Sommario 1- PREMESSA ...... 5 2- RIFERIMENTI LEGISLATIVI - NOTE METODOLOGICHE E PROCEDURALI ...... 6 2.1 Riferimenti legislativi ...... 6 2.2 Note metodologiche e procedurali ...... 6 3- LA VARIANTE AL PIANO DELLE REGOLE E PIANO DEI SERVIZI ...... 8 3.1 L’avvio del procedimento ...... 8 3.2 Autorità di VAS e soggetti coinvolti ...... 9 3.3 Istanze pervenute ...... 10 3.4 La proposta di Variante oggetto della verifica di assoggettabilità alla VAS ...... 11 4- Varianti P.G.T...... 11 4.1 Prima modifica ...... 14 4.2 Seconda modifica ...... 15 4.3 Terza modifica ...... 17 4.4 Quarta modifica ...... 18 4.5 Quinta modifica ...... 19 4.6 Sesta modifica ...... 20 4.7 Prima istanza ...... 22 4.8 Seconda istanza ...... 22 4.9 Terza istanza ...... 23 4.10 Quarta istanza ...... 24 4.11 Quinta Istanza ...... 25 4.12 Sesta Istanza ...... 26 4.13 Settima Istanza ...... 27 4- Analisi del contesto ambientale ...... 29 4.1 Analisi per fattori ambientali ...... 29 4.1.1 POPOLAZIONE, ATTIVITÀ ECONOMICHE E PRODUTTIVE...... 29 4.1.2 ARIA E FATTORI CLIMATICI ...... 37 4.1.3 RISORSE IDRICHE ...... 43 4.1.4 SUOLO ...... 46 4.1.5 FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI ...... 51 4.1.6 PAESAGGIO E BENI CULTURALI...... 55 4.1.7 RUMORE...... 56 4.1.8 RADIAZIONI ED ENERGIA ...... 56 4.1.9 RIFIUTI ...... 59 5- LE AZIONI DI PGT E LE ALTERNATIVE ...... 61 5.1 Obiettivi generali ...... 61 5.2 Azioni strategiche ...... 61 6- MATRICE DI COERENZA INTERNA ...... 63 7- MATRICE DI COERENZA ESTERNA ...... 64 8- VALUTAZIONE DEI POSSIBILI IMPATTI GENERATI DALLA VARIANTE ...... 65 9- VALUTAZIONI FINALI ...... 68

1- PREMESSA La l.r. 12/2005 ha introdotto all’art. 4 la normativa relativa alla valutazione ambientale dei piani, in applicazione alla direttiva CEE 42/2001, prevedendo che il processo di valutazione fosse limitato al Documento di piano dei PGT.

Successivamente, attraverso la Legge Regionale 13 marzo 2012, n. 4 – Norme per la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente ed altre disposizioni in materia urbanistica- il legislatore regionale ha introdotto una nuova normativa per la quale le varianti al Piano dei Servizi di cui all’art. 9 ed al Piano delle regole di cui all’art. 10 della legge 12/2005, siano soggette a verifica di assoggettabilità a VAS, fatte salve le fattispecie per le quali è prevista l’applicazione diretta della Valutazione Ambientale Strategica.

Il comune di ha avviato una variante al Piano di Governo del territorio riguardante alcune modifiche al Documento di piano, al Piano delle Regole ed il Piano dei servizi, con la redazione anche del PUGSS, si rendendo quindi necessario predisporre le attività progettuali previste per la verifica di assoggettabilità a VAS della variante al PGT, avendo quale particolare riferimento metodologico e contenutistico la DGR 6420/2007 e la DGR 25 luglio 2012 n. 9/3836.

Le delibere sopracitate hanno infatti approvato gli allegati 1a e 1U – riguardante il modello metodologico procedurale organizzativo della VAS, relativo rispettivamente alle varianti al Documento di Piano, al Piano delle Regole ed al Piano dei Servizi.

2- RIFERIMENTI LEGISLATIVI - NOTE METODOLOGICHE E PROCEDURALI

2.1 Riferimenti legislativi I riferimenti normativi relativi alla procedura di assoggettabilità alla VAS sono i seguenti:

 Direttiva 2001/42/CE del parlamento Europeo del Consiglio del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente (di seguito Direttiva);  Legge Regionale 11 marzo 2005, n. 12 per il Governo del territorio e successive modifiche e integrazioni (di seguito L.R. 12/2005);  Indirizzi generali per la Valutazione ambientale di piani e programmi – Deliberazione Consiglio regionale 13 marzo 2007, n. VIII/351, (di seguito indirizzi generali);  Delibera Giunta Regionale n° VIII/6420 del 27 dicembre 2007 – Determinazione della procedura per la valutazione ambientale di Piani e Programmi.  Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale” come modificato dal Decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 e dal Decreto legislativo 29 giugno 2010, n. 128 (di seguito D.Lgs.);  Legge Regionale 13 marzo 2012, n. 4 – Norme per la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente e altre disposizioni in materia urbanistica – edilizia.  Delibera Giunta Regionale n° IX/3836 – Determinazione della procedura di valutazione ambientale di piani e programmi- VAS – approvazione allegato 1u – modello metodologico procedurale e organizzativo della VAS– variante al piano dei servizi e piano delle regole.

2.2 Note metodologiche e procedurali La normativa di riferimento prevede una metodologia attraverso la quale compiere le azioni necessarie per la verifica di assoggettabilità alla VAS e per definire gli effetti significativi sull’ambiente e sul territorio a seguito dell’approvazione della variante.

In particolare la procedura prevede:

L’avvio del procedimento di variante e l’individuazione dei soggetti interessati, nonché la definizione delle modalità di informazione e di comunicazione.

 La predisposizione di un rapporto preliminare contenente i dati necessari per la verifica degli effetti significativi sull’ambiente, sulla salute umana e sul patrimonio culturale.  La messa a disposizione del rapporto preliminare e l’avvio della procedura di verifica.  La decisione in merito alla verifica di assoggettabilità alla VAS ed informazione circa la decisione assunta.

Finalità e contenuti della Verifica di assoggettabilità alla VAS

Per la verifica di assoggettabilità alla VAS viene richiesta l’elaborazione di un Rapporto preliminare, da sottoporre agli enti competenti in materia ambientale e agli altri soggetti interessati, individuati in fase di avvio del procedimento.

Tale Rapporto deve comprendere una descrizione del piano o programma e le informazioni e i dati necessari alla verifica degli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione del piano o programma.

Il Rapporto preliminare costituisce l’elaborato unico di verifica di assoggettabilità alla VAS; spetta all’autorità competente, in base agli elementi raccolti nel Rapporto preliminare e alle osservazioni pervenute, la decisione finale circa l’esclusione del piano o programma dalla valutazione ambientale.

Le procedure da seguire per la verifica sono illustrate nello schema seguente che fa parte integrante della D.G.R. citata.

3- LA VARIANTE AL PIANO DELLE REGOLE E PIANO DEI SERVIZI

3.1 L’avvio del procedimento Il procedimento relativo alla variante al Piano di Governo del Territorio del Comune di Chiavenna ha preso avvio con Deliberazione della Giunta Comunale n. 79 del 06.11.2019. L’avvio del procedimento è stato reso noto sia mediante avviso pubblico sul sito del Comune e nelle bacheche comunali in data 06/11/2019.

Con delibera della Giunta Comunale n. 16 del 19.02.2020 sono state individuate le autorità competenti per la VAS. 3.2 Autorità di VAS e soggetti coinvolti La delibera della Giunta comunale n. 16 del 19.02.2020 ha individuato le autorità competenti per la VAS nelle seguenti figure:

 Il Responsabile del Servizio Tecnico del Comune di Geom. Andrea Sala Autorità procedente per la VAS ai sensi dell’art. 5 comma 1 lettera q) del D.Lgs. 152/2006 (punto 3.2 del D.gr n. 9/3836 del 25/07/2012)  il Responsabile dell’Ufficio Tecnico – geom. Matteo Fiocchi . Autorità competente per la VAS ai sensi dell’art. 5 comma 1 lettera p) del

D.Lgs. 152/2006 (punto 3.3 del D.gr n. 9/3836 del 25/07/2012) – DGR n. 8/6420 del 27/12/2007, allegato 1a (e successive deliberazioni inerenti e conseguenti), DGR n. 9/761 del 12/11/201 a) i soggetti competenti in materia ambientale

ARPA Lombardia. Dipartimento di ;

A.S.L. della Provincia di Pavia;

Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia;

Ministero per i Beni Ambientali ed Architettonici, Soprintendenza per i beni Architettonici e per il Paesaggio di Milano b) gli enti territorialmente interessati, che per il Comune di Marcignago risultano essere:

Regione Lombardia Direzione Generale Territorio e Urbanistica U.O. Tutela e

Valorizzazione del Territorio;

Provincia di Pavia Settore Pianificazione Territoriale, Trasporti e Viabilità;

Provincia di Pavia Settore Territorio, Ecologia e Ambiente;

Comune di Pavia

Comune di Torre d’Isola

Comune di

Comune di

Comune di Trivolzio

Comune di

Enel Distrubuzione s.p.a.

TIM s.p.a.;

Terna s.p.a.

LD Reti s.p.a.

Pavia Acque s.r.l. c) il pubblico e il pubblico interessato all’iter decisionale per la V.A.S. del P.G.T, da invitare alla conferenza di valutazione, salvo successive integrazioni, secondo le seguenti modalità e che risultano essere:

Popolazione di Marcignago;

Associazioni di Marcignago;

Parrocchia di Marcignago;

Ordine degli Ingegneri;

Ordine degli Architetti;

Ordine dei Geologi;

Collegio dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati;

Collegio Provinciale dei Geometri;

Collegio Imprese Edili;

Unione Industriali;

Confedilizia;

Associazione Piccole e Medie Industrie;

Confartigianato Imprese;

C.N.A. – Confederazione Nazionale Artigianato;

Confesercenti;

Coldiretti;

Confederazione Agricoltori;

Unione Agricoltori;

Legambiente;

Wwf;

C.G.I.L.:

C.I.S.L.;

U.I.L.;

3.3 Istanze pervenute A seguito della pubblicazione dell’avvio del procedimento sono pervenute da parte dei cittadini 7 istanze riguardanti proposte di variante al PGT, la cui sintesi è riportata nella tabella sottostante.

VARIANTE AL P.G.T. ELENCO ISTANZE PRESENTATE DAI CITTADINI N. PROT. DATA OSSERVANTE MAPPALI OGGETTO Generale LOCALITA' 1 3879 09.09.2019 Daniele Lovati fg. 4 67 – 90 Inserimento in fg. 5 5 -64-3-4 Insediamento Rurale 2 423 06.01.2020 Carlo e Luigi Legnani Volontà di attuare una proposta nell’ATP1 3 4423 03.02.2020 Giuseppe Bosatra fg. 9 287 Esclusione dall’ATR1 4 5605 06.01.2020 Società M&G Modifica perimetro del centro storico 5 972 06.01.2020 Antonio e Annalisa fg 1 24 - 190 Cambio da media Agosti ad alta densità della conformazione urbanistica 6 48 28/12/2019 Corrado Tarantola Demolizione fabbricato fatiscente 7 565 03.01.2020 Gianna Gambato fg. 4 27 -26 -49 Proposta di un Piano di Recupero per Cascina Aragostea

3.4 La proposta di Variante oggetto della verifica di assoggettabilità alla VAS La proposta di variante al PGT di Marcignago, per la quale è stata avviata la procedura di verifica di assoggettabilità alla VAS, recepisce le istanze di modifica proposte da privati cittadini e dall’Ufficio Tecnico del comune stesso.

Tutte le istanze presentate sono state analizzate e confrontate con gli obiettivi strategici del PGT; in buona parte hanno riguardato ambiti di ridotte dimensioni, compresi o adiacenti al Tessuto Residenziale Consolidato, altre riguardano gli ambiti agricoli, altre destinate a servizi che vengono stralciati e destinata a Tessuto Residenziale Consolidato, un’altra che riguarda l’individuazione cartografica di un’azienda soggetta a procedura per Rischi di Incidente Rilevante, oltre che alla correzione di alcuni scostamenti cartografici circa la definizione dei singoli azzonamenti.

L’accoglimento delle richieste ha comportato la variazione del Piano delle Regole e del Piano dei Servizi, a cui è stato allegato il redatto Piano Generale dell’ Utilizzo dei Servizi del Sottosuolo, PUGSS, con relativa relazione e regolamento

Vengono anche integrate/corrette le Norme Tecniche di Attuazione, del Piano delle Regole, al fine di adeguare alcuni articoli, per renderli maggiormente comprensibili e non dare atto a errate interpretazioni oltre a consentire interventi puntuali più flessibili.

Le schede sotto riportate sintetizzano per ogni area oggetto di variante le caratteristiche dello stato di fatto (con lo stralcio del PGT vigente) e la proposta di variante, evidenziando eventuali criticità o vincoli, anche di tipo ambientale.

Si riporta nel capitolo seguente lo stralcio delle aree oggetto di variante.

4- Varianti P.G.T. Come anticipato nel precedente paragrafo, si è reso necessario introdurre delle modifiche al documento di piano per aggiornare le previsione alle effettive situazioni degli ambiti coinvolti senza che queste modifiche possano incidere sulle previsioni complessive dello strumento urbanistico. Si tratta per lo più di riperimetrazioni di ambiti di trasformazione previsti dal vigente PGT ed eliminazione di piani attutivi decaduti, effettuate alla luce delle effettive risultanze dei luoghi o di modifiche relative alle varianti introdotte in sede di approvazione di strumenti di attuazione.

In particolare la modifica degli ambiti di trasformazione, aggiorna la cartografia di piano alla situazione attuale, con l’inserimento delle realizzazioni dei piani attuativi di iniziativa privata completati e con l’inserimento delle aree di interesse pubblico già realizzate, con conseguente riperimetrazione dell’ambito di trasformazione denominato ATR1.

Caso particolare è rappresentato dalla variante riguardante l’ambito introdotto ATR3, in quanto la stessa si è resa necessaria per attuare una specifica esigenza di completamento di un isolato che aveva dei lotti interclusi.

Per quanto riguarda più dettagliatamente le varianti nelle pagine seguenti sono individuate puntualmente ad una ad una, con lo scopo di poter illustrare nel dettaglio le modifiche proposte.

Inoltre sono stati eliminati i riferimenti e le tavole che proponevano ristrutturazioni edilizie puntualmente per ogni edificio anche con modifica della sagoma ritenute troppo restrittive in un tessuto già consolidato e conformato e sostituite con un Piano di Recupero per edifici rappresentativi e in condizioni sufficienti di manutenzione anche in virtù di quanto proposto dalla L.R. 18/19 sulla rigenerazione urbana ed il recupero dei piani terra.

E’ stata inoltre aggiornata la base cartografica.

Sono stati eliminati alcuni collegamenti stradali che interferivano con la pista ciclabile già esistente e che incidevano su suoli privati e che inoltre per la poca larghezza delle stesse vie non avrebbero inciso positivamente nella viabilità totale.

E’ stato inoltre redatto, con apposita cartografia, relazione e regolamento, il Piano Generale di Utilizzo dei Servizi del Sottosuolo.

PGT vigente Varian te al PGT

1. Il Documento di Piano:

Quadro conoscitivo:

1.1 Sintesi delle previsioni di livello sovraordinato:PTCP scala 1:25.000

1.2 Inquadramento territoriale scala 1:25.000

1.3 Mosaico PRG Comuni contermini scala 1:25.000

1.4 Struttura storico - insediativa scala 1:25.000

1.5 Uso dei suoli scala 1:10.000

1.8 Aree a standard e regime di proprietà scala 1:5.000

1.9 Analisi dei servizi esistenti

1.10 Stato di fatto della rete commerciale (localizzazione esercizi commerciali) scala 1:2.000

1.11 Struttura urbana: Analisi funzionale e morfologica scala 1:5.000

1.12 Centri e/o nuclei di interesse storico-ambientale: determinanti urbane scala 1:5.000

1.14 Centri e/o nuclei di interesse storico-ambientale: analisi per unità edilizie 1.15 Nuclei esistenti in zona agricola: analisi

1.16 Individuazione della rete ecologica scala 1:5.000

1.17 Carta del Paesaggio: Quadro conoscitivo scala 1:5.000

1.18 Quadro conoscitivo: Aree e/o beni tutelati scala 1:5.000

Sintesi valutativa:

1.19 Aspetti urbanistico-territoriali scala 1:5.000

1.20 Carta del Paesaggio: Sintesi valutativa scala 1:5.000

1.21 Carta del Paesaggio: Carta della sensibilità paesistica scala 1:5.000

Progetto:

Aggiornamento

1.1 base 1:5.000

2.2 PTR 1:5.000

2.3 PPR 1:5.000

2.3b PPR 1:5.000

2.4a PTCP 1:5.000

2.4b PTCP 1:5.000

3.1 piano previgente variante 2012 1:5.000

3.2 perimetrazione centri storici 1:2.000

4.1 stato di conservazione del nucleo storico 1:5.000

5.1 Previsioni di Piano 1:5.000

5.2 Fattibilità geologica 1:5.000

2. Il Piano dei Servizi:

Aggiornamento

2.1 Il sistema dei servizi a livello comunale: inquadramento territoriale scala 1:5.000

2.2 Mappatura dei servizi: Capoluogo scala 1:2.000

2.3 Mappatura dei servizi: Frazione Divisa scala 1:2.000

Redazione PUGSS Piano Utilizzo Generale Servizi del sottosuolo

1.1 Rete approvvigionamento idrico 1:5.000

1.2 Rete fognaria 1:5.000 1.3 Rete elettrica 1:5.000

1.4 Rete delle comunicazioni 1:5.000

1.5 Rete della distribuzione del gas 1:5.000

1.6 Relazione illustrativa

1.7 Regolamento di attuazione

3. Il Piano delle Regole:

3.1 Quadro di riferimento normativo: Vincoli e prescrizioni di livello sovraordinato scala 1:5.000

3.2 Quadro di riferimento normativo: Aree di trasformazione e ambiti extraurbani scala 1:5.000

3.5 Quadro di riferimento normativo: Nuclei di antica formazione:

Capoluogo – Frazione Divisa scala 1:1.000

3.6 Quadro di riferimento normativo: Nuclei rurali di interesse storico-ambientale scala 1:1.000

3.7 Quadro di riferimento normativo: Elementi e sistemi di interesse paesistico – ambientale scala 1:5.000

3.8 Quadro di riferimento normativo: Carta della sensibilità paesistica scala 1:5.000

3.9 Quadro di riferimento normativo: Vincoli e classi di fattibilità geologica, idrogeologica e sismica scala 1:5.000

Aggiornamento

1.1 Quadro di riferimento normativo: Inquadramento normativo scala 1:2.000

1.2 Quadro di riferimento normativo: Capoluogo e parte settentrionale 1:2.000

1.3 Quadro di riferimento normativo: Fraz. Divisa e parte meridionale 1:2.000

2.1 Carta del consumo di suolo 1:5.000

4. Relazione generale

5. Norme tecniche di attuazione

4.1 Prima modifica La prima modifica riguarda un diverso approccio metodologico alla rigenerazione urbana. Sono state eliminate le carte sulle modalità di intervento in quanto la cittadina ha assunto ormai una sua conformazione stabile da non stravolgere sostituendola con una carta di analisi dello stato di fatto degli edifici propedeutica anche anche ad interventi di rigenerazione urbana come suggerisce la L.R. 18/19.

Piano delle Regole Documento di Piano

4.2 Seconda modifica Diretta conseguenza della prima modifica è l’identificazione di immobili in stato di degrado o fatiscenti che rappresentano la memoria storico architettonica delle cittadine della campagna pavese, per cui è stato predisposto un Piano di Recupero L. 457/78, da attuarsi con i modi e le modalità disposte dalla citata legge, anche e sempre in virtù di quanto ha recentemente legiferato la Regione Lombardia con la L.R. 18/19 sulla rigenerazione urbana e dei piani terra.

Documento di Piano

Piano delle Regole

4.3 Terza modifica La terza modifica è l’eliminazione di alcune connessioni viabilistiche irrealizzabili sia dal punto di vista tecnico che catastale.

Documento di Piano Documento di Piano

Piano dei Servizi Piano dei Servizi

Piano delle Regole Piano delle Regole

4.4 Quarta modifica La quarta modifica è un accorgimento tecnico per completare un isolato della frangia urbana attraverso una nuova viabilità che raggiunga i lotti interclusi.

Si è anche deciso di progettare un nuovo Ambito di Trasformazione Residenziale con un un indice molto basso di 0,5 mq/mq mentre per la viabilità di 0,1 mq/mq.

Documento di Piano Documento di Piano

Piano delle Regole Piano delle Regole

4.5 Quinta modifica Per salvaguardare il valore storico e la privilegiata posizione nell’ambito più naturalistico della Cascina Reimondò si propone di modificare la sua destinazione d’uso verso una connotazione turistico- ricettiva, agrituristica.

Documento di Piano

Documento di Piano

Piano delle Regole

Piano delle Regole

4.6 Sesta modifica La quinta modifica riguarda le N.T.A. modificate così:

art. 9 Piani Urbanistici Attuativi “Don Bosco” e “Cascina La Nuova”

Negli elaborati grafici del PdR sono identificati con apposita simbologia grafica i Piani Urbanistici Attuativi “Don Bosco” e “Cascina La Nuova”.

Alle aree incluse nel perimetro dei detti Piani Attuativi si applica il regime previsto dallo strumento attuativo già approvato.

Alle aree incluse nel perimetro dei detti Piani Attuativi si applica, inoltre, la disciplina prevista dall’art. 22.1 ultimo paragrafo “Piani Urbanistici Attuativi – PUA” delle presenti N.T.A., che recita “ Scaduti i termini di validità e adempiute le obbligazioni previste in convenzione, le eventuali aree non ancora edificate saranno soggette ad intervento diretto con le destinazioni, gli indici fondiari ed i parametri previsti nel piano attuativo stesso ”. Nel caso previsto dal comma precedente, al momento del deposito della/e istanza/e finalizzata/e alla realizzazione degli interventi edificatori diretti, il Comune si riserva la facoltà di nominare tecnici esperti nei vari settori per verificare a spese del richiedente lo stato di completamento, di conservazione e di efficienza delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria già realizzate.

All’esito delle predette verifiche il richiedente, ove necessario, dovrà adeguare a proprie spese alle norme vigenti le infrastrutture già esistenti e nel caso siano stati rilevati ammaloramenti, dovrà intervenire a proprie spese al ripristino delle stesse, al fine di garantire la loro piena efficienza.

Il richiedente inoltre dovrà garantire a proprie spese il corretto ed efficiente funzionamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria per almeno un anno dalla data delle predette verifiche o dal completamento degli adeguamenti sopra descritti, se necessari.

Art. 10. Indici e parametri

Pp –parcheggio privato

E’ la superficie minima da destinare a parcheggio pertinenziale di unità immobiliari, residenziali e non, ai sensi della L. 24.03.1989 n. 122 e della LR n. 12/2005 – CAPO II°. Essa comprende, oltre allo spazio di sosta, le superfici accessorie atte a garantire la funzionalità del parcheggio quali le rampe di accesso, le corsie di distribuzione, le areazioni, i collegamenti verticali e simili, nei limiti strettamente necessari per la loro accessibilità e per lo scopo specifico.

Slp – superficie lorda di pavimento (mq)

E' la somma delle superfici dei singoli piani dell'edificio, misurate al lordo delle murature interne e di quelle perimetrali. Nel computo della Slp sono compresi:

 gli elementi aggettanti chiusi o “bow windows”;  i soppalchi, i sottotetti, i locali seminterrati, quando abbiano i requisiti prescritti per l’abitabilità’ ivi compresi i locali integrativi ( studio, sala giochi, sala lettura, tavernette e assimilabili) e quelli di servizio (bagni, spazio cottura, spogliatoi, guardaroba, corridoi ecc.);  i locali seminterrati o totalmente interrati, quando abbiano i requisiti prescritti per l’esercizio di attività produttive e commerciali con permanenza di persone, esclusi i locali destinati a deposito – magazzino e impianti tecnologici;  i porticati e/o tettoie aperte, quando utilizzati per deposito e/o altre funzioni lavorative, comprese quelle espositive, nell’ambito di attività produttive, commerciali, terziarie.  i locali per il ricovero delle autovetture ed i relativi spazi di manovra realizzati fuori terra ed esternamente alla sagoma del fabbricato principale essendo classificati come pertinenze;

Sono invece esclusi dal computo della Slp:

 le scale interne e gli spazi di accesso alle unità immobiliari, i vani ascensore ed i cavedi tecnici, di uso condominiale;  gli aggetti aperti, i porticati liberi, le logge rientranti, i volumi tecnici emergenti dall'intradosso dell'ultimo piano abitabile o agibile adibiti a vani scala, vani ascensore, serbatoi ecc.;  i locali accessori all’edificio (box e relativi spazi di manovra, cantine, locali caldaia, lavanderie, depositi ecc.) quando siano totalmente interrati;  i sottotetti, la cui altezza, misurata internamente, senza considerare eventuali strutture intermedie o partizioni, non sia superiore a m 2,40 al colmo, m 0,60 all’imposta e con una pendenza massima di 35°;  le cabine elettriche e del gas.  Negli edifici produttivi esistenti, e’ inoltre escluso dal computo della Slp ogni altro impianto tecnologico necessario al miglioramento delle condizioni del lavoro o dell’ambiente.

4.7 Prima istanza La prima istanza riguarda Cascina Calinago, la proposta pervenuta richiede di riportare tutto il piano attuattivo decaduto in ambito rurale inoltre c’è un’area non più funzionale all’attività agricole.

L’istanza è accettata e anche l’area dismessa vengono riportate in insediamento rurale, seguendo anche le direttive del PTCP.

Documento di Piano Documento di Piano

Piano delle Regole Piano delle Regole

4.8 Seconda istanza La seconda istanza istanza riguarda la volontà di attuare un piano attuativo nell’ATP1. L’ambito è stato allargato anche a funzioni commerciali e parzialmente modificato nella posizione, ora l’entrata non è più rivolta verso Divisa ma su via Ludovico Einaudi.

La scelta è stata in una visione di non gravare su Divisa di un traffico veicolare eccessivo ed alla eliminazione della bretella prevista, la riqualificazione di via Ludovico Einaudi si configura come una circumvallazione capace di deviare il traffico che attraversa la frazione Divisa, dirottondolo su detta via , frazione Calcinago che poi si congiunge al centro di Marcignago nella parte meridionale – orientale.

Inoltre l’area di mitigazione si configurebbe come un viale alberato di 500ml che potrebbe anche presupporre una deviazione delle linee di trasporto pubblico

Documento di Piano Documento di Piano

Piano delle Regole Piano delle Regole

4.9 Terza istanza La terza istanza riguarda un mappale diviso tra area abassa densità e l’ATR1, l’istanza di modifica è pertanto accolta.

Documento di Piano Documento di Piano

Piano delle Regole Piano delle Regole

4.10 Quarta istanza La quarta istanza chiede la riperimetrazione del centro storico.

Il centro storico era stato riperimetro a tutto l’abitato per cui si è ritenuto più giusto regolarlo sul perimetro del Nucleo di Antica Formazione

Perimetro vigente Nuova perimetrazione

4.11 Quinta Istanza La quinta istanza chiede un passaggio da media densità ad alta densità, viene concessa perché il nucleo è isolato e potrebbe necessitarne.

Documento di Piano Documento di Piano

Piano delle Regole Piano delle Regole

4.12 Sesta Istanza La sesta istanza chiede la demolizione di un edificio diroccato per potervi insediare servizi all’interno del Piano Attuativo Don Bosco.

L’edificio è effettivamente un rudere senza nemmeno più il tetto, non è vincolato e non presenta elementi di pregio come si vede dalle foto seguenti.

Documento di Piano Documento di Piano 7

Piano dei servizi Piano dei servizi

Piano delle Regole Piano delle Regole

4.13 Settima Istanza La settima istanza richiedeva un Piano di Recupero per Cascina Agostera, non è stata accolta, in quanto la cascina si trova nella parte produttiva agricola, viene ripristinata ad attrezzature agricole e possono comunque essere effettuati lavori di manutenzione straordinaria e ristrutturazione edilizia. Inoltre è parzialmente ricadente in una fascia di rispetto da una roggia.

Documento di Piano Documento di Piano

Piano delle Regole Piano delle Regole

4- Analisi del contesto ambientale

4.1 Analisi per fattori ambientali La presente analisi del contesto ambientale è condotta sulla base delle indicazioni della direttiva europea sulla VAS, seguendo lo schema Determinanti, Pressioni, Stato, Impatti, Risposte (DPSIR) applicato alle principali matrici e componenti ambientali (aria e fattori climatici, acque superficiali e sotterranee, suolo, rumore e vibrazioni, energia, flora, fauna ed ecosistemi) integrate con i descrittori degli aspetti culturali, sociali ed economici (paesaggio e beni culturali, popolazione e salute umana, attività economiche e produttive) e per ulteriori fattori ritenuti prioritari per la realtà del Comune di Marcignago.

L’analisi viene svolta integrando, accanto alla descrizione delle matrici e componenti ambientali, culturali, sociali ed economiche, l’uso di indicatori specifici organizzati sullo schema DPSIR. Tali indicatori sono utilizzabili per la descrizione del contesto ambientale attuale e per la valutazione, attraverso un opportuno sistema di monitoraggio, delle dinamiche introdotte dall’applicazione delle proposte del PGT. Il quadro sintetico degli indicatori è stato completato da una loro prima metadocumentazione per facilitarne la lettura.

Tutti gli indicatori utilizzati sono descritti e documentati nella sezione indicatori seguendo lo schema proposto dalla Regione Lombardia.

Le informazioni riportate sono derivate principalmente dalla Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Provincia di Pavia, dai dati del Rapporto Stato Ambiente della Regione Lombardia e dalle principali banche dati Regionali, Provinciale, Comunale ed ISTAT.

4.1.1 POPOLAZIONE, ATTIVITÀ ECONOMICHE E PRODUTTIVE. Il comune di Marcignago è uno dei 190 Comuni della Provincia di Pavia e sorge nella Pianura tra il fiume Ticino e il Naviglio di Pavia, a 10 Km a nord-ovest del capoluogo. Il territorio comunale risulta confinante con il parco del Ticino e si estende su una superficie di circa 10 Kmq. Tale comune, situato su un'area pianeggiante, risulta prevalentemente un centro agricolo, con un assetto urbanistico che preserva i suoi caratteri storici in coerenza con l’orografia del paesaggio. Sul territorio comunale si trovano anche alcune frazioni : la principale è denominata Divisa; le altre si trovano nella zona agricola e sono associate alle cascine presenti: Mulino Vecchio, Calignago, Brusada.

I dati del censimento partendo dall’anno 2005 indicano, per il comune di Marcignago, una popolazione residente pari a 2250 abitanti. Le proiezioni indicano un costante e progressivo aumento sia nel breve periodo (anno 2011) che a lungo termine (anni 2016, 2021).

La popolazione di Marcignago è sempre stata in graduale aumento; dalla seconda metà degli anni ’80 si rileva un incremento più spiccato, probabilmente dovuto alla costruzione di nuovi insediamenti abitativi. Si osserva inoltre, negli ultimi anni in particolare, una buona progressione della popolazione, maschile e femminile, ricompresa nella fascia di età lavorativa e scolare.

L’abitato di Marcignago si è sviluppato in misura compatta in un territorio agricolo e fortemente mono colturale. All’asse stradale che storicamente lo attraversa (Strada provinciale n. 22 poi Via Umberto I nell’abitato) si aggiungono altre vie urbane con funzione di collegamento di quartiere. Il territorio comunale presso l’abitato della frazione Divisa è interessato dall’attraversamento della Strada Provinciale n° 11.

La densità di popolazione si attesta su valori di circa 240 ab/Km2 nel 2007 con una superficie territoriale di 10.13 Km2.

La connotazione produttiva del Comune presenta il polo produttivo posizionato in apposite zone alla periferia del paese (a Divisa) senza connessioni con il tessuto residenziale urbano.

L’ultimo Censimento ha avuto per oggetto tutte le imprese (unità giuridico-economiche) operanti nel settore industriale e dei servizi iscritte al Registro delle imprese delle Camere di Commercio, gli artigiani, i lavoratori autonomi, i liberi professionisti, le istituzioni pubbliche, le istituzioni non profit (associazioni di volontariato, partiti politici, cooperative sociali, fondazioni, enti ecclesiastici). Come già nel 1991, nel campo di osservazione sono comprese le unità Locali operanti in tutti i settori di Attività economica, con esclusione dell’agricoltura, dei servizi domestici presso le famiglie e degli organismi extraterritoriali. Tra le unità locali delle istituzioni pubbliche continuano ed essere escluse quelle che fanno capo al Ministero della difesa, alla Polizia di Stato e alla Guardia di finanza.

Il Comune risulta così sinteticamente strutturato:

A questi dati si devono aggiungere alcuni dei principali risultati del V Censimento generale dell’Agricoltura (data di riferimento 22 ottobre 2000) in grado di descrivere le caratteristiche strutturali del sistema agricolo locale.

Nel campo di osservazione sono state considerate tutte le aziende agricole, forestali e zootecniche, di qualsiasi ampiezza e da chiunque condotte (ad es. anche da amministrazioni pubbliche). Le aziende agricole sono state individuate nel Comune, in cui ricade il centro aziendale (complesso dei fabbricati situati nei terreni dell’azienda agricola e connessi all’attività produttiva) o, in mancanza di esso, la maggior parte delle particelle catastali costituenti la superficie totale aziendale.

Non sono presenti esercizi alberghieri e strutture turistiche significative.

Indice di densità imprenditoriale (IDI)

L’indicatore permette di individuare aree di grande concentrazione produttiva potenzialmente associate a maggiori pressioni sull’ambiente (flussi di traffico, consumo e degrado di risorse).

Esprime la densità imprenditoriale come rapporto tra il numero di addetti alle unità locali presenti in un dato Comune ed il numero di abitanti in esso residenti. L’indicatore è stato calcolato per il Comune di Marcignago e per gli altri Comuni vicini al fine di facilitarne la comprensione tramite un confronto numerico diretto. A questo proposito è utile avere come riferimento il valore relativo a tutta la Provincia di Pavia (IDI 0.33).

I dati sono tratti dall'8 Censimento generale dell'Industria e dei servizi 2001.

L’analisi dell’indicatore conferma una realtà locale poco organizzata alla produzione con la maggior parte dei comuni allineati su valori molto vicini e molto più bassi rispetto a Pavia. Marcignago si attesta su valori inferiori a quelli provinciali denunciando una concentrazione produttiva poco significativa in termini di addetti rispetto alla popolazione residente.

Modello territoriale della dimensione di impresa (MDI)

L’indicatore permette di individuare i Comuni nei quali sono presenti le Unità Locali di maggiori dimensioni in termini di addetti e di conseguenza è possibile ipotizzare di ricavare anche significative informazioni indirette su tematiche più strettamente ambientali quali:

• contaminazione atmosferica, del suolo e del sottosuolo (individuazione delle aree di concentrazione delle sorgenti puntuali di maggiore rilevanza);

• consumo di risorse;

• tutela del patrimonio paesaggistico (l’indicatore non distingue tra i diversi settori produttivi ciononostante un alto valore dello stesso e soprattutto un trend in aumento negli anni, potrebbe essere imputabile alla realizzazione di poli industriali o di zone dedicate alla produzione su vaste superfic)i;

• mobilità (individuazione di tratti stradali potenzialmente critici).

Esprime la misura relativa della dimensione media di impresa valutata in base al numero di addetti sulle unità locali totali presenti.

L’indicatore è stato calcolato per il Comune di Marcignago e per i Comuni vicini al fine di facilitarne la comprensione tramite un confronto numerico diretto.

A questo proposito è utile sapere, come riferimento, che il valore di MDI della Provincia di Pavia è uguale a 4.44.

Il valore riferito al Comune di Marcignago è quasi la metà del valore Provinciale a dimostrazione del ridotto numero di addetti per unità locale.

Nel Comune di Marcignago, sulla base dell'8 Censimento generale dell'Industria e dei servizi del 2001 (Istat) risulta che siano presenti 79 Imprese, di cui 37 artigiane per un totale di 187 dipendenti. Dai suddetti dati e da quelli forniti dal Comune si rileva che sono presenti sul territorio 8 aziende agricole 3 allevamenti (2 suini e 1 bovini), ma la maggior parte delle imprese sono di tipo commerciale (20), del settore costruzioni (21) e manifatturiere (6).

Il tessuto commerciale esistente è quindi finalizzato a soddisfare prevalentemente le esigenze dei residenti; infatti non ci sono esercizi commerciali che per caratteristiche e dimensioni abbiano interesse sovra comunale. D’altra parte, e come indicato dallo studio sulla Componente Commerciale (allegato al D.d.P.),

(…) “sul territorio comunale si sono distinti, dal punto di vista commerciale, tre nuclei: Marcignago centro, le aree a ridosso della S.P. 22 suddetta e la Frazione Divisa. Nel corso dell’ultimo decennio si è verificata una crescita della popolazione residente. La rete di vendita è costituita da un limitato numero di esercizi di vicinato, concentrati lungo la S.P. 22, per entrambi i settori merceologici; la Frazione Divisa è completamente priva di esercizi. Il rapporto tra domanda ed offerta indica che le attività presenti a Marcignago non soddisfano le esigenze dei consumatori residenti.”

Rischio di Incidente Rilevante

Si definiscono aziende a Rischio di Incidenti Rilevanti (RIR), tutte quelle attività che depositano, producono, lavorano o trasformano sostanze particolari definite come “pericolose”, elencate nell’ Allegato I parte 1 e 2 ex. » D.Lgs. 334/99 e » D.Lgs 238/05. L'"incidente rilevante", così come definito dal D. Lgs. 334/99, è un evento quale un'emissione, un incendio, o un'esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si possono verificare durante la normale attività di uno stabilimento e che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito per la salute umana o per l'ambiente all'interno o all'esterno dello stabilimento e in cui intervengono una o più sostanze pericolose. Il rischio potenziale di incidente rilevante varia in base alla quantità e qualità delle sostanze presenti e trattate negli stabilimenti e ai loro cicli produttivi. Nel settembre 2005 il D.Lgs. 334/99 viene "perfezionato" dal D.Lgs. 238/2005, che recepisce la direttiva 2003/105/CE (meglio conosciuta come Seveso III) e ne integra e modifica alcuni contenuti. Il "sistema" di gestione della sicurezza a cui la nuova normativa fa riferimento, si realizza tramite l'adempimento da parte delle aziende interessate ad alcune procedure. Queste ultime sono:

 la notifica con la presentazione delle informazioni previste nell'allegato V; - il documento che definisce la politica di prevenzione degli incidenti con il programma per la gestione della sicurezza;  il manuale che attua il sistema di gestione della sicurezza;  il rapporto di sicurezza.

Il sistema di gestione della sicurezza (SGS) si completa con la realizzazione dei piani di emergenza interni ed esterni alle aziende e un controllo a livello territoriale tramite una pianificazione adeguata.

Nel Comune di Marcignago non ci sono aziende RIR e quindi assoggettate a questa normativa.

Prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento - IPPC

L'IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control) è una recente strategia, comune a tutta l’Unione Europea, per aumentare le “prestazioni ambientali” dei complessi industriali soggetti ad autorizzazione. La Direttiva 96/61/CE (nota anche come direttiva IPPC in italiano, Prevenzione e Riduzione Integrate dell'Inquinamento), è lo strumento di cui l'Unione Europea si è dotata per mettere in atto i principi di prevenzione e controllo dell'inquinamento industriale e di promozione delle produzioni pulite, valorizzando il concetto di "migliori tecniche disponibili". La direttiva richiede ai Paesi appartenenti all'Unione Europea un nuovo atteggiamento per quanto riguarda la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini, attribuendo ai singoli organismi nazionali un'innovata funzione metodologica e operativa rispetto alle questioni ambientali.

La direttiva, infatti, si pone l'obiettivo di prevenire, ridurre e, per quanto possibile, eliminare l'inquinamento, intervenendo alla fonte delle attività inquinanti (attraverso una più rigorosa definizione del termine "compatibilità ambientale") e garantendo una corretta gestione delle risorse naturali. La direttiva IPPC è stata recepita in Italia attraverso l'emanazione del Decreto Legislativo n.372 del 4 agosto 1999, poi abrogato dal D.Lgs. n.59 del 18/02/2005, che recepisce integralmente la normativa comunitaria estendendo l'applicazione del decreto sia ad impianti nuovi che esistenti. La modalità d'azione proposta dalla direttiva è incentrata su un approccio integrato per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento proveniente dai settori produttivi individuati in un apposito allegato. E’ stato introdotto il concetto di valori limite di emissione basati sull'individuazione di standard tecnologici, gestionali e criteri di valutazione politica: le migliori tecniche disponibili (B.A.T. - Best Available Techniques). Per migliori tecniche si intendono non solo le tecnologie di processo, ma anche la loro progettazione, gestione, manutenzione, messa in esercizio e dismissione; per tecniche disponibili si intendono quelle che consentono la loro applicazione nei diversi settori industriali sia dal punto di vista tecnologico che economico, in una valutazione articolata dei costi e benefici derivanti dal loro impiego.

I principi generali alla base dell'IPPC sono i seguenti:

• prevenire l’inquinamento utilizzando le migliori tecniche disponibili;

• evitare fenomeni di inquinamento significativi;

• evitare la produzione di rifiuti o, ove ciò non sia possibile, favorirne il recupero o l’eliminazione;

• favorire un utilizzo efficace dell’energia;

• organizzare il monitoraggio in modo integrato;

• prevenire gli incidenti e limitarne le conseguenze;

• favorire un adeguato ripristino del sito al momento della cessazione definitiva dell’attività.

Il Decreto Legislativo stabilisce misure intese ad evitare oppure, ove ciò non sia possibile, a ridurre le emissioni nell’aria, nell’acqua e nel suolo, comprese le misure relative ai rifiuti, da parte di diverse attività:

• attività energetiche;

• produzione e trasformazione dei metalli;

• industria dei prodotti minerari;

• gestione dei rifiuti;

• altre attività (cartiere, allevamenti, macelli, industrie alimentari, concerie...).

Esso disciplina il rilascio, il rinnovo e il riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) che di fatto sostituisce ogni altro visto, nulla osta, parere o autorizzazione in materia ambientale. L'AIA è il provvedimento che autorizza l'esercizio di un impianto imponendo misure tali da conseguire un livello elevato di protezione dell’ambiente nel suo complesso. L'autorizzazione integrata ambientale sostituisce ad ogni effetto ogni altra autorizzazione, visto, nulla osta o parere in materia ambientale previsti dalle disposizioni di legge e dalle relative norme di attuazione. Sono fatte salve le disposizioni relative al controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose. Nel Comune di Marcignago non ci sono attività in Autorizzazione Integrata Ambientale.

Agricoltura e zootecnia

Il comune di Marcignago ha un’economia legata all’agricoltura di tipo estensivo orientata alla produzione di riso, mais e coltivazioni arboree. I suoli agricoli, oltre che sostenere la produzione di alimenti e fibre, svolgono una varietà di importanti funzioni ecologiche:

 agiscono come fonte di gas-serra o, inversamente, come serbatoi di carbonio, grazie alla capacità delle colture di fissare la C02 atmosferica e di immagazzinarla nei suoli e nei soprassuoli;  regolano il flusso delle precipitazioni;  influenzano l’uso del suolo e la forma del paesaggio;

Risulta evidente, sulla base delle precedenti considerazioni, che le relazioni tra ambiente e agricoltura sono estremamente complesse e di duplice natura:

 da un lato, l’agricoltura subisce l’impatto negativo dei diversi ambiti produttivi. Ciò avviene, per esempio, attraverso la competizione per l’uso del suolo da parte di altri settori (industria, infrastrutture, ecc.); l’immissione di vari effluenti (solidi, liquidi, gassosi) sulle coltivazioni e sui suoli agricoli; i cambiamenti climatici e il manifestarsi di eventi climatici estremi ad essi collegati (alluvioni, uragani, siccità);  dall’altro lato, l’agricoltura viene considerata — soprattutto per le forme di intensificazione, concentrazione e specializzazione che ha assunto negli ultimi decenni — come una delle principali responsabili dell’inquinamento delle acque, dell’erosione, dell’inquinamento e dell’acidificazione dei suoli, dell’aumento dell’effetto serra, della perdita di habitat e di diversità biologica, della semplificazione del paesaggio e delle condizioni di malessere degli animali allevati.

I fertilizzanti sono riconosciuti come una delle principali “pressioni” ambientali generate dall’agricoltura. Il loro accumulo nei suoli ne altera le proprietà fisiche e chimiche, con meccanismi diversi da elemento a elemento e in funzione di numerosi fattori, quali: tipo di suolo e di coltura; sistema di drenaggio; dosi; modalità e periodi di fertilizzazione. I fertilizzanti, soprattutto quelli azotati e fosfatici, possono contaminare le acque superficiali o profonde e, successivamente, stimolare lo sviluppo delle alghe (eutrofizzazione).

Dall’indagine ISTAT risulta che sui suoli agricoli italiani sono stati distribuiti mediamente 96 kg/ha di azoto, 75 kg/ha di fosforo, 50 kg/ha di potassio e 12 kg/ha di altri concimi. Sinteticamente si può dire che vengono somministrati, mediamente ogni anno, circa 204 kg/ha di fertilizzanti sui suoli coltivati.

Nel novembre 2006 la Regione Lombardia ha emanato la deliberazione di Giunta regionale VIII 3439 del 7- 11-2006 in recepimento del decreto ministeriale n. 209 del 7-4-2006, a sua volta redatto per adempiere alle indicazioni contenute nella direttiva 91/676/Cee, relativa alla protezione delle acque dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole. Con la deliberazione di Giunta regionale VIII/3297 del 11/10/06 sono state individuate nuove aree vulnerabili da nitrati che hanno portato il 56% del territorio di pianura lombardo designato come tale. In Provincia di Pavia sono stati del tutto inseriti in tali zone solo 5 comuni, mentre altri comuni (68) sono stati inseriti parzialmente. Marcignago non è compreso in tali elenchi.

I fitofarmaci hanno invece un ruolo determinante nell’attuale agricoltura, essendo usati per difendere le colture da parassiti (soprattutto insetti e acari) e patogeni (batteri, virus, funghi), per controllare lo sviluppo di piante infestanti e per assicurare l’ottenimento di elevati standard di qualità dei prodotti agricoli. Tuttavia, essendo i fitofarmaci generalmente costituiti da sostanze tossiche (in alcuni casi cancerogene), il loro uso improprio, non sperimentato e non autorizzato, determina rischi e pericoli per la salute umana e animale. In Italia, le informazioni dell’ISTAT del 2001 ci dicono che i prodotti fitosanitari sono distribuiti sul 73% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU). Per quanto riguarda l’evoluzione delle quantità, questa è stimata essere di 8,3 kg/ha nel 2001. Le aziende agricole, presenti nel Comune, sono orientate all’allevamento di avicoli ed in parte maggiore di suini.

4.1.2 ARIA E FATTORI CLIMATICI Le sorgenti principali degli inquinanti atmosferici sono rappresentate dalle attività antropiche, costituite principalmente dal trasporto su strada, dalle attività produttive e dagli impianti termici per generazione di calore ed energia elettrica. Negli ultimi anni si è potuto constatare un miglioramento della qualità dell'aria, ad eccezione del particolato e dell'ozono, ancora lontani dai valori obiettivo. A peggiorare la situazione contribuisce la configurazione geografica e le caratteristiche meteo climatiche tipiche della Pianura Padana, tali per cui quest'area rappresenta un unico grande bacino in cui il particolato e l'ozono tendono a diffondersi in modo uniforme e, in caso di stabilità atmosferica ad accumularsi.

Clima

La situazione meteorologica della pianura padana, come abbiamo già accennato, influisce negativamente sulla dispersione degli inquinanti, favorendo dunque l'accumulo degli inquinanti nel periodo invernale e fenomeni fotochimici in quello estivo.

Le principali caratteristiche fisiche sono la spiccata continentalità dell'area, il debole regime del vento e la persistenza di condizioni di stabilità atmosferica.

Il clima è di tipo continentale, ovvero caratterizzato da inverni piuttosto rigidi ed estati calde, con umidità relativa dell'aria piuttosto elevata. Le precipitazioni di norma sono poco frequenti e concentrate in primavera ed autunno. Le stagioni intermedie sono relativamente brevi e caratterizzate da una spiccata variabilità.

La ventilazione è scarsa in tutti i mesi dell’anno.

La presenza della nebbia è particolarmente accentuata durante i mesi più freddi. Lo strato d'aria fredda, che determina la nebbia, persiste spesso tutto il giorno nel cuore dell'inverno, ma di regola si assottiglia in modo evidente durante le ore pomeridiane. La zona centro-occidentale della pianura Padana, specie in prossimità delle Prealpi, è interessata dalla presenza di un vento particolare, il foehn, corrente di aria secca che si riscalda scendendo dai rilievi. La frequenza di questo fenomeno è elevata nel periodo compreso tra dicembre e maggio, raggiungendo generalmente il massimo in marzo. Il fenomeno del foehn, che ha effetti positivi sul ricambio della massa d'aria quando giunge fino al suolo, può invece determinare intensi fenomeni di accumulo degli inquinanti quando permane in quota e comprime gli strati d'aria sottostanti, formando un inversione di temperatura in quota.

In generale, si ha il fenomeno dell'inversione termica quando la temperatura dell'aria diminuisce avvicinandosi al suolo oppure aumenta con la quota invece di diminuire: se l'aumento di temperatura parte dal suolo, per irraggiamento notturno in condizioni di cielo sereno o poco nuvoloso e di calma di vento o di vento debole, si ha l'inversione da irraggiamento con base al suolo; se l'aumento di temperatura lo si incontra a partire da una certa quota sul suolo si ha l'inversione con base in quota, come nel caso di subsidenza anticiclonica.

Le stazioni meteo di riferimento per la Provincia di Pavia sono quelle di Pavia-Minerva e Pavia-Folperti.

Dai dati rilevati nel corso del 2006 si possono desumere i seguenti andamenti: abbondanti precipitazioni nel mese di settembre 2006. A differenza dell’ultimo triennio le precipitazioni sono risultate assenti nei mesi invernali di novembre e dicembre. L’andamento cumulato delle precipitazioni mostra nel 2006 un trend analogo a quello dei tre anni precedenti;

• le temperature più elevate si sono verificate nei mesi estivi da giugno ad agosto e luglio con valore massimo di 30° C. Il mese più freddo è risultato essere gennaio con una temperatura minima di 1°;

• la radiazione solare ha il tipico andamento annuale, con il valore più elevato nel mese di giugno;

• la velocità media del vento mostra un netto picco nel mese di novembre (1,7 m/s).

Qualità dell'aria

Per la definizione dello stato attuale della qualità dell’aria si è fatto riferimento alle seguenti fonti informative:

• Rapporto Stato dell'Ambiente 2006 dell'Arpa Lombardia;

• Rapporto Annuale sulla Qualità dell'aria 2006 della Provincia di Pavia;

• dati forniti dalla rete regionale di qualità dell'aria, costituita da 137 stazioni fisse, 12 delle quali poste nella provincia di Pavia. In particolare nel territorio della Provincia di Pavia è presente una rete pubblica di monitoraggio della qualità dell’aria, di proprietà dell’ARPA e gestita dal Dipartimento ARPA di Pavia, costituita da n° 4 stazioni fisse, n°2 laboratori mobili e n° 1 campionatori gravimetrici per il PM10 . Il Dipartimento di Pavia gestisce inoltre n° 2 stazioni fisse private di proprietà di ASM di Voghera, e dal settembre 2006 la stazione di Ferrera Erbognone, di proprietà dell’ ENIPOWER di Sannazzaro de Burgundi. Sono operanti nella provincia anche 5 stazioni per il monitoraggio delle emissioni della Raffineria ENI di Sannazzaro de Burgundi e 3 stazioni per il monitoraggio delle emissioni dell’inceneritore di Parona.

• inventario regionale delle emissioni atmosferiche INEMAR relativa all’anno 2005, ( INEMAR, Inventario Emissioni in Atmosfera: emissioni in regione Lombardia nell’anno 2005 ). I dati verranno di seguito presentati anche su scala comunale ed i fattori di emissione verranno dettagliati su scala Comunale e Provinciale; l'allegato 1 alla DGR 2 agosto 2007, n.5290 “Suddivisione del territorio regionale ai sensi del decreto legislativo 351/99 e della legge regionale 24/06 per l'attuazione delle misure finalizzate al conseguimento degli obiettivi di qualità dell'aria ambiente.

Il Comune di Marcignago risulta, in base alla D.G.R sopracitata , in classe A1 -agglomerati urbani definita come area ad elevata densità abitativa ma con disponibilità di trasporto pubblico locale organizzato (TPL). Il Comune di Marcignago è uno dei 13 comuni in classe A della Provincia di Pavia su 190. In allegato alla DGR 2 agosto 2007, n.5290 vengono inoltre definiti i Piani di Azione per il periodo 15/10/07- 15/04/2008 ai fini del contenimento e della prevenzione degli episodi acuti di inquinamento atmosferico. La Giunta Regionale ha inoltre approvato, nella seduta del 11 luglio 2008 la D.G.R. n. 7635, i provvedimenti per ridurre le emissioni in atmosfera e migliorare al qualità dell'aria ai fini della protezione della salute e dell'ambiente. In particolare i provvedimenti si applicano alla Zona A1 del territorio regionale (d.G.R.n. 5290/07) per il periodo 15 ottobre 2008 - 15 aprile 2009 e riguardano:

• Il fermo del traffico nelle giornate da lunedì a venerdì, escluse le giornate festive infrasettimanali, dalle ore 7.30 alle ore 19.30, dei veicoli "Euro 0" a benzina o diesel e "Euro 1" diesel.

• Il divieto di utilizzo di biomassa legnosa in apparecchi per il riscaldamento domestico degli edifici, nel caso siano presenti altri impianti per riscaldamento alimentati con altri combustibili ammessi, ai sensi dell'articolo 11, comma 1, lettera b), della l.r. 24/2006.

E' da rilevare che tra le campagne di monitoraggio dei 2 mezzi mobili a disposizione della Provincia non sono disponibili dati rilevati nel Comune di Marcignago. Le fonti di inquinamento

Per la caratterizzazione dello stato di fatto sotto il profilo ambientale, in particolare dell’ambiente atmosferico, assumono importanza, oltre ai dati relativi alla qualità dell’aria, le elaborazioni sulle quantità totali di inquinanti emessi, suddivise per sostanza e per causa produttrice delle stesse. In effetti le decisioni tecnico politiche andranno ad influenzare questi dati e quindi, indirettamente, quelli relativi alle concentrazioni in atmosfera; perciò è importante sapere, anche quantitativamente, quali siano le fonti di produzione di un certo inquinante, per poter intervenire in modo mirato attraverso scelte che portino ad una loro riduzione.

Si riportano di seguito i valori, in percentuale sul totale, di incidenza di ciascun macrosettore individuato sull’emissione delle più comuni sostanze inquinanti dell’ atmosfera.

Nella tabella 9 sono presentate le stime delle emissioni atmosferiche per macrosettore nella Provincia di Pavia (banca dati INEMAR, gestita dalla Regione Lombardia, riferiti al 2005), mentre in tabella 10 ed in figura 2.1 sono visualizzati i contributi percentuali delle diverse fonti.

Come si evidenzia dalle tabelle, nella Provincia di Pavia il trasporto su strada e l’agricoltura costituiscono la principale fonte di inquinamento per buona parte degli inquinanti .

Si possono trarre le seguenti considerazioni circa le fonti che contribuiscono maggiormente alle emissioni delle seguenti sostanze inquinanti:

 SO2: il 57% è dato dalla Produzione di energia e alla trasformazione dei combustibili; per il 23% ai processi produttivi;  Nox: il 31% è dato dal trasporto su strada;  COV: i maggiori contributi derivano da uso dei solventi (30%), processi produttivi (19%), altre sorgenti e assorbimenti (17%) e trasporto su strada (13%);  CH4: per questo parametro l’agricoltura contribuisce per il 72%;  CO: il maggior apporto è dato dal trasporto su strada (23%) e dall’agricoltura (47%).  CO2: per il 51% contribuisce la produzione di energia e trasformazione combustibili; in egual misura le combustioni non industriali, il trasporto su strada e la combustione nell’industria (16%);  N2O: il maggior contributo percentuale è dovuto all’agricoltura (68%) ;  NH3: come per l’N2O la quasi totalità delle emissioni sono dovute all’Agricoltura (97%);  PM2.5 , PM10 e PTS: le polveri, sia grossolane, che fini ed ultrafini sono emesse principalmente dall’agricoltura (dal 38 al 46%) e secondariamente dal trasporto su strada (dal 14 al 15%) e dalle combustioni non industriali; CO2 eq: come per la CO2 i contributi principali sono la produzione di energia e trasformazione combustibili (43%), in egual misura le combustioni non industriali, l’agricoltura e la combustione nell’industria (14%) e il trasporto su strada (12%);

Precursori O3: trasporto su strada contribuisce in maniera preponderante con il 22%;

Tot Acidificanti – per gli acidificanti le fonti di emissioni principali sono l’agricoltura (44%).

Gli andamenti provinciali si riflettono anche su scala comunale per il Comune di Marcignago, come si può notare dalla tabella 11, dove si riportano le stime delle emissioni dei principali inquinanti per macrosettore (dati INEMAR, 2005).

Appare subito (ed è stato evidenziato nelle tabelle) che le emissioni dovute ad attività produttive rivestono un ruolo marginale rispetto al totale, nel comune di Marcignago, se confrontate con quelle relative ai trasporti, all'agricoltura ed al riscaldamento, sia civile che produttivo. Sono infatti fortemente incisive sul totale le emissioni dovute al traffico veicolare e alla combustione non industriale , che per alcuni inquinanti rappresentano la maggioranza assoluta delle emissioni.

Il traffico veicolare e la viabilità

Come si è evidenziato sopra il settore del trasporto su strada rappresenta, per la Provincia di Pavia, un settore critico in quanto contribuisce per il 30% all'emissione di NOx, il 13% di COV e per il 44% per le polveri (PM2,5, PM10 e PTS). Appare evidente che le scelte legate ai trasferimenti a basso impatto ambientale siano irrinunciabili.

Per quanto riguarda il collegamento del comune in oggetto con l'esterno si può rilevare che:

 Marcignago non possiede un collegamento ferroviario;  la sottorete Pavese di bus permette il collegamento per Milano (n.99) e per Pavia (n.164);  L'autostrada A53, che è un breve raccordo di 9 km che collega l'autostrada A7 alla A54 (la tangenziale di Pavia), si trova a circa 2.5 Km dal centro di Marcignago;  La Strada Statale 526 dell'Est-Ticino (SS 526), da Magenta al Raccordo Autostradale di Pavia, o Strada Provinciale 526 dell'Esticino (SP ex SS 526), che collega il Raccordo Autostradale di Pavia all'innesto con la ex Strada Statale 35 dei Giovi, passa anch'essa a circa 2 Km dal centro di Marcignago;  il collegamento a Pavia è garantito dalla SP 11, che passa all'esterno del centro abitato per poi proseguire per Trivolzio, prendendo la SP22 e 143, che invece passano invece per il centro cittadino e la collegano a Vellezzo Bellini e Battuda;  il collegamento a Pavia è inoltre garantito dalla SP174, che si sviluppa dalla frazione Divisa verso il raccordo autostradale Pavia-. Il potenziamento di questo tratto è stato pianificato dalla Provincia di Pavia per facilitare l'accesso alla Frazione Divisa da Pavia e Milano, attraverso la A7 e viceversa.

Per la viabilità interna è da segnalare che:  Il comune mette a disposizione un servizio gratuito per il trasporto scolastico di cui si può fare richiesta a inizio anno scolastico;  Il Comune dispone attualmente di circa 0,8 Km di ciclopista in viale Libertà. Nel caso di espansione della zona residenziale l'Amministrazione dovrà considerare come un'opportunità quella di ampliarla al fine di collegare ad esempio il centro al complesso scolastico ed eventualmente alla zona industriale;

Gli andamenti

La Direttiva 1996/62/CE e il D.Lgs. 351/1999 fissano il criterio secondo il quale non è ammesso il peggioramento della qualità dell’aria rispetto alla situazione esistente, soprattutto allorché i valori delle concentrazioni degli inquinanti sono inferiori ai valori limite. Analizzando i dati dell'ultimo Rapporto di Qualità dell'aria della Provincia di Pavia (2006), si può rilevare in generale una lieve tendenza al miglioramento della qualità dell’aria, almeno per gli inquinanti primari.

In generale l’SO2 ha concentrazioni di molto inferiori rispetto agli anni precedenti; le concentrazioni dell’NO2 superano il limite medio annuale per la protezione della salute umana e per la protezione degli ecosistemi.

I limiti del CO imposti per la protezione della salute umana sono al di sotto del valore normato. Sia il PM10 che l’O3 sono invece responsabili di episodi di superamento rispettivamente nei mesi invernali e in quelli estivi.

E’ confermata la stagionalità di alcuni inquinanti: NO2 , CO , Benzene ( C6H6 ), PM10 , hanno dei picchi centrati sui mesi autunnali ed invernali, quando il ristagno atmosferico causa un progressivo accumulo degli inquinanti emessi dal traffico autoveicolare e dagli impianti di riscaldamento.

L’ O3, tipico inquinante fotochimico, presenta un trend con un picco centrato sui mesi estivi, quando la radiazione solare raggiunge valori elevati e la temperatura aumenta in modo da favorirne la formazione fotochimica.

Dalle informazioni qui presentate si può dedurre che l'impatto generato da fonti emissive puntuali (attività produttive) e lineari (strade) non risulta critico, ma sicuramente da non sottovalutare in considerazione delle pressioni generate dalla vicinanza del Comune di Pavia, dalle condizioni meteoclimatiche avverse, che favoriscono l'accumulo di inquinanti, e dalle prospettive di ampliamento dell'area residenziale ed industriale presenti nel PGT.

4.1.3 RISORSE IDRICHE L’acqua è un elemento fondamentale alla vita: permette di soddisfare le necessità umane fondamentali, come la salute, la produzione alimentare, l’energia ed il mantenimento degli ecosistemi regionali e globali. Le problematiche attinenti alla tutela della qualità delle acque, alla prevenzione dell’inquinamento e al loro uso, sono oggetto di attenzione a livello internazionale ed europeo.

In seguito all’emanazione, da parte dell’Unione Europea, di Direttive concernenti la qualità delle acque, gli scarichi idrici e il trattamento dei reflui, l’attenzione verso la risorsa ha cominciato ad essere sempre maggiore.

Le criticità legate alle acque, sia superficiali che sotterranee, riguardano sia gli aspetti quantitativi che qualitativi.

Per quanto riguarda le acque sotterranee, dal punto di vista quantitativo, i prelievi da falda, dovuti ai settori civile, industriale e agro-zootecnico, possono portate a problemi di sovrasfruttamento della falda, che si manifestano nei fenomeni di subsidenza e nella tendenza all’abbassamento delle falde.

Lo stato di qualità delle acque sotterranee può essere determinato sia dalla presenza di sostanze inquinanti, attribuibili principalmente ad attività antropiche, che da meccanismi idrochimici naturali, che modificano la qualità delle acque. Le possibilità di inquinamento antropico sono maggiormente presenti nella pianura, in condizioni di acquifero libero, dove avviene la maggiore alimentazione.

Per quanto riguarda le acque superficiali, le problematiche maggiori sono da associare sia alla carenza di acqua nel sistema idrico principale, sia alla presenza di un carico sversato puntuale, a volte non compatibile con il sistema portante dei recettori per effetto degli interventi di collettamento e depurazione, che agli apporti diffusi di origine agro-zootecnica, i quali, attraverso il dilavamento dei suoli, incidono in modo significativo sulla generazione dei carichi veicolati.

I principali inquinanti derivati dagli insediamenti civili sono le sostanze organiche biodegradabili, il settore agro- zootecnico produce inquinamento da nutrienti, fertilizzanti e fitosanitari, mentre l’industria genera quello da sostanze organiche alogenate e da metalli pesanti.

Il miglioramento dell’uso dell’acqua è indispensabile per tutte le altre dimensioni dello sviluppo sostenibile in quanto è una risorsa che, proprio perché alla base della vita, incide sugli ecosistemi, sul sistema sociale ed economico.

La disparità degli interessi coinvolti obbliga ad adottare politiche per la sua tutela che cerchino di raggiungere un equilibrio tra la salvaguardia delle risorse naturali e ambientali e le attività dell’uomo sul territorio.

Fondamentali sono la diffusione di pratiche di risparmio idrico, di riutilizzo delle acque di processo e di nuove tecnologie.

Acque superficiali

Per quanto concerne l’idrografia superficiale, nell’area è presente una fitta rete di canali irrigui e di colo, a prevalente senso di scorrimento verso Sud, facenti parte del complesso sistema irriguo della Pianura. Per importanza si possono individuare la Roggia Vecchia, la Roggia Cantana, Roggia Pellegrina, e Roggia Marzo; sono presenti inoltre 2 fontanili a Sud-Ovest del capoluogo e a Nord-Est della Cascina Remondò.

Il consorzio irriguo che gestisce i canali di irrigazione del territorio comunale è il Consorzio Ticino Villoresi.

Pressioni - scarichi

Nel Comune di Marcignago è presente un impianto di depurazione a fanghi attivi. Il refluo prima di confluire nella vasca ad ossidazione subisce un trattamento di sedimentazione effettuato tramite fossa Imhoff e preceduto da una grigliatura. Prima di essere scaricato in una roggia il refluo subisce un processo di sedimentazione secondaria. Gli abitanti collettati a tale impianto sono in tutto 2285 su 2468. Ciò significa che il 7% della popolazione circa non viene trattato o viene depurato solo attraverso fosse Imhoff.

Una criticità è il recettore dell’impianto di depurazione che essendo una roggia (Cavetto Landola) ha una portata poco significativa e quindi una bassa capacità di diluizione. Le analisi chimiche delle acque di scarico in uscita evidenziano un rispetto dei limiti tabellari del D.Lgs. 152/2006. L’analisi dei fanghi rileva un buono stato degli organismi che lo compongono e quindi una buona efficienza depurativa.

Pressioni – Prelievi

Il Comune di Marcignago è attraversato da una fitta rete di canali ad uso irriguo per soddisfare le esigenze della coltura più frequente che è il riso. L’impatto sulla risorsa idrica è pertanto elevato dal punto di vista quantitativo.

Il consumo di acqua potabile è di 230 l/ab al giorno che risulta inferiore alla media del nord Italia che nel 1999 era di 303 l/ab/g.

Per quanto riguarda lo stato qualitativo delle acque superficiali non sono disponibili dati su punti di monitoraggio regionale che ricadono all’interno del territorio comunale.

Potrebbero essere valutati i dati del punto della rete di monitoraggio regionale sul fiume Ticino. Si ritiene comunque che il Piano non abbia ricadute di rilievo sugli aspetti qualitativi del fiume Ticino, mentre potrà essere monitorato il Piano in relazione al reticolo idrografico minore.

Si riportano tuttavia, anche se non correlabili direttamente a Marcignago, i dati tratti dal Rapporto Stato Ambiente della Regione Lombardia (2007) e del RSA della Provincia di Pavia (2004).

Potranno essere monitorati, nei recettori di scarichi civili, i parametri Escherichia coli , Azoto ammoniacale e BOD5 come indicatori di inquinamento da origine civile, mentre potrà essere utilizzato il dato di concentrazione di nitrati e fosforo totale, e il dato di presenza di prodotti fitosanitari come indicatore di inquinamento da origine agricola/zootecnica.

E’ da valutare l’utilizzo di indicatori biologici, in particolare riferibili al macrobenthos.

Le acque sotterranee

Dal punto di vista geologico il territorio indagato è parte della pianura pavese a Nord del , impostata su depositi alluvionali in giacitura suborizzontale di età quaternaria.

I depositi quaternari affioranti nell’area in esame e cartografati nel Foglio 59 Pavia, della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000, sono tutti di origine fluviale e risultano caratterizzati da variazioni di facies sia laterali che verticali con fenomeni di eteropia e di discordanza, e sono di età olocenica.

In corrispondenza delle aree golenali e degli alvei attuali dei principali corsi d’acqua sono presenti alluvioni recenti granulometricamente fini, mentre le alluvioni attuali, nell’alveo del Po sono generalmente ghiaiososabbiose.

L’area fa parte di quel vasto ripiano che costituisce il “Livello fondamentale della pianura lombarda” attribuito al fluvioglaciale e fluviale del Wurmiano, degradante da NO a SE con pendenze oscillanti tra 0,1 0,2%.

Il sottosuolo è costituito essenzialmente da depositi alluvionali da molto permeabili (sabbia e ghiaia) a permeabili (sabbia) con intercalazioni di lenti impermeabili argillose o torbose.

Le acque sotterranee della falda superficiale, dunque, si attestano in corrispondenza delle facies litologiche più permeabili, costituendo una sola falda freatica.

La situazione idrogeologica è da sintetizzare in una falda freatica mediamente posta alla profondità di 4 – 5 metri dal piano campagna, fluttuante stagionalmente, con soggiacenza minima, nella prima decade di agosto, nei periodi di irrigazione agricola e soggiacenza massima nei mesi di dicembre – gennaio.

La falda superficiale presenta un senso di flusso generale verso S-SE. Il regime di soggiacenza dell’acquifero superficiale è più o meno indirettamente interconnesso e condizionato dalla circolazione idrica superficiale e dalle pratiche agronomiche.

La capacità protettiva del non-saturo, nei confronti della falda, risulta bassa o moderata.

Lo SCAS (Stato Chimico delle Acque Sotterranee) è un indice di qualità chimica che considera sette parametri di base (conducibilità elettrica, cloruri, manganese, ferro, nitrati, solfati, ione ammonio) ed altri inquinanti organici ed inorganici.

Dalla carta sopra riportata si evince che i punti nella zona di Marcignago presentano SCAS di classe 3 (Impatto antropico significativo e con caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con alcuni segnali di compromissione) o 4 (Impatto antropico rilevante con caratteristiche idrochimiche scadenti)

Dalle analisi effettuate sul pozzo presente in territorio comunale, dati forniti da Arpa – dipartimento di Pavia, risulta la presenza dell’erbicida Bentazone e di ferro.

La presenza del Bentazone nelle acque sotterranee è ascrivibile all’utilizzo dei prodotti fitosanitari in agricoltura, in particolare erbicidi; da considerare anche l’uso extra agricolo di erbicidi per il diserbo di canali.

E’ sintomatico, al riguardo, il riscontro significativo di Bentazone, sostanza erbicida utilizzata in risicoltura a testimonianza di questo uso prevalente del suolo nella zone considerata.

La presenza del ferro è più difficilmente correlabile ad una fonte di pressione, e potrebbe essere anche di origine naturale.

Anche i punti di monitoraggio della Rete Regionale delle acque sotterranee ubicati nei comuni limitrofi quali Certosa di Pavia e Bereguardo - http://ita.arpalombardia.it/rsa2007/04-idrosfera/04.htm, presentano gli stessi tipi di contaminazione (bentazone e ferro), dimostrando che si tratta di contaminazioni diffuse in quest’area del Pavese.

Non sono evidenti altri tipi di contaminazione delle acque sotterranee (nitrati, altri metalli, composti organici). Il Comune di Marcignago non è stato inserito neppure parzialmente nelle zone vulnerabili da nitrati.

Come indicatori si ritiene di valutare l’indice SCAS (Stato Chimico delle Acque Sotterranee) e eventualmente individuare un sottoinsieme di indicatori collegati alle pressioni o alle compromissioni presenti (prodotti fitosanitari, ferro).

Per quanto riguarda gli aspetti quantitativi, l’uso maggiore delle risorse (in questo caso sia superficiali che sotterranee), collegato all’insediamento di nuove strutture, potrebbe essere mitigato dall’installazione per le nuove strutture di vasche per la raccolta dell’acqua piovana. Ideare e realizzare dei sistemi per il risparmio idrico è una scelta necessaria dal punto di vista sia ecologico che economico. Attraverso l’utilizzo di sistemi per la raccolta e lo stoccaggio delle acque meteoriche ricadenti sulle coperture dei fabbricati, si può risparmiare sul consumo di acqua potabile attraverso lo stoccaggio ed il successivo riutilizzo delle acque piovane. Il sistema consiste nel convogliare le tubazioni pluviali in vasche di stoccaggio completamente interrate, dotate di filtri e poste nelle vicinanze dei fabbricati.

Si possono prevedere due possibilità di utilizzo dell’acqua meteorica: l’irrigazione delle sole aree a verde (orti e giardini) oppure il riutilizzo combinato anche per le cassette WC, la lavatrice, la pulizia delle superfici e delle auto. La differenza tra i due sistemi consiste nel meccanismo di distribuzione: nel primo caso è sufficiente installare un’idonea pompa sommersa ed una fontana di irrigazione, mentre nel secondo caso è necessario installare una centralina di pompaggio.

4.1.4 SUOLO Nel sistema Geosfera sono compresi sia il suolo, la parte superiore della crosta terrestre interessata dai processi pedogenetici, sia il sottosuolo, cioè la parte di crosta che va dalla base della roccia pedogenizzata sino a qualche centinaio-migliaio di metri di profondità. Il suolo può essere soggetto a processi degradativi gravi e irreversibili che sono il risultato della domanda crescente e, spesso, conflittuale da parte di quasi tutti i settori economici. Le pressioni sul suolo derivano dalla concentrazione, in aree localizzate, della popolazione e delle attività economiche, dai cambiamenti climatici e dalle variazioni di uso del suolo stesso.

Caratterizzazione geomorfologica e litologica

Il territorio del Comune di MARCIGNAGO si colloca nella superficie principale della Pianura Padana o media pianura, a Nord del Po ed a Nord-Est del Ticino, tra le quote di circa 85 e 93 metri s.l.m.. La Pianura Padana è costituita da una successione plio-quaternaria di ambiente marino e continentale, con spessori dell'ordine delle migliaia di metri, ricoprente in discordanza un substrato deformato, costituito da rocce carbonatiche e terrigene mesozoico-eoceniche e da depositi oligomiocenici.

Da un punto di vista geomorfologico, la Pianura lombarda può essere suddivisa in tre settori: il primo settore corrisponde all'alta Pianura, caratterizzata dalla presenza di più ordini di terrazzi costituiti da depositi fluvioglaciali e alluvionali, generati dall'azione erosiva e di deposito operata dalle fiumane che fuoriuscivano dalle lingue glaciali.

Il settore di media pianura compreso tra la linea superiore e quella inferiore dei fontanili (o risorgive), si sviluppa secondo un piano debolmente inclinato verso sud ed è costituito da depositi fluvioglaciali recenti (Diluvium recente), localmente interrotti dalle alluvioni dei corsi d'acqua principali, queste costituiscono la maggior parte dei terreni rappresentati nel territorio di MARCIGNAGO, e risultano formate da depositi prevalentemente sabbiosi e sabbioso-ghiaiosi variamente alternati a strati limosi e/o limoso-argillosi. La distribuzione di questi terreni è pressoché uniforme su tutto il territorio comunale ad eccezione dei depositi attuali nelle incisioni dei corsi d’acqua. Il terzo settore infine è quello della bassa Pianura, che si trova a sud della linea inferiore dei fontanili; è costituito da alluvioni fini ed è caratterizzato da una morfologia piatta ed uniforme. Le litologie superficiali ed affioranti sono costituite dalle alluvioni fluviali e fluvioglaciali plioceniche.

Come si desume dall'analisi della carta geologica F°59 PAVIA, il territorio comunale è costituito in superficie interamente da terreni alluvionali quaternari noti come “Diluvium recente” che rappresentano il cosiddetto “Livello Principale della Pianura Padana”; tali terreni sono costituiti da sabbie ghiaiose e sabbie limose in profondità mentre in superficie prevalgono i limi sabbiosi alterati nella parte più superficiale. Sono poi presenti, nell’alveo attivo dei corsi d’acqua, le alluvioni attuali ghiaioso sabbiose frammiste a materiali e a rifiuti di qualsiasi tipo e natura.

La morfologia naturale dell’area è stata in gran parte modificata dalle attività antropiche. Il territorio della media pianura pavese e di MARCIGNAGO in particolare è pianeggiante, con una debole inclinazione del 1– 1,5 per mille verso Sud Sud-Est, presenta caratteristiche estremamente uniformi tipiche delle zone di pianura, interrotto da un reticolo idrografico naturale ampiamente antropizzato o artificiale ad uso irriguo.

Gli elementi geomorfologici di maggiore importanza, sono i terrazzamenti di origine fluviale che si sono formati a seguito dell’attività erosiva e deposizionale dei corsi d’acqua che scorrevano nella Pianura Padana.

Tali terrazzamenti non sono rappresentati sul territorio di MARCIGNAGO ma laddove presenti, a Sud Est di MARCIGNAGO, sono rappresentati da orli orientati circa NW – SE.

Allo scopo di caratterizzare dal punto di vista litologico e geotecnico il suolo ed il sottosuolo nell’area oggetto di studio, si è fatto riferimento alle indagini geognostiche eseguite sul territorio comunale di MARCIGNAGO a fini edificatori, ambientali ed idrogeologici, ed ubicati sulla Carta dei vincoli e di sintesi. Volendo generalizzare sul territorio comunale è presente una sola tipologia di terreni: le alluvioni pleistoceniche della superficie principale della pianura. Al di là di eventuale variazioni locali si può considerare quindi questi terreni alluvionali come una grande area omogenea dal punto di vista geotecnico. E’ possibile, quindi, affermare che geotecnicamente i terreni del primo sottosuolo siti nel comune di MARCIGNAGO non sono a scadenti caratteristiche meccaniche, ma possono definirsi a limitate caratteristiche geotecniche. Caratterizzazione geopedologica

Il suolo, corpo naturale posto all’interfaccia tra l’atmosfera e la crosta terrestre, è prodotto e modificato dall’azione concomitante di una serie di fattori che possono essere convenzionalmente ricondotti ad alcune categorie fondamentali: substrato, clima, fattori biotici, morfologia e fattori antropici. L’influenza di ciascun gruppo di fattori, sulla pedogenesi di un’area, può essere variabile: nel caso della zona in esame, ad esempio, la morfologia è in generale, poco pronunciata e il clima omogeneo; i fattori biotici naturali, quali la vegetazione, hanno cessato la loro opera pedogenetica vari secoli fa, quando le foreste sono state abbattute per far posto ai campi coltivati. Maggiore importanza sembrano avere il tipo di substrato e le caratteristiche idrogeologiche; tuttavia anche l’intervento antropico, in quest’area, come in generale nell’ambito della Pianura Padana, ha fortemente condizionato l’evoluzione dei suoli, tramite le azioni di deforestazione, iniziate a partire dall’epoca romana, di bonifica, di irrigazione e di utilizzazione agricola.

Per quanto concerne gli aspetti pedologici dell' area di indagine, è stato possibile fare riferimento allo studio redatto a cura dell' ERSAL, relativo a “I suoli della Pianura Pavese Centrale” n° SSR 33 del 2001 nell' ambito del Progetto Carta pedologica della Regione Lombardia.

Sul territorio comunale si evidenzia un’associazione di pedotipi, sviluppatisi principalmente sulle alluvioni fluvioglaciali e fluviali del diluvium recente e tardivo, e sulle ghiaie, sabbie e limi degli alvei attivi dei corsi d’acqua, che prendono il nome di “suoli lisciviati e pseudogley, suoli bruni lisciviati e suoli alluvionali”.

Questi suoli sono descritti come “Complesso di suoli sottili o moderatamente profondi su substrato sabbioso ghiaioso, scheletro da scarso a frequente in superficie, da comune ad abbondante in profondità, tessitura media in superficie, moderatamente grossolana in profondità, reazione neutra in superficie, neutra o sub alcalina in profondità, saturazione alta; drenaggio da buono a mediocre”.

Capacità d’uso dei suoli

Allo scopo di fornire una valutazione dell'attitudine e del comportamento dei suoli in relazione a specifici usi e funzioni del territorio, viene indicata la Capacità d'uso dei suoli, ottenuta attraverso l'impiego di modelli interpretativi dell' ERSAL. Essa è basata sulla Land Capability Classification (USDA), che “consente di individuare i suoli agronomicamente migliori, che possono convenientemente ospitare una vasta gamma di colture e quelli che presentano limitazioni di vario tipo e gravità, allo scopo di operare scelte colturali e pratiche agronomiche diversificate il più possibile in armonia con le situazioni pedologiche esistenti”. Questa classificazione prevede la distinzione di otto classi principali di definizione codificata e sottoclassi e unità che possono essere liberamente introdotte in base al tipo e gravità di limitazioni che ostacolano le pratiche agrosilvo- pastorali.

Le prime quattro classi indicano suoli adatti all’attività agricola pur presentando limitazioni crescenti; nelle classi dalla V alla VII vengono inclusi i suoli inadatti a tale attività, ma dove è possibile praticare la forestazione e la pastorizia. I suoli della VIII classe possono invece essere destinati a fini ricreativi e conservativi.

La porzione preponderante dei suoli che appartengono al territorio in esame rientrano nelle Classi IIIs e IIIws. Queste classi presentano limitazioni sensibili, che riducono la scelta delle colture impiegabili e/o richiedono speciali pratiche di conservazione. Le caratteristiche pedologiche di queste classi riguardano lo spessore del suolo compreso tra 40 e 100 cm e drenaggio lento o mediocre. Attualmente, le aree agricole del Comune di MARCIGNAGO ricoprono la quasi totalità del territorio comunale e le coltivazioni agricole più diffuse nella zona,come già evidenziato, sono quelle a mais da granella, a riso, a grano tenero e orzo e ad erbai stabili o stagionali.

Ambiti di pericolosità

Vengono di seguito, sinteticamente, elencate gli elementi di pericolosità che interessano il territorio di Marcignago.

Va innanzitutto considerato che la falda freatica si mantiene prossima al piano campagna praticamente su tutto il territorio comunale, e che le caratteristiche geotecniche dei terreni sono mediocri . Altra situazione di pericolosità è rappresentata dalla presenza di un pozzo pubblico ad uso potabile, attorno al quale vigono le norme restrittive di tutela assoluta e delle aree di rispetto. Esistono inoltre fontanili, corsi d’acqua naturali ed artificiali con le loro fasce fluviali.

Altri elementi di criticità:

• Su tutto il territorio è presente una falda freatica vulnerabile che è possibile definire superficiale perché presenta una soggiacenza estiva che si attesta tra 1,5 – 2,0 metri da piano campagna, questi valori sono pressoché statici e non influenzati da prelievi d’acqua.

• Sul territorio sono presenti con abbondanza fossi, rogge coli e cavi di irrigazione che solo per la loro esistenza possono anche essere considerati fonte di qualche rischio se non adeguatamente mantenuti.

• Il territorio in esame è abbastanza omogeneo da un punto di vista geotecnico ed è possibile stimare su tutto l’ambito la presenza di terreni a scarse caratteristiche geotecniche, soprattutto a causa della presenza di una falda freatica superficiale.

• Nel territorio comunale i valori di portanza dei terreni superficiali sono di poco inferiori al Kg/cm2, questo permette comunque di poter adottare normalissime fondazioni di tipo continuo o eventualmente a travi rovesce per risolvere il problema dell’interazione tra terreno e struttura.

Nel territorio comunale non si hanno aree che presentano instabilità di versanti, essendo un comune completamente sito nella Pianura Padana in area sub pianeggiante.

Sismicità

Il comune di MARCIGNAGO è censito nella Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n°3274 del 20 marzo 2003 come appartenente alla zona 4, cioè inserito nella classe di minima sismicità e con una accelerazione di ancoraggio dello spettro di risposta elastico con probabilità di superamento pari al 10% in 50 inferiore al valore di ag/g < a 0,05. Con DGR 8/1566 del 22-12-2005 la Regione Lombardia ha imposto l’obbligo a tutti i Comuni di verificare la pericolosità sismica del proprio territorio, fornendo apposite linea guida per la stesura di tale studio. Il primo passo consiste nell’individuazione delle aree passibili di amplificazione sismica, basandosi su diversi scenari. Ed in seguito, valutati gli scenari di pericolosità sismica locale, si verifica la classe di pericolosità ed il relativo livello di approfondimento.

L’iter previsto dalla DGR 8/1566 per la determinazione delle aree a pericolosità sismica locale (PSL) rimanda alla sottostante tabella mostrante i livelli di approfondimento e le fasi di applicazione in zona sismica.

Primo livello: in base alle analisi svolte e ad una approfondita analisi della geologia e geomorfologia del territorio del Comune di Marcignago risulta che siamo in presenza dello scenario areale:

• Z2, ossia zone con terreni di fondazione scadenti in quanto si rinviene la presenza di terreni granulari fini e di falda superficiale. Tale scenario è diffuso sull’intero territorio comunale.

Secondo livello: per i comuni ricadenti in zona sismica 4 tale livello non è obbligatorio e va applicato solo nelle aree PSL Z3 e Z4 nel caso di costruzioni strategiche e rilevanti ai sensi della d.g.r. 14964/2003 e deve essere fornito l’elenco degli edifici e delle opere strategiche e/o rilevanti, nonché delle opere infrastrutturali necessarie.

Attitudine allo spandimento dei liquami zootecnici

È noto come l’impiego irrazionale e scorretto dei liquami zootecnici in agricoltura possa provocare contaminazioni delle acque superficiali e sotterranee, soprattutto per lisciviazione da nitrati e metalli pesanti.

La corretta distribuzione dei liquami zootecnici richiede pertanto un’adeguata conoscenza delle caratteristiche pedologiche del territorio, al fine di conseguire da un lato i livelli desiderati di efficienza agronomica dei liquami e dall’altro un’efficace azione di tutela delle acque.

Le caratteristiche del suolo prese in considerazione per la valutazione ERSAL dell’attitudine allo spandimento sono:

• drenaggio interno;

• presenza di falda;

• presenza di scheletro;

• orizzonti limitanti la profondità del suolo;

• argille espandibili che determinano particolari caratteristiche ;

• profondità di orizzonti ad alta permeabilità;

• tessitura.

Dall’esame dei dati emerge che i suoli nella zona di MARCIGNAGO presentano condizioni di drenaggio e tessitura tali da renderli da non adatti a suoli adatti allo spandimento dei liquami zootecnici.

Capacità protettiva nei confronti delle acque profonde

In questo caso, l’elaborazione del dato pedologico è volta a valutare l’attitudine dei suoli a fungere da barriera naturale nei confronti di potenziali inquinanti idrosolubili rispetto al primo acquifero. Le valutazioni ERSAL tengono conto dei seguenti parametri:

• permeabilità;

• falda, considerandone il limite superiore di oscillazione; • classi granulometriche, che condizionano la velocità di percolazione delle acque;

• Ph e C.S.C. che condizionano la mobilità degli elementi; la mobilità dei metalli cresce in genere al calare del ph, mentre l’alta capacità di scambio cationico aumenta la possibilità di immobilizzare gli inquinanti.

Il territorio , presenta nel complesso capacità protettiva da bassa a moderata a conseguenza della presenza di suoli moderatamente permeabili su substrato limoso .

Uso del suolo

L’analisi sull’uso del suolo è stata condotta utilizzando i dati vettoriali del sistema Informativo della Regione Lombardia.

4.1.5 FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI Il Comune di Marcignago è situato a ridosso del Parco Naturale del Ticino.

Il fiume Ticino rappresenta un residuo di naturalità in un’area di forte antropizzazione e industrializzazione ed è un importante corridoio ecologico che collega, per un centinaio di chilometri, il Lago Maggiore al Po.

L’ampia fascia boscata che per lunghi tratti accompagna il suo corso consente a numerose specie di trovare il proprio habitat e di utilizzarlo per i propri spostamenti.

Il corso del fiume è in costante evoluzione, con aree in erosione e aree di sedimentazione che si alternano, in equilibrio dinamico che è elemento fondamentale per il mantenimento del valore ecologico del fiume e della sua vallata. La fascia di preparco costituisce una zona cuscinetto tra l’area naturalistica preservata dal parco e aree a maggior impatto. In quest’area si possono ritrovare delle specie animali che vivono nell’area parco e utilizzano questa zona per spostamenti o per cibarsi.

Vegetazione potenziale

Attualmente in gran parte dell’Europa poco rimane della vegetazione naturale a causa delle attività dell’uomo e del suo bestiame. Soltanto in siti remoti o particolari, come montagne, laghi o paludi possiamo trovare qualcosa di simile alla vegetazione naturale che un tempo ricopriva l’Europa. L’influenza dell’uomo inizia già nel Neolitico, circa 5000 anni fa quando l’uomo inventò l’ascia di pietra levigata che gli consentì di abbattere foreste e ricavare aree da coltivare.

Il tipo che costituisce la vegetazione potenziale della Pianura Padana è il Querco-carpineto planiziale che può essere inquadrato nell’Associazione Polygonato multiflori-Quecetum roboris che ha come specie caratteristiche Quercus robur e Polygonatum multiflorum . Nelle zone più umide questa associazione veniva poi sostituita da quella a Carici elongatae- Alnetum glutinosae caratterizzata dall’ Alnus glutinosa .

Vegetazione reale del sito

L’inquadramento generale dell’area è avvenuto mediante foto-interpretazione, con successiva integrazione di sopralluoghi mirati nei punti risultati di maggior interesse. Il lavoro è stato svolto integrando i dati raccolti in campo con quelli relativi alle informazioni già esistenti, essenzialmente desunti da studi floristicovegetazionali per aree prossime a quella in esame. Tale lavoro ha permesso di evidenziare essenzialmente la presenza dei seguenti ambienti:

Aree urbanizzate e infrastrutture (Codice Corine Biotope 86).

In questo ambiente si insedia una vegetazione tipica delle aree fortemente antropizzate (residenziale ed industriale), dove sono favorite le specie caratteristiche dei tappeti erbacei calpestati, appartenenti alla classe Plantaginetea majoris , quali Plantago major , Polygonum aviculare , ecc..Lungo i bordi delle strade sono facilmente riscontrabili formazioni ruderali con specie della classe Artemisietea vulgaris (Artemisia vulgaris , Senecio vulgaris , …..).

Coltivazioni erbacee (Codice Corine Biotope 82.11).

La tipologia colturale principale riscontrata nel territorio esaminato è costituita dal mais. Tale coltivazione è accompagnata da una vegetazione infestante costituita da specie in gran parte annuali ed avventizie: tra le più importanti si annoverano Amaranthus retroflexus, Chenopodium album, Chenopodium polyspermum, Portulaca oleracea, Galinsoga parviflora, Galinsoga ciliata a cui si aggiungono le graminacee Echinochloa crus-galli e Panicum dichotomiflorum , oltre alle solite piante con apparato radicale profondo, quali Rumex obtusifolius e Sorghum halepense . Alcune delle associazioni di riferimento di questa vegetazione sarebbero: Panico-Polygonetum persicarie ed Amarantheto-panicetum sanguinalis ; in ogni caso la classe di riferimento è quella delle Stellarietea (ex Secalietea). In entrambe le associazioni, siamo di fronte a vegetazione infestante di scarso valore naturalistico con forte presenza di flora avventizia.

Filari arborei. (Codice Corine Biotope 84)

I filari sono stati rilevati soprattutto come formazioni lineari arboree/arbustive lungo strade e canali o di separazione tra coltivi. In generale sono state riscontrate formazioni poco sviluppate in estensione e copertura, costituite principalmente da Robinia pseudoacacia , Populus nigra , Platanus hybrida , Sambucus nigra , Crataegus monogyna ed Ulmus minor .

L’analisi vegetazionale denota una consistente antropizzazione dell’area che determina la scomparsa di molti degli aspetti complessi della vegetazione spontanea. Accanto al reticolo idrografico si sviluppa un reticolo ecologico “verde” contenuto e frammentato, costituito da siepi e filari. Anche se non naturali e con composizione specifica spesso alloctona (robinia, ailanto, ecc.) questi costituiscono una importante possibilità di interconnessione e di rifugio per la fauna. Non è raro trovare poi in tali formazioni specie pregiate, da un punto di vista naturalistico, quali: acero campestre (Acer campestre ), gelsi ( Morus alba, M. nigra ), olmo campestre ( Ulmus minor ), farnia (Quercus robur ).

Aree umide. (Codice Corine Biotope 89.22, 82.41)

Le zone umide sono aree ad elevata biodiversità la cui tutela è fondamentale per un territorio. Le uniche zone umide presenti all’interno del comune di Marcignago sono artificiali e sono costituite dai canali irrigui e dalle risaie nei periodi di allagamento. Le risaie in particolare, se gestite in modo oculato possono diventare una risorsa per uccelli quali limicoli e trampolieri che le frequentano per la nidificazioni e per l’alimentazione.

Boschi di latifoglie. (Codice Corine Biotope 41)

Boschi e foreste di latifoglie, costituiscono un importante ambiente, un tempo molto frequente nella pianura padana e ormai relegato a lembi residui, spesso dominati dalla Robinia pseudoacacia , pianta alloctona importata dal nord America nella fine del 1700.

Fauna

Sono stati inseriti (qui di seguito) gli elenchi faunistici segnalati nella pubblicazione sulle aree prioritarie della Regione Lombardia per l’intera asta fluviale del Po in Lombardia e si riferiscono alla Valle del Ticino.

Mammiferi

Uccelli La valle del Ticino è una delle principali aree di svernamento di uccelli acquatici in Italia. Alcune delle aree boschive sono sede di colonie di Ardeidi.

Rettili

Anfibi

4.1.6 PAESAGGIO E BENI CULTURALI. Il Comune di Marcignago è parte delle unità di paesaggio della Pianura irrigua pavese e nel PTCP è completamente ricompreso, nelle Aree di consolidamento delle attività agricole e dei caratteri connotativi. Fa parte dell’Ambito territoriale del Sistema urbano-insediativo dei Comuni di Pavia e contermini ad Est del Ticino, essendo un Comune di prima fascia. Confina con il Parco del Ticino. L’antichità del paese è testimoniata dall’abbondante materiale risalente alla età del ferro ritrovato in zona, ed il più antico documento che cita Marcignago è datato 1045. Il paese era attraversato da due importanti strade che lo mettevano in comunicazione con il contado di Milano.

Allo stato attuale il territorio risulta essere modificato dall’attività dell’uomo, che nel corso del tempo ha mutato alcuni aspetti naturali (copertura e morfologia del suolo, reticolo idrografico principale e secondario).

La pianura irrigua .

L’elemento connotativo primario di questo ambito è determinato dall’assetto agricolo (risaie, seminativi misti a risaie e legnose agrarie) con la sua tipica organizzazione colturale ed aziendale, e più in particolare dal reticolo idrografico, carattere dominante della trama paesistica. L’impianto irriguo a volte ricalca la trama della centuriazione. Da notare che nel territorio sono presenti anche due fontanili.

La cascina .

Costituisce l’elemento insediativo caratterizzante ed in Marcignago ve ne sono alcune di particolare interesse storico- tipologico, come la Cascina in frazione di Calignago, o la Cascina Brusada. Il paesaggio agrario risulta impoverito sia nei suoi contenuti percettivi che eco sistemici dalla evoluzione del sistema colturale (riduzione della trama poderale, eliminazione della vegetazione sparsa e dei filari arborati).

Il concentrico del comune.

Emergono gli insediamenti puntuali e gli edifici di particolare interesse storico, architettonico, tipologico e religioso. Le caratteristiche dell’impianto urbano, ricalcano in gran parte anche oggi quelle del 1700.

Come molti paesi della pianura padana, anche il centro storico di Marcignago si sviluppa attorno ad una lunga strada principale (via UmbertoI°) sulla quale si affacciano la chiesa Parrocchiale, le case a due piani, il palazzo Re. Risulta fondamentale recuperare e valorizzare gli elementi fondamentali della trama storico insediativa con particolare riferimento agli elementi costitutivi e relazionali principali individuabili nei centri e nuclei di antica formazione (nodi) e la viabilità storica (connessioni lineari). In questi ambiti deve prevalere la salvaguardia del patrimonio storico ed archeologico.

I nuclei residenziali/produttivi agricoli

Rappresentano la memoria dell’organizzazione agricola con aspetti di particolare interesse storico ed architettonico. Le frazioni di Calignago, Brusada, e Molino vecchio mantengono ancora oggi forti aspetti di ruralità, mentre per quanto riguarda Divisa, la vocazione rurale del nucleo storico, è cambiata in residenziale - artigianale. Divisa, così chiamata perché da sempre segna il confine tra il comitato (Comune) di Pavia e Marcignago, oggi ben rappresenta la potenzialità produttiva del Comune.

Il comune di Marcignago inoltre, è interessato da elementi che testimoniano la sua antichità: tracciati di centuriazione romana, individuabili anche e soprattutto nella maglia del reticolo idrografico, ed aree a rischio di ritrovamento archeologico in località C.na Brusada e C.na Remondò. In C.na Brusada inoltre, troviamo il provvedimento di tutela monumentale (ai sensi della Parte seconda del DLgs 42/2004) riferita alll’ Oratorio con affreschi e bassorilievi marmorei (notifica del 22.10.1941).

4.1.7 RUMORE. L'inquinamento acustico rappresenta uno dei principali fattori di degrado della qualità della vita in ambiente urbano. L'incremento della mobilità, riscontrabile negli ultimi anni, ha determinato una tendenza generale all'aumento del livello di rumore ambientale, bilanciata solo in parte dalle nuove tecnologie in grado di ridurre le emissioni sonore dei singoli mezzi di trasporto. Nelle città quasi la totalità della popolazione è esposta a livelli di rumorosità diurna e notturna superiori ai valori limite per le aree residenziali, con conseguenti situazioni di disturbo, malessere, alterazione del sonno e stress. D’altra parte, negli ultimi anni c’è stata una maggiore sensibilità nei confronti di questo problema e i sondaggi confermano che il rumore è tra le principali cause del peggioramento della qualità della vita nelle città e in zone extraurbane e rurali che interagiscono con importanti infrastrutture di trasporto.

In risposta a tale problematica il legislatore nazionale ha emanato, nel corso del 2004, il provvedimento di regolamentazione del rumore di origine stradale, attuativo della Legge 447/95, completando così il quadro normativo in materia di inquinamento acustico.

La predisposizione delle azioni di contenimento del rumore, a carico degli enti gestori dei servizi pubblici di trasporto, risulta però ancora limitata ad alcuni casi e generalmente non strutturata e organizzata attraverso Piani di Risanamento.

Una tendenza opposta può essere riscontrata per l'inquinamento acustico prodotto dalle attività industriali, artigianali, commerciali e di servizio. Nel corso degli ultimi anni si è assistito ad un sensibile decremento del numero di esposti da parte dei cittadini in relazione al disturbo prodotto da tali attività. I fattori determinanti di tale fenomeno possono essere ascritti ad una sempre più diffusa attuazione delle politiche di prevenzione attraverso gli strumenti previsti dalla normativa (VIA, Valutazioni di Impatto e di Clima Acustico). I locali pubblici continuano invece a rappresentare un'importante causa di disagio per la popolazione, in particolar modo durante il periodo estivo. La regolamentazione di tali tipologie di attività, in relazione all'impatto acustico indotto, risulta generalmente carente da parte dei Comuni.

Il comune è dotato di Piano di Classificazione Acustica.

4.1.8 RADIAZIONI ED ENERGIA Le problematiche connesse ai campi elettromagnetici rappresentano una tematica di sempre maggior interesse per la popolazione. Le onde elettromagnetiche sono generate dall’oscillazione nello spazio e nel tempo del campo elettromagnetico, il quale è una proprietà fisica dello spazio intorno a corpi carichi (campo elettrico) o percorsi da corrente (campo magnetico) che ne costituiscono le sorgenti. La presenza di un campo elettromagnetico può generare effetti su oggetti carichi o percorsi da corrente, con la propagazione di energia nello spazio. La frequenza di oscillazione del campo elettromagnetico è proporzionale all’energia trasportata dall’onda elettromagnetica e si misura in Hertz (1 Hz = 1 oscillazione al secondo). Alle frequenze più basse (0 Hz - 300 GHz) le onde elettromagnetiche non hanno sufficiente energia per ionizzare la materia e vengono perciò dette radiazioni non ionizzanti. Le principali sorgenti di radiazioni non ionizzanti, in ambiente di vita e di lavoro, sono legate all’utilizzo dell’energia elettrica e alle telecomunicazioni; in particolare sono costituite dagli elettrodotti e dalle antenne per telecomunicazioni, che possono esporre un elevato numero di persone.

Linee elettriche

Il problema dei campi elettromagnetici causati da linee elettriche è molto sentito dalla popolazione sia per l'esposizione che per l'impatto paesaggistico dei sostegni o tralicci sul territorio.

Gli elettrodotti generano nell'ambiente campi elettrici e magnetici variabili nel tempo con una frequenza pari a 50 Hz e costituiscono la principale sorgente esterna di campi a frequenze estremamente basse (Elf).

Esiste una grande varietà di elettrodotti, differenti per funzione (trasporto, distribuzione, trasformazione della tensione), per tecnica costruttiva (elettrodotti aerei o interrati), per tensione di esercizio.

Sulla base di quest'ultima si possono distinguere in:

 altissima tensione: 220, 380 kV;  alta tensione: 40, 150 kV;  media tensione: 10, 30 kV;  bassa tensione: 0.22, 0.38 kV.

Le normative vigenti fissano le seguenti competenze autorizzative: Statale per impianti operanti con tensioni superiori a 150.000 Volts; Regionale per impianti operanti con tensioni da 401 a 150.000 Volts; Comunale in ordine alla concessione edilizia se prevista.

La normativa di riferimento è la Legge Quadro n.36/01 “ sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici", il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 aprile 1992 che è stato abrogato dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) dell' 8 luglio 2003 "fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti".

Questo decreto ha fissato i limiti in: 100µT per l'induzione magnetica e 5 kV/m per il campo elettrico. A titolo di misura cautelativa per la protezione da possibili effetti a lungo termine, si assume per l'induzione magnetica il valore di attenzione di 10µT (mediana su 24h) nelle aree gioco per l'infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolatici e nei luoghi adibiti a permanenza non inferiori a quattro ore giornaliere.

Le distanze di rispetto, stabilite dal DPCM 23 Aprile 1992, delle linee elettriche esterne a 132 kV, 220 kV e 380 kV di qualunque conduttore della linea da fabbricati adibiti ad abitazione o ad altra attività che comporta tempi di permanenza prolungati sono:

 linee a 132 kV maggiore o uguale a 10 m;  linee a 220 kV maggiore o uguale a 18 m;  linee a 380 kV maggiore o uguale a 28 m.

Per linee a tensione nominale diversa superiore a 132 kV e inferiore a 380 kV la distanza di rispetto viene calcolata mediante proporzione diretta da quelle indicate. Per linee a tensione inferiore a 132 kV restano ferme le distanze previste dal Decreto Interministeriale 16 gennaio 1991.

Il Comune di Marcignago non è attraversato da una linee elettriche se non nelle zone di confine. Le nuove previsioni del PGT non individuano aree sensibili (residenziali, di servizio) in corrispondenza del tracciato della linea elettrica. Antenne radio e per telecomunicazioni

Una Stazione Radio Base è un trasmettitore di segnale radio. Detto anche sito radiomobile, è comunemente composto da tre settori, con orientamento diverso in genere 0°-120°-240° rispetto a Nord, per cercare di coprire la maggior parte di territorio e per garantire migliore qualità e potenza al segnale radiomobile. Le Stazioni Radio Base, che in gergo vengono chiamate "siti", si suddividono in quattro tipologie principali:

 Raw Land: è il cosiddetto sito a terra, dove cioè la stazione è costituita da un palo o da un traliccio con fondazioni sul terreno. Questi possono avere altezze fino a 30 metri (a volte anche superiori) dove vengono posizionate antenne e parabole;  Roof Top: costituito da una palina (un palo in acciaio di piccole dimensoni rispetto ai siti Raw Land) supporto per antenne e parabole, ancorata o staffata a strutture portanti sulla copertura di un edificio.

Questo tipo di sito si trova spesso nei centri urbani;

 Co-locato, quando cioè le antenne vengono installate su pali, tralicci o torri sulle quali sia già attivo un impianto radio (con proprie antenne) di diversa caratteristica e funzionalità.  Microcelle, ovvero Stazioni Radio Base di piccole dimensioni che possono trovarsi all'interno di insegne luminose, rivelatori di fumo.

La normativa di alcune regioni, e talvolta i regolamenti comunali previsti dall’art.8 della legge 36/2001 (“legge quadro sull’inquinamento elettromagnetico”), richiedono ai gestori di telefonia cellulare la presentazione di una valutazione previsionale di impatto elettromagnetico per l’ottenimento dei permessi di costruzione di stazioni radio base (SRB) come la Regione Lombardia con la L. R. 11 maggio 2001 n.11.

Le stazioni radio base GSM non traggono in genere particolari benefici da un eventuale aumento della potenza emessa, che comporta anzi il rischio di disturbare le comunicazioni nelle celle vicine dello stesso gestore (grazie al preciso piano di assegnazione delle frequenze su base nazionale). Anzi, proprio per scongiurare il rischio delle interferenze di cocanale, vengono adottati dispositivi automatici quali il controllo statico e dinamico della potenza emessa e la trasmissione discontinua. Questi fanno sì che le stazioni radiobase GSM siano probabilmente la classe di sorgenti che più da vicino realizza il criterio protezionistico di "ridurre l'esposizione al minimo livello possibile". In particolare, a differenza di quello che avviene con radio e TV, dove l'esigenza di imporsi sulla concorrenza spinge talvolta verso un aumento indiscriminato delle potenze, un aumento della potenza NON permette in genere ad una stazione radio base di aumentare il bacino di utenza (inteso come numero di conversazioni contemporanee supportate): a questo fine, si richiede invece una diminuzione delle dimensioni delle celle e quindi un aumento delle stazioni radio base GSM sul territorio. Si può dimostrare che quanto più le stazioni radio base vengono moltiplicate (e perciò funzionano a potenza più bassa) tanto più diminuisce l'esposizione media della popolazione residente intorno ad esse.

Nel Comune di Marcignago non sono presenti stazioni radio base.

Aspetti energetici

Il risparmio energetico, l’uso razionale dell’energia e la produzione energetica da fonti energetiche rinnovabili sono introdotti in conformità ai principi fondamentali fissati dalla Direttiva 2002/91/CE e dal Decreto legislativo del 19 agosto 2005, n. 192, così come modificato con Decreto legislativo del 29 dicembre 2006, n. 311, e in attuazione degli articoli 9 e 25 della legge regionale del 2 dicembre 2006, n. 24.

In base all’ultimo RSA della Provincia di Pavia i consumi sono dell’ordine di 17.198.440 MWh.

Per il Comune di Marcignago, nel 2007, si è registrato un consumo di metano pari a 1.903.740 m3, mentre i consumi di energia elettrica fatturati nel 2007 per settore merceologico sono:  agricoltura: 391.525 kWh.;  domestico: 2.408.410 kWh;  industriale: 213.252 kWh;  terziario:2.196.718 kWh;

4.1.9 RIFIUTI Nel 2006, in Lombardia, la produzione di rifiuti urbani ha registrato un incremento non trascurabile -sia come valore assoluto (3,6%), sia come quantità pro capite (2,7%)- dopo un triennio di sostanziale stasi della tendenza di crescita (Arpa Lombardia - Rapporto sullo Stato dell’Ambiente in Lombardia 2007).

Considerazioni positive possono essere fatte invece in merito al conseguimento degli obiettivi di raccolta differenziata, definiti dalle norme comunitarie e nazionali: la raccolta differenziata in Lombardia si conferma un punto di forza in quanto continua ad aumentare; nel 2006 ha quasi raggiunto il valore del 44%, ben oltre l’obiettivo del 35% fissato dalla norma per quello stesso anno.

In Lombardia la produzione di rifiuti urbani (RU) nel 2006 è stata pari a 4.944.926 tonnellate; i valori più elevati sono stati registrati nelle province più popolate della regione cioè Milano, Brescia e Bergamo. La produzione pro capite annua nel 2006 è risultata pari a 518 kg come media regionale ma i valori di questo parametro sono piuttosto differenti nelle diverse realtà provinciali: il valore più basso (459 kg) è riconducibile alla provincia di Bergamo e quello più alto alla provincia di Brescia (618 kg).

Per quanto riguarda invece la raccolta differenziata, la quota di raccolta differenziata di RU nelle province mediamente ha quasi raggiunto il valore del 45% e in alcuni casi supera il 50%; essa comprende, oltre ai quantitativi derivanti dalla raccolta tradizionale, anche quelli degli ingombranti destinati a recupero. La Lombardia ha quindi superato gli obiettivi fissati per il 2003 dal D.Lgs. 22/1997, che richiede una quota minima di raccolta differenziata di RU pari al 35%. La provincia di Pavia rimane invece al di sotto di tale soglia.

Di seguito vengono riportate le tabelle con il dettaglio sulla raccolta differenziata per frazione per l’anno 2005 (Rapporto sulla gestione dei rifiuti urbani – 2007), relativamente al Comune di Marcignago in kg e al complessivo provinciale in t (la legenda è riportata di seguito alle tabelle).

A Marcignago è presente un’isola ecologica per lo smalti mento di batte rie auto, f razione verde, f rigo riferi , D’altronde, la crescita della popolazione potrebbero rivelare delle criticità proprio in questo settore. Potrebbero quindi rendersi necessarie implementazioni di adeguate azioni per il raggiungimento degli obiettivi di legge, ed in particolare facciamo riferimento agli obiettivi per la raccolta differenziata del Piano dei rifiuti provinciale approvato lo scorso ottobre. Il piano individua un obiettivo minimo di sviluppo delle raccolte differenziate pari al 50% e un obiettivo guida pari al 60%, essendo entrambi riferiti all’anno 2011, con previsione di loro mantenimento fino al 2013. Tali obiettivi costituiscono il riferimento cui dovranno tendere i soggetti attuatori delle politiche di Piano. Sempre dal piano rifiuti provinciale si evince che Alla luce delle esperienze già attuate in diverse realtà, in particolare nel Nord Italia e nella stessa Lombardia, si può ritenere che obiettivi di raccolta differenziata “ambiziosi” come quelli del 50% o superiori possano essere conseguiti con ragionevole certezza solo con l’attivazione di servizi di raccolta differenziata ad elevata resa di intercettazione soprattutto per le principali frazioni del rifiuto recuperabili e, in particolare, per frazione organica e carta. Il modello di riferimento per lo sviluppo dei servizi ai fini del conseguimento degli obiettivi definiti si basa quindi sul sistema di "raccolta differenziata integrata", che prevede la raccolta domiciliare (o comunque ravvicinata all'utenza) sia delle frazioni secche e degli imballaggi che della frazione organica.Il sistema organizzativo dei servizi di raccolta dei rifiuti dovrà essere adeguatamente articolato sul territorio, in considerazione delle specifiche caratteristiche territoriali e insediative e delle strutture organizzative in essere.

Il gestore della raccolta dei rifiuti solidi urbani del Comune di Marcignago è l’ASM PAVIA spa (http://www.asm.pv.it/). 5- LE AZIONI DI PGT E LE ALTERNATIVE

5.1 Obiettivi generali

Stanti anche gli indirizzi generali dettati a livello sovraordinato, gli obiettivi di pianificazione per il territorio comunale possono sintetizzarsi nei seguenti macro-obiettivi:

A - COMPETITIVITÀ TERRITORIALE, ALL’INSEGNA DELLA QUALITÀ E DELLA SOSTENIBILITÀ;

B - VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO, DELLA SUA CULTURA, DEL PAESAGGIO, QUALE VOLANO

PER NUOVE FORME DI SVILUPPO

Macro obiettivi che in sintesi si possono declinare nei seguenti punti, come descritto anche nel Documento di inquadramento:

1 – Valorizzare la vocazione al mantenimento dell’attuale identità rispetto al più ampio contesto territoriale di appartenenza, ponendo attenzione a non snaturare, preservandolo, l’assetto socioproduttivo- infrastrutturale presente, evitando che il territorio ed il modello di micro-società venga appiattito e omologato al generale processo conurbativo verso cui ormai sembrano avviarsi realtà paragonabili.

2 – Per conseguenza si dovrà puntare su una progettazione socio-territoriale all’insegna della sostenibilità; innovativa rispetto ai canoni classici dello “sviluppo” individuando un modello basato su una conservazione, per quanto possibile, di ciò che è territorialmente irripetibile. Per contro, adottare una forte innovazione nei metodi di approcciare la valorizzazione dei servizi, degli indispensabili aspetti produttivi riscoprendo risorse naturali presenti nel paesaggio, in una equazione che abbia come risultato, insieme ad un forte processo culturale, l’obbiettivo di coniugare il “progresso”, inteso come progredire della comunità, con la migliore qualità del vivere dei cittadini.

3 - A Marcignago il rapporto tra terra ed aree edificate rimane di gran lunga favorevole alla prima.

Questo permette di guardare con fiducia alla auspicabile valorizzazione di un territorio di sicuro pregio ambientale e paesistico cercando una prospettiva di modernizzazione e sviluppo in grado di trovare una sintesi equilibrata tra caratteristiche da salvaguardare e trasformazioni ammesse.

5.2 Azioni strategiche Rispetto a tali obiettivi, il DdP individua una serie di azioni strategiche da porre in atto attraverso gli strumenti di pianificazione e di governo del territorio, e finalizzate al raggiungimento degli obiettivi stessi.

Rispetto al primo macro-obiettivo, sono evidenziate le seguenti azioni strategiche:

• Consolidamento e potenziamento di funzioni attrattive a scala sovralocale - Es.: servizi alla persona; attività economiche, ludiche e ricreative; terziario (mercati, fiere ecc.);

• Miglioramento delle connessioni viarie da e verso i Comuni limitrofi;

• Razionalizzazione e finalizzazione del trasporto pubblico; Sviluppo controllato di nuovi insediamenti produttivi, con incentivo per le attività a basso impatto ambientale (e tenuto conto delle limitazioni derivanti dagli atti di pianificazione sovracomunale e dalle caratteristiche intrinseche del territorio: es. qualità geologico-tecnica dei suoli ecc.);

• Energia: risparmio e individuazione di nuove fonti rinnovabili;

• Promozione di un’agricoltura di qualità, della multifunzionalità e della filiera corta per l’agricoltura di domani;

• Salvaguardia della destinazione agricola dei suoli e delle cascine ancora attive (incentivandone il recupero edilizio);

• Incentivo al recupero ed alla valorizzazione del patrimonio edilizio rurale;

• Promozione di una nuova qualità dell’abitare (sia attraverso la riqualificazione del tessuto consolidato che nelle nuove aree di trasformazione). Tale strategia si articola in una serie di azioni specifiche quali:

- incentivi per il recupero e la valorizzazione dei nuclei di antica formazione e della microeconomia in essi presenti;

- riqualificazione e ricucitura dell’abitato consolidato, con particolare riferimento alle aree di frangia;

- miglioramento delle connessioni urbane e del livello di percorribilità interna;

- sviluppo della mobilità sostenibile – percorsi ciclopedonali ed escursionistici;

- interventi di mitigazione fra le aree residenziali e le attività produttive.

- controllo delle trasformazioni (nuovi ambiti) in un’ottica urbanisticamente equilibrata (densità, infrastrutture, servizi, morfologie, tipologie ecc..) e paesisticamente coerente;

- incentivo della qualità edilizia sia dal punto di vista progettuale che prestazionale (risparmio energetico; limitazione delle emissioni; utilizzo di energia rinnovabile);

- Consolidamento ed adeguamento dei servizi alla realtà territoriale e socioeconomica prevista.

Rispetto al secondo macro-obiettivo, sono evidenziate le seguenti azioni strategiche:

• tutela e valorizzazione dell’ambiente e della biodiversità;

• incentivi per lo sviluppo e/o l’integrazione degli equipaggiamenti vegetali nelle aree agricole (filari; siepi; vegetazione di ripa ecc.);

• conservazione dei caratteri paesaggistici qualificanti;

• gestione delle trasformazioni in un’ottica paesisticamente compatibile;

• avvio di processi di riqualificazione paesistica e di rifunzionalizzazione (es. edifici agricoli dimessi);

• sviluppo di una rete di percorsi (anche attrezzati ) e di accessi alle aree agricole di maggior pregio ambientale.

6- MATRICE DI COERENZA INTERNA La matrice analizza le interferenze tra le modifiche (M) e le istanze (I) presentate.

M1 M2 M3 M4 M5 M6 I1 I2 I3 I4 I5 I6 I7 M1 M2 = M3 = = M4 = = = M5 = = = = M6 = = = = = I1 ======I2 ======I3 ======I4 ======I5 ======I6 ======I7 ======PUGSS ======

7- MATRICE DI COERENZA ESTERNA La matrice analizza le interferenza con la principale pianificazione sovraordinata e comunale.

PTR PPR PTCP PCA PUA M1 = = = = = M2 = = = = = M3 = = = = = M4 = = = = = M5 = = = = = M6 = = = = = I1 = = = = = I2 = = = = = I3 = = = = = I4 = = = = = I5 = = = = = I6 = = = = = I7 = = = = = PUGSS + + + + +

8- VALUTAZIONE DEI POSSIBILI IMPATTI GENERATI DALLA VARIANTE Le proposte di modifica della Variante proposta risultano coerenti con l’idea di sviluppo condivisa e con i criteri di sostenibilità ambientale che hanno accompagnato, in tutte le diverse fasi, l’elaborazione del PGT.

In particolare la sostenibilità dei diversi interventi è stata ampiamente valutata con il Rapporto Ambientale e gli altri documenti predisposti in fase di VAS del Documento di Piano, soprattutto per quanto concerne le modifiche introdotte sia nel Tessuto Residenziale Consolidato che nello stralcio nel Tessuto dei Servizi.

Si pone ore il problema di verificare l’incidenza delle variazioni proposte rispetto alle diverse componenti ambientali; viene per tale scopo proposta una tabella sintetica di valutazione che prende in considerazione le singole componenti ambientali, naturali ed antropiche, gli obiettivi di sostenibilità riferiti ad esse e i possibili impatti prodotti dalle modifiche proposte con la variante al PGT di Marcignago.

Similmente si è proceduto anche a verificare l’incidenza delle variazioni proposte rispetto alle diverse componenti

funzionali/insediative degli effetti indotti dalla variante al PGT del Comune di Marcignago.

9- VALUTAZIONI FINALI

Valutazioni del Rapporto Preliminare

Vengono qui riepilogate le valutazioni relative all’incidenza delle varianti proposte al PGT di Marcignago, con la finalità di dimostrare la non assoggettabilità alla VAS di tali provvedimenti.

La variante si colloca all’interno di uno strumento di pianificazione che è già stato assoggettato a VAS.

Nel presente Rapporto sono state analizzate le ricadute e gli effetti delle nuove scelte urbanistiche sulle componenti ambientali, riscontrando l’assenza di effetti ambientali nuovi e significativi nonché di effetti cumulativi nel tempo.

In generale la variante non contiene elementi che incidono in modo significativo sul tema dello sviluppo sostenibile.

Non si prevede infatti un incremento significativo del carico insediativo; pertanto non vengono modificati, se non misura infinitesimale, rispetto a quanto già indicato nel PGT vigente, gli impatti sugli scarichi fognari, sulle emissioni in atmosfera o sulla produzione di rifiuti.

Non si rileva pertanto la necessità di proporre particolari attenzioni o mitigazioni legate all’attuazione delle trasformazioni rese possibili dalla variante.

Conclusioni

Verificato che:

• nessuna delle modifiche proposte presuppone la realizzabilità di interventi da sottoporre a via, secondo la normativa vigente;

• non esistono aree SIC all’interno di un ragionevole ambito di riferimento;

• non esistono aree ZPS nelle immediate vicinanze;

• è stato verificato che le varianti non incidono in modo significativo sulla territorialità;

• le modifiche proposte al Piano dei Servizi e al Piano delle Regole con la presente variante possono essere considerate di leggera entità, in quanto indirizzate ad una messa a punto delle destinazioni di aree di limitate estensioni, prendendo atto della situazione di fatto esistente.

• è stato redatto il PUGSS che non propone nuove progettualità mapone ordine alla materia

Visti i dati ambientali e i possibili impatti sulle componenti ambientali e antropiche, ritenuti minimi e non apprezzabili.

Si propone di non sottoporre a procedura di VAS la Variante al PGT vigente in quanto, alla luce delle considerazioni sopra riportate, la stessa non comporta modifiche sostanziali al quadro strategico del PGT di Marcignago e alla precedente Valutazione Ambientale.