IL SAGGIO Dopo Tangentopoli politica e incultura

di Edoardo Crisafulli

Il 17 febbraio di ventiquattro anni fa scoppiava lo scandalo che segnava il confine fra Prima e (cosiddetta) Seconda Repubblica nata zoppa per il modo cialtronesco in cui quella vicenda venne condotta. Sono usciti distrutti quei partiti di massa che avevano svolto, dopo la guerra un fondamentale ruolo educativo diffondendo cultura e consegnando ai cittadini gli strumenti democratici per partecipare. Quella politica fatta di conoscenza e serietà è stata rimpiazzata solo da una nuova forma di marketing nemmeno tanto sofisticata

on c’è dubbio sul fatto che Tan - tintinnar di manette, la giustizia cieca e gentopoli e la slavina mediatico- l’uso politico delle sentenze – ha fatto na - giudiziaria nota come scere una creatura cerebrolesa, più malata sNiano state le infauste levatrici di quella che di quella di cui ci si voleva sbarazzare. È da chiamiamo, secondo alcuni impropria - sciocchi strombazzare roboanti propositi ri - mente, Seconda Repubblica. Quell’agget - voluzionari, di progresso civile, mentre si tivo contiene in nuce il mio giudizio propinano menzogne sul finanziamento il - storico-politico. Negli anni Novanta del se - lecito dei partiti; è da incoscienti ignorare colo scorso l’Italia politica è cambiata bru - sprezzantemente la logica perversa della scamente. C’è chi dice in meglio, chi in Guerra fredda e le sue pesanti ripercussioni peggio. Io sono tra questi ultimi. La corru - in Italia. Per rimetterci in sesto ci è stata zione c’era, e andava stroncata. Ma il for - fatta trangugiare una medicina tossica: il cipe utilizzato – la gogna mediatica, la ‘nuovismo’, cioè lo sradicamento dalla no - demonizzazione dei politici di governo, il stra tradizione politica, il culto di un pre - 387

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sente eterno ma sfuggente come la sabbia questa. La difficoltà sta nel precisarla o fra le dita. Distrutti i partiti storici che ave - squadernarla in tutte le sue ramificazioni. vano nutrito con la cultura e non già avve - Partiamo da una banale constazione. Tutti lenato con la corruzione la Repubblica, – intellettuali, politici e semplici cittadini abbiamo cancellato una parte essenziale – siamo consapevoli che c’è un prima e un della nostra memoria collettiva, della no - dopo Tangentopoli. Il terremoto l’abbiamo stra identità. La storia di un Paese non è un avvertito, eccome. La rottura politica c’è floppy disk che si formatta, e via si riparte stata, è palpabile. Più difficile è capire la na - da zero come se nulla fosse. tura dei cambiamenti avvenuti. Molti sono Tengo per fermo che Tangentopoli stati più effimeri che sostanziali; si può abbia avuto effetti negativi per il modo scel - anche legittimamente sostenere – è il mio lerato in cui è stato gestito un problema punto di vista – che sotto certi aspetti ci sia reale, la corruzione. Chiunque è in grado stata una involuzione. I mass media e le op - di dare una valutazione sommaria come posizioni incattivite hanno magnificato le

Il pool di Mani Pulite, Colombo, Di Pietro e Davigo 388

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sorti progressive della rivoluzione giudizia - dire che in Italia, a partire da quei memorabili ria che, uccidendo il -mostro, anni Novanta, ci sia stata un’evoluzione – po - avrebbe dovuto farci spiccare un balzo in sitiva o negativa che sia – tale da poter impie - avanti. In realtà negli ultimi vent’anni ci gare felicemente il termine Seconda Repubblica? siamo mossi a passo di gambero. I dubbi Vediamo cosa è cambiato e cosa invece è ri - sullo stato di salute della nostra Repubblica masto tale e quale. La nostra Costituzione sono comprensibili: i giudici d’assalto e i è ancora integra; ma i partiti storici che l’ - giustizialisti hanno alimentato un gran hanno scritta sono scomparsi nel nulla, tra - fumo che ci ha accecati e confusi. Fatto sta scinandosi dietro le loro ideologie. E’ stata che l’arrosto non s’è visto oppure quello cassata l’apparente causa incausata di ogni che ci è stato servito era immangiabile. Del male, la legge elettorale proporzionale, a fa - resto, l’Italia non ha conosciuto né rivolu - vore di un sistema misto, prevalentemente zioni, né guerre civili vere e proprie. Mani maggioritario. Sono spuntati come funghi Pulite, osannata dai giornalisti e dagli op - partiti nuovissimi; ma chi conosce la stanza positori anti-sistema in servizio perma - dei bottoni capisce subito che questo è nente, ha solo fatto da apripista a mero maquillage politico. Benché le sigle scalpitanti homines novi. Quella falsa rivo - siano cambiate, i gruppi dirigenti a livello luzione si inserisce a pennello nella nostra nazionale sono più o meno gli stessi (se ci storia nazionale, una storia gattopardesca, eccettua la meteora Berlusconi, novità as - dove tutto deve cambiare affinché tutto – soluta, e i pochi leader decapitati da Mani ‘i fondamentali’ del sistema, s’intende – ri - Pulite che invece escono di scena). Senza la manga esattamente com’era prima. transumanza a destra di ex democristiani Mi rendo conto che questo accento ed ex socialisti, sarebbe rimasta sulla continuità storica è eccessivo. Il gatto - uno slogan pubblicitario, e senza i comuni - pardismo non è solo una chiave di lettura, sti – gli sconfitti della storia, i sopravvissuti è anche uno stereotipo che asseconda la no - al tracollo dell’URSS, che si riciclano nel stra pigrizia mentale. È possibile che io sia PDS – non ci sarebbe più una sinistra di prevenuto su Tangentopoli, fatto che offu - governo. E’ comparsa la stella cometa che scherebbe le mie capacità di analisi. Può desideravamo, l’agognato bipolarismo. Ma darsi che le mie impressioni siano sbagliate. non ci ha condotti nel cuore dell’Europa Forse l’Italia è davvero cambiata in profon - più civile e progredita. Le nuove leggi elet - dità, e in molti non ci siamo accorti dove e torali hanno messo in moto il meccanismo, fino a che punto. Mi sforzo dunque di ac - a noi finora sconosciuto, di una competi - cantonare ogni pregiudizio, e riprendo il zione tra centrodestra e centrosinistra, tra filo del discorso da una domanda: possiamo coalizioni con programmi chiari e alterna - 389

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tivi. Finalmente, si diceva, abbiamo la go - mercato politico, il Movimento 5 stelle, ha vernabilità senza gli effetti collaterali di una dato il colpo di grazia al bipolarismo, che democrazia bloccata, quella in cui il PCI peraltro ha avuto vita grama e brevissima. era inchiodato all’opposizione. Siamo usciti Così si è inceppato il congegno (difettoso insomma dalla nebbia del consociativismo, fin dall’inizio per ragioni sia culturali che detto volgarmente politica dell’inciucio, politiche) che avrebbe dovuto assicurare la degli accordi sottobanco, che ci impediva governabilità e l’alternanza fra i partiti, assi di capire fino in fondo chi era il responsa - attorno a cui ruotano le liberal-democrazie bile di tante leggi e decisioni governative. mature. Ma c’è di più: il tripolarismo ha ri - Ora tutto è in movimento: addirit - mescolato fin troppo le carte del gioco po - tura i postfascisti sono stati sdoganati e spa - litico. Si è accentuata la frantumazione. droneggiano, tracotanti. Ma sono sorti Così è rispuntata la diversità nella sua veste subito i problemi di convivenza all’interno peggiore: l’individualismo sfrenato, che i dei due poli contrapposti. La confusione partiti storici imbrigliavano con un ethos dei ruoli tra governo e opposizione è finita, collettivo, proponendo una narrativa pa - ed è subentrata al suo posto una rivalità esa - triottico-nazionale (anche la via nazionale sperata. Senonché non abbiamo avuto gli al socialismo del PCI era una narrativa di sperati effetti benefici che si suppone deri - quel tipo); riemerge l’Italia litigiosa dei vino da governi stabili e duraturi. E quando mille campanili. Oggi troppe voci isolate ne abbiamo avuto un assaggio, di questa be - anziché formare cori ben distinti danno nedetta e agognata governabilità, era luogo a una stridente cacofonia. Detto a la - troppo tardi. Non abbiamo fatto in tempo tere: non sarà proprio il clima furbesco e a guardarci attorno che si è già cominciato menzognero alimentato da Tangentopoli a mettere in discussione il principio della ad aver causato tutte queste fibrillazioni e rappresentatività – dal bipolarismo siamo incertezze? E non vuol dire ciò che snob - passati al bipartismo all’americana, rinne - bare la cultura politica postbellica e distrug - gando una caratteristica della tradizione po - gere i partiti identitari è stato un litica e culturale autoctona (questa, sì, boomerang? positiva): la diversità. Si è voluto omologare Strano Paese, l’Italia. Alcune cose per forza il Paese più gioiosamente Arlec - cambiano troppo, o troppo in fretta; altre chino del mondo. rimangono pietrificate per secoli. I nostri Ma neanche questa brusca sterzata è vizietti nazionali – il voto di scambio, il servita a riportarci in carreggiata. Non si clientelismo, la corruzione, il trasformismo riesce proprio a stabilizzare un sistema tra - – sembrano scolpiti nella pietra. Ma forse ballante. L’ultimissima offerta del super - questa non è un’immagine appropriata: 390

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quei vizietti possono essere paragonati piut - ricordare un battibecco memorabile come tosto a tratti genetici che in certe situazioni quello fra Andreotti e Berlinguer. ‘Il-potere- sono recessivi, in altre dominanti. Il trasfor - logora. Il-potere-logora-chi-non-ce-l’ha.’ mismo è un case in point : pareva scomparso Ecco cosa succede quando le ideologie si dal nostro DNA durante la Prima Repub - volatilizzano e non vengono rimpiazzate da blica, periodo in cui i partiti e le loro ideo - valori e identità: conta più l’apparenza, il logie erano forti, ed è riemerso nella modo di porsi dei politici che non i pro - Seconda, quando i partiti hanno mutato grammi e le idee. Le necessarie qualità mo - pelle come i serpenti o colore come i cama - rali o intellettuali passano in secondo piano leonti. Lo stesso discorso vale per la corru - rispetto alle capacità di far presa sull’eletto - zione. Dissolte le formazioni politiche che rato-clientela. Le rare volte in cui si ha la prosperavano sulle tangenti, la corruzione bontà di ricorrere ai concetti fondanti della è ritornata a galla, più prepotente e tenace nostra tradizione politica, lo si fa solo per di prima. sventolare una bandiera gloriosa – si pensi E cosa è successo ai metodi di lotta all’abuso dei termini liberalismo e liberale politica, nel delicato passaggio dal periodo da parte di Berlusconi, che ha propiziato pre-Tangentopoli a quello post-Tangento - una rivoluzione conservatrice soft , all’acqua poli? Direi che sono rimasti uguali solo ap - di rose. E’ la politica degli specchietti per parentemente; in realtà i metodi odierni le allodole, e gli italiani ci cascano. sono modellati interamente sulle esigenze Del resto, partiti nuovi di zecca ri - della comunicazione postmoderna. La po - chiedono metodi di lotta politica rinnovati. tente macchina propagandistica mutuata Il cambiamento più vistoso è quello sulle dalla pubblicità di scarpe o detersivi as - schede elettorali. Non basta lucidare la car - sorda ogni dibattito e discussione; la poli - rozzeria per far ripartire una macchina in tica oggi è, essenzialmente, una forma panne. E invece la politica italiana post-Tan - neppure tanto sofisticata di marketing. Al gentopoli è stata ‘riformata’ o ‘risanata’ tempo stesso, siamo scivolati inesorabil - proprio così. I nuovi partiti, belli e scintil - mente nell’imbarbarimento: l’insulto e l’at - lanti, non sono più comunità unite da va - tacco personale tendono a prevalere sul lori e progetti, bensì marchi commerciali e confronto. Seguendo le orme degli ameri - comitati elettorali-trampolino di lancio per cani, non si argomenta una tesi; si aggredi - il leader di turno. Il PD – insieme al Partito sce e demolisce l’avversario. Sarebbe utile e socialista – rappresenta a mio avviso la mi - interessante confrontare i dibattiti nelle tri - gliore offerta politica perché occupa l’area bune politiche di un tempo con le risse te - del riformismo socialista, della sinistra che levisive dei giorni nostri. Sfido chiunque a intende rimboccarsi le maniche assumen - 391

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dosi responsabilità di governo. Il PD ha cava l’impressione che la politica italiana due grandi meriti: si è scelto il proprio lea - sia un mare in tempesta, i cui fondali però der democraticamente, tramite primarie re - rimangono placidi. Ritorniamo così all’im - golari, e ha rotto gli indugi aderendo pressione iniziale. E allora, se le cose non finalmente al Partito del socialismo euro - sono cambiate in profondità, non si può peo. Ma neppure il PD è immune dalla ma - parlare di una Seconda Repubblica. C’è da lattia dei partiti post-Tangentopoli: è spesso dire che ho affastellato cose diversissime: in stato confusionale, non ha una identità certi fatti di costume o comportamenti cul - chiara. Le spaccature al suo interno sui di - turali, l’identità dei partiti politici, le leggi ritti civili ne sono la prova – in pieno 2016 fondamentali della Repubblica, il sistema un moderatissimo disegno di legge sulle elettorale ecc. Come può esserci in quel gar - unioni civili, la Cirinnà, viene bloccato buglio un filo rosso che indichi una nuova nelle secche parlamentari. Mauro Del Bue realtà politica? Se ci limitiamo al punto di ha ragione: queste divisioni intestine sono vista politologico e giuridico, che è quello assurde in un partito di sinistra del nuovo più scientifico, siamo costretti a dar ragione millennio, che dovrebbe saper fare i conti agli studiosi che dubitano vi sia stata solu - con la modernità senza rinnegare le proprie zione di continuità: la struttura portante tradizioni: è inaccettabile che gli omoses - della nostra Repubblica non è forse la suali e le lesbiche siano privi di diritti fon - stessa? 2 Presumo che il termine Seconda damentali in un Paese, l’Italia, che si dice Repubblica paia infelice anche allo scien - orgogliosamente europeista 1. ziato sociale che analizza i fenomeni della Questo stravolgimento del mercato vita politica. Io ritengo che abbia una sua politico ha avuto effetti negativi in ambito ratio, anzi una sua intima necessità, se ra - culturale. I rapporti fra politica e cultura si gioniamo in senso lato, in termini culturali. sono fatti sempre più radi. Se fosse vivo Eccolo, il filo conduttore, che rende possi - Bobbio, chissà, forse sarebbe tentato di scri - bile dare una risposta non politologica alla vere un nuovo saggio, Politica e incultura . Il domanda “cosa c’è di così radicalmente marchio della Seconda Repubblica sembra nuovo nell’Italia post-Tangentopoli?”. E’ l’indifferenza o lo sprezzo ostentato per la cambiata, e di molto , la cultura politica degli cultura. Lo spessore culturale della classe italiani. politica – tranne poche, troppo poche ec - La Prima e la Seconda Repubblica cezioni – si è assottigliato a tal punto che, sono due mondi diversissimi per una ra - a rigor di linguistica, il termine spessore gione, la più essenziale di tutte: nella Prima non ha più senso. c’erano partiti tradizionali che concepivano Da questo quadro sommario si ri - politica e cultura come un tutt’uno; nella 392

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seconda ci sono partiti senz’anima e senza era anche la conseguenza della missione pe - storia per i quali la cultura è un impaccio, dagogica nazionale che si erano attribuiti un orpello del passato. Se i partiti di un all’indomani della Costituente: formare i tempo fossero stati meno invasivi e ingom - cittadini della neonata Repubblica, edu - branti, e i cittadini italiani più preparati carli al lessico della democrazia. Che i diri - culturalmente, il passaggio all’attuale ‘par - genti politici abbiano commesso tanti titocrazia senza partiti’ (credo la definizione errori, alcuni gravissimi, è fuor di dubbio; sia di Luigi Covatta, Direttore di Mondope - che abbiano in parte fallito è pure assodato. raio ) non sarebbe stato così traumatico. E del resto se fossero riusciti nell’impresa – Né avvertiremmo questo vuoto enorme. che, in tutta onestà, era oltremodo impe - Penso che ci sia una correlazione tra quelle gnativa –, ora non staremmo qui a disqui - due situazioni. L’invasività dei partiti, do - sire. vuta in parte alla loro volontà di potenza, Chiarisco che a seguito di Tangento -

Bettino Craxi contestato davanti all’hotel Raphael a Roma 393

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poli non c’è stata una mutazione antropo - tellettuali sono dottori azzeccagarbugli ven - logica, cosa peraltro impossibile. Gli ita - duti a chi comanda ecc.), stereotipi sorti, liani però hanno cambiato in parte ahimè, per ragioni molto concrete. In sin - mentalità e comportamenti, perché l’uni - tesi: gli italiani sono regrediti. verso politico in cui erano diventati mag - In una società gelatinosa (uso a ra - giorenni – la democrazia così come la gion veduta l’aggettivo gramsciano) qual è concepivano i partiti della Prima Repub - quella italiana, nella quale – a differenza blica – è stato sconvolto da un uragano. della Gran Bretagna, per limitarci a un Quando le élite politiche hanno tradito le esempio – la formazione di una opinione aspettative, tradimento enfatizzato fino al pubblica è fatto relativamente recente, una parossismo dai massmedia collusi con i po - regressione mentale come quella appena teri forti, è crollato tutto. E’ venuto meno descritta non può che avere un impatto ne - il senso di una missione, di un ideale, di un gativo sulla cultura di tutto il Paese. Tullio disegno – cose che viaggiavano sulle ali di De Mauro, linguista di chiara fama e acu - partiti orgogliosi della propria identità, nei tissimo osservatore, ci mette in guardia quali molti italiani nutrivano fiducia e ri - dall’uso superficiale di un vocabolo, cul - ponevano speranze, nonostante il ribollire tura, che copre “realtà molto diverse”. De sordo di una diffidenza atavica verso chi de - Mauro precisa che nella tradizione italiana tiene posizioni di comando. Così si spiega cultura “vuol dire specificamente ‘cultura perché il clima post-Tangentopoli ha inco - letteraria’. Se si vuole, ‘letterario-filosofica’, raggiato manifestazioni di tribalismo anar - ma io direi piuttosto ‘letterario ideolo - coide, che si alternano ad atteggiamenti gica’” 3. Che rapporto ha ciò con la cultura premoderni di rifiuto totale verso la poli - politica, e direi anche civile, degli italiani, tica e lo Stato. Venuti meno i vecchi punti che è l’argomento che m’interessa qui? Il di riferimento, sono riemersi i nostri pro - rapporto c’è, ed è molto diretto: in Italia la blemi congeniti. L’indignazione per i poli - letterarietà e astrattezza della cultura uffi - tici corrotti è umanamente comprensibile, ciale ha accompagnato per secoli la separa - anzi doverosa. Ma da troppi anni ormai c’è zione tra gruppi dirigenti/élites altolocate, un tracimare di fanghiglia, si avverte la sen - e masse popolari incatenate alla base della sazione di una reazione esagerata e scom - piramide sociale. posta – quindi sostanzialmente velleitaria Non dobbiamo dimenticare che – che si alimenta di vecchissimi stereotipi l’Italia è stata fino a pochi decenni fa un (i politici sono tutti uguali, sempre pronti Paese al tempo stesso dialettofono e classi - a truffarti; lo Stato è inutile, oppure ladro sta. All’indomani dell’unità nazionale, a e imbroglione per definizione; i politici-in - parte alcune sacche italofone localizzabili 394

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in Toscana e nel Lazio, solo le classi diri - tutt’altro che astratte: erano manifestazioni genti parlavano l’italiano correntemente. indirette di una “lotta politica” in corso. La stragrande maggioranza degli italiani “Ogni volta che affiora, in un modo o non era in grado di capire un semplice nell’altro, la quistione (sic) della lingua, si - testo scritto, figuriamoci una legge dello gnifica che si sta imponendo una serie di Stato espressa in linguaggio giuridico 4. La altri problemi: la formazione e l’allarga - situazione non è progredita granché du - mento della classe dirigente, la necessità di rante il Fascismo, eppure nell’immediato stabilire rapporti più intimi e sicuri tra i dopoguerra occorreva coinvolgere il popolo gruppi dirigenti e la massa popolare-nazio - tutto nell’opera di costruzione della demo - nale, cioè di riorganizzare l’egemonia cultu - crazia repubblicana. Che non esista una lin - rale.” (Quaderno 29) gua viva, condivisa da tutti, non è un bene. Oggi, finalmente, l’italiano standard Come possono comunicare i politici è lingua viva, di un popolo intero. Certo, e cittadini se parlano lingue (anche in ancora troppi italiani non conoscono a senso metaforico) diverse? È difficile condi - fondo né la cultura letterario ideologica né videre idealità e progetti con quei cittadini quella tecnica e scientifica. E su questo che non hanno gli strumenti culturali per punto ritornerò. Ma intanto un risultato far sentire la loro voce. Questi cittadini storico è stato raggiunto. De Mauro, in sono, di fatto, stranieri in patria. Non si go - quello studio fondamentale per capire la so - verna democraticamente, in maniera con - cietà (e la mentalità) italiana che è la Storia sensuale, una Nazione se al potere – in tutti linguistica dell’Italia unita , mette in luce i gangli del potere, dal Parlamento, alla Ma - come, dagli anni Sessanta in poi, la TV e gistratura alla burocrazia statale – si installa la scuola obbligatoria abbiano unificato lin - la minoranza che conosce l’italiano stan - guisticamente gli italiani. La mia tesi è che dard, emanazione di ceti sociali che traman - anche i partiti democratici, antifascisti (e i dano il loro dominio, perché in grado di sindacati) dal 1948 al 1994 abbiano giocato assicurare benessere e, in particolar modo, un ruolo importante nel formarsi di una una formazione culturale ai propri figli. identità linguistica e culturale unitaria. Per Una breve parentesi storica: non è lo meno, contrastarono le arroganti ten - un caso che la questione della lingua sia denze elitarie dei gruppi sociali dominanti. sempre stata una questione politica. Gram - In un Paese frammentato e disomogeneo sci, cresciuto in una famiglia proletaria, lo come il nostro, il ruolo dei partiti-laborato - aveva capito bene. In un Paese privo di una rio, luoghi di elaborazione del sapere poli - cultura nazionale-popolare, le grandi di - tico e del sapersi orientare nella polis, era spute sul volgare, da Dante in poi, erano prezioso, suppliva a carenze croniche della 395

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cultura ‘alta’. intellighenzia e manovalanza, ovvero tra di - Partiamo dall’analisi più recente di rigenti e subalterni, riflette nuove stratifi - De Mauro, e poi vediamo in che modo l’as - cazioni sociali che alzano barriere invisibili senza dei partiti tradizionali, sbriciolati tra le famiglie ‘bene’ e le famiglie normali. dall’uragano Mani Pulite, ha peggiorato la Le prime incoraggiano i figli ad acquisire salute della società civile italiana. Storica - una cultura alta, viatico per professioni pre - mente, chi comanda in Italia è imbevuto di stigiose e remunerative; le seconde si accon - una cultura che si presume elevata, quella tentano che i loro figli rimangano figli di classico-umanistica; ci sono poi i manager un Dio minore – meccanici-operai nella e gli imprenditori che, partendo dall’eco - peggiore delle ipotesi (scuole professionali); nomia reale, possono arrivare a posizioni tecnici nella migliore (istituti tecnici indu - di comando, benché abbiano “una cultura striali). Psicologicamente, tutti questi ita - marginale, quella scientifica”; c’è infine la liani tendono a introiettare la massa amorfa dei cittadini che hanno, stigmatizzazione della loro inferiorità cultu - tutt’al più, “una cultura per vili mecca - rale, fatto che non li motiva di certo ad av - nici” 5, o addirittura ne hanno ben poca: vicinarsi all’empireo di chi comanda o questi ultimi tendono a rimanere ai mar - dirige. Va sottolineato che gli istituti tecnici gini della vita politica nazionale. La que - sono reputati comunemente scuole di serie stione non è meramente accademica. È B – indegne per chi vuol ricoprire ruoli di - politica da cima a fondo. L’Italia ha cono - rigenziali – anche perché chi le frequenta sciuto un solo momento felice in cui c’è spesso proviene “da strati sociali poveri di stata una dirompente e inedita mobilità so - stimoli intellettuali” 6. ciale: la straordinaria stagione educativa Quello che importa qui non è tanto degli anni Sessanta del secolo scorso, pro - castigare un certo atteggiamento snobistico piziata dall’avvento della scuola media quanto mettere a fuoco i problemi concreti unica obbligatoria. Quella stagione viag - della società italiana. Troppo spesso chi in - giava col vento del boom economico in traprende il percorso meccanico-tecnico si poppa – il primo Centrosinistra innalzò perde per strada, abbandonando per sem - l’obbligo scolastico a tredici anni, e abolì la pre la formazione e/o l’aggiornamento cul - distinzione classista fra figli di operai, quasi turale. È anche così che si autoperpetuano obbligati a seguire l’avviamento professio - le divisioni sociali. I numeri forniti da De nale dopo le elementari e i figli dei signori, Mauro dipingono una situazione dramma - la cui strada era spianata già da bambini. tica. La percentuale di diplomati e laureati Quella spinta propulsiva culturale si italiani è ben al di sotto della media euro - è esaurita da un pezzo. Oggi la divisione tra pea. Ma c’è qualcosa di più grave: secondo 396

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indagini scientifiche che risalgono a pochi e colto”, ebbe dubbi sulla riforma scola - anni fa, “più di due milioni di adulti sono stica, e infatti sostenne “che se i figli degli analfabeti completi, quasi quindici milioni operai avessero preso tutti il diploma della sono semianalfabeti, altri quindici milioni media superiore e fossero andati all’univer - sono a rischio di ripiombare in tale condi - sità, nessuno poi avrebbe fatto l’operaio.” zione e comunque sono ai margini inferiori Questa impostazione tuttavia era minorita - delle capacità di comprensione e di calcolo ria nel PCI, o lo divenne ben presto. Già necessarie in una società complessa come alla metà degli anni Cinquanta, Mario Ali - ormai è la nostra e in una società che voglia cata, responsabile della commissione cultu - non solo dirsi, ma essere democratica.” Si rale del PCI, sostenne in una relazione al aggiunga a ciò il fatto che “i non lettori, Comitato centrale che il partito doveva cioè quelli che non leggono né un libro né “orientarsi verso la scuola, verso quella che un giornale, sono due terzi della popola - si chiamava la cultura di massa” 8. Dopo zione italiana” 7. tutto, i dubbi di Concetto Marchesi e di La scuola sta a una democrazia liberale Giorgio Amendola non potevano essere come la salute sta all’organismo umano . Non così radicati: la cultura marxista, di cui en - c’è da sorprendersi che Tullio De Mauro, trambi erano imbevuti, mirava all’emanci - linguista ‘militante’ nell’accezione più no - pazione operaia. Vi sono passi stupendi in bile del termine, abbia battuto ossessiva - Marx – che era un fine letterato, non solo mente sul tasto dell’educazione scolastica un filosofo prestato all’analisi economica – (sua l’idea geniale di istituire una rete na - sulla società socialista vagheggiata nella zionale di centri per l’educazione degli quale gli operai saranno colti, e potranno adulti, idea che purtroppo non è stata at - dedicarsi liberamente all’arte. Non ci vo - tuata fino in fondo). Voglio però proporre leva dunque uno sforzo esagerato per ab - qualche elemento di riflessione in più, che bandonare stereotipi e chiusure mentali. allarghi il campo, e ci riporti al tema di que - Era piuttosto la Chiesa cattolica che da se - sto articolo: i partiti e la cultura politica coli perpetuava la divisione sociale-cultu - degli italiani. De Mauro fa bene a ricordare rale tra chierici e popolino. L’ethos della le ambiguità del PCI sulla scuola media sinistra spingeva in tutt’altra direzione. Il unica, voluta invece dai socialisti. Il latini - PCI, per quanto incoraggiasse il conformi - sta Concetto Marchesi, uno degli intellet - smo ideologico, credeva nella sua missione tuali più in vista del PCI, “era convinto che politico-pedagogica: elevare il livello cultu - l’obbligo scolastico andasse limitato alla li - rale della classe lavoratrice. cenza elementare.” E lo stesso Giorgio Io, che appartengo alla generazione Amendola, un grande leader, “intelligente degli anni Sessanta, ho conosciuto un PCI 397

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che faceva della scuola e della cultura il suo rono la loro azione in una riforma della cavallo di battaglia. La situazione negli anni scuola che spalancasse le porte anche agli Ottanta, quand’ero un giovanissimo mili - adulti, tema caro a De Mauro e a ogni sin - tante della FGCI riminese (l’organizzazione cero democratico. Ma certamente tantis - giovanile comunista), non poteva essere mi - simi dirigenti politici comunisti, socialisti gliore rispetto a quella che De Mauro trat - e democristiani, si impegnarono in teggia sulla base dei dati raccolti vent’anni un’opera pedagogica fin nelle più sperdute più tardi: in Italia l’analfabetismo di ri - sezioni di montagna, di cui bisogna dar torno incombe da sempre, minaccioso. Eb - conto con ammirazione. bene, in quel periodo quattro milioni circa Posso parlare con cognizione di di italiani erano iscritti ai cosiddetti partiti causa soprattutto della realtà comunista in dell’arco costituzionale – quasi tutti face - Emilia-Romagna. Siccome eravamo ormai vano capo al PCI, al PSI e alla DC. Una entrati nel periodo del ‘riflusso’ (che era parte di loro frequentava abitualmente le una sorta di graduale disimpegno, nulla di riunioni politiche ed era esposta a un’opera paragonabile al rifiuto per la politica di che era sì, propagandistica, ma anche cul - oggi), molti iscritti capitavano di rado in Fe - turale in senso lato. La propaganda in derazione, come si diceva allora. Ma quelle senso stretto si scatenava durante le ele - poche volte che c’erano, respiravano aria di zioni, non era un rullio di tamburi perma - cultura. Gli Editori Riuniti, la straordinaria nente come oggi. La comunicazione casa editrice legata al PCI, all’epoca andava politica era soprattutto dibattito e ‘sensibi - a gonfie vele e reinvestiva i suoi guadagni lizzazione’ culturale. in nuova produzione culturale. Ecco alcuni Furono proprio i tre partiti più po - libri nella biblioteca della FGCI riminese, polari, ‘di massa’, ad attrarre nella propria tutti editi dagli Editori Riuniti: Lenin Stato orbita un gran numero di operai, contadini e rivoluzione ; Gramsci, Le opere ; Togliatti, La e gente comune appartenente a ceti sociali politica culturale ; Marx, L’Ideologia tedesca ; non abbienti, cioè le categorie più a rischio Voltaire, Trattato sulla tolleranza ; Darwin, di ripiombare nel mondo buio e triste di L’origine dell’uomo ; i tre volumetti con gli chi non legge quasi nulla di serio o impe - scritti di Pier Paolo Pasolini: Il Caos, Le belle gnativo. Quei partiti contrastarono l’anal - bandiere, Lettere luterane . C’erano, poi, pile fabetismo di ritorno nel modo più semplice di giornali e di riviste: L’Unità, Critica mar - e più efficace: promuovendo sistematica - xista, Rinascita. Si dava per scontato che mente la lettura e la riflessione. Non inci - anche il semplice militante leggesse e appro - sero quanto avrebbero potuto sulla fondisse. In più, il PCI organizzava per noi situazione preesistente perché non innesta - ‘figiciotti’, comunisti in erba, una sorta di 398

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scuola di partito, il sabato. Le lezioni erano niche del PCI. Dovremmo rivalutare impartite da professori universitari o fun - un’azione politico-pedagogica capillare, che zionari di partito preparatissimi. Gli argo - se da un lato mirava a conquistare i cuori menti, che prendevano sempre spunto della gente al fine di espugnare la cittadella dall’attualità, spaziavano dalla storia, al - del potere, dall’altro lato formava la co - l’economia, alla politica internazionale. scienza del cittadino, gli forniva gli stru - Tutti i membri di quella comunità politica menti per fare attività politica democratica. avvertivano l’obbligo di documentarsi. Le Il PCI impartiva ai suoi militanti: 1) questioni politiche venivano sviscerate, ana - una formazione linguistica continua; 2) lizzate. Mai si andava a una riunione, figu - una preparazione storica e filosofica (la po - riamoci a un dibattito pubblico, senza aver litica cos’è, se non storia e filosofia in fatto prima il punto della situazione. Noi azione?); 3) un abito mentale incline al - militanti leggevamo almeno una decina di l’analisi, alla problematicità della politica. libri all’anno (e che libri!), oltre a centinaia Certo, il PCI coltivava anche atteggiamenti di articoli; discutevamo fra di noi e con chi dogmatici; spesso calava sulle discussioni la ne sapeva più di noi; infine scrivevamo i cappa di piombo del conformismo ideolo - nostri volantini (tutti rigorosamente ciclo - gico (alla fin fine il partito aveva sempre ra - stilati, secondo l’uso del tempo) o artico - gione), ragion per cui dopo qualche letti. E cosa eravamo? Ragazzi di sedici e travaglio interiore lasciai quella comunità. diciassette anni. Se ci soffermiamo sulla Ma non sarebbe intellettualmente onesto preparazione di certi deputati di questa Se - disconoscere tutto quello che il PCI ha conda Repubblica vien da pensare che io fatto per divulgare i rudimenti di una cul - sia cresciuto in un’altra nazione! tura ‘ideologico letteraria’. In quel tempo, che sembra lontanis - Il PSI, cui approdai nel 1987, non simo, rispettavamo i funzionari di partito, era diverso sotto questo aspetto. Ricordo la che davano l’anima alla politica. Su un stessa serietà e lo stesso rigore – Craxi, che punto essenziale Berlinguer aveva ragione: aveva dovuto interrompere gli studi per de - il PCI era un partito serio, che affrontava dicarsi alla politica, diceva che l’università con metodo e rigore la lotta per un’Italia l’aveva fatta studiando e lavorando nel par - migliore. Per questo merita tutto il nostro tito. I riferimenti culturali – e di conse - rispetto. Ciò che i comunisti facevano in guenza la reading list – erano ovviamente ambito politico-culturale (i due termini diversi. Lenin era caduto in disgrazia. Era erano inscindibili) si riverberava sul Paese, in auge Turati, e godevano di gran fortuna arricchiva la società civile. Per troppi anni i fratelli Rosselli. Campeggiavano nella bi - abbiamo polemizzato sulle velleità egemo - blioteca del PSI i vari volumi del Riformismo 399

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socialista , per i tipi della Marsilio. E, natu - Parlamento.” Noi, che abbiamo criticato ralmente, i socialisti leggevano avidamente un po’ troppo la DC, dovremmo riflettere i corsivi sull’ Avanti! , testata storica del par - su questa testimonianza. tito. Si pensi anche ai dibattiti stimolanti I partiti erano anche questo: luoghi suscitati da Critica Sociale e Mondoperaio , ri - di incontro animati da militanti idealisti e viste-incubatoio che sfidavano l’egemonia sinceri. Non erano strutture burocratiche culturale del PCI sulla sinistra (lo straordi - asfissianti, piovre dai mille tentacoli impa - nario articolo di Bobbio “Esiste una dot - zienti di occupare selvaggiamente il potere. trina marxista dello Stato?” gettò, dalle Dobbiamo ricordarcelo, in questo disgra - pagine di Mondoperaio , una pietra nello sta - ziato periodo contrassegnato dal divorzio gno). tra politica e cultura. Altrimenti non scon - In verità, anche la DC fece molto figgeremo un altro vizio nazionale, la dam - per formare culturalmente e democratizzare natio memoriae. E rimarranno sulla cresta (in quel tempo, non mi stancherò di ripe - dell’onda i politicanti che riscrivono con terlo, le due cose andavano a braccetto) gli grafia incerta la nostra storia. Penso a quei italiani ‘nati indietro’, secondo la felice deputati grillini che si sono scandalizzati espressione di Nenni. La DC, che era radi - perché qualcuno ha ricordato loro che Gia - catissima nelle campagne, avvicinò pian como Matteotti e Giuseppe Di Vagno piano i contadini alla polis democratica, a erano nientedimeno che socialisti. Eh, no, cui erano estranei. Non c’è bisogno di men - hanno starnazzato questi parvenus della po - zionare casi eclatanti, o citare grandi nomi. litica, il socialismo non è stato un ideale, Basta ricordare una delle innumerevoli mi - una speranza di riscatto che ha significato crostorie di tanti concittadini, nostri vicini tanto nella vita di milioni di italiani. È un di casa. Un amico di famiglia scomparso vocabolo odioso, da gettare nella pattu - da poco, Ireneo Luchetti, uno degli anima - miera. Meglio sostituirlo con una insulsa tori della Democrazia Cristiana a Novafel - perifrasi: “cultura sociale, economica e am - tria, un bel paesino nel cuore della bientale.” Nella degradata Prima Repub - Valmarecchia, mi raccontò un giorno blica un così infimo livello intellettuale quello che lui, medico di famiglia, faceva non si riscontrava neppure nei consigli di negli anni Sessanta: “ci avventuravamo nei quartiere, figuriamoci in Parlamento. Sul - luoghi più sperduti su quelle strade ster - l’arrogante analfabetismo storico di una rate, in quelle colline, e con tanta pazienza classe politica cresciuta al di fuori dei ‘par - spiegavamo ai contadini, che all’epoca par - titi corrotti e corruttori’, Michele Serra ha lavano quasi solo il dialetto, cos’era un re - scritto uno dei suoi pezzi più belli e fulmi - ferendum e come funzionava il nanti 9. 400

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In una democrazia in buona salute modo fungevano da calmieri e da ‘educa - l’opinione pubblica è bene informata, ed tori’ popolari. La loro scomparsa è stata un ha per così dire una sua personalità, non è disastro. Sono riemersi dai fondali della un volgo che si aizza o si indottrina. Bobbio psiche collettiva i nostri peggiori vizi: l’in - cita, approvandola, la lezione del grande dividualismo egocentrico, il fastidio per le giurista Kelsen: “una democrazia senza opi - regole condivise, l’aggressività verbale, il nione pubblica è una contraddizione in ter - mettersi in posa e far da Bastian contrario. mini. In quanto l’opinione pubblica può Oggi i deputati (in alcuni casi anche sorgere dove sono garantite le libertà di i Ministri) hanno un livello di preparazione pensiero, la libertà di parola, di stampa e di inferiore a quello di certi sindaci della religione, la democrazia coincide con il li - Prima Repubblica. Si badi bene: la politica beralismo politico.” Non basta però avere non è solo tecnica e conoscenza, è anche una libertà teorica, che è quella proclamata passione. Non pretendo una Repubblica dal liberalismo. Bisogna renderla effettiva governata da filosofi o da saggi, sul modello e reale, la libertà. E chi l’ha resa patrimonio platonico. Rimpiango soltanto la serietà e di tutti, in Occidente, se non i partiti sto - l’impegno dei politici di un tempo. Se rici (insieme con la scuola obbligatoria e scompare la consapevolezza del divenire sto - gratuita, s’intende)? E infatti Bobbio, da rico, se viviamo in un eterno presente, e se buon liberal-socialista, aggiunge una osser - per giunta non bisogna più formarsi e ag - vazione cruciale: “l’opinione pubblica è for - giornarsi, è naturale che prevalga l’improv - mata in uno stato democratico dai partiti ”. visazione. Irrompe un nuovo modo di fare (mio corsivo) 10 Teniamolo bene a mente. politica, che è solo comunicazione estem - Il messaggio implicito è che i partiti sono poranea. Tanto, poi, chi si ricorderà di una sorta di corpi intermedi tra l’individuo quanto detto oggi? Tutto finisce nel buco e lo Stato e/o i poteri forti dell’economia. nero di un presente assoluto. Ecco che si Che il singolo cittadino possa far politica può parlare, a ruota, su ogni argomento. alla moda anarchica, saltando la media - La scomparsa dei partiti storici, tra l’altro, zione dei partiti, senza venir schiacciato da è avvenuta alle soglie di un mutamento pa - forze soverchianti è una illusione foriera di radigmatico, di civiltà. La rivoluzione digi - sventure. tale, come l’invenzione della carta Il problema della formazione di una stampata, ha modificato per sempre l’uni - opinione pubblica autonoma e critica è più verso della comunicazione e della cultura. acuto in Italia che altrove, per le ragioni che Ci sono effetti collaterali, però. Per ho illustrato. In un Paese con bassi indici esercitare le nuove forme di grassroots politics di scolarità, i partiti tradizionali in qualche occorrono più capacità e più cognizioni di 401

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un tempo. I social media veicolano tanta abitare la polis democratica occorre il senso propaganda, mescolata a informazione della complessità delle questioni politiche, spazzatura. Ciò richiede una cernita accu - dall’immigrazione alla tassazione. I dibattiti rata. Chi frequenta facebook capisce al volo di alto livello sono il lievito delle liberal-de - cos’è una politica senza mediazioni, una po - mocrazie. Solo se dotati di cultura politica litica che ignora o disprezza la cultura: si da’ e spirito critico, saremo immuni dal virus credito a ogni panzana e si cede alla tenta - della demagogia, che prolifera grazie alle zione dell’insulto gratuito. semplificazioni. Il problema è che un certo modo di Sulla scia di Tangentopoli si è dif - far politica non cambia a suon di riforme fusa una visione fortemente negativa dei elettorali o facendo fuori un intero ceto po - partiti. Ripetiamolo ossessivamente: i par - litico: bisognerebbe trasformare la testa titi, e chi li guidava, sono diventati i capri degli italiani. I partiti della Prima Repub - espiatori di tutte le disgrazie dell’Italia. Le blica, laboratori di democrazia partecipa - polemiche, feroci, sulla partitocrazia ven - tiva, ci hanno provato, a modo loro. Per nero riprese dal giornale-partito La Repub -

Nuovo e vecchio populista: Beppe Grillo e Umberto Bossi 402

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blica , che per un certo periodo sostenne l’humus della libertà in Italia. Hanno reso l’assurda teoria del governo dei tecnici (o cioè la cultura viva e vitale, strumento di tecnocrati) e degli onesti partorita dal pur emancipazione dalla peggiore delle servitù: nobile Partito repubblicano. Quando scop - l’ignoranza. piò Mani Pulite, s’era rimestato così tanto La Seconda Repubblica nasce zoppa. nel torbido che c’era il clima giusto per una Tangentopoli, per il modo cialtronesco con caccia alle streghe in grande stile. Intendia - cui è stata gestita, si è rivelata una sciagura. moci: i vecchi partiti e le loro talora sclero - Ci voleva una tabula rasa per placare la tizzate leadership non erano esenti da colpe furia popolare, opportunamente aizzata dai e difetti. È vero che debordarono, occu - giornali di proprietà di industriali che mi - pando zone sempre più ampie della società ravano a disfarsi di politici ingombranti – civile. Ma, come ho detto, questa funzione solo così sarebbero riusciti a mettere le esorbitante dei partiti e dei sindacati sup - mani sui ‘gioielli di famiglia’, le imprese pliva a carenze strutturali delle classi diri - pubbliche che generavano profitti. Il capi - genti italiane, la cui cultura elitaria si era talismo italiano si è forse internazionaliz - formata o rafforzata durante il fascismo. zato, ed ha imparato a competere sul serio, Fu un errore accusare di lesa demo - innovando? Ha creato più ricchezza e posti craticità proprio quelle organizzazioni che di lavoro, a vent’anni da Mani Pulite? Pa - in decenni di attività politica, avevano co - reva che tutti i problemi fossero dovuti al struito dal basso la democrazia repubbli - Pentapartito, palla al piede dell’economia cana facendo leva sulla dedizione e italiana, e ai partiti che rivendicavano il pri - sull’entusiasmo di schiere di militanti. Al - mato della politica e dello Stato sull’econo - cuni fatti sono incontrovertibili: 1) i leader, mia. Sono, lo ripeto, vent’anni che diamo i funzionari e i militanti dei partiti demo - libero sfogo agli spiriti animali del capitali - cratici e antifascisti ce la misero tutta per smo, e nessun governo post-Tangentopoli educare politicamente gli italiani; 2) ben - ha mai raggiunto i tassi di crescita del Go - ché qui traspaia un tono paternalistico, gli verno Craxi: il 3,4%! italiani, dopo vent’anni di fascismo, erano Per chi voglia ricordare Tangentopoli in un certo senso ‘minorenni’, avevano cioè seriamente: la data spartiacque tra il prima bisogno di educazione e cultura come del e il dopo nella storia della nostra giovane pane; 3) i partiti storici non erano solo col - Repubblica è una serata del mese di novem - lettori di tangenti, ovvero centri nevralgici bre del 1992 in cui Umberto Bossi – ospite di loschi e occulti affari, bensì anche labo - della trasmissione di Gad Lerner “Milano, ratori operosi della nascente democrazia Italia” –, invitava l’allora Presidente del Se - italiana. In sintesi: i partiti hanno creato nato Giovanni Spadolini a ripassarsi la sto - 403

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ria e a rileggersi qualche libro 11 . Spadolini, derata fra tutte le normative che interessano le coppie intellettuale raffinato (aveva una biblioteca gay, la sola che non equipara le loro unioni ai matrimoni con circa 30.000 volumi), nella sua lunga e e che non le affida il diritto di adozione”. Mauro Del prolifica carriera era diventato da giovanis - Bue, “Se non ora, quando?”, Avanti!, 18.2.2016 simo professore ordinario di storia contem - 2 Ettore Gallo, già Presidente della Corte Costituzionale, poranea ed aveva scritto una serie di diede giudizi discutibili sul fenomeno Mani Pulite ma monografie fondamentali; giornalista con ebbe il merito di parlare con chiarezza di fine giurista: quasi quattromila articoli all’attivo, era “Ebbene, quali radicali mutamenti sarebbero mai inter - stato anche Direttore del Corriere della Sera . venuti nel nostro sistema costituzionale per giustificare Il curriculum vitae e studiorum di l’avvento della seconda Repubblica? Nulla! Assoluta - Bossi preferisco non commentarlo. Era una mente nulla! La Repubblica è sempre e soltanto quella figura straordinaria, Spadolini: onorava instaurata dalla Costituzione del 1948. Ancor oggi il con la sua presenza non solo il Partito re - potere legislativo è formato dalle due Camere, l’Esecutivo pubblicano, ma anche l’intero Parlamento. è nominato dal Capo dello Stato ma deve ottenere la fi - Per lui politica e cultura erano vasi ducia delle Camere, c’è un Presidente della Repubblica, comunicanti. Ma era troppo ingombrante, al di sopra delle parti, garante politico della Costitu - rappresentava il vecchio e quindi il male. Il zione, che presiede ma non governa, c’è sempre una messaggio del baldanzoso e saccente segre - Corte Costituzionale garante giurisdizionale della Co - tario della Lega Nord era chiaro. I partiti stituzione e della legittimità costituzionale delle leggi. tradizionali puzzano di muffa e di marcio. L’assetto sostanziale della Repubblica è, dunque, sempre La cultura è roba da professoroni e lo stesso: dov’è allora questa seconda Repubblica?” da politicanti cinici, versati in tutte le 3 Tullio De Mauro, La cultura degli italiani, Bari: La - astuzie e in tutti i raggiri. E’ ora di cam - terza, 2004, pp. 2, 3 biare musica e direttori d’orchestra. Anzi, 4 Tullio De Mauro, Storia linguistica dell’Italia unita largo a chi non conosce neppure gli spar - 5 Tullio De Mauro, La cultura degli italiani, p. 6 titi e rifiuta le lezioni di solfeggio: noi, po - 6 Tullio De Mauro, La cultura degli italiani, p. 6 litici di nuovo conio, possiamo 7 Tullio De Mauro, La cultura degli italiani, p. 23, p. improvvisare qualsiasi concerto. Se l’Italia 30 e la cultura politica degli italiani siano 8 Tullio De Mauro, La cultura degli italiani, pp.104, cambiate in meglio o in peggio, lascio al 16 lettore deciderlo. 9 “L’amaca” del 21 novembre 2013, La Repubblica 10 Norberto Bobbio, Politica e cultura, Torino: Einaudi, Note 1955, p. 177, p. 124 1 “La Cirinnà ricalca il modello tedesco, adottato in una 11 “Ora è polemica sulla storia: ‘Lumbard asini’”, nazione a maggioranza democristiana, ed è la più mo - L’Unità, 18 novembre 1992