Apigliano un patrimonio culturale nascosto

“I silenzi del passato vanno accettati e rispettati”. ( P. Cammarosano)

Questa affermazione dello storico Cammarosano ci ha indotto a riflettere sul valore di certe testimonianze del passato che talvolta ci troviamo a sfiorare con i nostri passi o semplicemente con lo sguardo, senza sentire quello che ancora hanno da dirci. Da qui è scaturito il desiderio di riscoprire il territorio in cui viviamo, cercando di dare voce a chi ci ha preceduto, per cogliere quelle suggestioni che ancora oggi fanno vibrare alunni di scuola media come anche le loro insegnanti.

“ Da mi recai a , (…)continuai il mio cammino a cavallo, perché le vie non mi permisero di servirmi della vettura. Lungo il cammino, si riconosce la continuazione della via Appia, che andava da Brindisi ad Otranto; ne sono conservati dei frammenti (…) . è un bel villaggio, a metà via, che, al pari di altri villaggi, è abitato da Greci la cui massima parte han conservato la lingua e la foggia di vestire ”.1

Così scriveva, nella seconda metà del Settecento, un illustre viaggiatore che percorreva le strade della Terra d’Otranto alla ricerca di testimonianze antiche. Egli si imbatté nel villaggio di Martano, un centro di quella che oggi viene chiamata Grecìa salentina, un’ isola etnico-linguistica in Puglia, formata da un gruppo di comuni 2 contigui, a sud di Lecce, nei quali sopravvive il dialetto Griko accanto a quello latino. Le origini della Grecìa , per alcuni studiosi, risalirebbero all’epoca della colonizzazione della Magna Grecia, per altri al periodo successivo alla dominazione bizantina ( VI- XII sec.) e al monachesimo basiliano che interessò il nostro territorio dall’ VIII sec. al X. I caratteri della grecità sopravvivono soprattutto nella lingua , il dialetto griko ma quello della lingua non è l’unico elemento che connota la cultura di questi luoghi, intrisa di usi, costumi e modi di usare il territorio che rimandano ad esperienze lontane, maturate nel corso di tanti secoli ricchi di apporti e fecondi di cambiamenti, con l’alternarsi di dominatori diversi come i Romani, i Bizantini, i Normanni, cui seguirono Angioini e Aragonesi, e infine i Borbone.

Tra le tante vestigia del passato che costellano il paesaggio di Martano il nostro interesse è stato catturato da un sito archeologico di età medievale, risalente all’ epoca bizantina, che costituirebbe un esempio unico di insediamento rurale. Probabilmente si trattava di un chổrion, un villaggio aperto che costituiva un’unità fiscale territoriale in epoca bizantina, abbandonato nel corso del XVI secolo a causa della sua vulnerabilità agli attacchi dei Turchi, anche se leggende popolari diffuse tra gli abitanti di e di Martano imputavano l’avvenimento ad una invasione di vipere e serpenti, forse metafora per l’insicurezza dovuta alle razzie dell’epoca. L’area in precedenza era occupata da una struttura di età tardo-antica ( V-VI sec.), probabilmente una piccola fattoria, come testimoniato da una piccola quantità di ceramica rinvenuta in prossimità di una pagliara ancora situata al centro del fondo.

Il sito di Apigliano, i cui resti si estendono per circa 2 ettari, é un villaggio medievale abbandonato e uno delle varie centinaia di villaggi o casali medievali censiti nella provincia di Lecce; è situato in piena campagna, in un’area esposta e pianeggiante, a 86 metri s.l.m. e dista 3 km dal paese di Martano a est e 2 km da quello di Zollino ad ovest.

Sino al 2006 gran parte del sito di Apigliano era di proprietà privata ma gran parte del fondo é stata acquistata dalla Amministrazione comunale di Martano, con l’intento di realizzare un parco archeologico attraverso un finanziamento della regione Puglia; il progetto ha previsto la ricostruzione della chiesa medievale rinvenuta durante gli scavi,la realizzazione di una passerella e il restauro della chiesa di San Lorenzo.

1 Johann Hermann von Riedesel era arrivato in Puglia nel 1767 per osservare quanto restava della antica civiltà greco- romana nella Magna Grecia. Rimase affascinato dal paesaggio e si interessò agli usi e costumi della terra visitata. J.H. von Riedesel, Nella Puglia del ‘/00, n. e. T. Pedì0, ( a cura di), , Capone, 1979, p. 79 2 Nel Medioevo la Grecìa comprendeva venti comuni, ora quest’area culturale annovera i centri di Martano, , , , , Zollino, , Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, ,, . L’area si presentava, prima degli scavi, divisa in una serie di campi in cui affioravano materiali archeologici e risultava abbandonata e caratterizzata da un tipo di terreno non molto fertile, noto come terra rossa o bolo. La superficie occupata dalle evidenze archeologiche fa pensare che molto probabilmente il casale aveva una forma insediativa dispersa con case e fattorie sparse in un unico territorio.

Il casale di Apigliano era collegato, attraverso una strada che da nord raggiungeva il villaggio, direttamente alla Traiana-Calabra, che congiungeva il porto di Otranto al porto di Brindisi e che ha avuto un ruolo importante nel panorama salentino sin dalla fine del III secolo a.C

La formazione del primo insediamento sembra risalire al VII sec., forse dovuto ad un processo di famiglie che abitavano i terreni circostanti. La seconda fase, dall’VIII all’XI sec. è basata sia sul rinvenimento di varie monete sia sull’esame di reperti archeologici con il carbonio 14. Sicuramente il villaggio non aveva difese. Una iscrizione indica l’esistenza di una sepoltura risalente al IX sec. Di quest’epoca gli scavi hanno evidenziato resti di strutture di un edificio rettangolare forse costruito con mattoni crudi, come si rinvengono ancora in diverse aree del Mediterraneo.

In questa contrada esiste una chiesa detta di San Lorenzo, “A Lavrenti”,con una sola navata, con un unico altare ed affrescata ma in rovina. Certamente non furono gli abitanti di Zollino ma la popolazione residente nello stesso feudo di Apigliano a volere l’edificazione di questo ed altri luoghi di culto, come la chiesa di San Giorgio e quelle di San Nicola e San Biagio, citate in antiche testimonianze. Gli scavi hanno permesso di rinvenire una delle due chiese,intitolata a san Giorgio, oggi ricostruita: la chiesa ha una pianta semplice, una navata unica a pianta rettangolare con abside semicircolare; è priva di fondazioni vere e proprie, poggia direttamente sul banco roccioso affiorante e per la sua costruzione si è fatto ricorso alla terra rossa. La zona dell’’abside risulta molto alterata , anche perché il piano risulta sfondato da una grossa buca, forse scavata da cercatori di tesori, la cosiddetta acchiatura.

La Chiesa di Santa Maria viene descritta come grande e devotissima , costruita grazie alle elemosine dei fedeli, provvista di due altari e con affreschi che rappresentavano la Vergine Maria.

L’edificio oggi risulta abbandonato e tutto intorno esiste una campagna che rimane incolta. Successivamente fu intitolata a San Lorenzo. Oggi purtroppo è in stato di abbandono.

Leggendo varie pubblicazioni sull’argomento per documentarci, siamo stati colpiti dall’entusiasmo per il rinvenimento di questo villaggio che traspariva dalle parole degli archeologi partecipanti alle prime campagne di scavo, che avevano contagiato anche la popolazione dei vicini paesi di Martano e Zollino; visitando il sito ci si è resi conto che gran parte dei luoghi risulta ormai ricoperta da una coltre di vegetazione spontanea che talvolta soffoca scavi e reperti così faticosamente riportati alla luce qualche anno fa. La riflessione scaturita da ciò è che risulta offensivo, per noi e per chi ci ha preceduto, abbandonare nell’incuria e nella trascuratezza quel patrimonio storico che potrebbe costituire per molti altri paesi una risorsa culturale invidiabile.