LA BELLEZZA NEI LIBRI Biblioteca Universitaria di Padova Comune di Padova

LA BELLEZZA NEI LIBRI

Cultura e devozione nei manoscritti miniati della Biblioteca Universitaria di Padova

Progetto e coordinamento scientifico Federica Toniolo, Lavinia Prosdocimi Nicoletta Giovè Marchioli, Pietro Gnan

Cura del catalogo Chiara Ponchia

2017 LA BELLEZZA NEI LIBRI SETTORE CULTURA, TURISMO, BIBLIOTECA UNIVERSITARIA Indice CULTURA E DEVOZIONE MUSEI E BIBLIOTECHE NEI MANOSCRITTI MINIATI DELLA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA Capo Settore Progetto e coordinamento scientifico DI PADOVA Direttore Musei e Biblioteche Federica Toniolo Davide Banzato Nicoletta Giovè Marchioli Padova, Oratorio di San Rocco Lavinia Prosdocimi 8 aprile - 7 maggio 2017 Servizio Mostre Pietro Gnan Organizzazione generale Marilena Varotto Cura del catalogo Mostra Promossa e Prodotta da Chiara Ponchia 7 Presentazione Segreteria organizzativa Promozione e comunicazione Susanna Calore 9 La bellezza nei libri. Nuovi studi per le miniature COMUNE DI PADOVA Monica Bernardin Pietro Gnan Settore Cultura, Turismo, della Biblioteca Universitaria di Padova Musei e Biblioteche Servizio amministrativo Autori dei saggi di Federica Toniolo Ornella Saglimbeni Elsa Maria Cappelletti Giancarlo Cassina con la collaborazione di Nicoletta Giovè Marchioli 39 I codici raccontano. Storie di librerie claustrali dai fondi Maurizio Bortolami Giordana Mariani Canova della Biblioteca Universitaria di Padova Chiara Ponchia Promozione e comunicazione Lavinia Prosdocimi di Lavinia Prosdocimi Marta Bianco Federica Toniolo 57 Qualche riflessione su scritture e strutture con la collaborazione di Autori delle schede Patrizia Cavinato Beatrice Alai di Nicoletta Giovè Marchioli Rocco Roselli Erika Cardinale con il patrocinio di Emanuela Taglietti Stefania Coniglio Leonardo Granata 73 Il ms. 1969: considerazioni botaniche Allestimento Carla Lestani di Elsa M. Cappelletti, Giancarlo Cassina Squadra allestimenti Marta Minazzato Valter Spedicato Lorenza Novello Giulio Pesavento 91 Erbe figurate: un inedito erbario della Biblioteca Universitaria di Padova con la collaborazione di Chiara Ponchia di Giordana Mariani Canova DiSSGeA Antonio Breggion Lavinia Prosdocimi Luca Galtarossa Ilario Ruocco Moreno Michielan Giulia Simeoni 107 «La vena de la testa val al dolor del cavo». L’uomo dei salassi del ms. 604 con il contributo di Franco Paccagnella Federica Toniolo di Chiara Ponchia Silvano Perin Cristina Venturini Laura Zabeo Progetto grafico Margherita Zibordi 123 Catalogo Marina Pravato 249 Bibliografia Grafiche Turato Edizioni Via Pitagora, 16/A Rubano - Padova © Copyright 2017 Tel. 049 630933 - [email protected] 272 Manoscritti citati nelle schede di catalogo Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Biblioteca Universitaria di Padova ISBN 978-88-98997-62-6 5 Con la mostra La bellezza nei libri prosegue la proficua collaborazione fra il Comune di Padova e la Biblio- teca Universitaria, volta alla valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale cittadino. L’idea guida del progetto è quella di far emergere un patrimonio poco conosciuto al grande pubblico e di rendere evidente la ricchezza delle biblioteche religiose e private attraverso l’esposizione di manoscritti illustrati, scelti tra quelli del fondo antico della Biblioteca Universitaria, di cui si intende sottolineare non solo la pregevolezza e la bellezza delle miniature, ma anche l’armonia della mise en page e l’eleganza delle scritture.

La selezione comprende una trentina di manoscritti realizzati tra XII e XVI secolo, scritti e miniati in Ita- lia e in Europa, mai esposti in precedenza. L’eterogeneità delle provenienze si spiega grazie ai frequenti spostamenti degli studenti universitari e dei frati, maestri delle Scuole teologiche, che portavano nelle loro peregrinazioni i libri, strumenti primari di predicazione, di studio, di insegnamento e di preghiera. La mostra mette in luce la fruttuosa circolazione di saperi, che fu anche circolazione di immagini dipinte, sulla quale Padova ha esercitato un ruolo propulsore, in quanto centro nevralgico di produzione e diffu- sione culturale.

Un ringraziamento al Dipartimento dei Beni Culturali: Archeologia, Storia dell’arte, del Cinema e della Musica e al Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’antichità dell’Università di Padova che hanno messo generosamente a disposizione competenze e risorse decisive per la realizzazione dell’inizia- tiva, nonché all’associazione Amici della Biblioteca Universitaria di Padova che ha fornito un prezioso sostegno.

Paolo De Biagi Stefano Frassetto Commissario Straordinario Direttore della del Comune di Padova Biblioteca Universitaria di Padova

7 LA BELLEZZA NEI LIBRI. NUOVI STUDI PER LE MINIATURE DELLA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI PADOVA di Federica Toniolo

La parola miniatura è usata nella lingua diati e convocati in mostra risieda anche nella italiana per indicare una illustrazione condot- loro storia, che principia con una committenza ta a mano con mezzi pittorici realizzata all’in- che ne ha dato origine e li ha voluti per funzio- terno di un testo manoscritto. Codici di diver- ni diverse e prosegue nel tempo coinvolgendo so contenuto e tipologia vergati in latino o in uomini, istituzioni religiose e laiche, bibliote- volgare da abili calligrafi vennero, soprattutto che private e pubbliche che hanno permesso in età medievale e rinascimentale, arricchi- la loro sopravvivenza. Contenuti e figurazioni ti per opera di valenti artigiani, a volte anche sono diversi ma proprio per questo bene rap- pittori su tavola, da decorazioni o figure poste presentano la ricchezza del patrimonio con- ad accompagnare, dare facies visiva alle paro- servato nel fondo manoscritti della Biblioteca le, costituendo un’importante testimonianza Universitaria di Padova e soprattutto permet- dell’attenzione e della cura data dagli uomini tono di restituire uno spaccato degli interessi a quelli che a buon diritto sono gli antenati dei culturali, devozionali e artistici delle epoche in libri moderni. cui furono realizzati1. La bellezza nei libri dunque intende pri- I manoscritti miniati qui catalogati sono ma di tutto sottolineare come i manoscritti qui trenta e vennero eseguiti in un ampio lasso di esposti siano stati scelti in ragione delle mi- tempo che va dalla seconda metà del XII seco- niature che esibiscono. Sarebbe però riduttivo lo al XVI secolo. La gran parte di essi entrò alla restringere a questo il significato di bellezza. Non tutte le immagini sono qualitativamente alte, a volte si tratta di illustrazioni più popo- 1 Questa nuova indagine rientra in un percorso di ricerca lari o schematiche, ma la loro bellezza nasce iniziato nel 2008 dapprima con un Progetto di Eccellenza dell’A- teneo Patavino MEVE (Medioevo Veneto. Medioevo Europeo. dalla natura inscindibile del rapporto tra figu- Identità e alterità) e poi con il progetto PRIN MIUR 2009 nel qua- razione e contenuto, e si nutre del nitore del- le sono stata responsabile scientifico dell’Unità dell’Università di le pergamene, della chiarezza delle scritture, Padova «Frati, “magistri”, studenti e i loro libri miniati: immagini nei codici di biblioteche conventuali padovane (XIII-XIV)». Pub- della precisione del layout delle pagine, non- blicazioni già edite mie o di collaboratori ai progetti sopra citati ché dei formati dei volumi e delle loro legature cui è necessario fare riferimento anche per una più ampia pano- quando sopravvissute. Leggendo le schede ap- ramica della storia delle biblioteche conventuali padovane sono: Toniolo 2011; Splendore nella Regola 2011; Zonno 2014; Fumian parirà chiaro come la bellezza dei codici stu- 2016; Toniolo 2016a; Zonno 2016.

LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 9 Biblioteca Universitaria tra il 1836 e il 1841, no la posizione dei codici nei banchi versus drea in un medaglione del fregio, altrimenti li portava a trascorrere periodi di studio a Pa- dopo travagliate vicende, in conseguenza del- ortum e versus claustrum, potrebbe, congiun- non giustificabile. Lo stemma parlante del ca- rigi, dà ragione della presenza di manoscritti le soppressioni degli ordini religiosi avvenu- tamente all’individuazione del contenuto degli nonista Giacomo Zocchi, docente nello studio francesi, con miniature soprattutto di area pa- te tra fine Settecento e il primo decennio del stessi codici e al confronto con la descrizione patavino nel 1429, posto nelle prime pagine rigina. I libri comperati in loco dallo studente, XIX secolo. Undici manoscritti provengono della biblioteca offerta da Michele Savonarola dei volumi sulle Decretali di Antonio da Bu- alla sua morte ritornavano di proprietà della dalla biblioteca dei frati agostiniani del con- nel suo Libellus de magnificis ornamentis Regie drio (Catt. 19-20), attesta, congiuntamente ad Provincia da cui proveniva e che ne aveva fi- vento padovano degli Eremitani, tre dalla li- Civitatis Padue2, indicare una collocazione del- altra documentazione, come il proprietario dei nanziato l’acquisto3. Parallelamente l’interes- breria dei carmelitani calzati di Venezia, otto la “libraria vecchia” nel braccio settentrionale manoscritti fosse appunto lo Zocchi, il quale se per opere di autori dell’ordine o degli altri dal monastero benedettino di Santa Giustina del chiostro maggiore e non in quello tra i due donò i suoi libri al monastero di Santa Giusti- ordini mendicanti, ma anche di Omeliari dei a Padova, due dal cenobio veneziano di San chiostri, quindi verso le mura e verso il ramo na di Padova. Inedita è l’identificazione dello padri della chiesa, permette di avere testimoni Giorgio Maggiore a Venezia, uno dalla biblio- del Piovego. Sebbene l’ipotesi debba essere ap- stemma cardinalizio nell’Orazionale (Cat. 25) miniati in diverse zone della penisola italiana, teca di San Francesco grande di Padova e uno, profondita anche da un esame delle strutture con il blasone di Juan de Carvajal, vescovo di soprattutto del XIV e XV secolo. Si tratta di co- con ogni probabilità, dai frati di San Giobbe a architettoniche e delle descrizioni delle piante, Coria nel 1443, nominato cardinale di Sant’An- dici di studio con decorazioni e iniziali figura- Venezia. Altri vi giunsero da note biblioteche essa è di grande interesse per la conoscenza gelo nel 1446 da Eugenio IV Condulmer. L’ope- te spesso presenti solo nella prima pagina o a private padovane quale quella di Lorenzo An- dell’organizzazione degli spazi delle strutture ra venne commissionata o acquistata da Juan suddivisione dei diversi capitoli dell’opera. Va tonio da Ponte, del frate teologo Michelangelo conventuali. de Carvajal nella Roma di Papa Pio II, come detto comunque che nella raccolta vi sono mi- Carmeli (1705-1766) e del medico Giovanni Altre precisazioni sulla storia dell’esecuzio- dimostrano gli ornati del codice attribuibili al niature eseguite in territori limitrofi quali Vene- Battista Morgagni, docente di anatomia pres- ne dei codici provengono dallo studio paleogra- Miniatore dei Piccolomini, un artista che pro- zia e Bologna e che in alcuni casi si individua- so l’Ateneo patavino (1682-1771). A loro volta fico e codicologico. Di esse dà conto nel suo sag- prio dal papa di Pienza prende il nome. no frati scrittori e miniatori padovani o della i manoscritti prima di giungere nelle raccolte gio Nicoletta Giovè che ha lavorato assieme a Diverse osservazioni scaturiscono da un’a- zona. Una nuova acquisizione è il manoscritto sopracitate poterono appartenere a ordini reli- Leonardo Granata, autore di numerose schede. nalisi volta a comprendere se nell’apparato contenente la Scala fidei e l’Expositio decem giosi o a raccolte di privati. Anche l’analisi delle miniature ha permes- illustrativo dei codici delle raccolte degli Ere- preceptorum di Aldobrandino da Toscanella Molte sono le novità emerse riguardo alle so di determinare, o meglio precisare, i pos- mitani e dei benedettini della congregazione sottoscritto da frate Franceschino da Monse- provenienze dei codici per le quali si rimanda sessori antichi grazie alle scelte iconografiche di Santa Giustina, i gruppi più nutriti, possa- lice nel 1319 oggi a Vienna (Österreichische al saggio di Lavinia Prosdocimi la cui ricerca o all’identificazione degli stemmi che soven- no evidenziarsi scelte precipue della commit- nationalbibliothek, ms. 15019) (Figg. 1-2)4. La ha portato importanti precisazioni condotte te abbelliscono le prime carte dei codici. Ad tenza nello stile o nell’iconografia. Nel primo pertinenza del manoscritto al convento pado- attraverso documenti d’archivio, l’analisi delle esempio l’esemplare dei Sermones quadragesi- caso, almeno per la maggior parte dei codici vano degli Eremitani è indicata dalla presenza note di possesso, delle segnature e delle legatu- males un tempo dei carmelitani calzati vene- qui esposti, tale ipotesi sembra da escludere. nella prima carta della nota con autore e titolo re. Di grande interesse è il ritrovamento di un ziani, come si precisa in scheda (Cat. 21), po- Le tipologie di manoscritti e le loro miniature documento d’archivio del 1635 accompagnato trebbe ragionevolmente essere stato confezio- sono piuttosto conseguenza dell’interesse dei da un disegno che indica la posizione degli orti nato nella certosa di Sant’Andrea del Lido, in frati per il contenuto e si spiegano con prassi 3 Per le biblioteche dei frati neri e le costituzioni di Rati- del convento padovano degli Eremitani, dicen- ragione dello stile e della presenza di sant’An- di acquisizione determinate dalle Costituzioni sbona si veda: Andrews 2006, pp. 148-158; per la biblioteca degli doli di proprietà dei frati già dal 1245. Tale dell’ordine in materia di libri e di formazione Eremitani e i maestri agostiniani dell’Università di Parigi: Ma- fonte, assieme all’individuazione di segnature riani 1942, pp. 193-205; Gargan 1973, pp. 1-23 (riedito in Gargan dei frati, quali quelle redatte a Ratisbona nel 2011, pp. 143-168); Monetti 2014, pp. 19-71. vergate nel primo Quattrocento che specifica- 2 Libellus de magnificis ornamentis 1902, p. 56. 1290. Il percorso di formazione dei frati che 4 Hermann 1928, pp. 33-34, n. 29, tav. XVIII 1.

10 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 11 del libro di frate Evangelista Noni, autore di precipue dell’ordine, come nel caso delle ini- una inventariazione dei beni librari del con- ziali con i monaci delle Regole di Cassiano e vento eseguita tra fine Seicento o inizio Sette- soprattutto di quei manoscritti ornati con cap- cento5. Le sobrie miniature, iniziali fogliacee pi intrecciati o bianchi girari, motivi di gusto accompagnate da fregi anch’essi fogliacei pos- antiquario assunti quali più adatti per i codici sono per disegno e per scelte cromatiche essere umanistici. Queste scelte iconografiche e sti- individuate come opera di maestranza padova- listiche possono essere collegate al rinnova- na legandosi a esiti quali le iniziali dei Corali mento culturale e spirituale condotto proprio di primo Trecento della Cattedrale di Padova. in Veneto a inizio Quattrocento da Ludovico Franceschino da Monselice sottoscrive anche Barbo - grande riformatore della spiritualità il ms. 645 della Biblioteca Universitaria di Pa- benedettina - nei due cenobi6. dova, contenente i Sermoni domenicali di Ia- Nel volume ed anche nell’esposizione i copo da Varazze dove registra date di inizio e manoscritti non sono accorpati in ragione del- fine copia (5 luglio 1334 - 31 dicembre 1337). la provenienza. Si è scelto di unire il materiale, Una nota nel codice di Vienna attesta che la le- assai eterogeneo, in gruppi proprio in ragione gatura del manoscritto fu eseguita da un frate degli apparati illustrativi, tenendo in conto il dell’ordine degli Eremitani nel 1492 indicando rapporto delle miniature con il contenuto e la la possibilità già attestata dalla nota della Bib- tipologia libraria, elementi spesso determinan- bia ms. 1449.1 che nel convento si eseguisse ti per le scelte decorative e figurative. In realtà, l’attività di legatura. Del resto, come dimostra- sebbene con alcune eccezioni, ciò ha consenti- to già dagli studi sulla biblioteca padovana di to anche di seguire un ordine cronologico. Luciano Gargan, abbiamo prova, almeno dalla I primi tre codici schedati sono i testimoni fine del Trecento, che all’interno del convento più antichi, risalenti alla seconda metà del XII venissero anche esemplati dei manoscritti. Per secolo e al XIII. Seguono due gruppi di ma- le miniature è più probabile pensare che i frati noscritti del XIII e XIV secolo, riccamente mi- si rivolgessero ad artisti laici o a botteghe. niati con iniziali e fregi figurati: il primo reca Le miniature dei codici di Santa Giustina illustrazioni realizzate da miniatori oltrealpi- e di San Giorgio Maggiore di Venezia, quando ni, francesi o inglesi, l’altro, miniature che si non sono in libri acquisiti di seconda mano o propone di attribuire a maestranze veneziane.

donati da privati, mostrano invece figurazioni Fig. 1. Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, ms. 15019, c. Ir, iniziale Fig. 2. Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, ms. 15019, c. 76v, explicit decorata F con fregio 6 Per i codici della biblioteca di Santa Giustina a Padova e di San Giorgio Maggiore si veda qui il saggio di Lavinia Prosdoci- 5 L’attribuzione delle note poste sui codici provenienti dalla mi. La riforma di Ludovico Barbo anche in relazione alla rinasci- biblioteca degli Eremitani a Evangelista Noni e l’indagine della fi- ta dello scriptorium di Santa Giustina di Padova è magistralmente gura spettano a Lavinia Prosdocimi: Prosdocimi 2011b, pp. 59-61. indagata in Trolese 1980, pp. 55-73; Trolese 2014, pp. 101-124.

12 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 13 Un’altra sezione è dedicata a codici che recano Nel nostro caso si tratta di un frammento ori- nella prima carta l’immagine dell’autore: si tratta ginariamente appartenuto a una Bibbia atlan- in prevalenza di libri che furono imprescindibili tica da collocare, anche in ragione dell’ornato, strumenti di preparazione per gli esponenti dei nella seconda metà del XII secolo. L’iniziale V nuovi ordini predicatori. Il gruppo successivo (Vocavit) posta ad apertura del libro del Levi- presenta alcuni manoscritti dei quali conoscia- tico prende a modello consuetudini decorative mo gli antichi possessori attraverso la presenza del cosiddetto stile tardo geometrico (Fig. 3), i degli stemmi. I blasoni, come più tardi sarà per cui esempi più illustri, quali la Bibbia di Cor- l’ex libris, istituiscono uno stretto legame tra il bolino del 11408 (Firenze, Biblioteca Medicea proprietario e il libro. Erano inoltre presenze in- Laurenziana, Conv. soppr. 630), furono realiz- tese a esibire lo stato sociale dei detentori. Le tre zati in Toscana. Sebbene non sia possibile defi- sezioni finali sono dedicate ai libri umanistici, ai nire l’area di esecuzione, il frammento è di in- libri di scienza e ai libri delle Regole. teresse sia dal punto di vista del censimento di queste pagine erratiche sia perché testimonia, La prima opera che incontriamo è una per- sebbene in modo imitativo, un tipo di lettera gamena miniata reimpiegata come carta di guar- che in età romanica ebbe grande successo. In dia posteriore nell’antica legatura di un mano- essa motivi altomedievali quali i filetti termi- scritto del XVI secolo proveniente dalla libreria nanti con protomi animali, intrecci e racemi, dei carmelitani calzati di Venezia (Cat. 1). La vennero combinati con originalità, sostituendo prassi di riutilizzare fogli antichi, anche decora- la preziosità dell’oro con il giallo e inaugurando ti, estrapolati dai contesti originali, assai diffusa un disegno netto e definito, che bene si coniuga già nel Medioevo, si spiega in ragione della in- con il layout della scrittura. Romanico è anche trinseca qualità del materiale che per resistenza l’ornato delle lettere che decorano l’esemplare ed elasticità era adatto ad essere reimpiegato a dell’ultimo quarto del XII secolo e forse bolo- rinforzo delle legature, solitamente incollando gnese del Codex di Giustinano (Cat. 2) secondo la pergamena nei piatti interni o utilizzandola quell’arrangiamento medievale che reca solo come elemento di rinforzo della cucitura, o an- nove dei dodici libri originari, scartando gli ul- cora, come nel nostro caso, usandola come fogli timi tre perché dedicati alle leggi concernenti di guardia. Spesso interi archivi o parti di essi, il diritto a Bisanzio e dunque di minore inte- quali ad esempio quello dell’Archivio di Stato di resse in ambito occidentale9. Nel libro è stata Cremona, raccolsero in bell’ordine i documenti, riconosciuta l’attività dei principali glossatori all’interno di pergamene riciclate anche miniate7. Fig. 3. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1273, fram- 8 Bibbie atlantiche 2000, pp. 280-281 sch. 47 di K. Berg. mento di Bibbia atlantica, ini- 7 Giazzi 2007, pp. 22-49. 9 L’Engle 2001, pp. 12-15. ziale decorata V

14 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 15 dello studio bolognese, ed anche di quell’O- le bolognese”10. La stesura è rapida e utilizza mobono Morisio, professore di legge e giudice una gamma cromatica ancora ristretta, ma già cremonese che fu nello studio patavino tra il indugia nella modulazione degli incarnati. In 1234 e il 1241. Le lettere di modulo maggiore, scheda vengono fatti confronti con un Decre- dipinte in colori chiari quasi acquarellati e a tum Gratiani oggi a Brescia (Biblioteca Civica volte realizzate con gli stessi inchiostri con cui Queriniana, ms. A I 1). Il manoscritto fu lascia- venne vergato il testo, mostrano due tipologie: to in pegno a Mauro dei Folperti, abate di San- a filetti e a lacunari decorati all’interno con ta Giustina a più riprese tra il 1437 e il 1457 motivi geometrici e con il motivo della perga- da un membro della nobile famiglia padovana mena squarciata, l’una, e l’altra dove il corpo Bonzanini in cambio di una certa quantità di dell’iniziale è composto da motivi fitomorfi. Di frumento. Il fatto, oltre a dimostrare una fun- interesse per la comprensione dei metodi di la- zione dei codici quali merce di valore e scam- voro è la non coincidenza tra la lettera miniata bio, peraltro attestata in altri casi, palesa l’inte- I della c. 1r con l’incipit del testo, principian- resse che l’abate, continuatore del processo di te con una H, spiegata in scheda da Leonardo rinnovamento principiato da Ludovico Barbo, Granata come un possibile fraintendimento doveva dare all’arricchimento della biblioteca del miniatore che, per errore, dipinge la lettera del monastero padovano. inziale dell’invocazione (Fig. 4). È invece del- Tre codici scritti e miniati al nord delle la seconda metà del XIII secolo il manoscrit- alpi nel XIII e XIV secolo e provenienti dalla to 1445 (Cat. 3), contenente i Sermoni di due biblioteca degli Eremitani, sono stati scelti a autori domenicani, miniato nella sola prima rappresentare il fenomeno della acquisizione carta con un’iniziale figurata con san Paolo e di libri di studio durante i soggiorni che i fra- con un fregio abitato da un vivace telamone e ti compivano a Parigi per completare il corso un uccello (Fig. 5). Rispetto ai due esemplari degli studi. Il più antico è un esemplare conte- precedenti, la miniatura, condotta con tem- nente gli Atti degli Apostoli, le Epistole Cano- pere colorate, mostra un linguaggio con figu- niche e l’Apocalisse con glossa (Cat. 4), appar- razioni semplificate ma animate da un gusto tenente alla tipologia delle Bibbie glossate di narrativo grottesco e divertito. Soprattutto nel cui vi erano nella raccolta numerosi codici11. fregio marginale cogliamo elementi da ricon- Nel raffinato layout della pagina a tre colonne, durre alle sperimentazioni inaugurate, anche Fig. 5 attraverso la mediazione del repertorio degli

atelier parigini e inglesi, nei testi giuridici e 10 Una disamina del “primo stile bolognese” è in Medica Fig. 4. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 688, c. 1r, pagina mi- biblici prodotti a Bologna già a metà e più pa- 2005, pp. 178-181 niata con iniziale decorata I lesemente nel terzo quarto del XIII, cui viene 11 Toniolo 2011, pp. 15-21. Per un’indagine sulle Bibbie glossate e delle loro illustrazioni De Hamel 1984, De Hamel 2001, Fig. 5. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1445, c. 1r, iniziale data dalla critica la definizione di “primo sti- pp. 92-113. figurata H con busto di san Paolo, due fregi vegetali e telamone Fig. 4

16 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 17 dove il testo biblico posto al centro si distin- nes secundum Euguitionem expliciunt correcte casi la figura dipinta si riferisce al primo signi- gue dalla glossa attraverso l’uso di un modulo Aurelianis, nomini la città come luogo in cui ficato come è nel caso del folle miniato entro la maggiore di scrittura, anche l’apparato deco- la versione in esso trascritta era stata corret- B di Baburra .... id est stultitia (c. 30v) (Fig. 7), rativo ha una funzione di guida al lettore. Le ta, ora l’identificazione di un codice delle De- o dell’Annunciazione per il lemma Gabriel (c. iniziali zoomorfe o fitomorfe, dipinte a colori rivationes nella Biblioteca Vaticana (Reg. lat. 112r), in altri, le immagini mostrano i conte- con pennelli sottili, segnalano l’inizio dei te- 1648) con analoga nota, datato 1259 e che ha nuti anche di termini successivi al primo come sti biblici. Nella forma delle lettere, nel gioco valide ragioni per essere prodotto a Orléans, ad esempio la F di Facio (c. 90v) (Fig. 8), dove cromatico incentrato sul blu, il rosa e l’oro, e consolida l’ipotesi della presenza in quella è dipinto un seminatore in relazione al verbo nella presenza di creature canine con corpo città di un antigrafo dell’opera di Uguccione. Fundo spiegato poco dopo nel testo. Altre dieci allungato (Fig. 6) o di draghetti alati, si rico- Parimenti l’esame della scrittura non sembra iniziali sono decorate con racemi e abitate da noscono agevolmente i caratteri del così det- avallare una esecuzione nel sud della Francia ibridi antropozoomorfi, teste umane e mostri, to Channel style, uno stile che come indica il precedentemente proposta, mentre alcune ca- e dunque è impossibile cogliere il rapporto con nome si diffuse al di qua e al di là del Canale ratteristiche di indicazione dei fascicoli rivela- il testo. della Manica, in Inghilterra e in Francia a ca- no consuetudini tipiche di centri di produzione Già attribuito da Sabina Zonno a Parigi valiere tra XII e XIII secolo12. di libri giuridici quale appunto fu Orléans. Per con datazione agli anni quaranta o cinquanta Certamente realizzato in Francia, nel terzo le miniature i confronti più pertinenti basati del Trecento è il ms. 654 con la Postilla ai Van- quarto del Duecento è l’esemplare delle Deri- su attenta disamina di alcuni caratteri quali geli e i Sermones quadragesimales di Francesco vationes Magnae, un dizionario etimologico gli sfondi delle lettere o le figure ibride appog- degli Abbati (Cat. 6) che la stessa studiosa met- composto nel 1160 da Uguccione da Pisa che giate alle iniziali o i fregi brevi e allineati alle teva giustamente a confronto, sottolineandone ebbe enorme successo nel Medioevo (Cat. 5). Il scritture, sono con opere degli atelier parigini le affinità, con un codice appartenuto alla Bi- codice già presente nella biblioteca degli Ere- o dell’Île de , soprattutto Bibbie esegui- blioteca del Santo (Padova, Pontificia Bibliote- mitani nel Trecento, era certamente strumento te nel terzo quarto del secolo. La posizione di ca Antoniana, ms. 413)13. La prima carta è in- utile per lo studio e la preparazione delle pre- Orléans vicina alla capitale e il legame tra gli corniciata su tre margini da fregio ad asta blu, diche dei frati, ma, cosa rara per la tipologia scriptoria reali e monastici dei due centri, au- rosa e dorata, ornato con caratteristiche foglie libraria, era anche splendidamente miniato. La torizzano a ipotizzare che il committente si a tre punte e da un drago. Le figurazioni sono ricerca, qui condotta da Carla Lestani, ha per- fosse rivolto a un artista operante a Parigi o riservate al margine inferiore dove, entro pa- messo di precisare il rapporto del manoscritto che si tratti di un maestro attivo a Orléans ma esaggio verdeggiante, un levriero insegue una con Orléans, centro che già dal Duecento fu educato o aggiornato sulla miniatura parigina. lepre. È questa una scena naturalistica, colta sede privilegiata degli studi di diritto e luogo Undici iniziali con cui principiano i primi lem- nell’attimo del suo compiersi, un tranche de di intensa produzione libraria. Se fino ad ora il mi di ognuna delle lettere dell’alfabeto, realiz- vie, che mostra, come in altri codici soprattut- legame con Orléans era dato solo dal fatto che zate a corpo rosa e poste entro riquadri a fondo to oltre alpini, ma non solo, la forza innovativa il colophon posto a c. 270r - Magnae Diriuatio- blu bordato in oro e in nero, sono figurate nel degli artisti medievali, spesso manifestata fuo- Fig. 6. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1634, c. 131r, campo interno con personaggi che visualizza- iniziale zoomorfa I no i significati delle parole contenute nel testo, 12 Cahn 1975, pp. 187-230. abilmente rintracciati in scheda. Se in alcuni 13 Zonno 2016, pp. 493-494.

18 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 19 ri dallo spazio centrale dove regole e consuetu- ne” di primo Duecento, dove su un substrato dini impedivano l’espressione più libera14. ancora legato al geometrico romanico, visibile Non si è ancora fatta menzione del catalogo nelle lettere a filetti e a corpo vuoto e nei moti- delle principali biblioteche pubbliche e private vi geometrici, si avvertono riprese dal Channel di Padova edito da Tomasini nel 1639, fonda- style quali, come giustamente nota Margherita mentale testimonianza della consistenza delle Zibordi in scheda, «il gusto per i colori bril- raccolte librarie della città tra le quali quella lanti (spiccano blu, rosso e verde) e l’occupa- degli Eremitani15. Le descrizioni dei codici zione delle lettere con tralci vegetali intrecciati sono molto succinte e solo di rado riferisco- rilevati a biacca, veri e propri tentacoli dalle no notizie aggiuntive. Una di queste eccezioni fantasiose estremità: a girandola, a foglia ag- è relativa al codice contenente il Salterio con grappata, a protome mostruosa». La proposta glosse di Pietro Lombardo identificabile con il di individuare il luogo di esecuzione delle mi- ms. 1479 dell’Universitaria (Cat. 7). A questo niature a Venezia trova ragione nei confronti item Tomasini annota che il manoscritto era con la miniatura marciana della prima metà giunto alla biblioteca degli Eremitani nel 1308 del Duecento, cui le iniziali si apparentano per quale dono di Simone da Genova. Si tratta di l’uso di cornici bombate poste a delimitare i un personaggio di rilievo anche internaziona- campi esterni delle lettere, per il disegno delle le: fu archiatra di papa Nicolò IV, titolare di foglie a palmetta toccate di biacca e dei tralci un beneficio ecclesiastico a Rouen e canonico con foglie aggrappate, e per l’interpretazione della cattedrale di Padova dal 1288. Al sapere cromatica schiarita e luminosa16 (Fig. 9). medico egli contribuì come traduttore e come È realizzato in laguna è l’apparato illu- autore del Clavis sanationis. Il volume impagi- strativo del piccolo codice 1601 contenente nato «en ilôts», cioè a isolotti, con i versetti dei un Omeliario liturgico, le Meditationes pi- salmi vergati in lettere di modulo maggiore e issime dello Pseudo Bernardo e alcuni capi- spaziatura doppia, circondati dal commento, è toli del Proslogion di sant’Anselmo più altre di interesse anche per l’ornato di pennello co- preghiere, sermoni e pericopi, qui schedato stituito da otto iniziali poste entro riquadri e da Stefania Coniglio (Cat. 8). Come già ave- campite su lamina d’oro, decorate con motivi vo suggerito è possibile istituire strette rela- geometrici e zoomorfi. È possibile inserire le zioni tra le iniziali figurate del codice e opere prove nel cosiddetto “stile padano di transizio- eseguite da una bottega attiva veneziana nei

Fig. 7. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 669, c. 30v, iniziale figurata Fig. 8. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 669, c. 90v, iniziale figurata 14 In relazione alle immagini ai margini nell’arte medieva- 16 Lo “stile padano di transizione” e la miniatura venezia- B con l’immagine del Folle F con seminatore le è fondamentale lo studio di Camille 1992. na della prima metà del Duecento sono stati oggetto di un’analisi 15 Tomasini 1639. precipua in Mariani Canova 1990a, pp. 158-169.

20 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 21 primi due decenni del Trecento che la critica ha riconosciuto essere attiva in manoscritti e nelle pergamene miniate poste sotto cristallo di rocca in opere di oreficeria17. Fu questa una tecnica originale che trovò grande sviluppo in laguna tra la seconda metà del Duecento e la prima del Trecento: le miniature a tempere colorate e su fondi in oro acquisivano attra- verso la trasparenza del minerale nuova luce e preziosità, queste ultime accentuate anche dalla vicinanza con i materiali preziosi con cui erano realizzati gli oggetti su cui le pergamene erano in diversi modi inserite. I confronti sono quelli tra l’iniziale con la Crocifissione (c. 1r) e le miniature dello stesso soggetto nelle Croci di Lisbona (Museu Nacional de Arte Antigua, Inv. 191), Coimbra (Museo Nacional de Ma- chado de Castro), San Candido (Collegiata), cui Silvia Spiandore ha convincentemente ag- giunto quelle di Augsburg (Museo Diocesano, inv. VIII.2) e Allariz (Real Monasterio de Santa Clara). Anche il San Bernardo miniato a capo delle Meditationes piissime (c. 97v) (Fig. 10) soprattutto nella resa del volto è ben confron- tabile con il Cristo benedicente posto entro me- daglione ad arricchire la mitria di Trogir (Teso- ro della Cattedrale), un oggetto riconducibile all’équipe attiva nelle croci, assai importante in quanto mostra come la miniatura sotto cri- stallo potesse ornare anche opere tessili18. La

17 Toniolo 2012, pp. 151-157. Fig. 9. Padova, Biblioteca 18 Per la miniatura sotto cristallo a Venezia si rimanda alla Universitaria, ms. 1479, c. tesi di dottorato di Silvia Spiandore (Spiandore 2014b), e in parti- Fig. 10. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1601, c. 97v, iniziale figurata M con 2r, iniziale decorata B colare per l’analisi delle opere sopra citate vol. I, alle pp. 175-189; san Bernardo

22 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 23 stessa bottega fu attiva anche nelle miniature verso gli Evangelisti, a rendere palese l’effusio- un atteggiamento opposto a quello del termi- di quattro atlanti veneziani del cartografo Pie- ne delle Spirito Santo (Fig. 11). Conclude la ne che significa vanto, boria, superbia, in ot- tro Visconte realizzati tra il 1318 e il 132119. sezione dedicata alla miniatura veneziana il temperanza alla contrizione richiesta dal sa- Si deve sottolineare come si sia trattato di un manoscritto con la Summa de casibus conscen- cramento della confessione (Fig. 12). atelier in cui operavano maestri diversi, a volte tiae un manuale per la confessione composto La presenza nei manoscritti medievali e più impacciati nella definizione formale e nella nel 1338 del domenicano Bartolomeo di San rinascimentali di immagini degli autori dell’o- resa delle lumeggiature. Concordio (Cat. 10). Proviene dalla biblioteca pera, è scelta che, come noto, ha radici antiche Da questo ambito non è distante il minia- di Santa Giustina, dove, a testimonianza della testimoniate da miniature dei vetusti codici di tore responsabile dell’apparato decorativo, pe- fortuna di questo testo, l’inventario quattro- età tardoantica e paleocristiana e che, stando raltro limitato a solo due carte, del ms. 1463, centesco nomina ben diciannove codici, alcuni a testimonianze scritte quali Varrone e Plinio, proveniente dagli Eremitani e scritto su due manoscritti e altri a stampa, della Summa Pi- era iconografia usata anche nei rotoli di età ro- colonne da mani francesi (Cat. 9). Erika Cardi- sanella, nome con cui l’opera era nota. In real- mana e forse ellenistica. I codici di studio qui nale istituisce paragoni con lo stesso ms. 1601 tà, come l’analisi del codice ha qui dimostrato, presentati, uno di fine Duecento, quattro del dell’Universitaria e con il Messale di Cividale si tratta di un manoscritto vergato, rubricato Trecento e due del XV secolo ne testimoniano (Museo Archeologico Nazionale, ms. LXXXVI) e decorato a penna in Toscana dove furono l’ampia diffusione nel Basso Medioevo. L’auto- opera che già Amy Neff ricollegava alle minia- realizzate anche le due iniziali figurate l’una re viene soprattutto dipinto nell’iniziale incipit ture delle croci sotto cristallo e che più tardi con san Gregorio e l’altra con santo abate (c. dell’opera, solitamente abbellita da decori fo- venne meglio indagata da Serena Bagnarol, 1r- v), attribuibili alla maturità del pittore e gliacei che possono prolungarsi nei margini; in precisandone la datazione all’inizio del Trecen- miniatore fiorentino Pacino da Buonaguida alternativa, può essere rappresentato entro vi- to20. Di rilievo è la lettura iconografica proposta e databili negli anni quaranta del Trecento. gnetta. Non sono ritratti fisionomici ma il per- in scheda per quanto riguarda la miniatura ta- Poco più tardi ma entro la prima metà del sonaggio è reso riconoscibile da attributi, quali bellare della Maiestas domini dove le parole del secolo, non sappiamo come, il codice giunse la presenza del libro, la tipologia dell’abito e prologo al libro di Daniele «un fiume di fuoco a Venezia, dove l’apparato illustrativo venne del copricapo, la presenza dell’aureola. Chia- scendeva dinnanzi a lui» vengono visualizzate terminato. Le iniziali figurate restituiscono ramente è importante anche la descrizione del attraverso l’inserimento di quattro fiotti rossi una vivace carrellata di personaggi maschili suo agire. Può apparire da solo, frontalmente che fuoriescono dagli occhi di Cristo e vanno e femminili a mezzo busto, vestiti alla moda o nell’atto di guardare verso il testo, o mentre del tempo, che per la morbida stesura degli scrive la sua opera, o la offre al dedicatario. incarnati, l’amabilità degli sguardi e dei gesti Può infine essere ritratto nell’atto dell’insegna- della stessa studiosa è l’indagine di un altro importante pezzo del e le scelte cromatiche si mostrano consonanti mento evocando la portata del suo lavoro per gruppo, un altare portatile oggi a dove si fa riferimento con l’interpretazione veneziana del giottismo l’educazione dei religiosi o in atto di predica. anche al codice 1601: Spiandore 2014a. 19 L’analisi degli atlanti oggi conservati a Venezia (Bibliote- di terraferma e sono in linea con le opere at- Nell’esemplare dei Dialogi di Gregorio Ma- ca Museo Correr, port. 28), Lione (Bibliothèque Municipale, 175), tribuite al Maestro dell’Epistolario marciano. gno (Cat. 11), già citato nell’inventario quat- Zurigo (Zentralbibliothek, ms. RP 4) e Vienna Österreichische La figura della Iactantia efficacemente visua- trocentesco della Biblioteca di Santa Giustina, Nationalbibliothek, ms. 594) si trova in De Marchi 2015. lizza con le mani intrecciate al petto, il capo l’immagine di Gregorio apre il primo libro, 20 Neff 1993, p. 17, nota 41; Bagnarol 2008 con riferimenti Fig. 11. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1463, c. 1r, minia- bibliografici. reclinato e lo sguardo rivolto verso il basso, tura con Maiestas Domini mentre all’inizio del secondo e del terzo libro,

24 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 25 dedicati l’uno a san Benedetto e l’altro ai mi- partenenza all’ordine e sebbene non si possa racoli dei viri Dei, sono dipinti san Benedetto anche in questo caso parlare di un vero ritrat- e Paolino da Nola, la cui storia apre appunto il to, il miniatore ripete analogo il volto e la capi- terzo libro. È questa una strategia molto usata gliatura permettendo di scorgervi almeno l’in- che permette di indicare al lettore, già ad un tento di raffigurare lo stesso personaggio. Più primo sguardo, l’identità dei protagonisti del interessante è la miniatura che appare alla c. racconto e di individuare il punto del libro in 174r, quasi un tableau vivant (Fig. 13). Qui un cui le sue vicende sono narrate, quasi un se- frate agostiniano, nel quale sebbene l’opera sia gnalibro visivo. Possiamo immaginare come anonima sembra di poter ravvisare i tratti del- fosse d’impatto per i monaci vedere raffigurati lo stesso Simone, compare nell’atto di indicare i loro santi fondatori di cui Gregorio proprio a un gruppo di laici, l’iniziale figurata con re nei Dialogi racconta con grande forza narra- Salomone. L’immagine, non di qualità eccelsa, tiva le vicende principali. Beatrice Alai nella evoca egregiamente una scena di predica nella scheda suggerisce una datazione dell’esem- quale l’oratore, più grande rispetto agli astanti plare all’ultimo quarto del Duecento e ritiene per indicarne l’importanza e con l’indice allun- l’opera eseguita in area toscana, evidenziando gato a dismisura per rendere il gesto dell’indi- giustamente come, sebbene rielaborati nei co- care più incisivo, si avvale della raffigurazione lori e nel disegno di grande nettezza, gli ornati di re Salomone per esplicitare il contenuto di seguano modelli del “primo stile bolognese”. quanto sta spiegando. Pertinenti sono i confronti proposti con codici Buon esempio di scena di insegnamen- aretini. to è la vignetta nel bas de page dell’esemplare Il manoscritto 1579 come provato dall’at- con le Omelie ai Vangeli di San Gregorio Ma- tenta ricerca di Ilario Ruocco e Chiara Ponchia gno (Cat. 13). La scena è stata dipinta a inizio (Cat. 14) risulta essere realizzato nei primi de- Trecento quale aggiunta ad un codice vergato cenni del Trecento e in area campana e reca nell’ultimo quarto del XII secolo e raffigura l’opera De novo mundo del frate agostiniano san Gregorio papa nell’atto di scrivere dinnan- Simone da Bologna più un altro brevissimo te- zi a cinque religiosi, i cui abiti ne permettono sto anonimo ma ad evidenza allora considerato l’identificazione in un vescovo, un abate e tre dello stesso autore. Alla c. 1r Simone è dipinto frati, un francescano, un agostiniano e un do- due volte: nell’iniziale è inginocchiato e offre menicano. La miniatura attribuita da Lorenza la sua opera all’arcivescovo di Capua, Inghe- Novello a miniatore padovano, certo influenza- ramno de Stella, cui essa è dedicata, mentre to dalla scuola bolognese, potrebbe essere stata nell’angolo sinistro del margine inferiore il fra- apposta nello stesso momento in cui si realizza

Fig. 12. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 618, c. 99v, iniziale figu- te è ritratto seduto nell’atto di scrivere con la anche l’iniziale decorata che ne sormonta una Fig. 13. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1579, c. 174r, miniatura con rata I con allegoria della Iactantia penna su un cartiglio. L’abito nero denota l’ap- in penna rossa più antica proprio nel periodo l’autore che indica re Salomone a un gruppo di laici

26 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 27 in cui il codice entrò nella biblioteca degli Ere- rende la delicata pacatezza del volto e dei gesti. la XI ad Fridericum dell’abate Bernone, abbas mitani. La vignetta restituisce efficacemente il (Fig. 14). Purtroppo il miniatore limita il suo Augiae Divitis, abate di Reichenau nella prima concetto di come le Omelie di Gregorio fossero intervento alla prima carta lasciandoci solo im- metà dell’XI secolo, l’abbazia ubicata nel lago considerate patrimonio comune della Chiesa maginare come l’artista, da inserire in quella di Costanza famosa per la sua produzione di tutta. linea stilistica del «dipingere dolcissimo e tan- mirabili manoscritti miniati in età ottoniana. Hanno un solo capolettera i manoscritti to unito» lombardo, nato dagli insegnamenti Il testo della lettera, trascritto alle cc. 1r e 45r, segnati 1231 e 1251 (Catt. 12, 15). Nel primo, di Giotto e dei suoi allievi toscani trapiantati al comincia direttamente dal secondo paragrafo Sermones dominicales super epistolas et evan- nord21, avrebbe potuto dare sostanza visiva ai “Cassiodorus, ex senatore monachus, vir in di- gelia, l’identità dell’effigiato colto nell’atto di casi della coscienza presentati da Bartolomeo. vinis et humanis literris eruditus”; in entram- indicare il libro, non è sicura. In ragione del Più ricchi sono gli apparati decorativi bi i casi, nella C incipitaria appare un mona- testo commentato, la lettera di san Paolo ai dei due manoscritti del XV secolo, sempre co allo scrittoio intento a scrivere su un foglio Romani per la prima domenica di Avvento, inseriti nella sezione ritratti d’autore, il Cas- di pergamena, munito di penna e raschietto, si è supposto che si possa trattare di una sua siano (Cat. 16), proveniente da San Giorgio identificabile forse con Bernone o Cassiodoro, immagine cui mancherebbero però gli attri- Maggiore a Venezia, e l’Expositio super libros o eventualmente con Giovanni Cassiano, dato buti dell’aureola e della spada, presenti invece Aristotelis de generatione e de corruptione di che il mancato riconoscimento nelle rubriche nell’iniziale del ms. 1445 che reca anch’esso Paolo Veneto (Cat. 17), della biblioteca degli dell’epistola fa credere che essa fosse stata una citazione di san Paolo nel sermone della Eremitani. In questi casi i contenuti e gli ap- erroneamente scambiata per il prologo delle prima domenica di Quaresima. L’attribuzione parati decorativi dimostrano come i due codici due opere accolte nel ms. 857». Nel prosieguo alla fase matura dell’attività del miniatore bo- abbiano avuto origine in seno alle due comuni- del manoscritto ornato con ventisette iniziali lognese Nerio, già proposta, trova sostanza dal tà che li possedettero prima delle soppressioni. decorate o figurate, queste ultime sono dipin- confronto con le iniziali figurate e gli ornati del La prima opera contiene le Istituzioni cenobiti- te con monaci, tra i quali appaiono lo stesso Cicerone appartenuto all’umanista padovano che e le Conferenze dei Padri, opere di Giovanni Cassiano e l’amico Germano, e i santi monaci Rolando da Piazzola (Wolfenbüttel, Herzog- Cassiano monaco vissuto tra il IV e il V secolo, della chiesa orientale (Fig. 15). A volte l’agire August-Bibliothek, Gudiano lat. 2), parimenti testi il cui interesse agevolmente si comprende dei monaci visualizza i comportamenti di cui impregnati di rimandi giotteschi. Come per il negli anni della riforma monastica intrapresa riferisce il testo. L’attenta disamina delle mi- Cicerone si prospetta una realizzazione a Pa- dal Barbo, volta al ritorno ai valori originali niature condotta in scheda avvalora l’ipotesi dova dove il miniatore dovette soggiornare nel della regola e a un deciso recupero della mo- di una confezione del codice per il monastero secondo decennio del XV secolo. Il ritratto del ralità e della cultura dei monaci. Come indivi- nell’isola di San Giorgio. Sebbene non di facile domenicano Bartolomeo da San Concordio, duato da Chiara Ponchia «sia le Istituzioni che lettura il linguaggio figurativo e ornamentale posto ad apertura dell’esemplare della Sum- le Conferenze sono precedute da un testo non potrebbe ricondursi a Venezia ed essere collo- ma de casibus coscientiae sottoscritta a Milano pertinente all’opera di Cassiano, di cui però le cato nel secondo o terzo decennio del XV seco- nel 1366, a discapito della perdita del colore, è rubriche non danno conto: si tratta dell’episto- lo grazie a confronti da un lato con Cristoforo buon esempio degli esiti del neogiottismo nel- Cortese e dall’altro con la miniatura felsinea

la capitale viscontea. Il disegno netto e sicuro tardogotica, sulla scia del Maestro delle iniziali Fig. 14. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1251, c. 1r, iniziale figurata Q con Bar- dà forza plastica alla figura ma nel contempo 21 Volpe 1983, pp. 288-304. di Bruxelles. Uno stile misto che contraddistin- tolomeo di San Concordio

28 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 29 gue anche i cinque volumi contenenti la Lectu- A lui, interprete ripetitivo a date avanzate del ra super Psalterium di Michele Aiguani miniati linguaggio tardogotico dei pittori del cantiere da artisti veneziani e bolognesi tra il 1422 e di San Petronio, vanno ricondotti anche i fre- 1423, oggi all’Universitaria (ms. 692) e prove- gi coloratissimi nei quali elementi decorativi niente dai carmelitani calzati di Venezia. Altro geometrici con lamine d’oro, ma anche uccelli confronto pertinente è quello con la mano che naturalistici, tornano quasi identici come ad opera assieme a Michelino da Besozzo nelle esempio nel Libro Segreto (Bologna Archivio Epistole di San Girolamo miniate per la vene- Arcivescovile, capitolo di San Pietro). Nel 1451 ziana famiglia dei Cornaro (Londra, British Li- egli miniò anche un altro codice di Paolo Vene- brary, Eg. 3266). to, il Liber de Anima di Aristotele oggi a Pavia Il protagonista del secondo manoscritto (Biblioteca Universitaria Ms. Aldini 333)22. è Paolo Nicoletti, noto con il nome di Paolo La sezione successiva raccoglie volumi di Veneto (Udine, 1368 circa - Padova 1429) ma- cui conosciamo gli antichi possessori attraver- estro della filosofia aristotelica e sostenitore so la presenza di stemmi e monogrammi. dell’averroismo nello studio patavino. Viene Sono le note di possesso e il colophon del raffigurato nell’iniziale mentre seduto in catte- manoscritto contenente commenti a testi ari- dra istruisce un gruppo di discenti, due come stotelici dei filosofi Giovanni Buridano e Gio- lui frati neri, visti di spalle, e due laici secondo vanni de Jandun ad attestare che il bel codice l’iconografia del doctor in cathedra, adottata fu fatto realizzare tra il 1407 e il 1408 da Nico- per le arche dei docenti bolognesi a partire da- lino di Bartolomeo Nicolini, studente dell’Ate- gli inizi del XIV secolo, e che vediamo seguita neo patavino, prossimo alla laurea in arti, e fi- anche nella lastra tombale del Nicoletti ancora glio del notaio padovano Bartolomeo Nicolini conservata nella Sacrestia del Convento degli (Cat. 18). L’identità del possessore è palesata Eremitani. La presenza dell’elevatio di san Ni- alle cc. 2r e 164r dalla presenza di lettere in cola da Tolentino aureolato e con la stella sul lamina d’oro, singole o a nessi, che ripetono le petto sollevato da due angeli, deriva dall’ico- iniziali del nome e del cognome del proprieta- nografia dell’elevatio animae ed è legata alla rio (Fig. 16). Gli scudi che le accompagnano, particolare venerazione che i frati agostiniani con elementi araldici generici quali le bande e ebbero per il beato anche prima della sua ca- le stelle, potrebbero essere stemmi di invenzio- nonizzazione avvenuta nel 1446. Il miniatore ne creati ad hoc da un possessore che nobile è un bolognese chiamato Maestro del 1446 dal non era, ma che faceva parte di una famiglia di Fig. 15. Padova, Biblioteca codice contenente gli Statuti della Compagnia spicco cui la professione notarile dava accesso Universitaria, ms. 857, c. 62r, dell’Ospedale di Santa Maria del Baraccano iniziale figurata I con il santo abate Panuzio che parla a un e appunto datato nel 1446 (Bologna, Archi- monaco vio di Stato, Codici min. Baraccano n. 1bis). 22 Toniolo 2011, pp. 595-596.

30 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 31 suo cognome (Fig. 17). Sostanzioso in tal sen- so il confronto condotto in scheda da Marta Minazzato con il ceppo scolpito a rilievo posto nell’arcosolio della tomba del giurista nel coro vecchio del monastero di Santa Giustina di Pa- dova. La lettura stilistica degli ornati e delle iniziali di pennello permette di precisare come l’esecuzione delle miniature sia avvenuta a Pa- dova nel quarto decennio, dunque dopo il 1428 data in cui i due codici, come indicano le note di dogana, lasciarono Ferrara per la città di Antenore dove Zocchi si trasferì come docente dello studio. Nel volume segnato 1645 l’ornato acantiforme dai tipici colori rosso, rosa, verde e blu mostra la persistenza a date avanzate di Fig. 16. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1472, c. 1r, stemma di Nicolino di Bartolomeo Nicolini modelli della miniatura tardocarraese, mentre quello del manoscritto 1646 evidenzia nell’uso di colori più chiari e brillanti, nella decorazio- ne a filigrana di penna, nelle foglie allungate a una posizione sociale di prestigio. Si tratta biblioteca universitaria, fece parte anche del- e sottili, un accostamento ai modi tardogotici di un libro di studio che per contenuti era per- la biblioteca del cardinale Domenico Grimani del Maestro degli Statuti padovani. fettamente adatto al corso di studi in artibus (1461-1523), illustre prelato e figlio di doge, Non uno stemma ma il monogramma ber- nell’Ateneo patavino. A Padova venne esegui- ma altresì mecenate e intellettuale di rilievo e nardiniano, dove le iniziali IHS appaiono en- to l’apparato decorativo esaminato da Giulia grande raccoglitore di libri, specie filosofici. tro sole raggiato, è dipinto in grande evidenza Simeoni che propone validi confronti con le Al giurista ferrarese Giacomo Zocchi ap- nel margine inferiore del piccolo ma prezio- iniziali con nodi e i fregi acantiformi dei Co- partennero i due manoscritti 1645 e 1646 so Sermonario, (Cat. 21) miniato nell’ultimo rali eseguiti nel primo decennio del XV secolo (Catt. 19-20) parte di una serie più ampia, in quarto del Quattrocento da artista veneziano per la Collegiata di Santa Giustina di Monseli- cinque tomi di cui ne sono rimasti quattro, aggiornato sui modi di Girolamo da Cremona ce in particolare i volumi E20 e E23 (Padova, contenente la Lectura in quinque libros Decre- e del Maestro del Plinio di Londra. Fu san Ber- Biblioteca Capitolare). Anche la presenza della talium, un commento alle Decretali di Gego- nardino nel suo passaggio a Venezia nel 1422 cornice mistilinea a contenere gli stemmi ri- rio IX di Antonio da Budrio. Si tratta di libri a perorare in Senato la costruzione di una specchia consuetudini decorative della minia- di studio sobriamente decorati nella carta di certosa e proprio in quella di Sant’Andrea al tura e della pittura ad affresco tardocarrarese. apertura in cui spicca entro scudo un ceppo Lido si propone di ritenere eseguito il codice,

Il codice prima di giungere alla biblioteca dei infuocato dipinto, da intendere come stemma più tardi giunto alla biblioteca dei carmelita- Fig. 17. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1645, c. 1r, pagina miniata con carmelitani di Venezia, da cui provenne alla parlante creato dal possessore ispirandosi al ni calzati. Alla fine del Cinquecento, mentre si stemma Zocchi entro tabella mistilinea

32 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 33 trovava in questa raccolta, il codice passò in- Santa Giustina. Nel cenobio padovano si fece Dal monastero di San Giorgio a Venezia denne al controllo della censura come indica monaco il calligrafo di origine tedesca Nico- proviene come indica il colophon a c. 137v la nota «Viso et admisso per dominos visita- lò de Salveldia cui spetta, come a suo tempo l’esemplare dei Sermones di San Leone Ma- tores», seguita dalla sottoscrizione autografa identificato da Elisabetta Barile, la scrittura gno segnato 1454 (Cat. 24), codice di super- 24 ( . Le «Laurentius Priori cancellarius». La figura del dei Dialogi di Gregorio Magno Cat. 22) ba fattura sia per la scrittura umanistica, di domenicano Lorenzo Priori, che fu anche pa- luminose e colorate lettere a cappi puntina- cui ancora non conosciamo l’autore, sia per triarca di Venezia, viene indagata da Lavinia ti in biacca e arricchiti da palmette vegetali, Prosdocimi. poste su lamine d’oro punzonate e a contorni i capilettera in foglia d’oro con bianchi gira- Il libro fu oggetto di profonda trasforma- mistilinei, trovano paralleli con codici della ri. L’andamento dei tralci, la forma delle ter- zione anche in età umanistica quando la co- Guarneriana datati o databili al 1450, scritti minazioni e la presenza di piccole sfere che noscenza della cultura antica latina e greca da Michele Salvatico, altro calligrafo affiliato ricordano dei frutti, ben visibili nella grande portò alla ricerca di testi classici e patristici, alla congregazione benedettina riformata. Un inziale L di c. 3r (Fig. 18), trovano puntuali ri- nelle lingue originali e corretti. La renovatio confronto con il manoscritto di fine Duecento scontri con miniature della stessa tipologia at- comportò nuove sperimentazioni nei forma- miniato in area toscana contenente la stessa tribuite al Maestro del Plino di Pico. Il minia- ti, nel layout delle pagine, nei caratteri della opera e miniato con i ritratti di Benedetto e tore, così chiamato perché responsabile della scrittura e negli ornati. I tralci bianchi in ri- Paolino (Cat. 11) è di interesse per compren- decorazione della Naturalis Historia di Plinio sparmiato su fondi a lacunari colorati, chia- dere la grande rivoluzione compiuta nel libro copiata nel 1481 per il celebre umanista fio- mati già in antico bianchi girari, e le lettere in età umanistica. a cappi intrecciati, entrambi originali riprese Una sola iniziale di grande formato apre il rentino Giovanni Pico della Mirandola (Vene- da decorazioni altomedievali o di età romani- Diadema monachorum di Smaragdo (Cat. 23), zia, Biblioteca Nazionale Marciana, ms. Lat. ca, divennero un leitmotiv dell’ornato letterale un’opera scritta da un abate benedettino con- VI, 245 [=2976]), fu tra l’altro largamente atti- e dei fregi dei codici umanistici prodotti in temporaneo di Carlo Magno e di Ludovico il vo per il cenobio benedettino veneziano per il area veneta, già nella prima metà del Quat- Pio, che tratta della vita monastica, la cui let- quale eseguì tra la fine del settimo e nell’otta- trocento. Basti pensare al circolo veneziano tura bene si comprende nell’ambito della ricer- vo decennio del Quattrocento le miniature di di Francesco Barbaro, patrizio e letterato che ca delle radici morali e spirituali della riforma numerosi incunaboli quali ad esempio l’esem- imparò il greco da Guarino Veronese o alla bi- quattrocentesca del Barbo. Anche in questo plare dell’edizione della Naturalis Historia di blioteca formata dal dotto ecclesiastico Guar- caso è stata individuata tra le più mani che Plinio di Giovanni da Spira del 1469 conser- nerio d’Artegna oggi conservata a San Daniele operano in littera antiqua quella di Nicolò de del Friuli23. Un ruolo attivo in questa intensa Salveldia; i motivi ornamentali sono i cappi vato a Padova alla Biblioteca del Seminario e sperimentale produzione del libro umanisti- che profilano il corpo della lettera in oro, una Vescovile (Forc. K.1.13) proficuamente con- co ebbero i monasteri della congregazione di libera interpretazione di modelli carolingi e i frontabile con la decorazione del manoscritto tralci in risparmiato posti su lacunari colorati. dell’Universitaria. Inedita è l’attribuzione al Miniatore dei Piccolomini proposta da Laura Zabeo per il ms. 1537 (Cat. 25) appartenuto 23 Fondamentale per l’ornato rinascimentale nei codici guarneriani è il saggio di Mariani Canova 1988b. 24 Barile 1993, pp. 77-78 n. 64; Barile 1994, p. 103 nota 213. al cardinale Carvajal che dovette acquisirlo a Fig. 18. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1454, c. 3r, iniziale decorata L a bianchi girari

34 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 35 Roma25. L’opera, realizzata negli anni sessan- con lo schema delle Genealogie deorum genti- ziali decorate una attardata prova dell’ornato ta e prima del 1469, morte del cardinale, se lium ad evidenza tratto da un manoscritto con- tardogotico di matrice tardo carrarese ad evi- confrontata con gli altri manoscritti veneti a tenente l’opera omonima di Boccaccio (Cat. denza ancora utilizzato a Padova al principio bianchi girari, dà la misura della varietà che 27): si è voluto però, attraverso l’accostamento degli anni sessanta, momento in cui invece tro- a questa tipologia di ornato venne data nelle con la tavola dell’Uomo dei salassi del ms. 604 va giusta collocazione il basamento marmoreo diverse aree della penisola italiana. (Cat. 26) evocare l’importanza che siffatti dia- ormai di gusto rinascimentale. I manoscritti scientifici selezionati attestano grammi ebbero per la mnemotecnica medieva- È databile nel 1501 il Catastico della Corte l’inesausto interesse per le scienze che a Padova le, mostrando una volta di più come l’accosta- Cavalcabò (Cat. 31) ovvero l’elenco dei beni im- si lega fin dal XIV secolo al suo Ateneo. In essi mento di testo e immagini nei codici medievali mobili della nobile e benestante famiglia di Cre- l’immagine si pone quale imprescindibile ausilio abbia spesso avuto anche scopi didattici. mona. Il documento fu stilato per volontà della visivo alla comprensione delle dottrine esposte, Il medioevo ci ha restituito in gran nu- Repubblica di Venezia, al fine di difendere il suo nel caso dell’Erbario perdendo questa funzione mero codici miniati contenenti statuti e ma- possesso delle proprietà dei Cavalcabò dalle pre- ancillare e divenendo vera protagonista della co- tricole che regolavano la vita delle città, delle tese del re di Francia, nel momento del repentino municazione dei contenuti. Proprio per la loro magistrature e delle corporazioni. Un esempio passaggio avvenuto nell’ottobre del 1501 dal do- importanza, due di essi sono oggetto di appro- è il manoscritto degli Statuta nova civitatis gado di Agostino Barbarigo a quello di Leonardo fondimento nei saggi che seguono: l’inedito Er- Paduae (Cat. 30) scritti, assieme ad altro ma- Loredan. Entrambi i dogi sono ritratti assieme al bario di fine Quattrocento Cat.( 28) è qui studia- teriale databile fino al febbraio del 1463, dal leone marciano, nelle pagine di apertura di due to congiuntamente da Giordana Mariani Canova giureconsulto Lauro Palazzolo, che dovette lettere dogali poste assieme ad altro materiale a ed Elsa Cappelletti, quest›ultima coadiuvata da confezionare il codice per suo uso e per la sua principio e chiusura del catastico. Come dimostra Giancarlo Cassina, la miscellanea medica da biblioteca come indica anche la presenza del l’indagine condotta da Giulio Pesavento le minia- Chiara Ponchia (Cat. 26). suo stemma. Di grande impatto è la miniatura ture sono da attribuire a maestro veneziano che Le schematiche immagini di stelle che ac- della prima carta, dove il leone marciano re- operò in due momenti cronologici vicini ma di- compagnano il testo di Basinio nella miscellanea alizzato in lamina d’oro palesa l’indicazione stinti: mentre infatti la lettera del Barbarigo con 983 (Cat. 29), vennero realizzate forse dallo stes- della sottomissione di Padova alla Serenissi- il suo ritratto (Fig. 20), riflette nelle decorazioni so copista su modello della principale tradizio- ma. L’inserimento ai lati delle raffigurazioni i modelli dei documenti ufficiali dipinti dal Ma- ne iconografica attestata nel più noto esemplare dei santi patroni Prosdocimo e Antonio, rico- estro di Pico e dal Maestro dell’Ovidio di Rimini, ms. 1008 della Palatina di Parma (Fig. 19). noscibili l’uno per l’abito vescovile, il pastorale quella dove appare il doge Loredan denuncia nel Potrà forse sembrare ardita, infine, la pre- e la brocca, l’altro dal saio e dall’attributo del motivo dei delfini e delle candelabre una ripresa senza in questa sezione del foglio reimpiegato giglio, si lega invece a una prassi, già attestata della miniatura all’antica di Benedetto Bordon e come legatura di una Cinquecentina, dipinto in età comunale, intesa a convalidare «con il del Secondo Maestro del Canzoniere Grifo. crisma della religione»26 gli ordinamenti civili. La conoscenza dei codici miniati della Bi- Giustamente Cristina Venturini legge nelle ini- blioteca Universitaria di Padova esce da questa indagine arricchita e affinata, grazie al lavoro 25 La miniatura a Roma negli anni del pontificato di Pio II Piccolomini e di Paolo II Barbo è stata di recente argomento di un gruppo di ricercatori che hanno messo Fig. 19. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 983, c. 102r, pagina con i segni zodiacali di indagine della tesi di dottorato di Laura Zabeo (Zabeo 2017). 26 Orofino 2004, p. 365. a disposizione le proprie competenze ed ener- del Cancro e del Leone

36 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA BELLEZZA NEI LIBRI - Federica Toniolo 37 I CODICI RACCONTANO. STORIE DI LIBRERIE CLAUSTRALI dai FONDI DELLA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI PADOVA di Lavinia Prosdocimi

Al secondo appuntamento con i codici scritti all’antica, ma anche fascino che emana miniati della Biblioteca Universitaria presen- dagli intrecci geometrici che originano mostri tiamo altri “tesori nascosti” che documentano nei codici tardo romanici e gotici e inoltre ric- l’attività di miniatori e calligrafi, comprenden- chezza di notizie inedite che possono fiorire do in questa occasione non solo manoscritti tra annotazioni, segnature e altri elementi che appartenuti alle biblioteche degli ordini reli- appartengono alla storia del libro. giosi, riferibili a un arco temporale che va dal La libreria claustrale più rappresentata è Duecento al primo Cinquecento, ma anche co- quella del convento degli Eremitani di Pado- dici di provenienza diversa, che riconducono con grande immediatezza alla vita culturale e va, da cui provengono undici dei manoscritti alle attività cittadine nel Quattrocento. esposti, tra cui uno dei più antichi, un codice Tra i più notevoli citiamo i volumi dell’im- giustinianeo glossato del XII secolo (Cat. 2), Fig. 20. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 369, c. 1r, riquadro in lamina d’oro con due medaglioni di ghirlande con il leone marciano ponente raccolta di Antonio da Budrio super mentre il più recente, databile verso la metà e il ritratto a mezza figura del Doge Agostino Barbarigo Decretalibus, appartenuti al giurista Giacomo del Quattrocento, è un commento aristoteli- Zocchi e da lui “condotti” a Padova il 22 di- co di Paolo Veneto (Cat. 17), il famoso teolo- cembre 1428 per avviare l’insegnamento nel- go agostiniano, omnium liberalium artium in gie con gratuità e passione. Quale coordinatri- (XIII-XIV)». In altra parte il sostegno econo- lo Studio (Catt. 19-20), la copia degli statuti Orbe monarcha, che lasciò per testamento tutti ce del progetto desidero ringraziare, anche a mico viene dai fondi per la ricerca del Diparti- comunali padovani, nella redazione veneziana i suoi libri alla biblioteca del convento1. nome dei miei allievi, la Biblioteca Universita- mento dei Beni Culturali: Archeologia, Storia del 1420, tratta ad uso personale dal giurista I manoscritti presentano le annotazio- ria di Padova, nella persona del direttore Ste- dell’arte, del Cinema e della Musica e da quello Lauro Palazzolo nel 1439 (Cat. 30), e un erba- ni, già incontrate, della mano di Evangelista rio dipinto del tardo Quattrocento, utilizzato fano Frassetto, di Pietro Gnan, Carla Lestani, di Scienze Storiche, Geografiche e dell’Antichi- Noni, il frate che tra Sei e Settecento si occupò Lavinia Prosdocimi, Ilario Ruocco, ma anche tà dell’Università degli Studi di Padova. Chiara per oltre due secoli nella spezieria al San Fran- della sistemazione della biblioteca e operò una di tutto il personale che ci ha aiutati e accolti. Ponchia, curatrice del catalogo ha potuto svol- cesco (Cat. 28): università, comune e profes- Parte del finanziamento per la pubblica- gere il suo lavoro grazie a un assegno di ricerca sioni rappresentati da codici splendidamente zione si deve al Progetto di ricerca MIUR PRIN junior emanato dall’Università degli Studi di miniati e dipinti, in cui trova espressione la 1 Con il lascito Paolo Veneto testimoniava la gratitudine 2009 di cui sono stata responsabile scientifico Padova. Si ringrazia infine il Comune di Pa- cultura laica del periodo. per il convento dove aveva potuto curare la sua formazione: «in dell’Unità di Padova intitolato: «Frati, “magi- dova per il supporto logistico e l’opportunità La bellezza accomuna i manoscritti che iuventute sua [...] habuit comoditatem omnium librorum librarie si presentano, che è principalmente finezza predicte», e dove «maiori tempore vite sue steterit, vixerit, didice- stri”, studenti e i loro libri miniati: immagini di usufruire per l’esposizione dell’Oratorio di rit, et quicquid habet, quasi totum ibi morando, acquisivit» (No- nei codici di biblioteche conventuali padovane San Rocco. di miniature ed eleganza di grafie nei mano- vello 1946-1947, pp. 30-31).

38 LA BELLEZZA NEI LIBRI I CODICI RACCONTANO - Lavinia Prosdocimi 39 Fig. 2. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1231, c. 104v, collocazione «12 versus ortum»

Troviamo questa segnatura su quattro dei casi le segnature devono essere cadute, per la manoscritti esposti: il Codex repetitae praelec- perdita delle carte finali dei codici o in seguito tionis di Giustiniano (Cat. 2) era collocato «In al rifacimento delle legature e alla sostituzione Fig. 1. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1500, c. 229v, collocazione «II.a versus claustrum» IIIo versus ortum»; le Homiliae in Evangelia delle carte di guardia. di San Gregorio Magno (Cat. 13): «IIa versus Le antiche collocazioni superstiti offrono claustrum» (Fig. 1); le Derivationes di Uguc- comunque una preziosa testimonianza sulla sorta di catalogazione dei volumi2, riportando ta di segnature quattrocentesche che riporta- cione da Pisa (Cat. 5): «Prima bancha versus biblioteca quattrocentesca, documentando le autore e titolo sul margine superiore della pri- no la collocazione dei volumi su “bancha” o ortum»; i Sermones dominicales super Episto- affermazioni del Savonarola. ma carta di testo o sul piatto anteriore della “scampna” numerati4, seguiti dall’indicazione las et Evangelia (Cat. 12): «12 versus ortum» Ricordiamo ancora una volta la descrizio- coperta e apponendo di seguito una lettera che “versus ortum” o “versus claustrum”, ad indi- (Fig. 2). ne della biblioteca ammiratissima, tramanda- doveva valere per l’ordinamento alfabetico, ri- care evidentemente l’orientamento dei lati lun- Complessivamente è possibile riscontrare ta dal medico umanista padovano: una grande prendendo l’iniziale del nome dell’autore o del ghi della sala nei quali si dovevano trovare i segnature di questo tipo, apposte da almeno sala finestrata arredata con plutei, rivolti par- titolo3. banchi o plutei, su cui erano collocati i codici, due mani quattrocentesche, su una trentina di te a settentrione, dove trovavano posto codici Oltre a queste annotazioni evidenti, se ne i più preziosi incatenati5. manoscritti dell’Universitaria di provenienza di grammatica, retorica, logica, filosofia, i più possono riscontrare in qualche caso altre, più eremitana databili entro il XV secolo6. In molti preziosi dei quali venivano trattenuti da cate- difficilmente individuabili, apposte in gene- ne, e inoltre testi di meccanica e di teologia; re sul margine superiore del verso dell’ultima parte a meridione, dove erano disposti codici 4 In molti casi la dicitura «bancha», «bancho» o «scamp- carta, più raramente alla fine del testo. Si trat- 7 no» è sottintesa e viene riportato solo il numero ordinale relativo. 6 A questi va aggiunto almeno il manoscritto della Biblio- di diritto canonico e testi biblici . 5 Le segnature «versus ortum» sono già state notate da Fe- teca Civica di Padova contenente La Summa aurea super IV li- derica Toniolo nel ms. 1125 dell’Universitaria e nel ms. CM 163 bros Sententiarum di Guglielmo d’Auxerre (B.C.P., ms. CM 163), della Biblioteca Civica di Padova, deducendo, dal confronto del segnato «In septimo bancho versus ortum». Come è stato già 2 Prosdocimi 2011b, pp. 58-60. contenuto dei codici con le indicazioni del Savonarola, che do- ricordato, sono circa un centinaio i manoscritti anteriori al 1500, 7 «Locus enim amplissimus est, vitreis fenestris et lucidus 3 «S» indicava i sermoni, «B» le opere riferite ai testi biblici veva essere il lato settentrionale della sala ad aprirsi verso l’orto tra gli oltre 300 complessivamente pervenuti all’Universitaria dal- et ornatus, cuius superiora scampna parte ad septentrionem ver- (nel ms. 1463 [Cat. 9], ad esempio, «B» segue «Esaias explicatus»). (Toniolo 2016a, pp. 433, 435, 438). la biblioteca degli Eremitani. sa: que grammatice, que rethorice, que loyce, que philosophie

40 LA BELLEZZA NEI LIBRI I CODICI RACCONTANO - Lavinia Prosdocimi 41 Le collocazioni riportate sui codici dell’U- ne di esegesi biblica13 e altri testi riferentesi al verosimile riconoscere la biblioteca descritta niversitaria testimoniano che gli «scampna» nuovo e vecchio Testamento14, che dovevano dal Savonarola. Il Portenari la citava infatti in o «bancha» dovevano essere almeno 14 per essere disposti a meridione. antitesi alla “libraria nuova”, «copiosa di libri parte8 (Figg. 3-5), ma non può trattarsi che di Le segnature quindi informano sulla con- antichi scritti, e stampati in carta pecora», che un’indicazione “al minimo”, essendo i dati in sistenza di parte della biblioteca quattrocente- nel 1590 aveva ricevuto un “soffittato nobile” e nostro possesso solo parziali. sca e sulla disposizione dei volumi, attestando nel 1623, l’anno in cui scriveva, era stata splen- La disposizione dei codici per materia sui anche la presenza di bibliotecari che si doveva- didamente arredata16. due lati lunghi della sala risponde sostanzial- no occupare dell’ordinamento dei libri e della In una recente ricerca volta a ricostruire mente alla partizione descritta dal Savonarola. trascrizione delle collocazioni sugli stessi15. la storia del complesso architettonico degli Tra i volumi con segnatura «versus ortum» Forniscono inoltre un dato importante per Eremitani, tenendo conto anche della tradizio- si riconoscono testi di logica9, retorica10, gram- la localizzazione della biblioteca all’interno ne agostiniana, Carlo Pùlisci ha esaminato le Fig. 3. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 848, c. 196v, collocazione «In 2.o 11 12 scampno versus ortum» matica , filosofia e teologia , le materie che del convento, testimoniando che i lati lunghi fonti storiche e documentarie, oltre ai rilievi secondo il Savonarola trovavano posto sul lato della sala dovevano affacciarsi «versus ortum» e alle osservazioni che hanno preceduto i re- settentrionale della sala. Tra i volumi collocati e «versus claustrum», cioè a settentrione e a stauri del secolo scorso per l’adattamento del «versus claustrum», troviamo opere agostinia- meridione, come risulta dal riscontro con le complesso a sede museale, facendo luce sulla informazioni del Savonarola. primitiva destinazione di molti ambienti17. Come è noto, non sono finora emersi dati La “libraria nuova” è stata localizzata nel certi che attestino dove era situata quella che braccio occidentale del chiostro minore, men- attinent, libros speciosos cum catenis tenent. Hacque in parte in Angelo Portenari denominava la “libraria vec- tre maggiori problemi di individuazione pre- mechanica plurimi et in theologia collocantur. Altera vero ad me- chia”, intendendo probabilmente con questo sentava la “libraria vecchia”, che Pùlisci ha ridiem versa: que decretis, que decretalibus, que novo et veteri Te- stamento attinent» (Libellus de magnificis ornamentis 1902, p. 56). termine il locale di più antica memoria de- ipotizzato fosse situata nel braccio tra i due 8 Immaginando una distribuzione uniforme sui due lati op- stinato appositamente a tale uso, nel quale è chiostri, sopra al refettorio piccolo quattro- posti della sala: il ms. 2132, una raccolta di opuscoli appartenuta Fig. 4. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 2132, c. 93v, collocazione «14 18 a frate Ludovico da Padova, riporta la collocazione: «14 versus centesco . versus ortum» ortum». La testimonianza delle segnature ora evi- 9 Gli Opuscula logica (ms. 848) erano collocati «in 2.° 13 Come il ms. 1584, segnato «6.a versus claustrum» e il denziate potrebbe però prospettare un’altra scampno versus ortum». ms. 897, «[…] versus claustrum». soluzione. 10 Il Commento a Prisciano, De constructione vel de ordi- 14 Come le Omiliae in Evangelia di Gregorio Magno (Cat. natione partium orationis (ms. 1494) era collocato «Prima bancha 13, «II.a versus claustrum») e un Commentarium in Job, seguito Per trovare rispondenza con l’orientamen- versus ortum». da altri commenti biblici (ms. 1100, «P.a versus claustrum»). to suggerito dalle collocazioni dei codici, bi- 11 Le Derivationes di Uguccione da Pisa (Cat. 5) presentano 15 Devo a questo proposito rettificare la notizia dell’esi- sognerebbe pensare alla localizzazione della la stessa segnatura «Prima bancha versus ortum». stenza, nel 1408, di un frate bibliotecario di nome Zambono, trat- 12 Erano collocati «in septimo bancho versus ortum» i co- ta da Novello 1946-47, p. 38 e riferita da chi scrive (Prosdocimi biblioteca, piuttosto che nel braccio centrale dici contenenti le Quaestiones in II et III libros Sententiarum e le 2011b, p. 57 nota 15). La verifica sul documento citato da Liliana Quaestiones quodlibetales di Giovanni Duns Scoto (ms. 1125) e la Novello (ASP, Archivio Corona, 345, 1221) ha permesso di accer- Summa Aurea super IV libros Sententiarum di Guglielmo d’Auxer- tare un errore di lettura: frate Zambono da Padova non viene de- re (ms. CM 163 della Biblioteca Civica di Padova), inoltre diverse nominato «bibliotecario» bensì «biblicus». Zambono doveva rico- raccolte di sermoni, disposte per lo più nel XII pluteo (mss. 571, prire l’incarico di lector biblicus e come lettore è infatti citato tra i 16 Portenari 1623, pp. 451-452. Fig. 5. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1584, c. 131v, collocazione «6.a 577, 646, 1025, 1231 [Cat. 12]), ma anche nel primo (ms. 553) e frati appartenenti alla comunità conventuale di Santa Margherita 17 Pùlisci 2013, Pùlisci 2014. versus claustrum» nell’undicesimo (ms. 1079). di Treviso negli anni 1392-1393 in Monetti 2012, pp. 84, 87. 18 Pùlisci 2013, pp. 145, 172-173.

42 LA BELLEZZA NEI LIBRI I CODICI RACCONTANO - Lavinia Prosdocimi 43 tra i due chiostri19, nell’ala settentrionale del appezzamento acquisito dai frati nella zona Nella Memoria sopra citata si specificano punti di riferimento: la porta dell’orto28, il muro chiostro maggiore, direttamente prospiciente dell’Arena dove sarebbero poi sorti chiesa e i termini della questione, mettendo in luce le dell’Arena confinante con la porta dell’orto29, la l’orto a settentrione e affacciata sul chiostro convento23. responsabilità degli Erizzo, che già in passa- “passaglia” dell’orto «dal capo verso ponente maggiore a meridione. Diversi i processi e le liti che dovettero af- to avevano tentato di praticare dei varchi nel et dall’altro verso levante nel qual vi è la casa Le partizioni in piccoli ambienti in cui è frontare per salvaguardarne proprietà e con- muro di confine, e in particolare le iniziative matta esistente fuori d’essa passaglia»30, infi- suddiviso il braccio settentrionale, che compa- fini, specialmente nei confronti della famiglia del doge Francesco, che nel 1630, mentre era ne la casa delle monache di San Marco, «posta iono anche nelle planimetrie storiche risalen- Erizzo, patrizi veneziani che possedevano un generale di terraferma, «all’improviso dalla su le mura nell’ultimo termine della contrà di ti al 1803, sono probabilmente seicentesche, palazzo in via Porciglia confinante, a levante, sera alla mattina fece un delicioso portone Porcia, confinante verso oriente ad esso horto contemporanee alla chiusura del loggiato su- con il muro dell’orto. nella muraglia confinante, chiuso con gelosie e passaglia»31. periore ad arcate20. Gli elementi architettoni- Il palazzo apparteneva in quel tempo a lavorate con artificio per fare prospetiva alla In conclusione il notaio affermava che «si ci e pittorici rinvenuti documentano quanto Francesco Erizzo, dal 1631 doge della Serenis- porta dominicale del suo pallazzo»26. vedono li confini delli sopradetti molto reve- sia stata modificata nel tempo la struttura di sima24. I frati furono intimati di demolire l’orto La difesa dei frati era molto solida: erano rendi padri esser assai più distanti dalle mura quest’ala21. e lasciare libero il terreno, considerato di pro- proprietari dell’orto da 390 anni, come documen- che quelli d’altri suoi confinanti, come tutto Forse proprio in questo braccio dunque prietà pubblica25. tava l’atto originale di acquisto del 1245 in loro ciò meglio appare e si comprende da un disse- potrebbe essere stata ospitata la sala descritta possesso, l’orto non impediva il passaggio nella gno delli detti lochi e distantie per me fatto per dal Savonarola, prima del trasferimento nella pubblica via a ridosso delle mura, essendo anzi maggior dilucidatione della verità, chiarezza “libraria nuova”, al primo piano del braccio delle […] mura et a mezodì le cele deli padri più vecchi». Riguar- più arretrato rispetto all’arena, e la “passaglia” di ed intelligenza del fatto»32. occidentale del chiostro minore. do agli orti che si trovavano a est del convento, riportati nelle chiusura era di semplici “bacchetti”, quindi facil- Alla relazione è infatti allegato un disegno planimetrie del 1803 e riprodotti nelle mappe antiche di Padova, 27 Alessandro Prosdocimi notava: «È interessante osservare che non mente removibile in caso di necessità . acquarellato, Horto delli reverendi padri delli He- Nel 1635 nell’ala del chiostro maggiore vi sono passaggi diretti agli orti che si trovano dietro il convento In una dettagliata relazione stesa dal no- remitani, sottoscritto dallo stesso notaio33, che ci rivolta verso l’orto erano ospitate le celle dei verso via Porciglia. Questa parte appare del tutto interna e trascu- taio Giuseppe Breda, per incarico dei frati ere- rata» (Prosdocimi 1964, p. 33). frati più anziani. Lo riporta una Memoria re- 23 Con atto del 3 ottobre 1245 gli eremitani stipularono mitani, in data 27 ottobre 1635 si riportavano una permuta con donna Peralda, vedova di tale Buffone da San lativa alla vertenza che gli eremitani dovettero le misure effettuate alla presenza dei testimoni 28 Distante «pertiche 10 1/2 a pertica padovana che fanno Matteo, entrando in possesso di una pezza di terra da orto di cir- piedi 63». sostenere all’epoca per difendere la legittima ca un campo e un quartiere vicino all’Arena, di cui è precisata e del proto di Padova Francesco de Zanin, che proprietà dell’orto22, che era stato il primo l’estensione: «ab uno capite flumen, ab alio capite dominus Ugo assisteva su mandato del podestà. Furono rile- 29 «Solamente pertiche 6 2/3, meno distante d’essa porta pertiche 3 1/3». de Arena judex. Ab uno latere fratres heremitarum et via con- vate le distanze dalle mura cittadine di alcuni sortiva, ab alio latere Aicardus de Agedello et ejus uxor Palma» 30 «Distante dalle mura pertiche 10 1/2 dal capo verso po- (Pùlisci 2013, p. 7). nente et dall’altro verso levante [...] pertiche 12 1/2». Le indica- 24 Francesco Erizzo (Venezia, 1566-1646) si era formato a zioni potrebbero essere utili, insieme ad altri documenti già ac- 19 Almeno dal Trecento il complesso agostiniano padovano Padova, frequentando i corsi di filosofia e retorica all’Università, quisiti, nell’ambito delle indagini condotte dal Comitato Mura di è formato da due cortili, forse porticati, indicati come chiostri prima di dedicarsi alla carriera politica, ricoprendo le più impor- Padova per mettere in luce, dopo il ritrovamento della casamatta (Pùlisci 2013, p. 186). tanti cariche: fu più volte savio e provveditore, fu procuratore di del torrione dell’arena, altri spazi ipogei della cinta bastionata 20 Panarotto 2012-2013, p. 42. San Marco e ambasciatore e nel 1631 venne designato doge. Nel commesso dall’illustrissimo proveditor general Zorzi et questi cinquecentesca. 21 Prosdocimi 1964, Pùlisci 2013. 1621 aveva ottenuto anche la nomina a riformatore allo Studio, eccellentissimi rethori che si debbi demolir et spiantar il detto 31 «Il cormello della casa delle sopradette reverende mo- 22 A.S.P., Conventi soppressi, Eremitani, 63, c. 240r-v: Me- che poté ricoprire per breve tempo. A Padova si era ritirato alla horto et dichiarar lo loco comunale»: A.S.P., Conventi soppressi, nache […] distare solamente pertiche 5 2/3, che sono pertiche 6 moria al molto reverendo padre vicario generale di alcuni partico- fine del 1622, per ritemprarsi dai gravosi impegni, e ancora vi si Eremitani, 63, c. 240v. Alvise Zorzi risulta più volte provveditore piedi 5 meno della distantia della passaglia». lari. L’orto viene descritto «di lunghezza d’un campo, situato fra trovava nell’aprile dell’anno seguente (Gullino 1993). generale di terraferma, tra il 1631 e il 1642: Venturini 2011. 32 A.S.P., Conventi soppressi, Eremitani, 63, c. 229r. due mura confinanti a levante il palazzo del Serenissimo, a po- 25 «Sotto falso pretesto che li padri heremitani si siino 26 Doc. cit. 33 Ibid., c. 230r: «Ioseph Bredda domini Marini filius pu- nente il giardino della Rena […], a tramontana ariva alle falde usurpati un campo di terreno spetante al publico, viene hora 27 A.S.P., Conventi soppressi, Eremitani, 63, c. 228r. blicus Veneta auctoritate Paduae notarius delineationem supra-

44 LA BELLEZZA NEI LIBRI I CODICI RACCONTANO - Lavinia Prosdocimi 45 Fig. 7. Archivio di Stato di Padova, Notarile, busta 2560, c. 167v

Il manoscritto di Cassiano contiene le Isti- la riforma monastica avviata a Santa Giustina da tuzioni cenobitiche e le Conferenze dei Padri, gli Ludovico Barbo richiamava alla primitiva osser- Fig. 6. Archivio di Stato di Padova, Corporazioni Soppresse, Eremitani, busta 63, c. 230r, Horto delli reverendi padri delli Heremitani, Giuseppe Breda notaio, 27 ottobre 1635 scritti in cui il santo monaco, vissuto fra IV e vanza e alla rinascita della vita spirituale. V secolo, riporta le esperienze di vita eremitica Le opere di Giovanni Cassiano, che ave- degli anacoreti di Palestina e d’Egitto e offre vano ispirato le regole di san Benedetto da un trattato di perfezione spirituale indicando i Norcia, erano state raccomandate dallo stes- riporta la veduta dell’orto dei frati, adiacente al Le segnature quattrocentesche nei mano- mezzi per raggiungere la salvezza. so santo iniziatore dell’ordine benedettino versante settentrionale del convento, quale appa- scritti degli eremitani ci hanno portato lonta- Come è stato perfettamente osservato35, il per servire alla formazione spirituale dei mo- riva nel 1635, compreso tra il muro dell’arena e no, dai libri alla biblioteca, all’orto e alle mura testo del manoscritto unito all’ornamentazione, naci. Anche nell’abbazia di Santa Giustina si l’estremità di Via Porciglia, all’interno delle mura cittadine. con le iniziali figurate che rappresentano Cassia- conservava, in più copie, l’opera di Cassiano, cinquecentesche, oltre le quali, in primo piano, Ritorniamo sui nostri passi, evidenzian- no, Germano e i santi monaci della chiesa orien- come testimonia l’inventario quattrocentesco 34 si vede scorrere il Piovego (Figg. 6-7). do le testimonianze antiche riportate nei due tale, fa supporre che il codice sia stato allestito di quella biblioteca36. Una splendida redazione codici quattrocenteschi che si espongono, ap- nel monastero di San Giorgio, negli anni in cui partenuti all’abbazia benedettina di San Gior- scriptam rogatus fideliter fecit et in fidem subscripsit». gio Maggiore di Venezia, contenenti le opere 34 Le misure appaiono più chiaramente indicate nella boz- di Giovanni Cassiano (Cat. 16) e i Sermoni di 36 L’inventario, edito da Giovanna Cantoni Alzati, è conte- za del disegno, conservata con la minuta della relazione tra gli nuto nel ms. B.P. 229 della Biblioteca Civica di Padova (Cantoni atti del notaio (A.S.P., Notarile, busta 2560, c. 167v). papa Leone Magno (Cat. 24). 35 Si veda il saggio di Federica Toniolo nel presente catalogo. Alzati 1982, ad indicem).

46 LA BELLEZZA NEI LIBRI I CODICI RACCONTANO - Lavinia Prosdocimi 47 è costituita dai tre manoscritti finemente deco- rati ed esemplati in littera antiqua dal copista Mattia de Salveldia, professo a Santa Giustina nel 1450. I volumi, in cui è ripartita l’opera di Cassiano, le Istituzioni cenobitiche, prima e se- conda parte delle Conferenze dei Padri, descritti nell’antico inventario, sono stati riconosciuti nei mss. 851 (Fig. 8) e 1053 della Biblioteca Univer- sitaria e nel ms. 16 della Biblioteca Rosminiana Fig. 9. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 857, c. 252v, nota di proprietà di San Giorgio Maggiore di Stresa37. La legatura dei codici, su assi rive- stite in pelle con decorazioni a secco, presenta la nota di pertinenza impressa su punzoni: «Iste comunità monastica durante le riunioni del Ca- di proprietà del monastero, in cui è presente liber / est Sancte / Iustine»38, a testimoniare che i pitolo39 e questa doveva essere la norma anche il riferimento alla primitiva congregazione volumi, chiaramente appartenuti a un progetto per gli altri monasteri della congregazione40. di Santa Giustina, denominata “de unitate” o unitario, sono stati interamente allestiti a Santa Da San Giorgio Maggiore ci è pervenuto an- dell’osservanza43 (Fig. 9). Giustina, ricevendo nel monastero anche la par- che un altro importante manoscritto delle Isti- L’annotazione, in tutto simile a quelle pre- ticolare legatura con la nota impressa. tuzioni di Cassiano, del primo Cinquecento, che senti sui volumi di altri cenobi benedettini, è L’inventario quattrocentesco di Santa Giu- contiene un’esposizione anonima delle dottrine conforme a quanto stabilito da una delibera stina ci fornisce anche la notizia che i testi di di Cassiano e Prospero di Aquitania riguardo del Capitolo generale del 1434, secondo la qua- Cassiano dovevano essere letti ad alta voce dalla alla grazia e al libero arbitrio41. La tesi del ruo- le tutti i monasteri che entravano a far parte lo del libero arbitrio infine sostenuta dimostra della congregazione di Santa Giustina erano come i monaci di San Giorgio fossero sensibili tenuti ad apporre sui loro codici la nota di ap- alle tematiche della riforma, enunciate a Vene- partenenza alla superiore congregazione e d’u- 37 I codici di Giovanni Cassiano sono elencati ai numeri 44 318-320 e devono quindi essere entrati in biblioteca nel 1453 o zia già nel 1526 dal benedettino Gregorio Bor- so al monastero . poco dopo. Il 1453 è infatti l’anno in cui il bibliotecario di San- nato nella sua operetta manoscritta De hominis Il secondo manoscritto esposto, contenen- ta Giustina assumeva la cura dei libri avvertendo, in una nota in 42 calce al numero 316, che da quel momento l’inventario si sarebbe arbitrio opus vere aureum pium et catholicum . te i Sermoni di Leone Magno, di pregevolissi- incrementato (Cantoni Alzati 1982, pp. 18, 90-91). I tre manoscrit- Il manoscritto quattrocentesco di Cassia- ma fattura, è più tardo, assegnato al settimo ti presentano anche la segnatura alfanumerica in sequenza, S14, no appartenuto a San Giorgio riporta la nota o all’ottavo decennio del secolo, e la prescritta T14, V14: tale segnatura fu abbandonata dopo il numero di inven- tario 454, probabilmente intorno al 1461, quando fu edificata la sede della biblioteca (Barile 1999, p. 62). L’attribuzione alla mano di Mattia de Salveldia si deve a Elisabetta Barile (Barile 1993, pp. 77-78; Barile 1994, p. 103. Su Mattia de Salveldia si veda anche 43 Ms. 857, c. 252v: «Iste liber est monachorum congre-

Trolese 2014, pp. 116-117. 39 Figurano infatti elencati nell’Ordo librorum legendorum gationis Sancte Iustine aliter unitatis nuncupate ordinis sancti in capitulo, a c. 9r dell’inventario (Cantoni Alzati 1982, pp. 9, 188). 38 La legatura del ms. 1053 presenta la pelle originale in Benedicti de observantia deputatus ad usum monachorum mona- parte recuperata e incollata su piatti di rifacimento. Sulla legatura 40 Collett 1985, p. 86. sterii Sancti Georgii Maioris de Venetiis» (segue «78», segnatura Fig. 8. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 851, prima carta con nota del ms. 16 della Biblioteca Rosminiana di Stresa i punzoni ripor- 41 B.U.P., ms. 833, cc. 125v-129v. aggiunta di mano del XVIII sec.). di proprietà di Santa Giustina tano: «Iste liber est Sancte Iustine de Padua». 42 L’operetta fu stampata solo nel 1571: Collett 1985, p. 87. 44 Leccisotti 1930, p. 40.

48 LA BELLEZZA NEI LIBRI I CODICI RACCONTANO - Lavinia Prosdocimi 49 annotazione ha perduto ormai il riferimento poi demolita nel 1614 per far posto al chiostro Nel 1806, come riferito da Giovanni Ros- denti in parte manoscritti ma per lo più, come alla denominazione “de unitate” risalente ai palladiano e alla magnifica libreria progettata si, alcuni antichi cataloghi ancora esistenti a pare, libri a stampa senza indicazione di data: primordi della congregazione45. da Baldassarre Longhena e realizzata tra 1654 San Giorgio Maggiore elencavano non poche la citazione si limita generalmente ad autore e Le più antiche opere di Cassiano devono e 167150. La biblioteca conobbe il suo periodo edizioni del primo secolo della stampa, che a titolo dell’opera, a volte solo all’uno o all’altro, aver trovato posto nella “libraria vechia” di più splendido proprio nella seconda metà del quell’epoca non si trovavano più, e di pochis- riportati in un ordine alfabetico approssimati- San Giorgio, di cui ben poco si sa46, se non che Seicento quando, grazie ad acquisti, doni e la- simi manoscritti rimaneva traccia54, nessuno vo; è quasi sempre indicato il formato. Alcuni ha preceduto la “libreria nova”, la biblioteca sciti, si dotò di una ricchissima raccolta51. comunque anteriore al XV secolo55. titoli sono depennati, altri aggiunti in seguito medicea fatta erigere tra 1471 e 1478 a spese Nel tempo che intercorse tra l’abbando- Non essendo pervenuto alcun inventario alla prima stesura. A margine alcune brevi an- dei Medici47, secondo la tradizione riporta- no della biblioteca medicea e il passaggio alla della biblioteca medicea, ad eccezione di un notazioni sembrano riferirsi all’assegnazione ta dalla principale fonte di riferimento per la nuova sede molti preziosi libri andarono però breve elenco di diciannove manoscritti com- di alcuni libri60. storia del monastero, l’Istoria dell’isola di San dispersi52. Secondo un’affermazione del Vasa- pilato da Marin Sanudo tra fine ‘400 e inizi A una prima osservazione risulta interes- Giorgio Maggiore di Fortunato Olmo48, il cui ri, non confermata dalle fonti, i codici quattro- ‘50056, si ignora, affermava Ravegnani57, quan- sante la presenza, con testi biblici e di devo- autografo si conserva presso la Biblioteca Uni- centeschi erano stati donati da Cosimo de’ Me- ti e quali libri contenesse all’epoca la libreria zione61, di opere umanistiche e prettamente versitaria di Padova49. La biblioteca medicea fu dici dopo la sua permanenza nel monastero; veneziana. filologiche, insieme a edizioni erasmiane e di secondo l’Olmo parte dei manoscritti era stata A questo proposito dobbiamo accennare autori lontani dall’ortodossia62. Alcune voci “dettata da monaci”53. alla presenza, tra le carte d’archivio relative alla potrebbero forse riferirsi a libri appartenuti biblioteca di San Giorgio Maggiore58, di un in- all’umanista Raphael Regio, che nel 1520 morì 45 Ms. 1454, c. 137v : «Iste liber est congregationis mona- chorum Sanctae Iustinae deputatus monasterio Sancti Georgii ventario cinquecentesco, finora, a quanto con- Maioris de Venetiis ac signatus numero 413». sta, non rilevato: Inventarium librorum domini 46 Citata in una nota d’archivio, la “libraria vechia” non era Leonardi Vicentini59. Si tratta di un foglio che 60 Accanto alla voce «Lucubrationes et de lingua latina fu proseguita e ampliata dal benedettino Marco Valle, monaco probabilmente un edificio appositamente edificato, ma piuttosto riporta, su recto e verso e su due colonne, un Laurentii Valae», ad esempio, è indicato «Don Francesco»; il «No- un locale del monastero adibito a biblioteca (Ravegnani 1976, pp. di San Giorgio Maggiore, che scrisse De monasterio et abbatia vum Testamentum cum scoliis d. Isidori in 8.» (depennato) dove- 16-17). In precedenza i manoscritti dovevano essere conservati S. Georgii Maioris, pervenuta in due manoscritti autografi data- elenco di libri costituito da 132 voci compren- va essere destinato «Al padre don Eusebio», il cui nome compare nella sacrestia, come riporta un inventario dei beni del monastero ti 1693, conservati nella Biblioteca del Museo Correr di Venezia anche a fianco della «Biblia Colinei parva in 5 voluminibus»; il del 1362, edito in Damerini 1956, pp. 244-248; le voci riferite ai (Gradenigo-Dolfin 110 e ms. Cicogna 2131). Un altro manoscritto «De rebus moribusque omnium gentium in 8.» doveva invece an- manoscritti sono elencate in Ravegnani 1976, pp. 73-76. autografo dell’Olmo, Translatio sancti Stephani, citato in Rave- dare collocato «in historia». gnani 1976, p. 48, è identificabile nel ms. 1629 della Biblioteca 47 L’opinione di Giorgio Vasari, che la biblioteca medicea sia 61 Compaiono per esempio, oltre alla «Biblia Colinei par- 54 Rossi 1834, p. 262. Giovanni Rossi, nominato dal De- stata edificata nel 1433 da Cosimo de’ Medici, durante il suo esilio Universitaria di Padova. manio “delegato alle biblioteche e agli archivi delle corporazioni va» sopra citata, una «Biblia Ruberti Stephani in 8.», un «Brevia- veneziano, ad opera di Michelozzo Michelozzi, non è supportata 50 Ravegnani 1976, pp. 35-44. religiose”, fu incaricato di occuparsi della catalogazione dei libri rium miniatum de carta caprina in 8.», un «Breviarium in stampa dalle fonti storiche: è invece probabile che il progetto di Cosimo 51 Molti libri furono rilegati e ornati a cura del monaco superstiti della biblioteca di San Giorgio Maggiore e nel 1806 re- Stagnini, in 8.» sia stato attuato dai suoi successori (Ravegnani 1976, pp. 16-24). Vettore Zignoni, benemerito del monastero (Ravegnani 1976, p. dasse il Catalogo de’ manuscritti riputati più pregievoli della Biblio- 62 Tra queste citiamo in particolare «Comentaria Sadoleti 48 Professo a San Giorgio Maggiore nel 1595, Fortunato 44; Rossi 1834, p. 600). Alcuni volumi ora all’Universitaria con- teca di S. Giorgio Maggiore, edito in Ravegnani 1976, pp. 82-97. super epistolas ad Romanos [...], in 8.» (depennato), l’opera teo- Olmo fu lo storico di San Giorgio come il Cavaccio lo fu per Santa servano le caratteristiche legature in cartone o in pergamena con logica più nota del cardinale Jacopo Sadoleto, raffinato umanista 55 Ravegnani 1976, p. 13. Giustina: Rossi 1834, p. 241. i dorsi dipinti a motivi floreali, che dovevano creare un bellissimo amico di Pietro Bembo, composta nel 1535, che attirò sospetti di 56 M. Sanudo, Opuscula manuscripta in Bibliotheca Sancti 49 B.U.P., ms. 285. Iniziato nel 1607, è redatto in due ver- effetto decorativo lungo gli scaffali della biblioteca. eresia e fu condannata; inoltre «Comentaria Doleti in lingua latina Georgii Maioris, edito in Ravegnani 1976, pp. 76-77. sioni, latina (cc. 1r-389v) e italiana (cc. 391r-551v), che riporta- 52 Giuste le preoccupazioni dell’Olmo riguardo al trasferi- in 8.», il dizionario latino etimologico, capolavoro di filologia, pub- no la storia del monastero fino al 1480 nel testo latino e fino al mento dei libri («se non periranno, il che si deve molto temere...»: 57 Ravegnani 1976, p. 24. blicato tra 1536 e 1538 dall’umanista francese Étienne Dolet, che 1559 in quello italiano. Una copia si conserva nella Biblioteca del Ravegnani 1976, pp. 35-36). 58 A.S.V., San Giorgio Maggiore, ba. 27, fasc. VI. Libreria. fu arso sul rogo a 37 anni, colpevole di eresia. La presenza di libri Seminario Patriarcale di Venezia, ms. 602: da questa è tratta la 53 Ravegnani 1976, pp. 24-25, 33. Certamente esemplati nel 59 Potrebbe forse trattarsi di D. Leonardus a Vincentia, proibiti a San Giorgio Maggiore verrà poi evidenziata in occasione trascrizione del testo italiano, pubblicata da Sergio Baldan, che monastero, come attestano le sottoscrizioni, i mss. 523 (sec. XV), professo a San Giorgio il 7 giugno 1528, poi abate di Santa Maria dell’inchiesta condotta dalla Congregazione dell’Indice nelle biblio- non cita l’autografo padovano (Baldan 2012). L’opera dell’Olmo 1332 (a. 1475), 1323 (a. 1512). di Lacroma (Ragusa): Bossi 1983, p. 191. teche degli ordini regolari (Fasanella 2001, pp. 291-299).

50 LA BELLEZZA NEI LIBRI I CODICI RACCONTANO - Lavinia Prosdocimi 51 lasciando la sua biblioteca di opere greche e inventari rimasti. Con ogni probabilità si trat- proprietà quattrocentesca, seguita dal numero bra essere “894”, assegnato al ms. 1008: Loren- latine al monastero di San Giorgio Maggiore63. tava di una raccolta importante al pari di quel- d’ordine progressivo. Riguardo agli incuna- zo Giustinian, Liber de institutione et regimine L’elenco rinvenuto, di cui si darà conto la di Santa Giustina65. boli, che dovevano essere inventariati in serie prelatorum69. nel dettaglio, potrà contribuire a documen- L’inventario della biblioteca benedettina unica con i manoscritti, come si riscontra an- Considerata la scarsa documentazione su tare l’orientamento culturale e teologico di padovana, proseguito fin verso la fine del Quat- che nell’inventario di Santa Giustina, dei 17 cui ci basiamo, questi numeri ci permettono di San Giorgio nella prima metà del Cinquecen- trocento, elenca 1337 titoli, comprendendo an- volumi appartenuti a San Giorgio ora all’U- ipotizzare una raccolta davvero notevole anda- to, quando il monastero era un importante che i libri “impressi”66. niversitaria, contenenti complessivamente 22 ta in massima parte dispersa70. centro di cultura e nel bellissimo giardino Dei 157 manoscritti appartenuti a San edizioni del XV secolo, una decina presenta la Dobbiamo ancora rilevare, riguardo al ma- dell’abbazia teologi e intellettuali, cardinali e Giorgio Maggiore e conservati all’Universita- nota tipica quattrocentesca seguita dal nume- noscritto di Leone Magno (Cat. 24), la presenza aristocratici veneziani discutevano di lettere e ria67, appena una ventina presenta la nota di ro di inventario. Il numero d’ordine più alto della marca incisa raffigurante il leone di san filosofia e dibattevano le tematiche della rifor- documentato dalle note sembra essere “944”, Marco «custos vel ultor», apposta nel 1789 dal ma luterana64. riferito all’incunabolo segnato Sec. XV 445, bibliotecario della Marciana Jacopo Morelli sui Riferendoci comunque ai dati che si rica- contenente due edizioni veneziane di Cicero- volumi più preziosi delle librerie claustrali ve- 65 Come affermava Barry Collett, è una sfortuna che non 68 vano dalle note quattrocentesche presenti nei si sia conservato per San Giorgio Maggiore un inventario come ne, datate 1488 e 1492 (Fig. 10). Il numero neziane, per indicarne l’appartenenza allo Stato manoscritti ora all’Universitaria, possiamo ri- quello di Santa Giustina perché nel tardo Quattrocento la biblio- più alto che si riscontra tra i manoscritti sem- veneto e prevenire possibili sottrazioni71. levare che i codici posseduti all’epoca da San teca doveva essere di qualità e i monaci avevano fama di grande Dei diciannove manoscritti elencati nella cultura, tanto che il cardinal Bessarione aveva pensato in un pri- Giorgio Maggiore dovevano essere in numero mo tempo di lasciare i suoi codici greci al monastero benedettino Nota dei migliori codici manoscritti [...] della ben superiore di quanto riportano gli scarni (Collett 1985, p. 33). cominciai per di Lei ordine ad acudire al disimbarazzo dell’arsenale Libreria di S. Giorgio Maggiore, redatta dal Mo- 66 Gli stampati si infittiscono naturalmente nell’ultima librario di S. Anna, che fu veramente il primo giorno del mese di relli, se ne riconoscono nove ora alla Bibliote- parte dell’inventario, verso la fine del secolo, ma non mancano decembre dell’anno scorso, la cui nomina ministeriale non avven- inserimenti tra i manoscritti precedentemente acceduti, in sosti- ne che nella metà del gennaro dell’anno corrente»), n. 118: Niccola ca Universitaria, che conservano la marca col tuzione di volumi per qualche motivo mancanti (Cantoni Alzati Giuseppe Dainese a Daniele Francesconi, 16 marzo 1815 («Il catalogo leone marciano e che rappresentano quindi 63 Ravegnani 1976, p. 28; Collett 1985, p. 34. Non si co- 1982, p. 21). generale era stato consegnato al signor padre bibliotecario France- parte del patrimonio manoscritto più rilevante nosce la consistenza della biblioteca di Raphael Regio, che non 67 Sono in gran parte riconoscibili tra i 185 elencati nel 1806 sconi sino dal mese di maggio del 1811 per trasmetterlo all’allora go- 72 lasciò testamento né un elenco dei suoi libri. Fine conoscitore dal Rossi nel Catalogo de’ manuscritti riputati più pregievoli, sopra verno di Milano»). La copia fedele del catalogo (ms. 2256) fu invece della biblioteca benedettina . del greco, fu lettore di umanità a Padova, dove sostenne un’aspra citato, e tra i 174 elencati nel 1811 da Giuseppe Dainese nel Catalogo compilata da Francesco Pedrollo sotto la direzione del Dainese en- disputa con Giovanni Calfurnio, e a Venezia, dove tra l’altro pro- generale, ossia riunione di tutti gli elenchi de’ libri scelti dalle bibliote- tro il principio del 1813, come si ricava da un inciso nella relazione nunciò l’orazione funebre di Aldo Manuzio. Potrebbero essergli che delle corporazioni regolari concentrate nel già convento di S. Anna del Francesconi conservata in A.B.U.P., I Serie, Ba 6. 2, 119: Notizie appartenute alcune edizioni probabilmente aldine, come «Euri- di Padova, ms. 2250 della Biblioteca Universitaria (Catalogo genera- al signor Ispettore professor reggente Franceschinis. Padova, Milano 4 69 Riconoscibile nell’elenco del Sanudo, n. 6; nel catalogo pidis [sic] grecus in 8., cum latino» (forse identificabile con Euri- le 1811, pp. 147-152). Riguardo al Catalogo generale, in precedenza marzo 1815 («Io già aveva meco una copia del detto catalogo datami del Rossi, n. XCVI; nel Catalogo generale 1811, p. 150 n. 92. pides, Hecuba, et Iphigenia in Aulide tragoediae in latinum tralatae assegnato al 1815, si precisa che Giuseppe Dainese, incaricato di dal signor dottor Dainese medesimo sul principio del 1813 formata [sic] Erasmo Roterodamo interprete, Venetiis, in aedibus Aldi, redigere il catalogo dei libri scelti il I dicembre 1809, lo completò dal signor Giovanni Battista Pedrolo»). Sulla controguardia ante- 70 Un lavoro di ricognizione nelle biblioteche italiane e mense Decembri 1507, 8°) e «Homerus grecus in duobus volu- entro maggio 1811, come si deduce da alcuni documenti conservati riore del ms. 2256 è riportata una nota di mano del Francesconi, straniere potrebbe portare a una parziale ricostruzione della do- minibus in 8.» (Venezia, Aldo Manuzio, [dopo il 31] ottobre 1504, nell’Archivio della Biblioteca: A.B.U.P., I Serie, Ba 6. 2. Atti relativi in cui il bibliotecario dà conto del diverso numero di pagine nella tazione quattrocentesca della biblioteca di San Giorgio Maggiore 8°, 2 v.); inoltre potrebbero risalire al Regio gli «Apophtegmata ai libri dei conventi soppressi dal Regno Italico (1806-1817), n. 72: copia del catalogo e nell’originale redatto dal Dainese, «dal qual essa (per gli incunaboli, grazie anche alle potenzialità del programma Plutarchi in 8.», di cui l’umanista approntò la traduzione latina Niccola Giuseppe Dainese a Giovanni Scopoli, direttore generale del- è trascritta a pagina per pagina dal signor Francesco Pedrollo sotto di catalogazione MEI, Material Evidence in Incunabula, è in cor- per i tipi di Rusconi a Venezia nel 1508. la Pubblica Istruzione, Padova 3 agosto 1810 («Il catalogo de’ libri il signor Giuseppe dottor Dainese autore benemerito del catalogo, so una ricerca in questo senso ad opera di Cristina Dondi, Dorit 64 Con l’abate Gregorio Cortese si riunivano Reginald Pole scielti s’è incominciato sin dal primo decembre del passato anno del qual egli a me diede questa copia da me sempre ed adesso tenuta Raines e chi scrive). e Benedetto Fontanini, Gasparo Contarini e Marcantonio Flami- 1809 [...] ma simil fatica eseguita totalmente da me solo non può per conforme. 20 novembre 1815»: la data si riferisce evidentemente 71 La Cute 1929, p. 4; Ravegnani 1976, pp. 51-52. nio: sensibili alle esigenze di rinnovamento religioso, auspicava- risultare che relativa alle eseguibili funzioni d’una sola persona»), alla stesura dell’annotazione. 72 La marca del Morelli compare, oltre che sul ms. 1454, no una mediazione con le posizioni protestanti sul piano dogma- n. 75: Niccola Giuseppe Dainese al bibliotecario Daniele Francesconi, 68 Cfr. IGI 2950 (Sec. XV 445/1) e IGI 2940 (Sec. XV 445/2); sui mss. 1278 A (A. Valier, Dierum canicularium Dialogi XIX), 1238 tico e teologico. Si veda in particolare Urbani 2011, pp. 111-113. Padova 14 agosto 1810 («A Lei non dee esser ignoto il tempo in cui il volume è identificabile nel Catalogo generale 1811, p. 145, n. 35). (G. Roscio Ortino, Historiarum vicecomitum Epitome), 263 (O.

52 LA BELLEZZA NEI LIBRI I CODICI RACCONTANO - Lavinia Prosdocimi 53 Un altro esemplare dell’Agiodiarum accom- di blu, porpora e violetto; punteggiano il testo pagnato da altri testi del Barozzi si conserva diverse piccole iniziali semplici a colori e in presso la Biblioteca Capitolare di Padova nel ms. polvere d’oro; molto particolare la resa dell’i- C44, esemplato dallo stesso Giovanni Barozzi niziale S blu su fondo oro e ocra all’inizio della che nella gratiarum actio indirizzata al vesco- praefatio (Fig. 11-13). vo riporta in chiusura un’indicazione di data: La forma delle lettere, il particolare cro- «Vale mense Augusto M.CCCC.LXXXXI.», non matismo e la resa decorativa, pur nella sem- presente nel codice dell’Universitaria76. plicità formale, trovano confronto nelle ini- Rispetto all’esemplare della Capitolare, l’Agio- ziali di prodotti coevi di grande pregio rea- diarum dell’Universitaria è molto meno accurato, lizzati da Antonio Maria da Villafora per il presentando non poche cancellature, correzioni vescovo Barozzi, come il Pontificale della Ca- e integrazioni; i titoli, riportati da mano diversa, pitolare, ms. E4 (1490) e l’Omeliario, ms. A46 sono frequentemente corretti e sovrascritti: si (ca. 1494)77. Fig. 10. Padova, Biblioteca Universitaria, Sec. XV 445, c. 72r, nota di proprietà di San Giorgio Maggiore tratta forse di una prima stesura, preparatoria per la redazione delle opere da dedicare al vescovo, I codici dunque raccontano il lavoro di compiute nel ms. Capitolare C44. amanuensi, decoratori e legatori, le vicende di La decorazione però rivela grande qua- possessori e di bibliotecari che hanno raccol- lità. Si riconoscono i modi di Antonio Maria to con passione i testi che racchiudono le te- da Villafora, il miniatore di origine polesana, stimonianze della nostra cultura, raccontano Tra questi in particolare vorrei segnalare appunto il poema Agiodiarum, una raccolta di che ebbe grande parte nell’allestimento della la storia di ricchissime biblioteche claustrali il codice indicato nella Nota alla voce «Joannis inni per le feste dei santi secondo il calendario biblioteca privata del vescovo umanista Pietro formatesi nei secoli e in pochi anni andate di- Barocii Agiodiarum libri IV. Cod. cart. in f° del di rito romano, con ogni probabilità autogra- Barozzi. Lettere iniziali tridimensionali, se- sperse. L’occasione della mostra ha permesso sec. XV. Opera inedita»73, identificabile nel ms. fo di Giovanni Barozzi. L’opera è dedicata al condo la tipologia “mantiniana”, principiano i di far conoscere e valorizzare quanto rimane 1496 della Biblioteca Universitaria, che riporta vescovo Pietro Barozzi, che fu mecenate e pro- libri in cui è ripartita l’opera, rilevate nei co- delle antiche raccolte, evidenziando ancora tettore del cugino Giovanni74. Il manoscritto lori porpora, blu e verde e ornate a racemi su una volta la ricchezza e l’importanza del no- era pervenuto a San Giorgio Maggiore «dono un fondo campito nelle sfumature monocrome stro patrimonio. 75 Panvinio, De basilica, baptisterio et patriarchio Lateranensi libri datus a quodam lectore Vicentino» . IV, de gente Fregepania, Matthaeia et Maxima), 285 (il già citato F. Olmo, Istoria dell’isola di San Giorgio Maggiore di Venezia), 164 (F. Bustron, Storia di Cipro), 1496 (G. Barozzi, Agiodiarum libri IV), 76 Padova, Biblioteca Capitolare, ms. C44, c. [127]r: Bernar- 274 (T. Boccalini, Ragguagli di Parnaso: si tratta del secondo dei dinello 2007, I, pp. 415-418. Ringrazio per la gentile disponibilità il due Zibaldoni notati dal Morelli, incipit ed explicit corrispondono direttore della Biblioteca Capitolare don Stefano Dal Santo che mi infatti a quelli indicati da Giovanni Rossi per il II volume, Rossi ha dato l’opportunità di esaminare il codice. La mano di Giovanni 77 Manoscritti miniati 2014, II, pp. 935-942 sch. 194-195 di 1834, p. 604 e Ravegnani 1976, p. 83), 272 (Gregorio da Catino, 74 Per la biografia di Giovanni Barozzi si veda in partico- Barozzi è stata riconosciuta da Silvio Bernardinello anche in un F.L. Bossetto. Sul miniatore in particolare: Bagatin 2001, Mariani Chronicon Farfense). I manoscritti sono stati in parte identificati lare Meneghin 1969, pp. 122-128, e Gios 1977, p. 317 nota 15. P. altro codice della Capitolare, il ms. A35 che contiene il De Genesi Canova 1997, Mariani Canova 2002, Toniolo 2007b, Toniolo 2012a. in Ravegnani (Ravegnani 1976, pp. 57-58 nota 158). Gios conferma i natali illegittimi di Giovanni Barozzi e ne colloca di Sant’Agostino e risulta decorato da Antonio Maria da Villafora: Per gli interventi di Antonio Maria da Villafora negli incunaboli 73 Il Ravegnani non lo elenca tra quelli notati dal Morelli e in- la morte tra 27 giugno e 13 agosto 1499. Bernardinello 2007, I, p. 66; Manoscritti miniati 2014, II, pp. 928- dell’Universitaria: Villani 2007. Ringrazio vivamente Federica To- viati a Padova dopo la soppressione (Ravegnani 1976, pp. 55-58, 82). 75 Come ci informa una nota nello stesso ms. 1496, a c. 2r. 930 sch. 191 di F.L. Bossetto. niolo per la gentile assistenza.

54 LA BELLEZZA NEI LIBRI I CODICI RACCONTANO - Lavinia Prosdocimi 55 QUALCHE RIFLESSIONE SU SCRITTURE E STRUTTURE di Nicoletta Giovè Marchioli

Un catalogo speciale come è questo de- parte dei manoscritti esaminati provenga da dicato ai codici della Biblioteca Universita- due celeberrime biblioteche padovane, e cioè ria di Padova rischia di essere talora un in- la Biblioteca del convento agostiniano degli sieme non sempre troppo omogeneo, talora Eremitani e la Biblioteca del monastero bene- addirittura disarmonico, di oggetti legato da dettino di Santa Giustina: assai differenti, per un filo che può rivelarsi molto sottile. Que- cronologie, costituzione, contenuti, ma certo sto, in particolare, è un catalogo speciale per accomunate dall’avere posseduto grandi e im- due motivi, perché sostanzialmente due sono portanti raccolte librarie. state le discriminanti che hanno di fatto de- Torno però al paventato rischio inizia- terminato la scelta dei materiali da studiare le di raccogliere un materiale incoerente, ed esporre. Un criterio di selezione, esplici- un rischio che in questo caso non si è corso, tamente seguito, è relativo a una importante dal momento che i codici descritti, ordinati Fig. 12 caratteristica strutturale dei codici e un altro, cronologicamente, oltre che tematicamente, in realtà emerso da una valutazione comples- costituiscono invece una sorta di ideale al- siva a posteriori, una volta raccolto il gruppo bum paleografico-codicologico, che rappre- dei materiali, è relativo alla loro provenienza. senta efficacemente una parte importante e La combinazione fra i due ha definito dun- ben connotata della produzione libraria, non que la fisionomia di un corpus di manoscritti solo in Italia, fra l’avvio del tardo medioevo che hanno tutti una decorazione che li scan- e gli anni iniziali del Cinquecento. Abbiamo disce e, ulteriore tratto unificante, proven- insomma a che fare con una serie di esem- gono in moltissimi casi (non però in tutti), pi, perfettamente coerenti fra di loro e che si Fig. 11. Padova, dalle raccolte librarie di importanti insedia- possono collocare in una sequenza diacroni- Biblioteca Universitaria, ca che non presenta di fatto soluzione di con- ms. 1496, c. 5r menti religiosi, regolari e mendicanti, specie di Padova, ma anche di Venezia. Si tratta di tinuità, in particolare delle scritture librarie Fig. 12. Padova, una circostanza che è stata ben spiegata an- canonizzate che si utilizzano fra il pieno XII Biblioteca Universitaria, ms. 1496, c. 26r che da Federica Toniolo, e che naturalmente e tutto il XV secolo, oltre che delle diverse compare, ampiamente espressa, in ciascuna tipologie librarie che, in questo lungo arco Fig. 13. Padova, Biblioteca Universitaria, delle schede relative ai codici in questione, temporale, si producono in relazione anche ms. 1496, c. 2v ma varrà la pena sottolinearla anche in que- ai tipi di testi che sono destinate a contenere. Fig. 11 Fig. 13 sta sede, ricordando almeno come una gran Proprio l’intreccio fra contenuto e contenito-

56 LA BELLEZZA NEI LIBRI QUALCHE RIFLESSIONE SU SCRITTURE E STRUTTURE - Nicoletta Giovè Marchioli 57 re, a sua volta osservato nella sua veste grafica in vario modo, dall’essere cioè interlineare stilistici che più la contraddistinguono, ap- tà in filigrana le caratteristiche materiali pro- e nella sua struttura codicologica ha creato, (dunque fra riga e riga di scrittura), all’inse- punto la spezzatura dei tratti e, soprattutto, prie anche di un’altra tipologia di libri, che nel corso dei secoli e nel corso di questi se- rirsi nelle colonne di scrittura di seguito a un delle curve. Una scrittura, quella testuale, di peraltro trovano, fra i codici in mostra, un coli in particolare, prodotti dalla fisionomia blocco di testo, all’essere marginale (dunque cui avremo modo di osservare anche le diver- bell’esempio. Mi sto riferendo alle cosiddette estremamente formalizzata e riconoscibile, in collocata negli spazi marginali ma senza una se declinazioni geografiche e cronologiche. La Bibbie atlantiche, un frammento delle quali si cui la corrispondenza biunivoca sopra appe- disposizione precisa e preordinata), all’essere minuscola di transizione partecipa evidente- trova all’interno del ms. 1273 (Cat. 1), in cui na evocata viene rispettata regolarmente, nel infine inquadrante (dunque disposta nei mar- mente di alcune delle caratteristiche grafiche funge da foglio di guarda posteriore. Si tratta mentre non mancano certo gradazioni diverse gini, in uno, in più o in tutti), sino a creare delle due scritture in mezzo alle quali si col- di un foglio ancora una volta in minuscola di sia del livello di stilizzazione delle scritture, una vera e propria cornice che appunto in- loca idealmente, conservando alcune scelte transizione, perfettamente coevo all’esempio in una più o meno forte, talvolta decisamente quadra il testo. Nel caso specifico abbiamo a dell’una e anticipando alcune scelte dell’altra. precedente, con cui condivide anche le inizia- debole aderenza al loro canone, sia realizza- che fare con uno dei libri più importanti del Ma per tornare al testimone del Codex, va li geometriche, ma non le dimensioni, che di zioni altrettanto semplificate dei manufatti, Corpus iuris civilis giustinianeo, dunque il Co- osservato come nelle sue pagine le glosse si norma nelle Bibbie atlantiche sono molto am- che rivelano attenzioni di spessore diverso, o dex, in una interessante esecuzione dell’ulti- intreccino e si sovrappongano, secondo una pie: sebbene le misure attuali siano di poco forse meglio vere e proprie disattenzioni ri- mo quarto del XII secolo. Interessante anche prassi molto consueta, per cui gli interventi superiori a quelle del Codex, è evidente che spetto all’articolata struttura che esibiscono per la scrittura, assai riconoscibile. Si tratta dei singoli lettori, che sono anche dei com- il foglio sia stato pesantemente rifilato, tan- i libri tardomedievali dall’elevato standard di infatti di una minuscola di transizione (che mentatori, si accostano e si integrano, succe- to che sono stati eliminati i margini interno, confezione. ritroveremo anche in altre attestazioni), dun- dendosi nel tempo, come appunto accade nei superiore e inferiore, tagliando di fatto anche Varrà la pena di abbandonare le propo- que di quella scrittura che, come il suo stesso fogli del volume dell’Universitaria, in cui si delle lettere, se non interi righi di scrittura. sizioni astratte e invece sfogliare idealmente nome indica, si utilizza nel momento di una distinguono gli apporti sia del copista che di È necessaria, a questo punto, una rifles- i volumi esposti, per coglierne le caratteri- transizione grafica importante. In questo caso altre mani posteriori, anche di due secoli. In sione ulteriore. Nella storia della produzione stiche e collocarli, come ideali tessere di un il passaggio che dalla minuscola carolina, la questo caso abbiamo a che fare con un libro libraria in alfabeto latino la Bibbia, il Libro ideale mosaico, al posto giusto per realizza- scrittura libraria canonizzata che ha domina- di formato decisamente medio (misura infatti per eccellenza della religione cristiana, il cu- re la visione complessiva di quanto si muove to l’Europa grafica a partire dalla fine dell’VIII mm 331 × 202, sebbene appaia evidente che stode della parola di Dio che in qualche modo nell’ambito della produzione libraria italiana, secolo, scrittura che potremmo chiamare an- sicuramente il margine superiore - e forse an- la rappresenta, sintetizzandola e racchiuden- e anche latamente europea, in un torno signi- che e meglio littera antiqua, per utilizzare la che quello esterno – è stato rifilato), che non dola in un oggetto che dunque deve avere ne- ficativo di secoli. terminologia paleografica coeva, porta alla si accosta quindi alle dimensioni dei codici cessariamente delle caratteristiche materiali Non possiamo non partire dal ms. 688 littera textualis (per usare ancora una volta il giuridici tardomedievali, ben più ampie, dalla di grande, se non massima, solennità, è stata (Cat. 2), che non solo ci porta nel XII secolo, termine presente nelle fonti coeve), dunque tipica decorazione, prevalentemente a motivi declinata in una grande varietà di forme, al- dunque al punto di partenza del nostro viag- la nuova libraria canonizzata tardomedievale geometrici. cune assai tipiche e riconoscibili, associando gio virtuale, ma ci mette anche a contatto con che molto spesso e altrettanto impropriamen- E proprio la decorazione, accanto all’im- così al testo biblico una particolare struttura una tipologia di manoscritti, quelli giuridici, te viene indicata come “gotica”, in un discu- pianto generale della mise en page dunque del codicologica, un particolare assetto decorati- i quali hanno spesso una facies riconoscibile, tibile accostamento allo stile artistico domi- modo in cui la pagina è organizzata per inse- vo, una particolare tipologia grafica. Bisogna che deriva dalle modalità di interazione fra il nante dell’epoca, in cui si accentua il gusto rire il testo al proprio interno, definendo gli fra l’altro tenere in considerazione un ulterio- testo e la glossa, presente non sempre ma qua- per gli elementi slanciati e per l’arco a sesto spazi destinati rispettivamente allo specchio re elemento, e cioè il fatto che il testo bibli- si sempre, e che può essere disposta appunto acuto, e per sottolineare uno degli elementi di scrittura e ai margini, lascia vedere in real- co può assolvere a una varietà di funzioni e

58 LA BELLEZZA NEI LIBRI QUALCHE RIFLESSIONE SU SCRITTURE E STRUTTURE - Nicoletta Giovè Marchioli 59 che proprio a seconda delle diverse funzioni Aquisgrana. Ma la storia della Bibbia, anzi, 1634 (Cat. 4), che contiene una parte del Nuo- qualche parola per illustrare le caratteristi- dei codici biblici cambia la forma di questi per meglio dire, delle Bibbie continua e con- vo Testamento e che funge da ottimo esem- che - e dunque le novità - di questa scrittura, stessi codici: la Bibbia è, innanzitutto, se non tinua proprio con le Bibbie atlantiche, così pio, molto spesso questi manoscritti biblici anzi, più correttamente, di queste scritture, soprattutto, un testo liturgico ed entra a far chiamate per le loro cospicue dimensioni, sono accompagnati da un articolato sistema stante le evidenti articolazioni, talora profon- parte necessariamente della dotazione delle che furono prodotte in particolare nell’Italia di glosse, organizzato efficacemente in modo damente divaricate tra di loro, di questo siste- chiese, ma è anche un libro di studio, il testo centrale a partire dalla seconda metà dell’XI tale da consentire immediatamente il collega- ma grafico. La storia della littera textualis è la base per gli studenti universitari di Teologia, secolo nell’ambito della profonda riforma del- mento fra un blocco testuale e la glossa a esso storia di una metamorfosi complessa: la nuo- ed è anche un libro destinato alla riflessione la Chiesa voluta da Gregorio VII. Le Bibbie relativa. Ma le Bibbie parigine non sono solo va scrittura del testo, definita appunto nelle individuale, utile per l’edificazione personale atlantiche, che furono peraltro confezionate quelle che si presentano nel formato conven- fonti coeve nova, o moderna, nasce non tanto ma ad esempio strumento per imparare a leg- per tutto il secolo successivo in particolare in zionale di un manoscritto medio-grande, dal dalla trasformazione della morfologia delle gere. Fare la storia dei codici biblici significa Toscana, ma più in generale in area padana momento che, proprio nello stesso periodo, singole lettere della scrittura che la precede in qualche modo, più in generale, fare anche (come dimostra proprio il frammento dell’U- grazie in particolare all’evoluzione delle tec- cronologicamente, dunque la minuscola caro- una sintetica storia della scrittura latina e niversitaria), sono un manufatto complesso, niche di manifattura della pergamena, che si lina, quanto piuttosto da una riorganizzazio- del libro manoscritto in forma di codice, par- in cui si osserva una intelligente strategia di riesce a produrre riducendone moltissimo lo ne complessiva della scrittura stessa, secondo tendo dalle Bibbie tardo-antiche in scrittura interventi coordinati fra scriptores e miniato- spessore, si realizzano le cosiddette Bibbie principi di razionalità grafica. Si tratta di un onciale (che non a caso qualcuno propone ri, come assai complesse e raffinate sono le miniaturizzate, dunque manoscritti biblici vero e proprio cambio grafico, che avviene in di chiamare “minuscola biblica”, prendendo cosiddette Bibbie parigine. Nei primi decenni che contengono per intero sia l’Antico che il primis nella Francia settentrionale e che di a prestito il nome di una coeva scrittura gre- del Duecento infatti proprio a Parigi si avvia Nuovo Testamento e che sono contraddistinti fatto risulta essere l’esito di un riassetto delle ca utilizzata appunto per trascrivere il testo la produzione seriale di codici biblici dalla da un numero altissimo di fogli (che risulta- strutture grafiche e formali del libro. La spin- biblico), per arrivare alle Bibbie carolingie fisionomia ben riconoscibile, in cui all’atten- no quasi del tutto trasparenti) e, all’opposto, ta definitiva che ha portato a questa transizio- che seguono tutte il modello delle cosiddette zione al testo, che accoglie un nuovo e orga- dalla riduzione sia del modulo delle lettere, ne trova la sua genesi soprattutto nel generale Bibbie di Alcuino, prodotte a Tours sotto lo nico corpus di prologhi ma, soprattutto, una sia, soprattutto, delle loro dimensioni, che si mutamento del rapporto fra scriptor, lector e stretto controllo, anche per quel che concerne divisione rigorosa in versetti, attribuita tra- attestano sui 150 × 100 mm di media, e che li testo, che si impronta alla massima leggibili- la correttezza e l’ortografia del testo, appun- dizionalmente all’arcivescovo di Canterbury rendono evidentemente più che mai tascabili tà. Si definisce così una nuova scrittura per to di Alcuino di York. Si tratta, com’è noto, Stephen Langton - elementi questi che ne age- e dunque facilmente trasportabili. nuovi lettori e per una nuova modalità di let- dell’importante abate dell’altrettanto impor- volano, velocizzandola, la consultabilità - si Con le Bibbie portatili francesi entriamo tura: i nuovi lettori sono gli studenti univer- tante monastero di Saint-Martin appunto di accostano, come fatti stilistici di grande for- decisamente nel mondo così ricco e vivace sitari, la nuova modalità di lettura è silenzio- Tours, che fu anche un fine teologo, ma che fu malizzazione e di immediata riconoscibilità, della produzione libraria tardomedievale, ar- sa, mentale, a fronte di quella orale o ad alta soprattutto il promotore della riforma grafica una decorazione ricca dalle precise scelte cro- ticolata e complessa, diversa per contenuti e voce, propria dell’epoca classica e altomedie- che portò alla canonizzazione della già cita- matiche, l’uso di una pergamena molto lavo- destinatari, ma accomunata, perlomeno per vale. Proprio per aiutare la lettura silenziosa, ta minuscola carolina e uno degli esponenti rata e molto bianca e, soprattutto, una scrit- una grande sua parte, dall’uso dominante, in la scrittura subisce dunque una risistemazio- più significativi e attivi della politica di pro- tura altamente stilizzata, la cosiddetta littera una varietà di stilizzazioni, della già nomina- ne, collo scopo precipuo di giungere più facil- mozione culturale fortemente voluta da Carlo Parisiensis, che rappresenta una tipizzazione ta littera textualis. Prima di osservarne le di- mente al riconoscimento della parola grafica: Magno, per il cui volere guidò la celeberri- fortunata e dall’identità ben definita della lit- verse declinazioni come appaiono all’interno è infatti proprio la parola, e non più la singo- ma Schola Palatina, cenacolo organizzato ad tera textualis. Non solo. Come nel caso del ms. dei codici in mostra, varrà la pena spendere la lettera, a diventare l’unità di base, l’unità

60 LA BELLEZZA NEI LIBRI QUALCHE RIFLESSIONE SU SCRITTURE E STRUTTURE - Nicoletta Giovè Marchioli 61 modulare della scrittura e tutte le scelte strut- area inglese, che trova una sua forma definita uno scriptor che legittimamente può avere trascrivono i testi, una textualis semplificata turali ed esecutive della testuale convergono in particolare nella cosiddetta littera Oxonien- operato fra Bologna e, forse meglio, Padova, schiacciata e più pesante e una textualis più verso questo fine. I codici tardo-medievali sis, tipizzazione grafica legata dunque a una come a Bologna e, forse, a Padova ha lavorato compressa lateralmente, che si può più legit- esposti ancora una volta si dimostrano utili produzione di codici di studio destinati agli il miniatore. Fra le testimonianze più avanti timamente accostare alla littera Parisiensis e e interessanti, perché ci consentono di osser- studenti dell’Università di Oxford, la quale nel tempo è possibile collocare invece il ms. che presenta scelte grafiche proprie delle rea- vare non solo in generale la fase di definitiva condivide con le esperienze di area francese 1405 (Cat. 21), una raccolta di sermoni qua- lizzazioni transalpine, come la lettera a chiu- canonizzazione della nuova libraria, ma an- in particolare la spezzatura dei tratti e delle dragesimali di più autori, fra i quali Iacopo sa oppure la nota tachigrafica per et tagliata che di poter cogliere almeno alcune delle for- curve. Ma è prevalentemente delle scritture da Varazze (come si vedrà, i sermonari sono orizzontalmente. ti differenziazioni che vennero ad affermarsi testuali italiane, spesso nord-italiane, che la codici ovviamente molto presenti nelle biblio- Si impone una osservazione non solo non all’interno del suo canone, differenziazioni mostra esibisce una serie ricca e diversificata teche monastiche e mendicanti e altrettanto accessoria, ma addirittura necessaria. La coe- legate alle diverse aree geografiche in cui la di testimonianze, da realizzazioni più antiche molto presenti, per questi stessi motivi, fra renza sia nella datazione che nella provenien- littera textualis fu adoperata. Infatti in par- e meno tipizzate ad altre invece più tarde e i codici in mostra), in pergamena, con una ze fra scrittura e decorazione, che sembra ticolare nelle università di Parigi e Bologna, fortemente canonizzate. Fra le testimonian- opulenta decorazione attribuibile all’ambi- quasi superfluo dichiarare o attendersi, non nelle quali e per le quali decollò una produ- ze più alte cronologicamente certamente va to veneziano, che offre allo sguardo del let- è invece un elemento sempre assodato, tanto zione seriale di libri di studio destinati ai tan- annoverata la scrittura del ms. 751 (Cat. 11), tore una littera textualis tardissima (verosi- che in più di uno dei codici in mostra è dato tissimi studenti universitari che affollavano le dell’ultimo quarto del Duecento, che contiene milmente dell’ultimo quarto del XV secolo), invece rilevare la mancanza di sincronizzazio- due città - gli uni in particolare testimoni di i Dialogi di Gregorio Magno e la cui decora- che ha perso certamente la fluidità originaria ne (per così dire) di questi due fondamentali testi teologici, gli altri invece di opere giuri- zione si può ascrivere a un miniatore toscano. del suo tracciato, presentandosi rigida, forte- elementi compositivi del libro, che dipende diche, secondo una specializzazione tematica L’attribuzione dell’area di produzione dell’or- mente compressa e verticalizzata, sebbene di da molti fattori diversi, a partire dall’evidente che da subito connotò i due centri universita- namentazione è perfettamente compatibile estrema nitidezza ed eleganza. mobilità di copisti e miniatori. Valgano due ri -, vennero a definirsi due riconoscibilissime con quella in cui si può collocare geografica- Ci porta invece decisamente in Francia casi significativi, a confermare questo stato di e originali stilizzazioni della nuova scrittura mente il codice, scritto in una testuale rotunda il ms. 654 (Cat. 6). Si tratta di un ben rico- cose. Il primo è rappresentato dal ms. 1500 testuale, e cioè appunto la littera Parisiensis e certamente centro-italiana, piuttosto schiac- noscibile codice universitario a due colonne, (Cat. 13), con le Homiliae in Evangelia di Gre- la littera Bononiensis. La prima caratterizza- ciata, che ha comunque compiuto definitiva- sebbene non di grandi dimensioni (misura gorio Magno, scritto in Italia settentrionale ta, oltre che dall’impiego generalizzato di un mente il proprio processo di canonizzazione. infatti mm 283 × 205), che contiene uno di nell’ultimo quarto del XII secolo, la cui mi- inchiostro nero brillante che spicca sul nitore Non mancano anche attestazioni pienamente quell’infinita serie di testi di esegesi scrittura- nuscola di transizione è del tutto dissonante del foglio bianco, da una spiccata spezzatura trecentesche della stessa scrittura, come quel- le che costituivano i riferimenti indispensabi- rispetto alla decorazione, che viene attribuita dei tratti sia diritti che curvi, la seconda inve- la offerta dal ms. 1231 (Cat. 12), una raccolta li da consultare, o da studiare, per gli studenti al cosiddetto Miniatore del consiglio di Carlo- ce piuttosto da forme rotondeggianti: una ca- di sermoni domenicali, membranacea, di pic- di Teologia, quale, in questo caso specifico, la magno, attivo alla fine del terzo decennio del ratteristica questa, comune già alla minusco- colo formato (misura mm 220 × 160) miniata Postilla super Evangelia totius anni di Fran- Trecento. La stessa incompatibilità fra scrit- la carolina che in generale alla littera textualis probabilmente dall’artista bolognese Nerio e cesco degli Abbati, seguita da una raccolta tura e ornamentazione, questa volta per quel di mani italiane, tanto che l’aggettivo che più per questo collocabile nel secondo decennio di Sermones quadragesimales: la decorazione che concerne la loro localizzazione, si ritrova spesso viene utilizzato per rilevarne l’elemen- del XIV secolo, che esibisce una perfetta te- è certamente collocabile nella Parigi di metà nel ms. 1463 (Cat. 9), con una anonima Expo- to identitario più notevole è appunto quello stuale rotunda, nitida, ben eseguita, comple- Trecento, e sia la datazione che la localizza- sitio in Isaiam, databile agli inizi del XIV se- di rotunda. Esiste poi una littera textualis di tamente aderente al suo canone, di mano di zione possono funzionare per le mani che colo. Se la miniatura è con buona probabilità

62 LA BELLEZZA NEI LIBRI QUALCHE RIFLESSIONE SU SCRITTURE E STRUTTURE - Nicoletta Giovè Marchioli 63 veneziana, con altrettanta buona probabilità può essere costituito dal ms. 923 (Cat. 17), riconducono sia la decorazione che l’esile e 1537 (Cat. 25), un orazionale databile al set- francesi sono le due mani che scrivono il co- con l’Expositio super libros De generatione et non perfettamente allineata scrittura, la qua- timo decennio del Quattrocento, il cui foglio dice, usando una littera textualis abbastanza corruptione, opera di Paolo Veneto, grande le, pure posata nella sua esecuzione, tradisce iniziale sembra offrire una sorta di antologia pesante e non troppo curata, seppure chiara, commentatore di Aristotele, che si può datare l’educazione corsiva dello scrivente, scrittura degli elementi che contraddistinguono i libri tracciata con un inchiostro nero, coerente al quarto decennio del XV secolo: ancora una che, tuttavia, non si avvicina per nulla all’e- umanistici di alto livello. Troviamo infatti una con le realizzazioni d’Oltralpe di cui si è sopra volta assistiamo a una sorta di combinazione leganza e ai vezzi della cancelleresca, se non littera antiqua di grande modulo, molto niti- appena fatta menzione. a ossimoro di elementi all’interno del libro, per qualche prolungamento del tratto inclina- da e spaziata, dalle lettere rotondeggianti che La littera textualis dominerà la produzio- dato che la scelta del supporto membrana- to della d rotonda. legittimano la specificazione di rotunda che ne libraria tardomedievale sino a tutto il XV ceo, le dimensioni notevoli (mm 335 × 237), La straordinaria eleganza della minusco- le si può attribuire, accanto a una scrittura secolo, secolo che solo un errore di prospetti- la ricca decorazione (sebbene solo del foglio la umanistica, che chiameremo anche littera distintiva per la quale si utilizzano le forme va ci fa vedere dominato dall’elegante e nuo- iniziale), attribuibile alla mano di un artista antiqua, a sottolineare la sua derivazione imi- della capitale epigrafica restaurata, dunque va scrittura umanistica. Anche in questo caso bolognese noto come Maestro del 1446, che tativa dalla tarda minuscola carolina, in un quella scrittura maiuscola che segue il canone occorre fare qualche precisazione iniziale, a si rifanno ai modelli alti del codice universi- richiamo al passato tutto intellettuale e ide- della capitale epigrafica di età romana e che mo’ di introduzione. Il Quattrocento, non solo tario, si pongono in evidente contrasto con ologico, la bellezza di molti codici in minu- tanto successo avrà anche nella Padova del è, in una valutazione di ordine quantitativo, le scritture impiegate per la copia, la prima scola umanistica cosiddetti all’antica, sia per Mantegna. Ma troviamo anche il richiamo a il secolo in cui la produzione di libri raggiun- delle quali è una minuta e chiara corsiva, che la scrittura che per il loro impianto decorati- un committente illustre, quale fu il cardinale ge il suo massimo, come attesta immedia- presenta fra l’altro un altissimo tasso di paro- vo, in cui echeggiano motivi classici, infine il Juan de Carvajal, cui fa riferimento lo stem- tamente l’indice cronologico di un qualsiasi le abbreviate. rapporto esplicito fra questa nuova scrittura, ma posto nel margine inferiore entro un serto catalogo di manoscritti medievali, ma anche, Una costellazione di scritture, spesso an- tutta concettuale e colta, e molti protagoni- d’alloro, e, soprattutto l’opulenta decorazione da un punto di vista qualitativo, quello in cui che molto semplificate, che per la verità si era sti importanti dell’Umanesimo, specie fioren- policroma a bianchi girari con iniziale in oro, si osserva la compresenza di molte esperien- venuta definendo anche nei due secoli prece- tino, a partire da colui che l’ha realizzata in che segue i motivi allora più à la page e che ze grafiche profondamente diverse e dalla fi- denti, in cui l’uso di sistemi grafici francamen- modo definitivo, dunque Poggio Bracciolini: si può attribuire a un artista noto, quale fu sionomia autonoma. Accanto alla minuscola te corsivi sia nell’esecuzione che nella morfo- sono tutti questi gli elementi che inducono a il cosiddetto Miniatore dei Piccolomini, che umanistica, esperienza di estremo fascino ma logia delle lettere comincia a farsi sempre più ritenere, seguendo un’idea del tutto impreci- operò sempre a Roma, dove verosimilmente anche fortemente elitaria, troviamo infatti diffuso e trova nella cancelleresca, usata ad sa e però diffusa, che la presenza della littera fu anche confezionato il codice. La perfezio- una policroma tavolozza di scritture, in cui esempio per copiare la Commedia dantesca, antiqua nel panorama grafico italiano si riveli ne del libro umanistico, che talora sconfina si susseguono realizzazioni sempre più de- ma anche le antologie della lirica delle Origi- molto più intensa di quanto in effetti lo sia in un’algida monotonia, si ritrova ad esempio vianti della libraria tardo-medievale per ec- ni, la sua scrittura d’elezione. Si può inserire stata davvero. Una communis opinio insomma nel ms. 1454 (Cat. 24), di poco posteriore (si cellenza, dunque la oramai ben nota littera in questo vasto e mosso ambito della produ- inesatta e pure assai condivisa, che si spiega può infatti datare all’ottavo-nono decennio textualis, ma anche scritture corsive, come la zione libraria italiana due-trecentesca anche naturalmente proprio in virtù del fortissimo del secolo), che contiene i Sermones di Leo- mercantesca, e l’insieme articolato di quelle il ms. 1579 (Cat. 14), modesto codice (misura impatto della straordinaria eleganza sia della ne Magno, per il quale si utilizza, oltre che esperienze grafiche che indicheremo come mm 220 × 150) che è uno dei due soli testi- scrittura che, più in generale, dei codici che la capitale restaurata, una minuscola uma- bastarde, dunque scritture morfologicamente moni noti del trattato teologico di Simone da la testimoniano. Proprio i manoscritti in litte- nistica di modulo assai piccolo, che presenta corsive ma impiegate in un ambito librario e Bologna intitolato De novo mundo: alla Na- ra antiqua esposti in mostra non possono che anch’essa un’iniziale a bianchi girari con oro dall’esecuzione posata. Un esempio per tutti poli del terzo-quarto decennio del XIV secolo confermare questo giudizio, a partire dal ms. ma che può suscitare un interesse particolare

64 LA BELLEZZA NEI LIBRI QUALCHE RIFLESSIONE SU SCRITTURE E STRUTTURE - Nicoletta Giovè Marchioli 65 perché ci conduce a Venezia, dove si ritiene Abbiamo a che fare, ancora una volta, con si ritrovano ad esempio le influenze delle ba- que quell’elegante scrittura corsiva utilizzata sia stato realizzato, anche grazie all’intervento un copista straniero attivo in Italia: in parti- starde d’Oltralpe, alcuni altri invece, come tanto in ambito documentario che librario nel di miniatore altrettanto noto quale fu il cosid- colare nella produzione grafica del XV secolo appunto nel caso di Niccolò/Mattia, transita- Cinquecento. detto Maestro del Plinio di Pico. Non è infre- (ma non mancano fitti esempi anche prece- no rapidamente verso le scritture allora à la La varietà dei materiali esposti consenti- quente che gli artisti che decorano i libri uma- denti) appare sempre più cospicua nei nume- page in Italia, in particolare verso la minusco- rebbe di affrontare molti più temi di ambito nistici siano ben conosciuti e ben riconoscibili, ri e significativa nella sua qualità complessi- la umanistica, mimetizzandosi per così dire sia grafico che codicologico di quanto è sta- come lo sono, ancor di più, i copisti di questi va l’attività di copisti di origine straniera che perfettamente. to possibile fare. Ma, partendo, secondo la stessi libri, veri e propri virtuosi dell’arte grafi- operano nella penisola e che arrivano in par- La littera antiqua non si presenta tuttavia prassi seguita sinora, da casi particolari per ca, di cui spesso si sono ricostruiti con puntua- ticolare dall’area dell’Europa centrale in sen- solo nella realizzazione posata e solenne che giungere a questioni di ordine generale, è ne- le precisione attività e movimenti e che spes- so lato, dunque dalla Germania e dall’Austria, abbiamo incontrato sinora, ma anche in un cessario fare almeno un breve riferimento da so pongono il loro nome a suggello dell’opera ma ad esempio anche dalla Boemia e, in par- esito altrettanto elegante, usato spesso da cal- un lato alla diversità dei supporti utilizzati realizzata. Ma vi possono essere anche, se si ticolare, dai Paesi Bassi in senso lato. Si tratta ligrafi di grande livello, come fu ad esempio nel tardo medioevo per confezionare i libri e, passa l’immagine un po’ eclatante, stelle meno di personaggi che in molti casi hanno realiz- Bartolomeo Sanvito, quello cioè della cosid- dall’altro, alle persone che quegli stessi libri brillanti nel firmamento del libro umanistico, zato prodotti grafici numerosi e graficamen- detta umanistica corsiva, che è scrittura che hanno confezionato. pure con un loro profilo e, soprattutto, una te impeccabili, assai noti e assai ricercati. Al si rifà inevitabilmente appunto al canone del- La storia della scrittura latina ha visto loro riconoscibilità. È questo il caso di Nic- loro interno è possibile definire almeno due la minuscola umanistica, ma in una esecuzio- succedersi nel tempo, in un ripetuto mecca- colò de Salvedia, cui si devono una parte del fisionomie dominanti, rappresentate da una ne dall’asse piuttosto inclinato verso destra e nismo di convivenza del vecchio e del nuovo ms. 658 (Cat. 23), che contiene in particolare parte da studenti che, magari come lavoro dal tracciato estremamente leggero e sottile. sino alla scomparsa dell’uno e all’avvento de- il Diadema monachorum di Smaragdo, della temporaneo, per mantenersi agli studi, copia- A questa tipologia grafica possiamo idealmen- finitivo dell’altro, molte forme e molti suppor- metà del secolo XV, come anche il ms. 1055 no per sé e soprattutto per altri in particola- te ascrivere la scrittura del ms. 369 (Cat. 31), ti per il libro manoscritto, a partire dal rotolo (Cat. 22), sostanzialmente coevo, con i Dialogi re i libri di testo per fare fronte agli impegni che, nonostante le apparenze e, soprattutto, di papiro di età classica. Nei secoli di cui ci di Gregorio Magno, ambedue appartenuti alla universitari propri ma anche altrui; dall’altra nonostante la lussuosa decorazione, è impie- stiamo occupando la morfologia del libro si è Biblioteca di Santa Giustina, ambedue codici parte, invece, da scriptores professionisti che gata per produrre del materiale documenta- stabilizzata nella forma del codice, costruito di dimensioni non troppo ampie e con un ap- si concentrano in particolare a Roma, pres- rio: si tratta infatti di un catastico, dunque assemblando fascicoli composti da un nume- parato decorativo all’antica molto raffinato. Il so la Curia pontificia, lavorando a prezzo per dell’elenco dei beni immobili precisamente ro variabile di fogli (per lungo tempo quater- copista in questione, che usa una antiqua ele- committenti illustri quali ecclesiastici di ran- della famiglia cremonese dei Cavalcabò, risa- nioni, fascicoli composti cioè da quattro bi- gante e mossa, è un personaggio interessante: go e gli stessi pontefici. Una dicotomia si os- lente al 1501, preceduto e seguito da altri testi fogli e dunque da otto fogli, per arrivare poi si tratta di un copista tedesco, proveniente, serva anche nelle scritture da loro impiegate: documentari, fra cui alcune lettere dogali. La a fascicolazioni più consistenti), protetti da come dichiara il suo stesso nome, da Saalfeld, se infatti alcuni di questi amanuensi, facen- facies libraria non deve ingannare, ma è giu- una legatura, composta normalmente da assi città tedesca nella Turingia, che prima e anche dosi per così dire riconoscere, si mantengono stificata dall’importanza del contenuto dei do- lignee ricoperte di cuoio. Quello però che a dopo il suo ingresso nel monastero di Santa tutto sommato fedeli alle scritture che hanno cumenti, per scrivere i quali si usa una scrit- un certo punto muta è il supporto, poiché a Giustina, ove prese i voti e il nome di Mattia, imparato nei loro paesi d’origine e che sono tura in realtà di compromesso, che è di fatto partire dal XIII secolo accanto alla pergame- scrisse un numero non indifferente di codici, tutt’affatto diverse da quelle di area italiana, una antiqua corsiva perfettamente raddrizza- na, materiale ricavato da una lunga lavorazio- di elevata qualità complessiva, anche per com- essendo spesso delle textuales molto spezza- ta, che anticipa, nel suo aspetto complessivo ne delle pelli animali, in particolare di capra, mittenti di prestigio. te o delle corsive molto chiaroscurate, in cui come per alcuni stilemi grafici, l’italica, dun- si inizia a utilizzare la carta, ricavata da una

66 LA BELLEZZA NEI LIBRI QUALCHE RIFLESSIONE SU SCRITTURE E STRUTTURE - Nicoletta Giovè Marchioli 67 pasta composta da fibre minutissime di strac- Parma, copiate in scritture molto diverse, che un manufatto in cui si mescolano l’imposta- hanno realizzato i codici in mostra. Di mol- ci macerate in acqua. La carta non avrà all’i- dalla minuscola umanistica scivolano verso zione rigorosa di un codice a due colonne, di ti di essi, della grande maggioranza di essi, nizio vita facile: ritenuta, peraltro a ragione, esecuzioni corsive poco formalizzate, ma che dimensioni notevoli (misura infatti quasi 400 purtroppo non sappiamo alcunché, ma talo- molto meno solida dalla costosa ed elastica sono accomunate anche da un’organizzazio- mm di altezza e quasi 300 di larghezza), che si ra abbiamo la fortuna di imbatterci nei co- pergamena, che resiste bene a sollecitazioni ne della pagina essenziale se non approssima- richiama scopertamente al libro universitario siddetti codici datati, in cui il copista ci of- e traumi di vario tipo, per molto tempo sarà tiva. Se poi facciamo eccezione per l’Astrono- tardomedievale, la decorazione opulenta, che fre delle preziose informazioni, a partire dal destinata alla produzione di materiali tran- micon, in cui vediamo ingenue raffigurazioni prevede anche l’uso dell’oro in foglia, financo proprio nome, come ha fatto fra l’altro anche seunti, o comunque per libri di poco o nullo a inchiostro delle costellazioni, tutte le se- un pur successivo illustre possessore, quale lo scriptor del sopra citato ms. 1472, che non pregio, spesso del tutto privi di decorazione zioni sono accomunate anche dalla assoluta fu Domenico Grimani, cardinale veneziano, solo menziona una data (il 16 luglio 1407) in e, più in generale, di un’organizzazione rigo- mancanza di un qualsiasi apparato decorati- e, all’opposto, una scrittura lontana dal rigore cui aveva finito una parte della trascrizione rosa della mise en page. Solo col Quattrocen- vo, del quale rimane solo l’intenzione, dimo- della textualis, essendo una minuta corsiva, del testo, ma che alla fine del codice ricorda to, e soprattutto, va da sé, con l’arrivo della strata dalla presenza di spazi riservati, che chiara ma dal tracciato veloce. Che si tratti di di avere terminato la sua fatica il primo gior- stampa, la carta cominciò a rafforzare pro- avrebbero dovuto contenere iniziali appunto un libro di studio lo dichiara, esplicitamente, no di maggio, una domenica, verosimilmen- gressivamente la sua presenza, in virtù della mai realizzate. Nel secondo caso abbiamo a anche il copista del codice stesso, che nelle te dell’anno dopo, dunque del 1408, menzio- sua innegabile economicità e dell’altrettanto che fare con i due volumi in cui è ripartito sue sottoscrizioni, in parte erase, menziona nando soprattutto il proprio nome, Nicolaus. evidente disponibilità: se il codice umanistico un testo giuridico, e precisamente la Lectura il committente del codice, quando precisa di Ma cosa sono dunque i codici datati? Sono rimane ideologicamente ancorato al supporto sul secondo libro delle Decretali di Antonio lavorare «ad instantiam magistri Nicolini filii appunto quei manoscritti che, al loro interno, membranaceo, così non sarà per molte altre da Budrio, scritto forse e miniato certamen- Bartholomei Nicolini de Padua». Il Nicolino contengono esplicite informazioni relative al tipologie librarie, che sceglieranno, talora in te a Padova fra il terzo e il quarto decennio in questione è uno studente «artium e medici- momento e/o al luogo in cui è avvenuta la loro via esclusiva, proprio il supporto cartaceo, il del XV secolo. Le dimensioni notevoli dei vo- nae» che studia «in felicissimo studio Patavi- copia, come - ed è il caso che abbiamo appena quale si affermerà come materiale privilegia- lumi (due di una più ampia collezione di te- no», dunque a Padova, dove è del tutto plausi- incontrato - allo scriptor che li ha confeziona- to anche per codici di un certo lusso. Bene ci sti giuridici appartenuti al giurista Giacomo bile sia stato confezionato il codice. Il valore ti, e che rappresentano un formidabile stru- indicano questo percorso, anzi, l’approdo di Zocchi) e la notevole decorazione, che preve- del manufatto è tale che anche il fortunato mento di conoscenza delle modalità di confe- questo percorso i mss. 983 (Cat. 29) e 1645 e de fra l’altro l’uso dell’oro in foglia, stridono possessore del libro, in più note di suo pugno, zione e delle caratteristiche grafiche in parti- 1646 (Catt. 19-20). Nel primo caso abbiamo invece appunto col supporto cartaceo e, so- tende a ribadire come il codice appunto sia di colare del libro manoscritto tardomedievale. a che fare con un codice composito, dunque prattutto, con le mani che hanno realizzato i sua proprietà: un manufatto prezioso di cui Sin dal Tardo Antico, infatti, i copisti hanno con un prodotto fattizio, che raccoglie sotto due codici, nel primo caso una textualis estre- era committente e che evidentemente si pote- avuto l’abitudine di inserire, nei codici da una medesima legatura più unità codicolo- mamente pesante e fortemente chiaroscurata, va permettere certamente grazie anche all’in- loro trascritti, informazioni non solo su loro giche, sostanzialmente tutte coeve, poiché di una mano forse non italiana, nel secondo tervento del padre, il notaio padovano Barto- stessi, ma anche sul momento e sul luogo in si possono collocare nella seconda metà del caso una minuta scrittura di base corsiva, dal lomeo Nicolini, che era anche un importante cui operano, sebbene il numero dei codici che XV secolo, e dai contenuti più vari: accanto tracciato complessivo non troppo leggero. Un funzionario presso la Curia vescovile. presentano queste informazioni si faccia sem- a testi umanistici di Leonardo Bruni e Gua- altro codice cartaceo è il ms. 1472 (Cat. 18), E proprio le sottoscrizioni presenti nel pre più cospicuo nei secoli finali del medioevo rino Veronese troviamo addirittura sezioni in una raccolta di commenti aristotelici di Gio- manoscritto dello studente padovano ci in- e soprattutto nel XV secolo. Le informazioni greco con opere di Isocrate e di Manuele Cri- vanni Buridano, e Giovanni de Jandun, assai troducono al secondo tema cui si voleva fare offerte dai copisti sulle loro attività di trascri- solora, oltre all’Astronomicon di Basinio da interessante per più di un motivo. Si tratta di almeno un cenno, e cioè quello dei copisti che zione si trovano nella cosiddetta sottoscrizio-

68 LA BELLEZZA NEI LIBRI QUALCHE RIFLESSIONE SU SCRITTURE E STRUTTURE - Nicoletta Giovè Marchioli 69 ne, ma va detto che per la sottoscrizione si che fare invece con un copista che, all’oppo- verdi e rosse sui due rami. Sulla decorazione, li bifogli, impiegati ad esempio come coper- usa anche il termine di colophon, che però, sto, mantiene il riserbo sul proprio nome, ma che si ritiene sia ascrivibile allo scriptorium te, specie di materiali più deperibili e tran- almeno nell’ambito della descrizione del libro ci dà informazioni di ordine diverso. Si tratta fiorentino di Santa Maria degli Angeli, è op- seunti quali i registri documentari cartacei, antico, indica più specificamente, con un’ac- di un codice membranaceo di dimensioni non portuno non aggiungere alcunché, rimandan- o, ancora, di singoli fogli, usati spesso come cezione in parte differente, un testo comple- troppo ampie (misura infatti mm 251 × 179), do invece alla minuziosa descrizione che si guardie - come è avvenuto appunto nel caso mentare o talora alternativo al frontespizio scritto in una minuta littera textualis piuttosto legge nella relativa scheda. Ancora una volta, del foglio proveniente da una Bibbia atlanti- di un libro, collocato alla fine di un volume semplificata e che offre allo sguardo di chi ini- siamo davanti a uno dei frequentissimi casi di ca impiegato come guardia nel già citato ms. a stampa e recante informazioni sull’opera e zia a sfogliarlo un’iniziale istoriata col ritratto reimpiego del materiale membranaceo, che, 1273 (Cat. 1) -, o anche come controguardie, sul suo editore, o con quello, solo apparente- dell’autore, che era un frate domenicano. In in un ciclo di rigoroso riciclo della preziosa e, infine, di strisce più o meno ampie di per- mente sovrapponibile, di explicit, definizione questa sede interessa però la sottoscrizione pergamena, prevede appunto il riutilizzo dei gamena, ricavate tagliando in piccole parti i che designa, più propriamente, la parte con- apposta da uno dei tanti scriventi che concor- fogli di un codice che, per motivi diversi e non fogli stessi, impiegate all’interno dei fascicoli, clusiva di un testo. La sottoscrizione di nor- sero a realizzare il manoscritto e che ci spiega sempre perspicui, non si utilizza più nella sua per proteggerne le pieghe dall’usura derivante ma si pone alla fine di un’opera, o di una sua come il codice sia stato consumatus, dunque integrità originaria. Viene invece recuperato dal movimento dei fili della cucitura, o piutto- sezione o dell’intero manoscritto, e si presen- terminato, nel mese di marzo del 1366 a Mi- come supporto di nuovi testi, in un percorso sto come talloni per unire fogli parzialmente ta talora in lettere maiuscole o comunque di lano, aggiungendo anche una ulteriore, e pe- che riduce progressivamente la quantità del o interamente separati. Il particolare utilizzo modulo maggiore rispetto al resto del testo, raltro non infrequente precisazione cronolo- materiale recuperato e che va dal reimpiego di questo foglio (che proviene da un libro di magari in inchiostro colorato - in rosso, ma- gica, cioè il riferimento al pontificato di papa di un intero manoscritto all’utilizzo di strisce fattura assai elevata, come elevate sono le sue gari in più colori, talora anche in oro -, talora Urbano V (che andò dal 1362 al 1370), senza di ridottissime dimensioni. Il recupero più dimensioni attuali, quasi mm 400 di altezza e in forma metrica. La sua lunghezza, passando peraltro specificarne l’anno. virtuoso, per così dire, è quello che porta alla quasi 300 di larghezza), che copre i quadranti da notazioni assai stringate a testi comunque Un discorso a parte, col quale appare op- confezione di codici palinsesti, in cui cioè la che compongono la coperta in cartone rigi- più ampi, è assai variabile, dal momento che, portuno chiudere questa breve serie di rifles- scrittura dei fogli viene eliminata (in modo do, in una confezione accurata, naturalmen- come si è appena detto, contempla una serie sioni, concerne la coperta del volume segnato più o meno cruento, lavando cioè l’inchiostro te non implica solo il recupero del materiale, di informazioni: innanzitutto l’indicazione 70.a.56 (Cat. 27), che è in realtà un singolo o piuttosto grattandolo via con un coltellino, ma privilegia soprattutto l’aspetto esteriore del momento e del luogo della copia, dunque foglio, proveniente da un codice, oramai per- da cui appunto il nome di questi manufatti) del foglio stesso, che esibisce un’immagine di la data cronica e topica, accanto al nome del duto, testimone databile fra la fine del XIV e e sui fogli divenuti nuovamente “bianchi” si raffinata bellezza, fra l’altro non strettamente copista e accanto a ulteriori notizie, quali dati i primi anni del XV secolo delle Genealogiae copia un nuovo testo: spesso fra la scriptio in- figurativa. biografici personali, oppure richiami a vicen- deorum gentilium di Giovanni Boccaccio e ferior, dunque quella più antica, e la scriptio de più generali che coinvolgono la città o, in reimpiegato come parte della legatura di una superior, dunque quella più recente, ci può es- un senso più allargato, il momento storico cinquecentina, pubblicata nel 1554 a Manto- sere una distanza cronologica notevole, spes- in cui il copista opera. Se ci siamo imbattuti va per i tipi dello stampatore Giacomo Ruf- so a essere riutilizzati come palinsesti non in un copista che dichiara il proprio nome, finelli. Si tratta di un foglio che esibisce una sono libri, bensì registri documentari, spesso anzi, meglio, solo il proprio nome, nel caso decorazione notevole, data dall’albero genea- l’elemento di interesse è rappresentato non del ms. 1251 (Cat. 15), con una diffusissima logico di Nettuno e dei discendenti, in cui a sempre dalle scritture più antiche, quanto opera di Bartolomeo da San Concordio, quale un clipeo centrale maggiore si accostano 16 dalle più recenti. Dal codice riutilizzato per la Summa de casibus conscientiae, abbiamo a clipei più piccoli e un gran numero di foglie intero si passa poi all’uso piuttosto di singo-

70 LA BELLEZZA NEI LIBRI QUALCHE RIFLESSIONE SU SCRITTURE E STRUTTURE - Nicoletta Giovè Marchioli 71 IL MS. 1969: CONSIDERAZIONI BOTANICHE di Elsa M. Cappelletti, Giancarlo Cassina

Prima dell’impiego dei farmaci di sintesi, diffondersi di pratiche fraudolente di sofistica- iniziato solo in tempi recenti, per curare le ma- zione di droghe esotiche, costose e poco cono- lattie si utilizzavano esclusivamente sostanze sciute, con piante indigene spesso totalmente naturali, di origine vegetale, animale o mine- prive delle proprietà terapeutiche desiderate. rale, che venivano denominate “medicamen- Si comprende pertanto perché la decisio- ti semplici” o per brevità solo “semplici”, in ne della Serenissima Repubblica di Venezia di quanto dalla loro mescolanza si ottenevano i fondare in Padova nel 1545 un Horto medici- “medicamenti composti”. I semplici di origine nale per la coltivazione dei semplici vegetali, vegetale erano di gran lunga i più numerosi e i favorendone così la conoscenza dal vero, possa più utilizzati, per cui non si esagera afferman- essere considerata una vera e propria misura do che la salute dell’uomo era prevalentemente di tutela della salute pubblica. legata alle piante. Prima di allora, in una situazione di to- È quindi ovvia l’importanza di distinguere tale confusione nomenclaturale, l’immagine e di riconoscere correttamente le varie pian- assumeva un valore determinante per il rico- te. La scarsa conoscenza delle caratteristiche noscimento delle piante ed era proprio questo morfologiche delle piante medicinali poteva lo scopo degli erbari figurati. È chiaro che il portare all’uso della pianta sbagliata, che nel corretto riconoscimento delle piante dipende- migliore dei casi poteva essere inefficace e va dalla fedeltà dell’immagine e dalla sua ve- quindi non dare i risultati terapeutici spera- rosimiglianza con l’oggetto che si intendeva ti, ma in certi casi essere addirittura tossica e rappresentare. Si sentiva quindi l’esigenza di portare anche alla morte del paziente. una riproduzione delle piante medicinali dal Prima del Settecento, non esistevano rego- vero, che mettesse in evidenza le caratteristi- le precise per stabilire il nome delle piante, per che morfologiche più salienti e che permettes- cui per la stessa pianta potevano essere usati se di differenziare una pianta dall’altra. nomi diversi e con lo stesso termine si potevano Non deve perciò meravigliare il fatto che intendere piante diverse. Questo caos nomen- questi erbari figurati contengano solo o so- claturale e la scarsa conoscenza delle caratte- prattutto piante che all’epoca erano utilizzate ristiche morfologiche delle piante medicinali a scopo terapeutico. portavano a pericolosi errori di identificazione, Tra la fine del Trecento e nel Quattrocen- creando nel contempo un terreno fertile per il to, il Veneto si distingue per la produzione di

IL MS. 1969: CONSIDERAZIONI BOTANICHE - Elsa M. Cappelletti, Giancarlo Cassina 73 erbari figurati che sono tutti caratterizzati, an- altri due erbari figurati quattrocenteschi di secuzione delle figure e che quindi si adat- È stato messo in evidenza da Maggioni5 che se con notevoli differenze nella qualità area veneta (anche se con immagini di qualità ta al contorno delle immagini. Il testo non che questo erbario veniva sicuramente consul- delle immagini, da uno spiccato naturali- pittorica molto inferiore ai precedenti), perché segue uno schema preciso: può consistere tato nella spezieria padovana all’insegna di San smo, tanto da assumere una particolare impor- vi sono trattate molte piante montane, alcune del solo nome e dei sinonimi della pianta, Francesco, come peraltro testimoniato dalla tanza nella storia dell’iconografia botanica1. delle quali raffigurate per la prima volta: oppure contenere anche succinte informa- scritta «Della Speciaria di San Francesco» ri- Due di questi erbari figurati sono celebri - Herbe pincte o Codex Guarnerinus (Ber- zioni sull’ambiente di crescita (talora anche portata nella seconda facciata dell’erbario so- per la straordinaria bellezza delle immagini e gamo, Biblioteca Civica Angelo Mai, MA con l’indicazione della località) e sulle pro- pra l’immagine del “Ricinus” (c. 2r), ripetuta precisamente: 592) illustrato dal pittore Antonio Guar- prietà terapeutiche. Talvolta sono inseriti sopra l’immagine del “Melanthion” di c. 3r e - Liber agregà de Serapion (Londra, Bri- nerino da Padova. Terminato a Feltre nel brani, anche abbastanza lunghi, tratti dal- sopra l’immagine della felce “Trichomanes” di tish Library, Egerton 2020) noto come Er- 1441, l’erbario è costituito da 152 fogli la versione latina dell’opera di Dioscoride. c. 5r, nonché da quella «Della Speciaria di San bario Carrarese perché prodotto tra il 1390 dove sono rappresentate 155 piante, tal- Certamente il testo deve essere considerato Franesesco: suo libro» che figura a c. 66r sopra e il 1404 per Francesco II da Carrara si- volta raffigurate nel loro habitat dolomiti- un’opera originale, composto da una o più l’immagine di “Sideritis altera”. gnore di Padova2, che contiene le imma- co, con lo sfondo di pareti rocciose; persone di elevato livello culturale. Nel suo Generalmente le immagini sono correda- gini dipinte su pergamena di 56 piante di - Codex Bellunensis (Londra, British Li- complesso, il codice appare come un libro te dal nome o dai nomi della pianta comune- largo impiego; brary, Add. 41623), databile intorno alla destinato allo studio, alla consultazione e mente utilizzati all’epoca, anche se alcuni non 4 - Liber de Simplicibus (Venezia, Biblio- metà del ‘400 e così denominato perché vi all’uso nella terapia medica . sono attribuibili alla pianta rappresentata. In teca Nazionale Marciana, Cod. lat. VI, 59 sono menzionate alcune località nei dintor- queste scritte si possono riconoscere mani di- [= 2548]), redatto intorno al 1445-1448 dal ni di Belluno; esso contiene 266 immagini verse, tra cui una più antica quattrocentesca medico veneziano nativo di Conegliano di piante disposte talora a piena pagina op- Le immagini posizionata nella parte più bassa del foglio, a Nicolò Roccabonella e corredato, oltre a pure, se di piccole dimensioni, a 2 o 3 per destra o a sinistra, (purtroppo in qualche caso una ventina di immagini fittizie di piante foglio. Le immagini denotano che l’autore A differenza degli erbari quattrocenteschi difficilmente decifrabile, anche a causa della sopra ricordati, il ms. 1969 si presenta come rifilatura eseguita all’epoca della nuova rilega- esotiche, da più di 400 immagini molto re- era un illustratore attento ma non un pit- un codice cartaceo costituito esclusivamente tura settecentesca) e spesso una più recente, alistiche, magistralmente dipinte su carta tore di professione. Straordinariamente da piante dipinte, privo di qualsiasi testo di posizionata più in alto. In alcuni casi l’imma- dal pittore Andrea Amadio. Per l’elevato realistiche e complete sono le immagini commento. D’altronde dobbiamo considerare gine della pianta risulta priva dell’indicazione numero di piante trattate e la dovizia di del colchico (indicato erroneamente come che si trattava di opere di consultazione, de- del nome (cc. 31v, 59r, 82v, 90v, 91r, 92v, 103v, informazioni e riferimenti bibliografici, ermodattilo), del giglio martagone e della stinate principalmente a permettere a medici 116v, 117v). quest’opera deve essere considerata una carlina acaule. Le piante raffigurate sono e speziali di riconoscere la pianta vera da uti- Alla fine del volume (cc. 122r, 123r, 123v e vera e propria enciclopedia delle droghe in grande maggioranza indigene, con l’ag- lizzare a scopo terapeutico e di distinguerla da 124r, 124v) sono presenti due indici con i nomi vegetali utilizzate all’epoca3. giunta di alcune specie introdotte in Italia altre simili, che potevano essere messe in com- delle piante rappresentate; di questi solo il pri- Sono degni di particolare menzione anche in tempi antichi e comunemente coltivate. L’unica specie esotica è il tamarindo, di cui mercio per errore o per frode. mo è numerato ed entrambi vengono attribuiti viene raffigurata la sola parte allora cono- al celebre medico e anatomista Giovanni Batti- sciuta ed utilizzata in medicina, ossia la 1 Blunt-Raphael 1989, p. 196. 2 Mariani Canova 1988a. polpa del frutto con i semi. Il codice carta- 3 Cappelletti 2002. ceo è corredato da un testo scritto dopo l’e- 4 Mariani Canova 2006. 5 Maggioni 1970.

74 LA BELLEZZA NEI LIBRI IL MS. 1969: CONSIDERAZIONI BOTANICHE - Elsa M. Cappelletti, Giancarlo Cassina 75 sta Morgagni (1682-1771). Sempre di mano del do santo, mercorella, piantaggine, veratro, ecc. vera) e il carrubo (c. 116r, Ceratonia siliqua; Morgagni sono alcune delle scritte più recenti Non sono presenti inoltre tante piante alimen- Fig. 1). che figurano nelle carte dell’erbario Cat.( 28). tari ritenute salutari che compaiono nel Roc- Sorprende il realismo con cui è stato raf- Questi indici, che in parte si integrano, si cabonella, come frutti, legumi, cereali e verdu- figurato il “Sebesten” (c. 84v); si tratta del se- sono rivelati particolarmente utili, sia perché re di ogni tipo. Evidentemente queste piante, besten domestico, cioè della boraginacea ar- talvolta riportano nomi di piante non presenti diffuse e ben note a tutti, non ponevano alcun borea Cordia myxa, originaria delle Indie e da sui fogli dell’erbario (c. 31v: “Saxifragia hirci- problema di identificazione, per cui la loro raf- lì importata e coltivata in Egitto. I suoi frutti na maior”; c. 59r: “Laureola foliis deciduis”; figurazione era ritenuta del tutto superflua. maturi presentano una polpa estremanente vi- c. 90v: “Thisselinum”; c. 103v: “”; Le piante trattate sono per la maggior par- schiosa e il loro uso per combattere la tosse e c. 116v: “Vitex”), sia perché contengono acute te indigene; da notare come della pianta eso- curare le ulcere della pelle era stato osservato ed appropriate osservazioni sull’identità delle tica Arum colocasia sia raffigurata soltanto la da Prospero Alpini durante il suo soggiorno in piante e sulla correttezza della loro raffigura- parte sotterranea, cioè la droga che era reperi- Egitto (1580-1583) e descritto nella sua opera zione. Ad esempio, Morgagni contesta la dici- bile in commercio col nome di “Radix colocas- De plantis Aegypti6. tura “Verbena altera” di c. 46r, indicando inve- siae” (c. 119r). Questo erbario evidenzia, nonostante l’in- ce correttamente il termine di “Sclarea”; infatti Si tratta prevalentemente di piante erba- feriore qualità pittorica, immagini che da un non si tratta di una verbena, ma di Salvia scla- cee o arbustive; nel caso di piante arboree, vie- punto di vista botanico devono essere conside- rea. Morgagni ritiene inoltre errata la posizio- ne raffigurato un frammento del tronco princi- rate migliori di quelle del Liber de Simplicibus ne dei fiori dell’asaro (c. 62v), che avrebbero pale e in modo più dettagliato un rametto. di Nicolò Roccabonella, in quanto più comple- dovuto infatti essere raffigurati alla base del- Nella grande maggioranza dei casi, la raffi- te. Ne è un esempio il “Ricinus” (Ricinus com- le foglie e brevemente peduncolati, nonché il gurazione delle piante appare molto realistica, munis, Fig. 2), che nel Quattrocento veniva portamento della “Brasica marina” (c. 9v), che anche se talora incompleta perché priva di fio- indicato col nome di “Mirasol” (c. 2r). Il nostro avrebbe dovuto essere strisciante. ri e/o frutti; pochissime immagini possono es- erbario raffigura una pianta in fioritura, in cui Le piante sono raffigurate una per foglio, sere definite fittizie o estremamente stilizzate, sono chiaramente evidenziati i fiori femmini- anche se di piccole dimensioni; spesso sono come la “Tapsia” di c. 71r e quella senza nome li alla sommità e subito sotto i fiori maschili. complete del loro apparato radicale, anche raffigurata alla c. 82v. L’illustratore ha pensato bene di completare quando la radice non costituiva la droga, ov- Alcune piante non sono del tutto realisti- l’immagine della pianta aggiungendo, sia pure vero la parte della pianta utilizzata a scopo te- che essendo almeno in parte stilizzate, come in posizione errata, anche i frutti; a nostra co- rapeutico. ad esempio “Peucedano” di c. 13v, “Abrotano” noscenza, mai negli erbari di quest’epoca erano Le immagini contenute in questo erba- di c. 39r, “Caucalis” di c. 51r e “Petreo titimalo” stati raffigurati i fiori maschili di questa pianta. rio sono poco più di 200, certamente poche di c. 55v. Altre immagini del ms. 1969 che devono se confrontate con le oltre 400 contenute nel Sono state invece raffigurate in modo essere considerate botanicamente migliori, se Liber de Simplicibus di Nicolò Roccabonella. molto realistico anche piante tipiche del ba- confrontate con quelle dipinte da Andrea Ama- Mancano infatti molte delle piante utilizzate cino mediterraneo e non certo comuni nel

nella medicina del tempo, come papavero da Veneto, come la coloquintide (c. 20r, Citrul- Fig. 1. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1969, c. 116r “Siliquas”, carrubo oppio, belladonna, canapa, cassia, iperico, car- lus colocynthis), il pistacchio (c. 85r, Pistacia 6 Alpini 1592. (Ceratonia siliqua)

76 LA BELLEZZA NEI LIBRI IL MS. 1969: CONSIDERAZIONI BOTANICHE - Elsa M. Cappelletti, Giancarlo Cassina 77 dio nel Liber de Simplicibus, in quanto comple- te anche del fiore, sono: - il convolvolo delle spiagge (Calystegia soldanella) indicato qui col nome di “Bra- sica marina” (c. 9v), in confronto al “Tur- bith” del Roccabonella; - l’acanto (Acanthus mollis) indicato come “Acanto” (c. 12r), rispetto alla “Bran- ca ursina” del Roccabonella; - l’elleboro verde (Helleborus viridis) indi- cato come “Veratro nigro” (c. 72r, Fig. 3), ri- spetto ad “Eleboro nigro” del Roccabonella.

L’ambiente di crescita delle piante viene rappresentato solo raramente. Nel caso di piante acquatiche, l’acqua è chiaramente evi- denziata solo per quelle che vivono sommer- se, come il miriofillo (“Stratiote aquatica”, c. 9r) e le alghe (“Briomaris” e “Chrithmum”, c. 82r, Fig. 4). A proposito di quest’ultima im- magine, si deve rilevare che quello che a pri- ma vista potrebbe sembrare un sasso giallo, è in realtà un’alga bruna, Colpomenia peregrina o alga a palloncino, reperibile anche lungo le coste venete dell’Adriatico, tra il livello del- la bassa marea e pochi metri di profondità. Essa si presenta di forma globosa con inca- vi dovuti all’infossamento e al ripiegamento della superficie e spesso vive epifita su altre alghe. Sopra l’alga bruna è raffigurata un’alga rossa ramificata, probabilmente identificabi- le come una specie del genere Ceramium; al di sotto di questa un’altra piccola alga rossa Fig. 4. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1969, c. 82r “Briomaris”, “Chrith- Fig. 2. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1969, c. 2r “Ricinus”, ricino Fig. 3. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1969, c. 72r “Veratro nigro”, (Laurencia?). L’ambiente di crescita non viene mum”, alga bruna (Colpomenia peregrina) con due alghe rosse (Ceramium sp. e (Ricinus communis) elleboro verde (Helleborus viridis) invece rappresentato per altre piante acquati- forse una Laurencia)

78 LA BELLEZZA NEI LIBRI IL MS. 1969: CONSIDERAZIONI BOTANICHE - Elsa M. Cappelletti, Giancarlo Cassina 79 che come “Tribulus aquaticus” (Trapa natans, spesso avere conseguenze letali. Alla metà del Nel ms. 1969 non compare mai il termine c. 8v), la ninfea di c. 7v e il “Limonion” (Alisma Cinquecento, il medico e botanico senese Pie- di ermodattilo, ma quello di “Cholchio” (c. 76r, plantago aquatica) di c. 7r; ambientato su una tro Andrea Mattioli richiamava l’attenzione Fig. 5), dove è raffigurata una pianta bulbosa roccia è invece il “Lichenis” (c. 61v). su questo grave errore, sottolineandone la pe- con foglie e fiore, difficilmente identificabile Potrebbe stupire il fatto che due piante lar- ricolosità: «… in modo alcuno non si può con- con Colchicum autumnale, non solo per la con- gamente utilizzate all’epoca a scopo medicina- cedere, che si debbano più gli Hermodattili temporanea presenza delle foglie e del fiore, ma le, il ciclamino e la sabina, siano rappresentate usuali delle spetiarie usare: imperoche non anche per le foglie alquanto strette. Riteniamo in questo erbario da specie diverse da quelle solo si vede … che non sono i veri; ma ma- che possa essere stata raffigurata un’altra spe- che troviamo comunemente illustrate in altri nifestamente si conosce essere eglino veleno cie di colchico, e cioè Colchicum cupanii, spe- erbari della stessa epoca. Infatti il ciclamino mortifero …»7. cie steno-mediterranea propria di pascoli aridi, qui raffigurato non è il Cyclamen europaeum Il colchico compare col nome di ermo- caratterizzata da foglie più strette e presenti al dell’erbario Roccabonella e del Codex Bellunen- dattilo in molti erbari quattrocenteschi: Li- momento della fioritura. Potrebbe anche trat- sis, ma Cyclamen hederifolium (“Ciclamen”, c. ber de Simplicibus, Herbe pincte, Codex Bel- tarsi di un altro colchico a foglie strette, Colchi- 50r), pianta non presente nel Triveneto. Ana- lunensis. Il colchico comune (Colchicum au- cum alpinum di prati aridi montani, presente logamente, col termine di sabina ci si riferiva tumnale) è una pianta provvista di un bulbo, anche nel Veneto, al quale sia stato aggiunto in genere a Juniperus sabina, caratterizzato da dal quale in autunno si sviluppano i fiori, il fiore (analogamente all’immagine del Roc- galbuli di color blu scuro, mentre nel ms. 1969 mentre nella primavera successiva compa- cabonella), che però in realtà compare prima è presente una magistrale immagine di Juni- iono le foglie e i frutti. Se consideriamo gli delle foglie. Una realistica immagine del vero perus phoenicea (“Sabina baccifera”, c. 118r, erbari veneti quattrocenteschi, nel Liber de colchico autunnale, comparabile a quella del immagine a p. 6), probabilmente di mano di- Simplicibus di Roccabonella l’immagine di Codex Bellunensis, si trova invece a c. 103v, versa, con i caratteristici galbuli rossastri, che questa pianta mostra un bulbo con la con- dove sono raffigurate le foglie e le capsule in Morgagni, a ragione, giudica di colore troppo temporanea presenza di foglie e fiore. Bota- avanzato stato di maturazione (Fig. 6). Il fo- intenso. Anche questa specie non è presente nicamente più corrette sono le immagini del glio non reca alcuna indicazione del nome, il nel Triveneto. Ai fini terapeutici, si fa rilevare codice Guarnerino e del Codex Bellunensis, disegno non è stato completato e inoltre al mo- che entrambe le due specie di ciclamino con- in cui sono rappresentati separatamente l’a- mento della rilegatura il foglio è stato collocato tengono principi attivi simili; la stessa conside- spetto autunnale e quello estivo; la raffigura- in posizione rovesciata. razione vale per le due specie di ginepro. zione in assoluto migliore, perché più com- Nel Quattrocento si conoscevano due tipi Nel Quattrocento, il colchico (Colchicum pleta, è tuttavia quella del Codex Bellunensis, di rabarbaro: il rabarbaro della Cina e il rabar- autumnale) veniva molto spesso erroneamen- i cui sono presenti anche i frutti (capsule) in baro del Ponto. A quel tempo l’aspetto di que- te ritenuto l’hermodattilo di Dioscoride, che avanzato stadio di maturazione. ste piante era del tutto sconosciuto, in quanto invece va identificato con quella iridacea oggi di esse giungeva nelle spezierie solo la parte denominata dai botanici Hermodactylus tube- utilizzata, cioè la droga, costituita dalle parti rosus. Si trattava di un errore estremamen- sotterranee, rizoma e radici. Le raffigurazioni Fig. 5. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1969, c. 76r “Cholchio”, col- te pericoloso, dal momento che il colchico è dei rabarbari non erano quindi realistiche ed chico di Cupani (Colchicum cupanii) oppure colchico minore (Colchicum pianta molto tossica e il suo impiego poteva 7 Mattioli 1568. erano in genere costituite da una grossa radice alpinum)

80 LA BELLEZZA NEI LIBRI IL MS. 1969: CONSIDERAZIONI BOTANICHE - Elsa M. Cappelletti, Giancarlo Cassina 81 sormontata da un ciuffo di foglie. Nel codice cui fino allora avevano conosciuto soltanto la Herbe pincte, il pittore Guarnerino da Padova droga secca8. fornisce per entrambi i rabarbari, denominati La droga nota col termine di “Stichados” rispettivamente “Reubarbarum” e “Reupunti- era rappresentata dalle infiorescenze di La- cum”, la raffigurazione di due piante con gros- vandula stoechas, una lavanda tipica compo- se radici, foglie e fiori assolutamente immagi- nente della vegetazione mediterranea, stret- nari. Il Liber de Simplicibus ci fornisce l’imma- tamente limitata al versante occidentale del- gine del “reubarbaro” con un apparato radicale la nostra penisola. La pianta è caratterizzata abbastanza realistico (evidentemente perché il da strette foglie lineari, opposte, con ciuffi pittore Andrea Amadio aveva a disposizione la di foglioline minori all’ascella. L’infiorescen- droga costituita da rizoma e radici), ma con un za terminale è globosa ed è sormontata da ciuffo di foglie che sono molto diverse come un ciuffo di vistose brattee sterili violette di forma e dimensione da quelle della pianta vera, aspetto petaloide, che rendono la pianta par- e che richiamano un Rumex. Si fa notare che ticolarmente decorativa. Queste brattee sono col termine di “Rhabarbarum Monachorum” molto sottili e delicate, per cui si polveriz- o rabarbaro dei monaci, si intendeva general- zano facilmente nel secco e non sono quasi mente in passato la specie Rumex patientia. mai presenti nella droga. Negli erbari realiz- Il ms. 1969 raffigura il “Rha” (c. 21r) con una zati tra la fine del Trecento e il Quattrocen- grossa radice e una parte aerea verosimilmen- to, si nota una progressiva evoluzione nella te identificabile con Rumex patientia, specie rappresentazione della pianta “Stichados”, in un certo senso affine ai rabarbari, apparte- passando da un’immagine così fortemente nendo alla stessa famiglia delle poligonacee. stilizzata da sembrare immaginaria, attra- Soltanto all’inizio del Seicento si conoscerà il verso rappresentazioni più verosimili, fino a vero aspetto del rabarbaro del Ponto. Infatti il giungere a quella del ms. 1969, che conside- prefetto dell’Horto medico di Padova, Prospero riamo essere la prima immagine veramente Alpini, era riuscito a far attecchire e a porta- realistica di questa specie. L’immagine rigida re a fruttificazione una pianta di Rheum rha- e fortemente stilizzata dell’Erbario Carrarese ponticum, che era stata raccolta sul Monte (Fig. 7) presenta una parte terminale rossa Rodope nella Bulgaria meridionale e a lui in- di forma ovale che corrisponde all’infiore- viata da Francesco Crasso, medico di Ragusa scenza, mentre le foglie sottostanti sono rap- (oggi Dubrovnic), laureato a Padova e allie- presentate da verticilli di numerosi elementi vo dell’Alpini. La pianta fiorita aveva desta- lineari, disposti ad intervalli. to enorme curiosità, interesse e ammirazio-

Fig. 6. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1969, c. 103v [“Cholchico”], col- ne tra i medici e gli speziali, accorsi in gran chico d’autunno (Colchicum autumnale) numero per vedere dal vivo quella pianta di 8 Cappelletti 2006-2007 Fig. 7. Londra, British Library, ms. Egerton 2020, c. 14v “Stichados”

82 LA BELLEZZA NEI LIBRI IL MS. 1969: CONSIDERAZIONI BOTANICHE - Elsa M. Cappelletti, Giancarlo Cassina 83 Nel Liber de Simplicibus del Roccabonella erano apprezzate anche dai Romani. Nel Me- dice bipartita tratta dal vero. Nel ms 1969, alla troviamo due immagini riferibili a Lavandula dioevo, la forma spesso antropomorfa delle mandragora sono dedicate ben due immagini: stoechas, di cui una (“De floribus sticados”) è sue radici aveva contribuito a considerare la la “Mandragora” di c. 69v e la “Altera mandra- la copia esatta di quella dell’Erbario Carrarese, mandragora una pianta magica, attorno alla gora” di c. 70r (Figg. 10a-10b). La prima raffi- mentre l’altra (“De Sticados”) è un po’ più vero- quale erano fiorite innumerevoli leggende. Gli gura una pianta con radice scura e ramificata, simile, anche se la forma e la disposizione delle erbari medioevali attribuivano a questa pian- fruttificata, con bacche giallastre lungamente foglie sono del tutto errate. Migliore è l’imma- ta poteri prodigiosi, anche afrodisiaci, non di- peduncolate e circondate da un calice a sepali gine del Codex Bellunensis perché mostra delle sgiunti da proprietà medicamentose reali. Si lesiniformi. La seconda mandragora è invece belle infiorescenze, anche se prive delle brattee era diffusa l’idea che possedere una radice di una pianta sterile che mostra una radice più petaloidi sommitali; corretta risulta inoltre la mandragora potesse preservare da ogni male; chiara e non ramificata. Anche se non vengo- disposizione opposta delle foglie e la presenza la fortissima richiesta aveva dato origine a una no raffigurati i fiori, queste due piante possono di verticilli di foglie più piccole alla loro ascel- florida attività di adulterazione, per cui radici essere ragionevolmente identificate rispettiva- la, ma errata è la forma delle foglie, che sono di piante diverse dalla mandragora venivano mente con la specie stenomediterranea a fiori- peraltro provviste di picciolo. Nel ms. 1969, intagliate ad arte in modo che assumessero tura autunnale Mandragora autumnalis e con l’immagine di “Stichas” (c. 24v, Fig. 8) raffi- un aspetto antropomorfo, oppure si costringe- la specie illirica a fioritura primaverile Man- gura una pianta suffruticosa con foglie sessili vano giovani piante di mandragora a crescere dragora officinarum. Da un punto di vista bo- e foglioline ascellari, correttamente delineate con le radici in contenitori di forma opportu- tanico, le immagini realistiche delle due man- sia per quanto riguarda la forma che la loro di- na, affinché ne assumessero le caratteristiche dragore contenute nel ms. 1969 rappresentano sposizione. Corretta anche la forma dell’infio- morfologiche volute. Raffigurazioni fantasti- indubbiamente, per la loro completezza, un rescenza, anche se presenta un colore tendente che dalla pianta della mandragora e special- decisivo balzo in avanti nell’iconografia di que- al bruno ed è praticamente priva delle brattee mente delle sue radici sono comuni in tutto il ste specie. sterili terminali, cosa facilmente comprensibi- Medioevo e una loro rappresentazione antro- Da quanto detto, appare chiaro che il no- le se si considera che il campione usato come pomorfa (Figg. 9a-9b) si trova ancora in un stro erbario si caratterizza per lo spiccato re- modello era costituito dalla droga secca. Que- manoscritto quattrocentesco di area veneta, alismo con cui è stata raffigurata la maggior ste caratteristiche rendono l’immagine del ms. uno Pseudo Apuleio9 che pure vanta la presen- parte delle piante. Va sottolineato come l’au- 1969 decisamente la più realistica e di gran za di alcune bellissime immagini realistiche tore delle immagini si sia particolarmente pre- lunga la migliore da un punto di vista botanico di piante, indubbiamente tratte dal vero. Nel occupato di mettere in risalto alcuni caratteri rispetto a tutte le altre considerate. Liber de Simplicibus troviamo la prima imma- morfologici di particolare importanza ai fini La mandragora è una solanacea ben cono- gine veramente realistica della mandragora, in dell’identificazione delle piante. In moltissimi sciuta e utilizzata sin dai tempi antichi per la cui Andrea Amadio dipinge una pianta non fio- casi sono raffigurate entrambe le pagine fo- sua indiscussa attività analgesica, sedativa e rita, con una rosetta basale di foglie e una ra- gliari, per sottolineare la colorazione diversa, narcotica. Dioscoride raccomandava l’impiego come ad esempio nell’Alisma plantago-aquati- della radice di mandragora in vino come anti- ca (c. 7r). Nelle felci viene raffigurata la pagi-

Fig. 8. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1969, c. 24v “Stichas”, lavanda dolorifico nei pazienti sottoposti a incisioni o 9 Pseudo Apuleio, ms. sec. XV, Biblioteca dell’Orto botanico na inferiore della fronda per porre in evidenza selvatica (Lavandula stoechas) cauterizzazioni; le sue proprietà analgesiche dell’Università di Padova, collocazione Ar. 26 n. 1283. numero, morfologia e disposizione degli spo-

84 LA BELLEZZA NEI LIBRI IL MS. 1969: CONSIDERAZIONI BOTANICHE - Elsa M. Cappelletti, Giancarlo Cassina 85 Figg. 9a-9b. Padova, Biblioteca dell’Orto botanico, ms. Ar. 26 n. 1283, c. 148v, Mandragora antropomorfa, “Mandragora” e “Mandragora femina” c. 183v Figg. 10a-10b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1969, c. 69v “Mandragora”, mandragora autunnale (Mandragora autumnalis) e “Altera Mandragora”, c. 70r: mandragora primaverile (Mandragora officinarum)

86 LA BELLEZZA NEI LIBRI IL MS. 1969: CONSIDERAZIONI BOTANICHE - Elsa M. Cappelletti, Giancarlo Cassina 87 rangi, che costituiscono importanti caratteri botanico di Padova, Giuseppe Antonio Bonato, diagnostici, come nel “Polipodio” (c. 52r, Fig. nei primi anni dell’Ottocento indicava come 11). La macchiettatura rossastra sulla super- “occhio botanico”, frutto dell’esperienza e di ficie del caule conferma l’identità botanica un’attenta osservazione delle piante. dell’ombrellifera raffigurata a c. 12v (“Conion Per queste ragioni riteniamo che il ms. sive Cicuta”) come la cicuta di Socrate, cioè 1969 sia un erbario dipinto degno di occupare Conium maculatum. Nella pianta raffigurata un posto di tutto rilievo nella storia dell’icono- a c. 17v (“Convolvulus”), identificabile come grafia botanica. Per la particolare importanza Calystegia sepium, sono chiaramente delineate di questo erbario, si auspica che esso sia ogget- le due brattee che coprono parzialmente il ca- to di uno studio approfondito e di un’edizione lice e che costituiscono il carattere diagnostico anastatica che consenta la sua più larga diffu- differenziale del genere Calystegia rispetto al sione e conoscenza sia tra i botanici che tra un genere Convolvulus. pubblico più vasto. Dal punto di vista botanico, particolar- mente interessante è l’immagine della pianta denominata “Peplis” (c. 55r, Fig. 12), che mette in risalto i fusti rossastri con portamento pro- strato e una lunga radice fittonante ramificata nella parte terminale, che fa supporre trattarsi di una pianta che cresce su un substrato sab- bioso. Ma il particolare forse più sorprendente e inaspettato è constatare come in questa im- magine venga evidenziata la spiccata asimme- tria dei lembi fogliari rispetto alla nervatura centrale, carattere peculiare di Euphorbia pe- plis, piccola entità comune anche sui litorali sabbiosi veneti. Risulta quindi evidente che l’illustratore di questo erbario non solo dipingeva quasi sem- pre la pianta dal vero, ma possedeva anche la Fig. 11. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1969, c. 52r “Polipodio”, Fig. 12. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1969, c. 55r “Peplis”, euforbia capacità di saper individuare quel complesso polipodio (Polypodium vulgare) delle spiagge (Euphorbia peplis) di particolarità morfologiche che rendono pe- culiare ciascuna pianta e che permettono di di- stinguerla da altre di aspetto simile. In altri ter- mini, possedeva quello che il Prefetto dell’Orto

88 LA BELLEZZA NEI LIBRI IL MS. 1969: CONSIDERAZIONI BOTANICHE - Elsa M. Cappelletti, Giancarlo Cassina 89 ERBE FIGURATE: UN INEDITO ERBARIO DELLA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI PADOVA di Giordana Mariani Canova

L’Erbario ms. 1969 che in questa mostra si re specifico dei semplici1. La datazione dell’Er- presenta per la prima volta all’attenzione del bario dell’Universitaria, a suo tempo giudicato pubblico e degli studiosi (Cat. 28), pervenne cinquecentesco sulla base soprattutto della alla Biblioteca Universitaria di Padova, come bella scrittura umanistica che, circa nelle pri- ben si riconosce in catalogo, con i libri dell’il- me settanta pagine, scrive i nomi, latini talora lustre medico e docente dello Studio patavino con sinonimo italiano, a fianco delle immagini Giovanni Battista Morgagni (1692-1771), che botaniche2 può forse essere più precisamente eseguì di sua mano un indice delle piante po- definita. Infatti tale scrittura può considerarsi sto in fine e appose alcune osservazioni. Il ma- di primo Cinquecento, mentre quella corsiva e noscritto è di singolare importanza perché da minutissima che doveva segnare, sul margine un lato si riallaccia a quella particolare tradi- inferiore di tali pagine, il nome delle piante, a zione di erbario figurato che risulta inaugurata guida per il calligrafo, e che ora appare solo in Veneto già tra la fine del XIV e gli inizi del a tratti per le rifilature subite nel tempo dal XV secolo che si caratterizza per una imma- volume, si configura come ancora quattrocen- gine della pianta grande sulla pagina e vivida- tesca, ma giustificabile anche a fine secolo, se mente naturalistica, sempre accompagnata da di mano non di un umanista ma di un uomo un testo con indicazioni terapeutiche, mentre di scienza3. Pertanto, tenendo anche conto che d’altro canto sembra collocarsi agli inizi di una la filigrana della carta è documentata, come si nuova rappresentazione botanica che avrà poi precisa in scheda, dal 1485 in poi, il manoscrit- ampio sviluppo nel Cinquecento e oltre, basa- to sembrerebbe potersi ragionevolmente collo- ta su un’ampia figura della pianta nello spazio care tra ultimo Quattrocento e inizio del Cin- del foglio, ma corredata dal solo nome e senza alcun testo. Quella quattrocentesca veneta fu un’espe- 1 Per gli erbari veneti di XIV-XV secolo in generale si veda: rienza fortemente innovativa a livello europeo Baumann 1974; Blunt-Raphael 1979, trad.it. 1989; Mariani Canova che, superando la rappresentazione essenzial- 1988a; Mariani Canova 2006, pp. 14-34 ; Collins 2000, pp. 279-281. mente simbolica dell’erba medicinale tipica 2 Maggioni 1970, pp. 3-17. 3 Nelle pagine successive si interrompono sia la elegante dell’astratto linguaggio medievale, avvia il per- scrittura cinquecentesca sia l’altra e subentrano a scrivere i nomi corso della figura scientifica moderna nel setto- delle piante scritture più tarde.

ERBE FIGURATE - Giordana Mariani Canova 91 quecento: cronologia che ben può convenire al evocare la pianta in tutta la sua fisicità e nel che le piante sono esclusivamente medicinali, della famiglia Bassi per la botanica è del re- linguaggio formale con cui sono realizzate le suo saldo articolarsi nella luce e nello spazio. che esso fosse destinato a un fruitore, quale sto dimostrato dal fatto che Ferdinando Bassi, immagini. Appare comunque innegabile lo sforzo di dare poteva essere un medico o uno speziale, già in con tutta probabilità parente del nostro, fu poi L’Erbario, che dalla sua sede attuale potrem- effettivamente un’immagine quanto più possi- possesso delle cognizioni necessarie per l’uso attivissimo custode dell’Orto botanico di Bolo- mo chiamare Paduanus, si contraddistingue, ol- bile esatta delle erbe, in modo che esse risul- dei semplici e per cui quindi fosse sufficiente gna e corrispondente di Linneo (1760-1774)5. tre che per ricchezza di immagini e per qualità tassero ben riconoscibili a chi volesse acqui- avere a disposizione delle immagini che gli La nota, indicando una qualche connessione artistica, anche per una perspicuità di analisi sirle o farne uso o semplicemente compiacersi permettessero di identificare con sicurezza i dell’Erbario dell’Universitaria con Bologna, botanica sconosciuta agli erbari veneti di prima di conoscerle. In ciò l’ignoto illustratore, forse vegetali. Ci si potrebbe quindi trovare di fronte può fare nascere il sospetto che la spezieria di metà del Quattrocento e da ricondurre sia ad coadiuvato da aiuti e seguaci4, mostra di ope- ad un precocissimo album di spezieria dipin- San Francesco cui esso appartenne, poco pri- una attenta osservazione del vero sia all’uso di rare con la mente e la mano dell’artista, che sa to, antesignano di quelli essiccati, e in effetti ma o poco dopo di venire nelle mani di Bassi, mezzi formali idonei ad una rappresentazione costruire la forma e dosare il colore e la luce, questo dell’Universitaria è un raro esempio di fosse non quella di tale denominazione docu- non solo pienamente realistica, ma anche fluida- ma con ogni probabilità egli non dovette es- erbario antico di cui sia attestata, seppure in mentata a Padova, ma l’altra dal 1617 annessa mente sciolta e di alto quoziente luminoso, come sere solo nella sua impresa, bensì assistito da epoca relativamente tarda, la presenza in spe- al convento di San Francesco a Bologna e sede appunto ci si può aspettare in un’opera bilicata un esperto botanico in grado di indicargli e zieria. Infatti in tre pagine compaiono in scrit- dell’accademia degli speziali bolognesi6. Per tra Quattrocento e Cinquecento. di mettergli a disposizione i semplici da raf- tura seicentesca, le note di possesso «Della spe- altro anche se così fosse, non si può comun- Il manoscritto reca 209 figure di erbe e figurare, eventualmente anche indirizzandolo ciaria di S. Francesco» (cc. 2r, 3r, 5r) e «Della que escludere che il manoscritto abbia avuto piante medicamentose, tra le più usate nella nell’osservazione dell’esemplare. È possibi- speciaria di S. Francesco suo libro» (c. 66r) in origine a Padova dove, come si è detto e come farmacopea medievale, che si campiscono ro- le che proprio a tale studioso vadano riferiti base alle quali si propone qui in catalogo (Cat. vedremo, la tradizione dell’erbario dipinto si buste al centro della pagina e sono rappresen- i nomi delle piante scritti sul margine della 28) di considerare l’erbario come già apparte- era andata ampiamente affermando nel Quat- tate con forza nel loro saldo e articolato vo- pagina, in quella piccola grafia che all’esame nuto alla spezieria documentata con tale de- trocento, mentre a Bologna non sembra esser- lume e con precisa definizione di tutte le loro paleografico abbiamo detto appunto rivelarsi nominazione a Padova già dal 1585. L’ipotesi vene ancora traccia in tale periodo. Francesco parti, dalla radice, al fusto, alle foglie, esibite quattrocentesca, probabilmente in previsio- è certo felice, tuttavia l’indizio va considerato Felice Bassi potrebbe avere studiato a Padova nelle loro pagine inferiore e superiore e in tutte ne che essi venissero ripetuti in più grandi ed con una certa cautela poiché sul recto di quello o essere stato comunque in contatto con l’am- le loro venature. Anche i fiori e le bacche sono eleganti caratteri accanto all’immagine, come che era il foglio di inizio e che ora si trova in- biente universitario patavino, al suo tempo con grande attenzione rappresentati nelle loro infatti avvenne presumibilmente a seguito im- collato alla seconda carta di guardia, si legge, centro importantissimo di studi botanici in- forme e nei loro diversi stadi di crescita. Singo- mediato o poco dopo. In ogni caso studioso e in trasparenza e cancellata con tratti ad inchio- torno all’Orto dei Semplici fondato nel 1545 e lare importanza è data al colore che varia nel- miniatore dovevano essere ambedue partecipi stro, una nota di possesso in scrittura presso- celebre in tutta Europa7. A Padova egli potreb- le diverse parti della pianta con effetti di ben di un ambiente nel quale doveva essere vivo ché coeva a quelle della spezieria, in base alla be quindi avere comperato il suo erbario ap- graduata luminosità. Naturalmente non spetta l’interesse per i semplici e per il loro uso. quale l’Erbario risulta essere stato nel 1679 di a chi scrive verificare l’esatta corrispondenza Il fatto che l’Erbario dell’Universitaria non proprietà di Francesco Felice Bassi che sap- dell’immagine al vero, per cui si rimanda al piamo di famiglia bolognese e che si definisce rechi alcun testo può in primis indicare, visto 5 Managlia 2007; Mossetti 2007; Gandolfi 2007, pp. 45-73. saggio di Elsa Cappelletti e Giancarlo Cassina «huius professionis discipulus». Egli doveva 6 Guidicini, IV, 1872, p.346. Per notizie sull’esistenza della specificamente dedicato all’esame botanico, essere quindi uno studente avviato a divenire spezieria Guidicini, III, 1870, p. 364; IV, 1872, p. 348. Si ringrazia vivamente Massimo Medica per le cortesi ricerche bibliografiche. ma piuttosto conviene in questa sede sottoli- medico o speziale, o già un professionista o un 4 Certe piante, alla fine del libro, presentano una ridondan- 7 Per la storia dell’Orto botanico di Padova: Azzi Visentini neare appunto l’intenzione dell’illustratore di za formale che potrebbe indicare l’intervento di altra mano. appassionato cultore dei semplici, e l’interesse 1984; Orto botanico 1995.

92 LA BELLEZZA NEI LIBRI ERBE FIGURATE - Giordana Mariani Canova 93 punto dalla spezieria di San Francesco. D’altra desta spezieria ma ad un medico o a uno stu- ben si spiega considerando che in tale perio- e inizio Trecento, di un nuovo trattato di far- parte è anche possibile che il manoscritto fosse dioso di rango che, incurante degli auctores e do l’ambiente felsineo, sulla traccia appunto macopea prodotto nell’ambito della cosiddetta giunto a Bologna molto prima, per acquisto di dei luoghi e tempi di raccolta, volesse avere di dell’insegnamento di Luca Ghini (1534-1544) e Scuola salernitana. A Salerno infatti, divenuta altro studioso, e in questo senso può essere si- fronte a sé un’immagine perfetta dei semplici, di Ulisse Aldrovandi (1561-1600), era divenuto fin dall’XI secolo fiorente centro di studi medi- gnificativo per esempio ricordare come Ulisse certo per i loro finali usi terapeutici, ma an- davvero fortemente interessato agli studi bo- ci e di esercizio della medicina soprattutto per Aldrovandi, che insegnò botanica a Bologna che per una conoscenza di essi da inquadra- tanici, finalizzati ormai non solo all’esercizio l’acquisita conoscenza della medicina araba, il negli anni 1556/57-1600, possedesse l’Erba- re nella scienza della natura. Ciò nell’ambito della medicina, ma anche alla specifica cono- medico Matteo Plateario jr realizzò, alla metà rio Carrarese di cui subito diremo. A Bologna di quella aurorale rivisitazione della botanica scenza della natura11. circa del XII secolo, un ricchissimo repertorio l’Erbario oggi all’Universitaria potrebbe essere classica in chiave moderna di cui i primordi si Per capire quale possa essere stato nel di piante medicinali, con relative indicazioni venuto nelle mani di Bassi passando poi, per possono scorgere per esempio nelle Castigatio- tempo il tessuto scientifico e figurativo su cui terapeutiche, conosciuto come Circa instans acquisto o per dono, alla bolognese spezieria nes plinianae di Ermolao Barbaro pubblicate l’esemplare dell’Universitaria si può ritene- dalle prime parole del testo. Tale trattato venne di San Francesco o viceversa esso potrebbe es- nel 14938. Si potrebbe in sostanza trattare di re radicato, varrà la pena di ricordare come, poi ampliato, sempre in ambiente salernitano, sere giunto a lui dalla spezieria medesima. A un precocissimo esempio o di un anteceden- dopo il pittoricismo con cui la civiltà greca era nel cosiddetto Tractatus de herbis che tuttavia favore di un’origine padovana del manoscritto te di quegli album di tavole botaniche dipinte, andata raffigurando le piante in quel modo re- nella letteratura si trova talvolta menzionato possono stare il nome «comin salvadego», in- recanti solo l’immagine delle piante e il loro alistico che è attestato dal pur tardo Dioscori- pure come Circa instans. I due testi ebbero confondibilmente veneto, segnato sotto quello nome, che sarebbero state più tardi diffuse in de, De Materia medica eseguito a Bisanzio nel diffusione amplissima non solo in Italia ma latino del Melanchion o Nigella (c. 8) e «garo- ambiente accademico visto che Luca Ghini 512-14 d.C. per la principessa Iuliana Anicia anche in Francia rinnovando completamente fanin selvatico» per la Centaurea minor (c. 29) docente a Bologna (1534-1544) ne fece certo (Vienna, Österreichische Nationalbibliotek, la medicina botanica in Europa. Mentre non anche se si tratta di fatti isolati perché per il uso anche se purtroppo esse risultano finora ms. gr. 1)12, e dopo il piatto schematismo cui possediamo alcun esemplare figurato del Circa resto i nomi italiani delle piante non presen- introvabili9. È un fatto che gli insegnamenti di l’astratto linguaggio figurativo dell’Occidente instans, alla fine del Duecento o all’inizio del tano alcuna inflessione dialettale, ma anzi botanica, con ostensione dei semplici, furono altomedievale aveva sottoposto l’immagine bo- Trecento in ambito italo-meridionale e proba- sono espressi in forbito italiano. Quanto poi istituiti, sia a Padova che a Bologna , più avan- tanica nella figurazione del modesto Herbarius bilmente a Napoli, sede della nuova università all’acquisto da parte di Morgagni, è chiaro che ti nel Cinquecento (1533-1534) rispetto alla latino dello Pseudo Apuleio13, si registrò l’av- federiciana venuta a soppiantare la Scuola sa- l’illustre medico, non avrebbe avuto difficoltà, data che si propone qui per l’Erbario ma non vento di un rinato, seppur timido, naturalismo lernitana, si diede del Tractatus de herbis una nell’ampia circolazione settecentesca dei libri, si può escludere che qualche esempio potesse con l’illustrazione, avviata tra fine Duecento redazione illustrata che trova il suo capostipite ad acquisirlo da Bologna, magari attraverso circolare anche prima: a suo tempo, come ve- in un esemplare oggi alla British Library (ms. proprio Ferdinando Bassi. dremo, ne avevo supposto l’uso anche a Pado- Egerton 747), databile tra tardo XIII e primis- Su queste basi non si può dunque esclude- va già in tardo Trecento10. Che poi il Paduanus simi inizi di XIV secolo e a sua volta destinato 11 Per succinti profili dei due scienziati Meschini 2000, pp. a improntare di sé, attraverso i suoi derivati, re che l’esemplare dell’Universitaria sia stato fosse assai apprezzato nel Seicento a Bologna 767-771; Montalenti 1960, pp. 118-124; per l’ambiente botanico eseguito a Padova, pur lasciando aperta anche bolognese in generale Linneo a Bologna 2007. tutto il successivo immaginario botanico euro- la possibilità di una isolata esperienza creata 12 Per il Dioscoride di Vienna Mazal 1998-1999; Collins peo e in particolare quello padano e veneto cui 2000, pp. 37-114 (con ampia bibliografia). Per le copie e in par- 14 precocemente in ambiente bolognese. Inoltre 8 Un ringraziamento vivissimo a Claudio Griggio per le il- ticolare per quella del Seminario di Padova (ms. 194): Splendori il Paduanus si connette . In tale erbario, scrit- ci si può chiedere se ci si trovi in realtà qui luminanti considerazioni sia sulla scrittura dell’Erbario sia sulla di Bisanzio 1990, pp. 240-241 sch. 97 di M. D’Agostino; Mariani cultura da intendersi ad esso sottesa. Canova 1997a, p. 162, fig. 11; Collins 2000, pp. 75-77. di fronte a un lussuoso e coltissimo erbario 9 Tongiorgi Tomasi 2002, pp. 45-46. 13 Per l’origine e la fortuna dell’Herbarius apuleiano Col- che non fosse in origine destinato ad una mo- 10 Mariani Canova 1988a, p. 26. lins 2000, pp. 165-238. 14 Per gli erbari illustrati salernitani e quelli da essi de-

94 LA BELLEZZA NEI LIBRI ERBE FIGURATE - Giordana Mariani Canova 95 to a due colonne e in ordine semialfabetico, tra periali, località forse da identificare, almeno pianta e pianta fu lasciato uno spazio libero a mio modo di vedere, con il promontorio di per la figura. Tuttavia molto spesso tale inter- Porto Maurizio in Liguria, vicino al torrente vallo risultò troppo ristretto cosicché le erbe, Impero (Parigi, Bibliothèque Nationale, ms. in tutto 406, ne esorbitano diramandosi libe- 6823)15. Tale manoscritto, che ha figure e orna- ramente come ragnatele sui margini e negli to inequivocabilmente toscani, già nel 1426 è intercolumni, talora arrivando a coprire parte segnalato nella Biblioteca dei Visconti a Pavia del testo o persino sovrapponendosi tra loro. ma è da ritenere che esso o altri esemplari si- Esse sono sostanzialmente ancora dei simboli, mili fossero giunti in Italia padana assai prima rimanendo piatte, non rinunciando ai tradi- visto che l’illustrazione di tipo salernitano ap- zionali schematismi e alle consuete simmetrie pare diffusa nel territorio ed elaborata in chia- propri della precedente illustrazione medieva- ve locale già nella seconda metà del Trecento. le apuleiana, ai quali era difficile sfuggire sia In questo ambito la prima documenta- per tradizione sia perché erano funzionali a zione conduce proprio a Padova. Un Erbario, mostrare l’ordine della natura. Ma al tempo dipinto appunto alla salernitana ma non an- stesso il colore assume una freschezza prima- cora scritto (Parigi, Bibliothèque de l’Ecole verile ed è evidente la volontà di caratterizzare, des Beaux Arts, ms Masson 116), reca infatti seppure in modo approssimativo, la pianta nei in prima pagina una piccola nota dove sono suoi elementi più distintivi come appunto la ben evidenti le parole «in Padua 20 febr », ma tonalità di verde, la forma delle foglie, che si che si è proposto di leggere più estesamente ribaltano sul piano in modo da mostrare fron- «J. Bacciarinus 4 denariorum in Padua 20 febr. talmente il loro orlo e le loro venature, e quella MCCCLXII»16. Sia che si trattasse di una ven- dei fiori timidamente rappresentati nelle loro dita o di un acquisto, tale nota attesta la pre- tinte e nelle loro corolle sempre viste di fronte senza a Padova nel 1362 del manoscritto che o di netto profilo come per esempio nella Bur- nella cortesia degli inserti figurati ha carattere sa pastoris o nella Scolopendria (Figg. 1-2). innegabilmente lombardeggiante, mentre nelle Dall’Eg. 747 discende l’esemplare, ancora immagini botaniche da un lato presenta la più di prima metà del Trecento, del Tractatus de precoce attestazione in area padana dell’um- herbis che una nota dice essere stato esegui- bratile naturalismo salernitano, con i suoi ca- to da certo speziale Manfredus de Monte Im- ratteristici schemi di superficie e la sua libertà Fig. 1. London, British Library, ms. Egerton 747, Busta pastoris, c. 16v Fig. 2. London, British Library, ms. Egerton 747, Scolopendria, c. 96v

rivati Baumann 1974, pp. 99- 125; Avril 1990; Collins 2000, pp. 15 Baumann 1974, pp. 102-103; Collins 2000, pp. 268-273; 239- 278; Segre Rutz 2002, pp. 31-48; per l’Eg. 747 Pächt 1950; Segre Rutz 2002, pp. 35-40. Baumann 1974, p. 102; Collins 2000, pp. 241-265; A medieval her- 16 Baumann 1974, pp. 104-105; Collins 2000, pp. 273-275; bal 2003; Segre Rutz 2002, pp. 31-35. Segre Rutz 2002, pp.40-48.

96 LA BELLEZZA NEI LIBRI ERBE FIGURATE - Giordana Mariani Canova 97 d’impaginato, d’altro canto, limitatamente ad È ben noto come negli ultimi anni del XIV cui la figura si confronta22. Il numero delle erbe alcune piante, mostrando una saldezza di im- secolo una accesa rivalità intercorresse tra le e delle piante raffigurate, è alquanto ristretto, pianto e una acutezza d’analisi dal vero che signorie di Milano e Padova e penso che si essendo esse solo 51, e lo scritto, a una colon- si potrebbero piuttosto ricondurre al mondo debba leggere proprio in tale contesto la crea- na, dalla c. 23 si ferma sempre a metà pagina padovano, facendo riferimento per esempio zione del Liber agregà de Serapion, eseguito per lasciando ampio spazio alla immagine botani- all’acuto naturalismo con cui Guariento dipin- Francesco II da Carrara signore di Padova tra ca che quindi può emergere grande sulla su- se la vite nell’Ebbrezza di Noè nella Cappella il 1390 e il 1404 e probabilmente a fine secolo perficie. Con invenzione assolutamente inno- della reggia carrarese17 e al più tardo realismo (Londra, British Library, ms Eg. 2020)21, che si vativa nell’Europa medievale, le erbe vengono dell’Erbario Carrarese di cui subito diremo. può considerare il capostipite dell’illustrazione esibite, per la prima volta dopo il Dioscoride Sorprendenti in questo senso soprattutto il gi- botanica cui fa capo anche l’Erbario dell’Uni- aniciano e forse proprio sulla spinta di esem- glio (c. 209), il melograno (c. 218), la malva e il versitaria. Il manoscritto ha due pagine deco- plari dioscoridei possibilmente visti in Veneto, malvabisco (c. 219)18. rate con una ricchezza di emblemi carraresi in tutta la loro immediata fisicità rappresenta- Quanto all’ambiente lombardo la presti- che può benissimo reggere al confronto con ta ovviamente ancora con mezzi empirici della giosa Historia Plantarum oggi alla Casanatense l’ornato della Historia, mentre il testo vuole perspectiva naturalis di cui la cultura padovana di Roma (ms 459), fatta eseguire con grande evidentemente significare il prestigio culturale del Trecento era maestra (Fig. 3). La pergame- lusso e profusione d’ornato a Milano da Gian della dottissima Padova nella scelta di un auto- na diventa spazio luminoso nel quale il vege- Galeazzo Visconti per l’imperatore Venceslao re arabo importante, come Serapione il Giova- tale si libra come sospeso mostrando, seppure IV verso il 1394-95, porta il testo del Tracta- ne, vissuto nel XII secolo e ben presto tradotto con una qualche crudezza, la consistenza del tus de herbis e mostra chiaramente di rifarsi in latino, la cui opera tratta delle piante salu- suo volume e la varietà delle sue parti: nelle fo- all’illustrazione botanica salernitana, benché tari con ben maggiore dettaglio rispetto alle glie minuziosamente descritte nel loro corretto conferendo maggiore slancio in verticale e un succinte indicazioni del Tractatus de herbis e attaccarsi allo stelo e nel loro volteggiare, nei certo colorato spessore alle piante che occupa- dei brevi consigli dietetici dei Tacuina sanita- loro colori, nelle loro pagine inferiore e supe- no quasi tutta la pagina inserendosi spesso con tis. Dal punto di vista dell’immagine il corre- riore spesso ripiegate su sé stesse, nei loro orli, il tronco tra le due colonne del testo19. Negli do illustrativo del Liber agregà può a sua vol- nelle loro venature e nella meravigliosa varietà stessi anni inoltre l’agiato ambiente visconteo ta leggersi come un’esibizione di virtuosismo dei loro fiori e dei loro frutti colorati colti a di- si compiace dell’esecuzione dei Tacuina sanita- formale in grado di superare, con una rappre- versi stadi di maturazione. Anche nelle erbe a tis finalizzati a proporre utili consigli per una sentazione realistica della pianta, i semplici e fusto centrale eretto l’illustratore si preoccupa dieta sana20. rigidi schemi salernitani adottati nella Histo- di non dare rigidità allo stelo conferendo ad ria viscontea anche se essi, come è stato fatto esso naturalistica animazione e sono evitate notare, rimangono ancora l’occulto perno con innaturali simmetrie. Nel caso degli alberi ov- viamente vi è una sproporzione tra il tronco e 17 Murat 2016, p. 38. 18 Segre Rutz, pp. 40-41, figg. 27-30. la chioma, dove dominano i frutti, ma nel caso

19 Segre Rutz 2002; Historia plantarum 2004. 21 Pächt 1950, pp. 30-32; Bettini 1974, pp. 55-60; Baumann 20 La bibliografia è vastissima. Per una panoramica ge- 1974; Blunt-Raphael 1979, pp. 68-73; Mariani Canova 1988a, pp. nerale si segnalano recentemente Moly 2005, pp. 211-217; Moly 24-26; Miniatura a Padova 1999, pp. 154-157 sch. 54 di G. Mariani 2010, pp. 85-95; Hoeniger 2006, pp. 51-81; Bertiz 2008. Canova. 22 Baumann 1974, pp. 15-28. Fig. 3. London, British Library, ms. Egerton 2020, Piperella, c. 20r

98 LA BELLEZZA NEI LIBRI ERBE FIGURATE - Giordana Mariani Canova 99 degli erbaggi o dei cereali l’ignoto illustratore Sulle tracce del Carrarese venne realizza- indicazioni sulle parti da usare in medicina e già dell’Eg. 747, e della Scolopendria (c. 299r) an- ricorre per la prima volta in Europa all’uso del to, circa una quarantina di anni dopo, il Liber sui tempi di semina e di raccolta, e la memoria cora piuttosto elementare. Le piante dell’Amadio campione per poter rappresentare con mag- de simplicibus (Venezia, Biblioteca Marciana, degli autori da cui essa si trova menzionata. comunque non esplorano mai lo spazio in pro- giore veridicità e in visione ravvicinata la parte ms. Lat. VI, 59 = 2548) del medico di Cone- In questa struttura veramente il Roccabonella fondità ma si propongono in quella rarefatta di- della pianta interessante per alimentazione o gliano Nicolò Roccabonella, ben consapevole sembra recuperare la dimensione del Diosco- mensione tipicamente tardogotica che, attentis- rimedio. Tale procedimento implica una ri- della cultura padovana perché laureato presso ride aniciano, nello stesso tempo prefigurando sima al dettaglio, tende comunque a comporsi in presa dal vero, ma anche una ricostruzione lo Studio patavino nel 1410 ma presto trasfe- il Paduanus. Che il Carrarese, forse in mano superficie: il confronto tra la viola del Carrarese mentale, possibile all’intellettualismo padova- rito a Venezia, che lo destinò a sé stesso e al di Roccabonella, potesse costituire un model- e quella del Roccabonella è significativo25. no, poiché non è ovviamente possibile che una figlio Iacopo, pure medico laureato a Padova24. lo può essere indicato dal fatto che tutte le 51 Il Carrarese e il Roccabonella furono co- pianta abbia nello stesso momento una ric- Il proemio autografo, scritto a conclusione del piante ivi raffigurate vi ritornano quasi iden- munque prodotti isolati, nati in un ambiente chezza di foglie, fiori e frutti a diverso stadio di lavoro, offre elementi per considerare l’ope- tiche. Le altre sono rappresentate con taglio culturale assai alto e per committenze impor- maturazione come quelle rappresentate. Non ra terminata nel 1446 e poiché l’illustrazione e con colorismo assai analoghi e vengono di tanti: il Liber agregà più che un erbario si può si deve dimenticare comunque che allo Studio presenta caratteri di omogeneità, così da farla nuovo prese in considerazione soprattutto le considerare un libro illustrato e il Roccabonel- patavino l’insegnamento della medicina do- pensare eseguita in tempi brevi, si potrà collo- piante alimentari, come gli asparagi, i fagio- la con le sue più di cinquecento piante si con- veva probabilmente già prevedere anche una carla nella prima metà degli anni quaranta più li, le rape e quelle da giardino, come le rose e figura più come un’opera d’arte e una lussuosa qualche ostensio dei semplici in cui dovevano o meno inoltrata, a seconda del tempo impie- le viole con i loro bellissimi fiori, quelle me- enciclopedia medica che uno strumento im- esaminarsi dettagliatamente piante e campio- gato per la scrittura, di mano di Nicolò e pure diterranee da frutta, presentate ora sempre mediato di lavoro. Ma nel Quattrocento il Ve- ni di esse. Né è escluso che esistessero già allo- molto omogenea. Nel proemio si dice anche non intere ma per campione, quelle alimentari neto fu anche antesignano nella creazione di ra delle tavole dipinte ad uso didattico, da mo- che le immagini delle piante, in tutto ben 458, come i cereali e i diversi tipi di vite. Tuttavia erbari destinati ad un uso meno elitario e cioè strare quando la pianta non fosse disponibile o erano state eseguite «per magistrum Andream compaiono anche tantissime piante spontanee specificamente preparati per medici e speziali fosse in stagione secca, magari ancora risalenti Amadio Venetum sublimem pictorem» e siamo presenti nella farmacopea del Tractatus de her- che avessero necessità di riconoscere le piante al tempo di Guariento che forse più di Altichie- quindi qui di fronte a un pittore di professione bis e più in generale in quella tardo antica e più comunemente usate nella farmacopea. Lo ro e Giusto dei Menabuoi aveva perseguito nel- il cui lavoro viene molto apprezzato. Liberatasi medievale. Certo in teoria non si può escludere attesta il Bellunensis (Londra, British Library, la sua pittura un’analisi acuta del vero23. Certo completamente dal testo, la figura della pianta che Amadio avesse a sua disposizione, tramite ms. Add. 41623), erbario realizzato, come at- alla fine del Trecento la pittura di Guariento occupa tutto il recto della pagina, non accom- Roccabonella, quasi cinquecento erbe da co- testano numerose note toponomastiche, senza era ormai a Padova una cosa lontana ma i suoi pagnata neppure dal nome, mentre sul verso piare dal vero e certo egli, pittore tardogotico dubbio nel Bellunese, zona prealpina e luogo affreschi nella chiesa degli Eremitani, benché si trovano le denominazioni in varie lingue, le e come tale interessato alla apparenza epider- privilegiato per la raccolta di erbe medicinali26. eseguiti da una quarantina d’anni, dovevano mica delle cose, osservò sulla realtà i meravi- Esso reca le immagini di circa 240 piante, so- costituire un esempio ancora attuale presso la gliosi fiori e i frutti facili da trovare e di cui il prattutto montane e comunque di uso officina- comunità dei frati cui apparteneva quel frater suo gusto di pittore doveva compiacersi, ma è le diffuso, che talora occupano l’intera pagina Philippus che sottoscrive l’opera e che poté es- 24 Pächt 1950, pp. 25-37; Baumann 1974, pp. 126-128; Ma- ipotizzabile che per molte erbe avesse dei mo- oppure sono distribuite a due o anche tre per sere calligrafo e traduttore. riani Canova 1988a, pp. 25-26; Di sana pianta 1988, pp. 154-155 delli condotti “alla salernitana” poiché talora sch. 71 di S. Marcon; Marcon 2002, pp. 113-116; Marcon 2004d; Mariani Canova 1986, p. 514; Mariani Canova 1988a, pp. 25-26; si vede chiaramente come egli segua ancora le Mariani Canova 2001, pp. 31-32; Mariani Canova 2006, pp. 15-16; simmetrie medievali come nel caso della Bursa Blunt-Raphael 1989, pp. 73-77; Paganelli-Cappelletti 1996, pp. 25 Baumann 1974, p. 79, tav. 41; Marcon 2002, tav. 25. 23 Murat 2016. 11-116; Collins 2000, p. 281. pastoris (c. 52v), che naturalizza uno schema 26 Baumann 1974, pp. 128-129; Codex bellunensis 2006.

100 LA BELLEZZA NEI LIBRI ERBE FIGURATE - Giordana Mariani Canova 101 foglio, a seconda della loro grandezza e della Il Paduanus si colloca in una dimensio- loro forma, con la variata libertà dell’illustra- ne nuova, di strumento di lavoro e nello stes- zione del Tractatus de herbis. In effetti dell’im- so tempo di libro di studio, rappresentando maginario salernitano, quale appare elaborato esclusivamente piante medicinali spontanee in Lombardia, le piante del Bellunensis ram- largamente usate in spezieria, ma accompagna- mentano ancora le simmetrie, la leggerezza, te solo dal loro nome e senza indicazioni sul lo slancio verso l’alto benché al tempo stesso loro impiego come se l’immagine avesse valo- il naturalismo tardogotico veneto conferisca re di per sé. Rispetto agli esemplari visti sinora agli antichi schemi nuova vitalità, modulan- la peculiarità dell’illustrazione sta nell’impiego do il colore, flettendo leggermente gli steli e le della perspectiva razionale introdotta in Veneto foglie, dando spessore alle radici e alle foglie dalla metà del Quattrocento, per cui la pian- carnose, con una attenzione che lascia inten- ta si costruisce in profondità nello spazio con dere chiaramente l’osservazione diretta della struttura sapientemente articolata e con nuova pianta. Nondimeno anche qui l’immagine non qualità luminosa. Esemplare in questo senso si impadronisce ancora dello spazio ma rima- è per esempio la Bursa pastoris (c. 4r) (Fig. 5) ne sostanzialmente legata a quella dimensione che non ha la piatta stesura bipartita sullo ste- di umbratile verosimiglianza che si è detta ap- lo con cui veniva rappresentata negli esemplari punto tipica del tardogotico. Esemplari in que- precedenti e in particolare nel Bellunensis (Fig. sto senso ancora una volta la Bursa pastoris (c. 4), ma si apre a cespo acquisendo una struttura 28r) e la Scolopendria (c .1r) (Figg. 4, 6). Inol- tridimensionale: se essa corrisponda alla realtà tre le immagini non sono più poste a corredare lo può dire il botanico, ma per quanto riguarda un testo codificato bensì costituiscono la parte l’aspetto formale la maestria è eccellente. Così essenziale dell’erbario dove mostrano di essere anche la Scolopendria (c. 4v) (Fig. 7) appare ben state dipinte per prime lasciando che i nomi diversa, nel libero articolarsi delle foglie e nel e i testi, più o meno brevi, con le indicazioni loro diverso esporsi alla luce, rispetto alle rap- sui luoghi di crescita, i tempi di raccolta e i di- presentazioni ancora più o meno schematiche versi usi terapeutici, si collocassero negli spazi datene dagli erbari veneti precedenti e in par- lasciati liberi dalla figura. Non mancano invero ticolare dal Bellunensis (Fig. 6). Non mancano brani esplicativi tratti dagli auctores, e soprat- del resto altri esempi significativi in tal senso tutto da Dioscoride, ma nell’insieme si ha for- (Cappelletti, infra, Figg. 2, 3, 10a, 10b). Bi- te l’impressione che l’erbario nascesse da una sogna tenere presente che Mantegna a Padova committenza che, pur non indotta, si basasse aveva dato delle straordinarie prove di botanica soprattutto su una diretta conoscenza delle vir- in prospettiva già negli affreschi degli Eremitani tù delle piante, e fosse destinato ad un pratico realizzati nel corso degli anni cinquanta: esem- Fig. 4. London, British Library, ms. Additional 41623, Busta pastoris, c. 28r esercizio di medicina e di spezieria. plari in questo senso nel Martirio di san Giaco- Fig. 5. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1969, Bursa pastoris, c. 4r

102 LA BELLEZZA NEI LIBRI ERBE FIGURATE - Giordana Mariani Canova 103 mo non solo l’alta quercia dal ramo spezzato, del Cinquecento (Venezia, Biblioteca Marcia- ma anche e soprattutto la vegetazione che na ms. It. II, 26-30 = 4860-4864)29. si radica sul muro diroccato posto a fare da Si potrà ricordare che il miniatore Bene- sfondo alla scena. Nella stessa ottica va letto detto Bordon, autore delle xilografie del Po- anche il pergolato di vite sotto cui è ambien- liphilo e di tanti bellissimi fiori nei manoscritti tato il Martirio di san Cristoforo27. Ma alla cri- più tardi, era zio di chirurgo e padre di Giu- stallina definizione delle piante di Mantegna lio Cesare Scaligero, partito come medico al si sostituisce nell’Erbario una realizzazione fianco del vescovo Antonio della Rovere per la formale assai più sciolta e fluidamente lumi- Francia nel 152430? nosa che denuncia un momento di esecuzione Il Paduanus certo non ha rivelato ancora alquanto più tardo e ben collocabile appunto tutti i suoi segreti e abbisogna di più ampie ri- tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cin- cerche, ma in ogni caso esso costituisce la con- quecento quando il linguaggio formale vene- clusione pienamente rinascimentale della lun- to assume proprio tali inflessioni. In un certo ga vicenda dell’immagine botanica medievale, senso le piante del Paduanus possono essere veneta in particolare, e dovrà essere d’ora in paragonate, nel loro libero respiro, a quelle poi considerato nel novero dei più importanti che, senza colore ma pur luminose, appaio- erbari antichi di cultura padana. no nell’Hypteromachia Poliphili stampata da Aldo Manuzio a Venezia nel 1499: si vedano per esempio, nelle xilografie a inizio libro, la pianta sotto cui dorme Polifilo nell’amena «convalle» che significativamente è descrit- ta come ricca di alberi, di erbe proficue e di fiori, indicati singolarmente per nome, e che sbocca in «uno iocundissimo palmeto»28. Vi- ceversa le immagini sembrano più arretrate rispetto a quelle modernissime dell’Erbario fatto eseguire verso la metà del Cinquecen- to da Pietro Antonio Michiel, primo custode dell’Orto botanico di Padova, verso la metà

27 De Nicolò Salmazo 1993, fig. 87. 28 Colonna 1998, pp. 20-21; per Manuzio e l’Hypnerotoma- 29 Di sana pianta 1988, pp. 157-158 sch. 75 di S. Marcon chia recentemente Toniolo 2016b, pp. 91-105: 98; Aldo Manuzio (con bibliografia). Fig. 6. London, British Library, ms. Additional 41623, Scolopendria, c. 1v Fig. 7. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1969, Scolopendria, c. 4v 2016, p. 220 sch. 28 di G. Pesavento. 30 Billanovich 1968, pp. 243-244.

104 LA BELLEZZA NEI LIBRI ERBE FIGURATE - Giordana Mariani Canova 105 «LA VENA DE LA TESTA VAL AL DOLOR DEL CAVO». L’UOMO DEI SALASSI DEL MS. 604 di Chiara Ponchia

A proposito del manoscritto Fanzago 2, I, moderna2. Pratica antica e già nota alle culture 5, 28 della Biblioteca Pinali Sezione Antica di primitive, fu il mondo greco, specie con Gale- Padova, codicetto a carattere medico databile a no, a darle fondamento epistemologico, sulla cavaliere tra il XIV e il XV secolo, di cui meglio base della teoria umorale ippocratica3, svilup- si dirà in seguito, così si esprimeva non molto pata nel V secolo a.C. e destinata a esercitare tempo fa Giordana Mariani Canova: «Natural- un’influenza decisiva sulla scienza medica per mente ci si può chiedere se l’Homo venarum quasi due millenni. In accordo a tale dottrina, del codice Fanzago costituisca un unicum in quattro umori cardinali - il sangue, il flegma, ambiente veneto o possa considerarsi primo la bile gialla, la bile nera - regolano il funziona- timido avvio di esperienze future»1. mento del corpo umano, e il loro disequilibrio Con Homo venarum, o meglio ancora determina l’insorgenza di patologie: l’elimina- uomo dei salassi o Homo phlebotomiae, si allu- zione controllata di uno di essi, attraverso ap- de alla raffigurazione di un uomo nudo su cui punto la flebotomia, può ristabilire la perduta sono segnati i punti in cui praticare la fleboto- armonia. mia, ossia l’incisione longitudinale di una vena Altra credenza ampiamente diffusa era per provocare quel sanguinamento controllato che l’influsso della luna, dei pianeti e dei segni che, si credeva, avrebbe contribuito a mante- zodiacali regolasse la salute di ogni organo e nere lo stato di salute del corpo o dato rimedio apparato del corpo, e che l’intervento su di essi a diverse patologie. Le infermità curabili con sarebbe risultato ben più efficace se condotto questa pratica sono generalmente indicate ai in condizioni astrali favorevoli. Per questo, lati della figura, con brevi didascalie collegate frequentemente, nei calendari pieghevoli usa- da linee alle relative parti del corpo da taglia- ti da chi praticava la piccola chirurgia – uti- re. Per quanto brutale possa sembrare ai nostri le prontuario tascabile, molto in voga specie occhi di uomini del terzo millennio, la flebo- tomia conobbe una lunga fortuna e una sor- prendente diffusione, addirittura fino all’età 2 Medical Illustrations 1965, p. 55. 3 Gil-Sotres 1994, pp. 110-111; Cozza 2014, p. 107. Un sen- tito ringraziamento ad Andrea Cozza per le utilissime indicazioni 1 Mariani Canova 2012, p. 96. sulla pratica medica del salasso e la sua storia.

LA VENA DE LA TESTA VAL AL DOLOR DEL CAVO - Chiara Ponchia 107 nel XV secolo - o anche in manoscritti greci e scellanea medica finora nota agli studi per i latini dello stesso periodo, alla raffigurazione testi in essa contenuti ma non per il suo appa- dell’uomo dei salassi si accompagnava o addi- rato d’immagini, che fin dall’analisi dell’ornato rittura si sovrapponeva quella dell’Homo zo- si qualifica come padovano. diaci, un uomo nudo, solitamente giovane, con Il codice contiene il volgarizzamento del- tracciati i segni celesti in corrispondenza delle la Chirurgia di Rolando da Parma (cc. 3r-42v), parti sulle quali esercitano la loro influenza, o una raccolta di ricette di medicinali e unguen- dominium4. Queste associazioni tra parte del ti, (cc. 43r-46r), un trattato di flebotomia (cc. corpo e segno zodiacale servivano ad informa- 47v-50r), un ricettario di erbe medicinali in re il medico sul tempo corretto in cui praticare volgare (cc. 50r-54v), incompleto e seguito da il salasso5: così avviene proprio nella tabula del un foglio con un estratto da un trattato sulle codice Fanzago6, che rivela in questi elementi virtù delle erbe, anch’esso in volgare (c. 55r-v). il suo debito con la tradizione, costituendo al Tra gli scritti raccolti nella miscellanea, riveste tempo stesso, con il suo inedito realismo, una una certa importanza il primo: si tratta infatti vera novità nell’ambito della letteratura tera- del solo volgarizzamento pervenutoci del trat- peutica medievale7. tato di chirurgia di Rolando da Parma o Ro- Fino agli studi condotti per questa mostra, lando Capelluti8, medico chirurgo vissuto tra l’Uomo dei salassi Fanzago si contava come la fine del XII e il principio del XIII secolo9. unico esempio noto in miniatura dei fiori ger- Mentre non mancano copie manoscritte dell’o- minati dall’incontro tra la cultura medica cir- riginale latino, opera di grande fama nel basso colante a Padova e l’arte neogiottesca che no- Medioevo, il ms. 604 costituisce il solo testi- bilitò la città di Antenore nella seconda metà mone del volgarizzamento arrivato fino a noi, del XIV secolo: desta quindi grande interesse rappresentando quindi un importante hapax, la Tabula phlebotomiae contenuta nel ms. 604 almeno fino a nuove scoperte. della Biblioteca Universitaria (Cat. 26), mi- Il manoscritto fu commissionato da un membro della famiglia Papacisa10, come docu- menta l’insegna araldica inserita nel margine inferiore di c. 3r (Fig. 1), identificabile grazie 4 Jones 1998, pp. 53-55, 95; Pesenti 2001, pp. 20-22. Fig. 1. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 604, c. 3r, stemma Papacisa 5 Ad esempio, quando la luna transita per la casa di un al ricco stemmario curato nel Seicento da Fri- certo segno zodiacale, non bisogna salassare la parte del corpo zier (Padova, Biblioteca Civica, ms. B.P. 1232) sottoposta al dominium di tale segno (Pesenti 2001, p. 22). 6 Sul manoscritto Fanzago si vedano la scheda di catalogo dedicatagli nell’importante mostra sulla miniatura padovana: Mi- niatura a Padova 1999, pp. 188-189 sch. 68 di M. Rinaldi - M.R. Bonati, e soprattutto la recente raccolta di studi edita in occasio- 8 Ius 2001-2002, p. 15. ne del suo restauro: In corpore sano 2012. 9 Di Trocchio 1975, pp. 507-508. 7 Mariani Canova 2012, p. 81. 10 Ius 2001-2002, pp. 13-14.

108 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA VENA DE LA TESTA VAL AL DOLOR DEL CAVO - Chiara Ponchia 109 e ai due blasonari editi da Morando di Custo- Proprio a Padova, città di provenienza dei za. Le fonti documentarie di Padova e Venezia Papacisa, è possibile ricollegare la fattura del concordano nel riferire che i Papacisa erano ms. 604: per ragioni storico-artistiche, qui in- di antiche origini padovane, trasferitisi forse dagate in relazione all’immagine dell’Uomo dei già dall’XI secolo nella città lagunare, dove en- salassi, e culturali, cui si darà rilievo in queste trarono a far parte del Maggior Consiglio nel pagine. 1311, grazie al loro contributo a reprimere la Il tralcio brioso che riquadra c. 3r, pagina rivolta di Baiamonte Tiepolo11. Le stesse fonti iniziale del Trattato di chirurgia, e il fogliame sono unanimi nel ricordare come la casata si policromo con filigrane a inchiostro nero, bot- estinse nell’infausto anno 1425-26, data quindi toni e spighe dorati, protomi d’uccello e volati- da fissare come ante quem per la realizzazione li variopinti che ingentilisce le iniziali dei testi del ms. 604, se l’identificazione dello stemma è della miscellanea (Fig. 2) rimandano alle espe- corretta, come qui si propone12. rienze dell’acanto tardocarrarese, già venate però dalla conoscenza del giovane Cristoforo Cortese, artista veneziano che con ogni proba- bilità soggiornò a Padova agli albori della sua 11 Ius 2001-2002, pp. 13-14, cui si rimanda per una disami- 13 na più approfondita delle fonti documentarie. carriera . 12 Lo stemma del codice dell’Universitaria è trinciato di Soprattutto, però, si qualifica come pado- rosso e di blu con una banda dorata; ai lati della banda si intra- vana, nella sua concezione e nella cultura for- vedono le sagome argentee di due uccellini passeriformi, seppur con una certa difficoltà per via della notevole abrasione subita male che esprime, la Tabula phlebotomiae a c. nei secoli dalla lamina metallica. Nel manoscritto compilato da 47r (Fig. 4). Frizier, lo stemma dei Papacisa ricorre una volta sola (c. 401v) ed Come anticipato, nel XV secolo il rimedio esibisce la struttura osservata nel ms. 604, con una diversa scel- ta cromatica: gli uccelli, passeriformi, sono in bianco e collocati del salasso poteva ormai vantare una tradizio- in posizione leggermente obliqua, e la banda dorata si distende ne plurisecolare, e così pure l’immagine espli- su un fondo interamente blu. Morando di Custoza riproduce per quattro volte lo stemma dei Papacisa, dando conto della versio- cativa della tanto diffusa pratica medica: a giu- ne padovana e delle tre varianti veneziane. Nei primi tre casi la dizio di Karl Sudhoff, uno dei primi studiosi struttura rimane immutata, a cambiare sono i colori e la forma di storia della medicina, si tratterebbe di una dei volatili: il blasone padovano è interamente campito di blu e attraversato da una banda porpora, le prime due versioni lagu- combinazione testo-immagine risalente alla nari sono in argento con la banda rossa, ma nella prima i due scuola medica di Alessandria, e conoscerebbe uccelli sono collocati in posizione obliqua (e quindi parallela all’andamento della barra), mentre nella seconda i due volatili sono disposti come nella versione padovana, ma presentano una silhouette da pappagallo e non passeriforme. La quarta tipologia mostra ancora una banda rossa su fondo argento, ma senza la ri- produzione dei due volatili. Nonostante l’inedito inserimento del rosso nella porzione superiore, lo stemma del ms. 604 è quindi e in ogni caso vicino a tutte e cinque le versioni documentate, in Fig. 2. Padova, Biblioteca Uni- chiaramente apparentato a quello riprodotto nel Frizier e alla ver- virtù del peculiare inserimento dei due uccellini. versitaria, ms. 604, c. 43r, pagina sione padovana del blasone che appare nel Morando di Custoza, 13 Marcon 2004b, p. 177. miniata con iniziale decorata A

110 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA VENA DE LA TESTA VAL AL DOLOR DEL CAVO - Chiara Ponchia 111 addirittura una tradizione persiana14. Tuttavia, trattatello di anatomia noto come Figura inci- zata alla fine del Trecento da un miniatore in- anche se così non fosse, preme in questa sede sionis e con le sue illustrazioni schematizza i glese che si limitò a tracciare sommariamente rilevare la frequenza con cui questo soggetto diversi sistemi del corpo umano. La serie, che gli elementi essenziali della figura. Immagini ricorre nei manoscritti medievali a tema me- lo studioso censì sia in manoscritti tedeschi dell’Homo phlebotomiae appaiono molto cru- dico, spesso come parte di una serie di figure che italiani databili tra il XIII e il XV secolo, de e simili a schizzi anche in manoscritti del relative alle situazioni patologiche del corpo comprendeva: l’Uomo delle ossa, l’Uomo dei secolo successivo, come possiamo constatare individuate per la prima volta da Fritz Saxl e nervi, l’Uomo dei muscoli, l’Uomo delle arterie e nel ms. Ballard 3 della Boston Medical Library Otto Kurz nel ms. Wellcome 49 (già 5000) della l’Uomo delle vene (in una versione differente da (Fig. 3), risalente ad area germanica del primo Wellcome Library di Londra, sorta di enciclo- quella del «Gruppo Ketham»). Come si accor- quarto del XV21. Per citare infine un testimone pedia religiosa accompagnata da quasi trecen- se Kurz studiando il manoscritto Wellcome, la realizzato in un’area più prossima a quella in to illustrazioni, di origine tedesca e databile al sequenza di tavole individuata da Sudhoff non cui vide le origini il ms. 604, consideriamo il 142015. Esse sono: la Donna gravida o Donna era però completa: il codice contiene infatti il ms. Landau Finaly 221 della Biblioteca Nazio- delle malattie, l’Uomo delle ferite, l’Uomo delle testo della Figura incisionis, in cui l’anonimo nale Centrale di Firenze, scritto in Italia set- malattie e l’Uomo delle vene, cui si somma la autore dichiara che si occuperà non di cinque, tentrionale, probabilmente a Brescia, nel terzo rappresentazione de La ruota delle urine. Tale ma di nove sistemi del corpo umano: le arte- quarto del Quattrocento22. Si tratta di una mi- insieme fu battezzato da Kurz «Gruppo Ke- rie, le vene, le ossa, i nervi, i muscoli, i genitali scellanea di compendi medici, ricette in latino tham», poiché gli stessi soggetti ritornano, in maschili, lo stomaco il fegato e le viscere, la e volgare e testi affini. A c. 3v presenta un’im- riproduzione xilografica e con più alta qualità matrice femminile, il cervello e gli occhi, dei magine dell’Uomo dei salassi realizzata con un formale, nel noto Fasciculus medicinae, libello quali il manoscritto londinese reca le relative tratto veloce e corsivo che individua la sagoma edito a Venezia nel 1491 e un tempo attribuito immagini dimostrative (fatta eccezione per del corpo umano, debolmente rilevata da tenui all’altrimenti oscuro medico tedesco Johannes quella del cervello e degli occhi, qui assente ma ombreggiature in corrispondenza dei fianchi de Ketham16. attestata in altri codici18). e dell’addome; seppur condotta con maggior Le sei tavole furono indicate anche come L’Uomo dei salassi - da solo o insieme ad naturalismo delle sue controparti oltrealpine, «serie patologica alternativa» da Jones17, poiché altre immagini della «serie patologica alterna- la figura risulta tuttavia penalizzata dall’ese- venivano ad affiancare un altro celebre gruppo tiva» - si riscontra soprattutto dal XIV secolo cuzione sommaria, che non indugia nemmeno di figure mediche, la cosiddetta Fünfbilderse- ed è solitamente condotto in modo corsivo, sulla raffigurazione di dettagli anatomici pur rie investigata da Sudhoff, che accompagna il se non del tutto schematico19. Si prenda ad importanti come l’ombelico o i capezzoli23. esempio la blood-letting figure a c. 365r della Alla luce di questa breve rassegna, sor- miscellanea di testi di astrologia e urologia ms. prende l’afflato naturalistico che permea la Ashmole 789 della Bodleian Library20, realiz- 14 Sudhoff 1923, pp. 47-51. 15 Saxl 1942, pp. 137-142. 16 Saxl 1941, pp. 138-141. Sul Fasciculus medicinae si veda 21 Beyond words 2016, pp. 203-204 sch. 167 di M.C. Mc- Pesenti 2001, cui si rimanda anche per ulteriore bibliografia; sulla Namee. questione della paternità del testo e dell’attribuzione a Iohannes 18 Pesenti 2001, pp. 4-5. 22 Pesenti 2001, pp. 23-25, fig. 2. Fig. 3. Boston Medical Library in the Francis A. Countway de Ketham si veda pure Pesenti 2001, pp. 47-54. 19 Mariani Canova 2012, pp. 94-95. 23 Per altre immagini dell’Uomo dei salassi si rimanda a Library of Medicine, ms. Ballard 3, Uomo dei salassi 17 «Alternative pathological series» (Jones 1998, p. 33). 20 Pächt-Alexander 1973, p. 62 n. 681. Medical Illustrations 1965, pp. 55-58, figg. 52-55.

112 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA VENA DE LA TESTA VAL AL DOLOR DEL CAVO - Chiara Ponchia 113 tavola del ms. 604, in cui il nudo virile palesa una marcata ricerca di verismo: corrette ap- paiono le proporzioni anatomiche, mentre un incarnato rosa acceso restituisce la suggestio- ne di una pelle viva, sotto alla quale scorrono vene pulsanti; l’epidermide si tende sul costa- to lasciando intravedere la gabbia toracica, in un dettaglio che rivela seria attenzione alla concretezza del corpo umano. La figura, così compatta e sicura nel modellato, è felicemente situabile nella scia delle ultime esperienze del neogiottismo padovano, che in miniatura die- de tra i suoi frutti migliori il già menzionato ms. Fanzago della Biblioteca Pinali Antica e la cosiddetta Bibbia istoriata padovana (Rovigo, Biblioteca dell’Accademia dei Concordi, ms. 212; Londra, British Library, ms. Add. 15277)24, eseguita nell’ultimo decennio del XIV secolo, e redatta in volgare padovano25. Della Bibbia patavina, si consideri la vi- gnetta in alto a sinistra di c. 6v in cui si di- spiega l’episodio dell’Ebrezza di Noé (Fig. 5): il miniatore, per conferire maggior risalto al corpo nudo del patriarca, ha escogitato l’idea di campirlo contro l’ampia superficie rosata del drappo sorretto alle sue spalle dai figli, Sem e Iafet, pudicamente voltati per non vedere le nudità del padre. La pelle di Noè, liscia e tesa su un corpo ben proporzionato, non è quella dell’anziano che la barba e i capelli grigi vo-

Fig. 4. Padova, Biblio- 24 Miniatura a Padova 1999, pp. 161-173 sch. 58-59 di F. Fig. 5. Rovigo, Biblioteca dell’Accademia dei Concordi, ms. 212 (fondo Silvestri), c. teca Universitaria, ms. Toniolo; Toniolo 1999. 6v, Ebbrezza di Noè 604, c. 47r, Uomo dei 25 Sulla veste linguistica della Bibbia istoriata si veda: Bib- salassi bia istoriata padovana 1962.

114 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA VENA DE LA TESTA VAL AL DOLOR DEL CAVO - Chiara Ponchia 115 gliono invece evocare: l’attenzione dell’artista sono associate differenti patologie da curare. è qui pienamente votata alla rappresentazione Il Trattato dei cauteri fu composto a Padova del nudo maschile, come se il racconto biblico da Bartolomeo Squarcialupi, medico e profes- fosse semplicemente l’occasione per dare sfog- sore nello Studium patavino dagli ultimi anni gio della sua abilità. Non uguaglia di certo la del XIV secolo fino al 1403, e in stretto rappor- qualità altissima di questo brano pittorico la to con la corte Carrarese27. Anche se il Trattato tavola del ms. 604, ma si pone nella medesi- costituisce la parte principale del manoscritto ma scia d’interesse per la verità fisica del corpo Fanzago, l’attuale struttura del libro è il risul- umano. L’Uomo dei salassi è infatti disegnato tato di un rimaneggiamento avvenuto molto con uno sguardo indagatore che, come avvie- probabilmente nel XIX secolo, che raggruppò ne nel morbido nudo del costruttore dell’arca, parti di un precedente codice più grande28. sa scendere fin nei minimi dettagli: dai piccoli Il manoscritto Fanzago presenta una gran- cerchi dei capezzoli, alle costole che affiorano de Tabula phlebotomiae, insieme a sedici mi- sotto la pelle sottile, alla cavità appena accen- niature di uomini e donne nudi che mostrano nata dell’ombelico. Ben si coglie, insomma, il dove applicare il ferro rovente necessario alla debito dell’Homo phlebotomiae dell’Universita- cauterizzazione. ria con le tendenze artistiche padovane di fine Concordemente riferito dalla critica ad secolo, ma anche la distanza che lo separa da- ambito padovano tra la fine del XIV secolo e gli esiti più qualificati. l’inizio del XV29, l’Homo venarum a c. 1r del Il confronto più calzante resta però quello manoscritto Fanzago appare saldamente col- con la grande tavola che apre il manoscritto locato nello spazio della pagina, condotto con Fanzago della Biblioteca medica Pinali Antica singolare maestria, specialmente nell’accurata (Fig. 6). Il codice è tradizionalmente noto an- definizione dei tratti del volto e della massa che come Libro o Trattato dei cauteri, da quan- soffice della chioma; all’indicazione dei pun- do fu pubblicato per la prima volta da Giusep- ti da incidere si somma la raffigurazione dei pe Albertotti che ne riprese il titolo dall’opera vasi sanguigni, che percorrono il corpo come principale: Libro dele experience che fa el caute- ramoscelli rossi. L’illustrazione si discosta dal- rio del fuocho ne corpi humani26. Con cauteriz- la tradizione precedente per l’inedito realismo zazione si indica la pratica medica che consiste e la fedeltà al dato sensibile: non a caso, per nel bruciare con un ferro rovente precisi punti del corpo a scopo terapeutico; similmente a quanto accade nella flebotomia, alle varie parti 27 Mariani Canova 2012, pp. 82-84. 28 Granata 2012, p. 55. Fig. 6. Padova, Biblioteca Pina- 29 Miniatura a Padova 1999, pp. 188-189 sch. 68 di M. Ri- li Sezione Antica, ms. Fanzago 26 Granata 2012, p. 55. naldi - M.R. Bonati; Mariani Canova 2012. 2, I, 5, 28, Uomo dei salassi

116 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA VENA DE LA TESTA VAL AL DOLOR DEL CAVO - Chiara Ponchia 117 spiegare la genesi di una figurazione tanto tavole a piena pagina che esibiscono quindici evidenza nella raffigurazione dell’epilettico a c. seppero rinnovare antiche iconografie medi- innovativa, si sono chiamati in causa da un nudi maschili e un nudo femminile, presentati 10v, che mostra un chiaro rapporto con l’Insi- che incrementandone l’utilità come mezzi di lato la forte tensione naturalistica della pittu- in varie posizioni affianco al disegno dei diver- piens dipinto dal pittore toscano come simbolo divulgazione del sapere scientifico. Nei due ra neogiottesca, dall’altro gli studi scientifici si strumenti con cui eseguire il cauterio. Ogni della Stultitia nel ciclo dei vizi e delle virtù del- codici, l’arte non appare in posizione ancilla- che animavano la Padova dell’epoca, stimolati figura è inoltre accompagnata da un breve te- la Cappella Scrovegni34. Come l’Insipiens, l’epi- re rispetto alla scienza, puro strumento per dall’Università e dalla corte di Francesco II da sto che reca il nome del medico che per primo lettico indossa uno strano copricapo di piume la disseminazione delle pratiche mediche: al Carrara, di cui sono note le inclinazioni per la propose l’uso del cauterio per curare quella con piccoli sonagli ed è effigiato di profilo. contrario, in questi codici l’arte ha offerto alla medicina e per la valorizzazione del volgare30 determinata patologia, fornendo inoltre spie- Al neogiottismo patavino si assommavano scienza i mezzi per esprimersi fino in fondo. Il – dato anche questo da tener presente per una gazioni utili per la procedura. poi, come correttamente ha suggerito Giorda- nuovo realismo scaturito a Padova dall’esem- piena comprensione della cultura che soggiace Come nel caso dell’Homo venarum, questo na Mariani Canova, le nuove tendenze artisti- pio di Giotto e rinverdito dagli importanti pit- al ms. 604, recante, lo ricordiamo, il volgariz- connubio didattico di testo-immagine ha radi- che dello scorcio del secolo, specie il nuovo tori che operarono in città nella seconda metà zamento della Chirurgia di Rolando da Parma ci antiche ed è piuttosto frequente nei mano- gusto naturalistico gotico introdotto a Padova del secolo offrì a chi vi professava la scienza e altri testi in volgare. L’aspetto realistico, ma scritti medici medievali, ma, nonostante l’im- da Cristoforo Cortese: si considerino a questo medica l’opportunità di mostrare le terapie da allo stesso tempo aggraziato, dell’Uomo dei portanza della cauterizzazione per la medicina riguardo le minute figure nude dipinte dal mi- loro studiate e messe in atto, e non semplice- salassi Fanzago può essere ricollegato ai più medievale, i punti del cauterio sono solitamen- niatore in quello che forse è il suo primo la- mente descriverle a parole, magari con l’ausilio tardi sviluppi del neogiottismo padovano: è te indicati su corpi umani schematici e ap- voro, la Divina Commedia ms. SC 1162 della di scarni schemi volti più che altro a riattivare quanto emerge, ad esempio, confrontando il prossimativi33. Al contrario, nel codice Fanza- Biblioteca Gambalunga di Rimini, realizzata ricordi di pratiche apprese con l’esperienza. nudo virile del manoscritto della Pinali con gli go le figure nude delle miniature dedicate alla per il due volte podestà di Padova Jacopo Gra- Certo, allo stato attuale delle conoscenze, affreschi realizzati da Jacopo da Verona nell’o- cauterizzazione si campiscono perfettamente denigo (1392-1394; 1399-1400)35. appare arduo precisare la natura del rapporto ratorio di San Michele, edificato nel 139731. proporzionate sulla pergamena e i loro piedi Attingendo alle novità formali allora fer- che intercorre fra le due Tabulae phlebotomiae. In particolare, il volto dai lineamenti eleganti sono fermamente collocati su un suolo imma- mentanti a Padova, le tavole di cauterizzazione Se è forse improbabile che l’Uomo dei salassi incorniciato da una chioma bionda ricciolu- ginario, tramutando così la chiara superficie e soprattutto l’Homo venarum del ms. Fanzago del codicetto della Pinali sia stato il modello ta partita al centro trova un valido riscontro della pagina in uno spazio tridimensionale. reinterpretano e ammodernano schemi tradi- diretto del ms. 604 a causa del differente conte- nel re mago più giovane del Corteo dei magi, Analogamente a quanto avviene nel ms. 604, zionali di testo e immagine: per tale ragione, nuto delle didascalie e della diversa patina lin- aristocraticamente abbigliato in veste rossa l’abbandono della precedente tradizione in fa- ancor più che per i nessi stilistici evidenziati, guistica36, non possiamo escludere la possibili- dall’alto collo di ermellino. vore di una nuova attenzione alla realtà fisica essi rappresentano la premessa ineludibile per tà che entrambi riflettano un perduto modello Lo stesso stile fresco e naturalistico si pa- del corpo e al suo inserimento in uno spazio l’Uomo dei salassi del ms. 604. comune o che il primo sia capostipite di una lesa nelle immagini di cauterizzazione, sebbe- coerentemente strutturato è strettamente col- Gli anonimi miniatori del ms. Fanzago serie originariamente più numerosa, soggetta ne un’esecuzione leggermente più cruda tra- legato al neogiottismo che caratterizzava la della Pinali e del ms. 604 dell’Universitaria a modifiche nella componente testuale, di cui disca l’operato di un’altra mano32. Si tratta di Padova del tempo. Il debito con Giotto, come il secondo sarebbe ad oggi l’unico testimone. già rilevato dagli studi, appare con maggior

34 Miniatura a Padova 1999, pp. 188-189 sch. 68 di M. Ri- naldi - M.R. Bonati; Mariani Canova 2012, pp. 92-93. 36 Come mi indica Leonardo Granata, che ringrazio viva- ranata 30 G 2012, p. 60. 35 Mariani Canova 2012, pp. 89-90; sulla Divina Commedia mente, e come si ricava dall’accurata trascrizione delle didascalie 31 Sulla cappella Bovi: Flores D’Arcais 1973; Masenello 2015. 33 Si vedano ad esempio le immagini di cauterizzazione in miniata dal giovane Cortese si veda il recente commentario al fac- della Tabula phlebotomiae Fanzago curata dallo studioso (Libro 32 Mariani Canova 2012, p. 93. Medical Illustrations 1965, pp. 48-54, figg. 43-51. simile: Divina Commedia gradenighiana 2016. dele experience 2012).

118 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA VENA DE LA TESTA VAL AL DOLOR DEL CAVO - Chiara Ponchia 119 Chiarito il debito dell’Uomo dei salassi del medica39 - nonché la chiara intenzione di dare Resta infine da riflettere su quale possa es- queste considerazioni, appare corretto pensare ms. 604 con la tradizione artistica padovana, lustro al volgare padovano, «quale orgogliosa sere stato il profilo del committente del codice. che il ms. 604 fu realizzato per un aristocrati- restano da ripercorrere i legami del manoscrit- affermazione di patavinitas»40. Proprio in que- Grazie allo stemma, sappiamo che egli fu un co amateur, che lo commissionò per soddisfare to con l’ambiente culturale della città euganea, sto clima di passione per le scienze e nobilita- membro dei Papacisa: un nobile dunque che le sue curiosità scientifiche e intellettuali, e lo per tutto il XIV secolo teatro dell’avvicendarsi zione del volgare si inscrive la genesi del ben si dilettava di medicina, fatto non insolito in volle miniato per non rinunciare al diletto de- di personaggi di primo rilievo nella storia della noto Liber agregà de Serapion (Londra, British quegli anni di rinnovato vigore delle scienze. gli occhi e alla potenza chiarificatrice dell’im- scienza e della medicina. Si pensi innanzitutto Library, Eg. 2020, Mariani Canova, infra, Fig. 3; L’anonimo patrizio potrebbe aver coltivato le magine. a Pietro d’Abano, che all’inizio del secolo era Cappelletti, infra, Fig. 7), redazione in volgare sue inclinazioni per la scienza medica trami- andato promuovendo un nuovo approccio allo padovano del trattato di farmacologia botani- te la frequentazione dell’Ateneo patavino, e studio della natura; ma non solo: altri nomi ca del medico arabo Serapion, scritto da Ja- sull’esempio di modelli più illustri – perduti insigni si legano a Padova, tra i quali ricordia- copo Filippo degli Eremitani e illustrato con libri medicali miniati circolanti nell’orbita pa- mo Dino del Garbo, il più illustre allievo del immagini di piante di straordinario verismo: tavina che possiamo immaginare non troppo medico Taddeo Alderotti, Gentile da Foligno e e vale la pena notare come l’interesse per la dissimili dal ms. Fanzago – avrebbe commis- Marsilio Santasofia37. Verso il finire del secolo, medicina e l’uso del volgare siano esattamente sionato una miscellanea medica con testi di un peso non trascurabile ebbero gli interessi due elementi della miscellanea dell’Universita- suo interesse, facendola poi ornare per ren- scientifici coltivati dall’ultimo signore di Pado- ria messi in luce in questo contributo. derla più confacente al suo rango, ma anche va, Francesco II da Carrara (al potere dal 1390 Il fertile humus patavino costituisce dun- corredare con una tabula che desse immediata al 1405), che influenzarono la cultura della sua que la fondamentale premessa storica e cultu- traduzione visiva a una delle opere da lui se- corte e la produzione libraria ad essa legata. rale per la realizzazione del ms. 604, che viene lezionate. La natura dilettantistica del codice Se purtroppo la biblioteca del principe andò così ad essere legata a Padova da un doppio traspare dalla selezione di testi non specialisti- dispersa con la conquista veneziana, possia- filo, per ragioni storico-artistiche così come ci, dalla loro copiatura parziale nel caso delle mo per fortuna ancora giovarci di un elenco, culturali. ricette e dell’erbario, ma anche dalla scelta di parziale, redatto da un funzionario di corte nel Ecco dunque che la tavola con l’Uomo dei farsi trascrivere il volgarizzamento della Chi- 1404: grazie al prezioso documento, è possi- salassi della miscellanea dell’Universitaria of- rurgia, molto meno tecnico e dettagliato dell’o- bile formarsi un’idea delle inclinazioni del si- fre un’ideale risposta al quesito lasciato aperto pera originale di Rolando da Parma41. Anche gnore38, di cui si coglie la spiccata propensione da Giordana Mariani Canova dal quale siamo la pressoché totale assenza di glosse e annota- per la scienza medica – su sessantuno codici, partiti, e getta nuova luce su un momento glo- zioni corrobora la tesi di trovarsi non di fronte due terzi trattano di medicina o di materia rioso della cultura patavina, in cui la progres- a un libro di studio o impiegato per scopi pro- sione delle scienze coltivate nello Studium, e fessionali42, ma a un oggetto di pregio sfogliato non solo, si accompagnava felicemente alla nelle ore di ricreazione personale. Alla luce di fioritura delle arti. 37 Per una ricostruzione dei primi cent’anni di studi di me- dicina a Padova si veda: Siraisi 1973, pp. 143-171; su Marsilio Santasofia si veda: Pesenti 2003. 41 Ius 2002-2002, p. 14. 38 L’elenco, pubblicato in Lazzarini 1901-1902, pp. 25-36 (poi 42 Come nota Jones: «So when there is evidence of gloss- ripubblicato in Lazzarini 1969, pp. 274-283), è stato puntualmente 39 Lazzarini 1969, p. 275. ing we can probably assume that a manuscript was consulted for analizzato da Federica Toniolo (Toniolo 2007a, pp- 124-127). 40 Toniolo 2007a, p. 127. medicinal purposes» (Jones 1998, p. 26).

120 LA BELLEZZA NEI LIBRI LA VENA DE LA TESTA VAL AL DOLOR DEL CAVO - Chiara Ponchia 121 CATALOGO 1. Ms. 1273 sequenza del Vangelo di Matteo, su campo Storia e provenienza esterno in lamina d’oro, profilato di nero e Il frammento è stato reimpiegato come car- Frammento di Bibbia atlantica racchiuso, a sua volta, da una doppia filet- ta di guardia posteriore nell’antica legatura Biblia sacra. Vetus Testamentus. tatura in inchiostro scuro. Il corpo dell’i- di un manoscritto proveniente dalla libreria Exodus-Leviticus niziale blu, con terminazioni fogliacee, dei carmelitani calzati di Venezia, l’ordine Sec. XII seconda metà presenta al centro un bottone rosso, da mendicante che abitava il convento attiguo Italia centrale o padana cui si originano altri elementi vegetali di alla chiesa dei Carmini (Corner 1749, Decas Codice: Evangelistarium diversi colori, ripassati, come l’asta della nona et decima, pp. 252-266, Supplementa, sec. XVI (1516-1520) lettera, a biacca; lungo il margine interno e pp. 309-314). Emilia Romagna nell’intercolumnio del foglio si estendono Smembrato da una Bibbia atlantica (ri- barre blu, intervallate da bottoni dorati, guardo alla sopravvivenza di questa tipo- Membr.; c. III’; mm. 362 x 253; con profilatura in filigrana di penna; quel- logia di Bibbie, prodotte nell’ambito della rigatura a secco, 44 righe conservate, la lungo il margine interno presenta anche riforma ecclesiastica gregoriana, in parti- su due colonne. alcuni elementi decorativi di colore rosso. colare Magoga 1992-1993, Magoga 1998, Dalla barra dell’intercolumnio si originano Bibbie atlantiche 2000, Toniolo 2016c), il fo- Illustrazione e decorazione i fregi con motivi vegetali, bottoni dorati glio fu utilizzato dal legatore come materia Al verso della prima carta di guardia po- e filigrane di penna, che corrono lungo i prima per la bontà e la resistenza della per- steriore, di reimpiego, nella parte inferio- margini superiore e inferiore del foglio; gamena, secondo una consuetudine in uso re della seconda colonna di testo iniziale quello in alto è sormontato, al centro, dal fin dal Medioevo, che causò la distruzione geometrica V (Vocavit autem Dominus monogramma di Cristo IHS in lamina d’o- sistematica di preziosi fondi. Per essere Moysen), incipit del libro del Levitico, ro; quello in basso ha al centro un tondo, adattato alle dimensioni del manoscritto è qui indicato anche con la denominazione bordato in lamina d’oro, con al suo inter- stato pesantemente rifilato, con riduzione ebraica di Vaiecra. L’iniziale, su campo no, su fondo blu, lo stemma, in parte abra- dei margini interno e superiore e con perdi- esterno verde, blu e ocra, contornato di so, di Battista Cattanei. ta di testo: risultano ritagliate alcune lette- rosso, presenta corpo a barra vuota, pro- Alle cc. 3v, 6r, 37v, 41v, 46r, 50r, 55v, 56v, re lungo il margine esterno e una decina di filato e segmentato da filettatura gialla, a 59r, 74v, 75r, 77v, 81r e 81v, 82v, 83r, 84r, righe del margine inferiore, mentre un’al- sua volta contornata di rosso. I segmenti 86v, 87v, 88r e 90v iniziali in lamina d’o- tra lacuna è dovuta ad antica lacerazione della lettera sono riempiti da motivi vege- ro su campo esterno di uno o due colori dell’angolo superiore esterno. tali stilizzati su fondo blu o verde. L’inizia- con decori a biacca, a capo delle pericopi Il testo, esaminato anche da Leonardo Gra- le reca alle estremità motivi ad intreccio evangeliche delle principali feste dell’an- nata che ringrazio vivamente per la consu- ed una protome zoomorfa, dalle cui fauci no liturgico; a c. 31r iniziale in lamina lenza, è redatto in una minuscola di transi- fuoriesce una mano. Nel campo interno d’oro su campo esterno filigranato in in- zione di modulo piuttosto grande, alternato blu tralci in risparmiato, in parte profilati chiostro blu e rosso, a capo della Passio- a modulo minore per l’indice dei capitoli, il di rosso, fuoriescono da una grande foglia ne secondo Matteo per la Domenica delle cui incipit è riportato in una minuscola mi- ripiegata, che occupa la parte inferiore del Palme; molte altre iniziali filigranate e in- sta a maiuscola di colore rosso; incipit del campo. I tralci presentano foglioline e in- tarsiate di penna in inchiostro blu e rosso Levitico in maiuscola nei colori rosso, ros- fiorescenze a grappolo e racchiudono lacu- o rosso e violetto, con terminazioni che so alternato a blu con lettere incluse, e nero Quando la scheda è a doppia firma, nari verdi e ocra. si estendono lungo i margini o l’interco- decorato di semplici elementi calligrafici. la sezione Illustrazione e decorazione Nel codice a c. 1r iniziale decorata I (In lumnio, a capo delle altre pericopi evan- Comprende: Liber Helesth id est Exo- spetta al secondo autore illo tempore), prima domenica di Avvento, geliche. dus, cap. XXXIX, 18-36; XXXIX, 40-XL, 19;

CAT. 1 MS. 1273 125 XL, 23, inc. et retro ita conveniebant sibi; Il ms. 1272 sopra citato (contenente Episto- dopo le soppressioni, furono concentrati a Capitula libri Vaiera id est Levitici (i.e. larium ad usum fratrum de Monte Carmelo, Padova, nell’ex monastero di Sant’Anna. La Breves Libri Levitici): 1-4, 9-16, inc. generibus oblationum; Liber Vaiecra id ne sanctorum, cc. 76r-88v) presenta identità cod. membr. t. 2». I volumi furono trasferiti, est Leviticus, I, 1-2, inc. Vocavit autem Do- di legatura e decorazione ed è redatto nel nel 1818-19, nei locali del convento di San minus (cfr. Hieronymus 1889, coll. 329-337). 1518, su commissione di Battista Cattanei, Francesco, attigui alla Biblioteca Carmeli, Il manoscritto di appartenenza, un codi- dallo stesso copista carmelitano Giovanni per passare poi definitivamente all’Univer- ce membranaceo del primo Cinquecento da Ferrara. Al copista ferrarese sono attri- sitaria negli anni 1836-41 (Girardi 1872, pp. contenente Evangelistarium ad usum fra- buibili altri due manoscritti che presentano 27-33; Girardi 1900, pp. 6-7; La Cute 1929, trum de Monte Carmelo (cc. 1r-70v), San- la sua sottoscrizione, conservati nella Bi- p. 12; Fondi antichi 1979, pp. 30-34, 44-46). cturale (cc. 71r-81r), Commune sanctorum blioteca Comunale “Aurelio Saffi” di Forlì: (cc. 81r-89r), Evangelii votivi (cc. 89r-92r), un graduale, datato 1493 (Biblioteca comu- Lavinia Prosdocimi è redatto da un’unica mano che si sotto- nale Forlì, Sala dei corali, D-AA 27) e un scrive a c. 70v: «Hoc Evangelistarium salterio, compiuto nell’agosto 1526 (Biblio- scriptum fuit per me fratrem Ioannem teca comunale Forlì, Sala dei corali, D-AA Il riutilizzo di carte membranacee, tratte da Ferrariensem carmelitam, anno Domini 4), citati, senza indicazione di segnatura, codici ormai obsoleti e dismessi, come co- M°CCCCC°X°VI° mensis maii». Alla fine nella pubblicazione di Alfredo Servolini sui perte di fascicoli di documenti o come carte del testo, a c. 92r, un’annotazione, «Fra- libri liturgici miniati della biblioteca forli- di guardia di nuovi manoscritti è fenome- ter Baptista Venetus de Cathaneis provin- vese (Servolini 1949, pp. 20, 26-27). I due no già riscontrabile in età medievale, che tialis fieri fecit anno Domini MCCCCCXX codici appartenevano alla cantoria dell’an- si intensifica però nel corso del XVI secolo die primo mensis aprilis», attesta che il tica Abbazia di San Mercuriale di Forlì, te- con la diffusione dei libri a stampa (Scalon manoscritto fu commissionato dal teolo- nuta dall’ordine vallombrosano fondato da 1987, p. 5; Magoga 1998, p. 155). Non deve go carmelitano Battista Cattanei, priore e San Giovanni Gualberto, come mi informa quindi stupire, in un codice vergato e sotto- provinciale dell’ordine, cui è riferibile an- la dott.ssa Antonella Imolesi, responsabile scritto nel 1516, miniato e rilegato con ogni che lo stemma miniato in calce alla prima delle raccolte antiche e dei manoscritti del- probabilità entro il 1520, l’utilizzo, come carta, stemma che ricorre anche sui mss. la Biblioteca “A. Saffi”, che ringrazio viva- carta di guardia, di un frammento di Bibbia 1272 e 692/1-5 della Biblioteca Universita- mente per la gentile collaborazione. atlantica, presumibilmente di XII secolo. ria di Padova (Splendore nella regola 2011, Il Cattanei lasciò molti suoi libri alla bi- L’origine carmelitana e veneziana del co- pp. 140-149 sch. 19, 20, 21 di S. Fumian, in blioteca dei carmelitani calzati di Venezia, dice cinquecentesco è dichiarata, oltre che particolare pp. 142-146; Prosdocimi 2011b, secondo quanto attestato da Cosma de Vil- dall’incipit rubricato di c. 1r, dallo stemma pp. 68-70). La legatura è di rifacimento, su liers (Villiers 1927, I, coll. 215, 767; Pro- nella stessa pagina e dall’annotazione del assi in pelle nera, con recupero del rivesti- sdocimi 2011b, p. 70; Splendore nella regola 1520 a c. 92r, che rivelano il casato e il nome mento originale dei piatti e del dorso de- 2011, pp. 140-149 sch. 19, 20, 21 di S. Fu- del committente del volume: Battista Catta- corato da impressioni in oro; al centro del mian, in particolare p. 142). nei, frate e provinciale dell’ordine presso il campo decorativo, delimitato da una dop- Da quella biblioteca i mss. 1272 e 1273 sono convento dei carmelitani calzati di Venezia 1a 1b pia cornice di doppi filetti dorati, sono im- pervenuti all’Universitaria, in seguito al de- in quel torno d’anni (Villiers 1927, I, coll. pressi una Crocifissione sul piatto anterio- creto di riduzione delle corporazioni reli- 215-216 e 767; Splendore nella regola 2011, re e una Madonna col Bambino sul piatto giose del 28 luglio 1806. Sono infatti iden- pp. 140-149 sch. 19, 20, 21 di S. Fumian: p. posteriore, agli angoli quattro cherubini, il tificabili nel Catalogo generale del 1811, tra 142; Prosdocimi 2011b, pp. 68-70). Ulteriori 1a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1273, c. IIv, pagina di reimpiego da 1b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1273, c. 1r, pagina miniata con taglio è dorato e goffrato. i volumi delle corporazioni religiose che, indizi sono forniti dal contenuto liturgico Bibbia atlantica con iniziale decorata V iniziale decorata I e fregio con stemma Cattanei

126 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 1 MS. 1273 127 dell’Evangelistario. Il Santorale si apre il tivoglio-Ravasio 2004, pp. 635-642), ancora dero la luce allora, nel corso della seconda 2. Ms. 688 ca Universitaria (Fondi antichi 1979, pp. 34- sitaria di Padova è dunque un testimone di primo gennaio con la festa di san Basilio, in uso nei primi decenni del Cinquecento. metà del XII, ma anche per buona parte 36; Prosdocimi 2011b). Sul margine inferiore rilevante importanza nella tradizione del vescovo di Cesarea e confessore (c. 71r): la Nulla di certo possiamo sapere invece sul- del secolo successivo, manoscritti miniati Giustiniano, Codex (mutilo) di c. 1r timbro della Biblioteca dell’Imperiale Codex sia per la sua antichità sia soprattutto ricorrenza, spostata in seguito in Occidente la provenienza e sul luogo d’origine della che riproposero lo stile geometrico centroi- Sec. XII ultimo quarto Regia Università, con le armi della casa d’A- per l’ampia stratificazione di glosse margi- al 14 giugno, mantiene la collocazione ori- carta di reimpiego, sicuramente tratta da taliano, in imitazioni più o meno rigoro- Bologna ? sburgo, risalente al periodo della dominazio- nali e interlineari che coprono un arco tem- ginaria, a principio dell’anno, solo nel Mes- un esemplare di Bibbia atlantica, come di- se (Mariani Canova 1990a, p. 155, Magoga ne austriaca (1814-1866); alla c. 176v timbro porale di oltre due secoli. Contiene i primi sale carmelitano, cui si adegua ovviamente mostrano il testo e l’iniziale miniata, posta 1998, pp. 146-147). La carta di reimpiego Membr.; I, 176, I’; 331 × 202 = 22 [242] 67 della Regia Biblioteca Universitaria di Pado- nove libri dell’opera giustinianea ed è privo anche il nostro codice (Stiernon 1962, col. ad incipit del libro del Levitico. Le Bibbie potrebbe quindi provenire da un esempla- × 30 [55 (11) 58] 48, rr. 52 / ll. 52 (c. 13r) va con le armi di casa Savoia (post 1866). delle costituzioni greche, come tutti i codici 929). A c. 72r incontriamo la festa di Ciril- atlantiche sono un prodotto tipico dell’Ita- re, di non alta qualità, miniato in Toscana Il manoscritto contiene il testo del Codex, medievali contenenti il Codex a noi giunti; il lo dottore e confessore (6 marzo), santo di lia centrale, legato alla Riforma della Chie- nel corso della seconda metà del XII secolo, Illustrazione e decorazione la raccolta di leges (costituzioni imperiali) manoscritto è inoltre mutilo in quanto del dubbia esistenza storica, che i carmelita- sa promossa da papa Gregorio VII nella se- portato poi in Veneto, oppure potrebbe es- All’inizio di ogni libro del Codex lette- compilata su incarico dell’imperatore Giu- titolo XIX conserva solo la prima legge e la ni annoveravano tra i generali dell’ordine conda metà dell’XI secolo (Bibbie atlantiche sere ciò che resta di un codice esemplato e re maggiori a filetti con corpo a lacunari stiniano (482-565), che insieme alle Istitu- parte iniziale della seconda e mancano i ti- (Celletti 1963, coll. 1316-1317). Segue, a c. 2000). Da Roma la loro produzione si esten- miniato in area padana entro e non oltre la quadrati in verde, blu e rosso (cc. 1r, 27r), zioni (un’opera destinata all’insegnamento toli XX-LI del libro nono. È stato scritto in 73r, la festa di sant’Angelo da Gerusalemme de anche in altre zone, in particolare in To- fine del XII secolo, imitando un codice più iniziali maggiori e minori decorate con ele- ufficiale del diritto ma avente anche valore una minuscola di transizione che evidenzia o da Licata (5 maggio), sacerdote carmeli- scana, nel corso del XII secolo. Agli incipit antico di provenienza toscana. menti fitomorfi in verde e oro (cc. 41r, 55r, di legge), al Digesto (raccolta di iura, la pro- un marcato passaggio alla littera textualis, tano ucciso da un cataro in Sicilia nel 1225: dei libri vetero e neo testamentari di questi 78r, 134r), iniziali maggiori e minori in ver- duzione dei giureconsulti classici, con forza in particolare nella seconda delle due mani l’Ordine ne celebrava la memoria almeno volumi “giganti” appaiono grandi iniziali Marta Minazzato de e oro con corpo formato da un nastro at- di legge e fatta a scopo pratico per gli usi del che esemplano il manoscritto. Presenta inol- dal 1456 (Morabito 1961, col. 1240). Trovia- geometriche, così denominate e classifica- torcigliato su se stesso (c. 104r), iniziali ad foro) e alle Novelle (leges emanate da Giusti- tre un denso apparato di glosse marginali mo poi il profeta Eliseo (c. 73v), conside- te a suo tempo da Edward Garrison (1953- inchiostro formate da lacunari con motivi niano dopo il 534) costituisce il Corpus iuris e interlineari, attribuibili alle stesse mani rato il secondo fondatore dell’Ordine dopo 1962). Anche la nostra iniziale appartiene Catalogo generale 1811, p. 229, n. 4; Biblio- geometrici (cc. 156v, 172r); iniziali minori civilis. Una prima edizione del Codex venne responsabili del testo e a diverse altre mani Elia e festeggiato il 14 giugno (Spadafora a questa tipologia: si tratta di un’iniziale theca Regia Patavina 1844-1845, c. 179r-v; semplici in rosso; titoli in rosso; maniculae promulgata il 16 aprile 529; a questa seguì, dei secoli XIII e XIV. Tali glosse possono es- 1964, coll. 1127-1135). A c. 76v compare la hallow shaft, a barra vuota, suddivisa da fi- Catalogo 1905, II, c. 67r-v; Fondi antichi e disegni antropozoomorfi a penna. dopo una emedantio, una secunda editio en- sere suddivise in tre gruppi: al primo, il più festa di sant’Alberto degli Abati da Trapa- letti gialli in scomparti riempiti da elementi 1979, p. 47; Florio 1994-1995, p. 119; Hell- trata in vigore il 29 dicembre 534; l’intero cospicuo, della seconda metà-fine del secolo ni (7 agosto), uno dei primi santi venerati vegetali stilizzati. I racemi in risparmiato mann 1997-1998, 2.53; Baroffio 1999, p. Storia e provenienza corpus delle collezioni giustinianee venne XII, appartengono le sigle della scuola bolo- nell’Ordine, di cui era considerato patrono del campo interno, disposti in maniera non 185; Prosdocimi 2011b, pp. 68-69; Splendore Il codice proviene dalla biblioteca del conven- probabilmente inviato in Italia fra il 536 e gnese a partire da Irnerio e i suoi immediati e protettore (Saggi 1961, coll. 676-680). In- molto naturalistica, ma soprattutto la pre- nella regola 2011, pp. 140-149 sch. 19, 20, 21 to dei Santi Filippo e Giacomo degli Eremi- il 540. Il Codex era ripartito in dodici libri successori, i “quattro dottori” (Martino, Bul- fine, in chiusura del codice, alle cc. 91v-92r senza del campo esterno a scomparti di di- di S. Fumian. tani di Sant’Agostino di Padova. Sul margine (Libro I: diritto ecclesiastico; Libri II-VIII: garo, Jacopo e Ugo di Porta Ravegnana) e è riportata una pericope evangelica per la versi colori sono caratteristiche tipiche del superiore di c. 1r si trova il titolo, Iustinani diritto privato; Libro IX: diritto penale; Li- inoltre Alberico e Oderico; il secondo, del se- festa di san Giobbe, confessore e profeta, cosiddetto tardo stile geometrico, diffuso in Institutio, apposto da Evangelista Noni che bri X-XII: diritto amministrativo), con 765 colo XIII, contiene glosse di Accursio, Omo- venerato in Occidente e in particolare a Ve- ambito toscano a partire dal secondo quar- fra Sei e Settecento ricopre diversi incarichi titoli e 4652 costituzioni disposte in ordine bono da Cremona, Alberto da Pavia, Uberto nezia, dove gli fu dedicata una chiesa, tut- to del XII secolo. Lo ritroviamo per la pri- nel convento degli Eremitani (cancellarius, cronologico, dalla più antica, dell’impera- da Bobbio; il terzo, del secolo XIV, ha quasi tora esistente (Sisti 1965, col. 484). ma volta nella Bibbia di Corbolino, datata priore, depositario). Il codice rimase in que- tore Adriano (117-138), alla più recente, del esclusivamente le glosse con la sigla di Jaco- La pagina di apertura del volume, con l’ini- 1140 e presumibilmente eseguita a Firenze sta biblioteca fino alle leggi napoleoniche e 534, dello stesso Giustiniano. La tradizione po dell’Arena. Nel testo sono inoltre presenti ziale decorata, barre e fregi marginali flore- (Bibbie atlantiche 2000, pp. 280-281 sch. 47 i decreti di confisca del periodo 1806-1810, manoscritta di questo testo è molto irrego- numerosi interventi di correzione su rasura. ali attorniati da filigrane di penna e lo stem- di K. Berg). quando il monastero venne soppresso. I libri lare e, esclusi i numerosi frammenti di di- L’apparato decorativo appare modesta, ma ma del committente al centro del margine Dall’Italia centrale molte di queste Bibbie vennero dapprima depositati nell’ex mona- versa provenienza ed epoca, i manoscritti coerente, testimonianza dell’ornato roma- inferiore, riflette consuetudini decorative furono inviate in centri religiosi del nord stero di Sant’Anna (1806-1818), quindi trasfe- contenenti i primi nove libri risalgono al nico diffuso all’epoca dell’esemplazione del comuni a molti codici veneziani, prodotti Italia e oltralpini. Il successo riscosso da riti nell’ex convento di San Francesco (1818- decimo secolo mentre per gli ultimi tre libri manoscritto. Due le principali tipologie di nella seconda metà del Quattrocento in spe- questi libri in ambito padano portò presto 1819), e da qui, tra il 1838 ed il 1841, nella bisogna risalire fino alla fine del secolo XII. lettere: una a filetti e lacunari con motivi cie nella bottega del Maestro di Pico (Ben- le maestranze locali ad imitarne lo stile. Vi- Sala dei Giganti, all’epoca sede della Bibliote- Il manoscritto 688 della Biblioteca Univer- geometrici – colpiscono in particolar modo

128 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 2 MS. 688 129 i lacunari in cui la pergamena sembra stracciata al centro 3. Ms. 1445 Un’annotazione a c. IIr («Egregius miles tina (Trolese 1983, p. 150). Il manoscritto – e cappi intrecciati che chiudono le estremità della lettera; dominus Bonzaninus reliquit in pignus non è infatti compreso nell’inventario quat- l’altra a motivi fitomorfi modulari, quasi degli stencil. Al- Guillaume Perault, Sermones patri domino Mauro abbati Sancte Iustine trocentesco di Santa Giustina: trattandosi tre lettere appaiono realizzate con gli inchiostri impiegati de epistolis dominicarum hunc librum quia habuit frumentum a mo- di un volume conservato in pegno fu pro- dal copista. Sebbene il codice sembri, con ogni probabilità, (cc. 1r-32v, 33v-136r) nasterio predicto cuius frumenti pretium babilmente collocato definitivamente in bi- di derivazione felsinea, purtroppo non è possibile istituire Aldobrandino Cavalcanti, Sermones non solvit», sec. XV) informa che il volu- blioteca solo più tardi (Cantoni Alzati 1982, confronti precisi con quanto ci è giunto, se non per generici quadragesimales: Dominica I me fu lasciato in pegno da un Bonzanini, p. 231; Mariani Canova 1980, p. 384). rimandi tipologici a quelle imitazioni di modelli carolingi in Quadragesima (cc. 32v-33v) «egregius miles», a padre Mauro, abate di Titolo e datazione riportati a c. IIv sono diffusi in area padana tra la metà del XII secolo e il secolo Sec. XIII ultimo quarto Santa Giustina, con ogni probabilità Mauro della mano seicentesca che appone usual- successivo. Italia settentrionale, dei Folperti da Pavia, uno dei monaci che mente questo tipo di nota sui manoscritti Come notato da Silvia Fumian (2016, pp. 454-455), l’iniziale Bologna o Padova collaborò con Ludovico Barbo alla rifor- di Santa Giustina; la revisione della data- I di c. 1r non corrisponde al corretto incipit del testo, che è ma benedettina e che ricoprì l’abbaziato a zione è del bibliotecario Giuseppe Maria una H, aggiunta in modulo minore affianco al capolettera Membr.; II, 138; 282 x 196 = 19 [204] Santa Giustina per cinque volte, tra 1437 Sandi (1710-1741), che a c. Iv annota «Gul- miniato. Non è possibile pensare che si tratti di un palinse- 59 x 15 [67 (13) 58] 43 e 1457, anno della morte (Trolese 1983, p. lielmi Sermones, saeculi XV in principio. sto, come ha comprovato l’analisi a raggi ultravioletti, che 70 et alibi, Serie cronologica degli abati di S. Bachinius. YY4 n.° 60», avvalendosi per la Giustina 1943, pp. 49-50). descrizione della competenza di Benedetto non ha rivelato la presenza di scriptio inferior. Difficile com- Illustrazione e decorazione C. Ir disegno a penna in inchiostro nero Il primo possessore del codice potrebbe es- Bacchini, erudito e paleografo, che fu ospi- prendere il motivo dell’errore, ma la forte somiglianza che raffigurante la Crocifissione; c. 1r iniziale sere un ascendente di Iacobus Bonzanini te del monastero tra 1719 e 1720 (Astruc lega questa lettera alla successiva iniziale I a c. 27r, anch’essa figurata H (Hora est iam) con busto di san de Padua, «magnificus miles et iuris utri- 1960, p. 343). La segnatura «YY4 n.° 60» è a filetti e lacunari e con il caratteristico motivo della perga- Paolo; due fregi vegetali si estendono lungo usque doctor», abitante in contrada Prato depennata e sostituita da «AC.3», del tipo mena squarciata, indica che sono indubitabilmente frutto i margini superiore ed esterno sinistro del- della Valle, che nel 1493 stipulò un contrat- introdotto dal bibliotecario Atanasio Peri- della stessa campagna decorativa. Essendo però la seconda I la carta; al di sotto dell’asta della lettera fa to di livello con il rettore dell’università dei stiani (1745-1764; riguardo ai bibliotecari coerente con il testo e quindi risalente alla realizzazione del capolino tra le foglie del tralcio acantaceo giuristi, concedendo a scopo didattico l’uti- Sandi e Peristiani si veda Maschietto 1981, codice, l’unica soluzione è pensare a un fraintendimento del una figuretta maschile; iniziali di piccolo lizzo di alcuni ambienti di proprietà all’in- pp. 81-178). miniatore nella prima carta, che forse travisò l’invocatio, «In modulo in inchiostro rosso all’inizio di ogni terno dell’Hospitium Bovis, contratto con il Il codice è riconoscibile tra quelli di San- nomine domini nostri», con l’incipit vero e proprio del Codex. sermone; incipit rubricati. quale si avviò l’ insediamento della scuola ta Giustina elencati da Giacomo Filippo Piccoli disegni e maniculae testimoniano il lungo uso di dei giuristi nell’area del Bo (Riccoboni 1598, Tomasini in seguito alla sua ricognizione studio cui andò incontro il manoscritto, al pari del ricco Storia e provenienza p. 9; Tomasini 1654, pp. 35-40, 398; riguardo dei manoscritti delle biblioteche padovane: apparato di notule e postille. Il manoscritto, che sulla prima carta di alla nobile famiglia Bonzanini si veda Crol- «Sermones Mag. Gulielmi de Tempore 4:» guardia antica presenta il rozzo disegno lalanza 1886-1890, I, p. 455). (Tomasini 1639, p. 45 [ma 43]). Leonardo Granata a inchiostro di una crocifissione, provie- Il volume non fu riscattato dalla famiglia La descrizione e le segnature settecen- ne dal monastero di Santa Giustina di Bonzanini ed entrò quindi a far parte del tesche sono riportate nell’inventario dei Padova. patrimonio librario del monastero, come manoscritti di Santa Giustina avviato nel Tomasini 1639, p. 79; Bibliotheca Regia Patavina 1844-1845, p. La legatura di tipo monastico, su assi in dimostrano le successive annotazioni. 1724, ora ms. 1974 della Biblioteca Univer- 88; Catalogo 1905, II, p. 214; Girardi 1872, p. 46; Brugi 1897- mezza pelle con resti di quattro bindelle In calce a c. 1r si legge «Iste liber est con- sitaria di Padova, e nel catalogo del 1806, 1902, p. 408; Gualandi 1956, p. 307, n. 3; Padoa Schioppa 1970, in cuoio, restaurata nel 1977, presenta il gregacionis Casinensis alias Sanctae Iusti- ora ms. Braidense AG.IX.49, dove soprav- pp. 209, n. 40, pp. 224-225, 227-229; Dolezalek 1972, II, s.v.; dorso rifatto, con recupero della pelle de- nae deputatus monasterio eiusdem Sanctae vive la sola segnatura «AC.3». Tale catalogo Dolezalek-Weigand 1983, p. 147; Impallomeni 1990, p. 15; Spe- corata a secco che rivestiva parte dei piat- Iustinae, signatus numero 3518», nota ap- fu redatto per disposizione del biblioteca- ciale 1998, p. 89, n. 40; Bernardinello 2001, pp. 126-127; Bor- ti: la decorazione è stata attribuita ad una posta dopo il 1505, anno dell’annessione di rio dell’Universitaria Daniele Francesconi, toluzzi 2014-2015, p. 57, n. 20; Fumian 2016, pp. 454-455, fig. 1. bottega padovana (Hobson 1999, p. 406). Montecassino alla congregazione benedet- incaricato nel 1806 della custodia e della 2. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 688, c. 27r, iniziale decorata I

130 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 3 MS. 1445 131 catalogazione dei libri di Santa Giustina, Il codice fece parte del patrimonio librario con terminazione fogliacea di colore avorio dopo la chiusura della biblioteca e l’appo- di Santa Giustina di Padova, come dimo- abitato da una curiosa figura antropomorfa sizione dei sigilli (riguardo agli inventari di strano le diverse annotazioni e segnature ti- avvolta in un mantello blu. Sempre dall’a- Santa Giustina si veda Cantoni Alzati 1980, piche del monastero padovano vergate sulle sta della lettera nasce un altro breve fregio pp. 12-29). prime carte, e giunse presso la Biblioteca che si prolunga nel margine superiore e La biblioteca fu indemaniata in seguito al Universitaria della stessa città a seguito del- si conclude con una doppia foglia acanta- decreto napoleonico di soppressione ge- la soppressione delle corporazioni religiose cea in cui si annida un uccello dal lungo e nerale delle corporazioni religiose del 25 del 1810. Nella nota di pertinenza apposta affilato becco. La gamma cromatica è es- aprile 1810. I libri di Santa Giustina furono alla c. 1r certamente dopo il 1505, ovvero senziale e si riduce ai colori rosso arancio, assegnati all’Universitaria con decreto del dopo l’unione del Monastero di Montecas- blu, rosa, azzurro polvere e avorio. Entro Governo italico del 1811, riconfermato dal sino alla Congregazione, il numero d’in- il capolettera H è contenuto il busto di un Governo austriaco nel 1818. I volumi furo- ventario «3518», riportato anche alla c. IIv, uomo anziano dall’incipiente calvizie e dal- no trasferiti nell’ex convento di San Fran- conferma una datazione per la registrazio- la lunga barba, raffigurato mentre regge cesco tra 1820 e 1821 e quanto rimaneva, ne del manoscritto successiva al 1461, anno una spada: si tratta di una nota iconografia dopo le notevoli dispersioni subite, passò in cui libri furono allocati nella nuova sede che permette di riconoscere in tale perso- all’Universitaria tra 1838 e 1841 (Girar- della biblioteca e catalogati con un nuovo naggio san Paolo. Proprio all’opera paolina di 1872, pp. 27-33; Girardi 1900, pp. 6-7; sistema di collocazione che non corrispon- fa infatti riferimento l’incipit del testo, vi- Fondi antichi 1979, pp. 51-53; Maschietto deva più a quello alfanumerico preceden- sto che l’esordio del sermone di Guillaume 1981, pp. 295-322, Govi 1987, pp. 143-146; temente in uso (Barile 1999, p. 62). I mo- Perault «Hora est iam de sompno surgere Maschietto 1988, pp. 68-70). naci, forse in occasione della definitiva si- etc. Ro. XIII» è una citazione, puntualmen- stemazione in biblioteca del manoscritto, te annotata, dalla Lettera ai Romani dell’a- Lavinia Prosdocimi evidentemente non più riscattato dal legit- postolo (Rom. 13, 11). L’esame paleografico timo proprietario che l’aveva dato in pegno della scrittura porterebbe la datazione del all’abate di Santa Giustina, provvidero a manoscritto alla metà del XIII secolo, av- Il ms. 1445, esemplato su due colonne di sostituire la precedente legatura con quel- vicinandola alla collocazione tra la prima e scrittura, contiene i Sermones de epistolis la attuale di tipo monastico, attribuita da la seconda metà del Duecento proposta da dominicarum di Guillaume Perault (†1271), Anthony Hobson a una bottega padovana Giordana Mariani Canova nella scheda del celebre predicatore domenicano nativo di denominata «the Sun and Vineleaf shop», catalogo della mostra del 1980 I Benedettini Peyraud (Ardèche), conosciuto nel Medioe- attiva tra il 1472 e il 1518, da cui uscirono le a Padova e nel territorio padovano attraverso vo soprattutto per il trattato intitolato Sum- legature di altri codici del monastero pado- i secoli, in cui si sottolineava in particolare ma de vitiis et virtutibus (Dondaine 1948, vano, uno dei quali è il ms. 1468, anch’esso «lo stile secco e precisamente analitico» (I pp. 162-236). Il sermone relativo alla Do- conservato presso la Biblioteca dell’Univer- Benedettini 1980, p. 384 sch. 309 di G. Ma- minica I in Quadragesima (cc. 32v-33v) non sitaria (Hobson 1999, pp. 405-409). riani Canova). appartiene in realtà all’opera di Guillaume La decorazione dei Sermones de epistolis L’artista che qui opera rivela una formazio- Perault ma ai Sermones quadragesimales dominicarum è limitata alla carta incipi- ne legata alla tradizione duecentesca del di Aldobrandino Cavalcanti (1217-1279), taria ed è costituita da un’iniziale figurata, cosiddetto «primo stile» bolognese, con re- anch’egli frate dell’ordine dei Predicatori, di colore rosa carne e azzurro cenere, col- minescenze dei modi del Maestro di Imola. 3. Padova, Biblioteca Universita- più volte priore del convento fiorentino di locata su un campo blu profilato a biacca, La mano di tale miniatore è a mio giudizio ria, ms. 1445, c. 1r, pagina minia- Santa Maria Novella (Paravicini Bagliani da cui si diparte, correndo lungo il margi- molto vicina a quella che interviene nella ta con iniziale figurata H, fregio e 1979, pp. 601-603). ne esterno sinistro, un breve fregio a barra ricca illustrazione di un Decretum Gratiani telamone

132 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 3 MS. 1445 133 proveniente dalla biblioteca del Duomo di pp. 104-106). Un modello per le miniature I 1 di Brescia, è dunque un artista di for- 4. Ms. 1634 de rosa in piedi sulle zampe inferiori posto nonicae et Apocalypsis cum glosis. Incipiunt Brescia (Brescia, Biblioteca Civica Queri- di Brescia potrebbe essere riconosciuto in mazione bolognese o bolognesizzante di di- su fondo blu e oro; c. 136r A (Apocalipsis) Lucas medicus antiocensis», e poco sotto, il niana, ms. A I 1), attribuito da Renata Se- una copia bolognese del Decretum Gratia- screta qualità, che opera nell’ultimo quarto Actus Apostolorum; iniziale decorata blu su fondo oro e rosa segno di collocazione B (iniziale di Biblia). mizzi a scuola padana, forse padovana, del- ni dell’ultimo quarto del Duecento (Reims, del Duecento a Bologna oppure a Padova, Epistolae canonicae; con decorazioni fitozoomorfe; iniziali fili- La nota è infatti attribuibile alla mano di la prima metà del XIV secolo (Tesori miniati Bibliothèque Municipale, ms. 679, visiona- dove la presenza di miniatori felsinei è in Apocalipsis cum glossis, glossato granate di penna alle cc. 1v, 134r. Evangelista Noni, cancelliere dello stesso 1995, pp. 86-88 sch. 16 di A. Brumana-R. bile sul sito: www.enluminures.culture.fr), questo periodo documentata e il cui stile è Sec. XIII inizi convento certamente nel 1691 (Prosdocimi Semizzi). In entrambi i codici infatti i per- in cui le diverse scene sono contenute entro particolarmente imitato dai maestri locali. Francia o Inghilterra Storia e provenienza 2011b, pp. 58-59) ed è presente in numerosi sonaggi presentano la medesima caratte- strutture architettoniche ad archi trilobi o a A Bologna o proprio a Padova, il proprieta- Il manoscritto contiene i testi glossati degli codici provenienti dagli Eremitani conser- rizzazione: i contorni della mascella sono tutto sesto sormontate da cupolette e i fre- rio del ms. 1445, forse un avo di quel «miles Membr.; 186; 360 x 260 Atti degli Apostoli, delle Epistole cattoliche vati nella Biblioteca Universitaria (Gargan pronunciati e accentuati dal leggero chiaro- gi acantacei si prolungano nel bas de page, dominus Bonzaninus» il cui nome compa- e dell’Apocalisse di autore non identificato. 1973, p. 1 nota 4). scuro; gli occhi tondi hanno grandi pupille ospitando figure di animali o grottesche. re nell’annotazione di c. IIr, potrebbe aver Illustrazione e decorazione Le pagine presentano una peculiare archi- È anche possibile che si tratti del codice scure e le labbra sottili spesso si inarcano Sono però presenti nel Decretum della Que- commissionato o semplicemente acquista- Capilettera fitozoomorfi, fitomorfi o zoo- tettura, a tre colonne con amplissimi spazi citato nel 1639 dal Tomasini fra i «Libri in una leggera smorfia; le mani dalle lunga riniana una particolare verve soprattutto to il codice che più di un secolo dopo sarà morfi alle principali partizioni testuali: c. nei margini, secondo le evidenti finalità del Theologici» di quel convento: «Epistolae dita affusolate si aprono con gesti pausati o nelle invenzioni delle drôleries e un’accen- dato in pegno dal suo discendente all’abate 1v P (Primum quidem sermonem) iniziale libro di studio; in particolare, il testo bibli- Canonicae, et Apocalypsis glossatae, f.m.» ammoniscono puntando il dito indice dal- tuata espressività, in alcuni casi caricatu- di Santa Giustina, Mauro dei Folperti da decorata a corpo blu su fondo rosa e la- co è a brevi blocchi, scritto a modulo gran- (Tomasini 1639, p. 74 [ma 72]). la sproporzionata falange; identico poi è il rale, che possono ricordare altri esiti della Pavia. mina d’oro decorata nell’occhiello interno de su righe alternate, sempre nella colonna In seguito alle soppressioni napoleoni- modo di disegnare il padiglione auricolare miniatura bolognese: si veda per esempio da foglie a palmetta rivoltate e biaccate; c. centrale ma allargandosi ora nell’una, ora che delle corporazioni religiose del 1806- e di definire le ciocche dei capelli e le bar- il maestro che interviene alle cc. 54-63 di Lorenza Novello 82r I (Iacobus dei et domini nostri) iniziale nell’altra delle colonne laterali, occasional- 1810 il codice venne depositato, con gli be con piccoli ciuffi di sottili fili di biacca un altro manoscritto giuridico (Durham zoomorfa costituita da due draghetti alati mente in entrambe; nelle colonne laterali altri volumi delle librerie soppresse, nel paralleli e sfrangiati. Nel manoscritto di Cathedral, Chapter Library, ms. C.I.4) con- alti e sottili dalle protomi canine su fondo sono le glosse, in modulo piccolo, su tutte monastero di Sant’Anna di Padova e un Brescia, esemplato con il sistema della pe- tenente il Parvum Volumen con Glossa or- Tomasini 1639, p. 45 [ma 43]; Index manu- oro e blu; c. 94v P (Petrus apostolus) iniziale le righe e disposte una di seguito all’altra, riscontro potrebbe trovarsi, nel Catalogo cia e sicuramente adoperato da un magister dinaria di Accursio e databile tra il 1275- scriptorum Sanctae Iustinae 1724, Catalogo decorata a corpo rosa su fondo blu deco- ad affiancare ai lati il testo biblico. Di con- generale del 1811, nella voce: «Epistolae probabilmente presso l’Università di Pado- 85 (Illuminating the law 2001, pp. 165-171 di Santa Giustina 1806, c. 20v; c. 11r; Bi- rata nell’occhiello interno da foglie a pal- seguenza le glosse, di qualunque estensione canonicae etc. fol. membr» (p. 372 n. 62). va (Tesori miniati 1995, p. 87), le numerose sch. 11 di R. Gibbs). Il codice giuridico A I bliotheca Regia Patavina 1844-1845, c. 205v; metta rivoltate e biaccate; c. 106v S (Simon siano, sono leggibili in prossimità del passo I volumi di Sant’Anna furono trasferiti, miniature mostrano di seguire l’iconografia 1 mostra inoltre, rispetto ai manoscritti di Catalogo 1905, II, cc. 192v-193r; Schneyer Petrus) inziale decorata S a corpo rosa su cui si riferiscono. Tale disposizione fu un’in- nel 1818-19, nei locali del convento di San usuale del Decretum Gratiani affermatasi Reims e di Durham, un linguaggio un po’ 1969-1980, II, p. 556; Kaeppeli-Panella fondo blu e oro decorata da grossi tralci a novazione importantissima, nell’evoluzione Francesco, attigui alla Biblioteca Carme- tra secondo Duecento e primo Trecento, più evoluto che ammorbidisce il panneggio 1970-1993, II, p. 144; Mariani Canova 1980, spirali terminanti in foglioline biaccate; c. della Bibbia glossata, databile alla metà del li, per passare poi definitivamente all’U- in uso fino a quando non si diffonderanno e dilata le forme al punto che le figure ri- p. 384; Cantoni Alzati 1982, p. 231; Hel- 114v Q (Quod) iniziale decorata a corpo blu XII secolo in Francia e poi riscontrabile in niversitaria negli anni 1836-1841 (Girar- a partire dagli anni trenta del XIV secolo sultano stipate in modo goffo e ingobbite lmann 1997-98, 2.64; Hobson 1999, p. 406. su fondo rosa con bottoni d’oro decorata da manoscritti di tutta Europa da almeno il di 1872, pp. 26-32; Girardi 1900, pp. 6-7; le innovazioni del Maestro del 1328, testi- entro anguste architetture rimaste prive di grossi tralci a spirali terminanti in foglioli- 1176 (De Hamel 1984, pp. 24-25, fig. 15). Gargan 1971, p. 184 nota 3; Fondi antichi moniate per esempio dal Decretum Gra- profondità. Si tratta comunque di uno stile ne biaccate e da un tralcio rosa con proto- Negli ampi margini del codice si conserva- 1979, pp. 34-36). tiani della Biblioteca Nacional di Madrid, ancora duecentesco che induce ad anticipa- me canina che funge da asta inferiore della no numerose annotazioni marginali di uno ms. Vitr. 21-2 (Conti 1981, pp. 82-83). In re la datazione proposta da Renata Semizzi lettera; c. 128r S (Senior electae dominae), o più lettori, da metà in poi soprattutto e Ilario Ruocco particolare l’artista del codice di Brescia e a collocare l’esecuzione del manoscritto iniziale a corpo rosa su fondo blu, oro e massimamente abbondanti per l’Apocalis- sembra riprendere gli schemi iconografici di Brescia all’ultimo quarto del XIII secolo, rosa decorata da spirali di tralci terminanti se, tanto da occupare ogni spazio ed interi diffusi dalla bottega del «Gregory-Gratian», periodo che potrebbe essere anche quello in protomi canine; c. 129v S (Senior Gaio fogli aggiunti allo scopo. Il ms. 1634 rivela la sua antica appartenen- costituita da un gruppo di miniatori attivi dell’esecuzione del nostro codice. carissimo) iniziale decorata a corpo blu su Il codice apparteneva alla biblioteca dei fra- za al convento degli Eremitani di Padova negli ultimi due decenni del XIII secolo tra Il miniatore della c. 1r del codice dell’Uni- fondo blu, rosa e oro decorata da tralci a ti agostiniani del convento padovano degli nella nota a c. 1r recante il titolo dell’ope- Bologna e Padova e specializzati nella de- versitaria, molto probabilmente un collabo- spirale; c. 131r I (Iudas) iniziale zoomorfa, Eremitani, come attestano il titolo, aggiun- ra e il segno di collocazione, apposta dalla corazione di codici giuridici (L’Engle 2000, ratore del Maestro del Decretum Gratiani A il corpo della lettera è costituito da un cani- to da mano moderna a c. 1r: «Epistolae ca- mano di Evangelista Noni, cancelliere del

134 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 4 MS. 1634 135 convento patavino sul finire del XVII secolo a biacca da un motivo a treccia, e ornate (Prosdocimi 2011b, pp. 58-59). nell’occhiello interno della lettera da lun- Il codice dell’Universitaria fa parte di quel ghe foglie flessuose terminanti in cappucci gruppo di Bibbie glossate, individuato da- rivoltati e dentellati a biacca. gli studi di Federica Toniolo, che doveva Prima manifestazione della transizione ver- spiccare per antichità ed eleganza nella so il gotico (Cahn 1975, p. 196), il Channel biblioteca degli Eremitani. I vetusti vo- style è presente sia negli scriptoria inglesi lumi sono databili tra XII e XIII secolo, che nel Nord della Francia e avrà grandi lasso di tempo in cui si registra la mas- ripercussioni, anche attraverso la circola- sima diffusione di tale tipologia testua- zione di Bibbie glossate e di esemplari ana- le, e sono miniati in diversi momenti del loghi al manoscritto in esame, nella compo- cosiddetto Channel style (Toniolo 2016a, sizione del vocabolario ornamentale della p. 437), linguaggio figurativo sorto nell’ul- miniatura duecentesca della penisola ita- timo quarto dell’XI secolo che godette di liana, come apprezziamo ad esempio in un ampia fortuna sulle due sponde della Ma- altro codice in mostra, il ms. 1479 (Cat. 7). nica fino al secolo successivo inoltrato Notiamo infine come la decorazione del (Cahn 1975, pp. 196-201). ms. 1634 ne sottolinei la natura di libro di Segnalano gli incipit del testo biblico gran- studio, poiché facilita la lettura e il repe- di iniziali zoomorfe e decorate, giocate rimento delle glosse: infatti i grandi capi- prevalentemente nei colori del blu e del lettera di pennello consentono al lettore di rosa accompagnati dai bagliori della lami- individuare con facilità i testi biblici, men- na d’oro. Nei capilettera zoomorfi, il corpo tre segni di paragrafo alternativamente in della lettera si compone di canidi dal corpo inchiostro rosso e blu aiutano a trovare la 4b innaturalmente allungato o di dinoccolate glossa desiderata. creature ibride con ali da drago e protomi canine, tipiche di questo stile fantasioso e Chiara Ponchia immaginifico. Il vivace bestiario è reso con la forza espressiva che contraddistingue le espressioni artistiche del Nord Europa, così Tomasini 1639, p. 74 [ma 72]; Catalogo ge- come peculiare appare l’attorcigliarsi vorti- nerale 1811, p. 372 n. 62; Bibliotheca Regia coso – ma pur sempre controllato e attento Patavina 1844-1845, c. 236r; Toniolo 2016a, al gioco delle simmetrie - dei tralci vegetali p. 437, fig. 8. che ricolmano i campi interni delle lettere. Nel caso delle iniziali decorate, il corpo del- le lettere è rifinito a biacca con motivi geo- metrici modulari o cerchi che si allargano e si restringono seguendo la forma dell’i- 4a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1634, c. 94v, niziale. Particolarmente eleganti appaiono iniziale decorata P le due P alle cc. 1v e 94v, caratterizzate da 4b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1634, c. corpi allungati, in rosa e in blu, decorati 128r, iniziale decorata S 4a

136 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 4 MS. 1634 137 5. Ms. 669 la sinistra una coppa su vassoio, entrambi na, Z (Zaba munimentum in proelio), due conservato «Prima bancha versus ortum» al XV sec. quando esse furono definitiva- su quattro colonne, di formato più ampio d’oro, con probabile riferimento al lemma soldati armati che duellano. Iniziali antro- come precisa un’altra nota di mano coe- mente soppiantate dall’edizione a stampa e irregolare; infine una gotica più incerta, Uguccione da Pisa, Tractatus super Hyrnea, vas quod ad potum conservandum pomorfe: l’unica apre la sezione della I a c. va posta lungo il margine superiore della del Catholicon di Giovanni Balbi (1286), un quasi tremolante, senza chiaroscuri e po- magnis derivacionibus Hugucionis baiulatur; c. 137v, prima colonna, K (Kale- 128v (Ia); lo spazio verticale della vignetta stessa carta. Nel 1639 il codice si trovava vocabolario nel senso moderno del termine. steriore alla redazione dell’opera principale XIII sec. seconda metà cheles anche se il soggetto della miniatura è tutto occupato da un san Giovanni Bat- ancora agli Eremitani come conferma la ci- Autore dell’opera, Uguccione da Pisa, nato cui vanno ascritte tutte le correzioni intra- Francia, Orléans (?) illustra Kyrie eleison): la minuscola ingran- tista aureolato di rosso, a piedi scalzi, con tazione del Tomasini (Tomasini 1639, p. 75): forse intorno al 1130 ed erede di una lunga lineari su rasura o evidenziate a margine dita, ospita un monaco inginocchiato di la veste grigia toccata di biacca a segnare i «Deriuationes Magnae Vgutionis. f.(olio) tradizione lessicografica risalente attraverso da delle V o graffe orizzontali a inchiostro Membr.; ff. I, 273, I’, 290 x 204 = 29 profilo, a mani giunte che guarda al cielo peli di cammello, che tiene sul cuore con m.(anuscriptus)». Alla mano di Evangelista Osbernus di Gloucester a Papias e a Isido- rosso che integrano molte mancanze del [196] 65 x 28 [65 (12) 65] 34; rr.43 / ll.43 dove da una nube esce la mano benedicente entrambe le mani un Agnus Dei. La scelta Noni, cancelliere di quello stesso convento ro, sulla cui identità però la critica non ha testo o errori. Anche le iniziali filigranate (c. 28r) di Dio; c. 173r N (Nablum legitur Nablath), del soggetto è legata all’interpretazione del nel periodo 1688-1702, può essere assegna- ancora risolto un dubbio: se cioè l’Hugucius di penna alternativamente rosse e blu, che all’interno della lettera onciale, una donna nome Johannis come spiegato più avanti: Ia ta l’intitolazione corsiva ad inchiostro nero Ferrariensis destinatario di alcune lettere di scandiscono le singole sezioni alfabetiche Illustrazione e decorazione vestita di blu, coi capelli raccolti in una rete, nomen dominus… anna gratia ergo Domini a c. 1r, Dictionarium Hugonis seguita da Innocenzo III, canonista a Bologna e autore sempre coincidenti alla lettera trattata (con Iniziali figurate: c. 12r C (Cum nostri pro- tiene nella mano sinistra un oggetto dorato, gratia. Iniziali abitate: le restanti 10 lette- quella che sembra una lettera L poi corret- di una Summa decretorum vada effettiva- l’eccezione di A, C e U dove è la H onciale thoplausti), sullo sfondo di un convento o probabilmente lo strumento musicale cui si re, sono decorate con mostri: un’anfisbena, ta in D, forse di classificazione P( rosdocimi mente fatto coincidere - come sancì il ca- del dimostrativo hic/haec/hoc che precede, di una sede vescovile, in cui si sviluppa la riferisce la parola ebraica, tradotta graece ibrido alato dalla testa ferina rossa che si 2011b, p. 59). Il timbro ovale a inchiostro maldolese Mauro Sarti, suo primo biografo ad essere filigranata), come pure le bande vignetta che contiene il capolettera, l’au- psalterium et latine organum, che indica morde le ali e la cui coda arricciata ter- nero con l’aquila bicipite di epoca austria- nel 1769 - con l’Hugucius Pisanus cui Salim- semplici di I rosse e blu che affiancano le tore, accompagnato da un altro religioso, con la destra. La scelta della figura femmi- mina in un’altra testina mostruosa (c. 39r ca, presente alla c. 2r suggella la definiti- bene da Parma attribuisce le Derivationes e colonne di testo quasi su ciascuna pagina presenta in ginocchio la sua opera ad un nile si spiega probabilmente con riferimen- C); ibridi zoomorfi con teste cornute rosse va entrata del manoscritto in Biblioteca altri opuscola, visto che ad entrambi viene (anche disposte orizzontalmente, sia sin- vescovo che lo benedice. All’angolo inferio- to ai lemmi Musica e Musa; c. 181v O (Obe- o ocra, spesso con le fauci spalancate e la Universitaria, avvenuta intorno agli anni riconosciuto, seppure non con la stessa fon- gole - cc. 65v, 125r, 130v, 149v, 150v, 156r, re destro del capolettera, un bordo a due lus), un uomo in giornèa e farsetto, seduto lingua penzoloni, zampe leonine e corpo di quaranta dell’800, dopo un prolungato de- datezza, il ruolo di vescovo di Ferrara fra il 189v - che doppie - cc. 110r, 132v, 134r, comparti rosa e blu che termina con un ad una tavola coperta da una tovaglia rosa, uccello che termina in un ricciolo: doppi (c. posito prima nel monastero di Sant’Anna e 1190 e il 1210. (Müller 2008, pp. 143-148; 148r, 180r, 263r, 266r) e il segno di paragra- ricciolo vegetale e in alto con una testa di reca nella mano destra un piatto e con la si- 153v M, c. 213v R, c. 217v S) o tripli (c. 82r poi in quello di San Francesco, seguito alle Dictionnaires et repertoires 1991). fo (¶) rosso e blu, tracciato anche in forma capra; c. 30v B (Baburra… id est stultitia), nistra indica una piccola coppa, olba, voce E); ibridi antropomorfi: con la testa rossa soppressioni napoleoniche (anni 1806-10; L’opera sarebbe stata composta intorno al più ampia che si allunga a coprire più righe la lettera contiene un uomo, in guarnacca elencata tra i lemmi; c. 245v T (Tabanus), incappucciata (c. 217v S; di profilo e volta documentato nel Catalogo generale 1811, 1160 a Bologna, articolata in un prologo se- della colonna di scrittura, con ricci e code marron, incappucciato, con una clava, che sia il tratto orizzontale che il corpo della all’indietro c. 70v D); da tralci intrecciati p. 374, n. 116: «Hogocionis Dictionarium guito da 22 sezioni alfabetiche in sequenza allungate a segnalare singoli lemmi più cor- indica con la sinistra il termine correlato lettera onciale sono costituiti da due mostri fra loro con gemme e frutti (c. 186v P); da fol. manos.»; cfr. anche Girardi 1872, pp. a partire dal lemma Augeo, cui ben presto ti o parti di lemmi, sembrerebbero confer- secondo l’iconografia consueta del Folle; c. con le fauci aperte: il collo del secondo è una testa bifronte su sfondo blu e dorato 26-32; Girardi 1900, pp. 6-8; Fondi antichi si aggiunsero dei repertori per il recupero mare questa ipotesi (Album de manuscrits 90v F (Facio), un uomo in gonnella marron, tenuto con la destra da un personaggio co- da cui si dipartono quattro racemi disposti 1979, pp. 34-36; Bibliotheca Regia Patavi- delle parole disperse all’interno delle voci 2001, pp. 51, 123, 131, 151, 195; Stirnemann calze solate e cappuccio rialzato, coi piedi ronato, in giornèa blu e farsetto rosso, con specularmente e a due intrecciati fra loro na 1844-1845, c. 85r; Catalogo 1905, I, cc. da cui si originano (Uguccione 2004, vol. 1990, pp. 67-70). che sporgono dai margini della vignetta, a probabile riferimento a Tamis [i.e.Tanus]… (c. 210v Q). 207v-208r). 1, pp. XXVIII-XXIX). Il codice padovano Ad una quarta mano del XIV sec. va ascritta illustrare il significato del termine Fundo: primus rex Scitarum; c. 269r, prima colon- Il manoscritto è uno dei circa duecento di- ne possiede due, uno anonimo distribuito la gotica bruna rotonda e minuta della Ta- braccio e mano destra aperta a seminare, na, X (Xerxes), i quattro bracci della lettera Storia e provenienza spersi in tutta Europa e dei tre presenti a in testa e in coda al testo e l’altro, opera bula di Damiano da Ferrara, su tre colonne sacco al collo sorretto dalla sinistra; c. 112r che si dipartono dal bottone centrale dora- Una nota di possesso di mano del XIV Padova (Bursill-Hall 1981, p. 185 n.205.6) di Damiano da Ferrara, posto in un unico apparentemente senza rigatura, di probabi- G (Gabriel), con Annunciazione: l’arcangelo to delimitano quattro scomparti rosa cari- sec., erasa per lo più, nella parte inferiore testimoni delle Derivationes, un lessico or- fascicolo che precede tutto il resto. Tre le le ascendenza italiana, cui possono essere reca un cartiglio con le parole «Ave Maria co e blu in cui sono inseriti quattro busti; di c. 273v, determina la provenienza del dinato secondo lemmi etimologici che me- mani di scrittura, confermate da tre varian- attribuite anche molte note marginali, per gratia p[lena]»; c. 120v H (Habeo) la lette- dall’alto in senso orario, un re, un pellegri- codice dal convento padovano degli Ere- ritò a causa della grandissima diffusione ti di inchiostro che rimandano alla seconda termini trattati ma non inseriti nell’elenco. ra onciale, con una figura maschile a capo no incappucciato, un uomo con cappello mitani: «I[ste] liber est fr(at)ris […] ordi- l’appellativo di Magnae o Maiores (Marigo metà del XIII sec. e alla Francia: bruno più scoperto, capelli corti e bianchi, vestito di e un vescovo, forse ad illustrare il termine nis fr(atru)m he(re)mitanorum […Sancti 1936, p. X; Riessner 1965, pp. 39-85): suc- chiaro e diluito per la gotica delle Deriva- Allo stesso ambito crono-geografico sug- una giornèa marron e farsetto rosso, che Xenodochium locus in quo pauperes et pere- Augustini?] … et in […] de isto conventu cesso confermato anche dalle citazioni di tiones, su due colonne, calligrafica e com- gerito dalle scritture, sembra rimandare il tiene nella destra un fiasco rigonfio e nel- grini…conversantur; c. 269r seconda colon- […]us de Pad(ue) ei ded[it?....]», dove era Dante, Petrarca e Boccaccio e durato fino patta; bruno quasi nero per la prima Tabula linguaggio illustrativo, funzionale all’indi-

138 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 5 MS. 669 139 viduazione delle sezioni alfabetiche e ca- trovare in due Bibbie: Melun, Bibl. mun., Genevieve 395, c. 4 e sgg.: anche se non è Il ms. 669 potrebbe essere avvicinato a ratterizzato da una decorazione contenuta ms. 3, cc. 87 e 208; mentre in Oxford, Bal- stato possibile trovare somiglianze decise. codici di area parigina senza escludere ma raffinata che - grazie al confronto con liol College 2 le teste che sporgono sono Le coincidenze nella rappresentazione del- influenze addirittura inglesi (per es. nei esemplari in bibliografia T( oniolo 2011, pp. umane (Alexander 1985, p. 69, n. 700). Par- le tipologie di abiti, copricapo, armature e codici della British Library Royal 1 D I e 583-584; per i rapporti con altri codici fran- ticolare l’iconografia della X con i quattro scudi con diversi codici datati al periodo Add. 62925, Rutland psalter, cc. 10r, 100r), cesi a Padova: Zonno 2014; 2016), sia con busti: anche in un’iniziale a c. 23 del codice indicato si ripetono, mentre già intorno al proprio per questi elementi che sembrano le basi dati online (Enluminure: http://www. Sloane 2435, quattro uomini - però a taglia 1270/80 le decorazioni marginali si arric- comparire a più riprese nelle Bibbie com- enluminures.culture.fr/documentation/en- intera e tutti laici - si spartiscono l’ampio chiscono ampliandosi di margini appuntiti prese fra la metà e il terzo quarto del XIII lumine/fr/; Initiale:http://initiale.irht.cnrs. occhiello, a simboleggiare le quattro stagio- che le fanno somigliare a foglie di cardo, gli sec., spesso legati alle iniziali che in genere fr/accueil/index.php; BVMM: http://bvmm. ni: un collegamento col lemma Cronos che sfondi all’interno delle iniziali sostituisco- sostengono, come nel caso dell’anfisbena irht.cnrs.fr/) - si può forse tentare di preci- pure compare nelle Derivationes appare tut- no i tre punti con trame quadrettate oppu- della Bibbia di Auxerre, Bibl. mun. ms. 2, sare ulteriormente. La tavolozza limitata ai tavia piuttosto arduo. re completamente dorate, i ricci all’interno c. 152v, o dei draghi nelle Bibbie di Orléans blu, ocra, marrone, rosa pastello e più ca- Il corpo delle iniziali inserite nelle vignette delle iniziali decorate terminano con delle Bibl. Mun. 12, c. 244, 260; Paris, Bibl. Ma- rico, rosso - con la totale assenza del ver- senza essere accompagnate da alcun bollo foglie, spesso pentalobate. zarine, ms. 24, c. 75v o dei mostri nel mes- de - dona una essenziale e calda sobrietà ai dorato (o aderente o ai vertici nei quattro Mostri o ibridi gradienti accompagnano – sale francescano di Paris, Bibl. Mazarine, riquadri regolari delle iniziali decorate, ca- angoli), si caratterizza per un’alternanza di liberi nei margini bianchi - le vignette, come ms. 426, cc. 154, 178v o ancora nella Bibbia ratterizzati da consistenti margini a inchio- colori con lo sfondo, vivacizzato da sottili in Paris, Bibl. Mazarine, ms. 26: col muso di Melun, Bibl. mun., ms. 3, c. 218. Figurine stro nero che delimitano i sottili e brillanti ricci fitomorfi in biacca quasi a forma di leonino e il corpo di uccello che termina in mostruose con le teste rosse avviluppate in bordi dorati delle vignette, dalle quali - dato cuore: rosa su blu le lettere B, G, N, T, X un ricciolo (sopra: c. 39r C; c. 213v R; sotto: ricci fitomorfi all’interno delle lettere sono che sembra peculiare di questo manoscrit- e C, E, L, R, S, U; blu su rosa le iniziali H, c. 153v M; c. 217v S; con testa barbuta mi- visibili anche per esempio nell’iniziale H to, almeno ad una prima indagine - spor- K, O, Z; D, M, P, Q (fa eccezione la F che trata: c. 245v T e c. 257r U); con testa umana del Digesto in Paris, Bibl. Sainte-Geneviève, gono libere senza riccioli o sfondi o altri presenta solo una cornice rosa, blu e oro) di profilo (c. 128v I; c. 269r X). Si affiancano ms. 395, c. 4. elementi decorativi aggiunti, ora due foglie rialzate con decorazioni a cerchiolini, pe- alle colonne di scrittura al di sotto delle ini- Seppure ad una prima indagine, la combi- allungate e sottili fornite di musi ferini e di tali, archetti, greche, lineette sovrapposte, a ziali, alcune figurine dalla testa umana: di nazione degli elementi iconografici e grafici uccello (c. 30v B; c. 70v D; c. 173 N), op- zig-zag e a x secondo modalità ricorrenti e profilo e corpo allungato blu che termina sembra quindi rimandare al terzo quarto pure sono le aste delle lettere a prolungarsi documentate; fra i molti esempi, le Bibbie in una foglia trilanceolata dorata (c. 82r E); del XIII sec. e ad un artista legato ad un mi- verso l’alto terminando in una rossa testina della metà del XIII. sec. di Alençon Bibl. di tre quarti, corpo d’uccello blu e ali rosse lieu parigino o delle zone circonvicine (Île- mostruosa con corna e fauci aperte e verso Mun. 54; Chambéry, Bib. Mun. ms. 6. che termina in una foglia rosata (c. 112r G). de-France, Centre), ipotesi che non contra- il basso in un riccio fitomorfo (c. 120v H; Gli sfondi all’interno delle 10 iniziali figu- Sotto la vignetta della lettera O a c. 181v, sta con il colophon posto a c. 270r - «Ma- c. 137v L, seconda colonna) o in una testa rate – monocromi e solo raramente con nel margine inferiore, compare una capra gnae Diriuationes secundum Euguitionem di uccello col becco aperto e un muso cor- piccoli inserti dorati - sono vivacizzati da bianca (con probabile riferimento al lemma expliciunt correcte Aurelianis» - e che sug- nuto (c. 137v K, prima colonna); o in due bottoni d’oro, piccoli punti uniti a tre e altri oda e al termine correlato tragedia id est hir- gerisce in Orléans la provenienza del codice teste ferine (c. 186v P); nel caso della Q di sottili ricci fitomorfi in biacca come in New cina laus), i cui margini sono stati ripassati (Zonno 2016, p. 490 invece, propone con F. c. 210v un mostro dalla testa dorata morde York, PL De Ricci 69 o Paris, BNF 20118 con lo stesso inchiostro rosso che è stato la parte inferiore della lettera e il suo corpo (Stones 2013, rispettivamente I-4, Plate n. usato per segnalare alcune integrazioni al rosato scende verso il basso affiancando la 3; I-5, Plate nn. 19-20) mentre per lo stile testo. Accanto alla Z a c. 269r, nello spazio colonna di scrittura e terminando in un’al- delle immagini forse si può proporre un av- fra le due colonne di scrittura, si sviluppa tro muso rosso con le fauci aperte; anche verso l’alto un mostro dalle zampe leonine vicinamento con un’iniziale della Bibbia di 5a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 669, c. se non pare di ravvisare vere coincidenze di Bourges, Bib. Munic., ms. 9, c. 67, e le illu- e il corpo di uccello con un lungo collo, il 12r, iniziale figurataC con scena di presentazione stile, alcune somiglianze si possono forse strazioni del Digesto di Paris, Bibl. Sainte- cui muso rosso cornuto regge una tromba. dell’opera

140 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 5 MS. 669 141 Avril, un’origine meridionale della scrittura, papa Clemente V, la città fu sede universi- Lottin 1842, p. 3 t.1 p. 109). Difficile de- senza meglio motivare). La dichiarazione, taria almeno dal 1219, da quando cioè papa finire il committente, che potrebbe essere redatta nella stessa gotica del lessico, ma Onorio III volendo privilegiare a Parigi gli anch’esso cercato nell’ambito religioso, fra i di modulo più grande, ricorre con la stessa studi teologici, ne bandì tutti gli altri inse- professori di grammatica o gli studiosi del- peculiarità grafica anche nell’explicit di uno gnamenti favorendo di conseguenza lo svi- le auctoritates: di sicuro l’alta qualità este- dei testimoni vaticani delle Derivationes, il luppo delle grandes-écoles già nate nell’alto tica del codice, l’uniformità della scrittura Reg. lat. 1648. Segnalato genericamente medioevo intorno alla Cattedrale (Sainte- tracciata da un unico copista, e soprattutto da Zonno (2016, p. 493 n. 60) su suggeri- Croix), e ai conventi benedettini di Fleu- la presenza delle miniature, costituiscono mento di Avril, senza nessuna indicazione ry e Micy con annessi scriptoria: esse già una rarità sia per l’opera di Uguccione, sia di fondo e segnatura, il riferimento è stato a partire dall’XI sec. trascinarono Orléans per un testo che - essendo un lessico - ve- rintracciato dalla scrivente in Boncompagni nel pieno di una rinascita culturale che niva normalmente redatto per essere uno 1854, p.18, nota 2 dove si menziona il colo- vide fiorire dapprima gli studi sugli aucto- strumento di lavoro (Holtz 1977, pp. 247- phon “Correcte Aurelianis” di un codice del- res e l’ars dictaminis poi sul diritto (Vulliez 250). La perdita della legatura originaria, le Derivationes nel fondo Regina Suecorum; 1994, I; Bimbenet 1853, pp. 1-27) e la resero sostituita in due riprese (1873: ABUP, Re- un rapido confronto (Montfaucon 1739 vol. un centro di concentrazione e passaggio di gistro Legature 1873-1882 n. 2, c. 1r, n. 5; I, p. 56) ha condotto all’identificazione col codici come anche un crocevia di studenti tra fine 1978 e gennaio 1979: ABUP, Busta ms. 1907 oggi 1648 (Manuscrits 1964, p. e probabilmente di maestranze fra Parigi, XII 3-7-9 Archivio di restauro 1974-1989; 105); fondo significativo perché rimanda la Normandia e l’Inghilterra, il Sud. Nel anno 1979, prog. N. 12) che avrebbe forse nuovamente all’ambito orléanese visto che ms. 669 poi, al centro del margine inferiore potuto essere d’aiuto per la ricostruzione molti dei Reginensi provengono dall’ab- dell’ultima pagina (verso) di ogni gruppo della nota di possesso, molto erasa, impedi- bazia di Fleury (Buhot 2010). Se del rap- di 4 bifoli, compare sempre il progressivo sce di conoscere anche la parte finale della porto fra i due manoscritti si dirà altrove, in numero romano del fascicolo e il richia- storia del manoscritto e i frati che ne furo- basti notare che il «correcte Aurelianis» del mo alla prima parola d’inizio del quaterno no protagonisti: quella cioè che lo condusse Reg. lat.1648 è arricchito da una preziosa successivo, elementi che insieme alle molte alla biblioteca del convento agostiniano dei chiosa cronologica: «anno incarnationis aggiunte e rasure, sulla base degli studi di Santi Filippo e Giacomo di Padova. Jhesu M CC L nono»; che lascia supporre Destrez sulla pecia, potrebbero rimandare l’esistenza di almeno un antigrafo in una proprio all’ambito universitario (Destrez Carla Lestani fase molto alta della diffusione dell’opera, 1935, p. 50; Destrez-Fink Herrera 1958, e effettivamente corretto e quindi presente a più di recente Production du livre 1991; So- Orléans, da cui sarebbero state tratte delle etermeer 1997, pp. 26, 42, 127, 135 e sgg., Tomasini 1639, p. 75; Bibliotheca Regia Pata- copie, explicit compreso, secondo modalità pp. 235, 304; in particolare su Orléans a p. vina 1844-1845, c. 85r; Girardi 1872, pp. 26- ben attestate. Non però con la stessa cura, 199 e sgg., p. 229). Il testo quindi potrebbe 32; Catalogo 1905, I, cc. 207v-208r); Girardi visto che almeno una - il ms. 669 appunto essere stato copiato, miniato e ricorretto 1900, pp. 6-8; Marigo 1936, p.4; Billanovich - nonostante l’orgoglioso correcte, richiese nell’ambito di una delle scuole ad Orléans 1960, p. 56; Aceti 1962, p. 11; Franceschi- un ulteriore intervento: sono le integrazio- da qualche professionista già attivo pro- ni 1976, p. 282; Chiecchi 1977, p. 145 nota ni di sauts du même au même, apportate da prio in quella Rue de l’Écrivinerie vicina 45; Fondi antichi 1979, pp. 34-36; Gianola altra mano dopo la stesura dello scritto a alla Cattedrale dove si concentrarono co- 1980, pp. 20, 25, 129; Bursill-Hall 1981, p. rendere vero proprio quanto dichiarato nel pisti ed amanuensi ed in seguito gli stam- 185 n. 205.6; Billanovich-Olivieri 1985, p. 5b. Padova, Biblioteca Universita- colophon. Sebbene l’università di Orlèans patori e dove trovò sede anche la biblioteca 254; Olivieri 1988, p. 107; Toniolo 2011, pp. ria, ms. 669, c. 269r, iniziali figu- sia stata ufficialmente fondata nel 1306 da dell’Università (Polluche 1778, pp. 98-99, 583-584; Zonno 2016, pp. 489-493, fig. 12. rate X e Z

142 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 5 MS. 669 143 6. Ms. 654 Storia e provenienza de Abbate de civitate Astensi ordinis fra- Sono contenute nel codice due opere del trum Minorum. Postilla super Evangelia Francesco degli Abbati, francescano Francesco degli Abbati, Po- dominicalia et eiusdem Sermones qua- Postilla super Evangelia totius stilla super Evangelia totius anni e Sermo- dragesimales, qui incipiunt circa mediano anni (cc. 1r-141v), Sermones nes quadragesimales, con testo disposto su libro»; e, sul contropiatto anteriore, la col- quadragesimales (cc. 142r-247v) due colonne ed ampio spazio nei margini, locazione «D58». Sec. XIV quinto-sesto decennio con le evidenti finalità del libro di studio. I La prima menzione di Francesco degli Ab- Parigi due testi presentano notevole somiglianza bati è probabilmente del frate pisano Bar- nella decorazione e anche nella scrittura e, tolomeo da Rinonico il quale, tra 1385 e Membr.; I, 247, I’; 283 x 205 = 24 [205] secondo Nardi (Nardi 2014, p. 133), furono 1390 circa, nel De conformitate vitae beati 55 x 20 [65 (14) 65] 44 prodotti in due progetti paralleli e distinti, Francisci ad vitam Domini Iesu sostenne e in seguito vennero riuniti. Le numerose la conformità della vita di Gesù Cristo con Illustrazione e decorazione annotazioni marginali, alcune di notevole quella di san Francesco, offrendo anche Alla c. 1r, pagina incorniciata su tre lati da estensione (come a cc. 41v-42r) sono data- una amplissima e dettagliata situazione un’asta doppia, blu, rosa e dorata, sul lato bili ai secoli XIV e XV e provano una atten- della famiglia francescana; così, nella de- sinistro ornata da fogliette anch’esse così co- ta e profonda consultazione. scrizione della «Provincia Ianuae», riferi- lorate, e terminante in alto in un policromo Il codice presenta una legatura in carton- va del confratello e delle sue opere, senza drago alato; l’asta è contornata da racemi cino floscio di colore chiaro, ricoperto di però nominarlo: «Custodia Astensis [...] spinati e fogliati, che sul margine destro si di- carta marrone sul dorso, databile tra la fine habuit alium fratrem, qui postillam pul- partono a metà altezza verso gli angoli, in bas del XVII e gli inizi del XVIII secolo. Esso chram super omnia evangelia dominicalia de page si inarcano dagli angoli esterni verso proviene dalla biblioteca dei frati agosti- et quadragesimalia edidit, et appellatur il centro, nel lato superiore a ricongiungersi niani del convento padovano degli Eremi- postilla» (Bartolomeo da Rinonico 1906- al drago. Iniziale decorata E (Erunt signa in tani, come attestano, sul piatto esterno, le 1912, I, p. 527). 6b sole), poggiata sull’asta, vegetale policroma, segnature di collocazione tipiche di quella Nel XVII secolo il Wadding, negli Annales inquadrata in oro, rosa con fogliette rosa e biblioteca: «Banco O+. F» (iniziale di Fran- francescani, seguendo la cronaca di Maria- rosse su fondo oro e con campo esterno blu cesco), e la nota con titolo e autore «Fran- no da Firenze, pose all’anno 1344 il floruit rifinito da un motivo geometrico a biacca. Nel ciscus de Abbate: postilla super evangelia di un Franciscus de Abbate, insigne predi- bas de page, scena di caccia con levriero che dominicalia totius anni». Questa tipologia catore ed autore di vari trattati (Wadding insegue una lepre in paesaggio verdeggiante. di segnatura e classificazione, realizzata tra 1932, p. 373). Quindi, nel 1650, nella ras- La medesima decorazione si ritrova alla c. la fine del sec. XVII e l’inizio del XVIII, è segna Scriptores Ordinis Minorum, dedicò 142r (in origine, probabilmente pagina inci- attribuibile alla mano di Evangelista Noni, allo stesso una voce, citandone invero le pitaria di codice autonomo), con differenze cancelliere dello stesso convento certamen- sole opere Postilla e Sermones (Wadding minime: iniziale decorata C (Cum ieiuniatis te nel 1691 (Prosdocimi 2011b, pp. 58-59) ed 1906, p. 77); fu Giovanni Giacinto Sbaraglia nolite fieri) alquanto più piccola, policroma è presente in numerosi codici provenienti (1687-1764), nel ricco e dettagliato Supple- blu con fogliette rosse e blu e racemo sinuoso dagli Eremitani conservati nella Biblioteca mentum, ad offrire una rassegna delle va- rosa e campo esterno rosso; colori più scuri Universitaria (Gargan 1973, p. 1 nota 4); an- rie opere, insieme con la indicazione delle 6a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 654, c. 1r, pagina mi- nel paesaggio. Numerose iniziali a penna in cora del Noni, a c. 1r, è la segnatura «F». Vi fonti bibliografiche e dei manoscritti latori, niata con iniziale decorata E e scena di caccia inchiostro rosso o blu su filigrana blu o rossa è inoltre, ancora sul piatto esterno e al di fra i quali il nostro: «Eadem Postilla super 6b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 654, c. 142r, iniziale al principio dei capitoli; numerosissimi segni sotto di quella del Noni, la nota di conte- Evangelia Dominicalia totius anni ms. extat decorata C di paragrafo in rosso e blu; rubricato. nuto, di mano settecentesca: «Franciscus [...] Patavii in Bibliotheca Eremitarum S. 6a

144 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 6 MS. 654 145 Aug» (Sbaraglia 1908, I, pp. 254-255). mostra Splendore nella Regola 2011, catt. Evangelia quadragesimalia del frate minore 7. Ms. 1479 Il codice fu visto dal Tomasini, ed elencato I testimoni dell’opera assommano oggi ad Ma prima dello Sbaraglia, il codice fu vi- 3, 4, 6, 9, 11). Questo nucleo di manoscrit- Filippo da Moncalieri. Fra gli esemplari vi è fra i Libri Theologici del convento (Tomasini alcune centinaia (un ampio elenco di codi- sto e segnalato anche dal Tomasini, nel ti costituisce l’eredità concreta di un vasto somiglianza nella scrittura, nelle iniziali fi- Pietro Lombardo, Glossae 1639, p. 75 [ma 73]), insieme alla notizia ci, fra cui il nostro, è offerto da Stegmül- 1639, fra i «Libri theologici» del convento, movimento di uomini di cultura, e con essi ligranate e nell’ornato dei frontespizi, assai continuae in Psalmos della sua donazione da parte di Simone ler 1989, pp. 322-325). La editio princeps pur con due errori di lettura (o di stampa): di libri e di idee, che congiunse Padova e simili benché non identici, e variazioni mi- Sec. XIII primo quarto da Genova, e alla data 1308: «Psalterium uscì nel 1474-75 a Norimberga, a cura di «Postilla super Evangelia Dominicalia to- la Francia, in particolare Parigi, dove i frati nime nella decorazione e nei temi iconogra- Italia, Venezia ? a Mag. Petro Novariensi compilatum. Do- Richard Du Mans (Petrus Lombardus 1474- tius Anni. Francisci de Alfe (sic) de civitate si recavano per addottorarsi in filosofia e fici. In entrambi appare infatti una scena num Simeonis de Ianua Canonici. 1308.» 75), e fu scelta da J.P. Migne per la edizio- Asensi (sic) de Ordine fratrum minorum. f. teologia. Altro centro di rilievo era Avigno- naturalistica con due conigli e un cane, in- Membr.: I, 261, I’; 389 x 250 = 44 [240] Della circostanza della donazione non vi è ne nella collana Patrologia Latina (Petrus m.» (Tomasini 1639, p. 75 [ma 73]). ne, sede della curia e meta di vescovi con il tervallati da alberi e posti su un verdeggian- 108 x 42 [65 (10) 65] 68 oggi traccia sul codice, né utile è l’annota- Lombardus 1854), che rimane tuttora l’edi- In seguito alle soppressioni napoleoniche loro seguito; inoltre, all’inverso, personali- te praticello. Analogamente a quanto avvie- zione, a carta 1r al di sotto del titolo, par- zione di riferimento, benché sia, dal punto delle corporazioni religiose del 1806-1810 il tà di cultura e giovani studenti d’Oltralpe ne nel ms. 654, il fregio su quattro margini Illustrazione e decorazione zialmente erasa e solo in parte leggibile («… di vista ecdotico, del tutto insoddisfacente. codice venne depositato, con gli altri volu- giungevano a Padova, città di interesse in- rivela un’evoluzione rispetto all’esemplare Cc. 1r C (Cum omnes prophetas), 2r B (Be- in Sardiniam dimisi domino presbitero Ro- Di rilievo, nella storia delle Glossae Con- mi delle librerie soppresse, nel monastero ternazionale per gli Studia delle comunità della Bertoliana nel ductus più fluido dei atus vir), 45r D (Dominus illuminatio mea), lando psalterium … evangelistam et trenos tinuae in Psalmos, è l’impaginazione “en di Sant’Anna di Padova e fu registrato nel conventuali, l’università e la corte carrarese racemi, che indica una possibile esecuzio- 74v D (Dixit custodiam), 99v D (Dixit in- Ieremie … pro XXII libris in...is et quosdam ilôts”, cioè a isolotti, con i versetti dei sal- Catalogo generale del 1811 (p. 375, n. 150): (Andrews 2006, pp. 69-172; Toniolo 2011). ne nel secondo quarto del XIV secolo per sipiens), 125v S (Salvum me fac), 157r E alios quaternos»); si accenna a libri, ma date mi vergati in lettere di modulo maggiore e «de Abbate, Postilla super evangelia. fol. La comunità degli agostiniani di Padova entrambi i manoscritti. (Exsultate Deo), 184r C (Cantate Domino), non vi si leggono. Considerando che il co- spaziatura doppia, circondati dal mare del Membr.» era certamente assai eterogenea, sia nella 209v D (Dixit Dominus): entro riquadro dice è mutilo e dotato di legatura moderna, commento: essa è stata riconosciuta dai I volumi di Sant’Anna furono trasferiti, provenienza dei frati italiani, sia degli stra- Ilario Ruocco delimitato da cornice, iniziali campite su possiamo pensare che un’annotazione rela- critici come una soluzione grafica, elabo- nel 1818-19, nei locali del convento di San nieri (Monetti 2012, pp. 57ss). È dunque lamina d’oro, decorate da elementi geo- tiva al dono, visibile ancora al Tomasini, oc- rata e realizzata dagli stazionari parigini Francesco, attigui alla Biblioteca Carmeli, possibile supporre che l’arrivo del codice (o metrici e fitozoomorfi. Numerose iniziali cupasse una porzione nelle carte di guardia attorno al 1160, dopo la morte dell’auto- per passare poi definitivamente all’Univer- dei due codici originari, come detto sopra) Tomasini 1639 p. 75 [ma 73]; Catalogo gene- filigranate di penna, capilettera, segni di iniziali, o nelle carte finali, e poi andò persa re, e affermatasi pienamente negli ultimi sitaria negli anni 1836-1841 (Girardi 1872, sia avvenuto tramite un frate, recatosi in rale 1811, p. 375 n. 150; Bibliotheca Regia paragrafo e ornamentazioni marginali ad con le trasformazioni successive. decenni del secolo (Stoppacci 2007, pp. pp. 26-32; Girardi 1900, pp. 6-7; Gargan Francia per studiare, o viceversa tramite un Patavina 1844-1845, c. 82v; Catalogo 1905, inchiostro rosso e blu. Il testo, composto dall’autore in Francia 318-319, 325, 329; De Hamel 1984, p. 23, 1971, p. 184 nota 3; Fondi antichi 1979, pp. docente francese giunto nello Studium de- I, c. 203v; Sbaraglia 1908, I, pp. 254-255; non più tardi del 1138, fu diffuso ufficial- fig. 14): il vantaggio, per il lettore, era po- 34-36). gli Eremitani. Un confronto utile a chiarire Novello 1947, pp. 67-68; Nardi 2014, pp. Storia e provenienza mente a Parigi a partire dal 1158-1159 e ter scorrere il commento nella sua intera La decorazione presenta i tratti della mi- la cultura formale del ms. 1654 è l’esempla- 9 nn. 8, 13, 15, 133-135, tavv. 52-53; Zonno Il codice proviene dalla biblioteca dei fra- venne denominato anche Magna glossatura, lunghezza, senza perdere di vista il testo niatura parigina, riscontrabile in numerosi re 504 della Biblioteca Bertoliana di Vicen- 2016, pp. 493-494, fig. 14. ti agostiniani dal convento padovano degli per distinguerlo dai commenti ai salmi an- dei Salmi. Le ricerche filologiche ad oggi altri manoscritti pervenuti nelle biblioteche za (Manoscritti medievali di Vicenza 2007, Eremitani. Così attesta, nella carta 1r in alto, teriori ad esso, ma anche per l’alta conside- hanno individuato, anche fra i testimoni padovane già in età medievale e tardome- cat. 204), contenente il Commentarium in l’indicazione di titolo e autore: Psalterium razione di cui godette in ambito universita- italiani, un ristretto numero di codici an- dievale. Alla ricerca della consistenza dei IV librum Sententiarum di Pietro Oriolo: cum glossis Petri Novariensis, attribuibile alla rio parigino nel secolo XII (Stoppacci 2007). cora privi di quella tipica mise-en-page, e manoscritti miniati parigini e francesi ha alquanto precedente - è datato Parigi 1317 mano di Evangelista Noni, cancelliere dello La fortuna dell’opera è stata confermata poi databili entro la fine del sec. XII; poi, una onno lavorato Zonno (Z 2014, p. 99) giun- - nella pagina incipitaria mostra un’iniziale stesso convento certamente nel 1691 (Prosdo- ovunque, per più secoli, dalla vasta diffusio- seconda famiglia di codici duecenteschi e gendo alla individuazione di settanta ma- S e un fregio ad asta che per colori e per il cimi 2011b, pp. 58-59) e presente in numerosi ne: nonostante il carattere sostanzialmente trecenteschi, che, come il nostro, offrono il noscritti, databili tra la metà del XII secolo disegno delle foglie a picca è paragonabile codici provenienti dagli Eremitani conservati semplice del commento, che rimane molto testo nell’impaginazione così strutturata. È e la fine del XIV; presso la Pontificia Bi- al codice dell’Universitaria. Ancora più si- nella Biblioteca Universitaria (Gargan 1973, fedele al testo e contiene poche e semplici inoltre all’attenzione dei filologi (Stoppacci blioteca Antoniana sono oggi quarantadue gnificativo è il raffronto proposto da Zonno p. 1 nota 4). Il codice contiene le Glossae Con- “questioni” (Chatillon 1989 pp. 81-84), esso 2007, pp. 322 ss), l’interpolazione, in molti (sui quali Abate-Luisetto 1975), mentre la (Zonno 2016, pp. 493-494, figg. 14 e 15) con tinuae in Psalmos, opera del teologo novarese diventò, secondo Martin Morard, la “pie- dei manoscritti più tardi (e in alcuni dei più Biblioteca Universitaria ne vanta diciasset- il ms. 413 della Pontificia Biblioteca Anto- Pietro Lombardo (Lumellogno, 1095/1100 – tra angolare” dell’esegesi al libro dei Salmi antichi), di un estratto dai Moralia in Iob te, ricevuti in seguito alle soppressioni dei niana (per il quale Abate-Luisetto 1975, I, p. Parigi, 1160), ma è mutilo di almeno un fasci- nell’ambito della scuola parigina tra i secoli di Gregorio Magno (precisamente l. XXVI, vari istituti religiosi (alcuni esposti nella 344; II, p. 521), contenente la Postilla super colo, arrestandosi al salmo 138. XII e XIII (Morard 2004, p. 347). cap. 27 n. 49-51, ll. 15-102, e cap. 28 n. 53

146 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 7 MS. 1479 147 ll. 27-46, edizione CC, Gregorius 1985 pp. glossis Petri Novariensis fol. Membr. 1305» Rouen e canonico della cattedrale di Pado- epoca romanica, mentre le palmette alle cc. 1304-1308); essa è presente nel nostro co- (si noti la data, diversa rispetto a Tomasini va dal 1288, Simone da Genova si distinse 1r e 74v rimandano all’arte del Mediterra- dice, alla c. 3rb-vb, insieme con la glossa e senza menzione di donazione). I volumi inizialmente come traduttore di opere me- neo orientale. Inoltre, la morbidezza della marginale: mor. l. xxvi C. VII. co. III. di Sant’Anna furono trasferiti, nel 1818-19, diche (tra cui il libro di Serapion il Giova- stesura pittorica assieme alla distribuzio- La donazione del codice nel 1308, riferita nei locali del convento di San Francesco, ne), raggiungendo poi la fama quale autore ne alquanto pausata delle decorazioni fi- dal Tomasini, rimane senza riscontri, e non attigui alla Biblioteca Carmeli, per passare della Clavis sanationis, un’importante en- tozoomorfe, paiono differenti rispetto alla può costituire un sicuro terminus ante quem poi definitivamente all’Universitaria negli ciclopedia di termini medici estrapolati da tensione brulicante trasmessa dalle iniziali per la fattura del codice; per la precisione, anni 1836-1841 (Girardi 1872, pp. 26-32; fonti greche, latine e arabe (Paravicini Ba- smaltate francesi e inglesi. Si è giunti, per- la morte di Simone da Genova sarebbe av- Girardi 1900, pp. 6-7; Gargan 1971, p. 184 gliani 1991, pp. X, 191-198, 247-251; Tonio- tanto, ad escludere l’intervento di un artista venuta nell’anno 1300 circa a Roma secon- nota 3; Fondi antichi 1979, pp. 34-36). lo 2011, p. 586). Includere il Salterio dell’U- non italiano, preferendo collocare le mi- do le fonti (Saccardo 1901 p. 40, Buchwald- niversitaria nella biblioteca di un medico niature del ms. 1479 nell’accogliente alveo Hohlweg-Prinz 1991 p. 781). Si può anche Ilario Ruocco dotto e poliglotta, conosciuto sia in Italia dello stile denominato “padano di transi- ipotizzare che 1308 fosse l’anno dell’anno- che al di là delle Alpi, non facilita il com- zione” (Mariani Canova 1990a, p. 164). Riu- tazione stessa, e non della donazione. La pito di individuarne il luogo di provenien- niti sotto questa etichetta si trovano codici menzione di Simone, comunque sia, susci- Il codice contiene il Libro dei Salmi, glossa- za; l’unica strada percorribile, attualmente, databili ai primi decenni del XIII secolo e ta notevole interesse, quando si consideri la to dal teologo novarese Pietro Lombardo in è quella indicata dall’analisi formale delle caratterizzati da una fisionomia poliedri- sua primaria statura intellettuale e politica: Francia non più tardi del 1138 e diffuso uf- decorazioni. ca, derivata dall’influsso della miniatura egli era infatti archiatra di papa Nicolò IV, ficialmente a Parigi a partire dal 1158-1159. Nelle miniature del ms. 1479 domina l’in- nordeuropea sui modi della decorazione titolare di un beneficio ecclesiastico a Rou- Considerazioni di natura stilistica, sugge- flusso del cosiddetto Channel style che, a libraria propri dei diversi centri situati in en e canonico della cattedrale di Padova dal rite dalle miniature contenute nel codice, partire dagli anni sessanta del XII secolo, Italia settentrionale. Tra gli esiti più elevati 1288, poi anche medico di Bonifacio VIII. richiederebbero di datare il manoscritto conobbe ampia diffusione nei manoscritti di questo orientamento stilistico sono sta- Negli studi Simone si distinse inizialmente dell’Universitaria al primo quarto del XIII francesi e inglesi, giungendo in seguito sul ti posti un Evangeliario e un Messale della come traduttore di opere mediche (tra cui secolo, e cioè entro il periodo di maggior suolo italico, grazie ai collegamenti esi- cattedrale di Piacenza (Piacenza, Archivio il libro di Serapion il Giovane), raggiun- diffusione a livello europeo della Magna stenti tra i centri di studio più importanti Capitolare, codd. 33, 44), un Graduale della gendo poi la fama quale autore della Cla- glossatura: «non esiste biblioteca antica, di d’Europa (Cahn 1975, pp. 196-201, figg. 32- Biblioteca del Seminario di Vicenza (M. Vi. vis sanationis, un’importante enciclopedia qualunque ordine religioso o di qualunque 38; Toniolo 2011, p. 586). Alcuni elementi 8) e alcune iniziali aggiunte al Passionario di termini medici estrapolati da fonti gre- istituzione scolastica o universitaria, che distintivi di tale linguaggio figurativo sono marciano (Venezia, Biblioteca Nazionale che, latine e arabe (Paravicini Bagliani 1991, non [ne] abbia posseduto almeno una co- riconoscibili anche nel nostro codice; ad Marciana, Lat. IX, 28 [=2798], cc. 119v, pp. X, 191-198, 247-251; Toniolo 2011, p. pia» (Stoppacci 2007, p. 299). esempio il gusto per i colori brillanti (spic- 137r, 145r, 267r, 269r) (Mariani Canova 586). Specifiche ricerche potrebbero anche Tomasini, nella sua opera sulle biblioteche cano blu, rosso e verde) e l’occupazione 1990a, p. 164, tavv. XII-XIII, 13*e, 14*a-d). rivelare connessioni con le numerose per- pubbliche e private padovane (Tomasini delle lettere con tralci vegetali intreccia- Nessuno dei manoscritti testé elencati offre sonalità significative che frequentavano, a 1639, p. 75; Toniolo 2011, p. 586), ricorda ti rilevati a biacca, veri e propri tentacoli confronti validi per individuare la zona di cavallo tra ‘200 e ‘300, il convento padovano che il ms. 1479 giunse al convento dei frati dalle fantasiose estremità: a girandola, a produzione del Salterio, ma, considerati e tutto l’ambiente culturale cittadino. agostiniani nel 1308, per dono di Simone foglia aggrappata, a protome mostruosa. nell’insieme, forniscono un buon appiglio In seguito alle soppressioni napoleoniche da Genova, un personaggio interessante ma Tuttavia, altre componenti formali, non cronologico e culturale. delle corporazioni religiose del 1806-1810, ancora poco conosciuto, nonostante studi esclusivamente derivate dagli apporti della il codice venne depositato insieme con i li- recenti abbiano cercato di rimediare alla moda d’Oltralpe, contribuiscono ad arric- bri dello stesso convento, nel monastero di scarsità di notizie biografiche pervenute- chire l’habitus del Salterio: il corpo svuota- 7a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1479, c. Sant’Anna, ed è citato nel Catalogo generale ci sul suo conto. Archiatra di papa Nicolò to e i motivi a crocetta delle iniziali alle cc. 74v, iniziale decorata D con elementi geometrici del 1811 (p. 372 n. 53): «Psalterium cum IV, titolare di un beneficio ecclesiastico a 1r e 2r richiamano il lessico geometrico di e fitozoomorfi

148 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 7 MS. 1479 149 Utili indizi per determinare le coordinate 8. Ms. 1601 Storia e provenienza 1929, p.12; Fondi antichi 1979, pp. 44-46; geografiche del ms. 1479 risultano, come Il codice non reca sottoscrizioni che per- Toniolo 2012b, p. 155). suggerisce Giordana Mariani Canova, dai Omeliario liturgico (cc. 5r-83r) mettano di stabilire con certezza la sua Il manoscritto 1601 della Biblioteca Uni- confronti con la miniatura lagunare pregai- Pseudo Bernardo, Meditationes provenienza. Sono presenti due annotazio- versitaria di Padova, di formato contenuto banesca. Le iniziali dell’Antifonario mar- piissime (cc. 97v-110v) ni a penna in scrittura cinque-seicentesca e consistenza miscellanea, reca al suo in- ciano (Coll. privata) (Mariani Canova 1990a, Sant’Anselmo, Proslogion, mutilo alla c. 118v: la prima, nel margine supe- terno un Omeliario liturgico (cc. 5r-83r), le pp. 166-169, tavv. XXII-XXVI), eseguito a Sec. XIV primo-secondo decennio riore della pagina, reca scritto «f. 126», la Meditationes piissime dello Pseudo Bernar- cavallo tra il terzo e il quarto decennio del Venezia seconda posta a conclusione della seconda do (cc. 97v-110v) e una parte del Proslogion XIII secolo, si dimostrano abbastanza vici- colonna di scrittura riporta «Q 14». Si trat- di sant’Anselmo (cc. 110r-112r), oltre che ne alle miniature del Salterio e permettono Membr.; I,118-I’; 250 x 193 = 18 [184] ta delle indicazioni in merito al numero di alcune preghiere, pericopi e sermoni. Il co- di avanzare una proposta di attribuzione 49 x 18 [63 (12) 63] 34 fogli e di quinterni del manoscritto, una dice è illustrato da quattro iniziali figurate ad ambito veneziano. Le analogie si gioca- consuetudine rintracciata, in egual modo campite su un fondo in lamina oro, e da nu- no tra notazione coloristica e componenti Illustrazione e decorazione e scrittura, in altri codici provenienti dal merose lettere ornate provviste di un deco- strutturali dell’ornamentazione: in entram- C. 1r iniziale C (Convivium pauperi cruci- convento di San Giobbe a Venezia. È plau- ro fogliaceo che si estende lungo i margini bi i manoscritti, si osservano cornici bom- fixi) a corpo rosa filigranato a biacca posta sibile quindi una simile provenienza anche laterali della pagina o tra le due colonne di bate a delimitare il campo di fondo dorato, entro riquadro in lamina d’oro profilato per il ms. 1601 (Toniolo 2012b, p. 155). In testo. Posta in apertura al manoscritto (c. lettere azzurre a filetti, fregi a palmette, di nero, figurata nel campo interno con la seguito alle soppressioni napoleoniche 1r) la piccola iniziale C (Convivium paupe- tralci che terminano in foglie aggrappate; Crocifissione con la Vergine e san Giovan- nel 1806 la biblioteca di san Giobbe ven- ris crucifixi) a corpo rosa con sottili tratti a il tutto dipinto con la medesima tavolozza ni Evangelista; c. 5r iniziale D (Dominus ac ne confiscata e il suo contenuto deposita- biacca accoglie nel campo interno la raffi- e sigillato da rialzi a biacca. Indubbiamen- redemptor) a corpo rosa filigranata a biacca to nel ex convento di sant’Anna a Padova gurazione della Crocifissione, che richiama te le pitture dell’Antifonario si distinguono e terminante con decoro fogliaceo, figura- (La Cute 1929, p. 12). Nel Catalogo gene- il contenuto del corrispondente Sermone per l’accentuato naturalismo, che le proiet- ta con Cristo dinnanzi a due Giudei; c. 27r rale del 1811 redatto da Dainese non vi è identificato nel Sermo Sive Convivium Pau- ta già verso i risultati ottenuti dai maestri iniziale R (Regnum) a corpo rosa filigra- una menzione esplicita del ms. 1601 tra peri Crucifixi (Toniolo 2012 p. 151). La sce- miniatori attivi nella seconda metà del Due- nata a biacca con bottone blu e terminan- quelli provenienti da San Giobbe, tuttavia na, che si staglia sull’oro di fondo, mostra cento; esse potrebbero, dunque, costituire te con decoro fogliaceo che si estende nel al n. 23 si trova citato un Evangeliarium al centro Cristo in croce con le braccia tese l’argine temporale entro cui collocare il Sal- margine, figurata con busto di santo (san membranaceo in quarto, che si potrebbe e il corpo ricurvo, dotato di un perizoma terio dell’Universitaria. Matteo?); c. 97v iniziale M (Multi multa identificare proprio con il nostro codice. attentamente delineato di bianco; in pie- sciunt) figurata con san Bernardo. A incipit Dopo un deposito nella Biblioteca di San di, ai lati, vi sono la Vergine, con chitone e Margherita Zibordi dei passi dei Vangeli e delle corrispondenti Francesco, il codice deve essere giunto tra maphorion, che in origine dovevano essere omelie, iniziali a corpo rosa con sottili de- il 1836 e il 1841 alla Biblioteca Universi- blu ma ora neri a causa del viraggio del co- corazioni a biacca e parti in lamina d’oro taria di Padova, dove nel 1844 viene regi- lore, e Giovanni, in veste azzurra e manto Tomasini 1639, p. 75 [ma 73]; Catalogo ge- sono decorate da ornato fogliaceo che oc- strato da Andrea Gloria nel Catalogo come rosa, ritratto con la mano accostata al volto nerale 1811, p. 372, n. 53; Bibliotheca Regia cupa i campi interni e si dispiega in brevi «Lectiones variae et homeliae cum libro in segno di dolore. In alto, separati dall’asta Patavina 1844-1845, c. 211v; Catalogo 1905, margini con foglie a profilo diritto e seghet- S. Bernardi». L’indicazione «Homeliarium della croce, sono dipinti, rispettivamente II, c. 225v; Stegmüller 1989 p. 324; Toniolo tato. Nelle Meditationes piissimae numero- ad Evangelia totius anni accedit in fine in rosso e azzurro, i dischi del sole e del- 2016a, p. 439, fig. 7 se inziali decorate dello stesso tipo ma di S. Bernardi liber devotissimarum Medi- la luna. Poche carte più avanti, all’inizio dimensioni minori. tationem», presente nel foglio di guardia, dell’Omeliario liturgico (c. 5r), si trova una si deve invece alla mano del bibliotecario seconda lettera figurata, opera dello stesso 7b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1479, Riccardo Perli (1833-1907) (Girardi 1872, miniatore, che predilige la sottigliezza dei c. 2r, pagina miniata con iniziale fitozoomorfa B pp. 26-32; Girardi 1900, pp. 6-7; La Cute tratti e l’accuratezza dei dettagli. Si tratta

150 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 8 MS. 1601 151 dell’iniziale D (Dominus ac redemptor), con l’iniziale a corpo rosa filigranato M Atri (Museo Capitolare) e di Pisa (Museo anch’essa a corpo rosa e campita su lami- (Multi multa sciunt), entro la quale si sta- Nazionale di san Matteo). Silvia Spiando- na oro, al cui interno è rappresentato Cri- glia sulla lamina oro la figura di san Ber- re nella sua tesi di dottorato (Spiandore sto che dialoga con due personaggi. Que- nardo. In piedi, con in mano il pastorale 2014b, pp. 184-185) ha sottolineato una sti sono entrambi giudei, come si evince e un libro, il santo rivela nei lineamenti singolare tangenza tra il san Bernardo del dalla foggia delle loro vesti e dal coprica- del volto e nel trattamento del bianco ms. 1601 e il Cristo della miniatura che po conico: il primo, più vecchio e canuto, panneggio la medesima accuratezza dise- decora la Mitria del Tesoro della Catte- regge un rotolo aperto, l’altro, più giovane gnativa e scioltezza formale che il primo drale di Trogir, manufatto da lei ricon- è alle sue spalle. Ad essi si contrappone la miniatore ha dimostrato nelle precedenti dotto, insieme alla croce di Allariz (Real figura di Cristo che, vestito di un manto iniziali. Gli studi condotti sul manoscrit- Monasterio de Santa Clara), allo stesso blu sopra la tunica rosa, tiene in mano un to hanno riconosciuto in tale linguaggio atelier delle precedenti croci in cristallo rotolo chiuso. L’iniziale introduce l’ome- la stessa cultura figurativa che sotten- di rocca, e datato anch’esso agli inizi del lia al Vangelo di Luca per la prima dome- de alle miniature sotto cristallo opera di Trecento. I volti delle due figure risulta- nica di Avvento, ma, come ha evidenziato una bottega veneziana di inizio Trecento. no quasi sovrapponibili, mostrando una Federica Toniolo, che per prima ha stu- Nello specifico Toniolo (2012, p. 153) ha simile delineazione a biacca per i profili diato il manoscritto, non presenta alcun avvicinato la piccola Crocifissione del ms. di fronte, naso e bocca, e nuovamente il riferimento visivo a quanto descritto nel 1601 alle miniature con Crocifissioni delle dettaglio delle guance macchiate di ros- testo. La studiosa ha proposto di leggere croci reliquiario di Lisbona (Museu Na- so. Tale caratterizzazione fisionomica è 8b l’immagine come il passaggio dall’Antico cional de Arte Antiga, inv. 191), Coimbra stata riconosciuta anche nelle immagini al Nuovo Testamento, ritenendo così la (Museo Nacional Machado de Castro, inv. che illustrano quattro portolani veneziani scena allusiva del valore innovativo della 6040), San Candido (Museo della Colle- tracciati da Pietro Vesconte tra il 1318 e nuova legge evangelica espressa dall’O- giata), e Augsburg (Diözesanmuseum St. il 1321 (Venezia, Museo Correr, Portolano meliario, da lei ricondotto alla particolare Afra, inv. 3038), datate dalla critica entro 28; Vienna, Österreichische Nationalbi- tipologia definita «The Italian Homelia- il 1320, mettendo in luce sia similitudini bliothek, 594; Lione, Bibliothèque Mu- ry» (Toniolo 2012, p. 152). Sempre questa compositive, evidenti già nella soluzione nicipale, 175; Zurigo, Zentralbibliothek, sezione del manoscritto reca un’altra ini- del Cristo patiens con testa reclinata e RP 4), recentemente studiati da Laura De ziale figurata presente alla c. 27r, opera di busto arcuato, che stilistiche. I tratti fi- Marchi (2015, p. 50); in particolare il san un miniatore diverso, meno attento agli sionomici dei volti, che risultano in par- Bernardo è stato avvicinato al san Dome- esiti di pittoricismo e perciò considerato te ripetitivi, si contraddistinguono per nico dell’atlante di Lione, mentre per il un collaboratore del primo artista. La let- un comune lessico di base, costituito da profeta Elia dell’atlante di Zurigo è stato tera R (Regnum) accoglie al suo interno occhi a punta di spillo con sclera bianca proposto l’accostamento con il giudeo più l’immagine di un santo con aureola pun- rivolta nella stessa direzione, sopracciglia anziano della miniatura alla c. 5r del ms. tinata e avvolto in un manto rosso; in lui arcuate e guance segnate da una macchia 1601. Proprio quest’ultima iniziale, con si può riconoscere san Matteo, autore del- rossa. L’iniziale dell’Universitaria mostra Cristo che dialoga con i giudei, rivela un la lettura evangelica a cui l’omelia corri- inoltre, analogamente ai reliquiari, un’e- brio narrativo, espresso dalla gestualità e spondente si riferisce. sile articolazione formale delle figure, dagli sguardi dei personaggi, che trova un 8a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1601, c. 1r Dopo una serie di letture vetero e neote- così come un uso schiarito e pittorico del diretto precedente nell’illustrazione di al- pagina miniata con iniziale figurata C con la Croci- fissione stamentarie, introdotte da iniziali decora- colore, debole retaggio dello stile paleolo- cuni Canzonieri provenzali tardo duecen- te, alla c. 97v troviamo l’incipit delle Medi- go ripreso a Venezia nel tardo Duecento e teschi, ed in particolare nelle miniature 8b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1601, c. 5r tationes piissimae dello pseudo Bernardo testimoniato dalle miniature delle croci di del Canzoniere A (Città del Vaticano, Bi- iniziale figurata D con Cristo dinnanzi a due Giudei 8a

152 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 8 MS. 1601 153 blioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. Lat. spetto a questa prova, la seriorità dell’or- 9. Ms. 1463 e viceversa all’inizio di ciascun capitolo e diatamente precedente, Tomasini descrive 5232) come quella che ritrae La contessa nato del manoscritto 1601 si evidenzia segni di paragrafo rossi e blu. infatti una Genesi glossata («Genesis f.m. de dia alla c. 167r. anche nei fregi dove i prolungamenti ad Expositio in Isaiam Item cum glossis. f. m.»), e il manoscritto Se i confronti con le iniziali figurate per- asta e a doppie foglie lanceolate, conno- Sec. XIV inizi Storia e provenienza immediatamente successivo della Biblio- mettono di afferire il manoscritto 1601 ad tate da bottoni e fermagli d’oro sembrano Scritto da copisti francesi Il codice proviene dalla biblioteca dei frati teca Universitaria, ms. 1464 - databile al una bottega attiva su più fronti - quello anticipare, sebbene con ductus irrigidito, Miniato a Venezia agostiniani dal convento padovano degli XIII secolo, ornato da una iniziale deco- dell’illustrazione libraria, della cartogra- quel lessico decorativo che avrà ampia Eremitani. Sono infatti riconoscibili, sulla rata a c. 3r e capilettera rossi e blu - con- fia e delle miniature per manufatti sun- diffusione nella miniatura veneziana del Membr.: I, 211, I’; 323 x 215 = 33 [230] legatura in cartone conservatasi con fun- tiene appunto testo e glosse di Genesi ed tuari - ad avvalorare una datazione del secondo quarto del secolo. 60 x 20 [60 (15) 65] 49 zione di carta di guardia anteriore, Ir, le Esodo; soprattutto, presenta la segnatura codice agli inizi del Trecento interviene segnature di collocazione tipiche di quella di collocazione analoga e, precisamente, l’analisi delle iniziali decorate e dei fregi. Stefania Coniglio Illustrazione e decorazione biblioteca: «Banco M+B.» (iniziale di Bib- contigua: «Banco M+ B., D84.» I due codi- Il codice è ornato da numerose lettere mi- In corrispondenza delle principali suddi- bia) e una seconda segnatura, su un fram- ci erano dunque affiancati quando furono niate campite su lamina d’oro, e dotate di visioni testuali, prologo (c. 1r) e commen- mento di cartone ora fissato alla legatura visti dal Tomasini, collocati nello stesso terminazioni fogliacee dalle tonalità bril- Bibliotheca Regia Patavina 1844-45, c. 232r; to (c. 4v). A c. 1r targa al cui interno è di restauro: «D83». Questa tipologia di banco, numerati rispettivamente «D83» e lanti di blu, rosso, rosa, definite da una Toniolo 2012, pp.151-157; Spiandore 2014a, rappresentata una Maiestas Domini nel- segnatura e classificazione, realizzata tra «D84» e infine, al loro ingresso nei fondi stesura fluida che è possibile attribuire pp.228-237; Spiandore 2014b, pp.184-185; la quale dal volto di Cristo si diramano la fine del sec. XVII e l’inizio del XVIII, è dell’Universitaria, ricevettero i numeri di alla mano del secondo miniatore. Gran De Marchi 2015, pp. 49-51. quattro flussi rossi verso gli evangelisti attribuibile alla mano di Evangelista Noni, inventario n. 1464 e n. 1463. parte di queste iniziali sono lettere I, po- antropozoocefali; sotto la targa, su cam- cancelliere dello stesso convento certa- In seguito alle soppressioni napoleoniche ste ad incipit delle letture evangeliche e po esterno in lamina d’oro, iniziale deco- mente nel 1691 (Prosdocimi 2011b, pp. 58- delle corporazioni religiose del 1806-1810, delle omelie, e caratterizzate da formule rata F (Fluvius igneus rapidusque) blu e 59), ed è presente in numerosi codici pro- i due codici vennero depositati insieme con differenti. Ad esempio particolare è l’ini- azzurra impreziosita di biacca in punta venienti dagli Eremitani conservati nella i libri dello stesso convento, nel monaste- ziale a “cornamusa”, il cui corpo è avvol- di pennello con, nel campo interno, ele- Biblioteca Universitaria (Gargan 1973, p. ro di Sant’Anna; nel Catalogo generale del to da foglie lanceolate che si estendono menti fogliacei; fregio a barra su tre mar- 1, nota 4). Vergati dallo stesso Noni sono il 1811 si trova però citato soltanto l’attuale a creare una doppia estremità. Frequen- gini, intorno al quale si avvolgono foglie titolo e l’incipit, sempre a carta Ir: «Postilla ms. 1463 (p. 372, n. 39): «Esaias explicatus. ti sono le iniziali a terminazioni ricur- acantacee e collarini; il margine inferiore super Isajam, incipit: Fluvius igneus». Vi fol. membr». I volumi di Sant’Anna furono ve, concluse da foglie girate a contrasto include una targa, in cui compare il Mar- sono inoltre, nella guardia posteriore an- trasferiti, nel 1818-19, nei locali del conven- e filettate a biacca, che richiamano alla tirio di Isaia. A c. 4v iniziale illustrata H tica, I‘v, il titolo Postilla super Isaiam e la to di San Francesco, attigui alla Biblioteca lontana l’ornato veneziano tardoduecen- (Huic libro Ysaiam), su campo oro profi- collocazione «IX scrinj», di mano diversa e Carmeli, per passare poi definitivamente tesco, e quelle composte da foglie a ven- lato di nero, il cui corpo litterale, filigra- forse più antica. all’Universitaria negli anni 1836-1841 (Gi- taglio smerlato disposte specularmente in nato a biacca, è composto da un’asta blu e Il contenuto è in realtà un lungo com- rardi 1872, pp. 26-32; Girardi 1900, pp. 6-7; diagonale. Alcune iniziali recano nel cam- azzurra e dal corpo di un bombato drago mento, di autore non identificato, al testo Gargan 1971, p. 184 nota 3; Fondi antichi po interno foglie affrontate con profili rosa; campo interno a fondo blu in cui è del profeta, senza testo biblico. Il codice 1979, pp. 34-36). biaccati, mostrando delle tangenze, già in raffigurato un frate, vestito di saio marro- è segnalato dal Tomasini, nel 1639, fra i chiave di reminiscenza, con l’ornato del- ne, assiso su di un seggio marmoreo rap- «Libri Theologici» del convento, insieme Ilario Ruocco la Mariegola veneziana per la Scuola di presentato nell’atto di impartire lezione con altro esemplare che doveva accompa- Santa Maria della Carità (Venezia, Archi- ad un laico; alle spalle del frate magistro, gnarlo: «Isaiae glossati geminum exem- vio di Stato, Scuola Grande della Carità, una seconda testa tonsurata; fregio fo- pl. fol.» (Tomasini 1639, p. 74 [ma 72]). Il ms. 1463 contiene un commento parziale b. 233, Reg. 1) recentemente anticipata da gliaceo nell’intercolumnio e nel margine L’identificazione del nostro codice nella (I, 1 – XLIX, 7) al Libro di Isaia dello pseudo Lyle Humphrey agli anni tra il 1260 e il superiore. Numerose lettere filigranate a testimonianza del Tomasini è provata da Tommaso D’Aquino, intitolato per mano di 1280 (Humphrey 2015, cat. 2, tav. I). Ri- penna in inchiostro blu su filigrana rossa un duplice confronto. Nella voce imme- frate Evangelista Noni – come si osserva sul

154 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 9 MS. 1463 155 margine della prima carta di testo – «Isa- collezione libraria del convento degli Ere- corso del Duecento i fantastici draghi ias Explicatus». Si tratta di un testo che mitani patavini. erano andati ammorbidendosi, informan- godette di un’esigua fortuna. Compare in- L’analisi stilistica delle miniatura evi- do corpi litterali monocromi e bombati, fatti, a volte parzialmente, in soli altri tre denzia, sin dalla primissima visione, come nella Bibbia atlantica (Venezia, Bi- codici: nel Cod. Sang. 323 della Stiftsbi- l’appartenenza alla cultura veneziana di blioteca Nazionale Marciana, cod. Lat. I, bliothek di San Gallo, nel Clm. 8830 della inizio Trecento. L’unico miniatore attivo, 1-4, terzo quarto XIII secolo), giungendo Bayerische Staatsbibliothek di Monaco e considerato tale per uniformità stilistica, sul finire del secolo ad esiti paragonabili nel Cent. II, 21 della Stadtblibliothek di si contraddistingue per un’evidente di- a quanto si osserva nel ms. 1463 (per la Norimberga (Stegmüller 1955, pp. 330- pendenza dai modelli tardoduecenteschi ricostruzione della miniatura marciana 331). Il ms. 1463, tuttavia, si discosta della produzione lagunare, dimostrando si veda Mariani Canova 1995b, pp. 53-64; dal punto di vista testuale dagli altri co- però di essere già decisamente proiettato Mariani Canova 2005a, p. 161). dici per la presenza di una collatio e un verso esiti trecenteschi. A colpire è certa- L’appartenenza ormai trecentesca delle colophon aggiunte ad inchiostro nero, mente la gamma cromatica rischiarata e miniature del ms. 1463, si coglie chiara- sull’ultima carta (c. 211v). La collatio, luminosa, carattere distintivo e risultato mente nella resa delle figure avvicinabili così identificata dal copista sul margine di un progressivo processo che ha le sue a quelle di alcuni manoscritti veneziani esterno della carta, è una breve omelia ri- origini nell’importante produzione due- datati dalla critica ai primi due decen- volta all’autorità regale. All’interno del co- centesca per la basilica marciana. Stes- ni del secolo. Il Cristo benedicente della lophon il copista rende grazia al Signore, sa genesi s’individua nella particolare Maiestas Domini, all’apertura del codice, attraverso una formula di preghiera, per morfologia dei capilettera: oltre alla de- facilmente si accosta per gli occhi con aver degnato lui e l’autore dell’opera della corazione fogliacea disposta simmetrica- pupille a capocchia di spillo sulle sclere propria magnificenza. Il fatto che il copi- mente nel campo interno della F (Fluvius bianche e la generale resa dei tratti fisio- sta si limiti a nominare l’autore del testo igneus rapiduscque) – i cui antecedenti si nomici, oltre che fisici, alle figure del ms. come «operis a[u]ctoris», dimostra come ravvisano ad esempio nella Mariegola del- 1601 (Cat. 8) conservato anch’esso pres- egli ignorasse la paternità del commento. la Scuola di Santa Maria della Carità da- so la Biblioteca Universitaria di Padova, L’analisi paleografica ha messo in luce tata tra settimo e nono decennio del XIII a quelle del Messale di Cividale (Cividale come il testo venne trascritto, agli ini- secolo (Venezia, Archivio di Stato, Scuola del Friuli, Museo Archeologico Naziona- zi del XIV secolo da due mani differenti Grande della Carità, b. 233, Reg. 1, c. 1r; le, ms. LXXXVI) e alla figura del Cristo entrambe ascrivibili all’ambito culturale Humphrey 2015, cat. I, pp. 135-137, tav. I) benedicente della miniatura sotto cristal- francese. Si ignora ove il codice sia stato –, si fa particolare riferimento al capolet- lo della Mitra di Trogir nel Tesoro della vergato, tuttavia l’apparato ornamentale tera H (Huic libro Ysaiam), il cui corpo Cattedrale. Pienamente trecentesca è an- venne con ogni probabilità realizzato a litterale è definito da un’asta verticale ed che la decorazione marginale: la confor- Venezia. Inoltre, la rappresentazione di un bombato drago rosa privo di ferinità. mazione a T del fregio fogliaceo (c. 4v), un frate vestito di cocolla marrone, nel Come noto, sin dall’inizio del Duecento costituito dall’andamento sinuoso di al- campo interno dell’iniziale H (Huic libro la miniatura veneziana era stata animata lungate foglie d’acanto dal profilo dritto e Ysaiam) sul verso della quarta carta di te- da un vivo bestiario, basato soprattutto seghettato, ben è confrontabile con i fregi sto, fa supporre l’ambito di committenza su forme ferine di drago, risultato della del già citato ms. 1601; mentre la barra 9a. Padova, Biblioteca Universi- minoritico. È probabile dunque, che il conoscenza del revival protoromanico marginale (c. 1r) intorno alla quale si av- taria, ms. 1463, c. 1r, pagina mi- niata con fregio fogliaceo, iniziale codice sia stato originariamente confe- nel quale appaiono coinvolte, sul finire volgono foglie acantacee e collarini, tro- decorata F e due vignette con la zionato in ambito francescano e solo suc- del XII secolo, la miniatura polironiana va buon parallelo nella decorazione della Maiestas Domini e il Martirio di cessivamente sia entrato a far parte della e quella di San Cipriano a Murano. Nel Mariegola di Santa Maria della Misericor- Isaia

156 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 9 MS. 1463 157 dia e di San Francesco ai Frari dei mercan- p. 165). La miniatura del ms. 1463 non fa particolare fortuna in ambito veneto du- ambito italiano gli episodi miniati nel- ti e dei naviganti della Fondazione Cini, eccezione configurandosi, oltre che come rante il Duecento, fatto probabilmente la Bibbia Edili 125 (Firenze, Biblioteca datata tra il 1313 e il 1315 (per le miniatu- unicum, anche come illustrazione ad ver- da ricollegare alla comparsa proprio in Medicea Laurenziana, ambito lucchese, re citate si vedano: Toniolo 2012b, pp. 151- bum. Il dettaglio iconografico dei quattro tale area produttiva della prima testimo- inizio secondo quarto XII secolo) e nella 157; Bagnarol 2008, pp. 31-40; Spiandore flussi rossi trova spiegazione nella par- nianza sul suolo occidentale, nel Salterio Bibbia di Corradino (Baltimora, Walters 2014a, p. 237, fig. 23; Humphrey 2015, cat. ticolare declinazione interpretativa che della Biblioteca Capitolare di Verona (ms. Art Gallery, W. 152, Italia centrale o nor- 2, tav. II). Dunque, la decorazione miniata viene data dal miniatore – probabilmente I, c. 130r), le cui decorazioni marginali si dorientale, terzo quarto XIII secolo). Pur- del ms. 1463 si colloca cronologicamen- sostenuto da un consulente iconografi- datano tra VII e VIII secolo (Goldschmidt troppo la scarsità di testimonianze, non te nei primi due decenni del Trecento, co – al passo di Daniele (Dn VII, 10) che 1900, pp. 265-263, fig. I). ha ancora permesso alla critica di giunge- poco prima che la miniatura lagunare si apre il prologo, solitamente chiamato in L’immagine del Martirio di Isaia (c. 1r), re ad unanimità nella ricostruzione della sensibilizzasse in maniera peculiare alle causa a giustificazione iconografica dello tratta da un testo apocrifo (Ascensio Isa- tradizione che vede il particolare icono- innovazioni di impianto giottesco, com- stagno igneo all’interno delle rappresen- iae) ha origine nell’arte paleocristiana, grafico della tavola lignea. Su di un fronte miste alla sempre più importante influen- tazioni del Giudizio Universale. Questo ci come dimostra la sua rappresentazione si rintracciano le origini di tale partico- za bolognese. Tuttavia la mano qui attiva lascia intendere quanto il testo abbia in- sul tondo di IV secolo dell’Ashmolean lare in una supposta tradizione di Bibbie mostra un gusto espressivo, tanto nella fluenzato iconograficamente l’immagine, Museum di Oxford. È soltanto a partire illustrate occidentali – ancora non deline- resa delle scene figurate quanto nei fregi la quale assume così il compito di darne dal XIII secolo, grazie alla circolazione ata – che si sarebbe diffusa nell’arte alto- marginali, più semplificato e meno matu- rappresentazione visiva chiara e sintetica. della Bibbia tascabile parigina, che tale medievale dell’Europa nord-occidentale ro, dovuto probabilmente ad una minore È il prologo infatti, che fornisce la giusta scena si incontra con regolarità nel cam- (Denny 1977, p. 71). D’altra parte si ipo- abilità del miniatore. chiave di lettura della miniatura: in esso po interno dell’iniziale V (Visio Isaiae) tizza un’origine centrata a Roma durante All’interno delle illustrazioni si colgono, si interpretano i fiumi ignei come l’acqua all’apertura del testo veterotestamenta- il XIII secolo, da ricollegare ad immagini dal punto di vista iconografico, alcuni fecondatrice e il fuoco purificatore della rio, come scena identificativa del profeta. generiche di supplizi (Corrie 1980, pp. dettagli che si possono considerare ine- Chiesa. I quattro flussi rossi sono dunque La composizione maggiormente in uso 226-229). diti: nella Maiestas Domini (c. 1r) colpi- un’interpretazione simbolica dello Spirito nelle Bibbie illustrate duecentesche, tan- scono i quattro flussi rossi che dal volto Santo che effuso negli evangelisti, fa dei to d’ambito veneto (Corrie 1980, appen- Erika Cardinale del Cristo si dirigono verso gli evangelisti loro testi i quattro pilastri su cui la Chie- dix IV, p. 521) quanto bolognese (Norris antropozoocefali. Tale Cristo in Maestà, sa pone le proprie fondamenta, in quanto 1993, appendix D, pp. 598-828), vede Isa- nella sua visione d’insieme si innesta su testimoni del Verbo incarnato. Viene dun- ia legato alla croce di sant’Andrea mentre Tomasini 1639, p. 74 [ma 72]; Catalogo ge- di una tradizione antichissima e ben con- que ad essere enfatizzato il messaggio ec- i due carnefici, uno per parte, lo segano nerale 1811, p. 372 n. 62; Bibliotheca Re- solidata che ha le sue origini nelle visioni clesiologico di concordanza dei Vangeli. a partire dal capo. È la nuova sensibilità gia Patavina 1844-1845, c. 236r; Catalogo profetiche ed apocalittiche dell’arte cop- La condizione zoocefala degli evangeli- mendicante, i cui ordini nascono durante 1905 II, c. 208r-v. ta. È però a partire dall’epoca merovingia sti, per la quale si coglie una dipendenza il XIII secolo, a spiegare facilmente que- e carolingia che la visione sintetica del dalle figure antropomorfizzate dell’ar- sto tipo d’immagine. Nella miniatura del Redentore associata ai quatto evangeli- te copta (Ameisenowa 1949, p. 39) sorge ms. 1463 il profeta si trova invece legato sti, si configura quale messaggio di con- nell’arte cristiana dalla corruzione della ad una tavola lignea. È una fonte testua- cordanza dei Vangeli. Come ben messo descrizione che viene data dei quattro Vi- le a giustificare tale particolarità: Isido- in evidenza dalla critica ogni Maiestas venti all’interno della visione di Ezechiele ro di Siviglia nel De ortu et obitu patrum, Domini costituisce un messaggio a sé (Ez I, 5-13) e dell’Apocalisse (Ap IV, 7-8). specifica infatti che Isaia era sdraiato al stante, esplicitando concetti che di volta Un’immagine nata quindi dalla fusione di momento del martirio (Isidoro di Siviglia 9b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1463, in volta si adattano al contesto in cui il simbolo tetramorfico ed evangelista cor- 1862, col. 142). La tavola di legno com- c. 4v, iniziale figurata H con un francescano che Cristo in Maestà si colloca (Cantone 2008, rispondente. Il motivo iconografico ebbe pare in altri rari esempi: si ricordano in insegna

158 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 9 MS. 1463 159 10. Ms. 618 ria vana), donna di tre quarti che si porta la monachorum Congregacionis Sancte Iusti- furono trasferiti nell’ex convento di San mano al petto; c. 91r H (Habitus), domeni- ne ad usum habitantium monasterii Sancte Francesco tra 1820 e 1821 e quanto rima- Bartolomeo da San Concordio, cano di profilo; c. 99v I (Iactantia), donna Iustine Paduane deputatus. 302. B. 14») e neva, dopo le considerevoli dispersioni su- Summa de casibus conscientiae di tre quarti che intreccia le mani davanti c. 250v («Iste liber est monachorum Con- bite, passò all’Universitaria tra 1838 e 1841 Sec. XIV secondo quarto al petto, il capo lievemente inclinato e lo gregacionis Sancte Iustine ad husum ha- (Prosdocimi 2011b, pp. 55-56). Firenze – Venezia sguardo rivolto in basso; c. 128r L (Latro), bitantium in monastero Sancte Iustine Pa- Il testo recato dal ms. 618 è quello della Miniato da Pacino di Bonaguida (?) un impiccato, realisticamente raffigurato duane. 302. B. 14»), nonché la presenza nel Summa de casibus conscientiae del dome- e da un miniatore veneziano con la lingua che pende fuori dalla bocca; contropiatto anteriore della segnatura «YY nicano Bartolomeo da San Concordio, nota c. 134v M (Magister), un maestro abbiglia- 4 n. 58» di mano di Giuseppe Maria San- anche come Summa Pisanella (o in alterna- Membr.; II, 252; 260 x 190 = 21 [178] to con una veste dal collo d’ermellino e un di, bibliotecario del monastero tra il 1710 tiva Bartolina, Pisana o Maestruzzo), prece- 60 x 20 [53 (12) 53] 44 copricapo profilato di pelliccia; c. 147v N e il 1741, cassata con un tratto di matita duta da una tavola alfabetica dei termini (Naufragus), marinaio con berretto frigio; da mano successiva e seguita dalla segna- notevoli. Illustrazione e decorazione c. 150v O (Obbedientia), donna in atteggia- tura del tipo introdotto probabilmente da Nato nel 1262 a San Concordio, vicino a (C. 152 è ripetuta due volte, poi la foliazio- mento remissivo, con il capo velato di bian- Atanasio Peristiani, bibliotecario di Santa Pisa, Bartolomeo entrò a quindici anni ne prosegue normalmente da c. 153). co e le braccia incrociate davanti al petto; c. Giustina tra il 1745 e il 1764, «AG. 4» (Pro- nel locale convento domenicano di Santa Iniziali figurate: c. 1r Q (Quoniam ut ait 161r (ma 162), P (Pactum), domenicano di sdocimi 2011b, p. 67). La segnatura di Sandi Caterina, rimanendovi legato per tutta la Gregorius), entro iniziale a corpo rosa fi- profilo; c. 174r (ma 175), P (Pignus), uomo si ripete nel secondo foglio di guardia, ac- vita. Dopo aver studiato diritto e teologia a lettata a biacca con terminazioni fogliacee, incappucciato che tiene con le mani un og- compagnata da un appunto sul contenuto Bologna e a Parigi, e pur praticando l’inse- posta su fondo blu e con anello giallo inter- getto di non chiara identificazione da dare e sulla datazione dell’erudito e paleografo gnamento nelle scuole dell’Ordine tra Todi, no colmato da una campitura rossa, ritratto in pegno; c. 181v (ma 182), Q (Quinta), bu- Benedetto Bacchini, soggiornante a Santa Roma, Firenze e Pistoia, il nostro autore di san Gregorio; c. 1v A (Abbas), entro ini- sto femminile; R (Raptor primo), un uomo Giustina tra il 1719 e il 1720 (Astruc 1960, tornò a più riprese a Pisa, divenendo diret- ziale analoga a quella del recto, effige di tre che alza le braccia al cielo con fare minac- pp. 341-351; Bacchini 1963): «Summa Pisa- tore dello studium conventuale della città quarti di un abate domenicano con un libro cioso; c. 182r (ma 183), R (Raptor secondo), nella saeculi XV versus medio. Bachinius», nel 1335, e rimanendovi fino alla morte, av- aperto in mano; da qui in poi cambia la ti- guerriero di profilo con elmo e scudo; c. affermazione corretta da altra mano che venuta nel 1346 - 1347 secondo il computo 194v (ma 195), S (Sacerdos), sacerdote di interviene sul secolo, aggiungendo un’a- pologia del capolettera e comincia una se- della indizione pisana - (Segre 1964). La rie di iniziali a corpo rosa filettato a biacca tre quarti abbigliato con i paramenti litur- sta di matita tra la “X” e la “V” e la nota: Summa, una delle opere principali di Bar- su foglia d’oro, con decorazioni fogliacee, gici per la messa; c. 225r (ma 226), T (Ta- «1338 in fine», data però relativa alla com- tolomeo, godette di grandissima fortuna, che accolgono illustrazioni ad verbum della bellio), uomo incappucciato di tre quarti; c. posizione dell’opera (Nardi 2013-2014, pp. divenendo per oltre un secolo il manuale parola definita a quella voce: c. 13r B (Bap- 232r (ma 233), V (Venatio), uomo di profi- 85-86). Cantoni Alzati indentificò il ms. 618 principale per la confessione (Segre 1964, tisimus), scena di battesimo: un neofita a lo con le mani giunte in preghiera; c. 250r con il codice al numero 302 dell’inventario p. 770): ne è una riprova proprio il già cita- torso nudo cui viene versata in capo l’acqua (ma 251), X (Xrs), volto di Cristo aureolato; quattrocentesco di Santa Giustina (Padova, to inventario quattrocentesco di Santa Giu- Y (Ypocritis), immagine di un uomo visto benedetta; c. 21v C (Calix), diacono che reg- Biblioteca Civica, ms. BP 229), dove è così stina, con i suoi diciannove testimoni della frontalmente quasi del tutto abrasa; c. 250v descritto: «Pisanela, mediocris, littera for- ge in mano un calice dorato; c. 44v D (De- Bartolina presenti, tra libri manoscritti o a bitum coniugale), una donna di tre quarti (ma 251), Ç (Çelus), effigie di un uomo di mata, caduca, in columnis, carta bona, ta- stampa. aureolata che protende in alto l’indice della tre quarti quasi del tutto abrasa. bulis et corio rubeo intexta. B 14» (Cantoni mano destra, verso un’altra mano che scen- Alzati 1982, p. 88). de dall’alto e le infila un anello d’oro; c. 58v Storia e provenienza La biblioteca di Santa Giustina fu chiusa E (Ebrietas), uomo di profilo che beve da Il codice proviene dalla biblioteca mona- nel 1806 e indemaniata a seguito del de- una coppa; c. 84v F (Falsum), uomo di tre stica di Santa Giustina a Padova, come creto napoleonico di soppressione generale 10a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 618, c. quarti che si indica la bocca; c. 90v G (Glo- testimoniano le note presenti a c. 1r («Est delle corporazioni religiose del 1810; i libri 1v, iniziale figurata A con immagine di un abate

160 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 10 MS. 618 161 Il programma illustrativo del ms. 618 si mente da indentificare, come mi suggerisce posteriori al 1338, anno di completamen- apre con una grande iniziale Q (Quoniam ut Ada Labriola, che ringrazio sentitamente, to della Pisanella, rivelano nelle stringenti ait Gregorius) rosa su campo quadrato blu, con Pacino di Bonaguida, una delle perso- analogie con il capolettera braidense un largo quanto la colonna di testo e alto circa nalità di maggior rilievo nell’ambito della punto di stile riferibile alla prima metà un terzo, ornato agli angoli da gocce in la- decorazione libraria a Firenze nella prima degli anni quaranta del Trecento. Riman- mina d’oro. La lettera è profilata nell’occhio metà del Trecento (Labriola 2004b), o con da ancora alla maturità di Pacino il volto, interno da un anello giallo; dentro, contro uno stretto collaboratore della sua prolifica purtroppo malamente conservato, di san un fondo rosso, è campita l’effige di san e operosa bottega. Gregorio a c. 1r della Summa, avvicinabile, Gregorio Magno, purtroppo parzialmente Corrobora questa tesi il confronto con il te- per esempio, nell’espressione grave e nella abrasa. Il santo papa, in abiti domenica- stimone di un’altra opera di Bartolomeo da barba e capelli tratteggiati in bianco e gri- ni forse in omaggio all’autore dell’opera, è San Concordio, il ms. Castiglioni 3 della Bi- gio, al san Pietro martirizzato del Laudario raffigurato frontalmente e, nonostante la blioteca Braidense contenente gli Ammae- per la Compagnia di sant’Agnese di Santa scarsa leggibilità dell’immagine, sembra te- stramenti degli antichi e datato 1343 (Minia- Maria del Carmine a Firenze (Painting and nere un libro davanti a sé, probabilmente le ture a Brera 1997, pp. 196-199 sch. 30 di L. illumination 1994, pp. 76-77 sch. di B. Dra- Omelie su Ezechiele citate nella pagina. Gli Calderari). A c. 3r, il capolettera S con cui ke Boehm). occhi dalle grandi pupille nere sono campi- si apre il libro accoglie nell’ansa inferiore il Curiosamente, le iniziali pacinesche sono ti su un volto aperto, dagli zigomi alti, pur ritratto dell’autore, che esibisce un notevo- confinate solo alla prima carta del mano- nel cattivo stato di conservazione del colo- le grado di affinità con l’abate del ms. 618. scritto. I successivi lemmi comincianti per re riconoscibile come frutto di una tecnica Entrambi in abiti domenicani, i due uomi- A sono evidenziati da lettere filigranate di pittorica accurata. Al verso della pagina, la ni sono mostrati di tre quarti, hanno line- penna, alternativamente rosse e blu, e alte A di Abbas, con cui si apre l’elenco in ordi- amenti analoghi – gli occhi dalle palpebre tre righe di testo, fino a c. 13v, dove il cam- 10c ne alfabetico dei “casi”, è analoga alla let- pesanti, il naso pronunciato - la tonsura che bio di lettera determina anche un cambio di tera sopra descritta: rosa su fondo blu, un lascia scoperto l’orecchio carnoso alla ter- formato e soprattutto di scuola: dalla B in anello giallo che abbraccia internamente la minazione dell’ombreggiatura che defini- poi subentra infatti un miniatore venezia- campitura rossa su cui si staglia la raffigu- sce la mandibola; oggetto del loro sguardo no, che dipinge piccole iniziali figurate su razione di un abate in abiti domenicani. Le un libro stretto e alto aperto davanti a loro, foglia d’oro, ora alte quattro righe di testo, ampie misure della lettera, alta dieci righe che spicca con il nitore della pergamena mentre proseguono invariate le filigranate di testo, consentono al decoratore di pen- lasciata in risparmiato. Palmari appaiono di penna. L’uniformità della scrittura e del nello di inserire saldamente la figura nello poi le coincidenze nell’ornato, dalla grossa lay-out delle carte, con il testo distribuito spazio dell’iniziale, ruotandola di tre quarti bordura gialla che percorre internamente su due colonne e ampi margini laterali, e in modo da esibire al riguardante il libro le lettere alla forma accentuatamente po- la sostanziale omogeneità delle lettere fili- aperto che l’abate regge tra le sue mani. Il lilobata delle foglie ripassate da un sottile granate, fanno intuire che la trascrizione volto è realizzato con un attento pittorici- bordo a biacca, all’oro in foglia applicato del testo, come quasi sempre accadeva, fu smo: pennellate scure scavano leggermen- nelle forme di bottoni circolari e di gocce completata prima della decorazione di pen- te la guancia al centro, mentre tocchi di più o meno allungate, alla tavolozza di co- nello, e soprattutto che essa corrisponde rosa sul mento e lo zigomo donano vitalità lori giocata sul rosa delicato della lettera a un programma ben definito condotto a all’incarnato e una striatura di biacca sul ravvivato da foglie azzurre e arancioni. Alle termine senza sbavature. Non è determina- 10b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 618, c. 99v, iniziale figurata I con allegoria della Iactantia setto nasale ne sottolinea il rilievo. Non v’è miniature del ms. 618 spetterebbe dunque bile purtroppo dove e per quale ragione si dubbio che le due miniature siano di mano una datazione non lontana da quella de- consumò il cambio di miniatori, anche se 10c. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 618, c. 134v, dello stesso maestro, che è molto probabil- gli Ammaestramenti di Brera: certamente l’analisi stilistica delle immagini suggerisce iniziale figurata M con immagine del Magister 10b

162 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 10 MS. 618 163 che l’avvicendamento avvenne in un lasso allegorica si spiega forse con la contrizione tante effigi maschili presenti nel codice pa- 11. Ms. 751 page con una coda a motivi fitomorfi e teste Né si hanno conferme nell’elenco dei codici di tempo non troppo esteso, dal momento per il peccato commesso. Il Magister di c. rigino o la Gloria vana con l’allegoria della di animali, di colore rosa, arancio, blu grigio di Santa Giustina redatto dal Tomasini: l’o- che anche i capilettera veneziani appaiono 134v richiama uno degli spiriti magni con filosofia a c. 34v, emergono le non spora- Gregorio Magno, Dialogi nero; entro la lettera è raffigurata Eva, ingi- pera di Gregorio, pur di grandissima fortu- ascrivibili al quinto decennio del Trecento. cui Dante e Virgilio s’intrattengono in dotta diche somiglianze tra i due manoscritti: il Sec. XIII ultimo quarto nocchiata e nuda, nel paradiso terrestre, ai na e diffusione nei secoli, vi è sorprenden- Le iniziali di pennello da c. 13r sembrano conversazione nelle miniature del canto IV punto di vista ravvicinato, gli occhi grandi Toscana piedi dell’albero della Conoscenza. temente attestata in una sola voce (Tomasini riecheggiare la cultura espressa da quel dell’Inferno; analoghi sono poi i ritratti di e allungati, le gote rosate, il sottogola om- 1639, p. 46 [ma 44]: «Liber... in 4 egregie miniatore noto come Maestro dell’Episto- profilo – come l’ebbro di c. 58v nella Sum- breggiato. Si distinguono tuttavia nei volti Membr.; I, 100; 180 x 135 = 15 [120] Storia e provenienza scriptus», forse il ms. Biblioteca Universita- lario marciano Lat. I, 101 (=2260), celebre ma e Dante intento a guardare i consiglieri della Summa pisanella lineamenti dai tratti 45 x 10 [46 (7) 44] 29 Il codice proviene dalla Biblioteca del mo- ria 1055). Ma certamente il nostro codice è codice liturgico realizzato in seno al rinno- fraudolenti avvolti da fiamme a c. 21v – ca- meno incisi e una maggiore dolcezza nel nastero di Santa Giustina di Padova, come poi registrato - con le due segnature citate vamento delle suppellettili dell’altare mag- ratterizzati da un naso piccolo, le labbra trattamento dell’incarnato, unita a un gusto Illustrazione e decorazione attestano le due segnature presenti nel ver- all’inizio ma diversa datazione - nell’inven- giore di San Marco tra la fine degli anni serrate e gli occhi messi in risalto da velatu- coloristico più prezioso: le iniziali della mi- C. 1r iniziale Q (Quadam die) figurata su so del foglio di guardia anteriore, Iv: «YY 5 tario settecentesco dei manoscritti di Santa trenta e i primi quaranta e miniato con un re grigie che si allungano sulla tempia. scellanea Fr. 821 si configurano così come campo blu e rosso a filetti bianchi; corpo n. 95», cancellata e sostituita da «AC.4». La Giustina (Index manuscriptorum Sanctae gusto occidentalizzato e pienamente consa- Va detto che sia l’Epistolario marciano la versione padana delle più delicate figure della lettera rosa con decorazione a motivi prima segnatura fu introdotta nei primi anni Iustinae, 1724), a c. 22r: «S. Gregorii Magni pevole delle coeve esperienze felsinee (Ma- che la Commedia ungherese presentano del ms. 618, che troveranno quindi una più geometrici a biacca; coda formata da drôleri- del Settecento dal bibliotecario Giuseppe Dialogorum libri quatuor. Cod. membr. Sae- riani Canova 2005b, p. 173). Le componenti un ornato vegetale di matrice felsinea ab- idonea collocazione in quella produzione es animalesca e da un bastone rosa e arancio Maria Sandi, bibliotecario dal 1710 al 1741 culi 14 in fine in 8°». bolognesi della cultura di questo ignoto bastanza diverso dagli elementi esornativi della città lagunare che, nel secondo quarto con palline e intrecci che divide le colonne di (Maschietto 1981, pp. 81-125); la seconda La voce è anche, identica, nel catalogo del miniatore sono state più volte evidenziate che troviamo nella Summa, in cui le foglie del Trecento, appare sensibile agli sviluppi scrittura e si unisce al bas de page: quest’ulti- è successiva e fu introdotta dal Peristiani, 1806 (Catalogo di Santa Giustina 1806, c. dalla critica (Katzenstein 1987, pp. 75-78, sono raffigurate con una silhouette piutto- artistici di terraferma. mo è decorato con motivi fitomorfi di colore bibliotecario dal 1745 al 1764 (Maschietto 20r) redatto per disposizione del biblioteca- 165-166; Mariani Canova 1992, p. 406; Fos- sto frastagliata distante da quella più mor- rosa, arancio, blu, grigio e giallo. Entro la 1981, pp. 139-178). Nella stessa carta Iv è rio dell’Universitaria Daniele Francesconi, saluzza 2006, pp. 60-67), che ne ha rilevato bida e pausata dei primi due manoscritti. Chiara Ponchia lettera è raffigurato il busto di san Gregorio la nota, da attribuire alla mano dello stesso incaricato di custodire e catalogare i libri il debito con l’Illustratore e gli esiti tardi del La differenza può essere forse imputata alla Magno; c. 19v iniziale F (Fuit vir vite vene- Sandi: «Dialogorum beati Gregorii Papae li- di Santa Giustina, dopo la chiusura della Maestro del 1328, nonché con i corali A, B, volontà del miniatore veneziano di stabilire rabilis) figurata su campo blu con palline a bri quattuor sec. 15 in fine Bachinius» (per biblioteca e l’apposizione dei sigilli (Cantoni ed M della patavina basilica di Sant’Anto- una sorta di continuità con i capilettera che Bibliotheca regia Patavina, 1844-1845, cc. biacca, contorno in giallo, code a volute fo- l’erudito Benedetto Bacchini, che soggiornò Alzati 1982, p. 29). Quindi, con decreto na- nio, anch’essi aggiornati sulle novità goti- dovette trovare già miniati, dai quali germi- 77v-78r; Indici speciali 1871, cc. 7v-8r; Ca- gliacee di cui una si dirama fino al margine a Santa Giustina fra il 1719 e il 1720: Astruc poleonico del 25 aprile 1810 la biblioteca fu che della miniatura felsinea. nano lunghe foglie polilobate. talogo metodico 1875, c. 26v n. 870; Fer- inferiore; corpo della lettera rosa e arancio 1960; Bacchini 1963). indemaniata; i suoi libri vennero assegnati Fra le opere attribuite al Maestro dell’Epi- Affini alle figure della Summa pisanella rai 1887, p. 602 n. 302; Catalogo 1905, I, con avviluppati volute e intrecci. All’interno È poi probabile l’identificazione con il co- all’Universitaria con decreto del Governo stolario marciano, esibisce in special modo sono poi i personaggi che si affacciano dal- c. 194v; Destrez-G. Fink-Herrera 1958, p. vi è il busto di san Benedetto; c. 38v iniziale C dice segnato al n. 35 dell’inventario quat- italico del 1811, riconfermato dal Governo un discorso figurativo assimilabile al ms. le iniziali del ms. Fr. 821 della Bibliothèque 64 nota 28; Pesce 1969, p. 54 nota 3, p. 142 (Cum vicinis valde partibus) figurata su cam- trocentesco, oggi ms. Padova, Biblioteca austriaco nel 1818, e furono trasferiti nell’ex 618 il Codex Italicus 1 della Biblioteca nationale de France, attribuiti a un minia- nota 1; Kaeppeli 1975, p. 356; Cantoni Alzati po blu a filetti bianchi, corpo della lettera Civica, B.P. 229: «Dyalogus Gregorii, parvus, convento di San Francesco tra 1820 e 1821, Universitaria di Budapest, elegante testi- tore bolognese operante a Padova e attento 1982, p. 88; Nardi 2013-14, pp. 85-86. arancio con decorazione a motivi geometrici littera bastardina caduca, carta bona, tabu- dove rimasero finché tra 1838 e 1841, dopo mone della Divina Commedia esemplato a alla lezione dei corali A, B, e M di Sant’An- a biacca; all’interno è rappresentato il busto lis et corio nigro connexus. M 2.» (Cantoni le notevoli dispersioni subite nel frattempo, Venezia negli anni quaranta del Trecento tonio (Manuscrits enluminés 2012, cat. 57). del vescovo Paolino da Nola, senza nimbo, Alzati 1982, p. 45). Il formato è infatti picco- passarono definitivamente all’Universitaria per la nobile famiglia Emo. Numerose le Il codice, una miscellanea di testi francesi di tre quarti, in mano un libro mentre l’altra lo, il supporto pergamenaceo e la scrittura (Girardi 1872, pp. 26-31; Girardi 1900, pp. corrispondenze rilevabili: la Iactantia, ad esemplata nel secondo quarto del Trecento, è alzata col palmo rivolto allo spettatore; c. si avvicina in qualche modo a una textualis 6-7; Fondi antichi 1979, pp. 51-53; Maschiet- esempio, tradisce una felice somiglianza mostra una serie di capilettera tipologica- 69r iniziale P (Postquam de paradisi) istoria- semplificata (ma la genericità, nella termi- to 1981, pp. 295-322; Govi 1987, pp. 143- con la bella Beatrice a c. 2r, con cui condi- mente congruenti con quelli della Summa: ta su campo blu e rosa con palline a biacca, nologia dell’inventario, della definizione Lit- 146; Maschietto 1988, pp. 68-70). vide, oltre alla tipologia del volto e il colore un quadrato in lamina d’oro accoglie una corpo della lettera arancio con decorazione tera bastarda/bastardina, è assodata: Zampo- Per la tradizione testuale dei Dialogi di Gre- dell’abito, anche una squisita dolcezza di lettera rosa fogliata che racchiude ritratti a motivi geometrici a biacca; l’asta della P ni 1984, p. 169-171) e appare caduca, ossia gorio Magno si veda Granata, Cat. 22. sentire e una gestualità pacata, in un atteg- di personaggi a mezzo busto o di profilo. è formata da un bastone rosa e grigio con sbiadita. La sostituzione della legatura (con giamento quasi remissivo che nella figura Confrontando il Naufrago con una delle palline e intrecci vegetali; si unisce al bas-de- la segnatura) ci ha privato di altri riscontri. Ilario Ruocco

164 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 11 MS. 751 165 Il manoscritto, databile all’ultimo quarto busto dell’autore, ruotato di tre quarti, col del XIII secolo, proviene dalla biblioteca nimbo e mitria ed in mano un libro. La de- del monastero benedettino di Santa Giusti- corazione a racemi si salda alla lettera per na a Padova, come attesta la caratteristica mezzo di una figura animalesca, fungendo segnatura con due lettere alfabetiche corri- da divisorio per le colonne e unendosi al spondenti al banco e all’iniziale dell’autore bas de page, decorato con motivi fitomorfi o dell’opera e con un numero progressivo a voluta appuntita. L’incipit del libro su san da 1 a 100 preceduto da una lettera (Canto- Benedetto è arricchito da una F rosa e aran- ni Alzati 1982, pp. 45, 218); il testo, vergato cio ornata da intrecci vegetali; all’interno è in littera bastarda su due colonne (Zamponi rappresentato il busto del santo, tonsurato 1984, p. 169-171), è quello del Dialogorum e con la consueta veste nera, e le mani pro- libri quattuor scritti da Gregorio Magno tese in avanti. Nella terza iniziale – una C (Roma, 540 circa - 604; Castaldi 2008, pp. arancio con inserti a biacca – campeggia il 34-41) tra il 593 e il 594. I Dialogi, così chia- busto di un vescovo, identificabile in base mati poiché fingono un dialogo tra Grego- al testo con Paolino da Nola (353-431), sen- rio e l’amico Pietro, sono articolati in quat- za nimbo, di tre quarti, con mitria, veste tro libri, di cui il primo e il terzo dedicati rosa e casula blu dal bordo oro; nella mano ai miracoli compiuti dai «viri Dei», cioè dai sinistra tiene un libro mentre la destra è santi, il secondo a san Benedetto e il quarto alzata col palmo rivolto allo spettatore. In- alla sopravvivenza dell’anima dopo la mor- fine, in corrispondenza dell’ultimo volume te e ad alcuni episodi miracolosi. L’opera, vi è una P con la raffigurazione dell’Eden: che si può ritenere un’agiografia basata si riconosce Eva, genuflessa e nuda, ai pie- sui miracoli, godette di grande fortuna nel di dell’albero della Conoscenza, con una Medioevo, divenendo uno dei testi canonici mano tesa verso la chioma; il margine infe- per gli studi di teologia, di regola presente riore del foglio è animato da tralci vegetali presso le biblioteche degli ordini mendi- e protomi animali. canti (Dialogi 2006; Pricoco-Degl’Innocen- Dal punto di vista formale, la tipologia del- ti-Castaldi 2008, pp. 88-94). le figure, stilizzate e delineate da contorni L’apparato decorativo si compone di quat- netti, i volti dai tratti fisiognomici marcati tro iniziali, di cui tre figurate ed una isto- da forti lumeggiature a biacca, pesanti ri- riata, poste ciascuna all’inizio di ogni libro: ghe nere e pomelli delle gote rossi, il modo la prima – una Q dal corpo rosa decorato grafico di realizzare il panneggio, la scel- da motivi geometrici in biacca – raffigura il ta cromatica che predilige toni del rosa e

11a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 751, c. 11b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 751, c. 1r, pagina miniata con iniziale Q figurata con san 69r, iniziale figurataP con Eva ai piedi dell’albero Gregorio e fregio della Conoscenza.

166 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 11 MS. 751 167 dell’arancio, nonché l’apparato decorativo Q il mezzo busto di Seneca, barbuto e con tuisce dunque una significativa testimo- 12. Ms. 1231 Lettere (il primo sermone, a c. 1r, su Rom. policromo, è raffigurato un personaggio in- a bastoni con nodi ed eleganti tralci foglia- un copricapo in testa che sorregge un libro nianza della varietà di culture figurative e 13,12: «Abiiciamus ergo opera tenebra- tento alla lettura di un volume, che potrem- cei a voluta doppia, di derivazione bologne- (Degl’Innocenti Gambuti 1978, pp. 58-60). di committenze che dovette caratterizzare Sermones dominicales super rum...»). Alle cc. 102v-103r è un sermone, mo riconoscere come san Paolo, sebbene se, suggeriscono un’origine centro italiana L’iniziale, in maniera analoga alla Q del la biblioteca benedettina patavina: come Epistolas et Evangelia di autore non identificato, sulla natività manchi il tradizionale attributo della spa- e più specificamente toscana, come già no- manoscritto dell’Universitaria, presenta già sottolineava Mariani Canova, infatti, «i con: Sermones in nativitate Virginis della Vergine. da. Nel Catalogo topografico dei manoscritti tava Giordana Mariani Canova (1980, cat. un corpo ocra decorato da motivi geome- codici di biblioteca si devono in maggior Sec. XIV secondo decennio In seguito alle soppressioni napoleoniche [1-1528] della Biblioteca Universitaria di 310, p. 384). trici a metà delle aste ed è dipinta su fondo parte ritenere pervenuti per acquisto o per Bologna o Padova, Nerio delle corporazioni religiose del 1806-1810 Padova, redatto, per la parte che include il Un analogo linguaggio corsivo ed anima- blu decorato a filetti negli angoli. dono», a differenza dei manoscritti litur- il codice venne depositato, con gli altri vo- ms. 1231, da Fittipaldi tra il 1945 e il 1950, to, che risente dell’illustrazione bolognese Molto simile è anche l’apparato decorativo gici di uso comunitario che venivano sem- Membr.; I, 104, I’; 220 x 160 = 20 [140] lumi delle librerie soppresse, nel monaste- è scritto che la miniatura include anche la di “Primo stile”, si riscontra in numerosi a tralcio diritto con nodi e volute acantine, pre commissionati dai monaci ed eseguiti 60 x 18 [50 (10) 50] 32 ro di Sant’Anna di Padova e un riscontro spada ma, per quanto attentamente si os- manoscritti toscani della seconda metà del saldato alla lettera grazie ad una drôlerie, a nell’abbazia (Mariani Canova 1980, p. 85). potrebbe trovarsi, nel Catalogo generale del servi, risulta difficile scorgerne la sagoma Duecento: a lato delle serie liturgiche mi- sottolineare la colonna in senso longitudi- Illustrazione e decorazione 1811, nella voce «Sermones supra Evange- (Catalogo 1905, II, p. 16). niate per alcune delle più importanti fonda- nale, mentre il bas-de-page è impreziosito Beatrice Alai C. 1r A (Abiciamus opera tenebrarum) abita- lia, etc 4. membr.» In questa pittura isolata, Federica Toniolo zioni religiose – in primis Santa Maria No- da un fregio fogliaceo a doppia voluta ter- ta da una figura a mezzobusto con libro in I volumi di Sant’Anna furono trasferiti, nel ha riconosciuto la mano del miniatore Ne- vella a Firenze (Labriola 2004a, pp. 184- minante con foglie appuntite. Quest’ultimo mano (san Paolo?) e breve fregio fitomorfo. 1818-19, nei locali del convento di San Fran- rio, attivo nei primi due decenni del XIV 188, 199-201; Chiodo 2015, pp. 249-282), elemento, che spesso si incontra nelle deco- Index manuscriptorum S. Iustinae de Padua Numerosi capilettera e segni di paragrafo cesco, attigui alla Biblioteca Carmeli, per secolo e già deceduto all’altezza del 1320 la cattedrale e la pieve di Santa Maria ad razioni dei codici toscani a partire dall’ulti- 1724, c. 22r; Catalogo di S. Giustina 1806, c. rossi e blu. passare poi definitivamente all’Universita- (Toniolo 2011, p. 593). La sua personali- Arezzo (Passalacqua 1980; Chiodo 2014, mo quarto del XIII secolo, denuncia l’ade- 20r; Bibliotheca Regia Patavina 1844-1845, ria negli anni 1836-1841 (Girardi 1872, pp. tà artistica è stata al principio ricostruita pp. 207-222), San Francesco a Cortona sione al cosiddetto “Primo stile” dei minia- c. 96v; Catalogo 1905, II, cc. 231r-v; Maria- Storia e provenienza 26-32; Girardi 1900, pp. 6-7; Gargan 1971, p. attorno alla sola opera da lui firmata, da- (Arte di Francesco 2015, p. 378 sch. 89 di tori bolognesi (tra i tanti esempi, si veda la ni Canova 1980, pp. 75-87, cat. 310, p. 384; Il codice apparteneva alla biblioteca dei 184 nota 3; Fondi antichi 1979, pp. 34-36). tabile tra il 1315 e il 1320: una copia ric- A. Labriola) e di San Francesco al Prato a Bibbia già A 25, ora Vitr. 21-4 della Biblio- Cantoni Alzati 1982, pp. 45, 218. frati agostiniani del convento padovano de- camente illustrata del Codex Iustinianus, Pistoia (Neri Lusanna 2011, pp. 97-134) – , teca Nacional di Madrid del 1272; Duecento gli Eremitani, come attestano il titolo, ag- Ilario Ruocco conservata alla Bibliothèque nationale de la diffusione di un “dialetto” toscano, in- 2000, pp. 245-248 sch. 70 di M. Medica). giunto da mano moderna a c.1r: «Sermones France (Latin 8941, pubblicato sul sito formato sugli elementi decorativi bologne- Altri raffronti si possono istituire con il domi. Super evangelia, et epistolas totius Mandragore: http://mandragore.bnf.fr/html/ si su cui andavano via via inserendosi le Graduale E proveniente dalla cattedrale anni. Incipiunt: Abiciamus opera tenebra- Il manoscritto, proveniente dalla raccolta accueil.html), che riporta la sottoscrizione espressioni locali (Degl’Innocenti Gambuti aretina (Arezzo, Archivio Capitolare del rum», e poco sotto, il segno di collocazione libraria del convento degli Eremitani, con- «Nerius fecit» (Conti 1981, p. 63, tav. XVII). 1977, p. 33; Conti 1979, pp. 16-18), è te- Duomo), ad esempio con la P (Probasti «S.» (iniziale di Sermones). La nota è infatti tiene alcuni sermoni sui quali i frati medita- Parallelamente alla crescita del corpus del stimoniato anche da un ampio numero di Domine, c. 65r) raffigurante san Lorenzo: attribuibile alla mano di Evangelista Noni, vano nelle ore di studio; magari traendone pittore, si sono potute individuare due fasi codici destinati soprattutto a biblioteche la sagoma di quest’ultimo, dalle caviglie in cancelliere dello stesso convento certamen- ispirazione per i loro discorsi. Parcamente stilistiche all’interno della sua carriera (Me- monastiche e conventuali in terra aretina, su, si staglia contro il campo blu della let- te nel 1691 (Prosdocimi 2011b, pp. 58-59) ed decorato, esso consta di un’unica iniziale dica 2004f, pp. 820-821). Nelle prove data- cortonese, lucchese e fiorentina, che reca- tera; il volto è segnato da tratti affilati, la è presente in numerosi codici provenienti miniata di pennello, posta all’incipit del bili agli inizi del XIV secolo, ad esempio la no miniature confrontabili con quelle dei veste è solcata da pieghe profonde, mentre dagli Eremitani conservati nella Biblioteca testo d’apertura: una predica, concepita in Resurrezione, fortemente intrisa di umori Dialogi gregoriani. la decorazione vegetale presenta fogliette Universitaria (Gargan 1973, p. 1 nota 4). occasione della prima domenica di Avven- bizantini, dipinta all’interno dell’iniziale R Ad esempio, si riconosce una stretta ana- alzate da fili di biacca (Francalanci 2010, È possibile che si tratti del codice citato to, sul capitolo tredicesimo della Lettera di (Resurrexit) ritagliata da un libro corale e logia del manoscritto 751 con il codice p. 173, fig. 199). nel 1639 dal Tomasini fra i «Libri Theolo- San Paolo ai Romani (c. 1r, si veda la ru- oggi conservata alla Fondazione Giorgio 23 della biblioteca Comunale di Cortona, Sembra perciò che il nostro miniatore si gici» del convento: «Sermones super Evan- brica: «Domenica prima de adventu. Ser- Cini di Venezia (ms. 2025[32]) (Le miniatu- contenente opere di Salomone e Seneca, possa inserire in questo crogiolo toscano gelia, et Epistolas 4 m» (Tomasini 1639, p. mo de epistola ad romanos XIII»). Entro il re 2016, pp. 272-273, fig. 90), è ravvisabile dove alla c. 27r – in corrispondenza dell’in- tra l’ottavo e il nono decennio del Duecento. 74 [ma 72]). corpo grigioperla della lettera, posto su di il linguaggio pittorico bolognese di tardo cipit del trattato delle Quattro virtù cardi- La presenza di un manoscritto decorato da Il codice contiene sermoni, di un autore un campo blu e rosa antico ornato di biac- Duecento e, in particolare, la lezione di nali di Seneca – presenta entro un’iniziale un artista toscano in Santa Giustina costi- non identificato, su passi di Vangeli e di ca ed esteso in un vigoroso fregio fogliaceo Jacopino da Reggio (Maestro della Bibbia

168 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 12 MS. 1231 169 Lat. 18); mentre, nelle opere successive, a è costituita dalla presenza, nello spazio gli artisti sono stati spiegati ricordando lo partire dai Graduali decorati per la chiesa creato dal corpo della lettera, della mezza stretto contatto esistente tra le università e di San Francesco a Zara (Zara, San France- figura di un dotto barbuto concentrato sul la sovrabbondanza di miniatori e calligrafi sco, Graduale A, B e D) (Toniolo 2010, pp. testo che tiene tra le mani. Ma le analo- nel centro felsineo; inoltre, un evento pun- 119-121, figg. 15, 16, 18, tav. 14), si mani- gie si estendono anche all’ornamentazione tuale quale l’interdetto emanato nel 1306 festa un tentativo di aggiornamento in di- fitomorfa, composta da elementi vegetali da Clemente V contro Bologna, a causa de- rezione del realismo giottesco: «l’evidenza polilobati, anelli carnosi, fiori in boccio gli scontri con il legato papale Napoleone plastica delle figure partecipa ad una più stilizzati rifiniti a biacca e tinti in vivaci Orsini, favorì l’afflusso di uomini e libri complessa resa di scorci esemplati si di- colori pastello; corrispondenze cui si som- in direzione della città patavina (Toniolo rebbe direttamente sui modelli padovani ma l’adozione di uno stile pittorico anima- 2007a, pp. 114-115; Medica 2012, p. 105). di Giotto, che il miniatore viene a restituire to da accentuati contrasti chiaroscurali e con tecnica compendiaria, in un alternarsi orientato alla conquista del rilievo plasti- Margherita Zibordi di tinte vivaci e contrastanti, con fratture co. Le parole con le quali Giordana Ma- di ombre e lumi a simulare soprattutto le riani Canova ha descritto le miniature del masse» (Medica 2004f, p. 820). Il dialogo, Cicerone si adattano perfettamente all’ini- Tomasini 1639, p. 74 [ma 72]; Catalogo ge- via via più serrato, con Giotto trova sintesi ziale figurata dei Sermones: «La tipologia nerale 1811, p. 384 n. 418; Bibliotheca Regia in un gruppo di miniature incluse nel ca- dei volti, fortemente chiaroscurati, dallo Patavina 1844-1845, c. 214v; Catalogo 1905, talogo di Nerio, che sembra corroborare sguardo ardente e dall’espressione pate- II, cc. 15v-16r; Toniolo 2011, p. 593; Tonio- l’ipotesi di un soggiorno padovano del pit- ticamente animata, riconduce senza dub- lo 2016a, pp. 440-441. tore (Mariani Canova 2009b). È il caso di al- bio ancora all’espressività della miniatura cune iniziali staccate da corali eseguiti per tardoduecentesca bolognese e tipicamente un convento di frati agostiniani (Medica bolognese è anche l’uso delle profonde oc- 2004f, p. 820; Mariani Canova 2009b, pp. chiaie “a goccia d’inchiostro”. Ma al tempo 348, 349, 351, tav. VIII) e delle decorazioni stesso il nuovo realismo e il robusto sotto- del Cicerone appartenuto all’umanista pa- squadro delle figure denunciano in modo dovano Rolando da Piazzola (Wolfenbüt- inequivocabile la conoscenza della lezione tel, Herzog-August-Bibliothek, Gudiano di Giotto a Padova e quindi il carattere or- lat. 2), ancorabile alla stessa fase della car- mai trecentesco delle miniature» (Mariani riera dell’artista in cui licenziò (e firmò) il Canova 2009b, p. 346). Codex Iustinianus (Mariani Canova 2009b, Al di là del giudizio sulla solidità dei lega- p. 348). mi ricostruiti con il corpus di Nerio, la mi- A sostegno dell’attribuzione a Nerio della niatura dei Sermones arricchisce di nuovi miniatura nei Sermones dell’Universitaria, spunti il dibattito sulle reciproche influen- i confronti più convincenti, che giustifiche- ze tra scuola bolognese e padovana nel rebbero oltretutto la datazione del codice Trecento (Toniolo 2007a, pp. 107-116; Me- al secondo decennio del Trecento, si otten- dica 2012, pp. 104-06), determinate dalla 12a 12b gono affiancandovi le iniziali del Cicerone circolazione dei manoscritti e dalla docu- Gudiano (cc. 114v e 230v) (Mariani Canova mentata presenza, a Padova, di decoratori 2009b, tavv. IV e VI) e del Giustiniano pa- provenienti da Bologna (Dal Santo 1999, 12a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1231, c. 1r, pagina miniata con iniziale 12b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1231, c. 1r, iniziale figurata A rigino (c. 1v). La similitudine più vistosa pp. 573-588). I frequenti spostamenti de- figurataA con personaggio maschile a mezzobusto con libro in mano (san Paolo?)

170 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 12 MS. 1231 171 13. Ms. 1500 Questa tipologia di segnatura e classifica- a Hom. in Ev., 12, 211 e le poche righe man- gno, papa (590-604) e dottore della Chie- zione, realizzata tra la fine del sec. XVII e canti sono aggiunte nel margine inferiore sa, nonché predicatore attivissimo (Étaix Gregorio Magno, Homiliae in l’inizio del XVIII, è attribuibile alla mano da altra mano. 1999, p. XIII); ma delle quarantaquattro Evangelia di Evangelista Noni, cancelliere dello stesso L’indicazione della chiesa stazionale in cui omelie ivi contenute solo quaranta sono Scritto in Italia settentrionale convento certamente nel 1691 (Prosdocimi fu pronunciata l’omelia, talora con la data, da considerarsi autentiche: infatti quattro, nel sec. XII ultimo quarto 2001b, pp. 58-59) ed è presente in numerosi è presente soltanto in pochi casi, per lo più corrispondenti alla prima, alla quarta, alla Miniato a Padova nel sec. XIV codici provenienti dagli Eremitani conser- è assente forse per la rifilatura delle carte. quinta e alla nona omelia, risultano spurie, fine terzo decennio vati nella Biblioteca Universitaria (Gargan In seguito alle soppressioni napoleoniche opera in realtà di Beda il Venerabile. 1973, p. 1 nota 4). Inoltre alla stessa biblio- delle corporazioni religiose del 1806-1810 il La decorazione miniata del codice è limita- Membr.; I, 229, I’; 325 x 190 = 22 [230] teca rimanda la nota di mano moderna, codice venne depositato, con gli altri volu- ta, come di consuetudine nei libri di studio, 73 x 18 [132] 40 presente sul margine superiore della c.1r mi delle librerie soppresse, nel monastero al primo foglio ed è costituita da un fregio contenente il titolo aggiunto: «Homilie Gre- di Sant’Anna di Padova e un riscontro po- a barra fogliacea che incornicia la pagina Illustrazione e decorazione gorii Pape». È anche possibile che si tratti trebbe trovarsi, nel Catalogo generale del correndo lungo i tre margini - superiore, C. 1r iniziale decorata P (Principium Evan- del codice citato nel 1639 dal Tomasini fra i 1811, in una delle due voci, entrambe così interno ed esterno -, da due iniziali deco- gelii); iniziale decorata C (Conferendum «Libri Theologici» del convento: «Homiliae formulate: «S. Gregorii P., Homiliae. fol. rate dal corpo litterale di colore glicine, e hoc); nel bas de page miniatura tabellare eiusdem B. Gregorij. f. m.» (Tomasini 1639, Membr.» (p. 374, n. 101; p. 375, n. 141). da una miniatura tabellare collocata nel in cui è raffigurato papa Gregorio Magno p. 73 [ma 71]). I volumi di Sant’Anna furono trasferiti, bas de page e parzialmente racchiusa entro mentre compone la sua opera alla presenza La fortuna e la diffusione delle Omelie di nel 1818-19, nei locali del convento di San una sottile cornice grigio-azzurra profilata di un vescovo, di un abate e di tre frati, tut- Gregorio I furono amplissime. Al confron- Francesco, attigui alla Biblioteca Carmeli, a biacca. Qui su uno sfondo blu intenso è ti seduti su una panca posta a fianco dello to testuale, si evidenzia in questo codice la per passare poi definitivamente all’Univer- raffigurato a sinistra, seduto allo scrittoio, sitaria negli anni 1836-1841 ( irardi scrittoio; barra fogliacea lungo i margini mancanza, all’inizio dell’opera, della lettera G 1872, Gregorio Magno, colto nell’atto di vergare a Secondino, vescovo di Taormina, e dell’e- pp. 26-32 in particolare p. 32 ove è segnala- superiore, interno ed esterno della carta; c. le prime due righe della c. 1r poste subito 5v iniziale D filigranata in inchiostro rosso lenco dei capitula (di tradizione antica e to – ma datato erroneamente al sec. XI così dopo la rubrica («Principium Evangelii con motivi a spirale nel campo interno; in probabilmente autentici). In secondo luo- come nel catalogo del Gloria Bibliotheca Ihesu Christi filii Dei. Sicut scriptum est in corrispondenza dell’incipit delle pericopi go, le omelie sono in un ordine diverso e ne Regia Patavina – fra i codici miniati «distin- Ysaia propheta»). Il santo dottore, dall’au- evangeliche e delle omelie numerose ini- compaiono anche quattro in più, secondo ti per bellezza delle figure e per ricchezza reola in foglia d’oro, indossa gli abiti papa- ziali de penna a corpo pieno in inchiostro questa successione: I spuria, 1, 6, II sp., III di fregi»; Girardi 1900, pp. 6-7; Gargan 1971, li, con la tiara e il mantello dipinti in un rosso di grande e medio modulo, recanti in sp., 20, 7, 8, IV sp., 10, 11, 19, 15, 2, 16, 18, p. 184 nota 3; Fondi antichi 1979, pp. 34-36). colore rosso acceso e impreziositi da una alcuni casi agli apici brevi svolazzi; iniziali 21, 23, 24, 25, 22, 26, 14, 29, 30, 40, 36, 34, decorazione puntinata a biacca. Accanto minori in inchiostro rosso per i paragrafi 39, 33, 31, 38, 28, 3, 5, 27, 4, 17, 35, 32, 37, Ilario Ruocco siedono su una semplice panca cinque per- solo nelle prime carte. 13, 9, 12. I testi spuri sono stati identificati sonaggi rappresentati frontalmente mentre in opere di Beda, ossia due brani da com- rivolgono lo sguardo verso Gregorio I: si Storia e provenienza menti ai Vangeli e due omelie complete: I Il ms. 1500, mutilo, è stato esemplato su possono distinguere a partire da sinistra Il codice apparteneva alla biblioteca dei fra- sp. = In Evang. S. Marci, I, 1-214; II sp. = un’unica colonna di scrittura da almeno ti agostiniani del convento padovano degli Homiliae, I, 3; III sp. = Homeliae, I, 4; IV due copisti coevi entrambi attivi in area pa- Eremitani, come attestano le segnature di sp. = In Evang. S. Lucae, I, 1329-1449 (si è dana nell’ultimo quarto del secolo XII (co- collocazione tipiche di quella biblioteca: fatto uso delle edizioni: Bedae Venerabilis municazione orale di Leonardo Granata). Il sul margine superiore della c. 1r «Banco S. 1955; Bedae Venerabilis 1960; Gregorius codice reca il testo di un’opera diventata nel 13a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1500, G» (iniziale di Gregorio); sul margine supe- Magnus, 1999). Per ultimo, il codice è muti- Medioevo un vero e proprio best-seller, le c. 1r, pagina miniata con iniziali decorate P e C, riore della c. 229v «IIa versus claustrum». lo (c. 229v): il testo si arresta bruscamente Homiliae in Evangelia di san Gregorio Ma- fregio e vignetta

172 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 13 MS. 1500 173 la soluzione di inglobare all’interno di un rimandano invece, anche se stemperati in ressante riscontro nelle soluzioni adottate unico campo esterno di colore blu, ornato una mimica più elementare e in una quali- dal maestro che minia la scena della Cro- da fili di biacca, le due lettere decorate P e tà sentimentale più affabile, agli esiti delle cifissione posta alla c. 134v in apertura del C; egli però non riuscì a coprire totalmente prime prove del Maestro del 1328, un bolo- Canone della Messa del codice scritto nel le iniziali de penna precedentemente esem- gnese attivo anche nella città patavina pro- 1328 da Nascimbene da Padova (Padova, plate e ancora visibili in controluce sul re- babilmente agli inizi della sua carriera (per Biblioteca Capitolare, ms. B31: Manoscrit- tro del primo foglio, lasciando fuoriuscire tali miniatori vedi rispettivamente Medica ti miniati 2014, I, pp. 240-244 sch. 34 di nel margine sinistro della carta il breve svo- 2004b; Medica 2004c). Interessante il con- M. Minazzato). Per questo motivo si ritie- lazzo rosso con cui l’asta della P originaria fronto tra la c. 1r del manoscritto dell’Uni- ne che l’esecuzione delle miniature dell’U- terminava. versitaria e la c. 1v del codice della Mar- niversitaria vada collocata un po’ prima L’analisi stilistica della pagina miniata per- ciana, in cui è raffigurato un momento del degli anni trenta, verso la fine del terzo mette di riconoscervi la mano di un ano- consiglio di Carlomagno riunitosi ad Aqui- decennio. Anche il fregio fogliaceo a bar- nimo maestro padovano operante negli sgrana. La composizione della scena all’in- ra e le due iniziali decorate della stessa c. anni trenta del XIV secolo nell’illustrazione terno delle vignette, collocate in entrambi 1r, in cui dominano i colori blu, lilla, sena- dell’Entrée d’Espagne (Venezia, Biblioteca i casi nel bas de page e incorniciate su due pe, rosso e verde chiaro, possono trovare Nazionale Marciana, ms. Fr. Z.21), il Mi- lati da un sottile listello grigio-azzurro riscontro con l’ornato diffuso in quel pe- niatore del consiglio di Carlomagno, della profilato a biacca, risulta identica nelle riodo a Padova, confermando la datazione cui attività finora non era stata recupera- due miniature: come nell’Entrée Carloma- precedentemente proposta: in particolare ta altra testimonianza. Egli interviene con gno, dalla barba cinerina striata da fili di la tipologia della barra acantacea presenta aiuti dalla c. 1r al registro superiore della biacca, è rappresentato a sinistra seduto punti di tangenza con quella della c. 225r c. 29v nella prima fase illustrativa del co- su un morbido cuscino mentre si rivolge del Lezionario (Padova, Biblioteca Capi- 13b. Vignetta con papa Gregorio Magno raffigurato mentre compone la sua opera alla presenza di un vescovo, di un abate e di tre frati dice marciano, cui partecipano, forse in ai suoi paladini disposti vicino a lui su una tolare, ms. B12), la cui decorazione è sta- momenti distinti, anche il Miniatore del semplice panca color ocra, così nelle Ho- ta eseguita verso la metà circa degli anni duello tra Rolando e Ferragu (dal registro meliae Gregorio Magno siede allo scrittoio venti del XIV secolo dal Terzo maestro dei inferiore della c. 29v alla c. 83r) e un terzo a fianco dei religiosi schierati frontalmen- Lezionari (Manoscritti miniati 2014, I, pp. un vescovo, un abate benedettino, un fran- gnamento per tutta la Chiesa. Le miniature databili tra la fine del XVII e l’inizio del maestro che minia su due fogli coniugati te a destra della scena e colti in atteggia- 233-236 sch. 32 di M. Minazzato). cescano, un agostiniano e un domenicano della prima carta qui considerate non sono XVIII secolo che ricorrono in molti libri (cc. 160r-161v) il quadro con la grandiosa menti pacati, allo stesso modo dei paladini (per gli abiti degli Ordini religiosi: La so- coeve alla realizzazione materiale del ma- degli agostiniani, presso i quali sorgeva scena dell’assedio della città di Pamplona di Francia. Il maestro in entrambi i casi Lorenza Novello stanza dell’effimero 2000). In tale vignetta il noscritto ma, come si evince dall’analisi sti- un importante Studio teologico, centro di (Novello 2014, pp. 289-302). Il linguaggio realizza l’incarnato con un colore rosa ste- miniatore fonde due iconografie molto dif- listica delle stesse qui di seguito proposta, cultura di grande rilievo nel Trecento, ag- di questo artista si collega a quel filone illu- so su un leggero substrato di verdaccio, fuse: sono riconoscibili infatti da una parte esse vennero eseguite a Padova molti anni gregato nel 1363 all’Ateneo patavino insie- strativo di radice giottesca che si afferma in mettendo in risalto la fisionomia dei volti Tomasini 1639, p. 73 [ma 71]; Catalogo ge- quella dell’auctor che si accinge a comporre dopo che erano state completate la trascri- me alle scuole di teologia dei francescani, ambito padovano e bolognese tra primo e con leggeri tocchi di biacca sulle guance, nerale 1811, p. 374 n. 101 p. 375 n. 141; Bi- la propria opera, dall’altra quella del magi- zione del testo e la decorazione de penna. Il domenicani e carmelitani allora esistenti in secondo quarto del Trecento e discende da attorno agli occhi, lungo il profilo del naso bliotheca Regia Patavina 1844-1845, c. 214v; ster che conduce la sua lectio di fronte a un manoscritto dell’Universitaria, di cui non si città (Gargan 1971, p. 13). Si potrebbe an- alcune opere del Maestro degli Antifonari e dei lobi delle orecchie. Nelle miniature Girardi 1872, p. 42; Catalogo 1905, II, cc. attento uditorio di studenti; tale rappresen- conosce l’originaria provenienza, pervenne che ipotizzare che siano stati gli stessi frati padovani, quali la Miscellanea volgare (Fi- delle Homeliae però il panneggio è mag- 237v-238r; Toniolo 2016a, p. 441. tazione di Gregorio Magno, nella doppia in una data imprecisata, verosimilmente neri a voler rinnovare e abbellire la prima renze, Biblioteca Riccardiana, ms. 1538) e giormente delineato e le figure appaiono veste di autore e maestro, ha molto pro- attraverso un lascito o una donazione, al pagina del codice nei modi e nei contenuti il Roman de Troie (Vienna, Österreichische meno corpose rispetto a quelle dell’Entrée, babilmente lo scopo di indurre il lettore a convento padovano degli Eremitani. Tale da loro suggeriti, magari in occasione della Nationalbibliothek, ms. 2571); l’articolazio- stilisticamente più mature. Il grafismo più riflettere sull’importanza delle Homiliae in appartenenza è attestata dalla presenza alle collocazione del volume in biblioteca, affi- ne formale e il naturalismo con cui il Minia- accentuato del ms. 1500 rispetto al codice Evangelia come fonte di ispirazione e inse- cc. 1r e 229v di precisi elementi distintivi dando l’incarico a un miniatore che adottò tore del consiglio di Carlomagno si esprime marciano può trovare a Padova un inte-

174 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 13 MS. 1500 175 14. Ms. 1579 cante titolo e autore: Simeone de Bononia sta di dieci tractatus ed illustra la trasfigu- nonia […] Ad Ingeraunum archiepiscopum De novo mundo S. Questa tipologia di se- razione operata dalla rivelazione di Cristo Capuanum, regni Sicilię cancellarium de Simone da Bologna, De novo mundo gnatura e classificazione, realizzata tra la su tutto il mondo, sugli elementi naturali novo mundo libri decem...» (Laurent 1943, De novo Rege Salomone fine del secolo XVII e l’inizio del XVIII, è come cielo, terra, pioggia e così via, sugli p. 135 n. 115). Ma tracce successive non si XIV secolo terzo-quarto decennio attribuibile alla mano di Evangelista Noni, oggetti materiali, su uomini e donne, istitu- hanno: il convento fu soppresso nel 1869 e Napoli cancelliere dello stesso convento certamen- zioni sociali, arti e professioni, e si inseri- i volumi devoluti al Municipio, e nell’inven- te nel 1691 (Prosdocimi 2011b, pp. 58-59), sce senz’altro nella foltissima produzione di tario compilato nel 1871 (Catalogo alfabeti- Membr.; I, 179, I’; 220 x 150 = 20 [160] ed è presente in numerosi codici provenien- trattati impostati secondo la classica con- co della libreria del convento di S. Giacomo 40 x 20 [110] 25 ti dagli Eremitani conservati nella Bibliote- trapposizione agostiniana (Stella 1977). - PP. Agostiniani, ms. B.2029 Archiginnasio ca Universitaria (Gargan 1973, p. 1 nota 4). Nella premessa al testo (c. 1r) Simone de- di Bologna), il De novo mundo, come gentil- Illustrazione e decorazione I testi contenuti nel codice sono il tratta- dica il proprio lavoro ad Ingheramno, arci- mente ha verificato per noi la dott.ssa Paola C. 1r iniziale V (Venerabili) a corpo rosa su to intitolato De novo mundo (cc. 1r-173v), vescovo di Capua e cancelliere del regno di Foschi, non risulta. riquadro in lamina d’oro quasi del tutto del frate eremitano Simone da Bologna, e Sicilia: di origine provenzale e già canonico Vi è però un altro testimone esistente, il abrasa, all’interno del capolettera vediamo il breve trattatello anonimo De novo rege di Sisteron, fu fiduciario del re Carlo d’An- codice della Deutsche Staatsbibliothek di sulla destra Simone da Bologna, in abiti Salomone (cc. 174r-179r). Entrambi i testi giò (Cappelletti 1866, pp. 92-94; Répertoire Berlino, Theol. Lat. qu. 330, già ritenuto eremitani, che s’inginocchia per offrire il risultano inediti. 1905, I, col. 2252). La dedica consente di codex unicus, in cui l’opera appare invero suo libro all’arcivescovo di Capua Inghe- Le notizie biografiche su Simone sono al- indicare i termini temporali della compo- sotto il titolo De nova civitate (Achten 1984, ramno; nella metà inferiore della pagina quanto limitate. Si sa (Ossinger 1776, p. sizione dell’opera. Il termine post quem è pp. 136-138; Gatti 1989, p. 174). Sono di capolettera D (Dixit) a corpo rosa su foglia 142) che visse nel secolo XIV e, formatosi da fissare al 20 luglio 1312 ossia l’inizio del rilievo, per i nostri fini, il prologo, ove Si- d’oro, anche in questo caso quasi del tut- nel convento eremitano di Bologna, diven- ministero di Ingheramno; il termine ante mone, differentemente dal nostro codice, to rimossa, figurata con Cristo in trono su ne maestro in teologia (un Simone da Bo- quem è determinato, più che dalla morte presentandosi come episcopus Rheonensis, fondo blu; sotto, liberamente campito nel logna è fra i maestri di teologia dell’ateneo: dello stesso prelato e di Simone (entrambe dedica l’opera a Papa Giovanni XXII; e le margine inferiore della carta, frate Simone, Sorbelli 1940, p. 120), si distinse per virtù e avvenute nel tardo 1333), dalla espressione iniziali decorate, all’inizio del prologo e di effigiato seduto e di profilo, scrive la sua per gli scritti, nonché per gli importanti in- Frater Symon de Bononia in cui l’appellati- ogni tractatus, nelle quali lo stesso Simone opera su un rotulo che tiene in grembo; carichi civili e religiosi. Fu infatti deposita- vo frater fissa un momento antecedente il è ritratto in abito nero dell’ordine eremi- c. 174r iniziale E (Egredimini filie Syon) a rio del “Granaro del Commune” di Bologna 13 luglio 1332, giorno della sua nomina ad tano, con mitra bianca vescovile sul capo, corpo rosa su campo esterno in foglia d’o- dal 1324 e fino almeno al 1326 (Ghirardac- arcivescovo di Rheon. nell’atto di offrire il libro al pontefice assiso ro, figurata all’interno con re Salomone in ci 1657, pp. 34, 70); anni dopo, il 13 luglio Altre deduzioni vengono dalla ricerca, pur in trono. Fu dunque, anche questo, esem- trono su fondo blu a quadrettature rosse e 1332, ricevette da papa Giovanni XXII la cursoria, di altri testimoni dell’opera. I ma- plare donato; le sue vicende non sono note, bianche; nel margine interno della pagina, nomina a vescovo di Rheon, diocesi suf- noscritti noti ad Ossinger erano tre, conser- prima dell’acquisto da parte della bibliote- l’autore – che mostra i tratti di Simone da fraganea di Atene nell’isola di Eubea, e per vati «in nostro archivo Romae; item Patavii ca berlinese, ad un’asta nel 1905, ma appare Bologna, anche se il testo qui riportato è quel ministero, il 17 settembre dell’anno et Bononiae in nostris Bibliothecis» (Ossin- plausibile trattarsi di quel De nova civitate anonimo -, in piedi in mezzo a un gruppo seguente, si obbligò alla imposta del servi- ger 1768, p. 142). Nessuna notizia abbia- presente nella biblioteca papale ad Avigno- di laici raffigurati in scala minore, addita il tium commune in favore della Curia romana mo reperito del manoscritto nell’archivio sovrano biblico agli astanti. (Eubel 1913, p. 419); nello stesso anno 1333 di Roma. Quanto al bolognese, potrebbe morì (altre fonti, che in modo inverosimile verosimilmente individuarsi in un codice Storia e provenienza darebbero il frate ancora vivente nel 1378, del Convento eremitano di San Giacomo Il codice proviene dalla biblioteca dei fra- sono riportate in Perini 1929, I, p. 141). Maggiore a Bologna, così descritto nel 14a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1579, c. ti agostiniani del convento padovano degli Il De novo mundo – unica opera di Simone catalogo compilato a inizio ‘500 da Fabio 1r, pagina miniata con iniziali figurate V e D e nel Eremitani, come attesta la nota a c. 1r re- di cui sia citato il titolo nelle fonti – con- Vigili (ms. Vat. lat. 3185): «Simonis de Bo- bas de page frate Simone che scrive la sua opera

176 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 14 MS. 1579 177 ne, registrato negli inventari del 1369 (Ehr- come si evince dalla testimonianza di To- tra tre personaggi in scala minore, indica il fosse un artista di ambito campano. A tale le 1890, p. 393 n. 1431) e del 1375 (ibidem, masini (Tomasini 1639, p. 76). Tale prove- sovrano agli astanti con una mano innatu- riguardo, estremamente calzante appare la p. 502 n. 707). E dalla dedica a Giovanni nienza è vieppiù attestata dall’indicazione ralmente grande e l’indice altrettanto spro- visione ravvicinata degli espressivi perso- XXII deriviamo, come terminus post quem apposta nel margine superiore della prima porzionato, a sottolineare in modo quasi naggi del ms. 1579 con la scena di lezione per la stesura del testo, la nomina di Simo- carta di testo, recante il nome dell’autore e espressionistico la potenza del suo gesto. di falconeria all’incipit del Moamin - trat- ne a vescovo di Rheon, il 13 luglio 1332. il titolo dell’opera, seguiti dall’iniziale pun- La piena comprensione della scena ospitata tato arabo di caccia con i rapaci noto an- Ritorniamo ora al nostro codice: esso è pre- tata del nome dell’autore, secondo la tipo- nel primo capolettera di c. 1r è permessa che come De scientia venandi per aves - di cedente al berlinese, ma ragionevolmente logia di segnatura e classificazione adottata dalla lettura delle prime righe di testo, che Vienna (Kunsthistorisches Museum, K di poco, perché il dono di quest’ultimo al da Evangelista Noni, cancelliere del con- forniscono altresì dati di cruciale impor- 4984), codice pergamenaceo esemplato in pontefice non poteva che essere di un’opera vento degli Eremitani nel 1691 (Prosdocimi tanza per la datazione del De novo mundo. Sud Italia tra la fine del XIII secolo e l’inizio recente; la data probabile di fattura si può 2011b, pp. 58-59). Di pertinenza agostinia- Ad apertura del suo lavoro, l’autore si rivol- del successivo (Thomas-Gamber 1976, p. 196; dunque porre al più a qualche anno prima na è anche il testo contenuto nel manoscrit- ge a tale Ingheramno de Stella, ricordando- Den Abeele 1994, p. 560). Come mi indica del 13 luglio 1332. to, composto dal frate eremitano Simone ne le cariche di arcivescovo di Capua e can- Andrea Improta, che ringrazio vivamente, a Il codice fu visto dal Tomasini nel 1639, ed da Bologna, come ci informa l’incipit a c. celliere del regno di Sicilia. Di Ingheramno questa pagina del codice viennese, miniato elencato fra i Libri historici della biblioteca 1r: «Incipit liber de novo mundo compi- poco sappiamo, se non che, dopo essere da più mani, appare un artista che nel fregio del convento: «Liber de novo mundo com- latus a fratre Simone de Bononia fratrum stato canonico di Sisteron in Provenza, fu si allinea alla tradizione napoletana, mentre pilatus a fratre Simone de Bononia Ordinis heremitanorum ordinis sancti Augustini». nominato arcivescovo di Capua il 23 giugno nella componente figurativa lascia emergere Eremitanorum. De novo Rege Salomone 4’ La carta di apertura del ms. 1579 reca due del 1312 e morì nel 1333 (Répertoire 1905, quello stile partenopeo venato di umori um- m.» (Tomasini 1639, p. 76 [ma 74]). iniziali miniate. La prima, con cui s’inau- I, p. 2251, col. 2252): scarni cenni biografi- bri affermatosi all’inizio del XIV secolo nella In seguito alle soppressioni napoleoniche gura il testo, è una V (Venerabili) a corpo ci, che aiutano però a delimitare il lasso di multiculturale Napoli angioina, dove non delle corporazioni religiose del 1806-1810 il rosa su foglia d’oro, al cui interno si svolge tempo in cui Simone scrisse il suo libro a sporadica era la circolazione di manoscritti codice venne depositato, con gli altri volu- una scena di dedica: l’autore del libro, in circa un ventennio. Con Ingheramno è dun- miniati e artisti della regione centroitaliana mi delle librerie soppresse, nel monastero abiti eremitani, è inginocchiato ai piedi di que possibile identificare la figura che siede (Perriccioli Saggese 2013, p. 73). di Sant’Anna di Padova e fu registrato nel un alto prelato in trono, che leva entram- compostamente nel campo interno della V, Stringenti appaiono le analogie tra le pit- Catalogo generale del 1811, p. 384 n. 422: be le mani per ricevere il volume che Si- abbigliata con gli attributi propri dell’alta ture su pergamena del ms. 1579 e la minia- «De Bononia, De novo mundo, 4’ membr». mone gli porge con reverenza. Nella metà carica: manto rosso dal collo e dai risvolti tura iniziale del Moamin, in cui vediamo I volumi di Sant’Anna furono trasferiti, nel inferiore della pagina la figurazione pro- dorati e nivea mitra vescovile. un maestro di mezz’età, con i capelli grigi e 1818-19, nei locali del convento di San Fran- segue con un capolettera D (Dixit), ancora Arduo appare precisare la temperie figura- la barba brizzolata, abbigliato in una sgar- cesco, attigui alla Biblioteca Carmeli, per condotto in rosa su lamina d’oro, figurato tiva espressa dalle ingenue miniature del giante veste arancione, che con la mano si- passare poi definitivamente all’Universita- con Cristo in trono su fondo blu; infine, codice dell’Universitaria, che purtuttavia, nistra mostra un falcone a un gruppo di tre ria negli anni 1836-1841 (Girardi 1872, pp. liberamente campito nel margine inferio- nella figura umana dolcemente lievitata studenti, di cui i due in primo piano sono 26-32; Girardi 1900, pp. 6-7; Gargan 1971, p. re della carta, appare nuovamente ritratto sotto le vesti e nella freschezza della parla- effigiati con un rapace appollaiato sull’a- 184 nota 3; Fondi antichi 1979, pp. 34-36). fra Simone, colto di profilo mentre scrive ta, mostra di inscriversi nella cultura gotica vambraccio. Affine è il modo sommario di la sua opera su un rotulo. Completano l’ap- di inizio Trecento, in anni non lontani da Ilario Ruocco parato esornativo del manoscritto l’iniziale quelli della redazione del De novo mundo. E (Egredimini filie Syon) a c. 174r, figurata Se l’esemplazione del ms. 1579 fosse av- all’interno con re Salomone in trono, e, en venuta nei territori in cui visse e condusse 14b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1579, Il codice proviene dalla biblioteca dei fra- bas de page, l’immagine dell’autore, con le la sua azione pastorale Ingheramno, si po- c. 174r, pagina miniata con iniziale figurata E con ti agostiniani del convento padovano degli fattezze di Simone da Bologna anche se il trebbe paventare la possibilità che l’anoni- re Salomone e sotto Simone da Bologna che addi- Eremitani, dove si trovava già dal 1639, testo qui incipiente è anonimo, che, in piedi mo miniatore del codice dell’Universitaria ta il sovrano a un gruppo di laici

178 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 14 MS. 1579 179 modellare i volti, con grossolane pennellate delle miniature ai decenni in cui fu compo- 15. Ms. 1251 re «Summa casuum conscientiae... Bartho- divenne essa stessa fonte per altre rielabo- rosa e grigie per costruire l’incarnato, de- sto il De novo mundo, unita alla presenza lomaei...». Questa tipologia di segnatura è razioni (Kaeppeli-Panella 1970-1993, I, pp. limitato da uno spesso bordo scuro nelle ad apertura del libro di una scena di omag- Bartolomeo da San Concordio, attribuibile alla mano di Evangelista Noni, 157-168; IV, pp. 43-44; De Carli 1983). Ebbe guance e nel sottogola; analoghi poi gli oc- gio del codice, nonché la scelta di arricchire Summa de casibus conscientiae cancelliere dello stesso convento certamente la prima edizione a stampa nel 1473, sen- chi piccoli e le sopracciglia individuate da il manoscritto con miniature e foglia d’oro, XIV sec. (marzo 1366) nel 1691 (Prosdocimi 2011b, pp. 58-59) ed è za data topica (Bartholomaeus 1473), e poi un tratto orizzontale, così come le fisiono- siano tutti indizi che potrebbero suggerire Milano presente in numerosi codici provenienti dagli numerosissime altre, e fu volgarizzata in to- mie dalle fronti basse e i nasi schiacciati, e di riconoscere nel manufatto l’esemplare di Eremitani conservati nella Biblioteca Uni- scano dal beato Giovanni dalle Celle. ancora i corpi che a stento affiorano dalle dedica dell’opera di Simone. Membr.; 146; 251 x 179 = 16 [182] 53 x versitaria (Gargan 1973, p. 1 nota 4). Vergate In seguito alle soppressioni napoleoniche grandi campiture di colore delle vesti; si se- 16 [64 (12) 63] 24 dallo stesso Noni, alla c. 1r in alto, sono alcu- delle corporazioni religiose del 1806-1810 gnala poi l’uso dello stesso tipo di iniziale, a Chiara Ponchia ne parole quasi erase, fra cui titolo ed autore il codice venne depositato, con gli altri vo- corpo rosa decorato da cerchietti a biacca e Illustrazione e decorazione «Summa Pisanella... Bartholomaei de Pisa». lumi delle librerie soppresse, nel monaste- da semplici terminazioni fogliacee. C. 1r Q (Quoniam) a corpo rosa filigranato Non vi è però un riscontro nella testimo- ro di Sant’Anna di Padova. Non vi è però Conforta ancora la tesi napoletana il con- Catalogo generale 1811, p. 384, n. 422; Bi- a biacca, figurata con ritratto dell’autore a nianza del Tomasini, nel 1639: fra i «Libri riscontro nel Catalogo generale del 1811 (la fronto che è possibile istituire tra le due bliotheca Regia Patavina 1844-1845, c. 228v; mezzo busto in abiti domenicani; morde la Iuridici» del convento compare una «Sum- voce «Summa Pisanella fol. Membr. 1365», raffigurazioni di fra Simone a c. 1r, specie Correzioni ed Aggiunte 1891, c. 104v. parte inferiore del capolettera un draghetto ma de Casibus Conscientiae fr. Bartholo- p. 378 n. 229, si riferisce probabilmente ad quella nella metà inferiore del foglio, e il rosa, dalla cui coda si diparte un fregio di maei de Pisis. fol. m. Miniata» (Tomasini altro codice, in-folio). domenicano a mezzo busto entro iniziale Q grandi foglie acantacee in rosa, blu, verde 1639, p. 79 [ma 77]), ma trattasi a quanto I volumi di Sant’Anna furono trasferiti, (Quoniam) a c. 1r del Corpus vetustius ari- scuro e rosso. pare di un altro codice, in-folio. nel 1818-19, nei locali del convento di San stotelico VIII.E.21 della Biblioteca Nazio- Il contenuto è la Summa de casibus con- Francesco, attigui alla Biblioteca Carmeli, nale di Napoli, manoscritto databile entro il Storia e provenienza scientiae, una delle opere maggiori di frate per passare poi definitivamente all’Univer- secondo decennio del Trecento, napoletano Il codice fu allestito a Milano entro il mar- Bartolomeo da San Concordio, detto an- sitaria negli anni 1836-1841 (Girardi 1872, nell’ornato ma con forti reminiscenze um- zo 1366. Così attesta la sottoscrizione nel che Bartolomeo da Pisa (circa 1262-1346, pp. 26-32; Girardi 1900, pp. 6-7). bre e perugine nella figurazione. Come os- colophon: «Consummatum fuit hoc opus in 1347 secondo il computo della indizione serva Andrea Improta, all’opera del Primo civitate Mediolani, ano domini MCCC66 de pisana), predicatore, formatosi e vissuto Ilario Ruocco Miniatore Perugino rimandano «gli occhi mense marcii, tempore sanctissimi patris perlopiù nel convento di Santa Caterina in piccoli e ravvicinati, il volto tondeggiante domini Urbani 5 papae. Amen» (c. 146va). Pisa (Segre 1964). Completata nel 1338, ha e soprattutto la spessa e netta linea d’om- Ad esso lavorarono diversi amanuensi, che i caratteri tipici delle summae, ossia tratta- Il codice è ornato solamente nella prima bra che ne delimita la parte inferiore» del si occuparono anche della preparazione del zioni di tipo enciclopedico, di argomento carta, dove le due colonne di testo sono in- domenicano (Improta 2015, p. 113), pecu- proprio fascicolo, ognuno con scelte differen- generale o specifico, con disposizione della corniciate da un fregio composto da vilup- liarità riscontrabili anche nel volto dell’au- ti in merito alla rigatura (Casagrande Mazzoli materia in voci ordinate alfabeticamente. Il pi fogliacei in rosa, blu, verde scuro e rosso tore del De novo mundo, così come ambe le 1997, p. 432, tav. I; Casagrande Mazzoli – Or- filone, ricchissimo, aveva il suo capostipi- che si dipartono dalla coda di un draghetto figure sono accomunate da mani grandi e nato 1999, p. 273; in precedenza, è stato esa- te nella Summa di Monaldo di Capodistria rosa che morde il capolettera Q con cui ini- dita allungate. minato in una tesi di laurea sui manoscritti (detta Monaldina), di argomento giuridico. zia il testo della Summa. La lettera poggia Nei minî del ms. 1579 sembra dunque di datati: Florio 1994-95, p. 116, tav. X). L’opera di Bartolomeo (detta anche Bartoli- sul campo dorato e accoglie l’effigie a mezzo poter ravvisare i modi di un miniatore na- Il codice apparteneva alla biblioteca dei fra- na, Pisana, Pisanella, Maestruzzo nelle ver- busto di Bartolomeo da San Concordio, in poletano influenzato da modelli umbri: di- ti agostiniani del convento padovano degli sioni in volgare) era fortemente basata sul abiti domenicani. Purtroppo lo sfondo blu e spiace tuttavia la pressoché totale mancan- Eremitani. Così attestano, all’esterno del riutilizzo di opere precedenti e per più di l’oro, presente anche in due volute del fregio za di un apparato decorativo, che avrebbe piatto anteriore, le note quasi erase e ap- un secolo fu il manuale per la confessione en bas de page, risultano abrasi. Tuttavia, ciò costituito materiale ulteriore di indagine. pena leggibili, di collocazione: «Banco... + per ogni religioso; nel 1444 ebbe un Supple- non inficia la qualità del disegno, condotto Resta infine da osservare come la datazione B.» (iniziale di Bartolomeo), e titolo e auto- mentum a cura di Nicola da Osimo, infine con segno preciso e sottile, capace di resti-

180 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 15 MS. 1251 181 tuire l’espressione concentrata dell’autore, Catalogo generale 1811, p. 378 n. 229; Bi- che rivolge il suo sguardo al testo riportato bliotheca Regia Patavina 1844-1845, c. nella pagina, e il gesto sicuro della mano che 214v; Catalogo 1905, II, cc. 43r-v; Kaeppeli- porge il libro al lettore. L’indicazione cronica Panella 1970-1993, I, p. 162; Florio 1994- e topica è pienamente in linea con la cultu- 95, p. 116, tav. X; Casagrande Mazzoli 1997, ra formale denunciata dall’immagine. Come p. 432, tav. I; Casagrande Mazzoli – Ornato già sottolineato da Silvia Fumian, siamo 1999, p. 273; Fumian 2016, p. 455, fig. 2; To- di fronte a un artista milanese pienamente niolo 2016a, p. 441, fig. 10. coinvolto negli sviluppi dell’arte giottesca di metà secolo nella città viscontea. Il ritratto si accosta alle figure della scena mutila con l’Ascensione di san Giovanni evangelista, affresco staccato oggi su tela in origine nella chiesa di San Giovanni in Con- ca a Milano (Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco, inv. 1154; Arte lombarda dai Vi- sconti agli Sforza 2015, p. 103 sch. 1.22 di L. Galli). Per quanto riguarda il libro miniato, è possi- bile leggere nell’intenso realismo stemperato da una delicatezza di sentimento quella li- nea di ricerche che parte dal Messale Nardi- 15b ni, databile al 1350, e si sviluppa nei decenni successivi con un accostamento progressivo al neogiottismo. Punto di riferimento per i fregi può essere l’esemplare della Legenda maior Sancti Fan- cisci (Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. 411; Arte di Francesco 2015, pp. 400-401 sch. 98 di F. Manzari-C. Frugoni) ricondotta a Milano e databile al 1350 circa. Il decoro fogliaceo è inoltre vicino al manoscritto del Claustrale de anima et corpo della Biblioteca Trivulziana (Biblioteca Trivulziana 1995, pp. 52-53 con illustrazione sch. di A. De Mar- 15a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1251, c. 1r, chi); esso reca il ritratto di Ugo da san Vitto- pagina miniata con iniziale figurata Q con drago rosa e re cui nel Medioevo veniva attribuita l’opera fregio acantaceo e deve essere datato prima del 1359. 15b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1251, c. 1r, iniziale figurata Q con ritratto dell’autore a mezzo busto Federica Toniolo in abiti domenicani 15a

182 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 15 MS. 1251 183 16. Ms. 857 sinistra dell’iniziale; c. 68v I (In terceteros), piedi sulla sinistra si rivolge a un monaco a vanni Rossi, funzionario incaricato dalla il santo abate Daniele parla a un monaco di destra; c. 188r P (Post conspectus), il santo Direzione del Demanio dell’Adriatico di Giovanni Cassiano, Istituzioni profilo vestito in verde; c. 75r I (In illo), san abate Piamo, seduto a sinistra e leggermente effettuare lo spoglio dei libri superstiti ne- cenobitiche, Conferenze dei Padri Serapione, vestito in giallo e collocato a de- ruotato verso il centro, si rivolge a un mo- gli archivi e nelle biblioteche delle corpo- Sec. XV primo quarto stra dell’asta verticale della lettera si rivolge naco in piedi; c. 196v P (Post dies), il san- razioni religiose soppresse. Rossi si occupò Venezia a un monaco posto alla sinistra dell’iniziale; to abate Giovanni seduto in terra, le mani del cenobio benedettino tra il settembre e c. 84v I (In Palestine), il santo abate Teodoro giunte in preghiera, alle sue spalle un picco- il novembre del 1806, catalogando più di Membr.; II, 252, II’; 265 x 175 = 25 a colloquio con un monaco; c. 93r S (Summe lo eremo; c. 202v P (Preclari ac singularis), il quindicimila volumi tra manoscritti e li- [170] 65 x 17 [53 (12) 53] 33 sanctitatis), il santo abate Sereno, rappre- santo abate Pinufio sulla sinistra parla a un bri a stampa, inviati a Padova nel marzo sentato frontalmente, seduto e con le mani monaco in arancione sulla destra; c. 210r P 1807: qui, ignoriamo esattamente quando, Illustrazione e decorazione alzate, si rivolge a un monaco in piedi sulla (Priusquam), l’abate Teona seduto sulla de- l’elegante manufatto raggiunse definitiva C. 45r una decorazione a barra in lamina destra; c. 104r C (Consumatis), il santo abate stra si rivolge a un monaco in arancione sul- collocazione nella Biblioteca Universitaria d’oro con foglie d’acanto e spighe di grano Sereno, seduto, parla a un monaco in piedi la sinistra; c. 222v P (Post dies), l’abate Teona cittadina, a differenza di molti altri codici riquadra lo specchio di scrittura, interrom- sulla destra; c. 113r D (De perpetua oracio- seduto a sinistra parla a un monaco seduto giunti nella città d’Antenore per le stesse vie pendosi al centro del margine inferiore per ne), il santo abate Isacco raffigurato seduto a destra; c. 229v R (Reversa igitur luce), Te- ma tristemente soggetti a improvvide alie- e leggermente voltato a sinistra per parlare ona in piedi si rivolge a un monaco vestito accogliere una cornice polilobata recante nazioni o sciagurati ammanchi (Ravegnani il monogramma di Cristo in oro su fondo a un monaco in piedi a fianco a lui; c. 123v in giallo che appare alla spalle dell’abate. 1976, pp. 61-68). Il manoscritto 857 reca blu filigranato a biacca. Ventisette iniziali I (Inter), il santo abate Isacco raffigurato se- Numerose iniziali decorate su fondo oro, co- ulteriore traccia della sua originaria prove- istoriate, perlopiù in rosa chiaro su lamina duto e leggermente voltato alla sua sinistra lor rosa chiaro con campo interno blu notte nienza nella legatura sei-settecentesca, in filigranato a biacca, bottoni in foglia d’oro e d’oro, con terminazioni fogliacee e bottoni per parlare a un monaco in piedi a fianco a pelle con lo stemma del monastero impres- lui; c. 131v C (Cum in cenobio), il santo abate tralci fogliacei nei colori del rosso, del verde d’oro cigliati, il campo interno colorato in so in oro, quale ci appare anche in altri ma- Cheremone, seduto, parla a un monaco in e del celeste. blu e filigranato a biacca: c. 1r C (Cassiodo- noscritti provenienti da San Giorgio e oggi rus), monaco allo scrittoio intento a scrive- piedi sulla destra; c. 138r R (Refeccione) il conservati nella Biblioteca Universitaria. È re con penna e raschietto; c. 4r D (De insti- santo abate Cheremone, seduto, si rivolge a Storia e provenienza inoltre di un certo interesse notare che sul tutis), monaco con veste grigia e cappuccio un monaco in piedi sulla destra; c. 146v C Come ci informa l’annotazione al verso piatto anteriore della coperta è incollato nero che si allaccia in vita una cinta bian- (Cum ad sinaxis matutinas), il santo abate dell’ultima pagina, «Iste liber est monacho- il cartellino con il numero del catalogo di ca; c. 6v (D) Duplici, due monaci, il primo Cheremone, in piedi a sinistra, si rivolge a rum congregationis Sancte Iustine aliter de Rossi (Fondi antichi 1979, p. 43). All’allo- con cappuccio grigio e il secondo con cap- un monaco a destra posandogli la mano sul unitate nuncupate ordinis Sancti Benedicti ra bibliotecario dell’Universitaria Riccardo puccio nero, davanti a un badalone dove è braccio; c. 156v S (Sponsionis nostre), il san- de observantia, deputatus ad usum mona- Perli (1832-1907), come mi segnala Lavinia aperto un corale; c. 45r iniziale C (Cassiodo- to abate Nestero, seduto a sinistra e vestito chorum monasteri Sancti Georgii maioris Prosdocimi, sono invece riconducibili le rus), monaco allo scrittoio con penna e ra- in arancione con cappuccio nero parla a un de Venetiis», il manoscritto 857 appartiene indicazioni sulla seconda guardia cartacea, schietto in mano; c. 47v C (Cum in heremo) monaco in piedi con la veste grigia e il cap- a quell’insieme di libri provenienti dalla bi- che riportano il nome dell’autore e un breve il santo abate Mosè seduto in primo piano puccio verde; c. 164v P (Post synachum ve- blioteca di San Giorgio maggiore a Venezia indice dei contenuti. si rivolge a un monaco stante a sinistra; c. spertinam), il santo abate Nestero seduto al fortunatamente non dispersi nelle torbide 55v D (De custato), il santo abate Mosè si centro, con veste grigia e manto arancione, vicende dei saccheggi e delle confische di rivolge a un monaco vestito di verde e con il si rivolge a due monaci, uno alla sua destra e età napoleonica. Il codice compare al nu- cappuccio grigio; c. 62r I (In illo sanctorum l’altro alla sua sinistra; c. 168r B (Beatus), il mero XXXIX del Catalogo de’ manuscritti choro), il santo abate Panuzio seduto alla santo abate Giuseppe in piedi parla a un mo- riputati più pregievoli della Biblioteca di S. 16a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 857, c. destra dell’asta verticale del capolettera si naco alla sua sinistra; c. 176v P (Precedente Giorgio Maggiore (A.S.V., Regno d’Italia, 4r, iniziale figurata D con monaco che si allaccia rivolge a un monaco in preghiera situato a igitur collatione), il santo abate Giuseppe in Demanio 380, fasc. II, 2/15) stilato da Gio- la cinta

184 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 16 MS. 857 185 Di grande importanza per il monachesi- non fa parte degli scritti di Cassiano, di cui contenuto testuale: ad esempio, nell’iniziale l’appartenenza all’ambiente tardogotico ve- mo benedettino – san Benedetto stesso però le rubriche non danno conto: si trat- del primo capitolo del primo libro delle Isti- neto nell’eleganza delle figure, nel cromati- nella Regola (capitolo 73, versetto 5) le ta dell’epistola XI ad Fridericum dell’abate tuzioni, De cingulo monaci, osserviamo un smo prezioso, nel linearismo mobile e pal- raccomandò come autorevoli trattati per Bernone (Berno 1880, coll. 1167-1174), religioso stringersi in vita una spartana cin- pitante che stempera i volumi dei corpi. In la formazione dei monaci - sono le opere abbas Augiae Divitis, abate di Reichenau ta di corda bianca, mentre nelle Conferenze tal senso, fruttuosa si rivela la lettura delle testimoniate nel codice, le Istituzioni ceno- nella prima metà dell’XI secolo (Répertoire dei Padri le differenti antologie di ammae- miniature del ms. 857 nel contesto della bitiche (Regulae monachorum Aegyptiorum; 1905, I, p. 574), l’abbazia ubicata nel lago di stramenti dei sant’uomini sono introdotte miniatura lagunare del primo quarto del cc. 3r-44v) e le Conferenze dei Padri, o Con- Costanza famosa per la sua produzione di dall’immagine dell’abate che insegna a uno XV secolo. In particolare alcuni elementi ferenze spirituali (Collationes; cc. 46v-251v), mirabili manoscritti miniati in età ottonia- o più giovani monaci, forse proprio Giovan- dell’ornato, come le sottilissime filigrane di Giovanni Cassiano, monaco vissuto tra il na. La lettera, il cui testo è trascritto alle cc. ni Cassiano e l’inseparabile amico Germano, a inchiostro nero da cui sbocciano minu- IV e il V secolo, dall’esistenza pia non meno 1r-4r e 45r-46v, è stata verosimilmente inclu- che con lui intraprese il viaggio in Egitto. A te infiorescenze rosa e azzurre e spighe in che avventurosa. Forse originario della Sci- sa poiché tratta dell’opera di Cassiano e sia ciò si sommano numerosi capilettera mino- lamina d’oro, cigliate da un mobile tratteg- zia Minore, Giovanni si fece monaco a Bet- a c. 1r che a c. 45r comincia direttamente ri, che, eleganti come monili in pietre dure, gio scuro, si spiegano alla luce dell’operato lemme negli anni 382-385, per poi recarsi dal secondo paragrafo «Cassiodorus, ex se- si stagliano contro il fondo blu notte punteg- del principale miniatore tardogotico vene- presso le province d’Egitto desideroso di natore monachus, vir in divinis et humanis giato a biacca, esaltato dalla policromia dei ziano, Cristoforo Cortese (Marcon 2004b): toccare con mano le realtà monastiche più literris eruditus». In entrambi i casi, nella C motivi fogliacei. non è forse un caso che la cornice a c. 45r celebri del tempo. A seguito delle persecu- incipitaria appare un monaco allo scrittoio L’anonimo artefice del pregiato corredo del ms. 857 sembri una versione più asciut- zioni dell’arcivescovo d’Alessandria, Teofi- intento a scrivere su un foglio di pergamena, pittorico si connota per le sue figure qua- ta del frontespizio dei Memorabilia Urb. lo, contro i monaci “origenei”, Cassiano fu munito di penna e raschietto, identificabile si incorporee, avvolte in morbide tonache lat. 418, illustrati dal grande maestro nel costretto a fuggire a Costantinopoli, dove forse con Bernone o Cassiodoro, menziona- caratterizzate da una stesura del colore per 1415. A questo torno d’anni vanno proba- Giovanni Grisostomo lo nominò diacono, to all’incipit dell’epistola, o eventualmente filamenti sottili, meticolosamente accostati bilmente riferite le Epistole di San Girola- e poi, in seguito all’espulsione dalla città con Giovanni Cassiano, dato che il mancato l’uno all’altro, ottenendo effetti di vibran- mo miniate per la veneziana famiglia dei del suo protettore, a Roma, per trovare in- riconoscimento nelle rubriche dell’epistola te cangiantismo – in particolar modo con Cornaro da Michelino da Besozzo (Londra, fine un porto sicuro a Marsiglia, dove mise fa credere che essa fosse stata erroneamente l’uso di copiosa biacca nelle vesti grigie e British Library, Eg. 3266; la data 1414 che mano ai suoi componimenti. scambiata per il prologo delle due opere ac- di tratteggi gialli nelle vesti verdi. Ricorre ricorre alle cc. 2v e 324v non è di mano del I due titoli raccolgono in realtà più opere: colte nel ms. 857. poi in tutte le iniziali, figurate e non, una copista ed è quindi non del tutto attendibi- le Istituzioni cenobitiche sono infatti divi- Le principali partizioni dei testi riportati nel filigrana a biacca su campo blu, costituita le: Watson 1979, I, p. 167 [rejected manu- se in dodici libri, i primi quattro dedicati codice dell’Universitaria sono marcate da da tante linee che si avvolgono terminando scripts]) insieme a un maestro responsabile alla vita esteriore dei monaci, gli altri otto un apparato illustrativo che sorprende per in piccoli cerchietti, ottenendo un effetto di alcuni capilettera figurati e decorati. Di alla loro vita interiore e spirituale, mentre qualità, stato di conservazione e ricchezza: di picchiettatura insistita dello sfondo, una formazione bolognese secondo Pächt (1950 le Conferenze sono ripartire in tre gruppi. una cornice in lamina d’oro, ingentilita da sorta di candida trina che dona ariosità e p. 14 nota 4) ma più correttamente ricono- Il primo (I-IX) riporta gli ammaestramen- fiori rosa e azzurri, spighe e bottoni dorati, leggerezza. Più un decoratore che un illu- sciuto come veneziano da Algeri (1987, pp. ti dei padri che dimoravano a Scete, il se- riquadra le due colonne di scrittura a c. 45r, stratore, il maestro dell’857 tesse decori raf- 22-23), l’ignoto autore dipinge sulle perga- condo (X-XVII) contiene gli insegnamenti individuando l’inizio delle Conferenze dei finati e sapienti ma appare a disagio con la mene del codice londinese iniziali decorate ricevuti a Panefisi, il terzo riprende temi Padri; ventisette iniziali figurate e numerose costruzione della figura umana e dello spa- del tutto sovrapponibili ai capilettera del ascoltati in diverse tappe del soggiorno egi- iniziali decorate segnano l’inizio del primo zio, come ben si vede nel badalone dipinto manoscritto dell’Universitaria. Strettissime zio (Cassien 1965; pp. 7-8; Cassiano 1989, capitolo di ciascun libro delle Istituzioni ce- a c. 6v, incerto e piuttosto malriuscito nel sono le analogie individuabili, dalla tavo- pp. 5-9; 22-23). nobitiche e delle diverse collazioni delle Con- suo sviluppo in profondità. lozza impiegata – oro per il fondo esterno, Si rileva infine che sia le Istituzioni che le ferenze dei Padri. I capilettera figurati mo- Non è facile cogliere l’esatta matrice cultu- rosa chiaro per il corpo litterale, blu notte 16b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 857, c. 22r, iniziale de- Conferenze sono precedute da un testo che strano immagini generalmente correlate al rale di questi minî. L’artista sembra tradire per il campo interno, rosso verde e celeste corata Q

186 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 16 MS. 857 187 per l’ornamentazione vegetale – alla deco- Il risuonare di echi bolognesi nel codice nodo di scambi e suggestioni che si strin- Fortunato Olmo (Mariani Canova 1973, p. razione a biacca, alla forma e disposizione dell’Universitaria si coglie principalmente se in età tardogotica tra la città dei dogi e 38), documentando così per l’abate anche nello spazio delle foglie d’acanto, che in nei volti dagli occhi allungati e nelle cromie Bologna, poiché nell’illustrazione dei volu- un interessante ruolo di committente di li- entrambi i manoscritti germinano da bulbi ricercate di alcuni vestiti, che trovano una minosi tomi intervennero, oltre al già citato bri. Le Istituzioni di Giovanni Cassiano non carnosi, a volte ramificandosi in ampie vo- qual certa assonanza nel discorso che an- Maestro del Messale dei Servi, il veneziano mirano a dilettare il lettore con gli aneddoti lute simmetriche, in altri casi attraversan- dava svolgendo il Maestro delle Iniziali di Cristoforo Cortese e un collaboratore del che caratterizzavano le più diffuse celebra- do longitudinalmente il campo interno della Bruxelles, o Giovanni di fra’ Silvestro (Me- Maestro delle Iniziali di Bruxelles (Splen- zioni agiografiche di eremiti e cenobiti: al lettera. Anche le figure umane tradiscono un dica 2010-2011), al rientro dal soggiorno dore nella regola 2011, pp. 140-149 sch. 19- contrario, l’intento, che l’autore formula a linguaggio condiviso: accostando la figura di parigino nel 1408 a Bologna, segnato da un 20-21 di S. Fumian). Proprio quest’impre- chiare lettere nella sua prefazione, è quello Giulia Eustochia, che abita l’iniziale dell’epi- nuovo intenerimento della materia e una sa decorativa, che ebbe quasi certamente di trattare della correzione dei costumi mo- stola 84, De virginitate servanda, a una delle predilezione per i colori pastello delicata- luogo a Venezia, può aver contribuito alla nastici, prendendo a modello le gesta dei numerose figure di abati intenti a dettare i mente sfumati (Bollati 1997, pp. 135-137). diffusione di certi stilemi che affiorano nel padri (Cassiano 1989, pp. 14-16), un propo- loro precetti, come per esempio san Mosè a Si consideri ad esempio il Valerio Massimo Cassiano dell’Universitaria: simili a quelli sito in cui i sostenitori della riforma pro- c. 47v, seduto e leggermente ruotato a sini- Vat. lat. 7320 della Biblioteca Apostolica del ms. 857 sono infatti i fluidi tralci poli- mossa da Barbo di certo si riconoscevano. stra come la santa, ben si colgono le simili Vaticana, dove figurano personaggi abbi- cromi che cingono lo specchio di scrittura Le origini del ms. 857 ben s’inserirebbero proporzioni allungate e la gestualità solenne gliati con tonache color arancio o verde a c. 1r del ms. 692/III, così come peculiare dunque nell’alveo di questo profondo rin- e pausata, ma è soprattutto nel fluido dipa- tenero vicine a quelle degli abati delle Con- è la croce tracciata a inchiostro nero con novamento culturale e spirituale, quando narsi delle vesti, che sembrano fatte della ferenze dei Padri. bottoni d’oro alle estremità e all’incrocio San Giorgio Maggiore deve aver commis- stessa stoffa grigia striata di biacca, che si Il maestro dell’857 si fa dunque interprete dei due bracci che osserviamo a metà del sionato non solo il codice dell’Universitaria, riconosce la comune temperie stilistica. di una parlata veneziana intessuta di umori margine esterno della carta e che nel Cas- ma molti altri libri che offrissero i giusti Alla stessa corrente della miniatura venezia- bolognesi, fatto che non stupisce se si con- siano ricorre con una certa frequenza. esempi alle anime in cerca della primigenia na venata di screziature felsinee, appartiene siderano i crescenti contatti tra il mondo La configurazione lagunare delle miniatu- purezza della vita monastica. la Mariegola dell’Arte dei Butiglieri o Bot- felsineo e l’ambiente lagunare già dalla fine re e la provenienza del manufatto da San teri, del 1412-1416 (Venezia, Biblioteca del del XIV, a cominciare dal probabile passag- Giorgio Maggiore inducono infine a vaglia- Chiara Ponchia Museo Civico Correr, ms. Cl.IV.41, Humphrey gio a Venezia di Nicolò di Giacomo per ese- re l’ipotesi che il ms. 857 sia stato fatto ab 2015, cat. 28). Seppur condotta con colori guire il Messale domenicano ms. Lat. III, 97 origine per il cenobio benedettino. La scelta non altrettanto smaglianti, dall’iniziale a c. (= 2115) della Biblioteca Marciana (Maria- dei testi di Giovanni Cassiano rispecchia Catalogo generale 1811, p. 148 n. 38; Biblio- 1r del documento, figurata con Dio padre in ni Canova 2015, p. 20). Bolognese era pure perfettamente la temperie culturale e spiri- theca Regia Patavina 1844-1845, c. 111r; In- trono nelle vesti di un sovrano incoronato, il Maestro del Messale dei Servi (Medica tuale che si respirava all’epoca nell’isola ve- dici speciali 1871, c. 18r n. 76; Catalogo me- trapelano i segni di una cultura formale non 2004e), attivo negli anni venti del Trecento neziana, quando l’abate Giovanni Michiel todico 1875, c. 148r n. 4296; Catalogo 1905, lontana da quella del ms. 857, che si colgo- nella città di san Marco per decorare il Mes- (1403-1430) avviò la riforma del monastero II, cc. 260v-261r; Ravegnani 1976, p. 86 n. no specialmente nel fluido tralcio di foglie sale servita oggi alla Marciana (Lat. III. I, prendendo a modello l’abbazia patavina di XXXIX; Fondi antichi 1979, pp. 42-43 n. 54. allungate dai lobi poco pronunciati, nell’a- 120), del cui lavoro resta pregevole traccia Santa Giustina, dai primi anni del Quattro- naloga tavolozza impiegata – rosa, celeste, anche nel ms. 692 della Biblioteca Univer- cento divenuta faro del monachesimo rifor- rosso e verde bottiglia – e nelle gambe pie- sitaria di Padova, codice in cinque volumi mato grazie alla sapiente guida di Ludovico gate del santo che si scorgono appena sotto contenente la Lectura super Psalterium di Barbo (Trolese 1983, pp. 139-147; Collett le pieghe della stoffa, in un tentativo di so- Michele Aiguani. L’opera, miniata negli 1985, pp. 1-4). Lo stesso Michiel si fece pro- stanziare il corpo umano che si risolve sul- anni intorno al 1422-1423 e proveniente dai motore dell’esecuzione di nuovi corali per la superficie dipinta della pergamena e non carmelitani calzati di Venezia, si pone qua- la comunità monastica, come ci attesta la 16c. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 857, c. convince l’occhio fino in fondo. le eccellente testimonianza di quello stretto cronaca seicentesca del cenobio a cura di 45r, pagina miniata con iniziale figurata C e fregio

188 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 16 MS. 857 189 17. Ms. 923 rata D (De mixione quidem ergo et tactu et no il titolo onorifico di Monarcha artium et eximius et philosophorum monarca», egli de facem); campo della lettera profilato di philosophorum, ma Paolo condusse anche studiò a Oxford e a Padova, diventando Paolo Veneto, Expositio super nero, a foglia oro all’esterno della lettera, una intensa attività amministrativa per il lettore in quest’ultima città presso gli ago- libros De generatione et corruptione all’interno in blu con intreccio geometri- proprio ordine, e attività politica come di- stiniani. Acceso sostenitore delle dottrine XV secolo quarto decennio co verde, elementi floreali e decorazione a plomatico della Serenissima (Conti 1996; averroiste, il Nicoletti fu maestro del ce- Bologna o Padova, Maestro del 1446 biacca; corpo della lettera rosa con mar- 2014). La Expositio - cui lavorò dopo la lebre erudito Michele Savonarola (Padova gine bordeaux, decorato all’interno da ele- Summa philosophiae naturalis, ossia dopo 1385- Ferrara 1468) e venne sepolto presso Membr.; 113; 335 x 237 = 40 [230] 65 menti geometrici a biacca. il 1408 (Bottin 1983) - è uno dei numerosi gli stessi Eremitani (Conti 1996; Galluzzo x 26 [67 (20) 67] 57] prodotti del grande interesse per il pensie- 2013, pp. 1-3). Storia e provenienza ro aristotelico nello Studium agostiniano L’opera in esame appare dunque emblema- Illustrazione e decorazione Il codice proviene dalla biblioteca dei frati degli Eremitani (Gargan 1971). Tre in tutto tica dell’interesse precipuo per la specula- C. 1r iniziale figurata H (Humanarum), agostiniani del convento padovano degli sono i testimoni noti (Perreiah 1986) e la zione aristotelica che fin dal XIII secolo campo in foglia oro; corpo della lettera Eremitani, come attesta la nota a c. 1r re- prima edizione a stampa fu data a Venezia, caratterizzò lo studium agostiniano, che rosa profilato da una linea bordeaux, con cante titolo e autore con iniziale del nome: nel 1498, insieme con il De compositione dal 1363, in seguito all’istituzione della una pallina vegetale e decorazione a biac- «Paulus Venetus Expositio supra libros mundi (Paulus Venetus 1498). cattedra di teologia per volere di Urbano ca; dal margine sinistro fuoriesce un ricco Aristotelis de generatione et corruptione In seguito alle soppressioni napoleoniche V, fu unito all’università cittadina e agli fregio a bastone cui sono avviluppati tralci P». Questa tipologia di segnatura e clas- delle corporazioni religiose del 1806-1810, altri Studia degli ordini mendicanti pata- vegetali verdi, rossi, rosa e blu su lamina sificazione, realizzata tra la fine del seco- il codice venne depositato, con gli altri vini costituendo l’Universitas theologorum oro, un uccello colorato e bottoni cigliati lo XVII e l’inizio del XVIII, è attribuibile volumi delle librerie soppresse, nel mo- (Gargan 1961). in lamina oro. All’interno, su campo blu, alla mano di Evangelista Noni, cancelliere nastero di Sant’Anna di Padova. Vi è un L’importanza dell’insegnamento filosofico dello stesso convento certamente nel 1691 riscontro plausibile, nel Catalogo generale è raffigurato, frontalmente, l’autore Paolo è dichiarata anche nell’iconografia del- (Prosdocimi 2011b, pp. 58-59), ed è pre- del 1811, alla voce: «Pauli Veneti De gene- Veneto, riconoscibile dall’abito agostinia- la miniatura incipitaria entro l’iniziale H no; è seduto in cattedra, e sotto di lui vi è sente in numerosi codici provenienti dagli ratione et corruptione fol. Membr.» (p. 376 (Humanarum divinarumque noticiam re- un tavolo, davanti al quale vi sono i busti Eremitani conservati nella Biblioteca Uni- n. 166). rum): in essa è raffigurato Paolo Veneto di due frati agostiniani di spalle e incap- versitaria (Gargan 1973, p. 1 nota 4). I volumi di Sant’Anna furono trasferiti, in cattedra, intento a tenere una lezione a pucciati, mentre ai lati vi sono due busti È anche probabile che si tratti del codice, nel 1818-19, nei locali del convento di San quattro studenti; due laici ai lati, di profi- di due laici. Sulla colonna destra, in basso, esaminato dal Tomasini nel 1639 e così ci- Francesco, attigui alla Biblioteca Carmeli, lo, con veste e copricapi rossi per l’uomo a nell’ottava-ultima riga, lettera D (De ge- tato (p. 77 [ma 75]): «Eiusdem [scil., Pauli per passare poi definitivamente all’Univer- sinistra e verdi per l’uomo a destra e due neratione autem et corruptione) decorata, Veneti] Com. in lib. De Gen. miniatum ele- sitaria negli anni 1836-1841 (Girardi 1872, agostiniani di spalle. Il tema del docente campo su lamina oro e interno della let- gantissime f. m.». pp. 26-32; Girardi 1900, pp. 6-7). che insegna appare ampiamente diffuso tera blu; corpo della lettera rosa profilato Il testo contenuto è il commento all’opera nelle miniature dei codici bolognesi, spe- da una linea bordeaux, con decorazioni a di Aristotele Sulla generazione e corruzio- Ilario Ruocco cialmente di argomento giuridico e filo- biacca; all’interno, intreccio geometrico ne, composto dal frate eremitano Paolo sofico: tale tema si ispirò verosimilmen- rosso, blu e rosa con inserti vegetali verdi Veneto, alias Paolo Nicoletti (Udine 1369 e grigi. Nel bas de page è raffigurato san - Padova 1429). Paolo si formò a Venezia, Il codice reca, su due colonne, il testo Nicola da Tolentino, dalle ginocchia in su, poi nel convento dell’ordine a Padova, dell’Expositio super libro Aristoteli de gene- col capo aureolato ed una stella sulla veste, quindi ad Oxford e forse a Parigi, per ri- ratione et corruptione del frate eremitano 17a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 923, a mani giunte, sorretto da due angeli con tornare a Padova ove conseguì la licentia Paolo Veneto, alias Paolo Nicoletti (Udi- c. 1r, pagina miniata con iniziale H figurata con un drappo bianco; gli angeli sono nudi e docendi. I numerosi trattati, specie di logi- ne, 1369 circa - Padova 1429). Ricordato il ritratto dell’autore e fregio con elevatio di san hanno ali rosse e blu; c. 81r iniziale deco- ca e fisica, e l’insegnamento gli meritaro- dalle fonti come «sacrae theologiae doctor Nicola da Tolentino

190 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 17 MS. 923 191 te, come messo in luce da Mario Salmi in particolare pp. 595-596) e confermato della Lezione universitaria nella Summa de Tomasini 1639, p. 77 [ma 75]; Catalogo ge- (1955, tav. X), all’iconografia del Doctor dalla critica successiva (Guernelli 2015, casibus conscientiae di Bartolomeo da San nerale 1811, p. 376 n. 166; Bibliotheca Re- in cathedra, adottato per le arche dei do- pp. 3-16 in particolare p. 9). Concordio (Bologna, Biblioteca Universi- gia Patavina 1844-1845, c. 121v; Correzioni centi bolognesi a partire dagli inizi del Il miniatore, che deve il nome al codice taria, ms. 227, c. 1r; Tesori della Bibliote- ed Aggiunte 1891, c. 67r; Catalogo 1905, I, XIV secolo, dove sul fronte della cassa contenente gli Statuti della Compagnia ca Universitaria 2004, pp. 92-93 sch. di L. c. 281r; Novello 1947, pp. 106-107; Ma- veniva raffigurato un docente assiso su dell’Ospedale di Santa Maria del Baraccano Miani) dove tra i racemi variopinti sono noscritti e stampe venete 1958, p. 79 n. 6; uno scranno che fa lezione agli studenti datato 1446 (Bologna, Archivio di Stato, incastonati diversi volatili colorati, in ma- Kristeller 1967, p. 12; Lohr 1972, p. 319; (Panofsky 1964, p. 70). Codici min. Baraccano n. 1bis; sull’opera niera affatto simile al codice patavino. Fondi antichi 1979 p. 39 n. 50; Perreiah Nel bas de page è invece rappresentato san e per un profilo generale dell’artista Medi- Per quanto riguarda la provenienza, non 1986, p. 59; Toniolo 2011, pp. 595-596; Nicola da Tolentino, facilmente identifica- ca 2004d, pp. 479-480), fu attivo a partire si conoscono le vicende che portarono alla Guernelli 2015, p. 9; Fumian 2016, pp. 462- bile grazie alla veste nera e alla stella sul dal terzo decennio del XV secolo, «come formazione della biblioteca agostiniana e 463, fig. 5; Toniolo 2016a, p. 447, fig. 15. petto, a simboleggiare la stella apparsagli una sorta di saldo custode della tradizio- quindi non si sa in quale modo il codice durante le meditazioni sulla porta della ne felsinea», inserendosi culturalmente giunse alla libraria: benché Paolo Vene- sua cella (Cobianchi 2007, p. 210; Toniolo «sulla scia del mondo circolante intorno to, conformemente alla regola secondo la 2016a, p. 447); due angeli lo sollevano con al cantiere di San Petronio» (Guernelli quale i frati, una volta morti erano tenuti un drappo bianco, prendendo ispirazione 2015 p. 6; per un’ipotesi di accorpamen- a lasciare al convento d’origine i loro libri dall’iconografia dell’Elevatio animae. San to del suo corpus con quello dell’anonimo (Humphreys 1964; Andrews 2006, pp. 156- Nicola, morto nel 1305 ma canonizzato Maestro del 1428, non accolta dalla critica 157), avesse destinato la sua biblioteca solo nel 1446, fu tra i beati più importanti successiva, si veda Cova 2010, pp. 81-97). agli Eremitani di Padova nel testamento per l’ordine agostiniano già da ben prima È evidente la stretta analogia tra la car- del 7 giugno 1429 (Novello 1946-47, pp. di questa data: la sua presenza costituisce ta incipitaria del nostro codice e le illu- 30-31), considerando la datazione seriore dunque una riprova del legame del codice strazioni degli Statuti del Baraccano, ad dell’apparato decorativo sembrerebbe di con la biblioteca eremitana. esempio con la Morte della Vergine (c. 1r): poter escludere una originaria pertinenza Dal punto di vista formale, la pagina illu- si confrontino il modo di realizzare i volti del codice alla biblioteca dell’agostiniano. strata – l’unica del codice ad eccezione di ampi e carnosi, occhi e profili segnati da Inoltre, è difficile chiarire se il mano- una D decorata a c. 81r – denota una chia- un’incisiva linea di contorno scura, boc- scritto sia stato acquistato a Bologna per ra vicinanza con la miniatura bolognese che larghe, espressioni caricate, capiglia- essere poi spedito a Padova ovvero se sia tra il secondo e il terzo decennio del Quat- ture a ciocche e vesti dal panneggio molle. stato miniato direttamente nella città di trocento ed in particolar modo con alcune Anche la tipologia del corpo della lettera, Antenore: ad ogni modo la presenza di un opere assegnate ad un anonimo artista de- come pure il fregio su lamina oro, a volute codice illustrato da un bolognese nel ce- nominato convenzionalmente Maestro del vegetali verdi, rossi, rosa e blu con bottoni nobio agostiniano costituisce l’ennesima 1446, come chiarito recentemente da Fe- cigliati in oro, ospitanti un uccello dalle testimonianza dell’apprezzamento e dif- derica Toniolo (Toniolo 2011, pp. 587-599 piume multicolori, trovano un preciso fusione della miniatura gotica emiliana a riscontro nelle carte miniate dal maestro Padova, in linea con il fecondo clima di emiliano: oltre al fregio nella pagina ini- scambi e circolazione di uomini e libri in ziale dell’opera eponima, altri raffronti si voga tra il capoluogo padano ed emilia- possono istituire con la Glorificazione di no già a partire dal Trecento (De Marchi san Domenico di un innario (già Parigi, 1999, pp. 9-13). 17b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 923, c. 1r, iniziale figurataH con l’autore che tiene una Les Enluminures, c. 75v; Hindman 2012, lezione in cattedra pp. 12-15), o con la vivace decorazione Beatrice Alai

192 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 17 MS. 923 193 18. Ms. 1472 dorata su campo azzurro con due stelle do- Il nome del committente, eraso nella nota d’azzurro e d’argento mentre i due laterali rate a otto punte e nessi formati dalle let- precedente, si può leggere integralmen- sono simili allo scudo della c. 2r, differen- Giovanni Buridano, Quaestiones tere B, N, L; tra gli stemmi sono inserite le te nell’explicit della c. 259v, alla fine delle do solo per la banda dorata e finemente in libros Ethicorum, Politicorum, lettere B, N, L, B, N, B; c. 246r C (Circha), a Quaestiones Yconomicorum, «scripte et decorata. Sulla parte superiore di ciascuno Economicorum corpo rosa su campo esterno dorato e cam- explete de mense decembris anno domini stemma sono presenti alcuni nessi compo- Giovanni de Jandun, Quaestiones po interno blu, con fregio fogliaceo; c. 262r MCCCC VII ad instantiam magistri Nicolini sti dalle lettere B, N, L, fatta eccezione per in libros Rhetoricorum R (Rhetorica) a corpo violaceo su campo filii Bartholomei Nicolini de Padua» e nelle quello centrale in cui compare solo la let- Sec. XV (16 luglio 1407 - 1 maggio esterno blu e campo interno rosa, con fre- note di possesso delle cc. 87r e 105v («Mei tera L, e le singole lettere B, N, L e B, N, B 1408) gio fogliaceo. Ulteriori partizioni nelle co- Nicolinii»; «Nicolini»). Ne consegue che il scritte tra gli stemmi, che rimandano anche Padova lonne di testo sono segnalate da numerose manoscritto era stato commissionato nel in questo caso a Nicolino di Bartolomeo Ni- iniziali filigranate a inchiostro rosso e blu 1407 per Nicolino, figlio del notaio pado- colini. Cart. (membr. cc. 2, 13, 164, 173); II, alternati. vano Bartolomeo Nicolini e studente dello Nella c. 2r rimane traccia di annotazioni 286, I’; 397 x 284 = 39 [284] 75 x 40 Studio patavino, laureatosi nelle discipline relative ai possessori successivi del codi- [75 (26) 75] 70 Storia e provenienza delle arti il 20 maggio 1409 e successiva- ce tra i quali figura il cardinale Domenico Il manoscritto 1472 della Biblioteca Univer- mente in medicina il 26 agosto 1419 (Acta Grimani, come è testimoniato nel margine Illustrazione e decorazione sitaria contiene le Quaestiones di Giovanni Graduum 1970, p. 7 n. 32; p. 203, n. 522), superiore dalla nota «Liber D[ominici] Gri- (Il codice ha una doppia numerazione, nel- Buridano, filosofo e rettore dello Studio come testimoniato da un’ulteriore nota par- mani cardinalis S. Marci», accompagnata la scheda si fa riferimento alla cartulazione parigino nel 1328 e nel 1340, costituite da zialmente cancellata a c. 286r: «Expliciunt dal numero d’ordine «N. 562» nell’angolo in numeri arabi a matita apposta nell’ango- quattro testi: Quaestiones in libros Ethico- questiones super omnibus libris Rethorice destro, pressochè identica a quella che si lo inferiore sinistro delle carte). rum Aristotelis (cc. 2r-159v); Quaestiones artis edite per egregium parisiensem doc- riscontra in alcuni manoscritti provenien- C. 2r B (Bonitatis) fogliacea, a corpo rosa in libros Politicorum Aristotelis (cc. 164r- torem Bridanum, scripte et explete per me ti dalla libreria di Grimani oggi conservati su campo esterno in foglia d’oro e campo 246v); Quaestiones in libros Oeconomico- Nicolaum die dominica prima maii quem alla Biblioteca Angelica di Roma (Florio interno blu con decori a biacca, ornata da rum (cc. 246r-259v) e Quaestio de iure po- conservet Dominus in hac et illa amen. Est 1994-1995, pp. 59-60). Dunque è probabile un tralcio acantiforme policromo e botto- litico (cc. 259v-260r) (Lohr 1970, pp. 180- meii [Nicolini…de Padua..] artium et medi- che il manoscritto in questione sia conflu- ni d’oro cigliati; nel margine inferiore sono 182; Klima 2011). La quinta opera (cc. 262r- cine studentis». ito nella collezione libraria del nobile Gri- presenti uno stemma con sbarra dorata su 286r), erroneamente attribuita a Buridano, Nella c. 2r è raffigurato uno stemma con mani, uomo di grande spessore culturale campo azzurro e due stelle a otto punte e tratta le Quaestiones in libros Rhetoricorum campo azzurro, sbarra dorata e due stelle a con una predilezione per gli studi filosofici, le lettere N a sinistra, B in alto, I a destra, Aristotelis del filosofo belga Giovanni di otto punte, incorniciato dalle lettere dorate dopo la sua nomina a cardinale concessa all’interno di una formella rosa scuro con Jandun (Fredborg 1976, p. 51, nota 14; Bel- N, B, I, che si possono riferire allo stesso da papa Alessandro VI il 20 settembre 1493 una cornice rossa, dalla quale si diparto- tran 1998, p. 154). Nicolino di Bartolomeo Nicolini (Catalogo (Benzoni-Bortolotti 2002, p. 600). Nel mar- no due volute di un fregio acantiforme; c. Il codice cartaceo, ad eccezione delle carte 1905, pp. 216-218). Per tale ragione si trat- gine superiore della c. 2r si legge parzial- 164r S (Secundum) a corpo rosa su campo membranacee 2, 13, 164, 173, presenta un ta di uno stemma di invenzione, coevo alla mente un’ulteriore annotazione più tarda: esterno in foglia d’oro e campo interno blu testo su due colonne ed è vergato in scrit- decorazione del codice, commissionato dal «Ex legato illustrissimi et reverendissimi con decori a biacca, ornata da un tralcio tura corsiva su base cancelleresca tra il padre Bartolomeo, notaio e sindicus epi- acantiforme policromo e bottoni dorati; nel 1407 e il 1408. Le Quaestiones sui dieci libri scopali paduani (Gloria 1888, II, p. 245 n. margine inferiore sono presenti tre stem- dell’Etica aristotelica sono state «scripte et 1774), per conferire prestigio alla propria mi: lo scudo centrale è troncato d’azzurro e complete anno domini MCCCCVII, indic- famiglia che non vantava nobili origini. Nel d’argento con croce rossa, maldestramente tione XV die XVI mensis Julii ad instantiam margine inferiore della c. 164r si riscontra- 18a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1472, dipinta, e sovrastato dalla lettera L; gli scu- magistri Ni [colinii….] artibus stu[dentis] no invece tre stemmi: quello centrale pre- c. 2r, pagina miniata con iniziale decorata B e di laterali presentano entrambi una banda in felicissimo studio Patavino» (c. 159v). senta una croce rossa su campo troncato fregio con stemmi

194 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 18 MS. 1472 195 Molini episcopi T[arvisani]». Si tratta di che commentate erano ritenute di fonda- 134v) miniato nel secondo decennio (To- natezza dei primi antifonari di Monselice, Ludovico Molin, arcivescovo di Zara (1592- mentale importanza per lo studio delle arti niolo 2004b; Toniolo 2007 a, pp. 130-131; realizzati tra il primo e il secondo decennio 1595) e successivamente vescovo di Treviso (Gargan 2001, p. 29). Nel Quattrocento era Manoscritti miniati 2014, I, pp. 383-385, del Quattrocento, come confermato anche fino alla sua morte avvenuta nel 1604. Alla ancora in vigore il sistema della pecia per 390-393 sch. 61, 62, 64 di M. Minazzato). dalla datazione del codice tra il 1407 e il stessa mano sembra appartenere anche la la produzione di testi universitari, anche Anche la lamina dorata della lettera B che si 1408, attestata dalle cc. 159v, 259v, 286r. Il dicitura «Domus Venetae Societatis Yesu» se limitato solo ad alcune discipline. Le espande oltre il campo esterno profilato di manoscritto delle Quaestiones di Buridano che si riscontra nel margine inferiore del- trascrizioni venivano eseguite da copisti nero, annidandosi nelle volute fogliacee, si appartiene a quella tipologia di codici ca- la carta, sopra il fregio acantiforme con lo professionisti e spesso anche dagli stessi ritrova nella serie di antifonari suddetti, in ratterizzati da una miniatura più ornata e stemma, forse a indicare un lascito del de- studenti che esercitavano tale attività per particolare nella c. 94r del ms. E22 (Mano- destinati alla lettura privata o allo studio funto vescovo alla Casa Veneta dei Gesuiti mantenersi agli studi. Nel caso del ms. scritti miniati 2014, I, pp. 385-389 sch. 63 di (Mariani Canova 1999, p. 24). Il codice in (Florio 1994-1995, p. 60). 1472 non è certo che il “Nicolaus” citato M. Minazzato). Questa tipologia di ornato questione è strumento per la formazio- Il manoscritto giunge alla Biblioteca Uni- nell’explicit della c. 286r sia uno studente; è tipica della produzione miniata di epoca ne universitaria dello studente Nicolino, versitaria padovana dalla libreria dei car- è probabile che si tratti del nome del copi- tardocarrarese, che discende a sua volta ma allo stesso tempo è un oggetto lussuo- melitani calzati di Venezia, residenti nel sta che trascrisse alcune opere di Buridano dalla miniatura fiorita sotto il dominio di samente decorato che denota il prestigio convento della chiesa di Santa Maria As- «ad instantiam magistri Nicolini» (c. 259v), Francesco I da Carrara nella seconda metà culturale del possessore, ossia il figlio di sunta detta dei Carmini (Corner 1749, De- figlio del notaio padovano Bartolomeo Ni- del Trecento. Tuttavia gli esuberanti intrec- Bartolomeo Nicolini, notaio e funzionario cas nona et decima, pp. 252-266; Corner colini e studente delle Arti «in felicissimo ci fogliacei del fregio acantiforme sono rie- episcopale in stretto rapporto con la curia 1749, Supplementa, pp. 309-314), come si studio patavino» (c. 159v) tra il 1407 e il laborati con maggiore naturalezza e sciol- vescovile della città. evince dal Catalogo dei libri scielti dalla Bi- 1408 (Gargan 2001, p. 37 nota 24). tezza, le volute si aprono in movimenti agili blioteca da P. Carmelitani calzati di Venezia e disinvolti, i colori assumono tonalità pure Giulia Simeoni stilato da Dainese (Catalogo generale 1811, Il primo libro delle Quaestiones sull’Etica e brillanti alternandosi al gioco dei bottoni p. 229: «n. 1: Jo[hanne]s Parisiensis, Quae- aristotelica si apre con l’iniziale B a corpo dorati e alle leggere filigrane a penna, de- stiones ethicorum et politicorum, fol., cod. rosa su campo esterno dorato e profilato di cretando l’enorme fortuna di questi motivi Catalogo generale 1811, p. 229; Bibliotheca chart.»). Il decreto del 28 luglio 1806 stabi- nero. È ornata da foglioline verdi e rosse di- decorativi nei codici padovani della prima Regia Patavina 1844-1845, p. 210; Catalo- liva la soppressione dell’ordine dei carmeli- sposte lungo le forme curve che, arriccian- metà del Quattrocento (Mariani Canova go 1905, pp. 216-218; Avetta 1909, p. VIII; tani calzati con la conseguente dispersione dosi come volute, terminano con un fiore 1985, p. 358; Mariani Canova 1999, p. 23; Lohr 1970, pp. 180-182; Fredborg 1976, p. del suo patrimonio librario, concentrato all’interno del campo blu decorato a biacca. Mariani Canova 2011). 51 nota 14; Michael 1992, pp. 143, 150 nota inizialmente nell’ex monastero di Sant’An- La lettera presenta un nodo rosso al centro La formella mistilinea decorata finemente a 46; Florio 1994-1995, pp. 152-153; Beltran na a Padova (La Cute 1929, p. 12). Nel 1818- dell’asta, dalla quale si origina un elegante biacca, con lo stemma al centro del fregio 1998, p. 154; Gargan 2001, p. 37 nota 24. 19 i volumi della corporazione soppressa fregio acantiforme decorato da elementi fo- fogliaceo del margine inferiore (c. 2r), è un furono spostati nei locali del convento di gliacei blu, verdi, rossi e rosa e impreziosi- altro elemento desunto dal repertorio orna- San Francesco, attigui alla Biblioteca Car- to da bottoni dorati. Questi elementi orna- mentale tardocarrarese, che compare nel meli, e solamente tra il 1836 e il 1841 giun- mentali si riscontrano negli antifonari per Liber Statutorum maioris ecclesie paduane sero alla Biblioteca Universitaria (Girardi la collegiata di Santa Giustina di Monseli- scritto nel 1401 (Padova, Biblioteca Capito- 1872, pp. 27-33; Girardi 1900, pp. 6-7; Govi ce, oggi alla Biblioteca Capitolare di Pado- lare, ms. D66, c. 4r: Manoscritti miniati 2014, 1987, pp. 143-146). va, realizzati nei primi decenni del Quattro- I, pp. 329-332 sch. 52 di M. Minazzato). I commentari di Buridano erano ampia- cento da miniatori operanti nella bottega La decorazione delle iniziali e dei fregi menti diffusi negli ambienti universitari dei maestri della Bibbia istoriata padovana, acantiformi del ms. 1472 sono da attribuire 18b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1472, italiani ed europei (Federici Vescovini 1976; in particolare nei manoscritti E19 (c. 85v), a un miniatore padovano e risultano con- c. 164r, pagina miniata con iniziale decorata S, Michael 1992), poiché le opere aristoteli- E20 (c. 35r) e nel più tardo E23 (cc. 111r; dotti sulla medesima linea di gusto e raffi- e tre stemmi

196 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 18 MS. 1472 197 19. Ms. 1645 20. Ms. 1646 nello Studio di Padova (Belloni 1986, pp. sembra attestata la nobiltà del giurista fer- tano numeri d’inventario e collocazioni 216-221; Griguolo 2009; Griguolo 2011; rarese, il quale anzi patì per la sua umile assegnate ai codici: «365 T165» (ms. 1645), Antonio da Budrio, Prima pars Antonio da Budrio, Secunda Murano 2016c). estrazione familiare, come messo in luce da «366 V16» (ms. 1646), «379 K17» (ms. lecturae super secundo libro pars lecturae super secundo libro Con altri volumi costituivano la raccolta «to- Primo Griguolo (Griguolo 2011, p. 181). 1647), «368 Y16» (ms. 1648), presentando Decretalium (cc. 1rA-276vB) Decretalium (cc. 1rA-379rA) tum Butrium super Decretalibus, quem ha- Su tre codici, i mss. 1645-1647, figura, in tutte il riferimento al lascito testamentario Repetitio de causa possessionis Scritto nel sec. XV terzo decennio beo in studio», lasciata per testamento, con calce alla prima carta, la nota doganale: del giurista, con alcune puntuali notizie: (277rA-285vB) (ante 22 dicembre 1428) diversi altri testi giuridici, alla biblioteca be- «Dominus Iacobus de Feraria conduxit die «qui obiit in nocte sancti Martini de anno Scritto nel XV sec. terzo decennio Miniato a Padova nel XV sec. nedettina di Santa Giustina di Padova, «quia 22 decembris 1428. A subscripsi». Alla fine nativitatis Domini MCCCCLVII» (ms. 1645, (ante 22 dicembre 1428) quarto decennio monasterium est male fulcitum libris». del 1428 il giurista ferrarese aveva dunque c. 1r), «qui obiit die XI novembris MCCC- Miniato a Padova nel XV sec. Giacomo Zocchi, che a Padova svolse an- già trasferito i libri a Padova, per dare avvio CLVII, qui etiam reliquit et legavit de bonis quarto decennio Cart.; cc. II, 379, I’; 437 x 293 = 55 che attività di giudice presso il comune e all’insegnamento nello Studio. suis ducatos mille exponendos in amplia- [273] 109 x 50 [71 (30) 71] 71 consulente ed arbitro nelle cause di priva- Il ms. 1648, che non presenta la nota do- tione chori ecclesie sancte Iustine supra- Cart.; II, 285, II’; 434 x 290 = 58 [275] ti (la Biblioteca Universitaria conserva un ganale, fu probabilmente redatto dopo il dicte pro monachis ibi officiantibus» (ms. 101 x 46 [76 (28) 75] 65 Illustrazione e decorazione suo consilium, datato 20 marzo 1455, con trasferimento: il copista tedesco “Hartman- 1647, c. 1r, in parte ripetuta a c. 123v). C. 1r al centro del margine superiore mono- sottoscrizione autografa e traccia di sigillo: nus” che trascrive, di seguito alla lettura Giacomo Filippo Tomasini, elencando tra Illustrazione e decorazione gramma di Cristo raggiato in lamina d’oro ms. n. provv 275, cc. 325r-328v; De Sandre sul quinto libro, il Tractatus de usuris di i codici veduti a Santa Giustina «Antonius C. 1r al centro della parte superiore del fo- punzonata e a tempera blu e rosa; al centro 1968, p. 34; Griguolo 2011, p. 197; Mura- Lorenzo Ridolfi e un consilium di Gaspare Butrius […] Super IV Decretalium», iden- glio, sopra le due colonne di testo, è presen- della seconda colonna di testo iniziale de- no 2014, p. 25; Murano 2016c, p. 232), era Calderini (cc. 232r-300v), si sottoscrive ap- tificabile nel ms. 1647, ne riporta la sotto- te lo stemma Zocchi, entro una tabella dai corata E (Ex epistole…) su campo esterno inoltre fiduciario del monastero di Santa ponendo le date: «in vigilia sancti Ioannis scrizione, facendo seguire un’ampia an- contorni mistilinei, su fondo blu con motivi in lamina d’oro, da cui si dipartono elemen- Giustina. Profondamente legato ai monaci Baptiste [23 giugno] anno Domini 1430» notazione: «Altera fuit occasio exornandi decorativi a biacca e con cornice rosa, da ti fogliacei, accompagnati da bottoni dorati e devoto di santa Giustina, lasciò al mona- (c. 288v) e «1403 [sic per 1430] secunda die vetus templum Iacobus Zochus Ferrarien- cui si originano virgulti fogliacei di diversi e filigrane di penna, che si estendono lungo stero anche una somma considerevole de- mensis Iulii» (c. 300v). sis. Hic legum interpres testamento iussit colori, accompagnati da bottoni dorati pro- l’intercolumnio; nel margine inferiore della stinata ad interventi architettonici (Tonzig Un altro copista tedesco sottoscrive la Re- novari proprio aere caput ipsius templi, filati e cigliati ad inchiostro; c. 1v iniziale stessa carta, stemma Zocchi entro tabel- 1929, pp. 67-72), dando disposizione di es- petitio riportata alle carte 277rA-285vB del & ad recitandas preces subsellia. Codices decorata D (De quo vult Deo…) su campo la polilobata rosa bordata di verde, a sua sere sepolto nella chiesa, rivestito dell’abito ms. 1645: «Explicit Repetitio capitis finalis plures, argenteum Calicem, & semet ipsum esterno in lamina d’oro, con terminazioni volta inserita in un riquadro rettangolare monacale. de causa possessionis scripta per manus prope aram maximam sepeliendum lega- fogliacee, che si estendono lungo il margine blu, arricchito da elementi fogliacei di di- L’inventario quattrocentesco della biblio- mei Henrici Harderen de Saxonia in domo vit. Pecunia accepta Abbas vetera demoli- esterno del foglio, accompagnate da botto- versi colori, inserti in lamina d’oro, motivi teca di Santa Giustina elenca, tra i numeri eximii egregiique canonici iuris doctoris». ri caepit, adeoque in opus incumbere, ut ni dorati profilati e cigliati ad inchiostro; decorativi a biacca e attorniato da bottoni 363 e 379, dodici codici appartenuti allo Identificato con Enrico Luberti di Sassonia, universa trienio absoluta sint. Grati animi molte iniziali filigranate di penna in inchio- dorati e ricca filigrana di penna; molte ini- Zocchi, di cui quattro identificati, ora alla amanuense a servizio dello Zocchi e poi monumentum adiecit tumulo Iacobi Zochi stro blu e/o rosso, alcune anche intarsiate. ziali filigranate di penna in inchiostro blu Biblioteca Universitaria. Si tratta dei mss. notaio e cancelliere del vescovo umanista Epitaphium marmoreum, quod extat Cum e/o rosso, alcune anche intarsiate. 1645-1648, contenenti la prima e la secon- Pietro Donato (Montobbio 1956, pp. 52-53), hac inscriptione, quae a parte sinistra chori da parte della lettura di Antonio da Budrio può forse riconoscersi anche nell’“Enricus veteris sub Evangelistario iuxta altare ma- Storia e provenienza sul secondo libro delle Decretali e le lettu- de Alemania” che a Ferrara risiedeva «cum ius humi in arca cum insigni statua legitur: I codici esposti appartenevano al giurista re sul quarto e quinto libro (Cantoni Alzati domino Iacobo de Zochis» (Griguolo 2011, Iacobus de Zochis excellentissimus Legum ferrarese Giacomo Zocchi (Massafiscaglia, 1982, pp. 98-102). p. 196 n. 96). L’attribuzione potrebbe con- Doctor». Ferrara, fine XIV – Padova, 11 novembre I volumi, ad esclusione del ms. 1647, pre- fermare la redazione dell’intero ms. 1645 Tra gli altri volumi elenca anche: «Ant. Bu- 1457), uno dei più autorevoli canonisti sentano sulla prima carta l’insegna miniata ante 22 dicembre 1428. trius in alterum Decretalium, incipit Ru- della prima metà del Quattrocento, che fu raffigurante un ceppo ardente, probabile Le note di possesso quattrocentesche di brica de Accusationibus ex libris D. Iacobi 19. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1645, c. docente a Ferrara e a Bologna e dal 1429 stemma parlante di Giacomo Zocchi. Non Santa Giustina apposte sui volumi ripor- de Zochis […]», identificabile nel ms. 1648 1v, iniziale decorata D

198 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 19-20 MS. 1645-1646 199 (Tomasini 1639, pp. 42-43 [ma 40-41]). Girardi 1900, pp. 6-7; Fondi antichi 1979, sto luogo lo Zocchi aveva chiesto di essere L’inventario settecentesco di Santa Giusti- pp. 51-53; Maschietto 1981, pp. 295-322, sepolto nel testamento del 1457, stanziando na (Index manuscriptorum Sanctae Iustinae Govi 1987, pp. 143-146; Maschietto 1988, una consistente somma di denaro per l’am- 1724, c. 25r) attesta che all’epoca la raccolta pp. 68-70). pliamento e la risistemazione dello stesso delle letture di Antonio da Budrio sulle De- presbiterio (Tonzig 1929, pp. 67-72 e 258- cretali (prima e seconda parte del secondo Lavinia Prosdocimi 260, Bresciani Alvarez 1975, pp. 120-122). libro, terzo, quarto e quinto) era disposta La lastra tombale mostra la figura giacente ordinatamente sotto le segnature «VV 1 n°. Dei quattro volumi superstiti della Lectura dello Zocchi in abiti dottorali, con un gros- 154-158», poi sostituite dalla segnatura uni- in quinque libros Decretalium, commento so volume sotto il cuscino che gli sorregge il ca «AE 1»: tali segnature sono conservate alle Decretali di Gregorio IX di Antonio da capo e un altro al di sotto dei piedi. sui mss. 1645, 1646 e 1648 (le prime asse- Budrio, insigne giurista bolognese, morto L’identificazione del personaggio è resa gnate da Giuseppe Maria Sandi, biblioteca- nel 1408 (Prosdocimi 1961, pp. 541-542), possibile, oltre che dall’iscrizione sullo rio di Santa Giustina tra 1710 e 1741, «AE appartenuti a Giacomo Zocchi (mss. 1645- spessore della lastra Jacobus de Zochis 1» riferibile invece ad Atanasio Peristiani, 1648), solo tre presentano una decorazio- excellentissimus legum doctor, anche dal- bibliotecario dal 1745; Maschietto 1981, ne miniata (mss. 1645, 1646 e 1648). L’im- lo stemma con il ciocco, che appare sullo pp. 81-178). paginazione del testo su due colonne e le sfondo dell’arcosolio sovrastante. Qui il La raccolta figura anche nel catalogo del miniature limitate alla pagina incipitaria ceppo è scolpito a rilievo nelle sue forme 1806, ora ms. Braidense AG.IX.49, dove so- identificano i nostri codici come esemplari essenziali, ma non è escluso che in origine pravvive la sola segnatura «AE 1». Il catalo- di studio. fosse completato in alcune sue parti da rifi- go fu redatto per disposizione del bibliote- Nella decorazione grande rilievo è dato allo niture pittoriche ora perdute. cario dell’Universitaria Daniele Francesco- stemma del committente, raffigurato entro La nota doganale del 22 dicembre 1428 ap- ni, incaricato nel 1806 della custodia e della tabelle dai contorni mistilinei, secondo un posta su tre dei volumi (mss. 1645-1647), catalogazione dei libri di Santa Giustina, uso già diffuso nel corso del Trecento, al che attesta il privilegio da parte dello Zoc- dopo la chiusura della biblioteca e l’apposi- centro del margine superiore o di quello chi, quale professore dello Studio patavino, zione dei sigilli (Cantoni Alzati 1982, p. 29). inferiore della pagina iniziale. Si tratta di di introdurre libri in città senza pagare da- Nel 1806 era ancora presente quindi anche uno stemma “parlante”, un ceppo o ciocco zio (Gargan 2001, p. 29), induce a pensare la lettura sul terzo libro, andata dispersa ardente, forse ideato e assunto quale em- che almeno la trascrizione di questi tre co- successivamente. blema di famiglia dallo stesso Zocchi, una dici fosse avvenuta prima di tale data. Suc- La biblioteca di Santa Giustina fu indema- volta raggiunto lo status di professore, non cessiva sarebbe stata invece, a mio modo di niata in seguito al decreto napoleonico di potendo vantare nobili origini. In due dei vedere, la loro decorazione miniata. Solo soppressione generale delle corporazioni manoscritti (1646 e 1648) alle fiammelle e una volta completata la trascrizione dell’in- religiose del 25 aprile 1810. I libri di San- ai piccoli tizzoni che attorniano il ceppo si tera Lectura, egli ne avrebbe commissiona- ta Giustina furono assegnati all’Universi- aggiungono in alto quattro stelle dorate. to la decorazione. Il ms. 1648 non presenta taria con decreto del Governo italico del Tale stemma, che non è stato possibile si- infatti alcuna nota doganale, ma reca in- 1811, riconfermato dal Governo austriaco nora reperire in alcuno stemmario padova- vece ben due sottoscrizioni del copista del nel 1818. I volumi furono trasferiti nell’ex no e neppure ferrarese, appare invece nel 1430 (cc. 288v e 300v). convento di San Francesco tra 1820 e 1821 monumento funebre eretto al giurista nel Schiettamente padovano è l’ornato acanti- 20. Padova, Biblioteca Univer- e quanto rimaneva, dopo le notevoli di- presbiterio della basilica medievale di San- forme, nei toni del rosso, rosa, verde e blu, sitaria, ms. 1646, c. 1r, pagina spersioni subite, passò all’Universitaria ta Giustina a Padova, ambiente tuttora con- del primo volume a noi pervenuto e qui miniata con iniziale decorata E tra 1838 e 1841 (Girardi 1872, pp. 27-33; servato e denominato coro vecchio. In que- esposto (Cat. 19), in cui interviene un ma- e stemma Zocchi

200 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 19-20 MS. 1645-1646 201 estro ancora legato alla tradizione tardo- Tomasini 1639, pp. 42-43 [ma 40-41]; Index 21. Ms. 1405 all’ultimo decennio del Cinquecento. Le scomparsa, riscuotendo grande successo, trecentesca carrarese. Tale linguaggio, che manuscriptorum Sanctae Iustinae 1724, costituzioni carmelitane del 1586 riporta- tanto da essere ristampata nel 1644 e anco- ritroviamo anche nelle iniziali di un altro c. 25r; Catalogo di Santa Giustina 1806, c. Girolamo vescovo d’Arezzo, Jacopo no le norme che regolavano le biblioteche ra più volte fino al 1738. codice esposto in mostra (Cat. 30), persiste 11v; Bibliotheca Regia Patavina 1844-1845, da Varazze, papa Innocenzo dell’ordine e le disposizioni riguardanti i vi- La Prattica uscì con la dedica dello stam- sin oltre la metà del secolo (Mariani Canova cc. 238r-v; Ferrai 1887, p. 608 (ms. 1646); III, Sermones qui leguntur in sitatores che erano tenuti a controllare sen- patore Pinelli al doge Antonio Priuli, per 1985, p. 372), come dimostrano ad esem- Avetta 1908, p. 6; Montobbio 1956, pp. 51- Quadragesima ad mensam za preavviso i volumi in dotazione dei frati il quale il Priori, nel 1598, aveva prestato pio i manoscritti con il commento alle ope- 54; Astruc 1960, p. 351; Fondi antichi 1979, Sec. XV ultimo quarto per scongiurare la presenza di libri proibiti servizio come cancelliere nella podesteria re di Aristotele di Gaetano da Thiene, uno p. 57; Di Luzio 1980, p. 385; Mariani Canova Venezia (Carmelitani 1586, pp. 62-69, 76, 86). di Brescia. Secondo Claudio Povolo, il mano- dei quali datato 1457, che lo stesso autore 1980, pp. 87, 385; Cantoni Alzati 1982, pp. Altri manoscritti dell’Universitaria apparte- scritto doveva essere conservato negli archivi donò alla biblioteca del convento del Santo 98-99; Zamponi 1984, p. 169 (ms. 1645); Flo- Membr.; II, 100, I’; 238 x 174 = 25 nuti ai carmelitani calzati veneziani, i mss. della famiglia Priuli, a disposizione dei patri- (Pontificia Biblioteca Antoniana, mss. 363 e rio 1994-1995, pp. 223-224; Barile 1999, p. [160] 53 x 18 [51 (14) 55] 36 876, 904 e 1458, presentano l’annotazione zi veneziani invitati a reggere le podesterie di 360) (Mariani Canova 2010, p. 397). 63 nota 13; Miniatura a Padova 1999, p. 218 dei visitatori e la sottoscrizione del Pri- Terraferma (Povolo 2004, p. 111 nota 12). Nel secondo volume superstite (Cat. 20), sch. 82 di G. Mantovani; Gargan 2011, pp. Illustrazione e decorazione ori, che nel ms. 904 riporta: «Laurentius Il testo della Prattica fu utilizzato anche da- qui esposto, interviene invece un’altra 564-565; Murano 2016c, p. 226; C. 1r iniziale D (Dicit propheta) a corpo fo- Priori cancellarius patriarchalis mandato gli inquisitori del Patriarcato di Aquileia, mano, cui spetta anche la decorazione del gliato ocra su fondo blu bordato in lami- subscripsi». La formula sottoscrittoria fa- come attesta un esemplare della prima edi- ms. 1648. Questo secondo maestro sembra na d’oro e decorato da fini viticci in oro di rebbe supporre un incarico probabilmente zione, ora posseduto dalla Biblioteca Uni- aprirsi maggiormente alle novità tardogo- conchiglia, figurata con Cristo in preghie- occasionale (al riguardo Zenarola Pastore versitaria di Padova (104 b 49), che riporta, tiche: la gamma cromatica si schiarisce, si ra, visto inginocchiato e di profilo, le mani 1969, p. 102). sul verso della carta di guardia anteriore, fa più brillante, talvolta acida, il fogliame giunte e il capo rivolto in alto a destra, dove Nato a Venezia o nel dogado veneto, Loren- l’annotazione: «Ad usum Sancti Offizii si assottiglia ed è accompagnato da una ri- una tenue luce dorata lascia indovinare la zo Priori a partire dal 1570 condusse una Aquileiae 1642». Sulla stessa carta un’altra gogliosa decorazione a filigrana di penna, presenza divina; dal campo esterno della fortunata carriera di cancelliere a servizio nota, «Novis tectus membranis, inquisitore impreziosita da bottoni in lamina d’oro, lettera si diparte un fregio a filigrana con dei patrizi veneziani reggitori delle città di fratre Antonio ab Oculo de Ferraria anno oltre che da una ricca filettatura a biacca. fiori viola e azzurri e piccoli bottoni dorati Terraferma, seguendo, tra gli altri, il nobi- Domini 1687», informa che il volume rice- Il linguaggio da lui adottato può essere che riquadra l’intero specchio di scrittu- le Lorenzo Priuli, che fu podestà di Crema, vette la legatura in pergamena nel 1687, al accostato ai modi del Mastro degli Statuti ra, accogliendo nel margine destro, entro nel 1576-77, e di Brescia, nel 1589, e poi tempo di fra Antonio Dall’Occhio da Ferra- padovani, attivo tra primo e secondo quar- un clipeo fogliato color ocra, l’effigie di patriarca di Venezia (Garlati Giugni 1999, ra, inquisitore del patriarcato di Aquileia e to del Quattrocento (Minazzato 2004, pp. sant’Andrea con la croce, e, en bas de page, p. 8; Menegon 2004; Povolo 2004). Il Pri- della diocesi di Concordia. Dall’Occhio, no- 450-451). il monogramma bernardiniano. ori rogò alcuni atti per il patriarca Priuli minato il 9 giugno 1677, in servizio fino al Sulla base dei dati sinora emersi e dei con- e redasse anche il suo testamento in data 4 aprile 1692, fu l’inquisitore più sollecito fronti stilistici qui proposti si può quindi Storia e provenienza 5 luglio 1599 (A.S.V., Notarile, Testamenti, nella cura e nella sistemazione dei docu- ipotizzare che l’esecuzione delle miniatu- Il manoscritto apparteneva alla libreria dei not. Galeazzo Secco, b. 1192, fasc. 447). menti d’archivio del Sant’Ufficio D( el Col re dei codici dello Zocchi sia avvenuta a carmelitani calzati di Venezia, che abitava- L’approvazione dei visitatori con la sua sot- 2009, pp. 15, 35, 76, 77, 82, 83; Schwedt Padova, una volta ultimata la trascrizione no il convento attiguo alla chiesa di Santa toscrizione deve appunto risalire al perio- 2009, pp. 164, 192, 193). dell’ultimo volume (ms. 1648), e quindi non Maria del Carmelo, detta dei Carmini (Cor- do in cui Lorenzo Priuli ricoprì la carica di L’esemplare dell’Universitaria è proba- prima del 1430, presumibilmente nel corso ner 1749, Decas nona et decima, pp. 252- patriarca, tra 4 agosto 1590 e 21 gennaio bilmente riconoscibile tra i libri elencati degli anni trenta. 266, Supplementa, pp. 309-314). In calce 1600, data di morte. nell’inventario dei beni del Sant’Ufficio di alla prima carta miniata si legge la nota: Nel 1598 Lorenzo Priori pubblicò I casi cri- Aquileia, stilato il 5 gennaio 1655: «Lauren- Marta Minazzato «Viso et admisso per dominos visitato- minali ed approntò in seguito una Prattica tii Priuli practica, tomo 1» (Del Col 2009, res», seguita dalla sottoscrizione autografa criminale, che uscì postuma, su iniziativa p. 135; «Priuli» riportato forse erroneamen- «Laurentius Priori cancellarius», databile dei nipoti, nel 1622, a dodici anni dalla sua te per «Priori»).

202 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 21 MS. 1405 203 Riguardo al sermonario, notiamo ancora il ovale l’imagine di Sant’Andrea, e la prima Giovanni Todeschino (Bentivoglio-Ravasio titolo aggiunto, riportato sul verso della car- iniziale rappresenta altro santo genufles- 2004; D’Urso 2004; D’Urso 2007), a Girola- ta di guardia anteriore antica da una mano so, miniature di qualche pregio» (Girar- mo da Cremona, attivo nella città dei dogi seicentesca, con ogni probabilità di un bi- di 1872, pp. 27-33; Girardi 1900, pp. 6-7; dal 1474 al 1483. Di origine mantovana, Gi- bliotecario carmelitano che annota anche La Cute 1929, pp. 608, 642; Fondi antichi rolamo partecipò ad alcune delle più presti- il ms. 876 sopra citato. Il completamento 1979, pp. 30-34, 44-46). giose imprese decorative del Quattrocento, del titolo è di mano del bibliotecario dell’U- quali il “cantiere” della Bibbia di Borso d’E- niversitaria Riccardo Perli (1832-1907). Il Lavinia Prosdocimi ste (1455-1461), in un percorso d’eccellenza manoscritto conserva l’antica legatura, con che lo vide intervenire nel 1461, in sostitu- il rifacimento del dorso, su assi in legno zione del più anziano Belbello da Pavia, nel rivestite di pelle con impressioni a secco e Il codice, proveniente dalla comunità dei Messale di Barbara Gonzaga e nei primi cinque borchie per piatto, una delle quali Carmelitani calzati di Venezia, reca i ser- anni dell’ottavo decennio al fianco di Libe- perduta; sul piatto posteriore tracce di due moni di Girolamo, vescovo d’Arezzo, Ja- rale da Verona nei libri di coro per il Duo- bindelle in cuoio, che dovevano agganciarsi copo da Varagine e papa Innocenzo III. mo di Siena (Toniolo 2004a, pp. 312-314). a due bottoni sul piatto anteriore, di cui si La componente figurata del manoscritto, Ancora agganciata al mondo della Bibbia conservano i fori di fissaggio. concentrata a c. 1r, consta di un’iniziale D di Borso appare la fascia che riquadra lo Con il passaggio al Demanio della biblio- (Dicit propheta) avvolta da pesanti foglie specchio di scrittura nel codice dell’Univer- teca dei carmelitani calzati, in seguito al in oro brunito che al centro dell’asta curva sitaria, improntata a stilemi decorativi che decreto napoleonico di riduzione delle della lettera si arricciano lasciando intrave- riscossero grande fortuna in area veneta, corporazioni religiose del 28 luglio 1806, dere la struttura sottostante, un intreccio di trovando numerose declinazioni e varianti il codice venne depositato, con gli altri listelli del medesimo colore del fogliame. e divenendo, insieme ai bianchi girari, il volumi delle librerie soppresse, a Padova, Il campo interno accoglie la raffigurazio- pattern decorativo più frequentemente usa- nell’ex monastero di Sant’Anna, e fu poi ne di Cristo in preghiera, cui corrisponde, to negli incunaboli veneziani (Armstrong registrato nel Catalogo generale del 1811: alla stessa altezza nel margine esterno della 1995, p. 36). Si notino le forti assonanze «Sermones qui leguntur in Quadragesima carta, la raffigurazione di sant’Andrea che con la decorazione a filigrana tempesta- ad mensam, 4. cod. membr.» Il volume regge la croce e un libro. L’effigie del santo ta di fiori rosa e azzurri che orna c. 7r del fu tra i primi ad essere trasferito all’U- è inserita nella ricca bordura floreale che Salterio ms. 73 della Bertoliana di Vicenza, niversitaria, al tempo del Regno Italico, incornicia l’intera pagina, in un allegro flu- miniato da Girolamo per un domenicano nel 1813, quando il bibliotecario Daniele ire di fiordalisi blu e viola accompagnati da della locale chiesa di Santa Corona, o un Francesconi fece trasportare alla Pubblica sottili filigrane e bottoni d’oro cigliati. Spic- committente legato al convento, nel corso Libreria dal deposito di Sant’Anna i 790 ca infine, per nitore d’esecuzione e qualità degli anni sessanta (Toniolo 2006; Canova volumi considerati di maggior pregio. È dei colori, il monogramma raggiato IHS al Mariani 2011, pp. 263-264), quando l’artista infatti riconoscibile nel relativo Catalogo, centro del margine inferiore. lombardo si trovava in Veneto e molto pro- redatto dall’abate Giuseppe Gnocchi nel La composizione tradisce la mano di un babilmente a Padova. Un confronto altret- 1818, in cui viene ampiamente descritto: maestro veneto o più probabilmente vene- tanto parlante si può istituire con l’ornato «Codex membranaceus. Sermones qui le- ziano, come emerge dalla fitta trama di col- marginale a rosette azzurre e rosa del ma- guntur in Quadragesima ad mensam [...] legamenti che legano le miniature descritte noscritto bodleiano Douce 314, opera epo- Pare del sec. XV, la prima facciata porta all’opera dei principali artisti operanti in nima del cosiddetto Douce Master, attivo in 21a. Padova, Biblioteca Univer- ornamenti miniati che ne formano il con- laguna nell’ultimo quarto del Quattrocen- Veneto nell’ottavo decennio del XV secolo sitaria, ms. 1405, c. 1r, pagina torno, fra i quali a destra nel mezzo di un to, dal Maestro del Plinio di Londra, alias (Gnaccolini 2004). miniata con iniziale D e fregio

204 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 21 MS. 1405 205 Essenziale per la comprensione del codice All’équipe di maestri veneziani cui spet- a unirsi alla lunga barba candida, la croce e mista a c. 186r, qui inserito in un paesaggio dell’Universitaria si rivela poi lo splendido ta quello che è, a giudizio di Henry Yates il libro tra le mani. La presenza di sant’An- di bassi arbusti cespugliosi di cui quello in Breviario Canon. Liturg. 410 della Bodleian Thompson, «the most magnificent book in drea, unitamente alla facies lagunare del- cui prega il Cristo del ms. 1405 pare una Library di Oxford, miniato dal Maestro del the world», l’Opera di Aristotele della Pier- le miniature del codice dell’Universitaria, versione impoverita. Plinio di Londra tra il 1478 e il 1480 per la pont Morgan Library (PML 21194-95), è nonché al fatto che alla fine del Cinquecen- Non sembra quindi errato immaginare che certosa veneziana di Sant’Andrea del Lido riferito un Salterio miniato oggi a Oxford to il libro si trovasse in un convento vene- l’ignoto artista del codice dell’Universitaria, (Mariani Canova 1998, pp. 175-178; Fortu- (Bodleian Library, Canon. Liturg. 72), da- ziano, induce cautamente a ipotizzare che chiamato dai certosini del Lido a decorare na dei primitivi 2014, pp. 476-479 sch. 92 tabile tra il 1470 e il 1480, che sfoggia nella il sermonario possa essere stato origina- il bel sermonario, abbia trovato tra i libri di L. Armstrong). Si prenda c. 1r, il fron- B del Beatus vir una struttura e un appara- riamente realizzato per la Certosa del Lido miniati in uso presso la comunità gli oppor- tespizio del Salterio, dove campeggia una to decorativo del tutto analoghi a quelli del di Venezia, e quindi passato in circostanze tuni modelli cui attenersi, pervenendo a un B ricoperta di un opulento fogliame dorato ms. 1405 (Pächt-Alexander 1970, p. 55, n. ignote ai carmelitani calzati della stessa cit- risultato di sobria eleganza e dignitosissi- del tutto affine alla D del ms. 1405, e dove 559; Solopova 2013, pp. 595-599): il corpo tà. Questa ricostruzione avrebbe inoltre il ma tenuta formale. nello spazio tra le due colonne di testo il litterale è avvinto da foglie d’oro morbide e merito di offrire una spiegazione adeguata Maestro del Plinio di Londra si è divertito sfrangiate che si aprono nel segmento curvo al monogramma bernardiniano che riluce Chiara Ponchia a inanellare una fastosa sequenza di perle più ampio a svelare il sottostante intreccio nel margine inferiore di c. 1r del sermona- e gioielli intervallati da quelle more verdi di listelli aurei. Anche il Cristo del sermona- rio: fu proprio il santo senese infatti, nella e rosa punteggiate di giallo che decorano il rio non appare troppo distante dal re David suo passaggio per la Serenissima nel 1422, Catalogo generale 1811, p. 230 n. 31; Ca- capolettera figurato del nostro sermonario. accolto nella raffinata iniziale, nelle mani a spingere il Senato alla fondazione della talogo 1818, p. 26 n. 98; Bibliotheca Regia Iniziali rivestite di foglie d’oro e more tra- giunte in preghiera e protese un po’ rigida- prima certosa nell’isola di Sant’Andrea del Patavina 1844-1845, c. 200r; Catalogo 1905, mutate in improbabili pietre dure non man- mente verso l’alto, e nella barba a punta che Lido (Mariani Canova 1998, p. 160). II, cc. 168r-169v; Fondi antichi 1979, pp. 47- cano nei preziosi codici circolanti a Venezia in questi anni ricorre di frequente nei per- E, forse non a caso, proprio un altro mano- 48; Hellmann 1997-98, 2.62-63. in questo scorcio di secolo: si veda ancora il sonaggi maschili di Girolamo da Cremona scritto eseguito per la comunità certosina frontespizio del De civitate Dei edito da Jen- e del Maestro del Plinio di Londra. del Lido contribuisce a definire ancor me- son nel 1475 (New York, Pierpont Morgan Ampie foglie d’acanto dorate si dipanano glio quali furono i modelli che agirono sulla Library, Inc. E.13.D) e miniato da Girolamo lungo i bordi azzurro intenso di c. 74v, formazione dell’anonimo miniatore del ms. da Cremona, dove nell’ornato intercolonna- apertura del Temporale, del già ricordato 1405: si tratta di un minuscolo Breviario re figurano more verde scuro pralinate di Breviario bodleiano Canon. Liturg. 410, oggi alla Biblioteca Comunale di Treviso giallo e nel campo esterno della lettera G, in un gioco cromatico affine a quello del (ms. 888), cui attese verso la fine del secolo avvinta da una vegetazione dorata, si rileva campo esterno su cui poggia la D del ms. Liberale da Verona (Mariani Canova 1998, il gusto per una decorazione a sottili viticci 1405, blu scuro ramagiato in oro. Nel Bre- pp. 178-180; Eberhardt 2011, p. 185) rea- in oro su fondo colorato, in questo caso ros- viario certosino, il ricco tralcio si apre en lizzando sei miniature a piena pagina con so, come nella D del ms. 1405. bas de page ad accogliere il busto di sant’An- frontespizi architettonici cui sono appesi drea, chiaro omaggio al santo titolare della finti fogli pergamenacei strappati al centro, Certosa del Lido, effigiato contro un cielo così da far vedere al di là figure e paesaggi. terso con la croce in una mano e un libro Alcuni dei volti maschili tratteggiati dall’or- nell’altra. Colpisce l’affinità con l’immagi- mai anziano Liberale richiamano, negli ne dell’apostolo che ricorre nel sermonario occhi piccoli e nell’espressione un poco at- dell’Universitaria: anche qui il santo si af- tonita, il sant’Andrea dell’Universitaria: si faccia da un oculo di foglie dorate, i capelli prenda David che suona il salterio di c. 14r 21b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1405, c. 1r, clipeo fogliato con sant’Andrea con la croce canuti, i lunghi baffi bianchi che scendono o ancor meglio un’altra immagine del sal-

206 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 21 MS. 1405 207 22. Ms. 1055 tatus», segue il numero d’inventario (sec. Il codice contiene i Libri quatuor dialogo- fedeli. Con un linguaggio semplice, diver- 2000). In questo catalogo si trova un altro che venne non a caso esemplato su di un XV) «426 M. 19» che trova corrisponden- rum de miraculis patrum italicorum o, con so dalle altre opere colte dello stesso au- codice contenente la stessa opera, anch’es- testimone del IX secolo. Le prime attesta- Gregorio Magno, Dialogi za con la descrizione del manoscritto ri- titolo in forma abbreviata di seguito uti- tore, Gregorio narra in forma di dialogo so proveniente dal monastero di Santa zioni del motivo, tuttavia, si individuano Sec. XV metà (ca. 1449-1464) portata nell’inventario della stessa biblio- lizzata, Dialogi, scritti da papa Gregorio con il diacono Pietro le vite, le “imprese”, Giustina di Padova, il ms. 751 della Biblio- già ad impreziosire la facies antiquariale Scritto da Nicolò de Salveldia teca realizzato negli anni 1453-1480/85 Magno (540-604) presumibilmente fra il i miracoli di santi uomini italiani, in par- teca Universitaria di Padova (Cat. 11). di un nucleo di manoscritti del quarto de- Miniato a Padova (Padova, Biblioteca Civica, B.P. 229, n. 593 e il 594 (ed. critica in Gregoire le Grand ticolare dell’Italia centrale, alle prese con cennio, la cui decorazione in inchiostro 426); sul margine superiore di c. Iv nota 1978-1980). Il testo ebbe una larghissima goti, longobardi, franchi, divinità pagane, Leonardo Granata con esili e ordinate maglie viminee è sta- Membr.; I, 155, I’; 260 × 182 = 30 [159] di mano del sec. XVI con il titolo dell’ope- diffusione durante tutto il medioevo sia demoni e carnali tentazioni. Si tratta di ta ricondotta allo scriba Andrea Contrario 71 × 26 [109] 47, rr. 27 / ll. 27 (c. 14r). ra; sullo stesso foglio la segnatura del sec. per la rinomanza dell’autore che per il persone reali, anche di umile estrazione, (Mantovani-Prosdocimi-Barile 1993) in due XVIII, «YY. 3. n. 32», depennata (ripetu- contenuto stesso dell’opera. Gregorio, san- coeve allo stesso autore o di cui comunque Il nuovo modello del libro umanistico affer- casi, però, più problematicamente esegui- Illustrazione e decorazione ta anche sulla controguardia anteriore) e to e dottore della Chiesa, ebbe un ruolo di sono ancore vive la memoria e le testimo- matosi alla metà del secolo aveva adottato te accanto ai bianchi girari del miniatore Cc. 1r, 3r, 29r, 59r, 104r: cinque iniziali de- nota di mano di Giuseppe Maria Sandi, primissimo piano nella gestione della pro- nianze dirette, tutte accomunate da una quale lessico rinascimentale precipuamen- veneziano Cristoforo Cortese. Sodale del corate a cappi intrecciati policromi poste a bibliotecario di Santa Giustina tra il 1710 fonda crisi che colpì la penisola italiana in forte fede nel cristianesimo che sola sa of- te veneto la tipologia decorativa del cosid- calligrafo umanista fu il tedesco Michele marcare le principali divisioni testuali. At- e il 1741, che riporta le indicazioni fornite seguito alla guerra greco-gotica (535-553) frire una risposta, un punto di riferimento detto “cappio annodato” (Mariani Canova Salvatico, copista di riferimento per i pro- torno al corpo blu delle lettere si dispiega negli anni 1719-20 dall’erudito Benedetto e, dal 568, all’invasione longobarda, in un sicuro nei tempi oscuri in cui si trovano a 1988b) che, in alternativa all’uso fiorentino tagonisti dell’umanesimo veneziano, quali i un fitto ordito di maglie di nastri dai colori Bacchini sul contenuto del manoscritto momento storico che vede il progressivo vivere. Quest’opera di papa Gregorio ebbe dei bianchi girari (Ceccanti 1993-1996), co- colti bibliofili Francesco Barbaro e Guarne- accesi, rosa, verde, celeste, giallo e viola, e la sua datazione; sempre sul medesimo ritirarsi dell’amministrazione bizantina in particolare una grandissima fortuna nobbe ampia diffusione soprattutto presso rio d’Artegna. Non è un caso, quindi, che alternati sul fondo della foglia d’oro, pun- foglio è inoltre presente la segnatura «A. dalla penisola dopo l’effimero successo presso il monachesimo benedettino in vir- le corti padane di Ferrara, Mantova e Ce- intorno alla metà del Quattrocento il nuovo zonata e sagomata di nero in un gioco di E. 3.», del tipo introdotto da Atanasio Pe- giustinianeo e il passaggio finale dal tar- tù anche del fatto che il Libro II è intera- sena, pervenendo attraverso l’area adriatica registro decorativo, sebbene in forme più curve che esalta la forma della lettera. Sem- ristani, bibliotecario tra il 1741 ed il 1764 doantico all’alto medioevo. Gregorio è mente dedicato alla vita di san Benedetto sino alla Roma dei papi. elaborate, divenga distintivo dei prodotti plici capitali in rosso e blu sono invece po- e, ancora ripetuto, il titolo dell’opera di l’immagine vivente di questo trapasso: pra- da Norcia: «Fuit vir vitae venerabilis gra- Parallelamente a quanto avvenne infatti per legati al nome di Michael de Salvaticis, in ste a introduzione dei capitoli. mano del sec. XVIII-XIX. Sul piatto ante- efectus urbis Romae nel 573, apocrisario a tia Benedictus et nomine, ab ipso pueritiae la poligenesi della renovatio grafica umani- particolare nei codici da lui curati insie- riore etichetta membr. con lettera M, con Costantinopoli presso l’imperatore Tiberio suae tempore cor gerens senile» (Gregoire stica, in parte dovuta alla sensibilità della me ad altri affini copisti per la biblioteca Storia e provenienza ogni probabilità in riferimento all’antica dal 579 al 586, papa dal 590 alla morte. le Grand 1978-1980, II, p. 126; nel ms. in città lagunare tradizionalmente aperta Guarneriana, allestita a Venezia o Padova Il codice appartenne alla biblioteca del segnatura del manoscritto. Il codice ri- Vive con grande consapevolezza, fede e mostra: c. 29r); in esso Gregorio dedica all’influsso del mondo bizantino, rispetto tra sesto e settimo decennio. Proprio le pe- monastero di Santa Giustina di Padova mase in questa biblioteca fino alle leggi forza d’animo il suo alto magistero e i tem- anche il capitolo 36 alla regola monastica all’ambiente toscano che esemplò i propri culiarità dell’ornato a cappi del codice della come attesta la nota di possesso, scritta napoleoniche e i decreti di confisca del pi difficili, caratteristiche che troviamo scritta dallo stesso Benedetto: «Nam scrip- modelli essenzialmente dai codici centroi- Biblioteca Universitaria, con i nastri punti- in rosso e di mano del copista, presente periodo 1806-1810, quando il monastero bene espresse anche nelle numerose opere sit monachorum regulam discretione pra- taliani d’età romanica dell’XI-XII secolo, nati in biacca e movimentati dall’apertura sul margine inferiore di c. 152v: «Iste li- venne soppresso. I libri vennero dapprima da lui scritte, in particolare nei Moralia in ecipuam, sermone luculentam» (Gregoire l’originale fenomeno veneto di recupero di palmette fitomorfe, insieme all’elasticità ber est monachorum congregationis de depositati nell’ex monastero di Sant’Anna Iob e nelle Homiliae in Ezechielem. Anche le Grand 1978-1980, II, p. 242; nel ms. in dell’antico si spiega, invece, mediante pre- dell’ordito a maglie larghe su lamine d’o- observantia Sancte Iustine alias unitatis (1806-1818), quindi trasferiti nell’ex con- i Dialogi seguono la stessa traccia e lo pos- mostra c. 56rv). Il testo dei Dialogi ebbe stiti formali desunti piuttosto dall’antece- ro a punzoni e contorni neri mistilinei, si ordinis sancti Benedicti, deputatus usui vento di San Francesco (1818-1819), e da siamo leggere con tutta evidenza a partire inoltre un’ampia diffusione anche in altre dente decorazione a cappi intrecciati d’età possono ben raffrontare ad esempio con le monasterii Sancte Iustine de Padua»; qui, tra il 1838 ed il 1841, nella Sala dei dall’incipit dell’opera: «Quadam die nimiis lingue a partire dalla traduzione in greco carolingia ed ottoniana (Pächt 1957). iniziali del Guarner. 8, un altro De civitate sullo stesso foglio due numeri, a penna, Giganti, all’epoca sede della Biblioteca quorumdam saecularium tumultibus de- compiuta tra il 741 ed il 752 dall’ultimo L’adozione di un’iniziale ad intreccio già Dei datato 1450, e nei mss. Guarner. 72 e dell’inventario (sec. XV): «296 T 13» e Universitaria (Fondi antichi, pp. 51-53; pressus, quibus in suis negotiis plerumque papa greco, Zaccaria (Granata 1993-1994), matura si ritrova ad esempio nel Chronicon 88 (San Daniele del Friuli, Biblioteca Guar- «426 M 19», quest’ultimo su rasura. Sul Prosdocimi 2011b). A c. 1r timbro della Bi- cogimur solvere etiam quod nos certum e da qui la conoscenza presso il modo bi- d’Eusebio datato 1450 (Venezia, Biblioteca neriana; Guarneriana 1988, p. 103 sch. 8 di margine inferiore di c. 1r si trova un’altra blioteca dell’Imperiale Regia Università, est non debere» (Gregoire le Grand 1978- zantino e ortodosso dell’opera gregoriana Nazionale Marciana, Lat. IX, 1 (=3496); C. Scalon; p. 108 sch. 13 e p. 106 sch. 11 nota di possesso: «Iste liber est monacho- con le armi della casa d’Asburgo e risalen- 1980, II, p.10; nel ms. in mostra: c. 1r). Si con ulteriori traduzioni: in arabo nel 779, Miniatura a Padova 1999, p. 239-240 sch. di M. D’Angelo), realizzati nello scrittorio rum Congregacionis Sancte Iustine ipsi te al periodo della dominazione austriaca tratta di un’opera agiografica, suddivisa in in georgiano all’inizio del sec. XI, in slavo 92 di A. De Nicolò Salmazo), celebre per la del Salvatico, o con il Guarner. 73, esem- monasterio Sancte Iustine Patavii depu- (1814-1866). quattro libri, destinata all’edificazione dei tra la fine del sec. IX e l’inizio del X (Diddi miniatura attribuita ad Andrea Mantegna, plato da Niccolò da San Vito (Guarneriana

208 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 22 MS. 1055 209 1988, p. 105 sch. 10 di M. D’Angelo). Questi Nel 1442-1443 Niccolò confezionò invece con il ms. 1055 per fattura e allestimento, è autore anche della stesura del Guarner. a Padova per la famiglia Capodilista le De- applicando la medesima scelta lessicale per 63 (Guarneriana 1988, p. 116 sch. 21 di M. cadi di Tito Livio in tre volumi (San Gallo, le cinque capitali a cappi policromi (cc. 1r, D’Angelo) dove, tuttavia, le maglie ordinate Kantonsbibliothek, mss. 306, 307, 308), la 33v, 51v, 64r, 83r). e raffinate delle lettere a intrecci su lamina cui decorazione a bianchi girari è stata ri- Una certa affinità per la tipologia di intrec- arabescata rivelano una fattura superiore, condotta ad uno dei miniatori di una silloge ci dalle brevi terminazioni sfrangiate, per da accostarsi all’iniziale del Petrarca Plut. delle opere di san Girolamo in due volumi, le cromie dei nastri puntinati, nonché per 41.8 della Biblioteca Medicea Laurenzia- in origine conservati e forse allestiti nel la sagoma dello sfondo in oro punzonato, na, recentemente riferito ad Andrea Con- cenobio benedettino: il Lat. th. c. 31 della è riscontrabile inoltre in due codici della trario, insieme alla decorazione del Tito Bodleian Library di Oxford (già collezione Bodleian Library di Oxford, il Sallustio Ca- Livio della Bibliothèque Nationale, Latin Major J.R. Abbey, ms 6774; Alexander-de non. Class. Lat. 134, scritto per uso privato 9679, già associato da Mariani Canova al la Mare 1969, pp. 115-117 n. 41) e il ms. dal veneziano Giovanni Gradenigo, ma so- Cesare della British Library, Harley 2683, 1274 della Biblioteca Universitaria (Splen- prattutto nel Canon. Class. Lat. 186, conte- tutti volumi copiati da Michele Salvatico dore nella Regola 2011, pp. 150-154 sch. 22 nente le Vitae di Diogene Laerzio nella tra- (al gruppo si potrà unire facilmente anche di S. Fumian). Ad avvalorare l’ipotesi dell’e- duzione traversariana (Pächt – Alexander la decorazione del Pseudo-Agostino, Soli- sistenza di uno scriptorium attivo presso la 1970, p. 54 n. 546, tav. L e p. 42 n. 411, tav. loquium animae ad Deum, Sotheby’s, 2 Lu- comunità benedettina, è l’individuazione XL). Un raffronto stilistico si può suggerire glio 2013, lot. 61). della littera antiqua di Mattia de Salveldia anche per i capilettera di una copia delle Significativa è la sua influenza su un altro in un nutrito gruppo di codici tutti pari- Elegie di Propezio, confezionata nel 1460 scriba tedesco, Nicolò de Salveldia (da Sa- menti provenienti da Santa Giustina (Bari- da Giovanni Battista Auretino da Verona alfeld), dal momento che entrambi risul- le 1999). Oltre ai mss. 16 e 26 della Biblio- per i Trevisan di Padova (Roma, Accade- 22b tano affiliati alla congregazione riformata teca Rosminiana di Stresa (Cantoni Alzati mia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, ms. di Santa Giustina di Padova, che riuniva 1982, pp. 90, 108), Elisabetta Barile ricon- 43.E.8 = Rossi 110; Trionfo sul tempo 2002, i cenobi d’osservanza benedettina di San duce al copista tedesco anche la stesura dei pp. 114-115 sch. 26 di G. Mariani Canova). Giorgio Maggiore di Venezia e di Santa mss. 658 (per le cc. 36-41), 851, 880, 1053, La moda della lettera all’antica a cappi in- Maria di Praglia. Se il Salvatico risulta qui 1636, 1637, (Barile 1999, pp. 110-120, 90, trecciati, che precede la fortuna della litte- professo dopo il 1456, Nicolò fece invece 89-91, 90, 124, 129), confluiti nell’Universi- ra mantiniana, si era ormai del resto am- il suo ingresso nel monastero patavino nel taria di Padova. A questi ultimi due volumi, piamente diffusa tra Padova e Venezia nel 1449, prendendo i voti nel 1450 con il nome che compongono un Lezionario (Passiona- corso del sesto decennio, caratterizzando di Mattia e vi rimase sino alla morte nel rio), è stato associato un terzo, il ms. 1638 ad esempio il Giuramento di Francesco 1464, copiando una serie di codici tra cui (Ibid., p. 233) che pure appartenne ai mo- Barbaro come procuratore di San Marco, il ms. 1055 (Barile 1993, pp. 77-78, n. 64; naci padovani, ma che afferisce tuttavia a scritto a Venezia nel 1452 (Vienna, Öster- Trolese 2011, pp. 63-64; Trolese 2014, pp. distinta vicenda, di poco successiva, diffe- reichische Nationalbibliothek, Cod. 438; 116-117). Della sua precedente attività di renziandosi sia nella scrittura, sia per l’ap- Hermann 1931, n. 16, pp. 12-13, tav. VI), ma calligrafo è nota la sottoscrizione del 1441 parato illustrativo, attribuibile a Giovanni contagiando anche Leonardo Bellini quan- a Venezia del manoscritto Edili 215 della Vendramin. Tra questi codici della produ- do, in un frontespizio della Cosmographia 22a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1055, c. 1r, Biblioteca Laurenziana di Firenze, che con- zione di Niccolò de Salveldia per Santa di Tolomeo, decorato per la famiglia Molin pagina miniata con iniziale decorata a cappi intrecciati serva le Epistolae ad familiares di Cicerone Giustina si distingue in particolare il ms. di Rovigo con una mantegnesca vignetta policromi Q e i cui minii rinviano, secondo la studiosa, 880, contenente San Giovanni Crisostomo, dal sapore orientale, ricorse per i tre mar- 22b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1055, c. 3r, ini- al Laurenziano Plut. 41.8 del Contrario. De reparatione lapsi, che viene a coincidere gini esterni al motivo delle griglie di na- ziale decorata a cappi intrecciati policromi S 22a

210 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 22 MS. 1055 211 stri annodati su barra corrente (Windsor, Bibliotheca Regia Patavina 1844-1845, c. 23. Ms. 658 XVIII, «YY. 3. n. 35», e la nota di mano bas 1865) venne composto verso l’810 ed Eton College Ms. 140; Alexander 1969, pp. 142r; Ferrai 1887, p. 613; Catalogo 1905, di Giuseppe Maria Sandi, bibliotecario di ebbe un’ampia diffusione nel medioevo. 9-10, fig. 2). Di fondamentale importanza II, p. 319; Cantoni Alzati 1982, pp. 21 n. Smaragdo, Diadema monachorum Santa Giustina tra il 1710 e il 1741, che Contiene un’antologia, in cento capitoli, di per la trasmissione dell’ornato protorina- 48, 109; Barile 1993, pp. 77-78 n. 64; Ba- (cc. 1r-67v) riporta le indicazioni fornite negli anni precetti virtuosi per i monaci, ricavati dai scimentale veneziano è in particolare la rile 1994, p. 103 n. 213; Barile 1999, p. 61; De scripturis ecclesiasticis 1719-20 dall’erudito Benedetto Bacchini Padri della Chiesa e, in particolare, da Gre- produzione romana a cappi geometrici del Casagrande Mazzoli – Ornato 1999, p. 278; (cc. 68r-91v) sul contenuto del manoscritto e la sua gorio Magno. La seconda opera, De scrip- presbitero Niccolò Polani (Pasut 2004), Trolese 2011, p. 63; Trolese 2014, p. 116. Sec. XV metà datazione; è inoltre presente la segnatura turis ecclesiasticis, è di autore non identifi- databile intorno al De civitate Dei da lui Veneto «A. E. 3.», del tipo introdotto da Atanasio cato. Si tratta in realtà di un lungo elenco sottoscritto nel 1459 (Parigi, Biliothèque Peristani, bibliotecario tra il 1741 ed il di autori e opere di ambito ecclesiastico, Sainte-Geneviève, ms. 218). Oltre all’esem- Membr.; II, 93, I’; 284 × 199 = 30 [181] 1764. Il codice rimase in questa bibliote- preceduto da un breve testo introduttivo. pio costituito dal Porfirione Vaticano, Chi- 73 × 31 [122] 46, rr. 31 / ll. 30 (f. 14r); ca fino alle leggi napoleoniche e i decreti La scrittura del manoscritto si presenta gi H.VII.229 (Ruysschaert 1968), da poco 20 [209] 55 × 15 [66 (10) 60] 9 / 39, rr. di confisca del periodo 1806-1810, quan- scandita in due parti bene distinte. Nella Mariani Canova ha ricondotto al catalogo 51 / ll. 51 (c. 74r). do il monastero venne soppresso. I libri prima, riguardante il Diadema monacho- del miniatore dei papi un piccolo prezioso vennero dapprima depositati nell’ex mo- rum (cc. 1r-67v) sono attive più mani, tut- volume della Biblioteca Vaticana, il Vat. Illustrazione e decorazione nastero di Sant’Anna (1806-1818), quindi te in littera antiqua posata: mano 1 (cc. lat. 3703 con la Vita illustrissimi ac reve- C. 1r: iniziale H (Hoc est) in oro a cappi trasferiti nell’ex convento di San France- 1r-35v), mano 2, attribuita a Nicolò de rendissimi patris Nicolai Albergati, presen- intrecciati in risparmiato, posta su campo sco (1818-1819), e da qui, tra il 1838 ed Salveldia (cc. 36r-41r), mano 3 (cc. 41v- tato tra 1451 e 1460 da Iacopo Zeno come a lacunari verdi, rossi e blu puntinati con il 1841, nella Sala dei Giganti, all’epoca 57v), mano 4 (cc. 58r-67v). In particolare codice di dedica per il cardinale Pietro motivo a bianchi girari; iniziali in inchiostro sede della Biblioteca Universitaria. (Fon- si sottolinea l’importanza del riconosci- Barbo (Mariani Canova 2014, pp. 489-490, alternativamente in rosso e blu alle principa- di antichi, pp. 51-53; Prosdocimi 2011b). mento della mano di Nicolò de Salveldia figg. 1-2). Lo stemma del futuro Paolo II, li partizioni del testo; titoli in rosso. A c. 1r timbro della Biblioteca dell’Impe- (Barile 1993, 77-78 n. 64), copista molto sormontato ancora dal galero rosso, figu- riale Regia Università, con le armi della attivo presso il monastero di Santa Giu- ra inoltre in un ulteriore codice decorato Storia e provenienza casa d’Asburgo e risalente al periodo del- stina di Padova; nel catalogo si trova un da Polani, il Vat. lat. 547, un esemplare dei Il codice appartenne alla biblioteca del la dominazione austriaca (1814-1866). altro codice da lui realizzato al quale si Sermoni di San Leone Magno, che nel mo- monastero di Santa Giustina di Padova Le cc. I e I’, anticamente controguardie rimanda per la scrittura e la bibliografia tivo dei sottili nastri intrecciati rivela una come attesta la nota di possesso presen- anteriore e posteriore, provengono da un di questo copista: ms. 1055 (Cat. 22). La sorprendente parentela con il recupero te sul margine inferiore di c. 1r: «Iste frammento di manoscritto membranaceo seconda parte, corrispondente con il testo dell’iniziale carolingia proposto da Andrea liber est monachorum Congregationis e contengono madrigali, tra cui Jacopo da del De scripturis ecclesiasticis (cc. 68r- Contrario. Il dispiegamento originalissimo Sancte Iustine Paduane ipsi monasterio Bologna, con notazione musicale quadra- 91v) è stata realizzata da un’unica mano delle invenzioni nate con intento antiqua- Sancte Iustine Patavii deputatus. Signa- ta del tardo sec. XIV. in littera antiqua con una forte tendenza rio per il codice umanistico veneto e, come tus in inventario numero 561» e trova La prima delle due opere presenti nel co- alla corsività. per il ms. 1055, adottate con disinvoltura corrispondenza con la descrizione del dice è quella del benedettino Smaragdo, L’esemplare rientra a pieno titolo nelle per il testo patristico, introduce però or- manoscritto riportata nell’inventario del- abate di Saint-Mihiel (circa 760-840), sperimentazioni antiquarie venete della mai ad un altro clima culturale, quello del- la stessa biblioteca realizzato negli anni erudito (di lui si possiedono diverse altre metà del sec. XV. L’esecuzione di grande la produzione romana del codice di lusso 1453-1480/85 (Padova, Biblioteca Civica, opere tra cui un Commentarius in regulam raffinatezza unisce due diverse tradizioni rinascimentale. B. P. 229, n. 561); sul margine inferiore sancti Benedicti e un testo grammaticale, di recupero dell’antico: il motivo dei cap- dello stesso foglio nota di mano del sec. il Commentarius in Donatum) e in rappor- pi intrecciati realizzati con perfetto gusto Laura Zabeo XVII con l’elenco delle opere contenute to con la corte imperiale di Carlo Magno simmetrico e quello dei bianchi girari. nel codice. Alla c. IIv si trova due volte, di e di Ludovico il Pio. Il Diadema monacho- cui una depennata, la segnatura del sec. rum (Volpi 1994, p. 1623; Smaragdus Ab- Leonardo Granata

212 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 23 MS. 658 213 Bibliotheca Regia Patavina 1844-1845, p. 83; Ferrai 1887, p. 622; Catalogo 1905, II, 204v; Avetta 1908, p. 6; Besseler 1925- 1927, VII, pp. 226-231, VIII, pp. 233-255; Plamenac 1955, pp. 165-181; Italian secular music 1967; Fischer 1972, pp. 988-989; Pe- trobelli 1976, p. 464 n. 111; Gallo 1981, p. 10; Cantoni Alzati 1982, p. 124; Padua sidus preclarum 1989, p. 114; Ciliberti 1990, pp. 774, 791-792; Barile 1993, pp. 77-78 n. 64; Barile 1994, p. 103 n. 213; Barile 1999, p. 61; Casagrande Mazzoli – Ornato 1999, p. 278; D’Agostino 1999, pp. 418, 426; Pro- sdocimi 2011a, pp. 169-170; ManusOnLine, s.v. sch. di L. Prosdocimi; Bortoluzzi 2014- 2015, 21 nr. 2.

23a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 658, c. 1r, iniziale decorata H in oro a cappi intrecciati 23b. Padova, Biblioteca Universi- in risparmiato, su campo a lacunari verdi, rossi e taria, ms. 658, c. 1r, pagina minia- blu puntinati con motivo a bianchi girari ta con iniziale

214 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 23 MS. 658 215 24. Ms. 1454 napoleoniche e i decreti di confisca del del sec. XV, probabilmente da due mani. Rossi, incaricato dello spoglio dei codici periodo 1806-1810, quando il monastero Sui margini sono presenti rare correzioni superstiti (Catalogo de’ manuscritti riputati Leone Magno, Sermones venne soppresso. Depositato nell’ex mona- di mano coeva. più pregievoli della Biblioteca di S. Giorgio Sec. XV settimo-ottavo decennio stero di Sant’Anna (1806-1818), fu quindi Maggiore, A.S.V., Regno d’Italia, Demanio Venezia, Maestro del Plinio di Pico trasferito nell’ex convento di San France- Leonardo Granata 380, fasc. II, 2/15). Questi vennero prov- sco (1818-1819), e da qui, tra il 1838 ed il visoriamente depositati nell’ex monastero Membr.; II, 138, I’; 316 × 220 = 38 [198] 1841, nella Sala dei Giganti, all’epoca sede patavino di Sant’Anna, dove si formò una 80 × 35 [125] 60, rr. 34 / ll. 33 (c. 18r). della Biblioteca Universitaria; al periodo Come indicato dal colophon a c. 137v, «Iste massa di 96.000 volumi, per la maggior par- della dominazione austriaca (1814-1866) liber est congregationis monachorum San- te confluiti infine, entro il 1816, nel fondo Illustrazione e decorazione risale il timbro presente a c. 1r della Bi- cte Iustine deputatus monasterio Sancti Ge- della Biblioteca Universitaria (Alli 10 agosto C. 3r L (Laudem) in foglia oro miniata con blioteca dell’Imperiale Regia Università, orgii Maioris de Venetiis ac signatus nume- 2011; Prosdocimi 2011b, p. 54). bianchi girari dai lacunari verdi, porpora con le armi della casa d’Asburgo (Fondi an- ro 413», il volume proviene dalla biblioteca Che almeno l’apparato decorativo del codi- e oro alternati sul blu dello sfondo, riqua- tichi 1979, pp. 40-41). del monastero di San Giorgio Maggiore a ce sia stato esemplato a Venezia, lo sugge- drato di nero tramite segmenti curvilinei Il codice contiene un’opera di Leone Ma- Venezia che, come è noto, fu anche centro risce il peculiare ductus dei carnosi bianchi che accompagnano le forme dell’ornato. gno, papa dal 440 al 461, santo e dottore di produzione di codici. Il cenobio era stato girari, le cui caratteristiche terminazioni Capilettera della stessa tipologia decora- della Chiesa, i Sermones propriis totius unificato tramite la bolla Ineffabilis summi in eleganti sfere-frutto rivelano una sigla tiva, ma di modulo ridotto, ricorrono se- anni festivitatibus ad Romanam plebem providentia Patris del 1419 di Martino V stilistica del miniatore noto come Maestro gnalando gli incipit testuali dei successivi habiti, o, con titolo in forma abbreviata, in un’unitaria congregazione benedettina del Plinio di Pico, protagonista a Venezia 94 capitoli. Sermones. Nel manoscritto è conservata la guidata da Santa Giustina di Padova, che del passaggio dalla decorazione di codici quasi totalità dei sermoni ritenuti auten- viveva un momento di grande fervore spi- manoscritti all’illustrazione dei primi incu- Storia e provenienza tici, 94 su complessivi 96 (Volpi 1994, pp. rituale grazie alla riforma religiosa avviata naboli di lusso, fino al disegno di xilogra- Il codice appartenne alla biblioteca del 1210-1211), con, alle cc. 18r-21v, una delle dall’abate Ludovico Barbo (Trolese 1983). fie per i testi a stampa (Bentivoglio-Ravasio monastero di San Giorgio Maggiore di epistole dello stesso papa Leone, Ad Fla- È Giorgio Ravegnani a riconoscere il codi- 2004, pp. 635-641). L’anonimo artista rice- Venezia, come attesta la nota di possesso, vianum episcopum Constantinopolitanum ce della Biblioteca Universitaria nell’elenco ve il nome convenzionale da una delle sue scritta in rosso, presente sul margine in- contra Eutychis perfidiam et heresim (Volpi dei più pregiati libri rinvenuti nel cenobio opere più conosciute, l’Historia naturalis feriore di c. 137v: «Iste liber est Congre- 1994, p. 1206 n. 28). Si tratta della lette- benedettino da Jacopo Morelli nel 1789 e di Plinio, copiata nel 1481 per il celebre gationis monachorum Sancte Iustine, de- ra, nota anche come Tomus ad Flavianum, posti sotto una speciale custodia per volon- umanista fiorentino Giovanni Pico della putatus monasterio Sancti Georgii Maioris con la quale il papa ribadiva la duplicità tà del Consiglio dei Dieci (n. 1, «S. Leonis Mirandola (Venezia, Biblioteca Nazionale de Venetiis, ac signatus numero 413»; il della natura di Cristo contro il monofisi- Papae I Sermones. Codice membranaceo in Marciana, ms. Lat. VI, 245 [=2976]), già codice si trova inoltre citato nella Nota di smo espresso da Eutiche, eresia condan- f˚ del secolo XV», Morelli 1789-1812; Ra- suo committente per un Macrobio e un Plu- Jacopo Morelli del 1789 e nel Catalogo di nata nel Concilio ecumenico di Calcedonia vegnani 1976, p. 57 n. 158 e Appendice pp. tarco, stampati da Nicolò Jenson rispettiva- Giovanni Rossi del 1806, segnato CII come del 451. I Sermones sono la prima raccolta 81 e 90). Dopo i saccheggi del 1797 e con mente nel 1472 e 1478. Grazie ai favori del- è anche riportato nell’etichetta cartacea organica di tale genere che ci è pervenu- l’annessione di Venezia al Regno d’Italia le potenti famiglie del patriziato veneziano, presente sul piatto anteriore della legatu- ta di un papa e, insieme alle 173 epistole, nel 1806, avvenne la definitiva dispersione ra moderna (secc. XVII-XVIII; Ravegnani sono una fonte fondamentale per lo studio della raccolta libraria di San Giorgio, che 1976, pp. 57 n. 158, 81, 90) che reca pure della Chiesa, in particolare per la Roma subì la sorte delle altre biblioteche religiose lo stemma del monastero di San Giorgio ecclesiastica del V secolo, e per la storia della città, venendo inviata a Padova. Nello Maggiore impresso in oro, stemma pre- del diritto canonico. stesso anno si ritrova infatti citato «S. Le- sente anche sul piatto posteriore. Il codice Il manoscritto è stato scritto in littera anti- onis papae Sermones. Sec. XV. f˚. membr» 24. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1454, c. rimase in questa biblioteca fino alle leggi qua negli anni centrali della seconda metà al numero CII dell’inventario di Giovanni 3r, pagina miniata con iniziale a bianchi girari L

216 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 24 MS. 1454 217 il miniatore ebbe una lunga e fortunata stro codice, sono stati recentemente ricon- sembra tuttavia destinare la questione a 25. Ms. 1537 sco trasformandolo in ospedale militare, nica mano in littera antiqua; sui margini carriera, tanto che Lilian Armstrong, nel dotti ai modi della sua bottega veneziana da rimanere per ora insoluta, nella consapevo- saccheggiandone i beni e distruggendo superiore ed esterno di c. 37v una mano delinearne un preliminare catalogo, poté Stefania Villani (Un tesoro nascosto 2007, lezza della complessità insita nei rapporti Orazionale la maggiore parte dell’archivio antico. Al posteriore (sec. XV fine - XVI inizi) ha ag- includere novantacinque esemplari che ne catt. 17, 18, 47). di collaborazione e nelle realtà di bottega Sec. XV settimo decennio periodo della prima occupazione francese giunto un’altra preghiera. attestano l’attività lagunare tra 1469 e 1495 Secondo Susy Marcon, altra prova del lega- quattrocentesche. (ante 1469) del Veneto (maggio-ottobre 1797) dovreb- (Armstrong 1990, App. I e II). La formazio- me dell’artista con i Benedettini di Venezia Roma, Miniatore dei Piccolomini be risalire il timbro presente a c. 2r del- Leonardo Granata ne è verosimilmente da ricondurre in terra è la collaborazione alla decorazione del ci- Laura Zabeo la Pubblica libreria di Padova, con fascio ferrarese, come indicano i forti influssi del- clo di corali realizzati per San Giorgio tra Membr.; 56, I’; 182×128 = 20 / 8 [105] littorio e berretto frigio. Successivamente la miniatura estense della metà del secolo 1467 e 1470, nei minii del Kyriale K e nei 8 / 41 x 13 / 8 [70] 8 / 29, rr. 15 / ll. 14 con il ritorno dei francesi in Veneto e le Il codice apre con l’orazione latina ante sugli ornati a filigrane floreali e i bianchi gi- fogli successivamente aggiunti al seicente- Bibliotheca Regia Patavina 1844-1845, c. (c. 13r). leggi napoleoniche del 1806-1810 il con- missam, di preparazione alla messa (inci- rari, adottati soprattutto prima di specializ- sco Kyriale AE (Calligrafia di Dio 1999, pp. 207r; Catalogo 1905, IV, pp. 197-200; Rave- vento venne definitivamente soppresso pit: «Summe sacerdos et vere pontifex do- zarsi nell’invenzione di elaborati frontespi- 206-207 sch. 52 di S. Marcon). All’intuizio- gnani 1976, pp. 57 n. 158, 81, 90; Casagran- Illustrazione e decorazione (1810) ed i suoi beni incamerati dal de- mine Iesu Criste»; J.-P. Migne, Patrologia zi architettonici. La decorazione a viticci in ne dell’autrice di scorporare alcune opere de Mazzoli-Ornato 1999, p. 278. C. 1r S (Summe) in foglia oro, intrecciata manio. La biblioteca tuttavia non seguì il Latina, XVII, col. 751 B: Precatio I. In pra- risparmiato del manoscritto di San Giorgio del catalogo del Maestro di Pico in favore di bianchi girari sviluppati nel margine destino delle altre appartenute agli isti- eparatione ad Missam), tradizionalmente potrebbe quindi collocarsi in un momento del bolognese Bartolomeo del Tintore (v. sinistro percorrendo in continuità il bas tuti religiosi soppressi, in virtù del suo riferita nel Medioevo a Sant’Ambrogio, ma vicino alla produzione della bottega del Ma- Medica 2004a, pp. 60-61), fa invece segui- de page. Qui lo stemma del possessore, particolare status giuridico, similmente oggi riconsiderata d’attribuzione incerta estro di Pico negli anni settanta. Si posso- to la proposta di Ulrike Bauer-Eberhardt custodito entro una ghirlanda su cornice con quanto accadde per l’altra grande bi- (Wilmart 1932, pp. 101-125). Nonostante no ad esempio confrontare i valori formali (2000) di accorpare le due produzioni, as- aurea, funge da ulteriore punto d’innerva- blioteca francescana di Padova, quella del il contenuto non sia il testo di un autore degli ornati a bianchi racemi di una delle sociandole ad un terzo maestro, il ferrarese zione dei tralci. Una farfalla e un uccello Santo, anch’essa salvatasi dalle spoliazio- classico, il manoscritto corrisponde per nove copie di Plinio, Historia naturalis, da Bartolomeo di Benincà. Quest’ultimo, do- si appuntano alle terminazioni fitomorfe ni di epoca napoleonica. Padre Michelan- caratteristiche formali al prodotto libra- lui decorate per l’edizione di Niccolò Jen- cumentato però già dal 1443, sarebbe una in risparmiato che animano la chiusura gelo Carmeli (1706-1766), progettatore e rio di tipo umanistico, ormai saldamente son del 1472, nell’esemplare viennese con distinta figura, come dimostrato da Daniele delle due fasce di lacunari rosa e verde organizzatore della biblioteca settecente- attestato dopo la metà del XV secolo, a ri- stemma Barbarigo (Österreichische Natio- Guernelli (2009, pp. 65-73). L’irrisolto nodo su fondo blu, altrimenti trattenute da una sca del convento di San Francesco Gran- forma grafica già avvenuta. Le proporzio- nalbibliothek, Inc. 5.B.1; Hermann 1931, n. critico di un’identità tra l’anonimo minia- filigrana in inchiostro nero ritmata da el- de, la pose infatti sotto la giurisdizione ni ridotte, gli ampi margini ad inquadrare 60, pp. 86-88, tav. XXIX; Armstrong 1990, tore attivo a Venezia e Bartolomeo del Tin- littici bolli d’oro. dei Riformatori dell’Università di Padova lo specchio di scrittura a colonna unica, il p. 32, App. n. 22) o nel Plinio pubblicato da tore, recentemente respinta da Armstrong I seguenti incipit testuali sono individua- dove pure era titolare della cattedra di testo vergato in littera antiqua e il titolo in Giovanni da Spira nel 1469 (Padova, Biblio- (2008, p. 33 nota 36) e vista solo come pos- ti da capitali di penna rosse e blu, ornate lingue orientali. Dopo la soppressione del capitali con alternanza d’inchiostri, si asso- teca del Seminario, Forc. K.1.13; Toniolo sibile collaborazione da Medica (2004a), rispettivamente da filigrane viola e rosse. convento la biblioteca si trovò tuttavia di ciano al motivo decorativo detto a “bianchi 2008, p. 163 n. 346, tav. 7), destinato pro- è invece complicato dalla scissione della fatto abbandonata e fu soggetta ad im- girari”, posto qui a rilevare la pagina incipi- prio all’abbazia veneziana. Grazie alla pre- personalità artistica del Maestro di Pico nel Storia e provenienza portanti dispersioni di libri fino a quando taria. La funzione dell’ornato è di esaltare senza delle note di possesso del monastero, cosiddetto Maestro dei Tipografi veneziani Sul margine inferiore di c. 1r, all’inter- nel 1838 venne trasferita nella Sala dei lo stemma del possessore e committente parzialmente abrase, o alla raffigurazione (Bentivoglio-Ravasio 2004, p. 636), indi- no del fregio a bianchi girari, stemma di Giganti, all’epoca sede della Biblioteca che, d’oro alla banda di nero e sormonta- dei patroni san Giorgio e san Benedetto, Li- viduato da Gino Castiglioni (1989). Forse Juan de Carvajal. In epoca imprecisata Universitaria (si veda Fondi antichi, pp. to da galero cardinalizio (Chacon-Oldoini lian Armstrong individua inoltre altri sette proprio la comparazione delle soluzioni il manoscritto entrò nella biblioteca del 58-60). 1677, vol. II, col. 925), risponde alle armi incunaboli, datati tra 1470-1483 e decora- formali caratteristiche della decorazione convento di San Francesco Grande di Pa- Il codice, che si apre con una lunga Oratio di Juan de Carvajal (Trujillo, 1399/1400 – ti dal Maestro per San Giorgio Maggiore secondaria, quali i bianchi girari, potrà ser- dova come attesta la segnatura del sec. attribuita a sant’Ambrogio (cc. 1r-11v), Roma, 6 dicembre 1469), nominato da Eu- (1990, p. 13 nota 13, p. 16 nota 38; App. nn. vire ad affrontare le forti affinità dei motivi XVIII (1776) presente a c. 1r, «Locetur in contiene un manuale di preghiere e sal- genio IV Condulmer vescovo di Coria nel 7, 31, 36, 37, 38, 48, 71), mentre tre ulteriori figurativi di questi due gruppi stilistici di Pluteo 5 n° 192». Alla caduta della Repub- mi da pronunciare in diverse circostan- 1443 e cardinale di Sant’Angelo nel 1446 stampati, giunti dall’abbazia alla Biblioteca comune osservanza ferrarese. L’indubbio blica di Venezia nel 1797 le truppe france- ze, principalmente durante le funzioni (Gómez Canedo 1947). Oltre agli incarichi Universitaria con la stessa vicenda del no- scarto qualitativo di talune realizzazioni si occuparono il convento di San France- religiose. Il testo è stato scritto da un’u- esercitati presso la curia, nella Sacra Rota

218 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 25 MS. 1537 219 e nella Camera Apostolica, fino a ricoprire desiderio dell’amico, che a tal scopo lo con- Serenissima, che viene fatto risalire all’e- il ruolo di camerlengo, per la maggior parte tattava con un “corriere più veloce di Pe- poca in cui il cardinale fu legato pontificio della sua carriera ecclesiastica egli fu impe- gaso” (Davies 1996). Un’attenzione precoce a Venezia, tra l’agosto 1466 e il settembre gnato come legato papale in una trentina quella del porporato spagnolo per l’ars arti- 1467, a cavallo quindi dei due soggiorni di missioni diplomatiche. Presso l’impera- ficialiter scribendi, destinata evidentemente romani del noto copista padovano (de la tore Federico III divenne figura cruciale a durare grazie allo stretto legame che lo Mare 1999, p. 500; de la Mare – Nuvoloni all’epoca del concilio di Basilea e alle Diete univa a Giovanni Andrea Bussi, l’umanista 2009, cat. 37, pp. 184-185). Lo conferme- di Magonza, Francoforte e Norimberga, fu vescovo di Aleria, futuro terzo bibliotecario rebbe anche la decorazione del frontespi- più volte ambasciatore a Firenze, Venezia della Vaticana, che tra 1466 e 1467 fu suo zio che, secondo Albinia de la Mare, spetta e Milano nel tentativo di radunare gli stati segretario nella legazione a Venezia, dopo all’esordiente Giovanni Vendramin, la cui italiani alla crociata, ed ebbe poi importan- essere stato al servizio del cardinale Nicco- prima attestazione documentaria risale ti missioni in Polonia, in Ungheria per sei lò da Cusa (1401-1464), altra figura della all’atto del 15 settembre 1466 con cui Fran- anni durante la guerra contro i turchi e in “cerchia germanica” strettamente legata al cesco Squarcione lo adottava entro la sua Boemia nella lotta all’eresia ussita. Carvajal. Non si può sapere se fu davvero celebre bottega. Nonostante l’assenza di informazioni sulla su invito dell’umanista tedesco che Konrad L’allestimento del codice della Biblioteca dispersa biblioteca del Carvajal, e nella ca- Sweynheym e Arnold Pannartz tra 1464 e Universitaria deve invece ricondursi alla renza di testimoni manoscritti a lui ricon- 1465 portarono da Magonza a Subiaco la coeva produzione manoscritta romana, ducibili (Francesco Caglioti informa di un prima officina tipografica su suolo italia- come indica lo stile stesso dei sintetici e co- esemplare, il Vat. lat. 2007, che reca il suo no, ma è noto come il Cusano auspicasse dificati girari, modesta ma ben riconoscibi- stemma e nota di possesso; Caglioti 1997, p. con lungimiranza l’arrivo della stampa in le opera del cosiddetto Miniatore dei Picco- 224, fig. 26), si possono comunque ricava- Italia. In qualità di stretto collaboratore dei lomini (Minardi 2004; per cfr. Ruysschaert re notizie del suo interesse librario. Egli fu due prototipografi, che nel 1467 trasferiro- 1968, pp. 258-267, tavv. 3, 10-12, 19-31), patrono di Enea Silvio Piccolomini, futuro no definitivamente l’impresa nella Roma verosimilmente identificabile con Clemente Pio II Piccolomini (1458-1464), che a lui de- di papa Paolo II Barbo, fu proprio il Bus- da Urbino (Zabeo 2017, pp. 58-69; 263-267). dicò alcuni dei suoi scritti giovanili, mentre si ad offrire l’anno successivo al Carvajal L’anonimo artista, la cui attività nota si con- tramite la testimonianza della corrispon- l’edizione della Catena Aurea di san Tom- centra interamente a Roma, prende battesi- denza epistolare ne fece la prima persona maso d’Aquino, dedicandogli post mortem mo dalla committenza a cui è destinata la a noi nota cui venne annunciato l’avvento la commemorativa lettera nuncupatoria, sua prima produzione degli anni sessanta, 25b della stampa. Tramite la celebre lettera da- con prassi alquanto singolare. Il 6 Dicem- a servizio della stretta cerchia di familiari e tata a Wiener Neustadt il 12 marzo 1455, bre 1469, il cardinale si era infatti spento collaboratori di Pio II, quali Gregorio Lolli l’umanista senese rispondeva infatti entu- nell’Urbe a circa settant’anni, per essere se- Piccolomini, cugino e segretario, Francesco siasta al cardinale con notizie dettagliate polto nella chiesa di San Marcello al Corso, Todeschini Piccolomini, nipote e futuro Pio «de viro illo mirabili», capace di riprodur- nei pressi della quale aveva risieduto in un III, o l’ architetto papale Francesco di Bor- re «mundissime ac correctissime littere» umile abitazione. go Sansepolcro. La sua fortuna nel mercato su dei quinterni sciolti. Si trattava della Che Juan de Carvajal fosse un bibliofilo romano si protrasse quindi negli anni del Bibbia a quarantadue linee di Gutemberg, estimatore lo prova il possesso di un prezio- pontificato di Paolo II (1464-1471), sino a 25a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1537, c. 1r, pagi- esemplata in 158 o 180 volumi, già da su- so volume copiato da Bartolomeo Sanvito, quello di Sisto IV della Rovere (1471-1484), na miniata con iniziale S, fregio a bianchi girari e stemma Carvajal bito venduti con successo come ci informa il Libellus de dolore tolerando di Bartolomeo essendo riconoscibile nei mini del ms. 1268 il Piccolomini, rimpiangendo l’impossibili- Cipolla, Vat. lat. 3574, esemplare di dedica della Biblioteca Angelica di Roma, con il 25b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 1537, c. 1r, iniziale tà di reperirne una copia per contentare il dell’autore, giurista e ambasciatore della De planctu Ecclesiae di Alvaro Pelagio, sot- 25a decorata S

220 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 25 MS. 1537 221 toscritto a Roma da Petrus Symoneti de del De Civitate Dei di Sant’Agostino (Città 26. Ms. 604 dipartono foglie verdi e fiori bianchi; Herba 13-14), anno che pertanto può essere indi- Francia per il vescovo Urbano Fieschi il 22 del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vatica- foleas, caratterizzata da radici desinenti in cato come ante quem per il ms. 604. marzo 1474. Oltre ad essere uno dei primi na, Reg. lat. 1882), eseguito nel 1456 per Miscellanea medica protomi umane; c. 55v Herba angalles, co- Il codice si configura come una miscellanea maestri cui si ricorse per la decorazione Gilforte Bonconti da Pisa, tesoriere ponti- Sec. XV primo quarto stituita da una radice quadrata da cui ger- di testi a carattere medico: il volgarizza- minimale che inaugurò gli incunaboli editi ficio. Proprio la fusione di influssi prove- Padova minano foglie verdi e fiori bianchi, Herba mento della Chirurgia di Rolando da Parma dai primi stampatori romani, il Miniatore nienti da diversi centri artistici, convogliati mandragolla, della quale si ritrae il momen- (cc. 3r-42v), una raccolta di ricette di medi- dei Piccolomini continuò infatti ad essere a Roma grazie all’arrivo di artisti di dispa- Membr.; X, 53 (64), V’; 251 x 190 = 26 to della raccolta: sulla sinistra, un cane sta cinali e unguenti, alcune delle quali attribu- molto operoso soprattutto al servizio delle rate estrazioni regionali, rende la produ- [168] 57 x 23 [60 (12) 61] 34 estraendo la magica erba dal terreno, per ite a maestro Zuan de Vicenza (cc. 43r-46r), gerarchie ecclesiastiche curiali, come per i zione dell’anonimo maestro prototipo dello mezzo di una corda legata al collo la cui un trattato di flebotomia (cc. 47v-50r), e un vescovi Marco Barbo, Domenico Dominici, stile eclettico e vivace per cui si distingue Illustrazione e decorazione estremità opposta è annodata alla radice, ricettario di erbe medicinali in volgare (cc. Angelo Fasolo, Pietro Ferriz, Jean Jouffroy, la miniatura umanistica alla corte dei papi. (Il codice ha una doppia numerazione, nel- raffigurata con sembianze d’uomo adulto; a 50r-54v), incompleto e seguito da un foglio Juan de Torquemada, Jacopo Zeno. la scheda si fa riferimento alla cartulazione destra una figura maschile inginocchiata si con un estratto da un trattato sulle virtù Il ricco catalogo del miniatore, inizialmen- Laura Zabeo in numeri arabi apposta nell’angolo supe- porta le mani alle orecchie per non sentire delle erbe (c. 55r-v). Tra il ricettario e c. 55 te delineato da José Ruysschaert (1968) riore destro del recto di ogni carta). lo strillo assordante della mandragola; ini- si registra la caduta di uno o più fascico- sotto il nome del monaco camaldolese C. 3r M (Medesina) lettera iniziale del Trat- ziali decorate a corpo rosa su lamina d’oro li: nel margine inferiore di c. 54v si legge Giuliano Amadei, ricordato dai documenti Bibliotheca Regia Patavina 1844-1845, II, tato di chirurgia, a corpo fogliato rosa, su e campo interno blu, con un tralcio foglia- il richiamo «allo do» («allo dolore», formu- papali (Marcon 2004a), era stato in seguito c. 221r; Francescani nel Veneto 1982, p. 43; lamina d’oro, campo interno blu filigrana- ceo che si diparte dalle estremità superiore la con cui vengono presentate alcune erbe riconsiderato da Silvana Pettenati (1990, Pantarotto 2003, p. 169, n. 108; Nuova bi- to a biacca e foglie allungate verdi, rosse e e inferiore, abitato da uccelli e terminante mediche), non corrispondente con il testo pp. 48-49) che scindeva le due personalità. blioteca manoscritta, s.v. sch. di L. Granata. ocra che si avviluppano all’asta centrale; lo in sottili tralci a inchiostro nero con spighe alla carta successiva, che si apre con le pa- L’identità di quest’ultimo distinto artista, specchio di scrittura è riquadrato su tre lati dorate alle cc. 4v, 14r, 23r, 32r, 43r, 47v, role «ad sanar». Oltre alle opere principali attivo a Roma tra 1461 e 1485, noto anche da una ricca cornice fitomorfa che ripren- 50r; iniziali di paragrafo alternativamente a carattere medico, la miscellanea contiene come Michele da Carrara (Salmi 1954), de, nella tipologia e nel colore, le foglie del rosse e blu. anche testi di natura differente: un fram- Pseudo-Michele da Carrara (Ruysschaert capolettera, ed è arricchita da bottoni d’oro mento di un’opera grammaticale in esame- 1969), Maestro del Messale di Innocenzo e da una protome d’uccello dal lungo becco Storia e provenienza tri tra le carte di guardia iniziali, mentre tra VIII (Alexander 1980) e Maestro degli Stu- nell’angolo in basso a sinistra; nel margine Il ms. 604 reca traccia della sua originaria quelle finali si trovano un documento del dioli (Dillon Bussi 1993), è stata infine de- destro invece il motivo vegetale si diversifi- committenza nel blasone inserito nel mar- 1421 riguardante una farmacia a Ferrara e finitivamente chiarita da Andrea De Marchi ca, tramutandosi in un sottile racemo ver- gine inferiore di c. 3r, appartenuto alla fa- un testo di una mano del XVI secolo ela- (1995), illustrando l’opera del collaboratore de che si dipana in volute dall’andamento miglia dei Papacisa (Ius 2001-2002, pp. 13- borato da una commissione veneta sugli fiorentino di Piero della Francesca, attivo regolare, entro cui germogliano fiordalisi 14), come si può verificare nello stemmario obblighi del podestà (Nardi 2013-2014, p. nella predella del polittico della Misericor- alternativamente rossi e blu; en bas de page curato nel Seicento da Frizier (Padova, Bi- 58). Si registra poi la presenza di numerose dia di Sansepolcro. stemma della famiglia Papacisa; c. 47r mi- blioteca Civica, ms. BP1232, c. 401v) e nei annotazioni posteriori all’esemplazione del Resta invece oscura anche la provenienza niatura a piena pagina che introduce il Trat- due blasonari editi da Morando di Custo- codice, tra cui ricorre il nome Domenego, del Miniatore dei Piccolomini, che sebbene tato di flebotomia: un uomo nudo al centro za (Morando di Custoza 1985, tav. CXLIX; forse proprietario del manoscritto in un denunci un portato di matrice adriatico- del foglio, le braccia e le gambe aperte, su Morando di Custoza 1979, tav. CCLIX; per momento non precisabile, alle cc. 5r, 13r e padana, si formò probabilmente accanto ai cui sono segnati in rosso i punti dove pra- un’analisi più dettagliata si veda Ponchia, nella penultima guardia iniziale. miniatori già attivi a Roma alla fine del se- ticare le incisioni; da ciascun punto si ori- infra). Di antica origine padovana, i Papa- Non è purtroppo possibile ricostruire le sto decennio del secolo. Il suo peculiare les- gina una linea rossa che lo collega a una cisa si trasferirono a Venezia almeno dal vicende storiche che seguirono il confe- sico ornamentale con accezioni antiquarie breve didascalia; a c. 55 raffigurazioni sche- XIV secolo – nel 1311 furono fatti membri zionamento del codice, anche se le note è infatti riconoscibile in uno dei collabora- matiche di piante: c. 55r Herba illocharias, del Maggior Consiglio -, forse già nell’XI, e posteriori e i fogli aggiunti possono essere tori di Jacopo da Fabriano alla decorazione erba con una nodosa radice rossa da cui si si estinsero nel 1425-26 (Ius 2001-2002, pp. considerati indizi di una storia collezioni-

222 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 26 MS. 604 223 stica piuttosto articolata e verosimilmente della carta corre un fregio vegetale allegro patavineggiante nell’ornato» (Mariani Ca- segnata da numerosi passaggi di proprietà. e variopinto, con foglie d’acanto sottili e al- nova 1990b, p. 205). Al manoscritto oxo- Tra gli scritti raccolti nella miscellanea, lungate nel margine superiore, inferiore e niense, il fregio d’apertura del ms. 604 è emerge per la sua unicità il primo, il solo interno, che si tramutano nel lato esterno accomunato in particolare dall’andamento volgarizzamento che ci sia giunto dell’im- in uno stelo sottile avvolto in ritmiche volu- spezzato del tralcio, in cui foglie curvilinee portante trattato di chirurgia di Rolando da te da cui germinano fiordalisi rossi e azzur- si alternano ad altre piegate a “v”; infine, Parma o Rolando Capelluti (Ius 2001-2002, ri. L’analisi della decorazione che riquadra ancora analoga è l’idea di chiudere la som- p. 15). Medico chirurgo vissuto tra la fine la pagina iniziale del trattato di chirurgia e mità delle iniziali decorate con ampie foglie del XII e il XIII secolo, attivo tra Parma e ingentilisce i principali capilettera del co- del medesimo colore rosa della lettera. Bologna, dove fu lettore e professore dell’U- dice non contraddice i dati acquisiti dalle L’ornato ci aiuta così a datare la decorazio- niversità, Rolando compose la sua famosa fonti storiche, poiché una simile decorazio- ne del codice ai primi anni del Quattrocen- Chirurgia (detta anche Rolandina) nella città ne fogliacea si qualifica come una tarda de- to, o agli ultimi anni del secolo precedente, felsinea nel 1250, seguendo da vicino il te- rivazione dall’ornato acantaceo tardocarra- ad opera di un artista cui era familiare il sto sullo stesso argomento del suo maestro, rese ampiamente in uso a Padova tra la fine repertorio decorativo di matrice patavina, Ruggero Frugardo, arricchendolo con nuove del Trecento e nei primi decenni del secolo e non ignaro delle esperienze di Cortese, osservazioni e terapie frutto della sua espe- successivo. Il vocabolario decorativo pata- quindi verosimilmente di formazione pado- rienza medica (Di Trocchio 1975, pp. 507- vino appare qui aggiornato sulle esperienze vana. La decorazione testimonia inoltre che 508). Di un certo interesse appare inoltre il del giovane Cristoforo Cortese, artista atti- il volume è frutto di un unico progetto edi- testo a c. 55, ciò che resta di una traduzione vo a Venezia dall’ultimo decennio del XIV, toriale, dal momento che l’aggraziato ap- in volgare di un erbario anonimo in lati- ma per il quale è stata più volte suggerita parato esornativo dei capilettera si estende no – definito da Fischer come uno dei più l’eventualità di una formazione nella città ai quattro testi principali - la Chirurgia, la originali contributi italiani alla storia della euganea nel segno del Maestro della Novel- raccolta di ricette, il trattato di flebotomia botanica medievale (Fischer 1929, p. 60) - la (Marcon 2004b, p. 177). Il rapporto con e il ricettario di erbe mediche. composto molto probabilmente in Italia set- Cortese emerge ad esempio dal confronto L’elemento figurativo di maggior rilievo tentrionale nei primi decenni del XIV secolo con il Registrum omnium possessionum del della miscellanea è però la tavola che ac- e diffuso in tutta la penisola dalla seconda monastero camaldolese di San Mattia di compagna il trattato di flebotomia, recante metà del Trecento fino alla prima metà del Murano (Venezia, Seminario Patriarcale, l’immagine del cosiddetto Uomo dei salassi, Cinquecento. Si tratta di un’opera di parti- Ba.956,17), miniato da Cristoforo intorno ossia la raffigurazione di un uomo nudo, colare interesse per gli storici dell’arte, poi- al 1401, con cui il lessico decorativo del ms. visto frontalmente, con braccia e gambe ché il testo non esiste in forma autonoma, 604 condivide le agili foglie che si dipana- aperte, su cui sono segnati i punti in cui ma è stato sempre tramandato accompa- no fluidamente, i fiordalisi dai petali non praticare i tagli, per l’appunto i salassi, ac- gnato dalle illustrazioni, a differenza di altre ancora dischiusi e l’inserimento di volatili. compagnati da didascalie che spiegano a tradizioni manoscritte che includono anche Ancor più vicino sembra il fregio di apertu- quali patologie si darà così rimedio. Si trat- esemplari privi di immagini (Il giardino ma- ra di una copia dei Memorabilia di Valerio ta di una combinazione testo-immagine di gico 2000, pp. XIII-XV; LXIII-LXIV). Massimo della Bodleian Library (Canon. lunga fortuna, e che ricorre con frequenza Class. Lat. 259), che Huter assegna a Cor- in codici a carattere medico, condotta però La decorazione del ms. 604 dell’Universita- tese (Huter 1980, pp. 10-11) e che pure Ma- usualmente in modo schematico: colpisce 26a. Padova, Biblioteca Univer- ria si apre a c. 3r con una pagina riccamen- riani Canova raffronta al Registrum camal- pertanto il tentativo di realismo che con- sitaria, ms. 604, c. 3r, pagina mi- te ornata ove comincia il trattato di chirur- dolese dicendolo «perfettamente omogeneo nota l’Homo phlebotomiae del ms. 604, in niata con iniziale decorata M e gia di Rolando da Parma. Sui quattro lati nello stile al codice muranese e ancora più cui il nudo virile, modellato in un vibrante fregio con stemma Papacisa

224 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 26 MS. 604 225 rosa carico, è condotto con una manifesta A una mano diversa da quella operante dei salassi e il nudo maschile dell’Herba ricerca di verismo e un’evidente attenzione nella tavola anatomica spettano probabil- mandragolla, condotto con trasandatez- anatomica. mente le quattro miniature che illustrano za e un’anatomia meno accurata, nonché A un livello qualitativo ben più alto, si pone le erbe descritte a c. 55. Le piante sono del proporzioni meno precise – la testa appare la tavola di analogo soggetto del ms. Fanza- tutto bidimensionali, con foglie e fiori ben troppo grande, le gambe innaturalmente go 2, I, 5, 28 della Biblioteca Pinali Sezione poco naturali e disposti con improbabile corte - fa propendere per l’ipotesi contraria. Antica di Padova, codicetto membranaceo simmetria; si rileva inoltre una forte ten- a carattere medico che reca in massima denza all’astrazione, che conosce il suo cul- Chiara Ponchia parte il Libro delle experience che fa el cau- mine nell’irrealistica radice quadrata ocra e terio del fuocho di Bartolomeo Squarcialu- rossa dell’Herba angalles. Distanti sono gli pi, concordemente riferito dalla critica ad esiti del nuovo realismo nell’illustrazione Bibliotheca regia Patavina 1844-1845, c. ambito padovano tra la fine del XIV secolo degli erbari che a Padova si era andato af- 76r; Perli 1871-1872, cc. 7r-v n. 7; 26v; Per- e l’inizio del successivo (Miniatura a Pado- fermando dalla tarda età carrarese, quan- li 1875, c. 60r n. 2132; Correzioni ed Aggiun- va 1999, pp. 188-189 sch. 68 di M. Rinal- do Francesco Novello fece miniare il Liber te 1891, c. 52v; Giacosa 1901a, pp. 473-474; di - M.R. Bonati; Mariani Canova 2012, p. agregà de Serapiom (British Library, ms. Giacosa 1901b, p. 5, tav. 20; Teza 1901-1902, 84). Condotta con maggior monumentalità Egerton 2020) con immagini di piante, fiori pp. 204-205; Catalogo 1905, I, c. 190v; Avet- e una più marcata attenzione ai dettagli, e frutti di straordinario naturalismo. Risul- ta 1908, p. 11; Bühler 1946, p. 430; Taba- come l’inedito inserimento del tracciato ta difficile quindi pensare che un miniatore nelli 1965, I, p. 115; Di Trocchio 1975, p. venoso lungo il corpo, la chioma ondulata al passo con la pittura neogiottesca pata- 508; Lupo 1978, pp. 48 nota 33, 237-238, e l’epidermide finemente chiaroscurata, l’il- vina come quello dell’Homo phlebotomiae 279, 283-284; La scuola medica Salernitana lustrazione del codice Fanzago si allontana abbia allestito immagini tanto schematiche 1988, pp. 110, 132; Montaguti 1990-1991, p. dalla tradizione precedente per il realismo e staccate dalla realtà. Certo, si potrebbe 217; Cuna 1993, p. 47 n. 171; Zanardi 1996- fino ad allora sconosciuto e la fedeltà al in alternativa pensare che qui il maestro si 1997, pp. 29-33; Il giardino magico 2000, dato sensibile, mostrando piena adesione sia consapevolmente allontanato dai modi pp. LXXXVI-LXXXVII; Ius 2001-2002, pas- alle ricerche del neogiottismo padovano, propri della sua formazione padovana per sim (in partic. pp. 121-122); Nardi 2013-14, anche se con un intenerimento di segno che allinearsi al repertorio iconografico dell’er- pp. 57-59; Opsomer 2003, p. 63*. già lascia presagire i nuovi sviluppi tardo- bario trascritto in questa carta, che in tutti gotici portati in città da Cristoforo Cortese i testimoni della sua tradizione si configu- e dal Maestro della Novella (Mariani Cano- ra come una silloge di capitoli costituiti va 2012, pp. 88-89). È nell’alveo di queste dall’immagine schematica e rigorosamen- esperienze che andrà ricondotta la genesi te bidimensionale della pianta in analisi dell’Uomo dei salassi del ms. 604, la cui fi- corredata da un nome e un breve testo (Il gura, seppur eseguita in chiave più dimessa giardino magico 2000, pp. XLIV-XLV). Gli e impoverita, ben si legge a confronto an- studi di Vera Segre Rutz hanno evidenziato che con altri frutti del neogiottismo pado- come dai manoscritti recanti quest’erbario vano, come il veristico corpo nudo di Noè emerga una salda volontà di mantenere e nella scena dell’ebrezza del patriarca nella tramandare la tradizione senza alterazioni Bibbia Istoriata padovana (Rovigo, Biblio- (Il giardino magico 2000, p. XV) e in que- 26b. Padova, Biblioteca Univer- teca dell’Accademia dei Concordi, ms. 212; sto il codice dell’Universitaria non fa ecce- sitaria, ms. 604, c. 55r, pagina miniata con Herba illocharias e Londra, British Library, ms. Add. 15277). zione. Purtuttavia, il confronto tra l’Uomo Herba foleas

226 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 26 MS. 604 227 27. Ms. 70.a.56 bocchi incollati sui contropiatti e ricoperti clipei, concentrati generalmente in una (23 sul ramo sinistro, 37 sul destro) per 35 dalle controguardie, presentando sul recto - fascia centrale, e foglie di forme diverse a figli e 40 fra nipoti, bisnipoti e successivi Legatura. Frammento di codice bene in evidenza come testimoniano anche seconda del libro (e del manoscritto) a illu- eredi, trattati nei 63 capitoli del X libro, è con Arbor Neptumni le didascalie - la miniatura dell’albero gene- strare la progenie di figli, nipoti, bisnipoti, i stato prima evidenziato ad inchiostro pro- (da: Giovanni Boccaccio, Genealogie alogico di Nettuno e della sua discendenza. cui nomi vengono ugualmente annotati per babilmente su una traccia a lapis; nel cli- Deorum Gentilium, Lib. X) Negli spazi di pergamena non miniati, si esteso. La tradizione figurativa dell’albero peo centrale caratterizzato da una doppia Sec. XIV fine (1390-1405 ?) intravedono le tracce vivaci di una rubrica genealogico è molto antica e si basa sulla cornice, quella esterna più ampia e l’altra Firenze, ambito dello Scriptorium e quelle più scure appartenenti ad un ca- convinzione antropologica primitiva e ben interna più sottile (diametro complessivo di Santa Maria degli Angeli ? polettera ed alle righe di scrittura presenti documentata nei miti di molte comunità di 5,2 cm), è stato inserito ad inchiostro sul verso incollato alle coperte: recuperabili umane, della coincidenza sia simbolica che rosso in una gotica minuscola e arroton- Membr.; 1 c. superstite, 380 x 270 solo in parte e grazie ad una elaborazione reale fra vita degli alberi e vita degli esse- data, il nome del dio («Neptumnum qui digitale delle immagini, confermano l’ap- ri umani; può essere dritto se l’antenato è genuit») mentre nei tondi più piccoli ma Illustrazione e decorazione partenenza del frammento al libro X, di cui posto alle sue radici (arbor Iesse), ma può tutti dello stesso diametro (2 cm) a cornice Miniatura con albero genealogico di Nettu- documenta oltre all’albero, parti del proe- essere anche rovesciato, cioè con le radici unica, e sempre in rosso, i nomi dei figli la no e dei discendenti, costituito da 1 clipeo mio e del primo capitolo, paragrafi 1-6 fino in alto e la chioma in basso, come negli ar- cui progenie è rappresentata nello stesso centrale maggiore, 16 clipei più piccoli, 60 a «de eadem dictum est» (cfr. per le edizioni bores cognationum, e negli arbores iuris et albero, accompagnati ancora dall’espres- foglie verdi e rosse (23 sul ramo sinistro, 37 dell’opera: Boccaccio 1951; Boccaccio 1998). consanguinitatis, schemi elaborati in am- sione «qui genuit» variamente abbreviata sul destro). bito giuridico per definire il diritto succes- (q g./ge.): la posizione dei nomi segue da Concepite fra il 1350 e il 1360 e presenta- sorio e quello di famiglia, sfera cui forse sinistra a destra secondo l’andamento nor- te come un dialogo fra l’autore e Donnino Boccaccio volle riferirsi, anche se solo suo Storia e provenienza male della scrittura, quella del tralcio su da Parma, le Genealogie Deorum Gentilium è l’inserimento di vere e proprie foglie coi Il foglio di pergamena, unico superstite di cui si appoggiano i clipei; foglie e tralci un codice perduto delle Genealogie deorum sono un trattato di mitologia articolato in nomi dei discendenti in parziale sostituzio- sono stati colorati solo successivamente gentilium di Giovanni Boccaccio rimasto un proemio generale e 15 libri in cui Boc- ne di clipei e/o ritratti o cartigli appesi ad con delle tempere vivaci provocando an- ignoto finora, è sopravvissuto grazie al caccio espone le discendenze di dei, semi- uno schema arboreo ben documentato già che delle sbavature di inchiostro lungo i cambio di destinazione: non più considera- dei ed eroi, grazie ad una meticolosa opera in molti alberi genealogici delle casate reali margini, con colori alternati per la parte to utile per il testo che recava, ha acquisito di raccolta dati, continuamente aggiornata, e storici in senso lato. Il foglio di pergame- superiore (foglie viola, tralci verdi per il un nuovo valore estetico-decorativo grazie sulle fonti antiche a lui note e continuata na della Biblioteca Universitaria di Padova ramo di Doro; foglie verdi tralci viola per al reimpiego come legatura di un volume fino alla morte nel 1375. La caratteristica con l’albero miniato, misura in totale 380 il ramo di Sicilo, figli, nipoti e successivi pubblicato nel 1554 dallo stampatore man- più saliente dell’opera è data però dalla x 270 mm (margini ripiegati compresi), eredi compresi). Fra i due gruppi, al centro tovano Giacomo Ruffinelli, i Manifesti et presenza - anche se solo in un numero ri- ma in origine doveva essere sicuramente della miniatura, spiccano quattro foglie cartelli passasi [!] tra gli illustri signori, il si- stretto di testimoni a partire dall’autografo più ampio visto che diverse foglie, visibili dipinte in rosso mentre la discendenza di gnor conte Camillo de Castiglione, & il signor boccacciano (solo 21 in relazione al libro X; lungo il margine anteriore della coperta del Bartolomeo delli marchesi dil Monte Santa per l’elenco completo cfr. Boccaccio visua- libro ed incollate sotto le controguardie, ri- Maria […], una raccolta di documenti re- lizzato 1999) - dei tipici diagrammi minia- sultano tagliate; parte della miniatura è poi lativi ad una disputa sorta nel 1551 fra due ti, che sintetizzano le successioni dei per- invisibile sul dorso e all’angolo superiore capitani di ventura nell’ambito della guer- sonaggi trattati nei singoli libri in stemmi della controguardia anteriore, a causa dei ra di Parma. Già descritta ma in maniera genealogici col nome del capostipite posto talloncini di collocazione della biblioteca, sommaria ed inesatta dalla Vespa (1991, p. in un clipeo, in alto e al centro della carta, incollati in epoca moderna. 27a. Padova, Biblioteca Universitaria, 70.a.56, 188), la membrana ricopre entrambi i qua- da cui escono volute o tralci che si rami- Il diagramma costituito da 1 clipeo centra- pagina miniata di reimpiego con albero genealo- dranti rigidi di cartone e il dorso, con rim- ficano verso il basso germogliando in altri le maggiore, 16 clipei più piccoli, 60 foglie gico di Nettuno e dei discendenti

228 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 27 MS. 70.a.56 229 Forco presenta foglie blu, senza altro crite- colore dalle foglie e macchie, dovute sia alle senti sul verso incollato ai quadranti, leggi- 28. Ms. 1969 e devono essere a volte cadute con la pe- de comunque qualche nota, tra cui «1650» rio apparente se non quello di distinguerle colle che ad una manipolazione non rispet- bili seppur con qualche difficoltà e di cui si sante rifilatura, subita probabilmente con corretto in «1651», «1661», «De specieria da quelle immediatamente vicine. Al loro tosa, sono visibili in più punti. darà conto in altra sede. Erbario dipinto il rifacimento settecentesco della legatura. liber»; «Franciscus Felix de Bassis huius interno i nomi dei personaggi sono trac- Ad un confronto con gli altri testimoni utili Quando, per chi e dove venne realizzata Sec. XV tardo La rifilatura ha spesso troncato anche par- professionis discipulus. 4 Aug. 1679» (po- ciati ad inchiostro nero, perché la loro di- per lo stesso albero, quello della Bibliote- questa legatura? Per cominciare il 1554, Italia settentrionale te delle radici e della sommità delle piante trebbe forse trattarsi del Francesco Felice scendenza non compare nello stemma. La ca Universitaria può essere avvicinato per data della pubblicazione dei Manifesti di raffigurate. Bassi che nel 1700, a Bologna, divise con foglia del fratello di Demofonte, figlio di schema generale e disposizione dei tralci, Camillo Castiglione, è ragionevolmente Cart.; II, 124, II’, 330 x 224 Le figure si succedono con regolarità su i fratelli Sebastiano Gregorio e Giacinto Teseo reca al posto del nome l’indicazio- forma dei clipei, forma e orientamento del- il termine dopo il quale venne appronta- recto e verso di ogni carta fino a c. 95v. Se- Odoardo l’importante quadreria lasciata ne «Vacat» mentre una foglia sola è stata le foglie (polilobate con simmetria sagitta- ta, mentre la nota cifrata manoscritta che Storia e provenienza gue una distribuzione meno ordinata, in in eredità dal padre Gaspare, ricco mer- attribuita alle figlie di Pelias, in entrambi le, leggermente allungate) e colori utilizza- compare lungo il margine superiore del Ricco di 209 figure dipinte di piante offici- corrispondenza di una fascicolazione più cante di seta: Morselli 1998, pp. 85-88; un i casi per mancanza di informazioni (e ti (verde, porpora, rosso e blu), al Vat.lat. frontespizio, la stessa che contraddistingue nali, l’erbario sembra appartenesse a un’an- difficilmente ricostruibile, con le figure di- omonimo, Ferdinando Bassi, sarà prefetto non diversamente da quanto avviene negli 2033 datato alla fine del XIV sec. e legato tutti i volumi della collezione Santuliana tica spezieria padovana situata in contrada sposte solo su recto o verso, intervallate da dell’Orto Botanico di Bologna tra 1760 e altri codici), così come per i nomi che si allo scriptorium fiorentino di Santa Maria acquistata per la Publica Libraria dall’archi- San Francesco, come riporta l’annotazione alcune carte bianche (bianche le carte 98, 1774: Saccardo 1895, pp. 23-24; Gandolfi dipartono dai piccioli delle foglie e quindi degli Angeli e ad un gruppo di codici a quel- tetto Girolamo Frigimelica Roberti (Pesenti più volte ripetuta «Della speciaria di San 101-102, 104-110); da c. 116v a c. 118r le 2007; Managlia 2007; Mossetti 2007). appaiono, a seconda dell’orientamento di lo collegati e precisamente l’Augsburg I 2 2 Marangon, 1979, p. 69 e sgg.), attesta che il Francesco» (sec. XVI-XVII, cc. 2r, 3r, 5r figure si succedono ancora su recto e verso; Alla fine del volume si trova un indice delle quelle, disposti in tutte le direzioni, anche 27, i Pal.lat. 936 e 937, il Chicago 100. Più volume appartenne a quella famiglia, anche e 66r), prima di passare nella biblioteca infine una carta aggiunta, che reca l’ultima piante (cc. 122r, 123r-v), dove sono elencate rovesciati; le foglie leggermente allungate in particolare e solo come il Vat.lat. 2033 se risulta difficile definire chi ne sia entrato dell’illustre anatomista Giovanni Battista figura dipinta (c. 119r), è fissata con alcuni 141 delle 209 specie raffigurate, già attribu- a cinque lobi, seguono una simmetria bi- presenta le 13 foglie che si sviluppano sul in possesso e con quale modalità: nemme- Morgagni (1682-1771), risultando elencato punti di cucitura su c. 120. Per un errore ito alla mano del Morgagni (1983, n. 1268). laterale e presentano il lobo centrale più tralcio di sinistra di colore diverso e al- no la filigrana presente sui fogli di guardia nel suo Catalogo di libri alla voce «Erbario di rilegatura la figura di c. 103v appare ro- Un altro elenco di piante su foglio volante grande di quelli laterali. ternato rispetto alle 13 del tralcio sinistro (un’aquila ad ali aperte rivolta verso destra dipinto» (Morgagni 1983, p. XXV e n. 1268). vesciata, con il frutto rivolto verso il basso. (c. 124r-v) va ugualmente assegnato alla Va rilevato che in quest’unico documento, mentre negli altri testimoni sono tutti dello con una corona, staccata e sopra il capo, Già assegnato al XVI secolo (Maggioni L’antica cartulazione per pagine prosegue sua mano, come ha confermato Nicoletta le cornici di tutti i clipei non hanno ricevu- stesso colore rappresentando 26 dei 35 fi- inserita in un ovale), sembra essere d’aiuto, 1970; Morgagni 1983, p. XXV e n. 1268), il fino a 199 (c. 100v). Le successive tavole re- Giovè, che ringrazio moltissimo per la gen- to nessuna colorazione, quello di Nauplum gli di Nettuno (gli altri 9 sono inseriti nei non trovando corrispondenza nei principa- volume è verosimilmente più antico, come cano talvolta il numero di pagina probabil- tile premura. È possibile confrontare la gra- è privo della nota q g./ge. e un tralcio che clipei più piccoli avendo una loro discen- li repertori di legature e comparendo solo si ricava dalla grafia della mano che annota mente integrato dalla mano del Morgagni. fia con gli autografi a nostra disposizione: arriva verde alla foglia di Actamon ne esce denza). Inoltre come nel Vat.lat. 2033 e solo in questo caso. Se il termine ante quem è con maggior frequenza il nome delle specie Le figure, due delle quali incompiute (cc. il Catalogo di libri (A.S.V., Riformatori dello viola, forse per una svista del miniatore, su quello, una delle quattro foglie di colore dato poi dal 1692, anno in cui il libro entrò nell’estremo margine inferiore delle tavole, 99r e 103v), sono in molti casi accompagna- Studio di Padova, Busta 514) e le annotazio- così come nel caso della foglia di Anthym, rosso al centro della miniatura, è riserva- a far parte delle raccolte della Biblioteca attribuibile al tardo Quattrocento. Le carte te da più didascalie, apposte da mani diver- ni apposte dal Morgagni sui volumi che gli figlia di Rixinor che risulta orientata al ta a uno dei 35 figli, Melion (delle altre 3, Universitaria di Padova, alcune ipotesi utili mostrano un’unica filigrana, un’incudine se. Una mano cinquecentesca, che assegna sono appartenuti, ora all’Universitaria. Il contrario rispetto al nome del personaggio, riservate a dei nipoti, due appartengono al per far luce sulle origini della pergamena che supporta un martello inscritta in un i nomi delle piante, spesso seguiti dai cor- Morgagni è intervenuto ancora nell’erbario, cioè coi vertici dei lobi della foglia rivolti ramo di Doro e una a quello di Sicilo. Le miniata e quindi sulla storia del codice da cerchio, non precisamente identificabile rispondenti sinonimi, è presente con una numerando, come si è detto, alcune pagine al clipeo da cui deriva, cosa di cui il minia- foglie blu sono invece assegnate a dei nipo- cui proviene sono già possibili, ma di esse si ma simile nella tipologia a filigrane dell’I- certa regolarità sulle prime tavole; una del- e riportando i nomi di diverse specie in cal- tore si è accorto, tentando di ritrasformare ti). Ma la vicinanza fra i due sarebbe an- intende dare conto dopo ulteriori doverosi talia settentrionale e centrale, datate tra le altre mani che intervengono principia un ce alle figure (tra cui onagra, a c. 27r, man- la punta nel tralcio ma pasticciando un po’. che confermata dalla scrittura visibile nei approfondimenti. 1486 e prima metà del Cinquecento circa indice, a c. 121r, poi depennato. A c. 122v si dragora a c. 70r, sabina baccifera, a c. 118r). Naturalmente quasi quattro secoli di espo- clipei, una gotica rotonda e minuta e dai (Briquet 1907, 5963-5964, WZIS, DE4860, legge «1574», in testa a una nota di conto Il titolo aggiunto «Plantae medicinales», sizione all’uso nella nuova veste di coperti- dati relativi all’articolazione dello specchio Carla Lestani DE5580). suddivisa per mesi, solo iniziata e cassata. sul recto della prima carta di guardia, è di na non hanno giovato alla miniatura che si di scrittura del testo: l’imbrunimento gene- Le denominazioni più antiche sono state ri- In occasione del rifacimento della legatura, mano del bibliotecario dell’Universitaria presenta logorata in corrispondenza dei ta- rale della pergamena, che si accompagna a portate sulle tavole già rilegate, come prova il recto della prima carta del manoscritto, Riccardo Perli (1832-1907). gli e del dorso, dove i colori risultano anche quanto già descritto, non impedisce infatti in qualche caso il trasferimento dell’inchio- che riportava diverse annotazioni, è stato L’erbario deve essere stato per lungo tempo sbiaditi a causa dell’esposizione alla luce; di distinguere anche ad occhio nudo linee stro sulle carte a fronte (ad esempio per ci- coperto, incollandolo al verso del secondo nella spezieria strumento di lavoro e reper- sbavature e minuti distacchi di particelle di di scrittura a inchiostro rosso e nero pre- clamen, a c. 50r, e per britanica, a c. 91v), foglio di guardia settecentesco. Si intrave- torio di continua consultazione, come de-

230 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 28 MS. 1969 231 notano i marcati segni di usura e le pesanti contrada di San Giovanni delle Navi, dietro le esperienze farmaceutiche, riferendo di impronte nei margini. Tra i fogli dovevano il Duomo (A.S.P., Sanità, 142, pp. 321-322, essersi recato a Venezia per erudirsi in que- essere inseriti alcuni esemplari di piante, 500-501, 624-625, 667; Maggioni 1970, p. 3). sto settore e di aver frequentato fin dal 1707 che in qualche caso hanno lasciato una In seguito, in una Nota delle spezierie di Giovanni Girolamo Zannichelli, «farmaci- traccia impressa sulla carta (come tra le medicine in Padova, è nominato un «Pie- sta a S. Fosca, chimico e sperimentatore carte 23-24, 27-28, 78-79, 82-83, 88-89, dove tro Marchetti dietro al Domo: approbato in provetto», seguendo inoltre per quasi dieci è riconoscibile l’impronta del trifolium he- Padova, 1745, 24 gennaro» (A.S.P., Sanità, mesi le preparazioni di un altro farmacista, paticum raffigurato sulla stessa c. 89r) e di 140, p. 933) e successivamente altre visite Domenico Offio, «chimico di valore non co- cui si conserva ancora qualche frammento documentano che la spezieria all’insegna di mune» (Morgagni 1964, pp. 24-26; Giorma- di foglie e piccoli rami. San Francesco dietro al Duomo era passata ni 1985, p. 147). Ricordiamo che Morgagni Benché sia ipotizzabile anche una prove- in proprietà di Pietro Marchetti (10 dicem- si espresse anche sull’efficacia delle pillole nienza bolognese in base alle annotazioni bre 1750 e 7 febbraio 1778: A.S.P., Sanità, purgative di Santa Fosca, per cui Zanni- sopra riportate, come illustrato nel saggio 142, pp. 850, 1021). Dopo il 1778 non se ne chelli andava famoso: il ‘segreto’ di Zanni- di Giordana Mariani Canova, una spezieria ha più notizia: secondo Giuseppe Maggio- chelli fu ereditato dal figlio Gian Giacomo padovana “al San Francesco” è attestata dai ni, probabilmente fu chiusa o si fuse con e da questi lasciato alla consorte (Menegal- documenti d’archivio e risale al 1584: il 2 quella al ponte San Giovanni delle Navi, le 2000; Cappelletti-Maggioni 2002, p. 118; ottobre di quell’anno infatti, convocato il tuttora esistente (Maggioni 1970, pp. 3-4). Lazzari 2016, pp. 76-128, Minuzzi 2016, p. capitolo della fraglia degli speziali presso la L’erbario però era da tempo passato in pro- 206). chiesa di San Clemente, veniva eletto primo prietà di Giovanni Battista Morgagni e nel Tra le opere di farmacopea appartenute al gastaldo un «Francesco all’Insegna del San 1773, dopo la morte del grande anatomista, Morgagni, ora alla Biblioteca Universitaria Francesco» (A.S.P., Corporazioni soppresse, era stato acquisito dalla Biblioteca Univer- di Padova, ricordiamo alcuni opuscoli e Fraglia speziali, T. III, Libro de capitoli et sitaria, con gli altri volumi della sua prezio- brevi scritti a stampa riguardanti medica- parte della fraglia degli Speciali. 1580-1658, sa biblioteca. menti e ‘segreti’ di un appassionato culto- c. 14v; Maggioni 1970, p. 3). La spezieria, Probabilmente si deve allo stesso Morgagni re di botanica, il medico Johann Behm, di localizzata nel 1630 in contrada San Fran- il rifacimento della legatura, che presenta origine prussiana, naturalizzato veneziano cesco, sotto la cura di San Lorenzo, almeno una tipologia tipica dell’epoca, in pergame- col nome Giovanni Beni. Il medico in qual- dal 1710 risulta trasferita dietro al Duo- na rigida con taglio tinto di blu. La segnatu- che caso adattava i testi per i destinatari dei mo, mantenendo l’insegna «al San Fran- ra «65», riportata sul dorso, che sostituisce suoi scritti, mediante interventi autografi e cesco». Lo testimoniano le relazioni delle una precedente erasa, è analoga ad altre se- inserti incollati tratti da altri opuscoli (Pa- visite condotte nelle spezierie padovane dai gnature riscontrabili sui libri del forlivese dova, Biblioteca Universitaria, Ba. 455/6-7; provveditori alla sanità: il 20 ottobre 1710 che, come è noto, fin dagli anni giovanili si Minuzzi 2016, pp. 250-264, 325-326; Morga- è visitata infatti la «bottega del signor Anto- dotò di un’importante biblioteca e provvide gni 1983, nn. 447-449). nio Baroni all’insegna di San Francesco in al suo ordinamento. Nella sua autobiogra- Diversi importanti testi di botanica, in par- contrà del Domo», che viene analogamente fia il Morgagni infatti informa che durante te pervenuti all’Universitaria, apparteneva- citata in occasione delle visite del 20 luglio il suo soggiorno veneziano, dall’inizio del no inoltre al Morgagni, come si riscontra 1717 e del I luglio 1729, mentre in occasio- 1707 a tutto il maggio del 1709, fece «una nel catalogo dei suoi libri. Si notano, tra gli ne della visita del 28 settembre 1731 si spe- abbondante provisione di libri scelti e rari altri, di Pietro Andrea Mattioli Opera quae 28. Padova, Biblioteca Univer- cifica: «alla speciaria di d. Antonio Baroni appartenente ad ogni parte de’ proprij stu- extant omnia, Basileae 1674 e Discorsi nelli sitaria, ms. 1969, c. 5r, pagina all’insegna del San Francesco situata in di» (Morgagni 1964, p. 96). Lo stesso Mor- sei libri di Dioscoride, Venezia 1604, di Ca- miniata con annotazione «Della contrà San Giovanni», con riferimento alla gagni documenta anche il suo interesse per spar Bauhin Prodromus theatri botanici, speciaria di San Francesco»

232 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 28 MS. 1969 233 Francofurti ad Moenum 1620, di Leonhart conferma l’accesso in biblioteca nel periodo 29. Ms. 983 disegno a inchiostro schematico punteggia- lettera è scritta tutta l’istruzione...». Il trat- Fuchs De historia stirpium commentarii della Repubblica Veneta. L’acquisto fu per- to dalle stelle in forma di asterisco; Draco, tato sugli spiriti inviato da Guarino a Fran- insignes, Lugduni 1555 e Plantarum et stir- fezionato sulla base del già citato Catalogo Basinio da Parma, Astronomicon Ursa maior, Ursa minor; c. 92v Arctophylax, cesco Barbaro, erroneamente attribuito a pium icones in manualem epitomen conge- di libri appartenenti a molte scienze e facoltà (cc. 88r-116r) Corona; c. 93r Hercules, Lyra; c. 93v Cygnus; Manuel Chrysoloras da Elpidio Mioni (Mio- stae, Lugduni 1595, di Rembert Dodoens e principalmente a quelle che spettano alla Con: Leonardo Bruni, Vita Ciceronis c. 94r Cepheus, Casiopes; c. 94v Andromeda, ni 1965, pp. 257-258) e Carlo Landi (Landi Frumentorum, leguminum, palustrium et medicina e alla varia erudizione..., autografo (cc. 1r-39r) Perseus; c. 95v Auriga (Erichtonius), Serpen- 1902, p. 431), va invece assegnato allo stesso aquatilium herbarum...historia, Antuerpiae del Morgagni, redatto intorno al 1765 e in Paolo Pizolpasso, Annales sui tarius (Triptolomus); c. 96v Sagitta, Aquila; Guarino: la redazione guariniana è edita da 1566, di Garcia de Orta Aromatum et sim- parte da lui aggiornato in seguito, ora con- temporis, libri I e III, mutilo c. 97r Delphin; c. 97v Pegasus; c. 98r Pistris Antonio Rollo, che ne indaga la genesi e le plicium aliquot medicamentorum apud In- servato all’Archivio di Stato di Venezia. Il (cc. 41r-71v) (Ceto), Eridano, Lepus; c. 98v Orion, Canis, peculiarità rispetto al trattato sugli spiriti di dios nascentium historia...Latine facta et in reperimento di tale inventario nel 1967, do- Guarino Veronese, Ad Franciscum Procion; c. 99r Argo, Centaurus; c. 99v Ara; Chrysoloras (Rollo 2012, pp. 372-377). epitomen contracta a Carolo Clusio Atre- vuto a Giuseppe Ongaro, ha permesso la ri- Barbarum Venetum Epistola (c. 72r-v) c. 100r Cratera, Corvus, Hydra; c. 100v Piscis Nella lettera datata 7 giugno il Carmeli dice: bate, Antuerpiae 1567 (Morgagni 1983, nn. costruzione della biblioteca morgagnana e Guarino Veronese, Περὶ δασείας καὶ austrinus; c. 101r Aries et Triangulus; Taurus; «Un altro ms. tengo con questo titolo: Basi- 2506, 2507, 429, 1504, 1505, 2035, 2034): l’identificazione degli esemplari conservati ψιλῆς (72v-77v) c. 101v Gemini; c. 102r Cancer, Leo; c. 102v nii Parmensis poetae celeberrimi Astronomi- autori cui il Morgagni si è talvolta riferito, presso la Biblioteca Universitaria (Ongaro Manuel Chrysoloras, Graecae Virgo; c. 103r Scorpius, Libra; c. 103v Sagit- con. Sono due libri scritti in versi latini con assegnando le denominazioni delle specie 1970; Pesenti Marangon 1979, pp. 148-152; grammaticae institutiones: Περὶ τοῦ tarius; c. 104r Capricornus, Aquarius; c. 104v le figure fatte a penna de’ segni celesti de’ nell’indice apposto al nostro erbario. Fondi antichi 1979, p. 22; Morgagni 1983). ἐπιρρήματος. Περὶ τοῦ συνδέσμου Pisces, il sole e la luna. quali parla. Desidererei sapere se anche que- Nello stesso indice il Morgagni è in qualche Il nostro erbario fu esposto nel 1929 alla I (cc. 77v-78v) sto si trova stampato e tradotto». Di seguito caso intervenuto con osservazioni persona- Esposizione nazionale di storia della scien- Isocrates, Orationes: Ἐυάγορας Storia e provenienza Carmeli si mostra interessato ad approfon- li, in presenza di denominazioni imprecise za di Firenze. (cc. 60v-76v); Βούσιρις (cc. 77r-86r) Il manoscritto, composito di parti coeve tra- dire le notizie su Basinio: «Di tutto ciò o voi riportate sulle tavole o di raffigurazioni a Siglae seu notae Romanae explicatae scritte da mani diverse, proviene dal conven- o il signor Appostolo [Apostolo Zeno] potrà suo parere non consone (come ad esempio Lavinia Prosdocimi (cc. 117r-126v) to di San Francesco di Padova, come denota favorirmi di piena contezza». per la brasica marina di c. 9v: «repens erat Sec. XV seconda metà la tipica segnatura settecentesca «AA Plut. Nella lettera successiva del 24 giugno scri- pingenda», per lo sthoechas citrinum di c. Italia settentrionale 3 n°. 32», ed è appartenuto a Michelange- ve: «Sento con piacere che il Basinio non sia 11r: «albescit magis», per l’ononis di c. 17r: Bibliotheca Regia Patavina 1844-1845, c. lo Carmeli (1706-1766), teologo ed erudito stampato». L’Astronomicon infatti fu dato «male cicer sylvester» e «folia inepta sunt», 305v; Esposizione nazionale di storia della Cart.; I, 147 (146), I’; 200 x 142 francescano, docente di lingue orientali nel- alle stampe più tardi, con altri inediti di Ba- per la dulcis amara di c. 19v: «male flam- scienza 1929, p. 62; Maggioni 1970, pp. 3-17; lo Studio di Padova. sinio (Basinio da Parma, 1794, I, pp. 290-342). meola», per la sabina baccifera di c. 118r: Dalla biblioteca di G.B. Morgagni 1982, p. Illustrazione e decorazione Lo stesso Carmeli cita la raccolta in alcune La legatura del manoscritto è settecentesca, «baccarum color nimis intensus»). 27; Morgagni 1983, p. XXV e n. 1268; Za- (Il codice ha una doppia numerazione, nel- lettere indirizzate nel 1740 all’amico Gio- in cartone rivestito di carta sbruffata, con L’erbario deve essere dunque pervenuto alla nardi 1996-96, pp. 207-209. la scheda si fa riferimento alla cartulazione vanni Degli Agostini, presso il convento di taglio decorato in rosso e tassello cartaceo Biblioteca Universitaria nel 1773, due anni in numeri arabi a matita apposta nell’an- San Francesco della Vigna a Venezia (Vene- sul dorso, che riporta l’indicazione mano- dopo la morte del Morgagni, quando la sua golo inferiore sinistro del recto di ogni car- zia, Museo Correr, Provenienze diverse, Bu- scritta «Miscellanea». La segnatura citata, importante biblioteca, costituita da oltre ta). In tutto il codice, solo il primo libro sta 792, lettere n. 158 del 30 maggio, n. 161 «AA Plut. 3 n°. 32», apposta su di un fram- 4500 volumi e fornita delle più rare edizioni dell’Astronomicon di Basinio da Parma è del 7 giugno, n. 164 del 24 giugno). mento cartaceo che doveva appartenere alla di medicina e anatomia, venne acquisita per illustrato: c. 89r diagramma a cerchi con- In data 30 maggio scrive: «Io tengo appresso carta di guardia settecentesca, poi incollato suggerimento di Simone Stratico, bibliote- centrici che raffigura la terra circondata di me de’ mss. tra quali v’è una lettera con sulla controguardia di restauro, non figura cario interinale dell’Universitaria (Pesenti dai suoi cieli; c. 90r diagramma della terra questo titolo: Guarinus Veronensis ad Fran- nell’inventario della biblioteca di San Fran- Marangon 1979, pp. 143-156). La presenza con i tropici e la linea dell’equinozio; da c. ciscum Barbarum Venetum, nella quale gli cesco conservato presso la Civica di Pado- sul volume del timbro della biblioteca con- 92r in poi raffigurazioni delle costellazioni, dà una istruzione circa gli spiriti della lin- va (Index codicum 1776), ma indica senza trassegnato con il leone di san Marco e la liberamente inserite nel margine esterno gua greca. Desidererei sapere se questa si dubbio la posizione del volume nello scaf- scritta «Senatus Venetus musis Euganeis» o inferiore della pagina, condotte con un ritrova stampata e se in greco, come dopo la fale superiore AA della biblioteca Carmeli,

234 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 29 MS. 983 235 la nuova sede fatta erigere all’interno del 39r), gli Annales sui temporis di Paolo Pi- rispetto alla seconda, è attestata nel codi- ci appare il disegno dell’eroe nel Parm. 1008, convento a proprie spese da Michelangelo zolpasso (cc. 41r-71v) e ancora l’Evagora di cetto cartaceo Parm. 1008 della Biblioteca raffigurato con un nudo virile attentamente Carmeli, completata nel 1761 su progetto Isocrate, trascritta in greco (cc. 60v-76v). Palatina di Parma, sottoscritto a Rimini nel studiato nelle proporzioni e nella tonica mu- dell’architetto veneziano Andrea Camarata. Di queste opere, soltanto una è illustrata, 1458 dal copista Pietro Mario Bartolelli, e scolatura, un drappo sulla spalla destra, il La prestigiosa sala, affrescata con scene mi- con veloci disegni a penna alquanto naïfs: si illustrato da disegni a penna rialzati a sep- braccio destro, armato di clava, piegato die- tologiche e allegoriche dal veronese Giusep- tratta del primo libro dell’Astronomicon di pia negli spazi interstiziali e nei margini. Le tro alla testa, e nella mano sinistra la pelle le- pe Gru e completata con l’architettura lignea Basinio da Parma, poema in due libri com- figurazioni, semplici ma piacevolmente con- onina. Ben diversa appare invece la cortese e le scaffalature intarsiate dai francescani posto nel 1455, quando Basinio si trovava a dotte, lasciano trapelare l’eco di un modello figura di Ercole del codice della Cassa di Ri- Andrea da Volta Mantovana, Bernardo da Rimini a servizio di Sigismondo Pandolfo improntato a un certo pisanellismo e ca- sparmio, vestita in abiti quattrocenteschi, e Brescia e Antonio da Sambruson, era desti- Malatesta (1449-1457). Nell’opera, lo scrit- ratterizzato dal gusto per il nudo all’antica. con il braccio che regge la clava allontanato nata a contenere, oltre al patrimonio librario tore conduce una trattazione di carattere Proprio in questo risiede una delle principali dal corpo, quasi ad esibire l’arma al lettore. già appartenuto alla biblioteca francescana, didascalico della materia, ricorrendo prin- differenze fra l’illustrazione riminese e quel- Una simile analisi si può proporre per Orio- anche la preziosa raccolta personale del fa- cipalmente ai Fenomeni del poeta ellenisti- la cesenate, in cui ai nudi classicheggianti ne, iconograficamente affine nei tre mano- moso erudito (Fanzago 1799, Zelante 1921, co Arato - scritti di contenuto astronomico si sostituiscono costellazioni antropomorfe scritti - una figura maschile stante che esi- pp. 122-143, Mutini 1977, Giordan 2004, tradotti in latino da Germanico nei cosid- abbigliate in abiti moderni (Mariani Canova bisce una clava – ma raffigurato nudo nel Giordan 2011). Il Carmeli infatti arricchì detti Aratea - con derivazioni mitografiche 1994, pp. 185-186). Parm. 1008 e nel manoscritto dell’Univer- notevolmente l’antica dotazione libraria e da Igino, autore di un De astronomia a sua Pur con alcune inevitabili variazioni, le ico- sitaria, elegantemente abbigliato nel terzo pose la libreria sotto la protezione della Re- volta ispirato ai già citati Fenomeni (Campa- nografie mostrate dagli ingenui schizzi a codice. pubblica Veneta, rendendola pubblica. Per na 1965, p. 92). penna del ms. 983 mostrano di richiamarsi Anche nei casi in cui nel codice della Cassa questo alla sua morte la biblioteca Carmeli Sia il De astronomia di Igino che gli Aratea alla tradizione riminese, come emerge dal di Risparmio le costellazioni sono raffigu- venne considerata unita all’Universitaria, di Germanico esordiscono con una descri- confronto tra il codice composito dell’Uni- rate con nudi all’antica, si può tuttavia no- sotto la giurisdizione dei Riformatori dello zione dell’universo e della terra, proceden- versitaria con il Parm. 1008 e con il lussuoso tare una maggior convergenza degli schizzi Studio di Padova, e fu in seguito risparmia- do poi a parlare diffusamente delle costella- codice della Cassa di Risparmio di Rimini. del ms. 983 con le immagini che correda- ta dalle requisizioni (Fondi antichi 1979, pp. zioni che rilucono nel firmamento: analoga Nel codicetto parmense l’illustrazione del no il manoscritto parmense: valga per tutti 58-60; Pesenti Marangon 1979, pp. 137-139; è la struttura adottata da Basinio, che si ri- primo libro del poema esordisce con i gra- Eridanio, rappresentato nei tre manoscrit- Govi 1987). flette di conseguenza nel piano illustrativo fici dell’universo e della terra corredati di ti come un giovane nudo che versa acqua I libri della Carmeli entrarono definitiva- dell’opera. legende esplicative (cc. 2r, 2v): così è ancora da una brocca, nel codice della Cassa di mente nella Biblioteca Universitaria tra Nei manoscritti dell’Astronomicon a noi nel ms. 983 (cc. 99r, 90r), mentre nell’Astro- Risparmio con la curiosa aggiunta di due 1838 e 1841, quando vennero trasferiti nella giunti si registrano due tradizioni iconogra- nomicon per Domenico Novello i diagram- alberi che spuntano da dietro le sue spalle, sede di Sala dei Giganti, insieme con gli altri fiche, individuate dagli studi di Giordana mi sono sostituiti dalla raffigurazione delle dettaglio assente negli altri due testimoni volumi dei conventi soppressi depositati ne- Mariani Canova: una propriamente rimine- eclissi lunari e da un grafico della terra piut- dell’Astronomicon. gli stessi locali di San Francesco (Fondi anti- se, derivante probabilmente dall’esemplare tosto semplificato. Non consente un’appropriata analisi stili- chi 1979, pp. 58-60; Govi 1987, pp. 142-146). di presentazione miniato per Sigismondo, Venendo all’illustrazione figurata, emblema- stica la povera resa grafica delle costella- e una cesenate, apprezzabile in un’elegante tica è la figura di Ercole (c. 93r), che nel codi- zioni, indubbiamente opera di un amateur, Lavinia Prosdocimi copia del poema oggi conservata presso la ce dell’Universitaria appare nudo, un drappo forse il copista stesso, come suggerirebbe Cassa di Risparmio di Rimini, dedicata al gettato sulla spalla destra, il braccio con cui l’inchiostro, che in alcune pagine sembra signore di Cesena, Domenico Novello Ma- brandisce la clava ripiegato dietro al capo, Il manoscritto 983 è un libro composito latesta, fratello di Sigismondo (Mariani Ca- mentre la mano sinistra, all’altezza del ba- che reca testi piuttosto disomogenei, come nova 1994, in particolare pp. 184-201). La cino, impugna saldamente la pelle del leone 29a. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 983, c. la Vita Ciceronis di Leonardo Bruni (cc. 1r- tradizione riminese, di maggior diffusione nemeo. Analogo, ma di qualità più elevata, 117v, pagina con disegno di Pegasus

236 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 29 MS. 983 237 coincidere con quello usato per il testo. La 30. Ms. 1466 iniziali fogliacee su campo esterno in lamina d’oro a sinistra e d’argento a destra (Borgo- diffusione dell’opera di Basinio nell’alta Ita- d’oro e interno blu impreziosito da tocchi di gelli Ottaviani 1932, pp. 43-46). A c. 279v è lia e la pertinenza della miscellanea a una Statuta nova civitatis Padue biacca con bottoni dorati cigliati alle carte riportata la sottoscrizione: «Expliciunt Sta- raccolta libraria padovana rendono tuttavia (cc. 1r-279v) 5r P (Potestate domino Marco Dandulo), ini- tuta nova nostre magnifice ac regie civitatis verosimile una configurazione norditaliana Lettere e sentenze ducali ziale fogliacea, incipit del primo libro degli Padue scripta et completa manu propria dei disegni del ms. 983. Si potrebbe infine, (cc. 279v-308v) Statuti; c. 52r S (Statutum vetus conditum mei Lauri de Palazolis tunc legum doctoris con estrema cautela, ventilare la possibilità Scritto a Padova nel XV sec. anno MCCXXXVI), iniziale fogliacea, incipit die X mensis septembris 1439 et ipsa ideo di un’origine patavina: nel 1459-61 l’umani- (10 settembre 1439; integrazioni del secondo libro; c. 148r S (Statutum vetus), scrippsi ut ea magis familiaria haberem in sta inglese John Tiptoft fece miniare nella e commenti almeno fino all’8 iniziale fitomorfa, incipit del terzo libro; c. inveniendo decisiones statutorum»; “tunc” città del Santo una copia dell’Astronomicon, febbraio 1464; 1463 more Veneto) 224r P (Potestate domino Marco Dandulo), aggiunto in interlinea, con ogni probabili- oggi a Oxford, ms. Bodl. 646 (Mariani Cano- Miniato a Padova nel XV sec. iniziale fogliacea, incipit del quarto libro; c. tà in seguito alla laurea in diritto canonico, va 1969, cat. 6), iconograficamente affine settimo decennio 259r P (Potestate dominus Marino Faletro), conseguita il 22 aprile 1441, dopo quella in al ms. Parm. 1008, lo stesso codice a cui si iniziale fogliacea, incipit del quinto libro; diritto civile, ottenuta nel 1435 (Ronconi allinea anche il libro composito dell’Univer- Cart.; I, 308, I’; 436 x 292 = 51 [277] numerosissime iniziali filigranate di penna 1984, p. 2 nota 6). sitaria. Il manoscritto bodleiano prova che, 108 x 40 [175] 77 a colori alternativamente rosse con filigrana La trascrizione degli Statuti, alcuni am- pochissimi anni dopo la sua composizione, gialla e blu con filigrana rossa che si inter- piamente annotati, è seguita da altri testi, il poemetto conosceva già una diffusione in Illustrazione e decorazione rompono alla c. 279v. lettere ducali veneziane e sentenze, aggiun- Veneto e a Padova, ma soprattutto che in C. 4r frontespizio illustrato: ampio riquadro ti successivamente, per lo più dalla stessa quell’area dal settimo decennio del secolo bordato in oro e inchiostro nero, sormonta- Storia e provenienza mano di Palazzolo, il più tardo datato 26 circolava la tradizione illustrativa riminese. to da una piccola croce dorata, contenen- Il codice, proveniente dalla biblioteca del febbraio 1456 (1455 more Veneto), alcuni te leone marciano con spada realizzato in monastero di Santa Giustina di Padova, di corredati da annotazioni ed ampie glosse Chiara Ponchia lamina d’oro che si staglia su uno sfondo cui conserva un’annotazione tipica, contie- marginali apposte ad integrazione e com- paesaggistico accompagnato da iscrizione ne la copia degli statuti comunali padova- mento almeno fino all’otto febbraio 1464 in caratteri capitali dorati: «Audi aliam par- ni, nella redazione veneziana riformata nel (1463 more Veneto, c. 291r). Bibliotheca Regia Patavina 1844-1845, c. tem si vis recte iudicare/ In veritate perdam 1420, tratta ad uso personale dal giurista In testa all’ultima carta 308v è riportata 128v; Polenton 1899, p. 142; Landi 1902, p. omnes qui loquntur mendatium»; ai lati due Lauro Palazzolo (Fano, 1410 circa - Pa- un’annotazione in ebraico, preceduta da 431; Catalogo 1905, I, cc. 296v-297r; Avet- clipei recanti le figure dei santi Prosdocimo dova, 25 settembre/26 novembre 1464). “Iesus” e seguita da “amen”, parzialmente ta 1908, p. 9; Segarizzi 1910, p. 97; Guarino e Antonio; Q (Quoniam omnis bene) iniziale Addottorato a Padova in utroque iure, Pa- cancellato: 1915, p. 310; Mioni 1965, pp. 257-258; Kri- fogliacea su campo esterno in lamina d’oro lazzolo fu docente nello Studio patavino e ט' אבריל רכ" ט .steller 1967, p. 15; Fondi antichi 1979, pp סי'[ור?] / ס י'[ניור?] אנטוני לזיירו[? לויירו?] שייך לספר בנייר ד' כ" ד -e interno blu ed eleganti motivi decorativi a attivo nel Comune come arbitro e consulen 61-62; Pertusi 1980, p. 260 [ms. 11 ma 983]; biacca; lungo il margine sinistro bottoni do- te nelle questioni cittadine (Ronconi 1984; Bertalot 1985-2004, II/1, p. 160; Govi 1987, rati cigliati, lungo il margine destro dall’al- Belloni 1986, pp. 269-274; Woelki 2012, p. Diamo di seguito la trascrizione: «9 avril ichard livier pp. 151, 154; R -O 1995, pp. 631- to: due conigli, un pavone e un cerbiatto; il 223; Murano 2016a, p. 223; Murano 2016b, [5]229 = 1469. Si(or) o Si[nior] Antoni Lo- 632; Prosdocimi 2000, p. 238; Pantarotto bas-de-page presenta una balaustra a finto p. 249). Il manoscritto fornisce l’evidente iero [o: Laziero / Leviero?], shayyak le-sefer 2003, pp. 134-136; Pantarotto 2006, p. 442 ; marmo che reca uno scudo a targa al cui conferma dell’importanza degli statuti nel- be-neyar, [5]229 = 1469 d(ucati) 24 (?)» e Rollo 2012, pp. 83, 192, 372. interno c’è un castello – simbolo della fami- la pratica giuridica della metà del Quattro- l’interpretazione: «9 aprile [5]229 = 1469. glia Palazzolo – entro un clipeo alla destra cento (Tjarks 2013, p. 29). Signor Antonio Loiero, appartiene al libro del quale si trovano un elmo con tralci fo- Nel bas de page della prima carta è miniato di carta 1469, ducati (?) 24 (?)». 29b. Padova, Biblioteca Universitaria, ms. 983, c. 118r, pagina con i disegni di Pistris (Ceto), Erida- gliacei e cimiero in forma di putto alato con lo stemma di famiglia: un castello con tre La nota, evidenziata da Diego Bortoluzzi, no e Lepus cartiglio e a seguire un’anfora. Altre cinque torri merlate alla guelfa in campo azzurro, è stata letta, trascritta e interpretata dai

238 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 30 MS. 1466 239 professori Giuliano Tamani e Mauro Pera- tecario di Santa Giustina tra 1710 e 1741. pletamento dell’opera, 10 settembre 1439. ni, che ringrazio vivamente. Essi ritengono Il volume è identificabile nell’inventario dei Il codice contiene inoltre alcune lettere e possa trattarsi della nota di un prestatore, manoscritti avviato dal Sandi nel 1724, ora sentenze ducali (cc. 279v-308v), sempre apposta sul volume ricevuto in pegno. alla Biblioteca Universitaria (Index manu- di mano del giurista padovano che conti- Si può ipotizzare che, dopo la morte di Lau- scriptorum Sanctae Iustinae 1724, c. 27r): nua a glossare e annotare le carte almeno ro Palazzolo, il codice sia stato pignorato «n. 103. Statutum Patavinum sub dominio fino all’8 febbraio 1464 (1463 more veneto; dal fratello Ludovico, che versava in gravi Veneto, saeculi XV in medio, fol., AC 1 n.° c. 291r), poco prima della sua improvvisa difficoltà economiche. Il giurista morì im- 103». La segnatura «AC 1 n.° 103», del tipo morte avvenuta l’anno successivo. La pre- provvisamente nel 1464, probabilmente introdotto da Atanasio Peristiani, bibliote- senza di questa ultima data ci permette di senza lasciare testamento, e i figli Pietro e cario a Santa Giustina dal 1745 (Maschiet- riferire le iniziali e la decorazione del ma- Francesco morirono di peste nel 1465. Il fi- to 1981, pp. 81-178) non risulta riportata noscritto alla seconda metà del sesto decen- glio Antonio, podestà di Novara negli anni sul volume, forse perduta con la sostitu- nio del secolo. 1462-1465, fu solo saltuariamente presente zione della legatura e delle carte di guardia La carta di apertura del codice (4r), a cau- a Padova, almeno fino al 14 gennaio 1475, nella seconda metà del XIX secolo. sa del suo precario stato conservativo, ha come documentano alcuni atti notarili. Nel La biblioteca di Santa Giustina fu chiusa subito un intervento di restauro realizzato suo testamento, redatto nel 1465, aveva isti- nel 1806 e indemaniata in seguito al decre- incollando la pagina originale – che reca tuito erede universale lo zio Ludovico e più to napoleonico di soppressione generale una vistosa lacuna nel bas-de-page – a un tardi, nel 1474, gli aveva ceduto in uso la delle corporazioni religiose del 25 aprile foglio di carta moderna integrando le parti propria casa. È documentato come Ludovi- 1810. I libri furono assegnati all’Universi- mancanti e garantendo stabilità alla deco- co stentasse a mantenere decorosamente la taria con decreto del Governo italico del razione i cui elementi sono accostati, a pri- numerosa famiglia: nel 1471 la moglie cita 1811, riconfermato dal Governo austriaco ma vista, in modo poco omogeneo. La pa- in atti giudiziari il suo dissesto finanziario nel 1818. I volumi furono trasferiti nell’ex gina presenta infatti un’iniziale incipitaria e nell’estimo del 1492 Ludovico dichiara di convento di San Francesco tra 1820 e 1821 Q (Quoniam omnis bene) che si staglia en- aver venduto ogni cosa e di non possedere e quanto rimaneva, dopo le notevoli disper- tro un riquadro in lamina d’oro bordato di più nulla (Ronconi 1984, pp. 18-20, 30-31). sioni subite, passò all’Universitaria tra 1838 nero caratterizzata da un ornato fogliaceo Il codice passò comunque in seguito al e 1841 (Girardi 1872, pp. 27-33; Girardi di matrice tardogotica padovana che trae monastero di Santa Giustina. Non figura 1900, pp. 6-7; Fondi antichi 1979, pp. 51-53; la sua origine dall’età dei Carraresi e che nell’inventario quattrocentesco, ma è rico- Maschietto 1981, pp. 295-322, Govi 1987, perdura – come in questo caso – fino alla noscibile nell’elenco dei manoscritti della pp. 143-146; Maschietto 1988, pp. 68-70). seconda metà inoltrata del Quattrocento. Il biblioteca benedettina redatto da Giacomo codice comprende anche altre cinque ini- Filippo Tomasini nel 1639: «Volumen ma- Lavinia Prosdocimi ziali eseguite dalla medesima mano che fa gnum Statutorum Patauine Urbis cum no- largo uso di colori brillanti dai toni freddi e tis marginalibus fol. ch. cuius est initium motivi decorativi a biacca a forma di sferet- Quoniam omnis bene. Rubrica prima Po- Il manoscritto, proveniente dalla Bibliote- te a motivo intrecciato. Queste stesse carat- testate Marco Dandulo. ch. fol.» (Tomasini ca di santa Giustina (antica segnatura ZZ 1 teristiche sono state messe in luce già nel 1639, p. 42 [ma 40]). n° 103), contiene gli Statuti riformati della 1975 da Giordana Mariani Canova (Mariani Sul manoscritto, in calce a c. 1r, è riportata città di Padova, copiati dal giureconsulto Canova 1975, p. 749; Mariani Canova 2010, 30 Padova, Biblioteca Universi- l’annotazione «Statutum Patavinum saeculi Lauro Palazzolo – antico possessore del co- p. 397) che accosta le iniziali del codice qui taria, ms. 1466, c. 4r, pagina mi- XV in medio. ZZ 1 n.° 103», di mano del dice – come rivela la soscrizione autografa esposto a quelle realizzate da Giovanni Pa- niata con leone marciano, santi benedettino Giuseppe Maria Sandi, biblio- alla c. 279v in cui è indicata la data di com- terniano nei due volumi contenenti il com- protettori, stemma dei Palazzolo

240 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 30 MS. 1466 241 mento alle opere di Aristotele scritti alla il saio francescano e regge tra le mani il li- l’opera di Lattanzio, illustrato dal miniatore 31. Ms. 369 te dei Cavalcabò, ovvero l’elenco dei beni Serenissima, e il ritratto a mezza figura fine degli anni Cinquanta dal dottore pado- bro aperto e il giglio, confermando l’origine nel 1457 (Mariani Canova 1995b, pp. 60-61). immobili appartenuti alla nobile famiglia del Doge, entrambi inseriti entro clipei di vano Gaetano da Thiene (Padova, Bibliote- padovana del codice. Lungo il margine de- Di lì a breve gli ornati ferraresi e le cornici Catastico della Corte Cavalcabò di Cremona (cc. 4r-9r) , il cui stemma, raf- lauro il cui bordo bianco indica senz’al- ca Antoniana, mss. 360 c. 73r e 363) che li stro troviamo alcuni animali acquarellati di a mensole architettoniche dipinte nei bas 1501 figurante un toro, è dipinto nel margine tro la mancata applicazione della foglia donò all’Arca nel 1461 e a quelle dell’Anti- matrice tardogotica pisanelliana mentre il de page, saranno note in area veneta anche Venezia inferiore della c. 1r. Preceduto da sette d’oro, inizialmente prevista. Le figure, fonario B16 della Biblioteca Capitolare (c. bas de page, che rivela forme più aggiornate grazie alle opere ivi miniate dopo il 1463 da lettere ducali del doge Agostino Barbari- contraddistinte da un marcato segno di 280r) dipinte dallo stesso artefice nel 1459 in senso rinascimentale, è costituito da una Franco dei Russi, miniatore della Bibbia di Membr; II, 17, I’; 290 x 200 = 15 [225] go (cc. 1r-3v) e seguito da altra documen- contorno e stagliate contro uno sfondo (Manoscritti miniati 2014, pp. 209-214 sch. cornice a finto marmo che ospita al suo in- Borso. Si veda ad esempio il ritaglio di fre- 50 x 12 / 8 [145] 35 tazione giustificativa del possesso di tali azzurro che si schiarisce verso il basso, 25 di M. Minazzato). terno lo scudo a targa con lo stemma della gio con trionfo di un dottore della British proprietà da parte della Repubblica di sono dipinte mediante una tecnica pitto- La restante decorazione della c. 4r è occu- famiglia Palazzolo – un castello con tre torri Library (Add. ms. 20916, c. 1a) nel quale en- Illustrazione e decorazione Venezia (cc. 9r-16r), che acquisì la città rica veloce e acquerellata, che raggiunge pata da un riquadro sormontato da una pic- merlate alla guelfa in campo azzurro, d’oro tro cornice modanata è dipinto un paesag- C. 1r nel margine superiore riquadro in la- lombarda nel 1499 (Gaeta 1964, p. 48), il in alcuni punti effetti granulosi. Un netto cola croce dorata bordato d’oro e inchiostro a sinistra e d’argento a destra (Borgogelli gio gremito da animali, ancora da intendere mina d’oro profilato di nero con due me- catastico si conclude con una lettera du- chiaroscuro scandisce le vesti e il volto nero che reca, lungo i margini superiore e Ottaviani 1932, pp. 43-46) – accompagnato nella stessa linea di gusto di quelli realizzati daglioni di ghirlande di lauro recanti l’im- cale del doge Leonardo Loredan (cc 16v- del Doge, mentre spessi tratti scuri di pen- inferiore, la seguente iscrizione realizzata da un elmo con celata abbassata e svolazzi nel fregio laterale dei nostri statuti (Mariani magine del leone marciano e il ritratto a 17r), salito al potere il 2 ottobre 1501 in nello definiscono i particolari interni del in lettere capitali dorate: «Audi aliam par- fogliacei blu, bianchi e oro, sormontato da Canova 1969, p. 145). mezza figura del Doge Agostino Barbarigo. seguito alla morte del suo predecessore felino. Le stesse caratteristiche denotano tem si vis recte iudicare/ In veritate perdam un cimiero in forma di puttino nudo dalle Tra i due medaglioni il monogramma IHS, (Dal Borgo 2005, p. 771). Rivolte a Paolo l’immagine del toro dipinto in un paesag- omnes qui loquntur mendatium» («Ascolta verdi ali di drago che trattiene tra le mani Cristina Venturini in lamina d’oro, si staglia su un fondo ros- Barbo, podestà di Cremona (Cracco 1964, gio sfumato entro lo stemma dei Cavalca- l’altra parte se vuoi giudicare rettamente/ In un cartiglio, accanto al quale si nota un’an- so ed è circondato da un tralcio filigranato p. 256), e al Capitano Domenico Bollani, bò, raffigurato nel margine inferiore della verità farò perire i bugiardi»); il primo ver- fora dorata. Questi stessi elementi sembra- di penna con inserti floreali verdi, rosa e in carica nel biennio 1501-1502 (Pillini- stessa pagina. Nella zona centrale del ri- so è un monito giuridico che si ritrova fre- no ripetersi anche dalla parte opposta del Tomasini 1639, p. 42 [ma 40]; Index manu- blu, impreziositi da bottoncini dorati. Nel ni 1969, p. 290), le lettere ducali rivelano quadro, così come nelle parti laterali del- quentemente nei palazzi pubblici a partire fregio architettonico, purtroppo lacunoso, scriptorum Sanctae Iustinae, 1724, c. 27r; margine inferiore lo stemma dei Cavalcabò che tale inventario fu eseguito su istanza lo stemma, si sviluppa una decorazione a dal Trecento ed era documentato anche nel per la presenza di alcuni lacerti pittorici Bibliotheca Regia Patavina 1844-1845, cc. accompagnato ai lati da racemi policromi della Serenissima Repubblica per difen- tralci floreali policromi arricchiti da bot- Salone di Padova (Von Schlosser 1896, p. pressoché identici. 208r-209r; Girardi 1872, p. 46; Catalogo arricchiti da filigrane di penna e botton- dere le proprietà dei Cavalcabò dalle pre- toncini dorati e accompagnati da un’ele- 95; Donato 1988, p. 1131), mentre il secon- Questo tipo di decorazione sembra coerente 1905, II, cc. 209v-211v; Fontana 1907, p. cini dorati; iniziale A (Augustinus) dora- tensioni del conte di Gaiaza, appoggiato gante filigrana di penna. Testimoniata in do deriva da un verso del Salmo V («Perdes con la datazione proposta e riflette l’opera di 334; Avetta 1908, p. 8; Mariani Canova 1975, ta, su campo esterno blu e campo interno a sua volta dal re di Francia. Tali lettere ambito lagunare già a partire dalla metà omnes qui loquuntur mendacium»). Entro un maestro padovano che guarda ai minia- p. 749, fig. 100; Fondi antichi 1979, p. 53; verde decorati con motivi a biacca; c. 16v sono datate tra il marzo e l’ottobre del del Quattrocento, come dimostrano alcu- il riquadro campeggia un leone marcia- tori che lavorano alla Bibbia di Borso d’Este, Di Luzio 1980, pp. 385-386; Mariani Canova nel margine superiore un riquadro in lami- 1501, pertanto costituiscono una preziosa ne prove di Leonardo Bellini degli anni no realizzato in lamina d’oro raffigurato eseguita tra il 1455 e il 1461, in cui si ritrova- 1980, p. 87; Cantoni Alzati 1982, p. 232; Pe- na d’oro tripartito rappresenta a sinistra il testimonianza per datare il manoscritto e Cinquanta (Mariani Canova 1969, p. 23; nell’atto di muovere dal mare alla terra: con no ancora echi tardogotici espressi in forme senti 1984, p. 236; Ronconi 1984, pp. 2, 12; leone marciano recante il libro chiuso, al la sua ornamentazione: le miniature che Mariani Canova 2009a, pp. 342-343), tale la zampa posteriore sinistra sfiora le onde fantasiose e colori accesi ma orientati verso Magliani 1989, p. 157 nota 5; Florio 1994- centro motivi floreali e fogliacei blu scuro lo decorano, costituite da due riquadri tipologia decorativa, di forte impronta marine, mentre con le altre prende possesso un gusto più rinascimentale grazie all’uso di 1995, p. 149; Tjarks 2013, pp. 29-30. profilati d’oro, a destra il ritratto a mezza in lamina d’oro e dallo stemma citato in ferrarese, trovò ampio riscontro nella mi- della terraferma, indicando in questo modo fregi prospettici classicheggianti (Toniolo figura del Doge Leonardo Loredan; iniziale precedenza, possono infatti ritenersi con- niatura veneziana, venendo recepita e ri- il dominio veneziano sulla città di Padova, 1997, pp. 345-346). Un possibile tramite in L (Leonardus), dorata, filigranata di penna temporanee al testo sia per motivi stilisti- proposta innumerevoli volte fin oltre allo simboleggiata dallo scudo su cui l’animale questo senso potrebbe essere stato il minia- con inchiostro blu. ci sia per motivi iconografici, e possono scadere del secolo in manoscritti liturgi- posa la spada. Ai lati dello spazio occupato tore veneziano Leonardo Bellini (Marcon essere attribuite a un anonimo maestro ci, giuridici, ma anche in codici ufficiali dal leone sono presenti due clipei – uno dei 2004c, pp. 76-78) che introdusse nei territori Storia e provenienza operante a Venezia. come le cosiddette Commissioni. Queste quali collegato al riquadro principale – re- lagunari il tipico fregio ferrarese a filigrana Il manoscritto proviene dalla biblioteca di Il riquadro alla c. 1r, che introduce la pri- ultime, sorta di atti notori in cui era tra- canti le figure dei santi protettori della città abitato da tondi con busti e animali, come Lorenzo Antonio da Ponte come dimostra ma lettera ducale di Agostino Barbarigo, scritta la nomina da parte del Doge di un di Padova, il protovescovo Prosdocimo, con dimostra il codice Lat. II, 75 (= 2198) della l’etichetta incollata all’interno del piatto an- mostra al suo interno l’effige del leone governatore di una città o di una provin- mitra e pastorale, e sant’Antonio che veste Biblioteca Marciana di Venezia contenente teriore. Esso contiene il catastico della cor- marciano, simbolo per eccellenza della cia, costituiscono forse il termine di pa-

242 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 31 MS. 369 243 31a. Padova, Biblioteca Univer- 31b. Padova, Biblioteca Univer- sitaria, ms. 369, c. 1r, pagina mi- sitaria, ms. 369, c. 16v, pagina niata con leone marciano, ritrat- miniata con leone marciano e to del doge Agostino Barbarigo e ritratto del doge Leonardo Lo- stemma dei Cavalcabò redan

244 LA BELLEZZA NEI LIBRI CAT. 31 MS. 369 245 ragone più coerente con il nostro mano- esse però non possono non ricordare i mento dei Dogi Barbarigo e Loredan av- scritto, non solo per la tipologia testuale moduli decorativi “all’antica” spesso uti- venuto nell’ottobre 1501: la morte di Ago- – ovvero documenti ufficiali – ma anche lizzati da maestri come Benedetto Bor- stino Barbarigo e la conseguente ascesa per la tipologia ornamentale e per gli ele- don o il Secondo Maestro del Canzoniere di Leonardo Loredan ha reso necessaria menti iconografici adottati. Come dimo- Grifo in manoscritti e incunaboli miniati l’inclusione dell’immagine alla c. 16v, la stra il confronto con i manoscritti Classe. tra la fine del Quattrocento e l’inizio del quale, come la sua controparte alla c. 1r, III.320 e Classe.III.999 della Biblioteca Cinquecento, anche se con esiti qualitati- ritrae il Doge e introduce visivamente la del Museo Correr di Venezia, miniati alla vamente più raffinati (Toniolo 2016b, pp. sua lettera. fine del Quattrocento rispettivamente dal 96-100). In particolare, i delfini dipinti Maestro del Plinio di Pico e dal Maestro nella parte bassa dell’immagine richia- Giulio Pesavento APPARATI dell’Ovidio di Rimini con eleganti cornici mano da vicino gli stessi elementi orna- filigranate, ritratti del Doge e immagini mentali impiegati da Bordon nelle cor- del leone marciano, (cfr. Zuccolo Padrono nici delle vignette del Luciano di Vienna Montaguti 1990-1991, p. 121 n. 19; Hellmann 1972, pp. 5-9; Armstrong 2003, I, p. 326, (Österreichische Nationalbibliothek, Inc. 1997-1998, II, p. 26. II, p. 486; Szépe 2013), nella miniatura del 4. G. 27) e in quelle di molte aldine da lui catastico è possibile osservare la presenza dipinte nei primi anni del Cinquecento degli stessi elementi figurativi delle Com- (cfr. Szépe 1995). Delfini di forma simile, missioni, nonostante siano riproposti en- ma di qualità stilistica più alta, si trovano tro uno schema differente e concentrati altresì nel medaglione dipinto nel margi- all’interno del riquadro. Analoghe consi- ne inferiore della c. 233r del Canzoniere di derazioni riguardano la miniatura dipinta Antonio Grifo (Venezia, Biblioteca Nazio- in corrispondenza della lettera ducale di nale Marciana, cod. It. Z, 64 [=4824]), e Leonardo Loredan alla c. 16v, nella quale, nel fregio che decora il margine superiore entro un riquadro nettamente tripartito del Porphyrius dell’Aristotele conserva- mediante l’utilizzo della foglia d’oro, sono to alla Pierpont Morgan Library di New rappresentati nuovamente il leone mar- York (PML. 21195), entrambi attribuiti ciano e il Doge. Le figure presentano le al Secondo Maestro del Canzoniere Grifo medesime peculiarità stilistiche della mi- (cfr. Guest 2008). niatura precedente, ma lo sfondo azzurro Stilisticamente coerenti con la datazione contro il quale si stagliano è scarsamente offerta dal testo, le miniature che decora- definito e la decorazione che occupa la no il manoscritto riflettono l’opera di un parte centrale del riquadro è differente, maestro veneziano avvezzo alle pratiche mostrando questa volta, su uno sfondo decorative più diffuse in laguna, mostran- blu oltremare, volute fitomorfe profilate do altresì una certa familiarità con l’illu- d’oro che si snodano ai lati di una cande- strazione di documenti ufficiali e con il labra e terminano in basso con due delfini linguaggio ornamentale “all’antica”. Ese- stilizzati, simili a quelli che occupano la guite per accompagnare le lettere ducali stessa posizione nella miniatura alla c. 1r. che aprono e chiudono il codice, tra le Nonostante tali ornamentazioni risultino due pagine miniate sussiste un leggero piuttosto semplici e non molto elaborate, scarto cronologico dovuto all’avvicenda-

246 LA BELLEZZA NEI LIBRI Riferimenti bibliografici

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254 LA BELLEZZA NEI LIBRI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 255 Donato 1988 Étaix 1999 Florio 1994-1995 Fredborg 1976 Gargan 1973 talogo ragionato della Esposizione di storia della M.M. Donato, Un ciclo pittorico ad Asciano (Sie- R. Étaix, Introduction, in Gregorius Magnus, G.M. Florio, I manoscritti datati della Biblio- K.M. Fredborg, Buridan’s Quaestiones super L. Gargan, Libri di teologi agostiniani a Padova medicina aperta in Torino nel 1898, Torino 1901. na), Palazzo Pubblico e l’iconografia ‘politica’ alla Homiliae in Evangelia, cura et studio Raymond teca Universitaria di Padova. Codd. Ms. 1001 - Rhetoricam Aristotelis, in The Logic of John Bu- nel Trecento, «Quaderni per la storia dell’Uni- fine del Medioevo, «Annali della Scuola Normale Étaix, Turnhout 1999, pp. V-LXXIV. Ms. 2001, tesi di laurea, Università degli Studi ridan, Acts of the 3rd European Symposium on versità di Padova», 6 (1973), pp. 1-23. Giacosa 1901b Superiore di Pisa. 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256 LA BELLEZZA NEI LIBRI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 257 Girardi 1872 tes, II, Livres 1-3, III, Livre 4, Paris 1979-1980 bolognese del terzo quarto del Quattrocento. In- des Dugento und Trecento. 1. Bis zur mitte des Huter 1980 rocco, Monaco 1967 (Polyphonic music of the M. Girardi, Relazione storico descrittiva sulla (Source chrétiennies, 251, 260, 265). terazioni tra decorazione libraria, letteratura e XIV Jahrunderts, Leipzig 1928. C. Huter, Cristoforo Cortese in the Bodleian Li- fourteenth century). R. Biblioteca Universitaria di Padova, Padova stampa, «Il Carrobbio», 35 (2009), pp. 61-91. brary, «Apollo», gennaio 1980, pp. 10-17. 1872. Gregorius 1985 Hermann 1931 Ius 2001-2002 Gregorius, Moralia in Iob Libri XXIII-XXXV, a Guernelli 2009 H.J. Hermann, Die Handschriften und Inkuna- I Benedettini 1980 E. Ius, Il volgarizzamento della chirurgia di Girardi 1900 cura di M. Adriaen, Turnhout 1985 (Corpus D. Guernelli, Qualche nota sulla miniatura beln der italienischen Renaissance, 2. 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268 LA BELLEZZA NEI LIBRI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 269 Catalogo e Studi, a cura di P. Gios-F. Toniolo, Saggese-G.Z. Zanichelli, Padova 2016, pp. Trolese 2014 Villiers 1927 Manuscripts: The British Library, 2 voll., Lon- biblioteche padovane: relazioni e scambi di li- Padova 2008, pp. 115-169 (Fonti e Ricerche di 427-450. F.G.B. Trolese, Monaci copisti di Santa Giusti- C. de Villiers, Bibliotheca carmelitana, notis cri- don 1979. bri tra Padova e la Francia in epoca medievale e Storia Ecclesiastica padovana, XXXIII). na nel Quattrocento, in F.G.B. Trolese, S. Giu- ticis et dissertationibus illustrata: cura et labore tardomedievale, in Medioevo Veneto, Medioevo Toniolo 2016b stina di Padova nel quadro del monachesimo unius e Carmelitis provinciae Turoniae collecta, Wilmart 1932 Europeo. Identità e alterità, Atti del Convegno, Toniolo 2010 F. Toniolo, L’arte del libro. Manuzio e il libro italiano. Studi di storia e cultura monastica, Aurelianis 1752 (ripr. facs.: additis nova prae- A. Wilmart, Auteurs Spirituels et Textes Dévots (Padova 1 marzo 2012), a cura di Z. Murat-S. F. Toniolo, Liturgia in figura: le miniature dei illustrato a Venezia tra Quattrocento e Cinque- a cura di G. Carraro-R. Frison Segafredo-C. fatione et supplemento luce exprimendum cu- du Moyen Age Latin, Paris 1932. Zonno, Padova 2014, pp. 97-106. Corali di San Francesco a Zara, in Medioevo cento, in Aldo Manuzio. Il rinascimento di Ve- Marcon, Roma 2014, pp. 101-123. ravit P. Gabriel Wessels, Romae 1927). adriatico. Circolazione di modelli, opere, mae- nezia, catalogo della mostra (Venezia, Gallerie Woelki 2012 Zonno 2016 stri, a cura di F. Toniolo-G. Valenzano, Viella dell’Accademia, 19 marzo – 19 giugno 2016) a Uguccione 2004 Volpe 1983 T. Woelki, Lodovico Pontano, in Autographa. S. Zonno, Cultura internazionale negli studia 2010, pp. 113-132. cura di G. Beltramini-D. Gasparotto-G. Manie- Uguccione da Pisa, Derivationes, edizione criti- C. 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270 LA BELLEZZA NEI LIBRI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 271 Manoscritti citati nelle schede di catalogo Orléans Bibliothèque Municipale Padova Pontificia Biblioteca Antoniana San Daniele del Friuli Biblioteca ms. 12 Cat. 5 Corale A Cat. 10 Guarneriana Corale B Cat. 10 Guarn. 8 Cat. 22 Oxford Balliol College Corale M Cat. 10 Guarn. 63 Cat. 22 ms. 2 Cat. 5 ms. 360 Catt. 19, 20, 30 Guarn. 72 Cat. 22 ms. 363 Catt. 19, 20, 30 Guarn. 73 Cat. 22 Oxford Bodleian Library ms. 413 Cat. 6 Guarn. 88 Cat. 22 Manoscritti citati nelle schede di catalogo Città del Vaticano Lione Bibliothèque Municipale Bodl. 646 Cat. 29 Biblioteca Apostolica Vaticana ms. 175 Cat. 8 Canon. Class. Lat. 134 Cat. 22 Paris Bibliothèque Mazarine Sankt Gallen Stiftsbibliothek Chig. H.VII.229 Cat. 22 Canon. Class. Lat. 186 Cat. 22 ms. 24 Cat. 5 Cod. Sang. 323 Cat. 9 Alençon Bibliothèque municipale 54 Cat. 5 Pal. lat. 936 Cat. 27 London British Library Canon. Class. Lat. 259 Cat. 26 ms. 26 Cat. 5 Pal. lat. 937 Cat. 27 Add. 15277 Cat. 26 Canon. Liturg. 72 Cat. 21 ms. 426 Cat. 5 Stresa Biblioteca Rosminiana Auxerre Bibliothèque municipale 2 Cat. 5 Reg. lat. 1648 Cat. 5 Add. 20916 Cat. 30 Canon. Liturg. 410 Cat. 21 ms. 16 Cat. 22 Reg. lat. 1882 Cat. 25 Add. 62925 Cat. 5 Douce 314 Cat. 21 Paris Bibliothèque nationale de France ms. 26 Cat. 22 Baltimore Walters Art Gallery Urb. lat. 418 Cat. 16 Egerton 2020 (Erbario Carrarese) Cat. 26 Latin th. c. 31 Fr. 821 Cat. 10 W. 152 (Bibbia di Corradino) Cat. 9 Vat. lat. 547 Cat. 22 Egerton 3266 Cat. 16 (ex coll. Major J.R. Abbey, ms. 6774) Cat. 22 Latin 8941 Cat. 12 Treviso Biblioteca Comunale Vat. lat. 2007 Cat. 25 Harley 2683 Cat. 22 Latin 9679 Cat. 22 ms. 888 Cat. 21 Berlin Deutsche Staatsbibliothek Vat. lat. 2033 Cat. 27 Royal 1 D I Cat. 5 Padova Biblioteca Capitolare Lat. qu. 330 Cat. 14 Vat. lat. 3574 Cat. 25 Sloane 2435 Cat. 5 B12 Cat. 13 Paris Bibliothèque Sainte-Genevieve Venezia Abbazia di San Giorgio Maggiore Vat. lat. 3703 Cat. 22 B16 Cat. 30 ms. 218 Cat. 22 Kyriale AE Cat. 24 Bologna Archivio di Stato Vat. lat. 5232 Cat. 8 Madrid Biblioteca Nacional B31 Cat. 13 ms. 395 Cat. 5 Kyriale K Cat. 24 Codici min. Baraccano n. 1bis Cat. 17 Vat. lat. 7320 Cat. 16 Vitr. 21-2 Cat. 3 D66 Cat. 18 Vitr. 21-4 Cat. 11 E19 Cat. 18 Parma Biblioteca Palatina Venezia Archivio di Stato Bologna Biblioteca comunale Cividale del Friuli E20 Cat. 18 Parm. 1008 Cat. 29 b. 233, Reg. 1 Cat. 9 dell’Archiginnasio Museo Archeologico Nazionale Melun Bibliothèque Municipale E22 Cat. 18 ms. B.2029 Cat. 14 ms. LXXXVI Cat. 9 ms. 3 Cat. 5 E23 Cat. 18 Piacenza Archivio Capitolare Venezia Biblioteca del Museo Correr ms. 33 Cat. 7 Classe.III.320 Cat. 31 Bologna Biblioteca Universitaria Cortona Biblioteca Comunale Milano Biblioteca Braidense Padova Biblioteca del Seminario Vescovile ms. 44 Cat. 7 Classe.III.999 Cat. 31 ms. 227 Cat. 17 ms. 23 Cat. 11 Castiglioni 3 Cat. 10 Forc. K.1.13 Cat. 24 Classe.IV.41 Cat. 16 Reims Bibliothèque Municipale Bourges Bibliothèque Municipale Durham Cathedral, Chapter Library Milano Biblioteca Capitolare Metropolitana Padova Biblioteca Pinali - Sezione Antica ms. 679 Cat. 3 Venezia Biblioteca Nazionale Marciana ms. 9 Cat. 5 C.I.4 Cat. 3 II.D.2.32 (Messale Nardini) Cat. 15 Fanzago 2, I, 5, 28 Cat. 26 Fr. Z.21 Cat. 13 Rimini Cassa di Risparmio It. Z. 64 (=4824) Cat. 31 Brescia Biblioteca Civica Queriniana di Firenze Biblioteca Medicea Laurenziana Milano Biblioteca Trivulziana Padova Biblioteca Universitaria manoscritto senza segnatura Cat. 29 Lat. I, 1-4 (=2108, 2111) Cat. 9 Brescia Edili 125 Cat. 9 ms. 403 (Claustrale de anima et corpo) Cat. 15 ms. 692 Cat. 16 Lat. I, 101 (=2260) A I 1 Cat. 3 Edili 215 Cat. 22 ms. 851 Cat. 22 Roma Accademia Nazionale (Epistolario Marciano) Cat.10 Conv. soppr. 630 (Bibbia di Corbolino) Cat. 1 München Bayerische Staatsbibliothek ms. 876 Cat. 21 dei Lincei e Corsiniana Lat. II, 75 (= 2198) Cat. 30 Budapest Biblioteca Universitaria Plut. 41.8 Cat. 22 Clm. 8830 Cat. 9 ms. 880 Cat. 22 ms. 43.E.8 (= Rossi 110) Cat. 22 Lat. III, 97 (= 2115) Cat. 16 Codex Italicus 1 Cat. 10 ms. 904 Cat. 21 Lat. III. I, 120 (=2478) Cat. 16 Firenze Biblioteca Nazionale Centrale Napoli Biblioteca nazionale ms. 1053 Cat. 22 Roma Biblioteca Nazionale Centrale Lat. VI, 245 (=2976) Cat. 24 Chambéry Bibliothèque Municipale B.R. 52 Cat. 21 VIII.E.21 Cat. 14 ms. 1274 Cat. 22 ms. 411 Cat. 22 Lat. IX, 1 (=3496) Cat. 22 ms. 6 Cat. 5 ms. 1458 Cat. 21 Lat. IX, 28 (=2798) Forlì Biblioteca comunale Nürnberg, Stadtblibliothek ms. 1636 Cat. 22 Rovigo Biblioteca dell’Accademia (Passionario Marciano) Cat. 7 Sala dei corali, D-AA 4 Cat. 1 Cent. II, 21 Cat. 9 ms. 1637 Cat. 22 dei Concordi Sala dei corali, D-AA 27 Cat. 1 ms. 1638 Cat. 22 ms. 212 Cat. 26 Venezia Museo Correr Portolano 28 (Cl. XLIVa n. 28) Cat. 8

272 LA BELLEZZA NEI LIBRI MANOSCRITTI CITATI NELLE SCHEDE DI CATALOGO 273 Venezia Seminario Patriarcale Crediti fotografici Ba.956,17 Cat. 26

Verona Biblioteca Capitolare ms. I Cat. 9

Vicenza Biblioteca Bertoliana Figg. 1-2, p. 13: Österreichische Nationalbi- 73 Cat. 21 bliothek, Vienna. 504 Cat. 6 Figg. 6-7, pp. 46-47: Archivio di Stato, Padova Vicenza Biblioteca del Seminario (Su concessione del Ministero dei Beni e delle M. Vi. 8 Cat. 7 Attività Culturali e del Turismo, Concessione n. 3/2017, Prot. n. 964 del 11/03/2017, divieto Wien Kunsthistorisches Museum di ulteriore riproduzione o duplicazione con K 4984 Cat. 14 qualsiasi mezzo).

Wien Österreichische Nationalbibliothek Fig. 7, p. 83; Figg. 1-2, p. 97; fig. 3, p. 99; Inc. 5.B.1 Cat. 24 fig. 4-5, pp. 102-103: British Library, Londra ms. 438 Cat. 22 (© The British Library Board). ms. 594 Cat. 8 Figg. 9a-9b, p. 86: Biblioteca dell’Orto Bota- Windsor Eton College Library nico, Padova (Su concessione dell’Università ms. 140 Cat. 22 degli Studi di Padova. Centro di Ateneo per le Biblioteche). Wolfenbüttel Herzog-August-Bibliothek Gudiano lat. 2 Cat. 12 Fig. 3, p. 112: Boston Medical Library in the Francis A. Countway Library of Medicine, Bo- Zara San Francesco ston. Graduale A Cat. 12 Graduale B Cat. 12 Fig. 5, p. 115: Accademia dei Concordi, Rovigo. Graduale D Cat. 12 Fig. 6, p. 117: Biblioteca Pinali Sezione Antica Zürich Zentralbibliothek (Su concessione dell’Università degli Studi di RP 4 Cat. 8 Padova. Centro di Ateneo per le Biblioteche).

274 LA BELLEZZA NEI LIBRI CREDITI FOTOGRAFICI 275 Finito di stampare nel mese di marzo 2017 da Grafiche Turato, Rubano (PD)