8 Giugno 2007 «Così, Perfetto, Lasciati Andare, Danza Col Cuore. Sei Così Bello, Bellissimo, Dai Libertà Alle Tue Emozioni!
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8 giugno 2007 «Così, perfetto, lasciati andare, danza col cuore. Sei così bello, bellissimo, dai libertà alle tue emozioni!». Georgina Parkinson, la bravissima maîtresse dell'American Ballet Theatre, incoraggia Roberto Bolle. Sembra quasi rapita dal fascino del nostro ballerino scaligero, l'anziana insegnante dell'Abt, mentre segue lui e Alessandra Ferri nel pas de deux che i due ballerini italiani provano ogni giorno, per almeno un'ora, in una delle sale del Metropolitan di New York. Lunedì e giovedì, l'erede di Nureyev, nato a Casale Monferrato salirà sul palco del leggendario teatro newyorchese come primo ballerino e si esibirà nella Histoire de Manon. Poi, il 23, avrà New York in lacrime, quando accompagnerà la Ferri, ballerina dell'Abt da molti anni, nel suo addio alla danza. Dopo 22 anni di danza la Ferri ha scelto proprio lui per dare l'addio al Metropolitan, in un Romeo e Giulietta i cui biglietti sono da tempo introvabili. «Mi mancherà molto Alessandra», ha spiegato Roberto Bolle con un'ombra di tristezza negli occhi. «Questa è la stagione delle ballerine che danno l'addio e lei è una grande artista. Ma mi tolgo tanto di cappello di fronte ad una ballerina che ha capito che, vista la sua età, è il momento di lasciare le scene e lo fa con coraggio». La sua grande passione per la Ferri traspare dai suoi occhi dolci e dal suo modo di danzare potente, nella geometria classica e perfetta dei movimenti ma anche rispettoso e pieno di amore, quando durante le prove la sollevava nel pas de deux e la lascia scivolare delicatamente sul pavimento della sala americana. Alla fine delle prove Bolle, il primo italiano invitato sul palcoscenico del Metropolitan si siede per terra, accanto alla Ferri e i due si parlano sottovoce, come due bambini. Viene facile immaginarlo ancora bambino, a undici anni, quando la Scala l'aveva accettato tra i suoi scolari: ballava già da quando aveva cinque anni e anche allora, come oggi, deve aver fatto innamorare gli insegnanti scaligeri. Così, uno accanto all'altro, seduti sul pavimento, sudati e stanchi, Bolle e la Ferri forse si confidavano dei segreti. O forse si dicevano che questo momento è così importante per entrambi perché il pubblico del Metropolitan attende febbrilmente l'esordio del ballerino trentaduenne: la sua prova più difficile da quando, a 21 anni, étoile della Scala, aveva cominciato a viaggiare per il mondo. «New York mi piace moltissimo», ha spiegato Bolle al gala dell'Istituto di Cultura italiano. Nel corso della conferenza stampa c'e' stato chi gli ha domandato se nella vita ama fare anche altre cose («La danza è la mia vita») e se quel corpo perfetto è il regalo della genetica o di una vita dedicata agli allenamenti («Entrambi, credo, sono fortunato»). E poi c’è stato chi ha voluto rivangare la polemica con Carla Fracci, apparsa sui giornali italiani nei giorni scorsi. Bolle aveva detto che i ballerini che raggiungono una certa età dovrebbero avere la possibilità economica di smettere di danzare. «Mi spiace che la Fracci pensi che io mi sento arrivato», ha risposto Bolle «Arrivato? Come potrei, un ballerino non può mai smettere di imparare». da New York Se fosse stato un esame si sarebbe aggiudicato un trenta e lode, se fosse stata la finale di un'olimpiade la medaglia d'oro. Trattandosi invece della “Manon”, danzata sul palco del Metropolitan di New York, Roberto Bolle è stato premiato dagli applausi scroscianti del pubblico e dalle splendide critiche della stampa USA. Il pubblico, lunedì sera alla fine di un'appassionante Manon nella quale Bolle (al suo esordio come étoile del Met) e Alessandra Ferri hanno raggiunto la perfezione, lo ha applaudito, in piedi, con una standing ovation di quasi mezz'ora. La recensione del New York Times, poi è stata scritta con lodi tali da farne, probabilmente, una delle più belle dell’étoile della Scala. Venuto al Met ospite dell'American Ballet Theatre (Abt), scelto dalla Ferri per danzare con lei nel suo addio americano, Bolle ha fatto innamorare Rosalyn Sulcas, critica del più prestigioso quotidiano newyorchese. Che ha definito la sua performance «perfetta», l'intesa tra lui e la Ferri «meravigliosa» e il loro primo pas de deux «impeccabile, un poema vivente della coreografia» realizzato dal coreografo Kenneth McMillan. Quest'ultimo ha riportato l'histoire di Manon sul palcoscenico più prestigioso al mondo a 14 anni dal suo debutto americano, offrendo ai due ballerini italiani la possibilità di strabiliare il pubblico del Metropolitan con i loro erotici pdd. «Bolle» ha proseguito il New York Times, «un ballerino con le proporzioni fisiche di un dio Greco, possiede anche una grazia felina e delle linee perfette». «Mi sembra di vivere un sogno», ci ha detto il trentaduenne di Casale Monferrato dopo aver letto l'articolo; «L'emozione di danzare su quel palco, l'accoglienza straordinaria dei newyorchesi... lo desideravo da tanto tempo ed è stata una serata stupenda». Lui e la Ferri hanno ancora due occasioni per danzare insieme: la Manon di stasera e l'addio della Ferri nel Romeo e Giulietta del 23 giugno. «In sala ci sarà una grande tensione e la sentiremo anche noi», ha ammesso Bolle. «Quando Alessandra diede l'addio alla Scala con La dama delle camelie, uscimmo in lacrime». Dimenticata la polemica con la Fracci, Bolle si è immerso in questa esperienza americana che sicuramente ripeterà. «Sarei proprio felice di tornare. Mi ha veramente colpito il modo di lavorare dell'Abt. La loro stagione dura due mesi, nei quali mettono in scena otto programmi alla settimana. Fanno un lavoro straordinario, li stimo e li rispetto». «Alessandra mi ha chiesto di danzare anche nella Manon di sabato», ha sorriso Bolle, «ma non voglio fare uno sgarbo ad Angel Corella. Però se Alessandra insiste lo farò». (14 giugno, 2007) Corriere della Sera Bolle conquista gli Usa. «Sembra un dio greco» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK - «Una performance che resterà indimenticabile per tutti quelli abbastanza fortunati da esserci» E ancora: «Un ballerino dalle proporzioni da Dio greco, e di intensità virile che ha anche una elegantissima grazia felina e uno splendido allineamento». Non avrebbe potuto essere più trionfale la recensione dedicata al debutto newyorchese di Roberto Bolle da parte del New York Times. Il giornale che in America ha, da oltre un secolo e mezzo, un'influenza smisurata sullo showbiz, oltre alla fama di aver creato e distrutto innumerevoli carriere artistiche. Ma lo sbarco del trentaduenne primo ballerino della Scala al Metropolitan del Lincoln Center, nel ruolo di Des Grieux nella Manon interpretata da Alessandra Ferri con la coreografia di Kenneth MacMillan, è riuscito ad infervorare anche il sofisticato pubblico in quello che viene considerato da sempre uno dei teatri più difficili e ambiti per la danza. Applausi a scena aperta, un' interminabile standing ovation e, dopo lo show, i camerini del teatro presi d' assalto dai fan. Accorsi a frotte soprattutto per salutare la quarantaquattrenne Alessandra Ferri. Che dopo 22 anni come prima ballerina dell' American Ballet Theatre, il prossimo 23 giugno darà l' addio al pubblico del Metropolitan, in una performance di Romeo e Giulietta i cui biglietti sono già esauriti da mesi. Ed è stata proprio l' etoile d' origine milanese, venerata dal pubblico e dalla critica americani come una delle più grandi degli ultimi decenni, a volere al suo fianco il ballerino di Casale Monferrato per il proprio canto del cigno negli Usa. Una mossa che si è rivelata a dir poco azzeccata. «L' intesa sul palcoscenico tra i due artisti italiani è straordinaria», scrive sul New York Times Roslyn Sulcas, che parla di «feeling erotico eccezionale tra i due, rarissimo nel mondo della danza». Il Times è rimasto affascinato soprattutto dal loro pas de deux nella stanza da letto, nel primo atto: «Con i suoi voli estatici e rapiti abbracci trasforma la coreografia in una poesia commovente e impeccabile», scrive la Sulcas, notando come «al termine, entrambi i ballerini cadono stesi al suolo, dopo l' abbraccio finale, esausti». «Hanno dato l' anima nella performance al Met», conclude il Times. Si è trattato, insomma, di una serata da annali della danza che ha finalmente messo Bolle - giunto a New York con la sorella Emanuela - nella mappa delle star, anche qui in Usa. Prima del suo tanto atteso debutto i giornali americani avevano dovuto spiegare al loro pubblico chi è questo ballerino: «Uno stallone italiano bello come un modello, l' ha descritto in un' intervista l'etoile inglese Darcey Bussell. «Con una faccia alla GQ», aggiunge il New York Times. «Bolle è una presenza fissa a Londra, Parigi, in Giappone e ha ballato per Vladimir Putin al Bolshoi di Mosca, in Vaticano per Giovanni Paolo II e a Buckingham Palace per la Regina Elisabetta», hanno scritto alla vigilia i giornali americani, spiegando al loro pubblico che questo ballerino, quasi sconosciuto in Usa, è una star nel resto del mondo. Tutti i riflettori adesso sono puntati sul Romeo e Giulietta che lo riunirà alla Ferri sul palcoscenico dell' Abt, per l' ultima volta. Bolle e Ferri torneranno a danzare assieme in Italia, il 17 luglio, ai Giardini Reali di Torino. The Merman of La Scala Jennifer S. Altman for The New York Times WATERWORLD The ballet dancer Roberto Bolle considers scuba diving “a vacation from gravity.” By DAVID COLMAN Published: June 17, 2007 IN the grand jeté of life, no one can help but be aware of the inexorable downward tug of gravity. Lars Klove for The New York Times; scuba gear photographed at Paragon Sports As aware as you are, though, consider how much more keenly the leaping ballerinas and ballerinos of the world feel the tow with every move they make.