LA MUSICA DEI GIUSTI Dieci ritratti musicali di Giusti tra le Nazioni

CARLO ANGELA, , , , , KIPRAS PETRAUSKAS, ELENA PETRAUSKIENE, GOTTFRIED VON EINEM, LORENZO PERRONE,

Un progetto a cura di Erik Battaglia e Claudio Voghera Olivia Manescalchi, voce recitante

G IORNO DELLA M EMORIA 27 GENNAIO 2018 ORE 21.00 SALONE DEL CONSERVATORIO “G. VERDI” – TORINO

Iniziativa realizzata con il sostegno del Consiglio Regionale del Piemonte e del Comitato Resistenza e Costituzione.

Scuola di Composizione di Giorgio Colombo Taccani Scuola di Esercitazioni corali di Dario Tabbia Dipartimento di Jazz Scuola di Musica da Camera di Carlo Bertola Scuola di Musica Elettronica Scuola di Musica Vocale da Camera di Erik Battaglia Scuola di Pianoforte di Claudio Voghera Scuola di Quartetto di Claudia Ravetto Scuola di Violoncello di Dario Destefano Coro di voci bianche GiovanInVivavoce diretto da Grazia Abbà

Interludi elettroacustici di Federico Primavera, Andrea Marazzi, Pietro Caramelli, Francesco Cesario, Matteo Martino. Montaggio video a cura del Prof. Antonio Valentino

SI RINGRAZIANO:

Antonio Valentino, per il lavoro sul supporto video; i professori elencati nel programma, per la cura nella preparazione delle musiche eseguite; gli studenti tutti coinvolti; Massimo Pitzianti per l’arrangiamento della canzone Bartali e i musicisti della band di Paolo Conte; il Trio Debussy; Dana Pomeranz Mazurkevich per l’amorevole sostegno e per la sua storia di vita; Ingrid Carlberg per il testo relativo a Raoul Wallenberg e l’immagine dall’agenda di Raoul con la lista delle musiche Jazz; Maria Teresa Milano per il testo introduttivo e il sostegno alle attività didattiche legate a La Musica dei Giusti; l’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea per il sostegno alle attività didattiche stesse; di Gerusalemme per l’invio delle copie dei certificati di nomina dei Giusti tra le Nazioni; Laura Capretti per la composizione del logo de La Musica dei Giusti. Per il patrocinio gentilmente concesso si ringraziano: la Comunità Ebraica di Torino e il Presidente Dario Disegni; il Consiglio Regionale del Piemonte; il Comitato Resistenza e Costituzione nella figura di Nino Boeti.

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Immagine di copertina: Dana Pomeranz e Elena Petrauskiene

Raoul Wallenberg, novembre 1944

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LA MUSICA

La musica dei Giusti. Sembrerebbe la formula per definire una sezione aurea della teoria musicale o un principio filosofico universale, una sorta di «musica delle sfere» dove il sole, per dirla con Goethe, «percorre il corso prescritto intonando l’antica melodia». Invero, in uno degli enunciati pitagorici sul mondo come armonia e numero, tutto viene fatto risalire all’ordine precostituito incarnato dagli intervalli musicali di ottava, quinta e quarta. Sono i cosiddetti intervalli giusti. Di questo sottile collegamento, a noi interessa solo un aspetto: gli intervalli giusti non sono né maggiori, né minori. E ciò significa che nella simbologia musicale più elementare, quella dell’alternanza di modi come espressione della contrapposizione di stati d’animo o persino di ciò che è affermativo e della sua controparte negativa, quegli intervalli sono come un faro capace di illuminare e puntellare l’armonia in ogni sua tendenza, nel bene e nel male. Così i Giusti celebrati stasera: uomini capaci di illuminare il mondo e di puntellarlo nel momento del crollo di ogni struttura e sovrastruttura morale, etica e di pura umanità, senza necessariamente avere una qualità maggiore o minore, un’univoca bontà o una specchiata probità. Questo il senso de La musica dei Giusti. Talvolta interviene un legame più diretto a dar forza al nostro omaggio e ritratto musicale. Gottfried von Einem fu Giusto e compositore: ciò non rende necessariamente migliore la sua musica, ma ci facilita le cose; Kipras Petrauskas era un tenore, e insieme a sua moglie Elena, attrice, salvò una «sola vita» (e quindi «l’umanità intera» secondo il detto del Talmud), quella di una futura violinista e didatta, la meravigliosa Dana. Poi ci sono legami ideali, analogie sottili ma che per la musica sono tutto: il solo armonico e melodico della prima Suite di Bach in sol maggiore per violoncello rappresenta al meglio la solitudine e l’etica del lavoro (quasi protestante) di Carlo Angela; il canone di Beethoven/Goethe

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ha un’infinita gittata di pura, quasi indifferente giustezza del procedere, proprio come l’azione di soccorso di Lorenzo Perrone nei confronti di Primo Levi, che lo ripagherà con la bellezza delle parole recitate questa sera. Altre volte ancora è la cultura di massa a fornirci lo spunto decisivo, anche se «di massa» è qui solo un attributo di quantità e non di minore qualità. Il cinema: Spielberg e Polansky, due film da Oscar, uno anche da Oskar. Schindler’s List fu il primo memorabile omaggio della settima arte ai Giusti, e nel celebrare la figura di Schindler la musica di John Williams e il coro di Warshawsky (la bambina con il cappotto rosso) rappresentano una colonna portante e non solo sonora. Il pianista è la storia del salvato, ma la scena dove il salvatore Wilm Hosenfeld, nelle vesti meno consone a un Giusto, quelle di ufficiale tedesco, chiede al giovane Szpylman di suonare per lui (come successe realmente), è uno dei momenti più alti della storia del cinema mondiale. E la canzone Bartali di Paolo Conte, che stasera emanerà da una radice mahleriana non meno illuminante, è ormai iscritta nella memoria collettiva come espressione non tanto del personaggio sportivo, ma di quella prodigiosa energia cinetica grazie alla quale il campione (anche di bontà) propiziò non solo la vittoria sull’altro, ma anche l’altrui salvezza. Infine, i luoghi, chiamati qui a giustificare il loro opposto, l’utopia della Musica dei Giusti. La Budapest del 1944 preda della furia omicida di Eichmann e dei gendarmi ungheresi a lui asserviti, nella quale Zoltan Kodály viveva da professore in pensione (e co-firmatario di una protesta contro le leggi antiebraiche del 1938), e nella quale Giorgio Perlasca agiva da salvatore di vite, è evocata qui da un brano composto trent’anni prima in quella stessa città. In quel terribile autunno del 1944 anche Raoul Wallenberg visse a Budapest la sua stagione eroica, salvando più vite di chiunque altro e sacrificando la propria. Ma noi abbiamo scelto di celebrarlo con la musica che egli amava, il Jazz di Glenn Miller (che scomparve in conseguenza della guerra

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solo un mese prima dello stesso Wallenberg), quel «Farewell Blues» che figura nel menù musicale di una festa organizzata da Raoul a Stoccolma, poco prima della partenza per Budapest. Le prime battute della Canzona di Ringraziamento («Heiliger Dankgesang») dal Quartetto per archi n. 15 op. 132 di Beethoven sono il filo conduttore di questa serata: il grande inno di gratitudine prende forma e si annuncia raccogliendo i sommi capi dalla matassa della storia, poi, alla fine di tutto, esprime a pieno la sua forza di salvezza e speranza e assurge a simbolo dell’oblio che colpisce i fautori del male. Forse T. S. Eliot pensava proprio a questa musica (che lo ispirò per i Four Quartets) quando parlò del «frutto del conforto dopo immense sofferenze». Anche in questo senso la musica può, meglio di ogni altra forma d’arte e di linguaggio, farsi espressione dell’ineffabile ma precisa umanità dei Giusti.

ERIK BATTAGLIA CLAUDIO VOGHERA

Oskar Schindler in visita in Israele

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I GIUSTI

Come ha scritto Vittorio Foa «la memoria altrui ha senso solo se elaborata sulle domande proprie». Il concerto dedicato alla memoria dei Giusti non vuole trasmettere risposte, ma portare l’ascoltatore a interrogarsi sull’importanza della scelta che fu alla base dell’azione individuale, famigliare o addirittura di intere borgate. Nell’avvicinarsi al tema complesso e delicato della Shoah, tra i tanti interrogativi ve n’è uno ricorrente, forse il più spinoso: «Quale società ha permesso tutto questo?» Ma le storie che stasera verranno raccontate attraverso la musica suscitano una domanda altrettanto importante: «Quale società ha saputo compiere azioni tanto grandi?» Chi erano questi eroi quotidiani, questi individui dalla straordinaria capacità di cogliere la verità dei fatti dietro la coltre della propaganda nazi-fascista? Le testimonianze raccolte negli anni, in diversi paesi del mondo, rispondono in modo chiaro: la capacità di scegliere tra il bene e il male non fu determinata solo da un alto livello culturale, dall’istruzione o dall’estrazione sociale, anzi spesso la salvezza venne spesso da persone semplici e di umili origini, che agirono «perché era giusto così». Senza teorie complesse, senza particolari riflessioni. Le storie dei Giusti mettono in luce la diversificazione delle modalità di aiuto, in relazione al luogo in cui la vicenda si svolse o al ruolo e/o mestiere del salvatore: i contadini avevano maggiore possibilità di offrire del cibo, i montanari disponevano di baite e casotti sperduti nei boschi o in alta quota, gli impiegati comunali potevano preparare documenti d’identità e carte annonarie false, i medici ricoveravano «finti pazienti», mentre sacerdoti, suore e alti prelati sfruttavano la loro posizione e gli edifici religiosi per nascondere i profughi. Tutti, a prescindere dall’entità dell’aiuto prestato, presero un rischio altissimo consapevolmente e poco per volta, in modo spontaneo, venne a crearsi una sorta di rete della salvezza allestita dal popolo, in

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contrapposizione a quella dello sterminio, messa in opera dal nazismo con la diretta connivenza del fascismo italiano e dei collaborazionisti europei. Ogni storia di salvataggio, meritevole di medaglia di Yad Vashem o di attestato di benemerenza o anche solo del nostro ricordo, merita di essere raccontata e ascoltata, perché contiene in sé l’essenza di quanto espresse Primo Levi riferendosi al suo Giusto, Lorenzo Perrone: «Lorenzo era un uomo; la sua umanità era pura e incontaminata, egli era al di fuori di questo mondo di negazione. Grazie a Lorenzo mi è accaduto di non dimenticare di essere io stesso un uomo».

MARIA TERESA MILANO

CARLO ANGELA (1875-1949) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 29 AGOSTO 2001

Nasce a Olcenengo in provincia di Vercelli il 9 gennaio 1875. Studia medicina all’Università di Torino dove si laurea nel 1899. Nel primo dopoguerra decide di partecipare alla vita politica italiana ma, a causa della sua presa di posizione pubblica contro Mussolini per l’assassinio di Giacomo Matteotti, rinuncia all’attivismo di partito e si trasferisce a San Maurizio Canavese, dove inizia a lavorare come direttore sanitario di Villa Turina Amione, una struttura psichiatrica che cura le malattie mentali. È proprio all’interno dell’ospedale che Carlo Angela avvia il suo capolavoro di solidarietà umana e di resistenza civile insieme a pochi affidabili compagni, salvando molte persone dalla deportazione nei campi di concentramento. Piero Angela, figlio del professore, ha così ha ricordato il padre: «Uomo schivo, legato alle radici contadine della famiglia, conscio che l’esempio e le azioni, più delle parole, devono determinare l’agire di una persona».

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OSKAR SCHINDLER (1908-1974) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 18 LUGLIO 1967

Nato a Svitavy (Repubblica Ceca) il 28 aprile 1908, è tra i Giusti più celebri grazie al film-capolavoro di Steven Spielberg Schindler’s List, che ne racconta la storia. Imprenditore spesso spregiudicato, nel 1939 acquisì una fabbrica di Cracovia dove la manodopera era fornita da 1.200 operai ebrei vittime delle deportazioni. Sconvolto dalle atrocità di Amon Goeth, famigerato comandante del Lager di Płaszów, riuscì tuttavia a sfruttare le proprie doti di conoscitore dell’animo umano, imbonitore e persino corruttore, per proteggere i propri lavoratori dalle angherie dei nazisti e dal destino di morte che li avrebbe altrimenti colpiti. Gli operai ebrei della sua celebre lista sopravvissero alla Shoah grazie a lui e alla moglie Emilie (anch’essa Giusta tra le Nazioni), comprese le lavoratrici che erano già state inviate ad Auschwitz per lo sterminio e che lui riuscì a far tornare su un apposito convoglio. Dopo la guerra si separò dalla moglie ed emigrò in Argentina dove intraprese attività fallimentari. Tornato in Germania, visse in povertà ricevendo il sostegno economico di alcuni degli ebrei da lui salvati. Morì nel 1974 e fu sepolto nel cimitero cattolico del Monte Sion a Gerusalemme.

GIORGIO PERLASCA (1910-1992) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 9 GIUGNO 1988

Nato a Como, negli anni Venti aderisce con entusiasmo al fascismo e, coerentemente con le sue idee, parte come volontario prima per l’Africa Orientale e poi per la Spagna, dove combatte in un reggimento di artiglieria al fianco del generale Franco. Tornato in Italia al termine della guerra civile spagnola, entra in crisi il suo rapporto con il fascismo, essenzialmente per due motivi: l’alleanza con la Germania e le leggi razziali entrate in vigore nel 1938 che sancivano la discriminazione degli ebrei italiani. L’armistizio dell’8

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settembre 1943 lo coglie di sorpresa mentre era in Ungheria per commerciare carne per l’esercito italiano con lo status di diplomatico. Per fedeltà al Re non aderisce alla RSI e diventa un nemico della Germania. Riesce con grande abilità a fuggire e, approfittando di un documento ottenuto dopo il congedo in Spagna ottiene protezione nell’ambasciata spagnola. Ecco un estratto di una lettera scritta da un «protetto» di Perlasca: «Signore, è con dispiacere che apprendiamo che lasciate l’Ungheria per rientrare in Italia, vostra Patria. In questa occasione desideriamo esprimere l’affetto, la riconoscenza e la stima di varie migliaia di ebrei perseguitati dai nazisti tedeschi e dai nylas ungheresi che trovarono protezione presso la Legazione di Spagna. Mai dimenticheremo che avete lavorato giorno e notte, instancabilmente […]. Non dimenticheremo mai che tante volte avete incoraggiato i disperati, avete agito nell’esclusivo nostro interesse, con la più grande saggezza, il più grande coraggio […] e sappiamo quante volte avete rischiato sicurezza e vita per salvarci dalle mani degli assassini» (Dalla lettera dell’avvocato Hugo Dukesz a Giorgio Perlasca, Budapest 21 aprile 1945). La sua storia fu divulgata nel 1987. Morì a Padova nel 1992.

GINO BARTALI (1914 - 2000) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 7 LUGLIO 2013

Nato a Ponte a Ema, professionista dal 1934 e simbolo del ciclismo mondiale, dal 1936 al 1954 vinse tre Giri d’Italia e due Tour de France, oltre a numerose altre grandi classiche. La sua carriera fu fortemente segnata dalla Seconda Guerra Mondiale, durante la quale Bartali si impegnò in prima persona entrando a far parte di un’associazione clandestina voluta dal cardinale di Firenze Elia Dalla Costa, anch’egli Giusto tra le Nazioni. Bartali fu, insieme al grande rivale Fausto Coppi, uno dei personaggi più popolari nel mondo dello sport di tutti i tempi. Testimonianza ne è l’episodio ormai celebre della telefonata che l’allora

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presidente del consiglio, Alcide De Gasperi, fece al campione toscano durante il Tour de France del 1948. Ginetaccio, così veniva chiamato dalla stampa sportiva, era in ritardo in classifica generale e De Gasperi, dopo che Togliatti venne ferito in un attentato che mirava a ucciderlo, e l’Italia era sull’orlo della guerra civile, chiamò Bartali per chiedergli una vittoria al Tour, spiegandogli che sarebbe stato di vitale importanza per la Nazione potersi riconoscere e unire in un risultato eccezionale come una vittoria di un atleta italiano nella più importante gara ciclistica al mondo. Come la storia ci racconta, Gino vinse per la seconda volta il Tour, contribuendo in modo determinante al rasserenarsi degli animi nell’opinione pubblica e alla conseguente distensione nella vita politica italiana. Gino Bartali è morto a Firenze, in piazza Elia Dalla Costa, il 5 maggio 2000.

WILM HOSENFELD (1895-1952) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 25 NOVEMBRE 2008

Nato il 2 maggio 1895 a Hünfeld (Germania), fu maestro di scuola e poi ufficiale della Wehrmacht dal 1939. Dopo un’iniziale infatuazione per Hitler e il nazismo, quando fu inviato a Varsavia in qualità di ufficiale responsabile delle attività sportive del suo reggimento, l’assistere di persona alle atrocità dei tedeschi in Polonia provocò in lui un radicale ripensamento. Le sue lettere alla moglie Annemarie, pacifista convinta, danno conto di questa crisi di coscienza. In esse, sfidando la censura interna, descriveva i propri tormenti morali e le spregevoli azioni dei suoi commilitoni. Fedele al principio, esposto in una di queste lettere, «cerco di salvare chiunque sia possibile salvare» si adoperò per la salvezza di molti ebrei e polacchi perseguitati. La vicenda più nota è quella portata alla luce dalla pubblicazione del libro di Władysław Szpilman Il Pianista e dall’omonimo film di Roman Polansky, dove Hosenfeld

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appare nella famosa scena in cui il giovane pianista, poi da lui protetto, suona Chopin nello scenario irreale della Varsavia in macerie. Arrestato dai sovietici alla presa di Varsavia, morì in prigionia in un campo di concentramento sovietico, forse in conseguenza delle torture subite.

KIPRAS PETRAUSKAS (1885-1968), ELENA PETRAUSKIENE (1900-1986) – GIUSTI TRA LE NAZIONI IL 2 AGOSTO 1999

Celebre coppia di artisti lituani, leggendario tenore lui, scrittrice e attrice lei, furono nominati Giusti da Yad Vashem per aver salvato, durante le spaventose fasi della Shoah in Lituania, una bimba ebrea in fasce, Dana Pomeranz. Su richiesta della madre di lei, i due artisti, a rischio della propria vita e di quella dei loro figli, l’accolsero in casa e la crebbero amorevolmente sino a che, tre anni dopo la fine della guerra, poterono restituirla ai genitori, anch’essi miracolosamente scampati alla morte. Oggi Dana Pomeranz Mazurkevich è una professoressa di violino alla Boston University, e la sua storia è narrata nel documentario Sisters, dedicato a lei e alla «sorella» Ausre, unica figlia dei Petrauskas ancora in vita. Kipras Petrauskas debuttò in circa 80 ruoli, e cantò nei più grandi teatri europei, tra cui La Scala di Milano, spesso insieme a Fëdor Šaljapin. È ricordato da una statua celebrativa di fronte al Teatro dell’Opera di .

GOTTFRIED VON EINEM (1918-1996) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 23 LUGLIO 2002

Nato a Berna da una famiglia austriaca (il padre era diplomatico all’Ambasciata austro-ungherese), fu un compositore di fama internazionale. Allievo di Hindemith e Blacher, fu maestro sostituto alla Staatsoper di Berlino negli anni della direzione musicale di Karajan. La sua prima opera, Prinzessin Turandot, fu

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rappresentata a Dresda nel 1944 con grande successo. La sua opera più celebre è Dantons Tod (1947); la sua Cantata An die Nachgeborene (Brecht) fu composta per i 30 anni delle Nazioni Unite ed eseguita da Carlo Maria Giulini e Dietrich Fischer-Dieskau, che fu spesso suo interprete. Negli anni di guerra mise a rischio la propria vita per salvare quella del giovane musicista ebreo Konrad Latte (1922-2005), cedendogli il proprio pass per il Teatro dell’Opera e aiutandolo nella sua vita di clandestino che non voleva rinunciare alle proprie ambizioni di musicista.

LORENZO PERRONE (1904-1952) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 29 LUGLIO 1998

Muratore di Fossano, lavorava per la ditta Boeti all’espansione del campo di Auschwitz. «Ho incontrato Lorenzo nel giugno del 1944, dopo un bombardamento che aveva sconvolto il grande cantiere in cui entrambi lavoravamo. Lorenzo non era un prigioniero come noi, anzi, non era un prigioniero affatto. Ufficialmente, faceva parte dei lavoratori civili volontari di cui la Germania nazista pullulava, ma la sua scelta era stata ben poco volontaria … Appartenevamo a due caste diverse dell’universo nazista, e perciò parlando fra noi commettevamo reato: ma parlammo ugualmente, e ne venne fuori che Lorenzo era di Fossano, io di Torino … Lo vidi arrivare un mattino, avvolto nella sua mantellina grigioverde, in mezzo alla neve, nel cantiere devastato dai bombardamenti notturni … Mi porse la gavetta, che era storta e ammaccata, e mi disse che la zuppa era un po’ sporca … Solo dopo un anno (in Italia) quasi a scusarsi, mi raccontò che quella mattina il suo campo aveva subito un’incursione aerea. Una bomba era caduta vicino a lui ed era esplosa nella terra molle; aveva sepolto la gavetta e a lui aveva rotto il timpano, ma lui aveva la zuppa da consegnare, ed era venuto al lavoro ugualmente» (da Il ritorno di Lorenzo). Lorenzo tornò in Italia dopo quattro

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mesi di cammino; prima di tornare a Fossano andò a trovare la famiglia di Primo Levi e cercò di non illudere la madre dicendole che non si aspettasse il ritorno del figlio. Ma Primo tornò a casa con il lungo viaggio narrato ne La Tregua e andò a Fossano a trovare Lorenzo. Trovò un uomo stanco, di una «stanchezza senza ritorno» e comprese «che il suo margine di amore per la vita si era assottigliato». Divenuto alcolista, si ammalò di tubercolosi e morì a Fossano nel 1952.

RAOUL WALLENBERG (1912-?) – GIUSTO TRA LE NAZIONI IL 26 NOVEMBRE 1963

Nacque a Lidingö (Stoccolma) il 12 agosto 1912 da una famiglia di influenti banchieri svedesi. Orfano di padre sin dalla nascita, la sua formazione cosmopolita e rigorosa fu curata dal nonno Jacob, diplomatico di carriera. Dopo studi di architettura negli Stati Uniti ed esperienze commerciali in Sudafrica e Israele, avviò diverse imprese di import-export. Nel luglio del 1944, grazie ai suoi contatti e alle sue molteplici competenze di negoziatore poliglotta e organizzatore, fu inviato a Budapest in una missione finanziata da fondi americani (il War Refugee Board voluto da Roosevelt) per tentare di salvare le vite degli ebrei ungheresi che venivano deportati e sterminati a ritmi impressionanti da Adolf Eichmann e dai collaborazionisti ungheresi. Come segretario speciale della legazione svedese a Budapest mise in moto una macchina di salvataggio senza precedenti, salvando decine di migliaia di vite con la creazione di passaporti protettivi della Svezia neutrale, case protette e interventi sul campo in difesa di ebrei già stipati sui treni, minacciati di fucilazione sulle sponde del Danubio, avviati alle «marce della morte» verso il confine austriaco. All’arrivo dei sovietici a Budapest, fu da loro attratto in un incontro-trappola e arrestato, perché sospettato di spionaggio o per i suoi collegamenti con l’America. È scomparso nelle prigioni del KGB e nelle

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nebbie della disinformazione sovietica e russa. Nominato cittadino onorario degli Stati Uniti, è considerato uno dei più grandi eroi della Seconda Guerra Mondiale.

BIBLIOGRAFIA

I testi recitati questa sera sono tratti dalle fonti di seguito elencate. L’adattamento dei testi per le finalità dello spettacolo è stato realizzato da Erik Battaglia, Claudio Voghera e Olivia Manescalchi.

Carlo Angela RENZO SEGRE, Venti mesi, Palermo, Sellerio, 1995.

Oskar Schindler THOMAS KENEALLY, La lista di Schindler, Milano, Sperling & Kupfer, 2004.

Giorgio Perlasca GIORGIO PERLASCA, L’impostore, Bologna, Il Mulino, 2007. ENRICO DEAGLIO, La banalità del bene, Milano, Feltrinelli, 2012.

Gino Bartali ALI e ANDRES MCCOMMON, La strada del coraggio, 66th and 2nd, Roma, 2013.

Wilm Hosenfeld WILM HOSENFELD, «Ich versuche jeden zu retten», Monaco, DVA, 2004. HERMANN WINKE, «Ich sehe immer den Menschen vor mir», Arche, Zurigo, 2015.

Kipras e Elena Petrauskas Dal documentario Sisters, (The Vilnius Gaon State Jewish Museum, 2016). Comunicazioni personali di Dana Pomeranz Mazurkevich, 2017.

Gottfried von Einem PETER SCHNEIDER, Und wenn wir nur eine Stunde gewinnen, Berlino, Rowohlt, 2001.

Lorenzo Perrone PRIMO LEVI, I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 1986. id.: «Il ritorno di Lorenzo» in Lilit e altri racconti, Torino, Einaudi, 1981.

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Raoul Wallenberg La prima parte del testo è un adattamento (approvato dall’autrice) del discorso di Ingrid Carlberg al Parlamento svedese per il centenario della nascita di Raoul Wallenberg. Ingrid Carlberg è l’autrice della biografia definitiva su Raoul Wallenberg (Stoccolma, 2012; Londra, 2015). La seconda parte del testo è tratta da Enrico Deaglio, La banalità del bene, op. cit.

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A Dana Pomeranz Mazurkevich

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Carlo Angela

JOHANN SEBASTIAN BACH (1685-1750) Suite n. 1 in sol maggiore BWV 1007 per violoncello solo I. Preludio

Gabriele Marchese, violoncello Testo: RENZO SEGRE

Oskar Schindler

MARK MARKOVICH WARSHAWSKY (1848-1907) (פריפעטשיק אויפן) Oyfn Pripetshik

JOHN WILLIAMS (1932) Suite da Schindler’s List (arr. di Angela Guasco per trio con pianoforte)

Francesco Bagnasco, violino Arianna Di Martino, violoncello Alessandro Mosca, pianoforte Coro di voci bianche GiovanInVivaVoce diretto da Grazia Abbà Testo: THOMAS KENEALLY

Giorgio Perlasca

ZOLTAN KODÁLY (1882-1967) Duo op. 7 per violino e violoncello I. Allegro serioso, non troppo

Eleonora Minerva, violino Filippo Tortia, violoncello Testo: GIORGIO PERLASCA

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Gino Bartali

PAOLO CONTE (1937) Bartali

Valentina Chirico, voce Nunzio Barbieri, Luca Enipeo, chitarra Pierre Steve Jino Touche, contrabbasso Francesco Barbieri, clarinetto; Massimo Pitzianti, fisarmonica Trio Debussy Antonio Valentino, pianoforte Piergiorgio Rosso, violino Francesca Gosio, violoncello Testo: AILI E ANDRES MCCONNON Wilm Hosenfeld

FRYDERYK CHOPIN (1810-1849) Ballata n. 1 in sol minore op. 23

Francesco Maccarrone, pianoforte Testo: WILM HOSENFELD

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Kipras Petrauskas – Elena Petrauskiene

GEORGES BIZET (1838-1875) “La fleur que tu m’avais jetée” (da Carmen)

Kipras Petrauskas, tenore (incisione 1928) Testo: LIUCE POMERANCIENE, DANA POMERANZ MAZURKEVICH

Gottfried von Einem

G. VON EINEM (1918-1996) Im Nebel (Hesse)

GEORG FRIDERICH HÄNDEL (1685-1759) “Frondi tenere… Ombra mai fu” (Largo da Serse)

Laura Capretti, mezzosoprano Davide Pirroni, pianoforte Paolo Tarizzo, organo Testo: PETER SCHNEIDER Lorenzo Perrone

LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827) “Edel sei der Mensch” (Canone WoO 185; Goethe)

Coro da camera del Conservatorio “G. Verdi” diretto da Dario Tabbia Testo: PRIMO LEVI

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Raoul Wallenberg

GLENN MILLER (1904-1944) Farewell Blues

Gledison Zabote, saxofono Alessandro Cisarò, pianoforte Dario Scopesi, contrabbasso Manfredi Crocivera, batteria Testo: INGRID CARLBERG – GIORGIO PERLASCA

Canzona di ringraziamento

L. VAN BEETHOVEN Quartetto in la minore n. 15 op. 132

III. Heiliger Dankgesang

Francesco Bagnasco, Tommaso Santini – violino Martina Anselmo – viola Clelia Saffirio – violoncello

Chiunque salva una vita, salva l’umanità intera (Talmud)

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TESTI E TRADUZIONI

(Mark Warshawsky) פריפעטשיק אויפן - Oyfn Pripetshik Al focolare

Al focolare arde una fiamma, in casa è caldo. Il rabbino insegna ai bambinelli l’alfabeto. Vedete, bambini, ricordate, miei cari, ciò che imparate qui: ripetete e ripetete ancora, “Qamats-alef: o!” Imparate, bambini, con grande entusiasmo. Così io vi istruisco; chi imparerà per primo la pronuncia ebraica riceverà una bandierina. Imparate, bambini, non abbiate paura, ogni inizio è duro; felice è colui che ha imparato la Torah, cos’altro serve a una persona? Quando crescerete, bambini, lo imparerete da voi, quante lacrime albergano in queste lettere, e quanto lamento. Quando, bambini, sopporterete l’esilio, e sarete esausti, possano queste lettere darvi forza, guardateci dentro!

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Bartali (Paolo Conte)

Farà piacere un bel mazzo di rose e anche il rumore che fa il cellophane, ma una birra fa gola di più in questo giorno appiccicoso di caucciù. Sono seduto in cima a un paracarro e sto pensando agli affari miei tra una moto e l’altra c’è un silenzio che descriverti non saprei. Oh, quanta strada nei miei sandali, quanta ne avrà fatta Bartali, quel naso triste come una salita quegli occhi allegri da italiano in gita, e i francesi ci rispettano che le balle ancora gli girano e tu mi fai - dobbiamo andare al cine - - e vai al cine, vacci tu. - Zaz·za·ra·zzaz, zaz·za·raz·zazz·zaz, zaraz·zaz, zaz·za· ra ·zaz·zaz… È tutto un complesso di cose che fa sì che io mi fermi qui... le donne a volte sì sono scontrose o forse han voglia di far la pipì. E tramonta questo giorno in arancione e si gonfia di ricordi che non sai, mi piace restar qui sullo stradone impolverato, se tu vuoi andare, vai ... e vai che io sto qui e aspetto Bartali scalpitando sui miei sandali, da quella curva spunterà quel naso triste da italiano allegro, tra i francesi che si incazzano e i giornali che svolazzano,

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c’è un po’ di vento, abbaia la campagna e c’è una luna in fondo al blu ... Tra i francesi che s'incazzano e i giornali che svolazzano e tu mi fai - dobbiamo andare al cine - - e vai al cine, vacci tu! - Zaz·za·raz·zaz, za:t·za·raz·zazz…

Im Nebel (Hermann Hesse) Nella nebbia

Arcano vagare nella nebbia! Solitario è ogni cespuglio, ogni pietra, nessun albero vede l’altro, ognuno è solo. Il mondo era per me pieno d’amici, quando ancora la mia vita era luminosa; ora, che scende la nebbia, non si vede più nessuno. Vero è che non ci si può dire saggi se non si conosce il buio, che ineluttabile e muto ci separa da ogni cosa. Arcano vagare nella nebbia! Vivere è essere soli. Nessuno conosce l’altro, ognuno è solo.

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«Frondi tenere… Ombra mai fu» (Largo da Serse)

Frondi tenere e belle del mio platano amato per voi risplenda il fato. Tuoni, lampi, e procelle non v’oltraggino mai la cara pace, né giunga a profanarvi austro rapace. Ombra mai fu di vegetabile, cara ed amabile, soave più.

“Edel sei der Mensch” (Johann Wolfgang Goethe)

Nobile sia l’uomo, soccorrevole e giusto! Poiché solo così egli si distingue dagli esseri tutti che conosciamo.

Traduzioni di Erik Battaglia

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«We are delighted to hear of this wonderful and original initiative, and we are happy to provide you with copies of the requested Certificates of Honor»

Gili Diamant, Righteous Among the Nations dept. | Yad Vashem ושם יד | העולם אומות חסידי מחלקת

Caro Erik, voglio esprimervi il mio profondo apprezzamento per aver organizzato un concerto in onore dei Giusti tra le Nazioni. Questo nobile evento è per coloro che nel momento buio della storia fecero scelte diverse e non salvarono solo vite ma l'umanità. Io fui colei che fu salvata da Elena e Kipras Petrauskas durante l'Olocausto. Essi rischiarono le loro vite per salvare una bimba ebrea. Non ho abbastanza parole per esprimere le mie emozioni e i miei sentimenti più profondi e quanto il mio cuore sia grato a Elena e Kipras Petrauskas. Mi dispiace di non poter essere con voi a questo evento così toccante e importante. Con affetto, Dana.

Dana Pomeranz Mazurkevich, Boston

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