MUSIC@maggio8_MUSIC@_ok 14/04/12 15.56 Pagina 21

Novecento italiano

900 musicale italiano tutto da riscoprire Quando l’ideologia uccide la ragione di giuseppe Pennisi

La musica bollata in Germania come ‘degenerata’ ai tempi del nazismo è tornata nei teatri e nelle sale da concerto tedesche e di altri paesi, ma anche italiane. Mentre la musica italiana del medesimo periodo è ancora quasi ignorata

Venezia.Gianfrancesco Malipiero, Manuel de Falla, Alfredo Casella

tella). Con rare eccezioni (quali le opere più popolari di Mascagni, Cilea e Giordano), tutti i loro titoli sono La musica italiana dell’epoca del regime mussoli- spariti dai nostri cartelloni, mentre alcuni (si pensi a niano è stata tacciata per decenni dell’accusa di es- “L’amore dei tre Re” di Italo Montemezzi ed “I ca- sere “fascista” e, quindi, condannata all’oblio. Diversi pricci di Callot” di Gian Francesco Malipiero) sono anni fa, il libro di Stefano Biguzzi “L’ del nella programmazione ordinaria dei maggiori teatri Duce” (UTET 2003) ha illustrato in modo elegante americani, tedeschi e britannici. Come sempre, ed eloquente, anche grazie ad una dettagliata ri- l’ideologia ammazza la ragione. In parallelo, proprio cerca di archivio, come Benito Mussolini, violinista in quegli anni si sviluppava, la grande sinfonica ita- dilettante (di pessima qualità), avesse un notevole liana (non solamente Respighi, ma anche Casella, interesse per la musica, e per la politica musicale, ed Martucci, Pratella, Sgambati) che aveva metaboliz- era appassionato di lirica. Considerava l’ come zato la scuola tardo romantica ed era andata verso espressione di italianità con un forte appello popo- nuovi orizzonti, specialmente nella “musica a pro- lare. In effetti, nel ventennio, nonostante l’avanzata gramma”. Come si è accennato, (tranne poche ecce- del cinema come forma di spettacolo, la lirica era zioni) su tutto questo periodo c’è una coltre d’oblio ancora di grande richiamo. Nascevano gli enti lirico- unita ad una vera e propria damnatio memoriae. sinfonici ed i teatri “di tradizione”, sovvenzionati in Si arriva al paradosso che nel 2004, il centenario varia misura dallo Stato; tutte le città, anche le più della nascita del fiorentino Luigi Dallapiccola sia piccole, avevano stagioni d’opera; la mano pubblica passato quasi inosservato (nonostante il suo Il Pri- sosteneva artisticamente i palcoscenici di provincia gioniero sia una delle opere più rappresentate negli con iniziative itineranti, quali il “carro di Tespi”. Il Go- Stati Uniti ed in Europa Centrale) poiché uno dei verno (Mussolini trattava in prima persona molte di maggiori quotidiani italiani lo aveva definito “fasci- queste questioni) doveva barcamenarsi tra due sta”, nonostante fosse stato uno dei rari professori scuole contrapposte: i tradizionalisti (Mascagni, universitari a dare le dimissioni dalla cattedra uni- Cilea, Giordano, Montemezzi) e gli innovatori (Ca- versitaria al momento del varo delle leggi razziali; sella, Malipiero, Pizzetti, Dallapiccola, Russolo, Pra- ancora oggi, il maggior lavoro di Dallapiccola,

23 MUSIC@maggio8_MUSIC@_ok 14/04/12 15.56 Pagina 22

Novecento italiano

“Ulisse” , si può ascoltare in una rara registrazione di a Budapest) e “Marie Victoire” , una riscoperta che ha RadioFrance ed in Italia è stato messo in scena una successivamente trionfato alla Deutsche Oper Ber- sola volta in lingua originale (l’italiano) mentre lo si è lin. Interessante il recupero di due lavori importanti visto ed ascoltato in versioni ritmiche tedesco nel- di Franco Alfano; il “Cyrano de Bergerac” è appro- l’ambito di tournée di teatri tedeschi (dove è in re- dato alla Scala in due delle due edizioni (una voluta pertorio) nel nostro Paese. Non esiste neanche una da Placido Domingo, e l’altra da Roberto Alagna) registrazione di uno dei più innovativi lavori italiani che hanno girato i maggiori teatri internazionali e “Le Sette Canzoni” di Gian Francesco Malipiero, con- “Sakuntala” (per diversi aspetti molto più innovativa siderata dagli studiosi al livello di “Pierrot Lunaire” di di “Cyrano”) in una bella edizione romana che non Schönberg. Altro paradosso “L’amore dei tre Re” di avuto seguito. Anche “Sly” di Ermanno Wolf-Ferrari, Italo Montemezzi, opera simbolica-patriottica che su di Gioacchino Forzano, ha fatto tappa a sarebbe stata perfetta nei programmi per le celebra- Roma in un’edizione (voluta pure essa da Domingo) zioni dei 150 anni dell’unità d’Italia, viene chiamata in un allestimento del Teatro dell’opera di Washin- “fascista”, nonostante ebbe la prima alla Scala nel gton che ha effettuato lunghe tournée negli Stati 1913 e negli Anni Trenta veniva rappresentata più Uniti ed in Europa. La tenacia di Gianluigi Gelmetti frequentemente negli Stati Uniti (era un “cavallo di ha portato a queste importanti riprese di lavori in- battaglia” del Rosa Ponselle) che in Italia - giustamente obliati in Italia nonostante siano in ora è in repertorio a Zurigo da dove il Teatro Regio scena all’estero. di Torino l’ ha noleggiata per alcune recite. Ignorati gli innovatori, a partire da Malipiero, di cui Ci sono alcuni ostacoli oggettivi a riproporre oggi la sono state viste anni orsono a Venezia le “Tre Com- lirica della scuola “tradizionalista” (Mascagni, Cilea) medie Goldoniane” ed a Roma “La Favola del Figlio del periodo: richiede organici orchestrali e vocali Cambiato” (su testo di Luigi Pirandello) e Alfredo Ca- enormi e soprattutto una batteria di heldetenor “al- sella, di cui nessuno, in Italia, ha il coraggio di ripro- l’italiana” (ossia tenori eroici a mezza via tra l’impo- porre “La Donna Serpente”, anche se di tanto in stazione wagneriana e quella “spinta” italiana) oggi tanto il balletto “La Giara” viene accoppiato a “Caval- sparita. Viene ripresa di frequente “Francesa da Ri- leria Rusticana” o ad altri atti unici. mini” di Riccardo Zandonai (di cui di recente si sono Del tutto ignorato il grande capitolo della sinfonica rivisti anche “I cavalieri di Ekebu” e “Romeo e Giu- anche se grazie agli sforzi dell’Orchestra Sinfonica di lietta”) proprio perché la vocalità insiste sul soprano, Roma (sostenuta dalla Fondazione Roma) e del suo che deve essere “un soprano assoluto”. Considera- creatore e direttore, Francesco La Vecchia, “la musica zioni analoghe devono farsi per “Madame Sans degenerata” sinfonica italiana sta uscendo dall’oblio. Gêne” di Umberto Giordano, la cui riproposizione in La offre nella stagione dell’Auditorium di Via della Italia (si vede spesso altrove) è stata fortemente vo- Conciliazione e la registra con una grande casa di- luta da Mirella Freni. Ricordo un unico tentativo di ri- scografica internazionale (la Naxos). La prossima sta- mettere in pista la meravigliosa “Parisina” di Pietro gione, infatti, pone l’accento sulla grande sinfonica Mascagni, su libretto di Gabriele D’Annunzio, a italiana del Novecento (Casella, Catalani, Ghedini, Roma nella seconda metà degli Anni Settanta; spet- Mancinelli, Martucci, Petrassi, Respighi, Sgambati) tacolo di livello (voluto da Gianandrea Gavazzeni) affiancati al grande repertorio. Pubblicata l’integrale ma mai ritentato. Di recente, il Teatro Comunale di di Martucci, stanno ora per uscire quelle di Casella e Bologna ha programmato (ma non realizzato) “Ne- Respighi. Nei prossimi cinque anni arriveranno gli rone”, sempre di Mascagni; ha rinunciato non tanto altri. Si tratta di musicisti di cultura romana, anche per la diceria che il libretto fosse di Mussolini sotto se non sempre nati a Roma. pseudonimo, ma per gli alti costi di produzione e la Sorge una domanda: perché un compito simile non difficoltà di trovare le vocalità adatte. Del livornese, viene svolto dall’Accademia Nazionale di Santa Ceci- in breve, circolano solo “Cavalleria Rusticana” e le lia? Ed una seconda: perché La Scala, La Fenice ed il opere più relativamente semplici. E che dire dalla Teatro dell’Opera di Roma non si danno il compito produzione di Ildebrando Pizzetti, considerato per di fare rivivere l’opera italiana “obliata” della prima decenni uno dei maggiori compositori di teatro in metà del Novecento? musica e di sinfonica, non solo in Italia ma nell’in- Nell’anno in cui si celebravano i 150 anni dell’Unità tero mondo occidentale, nonché vero “ponte” tra d’Italia, ciò avrebbe dovuto indurre a riflettere. tradizione ed innovazione. Nel primo decennio di questo secolo, per volontà espressa di Ruggero Rai- ( *giuseppe Pennisi, autore del presente saggio, mondi, si è visto a Torino ed a Roma “Assassinio nella ha scritto sul medesimo argomento per La nuova Cattedrale” ma sono sparite opere di altissimo livello antologia, rivista nata con il gabinetto Vieusseux come “La Figlia di Iorio” e “Fedra”. Il Teatro dell’Opera e da decenni edita dalla Fondazione Spadolini). di Roma ha riportato in scena due capolavori di Ot- torino Respighi ‘’ (da sempre in repertorio

24