l’attualità Il Vangelo del prete zingaro La FABRIZIO RAVELLI Domenica l’immagine The Family of Man, l’utopia di Steichen DOMENICA 13 APRILE 2008 di Repubblica MICHELE SMARGIASSI

Voto e satira. Un intreccio via via sempre più stretto, come dimostra ElleKappa Disegno in questa breve storia della campagna elettorale politico ILLUSTRAZIONE DI ELLEKAPPA

FILIPPO CECCARELLI MICHELE SERRA la memoria 11 aprile del 2006, nell’ultima settimana a satira è entrata a fare parte delle letture forma- utile della scorsa campagna elettorale, To- tive della mia generazione per una ragione quasi Etichette d’hotel, il mondo sulla valigia polino lanciò in copertina l’iniziativa «Vo- fisiologica: era un linguaggio “estremo”, di limi- STEFANO MALATESTA e AMBRA SOMASCHINI ta anche tu». Erano vere e proprie elezioni te, di confine, nel bel mezzo di una stagione cul- fumettare, un universo sincronico e paral- turalmente molto irrequieta, che assorbiva con lelo entro il quale erano schierate tre liste, ingordigia qualunque parola e qualunque tratto cultura felicementeL’ rappresentative di tre poli, piccola grande le- Lanticonformista. zione di semplicità rispetto all’astruso, compiacente e Sentirsi sperimentali e innovatori era del resto piuttosto faci- frammentatissimo modello elettorale, peraltro passato al- le nel mondo piccolo e ancora semi-chiuso dell’Italia di allora: La memoria rimossa dei lager italiani la storia con un appellativo anch’esso abbastanza da fu- quando i primi Linus cominciarono a circolare nel mio liceo, a MONI OVADIA e PAOLO RUMIZ metti, il «Porcellum». cavallo tra i Sessanta e i Settanta, il fumetto era un genere popo- C’era quindi il raggruppamento di destra, «Vinciamo lare e dilettevole, molto easyanche quando ben disegnato come noi», costituitosi all’insegna di una sorprendente alleanza certi albi di avventure. Ma niente si sapeva, tranne in pochi am- la lettura tra Paperone e Rockerduck. C’era poi una lista chiaramen- bienti iper-colti e giustamente esterofili, delle “strips” satiriche te di sinistra, o meglio libertaria, chiamata «Vivere disordi- americane che proprio in quegli anni sfondavano Oltreoceano. natamente», e guidata da Pippo. C’era infine, con il ruolo Noi ragazzini venivamo da Tiramolla, Cucciolo e Beppe, Topo- L’esploratore che ispirò Salgari pregiudiziale di ago della bilancia, la classica ed enigmati- lino, Geppo il diavolo buono, tutt’al più da Mandrake e Super- GIAN LUCA FAVETTO ca coalizione di outsider realizzata da Ciccio Papero. Anche man (che allora si chiamava autarchicamente Nembo Kid). il nome della lista suonava in verità un po’ ambiguo: «Strin- Fummo folgorati e travolti dai tratti stilizzati di Feiffer e Copi, giamo la cinghia». Ciccio si batteva per la riforma del «falso dallo humour sospeso di Pogo, dall’intelligenza grafica di Clai- in bilancia», questione di pesi e piatti da modificare, pape- re Bretecher e delle sue donne in crisi di nervi pre-almodovaria- spettacoli ri e torte, non era molto chiaro, ma in campagna elettorale ne, dalla perfidia comica di Reiser, dalla strepitosa virulenza sa- succede con una certa frequenza. tirica di Li’l Abner e Fearless Fosdick che si facevano atroci bef- Burroughs intervista i grandi del rock fe della società di massa americana, e dei suoi miti farlocchi, WILLIAM BURROUGHS e GINO CASTALDO (segue nelle pagine successive) quando da noi la televisione era appena un bonario focolare. con una storia a fumetti di ELLEKAPPA (segue nelle pagine successive)

Repubblica Nazionale 30 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 13 APRILE 2008

la copertina Alla vigilia delle scorse elezioni politiche, “Topolino” lanciò una consultazione parallela fra tre liste, ciascuna con il proprio leader (uno era Pippo). Prima di allora il fumetto era stato usato, fin dal 1948, come strumento di propaganda. Poi si è fatto strada fin sulle schede...

(segue dalla copertina) nascente Lega. Sembra un fumetto an- che il famoso manifesto sulla gallina del opo tutto, è compito del- nord che produce le uova d’oro. Ancora l’informazione spiegare innocuo, tutto sommato, rispetto al ma- gli arcani confusionari nifesto sugli immigrati clandestini — della politica, e in questo «Fuori dai coglioni» è il grazioso slogan — senso lo storico numero di Cartoonia che ne condensa i più vieti e illustrati ste- Topolino garantiva la pre- reotipi: prostitute nere, spacciatori ma- senzaD di ben tre valenti teleconduttori, ghrebini, assassini slavi. Meglio, sempre Paper-Mentina, a Paprix (Canal Quack per rimanere nell’ambito padanista, le 55), Giuliano Paperrara e Vesponi, que- immagini tipo Gordon, Zagor o Albi del- st’ultimo delegato a guidare il confronto l’Intrepido che il pittore Regianini dise- «becco a becco». gna sopra i palchi di Bossi. Ma sono que- E insomma: nel 2006 i fumetti si erano sti già gli anni in cui Cossiga chiama Vel- presi le elezioni. Se le erano presi, nella lo- va a votare troni «il gatto Felix», Cofferati scrive di Tex ro autonomia identitaria, creativa e perfi- e Bertinotti partecipa a dibattiti su Dylan no commerciale, dopo quasi sessant’an- Dog, investigatore dell’occulto. ni di fedele servitù al mondo dei partiti. FILIPPO CECCARELLI È difficile individuare il momento esat- Questi, d’altra parte, non esistevano più: to in cui inizia la grande regressione sim- e la multinazionale Disney, così determi- bolica che porta i partiti e poi i leader a nante nella formazione dei modelli e nel- no il raccolto all’ingenuo colono che ha de dei carabinieri che trascinano via un tendenze, ai personaggi, alle novità di considerare l’elettorato come davvero la costruzione del senso, dichiarava a suo votato a sinistra. Oppure: «Che fai, scia- sindaco con il fazzoletto rosso al collo. quello che un tempo si definiva il quadro composto da gente che ha frequentato la modo l’indipendenza, organizzando la gurato!?» fanno dire a un Garibaldi che Ma l’autentica risposta alla sferza sati- politico; e che a sua volta, nei tempi in- seconda media e magari, come dice Ber- propria via democratica ed elettorale. esce dalla scheda. Come pure ci sono due rico-fumettistica dei comunisti viene af- stabili della sostanziale stabilità italiana, lusconi, «neanche ai primi banchi». Cer- Era una dedizione antica e mansueta distinte versioni di Pinocchio, con To- fidata a una lunga storia drammatica, finivano per rispettare le evoluzioni e i to se ne comincia ad avvertire l’impatto a quella dei fumetti al mondo della vecchia gliatti e Nenni nella parte del Gatto e del- Perché siamoi più forti, segno grafico rea- codici anche estetici e di costume della far data dalla fine del decennio scorso os- politica, che sistematicamente li snobba- la Volpe. Di rimessa il Pci risponde con un listico, con digressioni storiche sull’in- Prima Repubblica. servando gli stemmi delle liste deposita- va per ridare vita a questo moderno ed eroico, naturalmente, Cappuccetto Ros- surrezione greca e la guerra di Corea. E quindi: elezioni del 1972, crisi del go- te al Viminale, molte delle quali rispon- elementare sistema di propaganda solo so che mette nel sacco l’Orco MangiaTut- Lunga, bruttina e anche assai lacrimo- verno di centrodestra, fumetto del Psi, dono a rappresentazioni sempre più faci- al momento del voto. Le prime “cartoli- to, il presidente americano Truman, e il sa, quindi vista con gli occhi di oggi deci- autore Enzo Lunari, titolo Vogliamo to- li, semplificate, elementari, necessaria- ne” risalgono al 1946: materiale da ma- suo diabolico mandatario Gasperaccio samente buffa, appare d’altro canto la gliere il freno a mano?. La metafora indi- mente bambinesche. Abbondano di fat- niaci più che da collezionisti. La vera (De Gasperi). striscia del Pci chiaramente ispirata ai fo- ca un’automobile, l’Italia, trascinata in to re leoni, orsi e orsetti tipo Yoghi, ele- esplosione fumettistica avviene il 18 apri- Il Pci si rifà nel 1953 con i «forchettoni». toromanzi e intitolata Più forte del desti- salita da due poveracci. Alla guida c’è una fantini alla Dumbo, asinelli copiati dalla le 1948. È l’ufficio psicologico dei Comi- L’ispirazione è un ormai celebre manife- no alla vigilia delle amministrative del grassa signora, incarnazione della Dc: to- Disney, gabbianelle, delfini e cavallucci tati civici, in massima parte, a lanciarli, sto in cui i volti di De Gasperi, Scelba e Go- 1957. Politica e amore s’intrecciano nella gliere il freno significa tornare al centro- anche marini. Senza chiedere il permes- probabilmente secondo la lezione d’ol- nella sostituiscono, su sfondo nero, quel- trama secondo i canoni di uno stile na- sinistra, come poi in effetti accade (sia pu- so, né notificarlo decorosamente all’opi- treoceano (per quanto già il fascismo li li dei tre nanetti con posate sulle spalle e zional-popolare che oltrepassa i confini re non come sperano i socialisti). nione pubblica la politica si stava trasfor- aveva utilizzati). bavaglino utilizzati per la pubblicità della dell’ingenuità: basti pensare che il figlio Ancora. Esuberanza in fabbrica e nuo- mando in Cartoonia. C’è una striscia con personaggi che ri- ditta Valsoldo. Sull’Unitàesce addirittura cattivo del padrone fa arrestare il rivale vi linguaggi giovanili: ecco l’operaio- Il passo successivo prevede forse l’au- cordano un po’ quelli di Braccio di ferro e un supplemento, Il forchettone dellunedì: durante uno sciopero. Il lieto fine è assi- massa Gasparazzo, scoppola e salopette, to-trasformazione dei politici stessi in verte sulle false promesse del Fronte po- vignette, scenette, poesiole, parodie tutte curato da uno zio dei promessi e contra- striscia quotidiana su Lotta continua. Al- personaggi consapevolmente da fumet- polare di dare la terra ai contadini. «Ma se illustrate in quadrati. C’è anche un perso- statissimi sposi proletari che prima del le elezioni Gasparazzo spegne la fiamma to. Ardenti pupazzi in carne e ossa da vinceranno i comunisti, vedrai come ti naggio che ricorre, un avido e mai sazio brindisi matrimoniale spiega a tutti il mo- del Msi facendoci sopra la pipì. mettere in competizione con Paperone, andrà a finire», ed ecco dei poliziotti con democristiano chiamato Polpettone. Sta- dello di una società giusta e dunque per- Dopo il referendum sul divorzio, 1975, Ciccio Papero e Pippo nei prossimi nu- pistola e falce e martello che requisisco- volta è lo scudo crociato ad accusare la ché bisogna votare comunista. nuove inquietudini socialiste, ritorno al- meri di Topolino. (Gulp!). botta. L’unico disegnatore capace di reg- Del resto i fumetti restano a lungo la favola: Fanfaneve e i sette nani, con gerla è il giovane Jacovitti, che creerà un mezzi di propaganda che i partiti di mas- elenco di democristiani da mandare in indimenticabile mazzo di carte insieme sa utilizzano per arrivare il più rapida- pensione, Andreottolo, Rumorgongolo, comico e truculento, le coppe traboccan- mente possibile al cuore del popolo. E ci Donat Brontolattin, Tavianolo e così via. ti di sangue, i bastoni in mano ai Partigia- arrivavano, bisogna dire, accompa- Negli anni Ottanta i comics politici ed ni della pace, gli ori a forma di rublo, le spa- gnando e adattandosi di buon grado alle elettorali dilagano fino a raggiungere la

Repubblica Nazionale DOMENICA 13 APRILE 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 31

Tutto è cominciato con “Linus”. In quegli anni la satira, oggi spalmata ovunque, era un’essenza forte e diversa, difficile ma nuova di zecca. Forse il linguaggio più potente per raccontare l’antagonismo politico e esistenziale alle forme correnti del potere

(segue dalla copertina) presunzione di sapere e di capire osti- natamente, quotidianamente, la so- ncontrammo le prime tavole di cietà, la politica, il potere. In fin dei con- un certo Altan, che certamente ti la stessa presunzione “borghese” che doveva essere sudamericano aveva generato l’epopea dell’informa- tanto evidente e da noi bene ac- zione, l’idea illusoria ma civile, e demo- cetto era il cosmopolitismo di Li- Non ci resta cratica, di essere in grado di occuparsi nus. E naturalmente, ci innamo- del mondo, di esserne bene in arcione. rammoI della sagacia introspettiva dei La grande stagione della satira politica Peanuts, non sapendo che erano né è insieme la parodia e il riflesso. Si fa- un’eccellente introduzione alle prime, cevano i giornali di satira per re-impa- imminenti letture psicanalitiche, che ginare il mondo alla nostra maniera, in quegli anni — sembra incredibile — credendo possibile un contro-canto al- furono forse la forma di saggistica più trettanto munito, esperto, sagace. Era praticata, parendoci ovvio che per che ridere un anti-giornalismo complementare “cambiare l’uomo” bisognasse fare la al giornalismo, un continuo ribaltare la rivoluzione non solo fuori, ma anche gerarchia delle notizie, il senso comu- dentro. MICHELE SERRA ne, l’apparenza. Ci sbalordiva e ci entusiasmava sco- Non so a quanto sia servito. Con il prire che ciò che chiamavamo “fumet- senno di poi è facile stabilire che la sa- to”, ed eravamo abituati a considerare di più da se stesso… stenziale alle forme correnti del potere, grimaldello artistico per forzare e svec- tira politica, da quell’essenza forte e un mondo innocente e infantile, pote- Si formavano nuove élites, che non al linguaggio dei giornali “dei grandi”. chiare il clima). concentrata che fu, è diventata una va essere un genere colto, raffinato e sempre è una parolaccia. Si formavano E la liberazione sessuale, la scostuma- E vennero Andrea Pazienza, Altan, spezia quasi onnipresente, però sparsa anche feroce: quella ferocia critica, da gli artisti e gli intellettuali irrequieti che tezza oggi diffusa e corriva ma allora di- ElleKappa, Vauro, Sergio Staino, Vinci- sulle pietanze altrui. Ma certamente, adolescenti in cerca di vie di fuga e di sapevano per certo di non potere tro- rompente e liberatoria. L’umore liber- no, Angese, Perini, Disegni & Caviglia, i per gli autori e per i lettori di quei gior- luoghi di iniziazione linguistica, che Li- vare spazio — o comunque, abbastan- tario, beffardo, sfrenato così bene gruppi eccentrici e più “pittorici” di nali e di quel periodo, fu una scuola for- nus per primo riuscì a concentrare nel- za spazio — nel panorama dei giornali espresso dal fin troppo celebre slogan Valvoline e Frigidaire. Dai più politica- midabile, un salutare costringersi a le sue pagine, in questo senso vera e di allora, che (con l’eccezione del Gior- «una risata vi seppellirà». mente ortodossi ai più nichilisti. Rac- guardare le cose anche da tutt’altra propria rivista di formazione. Impa- no, e del Manifestoche però ancora do- La triade di giornali satirici di quel- contarono prima la turbolenta nascita prospettiva, sorprendendo la realtà al- rammo che la satira era “difficile”: le veva nascere…) erano indicibilmente l’evo — il Male, Tango, Cuore — nac- dei movimenti giovanili, dell’opposi- le spalle. No, non era vero, come scris- chiavi di lettura, i criteri di interpreta- più chiusi, azzimati e conformisti ri- que, visse e morì proprio nel mezzo di zione sociale radicale, segnando anche se il Male, che Ugo Tognazzi era il capo zione non erano quasi mai immediati, spetto alla stampa di oggi. Non esisteva quella nouvelle vague inaugurata da linguisticamente la distanza dal mon- delle Brigate Rosse, con tanto di servi- ci si doveva spremere il cervello per af- satira sui quotidiani, al massimo qual- Linus, dal suo prezioso snobismo in- do dei media “ufficiali”. Poi, soprattut- zio fotografico che lo vedeva amma- ferrare testo e contesto, il fumetto sati- che finestra umoristica, e i primi “scrit- ternazionalista che pescava a piene to, accompagnarono gli anni della di- nettato tra gli agenti della Digos. Ma rico era uno stimolo a conoscere il ti corsari” di Pasolini sul Corriere con- mani dalla fiorente produzione sillusione politica, della crisi dell’estre- quel titolo scompaginava in un colpo mondo, non potevi affrontarlo, non tenevano da soli tanta carica critica yankee, sudamericana e francese. Ben mismo e della più vasta e squassante solo le paure del potere e la pomposa potevi leggere Linus se non eri uno che quanta bastava a far pronunciare la pa- oltre quel confine di Chiasso che le crisi della sinistra, la fine del partito- retorica militare del terrorismo e dei già si interessava di società e di politica, rola “scandalo”. La distinzione tra mo- avanguardie letterarie italiane, ansiose chiesa. Tangodi Sergio Staino fu in que- suoi soldatini ciechi. Provate a dirmi leggeva i giornali, qualche libro. (Allora notonia e fantasia, tra perbenismo e di sprovincializzare il clima, indicava- sto senso, pur nella brevità della sua pa- qualcosa di altrettanto spiazzante, di si diceva: “impegnato”). Il contraccol- coraggio culturale, tra regola e tra- no come le colonne d’Ercole mai varca- rabola, un implacabile testimone dei altrettanto distante dalle logiche di vio- po, se vogliamo, era l’aura dichiarata- sgressione, a differenza di oggi era così te dall’Italietta. E l’Italietta sfornò nel sentimenti e dei ragionamenti della si- lenza, e non ci riuscirete. La satira, mente snob che gravava sui linusiani. netta, per tanti versi così ovvia, che gli giro di pochi anni giovani e giovanissi- nistra in crisi, della sua mutazione da quella satira, ogni tanto ci riusciva: for- Ma era il prezzo da pagare (e forse lo è irrequieti e gli innovatori avevano da- mi talenti di molto difforme ispirazio- corpo organizzato e strutturato in ga- tunati quei ragazzi che poterono ir- anche oggi) alla fatica in fin dei conti vanti a sé intere praterie da percorrere ne, ma tutti cresciuti dentro le sugge- lassia diffusa, confusa, spersa eppure rompere nelle edicole con tanta libertà onesta, e anche umile, di chi pretende ventre a terra. E la satira, oggi spalmata stioni del fumetto colto e “straniero”, di vitale. Forse nessun linguaggio come la di sguardo, e di parola. ovunque, e trasformata specie in tele- giornali esplosivi come il parigino Ha- satira seppe essere, in quegli anni, così visione in vieto umorismo domestico, ra Kiri, o delle fantastiche porno-satire implacabilmente “politico”. Con una era un’essenza forte e diversa, nuova di del movement californiano. (Un po’ precisione mai consolatoria, mai di- zecca. Forse il linguaggio più potente a come il jazz era stato per i nostri padri stratta. disposizione per raccontare l’antago- nei Quaranta e nei Cinquanta, il fumet- Ecco, forse «non distrarsi mai» fu il nismo non solamente politico, ma esi- to satirico fu per noi ragazzi di allora il tacito slogan sotteso di quegli anni. La

Repubblica Nazionale 32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 13 APRILE 2008

l’attualità Dorme in una roulotte, si lava all’aperto, battaglia Preti di frontiera con sindaci e prefetti per proteggere dalle ruspe gli abitanti dei campi nomadi. Don Mario Riboldi ha settantanove anni e da cinquantacinque, dice, si è “messo in cammino” insieme ai rom. Dopo l’appello alla tolleranza dell’arcivescovo di Milano, siamo andati a trovarlo tra la sua gente Il Vangelo secondo gli zingari

FABRIZIO RAVELLI mettersi dalla parte di quella gente ai «suoi» zingari a pregare in Sant’Ambro- loro imparano qualcosa, e con la parola te fra due mondi, o quel che adesso si di- margini, di quella strana gente odiata e gio. Ma erano anni che non ci entrava: di Dio cerchiamo di camminare su que- ce mediatore culturale: «Io quello non lo UDINE malvista e malsopportata, e condivider- «Mi ricordo di quando, un diciott’anni fa, sta strada». Non è problema di credere o so fare, non so fare due mestieri. Io mi so- ne l’esistenza. Strada facendo capiscono stavo a Baggio con una famiglia che non non credere: «La loro vera povertà, per no chiuso fra di loro. Don Mario è uno e questo è un prete. Qualcuno molte cose, da alcune sono affascinati: «Il voleva entrare nel campo autorizzato. me, è che non conoscono il Dio in cui cre- zingaro in più». Rimpiange di non stare potrebbe anche chiederselo. nomadismo è una grande ricchezza, che Dicevano: non vogliamo che i nostri dono». Ma c’è più cristianesimo nella vi- più in giro come una volta. Dice: «Mi so- Porta un cappello nero che si però l’attuale civiltà cerca di eliminare, bambini diventino ladri. Beh, gli fecero ta zingara, dice don Mario, che in quella no fatto troppo prete, da quando vado a calca in testa fin da quando si per tenere tutto sotto controllo». Se la una multa di ottocentomila lire. E io da al- dei gagi: «A Milano la media dei figli per caccia di religiosi zingari». Gran parte del Salza dal letto, per uscire dalla roulotte e la- gente cosiddetta normale diffida degli lora a Milano non ci vado. Me ne sto nei ogni donna è meno di uno. E allora dove suo lavoro di questi anni è rintracciare varsi all’aperto. Anche oggi che piove, qui zingari, loro hanno imparato a diffidare campi, o in giro». Ha conosciuto tutti, e va a finire il cristianesimo? Negli zingari vocazioni e santità nella storia zingara, nel piccolo campo di Pozzuolo dove è «in della gente. Don Mario lo dice così: quando arriva lui è una festa affettuosa. c’è un senso di naturalezza della vita, e che non ha tradizioni scritte. Ha raccol- visita, a trovare gli amici». Ha due baffet- «Qualsiasi cosa pensi l’opinione pubbli- «Questi zingari sloveni li ho conosciuti a questo è cristiano. Dicono: come Dio to documenti sul primo santo zingaro, ti bianchi sottili alla Clark Gable, e le so- ca degli zingari, a me interessa poco. A me Linate nel ‘56. Coi bosniaci ero accampa- vuole. Il milanese anche cristiano pensa Zeffirino. Si chiamava Ceferino Jiménez pracciglia cespugliose fanno ombra agli interessano loro, i gitani». to, e insegnavo a leggere il Corano. Qual- spesso solo al lavoro, a come avere di più, Malla, detto “El Pelé”, era uno zingaro occhi scaltri. Dove vive, nel campo di Brugherio, di- cuno s’era convinto che mi fossi fatto a come arricchire. Ogni zingaro è libero, spagnolo commerciante di cavalli: «Era «Cosa volete farmi dire? Perché io sono ce messa in una roulotte, e in un’altra abi- musulmano». e il camminare insieme sta nella sua cul- un uomo molto buono, e questo l’ha ro- più furbo di voi, e dico quello che voglio». ta. Per l’acqua c’è la fontanella, e per scal- Il suo mestiere è evangelizzare. tura». vinato. Prese le difese di un prete, e morì Voi giornalisti, ma anche voi gagi, voi che darsi una stufetta. Nella grande città ha «Quando predico, prendo in mano la Lui sta con loro, e cammina con loro. con lui per la sua bontà». Fucilato il 9 ago- vivete sicuri nelle vostre tiepide case. messo piede di recente per portare i Bibbia e leggiamo. Io imparo qualcosa, Nemmeno si sente di dover fare da pon- sto del 1936. Don Mario Riboldi ha quasi settanta- nove anni — magro come un violinista gitano, vigoroso come un domatore di cavalli — ed era un ragazzo di Biassono quando entrò in seminario. Si fece prete, e ancora mancava qualcosa alla sua vita: «Ero appena prete, vicino a Magenta, quando ho visto questo gruppo di sinti. E ho pensato: chi porta il Vangelo a questa gente? Ed eccomi qui, dopo cinquanta- cinque anni». FOTO RUE DES ARCHIVES E quindi, «sarei anche brianzolo, ma faccio il nomade con gli zingari». Da quando si fece zingaro, prete-zingaro: «Da quando mi sono messo in cammi- no». Ci sono molti preti in Italia che si occu- pano di zingari, «gli ultimi degli ultimi», che hanno imparato a conoscerli nel be- ne e nel male. Che ci sono sempre quan- do le ruspe spianano baracche, e bisogna trovare un letto per donne e bambini. Che battagliano con sindaci e prefetti. Che trattano con scuole e ospedali. Che si prendono gli insulti dei gagi, perché gli zingari nessuno li vuole. Ma ci sono poi pochi preti, in Italia, e nessuno in altri paesi d’Europa, che si fanno zingari. Nel senso che vanno a vivere fra loro, con lo- ro. Che dormono nelle roulotte o nelle baracche. Che sanno chi nasce e chi muore, chi va in galera e chi si innamora, chi trova lavoro e chi si ammala. Don Mario sono cinquantacinque an- ni che fa questa vita. Casa sua è il campo rom di Brugherio, uno spiazzo di ghiaia sotto la tangenziale. Ma è sempre «in cammino», conosce tutti e tutti lo cono- scono nel mondo dei gitani d’Italia. Adesso è qui, nel piccolo campo alle porte di Udine, con il suo allievo-scudiero don Massimo Mostioli, un ragazzone pa- vese con gli occhi azzurrissimi e i piedi scalzi nei sandali, che lo accompagna e in- tanto studia la lingua degli zingari. Doma- ni saranno di nuovo per strada, verso la Spagna. Dentro al vecchio camper don Massimo fa il caffè. E don Mario fa il conto di quanti sono i preti-zingari come loro in Italia. Non ci vuole molto, sono sette. «A Verona don Francesco Cipriani, e a Bologna frate Flavio, un cappuccino. A Pisa c’è Agostino Rota Martir, un saveria- no che vive con dei korakhané bosniaci, musulmani. Qui a Udine don Federico Schiavon. C’era don Renato Rosso, che venne con me in Friuli nel ‘72 e adesso è in Bangladesh, con i nomadi che lì sono decine di milioni. Poi ci sono le Piccole Sorelle di Gesù che stanno a Crotone, e le Luigine a Torino, due sorelle suore». E an- che due sacerdoti rom: don Osvaldo Mo- relli che è viceparroco a Nocelleto di Ca- rinola, provincia di Caserta, e frate Pa- squale Barbetta. Ma loro non vivono nei campi nomadi, per ora almeno. Dietro di loro c’è un settore organizza- to della Chiesa, l’UNPReS (Unione na- zionale pastorale rom e sinti), ci sono pubblicazioni e convegni, c’è l’arcive- scovo Agostino Marchetto segretario del Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti. Ma non si vie- ne mandati o comandati a vivere da zin- gari, quella è una scelta personale. Che deve essere autorizzata dal vescovo. Quello che diede il permesso a don Mario si chiamava Giovanbattista Mon- tini, e oltre a essere un amico di gioventù era arcivescovo di Milano, la diocesi più grande: «Poi lui venne fatto Papa, e io do- vetti lottare con il suo successore Colom- bo per poter continuare», racconta. Don Mario è abbastanza vecchio da poter chiamare «gran bravo ragazzo» l’attuale arcivescovo Dionigi Tettamanzi, e da aver rifiutato un posto in Vaticano: «Non potrei vivere dietro una scrivania». E poi si sente davvero zingaro, nel cuo- DONNE E BAMBINI re e non solo nei panni. Ride, beffardo: «Io La casa ideale nel disegno di un ragazzino rom, non ho mai lavorato, ho sempre fatto lo a sinistra, un piccolo nomade legge Guerra e Pace zingaro libero». Si mettono in cammino di Lev Tolstoj. Sopra: una danza zingara per evangelizzare, questi preti-zingari. riprodotta in un’antica stampa. Nella pagina Ma non è il conto delle conversioni, o del- accanto, una donna e un bambino dietro la porta le vocazioni, a pesare. Il loro mestiere è di una baracca e, in alto a destra, don Mario Riboldi

Repubblica Nazionale DOMENICA 13 APRILE 2008 DIREPUBBLICA

LEGUIDE ■ 33

SALONE DEL MOBILE 2008 Melting pot tra arte e hi tech Apre mercoledì a Milano il più importante appuntamento del mondo per l’arredamento e il design. Che punta anche a creare eventi culturali ILLUSTRAZIONE NINO BRISINDI

lo scenario La fiera mostra le aspettative e le speranze di un paese che reclama un futuro migliore del suo presente

Il nuovo sito di Repubblica Lo specchio di un’Italia Nasce Casa&Design asce domani Repubblica Casa&Design, l’ultima sfida di “Repubblica”: un nuovo sito completa- al bivio tra due destini Nmente dedicato alle novità in fatto di arredamen- to, design e abitare più in generale. Il sito ha due colon- ne portanti: da una parte il datebase con le informazio- ni di servizio, dall’altra le news quotidiane. AURELIO MAGISTÀ Salone transustanzia i segnali positivi, le aspettative e le speranze di un’I- talia che reclama un futuro migliore del suo presente. (segue nell’ultima dell’inserto) Ma c’è anche un’altra dimensione, molto più problematica. Sintetiz- zabile in due punti critici, in parte correlati. Il primo è il periodo non fa- n po’ per vezzo e un po’ per davvero, negli ultimi anni i milanesi cile per gli affari. In Italia sui consumi è sceso il grande freddo. E se il mer- esibivano una certa invidia per Roma. Dicevano di trovarla ov- cato interno recede, l’estero, dove peraltro i grandi marchi del design ita- Uviamente più bella, ma perfino più vivace e più efficiente di Mi- liano sono molto amati e molto ambiti, non è soccorso da un euro sem- lano, anche in virtù di un’amministrazione che qualche buon colpo, co- pre più forte. Resta comunque l’estero la direzione in cui guardare e cre- salone internazionale del me il Festival del cinema, lo ha messo a segno. Adesso, le polemiche sul- scere. L’altro punto critico è la crisi creativa. Sembra un’eresia. Mentre Bagno. Quest’ultimo vede l’Expo sono un balsamo per queste piccole ferite, francamente un po’ il design diventa un’idea sempre più condivisa, al punto da rischiare la crescere il numero delle aziende esagerate, quasi stimmate che la capitale degli affari e della moda osten- massificazione concettuale, mentre le griffe della moda allungano le espositrici rispetto al 2007, tava per esorcizzare ogni insidia al suo primato economico e creativo. mani un po’ vampiresche sulla splendente giovinezza dell’arredamen- anno in cui, alla sua prima Polemiche che diventano una cartina tornasole: la prova scientifica che l’evento edizione, ha riscontrato il Milano è tornata la metafora di un’Italia che non vuole arrendersi alla successo immediato, tanto che deriva di una crisi troppo lunga. Milano diventa la concretizzazione ur- Il grande successo non deve entinaia di aziende di è ormai un’esposizione bana di un’aspettativa messianica: sarà l’Expo la redenzione di una na- diventare autocelebrazione, Carredamento e migliaia di autonoma. Il tema dominante zione in bilico fra l’inferno della recessione e dell’obsolescenza istitu- visitatori appassionati di design per il 2008 è quello del risparmio zionale e il paradiso di un rilancio economico e civile? ma motore di un vero stanno per invadere il quartiere energetico: molti dei mobili per Nell’attesa che rispondano i fatti, mercoledì apre il Salone del mobi- espositivo Fiera Milano di Rho. bagno presenti in mostra le. Che cosa c’entra il Salone con l’Expo e con lo scenario di un’Italia al rinnovamento creativo Per gli addetti al settore il conto saranno accomunati dall’uso di bivio tra due destini? Il Salone riesce a sintetizzare i due estremi. Buli- alla rovescia è già iniziato: solo materiali sperimentali, scelti per mico e sempre più affamato di metri quadrati, con una lista d’attesa di to, mentre il Salone è un trionfo di oggetti seduttivi, incisivi, vedere una tre giorni li separano dal ottimizzare le prestazioni e aziende che vorrebbero entrarci ma non possono, il Salone si compia- crisi creativa potrebbe sembrare un abbaglio. I giornalisti, anche noi, si frenetico via vai che segna il ridurre i costi. In generale, tutte ce del suo straordinario successo che ne fa il più importante appunta- concentrano a individuare i segni di stile, le nuove tendenze, i designer Salone Internazionale del le tipologie e gli stili di arredo, mento del mondo per il settore dell’arredamento e del design. Si com- emergenti. Eppure, quello che manca è un vero rinnovamento che mobile (16-21 aprile), giunto alla dal classico al moderno, piace e si celebra, insistendo sulla seconda missione: non solo trionfo muova da istanze profonde. Tutto è effettivamente molto sexy ma, for- 47esima edizione. L’area della trovano spazio negli altri del business e dei designer ormai promossi a star, ma creazione di even- se anche per questo, non sembra dire niente di nuovo. Per capirci leg- fiera, che misura oltre 200 mila padiglioni della fiera. Ma ti culturali. Quest’anno l’animazione del Cenacolodi Leonardo firmata giamo le parole di Piero Gatti, l’unico ancora in vita dei tre designer che metri quadrati, raccoglie gli l’aspetto economico non è da Peter Greenaway si preannuncia come un evento straordinario non hanno inventato il Sacco Zanotta, che nel 2008 celebra i 40 anni: «non espositori dei cinque saloni, che l’unico protagonista: un fitto solo per il prestigio di Greenaway, ma per il fatto in sé: un interessantis- credo ci sia stata un’evoluzione, anzi, parlerei piuttosto di una regres- rendono eclettica e mutevole calendario di appuntamenti simo melting pot di arte e alta tecnologia fusi insieme con creativo co- sione; perché ci possa esser uno sviluppo deve cambiare alla radice il l’identità dell’intero Salone del ed eventi straordinari mantiene raggio. Attenti a leggere i dettagli come segnali e simboli, è impossibile modo di concepire l’abitazione». Quindi, oggi il Salone, domani l’Expo: mobile: Eurocucina, il nuovo alto anche il coinvolgimento non sottolineare l’implicito processo di identificazione tra Salone ed Ex- l’importante è evitare che il successo diventi autocelebrazione, e tra- SaloneUfficio (nuovo e più culturale di questo Salone, tra po nel nome di Leonardo: adesso il Cenacolo-evento, nel 2015 l’Uomo sformare i punti critici nei motori di un vero rinnovamento, di una sana comprensibile nome di Eimu), il proiezioni, mostre, installazioni vitruviano eletto a marchio. In fondo, l’eclettismo del genio leonarde- voglia di correrne gli inevitabili rischi. Dinanzi al bivio, speriamo tutti salone del Complemento artistiche, e ovviamente tanto sco è l’eccelsa sintesi del made in Italy. Fin qui, e volendo anche oltre, il che Milano e l’Italia sappiano scegliere la direzione giusta. d’arredo, il salone Satellite e il design. (valentina bernabei)

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Non solo design. GRANDIEVENTI Il Salone del mobile propone anche tendenze due appuntamenti culturali. ritorno* Peter Greenaway trasforma un’icona all’ordine come il Cenacolo di Leonardo in un quadro vivo. Pistoletto immagina un ufficio creativo con un’installazione nel cuore di Milano

GAMBE LUNGHE E SOTTILI Disegnata per Magis da Ronan ed Erwan Bouroullec, Steelwood Chair è realizzata in massello di faggio e disponibile in vari colori

LAMPI DI LUCE Lampada da tavolo con diffusore in polietilene l’installazioneIl regista racconta come ha animato scene e personaggi del dipinto del genio bianco opalino a forma di uovo. Creata nel ’72, in questa riedizione propone nuove possibilità di utilizzo: grazie a un supporto in acciaio agganciabile L’Ultima Cena prende vita a terra, si può utilizzare anche all’esterno. Di FontanaArte dialogo tra cinema e pittura

EVA GRIPPA

on solo design. Parlare del Salone del mo- bile di Milano significa anche parlare di Narte, cinema, cultura. Perché l’appunta- mento più importante dell’anno per il settore COMFORT arredo diventa anche occasione di assistere a DA SDRAIO eventi altri, visto che dal 1965 il Salone veste i Un meccanismo quasi panni di mecenate sponsorizzando appunta- invisibile, nascosto menti di varia natura firmati da artisti di fama in- sotto la seduta, ternazionale. Quest’anno i nomi sono quelli di le consente di offrire Michelangelo Pistoletto e Peter Greenaway, au- tutto il comfort tori, rispettivamente, di un’installazione che di una sdraio, senza cerca di immaginare il luogo ufficio ideale (vedi PETER apparire tale. Realizzata intervista nel box) e un evento multimediale GREENAWAY in tessuto, è provvista con protagonista L’Ultima Cenadi Leonardo da Il regista inglese di una struttura unica Vinci, che durerà per tutto il periodo della ma- che ama molto l’Italia in acciaio. Nnx60t nifestazione nella Sala delle Cariatidi di Palazzo e la sua storia artistica di Royal Botania, Reale con un “clone” dell’opera. rivisita uno dei dipinti designer Lei ha già realizzato l’animazione di un di- più famosi del mondo, Kris Van Puyvelde pinto al Rijksmuseum di Amsterdam, con la l’Ultima Cena Ronda di nottedi Rembrandt. Come nasce l’i- di Leonardo, dando dea di tradurre con altri mezzi (luci, colori, vita a un evento musiche) quello che è stato già raccontato con multimediale. la pittura? Il capolavoro prenderà «L’idea nasce come esperimento: volevo col- vita, infatti, sotto legare ottomila anni di storia della pittura con gli occhi dei visitatori 112 anni di storia del cinema. Ovviamente mi grazie a proiezioni sono avvicinato a un’opera importante come la di immagini e luce che Ronda di notte con un po’ di apprensione; poi sembreranno scaturire l’ho bruciata, inondata e coperta di sangue, ma dal dipinto stesso, il bello è che se domani mattina voleste prende- il tutto accompagnato re il primo treno per Amsterdam, la trovereste lì, da una colonna sonora Quanto all’affresco originale, invece, non si esaminiamo la cosmologia sottesa a questa ta- SOTTILE completamente intatta. Ora faccio lo stesso con di voci, musiche corre il rischio che possa essere danneggiato vola per identificare i particolari significati di E SMONTABILE L’Ultima Cena, perché il dialogo tra pittura e ci- e suoni. L’evento è dalle luci della performance? ognuna delle tredici persone rappresentate, per Tavolino-scrivania nema esalta il valore estetico, politico e spiri- organizzato e finanziato «Abbiamo lavorato con la Soprintendenza far comprendere la forte spiritualità del dipinto dagli spessori sottili tuale delle opere». dal Salone del mobile: per i beni architettonici e per il paesaggio di Mi- e di Leonardo stesso». e immagine leggera. L’opera è stata riprodotta a Palazzo Reale è un progetto di Change lano proprio per questo. Basti pensare che il Come definirebbe questa esperienza ai let- Bambi è realizzato in per rendere l’evento visibile a tutti. Pensa che Performig Arts normale sistema di illuminazione dei musei tori? lamiera tagliata al laser il risultato sia del tutto simile a quello del Con- e Soprintendenza proietta sulle tele una percentuale che, in una «È un modo per portare la gente a guardare e sagomata, il piano vento di Santa Maria delle Grazie? per i Beni architettonici scala da 1 a 100, è compresa tra 60 o 70. Noi ci sia- quello che ha già sotto gli occhi. In particolare poggia su due gambe «Al Cenacolo possono entrare solo 25 perso- e per il paesaggio mo tenuti su un valore pari a 30/40, inferiore ciò vale per gli italiani, che sottovalutano l’im- in tubo metallico ne alla volta, perché l’affresco è fragile e deperi- di Milano, perfino rispetto ai moderni flash a infrarossi di portanza della propria eredità. Il dialogo tra ci- rettangolare. bile. Per estendere a tutti la possibilità del “con- in collaborazione con alcune macchine fotografiche». nema e pittura può essere perpetuato per esa- Completamente tatto” abbiamo realizzato un “clone” dell’ope- il Comune di Milano, Il quadro prende vita attraverso proiezioni minare il valore estetico, politico e naturalmen- smontabile. ra che permette di vivere l’evento esattamente assessorato alla cultura di immagini e luci; qual è il filo conduttore di te spirituale di un capitale culturale che tutti do- Di Cappellini come se si fosse davanti all’affresco di Leonar- questo racconto multimediale? vrebbero conoscere». do. Non si tratta infatti di una copia, ma di una «Manteniamo le scelte prospettiche di Leo- foto digitale realizzata a una risoluzione mai nardo cambiandone lo schema della luce per LEGGI INTERVISTA INTEGRALE raggiunta prima». creare l’alba, il mezzogiorno e la mezzanotte. Ed SUL SITO WWW.CASA.REPUBBLICA.IT BAULE DA CAMERA Un baule da camera ispirato ai viaggi in crociera. Al suo interno MichelangeloPistoletto un insieme di cassetti di diverse dimensioni e un mini scrittoio ribaltabile con pouf “L’arte emblema della vita” imbottito estraibile. Struttura su ruote. Oceano « ’ufficio è l’ambiente lavorativo dove si creano le apparire sulle superfici specchianti dei mobili i simboli di Poltrona Frau L situazioni del vivere sociale. L’arte entra nei pori relativi a ciascun ufficio di Cittadellarte: «Viviamo in un della vita vissuta, diventa il suo emblema». Michelangelo mondo di marchi, etichette, simboli politici e religiosi, ci persone Pistoletto interpreta così Ufficio fabbrica creativa, il filo rapportiamo continuamente a emblemi perciò il conduttore di SaloneUfficio, con l’installazione Segno compito dell’arte è creare simboli che portino alla Arte Uffici, esposta alla Loggia dei Mercanti dal 16 al 21 responsabilità. Un esempio è La mela reintegrata: il aprile. L’opera rappresenta, attraverso otto stanze morso sulla mela di Adamo ed Eva rappresenta il modulari, la struttura degli uffici di Cittadellarte, la sua distaccarsi dell’uomo dalla discendenza dalla natura fondazione dedicata all’interazione tra la creatività per creare un mondo artificiale. Reintegrare quel responsabile dell’arte e diverse aree del tessuto socio- morso significa riportare l’artificio a convivere con la economico-politico-culturale. «Rappresenta la mia natura: il messaggio chiave della mia campagna di visione di equilibrio tra uomo e universo» spiega l’artista. responsabilità sociale. L’autoproduzione di energia è «Sono partito dalla raffigurazione dell’uomo di Leonardo un chiaro simbolo di ecosostenibilità». in cui le gambe formano un triangolo perfetto, ma le «Al centro della struttura è situata una stanza con le braccia, appena alzate, no. Nel mio lavoro ho alzato le pareti specchianti che moltiplicano all’infinito il braccia sopra le spalle per formare un triangolo anche visitatore e lo spazio. Al suo interno il Metrocubo con esse, così la persona è idealmente inscrivibile in due d’infinito (Pistoletto, 1966), anch’esso composto da sei cerchi in perfetto equilibrio. In questo modo l’uomo facce specchianti rivolte però verso l’interno, dove la diventa centro dell’universo e il suo atteggiamento non è moltiplicazione degli specchi non è direttamente più di conquista, come in passato, ma di sopravvivenza. visibile, ma solo immaginabile, un’esperienza Ha conquistato l’ambiente ma deve assumersi delle intangibile verso l’ignoto, la condivisione di un viaggio responsabilità per mantenere l’equilibrio». verso il terzo paradiso, ovvero il punto di intersezione L’arredamento è interattivo: il pubblico, con biciclette, dei due cerchi, la natura e l’artificio. Ma è anche il produce personalmente l’energia necessaria a far simbolo dell’infinito, che finisce e ricomincia». (f. s.)

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tendenze quelli* che cambiano

MECCANISMO A PACCHETTO Nasce da un gioco di geometrie e un intersecarsi tra pieni e vuoti che richiamano i disegni degli origami giapponesi. Agendo sulla parte superiore della cornice i piani rientrano su se stessi UNA SORPRESA con un meccanismo PER DODICI a pacchetto. La sedia, Semplice solo una volta chiusa, all’apparenza è perfettamente compatta e invece ricco e facile da riporre di sorprese. Square risparmiando spazio. di BBB Emmebonacina Isis di Gebrüder è un tavolo espandibile Thonet Vienna, fino a 12 coperti grazie designer Jake Phipps al piano che, ruotando di sessanta gradi, permette al quadrato centrale di abbassarsi e alle ali di aprirsi a libro sul proprio asse

COME UNA MATRIOSKA Sistema composto da 10 moduli in legno decorato con serigrafie e assemblabile, come dice il nome stesso Assemblage, attraverso l’utilizzo di una cinghia che rende stabile la struttura. Come in una matrioska, quando il sistema è chiuso i moduli vengono disposti uno dentro le tendenzeConvivono la voglia di sperimentare e la ricerca del classico rassicurante l’altro. Di Seletti Sedia origami e libreria matrioska arrivano i mobili trasformisti

SGABELLO O VASSOIO rasformazione, contaminazione, reintepre- Il tavolo Square 2 Square di BBB Emmebonacina, na con una riedizione del suo storico Uovo, adat- Struttura in laminato tazione del classico e sperimentazione. Si av- ad esempio, è solidissimo e ingannevole perché tato all’uso in esterno. Il design, insomma, per il e top in metallo Tverte qualcosa di più di un esercizio di stile dietro la semplicità di utilizzo nasconde un com- 2008 suggerisce due macrotendenze che, nella lo- verniciato, Kada nelle proposte di questo nuovo Salone. Si torna a plesso meccanismo che permette alla sua struttura ro divergenza, non potevano tuttavia restare alie- di Danese è un sistema sperimentare, nel senso di provare davvero a fare quadrata di aprirsi a libro, raddoppiando la propria ne da qualche tentativo di contaminazione. Mol- pieghevole dalle qualcosa di nuovo, testando nuovi materiali e nuo- superficie per ospitare fino a dodici coperti. Evi- teni, ad esempio, propone un divano all’apparen- molteplici possibilità ve forme per assolvere a determinate funzioni. dente il debito del designer nei confronti dell’O- za classicissimo, Turner, dotato però di un mecca- di utilizzo: vassoio, Spesso più di una alla volta. Già, perché succede che riente e in particolare verso il Giappone, che il tavo- nismo che consente di variare la profondità delle sgabello e tavolino. lo spazio a disposizione non è molto. Anzi, sempre lo cita nella costruzione “a origami”. Debito condi- sedute, mentre Cappellini e Poltrona Frau gioca- La forma nasce da di meno, perchè causa caro mutui e cifre da capo- viso da Danese che idea Kada, lastra di laminato che no a reinterpretare forme classiche. Lo fanno ri- un gioco di pieghe che giro del mercato immobiliare, le case sono sempre si apre e si monta per assolvere a funzione di sga- spettivamente con un tavolo, Bambi, che sulla sua permette di appiattire più piccole. Rinunciare a qualche metro quadrato bello o tavolino. semplice struttura ad x poggia un piano in lamie- lo sgabello riducendone non significa però necessariamente rinunciare alla Il design, notoriamente eclettico, quest’anno ra tagliata al laser e sagomata, e con la classica se- l’ingombro comodità. Anzi, la necessità aguzza l’ingegno - vuole essere insomma anche spiazzante. Senza dia da regista, Helleu, realizzata in Corian invece quello dei designer - che si divertono a sperimenta- deludere, tuttavia, chi stenta a orientarsi quando si che in legno. Proprio quest’avvicendarsi di mate- re mobili che ruotano, si chiudono, si piegano, per cambiano le carte in tavola, dando ai mobili forme riali suggerisce come, in fondo, delineare tenden- diventare altro. Assolvendo a più funzioni oppure a diverse da quelle tradizionalmente associate a una ze sia un esercizio molto simile al fotografare atti- una sola, ma esclusivamente nel momento contin- determinata funzione, e stenta a gettare il cuore ol- mi: basta guardare un po’ avanti per accorgersi in- Oggetti che ruotano, gente, quando serve, per poi richiudersi e sparire in tre l’ostacolo perché psicologicamente ancorato a fatti che quello che è considerato il materiale del qualche interstizio tra mobile e parete. A gettare forme rassicuranti ed esteticamente schierato a fa- futuro, il Corian, sempre più usato per la sua resi- si chiudono, uno sguardo d’insieme sulle proposte della 47esi- vore di quelle classiche. Perché in un’offerta tanto stenza e duttilità, sta già diventando un classico del ma edizione del Salone del mobile non si può non vasta come quella del Salone non possono che design contemporaneo. (e. g.) si piegano. Per notare una comune volontà di sperimentare mec- convivere almeno due anime, due macrotenden- canismi e movimenti, forme e funzioni, per rende- ze. E se una percorre la strada della sperimentazio- re l’oggetto mutevole e adattabile a diverse situa- ne, l’altra non può che andare nel senso opposto: diventare altro. zioni. tornare al classico, alla forma che non nasconde Il mobile-immobile, insomma, diventa mobile nulla di diverso da quello che rivela alla vista. Un bi- Risolvendo più funzioni in situazioni davvero. Come la libreria Assemblage di Seletti, il sogno di chiarezza, quello espresso dal partito cui nome ne suggerisce esattamente la caratteristi- dell’“un divano è un divano e basta”, che hanno diverse. Le case sono sempre più ca principale, la capacità di assemblarsi, appunto, percepito anche aziende che di solito giocano con con cinghie elastiche che tengono assieme una se- le forme. Come Kartell, che quest’anno propone piccole e la necessità aguzza l’ingegno rie di moduli a matrioska: aperti, si prestano a con- una lampada semisferica, bianca o nera, non a ca- tenere ed esporre, mentre una volta chiusi tornano so chiamata Neutra. Anche Royal Botanica torna a occupare uno spazio minimo, pari all’ingombro all’ordine - con una poltrona da esterni che nel suo dei designer. Che si impegnano del più grande di loro. Non necessariamente il mo- severo geometrismo cita gli arredi modernisti - se- bile trasformabile ispira un senso di provvisorietà. guita da FontanaArte che, dal tuffo nel passato, tor- a testare nuovi materiali e nuove forme

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Cambia nome SALONEUFFICIO l’esposizione sugli ambienti di lavoro. Il concorso FLESSIBILE E propone un concorso che interpreta E LEGGERA I* progetti Flessibile e leggera, in mostra come sono i lavoratori delle “fabbriche gli uffici come moderne fabbriche dove moderne” dove si produce conoscenza, è la libreria C-Book si produce creatività. Luoghi che, superando di Dieffebi. Per creare un ambiente di lavoro che stimoli i rapporti il concetto tradizionale dello spazio chiuso, interpersonali stimolano il confronto CONVIVIALITÀ E PRIVACY DISPONIBILI La stessa postazione AL DIALOGO di lavoro diventa Ergonomiche, un mezzo per dalle forme morbide la suddivisione dello e utilizzabili da ogni lato spazio, tutelando sono le scrivanie la privacy senza però Della Rovere disegnate precludere convivialità. da Karim Rashid. Nella proposta Per un approccio più di Martex Office umano e un lavoratore sempre disponibile al confronto

LINEE CURVE E RASSICURANTI La libreria curvilinea fa parte del programma Twist di Ultom che prevede postazioni simili a isole circolari. Per un ufficio accogliente e psicologicamente rassicurante

le idee Grandi tavoli da riunione utilizzabili da ogni lato, pareti vetrate, persino isole arredate per le pause

Dall’open space al combi-office LAVORARE SENZA BARRIERE Pareti vetrate sostituiscono dannose barriere, superando la parola d’ordine è condivisione il tradizionale concetto dello spazio di lavoro chiuso. Nel progetto Natural Office di Fantoni suSecondLife ILARIA ZAFFINO mobili e degli accessori VEDI LA FOTOGALLERIA per uffici, banche, oltre SU CASA.REPUBBLICA.IT a soluzione per l’home office. Dall’open space ’è quello organizzato come un campo da cal- al combi-office, all’ufficio-casa, al telelavoro, al la- cio. Che sottolinea l’importanza del gioco di voro ovunque: accanto alle proposte commercia- Csquadra nell’ottenere ottimi risultati: luogo li un concorso sul tema dell’ufficio moderna fab- Progetti di incontro dove lavorare giocando, anche grazie brica, ma di creatività, vede impegnate le aziende a spazi condivisi e pareti vetrate, che garantiscono nella ricerca di nuove soluzioni. Che spaziano dai perilfuturo la privacy senza però dividere come odiose bar- materiali (quelli naturali, come legno e vetro, che riere. C’è quello che punta tutto sul benessere acu- favoriscono la concentrazione e la riflessione) ai stico dei propri dipendenti e si prende cura pure prodotti (ad esempio, scrivanie ergonomiche uti- oglia di natura, di luce, del fisico, con sedute confortevoli, ergonomiche, lizzabili da ogni lato, per un approccio più friendly Vdi aria. E poi una grande che fanno bene a muscoli e postura, ma soprat- e umano, che si rispecchia spesso nella morbidez- ABBINAMENTI attenzione alla comodità della tutto facilitano la concentrazione. Oppure quello za delle forme) a vere e proprie ambientazioni. È il PERSONALIZZATI seduta, ma anche alla parte che vorrebbe far sentire le persone proprio come caso di luoghi che, superando il concetto tradizio- Scrivanie che si tecnologica. Sono questi a casa, ricreando un’atmosfera rilassante e infor- nale dello spazio di lavoro chiuso, stimolano inve- abbinano a contenitori i desideri, le necessità e le idee male e prestando attenzione anche ai momenti di ce la condivisione e il confronto, con grandi tavoli e a pareti polivalenti: che emergono dal concorso svago, con tanto di spazi arredati apposta per le da riunione e pareti vetrate per garantire sì la pri- è il programma organizzato da LineKit pause. Perché nella fabbrica moderna dove ciò vacy ma senza dividere come farebbero al contra- di arredo modulare (azienda che da 50 anni che si produce è creatività, lo spazio di lavoro (se- rio dannose barriere. My Desk di Frezza. Per produce arredi per uffici) condo una recente ricerca inglese) è responsabile Ma c’è di più. Perché SaloneUfficio quest’anno personalizzare anche su SecondLife, in cui è stato per il 25 per cento della soddisfazione del lavora- rende omaggio alla città di Milano che lo ospita, e al gli ambienti circostanti chiesto agli stessi utilizzatori tore e per il 5 per cento della sua performance, che mondo del lavoro con cui questa da sempre si iden- come immaginano il loro si riflette di conseguenza sul rendimento del grup- tifica, con un’installazione firmata da Michelange- ufficio ideale. «Nel mondo più po. Per questo progettare uffici sempre più fun- lo Pistoletto esposta, dal 16 al 21 aprile, alla Loggia del 50 per cento dei lavoratori sono impiegati zionali, che con i loro arredi influiscono sul modo dei Mercanti, epicentro della vita commerciale del- e l’ambiente in cui si lavora è molto importante in cui si lavora migliorandolo, diventa la sfida più la Milano medievale e luogo, quindi, dedicato al la- per i dipendenti di un’azienda, ne influenza grande per il futuro: un investimento molto più di voro per eccellenza. Mentre anche nel calendario la produttività - spiega Remo Lucchi, che ha un costo. E ufficio inteso come fabbrica creativa è dei convegni si torna a parlare di “fabbriche creati- realizzato il concorso - ma non vengono fatte proprio il tema di cui si parla a Milano alla bienna- ve”, con tavole rotonde che vedono a confronto indagini sulle necessità di chi utilizza un ufficio. le dell’ambiente di lavoro. economisti, sociologi, imprenditori, architetti e de- Il lavoratore non partecipa mai all’acquisto In principio era Eimu: sigla oscura ai più, da scio- signer. Per anticipare l’ufficio del futuro. del proprio ambiente di lavoro; sono altri che gliere in Esposizione internazionale dei mobili per scelgono per lui. Così abbiamo chiesto ufficio. Da quest’anno l’appuntamento che fa il agli utilizzatori degli uffici come vorrebbero che punto sulle novità in fatto di ambiente di lavoro si Il posto dove fosse il loro posto di lavoro ideale. E per farlo chiama, invece, molto più semplicemente Salo- abbiamo utilizzato Second Life, che neUfficio. Cambia il nome, dunque, ma non l’of- rappresenta il futuro in 3D del web. In pratica, ferta, con oltre 160 aziende che vi prendono parte lavoriamo ISPIRAZIONE gli utenti di Second Life si sono costruiti il loro mettendo in mostra il meglio della produzione dei NATURALE ufficio dei sogni, proponendo in realtà più è responsabile Ispirato alla natura, atmosfere che prodotti, ricche comunque e in particolare di spunti interessanti per il futuro. Ne abbiamo per il 25 per cento della soddisfazione a un vaso di fiori, selezionati 25, che sono già visibili su YouTube è il sistema di scrivanie e saranno poi anche a SaloneUfficio». E dai del singolo. Che si riflette, di conseguenza, Neroli di Della Valentina. vincitori del concorso potrebbero venire fuori Che vede l’ufficio idee concrete per i prossimi progetti di LineKit. come terreno fertile (i. za.) sul rendimento di tutto il gruppo per la creatività

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Dalla Triennale a zona Tortona, FUORISALONE ai laboratori della Fabbrica del vapore: sono tantissimi gli appuntamenti in giro per Milano. Eventi, esposizioni, allestimenti che danno spazio ai progettisti di domani. Per anticipare le tendenze che verranno

Remade in Italy Quando il design diventa ecologico

ocation d’eccezione, Torre Branca a Milano, Lper la quarta edizione di Remade in Italy, evento dedicato all’ecodesign, ovvero al design che utilizza i materiali poveri, di riciclo, per creare prodotti innovativi. La manifestazione, ideata da Marco Capellini, non si pone in concorrenza al Made in Italy, ma va oltre. L’ecodesign da tendenza diventa il modo di progettare oggetti convenienti ecologicamente ed economicamente per un consumatore sempre più attento. Famosi designer (Ugo Nespolo, Massimiliano Fuksas, Roberto Palomba) e grandi aziende per un design concorrenziale. Info: www.remadeinitaly.it (f. g.)

Campus Bovisa Insolita e allargata è la casa dei designer

llargata e insolita, la casa diventa uno spazio Aabitativo aperto e in continua trasformazione. I designer del Politecnico di Milano presentano la Casa dei designer, in Campus Bovisa, dal 16 al 21 aprile, un allestimento in cui “costruire” il design simbolicamente attraverso lo scambio di idee ed esperienze e praticamente con l’utilizzo VEDI LA FOTOGALLERIA di materiali da cantiere. La Casa si compone SU CASA.REPUBBLICA.IT di zona foresteria, in cui gli ospiti possono vivere e costruire, e di uno spazio aperto a tutti, detto Ovale, per incontri, esposizioni, installazioni Triennale interattive, ma anche grigliate e musica. Tra gli eventi Mornin’ breakfast, Open day e Open La ceramica night. Info: www.polimi.it/eventi_e_iniziative (f. g.) che parla ai sensi

a ceramica parla ai nostri sensi, in particolare Fabbrica del vapore Lal gusto. Ceramic tiles of Italy_ Architectural Food è il titolo della mostra che verrà presentata Dall’arte ai media quest’anno in Triennale in occasione del Salone la mostraGli 80 anni di Cassina del mobile. L’evento è promosso largo ai giovani da Confindustria Ceramica e organizzato da Edi.Cer.spa all’interno di uno spazio curato l design interpretato attraverso molteplici da Aldo Colonnetti con l’allestimento di Origoni Idiscipline espressive, dall’arte al multimedia. & Steiner. Otto realizzazioni che sottolineano Posti di vista, l’evento del fuori salone milanese, l’innovazione nella produzione industriale propone una riflessione sul ruolo di raccordo Un viaggio della ceramica, la sua versatilità e la creatività che i laboratori della Fabbrica del vapore svolgono dei progettisti, tra i quali ritroviamo Odoardo tra mondo della formazione e lavoro. Un modo Fioravanti, Luca Nichetto, insieme ad altri per dare spazio alla creatività giovanile attraverso importanti nomi che hanno interpretato grazie incontri, installazioni ed esposizioni che toccano al loro estro, e per aziende altrettanto note, anche aspetti di attualità legati alle problematiche nella storia la nostra tradizione gastronomica. La mostra ambientali, grazie alla campagna promossa * prosegue fino al 21 aprile con ingresso libero. dal circuito dell’abitare sostenibile Best Up insieme (e. m.) a scuole di design italiane. L’evento si protrarrà ILENIA CARLESIMO per tutta la durata del Salone, in zona Garibaldi nei laboratori della Fabbrica del vapore. (e. m.) ade in Cassina. È intitolata così la prima esposizione tem- poranea ospitata alla Triennale di Milano in occasione de- Foscarini Mgli 80 anni di Cassina. Un’esposizione che è insieme un Zona Tortona viaggio all’interno dell’azienda e nella storia del design italiano. La lampada: Due percorsi che in parte coincidono. O almeno viaggiano su due dall’idea al progetto Un contenitore strade parallele che, a un certo punto, si incontrano. Succede quan- do, dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’azienda, nata nel di promesse 1927 sotto l’insegna “Amedeo Cassina”, vede il tramonto del mo- ome nasce una lampada? Qual è il bile tradizionale e l’Italia inizia la sua lunga corsa verso il design. Cpassaggio dall’idea alla progettazione? n neonato che promette bene. That’s Design, Non a caso pochi anni dopo, precisamente nel 1956, viene fonda- L’azienda Foscarini, produttrice Ul’evento del fuorisalone milanese che ha ta l’Adi, associazione per il disegno industriale, nata da un gruppo di illuminazione di design, presenta al debuttato nel 2007, ritorna con lo stesso obiettivo: di architetti, designer e imprenditori impegnati a rivoluzionare l’e- Superstudio Più in zona Tortona Genesis, avvicinare giovani professionisti, università stetica del prodotto tradizionale e a diffondere nel mondo il made un progetto-evento per riflettere e accademie al mondo dell’impresa. Negli spazi in Italy. La mostra racconta tutto questo, ma anche altro. su ciò che conduce alla nascita dell’ex Ansaldo in zona Tortona, verranno esposti Nello spazio di mille metri quadrati verranno infatti presentati, di un nuovo modello di lampada. Ogni lampada, i progetti di undici scuole internazionali di design. dal 16 aprile al 7 settembre, oltre 100 prodotti, modelli di studio e come un organismo vivente, contiene una sua L’evento è promosso da Domus Academy, prototipi, alternati a ricostruzioni di archivi di fabbrica e a piani di storia progettuale e un percorso evolutivo. Consorzio Poli. Design, Facoltà del Design lavoro con modelli e oggetti. A cura di Giampiero Bosoni e con l’al- Ma una lampada, oggetto utilizzato del Politecnico di Milano e zona Tortona. lestimento di Ferruccio Laviani, il percorso espositivo si snoda at- quotidianamente e di funzionale importanza, Tra i partner di quest’anno Campari soda traverso le opere di una ventina di designer italiani e stranieri. Tra raccoglie anche la storia di chi la “vive” che presenterà un’idea di rivisitazione estetica le opere esposte I Feltri, serie di sedute disegnate da Gaetano Pe- e ne entra a far parte, diventando un simbolo della bottiglietta dell’aperitivo disegnata sce interamente realizzate in feltro di lana, e il divano Hilly, per cui della casa, senza tempo. (f. g.) da Fortunato Depero. (e. m.) Achille Castiglioni ha preso spunto dalla natura, in particolare dal- la collina (nelle foto qui accanto a sinistra). Presenti inoltre ogget- ti di Giò Ponti, Afra e Tobia Scarpa, Vico Magistretti, Piero Lissoni, Philippe Starck, Jean Marie Massaud, Mario Bellini e alcune ope- Gaetano Pesce re della collezione “I Maestri”, che raccoglie riproduzioni in esclu- siva mondiale di mobili disegnati da alcuni grandi dell’architettu- Quattro armadi ra e del design del XX secolo, come Zig Zag, sedia in ciliegio na- turale di Gerrit T. Rietveld (foto). per un tavolo Tra i temi trattati anche quello delle forniture per gli ar- redi navali: negli anni Cinquanta infatti Cassina ha ar- aetano Pesce presenta un’installazione redato 58 navi, tra cui l’Andrea Doria, la Raffaello e la Gcomposta da quattro armadi in resina Michelangelo. Accompagna la mostra anche una (Mantegna, Puglia, Horse, Arquà) e Fish table, monografia, curata dallo storico del design Giam- nuova proposta di tavolo, all’interno del Pink piero Bosoni, che in circa 350 pagine e 450 imma- Pavillion, nel quale saranno esposti anche gini racconta la storia dell’azienda e raccoglie i i disegni preparatori dei progetti. Il padiglione contributi di autorevoli studiosi internazionali. rosa è stato progettato e realizzato da Gaetano Base di partenza, sia per l’esposizione che per il li- Pesce per Triennale Bovisa, sperimentando bro, è la collezione dell’Archivio Storico Cassina, l’uso del poliuretano espanso nell’edilizia che, memoria tangibile dell’azienda ed esempio di co- per la sua leggerezza e stabilità, si presta me la proiezione verso il futuro spesso dipenda dal alla costruzione di rifugi d’emergenza. patrimonio del passato. Triennale Bovisa, dal martedì alla domenica, dalle 11 a mezzanotte. Info: 02-724341 SEDE: LA TRIENNALE DI MILANO; INGRESSO: INTERO 6 EURO www.triennalebovisa.it; www.triennale.it (f. s.) INFO: 02.724341 WWW.TRIENNALE.IT / WWW.CASSINA.COM

Repubblica Nazionale @ PER SAPERNE DI PIÙ DOMENICA 13 APRILE 2008 www.casa.repubblica.it SALONEDELMOBILE2008 www.federlegno.it ■ 39

Il 2007 è stato l’anno ILMERCATO della crescita per l’industria italiana dell’arredamento. L’obiettivo del 2008 è mantenere la posizione guida design raggiunta. Ma non è ancora detta l’ultima 2008 parola. Perché a Milano tutto può succedere il punto Aumentano esportazioni, ma anche importazioni

ALESSANDRO RUSSOTTI La 3ª edizione della Grande Made in Italy, Guida Arredamento&Design sarà in edicola il 22 maggio 2008. Il volume, con testo bilingue (italiano/inglese), presenterà in circa 600 correre di più pagine più di 300 prodotti, suddivisi per tipologia (dalle sedute ai tavoli passando per divani, luci, per non arretrare letti, cucine, sistemi). Oltre a novità e longseller, sarà molto ricca la sezione delle anteprime presentate AGNESE ANANASSO sici, che possono mettere a repentaglio la al Salone del mobile. salute del consumatore. Per questo stiamo Una novità: la sezione collaborando con associazioni europee, Arredo-moda, sui marchi anche al di fuori della filiera del legno-arre- moda che hanno debuttato « l 2007 è stato l’anno della crescita per damento, per sviluppare un coordina- con linee di arredo l’industria italiana dell’arredamento e mento a livello europeo e sovraeuropeo. E per la casa. Idel legno ma non siamo così ottimisti soprattutto per impedire che le idee dei no- per il 2008», commenta così Roberto Snai- stri designer vengano copiate indiscrimi- dero, presidente di Federlegno-Arredo, i natamente da aziende cinesi che non sot- dati appena rilasciati dal centro studi Co- tostanno a nessuna regolamentazione. La smit/Federlegno-Arredo sull’andamento contraffazione è una piaga che provoca del Sistema legno-arredamento in Italia ogni anno perdite per 5-7 miliardi di euro a nel 2007. Complessivamente il fatturato è livello globale alle imprese del settore». passato dai circa 38 miliardi di euro del Le previsioni per il 2008 per il settore del 2006 ai quasi 40 miliardi del 2007, con una legno-arredamento italiano non sono così crescita del 4,5 per cento. Una crescita che rosee come per il 2007, complici l’euro si è spalmata in modo piuttosto uniforme sempre più forte e il prezzo del petrolio e sia nel settore dell’arredamento (+3,9 per delle materie prime alle stelle, che vanno a cento) che nel settore del legno e prodotti incidere sui costi che le aziende devono so- in legno, che include anche semilavorati e stenere per continuare a crescere. L’obiet- L’altro salone componenti per mobili (+5,3 per cento). tivo per quest’anno è cercare di mantene- L’arredamento realizza i due terzi del fat- re la posizione e accontentarsi di una cre- Ideebagno turato, forte del brand made in Italy, che ha scita nettamente inferiore rispetto al 2007. * fatto decollare le esportazioni complessive Ma non è detta ancora l’ultima parola, vi- Un luogo da vivere come (+8,4 per cento), nonostante un euro sem- sto che al Salone del mobile tutto può suc- le altre stanze della casa, pre più forte. «Questo è il risultato di una cedere. «Ci sono grandi aspettative per senza più segreti campagna di persuasione che abbiamo questa edizione, vedremo cosa accadrà» da nascondere, ma anzi da condotto presso le piccole e medie impre- commenta ancora Snaidero. «Tra elezioni esibire come un soggiorno se perché si aprissero all’internazionaliz- politiche, euro forte, caro-petrolio, questo o una camera da letto. zazione» spiega Snaidero. «Addirittura so- sarà un anno di transizione, in cui sarà già Atro appuntamento no cresciute le esportazioni nell’ambito positivo se riusciremo a crescere dell’1-1,5 dell’edizione 2008 del legno, arrivando a un più 11 per cento. per cento, rispetto al 2007. Dobbiamo cor- è il Salone Internazionale Un dato incoraggiante che però viene rere più degli altri anni per non perdere po- del Bagno, che presenta smorzato dalla galoppata anche delle im- sizioni. Anche se il design italiano non ha tutte le novità portazioni. Un segnale importante, che molto da temere secondo me, perché esu- degli accessori e dei mobili non va sottovalutato, specialmente se i la dalle leggi del mercato di massa. Le per bagno, cabine doccia paesi da cui importiamo sono paesi come aziende stanno, infatti, spostandosi su Si riaffaccia e impianti sauna, porcellana la Cina, dove i prodotti non sono sempre in prodotti sempre più di fascia medio-alta e sanitaria, e poi radiatori, linea con lo standard di qualità italiana». il made in Italy ci è di grande aiuto per man- il fantasma della rivestimenti, rubinetteria E qui si riaffaccia lo spauracchio della tenere e migliorare il nostro posiziona- sanitaria, vasche da bagno contraffazione che sta depauperando le mento sul mercato internazionale». SAVERIO LOMBARDI VALLAURI e idromassaggio. piccole e medie aziende italiane del setto- contraffazione, Consacrato l’anno scorso re del legno-arredamento. Federlegno/Ar- come manifestazione redo si sta battendo per imporre la certifi- che sta depauperando le piccole autonoma internazionale, cazione del “made in” e tra le proposte ela- il Salone del Bagno porta borate c’è anche la certificazione dei labo- e medie aziende. Una piaga che l’attenzione del pubblico ratori extraeuropei da cui le aziende italia- verso uno spazio domestico ne importano semilavorati o componenti provoca ogni anno perdite fino a 7 che sempre più si pone di mobili. «Devono essere prodotti in linea alla pari con gli altri ambienti con lo standard di qualità europeo» dice della casa e detta tendenza. Snaidero. «Non solo perché si rischia di of- miliardi di euro a livello globale frire un prodotto scadente, ma anche per- ché c’è il pericolo di utilizzare materiali tos- alle imprese del settore

L’amministratore Il presidente la novità Il “nuovo classico” Tra business e cultura Nasce il sito di Repubblica Casa e vecchie sedie in legno? Non gettatele, con « ltre ai mobili e agli eventi in Fiera, ci sono Lqualche piccolo ritocco possono essere Omolte altre offerte culturali. Per esempio il (segue dalla prima dell’inserto) ri, come durante il Salone del mobile, pluriquoti- ancora alla moda e adattarsi perfettamente alla Fuori Salone che tiene viva Milano fino a tarda ueste le due sezioni del sito nel dettaglio: diani. Ad arricchire le news, i blog, rubriche setti- vostra casa. Parola di Manlio Armellini, notte. Dai primi dati possiamo confermare che il Il database. Informazioni utili che formano manali dedicate a temi specifici come Interior de- amministratore delegato del Cosmit, anima e numero dei visitatori è in crescita». Sono Quna grande guida pratica al mondo dell’ar- sign, Bioarchitettura, in alcuni casi aperte ai letto- memoria storica dell’evento milanese. ottimistiche le previsioni di Rosario Messina, redamento. Sono costituite da un ri (è il caso di Design lab, che rac- «Quest’anno si assisterà a un “nuovo classico”. presidente del Cosmit, la società che gestisce il ricco catalogo con oltre 800 sche- coglie idee e progetti di studenti, Ricordate le sedie su cui sedavamo da Salone del mobile. de di mobili ed elettrodomestici designer, creativi, o Io ho fatto co- bambini? Le vedremo reinterpretate e Alcune aziende lamentano pochi spazi. che aumenteranno nel tempo fi- sì, trucchi e soluzioni pratiche per riprogettate con l’utilizzo di colori come «Abbiamo 220mila metri quadrati e non è poco, no a diventare oltre duemila. Ogni problemi della casa). Una sezione turchese e verde smeraldo applicati su pelle, ma la lista di aziende che non possiamo oggetto viene presentato da una particolare delle news è rappre- ceramica o metallo. Insomma, al Salone ne accogliere è lunga. Per il 2010 speriamo di scheda con tutte le principali sentata dagli speciali: “minisiti” vedremo letteralmente di tutti i colori». arrrivare a sfruttare i 400mila metri quadrati che informazioni, tra cui il marchio, il creati per appuntamenti impor- Può anticiparci quali sono i trend potenzialmente la sede di Rho consentirebbe». designer, i materiali, i colori e le di- tanti. Il primo è già online dal pri- dell’edizione 2008? Quali sono le novità? mensioni. Fanno parte del data- mo giorno di vita del sito ed è de- «Il design system è sempre più costellato da «Il mercato è incerto e molti collaboratori del base una serie di strumenti di ser- dicato al Salone del mobile. Infi- figure femminili e il lavoro di molte donne in Cosmit viaggiano all’estero con un ruolo di vizio come i testi-guida alla scelta ne, una sezione è dedicata al questo settore ha spinto un’intera produzione a ambasciatori: raccontano novità e qualità dei dei vari tipi di mobili, la storia del- mondo delle facoltà e delle scuo- trovarsi una nuova collocazione caratterizzata mobili. All’aspetto commerciale cerchiamo di l’arredamento, il glossario, i focus tematici (il pri- le di design, con tutta l’offerta formativa dei cor- dalla ricchezza nei disegni, l’accortezza nei aggiungere approfondimenti culturali di qualità mo è sulle finestre, seguiranno riqualificazione si triennali, specialistici e dei master, e con le ri- dettagli e la grazia nell’uso dei tessuti e degli e interesse internazionale come l’evento di energetica e porte), gli approfondimenti sul legno cerche e gli studi prodotti in questi istituti. elementi cromatici». Greenaway. Perché crediamo che business e e sulla ceramica, due materiali particolarmente Responsabile del sito è Aurelio Magistà, che si Lei ha partecipato a tutte le edizioni del cultura debbano percorrere strade parallele». usati per la casa. occupa dell’argomento da diversi anni sulle pagi- Salone. Come sono cambiate in questi anni? L’aumento del prezzo delle materie prime Le news quotidiane. La seconda colonna por- ne del quotidiano e del Venerdì con servizi e con «C’è stata una notevole crescita di qualità. Le influenza negativamente il settore arredo? tante è coerente con il dna di “Repubblica”: la rubrica Domestica. Il sito è realizzato con Ka- aziende partecipanti rappresentano il fiore «Sicuramente genera incertezza. La nostra l’informazione di attualità. Casa&Design avrà ag- taweb, Internet company del Gruppo editoriale all’occhiello in questo campo: non c’è nome strategia punta soprattutto all’export, a paesi giornamenti quotidiani e, in momenti particola- L’espresso-La repubblica. qualificato che non vi abbia partecipato. Il emergenti come la Russia, la Bulgaria, la rammarico è di non poter ospitare tutte quelle Polonia o la Cina e l’India che in futuro ditte che vorrebbero; abbiamo una lista d’attesa rappresenteranno mercati sempre più lunghissima». (valentina ferlazzo) interessanti». (barbara donati)

Repubblica Nazionale Repubblica Nazionale DOMENICA 13 APRILE 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 41

Comprensione e simpatia ‘‘Vorrei accennare alle persone che sono considerate marginali nella società Al riguardo sento di potere e dovere chiedere alle autorità che abbiano maggiore comprensione Ora sta scrivendo la vita di Emilia Fer- e vorrei dire, nandez Rodriguez, zingara in via di bea- tificazione. Raccoglie documenti sul pri- penso di non esagerare, mo prete degli zingari in Italia: «Del 1500, un salernitano detto “il litterato”, sacer- maggiore simpatia dote a Roma». O su Karl Jaja Sattler, pre- dicatore rom morto ad Auschwitz, che DIONIGI TETTAMANZI, tradusse il Vangelo di Giovanni in lingua arcivescovo di Milano, 3 aprile 2008 gitana. Don Mario, storico della religio- sità zingara, «questo popolo di furbi, co- stretti dalla necessità a dire e non dire. Non mentiva forse anche Abramo, per salvarsi?». Più che emarginati, dice, «marginali». Ladri? «A volte, e a volte no. I gagi mi chiedono: perché non gli dici di non rubare? Già, perché rubano a voi. Con la maggioranza che agli zingari dice: noi siamo noi, e voi non siete niente. Si vi- ve, si sbaglia, si pecca. È l’umanità. E il rom dovrà farsi da sé, come ci riesce. Dia- moci da fare noi. Noi zingari». E a pochi chilometri da qui, dal campo di Pozzuolo dov’è di passaggio don Ma- rio, c’è un altro dei preti-zingari. Federi- co Schiavon, un salesiano cinquantenne che da sette anni vive al Villaggio Metalli- co di Udine, il campo di via dei Sei Busi: «Lo chiamano Villaggio Metallico perché c’erano le baracche di metallo costruite dagli inglesi alla fine dell’ultima guerra. Una di quelle rimaste la uso come chie- sa». Ci vivono centocinquanta zingari, e sono settecento in tutta la provincia. Gli sloveni sono discendenti di quelli libera- ti dal campo di concentramento fascista di Gonars, qui vicino. Poi arrivarono mol- ti croati. Don Federico dice che la sua scelta di vivere con loro è stata, in qualche modo, inevitabile: «Frequentavo il campo, ma mi sono reso conto che venire qui di tanto in tanto significava arrivare come padrone e non come ospite. Ho avuto il permesso del vescovo. E poi ho chiesto anche a loro il permesso di vivere nel campo. Mi sono trovato una roulotte». Da sette anni, ogni mattina si sveglia lì. Lavarsi, pulire, pregare, organizzare la giornata: «All’inizio mi cucinavo da so- lo. Poi hanno cominciato a venire, a portarmi qualcosa, a invitarmi a man- giare con loro». La sua vita è immersa in quella del campo: «Preghi un salmo, e le antifone sono i rumori dei bambini che giocano, le donne che ridono, il marito che torna ubriaco». Primo, condividere, «e se ne esce un discorso religioso bene, se no è lo stesso». Come don Mario, anche don Fe- derico comincia a prendere la vita dal senso zingaro: «Ognuno si porta dietro la sua storia, però vivendo con loro qualco- sa cambia. Impari a non essere schiavo del tempo, ad apprezzare la libertà dei rapporti. La mia formazione era fatta di impegni, progetti, tempi segnati. Arrivo lì, e tutto mi viene buttato in aria. Fai fati- ca, ma vedi anche che il nuovo modo ti serve. È la vita la cosa più importante». Dentro una famiglia: «Qui non sei il prete che deve ricevere rispetto in quan- to prete. Sei un uomo come gli altri, e il ri- spetto te lo devi guadagnare. Condividi le cose belle e quelle meno belle. Le nasci- te, le morti, le feste quando uno esce dal- la galera. Nessuno, da fuori, pensa mai che in campo c’è chi piange o ride, chi si innamora o sogna. Se sto via pochi gior- ni, quando torno devo recuperare, e far- mi raccontare quello che è successo. So- no uno di famiglia: è stata una scommes- sa per me, ma lo è stata anche per loro». Per lui, è stata una scommessa anche te- nere relazioni con quelli di fuori: «Provo a fare da ponte fra gli zingari e la gente friulana. Con le cose pratiche: il lavoro, le visite mediche, la burocrazia. E contro i pregiudizi». Finisce sempre così: «Che i friulani mi dicono: abbiamo capito, tu sei uno a posto. Ma loro no». Lui che vede «la fotografia dall’interno»: «Si colgono tan- te cose. Molti del campo lavorano rego- larmente, anche se partono sempre svantaggiati fin da quando dicono il pro- prio cognome. Si parla solo degli zingari che rubano. Rubano anche dei friulani, ma nessuno dice che i friulani rubano». O gli zingari che rapiscono i bambini: «Me lo dicevano quando ero piccolo, a San Donà di Piave. Ho visto una ricerca: non c’è un solo caso negli archivi delle questure d’Italia». Anche gli zingari dico- no che i gagi portano via i bambini: «Quando si pensa che non abbiano con- dizioni igieniche adeguate. Ma senza aiutare le famiglie a migliorare». Cose che un prete-zingaro capisce: «E a volte mi prende la rabbia, a vedere come gli zin- gari sono trattati. Sa, una volta nessuno dei nostri vecchi avrebbe rubato al su- permercato. E adesso, invece». Cose che don Federico comincia a pensare viven- do da zingaro, «adesso che è come se fos-

FOTO FRANCESCHI ANGELO si di loro proprietà».

Repubblica Nazionale 42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 13 APRILE 2008 l’immagine Nel 1953 Edward Steichen lanciò un appello ai colleghi Utopie di tutto il mondo: inviatemi gli scatti che mostrano che l’umanità è un’unica grande famiglia. Arrivarono due milioni di immagini, ne scelse cinquecento. Nacque così “The Family of Man”, oggi esposta in Lussemburgo Mentre in Italia si riscopre il profeta della fotografia

RETROSPETTIVA La retrospettiva di Edward Steichen fotografo, 450 immagini MICHELE SMARGIASSI di quasi sessant’anni di attività, arriva CLERVAUX (Lussemburgo) a Reggio Emilia (Palazzo Magnani, l ritiro dell’anziano predicatore, l’eremo dal’11 maggio all’8 giugno, dove ha voluto rifugiarsi mezzo secolo all’interno del Festival dopo gli anni del successo travolgente e fotografia europea) delle folle adoranti, ma anche delle ac- dopo aver debuttato Icuse feroci e delle condanne politiche, è un pic- al Jeu de Paume di Parigi colo castello candido coi tetti spioventi d’arde- Per comprendere invece sia che domina l’ansa di un torrente, appog- Steichen promotore giato sulle spalle di un gruzzolo di case, nel cuo- della fotografia umanista re dell’Europa più antica. Il maniero medieva- bisogna andare le di Clervaux, nel nord del Lussemburgo, (da marzo a dicembre) un’ora di treno dalla capitale, è un edificio a Clervaux, Lussemburgo, bianco e nero, come lo sguardo con cui il pro- dove il castello ospita feta umanista scrutava il mondo. Nel fresco del l’allestimento originale mattino, stretti nelle sciarpe, pellegrini arran- della mostra collettiva cano lungo la stradina ciottolata, entrano nel The Family of Man cortile sghembo e vanno a rendere omaggio al Una visita virtuale gran vecchio. È un flusso esile ma costante. Nei è possibile al sito tredici anni da che è qui, sono venuti a trovar- www. family-of-man. lo trecentomila persone. Tanti, ma pochi ri- public.lu spetto ai nove milioni che lo attesero, lo osan- narono, si commossero davanti a lui nei soli cinque anni che trascorse come missionario itinerante in decine di paesi del mondo. Il profeta esiliato nel santuario di Clervaux, è bene chiarire, non è un uomo. È una lunga se- NEL VUOTO quenza di pannelli fotografici. Insomma è una Una famiglia siciliana mostra. Però è la mostra più famosa della sto- fotografata da Vito Fiorenza ria della fotografia, una grande opera colletti- Le quattro foto pubblicate va, firmata da un’intera generazione di foto- in queste pagine erano appese grafi, apice e bibbia dell’umanesimo in bianco nel vuoto al centro della mostra e nero, fonte di infinite successive vocazioni: nell’allestimento originario The Family of Man, si chiamava e si chiama, ti- al MoMA tolo rubato a un discorso di Abraham Lincoln, la famiglia dell’uomo. Dietro c’è comunque una persona in carne ed ossa, o meglio c’era: Edward Steichen aveva già settantasei anni quando la concepì, nel 1955, per il MoMA di New York di cui dirigeva la sezione fotografica. A trentacinque anni dalla scomparsa stanno per arrivare in Italia, al Palazzo Magnani di Reggio Emilia, l’affascinante retrospettiva che al Jeu de Paumedi Parigi ha già visto sfilare ses- santacinquemila visitatori e il corposo volume Se ogni uomo fosse un uomo

dell’editore Skira che hanno riscoperto que- st’uomo dalle mille vite: fotografo d’arte, di moda, di pubblicità, ufficiale dell’esercito Usa, pittore, esteta, designer, curatore, manager, perfino floricultore; ma per capire davvero chi fu, è qui nella sua patria mitteleuropea che bi- sogna venire, qui dove lui stesso volle fosse ospitata per sempre la grande opera della sua vita, anche se comprende solo tre o quattro fo- to sue proprie. Un oggetto che definire solo “mostra” è po- co. Fu piuttosto un trattato di etica per imma- zione governativa del granducato ha in cura la gini, un’utopia, forse una fede. Il catalogo del mostra dal ‘93, quando finalmente le ultime ‘55, che il MoMA continua a ristampare da cin- volontà dell’illustre connazionale furono quant’anni e ha venduto cinque milioni di co- esaudite, e l’unica superstite delle cinque co- pie, fu collocato dalla libreria Scribner, sulla pie originali, scovata negli scantinati del Mo- Quinta Strada, nello scaffale “religioni”. Siamo MA, fu restaurata amorevolmente (ci lavorò venuti a capire cosa sopravviva di quell’utopia, una specialista italiana, Silvia Berselli) e richia- oltre alle cartoline e a qualche gadget in vendi- FOTOREPORTER mata in servizio in dodici sale del castello di ta nel minuscolo museum shop; cosa aleggi an- Una famiglia Clervaux; luogo che Steichen stesso aveva scel- cora di quello spirito nel silenzio di queste sa- di contadini to, benché non fosse proprio il suo villaggio na- le, nella luce fioca per non danneggiare le im- giapponesi tale, perché lì attorno s’era combattuta la bat- magini d’epoca, ma propizia al raccoglimento. fotografata taglia delle Ardenne, una delle più sanguinose Una religione, certo, ma con un solo sempli- da Carl Mydans, della Seconda guerra mondiale. Un carro ar- ce dogma, scolpito sul pannello iniziale in due grande fotoreporter mato Sherman, davanti al castello, ancora og- versi del poeta Carl Sandburg, che di Steichen di Life gi ricorda ai passanti che la grande famiglia del- era il cognato e l’ispiratore: «C’è un solo uomo Qui sopra, l’uomo comprende anche fratelli come Caino al mondo / il suo nome è Tutti Gli Uomini». Il una veduta e Abele. resto, le 502 fotografie di 273 fotografi di 68 na- dell’innovativo «The Family è una magica fiammella di spe- zioni, svolge in modo naturale quel laconico allestimento ranza e di pace ancora accesa», insiste Back. vangelo. Scorrono le immagini di bambini che originario Roland Barthes non la pensò così. La sua stron- nascono, giocano, si nutrono, crescono, di- del 1955 al MoMA catura, quando la mostra passò per Parigi, fu ventano adulti che amano, piangono, restano di New York, spietata, e dettò il rigetto definitivo della Fa- soli, lavorano, pregano, discutono, soffrono, firmato mily, quasi una dannazione, nell’opinione muoiono lasciando altri bambini che cresco- dall’architetto pubblica di sinistra. Mistificatorio «adami- no e così via, un’eterna catena, identica a se Paul Rudolph smo», scrisse: mito ambiguo, questa filosofia stessa nei modi, nei gesti, in ogni tempo e in dell’universale natura umana cancella la storia ogni luogo, abbiano quegli esseri umani facce e nasconde le ingiustizie sociali. Imperialismo scure di africani, occhi stretti di orientali, o vol- mascherato da paternalismo, infierirono altri ti lentigginosi di americani. Universalismo co- pensatori radical, perfino negli Usa: ipocrita e me necessità di specie, fraternità antropologi- interessata assolutizzazione della famiglia nu- ca come destino obbligato dell’umanità, in- cleare patriarcale borghese americana. scritto nei suoi cromosomi. Che dire? I sospetti di strumentalità non era- «Negli anni della guerra fredda, del maccar- no del tutto immotivati. Costata ben 111mila tismo, ci voleva coraggio per affermare una ve- dollari d’allora allo sponsor Rockefeller, dal ‘57 rità come questa», sostiene Jean Back, diretto- al ‘61 The Family fu presa in carico, per il tour re del Centre national de l’audiovisuel. L’istitu- mondiale, dall’Usia, l’agenzia di propaganda

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lie logorate, l’eco di quelle asprezze è quasi spento. Sul libro dei visitatori, commenti pieni di emozione ma un po’ poveri di contenuto. Molti copiano semplicemente le citazioni let- terarie che sono le uniche didascalie del per- corso; soprattutto quella di Anna Frank, «Con- tinuo a pensare che la gente sia buona nel fon- do del cuore». Del resto, chi sale quassù non viene a vedere una mostra di fotografia: perché in effetti non lo è. È una mostra per mezzo difo- tografie, riduce il mediuma contenuto «che dà SELEZIONE forma alle idee», e maltratta i grandi autori. Gruppo di famiglia Quando nel ‘53 Steichen e il suo collaboratore in un interno Wayne Miller lanciarono un appello ai foto- americano grafi di tutto il mondo, ricevettero in risposta L’autrice una valanga di oltre due milioni di immagini. è Nina Leen, di Life La selezione, durata due anni, fu radicale: con- L’appello rivolto tarono la carica emozionale dell’immagine, la nel 1953 coerenza al progetto; la firma illustre no (l’uni- da Steichen co autore italiano, ad esempio, è un Vito Fio- ai fotografi renza che i nostri storici della fotografia sem- produsse brano ignorare). Certo, ci sono Cartier-Bres- una valanga son, Capa, Lange, Brandt, Doisneau, Erwitt, di due milioni ma non sempre con le loro foto memorabili; di foto: ne furono spuntano una Arbus tutt’altro che arbusiana, selezionate un irriconoscibile Frank, ma ci sono soprattut- cinquecentodue to decine di foto anonime, d’agenzia, ritaglia- te dai rotocalchi. Non la singola immagine ma la mostra in sé è il medium. Steichen ne com- missionò il design a un architetto di scuola Bauhaus, Paul Rudolph: grandi pannelli gal- leggianti nel vuoto che lasciano intravedere dietro altre immagini, come nell’altare centra- le dove famiglie africane, italiane, americane in posa si sovrappongono e si confondono. Più che spettatori ci si sente, come voleva Steichen, partecipanti a qualcosa. Un rito? Di certo una narrazione, nel senso che alla parola darebbe Lyotard: un’interpretazione finalisti- ca della vicenda umana. Barthes aveva ragio- ne, la Storia non c’è: tutte le utopie sono per de- finizione astoriche. Vediamo persone ridere, piangere, amare, soffrire, morire: ma non sap- piamo perché. Le immagini sconvolgenti dei lager nazisti, allora fresche nella memoria, mancano, la Shoahè citata solo in due scatti del rastrellamento del Ghetto di Varsavia: un’irru- zione più cruda del “male assoluto” avrebbe probabilmente corroso in modo insanabile la tesi della fondamentale bontà umana. La mor- te in guerra c’è, ma eternizzata come la nasci- ta, come l’amore: il marinesenza vita ai piedi di una collina birmana è un’icona epica, un Etto- re insepolto sotto le mura di Troia. E il fungo atomico che esplode in faccia al visitatore nel- la penultima sala, unica immagine a godere di uno spazio tutto suo (ma in Giappone fu ri- mossa), resta fuori dalla storia, è la visione mi- tica dell’Apocalisse che attende l’umanità se non riconoscerà la sua naturale vocazione fra- terna. Se la storia è assente, del resto, non c’è neppure la geografia: di ogni foto, un’etichetta ci dice il nome dell’autore ma non il luogo; la molteplicità apparente da cui Steichen inten- deva estrarre l’unità fondamentale della razza umana dobbiamo dedurla dagli abiti, dai trat- ti somatici; insomma, lo volesse o no l’autore, da stereotipi di razza e di nazionalità. Gli afri- cani sono quasi sempre seminudi. I francesi hanno il cappello floscio. E una delle pochissi- me fotografie prese in Italia è il ritratto di un suonatore di mandolino. Dunque, il vecchio profeta era un uomo del suo tempo, le sue utopie erano sincere ma da- tate, e si prestarono ad essere politicamente in- dirizzate: vero, tutto vero. Anche l’Unesco, quattro anni fa, ha inserito quest’album di fa- miglia a dimensione planetaria nel Registro della Memoria del Mondo (unica mostra a far- ne parte) in quanto «memoria di un’epoca in- del governo americano, il cui scopo era procla- tera», quasi a volerne storicizzare le pretese di mare in tutto il pianeta, ma soprattutto oltre- validità universale. Eppure, nell’ultima sala cortina, la superiorità dell’american way of li- della mostra, tonda, ricavata nella torre ango- fe. L’ideale della famiglia felice, più che l’obiet- lare del castello, i ritratti di bambini che galleg- tivo di una politica, era in quegli anni un’arma giano nell’aria, appesi a spirale su sottili aste, della guerra fredda. Quando la mostra sbarcò inseguendosi come un vortice di volti nel ven- a Mosca, nel ‘59, affiancava un’expo di beni di to, non ispirano ragionamenti storico-cultu- consumo made in Usa: fu davanti alle stufe e ai rali: stringono il cuore. Due bimbi, nella famo- frigoriferi di Macy’s che Nixon puntò il dito al sa immagine di Eugene Smith che chiude l’e- petto di Krusciov gridandogli: «Voi mangiate sposizione, sembrano sbucare dal buio verso cavoli, noi carne!». La Pravda subodorò l’of- la luce di una promessa felicità. Il ciclo della vi- fensiva consumerista e sparse sarcasmo sulla ta torna sempre al suo inizio, questo suggeriva mostra. Ma negli stessi giorni il rosso poeta Ev- Steichen, che viveva nel mondo appena uscito tushenko s’entusiasmava perché «la musa del- da uno spaventoso macello mondiale, e spera- la fotografia ha reso visibili i fili che legano i po- va fosse l’ultimo. Noi invece, che viviamo nel poli». macello a bassa intensità della guerra perma- Edward Steichen era tutto tranne un impe- nente, in quei bambini vediamo possibili vitti- rialista e un maccartista: frequentò la lyrical me di martiri kamikaze o di bombardamenti left newyorkese anteguerra, portava chiaro il umanitari (eccola, la parola tanto cara a Stei- marchio della sua cultura europea, pacifista e chen, trascinata nel sangue). vagamente socialista, la sua ambizione era, Cinquant’anni fa il progetto egemonico esplicitamente, fondare la coscienza transna- americano aveva bisogno della finzione pater- zionale di una nuova umanità su un solo, esile, nalista di un’umanità omogenea; oggi, al con- tautologico dogma: «Ogni uomo è un uomo». trario, qualsiasi progetto di sopraffazione glo- Messaggio immediato. Le masse infatti rispo- bale ha bisogno di teorizzare grandi distinzio- sero più degli intellettuali: ma non sempre le ri- ni tra le genti e le culture; espellere dal recinto sposte furono quelle attese. A Beirut nel ‘58 fu umano intere nazioni o intere religioni è la distrutta da una sollevazione palestinese. condizione per poterle bombardare senza Un’altra copia fu danneggiata da uno studen- scrupoli morali. Davanti a un caffè fumante, te nigeriano infuriato contro la rappresenta- nella taverna del castello, cerco di convincere zione dei neri «come selvaggi primitivi». La fa- monsieur Back che il suo eroe e compatriota miglia dell’uomo non fu sempre fraterna da- Steichen ha più ragione adesso che allora; che vanti a The Family of Man. COPIA ORIGINALE oggi, molto più che mezzo secolo fa, è necessa- Oggi, nella penombra del castello di Cler- Una famiglia dello stato africano del Botswana, fotografata da Nat Farbman rio rinfacciare a chi ha il dito sul grilletto quel- vaux, tra pannelli che mostrano l’usura del La mostra “resuscitata” nel castello di Clervaux, a cura del Centre National de l’Audiovisuel la eccezionale banalità: che un uomo è un uo- tempo negli spigoli ammaccati, nelle didasca- del Lussemburgo, è una delle cinque copie originali che girarono il mondo mo in tutto il mondo.

Repubblica Nazionale 44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 13 APRILE 2008 la memoria Il primo a stamparne una fu l’hotel Dunkerque di Bruxelles, nel 1873 Viaggi d’epoca Ma il periodo di maggior successo fu quello tra le due guerre, nel Ventesimo secolo: migliaia di etichette da incollare sui bagagli, un po’ per souvenir, un po’ per esibizionismo, un po’ per pubblicità. Cadute ormai in disuso, saranno, tutte insieme, in mostra a Modena

STEFANO MALATESTA n cimaa un armadio di casa, visibi- le ma assolutamente remota, e si- stemata in modo da non poter es- sere tirata giù se non con grande fa- tica, giace da tempo immemorabi- le una valigia di pelle semirigida, di formaI simile a una borsa, chiusa in alto da una cinghia che bisogna infilare dentro passanti di ottone e finalmente aggancia- re a un perno. Che sia di pelle si può solo intuire perché le etichette dei grandi al- berghi degli anni Trenta la coprono quasi interamente. Quand’ero ragazzo questa moda, che aveva conosciuto il massimo del furore tra le due guerre mondiali, in stretto collegamento con l’età d’oro dei viaggi, non aveva più ragione di essere e da tempo veniva considerata provinciale. Ma il fascino che le etichette ancora tra- smettevano, soprattutto quelle esotiche, sulle persone afflitte dalla sindrome del viaggiare, era paragonabile solo alle carte geografiche. O ad altri manifesti pubblici- tari, molto più grandi, che a Londra erano Il mondo a colori per nomadi snob sistemati accanto all’entrata delle agen- farmi passare per quel viaggiatore che an- non un luogo di riposo o di passaggio ma momento opportuno mettendo in fuga struggere i paesi dove ancora esisteva la zie di viaggio e che raffiguravano le im- cora non ero e per quel frequentatore di un centro di attività sfrenate, di rappre- gli sprovveduti nemici. Poi, il primo luglio libertà. Ma, per quanto ammorbiditi dai mense prue, disegnate in stile Novecen- grandi alberghi di lusso che non sono mai sentanza, di scalata sociale e sesso, a vol- 1916, poco più di centoventimila ragazzi lussi dell’impero e traumatizzati dalla to, dei piroscafi della P & O, Peninsula and stato. Avevo incollato quelle magnifiche te riunite insieme — come si chiamava il saltarono fuori dalle loro trincee per an- grande guerra, gli inglesi non potevano Oriental Lines, gli stessi che Somerset etichette come gli africani piantavano i film della Garbo, Grand Hotel, «gente che dare all’attacco di quelle tedesche che lasciare passare gli orrendi nazi. E final- Maugham prendeva per andare in estre- chiodi nella testa di un feticcio, in modo va gente che viene»? —. Ma in quegli an- credevano distrutte dal bombardamen- mente ai Comuni il lugubre Chamberlain mo oriente a rovistare tra i panni sporchi rituale e magico, sperando che portasse- ni, insieme al modo di viaggiare, molte al- to. Quello che successe è stato espresso venne zittito e da tutti i banchi si alzò so- coloniali, per rendere più eccitanti i suoi ro fortuna e che i miei sogni di viaggi si rea- tre cose erano cambiate rispetto ad un meglio di qualsiasi altro racconto dal ver- lo un’invocazione: «Winston, parla per romanzi. Chi non provava un brivido die- lizzassero. passato in cui era sembrato che certe co- so di un famoso poeta inglese, che era sta- l’Inghilterra!». tro la nuca alla vista di quelle etichette, Ma i veri viaggiatori non avevano mai se non dovessero cambiare mai. E tutto to anche lui in quell’inferno: «Si sentiva Negli anni Venti i giovani avevano rea- avrebbe fatto meglio a rimanere a casa a amato queste forme di pubblicità che era cominciato o finito, dipendeva dai solo il rattattattà delle mitragliatrici». Alla gito in maniera diversa. Sentendo di es- giocare a tressette con lo zio. sfruttavano lo snobismo dei clienti. Viag- punti di vista, con la Grande guerra. fine della giornata quarantamila soldati sere stati ingannati, non erano più capa- Naturalmente non ero mai stato in giando con una sola valigia, e menando Gli inglesi, che si ritenevano gli unici ti- non erano tornati indietro. Era dal tempo ci di rimanere in patria a continuare co- quei grandi alberghi, come molti di quel- vanto del modo spartano con cui affron- tolati a viaggiare per ragioni biologiche, della grande peste nera nel 1300 che l’In- me se nulla fosse. E per dimenticare di- li che giravano con bagagli simili. Avevo tavano tragitti di una lunghezza inverosi- erano entrati in guerra quasi per caso e i ghilterra non veniva devastata da una si- ventarono edonisti, trasgressivi e anda- trovato queste etichette dopo lunghe ri- mile, detestavano quel modo esibizioni- più riottosi erano stati convinti da un car- mile moria e lo shock nel paese, quando rono accentuando il lato eccentrico del cerche nei mercati delle pulci di Parigi e stico di presentarsi nella hall degli alber- tellone pubblicitario con un tizio con i si seppe la verità, fu immenso e duraturo. loro carattere, che era una disposizione Palermo, insieme ad altri pezzi da colle- ghi con un treno di bauli al seguito, tutti baffoni che alzava un braccio e puntava E totalmente negativo su una parte co- nazionale. Tutto questo, però, svolto al- zione come le carte in filigrana con cui av- tappezzati da quadratini e triangoli mul- l’indice contro di loro sopra la scritta «I spicua del ceto politico, che giurerà a se l’estero. E la fuga assunse proporzioni volgevano le arance alla fine dell’Otto- ticolori. A loro sembrava intollerabile la want you». Credevano di combattere co- stesso di non entrare mai più in guerra, a impressionanti. Almeno per le classi che cento, quando le dovevano spedire in trasformazione dei viaggi in un’occasio- me avevano sempre combattuto, con le qualsiasi costo. Quel qualsiasi costo ven- se lo potevano permettere (la working America. Il mio scopo non era quello di ne mondana, che vedeva nei grandi hotel cannoniere che entravano in azione nel ne chiamato appeasement e stava per di- class rimase al suo posto, dove era desti-

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repuscoli infuocati, mari scintillanti, sfingi, deserti, montagne in- prodi rassicuranti. Molte suggeriscono nostalgie: l’hotel egiziano San Ste- Figurine raccolte cantate. Sono gli sfondi delle etichette degli alberghi, marchi viag- fano con cammello e tramonto rosso all’orizzonte; il Norfolk di Nairobi, Cgianti, trademark ante litteram, brand appiccicati sulle valigie, figu- Kenya, terrazza con teste di elefante e leone; il Beau Rivage di Ginevra, le ve- rine coloratissime ritagliate in forma elittica per evitare che si lacerassero le ondeggiano sull’acqua piatta del lago; l’Ambassador di Gerusalemme, sui lati. Il giro del mondo in etichetta(dal 18 aprile al 13 luglio nel Museo del- skyline di cupole, pinnacoli, mezze lune che spuntano dai minareti. sopra una valigia la Figurina, corso Canal Grande 103, Modena; catalogo Artestampa curato Con i “manifestini” degli anni Venti la palette dei colori diventa più ac- da Paola Basile e Thelma Gramolelli) racconta la storia di questo status sym- cesa, ampia, raffinata. Nei Trenta Mise en page, la rivista di Albert Tolmer, AMBRA SOMASCHINI bol per clienti degli hotel dalla fine dell’Ottocento agli anni Sessanta del No- si ispira alla grafica del Bauhaus e il design viene subito ripreso dall’illu- vecento. stratore Mario Borgoni che infila nelle sue etichette il rosso carminio in- È il Dunkerque, Bruxelles, a stampare la prima etichetta nel 1873 con ghi- corniciato di nero, lo stile liberty dei suoi manifesti. Gaston-Louis Vuitton rigori dai forti contrasti cromatici per decorare biglietti da visita, fatture, fo- le chiama “affichettes” e Jacques Paschal le firma con un monogramma, gli di carta, timbri, stemmi, sigilli. Ci sono poi le etichette “classiche” con il JNP. Filippo Romoli inserisce nelle figurine le tendenze del futurismo e del disegno dell’hotel su campo generalmente rosso; le “belt-labels” dalla cor- déco, disegna corpi allungati, acconciature alla garçonne. Fortunato De- nice ovale a forma di cintura con la fibbia; le “araldiche” che ricalcano l’ar- pero dipinge il “logo” del Grande Albergo Trento: un lago, una barca a vela, chitettura dell’albergo e il suo marchio, l’insegna. In tutto sono quattromi- lo stemma della provincia. «Mezzi di comunicazione sotto forma di estrat- la, allineate in una vetrina lunga diciotto metri insieme a oggetti e libri d’e- ti — le ha definite il pubblicitario Harry Nitsch — nello spazio e nei limiti più poca. I simboli ricorrenti sono la chiave, il facchino, la valigia. Le facciate ristretti raggiungevano lo stesso effetto di un grande cartellone o di un vo- degli hotel di solito sono notturne e illuminate, romantiche cartoline di ap- luminoso feuilleton».

LE IMMAGINI Le pagine sono illustrate con riproduzioni di etichette di alberghi tratte dal catalogo della mostra Il giro del mondo in etichetta che si aprirà il 18 aprile a Modena

a pochi anni prima nessuno andava in va- canza e tantomeno prendeva il sole in lu- glio e agosto, mesi considerati altamente perniciosi. La bella stagione partiva all’i- FOTO MARKA nizio della primavera e si chiudeva a metà giugno per riaprirsi a settembre, quando i vacanzieri andavano in collina a fare la cura dell’uva. Poi, poco prima del 1920, sulla Costa Azzurra arrivò un gruppo mi- sto di americani che vivevano a Parigi e di francesi che i locali presero per una setta di adoratori del sole. Perché stavano tutto il giorno sdraiati sui teli ad ungersi il cor- po di olio e, quando faceva troppo caldo, a tuffarsi in acqua. Le ragazze erano emancipate, portavano i capelli corti alla garçonne e giocavano benissimo a tennis e a golf, avevano corpi flessuosi e natural- mente erano abbronzate. Un nuovo modello femminile si stava imponendo e i pubblicitari ne presero at- to. Così nelle affiches, oltre ai camerieri neri in giacca rossa con i labbroni e i ca- pelli crespi, e i cinesi gialli con il codino, comparvero per la prima volta giovani donne che avevano il fisico di Catherine Hepburn. In pochi anni quello che sem- brava un gesto di alcuni eccentrici, che non avrebbe avuto alcun seguito, diventò un fenomeno di portata mondiale. L’E- gitto diventò una delle mete preferite e anche il deserto, fino ad allora considera- to «un abominio di desolazione», ricicla- to sotto l’aspetto di un’oasi e apprezzato dalla nuova estetica della wilderness, en- trò tra i temi più diffusi della pubblicità in- sieme con l’Estremo Oriente. nata dal suo stesso nome) senza avere Qui il flusso dei turisti eleganti, che ave- mete precise se non le stazioni dell’impe- vano viaggiato in comodissimi piroscafi, ro e il Mediterraneo, con il suo richiamo semisdraiati a chiacchierare sui ponti, pagano e con le promesse di divertimen- ascoltando le molto spiritose canzoni di to a buon prezzo. Una volta chiesero a Cy- Cole Porter (Night and Day inizia con il ril Connolly per cosa valeva la pena di vi- rumore della pioggia sopra i bungalow di vere e lui rispose: «Scrivere un libro, una Pago Pago, dove Porter si era fermato so- cena al Savoy per sei e andare in giro nel re la massa degli stan- sieme ad W.H. Auden, e lo veniva a trova- lo per un paio di notti), arrivato all’altez- Mediterraneo con qualcuno che la tua ziali, che nel passato non avevano avuto re Paul Bowles; Robert Byron frequentava za dell’India si divideva. I più spirituali, coscienza ti permette di amare». Una ri- nessuna difficoltà a dichiararsi tali, a rin- l’Iran e l’Oxiana; Norman Douglas il Sud preoccupati o disgustati, non si capiva sposta vagamente ipocrita per quanto ri- negare se stessi per apparire nomadi. Il fe- dell’Italia; Patrick Leigh Fermor i Balcani bene, della cosiddetta decadenza del- guarda l’ultima parte. Nel Mediterraneo nomeno era stato anticipato dagli scritto- e la Grecia; i fratelli Sitwell giravano per l’Occidente, venivano dirottati verso era divertente andarci proprio con qual- ri. Non uno di loro era rimasto dentro i l’Andalusia alla ricerca del barocco; Ge- l’Himalaya, in alberghi che si chiamava- cuno che la tua coscienza non ti permet- confini della madrepatria: T.H. Lawrence rald Brenan viveva nei pueblos della Al- no Shangrilà. Il resto proseguiva verso teva di amare. era partito per Capri e lo ritroveremo più pujarras; Malcom Lowry, l’autore di Sotto l’Estremo Oriente, inteso come Malesia, Il cambio delle sterline era così favore- tardi in Sardegna, in Sicilia, in Australia e il vulcano non si muoveva da Cuernava- Thailandia, Cina, e ancora più giù verso i vole che rendeva tutto più facile. Comin- nel Messico; Graham Green batteva terri- ca; e Lawrence Durrell era ancora ragazzo mari del Sud. Sembrava quasi che gli eu- ciò quella che è stata definita l’età del jazz, tori suoi particolari che verranno più tar- e viveva con la famiglia a Corfù. ropei oltre ad avere ricoperto le valigie interpretata da una generazione che, an- di definiti greeniani, il Messico della guer- Il Mediterraneo era anche un buon po- con queste etichette se le fossero applica- che se non era perduta, faceva in modo da ra civile e dei sacerdoti perseguitati, l’Afri- sto per una moda nuovissima e rivoluzio- te sulla faccia, in modo da non sentire e da sembrarlo. E il viaggio diventò l’oggetto di ca occidentale e l’Estremo Oriente; Cri- naria: l’elioterapia, come veniva allora non vedere nulla. Sappiamo che, per for- una passione quasi mistica, da costringe- stopher Isherwood viveva a Berlino, in- chiamato il desiderio di abbronzarsi. Fino tuna, fecero in tempo a togliersele.

Repubblica Nazionale 46 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 13 APRILE 2008

Non c’erano camere a gas e nemmeno lavori forzati, CULTURA ma si moriva lo stesso. Semplicemente di fame e di malattie * Toccò a decine di migliaia di internati sloveni e croati Perché i campi fascisti ubbidivano agli stessi imperativi di quelli hitleriani: terra bruciata, pulizia etnica, spazio vitale alla razza vincitrice Nuovi documenti e un libro abbattono per sempre il mito della “brava gente” LAGER d’ITALIA

PAOLO RUMIZ tessi corpi nudi, stessi occhi vuoti, scheletri senza nati- che e pance gonfie come tamburi. Certo, non era Au- schwitz, non c’erano camere a gas, e nemmeno lavori for- Szati. Ma si crepava egualmente, come mosche. A fare il lavoro bastava la fame, il freddo, la malaria, le cimici, la scabbia, la dissenteria, il tifo petecchiale. Basta- vano le punizioni, le adunate, la paura di essere prelevati come ostaggi per le fuci- lazioni di rappresaglia. Dentro il filo spi- nato non c’erano ebrei, polacchi, ucrai- ni. C’erano sloveni e croati, ma la spor- cizia e il tanfo erano gli stessi. Sulle tor- rette di guardia stavamo noi, «italiani- brava-gente», non i tedeschi, ma l’im- perativo categorico era identico. Fare terra bruciata, annientare quegli uomi- ni-pidocchi, bonificare le terre del ne- mico, pulirle etnicamente, offrire spa- zio vitale alla razza egemone. Non ci furono solo i campi di Hitler. Anche l’Italia ha avuto i suoi. Nel territo- rio nazionale, incluse le aree jugoslave annesse nella primavera del 1941, i lager furono ben centosedici, e i più malfa- mati vennero destinati alla «razza sla- va». Fino all’8 settembre del ‘43 inghiot- tirono decine di migliaia di persone, in gran parte vecchi, donne e bambini, tal- volta neonati, dei quali morirono di stenti quasi uno su tre. Dei croati — i più numerosi — abbiamo dati approssima- tivi, ma sappiamo che i soli sloveni furo- no ventiquattromila, dei quali settemila non tornarono. Tanti, per una popolo di un milione e mezzo di abitanti. Cento- sedici furono i campi del Duce, ma solo quattro monumenti fuori-circuito ri- cordano la sofferenza dei deportati: a Roma, San Sepolcro, Barletta e Gonars in Friuli. Per loro, nessun giorno della I volenterosi carnefici del Duce memoria. Nessun accenno sui libri di dere. Inedia, freddo, assenza di medici- talità spaventosa, tisici, gente senza ma- mento. Individuo malato = individuo scuola. ne. Come cibo solo brodaglia e un pezzo Un generale annota ni, senza gambe, quasi ciechi. I medici che sta tranquillo». Anche le medicine Un tema tabù, dove s’è cercato per an- di pane grande «come un’ostia». del campo protestano, chiedono più ci- non servono, fa notare il capo del campo ni, con pochi mezzi e scarsa pubblicità. Racconta Marija, oggi ottantenne: «A a mano: “Individuo bo e medicine, ma l’ordine dall’alto è «af- di Gonars, colonnello Vicedomini. Ba- Le testimonianze, terribili, ci sono: le me poi è morto questo bambino appena famare». Il 17 dicembre 1942, il generale stano «fasce addominali di flanella», hanno raccolte studiosi come Costanti- nato, mi è morto questo figlio della fame malato = individuo Gastone Gambara, comandante del XI consiglia agli infermieri, che vengono no Di Sante, Spartaco Capogreco, Tone e del freddo… Era magro, solo ossicini, Corpo d’armata, annota a mano su un accusati di favoreggiamento al nemico. Ferenc, Eric Gobetti, ma sono sempre ri- era come un coniglietto. Due giorni di foglio che ci è giunto intatto: «Logico ed Crudeltà gratuite, per le quali nessuno maste una cosa di nicchia, non sono mai agonia prima di chiudere gli occhi. E che sta tranquillo” opportuno che campo di concentra- ha pagato, alla fine della guerra. entrate nella coscienza nazionale. Ora proprio quel giorno per la prima volta gli mento non significhi campo di ingrassa- Francesca Turk, un’altra detenuta la altre voci bucano la cortina del silenzio. avevano dato… un po’ di latte freddo. cui lettera è stata bloccata dalla censura: Lettere di donne recluse, ritrovate negli Ha avuto il latte la prima volta quando è «Caro fratello, non so se ci rivedremo archivi della prefettura di Udine, dove ha morto. Poi l’hanno portato via ed ero co- oppure se moriremo prima… periremo funzionato l’ufficio-censura dell’eserci- sì malridotta che non ho potuto accom- di freddo e di fame… viviamo nei pati- to di Mussolini. Lettere mai inoltrate al pagnarlo nemmeno sulla porta della ba- menti e nella paura. Ti scongiuro di destinatario; invocazioni disperate di racca. Sono rimasta là. E ancora adesso mandarmi un po’ di pane secco, perché nonne, ragazze, madri, che spesso non ho questo desiderio spaventoso, il desi- temo per la mia vita e quella dei miei hanno commesso nulla e non sanno derio di quella volta. Il ricordo dei giorni bambini… Ogni giorno muoiono da perché sono state internate. E poi i rac- terribili in cui ho desiderato che moris- cinque a sei persone; periscono anche i conti delle ultime sopravvissute, che a se prima di me… io non ho potuto an- giovani, come le pannocchie. Fa freddo distanza di sessantacinque anni hanno dare là, non sapevo neanche dove fosse intenso, non abbiamo la stufa, non spe- scelto di rompere la diga del dolore. Un sepolto». ro più di rivedere il mio paese». Paola materiale terribile, raccolto da Alessan- Stanka è una slovena di origine rom Rausel: «Se avessi saputo ciò che mi at- dra Kersevan nel libro Lager Italiani, ora che oggi vive in Friuli. I suoi genitori con tendeva, avrei ucciso prima i bambini e in pubblicazione per conto della casa otto figli vennero internati ad Arbe e poi poi me stessa, perché non è possibile editrice Nutrimenti. Un testo da leggere, a Gonars. La testimonianza è raccolta da sopportare ciò che sopportiamo ora. se vogliamo fare i conti con noi stessi. Andrea Giuseppini, autore di un docu- Muoiono specialmente gli uomini e i Marija Poje è di Stari Kot, paese com- mentario sulla deportazione degli zin- bambini… gli uomini cominciano a pletamente distrutto dai nostri dopo la gari nei campi fascisti. «Ci hanno porta- gonfiarsi e a perdere la vista, poi muoio- deportazione degli abitanti. Nel feb- to in carcere a Lubiana, poi ci hanno no. Per fortuna che la mamma è morta». braio del ‘42 viene internata sull’isola di portato in questa isola… Rab, in Dalma- Prima delle deportazioni c’erano i ra- Arbe (Rab) dove funziona il campo più zia sarebbe… Tanta di quella fame… strellamenti, i villaggi distrutti. Raccon- grande della Dalmazia. Il motivo ufficia- Non ieranobaracche, nelle tende e den- ta Slavko Malnar, deportato nel 1942 al- le è: protezione dalle incursioni parti- tro buttata paglia e lì si dormiva come le l’età di cinque anni dal suo villaggio del giane. In realtà è una forma di brutale bestie. Ieramo in tanti, cinquemila, for- Gorski Kotar, massiccio montuoso so- occupazione. Marija ha un bimbo di tre- se anche di più. I bambini morivano di pra Fiume: «Il 27 luglio l’esercito fascista dici mesi ed è anche incinta. Al campo, fame. I piccoli neonati li nascondevamo incendiò tutto il nostro paese… Ci dis- racconta, «non avevamo niente da sotto la paglia perché prendevamo il sero che ci avrebbero protetti dai bandi- mangiare e i bambini piangevano terri- rancio su di loro… Nascondevano i ti comunisti partigiani. Figuratevi quale bilmente… ci hanno messo sotto tende bambini morti per prendere il mangia- protezione… hanno rubato il bestiame militari… e anche lì era solo pianto e ge- re che dopo mangiavano quegli altri». e tutti i beni mobili, e ci hanno cacciati in mito di bambini». Poi il trasferimento a Bambini nudi e scalzi anche d’inverno un campo dove in pochi mesi sono mor- Gonars, dove la fame comincia a ucci- che rovistano tra i rifiuti di cucina, mor- te trentacinque persone solo del mio

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IL LIBRO LE IMMAGINI Dopo l’aggressione nazifascista In alto, da sinistra: internati ad Arbe; alla Jugoslavia, fra il 1941 e il 1943, interno di una baracca maschile il regime fascista e l’esercito a Gonars; bambini ad Arbe. Qui accanto, italiano allestirono un sistema a sinistra, l’appunto del generale Gambara di campi di concentramento sull’opportunità di affamare gli internati dove morirono decine di migliaia e lo stralcio di una lettera censurata di jugoslavi. Una tragedia rimossa Le foto sono contenute nel libro Lager italiani dalla memoria nazionale paese. Lo stesso è successo per gli altri e ora ricostruita, attraverso nuovi piedi, nel baratro, scomparivano; la cas- giacimenti del Caspio, e questa speran- villaggi». Nel gennaio del ‘43 la Croce documenti, nel libro Lager italiani sa vuota veniva riportata dal gruppo de- za moltiplica lo sforzo bellico nei Balca- Rossa segnala al ministero degli Esteri (Nutrimenti, 320 pagine, 18 euro) gli accompagnatori, per essere utilizza- ni, si trasforma in bestiali rastrellamen- che nel campo di Renicci (Arezzo) i re- della storica Alessandra Kersevan ta con altre vittime». ti. Giardini vede «mandrie di vecchi, clusi ex jugoslavi versano «in condizioni Il volume sarà in libreria il 18 aprile La gente che arrivava nei campi erano donne e bambini, laceri, scalzi e affama- miserevoli» e molti di loro «si sono ri- Nella foto grande, tratta dal libro, già «relitti umani», denuncia il console ti… erranti da una contrada all’altra…». dotti a nutrirsi di ghiande». Talvolta — i distribuzione del rancio ad Arbe italiano a Mostar Renato Giardini nell’a- Vede «bambini morti lungo la strada… e partigiani italiani lo sanno — i fascisti (Archivio del Muzej novejše prile del ‘42. Sono i mesi in cui i tedeschi i loro corpi gettati dai genitori stessi nei erano peggio dei tedeschi. zgodovine Slovenije di Lubiana) pare sfondino in Russia e raggiungano i burroni. I poveri contadini da una parte Non era programmata solo la fame, sono vessati dai partigiani… dall’altra ma anche le umiliazioni. Battista Bene- gli italiani gli incendiano i villaggi, di- detti, radiotelegrafista nel campo nell’i- struggono le case, gli razziano il bestia- sola di Zlarin in Dalmazia, racconta che me, credendoli partigiani». E poi «intere per aspettare il rancio queste larve uma- zone distrutte… la gente anche non ne erano obbligate a stare in piedi in fila combattente ammazzata senza pietà… per delle ore e, quando arrivava «la bro- Il coraggio che non abbiamo a volte anche le donne seguono la stessa daglia», la colonna «cominciava ad agi- sorte… i campi resi deserti e squallidi… tarsi» e allora piovevano bastonate dei MONI OVADIA e tutto ciò serve solo a ingrossare le file sorveglianti. «Ma la cosa più terrificante del nemico». era quando alcuni di questi malcapitati, «Furia sanguinaria», «disumana fero- accecati dalla paura di restare senza alsa coscienza, revisionismo e furbizia inquinano la nostra memoria nazionale e ipotecano il nostro futu- cia», «barbarie»: così — ricorda lo stu- rancio… uscivano dalla fila e correvano ro. Da qualche anno è stato istituito il giorno del ricordo che celebra la tragedia delle foibe e dell’esodo dei dioso Livio Sirovich — il capo dello Sta- verso il cibo, e allora le bastonate non si Fprofughi istriani. I dolori di quella povera gente vanno commemorati ed è doveroso chiedere verità e giu- to ha definito il 10 febbraio il comporta- contavano più e i poveretti, non riu- stizia per le loro sofferenze. Ma una destra intrisa di umori e nostalgie fasciste — e non solo essa — strumenta- mento dei nostri vicini a proposito delle scendo più ad alzarsi, venivano portati lizza quei dolori e quelle tragiche morti. Si assiste alla progressiva rimozione dei crimini commessi dai fascisti foibe. Nello stesso discorso, i comporta- via». italiani contro sloveni, croati, montenegrini, serbi, per non parlare di quelli perpetrati contro le popolazioni li- menti anti-slavi degli italiani, messi in I malati di dissenteria portavano ad- biche, etiopi, eritree, albanesi e greche. atto fin dal 1920, sono descritti come dosso gli stessi vestiti del momento del- Questa rimozione ha uno scopo evidente: assolvere il fascismo, costruire un patriottismo di maniera, per- «guerra fascista». Perché? Per l’enor- la cattura, intrisi di feci, fino alla fine. vertire il rapporto fra carnefice e vittima. Non solo l’antisemitismo, le leggi razziali, le uccisioni degli antifasci- mità imparagonabile di Auschwitz? Per Giacevano in un tanfo orrendo in barel- sti, ma anche le torture, gli stupri i saccheggi operati dai fascisti italiani con efferatezza talvolta simile a quella la nostra mancata Norimberga? Per il le fuori dalle infermerie, all’aperto in nazista sono documentatissimi. La Bbc nel suo documentario The Fascist Legacy (l’eredità fascista) ne parla e mito del «bono italiano» che non muo- pieno inverno, e — racconta un testi- li mostra diffusamente. La Rai ne ha fatto curare l’edizione italiana dal regista Massimo Sani solo per tenerla re? Per i depistaggi dei servizi segreti do- mone — i loro «occhi vitrei… sporgeva- “insabbiata” da anni nei suoi cassetti. I paesi che hanno sofferto a causa dei crimini fascisti hanno chiesto l’e- po il ‘45? Per Spartaco Capogreco la col- no dalle orbite». Per seppellire i corpi, in stradizione di centinaia di criminali di guerra italiani, i più tristemente noti dei quali si chiamano Roatta, Gra- pa principale è della politica della me- alcuni campi in Dalmazia, noi italiani ziani, Badoglio, ma non uno di questi carnefici è stato consegnato alla giustizia. moria iniziata dieci anni fa: «Una politi- usavamo le grotte. Sì, proprio le foibe, Non si possono onorare le proprie vittime con dignità e onestà rimuovendo la proprie responsabilità e cri- ca del ricordo per decreto, dove non c’è dove a fine guerra sarebbero stati uccisi minalizzando la Resistenza che ha riportato l’Italia alla libertà e alla democrazia. Furbizia e ipocrisia sono un mai la parola fascismo». Una strategia per rappresaglia migliaia dei nostri, ma micidiale cocktail che occlude gli orizzonti della credibilità, quindi quelli della prosperità nazionale, e di tutte che alimenta certe memorie con leggi, anche tanti croati, bosniaci e sloveni. le relazioni internazionali più fertili. L’Italia abbia il coraggio di prendere esempio dalla Germania che grazie fondi, ricerche, e ne dimentica altre. «E «La foiba — racconta Battista Benedetti al riconoscimento ininterrotto delle proprie enormi colpe è oggi una delle democrazie più prospere ed affida- questo è solo l’inizio. Nelle scuole nes- nel suo libro di memorie — ingoiava i bili del mondo. suno più sa cos’è il 25 aprile. Ora aspet- miseri resti di questi malcapitati che, tiamo solo un decreto ministeriale che fatti scivolare, di solito dalla parte dei lo abolisca».

Repubblica Nazionale 48 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 13 APRILE 2008 la lettura Il piemontese Giacomo Bove, classe 1852, uomo di mare Destini incrociati e cartografo, navigò fino all’Artico, raggiunse il Borneo, la , il Congo. Trentacinquenne, mise fine ai suoi giorni a Verona, dove il futuro creatore di Sandokan fu testimone del suo suicidio. Adesso un libraio antiquario ha ritrovato il primo quaderno del suo diario di viaggio...

GIAN LUCA FAVETTO magari si può dare vita a una base commerciale, e anche a un insediamento civile, e al diavolo in- pre la borsa di pelle ed estrae il glesi e olandesi che non vedono di buon occhio manoscritto. Si guarda attorno, l’impresa, da vantare comunque rimane il carat- lo posa sul tavolo. Allontana i bic- tere scientifico della spedizione. chieri ancora pieni di vino. «Un Sotto la piccola ancora in copertina il mano- tesoro ritrovato», sussurra. Ha gli scritto riporta: «Giornale Particolare — Parte I — occhi che brillano. Se c’è aria di Giacomo Bove». È la storia di quel viaggio. Un dia- mareA sulle colline del basso astigiano, lo si deve rio di bordo e, insieme, una relazione politica, un anche a storie come questa, a un manoscritto resoconto scientifico, un romanzo, una raccolta con copertina rigida, trentun centimetri per di digressioni storico-geografiche con fotografie, ventidue. Incisi sopra, compaiono una piccola cartine, disegni a e a matita. Si legge: «Una ancora, un titolo e un nome. «Qui cominciano le delle più grandi considerazioni del marino è sue imprese», sorride. Sfoglia le pagine come quella di saper ammirare la natura e godere qua- onde. «Ogni paragrafo è una scoperta. L’inizio di si direi fanciullescamente delle distrazioni che quella che sarà una leggenda». A lungo dimenti- essa offre». Narra i cinque mesi di mare da La Spe- cata. zia alle Filippine, all’Isola di Sulu. Dieci anni or so- Lui è Alessandro Santero, libraio antiquario, no Paolo Puddinu, docente di lingua e cultura trentamila volumi nel suo negozio in centro ad giapponese all’Università di Sassari, ha pubbli- Asti, due piani più un magazzino, fotografie, cato Un viaggiatore italiano in Giappone nel stampe, disegni, e una gran passione per i viaggi 1873, ovvero la seconda parte del manoscritto di e l’economia. La storia è quella di Giacomo Bove, Bove, dal mare di Sulu a Yokohama, ritrovata per esploratore, cartografo, uomo di mare nato in caso nel 1994 in un mercatino di Londra. Della Monferrato, a Maranzana, trecento abitanti, ulti- prima non se ne sapeva più nulla, fino a tre mesi mo affondo della provincia di Asti fra quelle di fa. Alessandria e Cuneo. Un paese che è uno scoglio, Ora si può partire dall’inizio, dal primo dicem- con un castello in cima, e molto somiglia alla prua bre 1872, in quel di Genova, sotto la pioggia e un di una nave. Solo vigneti intorno, e qualche bo- vento di libeccio. E raggiungere La Spezia, dove sco. Da qui Giacomo Bove, classe 1852, primo di Bove s’imbarca sul Governolo. E seguire la sua cinque fratelli, figlio di produttori di vino, è parti- scrittura ordinata e appuntita che racconta i pre- to e ha fatto quello che pochi anni più tardi Emi- parativi e le attese. E finalmente, il 13 dicembre, lio Salgari ha immaginato e scritto, ha ricopiato su levare l’ancora e prendere il mare dietro le sue pa- carta. I due si sono anche incontrati, sotto un gel- role. «Alle quattro e mezzo tutto essendo pronto so. Ma il primo era cadavere da qualche ora e il se- per la partenza, lasciammo l’ancoraggio della condo, giornalista, faceva il suo mestiere. Spezia, con l’intendimento forse di non rivederla Il mestiere di Bove era l’avventura, la curiosità. per molto tempo, ma dovevamo ancora toccare Un giovane austero che non è riuscito a invec- altri porti d’Italia per cui non ci fece nessun effet- chiare: viso scolpito, capelli biondi, occhi azzur- to abbandonare la Spezia». ri, barba curata, sguardo fiero. A Maranzana, la Dopo Napoli, Messina, dove il 21 dicembre gli sua casa natale oggi ospita le poste, la farmacia e ufficiali vanno a vedere Il Rigolettoe Bove appun- il municipio. Un tempo anche le scuole. Nel sot- ta che «il pubblico come sempre avviene era divi- totetto, da quattro anni hanno ricavato un picco- so in due partiti, l’uno applaudiva e l’altro fischia- lo museo che lo ricorda. Una lapide al principio va, cosicché ne nacque una fermentazione, un L’esploratore che ispirò Salgari delle scale avverte: «In questa casa Giacomo Bo- subbuglio». Lasciano la città all’una e mezzo di ve l’ardito esploratore della Vega mosse i primi notte per l’isola di Candia, l’attuale Creta. E poi passi che dovean guidarlo alla meta gloriosa del Porto Said, il canale di Suez aperto da pochi anni, Polo coi segni d’Italia in pugno». il mar Rosso, Aden, le annotazioni sui miraggi in Il Polo è il Polo Nord, più esattamente il mare terra biblica e sui pellegrini diretti alla Mecca. Bo- Artico. La Vega è la nave di Nordenskiöld. Adolf ve ha vent’anni, buone letture alle spalle e molta Erik Nordenskiöld è un professore finlandese di voglia di osservare e capire. Scrive: «Per il viaggia- geologia che esplora e naviga per gli svedesi. Nel tore terrestre il cambiamento d’aspetto dei luo- luglio del 1878 prende il mare da Göteborg verso ghi non si presenta così sensibile come per i viag- nord. Impiega un anno, rimane prigioniero dei giatori di mare. In pochi giorni quale diversità di ghiacci per nove mesi, ma attraverso il mare di Ba- clima, quali diversità di costumi. Il Governolo sol- rents, lungo la terra dei Ciukchi, supera lo stretto cava velocemente le acque del Golfo di Aden ed di Bering e raggiunge l’oceano Pacifico: è il primo avvicinavasi alla costa d’Arabia di cui sentii rac- a trovare il passaggio di Nord-Est. E Giacomo Bo- contare tante meraviglie». ve, sottotenente di vascello, abile disegnatore, Racconta la navigazione da Aden a Point de studioso delle correnti marine, c’era. Unico ita- Galles, l’isola di Minikoi, Ceylon e la Malesia liano. Imbarcato come idrografo. occidentale, l’isola di Penang e George Ritornato carico di onori, fama e medaglie, la Town, lo stretto di Malacca e , il passione dei ghiacci non l’abbandona più. Pro- Borneo, Sarawak, il suo raja bianco e la sua getta un’esplorazione tutta italiana delle regioni corte, Charles Brook discendente di sir Ja- antartiche. Ma costa troppo. Non viene finanzia- mes, l’isola di Labuan, dove approdano il 29 to. L’, però, prende in considerazione la marzo 1873. Sono dense pagine di Salgari sua proposta e gli affida due campagne, 1881- che Giacomo anticipa. Rievoca l’insurrezio- 1882 e 1883-1884, fra Alto Paranà, Patagonia e ne cinese del 1857 a Sarawak. Narra la salita Terra del Fuoco. Raccoglie materiale di rilevante avventurosa del Kini Balu. Annota la fuga di interesse botanico, zoologico ed etnografico. un marinaio, la morte di un altro, la minaccia Tuttavia la sua vera meta rimane il Polo Sud, il so- di essere attaccati. Riporta la storia di Wan- gno dichiarato. E invece gli tocca il Congo. In que- poo, il più ricco commerciante cinese di Sin- gli anni a tutti gli stati europei interessa l’Africa e gapore caduto in disgrazia. E poi l’incontro Bove, inviato dal ministero degli Esteri, partecipa con padre Cuarteron, corsaro, commerciante, a una spedizione inglese di esplorazione del Con- poi fervente redentore di schiavi, infine mis- go. Salpa il 2 dicembre 1885. Risale il fiume fino al- sionario e primo prefetto apostolico in Borneo. le cascate di Stanley. Fa quello che deve e quello E ancora le spedizioni «armati di fucili e revol- che può. Il 17 ottobre 1886 rientra in Italia con la ver» fra monti, villaggi, torrenti del Borneo. E co- malaria. me si sia perso il commendator Felice Giorda- È il suo ultimo viaggio. Ha bisogno di cure. Si di- no, amico di Quintino Sella, fondatore del Cai, il mette dalla Marina militare. Diventa direttore Club alpino italiano, il primo a raggiungere la della società di navigazione La Veloce di Genova. vetta del Cervino dal versante italiano nel 1866: Ci sono dissapori con la moglie, sposata cinque passava nel Borneo per caso, si perde, ma viene anni prima. Non riesce a ritrovare la buona salu- fortunosamente ritrovato. E poi la conoscenza te. Entra in depressione. Di ritorno da un viaggio di due giovani torinesi, così scrive, Leotardi e in Austria, il 9 agosto 1887 a Verona si uccide. Un Engenfreld, due turisti «che visitata l’India pro- contadino ritrova il cadavere. Arrivano i giornali- seguivano il loro viaggio intorno al globo. La vi- sti. Emilio Salgari è il primo. Ha davanti, smagrito sita di questi due viaggiatori riuscì a tutti som- e smunto, l’uomo che ha aperto il passaggio di mamente gradita perché italiani e perché ve- Nord-Est. Ma poco importa a lui, il sognatore di demmo col fatto come la dilettevole ed utile Mompracem, dei tigrotti e di Sandokan: quello scuola dei viaggi non sia più una prerogativa dei che vede è l’esploratore del Borneo, di Sarawak e soli inglesi». Labuan. Questo era Giacomo Bove per Salgari. Il Il 9 maggio 1873 nell’isola di Sulu, oltre la Baia manoscritto che Alessandro Santero sfoglia con di Malludu, Filippine, dopo centocinquanta gior- ammirazione lo testimonia. ni di viaggio e trecentosessantacinque pagine, fi- La prima volta che vede il mare, Giacomo ha nisce la prima parte del Giornale particolare di dieci anni. Nel 1862 è in collegio a Sampierdare- Giacomo Bove. Si chiude con una annotazione na, Genova, dal nipote del parroco di Maranzana. sui «Suliani, che tutti chiamano col nome di gran Rimane impressionato dall’immensità della canaglia, e non so se questo epiteto gli convenga». massa liquida e scura che non si ferma mai. Non Chiosa: «Allorché sono battuti si distruggono da stare fermo è ciò che gli riesce meglio. Vuole viag- loro stessi, cioè cominciano a uccidere i prigio- giare. Nel 1867 viene ammesso all’Accademia na- nieri, quindi i figli e la moglie, di poi uccidono se vale, perché la famiglia si impegna per tutta la du- stessi». Dopo sarà il Giappone, Yokohama, e più rata degli studi a fornire il vino alla mensa ufficia- tardi il mar Glaciale Artico, il passaggio a Nord- li. Nel 1872 si diploma e con il grado di guardia- Est, la Patagonia, la Terra del Fuoco, il sogno del marina ottiene il primo imbarco per andare lon- Polo Sud, il Congo, la malaria, il suicidio a trenta- tano. La sua prima spedizione. A bordo della pi- cinque anni. Lì, sotto un gelso, fuori Verona, si rocorvetta Governolo. Con l’incarico di presenta il giovane Salgari a prendere il testimo- cartografo. Sotto il comando di Enrico Accinni, ne dell’avventura. Quello che Giacomo ha corso capitano di fregata di seconda classe. Meta, l’E- per mare, lui lo continua sulla pagina. stremo Oriente. Scopo, occupare un’isola vicino Il nuovo romanzo di Gian Luca Favetto, al Borneo per insediarvi una colonia penale, e in- La vita non fa rumore, tanto piantare la bandiera italiana, e poi chissà, uscirà per Mondadori il 22 aprile

Repubblica Nazionale DOMENICA 13 APRILE 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 49

LE CELEBRAZIONI Domenica prossima 20 aprile si celebra a Maranzana (Asti), paese natale dell’esploratore, il quarto Giacomo Bove Day: una giornata a base di buon vino, relazioni, conferenze, filmati e visite guidate Si comincerà con gli interventi di Marisa Teresa Scarrone, presidente dell’associazione Giacomo Bove & Maranzana, e di Franca Bove, pronipote del capitano. Non mancherà, in corteo con il Corpo bandistico acquese, un omaggio alla casa e alla tomba di Bove Le immagini che illustrano queste pagine sono tratte dalla prima parte del Giornale particolare di Giacomo Bove e si pubblicano per gentile concessione di Alessandro Santero. La fotografia della nave Vega nella pagina di sinistra e i due ritratti di Giacomo Bove in questa pagina (a sinistra al Polo, a destra, in piedi, in Giappone) si pubblicano per gentile concessione del sito dell’associazione Giacomo Bove & Maranzana, www.giacomobove.it

FOGLI A QUADRETTI In questa pagina, fogli inediti del Giornale particolare di Giacomo Bove e immagini che l’esploratore incollava accanto al testo. In alto nella pagina di sinistra, un suo ritratto (foto Mary Evans/Alinari)

Repubblica Nazionale 50 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 13 APRILE 2008

Abbagliante e ossessivo, l’anti-maestro del “Pasto Nudo” ha ispirato e si è ispirato ai grandi, da Dylan a Jagger, SPETTACOLI da Patty Smith a Laurie Anderson. Ora un libro, “Rock’n’roll virus”, fa conoscere per la prima volta in Italia gli incontri e i colloqui dello scrittore con gli eroi del mondo giovanile e della cultura alternativa degli anni Settanta. Ne riportiamo alcuni brani

Burroughsintervista ilRock Il guru dei cantanti ribelli

GINO CASTALDO tore è favorita dal periodo in cui si svol- gono queste conversazioni, anni in cui bbagliante, cupo, osses- sembrava davvero che il mercato aves- sivo, narratore di univer- se un controllo relativo sui contenuti si deflagrati e mutazioni musicali e che la possibilità di autenti- genetiche. Come poteva ci cortocircuiti mediatici fosse sempre non affascinare il lato a portata di mano. A Bowie (conversa- oscuro del rock? William zione che si è svolta nel 1974, anche S.A Burroughs, scomparso nel 1997 al- questa pubblicata su Rolling Stone) l’età di ottantatré anni, è stato un pa- Burroughs chiede con sincera curiosità drino eccellente, un anti-maestro se come funzioni il suo lavoro, se pianifi- vogliamo, ma proprio per questo anco- ca o meno tutta la sua attività, che gra- ra più persuasivo e ammaliante. Sta di do di controllo poteva esercitare sul fatto che nessun altro scrittore è entra- suo prodotto artistico. Nella fattispecie to così prepotentemente nell’immagi- era molto attratto dal disco che Bowie nario del rock. aveva da poco realizzato, ovvero Ziggy A lui si deve l’involontario conio del Stardust and the spiders from Mars, le termine Heavy metal, o meglio è stato il cui tematiche apocalittiche e la visione primo a usarlo in un suo libro, ancor di una salvezza che arriva dallo spazio prima che ci fosse una musica degna di siderale sono palesemente vicine alla assumerne il nome. Ci sono gruppi co- sua poetica. Parlano di Andy Wahrol, di David Bowie me i Soft Machine che hanno scelto il Fu lui in un suo testo Eliot, dell’America. Bowie del resto è nome pescandolo dal titolo di un suo nel suo periodo più creativo, è un gio- celebre romanzo, ci sono stati adepti ed a coniare il termine vane artista con una spregiudicata vi- Sono un bugiardo estimatori, Dylan che ne ha riconosciu- sione del suo lavoro. to l’influenza, Patti Smith che ne parla “Heavy Metal”, Nel dialogo con Patti Smith (1979) si come fosse un guru dell’anti-materia respira l’intensità dell’ambiente arti- ma niente di serio letteraria, Mick Jagger che andava stico di New York in quegli anni, la vi- spesso a trovarlo e lo ha citato in un suo prima ancora sione della parola e della poesia come testo, Laurie Anderson che ha scelto la atti supremi di intervento nel reale. onversazione con David Bowie. sua affermazione «language is a virus» che ci fossero note Con Debbie Harry e Chris Stein dei Londra, 1974. Pubblicata su e ne ha fatto un disco, uno spettacolo, Blondie (conversazione del 1980) C“Rolling Stone”. una performance multimediale. La degne di questo nome emergono frivolezze post-moderne. W. B. Tu pianifichi personalmente stessa Anderson lo ha coinvolto nei Con i Devo scardina le certezze del pro- tutte le tue attività? suoi dischi, l’ha fatto declamare su lus- gresso lineare, approfondisce i temi D. B. Sì, devo assumere il controllo sureggianti basi musicali, e Burroughs forme di controllo, la possibilità di usa- della de-evolution cari al gruppo, totale di persona, non posso permette- ha perfino inciso un disco, ovviamente re il linguaggio come arma («È questio- chiacchiera con loro a un livello di pie- re che altri prendano l’iniziativa. Non delirante, in compagnia di Kurt Co- ne di raggiungere un grado di precisio- na e totale creatività. Come se in parte voglio che altre persone si intrometta- bain. Frank Zappa, ritenuto l’artista ne sufficiente», dice nell’intervista, «Se quella che stanno svolgendo fosse una no con il loro punto di vista su quello rock a lui più vicino da un punto di vista sapessi veramente scrivere, potrei rea- vera e propria performance. Sembra di che sto cercando di fare. Non mi piace formale (stessa lucida, cinica genialità, lizzare qualcosa che uccidesse tutti vederlo, Burroughs, meticoloso, folgo- leggere quello che la gente scrive di me. stesso gusto per le apocalissi fanta- quelli che la leggano. Lo stesso vale per rante, freddo come il ghiaccio e peren- Preferisco leggere quello che scrivono scientifiche e per i mostri della condi- la musica e per qualsiasi tipo di effetto nemente avvolto da una coltre visiona- i ragazzi perché loro non lo fanno per zione umana), gli ha reso omaggio leg- desiderato che si possa produrre svi- ria, un persecutore accanito di verità lavoro. Le persone si rivolgono a me gendo un brano de Il pasto nudo, il ro- luppando un sufficiente controllo sul- che alla maggior parte delle normali per comprendere lo spirito degli anni manzo culto per eccellenza, a una di le proprie conoscenze o su una tecnica persone sfuggono completamente. Settanta. I critici non ce la fanno a ca- quelle convention che organizzavano specifica»). Per molti versi è affascina- Possiamo concludere che la sua mate- pire, hanno un approccio troppo intel- in suo onore e dove sciamavano artisti to a sua volta dal rock, non tanto dagli ria artistica è per molti aspetti la stessa lettuale. Non hanno confidenza col di ogni provenienza. aspetti formali, che gli interessano del rock, ma ovviamente solo a patto di linguaggio della strada. [...] Tu cosa Ce n’è abbastanza per intravedere molto poco, quanto dal fenomeno in riferirci al rock che ha sognato di scar- pensi dell’immagine che la gente si fa più che una generica affinità. Nei suoi sé, intuendone le potenzialità eversive. dinare il mondo con la chiave del lin- di te? romanzi, senza alcuna intenzione deli- È ovvio che la percezione dello scrit- guaggio. W. B. Cercano di metterti un’etichet- berata, scorre il sangue acido e corrosi- ta. Si aspettano di vedere qualcuno che vo del rock, si percepisce l’origine della corrisponda all’immagine che si sono sovrapposizione di immagini e fram- fatti di te e, se non vedono quello che menti visivi che tante volte leggiamo vogliono, allora si agitano. Scrivere si- nei testi dei brani rock. Burroughs del gnifica rendersi conto di quanto vicino resto di musica ha parlato spesso, ha si possa arrivare a dar vita a qualcosa di addirittura compilato per qualche reale. È questo il fine di tutte le arti. [...] tempo una rubrica su Crawdaddy, in- Penso che la cosa più importante al contrava artisti rock, a volte perfino li mondo sia che gli artisti prendano e intervistava, e a questa parte della sua guidino questo pianeta, perché sono i inafferrabile, elusiva carriera è dedica- soli che possano far succedere qualco- to Rock’n’roll virus(Coniglio editore, 14 sa di importante. Per quale motivo do- euro, in uscita il 21 aprile), un libro cu- vremmo permettere che questi politici rato da Matteo Boscarol e tradotto da del cazzo, sempre sulle pagine dei gior- Alessandro G. De Mitri, che finalmente nali, ci sottraggano il controllo? raccoglie e traduce per la prima volta in D. B. Io sono uno che cambia spesso Italia alcuni degli incontri più significa- opinione, non sono molto coerente tivi dello scrittore. Contiene conversa- con quello che dico. Sono un terribile zioni con David Bowie, Patti Smith, bugiardo. Blondie e i Devo, più una lunga famosa W. B. Anch’io. intervista che Robert Palmer, un gior- D. B. Non so esattamente se sia io a nalista di Rolling Stone, realizzò a Lon- essere incostante o se dipenda dal fat- dra nel 1972 e che contribuì non poco to che menta spesso. Non è esatto dire alla fama di Burroughs presso il mondo che sono un bugiardo; è che cambio giovanile e la cultura rock alternativa. continuamente modo di pensare. La Con Palmer parla di suoni, anzi di ul- gente mi rinfaccia spesso vecchie af- trasuoni da poter sperimentare come fermazioni che ho fatto e io rispondo forma di comunicazione estrema, de- che non intendevo dire niente di serio. scrive la tecnica del cut-up, del mon- Non è possibile restare sulle stesse po- taggio destrutturante col quale ha sizioni per tutta la vita. scritto molti dei suoi libri, sviluppa i suoi temi ricorrenti: il condizionamen- to a cui è sottoposta la razza umana, le

Repubblica Nazionale DOMENICA 13 APRILE 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 51

Blondie I nostri fantasmi sulla Bowery na cena con i Blondie Debbie Harris e Chris Stein. Pubblicata nel 1980 su “New Music UNews” C. S. New York? Più viaggio meno m’interessa vi- vere da altre parti. Tu abiti nei paraggi della casa sulla Bowery dove stavamo noi una volta. D. H. Abitavamo in una casa infestata dagli spiriti. W. B. Che tipo di spiriti? D. H. Era sopra un negozio di liquori. Vi- vevamo in una ex-fabbrica di bambole che sfruttava il lavoro minorile. C. S. Quando ci siamo trasferiti in quel posto tutto sembrava impazzito. Cose che volavano in giro tutto il tempo. D. H. Fuochi... W. B. Lo avevate ristrutturato? C. S. No, era in pessime condizioni; però avevo trovato dei vecchi oggetti ri- salenti agli anni Quaranta, vecchie plac- che. D. H. C’erano buchi di proiettili alle fine- stre, risalenti al periodo in cui la mafia con- trollava il posto. W. B. Oh, e quali erano i fenomeni spiritici che si manifestavano? Raccontatemi tutto. D. H. C’erano un’entrata rialzata rispetto alla strada, una scala lunga, stretta e completamente buia e in cima alla scala un muro liscio con una por- ta. Chris aveva deciso di dipingere il muro di nero perché pensava che sarebbe stato carino: poi si è sentito un colpo forte e ha visto un ragazzino. C. S. Un’immagine di sfuggita. Più che vederlo, l’ho percepito. Era come una presenza... W. B. Sei riuscito a farti un’idea dell’età del bam- bino? C. S. Otto, nove anni. W. B. Nei paraggi non c’era nessuno di quell’età mentre stava succedendo il tutto? C. S. No, non c’erano ragazzini in giro. W. B. Perché, forse lo sapete, i poltergeistsi mani- festano spesso sotto le sembianze di fanciulli. D. H. Il nostro bassista a quei tempi era ancora adolescente, aveva continuamente esaurimenti nervosi. W. B. Sì, certo, certo. C. S. Ma Gary è rimasto quasi fulminato. W. B. Wow! Sembra proprio un’autentica storia di poltergeist. C. S. Sono entrato in camera e lui stava lì, aggrap- pato alla lampada, faceva «NNNNNNN»: gliel’ho fatta cadere di mano con un colpo. Era in piedi, con i vestiti bruciacchiati; è rimasto sotto shock per ore. D. H. Sì, gli ci sono voluti un paio di giorni per ri- prendere il controllo.

Devo Facciamo musica perché la odiamo

onversazione con Jerry Casale e Mark Mothersbaugh dei Devo. Pubblicata Csu “Trouser Press” nel 1982. W. B. Un fattore che mi ha reso molto ot- timista negli ultimi trent’anni è la rivolu- zione culturale in atto. Una notevole pres- sione per decriminalizzare l’uso di ma- rijuana viene da membri del Congresso e giudici i cui figli rischiano di essere beccati dalla polizia. Uno dei fattori determinanti è stata la musica pop. È ormai diffusa dap- pertutto, ha oltrepassato la cortina di ferro e si è diffusa in Oriente, introducendo que- sti cambiamenti. J. C. Noi Devo abbiamo scelto il rock co- me mezzo per diffondere il nostro messag- gio, è il genere più rivoltante che esista. È ec- citante perché è schifoso, nauseante, ep- pure è solido. W. B. Aspetta un momento. Non l’a- vete scelto perché vi piace la musica? M. M. Non è così. W. B. Non avete un’inclinazione per la musica? La ragione per cui io scrivo è che ho sempre avuto un’inclinazione naturale per le parole. M. M. Sai, la strumentazione era poco costosa. Non avremmo mai potuto realizzare film. J. C. A un primo istintivo livello non ci sono dubbi sulla questio- ne: lo fai perché sei capace di farlo. Ma quando ci aggiungi la consape- volezza, l’uso cosciente delle tue ca- pacità innate ecco che diventa «lo fac- cio perché lo odio», perché ti fa schifo quello che ne viene fuori. La scena è così complicata e volgare, è affollata dai peggio- ri pseudo-artisti, ci scorre un enorme flus- so di bigliettoni, ha una diffusione totale presso il pubblico di massa. Hai a che fare con l’innovazione nel campo dell’elettro- nica, con la tv, il teatro, il ballo, con l’imme- diatezza dell’esibirsi in senso stretto, ci so- no un mucchio di sfumature. Le limitazio- ni stanno in ciò che vuoi metterci dentro. È possibile entrare in questo spazio e distor- cerlo, farci quello che vuoi. Il successo o il fallimento dipenderanno in larga parte dalla tua mancanza di fantasia sulla lunga distanza. (Colloqui raccolti da William Burroughs) FOTO EYEDEA

Repubblica Nazionale 52 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 13 APRILE 2008

i sapori Le primissime fave, le insalate Delizie di stagione debuttanti, i precoci baccelli, le erbe odorose arrivano sulle nostre tavole con tutto il loro carico di profumi, sali e vitamine Un’occasione per dimenticare i troppi prodotti di serra che consumiamo e riscoprire i germogli nati senza l’aiuto della chimica Primizie ono contento che sono arrivato uno», diceva negli anni Sessanta il ciclista Vito Taccone, felice e sgrammaticato alla fine di una corsa vittoriosa. Le primizie so- no così, di un bel verde contento: prime«S ad affacciarsi in campi e orti dopo l’inverno, prime a maturare al tepore della primavera che avan- za, prime a finire sugli scaffali e da lì sulle nostre tavo- le. mi Oggi quasi non ce ne accorgiamo più, ma c’è stato ne un tempo in cui la parola “primizie” battezzava i ne- fanno gozi dedicati alla ricerca e all’offerta di queste delica- Tenere un piatto- te promesse di bontà. Ne sopravvivono pochi, obbli- culto, ancora gati ad anticipare in modo sempre più forzato gli ar- attualissimo». rivi dell’ortofrutta che verrà. Del resto, come faccia- Niente male, per un mo a riconoscere le primizie, se abbiamo scordato assemblaggio di giovani non i mesi, ma perfino le stagioni di maturazione dei e verdi verdure: però trattate, curate e prodotti agricoli? preparate ognuna come fosse l’unica, in una È il concetto stesso di primizia a essere stato stra- festa per occhi, naso e palato. volto. Perché la parola in origine non prevedeva truc- Dalla Francia all’Italia, i cuochi che hanno più a chi, né scorciatoie. Si sbaccellavano le primissime fa- cuore la purezza dei gusti in questo periodo glorifica- ve, si raccoglievano le tenerissime insalatine “di pri- per battere no il concetto della “cucina di mercato”, aggiornan- mo taglio”, si rubavano i boccioli alle piante appena do quasi quotidianamente il menù. Infatti, le primi- rinverdite grazie alla vitalità energetica della prima- zie detestano essere trascurate: lasciate in disparte vera. Negli anni, abbiamo scoperto che la maturazio- avvizziscono, in frigorifero smarriscono i profumi ne si può indurre e accelerare, nel caldo delle serre, più delicati, strapazzate da cotture sbagliate diventa- selezionando varietà sempre più precoci e dosando il grande no verdure tout court, smettendo di essere carrozze cocktail di chimica. Così ci siamo giocati il godimen- preziose per ridursi a zucche. to delle prime fragole, delle aromatiche minestre Se non avete pratica sufficiente, regalatevi un d’erbette depurative, dei germogli carichi di oligoele- weekend propedeutico, scegliendo la festa della Sen- menti, antiossidanti, vitamine. sa a Venezia (4 maggio) dove trionferanno risi & bisi e Eppure, certe primizie resistono. Chi ha mantenu- freddo castraure, partecipando a uno dei “Percorsi dei sen- to (o riconquistato) un qualche rapporto con la cam- tieri delle erbe officinali” organizzati dall’ufficio turi- pagna virtuosa custodisce gelosamente il piacere se- stico del Canton Ticino, oppure andando in gita a greto di guardare, annusare, assaporare il novellame Colle Calcioni (in Molise) dove sta prendendo vita dell’orto, evitandogli l’umiliazione di preparazioni uno dei più importanti centri italiani di sperimenta- irrispettose e banali. LICIA GRANELLO zione sull’agricoltura biodinamica. I più avvertiti, in- Michel Bras, straordinario chef francese che da vece, possono iscriversi a “Il Piatto Verde”, concorso molti anni ha appoggiato la sua bianca astronave cu- tra cuochi grandi e piccini di tutta Europa in pro- linaria sull’altipiano dell’Aubrac — terra di coltelli e gramma la prossima settimana a Riolo Terme, Ap- formaggi — è diventato famoso in tutto il mondo per pennino ravennate, zona benedetta per le erbe spon- un piatto di primizie, il “Gargouillou de jeunes legu- tanee. Vincerà la ricetta che più avrà dato splendore mes”. A un quarto di secolo dalla sua creazione, il to- a luppolo, tiglio, primula, lavanda, menta, camomil- rinese fotografo-gourmet Bob Noto continua a im- la, passiflora edule, maggiorana, melissa, papavero, mortalarlo con emozione: «La brillantezza dei colori, levistico, valeriana rossa, vitalba, assenzio, noce mo- la varietà delle croccantezze, i sapori distinti e finissi- scata. Vietato usare verdura surgelata.

Piselli Misticanza Luppolo Crescione Erba cipollina Piccoli tesori botanici Nell’insalata di mescolanza, I germogli della piantina Fa storcere il naso, la pianta L’esile pianta che sconfigge (vitamine A, B1, C, E, trionfo dell’orto primaverile, amaricante della birra fortemente odorosa, gli incantesimi degli gnomi e poi glucidi, fibre, caroteni, si assemblano lattuga, – detti anche bruscandoli, piccante e afrodisiaca, della Foresta Nera acido folico, fosforo, cerfoglio, rucola, valeriana, ourtis, asparagi selvatici – amica dell’acqua è un appetizzante. Ha foglie potassio, ferro), hanno indivia, cicoria, pimpinella, si raccolgono nei boschi Si utilizzano foglie e fiori profumate che si sminuzzano poche calorie e grande puntarelle, finocchietto Sbollentati e raffreddati Perché non perda di qualità per caratterizzare maionese potere saziante. Perfetti erba di San Pietro, fiori eduli in acqua e ghiaccio va utilizzato fresco e torte salate. Nel soffritto con i cereali che integrano Il succo di limone spremuto si usano in sughi, tortini, e a crudo. Aromatizzante sostituisce la cipolla la parte proteica aiuta a fissare le vitamine o spadellati con i gamberi di pesci, salse, minestre alleggerendo il tutto

Repubblica Nazionale DOMENICA 13 APRILE 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 53

Sant’Erasmo (Ve) Nazzano (Rm) Montecorvino Rovella (Sa)

La più vasta delle isole Appoggiata a terrazzo A metà tra la piana della laguna nord sulla valle del Tevere alluvionale del golfo itinerari di Venezia è una lunga vanta una struttura di Salerno e il Parco La chef Judith striscia – 4 chilometri urbanistica a spirale dei Monti Picentini per 900 metri – che culmina è uno dei luoghi Baumann interamente dedicata in un castello del Giffoni Film all’agricoltura duecentesco Festival. Terreno gestisce col marito Tra le colture spicca Intorno la Riserva di coltivazioni Jean-Bernard Fasel quella del carciofo Naturale Regionale boschive violetto e dei suoi speciali boccioli protetti Tevere-Farfa. Il primo maggio qui si celebra il piatto (in particolare castagne e nocciole) e orticole il ristorante da un presidio Slow Food augurale fave & pecorino semplificate nella tradizionale pasta e piselli “Pinte des Mossettes” DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE DOVE DORMIRE nella verdissima IL LATO AZZURRO (con cucina) ECOTURISMO TEVERE FARFA (con cucina) MASSERIA SPARANO Via Forti 13 Via della Vecchia Fornace Contrada Serroni, località Macchia Cerniat, cantone Tel. 041-5230642 Tel. 0765-331757 Tel. 089-981260 di Friburgo Camera doppia da 80 euro colazione inclusa Camera doppia da 60 euro Camera doppia da 75 euro colazione inclusa Odori e sapori DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE DOVE MANGIARE dei pascoli svizzeri CA’ VIGNOTTO IL CASALE DEL FARFA IL PAPAVERO Via Forti 71 Via Ternana 53 Corso Garibaldi 112, Eboli entrano nei piatti Tel. 041-2444000 Tel. 0765-322047 Tel. 0828-330689 grazie al sapiente uso Senza chiusura, menù da 30 euro Chiuso martedì, menù da 25 euro Chiuso domenica sera e lunedì, menù da 30 euro delle erbe spontanee DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE DOVE COMPRARE VERDURE FINOTELLO BIO COOPERATIVA NAUTIA AGRITURISMO MONTEROVO (con cucina) Via Boaria Vecia 6 Via Tiberina Km 33.700 Via Pazzulli 4 Tel. 041-5282997 Tel. 0765-332731 Tel. 089-981905

Ortica Barba di frate Castraure Tarassaco Fave Va raccolta prima che, Rustica, robusta, figlia I boccioli di carciofo Pianta cult della fitoterapia, Baccelli croccanti, di un bel con la fioritura, piccioli, di terreni poveri, ricorda sono la primizia più golosa detta anche dente di leone verde intenso, per i legumi foglie e peluria superficiale l’erba cipollina (si differenzia della laguna veneta e piscialetto (per la spiccata a basso contenuto di amidi diventino urticanti al tatto perché le foglie lunghe (terreno sabbioso e salino) azione diuretica e lipidi. I semi freschi, ricchi Ha qualità toniche, si utilizza e sottili sono piene) Le potature garantiscono e depurativa), ha fiore giallo, di proteine, fibre, vitamine cotta. Regala freschezza Ricca di vitamina A e C, fino a cento chili di novelli che si trasforma in soffione e sali, si accompagnano a gnocchi, risotti, frittate, ha gusto lievemente per pianta a stagione bianco. Amarognolo crudi al pecorino o cotti minestre. Se ne fanno acidulo. Va lessata, si sposa Ottime crude in insalata e gustoso, si usa in frittate a mo’ di crema (macco) anche pesti e ragù benissimo con le acciughe o cotte con crostacei o spadellato con olio con le erbe di campo

di Primavera Le erbe magiche in mano alle donne

MASSIMO MONTANARI

a conoscenza delle erbe spontanee, che a primavera spuntano numerose e rallegrano la tavola, è sempre sta- ta un prezioso patrimonio della cultura contadina. I testi accademici di agricoltura e di botanica difficilmente Lsi dilungano su questo aspetto “non ufficiale” della storia dell’alimentazione, ma capita ogni tanto che an- che gli intellettuali riconoscano l’importanza di questi saperi alternativi. Lo fa, per esempio, il botanico marchi- giano Costanzo Felici, allievo di Ulisse Aldrovandi all’Università di Bologna, in una lunga lettera indirizzata al mae- stro (in realtà un vero e proprio trattato) «dove si discorresopra l’insalata e piante che vengono per il cibo del’ho- mo in qualunque modo in varie vivande».Scritta verso il 1570, questa “lettera” è un condensato di scienze na- turali (agronomia e botanica) arricchito di considerazioni dietetiche e gastronomiche: di ogni pianta si dà la descrizione e si suggeriscono gli usi medicinali (sulla scorta di una millenaria tradizione medica) e culinari. Ciò che distingue il testo di Felici dai numerosi altri trattati del tempo è la speciale attenzione che egli dedica agli usi “popolari” delle piante: come sono chiamate nei linguaggi locali, quali usi se ne fanno, come si conservano, co- me si consumano… il tutto con l’occhio attento dell’osservatore — dell’antropologo, si direbbe quasi — che in- crocia l’esperienza diretta delle cose con i consueti rinvii libreschi alla tradizione classica e medievale. Un pas- saggio particolarmente suggestivo si ha quando Felici viene a parlare delle erbe selvatiche di primavera: «Nel fine del’inverno e principio della primavera si suole dire per proverbio fra le donne che ogni herba verde fa nel’insalata». Sono dunque le donne le principali custodi di questi saperi. La loro abilità a riconoscere, scegliere, maneggiare le erbe poteva avere nella società del tempo — siamo in pieno periodo di Controriforma — anche una nomea ne- gativa, quando si collegava a improbabili accuse di stregoneria che coinvolgevano la “magia delle erbe” nel mec- canismo inquisitorio. Più normalmente, questa magia era al servizio del vivere quotidiano, dei profumi e dei sa- pori che anche la tavola contadina — non meno di quella signorile o borghese — riusciva a catturare. Queste donne, scrive Felici, compongono insalate strepitose «perhoché vi misticano dentro molte piante senza nome overo pochissimo usitate». Piante poco note, addirittura sconosciute agli studiosi che classificano erbe, ra- dici, frutti: perciò «senza nome». Pare quasi il riconoscimento di un sapere che oltrepassa le conoscenze accade- miche: le donne romagnole e marchigiane (quelle che Felici cita per averle conosciute di persona, nelle terre che abita e frequenta) cucinano o condiscono erbe che non hanno ancora trovato posto negli erbari di Ulisse Aldro- L’appuntamento vandi. Un sapere tramandato di generazione in generazione, una conoscenza minuta del territorio e delle sue ri- Primizie in passerella dal 22 al 25 maggio all’abbazia di Chiaravalle sorse consentono a queste donne di accompagnare il ritmo della stagione e di trovare sempre nuove «herbe verdi» di Fiastra (Macerata) dove si svolgerà Herbaria: segreti e magie per le loro insalate. Decine e decine di piante sono elencate e descritte da Costanzo Felici, «e de molte altre harei da dire de quale ho- dal mondo della natura. In programma mostre come “Benedetta ra non mi sovene»: ricordarle tutte è praticamente impossibile, come è impossibile render conto della diversità di quotidianità”, dedicata alla cucina monastica; “Olio su tavola”, raccolta vivande che si compongono «secondo le varie fantasie». Fantasie che sostengono la dieta quotidiana e che si met- tono doppiamente a frutto nei tempi di carestia, «perché a detti tempi ogni cosa si raccoglie et ogni cosa (dicono) em- di dipinti in tema del Diciassettesimo secolo; le proiezioni pie il corpo». dei documentari di Piero Cannizzaro dedicati al cibo dell’anima; il Mercato Verde, mostra con vivai, orti botanici ed erboristerie

Repubblica Nazionale 54 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 13 APRILE 2008 le tendenze Glamour storico

Estate mitica vestiremo come ancelle e gladiatori

IRENE MARIA SCALISE

onne come dee. Donne che chiedo- no di più. Dagli amori, dai figli e dal- la vita. Lo fanno nel modo più anti- co del mondo, travestendosi per provare l’ebbrezza di una magia. Per attirare uno sguardo. Per esse- re,D almeno per una serata, principesse, eroine, piccole divinità senza tempo. E la moda di que- st’estate le aiuta, le porta un po’ più in alto. Nel- l’Olimpo del glamour o nel glamour dell’Olimpo. Si abbandonano così jeans, tailleur ingessati e pantaloni di tutte le fogge e lunghezze. E al loro posto si adottano abiti peplo che lasciano indovi- nare le forme con giochi di veli trasparenti, drap- peggi sinuosi e richiami all’antico. La silhouette è stravolta: vita alta stile impero, sandali bassi al- lacciati attorno alla caviglia, abiti lunghi e sottili. Manco a dirlo ci vuole un fisico, se non bestiale, almeno atletico. E cosa rimane per chi, così drap- peggiata, rischia di sembrare più simile ad una ta- vola imbandita che alla magica Afrodite? Niente paura, il look dea è fatto anche di dettagli: un de- licato girocollo, un sandalo intrecciato, un brac- ciale intorno al polso. Ed è subito mito. La controrivoluzione è in atto anche nei tessu- ti. Le stoffe rigide e croccanti, disinvolte protago- niste delle ultime sfilate, sono sostituite da sete li- quide, garze vaporose e, soprattutto, dal fluidissi- mo jersey. È lui, infatti, il vero protagonista del- l’haute couture 2008: morbido, aderente, sexy. Una seconda pelle che incanta, non stringe e ri- scopre le morbidezza delle forme. Del resto gli abiti da novella guerriera sono riservati ad occa- sioni molto speciali. Quella che si prospetta per le calde serate estive è insomma una moda impe- gnativa, sicuramente non adatta alla giornata in ufficio o ad una pizza tra amici. Ma, forse, è pro- prio per questo che gli stilisti l’hanno proposta. Per regalare alle donne un’occasione diversa, una possibilità di fuga dal tempo e dalla realtà. Anche solamente grazie ad un drappeggio. Lo sa bene soprattutto Donatella Versace che, per la primavera estate, ha presentato una colle- zione di grande sartoria dove la morbidezza dei tessuti è la vera nota caratteristica. Le donne che sfilano per Versace sfoggiano una sinfonia di cromìe vivacissime: giallo acido, turchese, rosa neon e arancio, ecco i colori base per i pepli rivisi- tati in versione 2008. Mentre nelle sale cinemato- grafiche fa furore il film Asterix alle Olimpiadi, con un imbiancato Alain Delon come protagoni- sta, nelle vetrine trionfano i sandali gladiator. Li ISPIRAZIONE CLASSICA TEMPI MODERNI PROFONDO ROSSO propongono Sigerson Morrison, Etro, Bally, Ca- È classica e moderna Afrodite indossa la tuta Per chi vuole farsi notare sadei, Miss Bikin e Furla. la dea greca disegnata È piuttosto originale la dea ecco il peplo rivisitato Anche i gioielli sembrano “riconvertire” all’an- da Antonio Marras greca vestita da Hugo in color rosso fuoco I drappeggi del bustino Boss. La cintura alta con profondo scollo tichità classica le loro forme per adeguarsi all’O- L’ORO E IL BRONZO PERLE DI BELLEZZA limpo-mania: Just Cavalli, Rebecca e Chanel han- e della gonna lunga? e preziosa ne accentua sul seno. Eleganza Un capolavoro sartoriale Bracciale rigido in bronzo il fascino e la modernità Collana ideata da Pino senza tempo. Ferragamo no proposto bracciali rigidi come corazze da por- con bagno d’oro rosa Marino in filo di platino, tare sulle braccia nude con una fierezza degna di e disegni a rombi della collezione Platinum, Elena di Troia. Marni, Louis Vuitton e Jean Paul È disponibile anche con diamanti, perla bianca Gaultier collane che sembrano scolpite da antichi in bagno d’oro giallo e perla di Tahiti. Perfetta artigiani greci. o in bagno argento anche come cintura E naturalmente le acconciature hanno il loro peso. Per le dee dell’estate un taglio di capelli mo- derno e sbarazzino è impensabile. Capelli raccol- ti in eleganti chignon e fermacapelli a forma di serpente diventano quasi un obbligo. Bottega Ve- neta propone piccoli pettini sinuosi a foggia di serpente e, per le più audaci, coroncine per fer- mare le chiome con un tocco regale. Gli elementi per un’estate all’insegna del fascino dell’antica Atene o dell’antica Roma ci sono tutti. E le donne, con la loro grazia e la loro curiosità naturale, sa- pranno sicuramente approfittarne. Per essere belle oggi come allora.

SCHIAVA URBANA PROGETTO GIOVANE ELENA DI TROIA È da schiava urbana Sandalo piatto laminato Incrociato e molto lineare, il sandalo rosso fuoco oro, della giovane stilista l’ultrapiatto per una novella gladiator di Jean-Paul Nicole Brundage per Furla Elena di Troia in versione Gaultier. Alto quasi Creato nell’ambito minimal. Per chi ama al ginocchio darà del progetto Furla Talent Hub la moda senza eccessi un tocco “storico” al più semplice degli abiti

Repubblica Nazionale DOMENICA 13 APRILE 2008 LA DOMENICA DI REPUBBLICA 55

Castissime spose e matrone corrotte

GIOVANNI BRIZZI FOTO ARCHIVIO CONDÉ NAST CORBIS icorda Francesca Cenerini, nel prezioso saggio su La donna romana (Il Mulino, RBologna 2002, p. 151), che nel mondo di Roma «la “voce delle donne” è stata sempre mediata da un filtro maschile». Agli ideali ma- schili si richiama infatti il modello, tradiziona- le e a lungo unico della donna, quello dell’uni- vira, la sposa casta, silenziosa e dedita alla ca- sa. E a parametri maschili rinviano, come in uno specchio, tutte le immagini della donna che ci sono state trasmesse dagli antichi: uno specchio deformante che restituisce figure su- blimi come l’Arria maggiore, capace di addita- re con l’esempio allo sposo, il filosofo Cecina Peto, la via onorevole del suicidio; o caricatu- rali come le componenti del celebre senatino delle donne, che dilapidano la preziosa oppor- tunità conquistata dal “femminismo di alta classe” dell’epoca dei Severi (Mazzarino 1973, II, p. 444) occupandosi solo di “leggi matrona- li” della più assoluta futilità; grottesche come la Eppia di Giovenale, persa in capo al mondo dietro al suo scalcinatissimo gladiatore; o ven- dicative e terribili come Apicata, la figlia di Api- cio, suicida ma capace, per vendicare il marito Seiano che pure l’ha ripudiata, di trascinare se- co a morte la rivale Giulia Livia. La situazione muta però con l’avvento del- l’impero. Incapaci di influenzare il governo del- la Repubblica o di modificarne le strutture, com- poste da gruppi di uomini e idealmente aristo- cratiche perché fondate su valori di eccellenza come honos e virtus, le donne trovano ora un lo- SONIA ro ruolo e giungono a condizionare un uomo so- L’indossatrice lo all’interno di un potere divenuto monarchico, Sonia, primadonna favorendone la naturale tendenza a divenire della maison ereditario, fino a far trionfare il principio della Vionnet, successione dinastica. Certo, le prime di loro ad con un “peplo” alzare la testa pagano un prezzo altissimo. Già in chiffon di seta Augusto deve confrontarsi con la parte femmi- Le due foto nile della famiglia sui connotati del nuovo regi- di Hoyningen-Huene me. Strumento designato di una politica pater- furono pubblicate na senza sbocchi diretti, e data perciò in sposa su Vogue prima al giovane Claudio Marcello, poi ad Agrip- nel novembre 1931 pa, di ventitré anni più anziano di lei, infine a Ti- berio, l’irrequieta figlia Giulia pretende di com- pier scelte personali, intrecciando relazioni adulterine che hanno precisi retroscena dinasti- ci; e che le valgono l’esilio da scontarsi nell’isola di Pandataria, al largo delle coste laziali. Nove anni dopo la stessa pena tocca alla figlia, Giulia minore, e per la medesima colpa. Il dissen- so sulla natura del potere si annida ormai nella stessa casa imperiale; e sono le esponenti della parte femminile ad essere più attratte da soluzio- ni di tipo teocratico ed ereditario, lontane dai fon- damenti “romani” del potere. Tra loro la figura di spicco è quella di un’altra discendente di Augu- sto, Agrippina maggiore, figlia di Agrippa e di Giu- lia maggiore e sposa di Germanico. Dalla suocera Antonia minore, figlia di Antonio, e soprattutto dalla madre Agrippina eredita appieno — come già la sorella — alcuni particolari indirizzi politi- ci. In certi tratti — il personale, strettissimo vin- colo con le truppe del Reno e l’ostentato e ingan- nevole riferimento al figlio Caligola come natus in castris, nato negli accampamenti —, Agrippina anticipa espressioni e atteggiamenti propri di un’ideologia successiva; e pare essere non ignara di quell’aspetto della cultura orientale che consi- dera il ventre femminile — del suo, che ha parto- rito nove figli, ha ben ragione di essere orgogliosa — come veicolo di trasmissione per una regalità a matrice divina. La moda ha scelto di trasformare le donne in dee avvolte in fluidi veli Anche Agrippina muore prima di vedere il figlio Caligola sul trono. Ma tra le eredi ideali di questo d’organza e le donne hanno scelto di stare al gioco indossando perfino «stuolo di principesse» belle, intelligenti e impu- diche «che, alla corte di Augusto trasmettono la di- pettini e sandali-calzari. Ma l’attrazione per la Roma antica e l’Olimpo scendenza dei Giulî, dei Claudî, degli Antonî» (Sy- me) si può annoverare senz’altro Faustina, la spo- sa di Marco Aurelio. Alla moglie, poco prima della non si riduce all’acquisto di un abito drappeggiato: i gioielli e le chiome sua morte, il principe ha conferito un titolo, quel- lo di Mater Castrorum, la Madre degli Accampa- raccolte completano il look nato per le serate sotto le stelle menti, dalle indubbie proiezioni dinastiche. Co- me ogni protagonista femminile durante questi secoli, Faustina è votata a una concezione eredi- ASIMMETRIE CREATIVE PELLE DI LUNA EROINE DA GALA taria, e quindi mediata, del potere; e una volta an- Ha un abito asimmetrico Sexy e morbido il peplo È la più sobria delle eroine cora — e definitivamente — una donna gioca un la matrona di Gianfranco giallo acido di Versace greche quella di Marni ruolo vitale nello scortare al trono il maschio pre- Ferrè. Il suo peplo lascia Pensato per le sere La preziosa seta diletto, amante o soprattutto figlio. Irremovibile una spalla scoperta d’estate, con i suoi del suo abito, in un neutro nel sostenere con ogni mezzo la candidatura di e il tessuto alterna righe GIOIE DA VESTALI drappeggi fa risaltare CHIOME RACCOLTE colore grigio, è fluida Commodo, Faustina non esita a ricorrere all’intri- diagonali lucide e opache Trasgressiva, la donna un’abbronzatura dorata Per essere chic anche e avvolgente. Impeccabile go e — pare — all’adulterio, attenta solo a tutelare dell’Olimpo fashion sceglie i capelli vanno raccolti posizione e diritti di un figlio fin troppo amato. un bracciale rigido in pelle Può tornare utile Un aneddoto di dubbia attendibilità aiuta a color oro con logo Chanel il pettinino o, per un tocco capire la sua idea: all’intenzione manifestata da per rubare la scena regale, il cerchietto Marco di divorziare da lei a causa delle sue ripe- alle altre “ancelle” coroncina. Bottega Veneta tute infedeltà, l’Augusta replica che il principe è tenuto, allora, a restituirle la dote venutagli con le nozze, alludendo a quel trono che gli ha reca- to in dono come figlia di Antonino Pio. La solu- zione dinastica viene scelta infine anche da Mar- co Aurelio; ed è significativo che all’abbandono del principio adottivo colui il quale di questa utopia è stato l’esponente più alto ed insigne sia stato in parte indotto da una donna. Con la suc- cessiva Mater Castrorum, la siriana Giulia Dom- na, nasce una dinastia.

INNO ALLA TERRA ANTICO METALLO NELL’ARENA Inno ai materiali preziosi Sembrano monete È stretto intorno per il sandalo di Bally: di antico metallo dorato alla caviglia con più file pelle stampa coccodrillo quelle incastonate di cinturini il sandalo e infradito in corda lavorata nei sandali ultrapiatti gladiator di Sigerson con anello dorato di Casadei Morrison. Il tacco è ultrapiatto e la pelle bianca risulta essere morbidissima

Repubblica Nazionale 56 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 13 APRILE 2008 l’incontro Sfide sul set È stato un angelo, è stato Hitler, è stato Faust. E a ripensare a questi personaggi estremi, a tutte queste scommesse vinte, il suo volto stropicciato si arriccia nelle pieghe di un sorriso Bruno Ganz “Non mi aspettavo - dice - la reazione della gente Dopo ‘Il cielo sopra Berlino’, le mamme mi indicavano al loro bambino: è il tuo angelo custode In aereo i passeggeri al vedermi si tranquillizzavano. Così sono diventato un miracolo ambulante”

MARIO SERENELLINI restituirlo alla realtà, come riportarlo nato a immergersi nel film, ora al mon- mo avere come nonno: «Per il mio per- sco-maccheronico che aveva guada- sulla terra dopo la demonizzazione che taggio, di Uli Edel, Der Baader-Meinhof sonaggio, mi sono ispirato molto a mio gnato ogni tenerezza al suo personag- PARIGI l’ha reso un’icona del male? Occorreva Komplex, su una delle pagine più cupe nonno, esperto bricoleur. Ma già nel- gio d’islandese ai fornelli, inzuppato scavare dietro la maschera del mostro della recente storia tedesca, anche per l’Amico americano, dove ero un corni- d’Orlando Furioso. Il nostro Paese stato angelo e diavolo, crea- — comodo cliché di nessuna utilità per i misteriosi “suicidi” in carcere che han ciaio, mi divertivo a assemblare pezzi («mia madre era originaria del Nord tura d’aria e mostro terrestre: comprendere la storia — e recuperare via via azzerato la falange terrorista. di legno, e di vita. Un’inclinazione cui Italia») è un intreccio d’altri legami: «La Damiel in Il cielo sopra Berli- l’uomo. Dovevo andare più lontano, Sugli schermi francesi è invece appena ho fatto appello in questo film, perché domenica specialmente, nel 1991, di no e Hitler in La caduta. È sta- cercare di capire e far capire perché, uscito Vitusdello svizzero Fredi M. Mu- nella sceneggiatura il ruolo era appena Giuseppe Bertolucci, che mi ha fatto Èto anche l’uomo tra gli estremi dell’al- nella sua efferatezza, quell’individuo è rer, candidato all’Oscar 2006 e antici- accennato: me lo sono costruito poco a scoprire Roberto Benigni. Un giorno è ba e delle tenebre — Faust — nel stato sostenuto dall’intero popolo te- pato al 30mo Festival des Films du poco, in un paziente lavoro di cesello, guizzato su un tavolaccio e mi ha reci- Goethe integrale del 2000, messinsce- desco: dovevo mettermi dalla parte Monde a Montreal, dove Ganz ha rice- di attore-bricoleur, mediante minu- tato d’un fiato un pezzo della Divina na monumentale di tredici ore, suddi- non delle vittime ma del carnefice». Il vuto il Grand Prix des Amériques alla scoli tasselli, non invadenti ma signifi- Commedia: un gesto d’affetto per me. visa in sette serate, di Peter Stein, l’ami- film gli ha rovesciato addosso premi carriera: «Vi interpreto un nonno dalle cativi, come la trovata del cappello, in M’ha lasciato allibito». co con cui aveva fondato nel 1970 a Ber- prestigiosi e critiche umorali: troppo mani magiche e dalla testa piena di so- cui ho reso omaggio, discreto ma evi- Altra folgorazione, Trieste: «Città lino la già mitica Schaubühne. Ogni umano, troppo simile al resto del mon- gni: m’industrio in bricolages in uno dente, a Beuys». stupenda, conosciuta durante le ripre- volta, una scommessa con sé stesso, do. Proprio quanto Ganz si era propo- scantinato di falegname, dove insegno Sempre più richiesto dal cinema, se di La forza del passatodi Pier Giorgio una sfida d’attore: «Come diavolo fai a sto: il mostro non è fuori ma dentro di al nipote, enfant prodige del pianofor- Ganz è da un paio d’anni pendolare dei Gay, con Sandra Ceccarelli e Sergio Ru- interpretare un angelo?». Bruno Ganz noi. Ancor più inatteso il responso po- te, il gusto della vita normale. Il ragaz- set: Usa, Europa, Giappone. Dopo bini. Ha conservato tracce d’austriaci, sorride ancora al pensiero, stirando polare al suo angelo in Il cielo sopra Ber- zino, Teo Gherghiu, è un autentico ge- Youth without Youth di Francis Ford solchi di grande letteratura: Rilke, Joy- un’espressione leale e leggera sul viso lino: «Per strada, le mamme mi indica- nio della tastiera: romeno, ha studiato Coppola, presentato alla Festa di Ro- ce, Svevo, Beckett. Come una città sviz- stropicciato in mille pieghe e piegoline vano al loro bambino: è il tuo angelo cu- a Londra e vive in Svizzera. Ho assistito ma («curiosi questi americani: sembra zera o tedesca: ma con il mare davanti. da quasi mezzo secolo di scene e di set: stode. In aereo, i passeggeri, vedendo- anni fa al suo primo concerto: stupefa- che non abbiano mai abbastanza soldi Per uno svizzero-tedesco come me, faccia felicemente sbrindellata e vissu- mi, si tranquillizzavano: oggi si vola si- cente». Lui è l’altro prodige, il bambino per realizzare un film e poi se li fanno sempre senza mare, è stata una conti- ta, come la “giaccamicia” di lino che gli curi. Ero diventato un miracolo ambu- d’età avanzata che tutti desidererem- con i loro risparmi»), ha girato con Ka- nua rivelazione. E l’entroterra è unico. spiove addosso. «Quando il personag- lante». te Winslet, Alexandra Maria Lara (la se- Con Peter Handke, una volta, ho fatto gio è reale, tutto è piuttosto semplice: ti Il film dell’87 di Wenders — centrale, gretaria di Hitler in La caduta) e Ralph una lunga camminata lungo il Carso, fi- basta entrare nella sua psicologia e sai con L’amico americano di dieci anni Fiennes The Readerdi Stephen Daldry, no alla Slovenia». L’Italia è anche musi- subito che cosa pensa, come si muove, prima, nel percorso cinematografico di Dopo l’avventura su sceneggiatura di David Hare, am- ca: la musica diretta da Claudio Abba- che gusti ha. Ma con un angelo, come Ganz — è volato su Parigi, per il 19ème bientato nel plumbeo dopoguerra te- do. «Un incontro straordinario. La mia fai? Cammini come se fino a un mo- Festival Théâtres au Cinéma di Bobi- di “Pane e tulipani” desco tra ossessioni e incubi di ritorno. prima prova con lui è stata a Berlino, ol- mento prima avessi volato? In Il cielo gny, insieme a titoli di Almodovar, An- Tra Berlino e la Grecia, ha anche con- tre dieci anni fa: voce recitante nell’Eg- sopra Berlino ho preso una decisione: tonioni, Truffaut, ispirati all’opera di cluso insieme a Harvey Keitel, William mont di Beethoven. Qualche estratto è alleggerire il personaggio, liberarlo da Jean Cocteau (Il cielo sopra Berlino ho preso casa Dafoe, Valeria Golino e, ancora, ora in Hearing the Silence di Paul qualsiasi interpretazione. Wim Wen- condivide tra l’altro il direttore di foto- Alexandra Maria Lara, la trilogia di Smaczy», documentario premiato al ders è stato d’accordo: “L’angelo sei tu: grafia caro al poeta-cineasta francese, a Venezia Theo Angelopoulos, aperta da Lo Festival des Films sur l’Art di Montreal, sii te stesso”». Henri Alekan) e aleggia sulla 25ma edi- sguardo di Ulisse e proseguita con L’e- dove Ganz s’abbandona a dichiarazio- Con Hitler, nel film di Oliver Hirsch- zione di EuropaCinema, a Viareggio e l’Italia è diventata ternità e un giorno: titolo del nuovo ni e testimonianze penetranti, nono- biegel, quattro anni fa, è stato ancor più dal 15 al 19 aprile (poi a Roma alla Casa film, La polvere del tempo, forse al stante l’iniziale professione di mode- difficile: «Sono stato il primo attore di del Cinema, dal 21), che Felice Lauda- la mia seconda patria prossimo Cannes. «È sulle immigra- stia («di musica non ho mai capito mol- lingua tedesca a interpretarlo, nel pri- dio dedica al cinema tedesco di oggi e di zioni in Europa, dopo le due guerre to»): «Ho voluto sottolineare l’impor- mo film tedesco su questo soggetto, a ieri, con un concerto di Ingrid Caven, mondiali, sulle ragioni della politica tanza che ha, in Abbado, l’ascolto: del- quasi sessant’anni dalla fine della guer- musa di Fassbinder, e un omaggio al Amo anche Trieste, che hanno spesso calpestato i diritti la musica, certo, ma anche degli altri. E ra, e mi son dovuto confrontare con Neue Kino, da Wenders a Herzog, a umani. Terribile quel che ha combina- del silenzio. La musica, come il teatro, una tradizione consolidata di ritratti Reitz, Syberberg. «Un antico, sbiadito città svizzera o tedesca to questo nostro maledetto continen- ha spesso i suoi momenti più alti nelle caricaturali o surriscaldati, da Alec ricordo», per Ganz: «Negli anni Settan- te nel secolo scorso. Basta pensare alla sospensioni, nei silenzi: che bisogna Guinness a Anthony Hopkins. Come ta, abbiamo avuto la meravigliosa im- ma col mare davanti storia della Grecia, alla tragedia dei saper costruire, e ascoltare». pressione che quattro registi, Fassbin- suoi espatriati».

der, Schlöndorff, Wenders e Herzog, Tanto cinema assottiglia la presenza avrebbero rovesciato l’immagine del di Ganz nell’amato teatro. «Ho ormai nostro cinema. E adesso?». Tra le reli- rinunciato ai miei recital in tedesco in quie dell’ormai archeologico Nuovo paesi di lingua non tedesca». Il pubbli- Cinema Tedesco, Il coltello in testa di- co italiano ne aveva potuto centellina- retto trent’anni fa da Reinhard Hauff re nel 1991 il perfetto Hölderlin letto (presente a Viareggio), uno dei rari sulla scena spoglia del Franco Parenti a grandi titoli sugli anni di piombo, tor- Milano: una sedia, un tavolo e una lam- ‘‘ nato di bruciante attualità dopo il G8 a pada, e davanti all’attore una platea di Genova. «Un film sulle eterne, doppie star devote, tra cui Mariangela Melato, versioni dei fatti», è l’amara riflessione come tornate di colpo a scuola. dell’attore, memorabile nel ruolo d’un L’Italia? «Grazie alla bella avventura docente ferito alla testa durante una di Pane e tulipani, è diventata una mia manifestazione giovanile e ritenuto seconda o terza patria. Vivo adesso tra dalla polizia fomentatore di terrori- Zurigo, mia città natale, Berlino e Ve- smo: «Era ispirato a due casi reali, l’at- nezia, dove ho preso casa otto anni fa, tentato a Rudy Dutschke e la morte di appena finito il film di Silvio Soldini. Benn Ohnesurg, che scatenarono Durante le riprese condividevamo la un’incandescente guerra mediatica. stessa abitazione: non dovendo lavora- Rimane esemplare per la contrapposi- re ogni giorno, mi occupavo della cuci- zione tra resistenza individuale e egoi- na per l’intera troupe e andavo a far smo sociale, tra fermenti ribelli e vio- provviste nel mercato vicino, dalle par- lenza delle istituzioni». ti di Rialto, in calli salve dagli assalti dei In quella stagione di lotte e lacerazio- turisti». Senza accorgersene, Ganz co- ni intestine, l’attore, sessantasette an- mincia a esprimersi in italiano, sfode- ni compiuti lo scorso 22 marzo, è tor- rando di nuovo quel delizioso arioste- FOTO CORBIS ‘‘ Repubblica Nazionale