.; - pone in essere tutte le attività previste dal PEI di stabilimento e dal proprio SGS allo scopo di mitigare gli effetti dell’evento; - ottempera a quanto disposto dal Prefetto in ordine a specifiche richieste di azioni, secondo le priorità indicate; - opera il monitoraggio continuo dei parametri significativi (condizioni meteorologiche, condizioni operative degli impianti, stato delle utilities critiche, consistenza delle risorse, etc.) e degli indicatori assunti (concentrazioni di vapori al suolo, quantitativi di sostanze coinvolte, etc.) fornendo i relativi valori al DTS. 3.2.4. Cessato allarme Lo stato di CESSATO ALLARME (cessazione del dichiarato livello di allerta) è caratterizzato dalla stabilizzazione dei parametri significativi e degli indicatori assunti e, contemporaneamente, dalla riduzione dei valori di soglia rilevati all’esterno dello stabilimento al di sotto di quelli associati a lesioni reversibili, senza ragionevoli probabilità di nuovo aggravamento della situazione. La chiusura dell’emergenza è dichiarata dal Prefetto, su conforme parere espresso dal CCS. Il Prefetto provvederà ad informare con l’utilizzo dell’apposito messaggio di cessazione allarme riportato in ALLEGATO 3.7. il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del mare, il Ministro dell’Interno, la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Salvaguardia Ambientale, il Ministero dell’Interno - Gabinetto e Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, nonché tutti gli altri Comandi/Enti/Amministrazioni precedentemente destinatari del messaggio di ALLARME. 3.3. Responsabilità delle operazioni sul luogo dell’evento incidentale L’organizzazione seguirà le indicazioni contenute nella Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 1636 del 2 maggio 2006 (15) in quanto si tratta di grandi emergenze.

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Ciascuna delle componenti del sistema provinciale di protezione civile deve predisporre, per la propria competenza, l’immediata individuazione delle seguenti figure: - Responsabile operativo in campo, che appena giunto in posto si recherà presso il posto di comando avanzato, se istituito, e notificherà la propria mansione al ROS (o al DTS, se presente); - Rappresentante qualificato, in seno al CCS attivato presso la Prefettura; - Operatore presso la Sala operativa della Prefettura. Sul teatro delle operazioni, i Responsabili operativi delle sotto indicate Funzioni Tecniche sono individuati come segue:

FUNZIONE RESPONSABILE NOTE Comandante La direzione tattica è effettuata dal Soccorso tecnico provinciale dei Vigili DTS; la direzione operativa in urgente del fuoco campo è assicurata dal ROS Soccorso sanitario Fino ad eventuale delega, primo Direttore SUES 118 urgente medico 118-SUES giunto sul posto Ordine e sicurezza Fino ad eventuale delega, primo Questore pubblica funzionario giunto sul posto Comandante Polizia Fino ad eventuale delega, primo Viabilità Stradale funzionario giunto sul posto Assistenza alla Fino ad eventuale delega, primo Sindaco popolazione funzionario giunto sul posto Tab. 3.3. – Funzioni tecniche e responsabili operativi sul posto L’individuazione di un Responsabile operativo sul luogo delle operazioni non incide sui livelli di responsabilità di coordinamento previsti dal presente Documento. I Responsabili operativi delle Funzioni Tecniche presenti sul luogo dell’evento fanno capo ai Rappresentanti delle corrispondenti Funzioni presenti in seno al CCS attivato presso la Prefettura e quindi, conseguentemente, dovranno agire in conformità alle disposizioni da questi ultimi impartire. 3.3.1. Soccorso tecnico urgente Anche in osservanza a quanto previsto dall’art. 10 del D. lgs. 1/2018 (1), il Soccorso Tecnico Urgente è assicurato dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco. Responsabile operativo del Soccorso Tecnico Urgente (DTS – Direttore Tecnico dei Soccorsi) è il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco, ovvero il Funzionario che ne fa le veci, che provvede, al verificarsi dell’evento, alla individuazione, delimitazione e controllo dell’area interessata dall'evento. Il DTS, acquisite le notizie dai dirigenti dello Stabilimento ove è avvenuto l'evento e da parte del ROS presente sul posto, provvede a: - fare una prima valutazione della gravità dell’evento sulla base degli elementi obiettivi di cui dispone; - fare, ove possibile, una previsione a brevissimo e breve termine, sulla base delle condizioni al contorno e delle informazioni che riesce ad acquisire;

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- istituire un Posto di Comando Avanzato mediante proprio automezzo in dotazione; - assicurare, tramite la funzione del ROS, l’adeguata protezione ai propri operatori; - individuare il perimetro dell’area accessibile al solo personale del Soccorso Tecnico Urgente e del Soccorso Sanitario Urgente (zona rossa o di Sicuro Impatto); - in caso di evento caratterizzato da rilascio (infiammabile o tossico) effettuare, tramite la funzione del ROS, le misure strumentali intese a definire la gravità del livello di inquinamento e le possibili aree di danno in base alle condizioni meteo in atto; - autorizzare l’accesso di uomini e mezzi; - coordinarsi con gli altri responsabili del soccorso; - effettuare, tramite la funzione del ROS, il contenimento e la mitigazione della sostanza chimica o tossica emessa e degli effetti della emissione in stretta collaborazione ed intesa con le squadre aziendali; - qualora l’evento appaia di condizioni tali da richiedere rinforzi, tramite la sala operativa del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, allertare la Direzione Regionale per chiedere l’invio sul posto di rinforzi (ove necessario della Squadra Regionale Nucleare Biologica Chimica Radiologica - NBCR) provenienti da altri Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco della Sicilia; - aggiornare costantemente il CCS costituito in Prefettura e il Comandante. Le operazioni tattiche del soccorso tecnico urgente di pertinenza dei Vigili del fuoco sono coordinate sul posto dal Responsabile delle Operazioni di Soccorso (ROS), funzione svolta dal Vigile del fuoco più alto in grado presente sul posto. Egli rende operative le disposizioni del DTS a cui riferisce costantemente. 3.3.2. Soccorso sanitario urgente Il Soccorso Sanitario Urgente è assicurato dal Servizio SUES – 118 che provvede ad attivare immediatamente il proprio piano di emergenza o di maxi - emergenza ed i Presidi Sanitari Ospedalieri e Territoriali, che a loro volta attivano la catena di soccorso sanitario secondo la pianificazione predisposta dall’ ASP n. 8 di Siracusa. Direttore del Soccorso Sanitario (DSS) è il Direttore del SUES – 118 o chi ne fa le veci, ovvero il medico del SUES – 118 per primo intervenuto in loco. Ove ritenuto necessario, in relazione alla situazione sanitaria sul luogo dell'evento, è attivata in una zona sicura una Unità di Crisi, coordinata dal DSS, che svolge le seguenti attività: - ricezione e valutazione delle richieste sanitarie in termini di impiego dei mezzi, dei materiali e dei tempi di intervento; - attivazione dei mezzi di soccorso. Il DSS in loco provvede a: - posizionare le risorse in zona sicura in accordo con il DTS e comunque ad una distanza di sicurezza dal luogo dell’evento; - istituire un posto di controllo e comando sanitario, raccordandosi con il DTS; - definire le misure di sicurezza ed attivare i dispositivi di protezione necessari, di concerto con il DTS;

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- effettuare una ricognizione di scenario, definendo il numero delle persone coinvolte e la quantificazione delle risorse sanitarie necessarie; - richiedere l’eventuale attivazione di uno o più Posto Medico Avanzato (PMA) o, eventualmente, in relazione alla particolare gravità dell’evento, di un ospedale da campo; - posizionare le aree di intervento sanitario, sentito il CCS e di concerto con il DTS e con il Sindaco del Comune interessato, con rispetto alle previsioni contenute nel discendente PCPC e alle condizioni meteorologiche, in zone sicure in cui installare uno o più PMA o, eventualmente, un ospedale da campo; - individuare, di concerto con il DTS e con il Sindaco del Comune interessato, con rispetto alle previsioni contenute nel discendente PCPC e alle condizioni meteorologiche, un’area in zona sicura per l’atterraggio ed il decollo dell’elicottero del SUES – 118 per il trasporto dei pazienti; - istituire, in accordo con il DTS e con il Sindaco del Comune interessato che terrà conto delle previsioni contenute nel PCPC, perché siano garantite le condizioni di sicurezza al personale operante, un’area di triage, un’area pazienti critici, un’area pazienti non critici ed eventualmente un’area deceduti; - individuare, sentito il CCS, di concerto con il DTS e con il Sindaco del Comune interessato, con rispetto alle previsioni contenute nel discendente PCPC e alle condizioni meteorologiche, un punto di concentramento dei mezzi di soccorso, ossia un luogo di sosta dei mezzi di soccorso in attesa di intervenire per il trasporto dei pazienti; - attivare le procedure di stabilizzazione, primo trattamento in loco ed evacuazione dei pazienti; - attivare il Nucleo di sostegno psicologico in favore della popolazione e dei colpiti per neutralizzare possibili eventi di panico collettivo o individuale; - aggiornare costantemente il CCS della Prefettura in merito a numero di persone assistite in loco, numero di feriti gravi e non, avviati ai Presidi Sanitari Ospedalieri e Territoriali, numero di persone decedute accertate. Nello svolgimento dell’attività di Soccorso Sanitario Urgente, collaborano con il personale sanitario del SUES – 118, la Croce Rossa Italiana (CRI) ed i Vigili del Fuoco, limitatamente alle rispettive risorse, in ordine ai seguenti aspetti: - prima decontaminazione delle persone intossicate da sostanze chimiche; - assistenza ai feriti; - smistamento e trasporto dei soggetti che necessitano di ulteriori trattamenti presso i Centri medici ed ospedalieri individuati dall’Autorità sanitaria. Al DSS, in accordo con il DRPC Sicilia, spetta il coordinamento tecnico operativo di tutte le Strutture, gli Enti e le Organizzazioni di Volontariato a carattere sanitario che collaborano all’intervento. I feriti e/o intossicati da trasportare nelle strutture ospedaliere, dopo l'eventuale decontaminazione in loco, sono trasferiti, con i mezzi messi a disposizione dalle Forze di Polizia, dai Comandi Militari, dagli Enti/Amministrazioni che partecipano agli interventi di soccorso ovvero dalle Aziende di trasporto pubblico o privato operanti nel territorio comunale o

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico provinciale, presso i Presidi ospedalieri di zona o presenti nel territorio provinciale. Qualora la ricettività locale risulti insufficiente, saranno attivate le procedure per i ricoveri presso Strutture ospedaliere regionali e/o nazionali, ovvero potrà essere richiesto l’allestimento di un ospedale da campo in un’area di sicurezza, da individuarsi dal Sindaco del Comune territorialmente competente, tenuto conto delle previsioni contenute nel discendente PCPC e delle condizioni meteorologiche, di concerto con il DTS e con il DSS. Nelle aree sanitarie all'uopo individuate e predisposte in funzione della natura, dell’entità, del tipo di evento e delle caratteristiche della zona interessata, verranno trasportati gli infortunati per la prima assistenza di urgenza, in attesa del successivo trasferimento con ambulanza o con eliambulanza presso la struttura ospedaliera individuata dall’Autorità Sanitaria. Le modalità per la realizzazione delle aree sanitarie da attrezzare ed utilizzare in caso di emergenza, sono individuate nella pianificazione predisposta dall'Autorità Sanitaria. Le strutture comunali e provinciali di protezione civile forniranno, ove occorra, il supporto logistico che sarà ritenuto necessario dal CCS. In caso di emissione di sostanze tossiche, l'ARPA di Siracusa e la ASP n. 8 di Siracusa dovranno monitorare i livelli di tossicità residua, con il supporto del Libero Consorzio Comunale di Siracusa, del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco e dell’Amministrazione comunale interessata. Il Servizio di Sanità Pubblica Veterinaria dell’ASP n. 8 di Siracusa si occuperà degli animali colpiti dall’evento confinandoli in apposite aree individuate congiuntamente con il DTS e con il Sindaco del Comune interessato, al fine di evitare la dispersione di sostanze pericolose nell’ambiente e di effettuare i primi interventi per una decontaminazione campale. Il predetto Servizio curerà inoltre il trattamento delle carcasse secondo le procedure previste. 3.3.3. Ordine e sicurezza pubblica Il Responsabile operativo dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica è il Questore ovvero il Dirigente della Questura che ne fa le veci. Il Responsabile operativo in campo provvede ad assumere, in relazione alla gravità dell’evento e secondo le direttive impartite dal CCS, tutte le iniziative necessarie al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, a tal fine avvalendosi del concorso operativo di tutte le altre Forze di Polizia, ivi compresi il Comando di Polizia provinciale ed il/i Comando/i di Polizia municipale del/i Comune/i interessato/i, nonché, eventualmente, delle Associazioni di Volontariato. Al Questore è demandato, in particolare, il compito di attuare, su specifica disposizione telefonica del Prefetto poi formalizzata mediante apposito messaggio, il POC per il blocco della circolazione stradale e pedonale nell’area interessata dall’evento e la contestuale istituzione della viabilità di emergenza con via di accesso privilegiata per i mezzi di soccorso e via di fuga privilegiata per l’eventuale evacuazione della popolazione. Per tale attività farà riferimento in generale al POC di cui alla successiva sezione 3.5. e ai relativi ALLEGATI 3.5., salvo successive correzioni disposte dal Prefetto.

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3.3.4. Viabilità La gestione della viabilità durante l’emergenza è assicurata dal Comando Sezione Polizia Stradale di Siracusa; responsabile operativo della Viabilità è quindi il Dirigente/Comandante della Sezione Polizia Stradale di Siracusa, ovvero il Rappresentante del Comando che ne fa le veci. Il Responsabile operativo in loco, eventualmente coadiuvato dal personale dipendente dell'ANAS, provvede a: - verificare sotto il profilo tecnico/operativo l’effettiva applicazione del POC, attuato dal Questore su disposizione del Prefetto, assicurando il presidio dei punti di accesso all'area interdetta; - verificare l’effettiva istituzione della viabilità di emergenza finalizzata a garantire una via di accesso privilegiata per i mezzi di soccorso ed una via di fuga privilegiata per l’eventuale evacuazione della popolazione; - adottare, in relazione alla gravità dell’evento e secondo le direttive impartite dal CCS, ogni opportuno provvedimento specifico eventualmente complementare alle misure adottate, per la disciplina della circolazione viaria nell’area circostante a quella oggetto del blocco totale della circolazione stradale e pedonale, affinché secondo le circostanze del caso concreto, sia garantito il rapido afflusso dei mezzi di soccorso nell’area interessata dall’evento incidentale e la rapida evacuazione della popolazione. Il Responsabile operativo della gestione della Viabilità si avvarrà del concorso operativo di tutte le altre Forze di Polizia, ivi compresi il Comando di Polizia Provinciale ed il/i Comando/i di Polizia municipale del/i Comune/i interessato/i, nonché, eventualmente, dell’ANAS. Le Organizzazioni di Volontariato eventualmente coinvolte svolgeranno compiti esclusivamente di supporto agli Enti che concorrono all’attuazione del POC, non potendo presidiare in maniera autonoma cancelli o altri dispositivi di regolazione del traffico. 3.3.5. Assistenza alla popolazione L’assistenza alla popolazione nell’area interessata dall’evento incidentale è assicurata dalla Amministrazione Comunale interessata. Responsabile operativo in loco è il Sindaco del Comune territorialmente competente o chi ne fa le veci. Il Responsabile operativo in loco, anche in accordo alle disposizioni del DTS, provvede a: - attivare tutte le risorse disponibili per l’assistenza alla popolazione, secondo le previsioni contenute nel PCPC, coadiuvato dalla Associazione o dal Gruppo comunale di Volontariato di protezione civile, dalle Associazioni e Strutture a carattere sanitario o socio/assistenziale presenti nel territorio comunale o provinciale, dalla CRI, dalle altre Associazioni di Volontariato presenti nel territorio provinciale e censite nell’apposito registro regionale o nazionale; - individuare, di concerto con il DTS, un’area in zona sicura in cui allestire una Struttura di prima accoglienza per l’assistenza alla popolazione, tra quelle che devono già essere elencate nel PCPC;

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- individuare gli edifici pubblici da adibire a Centri di temporanea accoglienza, tra quelli già elencati nel PCPC; - allestire ed organizzare tendopoli, containers o roulottes nelle aree sicure individuate, di concerto con il DTS, per l’eventuale temporaneo ricovero della popolazione evacuata; - individuare, secondo le previsioni contenute nel PCPC ovvero con l’ausilio del CCS, alberghi e/o strutture abitative, in relazione al numero di persone da sistemare, per il temporaneo ricovero della popolazione evacuata. Il Responsabile operativo dell’Assistenza alla popolazione si avvarrà del concorso operativo della Associazione o del Gruppo comunale di Volontariato di protezione civile, delle Associazioni e Strutture a carattere sanitario o socio/assistenziale presenti nel territorio comunale o provinciale, della CRI e delle altre Associazioni di Volontariato presenti nel territorio provinciale e censite nell’apposito registro regionale o nazionale, nonché dell’ASP n. 8 di Siracusa per l’assistenza sanitaria e psicologica. Al Responsabile operativo dell’Assistenza alla popolazione spetta il coordinamento tecnico/operativo di tutti gli Enti, le Associazioni e le Strutture, che concorrono allo svolgimento dell’attività di Assistenza alla popolazione. 3.3.6. Evacuazione della popolazione In relazione alla particolare gravità dell’evento incidentale, il Sindaco del Comune interessato o chi ne fa le veci, d’intesa con il CCS istituito presso la Prefettura e con i Responsabili operativi delle funzioni tecniche competenti, ordina l’evacuazione della popolazione residente nell’area interessata dall’evento incidentale, applicando le previsioni al riguardo dettate dal PCPC. Il Sindaco, a tal uopo, si avvarrà del concorso operativo che sarà offerto dalle Forze dell’Ordine, dai Comandi Militari, dalla CRI, dal SUES – 118; dalla Associazione o dal Gruppo comunale di Volontariato di protezione civile, dalle Associazioni e Strutture di carattere sanitario o socio/assistenziale presenti nel territorio comunale o provinciale, e dalle altre Associazioni di Volontariato presenti nel territorio provinciale e censite nell’apposito registro regionale o nazionale. I mezzi di trasporto necessari al trasporto delle persone evacuate saranno forniti dalle Forze dell’Ordine, dai Comandi Militari, dalla CRI, dalla Associazione o dal Gruppo comunale di Volontariato di protezione civile, dalle Associazioni e Strutture di carattere sanitario o socio/assistenziale, dalle altre Associazioni di Volontariato, dalle Amministrazioni Comunali ovvero dalle Aziende di trasporto pubbliche o private operanti nel territorio comunale o provinciale. Le persone evacuate saranno temporaneamente trasferite nelle Strutture di prima accoglienza per l’assistenza alla popolazione o negli edifici pubblici da adibire a Centri di temporanea accoglienza. Da qui le stesse potranno essere successivamente trasferite, per l’eventuale temporaneo ricovero notturno, presso le strutture alberghiere e/o abitative, che in relazione al numero di persone da sistemare saranno individuate, ovvero presso gli attendamenti, i containers o le roulottes che saranno allestiti e organizzati in aree sicure.

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Le risorse necessarie a supportare gli interventi di soccorso ed assistenza alla popolazione sono fornite dall’Amministrazione comunale interessata e dalle componenti istituzionali del sistema provinciale di protezione civile che intervengono nell’emergenza. A seguito di richiesta avanzata al CCS attivo presso la Prefettura, posso essere: - reperite dal DRPC; - reperite dal IX Settore – Pianificazione Territoriale e Protezione Civile - della Provincia Regionale; - reperite presso i Centri Assistenziali di Pronto Intervento (CAPI) del Ministero dell’Interno situati in Sicilia; - fornite da strutture di livello nazionale, qualora, in relazione alla gravità dell’evento incidentale, si renda necessario farne apposita richiesta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri / Dipartimento della Protezione Civile – Sala Situazione Italia. Tale misura è da ritenere estrema sia per il fatto che gli scenari incidentali non generano conseguenze tanto gravi da implicare il ricorso a detta misura di protezione, sia per le possibili implicazioni collaterali che tale provvedimento può causare sulla popolazione ed in particolare su alcune specifiche categorie (persone vulnerabili, individui con ridotte capacità di movimento, ospedali, carceri, etc.). Ciononostante è opportuno comunque che essa sia considerata in linea di principio come possibilità, e che di conseguenza la popolazione sia adeguatamente informata in merito. Naturalmente i termini dell’informazione preventiva come quelli delle comunicazioni nell’emergenza dovranno essere attentamente e prudentemente valutati da parte dei Sindaci, cui compete tale responsabilità. 3.3.7. Centri Operativi Misti e Centri Operativi Comunali Su disposizione del Prefetto, in relazione alla gravità dell’evento incidentale, si procederà all’attivazione di uno o anche più COM tra quelli formalmente previsti, con l’indicazione del/i Dirigente/i della carriera prefettizia Responsabile/i. In particolare i COM maggiormente interessati per competenza territoriale sono i seguenti tre: COM 1-SR Siracusa COM 4-SR Augusta COM 5-SR Priolo Gargallo

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Fig. 3.3.7. – Competenze territoriali dei COM Nulla esclude che in base alle singole e determinate contingenze dell’incidente industriale in corso, possano essere istituiti uno o più COM anche in Comuni diversi da quelli che già ne sono formalmente sedi. Spetta all’Amministrazione comunale interessata mettere a disposizione un locale o realizzare, eventualmente, una struttura provvisoria o, altrimenti, procurare un camper o una tenda ove, in funzione dell’evoluzione delle attività, i componenti del COM, in costante collegamento con le proprie Sale operative e con la Sala operativa ed il CCS della Prefettura, possano riunirsi per definire le modalità d’azione. Il COM si terrà, pertanto, in costante e continuo contatto il CCS presso la Prefettura per eseguirne le direttive tecnico/operative e comunicare: - la delimitazione delle aree impegnate dal Soccorso Tecnico Urgente e dal Soccorso Sanitario Urgente (zona rossa); - l'andamento dell'evento incidentale e le misure adottate atte a contenerne o ad eliminarne gli effetti; - lo stato di attuazione e la avvenuta esecuzione delle misure disposte a tutela della popolazione e la completa evacuazione della zona interessata, ove la stessa sia stata disposta; - la avvenuta attuazione del sistema dei cancelli di blocco della circolazione stradale; - la eventuale realizzazione di uno o più Posti Medici Avanzati (PMA);

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- la adeguatezza della consistenza numerica delle Forze di soccorso in relazione alla gravità dell’evento. Il COM secondo le disposizioni del CCS, dovrà coordinare l'esecuzione di tutte quelle attività ulteriori che dovessero rendersi necessarie per il buon esito delle operazioni. Nel caso in cui il COM non sia stato attivato, le comunicazioni di cui sopra saranno fornite dai singoli Responsabili operativi delle funzioni tecniche presenti sul luogo in relazione agli specifici profili di competenza. Il Sindaco del Comune dell'area di crisi dovrà comunque attivare la propria struttura operativa comunale - Centro Operativo Comunale (COC), secondo i criteri organizzativi e le modalità del c.d. “metodo Augustus”. 3.3.8. Associazioni di Volontariato Su disposizione del CCS ed in relazione alle particolari necessità di concorso nelle operazioni e/o attività di soccorso e di assistenza alla popolazione, rappresentate dai Responsabili operativi delle Funzioni Tecniche presenti sul teatro delle operazioni, il DRPC Sicilia, tramite le proprie strutture competenti nel territorio, attiverà le Organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile (OVPC) presenti nel territorio provinciale e censiti nell’apposito registro regionale. Le OVPC che intervengono nell’emergenza faranno riferimento e saranno, sotto il profilo tecnico/operativo, coordinati dal Responsabile operativo presente in loco della Funzione Tecnica alla esplicazione della quale concorrono a prestare il loro ausilio, in accordo con il DRPC Sicilia. 3.4. Funzioni minime dei principali soggetti coinvolti nell’emergenza Seppure ogni specifico scenario incidentale richiede particolari valutazioni e misure di mitigazione, possono essere indicate, in linea di massima, alcune attività che in generale sarà necessario porre in essere. 3.4.1. Gestore Ha l’obbligo di aggiornare costantemente le informazioni contenute nel documento di Notifica di cui all’art. 13 del D. lgs. 105/2015 nel caso di modifiche che possano modificare il livello di rischio come valutato dall’ultimo istruttoria del CTR sul più recente RDS. In caso di evento incidentale che potrebbe avere ripercussioni di qualunque tipo all’esterno dello stabilimento: - attiva il PEI e tutte le procedure previste nel proprio Sistema di gestione della sicurezza (SGS) per il caso specifico; - informa la Prefettura, la Questura, il CTR, la Regione, il Presidente del Libero Consorzio Comunale, il Sindaco nel cui territorio è ubicato lo stabilimento e quelli i cui territori potrebbero essere interessati da effetti di qualunque tipo, il Comando provinciale dei Vigili del fuoco, l’ARPA, l’ASP; l’informativa va fatta ai sensi dell’art. 25 del D. lgs. 105/2015; Tra le informazioni che dovranno essere fornite e costantemente aggiornate per tutta la durata dell’emergenza, si evidenziano le seguenti:  localizzazione dell’impianto e sua denominazione;

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 caratteristiche geometriche delle apparecchiature coinvolte e principali parametri di processo;  sintetica descrizione dello scenario in atto e sua possibile evoluzione anche in termini di aree di danno all’esterno dello stabilimento;  eventuali vittime all’interno dello stabilimento;  attivazione del PEI;  scenario assimilabile tra quelli di cui al repertorio in ALLEGATI 2.3.;  sostanze pericolose interessate più rappresentative per tipo di rischio possibile e per quantità;  condizioni meteorologiche locali (velocità e direzione del vento, precipitazioni in atto, etc.);  eventuali contatti già instaurati con altri enti; - assimila l’evento in corso a quello, tra gli incidenti elencati nel repertorio di cui agli ALLEGATI 2.3., che in termini di effetti meglio lo rappresenta, e rende noto l’esito di tale valutazione al Prefetto e a Comandante provinciale dei Vigili del fuoco; - comunica l’evento anomalo al Prefetto a agli altri destinatari, con messaggi di cui all’ALLEGATO 3.7.; - ove possibile individua, se non già presenti nel proprio SGS, i più significativi indicatori che per lo specifico evento possono ritenersi utili allo scopo di caratterizzare lo stato degli impianti coinvolti (ad esempio condizioni operative, variabili di processo, stato delle utilities critiche, etc.) ed il conseguente livello di sicurezza e ne effettua il continuo monitoraggio; - segue costantemente l’evoluzione dell’evento incidentale, aggiorna le informazioni già rese comunicando direttamente con il Prefetto e resta a disposizione dei VVF con le modalità previste dal proprio PEI e dal proprio SGS; notifica gli aggiornamenti con comunicazioni di cui all’ALLEGATO 3.7.; - fornisce tempestivamente ai VVF e al Prefetto le indicazioni tecniche in suo possesso, compresi i dati relativi alla concentrazione a terra delle eventuali sostanze aerodisperse, ove prescritto in sede di istruttoria ex art. 17 D. lgs. 105/2015; - assicura la disponibilità delle risorse in suo possesso necessarie o utili alla gestione dell’emergenza e al suo superamento, garantendo collaborazione e supporto alle autorità esterne secondo le modalità indicate nel proprio SGS, anche al fine specifico di rendere il sito agibile dopo l’incidente, secondo le indicazioni del Prefetto e le valutazioni dell’ARPA; - ove lo scenario incidentale in corso sia individuato come possibile origine di effetto domino nei confronti di stabilimenti vicini, assicura lo scambio di informazioni con i Gestori di vicini insediamenti industriali prossimi, secondo le eventuali indicazioni già impartite dal CTR, o quanto contenuto nel proprio SGS, ai sensi dell’art. 19 comma 4 del D. lgs. 105/2015; - assicura la presenza di un proprio qualificato rappresentante, se richiesta, in seno al CCS. 3.4.2. Prefetto

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Ai sensi dell’art. 21 del D. Lgs. 105/2015 e dell’art. 9 del D. Lgs. 1/2018, il Prefetto ha competenza esclusiva per l’elaborazione e l’aggiornamento del PEEA. Per quanto indicato all’art. 9 del D. Lgs. 1/2018 il Prefetto assume, nell’immediatezza dell’evento, la direzione unitaria di tutti i servizi di emergenza da attivare a livello provinciale, curando l’attuazione del Piano. Come previsto dall’art. 25 del D. Lgs. 105/2015, al verificarsi di un incidente rilevante, il Prefetto: - dispone l'attuazione del PEEA e l’adozione delle misure di emergenza e delle misure a medio e a lungo termine che possono rivelarsi necessarie (le eventuali spese relative agli interventi effettuati sono poste a carico del Gestore, anche in via di rivalsa, e sono fatte salve le misure assicurative stipulate); - informa, tramite il Sindaco, le persone potenzialmente soggette alle conseguenze dell'incidente rilevante avvenuto, anche con riguardo alle eventuali misure intraprese per attenuarne le conseguenze; - informa: • la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile; • il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione Generale per la Salvaguardia Ambientale; • il Ministero dell’Interno: a) Gabinetto; b) Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile;  il CTR;  la Regione Siciliana;  i Prefetti competenti per gli ambiti territoriali limitrofi che potrebbero essere interessati dagli effetti dell'evento. Nel dettaglio, il Prefetto, o eventualmente il Dirigente della carriera prefettizia in turno di reperibilità, riceve la notizia dell’evento incidentale dal Gestore dello Stabilimento interessato, nell’immediatezza per via telefonica, successivamente con l’utilizzo di apposito messaggio riportato in ALLEGATO 3.7. Il Gestore fornisce le prime sommarie informazioni sull’evento incidentale (localizzazione dell'impianto; eventuale rilascio in atmosfera di sostanze tossiche e/o nocive alla salute umana; caratteristiche delle sostanze eventualmente rilasciate e aree di danno previste; condizioni meteo nell'area con speciale riferimento alla direzione ed intensità del vento dominante), al fine di rendere noti gli elementi che consentiranno al Prefetto di caratterizzare con la massima approssimazione possibile l’evento e prevederne per quanto possibile l’evoluzione. Il Dirigente della carriera prefettizia che riceve eventualmente per primo la comunicazione dell’evento, acquisite le prime sommarie informazioni di cui sopra, avvisa immediatamente il Prefetto, il Vice Prefetto Vicario ed il Capo di

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Gabinetto della Prefettura nonché, se è persona diversa, il Dirigente dell’Area Va. Verificato che l'evento rientra nelle ipotesi incidentali previste nel PEEA, il Prefetto, acquisito il parere tecnico del Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco, effettua una prima caratterizzazione in termini di livello di allerta dei possibili scenari, ai fini della valutazione delle successive misure urgenti che potrebbero essere adottate e, quindi, con riferimento agli indicatori di stato assunti, dichiara: - il livello di ATTENZIONE; - il livello di PREALLARME (nel caso in cui lo scenario richiede l’intervento dei Vigili del fuoco all’interno dello Stabilimento); - il livello di ALLARME; - il CESSATO ALLARME (cessazione del dichiarato livello di allerta). I Comandi/Amministrazioni/Enti che compongono il sistema di protezione civile, conseguentemente attueranno le procedure operative previste nelle proprie pianificazioni discendenti correlativamente allo specifico livello di allerta dichiarato dal Prefetto. Nel caso di dichiarazione del livello di ALLARME, il Prefetto: - dispone l’attuazione delle procedure di soccorso tecnico e sanitario, previste dai Piani di intervento operativo predisposti dai Comandi, dalle Amministrazioni e dagli Enti che compongono il sistema di protezione civile ovvero comunque connesse alle loro specifiche competenze istituzionali, con l’utilizzo dell’apposito messaggio riportato in ALLEGATO 3.7.; - dispone l’attuazione del blocco della circolazione stradale della zona interessata secondo le previsioni del POC e la contestuale attuazione del piano per la viabilità di emergenza; - dispone l’interruzione totale della circolazione ferroviaria passeggeri e merci sulla tratta Siracusa – Catania e viceversa; - dispone la immediata convocazione in Prefettura del CCS, con l’utilizzo dell’apposito format riportato in ALLEGATO 3.7. e/o mediante contatti informali telefonici con i Responsabili delle Funzioni; - la immediata attivazione della Sala operativa della Prefettura, nella composizione per Funzioni di Supporto per il rischio industriale mediante messaggio di cui all’ALLEGATO 3.7. Ad integrazione del CCS e della Sala operativa può essere disposta la immediata convocazione in Prefettura dei Funzionari degli Enti o delle Amministrazioni altrimenti interessate dall’evento incidentale e/o del Gestore dello stabilimento presso il quale si è verificato l’incidente industriale o di un suo qualificato rappresentante; - valuta, sentiti gli Organi competenti, la necessità di adottare provvedimenti straordinari in materia di viabilità e trasporti; - dispone, per il tramite del Questore, con messaggio di cui all’ALLEGATO 3.7., l’attuazione del POC di cui alla successiva sezione 3.5. secondo il dispositivo previsto per lo scenario ipotizzato come indicato nell’ALLEGATO 3.5.A., anche sulla base delle eventuali variazioni suggerite dal Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco che svolge le funzioni di DTS; l’applicazione del dispositivo selezionato consentirà una delimitazione cautelativa del

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cratere, da mantenere fino a successive eventuali affinazioni da condurre sulla base delle informazioni che giungono dal campo. Tali variazioni saranno verosimilmente in minus, ma non è da escludere che particolari evoluzioni dello scenario reale o specifiche condizioni meteorologiche inducano a modificare il dispositivo in plus. L’attivazione del dispositivo nelle sue rimodulazioni sarà quindi richiesto dal Prefetto al Questore, che ne assicurerà la corretta e rapida attuazione; - dispone l’attivazione dei sistemi di allarme per le comunicazioni alla popolazione da attuare secondo le pianificazioni comunali discendenti; - valuta e decide, con il Sindaco interessato, circa le misure di protezione da fare adottare alla popolazione in base ai dati tecnico-scientifici forniti dagli Organi competenti o dalle Funzioni di Supporto; - se necessario, a cura del Sindaco del Comune interessato, dispone la diramazione dell’avviso alla popolazione che si trova nella zona che potrebbe risultare esposta a rischio o alla quale risulta necessario o utile fornire informazioni durante l’emergenza, di non permanere all’aperto e di portarsi immediatamente al chiuso (c.d. “rifugio al chiuso”), secondo le informazioni preliminari già somministrate da parte del Sindaco alla popolazione, di cui alla sezione 4 successiva; in tale eventualità potrà essere utilizzato l’apposito messaggio riportato in ALLEGATO 3.7. L’avviso sarà dato mediante l’utilizzo di appositi impianti fissi audiofonici e/o tramite l’impiego di apposite pattuglie automontate del/dei dipendente/i Comando/i di Polizia municipale munite di megafono, secondo quanto previsto dalla pianificazione comunale o, per i Comuni che ne hanno disponibilità, utilizzando la messaggistica telefonica. Successivamente, le informazioni alla popolazione sui comportamenti da seguire potranno essere fornite anche per mezzo delle emittenti radiotelevisive, in particolar modo locali; - dispone il monitoraggio continuativo della qualità dell’aria in funzione della direzione, intensità e altezza del vento in atto dominante sulla zona teatro dell’evento incidentale, con l’utilizzo dell’apposito messaggio riportato in ALLEGATO 3.7., interessando l’ARPA; - ordina l’adozione di ogni iniziativa necessaria al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, con l’utilizzo dell’apposito messaggio riportato in ALLEGATO 3.7.; - valuta con il Sindaco e di concerto con il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco, l’opportunità di revocare lo stato di emergenza esterna e dichiarare il CESSATO ALLARME (cessazione del dichiarato livello di allerta), utilizzando all’uopo l’apposito modello in ALLEGATO 3.7.; - richiede agli Organi competenti l’avvio dei procedimenti di messa in sicurezza dei luoghi interessati, di ripristino e di disinquinamento dell’ambiente, per il superamento dell’emergenza. Per una immediata efficacia degli interventi a tutela delle popolazioni e dell’ambiente, sino all'insediamento del CCS in Prefettura, la gestione dell'emergenza prosegue per via telefonica, allo scopo di assicurare la assunzione in tempo reale di tutte le decisioni necessarie. Ove necessario il Prefetto dispone anche la costituzione di uno più COM.

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Il/i Sindaco/i del/i Comune/i dell'area di crisi dovrà/anno comunque attivare la/e propria/e struttura/e operativa/e comunale/i COC secondo i criteri organizzativi e le modalità del c.d. “metodo Augustus” (Funzioni di supporto). 3.4.3. Vigili del fuoco In “tempo di pace” le strutture territoriali del CNVVF collaborano con il Prefetto nelle fasi di predisposizione, aggiornamento, attuazione e sperimentazione del PEEA. Il CNVVF inoltre svolge attività di formazione in linea con i propri compiti istituzionali. Il Comando provinciale dei Vigili del fuoco assicura il Soccorso Tecnico Urgente il cui responsabile in capo è il Comandante Provinciale ovvero il Funzionario che ne fa le veci che, nei casi previsti dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 1636 del 02/05/2006 (15), svolge quindi le funzioni di DTS. In caso di evento incidentale che potrebbe avere ripercussioni di qualunque tipo all’esterno dello stabilimento, i Vigili del fuoco: - ricevono dal Gestore le informazioni relative al preallertamento e la richiesta di allertamento secondo quanto previsto nel PEEA e coerentemente con le modalità indicate nel PEI di stabilimento e nel SGS; - svolgono le operazioni di soccorso tecnico urgente di propria competenza all’interno dello stabilimento, secondo il proprio piano operativo; - comunicano al Prefetto tutte le indicazioni tecniche eventualmente necessarie a modulare il dispositivo applicato del POC al fine di tararlo adeguatamente alla specifica emergenza in corso, anche sulla base delle indicazioni via via fornite dal Gestore e dalle informazioni rese dal personale VF in campo; - assicurano sul posto il coordinamento delle operazioni tecniche mediante il DTS e il ROS, istituendo, se ricorre la necessità, un posto di comando avanzato secondo le modalità indicate nel proprio POA VF; il DTS nell’espletamento delle attività̀ di coordinamento si avvarrà̀ della collaborazione dei responsabili sul posto per ciascuno dei seguenti settori: Soccorso Sanitario - DSS, Ordine e Sicurezza Pubblica, Viabilità̀, così come indicato dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 1636 del 02/05/2006 (15); - assicurano la presenza di un proprio operatore presso la Sala Operativa della Prefettura; - garantiscono la presenza di un proprio qualificato rappresentante in seno al CCS. Responsabile tecnico dell’intervento in campo è il ROS. I rapporti funzionali tra DTS, ROS, Sala Operativa del Comando provinciale dei Vigili del fuoco e squadre, sono regolamentati dal POA VF, che specifica le modalità di attuazione dei compiti previsti dal presente PEEA. In generale il ROS, acquisite le notizie dal Gestore dello Stabilimento ove è avvenuto l'evento, provvede a: - tenere costantemente informato il DTS e la Sala Operativa del Comando utilizzando le modalità di comunicazione previste dal Piano Operativo VF;

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- valutare la gravità dell’evento e caratterizzarlo nei termini di cui al presente PEEA; - stabilire le priorità secondo i consueti criteri del Soccorso Tecnico Urgente ed in osservanza al Piano Operativo VF, per assicurare l’effettuazione dei compiti istituzionali urgenti; - valutare le eventuali necessità di risorse e rappresentare le proprie proposte al DTS, anche in ordine alla eventuale opportunità di istituire di un posto di comando avanzato (Unità di comando locale o UCL); - mantenere costanti contatti con il rappresentante del Gestore presente in campo; - definire nella zona del cratere il perimetro dell’area accessibile al solo personale del Soccorso Tecnico Urgente e del Soccorso Sanitario Urgente (zona rossa), in relazione ai valori assunti dai parametri significativi; - in caso di incidente con sostanze tossiche effettuare le misure strumentali intese a definire la gravità del livello di inquinamento e le possibili aree di danno in base alle condizioni meteo in atto; - autorizzare l’accesso di uomini e mezzi in zona rossa; - adottare tutte le cautele previste per garantire che le operazioni non espongano gli operatori del soccorso VF a rischi inammissibili, in osservanza alle procedure operative standard; - notificare a tutti i responsabili degli altri Enti coinvolti nelle operazioni di soccorso, la propria mansione di ROS e l’eventuale istituzione del posto di comando avanzato presso UCL; - se non già attuato dal DTS, aggiornare costantemente il CCS. 3.4.4. Questore e Forze di Polizia Il Questore, in qualità di responsabile dell’ordine pubblico, direttamente o tramite un funzionario appositamente delegato coordina le Forze di Polizia individuate ai sensi dell’art. 16 della legge 121/1981 in tutti i casi in cui esse intervengono per attività connesse con l’applicazione del PEEA. Ad esse possono unirsi, in caso di necessità, le Forze Armate nella gestione dell’emergenza. Su disposizione del Prefetto, il Questore attua il POC, in conformità alle indicazioni generali contenute nella sezione 3.5. e negli ALLEGATI 3.5., e secondo le indicazioni ulteriori che eventualmente riterrà opportuno fornire estemporaneamente secondo modalità adeguate, in relazione a possibili situazioni contingenti (indisponibilità occasionale di pattuglie precedentemente designate, contemporanee richieste di intervento istituzionale in diverse zone del territorio, etc.); in “tempo di pace” mantiene quindi costantemente aggiornato l’elenco dei referenti degli Enti a cui è stata assegnata la titolarità dei cancelli, anche sulla base delle eventuali variazioni di rispettiva disponibilità. In caso di evento incidentale che potrebbe avere ripercussioni di qualunque tipo all’esterno dello stabilimento:

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- coordina le attività operative connesse alla gestione e al controllo dei flussi nelle aree interessate dall’emergenza, anche ai fini del mantenimento dell’ordine pubblico; - assicura la presenza in campo di un proprio delegato che, come responsabile del settore Ordine e Sicurezza Pubblica, collabora con il DTS nel posto di comando avanzato eventualmente predisposto presso UCL; - assicura la presenza di un proprio operatore presso la Sala Operativa della Prefettura; - assicura la presenza di un proprio qualificato rappresentante in seno al CCS. Il Responsabile operativo in loco provvede ad assumere, in relazione alla gravità dell’evento e secondo le direttive impartite dal CCS, tutte le iniziative necessarie al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, a tal fine avvalendosi del concorso operativo di tutte le altre Forze di Polizia, ivi compresi il Comando di Polizia provinciale ed il/i Comando/i di Polizia municipale del/i Comune/i interessato/i, nonché, eventualmente, delle Associazioni di Volontariato. Al Responsabile operativo dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica spetta il coordinamento tecnico/operativo di tutte le Forze di Polizia, ivi compresi il Comando di Polizia Provinciale ed il/i Comando/i di Polizia municipale del/i Comune/i interessato/i, nonché eventualmente delle Associazioni di Volontariato, che concorrono allo svolgimento dell’attività di gestione dell’Ordine e Sicurezza Pubblica. 3.4.5. Sindaco Assicura l’informazione alla popolazione ai sensi dell’art. 8 del D. lgs. 105/2015 e l’individuazione delle aree di attesa, ricovero e ammassamento. Collabora con il Prefetto nelle fasi preparatorie del PEEA per organizzare l’evacuazione assistita. Nell’attività di informazione della popolazione segue le indicazioni contenute nel DPCM 16/2/2007 (16). Come previsto dal D. lgs. 105/2015 art. 23 comma 6 e seguenti, il comune nel cui territorio è localizzato lo stabilimento mette tempestivamente a disposizione del pubblico, anche in formato elettronico e mediante pubblicazione sul proprio sito web, le informazioni fornite dal Gestore ai sensi dell'articolo 13, comma 5, eventualmente rese maggiormente comprensibili, fermo restando che tali informazioni dovranno includere almeno i contenuti minimi riportati nelle sezioni informative A1, D, F, H, L del modulo di cui all'allegato 5. Tali informazioni sono permanentemente a disposizione del pubblico e sono tenute aggiornate, in particolare nel caso di modifiche di cui all'articolo 18. Le informazioni suddette, comprensive di informazioni chiare e comprensibili sulle misure di sicurezza e sul comportamento da tenere in caso di incidente a rilevanza esterna, sono fornite d'ufficio dal Sindaco, nella forma più idonea, a tutte le persone ed a qualsiasi struttura e area frequentata dal pubblico, compresi scuole e ospedali, che possono essere colpiti da un incidente a rilevanza esterna verificatosi in uno degli stabilimenti, nonché a tutti gli stabilimenti ad esso adiacenti soggetti a possibile effetto domino.

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Le informazioni sono nuovamente diffuse in occasione del loro aggiornamento e in ogni caso almeno ogni cinque anni. In caso di evento incidentale che potrebbe avere ripercussioni di qualunque tipo all’esterno dello stabilimento, il Sindaco, ove ritenuto necessario: - attiva le strutture comunali operative di protezione civile secondo il proprio piano operativo ed in coerenza con quanto previsto dal PEEA; - informa la popolazione sull’evento incidentale in corso e comunica le misure di protezione da fare adottare per ridurre le conseguenze; - predispone il trasporto della popolazione evacuata ove si faccia ricorso a tale misura; - dispone l’utilizzo delle aree di ricovero per la popolazione eventualmente evacuata; - segnala ai Vigili del fuoco eventuali necessità di settori particolari di popolazione, peculiari in ragione delle loro specificità, della loro residenza, dei loro limiti di mobilità; - assicura la presenza di un proprio operatore presso la Sala Operativa della Prefettura; - dispone la presenza di un proprio qualificato rappresentante in seno al CCS; - segue l’evoluzione della situazione e informa la popolazione della revoca dello stato di emergenza esterna dichiarata dal Prefetto; - al momento della cessata emergenza si adopera per il ripristino delle condizioni di normalità ed in particolare per l’ordinato rientro della popolazione presso le abitazioni. Tra le sue funzioni principali vi è l’assistenza alla popolazione. A tal fine, in occasione di eventi per il quali il PEEA lo prevede, provvede a: - attivare tutte le risorse disponibili per l’assistenza alla popolazione, secondo le previsioni contenute nel PCPC, coadiuvato dalla Associazione o dal Gruppo comunale di Volontariato di protezione civile presenti nel territorio comunale; - individuare di concerto con il Responsabile operativo del Soccorso Tecnico Urgente un’area in zona sicura in cui allestire una Struttura di prima accoglienza per l’assistenza alla popolazione, tra quelle previste nel PCPC, anche con rispetto alle condizioni al contorno e meteorologiche; - individuare gli edifici pubblici da adibire a Centri di temporanea accoglienza, tra quelli previsti nel PCPC; - allestire ed organizzare tendopoli, campi containers o campi roulottes in aree sicure, individuate di concerto con il Responsabile operativo del Soccorso Tecnico Urgente, tra quelle previste nel PCPC, anche con rispetto alle condizioni al contorno e meteorologiche, per l’eventuale temporaneo ricovero della popolazione evacuata; - individuare, secondo le previsioni contenute nel PCPC ovvero con l’ausilio del CCS, alberghi e/o strutture abitative, in relazione al numero di persone da sistemare, per il temporaneo ricovero della popolazione evacuata. 3.4.6. Polizia Municipale

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In “tempo di pace” controlla costantemente, nell’ambito dei propri compiti istituzionali, che nel territorio non siano poste in essere attività tali da compromettere l’efficacia del PEEA (occupazione illecita di aree, realizzazione di manufatti abusivi, ostacoli al traffico lungo le strade e piazze eventualmente destinate a particolari funzioni dal PEEA. In caso di evento incidentale che potrebbe avere ripercussioni di qualunque tipo all’esterno dello stabilimento: - predispone e presidia i cancelli assegnati, in osservanza alle indicazioni del Questore e secondo le modalità indicate negli ALLEGATI 3.5.; - presidia i percorsi alternativi individuati nel PEEA, garantendo il regolare flusso, secondo le indicazioni della Funzione Viabilità in CCS; - ottempera alle disposizioni del Questore nelle eventuali attività di Ordine Pubblico. 3.4.7. Polizia Stradale La gestione della viabilità in loco durante la durata dell’emergenza è assicurata dal Comando Sezione Polizia Stradale di Siracusa. Responsabile operativo della Viabilità è il Dirigente/Comandante della Sezione Polizia Stradale di Siracusa, ovvero il Rappresentante del Comando che ne fa le veci. In caso di evento incidentale che potrebbe avere ripercussioni di qualunque tipo all’esterno dello stabilimento: - garantisce la presenza in campo di un proprio delegato con funzioni di DSS che, come responsabile del settore Viabilità, collabora con il DTS nel posto di comando avanzato eventualmente predisposto presso UCL; - verifica, sotto il profilo tecnico/operativo, l’effettiva e corretta applicazione del POC secondo il dispositivo applicato di cui agli ALLEGATI 3.5., attuato dal Questore su disposizione del Prefetto, assicurando il presidio dei punti di accesso all'area interdetta; - se ritenuto opportuno, propone eventuali modifiche al dispositivo applicato del POC, in relazione all’evoluzione dell’evento; - adotta in relazione alla gravità dell’evento e secondo le direttive impartite dal CCS, ogni e opportuno provvedimento di disciplina della circolazione viaria nell’area circostante a quella oggetto del blocco totale della circolazione stradale e pedonale, perché secondo le circostanze del caso concreto, sia garantito il rapido afflusso dei mezzi di soccorso nell’area interessata dall’evento incidentale e la rapida evacuazione della popolazione. Il Responsabile operativo in loco della Polizia Stradale è eventualmente coadiuvato dal personale dipendente dell'ANAS. Il Responsabile operativo della gestione della Viabilità si avvarrà del concorso operativo di tutte le altre Forze di Polizia, ivi compresi il Comando di Polizia Provinciale ed i Comandi di Polizia municipale dei Comuni interessati, nonché, eventualmente, dell’ANAS e delle Associazioni di Volontariato. Al Responsabile operativo dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica spetta il coordinamento tecnico/operativo di tutte le Forze di Polizia, ivi compresi il Comando di Polizia Provinciale ed i Comandi di Polizia municipale dei Comuni

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico interessati, nonché, eventualmente, dell’ANAS e delle Associazioni di Volontariato, che concorrono allo svolgimento dell’attività di gestione della Viabilità. 3.4.8. Libero Consorzio Comunale di Siracusa In “tempo di pace” collabora con il Prefetto nelle fasi di predisposizione, aggiornamento, attuazione e sperimentazione del PEEA, comunica eventuali indisponibilità, momentanee o definitive, di infrastrutture stradali di propria competenza ricadenti nella zona industriale. In “fase di emergenza” attiva il Piano di Allertamento Interno, partecipa al CCS nella funzione Viabilità, attiva il personale della Polizia Provinciale disponibile, mette a disposizione la propria sala operativa di Protezione Civile e fornisce, se necessari, i dati relativi a direzione e velocità del vento in tempo reale registrati dalla propria rete di monitoraggio. Inoltre collabora con ARPA, DRPC e VVF nell’approntamento della cartografia necessaria nelle varie fasi dell’emergenza. 3.4.9. Capitanerie di Porto Le Capitanerie di Porto di Augusta e di Siracusa hanno la responsabilità di garantire la sicurezza delle rispettive infrastrutture portuali operando in coerenza con i rispettivi Piani di emergenza e secondo le Ordinanze emanate e le proprie procedure operative. Nei casi di evento incidentale a terra, valutano le eventuali ripercussioni negli ambiti di competenza, in rada e a bordo delle navi presenti, disponendo secondo le necessità, anche ai fini della sicurezza delle persone, degli operatori portuali e degli equipaggi. In occasione di scenari a seguito dei quali potrebbe risultare compromesso l’ambiente marino o le coste, adottano le misure immediate necessarie e, ove gli eventi siano da affrontare in termini di protezione civile, rappresentano eventuali fabbisogni di risorse in sede di CCS. Nel caso di incidenti che coinvolgano navi e compromettano la sicurezza delle infrastrutture portuali adottano le iniziative necessarie a garantirne la sicurezza. Ove scenari incidentali che avvengono a bordo di navi, ancorché privi di alcun rischio diretto per la popolazione, possono generare impatti emotivi, tempestivamente evidenziano tale circostanza al Prefetto perché l’evento sia valutato anche relativamente a tali aspetti. Nei casi in cui gli scenari incidentali che avvengono presso le proprie sedi dovessero esporre a rischio il personale dipendente, dispone l’adozione di adeguate misure di autoprotezione. 3.4.10. Regione La Regione Siciliana, in qualità di autorità territoriale di protezione civile e componente del Servizio nazionale provvede in generale all'attuazione delle attività di cui all'articolo 2 del D. Lgs. 1/2018 in ordine a previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi, alla gestione delle emergenze e al loro

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico superamento anche con riferimento alle attività di presidio della Sala Operativa. Nelle fasi dell’emergenza il Presidente della giunta regionale collabora con il Prefetto, coordinandosi con la struttura regionale di protezione civile. Collabora con il Sindaco negli interventi da mettere in atto, al fine di garantire l'immediata attivazione degli interventi di primo soccorso alla popolazione. Ai sensi dell’art. 11 del D. lgs. 1/2018, assicura la gestione della sala operativa regionale, volta anche ad assicurare il costante flusso di raccolta e scambio delle informazioni con il Dipartimento della protezione civile, le Prefetture e i Comuni. La Regione partecipa alle operazioni di contenimento dei danni ambientali e per la tutela della salute dei cittadini previste dal presente PEEA come previsto dal D. lgs. 1/2018. Nelle fasi dell’emergenza partecipa alla gestione attraverso le proprie strutture periferiche: - DRPC Sicilia - Dipartimento Regionale di Protezione Civile: Servizio S12 Sicilia Sud-Orientale; Servizio S.5 Rischio Sanitario e Antropico; - Comando del Corpo Forestale - Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Siracusa. 3.4.10.1. Dipartimento Regionale Protezione Civile Sicilia Per quanto disposto dall’art. 11 del D. lgs. 1/2018, il DRPC, con le proprie articolazioni centrali e periferiche provvederà a supportare tutte le azioni di salvaguardia della popolazione che il CCS intenderà porre in atto. In dettaglio, con il personale del Servizio S.05 – Rischio Ambientale ed Antropico, provvederà: - a relazionare sull'evoluzione dell'incidente al Servizio S1 Gestione Emergenza del DRPC Sicilia, presso la Sala Operativa Regionale di Palermo; - a inviare proprio personale presso il CCS convocato presso la Prefettura di Siracusa assumendo la Funzione Censimento; - a inviare proprio personale presso i COC e/o i COM, ove istituiti, per garantire lo svolgimento delle proprie attribuzioni in ambito locale inerenti all’assistenza alla popolazione; - a valutare l'evolversi dell'emergenza e allertare, se richiesto dal CCS, il Servizio 9-Volontariato per l'attivazione delle Organizzazioni di Volontariato di province limitrofe a quelle di Siracusa; - al coordinamento delle attività di assistenza alla popolazione, secondo le necessità e le direttive del Sindaco, attraverso la Sala Operativa Regionale Integrata Siciliana (SORIS). Con il personale della UOB S12.05 del Servizio S.12 – Servizio sud orientale, provvederà: - all'attivazione delle Organizzazioni di Volontariato dei Comuni di Siracusa, Augusta, Melilli e Priolo Gargallo e comuni limitrofi mettendo a disposizione eventuali mezzi in dotazione al medesimo Dipartimento, tra cui anche Ambulanze;

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- a inviare proprio personale presso le Aree di Protezione civile comunali per garantire l'efficienza delle operazioni locali di assistenza alla popolazione, secondo le necessità e le indicazioni del Sindaco; - ad attivare il proprio Sistema Territoriale Informatico presso la sede del DRPC Sicilia di Via delle Carceri Vecchie n. 32 SR, al fine di predisporre cartografie utili alla gestione dell'emergenza e alla successiva fase di ritorno alla normalità; in seguito il SIT del DRPC Sicilia collaborerà con la Struttura Territoriale ARPA di Siracusa, con il Libero Consorzio comunale di Siracusa e con il Comando VVF per la redazione di cartografia utile alle operazioni di intervento, previsione, bonifica o disinquinamento. Con il personale del Servizio S.1 - Gestione dell'Emergenza provvederà: - al mantenimento dei collegamenti con la ‘Sala Situazione Italia’ del Dipartimento Nazionale di PC, con riferimento alle proprie funzioni; - a reperire utili informazioni sulle condizioni meteorologiche sul sito dell'evento incidentale con maggiore attenzione sulle caratteristiche del vento dominante; - a rispondere alle richieste di aiuto e di informazioni che verranno rivolte dai cittadini per il tramite della SORIS e mediante il proprio numero verde 800.40.40.40. In coordinamento con il personale del Servizio S.5, potrà dare utili informazioni anche sulla corretta dislocazione dei “cancelli” e sulle azioni di autotutela da intraprendere, in relazione alle disposizioni del Prefetto; - all'eventuale invio delle attrezzature richieste per l'assistenza della popolazione anche attraverso parte della Colonna Mobile Siciliana. 3.4.10.2. Corpo Forestale Regionale Il Corpo Forestale della Regione Siciliana (CFRS) ha, quale principale compito correlato alle situazioni di emergenza di natura industriale, quello di contribuire all’estinzione degli “incendi di interfaccia” che possono minacciare impianti produttivi e depositi di sostanze pericolose esistenti nel territorio del polo industriale. Infatti, seppure si tratta di eventi di diretta competenza del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, spesso è necessario l’ausilio del CFRS con attività a terra e interventi aerei. In caso l’emergenza in ambito industriale sia causata da incendi di interfaccia, il CFRS opererà in concorso con i Vigili del Fuoco secondo le procedure ormai consolidate, ma con riguardo anche ai possibili effetti sull’incolumità degli operatori. Il CFRS potrebbe anche essere coinvolto nell’applicazione del POC, su disposizione del Questore, nei casi di contingente insufficienza delle risorse necessarie (ad esempio per contemporaneità di eventi). Infine il CFRS potrebbe essere impegnato alle direttive del Questore per attività di ordine pubblico. La presenza di un rappresentante del CFRS in seno al CCS potrebbe essere necessaria nei casi in cui l’evento avesse conseguenze su matrici ambientali e le misure di contrasto e contenimento richiedessero particolare conoscenza del territorio.

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3.4.11. ARPA In “tempo di pace” la struttura territoriale collabora con il Prefetto durante la predisposizione e l’aggiornamento del PEEA. L’ARPA è dotata di un Modello Organizzativo o Sistema per la Risposta alle Emergenze (SRE), e opera garantendo gli interventi di protezione ambientale urgenti e non programmabili. SRE. Il SRE ha due livelli d’intervento in emergenza: - Livello base (territorio provinciale), coordinato da un dirigente di struttura territoriale; - Livello specialistico (area interprovinciale) a supporto degli enti addetti al soccorso ed alla gestione delle emergenze, coordinato da: · Esperti in incidenti rilevanti; · Esperti in modellistica previsionale. Se necessario ARPA si avvale anche di: · Esperti di laboratorio analisi; · Esperti nella gestione dei laboratori mobili; · Esperti in agenti fisici (radioattività). In caso di evento incidentale che potrebbe avere ripercussioni di qualunque tipo all’esterno dello stabilimento, con il SRE ARPA garantisce: - il supporto tecnico per la definizione dell’evento, sulla base delle informazioni e degli scenari contenuti nel PEEA; - l'acquisizione e trasmissione di tutte le informazioni sulle sostanze coinvolte e sugli elementi utili per la valutazione dell’evento del grado di magnitudo e della successiva evoluzione in termini di inquinamento e di tutela della popolazione (per esempio consultazione di dati prodotti dalle relative reti di rilevamento, dati meteorologici, etc.); - la presenza di un proprio operatore qualificato presso la Sala Operativa istituita in Prefettura per l’assunzione di decisioni nel fronteggiare la situazione di emergenza; - le analisi delle informazioni fornite dal Gestore per la valutazione delle azioni da intraprendere in relazione alle sostanze pericolose eventualmente rilasciate per minimizzare il possibile impatto sulla popolazione e sull’ambiente; - l’applicazione di sistemi previsionali con l’impiego di modelli speditivi o analitici di simulazione finalizzati alla determinazione dell’evoluzione dell’evento e degli scenari, facendo ricorso a modellazioni precalcolate o all’applicazione estemporanea di modelli matematici, sulla base di una gradualità di informazioni/notizie reperite sull’area dell’evento. ARPA assicura la presenza di un proprio qualificato rappresentante in seno al CCS, svolgendo la funzione “protezione dell’ambiente”. Inoltre, appena l’area è accessibile, ARPA: - effettua verifiche in campo, analizza le azioni e le procedure avviate dal Gestore per minimizzare le conseguenze e ne valuta la conformità alle vigenti normative in materia di ambiente (gestione dei rifiuti prodotti, attività di MISE, sistemi di monitoraggio) e al SGS adottato;

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- effettua analisi chimiche e fisiche per le necessarie valutazioni, nei luoghi e con le modalità adeguati rispetto al caso specifico, secondo i propri piani operativi; - avvia attività di verifica dello stato di contaminazione previste dalle vigenti norme in materia ambientale, accerta lo stato dell’ambiente nella zona interessata dall’evento e nelle aree limitrofe, effettua sopralluoghi, campionamenti e attività di monitoraggio. - mediante modelli di diffusione dimensiona l’evento, elabora tutte le informazioni e i dati acquisiti e valuta gli effetti sui componenti ambientali e l’evoluzione a lungo termine. Tali attività vengono svolte nei tempi compatibili con le priorità dello specifico caso, sulla base di informazioni che saranno rese dai gestori già nelle prime fasi dell’emergenza, secondo procedure e piani operativi mantenuti costantemente aggiornati e coerenti con i livelli di allerta via via dichiarati dal Prefetto. 3.4.12. ASP n. 8 In “tempo di pace” assicura costantemente la coerenza del proprio piano operativo e dei Piani di Emergenza Interni di Massiccio Afflusso Feriti (PEIMAF) delle proprie strutture ospedaliere della provincia, al PEEA. In caso di evento incidentale che potrebbe avere ripercussioni di qualunque tipo all’esterno dello stabilimento: - invia il personale sanitario che si raccorda con il Prefetto per una valutazione della situazione dal punto di vista sanitario; - informa le unità ospedaliere locali e quelle delle zone limitrofe sugli aspetti sanitari dell’evento incidentale; - provvede, in collaborazione con l’ARPA, ad effettuare analisi, rilievi e misurazioni e interpretazione dei risultati finalizzate all’identificazione delle sostanze coinvolte e alla quantificazione del rischio sulle matrici ambientali; - fornisce, sentite le altre autorità sanitarie, i dati relativi all’entità e all’estensione del rischio per la salute pubblica; - contribuisce all’individuazione dei sistemi di protezione sanitaria per la popolazione residente nelle zone a rischio; - garantisce la presenza di un proprio qualificato rappresentante in seno al CCS. Qualora la ricettività locale dei posti letto presso i presidi ospedalieri risulti insufficiente, in sede di CCS saranno attivate le procedure per i ricoveri presso strutture ospedaliere regionali e/o nazionali, ovvero potrà essere richiesto l’allestimento di un ospedale da campo in un’area di sicurezza, da individuarsi dal Sindaco del Comune territorialmente competente, tenuto conto delle previsioni contenute nel PCPC, di concerto con il DTS e con il DSS. Le modalità per la realizzazione delle aree sanitarie da attrezzare ed utilizzare in caso di emergenza, sono individuate nella pianificazione predisposta dall'Autorità Sanitaria. In caso di emissione di sostanze tossiche, l'ARPA di Siracusa e la ASP n. 8 di Siracusa dovranno monitorare ed interpretare i livelli di tossicità residua, con il

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico supporto del Libero Consorzio Comunale di Siracusa, del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco e dell’Amministrazione comunale interessata. Nel caso di inquinamento con implicazioni sulle matrici ambientali, con rispetto alle priorità imposte dal caso specifico ed in sincronia con i livelli di allerta via via dichiarati dal Prefetto, interpreta i risultati delle analisi condotte da ARPA ai fini dell’adozione degli eventuali provvedimenti di divieto, in termini di Igiene pubblica, relativi a limitazioni (uso di acqua e del suolo, divieti di balneazione, utilizzo di prodotti agricoli e risorse zootecniche, etc.). In particolare il Servizio di Sanità Pubblica Veterinaria dell’ASP n. 8 di Siracusa, eventualmente anche avvalendosi del servizio di reperibilità, si occuperà degli animali colpiti dall’evento confinandoli in apposite aree individuate congiuntamente con il Responsabile operativo del Soccorso Tecnico Urgente e con il Sindaco del Comune interessato, al fine di evitare la dispersione di sostanze pericolose nell’ambiente e di effettuare i primi interventi per una decontaminazione campale. Il predetto Servizio curerà inoltre il trattamento delle carcasse secondo le procedure previste. 3.4.13. SUES 118 In “tempo di pace”, in riferimento alle sostanze pericolose presenti e alle caratteristiche di impiego, aggiorna costantemente le informazioni necessarie per individuare farmaci, antidoti e attrezzature di uso specifico eventualmente utili a contrastare gli effetti sanitari degli eventi incidentali. Il Soccorso Sanitario Urgente sul posto è assicurato dal Servizio SUES – 118 tramite il Direttore, ovvero il medico del SUES – 118 per primo intervenuto in loco, che svolge la funzione di DSS. In caso di evento incidentale che potrebbe avere ripercussioni di qualunque tipo all’esterno dello stabilimento: - assicura le attività connesse con i propri compiti istituzionali inerenti al soccorso sanitario urgente, in coerenza ai livelli di allerta via via dichiarati dal Prefetto; - assicura la presenza in campo di un proprio delegato con funzioni di DSS che, come responsabile del settore Soccorso Sanitario, collabora con il DTS nel posto di comando avanzato eventualmente predisposto presso UCL; - rispettando le misure di autoprotezione necessarie a garantire l’incolumità degli operatori, effettua in campo una ricognizione di scenario, definendo prima possibile il numero delle persone coinvolte e la quantificazione delle risorse sanitarie necessarie; - attiva le procedure di stabilizzazione, primo trattamento in loco ed evacuazione dei pazienti; - richiede l’eventuale attivazione di uno o più Posto Medico Avanzato (PMA) o, eventualmente, in relazione alla particolare gravità dell’evento, di un ospedale da campo, anche sentito il Sindaco; - individua in campo, di concerto con DTS e con il Sindaco del Comune, un’area in zona sicura per l’atterraggio ed il decollo dell’elicottero del SUES – 118 per il trasporto dei pazienti;

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- ove ritenuto necessario, attiva in campo in una zona sicura, una Unità di Crisi che svolge le attività di ricezione e valutazione delle richieste sanitarie in termini di impiego dei mezzi, dei materiali e dei tempi di intervento e di attivazione dei mezzi di soccorso; - posiziona le proprie risorse in zona sicura, sentito il DTS; - definisce le misure di sicurezza ed attiva i dispositivi di protezione necessari, di concerto con il DTS e sentita la Funzione competente in CCS; - propone in seno al CCS e dispone in campo il nucleo di sostegno psicologico in favore della popolazione e dei colpiti per neutralizzare possibili eventi di panico collettivo o individuale; - è responsabile del costante aggiornamento dei dati relativi al numero di persone assistite in loco, dei feriti gravi e non, di quelli avviati ai Presidi Sanitari Ospedalieri e Territoriali, dei deceduti accertati; - assicura la presenza di un proprio operatore presso la Sala Operativa della Prefettura e CCS, ove istituiti. Nello svolgimento dell’attività di Soccorso Sanitario Urgente, collaborano con il personale sanitario del SUES – 118, CRI, le Associazioni di Volontariato, in ordine ai seguenti aspetti: - prima decontaminazione delle persone intossicate da sostanze chimiche, con la collaborazione dei nuclei NBCR dei Vigili del Fuoco; limitatamente alle risorse disponibili sul posto; - assistenza ai feriti; - smistamento e trasporto dei soggetti che necessitano di ulteriori trattamenti presso i Centri medici ed ospedalieri individuati dall’Autorità sanitaria. Al DSS spetta il coordinamento tecnico/operativo in campo di tutte le Strutture, gli Enti e le Associazioni di Volontariato a carattere sanitario che collaborano all’intervento. I feriti e/o intossicati da trasportare nelle strutture ospedaliere, dopo l'eventuale decontaminazione in loco, sono trasferiti, con i mezzi messi a disposizione dalle Forze di Polizia, dai Comandi Militari, dagli Enti/Amministrazioni che partecipano agli interventi di soccorso ovvero dalle Aziende di trasporto pubblico o privato operanti nel territorio comunale o provinciale, presso i Presidi ospedalieri di zona o presenti nel territorio provinciale. La CRI - Comitato Provinciale di Siracusa - fornirà il supporto sanitario che sarà richiesto dal CCS anche su proposta del DSS. Le strutture comunali e provinciali di protezione civile forniranno, ove occorra, il supporto logistico che sarà ritenuto necessario dal CCS. 3.4.14. Volontariato Nel caso in cui gli effetti dell'incidente industriale siano circoscritti sul territorio di un solo comune, il Sindaco attiverà il proprio Gruppo Comunale di Volontariato e le altre associazioni presenti nel proprio ambito. I volontari del gruppo comunale o delle associazioni di volontariato del comune interessato attivati dal Sindaco possono essere impiegati, per quanto previsto

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico dal presente PEE, solo al di fuori della zona di “Attenzione”, e devono essere preventivamente formati ed equipaggiati. Detti volontari, potranno essere impegnati: - in supporto alla Polizia Municipale per il controllo del traffico esterno alla zona dell’evento incidentale e per il presidio dei cancelli ubicati in zona sicura; - per assistenza alla popolazione in caso di evacuazione o di momentaneo allontanamento dalle proprie abitazioni, verso centri di raccolta. Nel caso che la gestione dell'emergenza coinvolga più comuni, su richiesta di un singolo Sindaco e/o del CCS, potranno essere attivati i Gruppi Comunali e le Associazioni di Volontariato sia di comuni ricadenti nel comprensorio Siracusa- Augusta-Melilli-Priolo Gargallo e sia dei territori dei comuni limitrofi. In tal caso dette Organizzazioni di Volontariato saranno attivate dalla UOB S12.05 del DRPC Sicilia e anche in questo caso potranno operare solo al di fuori della zona di “Attenzione”, e dovranno essere preventivamente formati ed equipaggiati. Pertanto, i Volontari possono: - supportare le Forze dell’ordine e le Polizie Municipali dei comuni interessati per il controllo del traffico all'esterno delle zone di attenzione; - prestare soccorso a feriti e intossicati e provvedere al loro trasporto presso i presidi ospedalieri siracusani o presso le aree di elisoccorso attraverso le Organizzazioni di Volontariato Sanitarie accreditate; - assistere la popolazione in caso di evacuazione o di momentaneo allontanamento dalle abitazioni verso i centri raccolta; - assistere la popolazione nei centri di raccolta; - coadiuvare le azioni di informazione della popolazione anche con l’ausilio dei mezzi del DRPC Sicilia dati in concessione alle Organizzazioni di volontariato (altoparlanti, etc.). Le Associazioni ed i Gruppi comunali di Volontariato di protezione civile che intervengono nell’emergenza faranno riferimento e saranno, sotto il profilo tecnico/operativo, coordinati dal Responsabile operativo presente in loco della Funzione Tecnica alla esplicazione della quale concorrono a prestare il loro ausilio. Nel caso che l'emergenza sia tale da richiedere la collaborazione di Organizzazioni di Volontariato di altre provincie (Catania, Ragusa, Enna) l'attivazione sarà eseguita dal DRPC Sicilia su scala regionale attraverso il competente Servizio 9 – Volontariato. 3.5. Piano Operativo Cancelli L’attivazione del Piano Operativo Cancelli (POC) per la zona interessata dall’evento incidentale viene decisa dal Prefetto ed attuata dal Questore (per quanto riguarda il traffico su gomma sulla viabilità stradale) e da RFI (per quanto riguarda il traffico su ferro). In generale il dispositivo sarà attivato dal Prefetto quando il livello di allerta sarà non inferiore a ALLARME e anche su indicazione tecnica del Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco o del suo delegato che svolge la funzione di

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DTS. In particolari condizioni che non consentono di escludere evoluzioni degli scenari in rapido peggioramento rapido a causa dell’inefficacia delle misure di contrasto operate all’interno dello stabilimento, il Prefetto potrebbe richiedere un preallertamento degli Enti interessati già con livello di allerta pari a PREALLARME. Il dispositivo sarà rimosso in generale con il livello di allerta di CESSATO ALLARME, ma particolari condizioni potrebbero indurre il Prefetto a disporre la revoca del dispositivo anche prima, ove la gravità dello scenario consenta di dichiarare stati di allerta di progressivo alleggerimento intermedio (PREALLARME e ATTENZIONE). Il POC, dettagliato in ALLEGATI 3.5., che costituiscono parte integrante ed essenziale del presente Piano, è contestualmente approvato in uno con il Documento medesimo. Il concorso delle pattuglie dipendenti da ciascuna Forza di Polizia e/o Ente, è finalizzato ad assicurare il blocco totale della circolazione stradale in entrata nell’area interessata e ad istituire la viabilità di emergenza con vie di accesso privilegiate per i mezzi di soccorso e vie di fuga privilegiate per l’eventuale evacuazione della popolazione. L’azione di RFI sulla viabilità ferroviaria è intesa ad evitare esposizione di passeggeri a rischi presenti lungo la direttrice Augusta/Siracusa. Le Forze di Polizia e/o Enti preposti mantengono il presidio dei cancelli per garantire l’inaccessibilità alle aree interessate fino a bonifica attuata. Nelle more dei tempi tecnici necessari per la completa attuazione del POC, è demandata alla esclusiva responsabilità del/i Sindaco/i del/i Comune/i interessato/i, quale/i Autorità locale/i di Protezione Civile, l’adozione delle urgenti e più idonee misure atte a consentire il blocco immediato della circolazione stradale a tutela della pubblica incolumità. L’attuazione del POC viene assicurata dal Questore che, su indicazione per le vie brevi da parte del Prefetto, contatta i vertici delle altre Forze di Polizia, anche Provinciale e Municipali, e delle altre agenzie incaricate dei vari presidi perché, secondo il dispositivo specifico da adottare in relazione allo scenario in atto e/o alla macro area interessata, venga assicurato il blocco della circolazione stradale in entrata nella zona coinvolta e sia contestualmente istituita la viabilità di emergenza con via di accesso privilegiata per i mezzi di soccorso e via di fuga privilegiata per l’eventuale evacuazione della popolazione. Analogamente, le limitazioni al traffico ferroviario sono attuate da RFI su disposizione del Prefetto. Lo specifico evento in corso viene caratterizzato dal Gestore e da questi assimilato a quello che meglio lo rappresenta tra quelli di cui all’elenco dei Top event elencati in ALLEGATO 2.3.; le indicazioni che consentiranno l’individuazione dello scenario cui fare riferimento nella fattispecie sono resi dal Gestore in osservanza agli obblighi di cui all’art. 25 comma 1 lett. b) e lett. c) del D. lgs. 105/2015. I cancelli stradali e ferroviari da attivare immediatamente sono quelli della configurazione di default stabilita in relazione allo scenario di riferimento come sopra individuato, riportati in ALLEGATO 3.5.A.; i fascicoli di cui agli ALLEGATI

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3.5.B. riportano invece, per ogni dispositivo, le istruzioni dettagliate che devono essere seguite dagli incaricati dei corrispondenti presidi stradali da attivare; eventuali variazioni/modulazioni del dispositivo che si rendessero necessarie o opportune per condizioni meteorologiche o per evoluzioni particolari dello scenario, saranno via via disposte dal CCS, anche su indicazione del responsabile delle operazioni di soccorso. Altre modifiche potrebbero derivare dall’applicazione iterativa dei modelli matematici di diffusione gestiti da ARPA, sulla base dei dati meteo e sui valori di concentrazione a terra eventualmente rilevata da apposite squadre munite di strumentazione campale. Il personale assegnato al presidio dei cancelli stradali - si reca al più presto nella postazione di competenza tenendo conto della possibilità di esposizione ad atmosfere tossiche; - conferma l’avvenuto raggiungimento della postazione tramite la propria linea di comando; - appone l’eventuale necessaria segnaletica stradale in corrispondenza della postazione assegnata e della funzione da assicurare; - svolge lo specifico compito assegnato garantendo l’inaccessibilità alle aree interessate, eventualmente anche fornendo alla popolazione in transito le informazioni necessarie attinenti al traffico e alla viabilità che si è autorizzati a divulgare; - si mantiene in continuo contatto radio con la propria linea di comando allo scopo di acquisire eventuali diversi nuovi ordini; - mantiene il presidio fino a diverso ordine proveniente dalla propria catena di comando; - in caso di necessità segnalata dalla rispettiva linea di comando, indossa i DPI necessari, ove previsti. Il completamento della configurazione e la perfetta operatività dell’assetto operativo dei presidi stradali attivati dovranno essere confermati dal Questore al Prefetto. L’ubicazione dei cancelli, la titolarità e le specifiche attività da svolgere in ogni presidio, sono indicate nei rispettivi Fascicoli Cancelli contenuti negli ALLEGATI 3.5.B. È auspicabile che ogni squadra addetta al rispettivo presidio stradale possegga le risorse necessarie per autoprotezione nei confronti di atmosfera tossica (almeno una maschera a filtro tipo universale completa più un filtro di riserva per ogni componente, se possibile rilevatore campale CO/H2S/HF) e per comunicazione radio con la propria linea di comando. Detta attrezzatura sarebbe usata esclusivamente per consentire l’allontanamento in sicurezza dalla zona inquinata e non per operare all’interno delle aree pericolose. A tale scopo il personale incaricato deve possedere adeguata formazione. Ove possibile, in caso di necessità il Comando provinciale VVF, secondo il proprio POA VF e tramite apposita squadra munita di adeguata strumentazione campale, effettuerà verifiche presso i presidi interessati, sulla base delle condizioni meteorologiche, per accertare la concentrazione di sostanze tossiche eventualmente presenti in atmosfera e trasferire tali indicazioni, mediante la

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico propria linea di comando, al CCS, per le eventuali conseguenti rimodulazioni del dispositivo. Di regola, salvo variazioni in plus e in minus che potrebbero essere motivate anche da particolari condizioni meteorologiche o risultati di elaborazioni iterative del modello matematico speditivo di diffusione gestito da ARPA, le configurazioni di default Gruppo Cancelli che attiverà il Prefetto sono quelle riportate in ALLEGATO 3.5.A. Data la complessità del POC e la necessità di una sua tempestiva attuazione nei casi di emergenza, è opportuno che gli Enti interessati alla sua attuazione si dotino di un proprio Piano Operativo di Agenzia (POA) o comunque di procedure che riducano la possibilità di incertezze nell’adempimento delle singole azioni e, in chiusura dell’emergenza, nella disattivazione del dispositivo, e che la coerenza reciproca di tali POA sia verificata periodicamente mediante esercitazioni per posti di comando e “tavoli tecnici” periodici coordinati dal Questore. 3.6. Misure di protezione e provvedimenti generali per eventi con effetti su matrici ambientali Il D. lgs. 105/2015 annovera tra gli incidenti rilevanti anche quelli che hanno effetti di natura ambientale, sempre che le conseguenze siano confrontabili a quelle di cui all’Allegato 6, Parte 1, punto 3, al D. lgs. stesso. Gli incidenti con impatto ambientale risultano associati per lo più a scenari di rilascio/perdita di sostanze chimiche, anche se un contributo apprezzabile è fornito dagli incendi, soprattutto in relazione alle diverse componenti ambientali coinvolte e all’elevato numero di inquinanti rilasciati. Comunque gli aspetti che vanno immediatamente esaminati sono quelli che hanno immediato impatto sulla popolazione poi sull’ambiente. Seppure le attività di contrasto sono in genere attuate in tempi successivi, alcune azioni devono essere svolte immediatamente. In relazione agli effetti sulle matrici ambientali le componenti contaminate in seguito ad eventi incidentali sono riferibili all’ambiente acquatico (per lo più superficiale), all’ambito territoriale (suolo, falde, flora e fauna) e all’ atmosfera. La sostanza rilasciata può migrare da una matrice all’altra e/o disperdersi nella stessa matrice in funzione delle sue proprietà chimico-fisiche intrinseche (tensione di vapore, solubilità, densità relativa, peso molecolare, biodegradabilità), in funzione dell’interazione con i recettori ambientali con cui viene a contatto, quali corsi e bacini idrici, in funzione della persistenza (adsorbimento e desorbimento nel suolo) e dell’interazione con le attività antropiche, (industriali, artigianali, dell’agricoltura) e in funzione dei parametri ambientali quali temperatura, umidità, turbolenza, precipitazioni atmosferiche, ventosità, soleggiamento, ecc. La dispersione nell’ambiente delle sostanze pericolose può moltiplicare o demoltiplicare i rischi per l’uomo e per l’ambiente e può essere generalizzata su vasta area ma di impatto limitato per una rapida eliminazione, come ad esempio sostanze di rilevante significato tossicologico ma caratterizzate da alta

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico volatilità o comunque facilmente eliminabili, oppure una dispersione circoscritta nel punto di emissione ma dotata di mobilità. La persistenza della sostanza nell’ambiente è un fattore determinante ed è espressa in termini di tempo di dimezzamento (T1/2), cioè il tempo necessario affinché la concentrazione iniziale della sostanza sia ridotta del 50%. Gli incidenti con gravi conseguenze ambientali rientrano per lo più nelle seguenti casistiche: - contaminazione di acque di falda per rilasci di idrocarburi, con conseguenti limiti all’uso di acqua potabile e di irrigazione; - contaminazione di acqua di mare per rilasci di idrocarburi, con danni alla fauna/flora per periodi di tempo prolungati, con conseguenti interdizioni di tratti di costa e divieto di balneazioni; - contaminazione di acque superficiali a causa di rilasci di sostanze tossiche, con danni alla fauna/flora per periodi di tempo prolungati; - contaminazione di suolo per la deposizione di sostanze nocive, ad es. diossine, con conseguente inibizione alla coltivazione ed all’utilizzo per la popolazione e necessità di bonifica; - a seguito di incendio prolungato (maggiore di 6 ore), dispersione in atmosfera di sostanze inquinanti: fumi, ossidi di azoto, ossido di carbonio, etc. insieme a prodotti della combustione liberati in relazione al materiale in combustione: composti organici vari, idrocarburi policiclici aromatici, diossine, metalli pesanti, etc. Le sostanze maggiormente coinvolte sono generalmente idrocarburi liquidi, anche in considerazione della loro diffusione e del loro utilizzo nell’ambito territoriale in esame. La diversa persistenza ed evoluzione delle sostanze inquinanti rilasciate nelle varie componenti ambientali interessate è direttamente connessa con le proprietà chimico-fisiche ed ecotossicologiche dei preparati pericolosi, oltre che con le caratteristiche del sito colpito. Per stimare la dispersione degli inquinanti rilasciati/prodotti classificati pericolosi per l’ambiente a seguito di un incidente a rilevanza esterna e per valutare i conseguenti danni ambientali durante l’emergenza è necessario acquisire prima possibile, compatibilmente con le priorità del soccorso, alcune informazioni ed effettuare la caratterizzazione di tali sostanze. In particolare: - scenario maggiormente rappresentativo di quello reale, tra quelli di cui agli ALLEGATI 2.3.; - scheda di sicurezza della sostanza coinvolta; - dati ecotossicologici della sostanza coinvolta; - quantità totale e stato di aggregazione in cui la sostanza viene rilasciata; - componenti ambientali contaminate; - distribuzione degli inquinanti ed evoluzione dei fenomeni avviati; - caratteristiche di persistenza degli inquinanti nell’ambiente per matrice ambientale; - dinamica degli inquinanti nelle componenti contaminate; - meteorologia e orografia del sito; - sistemi di contenimento e di recupero disponibili.

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Durante l’emergenza il Gestore dovrà comunicare quali tecniche e materiali intende utilizzare descrivendo: - i mezzi previsti; - la disponibilità delle scorte; - la distinzione delle aree in cui la tecnica prescelta possa attuarsi senza pericolo da quelle in cui l’utilizzo è limitato, o addirittura proibito. Nelle fasi successive a quelle dell’emergenza, devono essere disponibili ulteriori elementi, utili per la caratterizzazione dell’evento incidentale: - tipo di incidente avvenuto e relativo scenario; - analisi post-incidentali; - comportamento dei rilasci di inquinanti nell’ambiente; - monitoraggio dei danni ambientali; - tipologia di attività coinvolte; - tipologia di sostanze inquinanti coinvolte (stato fisico, ambito idrocarburi, ambito non-idrocarburi); - tipologia di cause incidentali (impianti fissi, trasporti); - tipologia di conseguenze sull’ambiente (componente ambientale, sito esterno coinvolto); - sostanze inquinanti coinvolte nella contaminazione della componente ambientale (acqua o suolo). 3.6.1. Aria Per la dispersione in atmosfera delle sostanze pericolose, la più difficile da gestire per la rapidità con cui si sviluppa ed evolve nello spazio e nel tempo, le prime informazioni per la gestione dell’emergenza riguardano il monitoraggio dei parametri meteo climatici in tempo reale, al momento del rilascio e durante l’evoluzione dell’evento; questi dati sono indicatori indispensabili per ipotizzare le aree soggette alle ricadute del plume, quindi possono essere considerati di ordine prioritario. Inoltre per poter prendere rapidamente decisioni e per poter gestire l’emergenza ambientale fino al post emergenza e valutare i conseguenti danni ambientali vanno acquisite una serie di informazioni sin dai primi momenti dell’emergenza e in particolare: - classificazione del fluido e condizioni al momento del rilascio (temperatura di emissione rispetto all’aria circostante e pressione) possibilità di reazioni e di instabilità chimica, temperatura della nube; - caratterizzazione della sorgente: geometria della sorgente (puntuale tipo da un foro, lineare, superficiale tipo pozza), durata dell’emissione (istantanea, continua), portata nel tempo, quota della sorgente quota della luce di rilascio; valore della pressione esistente nell’apparecchiatura origine del rilascio; durata del rilascio e portata nel tempo; dimensioni della pozza e portata specifica di evaporazione; possibilità di reazioni violente per instabilità chimica; geometria e potere radiativo della fiamma; - caratteristiche del materiale in combustione al fine di determinare la possibile composizione dei gas di combustione risultanti; - dati meteorologici: vento (velocità, direzione, persistenza e turbolenza) stabilità atmosferica, umidità, irraggiamento solare, temperatura

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dell’ambiente circostante (non solo dell’aria), copertura nuvolosa. Poiché i suddetti parametri e in particolare la condizione di instabilità e l’eventuale inversione termica, giocano un ruolo importante nella dispersione del plume e nelle eventuali ricadute il monitoraggio dei dati meteorologici dovrà protrarsi nel tempo; - topografia della zona: rugosità della superficie, vicinanza di edifici e aree urbane, aree costiere o marittime etc. e la vicinanza di possibili aree agricole o abitate o elementi vulnerabili (ospedali, centri commerciali) che potrebbero essere bersagli delle ricadute delle sostanze rilasciate; - lettura della possibile evoluzione del plume generato da scenari precedentemente modellati per analogia di rilascio di sostanze assimilabili, con dati di input sito specifici o disponibilità di modelli che simulano in modo accettabile il fenomeno. In relazione a tali dati e sulla base di valutazioni tecniche specialistiche che prendono in esame l’evento, le caratteristiche della sostanza e le condizioni ambientali locali, potrà essere effettuata la scelta dei punti di campionamento e delle sostanze da monitorare. 3.6.2. Acqua Per valutare le conseguenze di rilasci di sostanze classificate pericolose per l’ambiente in corpi idrici superficiali è necessario acquisire informazioni immediatamente ed effettuare la caratterizzazione di tali sostanze: - scenario maggiormente rappresentativo di quello reale, tra quelli di cui agli ALLEGATI 2.3.; - scheda di sicurezza della sostanza coinvolta; - quantità totale e stato di aggregazione in cui la sostanza viene rilasciata; - dati ecotossicologici e fisici della sostanza coinvolta: - tossicità acuta della sostanza LC50 o EC50 per pesce, daphnia o alga; - volatilità; - adsorbimento; - bioconcentrazione; - biodegradazione; - solubilità; - coefficiente ottanolo/acqua; - coefficiente di assorbimento per il carbonio organico, ripartizione fra suolo e acqua – mobilità; - viscosità; - caratteristiche dell’ambiente circostante: - distanza da bersagli vulnerabili (pozzo, lago, corso d’acqua, mare); - soggiacenza in metri della falda acquifera rispetto alla superficie del suolo; - direzione e verso dell’acqua di falda; - tipo di litologia del suolo e spessore dello strato. La risposta all’emergenza, in caso di sversamenti in acque superficiali, si articola in genere in una sequenza di azioni strettamente connesse: - misure poste in essere prima che l’inquinante raggiunga la linea di terra;

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- operazioni di pulizia del sito; - gestione del cantiere e dei rifiuti. In caso di forte inquinamento, le principali operazioni di risposta all’emergenza si esplicano mediante una prima fase di intervento di pulizia ed una seconda fase di ripristino. L’intervento finale di risanamento consiste nel riportare il sito interessato dallo sversamento alle condizioni precedenti di utilizzo e permette all'ecosistema colpito di riprendere la normale funzionalità ecologica. La fase di ripristino finale comporta l'impiego di tecniche, la cui scelta viene fatta in base a valutazioni specialistiche da parte di ARPA. 3.6.3. Suolo In caso di coinvolgimento della matrice suolo è indispensabile acquisire elementi per la valutazione della distanza massima di danno (ad esempio per ricaduta al suolo di prodotti della combustione e sostanze risultanti da esplosioni). In caso di forte inquinamento, le principali operazioni di risposta all’emergenza si esplicano mediante una prima fase di intervento di pulizia e una seconda fase di disinquinamento e ripristino finale. L’intervento finale di risanamento consiste nel riportare il sito interessato dall’inquinamento alle condizioni precedenti all’incidente e permette all'ecosistema colpito di riprendere la normale funzionalità ecologica. Le attività di messa in sicurezza, caratterizzazione, bonifica e ripristino finale del sito sono concordate con ARPA che ne valida ogni fase. 3.7. Comunicazioni L’affidabilità del sistema di comunicazioni e del flusso di informazioni durante l’emergenza costituisce elemento critico: guasti, ritardi o inadeguatezze del sistema implicano con certezza criticità dell’intera gestione e possibilità di fallimento. La comunicazione ha come presupposto fondamentale l’inequivocabilità del significato associato al messaggio; pertanto riveste grande importanza l’utilizzo di un lessico appropriato e condiviso. Per questo motivo nelle comunicazioni durante l’emergenza, per quanto possibile, dovrà essere utilizzata terminologia affine a quella del PEEA. Seppure ogni situazione reale di emergenza richiede verosimilmente comunicazioni specifici, negli ALLEGATI 3.7. sono riportati alcuni format il cui testo potrà essere preso a riferimento generico. In particolare, la comunicazione con la popolazione richiede l’uso prudente ed accorto di termini appropriati e di frasi che non inducano dubbi sul loro contenuto di informazione o, peggio, che evochino nella popolazione impatti emotivi e disagi psicologici ingiustificati. Per questo motivo è opportuno che le comunicazioni e le informazioni destinate alla popolazione siano preventivamente approntate, studiate e formulate secondo testi attentamente valutati. Altro presupposto fondamentale della comunicazione è il corretto e aggiornato recapito dei destinatari. In tal senso nell’Apposita Area Riservata del website

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico istituzionale della Prefettura saranno riportati, per ogni soggetto privato o istituzionale, i recapiti eletti, per le comunicazioni ordinarie e per quelle urgenti. Eventuali variazioni di tali dati saranno tempestivamente comunicate alla Prefettura e da questa inseriti nel sito, secondo la procedura di cui all’ALLEGATO 1.2. 3.8. Evacuazione assistita L’evacuazione assistita deve essere considerata una misura estrema di protezione della popolazione e deve essere attentamente valutata anche in relazione ai rischi a cui essa stessa espone le persone più vulnerabili. Essa presuppone la conoscenza, con sufficiente approssimazione, della distribuzione della popolazione nel territorio comunale, delle caratteristiche di mobilità delle varie categorie di persone, delle risorse disponibili. Peraltro l’attuale repertorio degli incidenti ritenuti verosimili non prevede effetti di persistenza tale da richiedere una misura tanto drastica ed impegnativa. Ciononostante, per precauzione, l’evacuazione assistita deve essere comunque prevista dai Piani Comunali come risposta a situazioni che non ammettono altre soluzioni. In questo caso in relazione alla specificità dell’evento incidentale, il Sindaco del Comune interessato o chi ne fa le veci, d’intesa con il CCS istituito presso la Prefettura e con i Responsabili operativi delle Funzioni Tecniche, ordina l’evacuazione della popolazione residente nell’area interessata dall’evento incidentale, applicando le previsioni al riguardo dettate dal PCPC. Il Sindaco, a tal uopo, si avvarrà del concorso operativo che sarà offerto dalle Forze dell’Ordine, dai Comandi Militari, dalla CRI, dal SUES – 118; dalla Associazione o dal Gruppo comunale di Volontariato di protezione civile, dalle Associazioni e Strutture di carattere sanitario o socio/assistenziale presenti nel territorio comunale o provinciale, e dalle altre Associazioni di Volontariato presenti nel territorio provinciale e censite nell’apposito registro regionale o nazionale. I mezzi di trasporto necessari al trasporto delle persone evacuate saranno forniti dalle Forze dell’Ordine, dai Comandi Militari, dalla CRI, dalla Associazione o dal Gruppo comunale di Volontariato di protezione civile, dalle Associazioni e Strutture di carattere sanitario o socio/assistenziale, dalle altre Associazioni di Volontariato, dalle Amministrazioni Comunali ovvero dalle Aziende di trasporto pubbliche o private operanti nel territorio comunale o provinciale. Le persone evacuate saranno temporaneamente trasferite nelle Strutture di prima accoglienza per l’assistenza alla popolazione o negli edifici pubblici da adibire a Centri di temporanea accoglienza. Da qui le stesse potranno essere successivamente trasferite, per l’eventuale temporaneo ricovero notturno, presso le strutture alberghiere e/o abitative, che in relazione al numero di persone da sistemare saranno individuate, ovvero presso gli attendamenti, i containers o le roulottes che saranno allestiti e organizzati in aree sicure. Le risorse necessarie a supportare gli interventi di soccorso ed assistenza alla popolazione sono fornite dall’Amministrazione comunale interessata e dalle

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico componenti istituzionali del sistema provinciale di protezione civile che intervengono nell’emergenza. A seguito di richiesta avanzata al CCS attivo presso la Prefettura, tali risorse posso essere reperite da: - Sindaco; - DRPC; - IX Settore – Pianificazione Territoriale e Protezione Civile - della Provincia Regionale; - presso i Centri Assistenziali di Pronto Intervento (CAPI) del Ministero dell’Interno situati in Sicilia; - strutture di livello nazionale, qualora, in relazione alla gravità dell’evento incidentale, si renda necessario farne apposita richiesta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri / Dipartimento della Protezione Civile – Sala Situazione Italia. 3.9. Gestione post emergenza Anche dopo il CESSATO ALLARME (cessazione del dichiarato livello di allerta) proseguono le attività di protezione civile. Ai sensi dell’art. 2 comma 7 del D. lgs. 2 gennaio 2018 n. 1 (D. lgs. 1/2018) (5) rientra infatti tra tali attività anche il “superamento dell’emergenza” che consiste nell’attuazione coordinata delle misure volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita e di lavoro, per ripristinare i servizi essenziali e per ridurre il rischio residuo nelle aree colpite dagli eventi calamitosi oltre che alla ricognizione dei fabbisogni per il ripristino delle strutture e delle infrastrutture pubbliche e private danneggiate, nonché dai danni subiti dalle attività economiche e produttive, dai beni culturali e dal patrimonio edilizio e all’avvio dell’attuazione delle conseguenti prime misure per fronteggiarli. Incidenti presso attività RIR potrebbero effettivamente in qualche caso generare danni a infrastrutture pubbliche o comunque fondamentali e strategiche (strade, ferrovia, elettrodotti, facilities portuali, etc.). È anche possibile che a seguito di incidenti rilevanti, conseguenze significative interessino - matrici ambientali (con o senza potenziali effetti sulla salute pubblica), - gestione dei rifiuti prodotti dall’evento, - patrimonio culturale, ambientale, paesaggistico, artistico, archeologico e architettonico. Pertanto, nel primo caso, il monitoraggio sulla qualità ambientale proseguirà, a cura di ARPA e ASP n. 8, eventualmente coadiuvate dal Libero Consorzio Comunale di Siracusa, sulla base base dei parametri tecnici probanti, in quanto la zona interessata dovrà essere sottoposta a verifiche per stabilire lo spontaneo decadimento dei livelli di inquinamento ovvero le attività necessarie a riportare le matrici ambientali alle loro originarie condizioni. Nel caso invece di danni al patrimonio culturale, ambientale, paesaggistico, artistico, archeologico e architettonico, dovranno essere individuate le attività necessarie alla sua tutela, con il contributo tecnico della Soprintendenza ai BB.CC.AA.

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4. INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE Il Decreto Legislativo 105/2015, all’art. 23 comma 6., attribuisce al Comune il compito di portare tempestivamente a conoscenza della popolazione quanto contenuto nella “Scheda di informazione sui rischi di incidente rilevante per i cittadini e per i lavoratori”, redatta dal Gestore dello stabilimento industriale, specificando, inoltre che il messaggio informativo deve essere fornito d’ufficio nella forma più idonea ad ogni persona e ad ogni struttura frequentata dal pubblico che possono essere colpite da un incidente a rilevanza esterna, verificatosi in uno dei predetti stabilimenti. Anche l’art. 12 comma 5 lett. b) del D. lgs. 2 gennaio 2018 n. 1 (5) prevede che, a cura dei Comuni, venga assicurata “… l’attività di informazione alla popolazione sugli scenari di rischio, sulla pianificazione di protezione civile e sulle situazioni di pericolo determinate da rischi naturali o derivanti dall’attività dell’uomo.” Per ciò che attiene all'informazione al pubblico, a cura delle Amministrazioni comunali, il presente Piano pertanto prevede che dovrà essere assicurata la informazione preventiva alla popolazione (di cui alle “Linee Guida per l’informazione alla popolazione sul rischio industriale” trasmesse con nota del Dipartimento della Protezione Civile (16), nell'ambito delle ordinarie attività di protezione civile, nonché, in emergenza, l'allertamento della popolazione per la rapida assunzione di comportamenti protettivi e, comunque, di comportamenti che possano contribuire alla ottimizzazione delle operazioni di soccorso. Per la corretta divulgazione delle notizie, durante l’emergenza sarà attivata presso la Sala operativa della Prefettura la Funzione di Supporto n. 3 "Mass Media e Informazione", incaricata di gestire le comunicazioni in costante raccordo con la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione Civile; il Ministero dell’Interno – Gabinetto e Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile; Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Generale per la Salvaguardia Ambientale. 4.1. Informazione preventiva attuata Le autorità competenti sono chiamate a dare la massima diffusione, ove possibile, al contenuto del presente PEEA ed alle funzioni attribuite ai soggetti coinvolti. L’incarico di dare la massima diffusione ai contenuti del presente Piano ed alle funzioni attribuite ai soggetti coinvolti è assegnato alla Provincia Regionale ed alle Amministrazioni dei quattro Comuni interessati, cui è rimessa ogni valutazione discrezionale circa l’utilizzo degli strumenti di informazione che saranno ritenuti più opportuni o maggiormente efficaci. La popolazione che rischia di essere interessata dall’emergenza in caso di incidente industriale a rilevanza esterna deve essere informata e regolarmente aggiornata sulle misure di protezione sanitaria ad essa applicabili, nonché sui comportamenti da adottare. La campagna informativa, a cura dell’Autorità comunale, dovrà riguardare conoscenze generali su:

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- caratteristiche degli stabilimenti RIR e relative schede di informazione alla popolazione riportate in ALLEGATI 4.1.; - sostanze tossiche e/o pericolose utilizzate dagli stabilimenti a RIR nello svolgimento del ciclo produttivo e suoi effetti sulle persone e sull’ambiente; - conseguenze degli eventuali incidenti industriali a rilevanza esterna; - norme di autoprotezione in caso di emergenza; - Piano di Emergenza Esterna di Area. L’ALLEGATO 4.1.17. al presente PEEA riporta un esempio di opuscolo informativo per la popolazione, a cui si può fare riferimento in generale per la predisposizione di strumenti di informazione eventualmente più specifici. Altre informazioni riguardanti gli stabilimenti che operano nell’area sono riportate negli ALLEGATI da 1.9.1. a 1.9.16. I formati delle comunicazioni che riguardano l’informazione nell’emergenza a cui può farsi riferimento in generale, sono riportati negli ALLEGATI 3.7. 4.1.1. Comune di Siracusa L’unica attività RIR ricadente nel territorio comunale è il deposito di GPL della Società GM Gas. Nel sito istituzionale del Comune, alla pagina: http://www.comune.siracusa.it/index.php/it/il-comune/76-areaiv-patrimonio- mobilita-reti-infrastrutture-protezione-civile/servizio-di-protezione-civile/2758- peea-informativa-protezione-civile il cittadino può scaricare il documento e i suoi allegati intitolato “PEEA INFORMATIVA PROTEZIONE CIVILE” contenente le seguenti informazioni: - Localizzazione cartografica dello stabilimento RIR ricadente nel territorio di Siracusa; - Schede informative dello stabilimento RIR GM Gas; - Opuscolo informativo sui comportamenti della popolazione da tenersi in caso di necessità. Inoltre la pagina Facebook dell’Ente evidenzia il suddetto link. Altra informazione è stata inoltre effettuata mediante seminari informativi destinati alla popolazione scolastica (alunni, ATA, docenti e rappresentanti dei genitori di tre istituti comprensivi. Per l’anno scolastico 2018/2019 sono già programmati seminari sul PEEA a tutta la popolazione scolastica degli istituti comprensivi e congiuntamente al DRPC ad alcune scuole di 2° grado con priorità a quelle ricadenti nelle zone più esposte al rischio industriale. Inoltre è previsto che entro il mese di novembre 2018 sia sviluppato un incontro con tutta la cittadinanza e gli stake-olders, anche a cadenza periodica secondo gli aggiornamenti del PEEA. Infine, a partire dal 2019 e con cadenza annuale sarà effettuata apposita formazione dedicata al personale della PA. È previsto che entro il 2019 siano predisposti i seguenti elaborati: - direttrici di esodo (planimetrie e percorsi); - localizzazione delle Aree di protezione civile. Saranno prodotti opuscoli informativi da distribuire presso i Centri commerciali,

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico strutture pubbliche, scuole, piazze e vie della città, che forniranno informazioni riguardo a: - i pericoli di un incidente a rilevanza esterna; - i comportamenti da adottare per ogni livello di allerta, in caso di emergenza; - recapiti telefonici utili; - ubicazione delle aree di raccolta; - viabilità di emergenza; - variazioni informative. 4.1.2. Comune di Augusta Sul website del Comune di Augusta “htpp://www.comunediaugusta.it/avvisi- del-comune/avviso-campagna-d-informazione-alla-popolazione-sui-rischi-di- incidenti-rilevanti” , sono pubblicate: - localizzazione cartografica degli stabilimenti RIR dell’area siracusana; - schede informative degli stabilimenti RIR ricadenti nel territorio del comune di Augusta; - metodi comportamentali di autotutela. 4.1.3. Comune di Melilli L’Amministrazione comunale di Melilli, all’interno del centro abitato, ha installato un impianto mega-fonico inoltre si è dotata di un sistema di informazione alla popolazione denominato “ALERT SYSTEM” tramite il quale si possono inviare messaggi vocali alle utenze telefoniche fisse ed sms alla utenze telefoniche mobili; A breve sul sito istituzionale del comune verranno pubblicate le seguenti informazioni: - Localizzazione cartografica degli stabilimenti RIR ricadenti all’interno del territorio del comune di Melilli; - Schede informative degli stabilimenti RIR ricadenti nel territorio comunale; - Posizionamento dei Cancelli previsti nel PEE in vigore; - Localizzazione delle Aree di protezione civile; Inoltre verrà avviata una campagna di informazione, mediante la distribuzione di opuscoli informativi sul rischio sismico ed industriale, presso le scuole di ogni ordine e grado. Detti opuscoli saranno pubblicati anche nel sito istituzionale sulla pagina della protezione civile. 4.1.4. Comune di Priolo Gargallo L’Amministrazione comunale di Priolo Gargallo si è dotata di un proprio sito istituzionale, alla cui pagina http://www.comune.priologargallo.sr.it/wp- content/uploads/2017/06/seveso17.pdf il cittadino può accedere per acquisire informazioni ed eventualmente scaricare il documento intitolato Seveso III – Informazione alla popolazione. Tale documento contiene le seguenti informazioni: - Localizzazione cartografica degli stabilimenti RIR dell'area siracusana;

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- Schede informative degli stabilimenti RIR ricadenti nel territorio comunale; - Posizionamento dei Cancelli previsti nel PEE in vigore; - Testo dell'avviso pubblico; - Schema dell'impianto megafonico previsto per l’informazione alla cittadinanza; - Direttrici d'esodo (planimetrie e percorsi); - Localizzazione delle Aree di protezione civile. Maggiori informazioni sui comportamenti di autotutela sia per il rischio sismico e sia per quello industriale, sono reperibili nella versione digitale dell'opuscolo informatico scaricabile dalla pagina: http://www.comune.priologargallo.sr.it/wp- content/uploads/old_files/public/rubrica.pdf Oltre che tramite il canale digitale presente sul sito Internet, il Comune di Priolo Gargallo informa i suoi cittadini attraverso la periodica affissione di manifesti e la distribuzione di opuscoli. Vengono infine programmate e svolte con periodicità iniziative finalizzate ad accrescere il grado di consapevolezza della cittadinanza con attività, incontri ed esercitazioni presso le scuole. La campagna informativa prevede anche la distribuzione di gadget (matite, penne, etc.) alla popolazione scolastica. 4.2. Informazione preventiva da sviluppare Dall'esame delle azioni informative attuate, si ritiene vi sia la necessità che i Comuni che ancora non l’hanno fatto, predispongano urgentemente campagne informative articolate secondo programmi triennali adeguati e coerenti e con modalità efficaci, che assicurino il raggiungimento degli standard minimi di consapevolezza della popolazione, specie con riguardo alle istruzioni da seguire nei casi di emergenza, in relazione ai vari livella di allerta dichiarati. Per la progettazione e la successiva attuazione della campagna informativa i Sindaci dovranno fare riferimento alle Linee guida per l’informazione alla popolazione sul rischio industriale (16) ed attuare quanto previsto dalle stesse. Ad ogni buon fine, allo scopo di rendere chiara l’attività da porre in essere, si riporta di seguito uno schema che può essere preso a riferimento allo scopo di pianificare un efficace programma triennale, assicurando sin da subito almeno le attività indispensabili per la corretta e puntuale attuazione delle misure minime di autoprotezione. Finalità da traguardare: - Far conoscere alla popolazione i pericoli di un incidente a rilevanza esterna; - Far conoscere i comportamenti da adottare per i vari livelli di allerta, in caso di evento incidentale in corso. Strumenti utili per la realizzazione della campagna informativa - Manifesti di inizio campagna; - Opuscoli e volantini; - Schede; - Manifesti; - Incontri pubblici con la popolazione;

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- Pagine internet; - Questionari; - Sportello informativo; - Esercitazioni; - Spot televisivi o radiofonici; - Conferenze e master; - Incontri con docenti e con la popolazione scolastica; - Formazione del personale della Pubblica Amministrazione; Per ognuno dei sopraelencati strumenti si dettagliano le azioni e le finalità da perseguire Manifesto di inizio campagna L’inizio della campagna o di qualunque altra operazione inerente alla stessa, deve essere preceduta dall’affissione di manifesti a dall’invio di singole lettere, a firma del Sindaco; Prima della distribuzione dell’opuscolo o di altro materiale informativo, il cittadino dovrà esserne informato; Opuscoli e volantini Contenuti: i pericoli dell’incidente a rilevanza esterna; i comportamenti da adottare per ogni livello di allerta, in caso di ALLARME; recapiti telefonici utili; ubicazione delle aree di raccolta; Diffusione: porta a porta; invio mediante posta tradizionale o posta elettronica; presso ambulatori medici; presso uffici postali; presso le scuole; presso i locali di intrattenimento; presso centri commerciali ed uffici pubblici; Scheda Rielaborazione del “Modulo di notifica e di informazione sui rischi di incidente rilevante per i cittadini ed i lavoratori (Allegato 5 al D. lgs. 105/2015) presentata dai Gestori, contenente i dati delle sezioni A1, D, F, H, L, eventualmente riscritte con linguaggio semplice e con illustrazioni; Consultabili dalla cittadinanza presso: la segreteria del Sindaco; l’Ufficio tecnico comunale; le strutture di Protezione Civile; la biblioteca comunale; il sito WEB del DRPC Sicilia; sito WEB del Comune; sito WEB del Libero Consorzio Comunale di Siracusa. Manifesti Contenuti: i pericoli di un incidente a rilevanza esterna; i comportamenti da adottare per ogni livello di allerta, in caso di ALLARME; recapiti telefonici utili; ubicazione delle aree di raccolta; viabilità di emergenza; Diffusione: nelle zone più frequentate; presso gli ambulatori medici; presso gli uffici postali; presso le scuole; presso gli uffici pubblici; presso i centri commerciali; Incontri pubblici con la popolazione Periodicità annuale; distribuzione di opuscoli e gadget; gazebi informativi a cura delle Pubbliche Amministrazioni e delle

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Società; visite guidate negli stabilimenti; visite guidate presso unità operative degli Enti Pubblici; Pagina internet Contenuti: PEEA; Piani di emergenza comunali; scheda di informazione alla popolazione; copia opuscolo informativo; indicazioni e cartografia della viabilità di emergenza e delle aree di raccolta; Link con siti istituzionali della Prefettura, del Ministero dell’Ambiente, dei Vigili del Fuoco, del DRPC Sicilia, di ARPA, del Libero Consorzio Comunale di Siracusa, dei Comuni, del Consorzio Industriale per la Protezione dell’Ambiente (CIPA); Questionario Finalità: da sottoporre ai cittadini al fine di verificare l’efficacia della campagna d’informazione e l’effettiva conoscenza delle norme comportamentali e dei segnali di allerta convenuti; Destinatari: tutta la popolazione che può essere presente a vario titolo nelle aree esposte al rischio; Diffusione: contestualmente ad altre iniziative di incontro diretto con la popolazione, mediante distribuzione di volantini e opuscoli; Esercitazioni Finalità: coinvolgere la popolazione al fine di memorizzare o comportamenti di autotutela, le informazioni sulla viabilità e la localizzazione dei punti di raccolta; verifica dei sistemi di allarme e di comunicazione alla popolazione; verifica della tempistica di attivazione; verifica del corretto recepimento da parte del cittadino delle informazioni trasmesse; Destinatari principali: responsabili o referenti delle strutture sensibili, RSPP e ASPP di strutture pubbliche, responsabili di centri commerciali, attività dove è previsto assembramento di molte persone, etc; Altri destinatari: popolazione che può essere presente a vario titolo nelle aree esposte al rischio; Sportello informativo Finalità: creazione di un punto di informazione aggiornato, facilmente raggiungibile, per contatti diretti interpersonali; Localizzazione: presso un ufficio pubblico comunale; Spot televisivi, radiofonici, WEB Finalità: diffondere la conoscenza delle norme comportamentali (rifugio al chiuso, evacuazione assistita, etc.) in relazione ai vari segnali di allerta; Diffusione: emittenti locali; Periodicità: prima dell’avvio ed a conclusione della campagna informativa; semestralmente; Conferenze e master Finalità: incontri specialistici sulla tematica dell’ambiente, del rischio industriale, della normativa in vigore, del PEEA e dei

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comportamenti da adottare in caso di emergenza; formare la classe dirigente e i tecnici che a vario livello possono essere chiamati a svolgere attività di supporto in occasione di emergenza; Destinatari: Università, sanità, ordini professionali, tecnici di Enti e uffici pubblici, giornalisti, tecnici di settore, associazioni di categoria, organizzazioni di volontariato, ditte e società specializzate in settori attinenti; Incontri con docenti e con la popolazione scolastica Finalità: formare le componenti degli istituti scolastici sui rischi e sui comportamenti da tenere all’interno della struttura scolastica nei casi di emergenza; Destinatari: RSPP e ASPP, personale docente e amministrativo, dirigenti scolastici, genitori e alunni; Formazione del personale della Pubblica Amministrazione Finalità: formazione dedicata al personale della PA interessata all’emergenza; Periodicità: annuale; Destinatari: Ufficio tecnico comunale, Comando Polizia municipale, Gruppo comunale di protezione civile, etc. Dovrà essere prevista, inoltre, l’informazione per il personale medico di base presente nella zona. Ai medici di base operanti nelle zone interessate dovrà essere fornita adeguata formazione professionale affinché possano poi veicolare alla generalità dei pazienti assistiti notizie e informazioni prevalentemente incentrate sugli effetti sull’essere umano delle sostanze tossiche e/o pericolose utilizzate nello svolgimento dell’attività petrolchimica e sulle misure di protezione sanitaria applicabili in caso di emergenza, con specifico riguardo ai comportamenti da adottare nei riguardi di indumenti, alimenti, bevande o oggetti che sono o possono ritenersi verosimilmente contaminati. Sarà cura delle Amministrazioni Comunali rendere noti ai medici di base operanti negli ambiti territoriali di rispettiva competenza i dati sulla pericolosità delle sostanze tossiche e/o nocive per la salute umana, impiegati nei cicli produttivi delle aziende presenti nell’area del Polo petrolchimico e contenuti nelle Schede di informazione alla popolazione riportati in ALLEGATI 4.1. dai Gestori degli stabilimenti a RIR. Le Amministrazioni Comunali nello svolgimento di tale compito si avvarranno della collaborazione fornita dall’ASP n. 8 di Siracusa nonché dai Distretti Sanitari territorialmente competenti per i quattro Comuni interessati. La campagna informativa dovrà trattare tra l’altro dettagliatamente i comportamenti da seguire per i vari casi di emergenza. Nella fase dell’emergenza si possono adottare sostanzialmente due diversi comportamenti di autoprotezione: evacuazione assistita e rifugio al chiuso; al fine di guidare la popolazione in queste specifiche azioni è necessario prendere in considerazione le peculiarità di seguito illustrate.

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Durante l’evacuazione assistita, misura estrema raramente applicabile, le maggiori criticità si possono incontrare per lo sfollamento dalle abitazioni; è quindi importante che le persone vengano preparate precedentemente a tale trasferimento. È inoltre necessario che le azioni siano guidate da personale preparato e da messaggi chiari preformulati. Durante il rifugio al chiuso, misura precauzionale maggiormente probabile, è necessario che la popolazione sia costantemente informata dell’evolversi della situazione, anche a motivo della possibilità di avere componenti familiari presso altri ricoveri. Informazioni dettagliate sui contenuti e sulle modalità da adottare relativamente all’informazione preventiva sono contenute nelle Linee guida sopra citate. Tra le informazioni da somministrare alla popolazione devono essere comprese le modalità di divulgazione dei due livelli principali di allerta: ALLARME e CESSATO ALLARME, in occasione dei quali la popolazione sarà invitata ad adottare i comportamenti previsti. Con riferimento ai due scenari caratterizzati da maggiore verosimiglianza (incendio e rilascio di sostanza tossica in aria), che potrebbero richiedere il rifugio al chiuso, si forniscono le principali informazioni, che dovranno costituire oggetto specifico di informazione preventiva.

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SCENARIO PRIMA ZONA SECONDA ZONA TERZA ZONA Rifugiarsi al Rifugiarsi al chiuso o in chiuso o in posizione posizione Incendio schermata da schermata da - radiazioni radiazioni termiche termiche Rifugiarsi al Rifugiarsi al Rifugiarsi al chiuso ed chiuso ed Rilascio di chiuso ed attendere attendere sostanza tossica attendere eventuali ordini di eventuali ordini di in aria eventuali evacuazione e evacuazione e aggiornamenti aggiornamenti aggiornamenti Tab. 4.2. – Comportamenti da seguire in caso di evento incidentale Nel caso in cui venga segnalata la presenza di una nube tossica è consigliabile non allontanarsi dalla propria abitazione. È invece opportuno rifugiarsi dentro casa e provvedere rapidamente a migliorare l’isolamento dall’aria esterna della stanza ove ci si è riparati. Le precauzioni da adottare sono le seguenti: - chiudere tutte le finestre e le porte esterne; - fermare i sistemi di ventilazione o condizionamento siano essi centralizzati o locali; - spegnere i sistemi di riscaldamento e le fiamme libere; - chiudere le serrande delle canne fumarie e tamponare l’imbocco di cappe e camini; - rifugiarsi nel locale più idoneo possibile (presenza di poche aperture, posizionato in un piano elevato, ubicato dal lato dell’edificio opposto alla fonte di rilascio); - disporre di acqua; - disporre di un mezzo di ricezione delle informazioni; - nel caso in cui vi sia pericolo di esplosione esterna chiudere gli infissi e tenersi a distanza dai vetri; - sigillare con nastro adesivo o tamponare con panni bagnati le fessure degli stipiti di finestre e porte e la luce tra porte e pavimento; - sigillare con nastro adesivo le prese d’aria di cappe, ventilatori e condizionatori; - evitare l’uso di ascensori per il conseguente spostamento d’aria che ne deriverebbe; - nel caso in cui il tossico rilasciato sia solubile in acqua e il locale di rifugio sia costituito da un bagno, fare scorrere acqua dalla doccia per dilavare l’aria interna; - in caso di necessità tenere un panno bagnato sugli occhi e davanti a naso e bocca;

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- mantenersi sintonizzati mediante radio o TV sulle stazioni emittenti nazionali o locali e prestare attenzione ai messaggi inviati mediante utenze telefoniche; - al CESSATO ALLARME (cessazione del dichiarato livello di allerta), aprire porte e finestre, avviare i sistemi di ventilazione o condizionamento ed uscire dall’edificio fino al totale ricambio dell’aria; - porre particolare attenzione nell’accesso in locali interrati o seminterrati, dove vi possa essere ristagno di vapori. Inoltre, in linea generale è opportuno: - evitare di avvicinarsi allo stabilimento; - non sostare a curiosare sulle sedi stradali prossime allo stabilimento; - evitare di effettuare chiamate telefoniche allo stabilimento; - se si avverte la presenza di odori o senso di irritazione alla gola e agli occhi, proteggere la bocca e agli occhi con un panno bagnato. Altre informazioni dovranno riguardare il materiale di emergenza da tenere prontamente a disposizione e pronto all’uso. È necessario avere sempre in casa, in un punto noto a tutti i componenti della famiglia, un borsone contenente oggetti di fondamentale importanza in caso di emergenza quali: - chiavi di casa; - medicinali; - impermeabili leggeri o cerate; - fotocopia dei documenti di identità; - vestiario di ricambio e scarpe; - carta e penna; - generi alimentari non deperibili; - kit di pronto soccorso; - scorta di acqua potabile; - radio e pile di riserva; - coltello multiuso; - torcia elettrica con pile di riserva; - carta igienica; - valori. Infine è buona norma inserire dei rotoli di nastro adesivo di largo spessore: potranno essere utili per sigillare porte e finestre nel caso in cui si debba chiudersi in casa nell’eventualità di un rilascio di nube tossica. 4.3. Informazione in caso di emergenza attuata Presupposto dell’efficacia del PEEA consiste nella possibilità di fornire istruzioni chiare, semplici e di applicazione immediata alla popolazione, correlate alle varie condizioni che si possono presentare e alle relative previsioni di evoluzione dello scenario, e principalmente in occasione dei due livelli di allerta che interessano la popolazione: ALLARME e CESSATO ALLARME, in corrispondenza dei quali essa sarà invitata ad adottare i comportamenti previsti di cui alla informazione preventiva. È pertanto fondamentale disporre

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico di canali di informazione affidabili, ed efficaci. Le successive sezioni riportano le risorse in atto disponibili in ognuno dei Comuni interessati. Si descrivono di seguito i principali sistemi di comunicazione d’informazioni d’emergenza per la popolazione che i Sindaci dei comuni interessati dal Polo Petrolchimico hanno ideato e già attuato. 4.3.1. Comune di Siracusa L’informazione ai cittadini nell’emergenza potà avvenire mediante messaggistica con le modalità Whatsapp e SMS previa registrazione degli interessati nell’apposito servizio: http://www.comune.siracusa.it/index.php/it/2-non-categorizzato/1927- whatsappcomunale Il Comune di Siracusa ha inoltre posizionato nel centro storico di Ortigia 2 pannelli informativi luminosi con i quali è possibile dare informazioni testuali essenziali ai cittadini. Il Comune dispone di altoparlanti veicolari in dotazione agli automezzi dei Volontari della Protezione Civile e della Polizia Municipale. È previsto il loro incremento. 4.3.2. Comune di Augusta L’informazione ai cittadini nell’emergenza potrà avvenire mediante messaggistica con le modalità Telegram che consente unicamente di ricevere messaggi istantanei dal Comune previa registrazione. Gli interessati dovranno scaricare l’app gratuita “Telegram” tramite store del proprio smartphone; scrivere nel campo di ricerca di Telegram “Comune di Augusta” e selezionare il canale oppure selezionare l’indirizzo url: https://t.me/comunediaugusta e unirsi al canale semplicemente aggiungendo il proprio contatto. Non comparirà mai il numero di telefono di chi si unisce al canale e non si potrà interagire all’interno del gruppo ma soltanto leggere le varie comunicazioni inviate dall’Ente. 4.3.3. Comune di Melilli Il Comune di MELILLI ha un sistema d'informazione mediante SMS testuali istituito nel 2014 e denominato “SMS Cafè 5.6”. A detto sistema è stato affiancato parallelamente un'altra piattaforma di comunicazione denominata “ALERT SYSTEM” tramite la quale è possibile inviare oltre ad sms informativi, alla telefonia mobile, anche messaggi vocali ai telefoni fissi. Il Comune di Melilli ha attivato un sistema di altoparlanti con il quale dare informazioni ai cittadini del centro abitato. Detto sistema non copre le frazioni di Città Giardino e di Villasmundo per le quali esiste però un progetto di ampliamento del sistema. 4.3.4. Comune di Priolo Gargallo Per le comunicazioni durante le fasi dell’emergenza, il Comune di Priolo Gargallo dispone di un sistema di allertamento telefonico mediante messaggio preregistrato (alert system), che viene ricevuto al telefono fisso o portatile di ogni cittadino. In caso di emergenza o comunque quando ritenuto necessario, il Sindaco può anche inviare messaggi telefonici del tipo SMS.

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Avvisi inerenti a emergenze o comportamenti da adottare possono essere anche diffusi mediante un “totem” ubicato nel centro abitato e 26 altoparlanti siti nei vari quartieri. Tali dispositivi vengono ovviamente testati periodicamente. Altro sistema di allertamento della popolazione consiste nella pattuglia di Polizia Municipale e nelle due squadre di Volontari del Gruppo Comunale, incaricate di avvisare la popolazione mediante altoparlanti su vetture. Tali risorse sono da ritenere in atto sufficienti a garantire la necessaria informazione nell’emergenza. 4.4. Informazioni in caso di emergenza da sviluppare Fermo restando che la comunicazione alla popolazione rientra tra le responsabilità del Sindaco e che ogni iniziativa nei casi reali di emergenza deve essere concordata con il Prefetto, in generale si può ritenere che le attività di informazione nell’emergenza debbano essere svolte in corrispondenza del livello di allerta di ALLARME e di CESSATO ALLARME (cessazione del dichiarato livello di allerta). Anche particolari situazioni di PREALLARME possono fare ritenere opportuna una attività di informazione nell’emergenza. Inoltre, come indicato nella sezione 3.2.2., possono presentarsi casi in cui, già in condizioni di ATTENZIONE, durante un evento che, seppure in atto privo di qualsiasi rischio di propagazione all’esterno, può o potrebbe essere avvertito dalla popolazione provocando così una forma di allarmismo e preoccupazione, potrebbe risultare utile una modalità appropriata di informazione alla popolazione. È il caso, ad esempio, di non programmati fuori servizio importanti degli impianti, che provocano nelle torce altezze di fiamma molto evidenti, o anomalie impiantistiche che causano rumorosità eccezionali udibili all’esterno, per i quali il Gestore, già nella fase di ATTENZIONE, deve informare i sindaci dei territori che potrebbero essere interessati. Altri contenuti e altre modalità di informazione potranno essere previste e pianificate dal Sindaco per gli altri livelli di allerta che il Prefetto dichiarerà. La popolazione effettivamente interessata dall’emergenza in caso di incidente industriale a rilevanza esterna (livello di allerta pari ad ALLARME) che comporti il rilascio in atmosfera di sostanze tossiche e/o nocive per la salute umana deve essere immediatamente informata sull’emergenza in corso, sul comportamento da adottare e sui provvedimenti di protezione sanitaria applicabili nella fattispecie. In questo caso le informazioni minime da fornirsi in modo rapido e ripetuto riguardano: - la sopravvenuta emergenza e, in base alle notizie disponibili, le sue caratteristiche: tipo, origine, portata e prevedibile evoluzione; - le disposizioni da rispettare in base alla gravità dell’emergenza in atto ed eventuali suggerimenti di cooperazione; - le autorità e gli enti cui rivolgersi per informazione, consiglio, assistenza, soccorso ed eventuali forme di collaborazione. Le informazioni precedenti devono essere integrate, in funzione del tempo disponibile, con richiami riguardanti le nozioni fondamentali sulla tossicità e/o nocività delle sostanze rilasciate ed i suoi effetti sull’essere umano e

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PREFETTURA DI SIRACUSA – UFFICIO TERRITORIALE DEL GOVERNO Area V – Protezione Civile, Difesa Civile, Coordinamento del Soccorso Pubblico sull’ambiente già fornite nella fase dell’informazione preventiva. Se l’emergenza è preceduta da una fase di PREALLARME, alla popolazione devono essere fornite informazioni riguardanti le modalità e i tempi con cui vengono diffusi gli aggiornamenti sull’evoluzione della situazione. Informazioni specifiche possono essere rivolte, anche in fase di PREALLARME a particolari gruppi di popolazione, in relazione alla loro attività, funzione ed eventuale responsabilità nei riguardi della collettività, nonché al ruolo che eventualmente debbano assumere nella particolare occasione. I soggetti che possono comunque intervenire nella organizzazione dei soccorsi in caso di emergenza devono ricevere un’informazione adeguata e regolarmente aggiornata sui rischi che l’intervento può comportare per la loro salute e sulle precauzioni da prendere; dette informazioni sono completate con notizie particolareggiate in funzione del caso in concreto verificatosi.

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