Dott. Geol. Giovanni Barone Via Piane, 34 66010 (CH) tel-fax 0871.718613 - mob. 338.7404669 e-mail: [email protected]

Attuazione dell’Art. 11 della Legge 24 Giugno 2009 n. 77 Attività di prevenzione del rischio sismico – Microzonazione sismica del territorio regionale Progetto cofinanziato con fondi Comunitari POR-FESR 2007-2013, Asse IV – Attività IV.3.1.

STUDIO DI MICROZONAZIONE SISMICA - LIVELLO 1

TERRITORIO COMUNALE DI RAPINO (CH) Programma Regionale di mitigazione del rischio sismico di cui all’Art. 11 del DL n. 39/2009 Realizzazione di studi di Microzonazione Sismica – Livello 1 di cui alle DGR N. 474 del 26.06.2013 e DGR n. 847 del 18.11.203 (ai sensi della OCDPC n. 52/2013).

RELAZIONE ILLUSTRATIVA

Il Relatore Dott. Geol. Giovanni Barone

Il Relatore Dott. Geol. Alessio Carulli

Sommario 1.0 INTRODUZIONE ...... 1 1.1 – SOGGETTI COINVOLTI NELLA PREDISPOSIZIONE DELLO STUDIO DI M.Z.S...... 3 1.2 – SUCCESSIONE DELLE ATTIVITA’ ...... 3 2.0 UBICAZIONE E RIFERIMENTI CARTOGRAFICI ...... 6 3.0 DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITA’ DI BASE E DEGLI EVENTI DI RIFERIMENTO ...... 7 4.0 PROCEDURE E MODALITA’ OPERATIVE ...... 16 4.1 RACCOLTA ED ALNALISI DEI DATI PREESISTENTI ...... 16 4.2 RILEVAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO ...... 17 4.3 ESECUZIONE ED ANNALISI DI NUOVE INDAGINI ...... 17 4.4 REDAZIONE DELLA CARTOGRAFIA E DEGLI ELABORATI TECNICI ...... 17 5.0 ASSETTO GEOLOGICO, ASSETTO TETTONICO E ASSETTO GEOMORFOLOGICO DELL’AREA ...... 18 6.0 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO ...... 26 7.0DATI GEOTECNICI E GEOFISICI ...... 29 7.1 – PROSPEZIONE SISMICA PASSIVA – TECNICA DEI MICROTREMORI A STAZIONE SINGOLA ...... 46 7.1.1 – Esecuzione delle misure ...... 47 7.1.2 – Generalità sulla tecnica di Nakamura ...... 48 7.2 METODOLOGIE DI ELABORAZIONE E RISULTATI ...... 51 8.0 MODELLO DEL SOTTOSUOLO ...... 66 8.1 UNITA’ GEOLOGICHE ...... 66 8.2 UNITA’ LITOTECNICHE ...... 68 8.3 DESCRIZIONE DEGLI AFFIORAMENTI ...... 70 9.0 ELABORATI CARTOGRAFICI...... 71 9.1 – CARTA DELLE INDAGINI ...... 71 9.2 LA CARTA GEOLOGICO-TECNICA ...... 71 9.3 INTRODUZIONE ALLA CARTA DELLE MICROZONE OMOGENEE IN PROSPETTIVA SISMICA ...... 75 9.4 LA CARTA DELLE MICROZONE OMOGENEE IN PROSPETTIVA SISMICA E DELLE FRQUENZE DI VIBRAZIONE ...... 76 9.5 LA CARTA DELLE FRQUENZE DI VIBRAZIONE ...... 77 10. CONFRONTO CON LA DSTRIBUZIONE DEI DANNIDEGLI EVENTI PASSATI ...... 78 11. INTERPRETAZIONE E INCERTEZZE CON INDICAZIONI PER SUCCESSIVI APPROFONDIMENTI ...... 78 12. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ...... 80 BIBLIOGRAFIA ...... 82

Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 1.0 INTRODUZIONE A seguito dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3907 del 13.11.2010 (G.U. del 01.12.2010, n. 281), con la quale si disciplinano i contributi per gli interventi di prevenzione del rischio sismico, la Regione Abruzzo ha intrapreso un programma che, tra l’altro, prevede la realizzazione d’indagini di microzonazione sismica. Secondo i criteri definiti nella citata Ordinanza, sono stati individuati i territori comunali nei quali è risultato essere prioritario lo svolgimento degli studi di microzonazione sismica, almeno di Livello 1, da eseguirsi con le finalità definite dal Gruppo di Lavoro MS, (2008) – “Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica”, Conferenza delle regioni e delle Province autonome – Dipartimento della Protezione Civile. La Direzione Protezione Civile, con nota n. RA/66406/DR del 23.03.2011 ha, quindi, trasmesso all’Associazione Nazionale Comuni Italiani e alle singole Amministrazioni comunali una nota nella quale sono state indicate le procedure da seguire per l’avvio delle suddette attività. I risultati delle indagini di primo livello, infatti, trovano recepimento negli strumenti urbanistici vigenti cosi come previsto all’art. 5 comma 3 dell’O.P.C.M. n. 3907/2010. La Regione Abruzzo, con Delibera di Giunta Regionale n. 333 del 20.05.2011, ha recepito gli “Indirizzi e criteri per la Microzonazione sismica”, approvati dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome in data 13 novembre 2008, che, ai sensi dall’art. 5 comma 6 dell’O.P.C.M. 13 novembre 2010 n. 3907, rappresentano il documento tecnico di riferimento. Con tale atto la Giunta Regionale ha inteso, altresì, recepire le metodiche e i risultati raggiunti attraverso le indagini di microzonazione sismica svolte a seguito dell’evento sismico del 6 aprile 2009 e illustrate dal Gruppo di Lavoro MS-AQ, (2010) – “Microzonazione sismica per la ricostruzione dell’area aquilana”, Regione Abruzzo – Dipartimento della Protezione Civile.

Visto quanto descritto in precedenza, il sottoscritto Dott. Geol. Barone Giovanni, iscritto all’Ordine dei Geologi della Regione Abruzzo con il n. 356, ha ricevuto incarico dall’Amministrazione Comunale di Rapino di realizzare gli Studi di Micozonazione Sismica – Livello 1 in data 20/03/2014. Il sottoscritto è abilitato a redigere studi di MZS, poiché, in possesso dei requisiti richiesti, è inserito nell’ “Elenco Regionale dei tecnici professionisti specializzati nella realizzazione degli studi di MZS” - Annualita' 2010, approvato con determinazione direttoriale n. 86/DR del 19 luglio 2011 (O.P.C.M. n. 3907 del 13.11.2010 - D.G.R. n. 333 del 20.05.2011).

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Lo studio di MZS è stato realizzato facendo seguito a quelli che sono i requisiti richiesti dalla Regione Abruzzo - Dip. Protezione Civile per gli studi di MZS, secondo:  gli INDIRIZZI E CRITERI PER LA MICROZONAZIONE SISMICA (di seguito I.C.M.S.), redatti dal Dipartimento della Protezione Civile (in seguito D.P.C.) ed approvati il 13 novembre 2008 dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome;  le LINEE GUIDA - STANDARD DI RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFICA E ARCHIVIAZIONE INFORMATICA - Specifiche tecniche per la redazione degli elaborati cartografici ed informatici relativi al primo livello delle attività di microzonazione sismica - versione 1.2; redatte dalla Regione Abruzzo al fine di uniformare gli I.C.M.S. alle caratteristiche regionali. REG. ABRUZZO - GRUPPO DI LAVORO PER LE ATTIVITÀ DI MICROZONAZIONE SISMICA (Art. 5 comma 3 O.P.C.M. n. 3907/2010 e Art. 6 comma 1 O.P.C.M. n. 4007/2012) - L’Aquila, 30 luglio 2012  Microzonazione sismica per la ricostruzione dell’area aquilana, redatto dal D.P.C. e dalla Regione Abruzzo a seguito dell’evento sismico del 2009.

Per l’informatizzazione dello studio in oggetto, sono stati rispettati i seguenti standard di rappresentazione cartografica di riferimento:

 Standard di rappresentazione cartografica e archiviazione informatica – Specifiche tecniche per la redazione in ambiente GIS degli elaborati cartografici della Microzonazione Sismica definiti dal D.P.C.;  gli indirizzi ed criteri stabiliti dal Dipartimento della Protezione Civile Nazionale (Microzonazione sismica – “Standard di rappresentazione e archiviazione informatica” Versione 3.0 Commissione Tecnica per la microzonazione sismica (art. 5 comma 7 dell’O.P.C.M. 13 novembre 2010, n. 3907) Roma, giugno 2012).  Standard di rappresentazione cartografica e archiviazione informatica – Simbologia per la stesura della Carta delle Indagini secondo quanto previsto dagli I.C.M.S. definiti dal D.P.C.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 1.1 – SOGGETTI COINVOLTI NELLA PREDISPOSIZIONE DELLO STUDIO DI M.Z.S. Soggetti realizzatori del presente studio di M.Z.S.: i sottoscritti dott. Geol. Barone Giovanni e dott. Geol. Carulli Alessio. Soggetti proponenti: a) Regione Abruzzo, che ha programmato e finanzierà i soggetti realizzatori dello studio di M.Z.S.; b) Amministrazione Comunale di Rapino (Ente locale) che ha incaricato i soggetti realizzatori di redigere lo studio di M.Z.S. La Regione Abruzzo (in qualità di soggetto proponente) ha anche predisposto le specifiche di realizzazione dello studio e le modalità di utilizzo. Soggetto validatore: la Regione Abruzzo che, dopo aver verificato e controllato (attraverso il T.T.M.) che i soggetti realizzatori abbiano rispettato le specifiche definite dai soggetti proponenti, validerà lo studio di M.Z.S.

1.2 – SUCCESSIONE DELLE ATTIVITA’ Lo studio di M.Z.S. in oggetto è stato realizzato secondo la seguente successione delle attività:

Attività Preliminare – marzo 2014 - aprile 2014. A seguito dell’incarico ricevuto in data 20/03/2013, sono state subito concordate direttamente con gli amministratori comunali le aree da sottoporre agli studi di M.Z.S. Tali aree sono state perimetrate e riportate sulla carta delle perimetrazioni alla scala 1:10.000 e 1:25.000. In seguito a sopralluoghi diretti sul territorio comunale, è stata redatta una Relazione Preliminare e la si è trasmessa all’Amministrazione Comunale di Rapino e alla Regione Abruzzo (quale Ente controllore e validatore). Questo elaborato riportava le procedure e le modalità operative che s’intendevano adottare per la realizzazione dello studio di M.Z.S., la bibliografia dei documenti disponibili e il crono-programma delle attività. Erano inoltre allegate alla Relazione Preliminare le due carte di perimetrazione (scala 1: 25.000 e 1:10.000).

Attività Conclusiva – aprile 2014 – ottobre 2014 In questa fase si è proceduto: 1. all’acquisizione del materiale bibliografico reperibile: pubblicazioni, cartografie tematiche, lavori professionali, indagini puntuali geotecniche in sito (effettuate in precedenza nell’area); in particolare è stata presa in visione la documentazione inerente Relazioni Geologiche a corredo di progetti di edilizia pubblica, fornita al sottoscritto dall’Amm. Comunale (che ne detiene la proprietà);

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 2. al rilevamento geo-litologico di parte del territorio comunale, con particolare attenzione alle aree urbanizzate, a quelle di futura urbanizzazione e, infine, a quelle che presentano particolari problematiche di tipo geologico; 3. al rilevamento geomorfologico di parte del territorio comunale, con individuazione di tutti i processi morfodinamici e dei loro prodotti, sia attivi, che quiescenti o stabilizzati. 4. ispezioni per l’ubicazione di n.° 6 misure di microtremore ambientale (HVSR); 5. alla realizzazione delle carte tematiche di microzonazione sismica.

Sono stati trasmessi al T.T.M. della Regione Abruzzo i seguenti elaborati finali: a) Carte delle Indagini (C.I.) scala 1:5.000; b) Carte Geologico – Tecniche (C.G.T.) scala 1:5.000; c) Carta delle sezioni Geologico-Tecniche scala 1:5.000; d) Carte delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (M.O.P.S.) e delle Frequenze di Vibrazione (C.F.V.) scala 1:5.000; e) Relazione Illustrativa (R.I.). f) Copia informatizzata del lavoro svolto.

1.3 GENERALITA’ Ai fini della prevenzione sismica e della valutazione del rischio sismico, la M.Z.S. è uno strumento molto utile per il governo del territorio, per la progettazione urbanistica ed ingegneristica e per la pianificazione dell’emergenza. La M.Z.S. ha lo scopo di riconoscere ad una scala sufficientemente grande (scala comunale o sub comunale) le condizioni locali che possono modificare sensibilmente le caratteristiche del moto sismico atteso o possono produrre deformazioni permanenti rilevanti per le costruzioni e le infrastrutture. In sostanza, lo studio di M.Z.S. viene sintetizzato in due carte del territorio: una Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (M.O.P.S.) e una Carta delle Frequenze di Vibrazione (C.F.V.). Nella M.O.P.S. sono indicate: 1. Le zone stabili prive di amplificazioni locali, caratterizzate da substrato “rigido” affiorante o sub- affiorante in presenza di topografia con acclività inferiore ai 15° e/o indice Jv minore di 10-15; dove il moto sismico non subisce modifiche rispetto quello atteso in condizioni ideali sopra citate, per cui gli scuotimenti attesi possono essere paragonati a quelli forniti dagli studi di pericolosità sismica di base.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 2. Le zone suscettibili di amplificazioni locali di tipo topografico, caratterizzate dalla presenza di substrato “rigido” ed acclività maggiori di 15° e/o indice Jv maggiore di 10-15; dove il moto sismico subisce modifiche rispetto quello atteso in condizioni ideali sopra citate 3. Le zone suscettibili di amplificazioni locali di tipo stratigrafico comprendono invece le aree con depositi di versante (su pendio con acclività < 15°) e quelle lungo le vallate con depositi a

granulometria grossolana o medio-fine o con substrato caratterizzato da Vs < 800m/s. In presenza di depositi medio-fini si attendono i massimi effetti di amplificazione locale. 4. Le zone suscettibili di instabilità sono infine caratterizzate da movimenti gravitativi soggetti a potenziale innesco a seguito di una scossa sismica, liquefazione, cedimenti differenziali e /o faglie attive e capaci. Nella C.F.V. sono indicate le frequenze di vibrazione del terreno misurate sulle singole MOPS. Lo studio di M.Z.S., quindi, fornisce una base conoscitiva della pericolosità sismica locale delle diverse zone individuate e consente di stabilire gerarchie di pericolosità utili per la programmazione di interventi di riduzione del rischio sismico. In funzione dei diversi contesti e dei diversi obiettivi, gli studi di M.Z.S. possono essere effettuati a vari livelli di approfondimento, con complessità ed impegno crescenti, passando dal livello 1 fino al livello 3:  il livello 1 è un livello propedeutico ai veri e propri studi di M.Z.S., in quanto consiste in una raccolta di dati preesistenti, elaborati per suddividere il territorio in microzone qualitativamente omogenee rispetto alle fenomenologie sopra descritte;  il livello 2 introduce l’elemento quantitativo associato alle zone omogenee, utilizzando allo scopo ulteriori e mirate indagini, ove necessarie, e definisce la Carta di microzonazione sismica;  il livello 3 restituisce una Carta di microzonazione sismica con approfondimenti su tematiche o aree particolari.

2.0 UBICAZIONE E RIFERIMENTI CARTOGRAFICI Il di Rapino è compreso amministrativamente nella provincia di della regione Abruzzo. Topograficamente il territorio comunale ricade all’interno dei Fogli 361 Ovest e 361 Est, della Carta Topografica Regionale in scala 1:25.000 e delle sezioni 361142, 361153, 361154, 370021, 370022 e 370034 della Carta Tecnica Regionale in scala 1:5.000. Le coordinate topografiche espresse nel formato WGS84 sono, approssimativamente, le seguenti:

Longitudine: 14.192719° – 14.133894° Est;

Latitudine: 42.235303° – 42.159132° Nord.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Situata alle pendici del versante nord-orientale della Majella, il territorio comunale si estende per 20,23 km2, si sviluppa tra la quota topografica minima di circa 266 m s.l.m. (stimata sul fondovalle del Fosso dell’Arsella) fino alla quota approssimativa di 1900 m s.l.m. (stimato nei pressi del Rifugio Pomilio in Località Mirastelle). Nella Carta Geologico-Tecnica allegata è riportata in legenda una Corografia del territorio comunale, in cui sono evidenziati i confini amministrativi.

3.0 DEFINIZIONE DELLA PERICOLOSITA’ DI BASE E DEGLI EVENTI DI RIFERIMENTO La pericolosità sismica di base viene definita come la componente della pericolosità sismica dovuta alle caratteristiche sismologiche dell’area (tipo, dimensioni e profondità delle sorgenti sismiche, energia e frequenza dei terremoti). Essa calcola (generalmente in maniera probabilistica), per una certa regione e in un determinato periodo di tempo, i valori di parametri corrispondenti a prefissate probabilità di eccedenza. La scala di studio è solitamente regionale. Una delle finalità di questi studi è la classificazione sismica a vasta scala del territorio, finalizzata alla programmazione delle attività di prevenzione e alla pianificazione dell’emergenza. Costituisce una base per la definizione del terremoto di riferimento per studi di microzonazione sismica. La pericolosità sismica di base, cioè le caratteristiche del moto sismico atteso al sito di interesse, nelle NTC08, per una determinata probabilità di superamento, si può ritenere definita quando vengono designati un’accelerazione orizzontale massima (ag) ed il corrispondente spettro di risposta elastico in accelerazione, riferiti ad un suolo rigido (categoria A) e ad una superficie topografica orizzontale (T1). Per poter definire la pericolosità sismica di base le NTC08 si rifanno ad una procedura basata sui risultati disponibili anche sul sito web dell’INGV http://esse1-gis.mi.ingv.it/, nella sezione “Mappe interattive della pericolosità sismica”. Secondo le NTC08 le forme spettrali sono definite per 9 differenti periodi di ritorno TR (30, 50, 72, 101, 140, 201, 475, 975 e 2475 anni) a partire dai valori dei seguenti parametri riferiti a terreno rigido orizzontale, cioè valutati in condizioni ideali di sito, definiti nell’Allegato A alle NTC08: ag = accelerazione orizzontale massima Fo = valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale; TC* = periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale. I tre parametri si ricavano per il 50° percentile ed attribuendo a: ag, il valore previsto dalla pericolosità sismica S1

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1

Fo e TC* i valori ottenuti imponendo che le forme spettrali in accelerazione, velocità e spostamento previste dalle NTC08 scartino al minimo dalle corrispondenti forme spettrali previste dalla pericolosità sismica S1 (il minimo è ottenuto ai minimi quadrati, su valori normalizzati). I valori di questi parametri vengono forniti in tabella 1, essi sono contenuti nell’Allegato B delle NTC08, per i 10751 punti di un reticolo di riferimento in cui è suddiviso il territorio nazionale, identificati dalle coordinate geografiche longitudine e latitudine. TR = 30 TR = 50 TR = 72 TR = 101 ID LON LAT ag F0 T*c ag F0 T*c ag F0 T*c ag F0 T*c 13111 6.5448 45.1340 0.263 2.500 0.180 0.340 2.510 0.210 0.394 2.550 0.220 0.469 2.490 0.240 13333 6.5506 45.0850 0.264 2.490 0.180 0.341 2.510 0.210 0.395 2.550 0.220 0.469 2.490 0.240 13555 6.5564 45.0350 0.264 2.500 0.180 0.340 2.510 0.200 0.393 2.550 0.220 0.466 2.500 0.240 13777 6.5621 44.9850 0.263 2.500 0.180 0.338 2.520 0.200 0.391 2.550 0.220 0.462 2.510 0.240 12890 6.6096 45.1880 0.284 2.460 0.190 0.364 2.510 0.210 0.431 2.500 0.220 0.509 2.480 0.240 13112 6.6153 45.1390 0.286 2.460 0.190 0.366 2.510 0.210 0.433 2.500 0.220 0.511 2.480 0.240 13334 6.6210 45.0890 0.288 2.460 0.190 0.367 2.510 0.210 0.434 2.500 0.220 0.511 2.490 0.240 13556 6.6268 45.0390 0.288 2.460 0.190 0.367 2.510 0.210 0.433 2.510 0.220 0.510 2.490 0.240 13778 6.6325 44.9890 0.288 2.460 0.190 0.366 2.520 0.210 0.430 2.510 0.220 0.507 2.500 0.240 14000 6.6383 44.9390 0.286 2.470 0.190 0.363 2.520 0.210 0.426 2.520 0.220 0.502 2.500 0.240 14222 6.6439 44.8890 0.284 2.470 0.190 0.360 2.530 0.210 0.421 2.530 0.220 0.497 2.500 0.240 12891 6.6803 45.1920 0.306 2.430 0.200 0.389 2.500 0.210 0.467 2.470 0.230 0.544 2.490 0.230 10228 6.6826 45.7940 0.283 2.420 0.200 0.364 2.460 0.220 0.430 2.460 0.240 0.505 2.440 0.250 13113 6.6860 45.1430 0.309 2.430 0.200 0.391 2.510 0.210 0.470 2.470 0.230 0.546 2.490 0.230 10450 6.6885 45.7450 0.278 2.440 0.200 0.356 2.480 0.220 0.415 2.500 0.230 0.485 2.470 0.250 13335 6.6915 45.0930 0.310 2.430 0.200 0.392 2.510 0.210 0.470 2.480 0.230 0.546 2.500 0.230 10672 6.6942 45.6950 0.275 2.450 0.200 0.351 2.490 0.210 0.406 2.520 0.230 0.475 2.490 0.250 13557 6.6973 45.0430 0.311 2.440 0.200 0.392 2.520 0.210 0.469 2.480 0.230 0.545 2.500 0.230 13779 6.7029 44.9930 0.310 2.440 0.200 0.391 2.520 0.210 0.467 2.480 0.230 0.543 2.500 0.230 Tabella 1: Stralcio della tabella contenuta nell’Allegato B delle NTC08, che fornisce i 3 parametri di pericolosità sismica, per diversi periodi di ritorno e per ogni nodo del reticolo che viene identificato da un ID e dalle coordinate geografiche.

Qualora la pericolosità sismica del sito sul reticolo di riferimento non consideri il periodo di ritorno TR corrispondente alla VR e PVR fissate, il valore del generico parametro p ad esso corrispondente potrà essere ricavato per interpolazione, a partire dai dati relativi ai tempi di ritorno previsti nella pericolosità di base, utilizzando la seguente espressione dell’Allegato A alle NTC08:

nella quale p è il valore del parametro di interesse (ag, Fo, TC*) corrispondente al periodo di ritorno TR desiderato, mentre p1, 2 è il valore di tale parametro corrispondente al periodo di ritorno TR1, 2. 7

Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Facendo riferimento ad informazioni così dettagliate e puntuali è possibile adottare nella progettazione e verifica delle costruzioni, valori dell’azione sismica meglio correlati alla pericolosità sismica del sito, alla vita nominale della costruzione e all’uso cui essa è destinata, consentendo soluzioni più appropriate ed anche economiche, e nello stesso tempo, trattare le problematiche connesse alla pericolosità sismica adottando una classificazione sismica riferibile anche a porzioni territoriali dei singoli comuni . L’approccio alla valutazione della pericolosità può essere di due tipi: . deterministico: studio dei danni osservati in occasione di eventi sismici che hanno interessato storicamente un sito, ricostruendo gli scenari di danno per andare a stabilire la frequenza con cui si sono ripetute nel tempo scosse di uguale intensità; . probabilistico: probabilità che in un dato intervallo di tempo si verifichi un evento con assegnate caratteristiche. Il metodo più utilizzato è quello di Cornell, che prevede vengano individuate nel territorio zone responsabili degli eventi sismici (zone sismogenetiche), sia quantificato il loro grado di attività sismica e si calcolino gli effetti provocati da tali zone sul territorio in relazione alla distanza dall’epicentro. Le figure 1 e 2 mostrano rispettivamente la carta della pericolosità sismica del territorio Nazionale e Regionale espressa in termini di accelerazione massima del suolo, a partire da zone sismogenetiche note, che presentano valori di accelerazione maggiori (INGV: Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia).

Fig. 1: Mappa di pericolosità sismica del territorio Fig. 2: Mappa di pericolosità sismica del territorio Nazionale Fonte www.ingv.it Regionale Fonte www.ingv.it

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Nel caso specifico, il Comune di Rapino rientra in zona 1 (nei Comuni inseriti in questa zona possono verificarsi terremoti abbastanza forti e/o forti), anche in base all’ultimo aggiornamento del 2012. La permanenza nella suddetta categoria è riepilogata nella seguente tabella 2:

Codice Denominazione Categoria secondo la Categoria secondo Zona ai sensi Classificazione ISTAT classificazione precedente la proposta del GdL dell’OPCM 3274 (2003) sismica comuni 2001 (Decreti fino al 1984) del 1998 italiani (2012) 13069071 Rapino 1 2 1 1

Tabella 2: Riepilogo delle categorie sismiche dal 1984 al 2012 per il territorio comunale di Giuliano Teatino.

Per definire la pericolosità sismica di base dell’area oggetto del presente studio, sono stati consultati i dati forniti e pubblicati sul sito dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (http://esse1.mi.ingv.it/). Nel territorio del Comune oggetto del presente studio, si prevedono valori di accelerazioni di picco orizzontali del suolo compreso tra 0,175 < ag < 0,200 come mostrato nella Fig.3

Figura 3: Valori di pericolosità sismica espressi in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli rigidi di Categoria A (riferimento O.P.C.M. 3519 del 2006, All. 1b). Fonte: www.ingv.it.

Le figure 4 e 5 insieme alle tabelle 3 e 4 di seguito riportare mostrano la disaggregazione del valore di a(g) tratte da http://esse1 gis.mi.ingv.it per il punto di coordinate riportato nell’immagine:

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Figura 4: – Dati di disaggregazione relativi ad un punto del territorio comunale.

DISTANZA IN KM DISAGGREGAZIONE DEL VALORE DI A(G) CON PROBABILITA' DI ECCEDENZA DEL 10% IN 50 ANNI (Coordinate del punto lat: 42.183, lon: 14.165, ID: 27205) Magnitudo 3.5-4.0 4.0-4.5 4.5-5.0 5.0-5.5 5.5-6.0 6.0-6.5 6.5-7.0 7.0-7.5 7.5-8.0 8.0-8.5 8.5-9.0 0-10 0.000 9.480 20.700 14.800 9.010 4.060 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 10-20 0.000 1.190 4.750 6.490 6.750 4.950 1.260 0.640 0.000 0.000 0.000 20-30 0.000 0.000 0.135 0.962 2.040 2.550 2.030 1.260 0.000 0.000 0.000 30-40 0.000 0.000 0.000 0.035 0.463 1.030 1.250 0.951 0.000 0.000 0.000 40-50 0.000 0.000 0.000 0.000 0.045 0.359 0.653 0.597 0.000 0.000 0.000 50-60 0.000 0.000 0.000 0.000 0.002 0.094 0.368 0.406 0.000 0.000 0.000 60-70 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.009 0.173 0.253 0.000 0.000 0.000 70-80 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.051 0.128 0.000 0.000 0.000 80-90 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.009 0.055 0.000 0.000 0.000 90-100 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.019 0.000 0.000 0.000 100-110 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.005 0.000 0.000 0.000 110-120 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.001 0.000 0.000 0.000 120-130 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 130-140 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 140-150 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 150-160 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 160-170 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 170-180 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 180-190 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 190-200 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 Valori medi Magnitudo Distanza Epsilon 5.420 11.900 0.879 Tabella 3: Tabelle di disaggregazione relativi al punto della griglia situato nella zona Ovest del territorio comunale.

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Figura 5: – Dati di disaggregazione relativi ad punto del territorio comunale.

DISTANZA DISAGGREGAZIONE DEL VALORE DI A(G) CON PROBABILITA' DI ECCEDENZA DEL 10% IN IN KM 50 ANNI (Coordinate del punto lat: 42.233, lon: 14.1655, ID: 26983) Magnitudo 3.5-4.0 4.0-4.5 4.5-5.0 5.0-5.5 5.5-6.0 6.0-6.5 6.5-7.0 7.0-7.5 7.5-8.0 8.0-8.5 8.5-9.0 0-10 0.000 9.990 21.600 15.300 9.230 4.120 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 ott-20 0.000 1.310 4.880 6.280 6.220 4.210 0.436 0.228 0.000 0.000 0.000 20-30 0.000 0.000 0.185 1.070 2.120 2.520 1.800 1.100 0.000 0.000 0.000 30-40 0.000 0.000 0.000 0.055 0.538 1.090 1.250 0.937 0.000 0.000 0.000 40-50 0.000 0.000 0.000 0.000 0.065 0.406 0.694 0.621 0.000 0.000 0.000 50-60 0.000 0.000 0.000 0.000 0.003 0.108 0.372 0.403 0.000 0.000 0.000 60-70 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.014 0.194 0.269 0.000 0.000 0.000 70-80 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.063 0.140 0.000 0.000 0.000 80-90 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.015 0.071 0.000 0.000 0.000 90-100 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.001 0.025 0.000 0.000 0.000 100-110 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.007 0.000 0.000 0.000 110-120 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.001 0.000 0.000 0.000 120-130 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 130-140 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 140-150 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 150-160 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 160-170 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 170-180 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 180-190 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 190-200 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 0.000 Valori medi Magnitudo Distanza Epsilon 5.370 11.700 0.849 Tabella 4: Tabelle di disaggregazione relativi al punto della griglia situato nella zona Ovest del territorio comunale

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Nel caso in esame l’area collocata fra le propaggini settentrionali della dorsale della Maiella e la costa adriatica, il territorio in esame, si sviluppa a cavallo di due zone sismotettoniche: la fascia pede- appenninica e la zona fra il pede-appennino e l'Adriatico. La prima include la Maiella, che è stata interessata da due terremoti distruttivi negli ultimi 300 anni; la seconda è caratterizzata da modesta attività sismica. Queste caratteristiche di sismicità sono documentate principalmente dalle informazioni di sismologia storica, che per l'area abruzzese coprono un intervallo di tempo di quasi 2000 anni (GRUPPO DI LAVORO CPTI, 1999). Dalla consultazione della “Storia sismica di Rapino [42.211, 14.188]” e dal relativo schema esplicativo riportato nella tabella 5 e figura 6, si rileva che il Comune di in oggetto è caratterizzato da un’intensità macrosismica massima pari a 10 con un valore di Mw di 6.89 ±0.09.

Figura 6-: Ggrafico dei massimi eventi sismici sul territorio comunale

Tab. 5: Tabella dove vengono riportate le massime intensità macrosismiche osservate nel Comune di Giuliano Teatino

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 I dati di sismologia strumentale, che coprono l'ultimo ventennio, non mostrano attività sismica di rilievo o particolari concentrazioni di terremoti. Si osservano alcuni eventi sismici di piccola magnitudo (MD4.0), localizzati fra la Maiella, Chieti e la costa, attribuibili principalmente al periodo di attività sismica del febbraio e luglio 1992. E' bene tenere presente che questo settore dell'Italia centrale non è mai stato ben coperto dal monitoraggio sismico, sia a scala nazionale (Rete Sismica Nazionale dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) che a scala locale (Rete Regionale dell'Abruzzo). E' quindi possibile che parte dell'attività sismica locale non compaia nei cataloghi dei terremoti strumentali, perché sfuggita all'osservazione sismologica o per difficoltà di localizzazione degli ipocentri. Ad ogni modo, è verosimile ritenere che se parte delle informazioni sono mancanti, queste sono relative a terremoti di piccola magnitudo (M<4.0) e microsismicità (M<3.0), poiché terremoti o sequenze sismiche di energia superiore non sarebbero passati inosservati. Fra i terremoti storici, quelli di maggiore rilievo sono sicuramente gli eventi sismici della Maiella del 3 novembre 1706, con intensità epicentrale (I0) pari al IX-X grado della scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS) e magnitudo macrosismica pari a 6.6, e del 26 settembre 1933 (I 0 = VIII-IX grado MCS, Ma = 5.6). Le zone epicentrali di questi eventi sismici sono localizzate a sud dell'area in studio. La zona epicentrale dell'evento del 1706 è localizzabile nella porzione centrale della montagna della Maiella. L'area epicentrale dell'evento del 1933 è posta poco più a sud-est, nei pressi di . Entrambi questi terremoti hanno provocato gravi danni in tutta l'area circostante la Maiella, inclusi i centri abitati ed in particolare la fascia compresa fra Lettomanoppello-Turrivalignani ed . Dalla distribuzione degli epicentri dei terremoti storici si osserva un terzo terremoto di intensità elevata (I0 = IX-X grado MCS, Ma = 6.3) posizionato immediatamente ad ovest (San Valentino in Abruzzo Citeriore). Si tratta di un evento di età romana, databile al 101 d.C., la cui localizzazione è basata su una sola osservazione macrosismica: un'epigrafe, attualmente conservata nell'abbazia di San Clemente a Casauria, che ricorda la ricostruzione di una "pesa pubblica" nei pressi di San Valentino in Abruzzo Citeriore, distrutta da un terremoto. La posizione dell'epicentro non è ben vincolata; secondo alcuni studiosi, l'area epicentrale potrebbe essere più a sud-ovest di quella riportata nel catalogo, nella zona di Sulmona. Lo stato delle conoscenze sismotettoniche sui terremoti distruttivi della Maiella è ancora scarso e ad oggi non esiste una interpretazione sulla geometria, profondità e cinematica delle strutture responsabili di questi eventi. Ciò che si può dire dall'osservazione delle carte di sismicità a scala regionale è che la loro posizione è esterna rispetto a quella dei terremoti appenninici. La genesi di questi ultimi è riconducibile ad una tettonica estensionale, che ha la sua espressione in superficie nei sistemi di faglie normali che post-datano le strutture compressive, bordano bacini sintettonici quaternari e spesso dislocano morfologie e depositi di età tardo-quaternaria (ad es. BARCHI et alii). 13

Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 E' quindi plausibile che i terremoti della Maiella, esterni all'area appenninica in distensione, siano riconducibili ad un contesto tettonico diverso, ma la natura di tale contesto deve essere approfondita con studi mirati. Fra i terremoti con area epicentrale all'interno della zona coperta dal Foglio 361 meritano di essere ricordati due eventi del XIX secolo che a distanza di 5 mesi colpirono la zona compresa fra la Maiella e la costa adriatica, a sud di Chieti. Si tratta del terremoto del 10 settembre 1881 (I 0 = VIII grado MCS, Ma = 5.4), noto nei cataloghi come terremoto di , e quello del 12 febbraio 1882 (I 0 = VII grado MCS, Ma = 4.9), noto come terremoto di Chieti. Il primo provocò il massimo danneggiamento ad Orsogna (VIII grado) e Lanciano (VII-VIII grado) ed ebbe una vasta area, compresa fra le pendici orientali della Maiella () e la costa adriatica (), con risentimenti pari al VII grado. Il secondo fu anch'esso caratterizzato da una vasta area di VII grado, compresa fra Castel Frenano-Orsogna-Chieti e la costa adriatica. Sebbene si tratti di terremoti relativamente piccoli (M<5.5), le informazioni macrosismiche a disposizione sono numerose, soprattutto per l'evento del 1881, e di conseguenza l'area epicentrale è piuttosto ben vincolata. Come per gli eventi della Maiella, anche per i terremoti del 1881 e 1882 non si dispone di informazioni sulle caratteristiche delle strutture tettoniche che li hanno originati. I rilevamenti geologici nell'ambito del progetto CARG non offrono informazioni conclusive al riguardo. Infatti, non sono presenti strutture tettoniche di superficie di importanza rilevante ad attività recente, ma solo faglie minori. Certamente, la presenza di questi terremoti è indicativa di una tettonica attiva e le strutture sismogenetiche potrebbero essere localizzate in profondità, al di sotto delle unità plio-quaternarie della Formazione di Mutignano. Da dati storici raccolti dall'anno 1000 ad oggi, si evince che la massima intensità sismica registrata nel territorio comunale è pari al nono grado della scala Mercalli. La tabella 6, mostra i valori di accelerazione al suolo (g) in funzione della distanza delle sorgenti sismogenetiche più vicine e della relativa magnitudo (Mw) potenziale (i valori riportati di accelerazione (g), sono il risultato del processo di attenuazione secondo la Legge di di Sabetta e Pugliese (1987): log (g) = - 1.562 + 0.306 M - log ( d2 + 5.82 )1/2 + 0.169 S ± 0.173) in cui M, d ed S rappresentano rispettivamente la magnitudo, la minima distanza dalla proiezione in superficie della faglia e un coefficiente di sito (S = 0 per suoli rigidi e depositi alluvionali profondi; S = 1 per depositi alluvionali di poco spessore).

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Tabella 6 - Valori di accelerazione al suolo in funzione della distanza della sorgente sismogenetica e della relativa magnitudo (Mw) attesa (per depositi superficiali con spessori compresi tra 5 e 20 metri)

Dalla tabella di cui sopra, si evince che i valori di accelerazione al suolo attesi per il sito in esame sono compresi tra 0,76 9 g e 0,270 g (dove con g si indica l'accelerazione gravitazionale, pari a circa 9,8 m/s2).

4.0 PROCEDURE E MODALITA’ OPERATIVE Di seguito vengono descritte le procedure e le modalità operative adottate per gli studi di MZS e per la redazione degli elaborati cartografici, in conformità con gli standard Nazionali e Regionali di riferimento citati in precedenza.

4.1 RACCOLTA ED ALNALISI DEI DATI PREESISTENTI L prima fase del lavoro è costituita dalla raccolta ed analisi dei dati pregressi. I dati di base per gli studi di MZS fanno riferimento a varie discipline quali geologia, geomorfologia, geologia tecnica, geofisica, ingegneria geotecnica, ingegneria delle strutture e sono prodotti da varie fonti i informative. Per ricostruire il modello del sottosuolo sono stati reperiti:  Base topografica scala 1:5.000 del territorio (CTNR);  Carte tematiche del territorio: Carte Geologiche (Foglio 361 “Chieti” progetto CARG), carte geomorfologiche e foto aeree dell’area in esame;  Dati litostratigrafici acquisiti per mezzo di n. 14 sondaggi a carotaggio continuo (S) eseguite all’interno del territorio comunale e visionabile nella Carta delle Indagini allegata.  Dati geofisici acquisiti per mezzo di n. 1 profilo sismico a rifrazione.  Relazioni geologiche redatte a corredo dell’esecuzione di lavori di edilizia pubblica. L’analisi e l’archiviazione dei dati bibliografici a disposizione ha permesso la predisposizione di un quadro conoscitivo generale e la redazione della Carta delle Indagini (CI). Dalla disposizione spaziale delle indagini condotte sul territorio è stato possibile ottenere un quadro conoscitivo generale, ma poco approfondito, basato su informazioni di tipo puntuale sulla litostratigrafia 15

Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 del territorio in oggetto; pertanto tutte le metodiche e le deduzioni che hanno portato allo sviluppo delle cartografie successive sono state condizionate dal limitato numero di indagini condotte in precedenza sul territorio.

4.2 RILEVAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO Il rilevamento geologico e geomorfologico ha permesso di redigere la Carta Geologico-Tecnica scala 1:5.000 che costituisce la base di riferimento per la programmazione degli studi successivi. La scelta della scala 1:5.000, è connessa al grado di dettaglio richiesto e l’utilizzo finale di tali informazioni. La Carta Geologico-Tecnica è stata redatta per il raggiungimento dei seguenti obiettivi:  Mappatura dei depositi di copertura con particolare riferimento a quelli con spessore > di 3-5 metri;  Rilievo del substrato con indicazione delle unità affioranti;  Ricostruzione dettagliata di tutte le forme geomorfologiche e dei fenomeni gravitativi di versante. Tale cartografia ha lo scopo di evidenziare tutte le situazioni che presentano maggiore criticità nella variazione della risposta sismica locale e negli effetti di instabilità. Sono state inoltre realizzate n. 4 sezioni geologico-tecniche rappresentative dell’area di studio, che meglio permettono di rappresentare l’assetto geologico-strutturale del sottosuolo (vedi Carta delle Sezioni Geologico-Tecnicche).

4.3 ESECUZIONE ED ANNALISI DI NUOVE INDAGINI Sulla base delle caratteristiche geologico-tecniche, topografiche e geomorfologiche del territorio sono state programmate ed eseguite n. 6 misure di microtremore ambientale al fine di ottenere le frequenze di vibrazione del sito analizzato (rapporto H/V). Le nuove indagini sono state ubicate tenendo conto dei criteri e le raccomandazioni del TTMZS.

4.4 REDAZIONE DELLA CARTOGRAFIA E DEGLI ELABORATI TECNICI Lo studio di MZS di livello 1, prevede la redazione della seguente cartografia: . Carta delle Indagini, sia esistente che di nuova realizzazione, alla scala 1:5.000; . Carta Geologico-Tecnica alla scala 1:5.000;

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 . Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS) e delle Frequenze di Vibrazione alla scala 1:5.000; . Relazione tecnica illustrativa.

5.0 ASSETTO GEOLOGICO, ASSETTO TETTONICO E ASSETTO GEOMORFOLOGICO DELL’AREA Il territorio comunale di Rapino si colloca dal punto di vista geologico nel Foglio Chieti, ubicato nel settore abruzzese esterno che comprende il versante nord-orientale della Maiella e la contigua fascia pedemontana periadriatica sul terrazzo morfologico alluvionale fluviale esteso in destra del bacino idrografico del Fiume Foro. Tale area è caratterizzata dalla presenza della successione silicoclastica del Pliocene superiore - Pleistocene inferiore denominata formazione di Mutignano, discordante sulle strutture della catena nel settore occidentale (Maiella-) ed in concordanza, nel settore orientale di avampaese, al di sopra dei depositi del Pliocene medio (DONZELLI, 1997; CRESCENTI, 1971a; CASNEDI et alii, 1981; SCISCIA-NI et alii, 2000; CALAMITA et alii, 2002). Pieghe e sovrascorrimenti coinvolgono, in questo settore frontale della catena centro-appenninica (figura 7), la successione carbonatica triassico-miocenica di piattaforma-bacino pelagico appartenente al margine continentale di Adria, i depositi messiniani evaporitici e silicoclastici di avanfossa, quelli silicoclastici del Pliocene inferiore di avanfossa o di bacino satellite.

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Figura 7: Schema strutturale dell’Appennino centrale esterno

Ad oriente della linea Sangro-Volturno (GHISETTI & VEZZANI, 1997), affiora l’alloctono molisano- sannitico, traslato al di sopra dei depositi di avanfossa infrapliocenici e coinvolto nelle pieghe e nei sovrascorrimenti che deformano la sottostante successione della piattaforma carbonatica apula. L’anticlinale della Maiella costituisce la struttura più esterna affiorante della catena appenninica abruzzese. Ai piani di sovrascorrimento della Maiella e a quello di Casoli, evidenziati attraverso l’interpretazione dei profili sismici riportati in figura 8 è associata la “Struttura Costiera”, che costituisce la struttura frontale sepolta della catena centro appenninica, ad oriente della quale si rinvengono le avanfosse del Pliocene medio, Pliocene superiore e Quaternario.

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Successioni pre-plioce niche

Figura 8: Sezioni geologiche attraverso il fronte della catena appenninica. a) da Casnedi et alii (1981);b-c) modificate da Calamita et alii (2002).

I depositi del Pliocene superiore della formazione di Mutignano hanno sigillato la storia deformativa che ha portato allo sviluppo dell’anticlinale della Maiella. Il tilting che ha coinvolto questa formazione, connesso al sollevamento regionale del settore periadriatico, ha portato allo sviluppo del caratteristico assetto monoclinalico con immersione a NE e con pendenza progressivamente decrescente in senso O-E. Presso la linea di costa, l’associazione sabbioso-conglomeratica, che chiude la sedimentazione marina, mostra una pendenza di 3°- 5°. Nella fascia periadriatica difatti affiorano i termini di tale successione marina, delimitata a letto e a tetto da depositi neritici e di transizione trasgressivi nel primo e di chiusura nel secondo, disposti secondo un assetto monoclinalico con una blanda immersione a Est e Nord- Est. Tale successione presenta numerose differenziazioni sia in senso verticale che orizzontale, con discontinuità di sedimentazioni e discordanze geometriche anche di rilevante entità, pur mantenendo in linea di massima lo stesso trend evolutivo in tutto il bacino. Questi caratteri indicano una sedimentazione strettamente controllata da una intensa attività tettonica plio-quaternaria, oltre che da quella di altri fattori, talora concomitanti, quali le variazioni climatiche e quelle eustatiche (CANTALAMESSA et alii, 1986, 1993; ORI et alii, 1990, FARABOLLINI & NISIO, 1997; BIGI et alii, 1995a, 1996, 1997 a,b). La deposizione è avvenuta in un bacino subsidente, evolutosi dalla fine del Pliocene inferiore al Pleistocene inferiore nella parte più esterna dell’edificio a thrust centro-appenninico (CANTALAMESSA et alii, 1986; CENTAMORE & MICARELLI, 1991; ORI et alii, 1991), mentre la zona appenninica più

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 interna subiva un generale fenomeno di sollevamento emergendo progressivamente da ovest ad est (DRAMIS, 1992). All’ interno della successione sedimentaria marina del bacino post orogena del bacino periadriatico sono state riconosciute diverse sequenze deposizionali. Tali sequenze sono limitate nelle parti più marginali ed interne del bacino da discordanze angolari, che permettono di evidenziare le principali fasi deformative, e da lacune sedimentarie, mentre nei depocentri e nelle aree più distali si osservano concordanze correlative, continuità di sedimentazione e spessori più elevati. Nell’evoluzione morfologica del bacino hanno assunto notevole importanza l’articolata strutturazione delle dorsali longitudinali, tra cui spicca la “dorsale” o “struttura costiera” più esterna (PERCONIG, 1955; CANTALAMESSA et alii, 1986; CENTAMORE & MICARELLI, 1991; ORI et alii, 1991, CASNEDI & SERAFINI, 1994), e l’attività di faglie trasversali oblique generalmente impostate su discontinuità tettoniche più antiche, e il cui comportamento cinematico ha subito variazioni nel tempo, funzionando sia come faglie trascorrenti e transpressive che come fagli normali e trastensive (BIGI, CANTALAMESSA, CENTAMORE et alii, 1995). Per effetto di questi ultimi elementi tettonici il bacino, pur mantenendo una sua unità d’insieme, si è articolato in cinque settori principali, caratterizzati ognuno da una propria evoluzione tettonica- sedimentaria. Da Nord a Sud si posono citare: il settore anconetano, il settore maceratese, il settore fermano, il settore teramano e il settore chetino, quest’ultimo in gran parte corrispondente al cosiddetto “bacino del Pescara” (BIGI, CANTALAMESSA, CENTAMORE et alii, 1995) visionabile in figura 9. Questi settori sono separati da sistemi di faglie a direzione circa Est-Ovest, generalmente impostate su discontinuità preesistenti. In alcuni luoghi l’andamento di alcuni corsi d’acqua attuali coincide all’incirca con quello di canali, impostati su dislocazioni parallele al principale sistema trasversale, per l’azione combinata di fenomeni di sollevamento regionale, antecedenza e sovraimposizione (MELTON, 1959; BOCCALETTO et alii, 1983; CICCACCI et alii, 1986; CENTAMORE et alii, 1996) (figura 10).

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Figura 9: Schema geologico del bacino periadriatico. Area Figura 10: Schema dell’area periadriatica, dove vengono compresa tra la orsale anconetana ad il F. Sangro. 1. Settore evidenziate le dorsali longitudinali, i sovrascorrimenti anconetano; 2. settore maceratese, 3. settore fermano; 4. principali, i sollevamenti e basculamenti in aree di settore tramano; 5. Settore chetino. Tratto da : BIGI S., culminazione assiuale della dorsale costiera. Tratto da: CENTAMORE E., NISIO S., (1997). BIGI S., CENTAMORE E., NISIO S., (1997).

Le dorsali longitudinali mostrate, corrispondono a pieghe anticlinaliche che coinvolgono la successione pre-Pliocene medio, localizzate al fronte di due trust profondi con depressioni assiali o dislocazioni dovute a faglie trasversali (CANTALAMESSA et alii, 1986, 1993; ORI et alii 1990; FARABOLLINI & NISIO, 1995; BIGI et alii, 1995, 1996, 1997b). A questi due principali fattori tettonici se ne deve aggiungere un terzo, che assume carattere importante nel Pleistocene inferiore, rappresentato dal progressivo basculamento verso ENE del blocco periadriatico, localizzato tra la parte interna della catena, in sollevamento, e la depressine adriatica ancora in subsidenza (AMBROSETTI et alii, 1982; DRAMIS, 1992; FARABOLLINI & NISIO, 1995, 1997; BIGI et alii, 1995 a, 1996, 1997 a, b) e registrato dalle discordanze angolari riscontrate nella successione pleistocenica del bacino. Nello specifico, l'area in esame si sviluppa nel settore immediatamente ad oriente del Monte Maiella che rappresenta la più esterna tra le unità carbonatiche presenti nel segmento centro meridionale della catena appenninica. Il rilievo con struttura di amplia anticlinale, ad asse NNO - SSE, si sviluppa per una lunghezza di oltre 40 Km, caratterizzata da una decisa immersione assiale verso NNO e SSE. Sul lato occidentale (valle di Caramanico) l'anticlinale è troncata da un complesso sistema di faglie normali a direzione N - S e NO - SE mentre sul lato orientale presenta un fianco da fortemente inclinato.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Dal punto di vista litologico, queste aree, come rivelate dagli affioramenti delle ripide e profonde incisioni dei corsi d’acqua, sono costituite essenzialmente: * NEL SETTORE PEDEMONTANO dai complessi litologici di transizione dal dominio di piattaforma carbonatica al dominio di sedimentazione pelagica e dai depositi terrigeni quaternari pedemontani di regressione e di facies fluviali. * NEL SETTORE MONTANO dalle formazioni del massiccio carbonatico della Maiella.

Nell’area di studio non sono stati rilevati elementi tettonici “attivi e capaci”, come evidenziato anche dalla documentazione acquisita dal progetto ITHACA, dove la figura 11 mostra la mancanza dei lineamenti tettonici sopra citati.

Figura 11: Immagine tratta dal portale ISPRA relativa alle faglie attive presenti nell'area studiata

Procedendo nel dettaglio, dalla consultazione del Database of Individual Seismogenic Sources (DISS) elaborato da INGV, si evince che le sorgenti sismogenetiche più vicine al sito in esame, sono due, più precisamente: il sovrascorrimento superficiale e il sovrascorrimento profondo dell'Abruzzo citeriore (G. LAVECCHIA, R. DE NARDIS, P. BURRATO e U. FRACASSI, 2010) con direzione NO-SE e la struttura Tocco Da Casauria - Tremiti con allineamento O - E (U. FRACASSI, 2010).

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Figura 12 - Database of Individual Seismogenic Sources (DISS) - INGV (2010)

La figura 12 mostra in dettaglio quanto sopra descritto e fa presumere che anche se non sono presenti faglie attive e capaci, l’area di studio si colloca a cavallo di una fascia con un’attività sismogenetica significativa. L’analisi geomorfologica evidenzia come nella fascia collinare sino alla linea di costa si rinvengono formazioni geologiche riconducibili al Plio-Pleistocene. Trattasi quindi dell’ultima area emersa, la più giovane geologicamente, con terreni che testimoniano l’ultima regressione marina. Dal punto di vista litologico, sono argille siltose che passano superiormente ai depositi di conoide alluvionale ed alluvioni recenti. Nell’area a Sud Est del territorio comunale affiorano invece depositi appartenenti alla successione Marina del Cretacio Superiore - Massiniano p.p. che dal punto di vista litologico sono rappresntati da calcari micritici. Una volta emersa quest’area fu soggetta al modellamento da parte degli agenti atmosferici ed alle acque superficiali; si vennero quindi a formare corsi d’acqua più o meno importanti che con il tempo approfondirono i propri alvei. Il risultato conclusivo e dato da corsi d’acqua incassati in modesti rilievi e orientati in senso circa antiappenninico, sormontati da cime piatte costituite da strati di maretiale ciottoloso limoso. Si distinguono chiaramente rilievi tabulari (generalmente blande monoclinali) facilmente individuabili in corrispondenza di depositi sabbiosi, conglomeratici, ciottolosi e ghiaiosi; tali rilievi, devono la loro morfologia ad una azione selettiva operata dell'erosione che ha messo in evidenza morfologica i litotipi sopra citati, meccanicamente più resistenti. 23

Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 E' evidente la presenza di depositi alluvionali terrazzati in diversi ordini di terrazzamenti dovuti ai processi erosivi fluviali verificatisi in seguito a variazioni climatiche (alternarsi di periodi anaglaciali in cui si ha sedimentazione di materiale e cataglaciali in cui si manifesta marcatamente l'azione erosiva dei corsi d'acqua) e conseguentemente del livello di base dei corsi d'acqua (livello marino). I terrazzamenti fluviali generalmente risultano accrescenti, cioè le scarpate di erosione che li delimitano, presentano altezze maggiori via via che si procede verso la foce del corso d'acqua. Come affermato in precedenza, le scarpate di terrazzo sono particolarmente evidenti presso la sinistra idrografica dei corsi d'acqua. Tale fenomeno dovuto al basculamento dell'area deposizionale verso ESE dell'area lungo un asse orientato parallelamente a quello vallivo (BALDASSARE et alii, 1978), ha indotto una azione di erosione spondale dei corsi d'acqua presso la destra idrografica degli stessi che ha prodotto l'erosione e localmente la totale elisione dei terrazzi fluviali. Uno dei contributi più importanti per la comprensione dei fenomeni legati all'evoluzione geomorfologica e del reticolo idrografico dell'Abruzzo interno è dato da J. DEMANGEOT nel 1965. Secondo l'Autore, particolare interesse desta l'organizzazione del reticolo fluviale della regione abruzzese; egli ritiene infatti, che i corsi d'acqua della regione possiedano un particolare reticolo idrografico legato a fenomeni di "antecedenza", cioè si parla di un rigonfiamento della superficie della regione abruzzese e della successiva formazione delle catene montuose della zona, contestualmente i corsi d'acqua già esistenti hanno inciso la superficie man mano che essa si sollevava. I principali corsi d'acqua presenti presso l'area in esame sono il Torrente Arsella e il Torrente Vesola e il Fosso Sterparo. Il primo nasce a quota 550 m s.l.m. circa, nel territorio comunale di Guardiagrele e presenta un'asta fluviale pressoché rettilinea con direzione SSO - NNE, è un affluente di sinistra idrografica del Torrente Vesola, la confluenza è a circa m 300 s.l.m. Il Torrente Vesola le cui sorgenti sono poste ad una quota di circa m. 1.290 s.l.m. nel massiccio carbonatico della Maiella presenta un'asta fluviale che traccia un arco avente nel primo tratto direzione SO - NE, nel secondo SE - NO. Attraversa i territori comunali di Guardiagrele, Rapino, San Martino Sulla Marrucina e nel comune di , affluisce da destra nel Fiume Foro a quota m 220 s.l.m.. Il Fosso Sterparo, presenta un andamento allineato circa NNE-SSO e confluisce in destra idrografica del Fiume Foro a quota m 270 s.l.m.. Il principale collettore delle acque è rappresentato dal Fiume Foro a cui affluiscono tutti i corsi minori precedentemente citati. Nel settore pedemontano, le acque di ruscellamento superficiale hanno prodotto profonde incisioni perimetrate da scarpate di altezza metrica e fortemente inclinate (talora subverticali) in depositi alluvionali, depositati in condizioni climatiche differenti da quelle odierne.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 I corsi d'acqua non sono gerarchizzati e in corrispondenza di litologie carbonatiche e di depositi permeabili presentano una ridotta densità di drenaggio e una bassa portata a causa della elevata infiltrazione delle acque (per fenomeni carsici e per porosità). L'aspetto del reticolo idrografico sulle formazioni limoso - argillose (meno permeabili dei litotipi sabbiosi e ghiaiosi), è di tipo dendritico, le aste dei corsi d'acqua non sono gerarchizzati (rapporto di biforcazione non uniforme) . I corsi d'acqua subiscono notevoli variazioni di portata in funzione degli apporti meteorici che determinano periodi di deflusso quasi nullo (stagioni asciutte) ad eventi di piena improvvisa in occasione di fenomeni meteorici intensi. Tale regime idraulico conferisce un carattere torrentizio ai corsi d'acqua dell'area. I processi, i depositi, le forme legate alla dinamica fluviale e la mancata gerarchizzazione del reticolo idrografico, testimoniano il non raggiunto equilibrio dei corsi d'acqua dell'area studiata. Tali terrazzi, sono delimitati da scarpate di erosione fluviali, subverticali di altezza metrica, al piede delle quali, si rinvengono accumuli di detrito di falda prevalentemente ghiaioso originatosi in seguito alla azione della gravità e degli agenti esogeni. I processi geomorfici presenti sul territorio comunale sono riconducibili princuipalmente a movimneti gravitativi di versante con cinematica di scorrimento roto-traslativo e deformazioni superficiali lente.

6.0 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO Dal punto di vista idrogeologico è possibile dividere il territorio comunale di Rapino in due unità ben distinte, sia dal punto di vista geologico-geomorfologico che da quello geografico. Si riconoscono quindi:  Il dominio dei depositi terrigeni, essenzialmente plio-pleistocenici, che affiorano nell’estesa area collinare, in genere scarsamente permeabili, e che costituiscono l’aquiclude della idrostruttura della Maiella. All'interno della successione terrigena (formazioni di Mutignano) e soprattutto al di sopra (depositi di chiusura del ciclo pleistocenico) si riscontrano intervalli prevalentemente ghiaiosi caratterizzati da permeabilità porosità, che consente la circolazione di quantitativi di acque sotterranee netta-mente inferiori a quelli delle successioni carbonatiche, non di rado però utilizzate tramite pozzi per uso irriguo. La falda contenuta viene talora a giorno in corrispondenza del limite tra i depositi ghiaioso- sabbiosi e le sottostanti peliti;  il dominio dei depositi alluvionali, permeabili per porosità, presenti nei fondivalle dei fiume Foro e del torrente Arsella la cui importanza come acquifero aumenta verso valle parallelamente allo spessore delle alluvioni. 25

Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 L'idrostruttura della Maiella (CELICO, 1983; BONI et alii, 1986; NANNI & RUSI, 2003) viene drenata essenzialmente nel versante orientale, in corrispondenza del contatto ora stratigrafico ora tettonico con i depositi pelitici pliocenici, e nord-orientale in corrispondenza di allineamenti tettonici. La figura 13 mostra un quadro generale dell'area che mostra le direzioni principali della falda idrica sotterranea e delle piane alluvionali:

Figura 13: Stralcio Carta Idrogeologica (da Piano Tutela delle Acque – Regione Abruzzo)

Il settore collinare in esame, collocato tra la piana alluvionale del Fiume Foro a Nord e quella del Fiume Sangro a Sud, è caratterizzato dagli affioramenti della successione pelitica plio-pleistocenica. L'area collinare è quindi contraddistinta dalla presenza di litotipi, prevalentemente argilloso del ciclo Plio- Pleistocenico, dove sulle sommità poggiano su superfici erosive depositi ghiaioso-sabbiosi. Le argille di substrato possono considerarsi come quindi il limite di permeabilità inferiore della successione, che fa da “letto” alle acque di infiltrazione circolanti nelle unità stratigrafiche sovrastanti dotate di un modesto coefficiente di permeabilità. Le conoscenze di geologia generale ed alle ricostruzioni paleoambientali delle facies deposizionali presenti all’interno del bacino preso in esame, permettono di elaborare un modello idrogeologico dell’area nella quale le argille possono considerarsi come il limite di permeabilità inferiore della successione, che fa da “letto” alle acque di infiltrazione circolanti nelle unità stratigrafiche sovrastanti dotate di un buon coefficiente di permeabilità. Nelle aree sommitali, invece l’infiltrazione è discreta e la circolazione idrica sotterranea, potrebbe essere contraddistinta, vista la natura sabbioso-ciottolosa dei terreni che la caratterizzano dalla presenza di piccole faldine confinate all’interno degli orizzonti più permeabili e isolate dalle argille di base.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Lungo i versanti, si ha un’infiltrazione limitata in genere alla “coltre” di alterazione ed il “letto” argilloso ne regola la circolazione. Le caratteristiche morfologiche, litologiche e la copertura vegetale, dell’area, condizionano il comportamento idrogeologico dove la grande estensione dei versanti che confluiscono a valle consentono l’istaurarsi di un reticolo drenante importante, cosicché i fossati si presentano ben alimentati e con lungo corso. La tipologia del deflusso superficiale delle aree pianeggianti permeabili sommitali non danno un apporto considerevole al dilavamento; i declivi, con orizzonte podologico sottoposto frequentemente a lavorazione meccanica e spazi troppo brevi per il ruscellamento, non permettono l’impostazione di un vero reticolo idrografico. In generale, nella serie litostratigrafia sopra descritta, con l’aumentare della profondità, si passa gradualmente da terreni granulari con permeabilità alta (ghiaie e sabbie), a terreni coesivi con permeabilità bassa o nulla (argille basali). Possiamo distinguere i seguenti tipi di permeabilità:

Litotipo Grado di permeabilità Tipo di permeabilità Terreni eluviali – colluviali di copertura MEDIO–BASSA SECONDARIA Conglomerati cementati MEDIO–ALTA SECONDARIA PER FESSURAZIONE Ghiaie e ciottoli in matrice sabbiosa ALTA PRIMARIA Ghiaie e ciottoli in matrice argillosa MEDIO–BASSA PRIMARIA Sabbie e arenarie ALTA PRIMARIA E SECONDARIA Limi argillosi BASSA O NULLA PRIMARIA Argille e marne NULLO PRIMARIA

L’idrogeologia generale del territorio di Rapino è caratterizzata dalla buona permeabilità dei termini ghiaioso sabbiosi. Questa situazione idrogeologica permette un’alta infiltrazione delle acque meteoriche durante e dopo gli eventi di pioggia. L’infiltrazione si arresta sui livelli argillosi e argillosi limosi all’interno delle ghiaie e delle sabbie, oppure al tetto della formazione argillosa di base. Nel primo caso, le intercalazioni argilloso – limose generano delle falde sospese, responsabili di piccole emergenze di acque lungo i versanti, con carattere occasionale e che si possono attivare nell’arco di poche ore dopo gli eventi piovosi; queste emergenze non hanno mai portate rilevanti, ma rappresentano nell’insieme il grosso del drenaggio della “piastra sommitale” permeabile. Nel secondo caso, si originano delle sorgenti perenni, ai bordi della “piastra sommitale”, allineate alla quota di affioramento del tetto delle argille basali; si tratta di sorgenti con portate costanti, alimentate da un acquifero di grandi dimensioni; queste sorgenti sono generate da un netto salto di permeabilità in corrispondenza del passaggio dai litotipi permeabili, alle argille basali sottostanti. 27

Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Nelle piccole piane alluvionali e nei fondovalle è possibile riscontrare con estrema probabilità, la presenza della superficie piezometrica a quote variabili. Verosimilmente, preso atto delle condizioni geologiche e morfologiche, anche nei terreni che caratterizzano i depositi terrazzati più recenti, la superficie piezometrica potrebbe trovarsi a quote inferiori ai 15 metri; tale informazione non è stata riportata nella carta geologico tecnica allegata, poiché i dati a disposizione erano praticamente inesistenti. Le problematiche legate alla liquefazione dei terreni dovrebbero però essere assenti, nelle aree data la natura del fuso granulometrico che caratterizza i terreni di sito (depositi sabbioso-ghiaiosi e/o ghiaioso- sabbiosi). Si fa presente come sia stato estremamente difficoltosa l’acquisizione dei dati riguardante la superficie piezometrica poiché i pozzi presenti si trovano all’interno di proprietà private e non segnalate in bibliografia.

7.0 DATI GEOTECNICI E GEOFISICI I dati raccolti nel presente studio derivano da indagini in sito realizzate a corredo di progetti di edilizia pubblica e consistono in n. 14 sondaggi a carotaggio continuo (S) e n. 1 profilo sismico a rifrazione, tutte eseguite all’interno del territorio comunale. Le informazioni geotecniche hanno permesso di ricostruire, in alcune aree studiate, lo spessore locale dei depositi delle conoidi alluvionali plio-pleistocenici, dei depositi alluvionali recenti e discretizzare la coltre di alterazione dei depositi pelitici che caratterizzano la quasi totalità del territorio. Nella fase preliminare di acquisizione si evidenzia la carenza di indagini di carattere geofisico. Alle sopra citate indagini reperite in fase preliminare, a corredo della redazione del presente studio di MZS, sono state aggiunte sei indagini sismiche di microtremore ambientale (HVSR). L’elaborazione ed interpretazione delle prove sismiche condotte verranno di successivamente discusse nella presente relazione. Di seguito si riportano le stratigrafie dei sondaggi geognostici ed un grafico che mostra l’andamento del parametro Vs in una prova sismica a rifrazione, tutte acquisite a corredo della presente. Le indagini sismiche inerenti le registrazioni del rumore ambientale sono riportate invece nel successivo capitolo che descrive con accuratezza le prospezioni sismiche utilizzate per la stesura della carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (M.O.P.S.) e delle Frequenze di Vibrazione (C.F.V.).

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 7.1 – PROSPEZIONE SISMICA PASSIVA – TECNICA DEI MICROTREMORI A STAZIONE SINGOLA Dopo la fase di acquisizione dei dati bibliografici e la campagna di rilevamento geologico-geomorfologico, a corredo del presente studio M.Z.S, è stata condotta una serie di misure di microtremori a stazione singola nel territorio comunale di Rapino. In linea generale, le misure di sismica passiva a stazione singola (note anche come misure del rumore sismico ambientale o come microtremori) consentono l'individuazione della frequenza di risonanza del terreno (massimo rapporto H/V) che, confrontata con le frequenze di vibrazione dei fabbricati, permettono di valutare l'occorrenza di possibili fenomeni di doppia risonanza, particolarmente dannosi per gli edifici. Nella tabella 7 sono riportate le caratteristiche delle acquisizioni eseguite nelle stazioni di misura:

Stazioni di Località Lunghezza di registrazione misura del segnale (min) HVSR1 Loc. Casa Parente (42.218657° N - 14.191406° E) 30.00 HVSR2 Centro Storico (42.211914° N - 14.188479° E) 30.00 HVSR3 Via Colle Ceso (42.208105° N - 14.188449° E) 30.00 HVSR4 Via Coste Micucci (42.213839° N - 14.184260°E) 30.00 HVSR5 Ad ovest della S.S. 263 (42.208743° N - 14.181067° E) 30.00 HVSR6 Via Nevi (42.201193° N - 14.169313° E) 30.00 Tabella 7: Prove sismiche HVSR – lunghezza di registrazione del segnale.

I dati ottenuti dall’acquisizione di campagna, sono stati quindi opportunamente elaborati ed interpretati in modo da ottenere i report finali.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 7.1.1 – Esecuzione delle misure Per la rilevazione del rumore sismico ambientale è stato utilizzato il tromografo digitale (MAE), composto da un sensore di superfice dotato di tre geofoni elettrodinamici (velocimetri) orientati N S, E W e verticalmente, con periodo proprio di 2.0 Hz, che permettono la registrazione del microtremore nel campo di frequenze compreso tra 0 e 200 Hz,. I segnali acquisiti sono stati digitalizzati mediante un‐ sismografo‐ multicanale modello Vibralog avente le seguenti caratteristiche:

Convertitori: risoluzione 24 bit, tecnologia sigma-delta Range dinamico: 144 dB (teorico) Distorsione massima: +/-0.0010% Banda passante: 2Hz-30KHz Common mode rejection: 110dB a 60Hz Diafonia: -120dB a 20Hz Range massimo segnale in ingresso: +/-5V Livelli di amplificazione: 0dB, 6dB, 12dB, 18dB, 24dB, 30dB, 36dB impostabili singolarmente per ogni canale Filtro anti-alias: -3dB, 80% della frequenza di Nyquist, -80dB Frequenze di campionamento: 100, 500, 1000, 2000 campioni al secondo; 250c/s in registrazione continua Formato dei dati: SEG-2 standard (32-bit long integer), BIN proprietario convertibile in ASCII

Il segnale acquisito dai tre velocimetri ad una frequenza di campionamento di 250 Hz, amplificato e digitalizzato a 24 bit equivalenti, è stato quindi elaborato per mezzo del software dedicato, open source, quale Geopsy. In fase di elaborazione sono state completate le seguenti operazioni: . il rumore sismico, registrato nelle sue tre componenti per un intervallo di tempo minimo di 45 minuti; . la registrazione è stata suddivisa in finestre temporali della durata di 25 secondi ciascuno; . le finestre sono state filtrate in base a dei criteri che permettono di individuare l’eventuale presenza di transienti (disturbi temporanei con grandi contributi nelle frequenze alte) o di fenomeni di saturazione. Di fatti, oltre ad applicare un filtro anti-triggering nel filtraggio del segnale, per la discriminazione dei transitori è stato utilizzato un algoritmo basato sul rapporto tra due valori medi dell’ampiezza di oscillazione del sismogramma calcolato sia sul breve intervallo di tempo ((short Term Average o STA) che su un intervallo più lungo (Long Term Average o LTA). Nello specifico tutti gli spettri sono stati filtrati secondo le indicazioni riportate nella seguente tabella riassuntiva:

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 STA 1.00 secondi LTA 30.00 secondi Minimo valore STA/LTA 0.2 secondi Massimo valore STA/LTA 2.5 secondi

. per ciascuna delle finestre rimanenti, quindi ritenute valide, è stato valutato lo spettro di Fourier e sottoposto a tapering e/o lisciamento secondo una delle varie tecniche note in letteratura e ritenute all’uopo idonee. . per ciascuna finestra temporale è stato calcolato il rapporti spettrale fra le componenti del moto, ottenendo così il rapporto spettrale H/V medio, la cui frequenza di picco (frequenza in cui è localizzato il massimo valore assunto dal rapporto medio stesso) rappresenta la deducibile stima della frequenza naturale di vibrazione del sito. Dalle registrazioni del rumore sismico ambientale in campo libero sono state ricavate le curve del rapporto H/V, secondo la procedura descritta in SESAME (2005) valutandone, secondo le stesse, e per tutte le acquisizioni il grado di affidabilità delle curve ottenute. Il risultato finale consiste nella graficizzazione delle medie degli spettri di ciascuna finestra e nell'interpretazione secondo la tecnica di Nakamura.

7.1.2 – Generalità sulla tecnica di Nakamura Il metodo si basa sulla misura del rumore sismico ambientale, il quale risulta prodotto sia da fenomeni atmosferici (onde oceaniche, vento) sia dall'attività antropica oltre che, ovviamente, dall'attività dinamica terrestre. Si chiama anche microtremore in quanto riguarda oscillazioni molto piccole (10 -15 m/s2 in termini di accelerazione), inferiori di diversi ordini di grandezza rispetto a quelle indotte dai terremoti nel campo vicino. Lo spettro in frequenza del rumore di fondo in un terreno roccioso pianeggiante presenta dei picchi a 0.14 e 0.07 Hz, comunemente interpretati come originati dalle onde oceaniche. Tali componenti spettrali vengono attenuate molto poco anche dopo tragitti di migliaia di chilometri per effetto di guida d'onda. A tale andamento generale, che è sempre presente, si sovrappongono le sorgenti locali, antropiche (traffico, industrie ma anche il semplice passeggiare di una persona) e naturali che però si attenuano fortemente a frequenze superiori a 20 Hz, a causa dell'assorbimento anelastico originato dall'attrito interno delle rocce. Dunque, anche il debole rumore sismico, che tradizionalmente costituisce la parte di segnale scartata dalla sismologia classica, contiene informazione. Questa informazione è però sepolta all'interno del rumore casuale e può essere estratta attraverso tecniche opportune. Una di queste è la tecnica di Nakamura dei rapporti spettrali o, semplicemente, HVSR (Horizontal to Vertical Spectral Ratio). 47

Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Il metodo l'HVSR è basato sullo studio dei valori medi del rapporto di ampiezza fra le componenti del rumore sismico misurate sul piano orizzontale e verticale, ed in particolare la cosiddetta “funzione H/V” che rappresenta i rapporti spettrali medi in funzione della frequenza di vibrazione naturale di un sito. La tecnica di Nakamura non richiede l'individuazione di una stazione di riferimento, permettendo così di operare in campagna utilizzando una sola stazione sismica. Il metodo HVSR considera i microtremori come composti principalmente da onde di Rayleigh e presuppone che l'amplificazione relativa agli effetti di sito sia causata dalla presenza di uno strato sedimentario giacente su di un semispazio elastico. In queste condizioni le componenti del moto sismico da analizzare sono quattro: -) quelle orizzontali di superficie (Hs) e quelle orizzontali al bedrock (Hb); -) quelle verticali di superficie (Vs) e quelle verticali al bedrock (Vb). Secondo Nakamura è inoltre possibile fare una stima della forma spettrale della sorgente dei microtremori As(ω) (in funzione della frequenza) con la seguente relazione: As(ω) = Vs(ω) / Vb(ω) (1) in cui Vs(ω) e Vb(ω) sono le ordinate spettrali delle componenti verticali del moto, rispettivamente in superficie e al tetto del bedrock. Nakamura definisce poi come effetto di sito il rapporto spettrale Se(ω): Se(ω) = Hs(ω) / Hb(ω) (2) dove Hs(ω) e Hb(ω) sono le ordinate spettrali delle componenti orizzontali del moto, rispettivamente in superficie e al tetto del bedrock. Per compensare l'effetto di sito Se(ω) dallo spettro di sorgente As(ω) viene calcolato il rapporto spettrale modificato Sm(ω) come: Sm(ω) = Se(ω) / As(ω) = (Hs(ω)/Vs(ω)) / (Hb(ω)/Vb(ω)) (3) Nakamura assume infine che per tutte le frequenze di interesse Hb(ω)/Vb(ω) = 1, basandosi su registrazioni, sperimentalmente verificate da lui, di microtremori in pozzo; quindi l'effetto di sito modificato Sm(ω) è descritto da: Sm(ω) = Se(ω) / As(ω) = Hs(ω)/Vs(ω) (4) La frequenza di risonanza è ricercata al primo picco individuato dal rapporto tra la componente orizzontale e quella verticale dei segnali registrati. Le misure di microtremori possono inoltre essere utilizzate per valutazioni stratigrafiche o, alternativamente, di velocità delle onde di taglio (Vs). Il metodo risulta molto semplice ed intuitivo nell'ipotesi di un sottosuolo stratificato orizzontalmente e i cui parametri variano solo con la profondità (sistema monodimensionale 1D). Nel caso ideale di un sottosuolo formato da due soli strati (la copertura (1) ed il bedrock (2)), separati da una superficie orizzontale e distinguibili per un diverso valore di impedenza sismica, ovvero per differenti 48

Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 densità e/o velocità delle onde sismiche, un'onda che viaggia nel mezzo (1) viene parzialmente riflessa dall'orizzonte che separa i due strati. L'onda così riflessa interferisce con quelle incidenti, sommandosi e raggiungendo le massime ampiezze di oscillazione (condizione di risonanza), quando la sua lunghezza d'onda λ è 4 volte (o suoi multipli dispari) lo spessore h del primo strato. In altre parole la frequenza fondamentale di risonanza fr della copertura (mezzo (1)), relativa alle onde P è pari a: fr = VP1 / (4 h) (5) mentre quella relativa alle onde S è: fr = VS1 / (4 h) (6) Teoricamente questo effetto è sommabile cosicché la curva HVSR mostra come massimi relativi le frequenze di risonanza dei vari strati alle varie profondità. Questo, insieme ad una stima degli spessori degli strati, che è solitamente disponibile almeno a livello di massima, è in grado di fornire previsioni sulle velocità di propagazione delle onde sismiche nel sottosuolo. Il problema principale di questa visione è che i microtremori sono solo in parte costituiti da onde di volume, P o S. Essi sono costituiti in misura molto maggiore da onde superficiali e in particolare da onde di Rayleigh, tuttavia ci si può ricondurre a risonanza delle onde di volume poiché le onde di superficie sono prodotte dall'interferenza costruttiva di queste ultime. Il metodo risulta molto semplice ed intuitivo nell'ipotesi di un sottosuolo stratificato orizzontalmente e i cui parametri variano solo con la profondità (sistema monodimensionale). Nel 2004, nell'ambito di un progetto europeo denominato SESAME (Site Effect S assessment using Ambient Excitations), sono state elaborate le linee guida per l'esecuzione e l'interpretazione di misure sismiche di microtremore, creando così le premesse per la standardizzazione di questo tipo di indagine geofisica (Guidelines for the implementation of the H/V spectral ratio technique on ambient vibrations. Measurements, processing and interpretation. SESAME European research project, December 2004).

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 7.2 METODOLOGIE DI ELABORAZIONE E RISULTATI L'interpretazione è ottenuta utilizzando la tecnica descritta precedentemente, basata sulla misura dei rapporti medi fra le ampiezze spettrali delle componenti orizzontali e verticali del rumore sismico ambientale. Le frequenze di risonanza corrispondono ai massimi della funzione che rappresenta i rapporti spettrali medi in funzione della frequenza (funzione H/V). L'ampiezza di questi massimi è proporzionale (anche se non linearmente) all'entità del contrasto di impedenza sismica esistente nelle diverse litostratigrafie investigate.

Nella tabella 8 sono riportati per ogni misura la frequenza principale (fo) e l’Ampiezza (Ao), e secondaria

(f1) e (A1) eseguite nelle varie “Zone” nelle postazioni indicate in precedenza, mentre l’immagine sottostante rappresenta mediante delle colorazioni, la legenda che mostra il grado di “chiarezza” del picco H/V. Per l’esatta ubicazione delle misure condotte, si rimanda alla Carta delle Indagini allegata.

Tabella 8: Prove sismiche HVSR – analisi dei picchi di frequenza. Misura HVSR1 HVSR2 HVSR3 HVSR4 HVSR5 HVSR6

ZONA 2 ZONA 3 ZONA 2 ZONA 1 ZONA ZA FR_q ZONA 0 f0 -- 19.0 9.2 15.5 -- -- A0 -- 2.85 2.01 3.06 -- -- f1 ------A1 ------

Grado di affidabilità del picco H/V Picco chiaro Picco non chiaro

I rapporti H/V delle 6 misure, riportate mostrano picchi con ampiezze massime variabili tra 2.01 e 3.05, tranne che per le misure HVSR 1, 5 e 6 dove non vi è alcun picco da rilevare. Si mette in evidenza come le misura condotte ricadono nella maggior parte dei casi in aree dove vi è un passaggio stratigrafico tra i sovrastanti depositi ghiaioso-sabbiosi, ai sottostanti litotipi principalmente argilloso limosi. Tali rapporti stratigrafici comportano un’incertezza sull’attendibilità delle misure sopra citate; esse presentano difatti delle inversioni di velocità difficilmente analizzabili con il metodo HVSR che ne determina un’incertezza nell’assegnazione della frequenza (fo) e l’Ampiezza (Ao), principale e/o quella secondaria (f1) e (A1). 50

Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Analizzando i risultati ottenuti si possono individuare almeno tre gruppi di frequenze, presenti in più punti di misura, anche se con ampiezza e quindi di importanza gerarchica diversa; utilizzando la (6), formula della risonanza, si può attribuire ad ogni gruppo una stima della profondità del contrasto di impedenza sismica che determina il picco di risonanza. I 3 gruppi sono riportati nella seguente tabella 9.

GRUPPO Range di frequenza Stima profondità del contrasto di impedenza sismica 1 Nessun picco Non stimabile 2 15.5-19.0 Hz 1.00 - 3÷5 metri circa 3 8.6 Hz 7÷10 metri circa Tabella 9: Prove sismiche HVSR – gruppi di frequenza. Nella pagina seguente è riportato il report completo delle diciotto misure HVSR condotte:

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 HVSR 1

Fig. 1: Traccia e finestre selezionate in direzione Verticale, Nord-Sud e Est-Ovest

Fig. 2: Spettri medi nelle tre direzioni

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1

Fig. 3: Mappa della direzionalità degli spettri

Fig. 4: Rapporto spettrale H/V e suo intervallo di fiducia

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 HVSR 2

Fig. 1: Traccia e finestre selezionate in direzione Verticale, Nord-Sud e Est-Ovest

Fig. 2: Spettri medi nelle tre direzioni

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1

Fig. 3: Mappa della direzionalità degli spettri

Fig. 4: Rapporto spettrale H/V e suo intervallo di fiducia

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 HVSR 3

Fig. 1: Traccia e finestre selezionate in direzione Verticale, Nord-Sud e Est-Ovest

Fig. 2: Spettri medi nelle tre direzioni

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1

Fig. 3: Mappa della direzionalità degli spettri

Fig. 4: Rapporto spettrale H/V e suo intervallo di fiducia

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 HVSR 4

Fig. 1: Traccia e finestre selezionate in direzione Verticale, Nord-Sud e Est-Ovest

Fig. 2: Spettri medi nelle tre direzioni

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1

Fig. 3: Mappa della direzionalità degli spettri

Fig. 4: Rapporto spettrale H/V e suo intervallo di fiducia

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 HVSR 5

Fig. 1: Traccia e finestre selezionate in direzione Verticale, Nord-Sud e Est-Ovest

Fig. 2: Spettri medi nelle tre direzioni

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1

Fig. 3: Mappa della direzionalità degli spettri

Fig. 4: Rapporto spettrale H/V e suo intervallo di fiducia

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 HVSR 6

Fig. 1: Traccia e finestre selezionate in direzione Verticale, Nord-Sud e Est-Ovest

Fig. 2: Spettri medi nelle tre direzioni

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1

Fig. 3: Mappa della direzionalità degli spettri

Fig. 4: Rapporto spettrale H/V e suo intervallo di fiducia

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Dalla correlazione tra la profondità del contrasto di impedenza sismica e la locale stratigrafia, tenendo conto dell’incertezza derivante dalla carenza di dati geognostici e geofisici, si ipotizza che:  La misura HVSR 2, condotta sull’unità geologica continentale AVM 4b (litotipi principalmente ghiaioso- sabbiosi con lenti limoso-sabbiose) e la HVSR 3 condotta su terreni alluvionali ciottoloso- sabbiosi, possono essere interpretate, nel seguente modo:

Misura HVSR2 HVSR3 ZONA 3 ZONA 2 f0 19.0 15.5 Potrebbero indicare il passaggio tra i terreni sommitali limo-argillosi e/o limo-sabbiosi e lenti ghiaiose contenute all’interno dell’unità litotecnica A0 2.85 3.06 f1 -- -- A1 -- --

 La misura HVSR 4 condotta sull’unità geologica marina FMTa (litotipi principalmente argillosi), può essere interpretata, nel seguente modo:

Misura HVSR4 ZONA 1 Potrebbe rappresentare, il passaggio tra la parte f0 12.2 alterata e/o poco addensata della formazione e i livelli sottostanti più competenti A0 2.64 f1 --

A1 --

Le misure di sismica passiva a stazione singola effettuate nell'area in studio, riservandoci alle opportune analisi numerica da condurre, non hanno evidenziato particolari effetti di amplificazione per caratteristiche stratigrafiche cosiddette monodimensionali se non per quei siti dove si osserva un chiaro “picco” del rapporto H/V con valori di A0 pari o superiori a 2. I picchi rilevati sono per la maggior parte poco chiari e con rapporti H/V di difficile interpretazione. Inoltre, al fine di attenersi alle indicazioni del TTMZS, sono state considerate ed inserite in cartografia anche quei “picchi” del rapporto H/V con valori di A0 pari o inferitori a 2. Si raccomanda per quanto esposto in precedenza, di predisporre ed effettuare indagini di dettaglio, al fine di confermare o eventualmente approfondire i risultati di questo studio di livello 1.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 8.0 MODELLO DEL SOTTOSUOLO Nel presente studio è stata presa come base cartografica di riferimento la “Carta Geologica d’Italia” Foglio 361 “Chieti” (Scala 1.50.000) realizzata in ambito CARG. L’assetto geologico e tettonico descritto nel capitolo dedicato, si esplica, a livello locale, con la presenza di terreni di età variabile dal Cretacico Superiore-Messiniano all’Olocene-Attuale, che di seguito vengono distinti in Unità Geologiche di Substrato e/o Marine e Unità Geologiche Continentali (vedi Carta Geologico-Tecnica allegata). Si evidenzia comunque come il substrato geologico argilloso dell’area oggetto di studio, identificato dall’associazione pelitica appartenente alla Formazione di Mutignano (FMTa), in alcune aree presenti una fascia di alterazione superficiale che può raggiungere profondità anche di alcuni metri; tale fascia di alterazione mostra valori delle caratteristiche fisico-meccaniche molto inferiori rispetto a quelle del substrato non alterato. Allo stesso modo i depositi che caratterizzano il substrato calcareo identificato dalla Formazione di Bolognano – membro calcarenitico a briozoi (BOL 1) presentano anch’essi, in molte aree in affioramento, un certo grado di alterazione del materiale coinvolto, tanto che ad essi è stato assegnato un indice Jv medio > 10. Tale fascia di fratturazione, presenta dunque valori delle caratteristiche fisico-meccaniche molto inferiori rispetto a quelle del substrato non alterato. Pertanto nel presente studio si assume il substrato geologico sopra descritto come “Substrato geologico” non rigido caratterizzato cioè da valori del parametro Vs crescenti, ma comunque inferiori a 800 m/sec per i primi 30÷60; con estrema probabilità al di sotto di tali profondità la velocità delle onde S raggiungono velocità superiori a 800 m/sec, ed è quindi lecito parlare di “Substrato sismico”.

8.1 UNITA’ GEOLOGICHE I depositi marini affioranti del periodo che va dal Cretacico superiore-Messiniano al Pliocene superiore - Pleistocene p.p. sono costituiti da:

 Formazione di Mutignano (FMT) – Associazione pelitico-sabbiosa (FMTa) Riferimento cartografia CARG Foglio 361 "Chieti" in scala 1:50.000 (Pliocene superiore-Pleistocene pp) Costituita nel settore di studio da argille ed argille sabbiose di colore grigio-azzurro, massive o laminate, con intercalazioni di lamine e straterelli sabbiosi e sabbioso-limosi, frequentemente fossiliferi. All’aumentare del tenore di limo il colore tende al giallastro ed il rapporto sabbia/argilla è sempre nettamente inferiore all’unità. Lo spessore affiorante è molto variabile dal metrico al decametrico.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1  Formazione di Bolognano – Membro calcarenitico a briozoi (BOL1) Riferimento cartografia CARG Foglio 361 "Chieti" in scala 1:50.000 (Rupeliano p.p. - Messiniano p.p.) Costituiti da calcareniti lito-bioclastiche a grana media e grossolana, di colore biancastro, grigio o avana, porose e a media coerenza, in strati (da decimali a metrici) e banconi spesso in risalto morfologico, con geometrie lenticolari e stratificazione incrociata. Frequenza di glauconite soprattutto nelle porzioni basale e sommitale e frequenti impregnazioni bituminose. Lo spessore è in genere variabile da 50 a 150 m.

I depositi continentali dell’Olocene-Attuale sono costituiti da:  Depositi alluvionali (all) – Depositi Olocenici (olo); Riferimento cartografia CARG Foglio 361 "Chieti" in scala 1:50.000 (Olocene) Sono composti da sabbie, ghiaie e limi fluviali, con orizzonti e lenti di argille e torbe dell’alveo e della piana alluvionale attuale. Sono presenti lungo i fondovalle presentano una struttura scarsamente organizzata. Il limite inferiore è costituito da una superficie erosiva, quello superiore dalla superficie deposizionale sommitale. Spessore variabile da 5 a 10 metri  Depositi alluvionali di conoide - Sistema di Valle Maielama" (AVM) - Subsistema di Chieti Scalo (AVM 4b) Riferimento cartografia CARG Foglio 361 "Chieti" in scala 1:50.000 (Pleistocene superiore p.p.) Costituiti da conglomerati a granulometria grossolana, clasto sostenuti, frequentemente poco organizzati, dei conoidi alluvionali dei versanti orientale e settentrionale della Maiella. La base non è osservabile in affioramento, se non ai margini del terrazzo, dove corrisponde al contatto erosivo sui depositi delle formazioni marine. Il tetto è costituito dalla superficie deposizionale della sommità del terrazzo, o dal contatto erosivo con i depositi olocenici. Lo spessore affiorante è variabile da 15 a 30 m.  Depositi alluvionali di conoide – Sistema di Valle Maielama" (AVM) - Subsistema di Villa Oliveti (AVM 1b) Riferimento cartografia CARG Foglio 361 "Chieti" in scala 1:50.000 (Pleistocene superiore p.p.) Costituiti da conglomerati dei conoidi alluvionali affioranti a est e a nord della Maiella (Rapino, Col di Lama, T. Alba) e nella zona nord-occidentale del Foglio (CH) composti dal clasti da angolosi a

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 sub-arrotondati, con stratificazioni pianoparallele e incrociate. Nella parte alta si intercalano livelli vulcanoclastici (Pretoro). La base è costituita dal contatto erosivo sulle successioni marine o sui sedimenti delle unità quaternarie più antiche. Il tetto è costituito dalla superficie deposizionale parzialmente rimodellata. Lo spessre affiorante è variabile da pochi m. a 30-35 m.

8.2 UNITA’ LITOTECNICHE Nelle Linee Guida viene richiesto di indicare con un “soprassegno specifico” i caratteri litotecnici dei terreni affioranti, distinti per granulometria (e quindi per tipologia di comportamento, che sia esso prevalentemente “coesivo”, “granulare” o “lapideo”) e per stati di addensamento o consistenza; nei terreni granulari, una sigla apposita dovrà indicare i caratteri intermedi, a seguito della presenza, ad esempio, di clasti più grossolani, o di matrice più fine. Con riferimento alle direttive contenute dalle linee guida divulgate, sono state distinte più unità litotecniche di seguito riassunte:

Substrato geologico:

 costituito dall’unità litotecnica coesiva sovraconsolidata (FMTa)-D2 Costituita nel settore di studio da argille ed argille sabbiose di colore grigio-azzurro, massive o laminate, con intercalazioni di lamine e straterelli sabbiosi e sabbioso-limosi, frequentemente fossiliferi. All’aumentare del tenore di limo il colore tende al giallastro ed il rapporto sabbia/argilla è sempre nettamente inferiore all’unità; tale unità litotecnica è riconducibile geologicamente ai depositi marini noti in letteratura come “Formazione di

Mutignano (FMT) - Associazione pelitico-sabbiosa (FMTa)”. Lo spessore affiorante è molto variabile dal metrico al decametrico.  costituito dall’unità litotecnica lapidea (BOL 1)-B1 Costituita nel settore di studio da calcareniti lito- bioclastiche a grana media e grossolana, di colore biancastro, grigio o avana, porose e a media coerenza, in strati (da decimali a metrici) e banconi spesso in risalto morfologico, con geometrie lenticolari e stratificazione incrociata. Frequenza di glauconite soprattutto nelle porzioni basale e sommitale e frequenti impregnazioni bituminose; tale unità litotecnica è riconducibile geologicamente ai depositi marini noti in letteratura come “Formazione di Bolognano – Membro calcarenitico a briozoi (BOL1)”. Lo spessore affiorante è molto variabile dal metrico al decametrico.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Terreni di copertura:  costituiti dall’unità litotecnica granulare non cementata o poco cementata all – E3 IIc Sono composti da sabbie, ghiaie e limi fluviali, con orizzonti e lenti di argille e torbe dell’alveo e della piana alluvionale attuale. Sono presenti lungo i fondovalle presentano una struttura scarsamente organizzata. Il limite inferiore è costituito da una superficie erosiva, quello superiore dalla superficie deposizionale sommitale; tale unità litotecnica è riconducibile ai depositi continentali noti in letteratura come “depositi Olocenici (olo)” sopra descritti. Spessore variabile da 5 a 10 metri.  costituito dall’unità litotecnica granulare non cementata o poco cementata (AVM 4b) – E3 IIIc Costituiti da conglomerati a granulometria grossolana, clasto sostenuti, frequentemente poco organizzati, dei conoidi alluvionali dei versanti orientale e settentrionale della Maiella. La base non è osservabile in affioramento, se non ai margini del terrazzo, dove corrisponde al contatto erosivo sui depositi delle formazioni marine. Il tetto è costituito dalla superficie deposizionale della sommità del terrazzo, o dal contatto erosivo con i depositi olocenici; tale unità litotecnica è riconducibile geologicamente ai depositi continentali noti in letteratura come “Sistema di Valle Maielama" (AVM) - Subsistema di Chieti Scalo (AVM 4b)”. Lo spessore affiorante è variabile da 15 a 30 m. costituito dall’unità litotecnica granulare non cementata o poco cementata (AVM 1b) – E3 IIIc  Costituiti da conglomerati dei conoidi alluvionali affioranti a est e a nord della Maiella (Rapino, Col di Lama, Pretoro T. Alba) e nella zona nord-occidentale del Foglio (CH) composti dal clasti da angolosi a sub-arrotondati, con stratificazioni pianoparallele e incrociate. Nella parte alta si intercalano livelli vulcanoclastici (Pretoro). La base è costituita dal contatto erosivo sulle successioni marine o sui sedimenti delle unità quaternarie più antiche. Il tetto è costituito dalla superficie deposizionale parzialmente rimodellata; tale unità litotecnica è riconducibile geologicamente ai depositi continentali noti in letteratura come “Sistema di Valle Maielama" (AVM) - Subsistema di Villa Oliveti (AVM 1b)” Lo spessre affiorante è variabile da pochi m. a 30-35 m.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 8.3 DESCRIZIONE DEGLI AFFIORAMENTI Dopo aver raccolto i dati bibliografici noti e disponibili, la prima operazione di campagna effettuata è stata l’individuazione degli affioramenti geologici del territorio comunale. Va segnalato, vista la natura geomorfologica del territorio prevalentemente collinare, che i pochi affioramenti presenti nel territorio comunale sono rappresentati quasi esclusivamente dai tagli presenti lungo il percorso stradale. Le figure sotto riportate rappresentano due affioramenti presenti sul territorio comunale, che si ripetono con discreta frequenza (vista la natura ciottolosa dei depositi affioranti), correlati da una sintetica descrizione:

Affioramento n. 1 a Nord del centro storico, dalla quale si può Affioramento n. 2 all’esterno dell’area di cava sita a Sud Est osservare la natura ghiaiosa e la matrice limoso-sabbiosa che del territorio comunale dal quale si possono osservare i litotipi caratterizza i depositi di conoide alluvionale della formazione calcarenitici che caratterizzano i depositi della Formazione di del Sistema di Valle Maielama" (AVM) - Subsistema di Bolognano (BOL 1 ) – B1. Chieti Scalo (AVM 4b).

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 9.0 ELABORATI CARTOGRAFICI

9.1 – CARTA DELLE INDAGINI La Carta delle Indagini (C.I.) in scala 1:5.000 deriva dalla raccolta, dalla rappresentazione cartografica e archiviazione informatica di elementi puntuali e lineari rappresentativi delle indagini geognostiche, geotecniche, idrogeologiche e geofisiche eseguite nel territorio di interesse. Nella C.I. è indicata la localizzazione delle indagini e la tipologia di indagine. Per quanto riguarda la legenda dei simboli da utilizzare si è fatto riferimento alle specifiche contenute nello “Standard di rappresentazione cartografica e archiviazione informatica”, versione 3.0. In particolare, i sondaggi dovrebbero distinguere le seguenti categorie:  sondaggi che raggiungono il substrato (con la profondità raggiunta dal p.c.);  sondaggi che non raggiungono il substrato; Nella C.I. sono state riportate:  n. 14 sondaggi a carotaggio continuo (S)  n. 1 prova sismica a rifrazione (SR).

Questa cartografia utile nell’individuare e cartografare la presenza e gli spessori delle diverse unità geologiche e litotecniche, riporta anche le aree dove per problematiche geologiche e geotecniche si ritiene sia opportuno effettuare ulteriori indagini mirate a risolvere le problematiche in questione. Nello specifico sono state colorate in verde quelle aree dove è necessario approfondire il numero di indagini e/o informazioni topogrfaiche per escludere problematiche provenienti da possibili amplificazioni dovute alla presenza di scarpate morfologiche. Per l’approfondimento di tali problematiche si rimanda al capitolo dedicato nella presente relazione illustrativa “interpretazioni e incertezze con indicazioni per successivi approfondimenti”.

9.2 LA CARTA GEOLOGICO-TECNICA Nella ricostruzione del modello geologico del sottosuolo, ci si è avvalsi delle informazioni stratigrafiche acquisite dalle indagini principalmente di tipo geognostico realizzate sul territorio e riepilogate nell’allegata Carta delle Indagini allegata, integrate da una campagna di rilevamento geologico- geomorfologico di dettaglio. L’elaborato finale di queste attività è stata la Carta Geologico-Tecnica redatta alla scala 1:5.000.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 La Carta Geologico – Tecnica (C.G.T.) contiene le informazioni geologiche, geomorfologiche, litotecniche ed idrogeologiche, derivanti da rilievi diretti condotti in scala 1:5.000, necessarie per la definizione delle aree omogenee in prospettiva sismica. Per comodità rappresentativa, la C.G.T. è stata raggruppata in un’unica “tavola” del territorio comunale. L’estensione di ciascuna C.G.T. corrisponde a circa la metà dell’estensione della Carta Preliminare trasmessa al TTMZS nell’attività preliminare. In ciascuna C.G.T. sono delineate le aree urbanizzate e di futura urbanizzazione. Essa prevede l’utilizzo di due livelli sovrapposti: 1) UNITA GEOLOGICHE (U.G.); 2) UNITA LITOTECNICHE (U.L.). Alle unita geologiche e litotecniche si sovrappongono ulteriormente gli elementi tettonico-strutturali, geomorfologici ed idrogeologici. UNITA’ GEOLOGICHE – U.G. Le Unità Geologiche (U.G.) sono state distinte in: a) “Unità Geologiche Marine” (corrispondenti al cosiddetto “substrato geologico” s.l. e ai depositi marini sovrastanti), così come rappresentate sulla base della rispettiva unita nella Cartografia CARG e dalla relativa sigla. b) “Unità Geologiche Continentali” (riferite ai “depositi continentali” ed ai “depositi antropici”), U.G.C. Le U.G.C. sono rappresentate mediante la rispettiva unita nella Cartografia CARG e dalla relativa sigla.

UNITA’ LITOTECNICHE – U.L. Le Unità Litotecniche (U.L.) sono state definite rappresentando (mediante sovrassegni e sigle) le caratteristiche fisico – meccaniche delle U.G., indicative delle proprietà litotecniche prevalenti. Le Unita Litotecniche (U.L.) sono state distinte in due categorie: a) “Substrato sismico” (nel nostro caso non rigido caratterizzato cioè da Vs< 800 m/sec); b) “Terreni di copertura”. Le unità del Substrato sismico e dei Terreni di copertura (U.L.) sono distinte mediante retini indicanti le caratteristiche litotecniche, sovrapposti ai colori delle U.G. Le diverse unità geologiche e litotecniche cartografate nell’area oggetto del presente studio, visionabili nella Carta Geologico Tecnica allegata, sono state ampiamente descritte nei capitoli precedenti. Nell’area di studio non sono stati rilevati elementi tettonici “attivi e capaci”, come indicato anche dalla documentazione acquisita da fonti bibliografiche. Si segnala, nell’area interesse di studio, la presenza di una tettonica di tipo distensiva poiché il territorio comunale si colloca a cavallo di una fascia con un’attività sismogenetica significativa. 71

Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 I rapporti stratigrafici e l’andamento spaziale delle unità cartografate, sono osservabili dalle sezioni geologico-tecniche allegate alla cartografia prodotta.  Si pone in evidenza come i contatti stratigrafici dei depositi di conoide alluvionale risultino poco chiari e a volte probabilmente rappresentati da eteropie laterali di facies.  Si evidenzia inoltre come il substrato argilloso dell’area oggetto di studio identificato dall’associazione pelitico-sabbiosa appartenente alla Formazione di Mutignano (FMTa), e calcareo della Formazione di Bolognano – Membro calcarenitico a briozoi (BOL1) in alcune aree presentino una fascia di alterazione superficiale che può raggiungere profondità anche di alcuni metri; tale fascia di alterazione mostra valori delle caratteristiche fisico-meccaniche molto inferiori rispetto a quelle del substrato non alterato. Il substrato geologico argilloso non è visibile in affioramento, tranne che in alcuni piccoli sbancamenti antropici, poiché si estende nelle porzioni più depresse del territorio comunale. Le caratteristiche geomorfologiche hanno grande importanza tra i fattori di modifica dello scuotimento sismico. Per questo assume particolare importanza il riconoscimento delle morfologie superficiali e sepolte distinte in areali, lineari e puntuali. La legenda utilizzata per elementi geomorfologici è quella riportata nell’allegato 3.0 dello “Standard di rappresentazione cartografica e archiviazione informatica”. Per le finalità del Livello 1 assumono particolare importanza le seguenti morfologie: a. Forme ed irregolarità topografiche: es. creste, versanti con acclività (a) ≥15° ed altezza (h) ≥30 m, orli di scarpate morfologiche e di terrazzo fluviale; b. Forme di dissesto: movimenti franosi; c. Forme, associate a depositi, che possono determinare amplificazione: es. conoide alluvionale, falde e coni detritici di versante. Nella C.G.T. del territorio urbanizzato e di futura urbanizzazione di Rapino sono stati riportate le seguenti caratteristiche morfologiche:  Corpi di frana di scorrimento (quiescenti ed attivi).  Corpi di frana complessi (quiescenti ed attivi).  Corpi di frana per colata (quiescenti).  Orli di scarpata morfologica. Parte del territorio comunale di Rapino è in parte soggetto a fenomeni d’instabilità gravitativa, come gran parte del territorio abruzzese. La situazione di dissesto di alcuni versanti riconducibile a un fenomeno franoso generalizzato, costituito non da un unico episodio, ma da numerosi eventi, che recentemente e nel passato hanno interessato i suoi versanti. I fenomeni d’instabilità gravitativa del territorio comunale oggetto del presente, sono di varie dimensioni (da generalizzati a puntuali e da modesti ad estesi) e sono stati innescati nel passato da un concorso di

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 diversi fattori geologici, oltre che da una forte acclività dei versanti e (in alcuni casi) dall’abbandono in cui sono lasciati i versanti stessi. Nonostante ciò, l’equilibrio tra questi fattori si mantiene in genere a favore della stabilità dei versanti, ma è sufficiente un periodo di poco più lungo del solito di precipitazioni intense (non necessariamente eccezionali) per alterare irreversibilmente l’equilibrio dei versanti. Tutte le forme geomorfologiche di instabilità dei versante, sono state classificate in funzione della loro attività, valutata attraverso le indagini dirette di terreno nonché dall’esame critico delle fonti storico – archivistiche. Sono state cartografate pertanto, forme geomorfologiche di instabilità dei versanti quiescenti e inattive riconducibili in letteratura a deformazioni per colata, di scorrimento e complesse. Il fenomeno delle colate, a differenza degli altri due, interessa la coltre di alterazione superficiale a forte componente argillosa che ricopre solitamente i versanti con substrato argilloso e/o argilloso–siltoso, con stratificazione a franapoggio meno inclinata del pendio. Il movimento delle coltri di alterazione non avviene in modo uniforme, essendo influenzato da disomogeneità litologiche, strutturali, ecc.; dove la velocità è maggiore si creano degli avvallamenti, dove è minore delle gobbe. Tra le forme lineari sono state cartografate orli di scarpata morfologica con altezza compresa tra 10 e 20 metri, prodotte in passato dalla capacità di erosione dovuta in particolar moda all’azione dei corsi d’acqua e alla gravità. Gli orli di scarpata morfologica e /o di frana riportati in cartografia, prodotte da problematiche di instabilità di versante e/o da processi esogeni, derivano principalmente da contrasti litologici marcati che hanno favorito l’erosione selettiva dei terreni interessati e dall’azione antropica esercitata sul territorio di studio, che ha portato alla creazione di vere e proprie rotture di pendenza capaci di modificare in modo cospicuo la morfologia del territorio. Non sono inoltre riportate in cartografia, poiché solo presunti e con dati a disposizione inesistenti, tutte le aree dove si presume che la falda acquifera presente si trovi a quote inferiori ai 15 metri dal locale piano di campagna. Si possono identificare in queste aree tutte le zone caratterizzate dalla presenza dei depositi alluvionali di fondovalle e le porzioni poste a quote topografiche più basse dei depositi che caratterizzano il substrato geologico, dove la presenza della superficie piezometrica a quote variabili da circa 5 metri fino a 10-15 metri.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 9.3 INTRODUZIONE ALLA CARTA DELLE MICROZONE OMOGENEE IN PROSPETTIVA SISMICA Lo studio di microzonazione sismica di Livello 1, segue le indicazioni riportate nella premessa del presente studio finalizzate all’analisi di pericolosità sismica, necessaria per la valutazione del rischio sismico ed applicabile ai settori della programmazione territoriale, della pianificazione urbanistica, della pianificazione dell’emergenza e della normativa tecnica per la progettazione. Per “Microzonazione Sismica” si intende la valutazione della pericolosità sismica locale attraverso l’individuazione di zone del territorio caratterizzate da comportamento sismico omogeneo. Nel presente studio si pone come fine quello di individuare zone stabili, zone stabili suscettibili di amplificazione locale del moto sismico e zone suscettibili di instabilità. La Microzonazione Sismica ha quindi la finalità di riconoscere, ad una scala sufficientemente grande, le condizioni locali che possono modificare sensibilmente le caratteristiche del moto sismico atteso o possono produrre deformazioni permanenti rilevanti per le costruzioni e le infrastrutture. Nel caso specifico di uno studio di Livello 1 il documento di sintesi finale è rappresentato da una carta del territorio nella quale vengono indicate: 1. Le zone stabili prive di amplificazioni locali, caratterizzate da substrato “rigido” affiorante o sub- affiorante in presenza di topografia con acclività inferiore ai 15° e/o indice Jv minore di 10-15; dove il moto sismico non subisce modifiche rispetto quello atteso in condizioni ideali sopra citate, per cui gli scuotimenti attesi possono essere paragonati a quelli forniti dagli studi di pericolosità sismica di base. 2. Le zone suscettibili di amplificazioni locali di tipo topografico, caratterizzate dalla presenza di substrato “rigido” ed acclività maggiori di 15° e/o indice Jv maggiore di 10-15; dove il moto sismico subisce modifiche rispetto quello atteso in condizioni ideali sopra citate 3. Le zone suscettibili di amplificazioni locali di tipo stratigrafico comprendono invece le aree con depositi di versante (su pendio con acclività < 15°) e quelle lungo le vallate con depositi a granulometria grossolana o medio-fine o con substrato caratterizzato da Vs < 800m/s. In presenza di depositi medio-fini si attendono i massimi effetti di amplificazione locale. 4. Le zone di attenzione per instabilità sono infine caratterizzate da movimenti gravitativi soggetti a potenziale innesco a seguito di una scossa sismica, liquefazione, cedimenti differenziali e /o faglie attive e capaci. Lo studio fornisce quindi una base conoscitiva della pericolosità sismica locale delle diverse zone di un territorio e consente di stabilire gerarchie di pericolosità utili per la programmazione di interventi di riduzione del rischio sismico, a varie scale.

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9.4 LA CARTA DELLE MICROZONE OMOGENEE IN PROSPETTIVA SISMICA E DELLE FRQUENZE DI VIBRAZIONE L’elaborato di sintesi della Microzonazione Sismica di livello 1 è costituito sia dalla Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS) che dalla Carta delle Frequenze di Vibrazione CFV). La carta delle MOPS individua le microzone dove, sulla base delle valutazioni geologiche, geomorfologiche e topografiche, della valutazione dei dati disponibili, si può prevedere l’occorrenza di diversi tipi di effetti prodotti dall’azione sismica quali amplificazioni, in stabilità di versante, liquefazione ecc. Lo studio condotto ha portato ad individuare cinque aree all’interno delle quali si ritiene che sia omogeneo il comportamento del terreno in termini di risposta sismica.

 All’interno delle colonnine stratigrafiche redatte a corredo della cartografia in oggetto, si evidenzia la presenza di uno strato all’interno del quale il valore del parametro Vs30 aumenta gradualmente; pertanto si è scelto di ipotizzare, sulla base di studi scientifici condotti, uno spessore all’interno del quale, anche se con tutte le incertezze del caso, la velocità delle Vs superi gli 800m/s.

Di seguito si illustreranno brevemente le zone individuate nella cartografia delle MOPS:  Zona 0, Zona 1 classificata come zone stabili suscettibili di amplificazione locali poiché, anche se affiorano le Unità Geologiche Marine di chiusure della successione stratigrafica, il substrato geologico è un substrato non rigido, caratterizzato cioè da valori delle velocità di propagazione delle onde S inferiore a 800m/s, necessarie a individuare, secondo le Linee Guida, le zone stabili prive di amplificazione dello scuotimento sismico.  Zona 2, Zona 3 classificate come zone stabili suscettibili di amplificazione locali poiché in tali aree affiorano le Unità Geologiche di Copertura e/o attuali con valori di pendenza topografica sia maggiori che minori del 15%.  Zone di attenzione per instabilità di versante inaattiva classificate come tali poiché in dette aree sono presenti movimenti gravitativi di versante inaattivi.  Zone di attenzione per instabilità di versante quiescente classificate come tali poiché in dette aree sono presenti movimenti gravitativi di versante quiescenti.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Le microzone individuate sono caratterizzate dalle seguenti unità litotecniche: ZONE SUSCETTIBILI di AMPLIFICAZIONI LOCALI:  ZONA 0 costituito dall’unità litotecnica lapidea (BOL 1)-B1

 ZONA 1 costituito dall’unità litotecnica coesiva sovraconsolidata (FMTa)-D2  ZONA 2 costituito dall’unità litotecnica granulare non cementata o poco cementata (AVM 4b) – E3 IIIc e dall’unità litotecnica granulare non cementata o poco cementata (AVM 1b) – E3 IIIc  ZONA 3 costituito dall’unità litotecnica granulare non cementata o poco cementata all – E3 IIc ZONE DI ATTENZIONE PER LE INSTABILITA’:  Zone di attenzione per instabilità di versante inattiva costituiti da terreni sui quali sono inattivi i movimenti gravitativi di versante appartenenti alle unità litotecniche sopra descritte, che presentano una fascia di alterazione più o meno estesa che inficia le caratteristiche fisico meccanica degli litotipi interessati.  Zone di attenzione per instabilità di versante quiescenti costituiti da terreni sui quali non sono al momento del rilevamento in atto movimenti gravitativi di versante appartenenti alle unità litotecniche sopra descritte, che hanno però a loro sfavore la possibilità di riattivazione degli stessi. Difatti gli agenti esogeni e/o le cause che hanno provocato i dissesti persistono tuttora sui versanti interessati dai dissesti. Gli spessori approssimativi, stimati dal solo rilevamento geologico-geomorfologico, sono riportati graficamente nelle colonnine stratigrafiche che costituiscono l a legenda della Carta delle MOPS allegata.

9.5 LA CARTA DELLE FRQUENZE DI VIBRAZIONE La misura delle vibrazioni ambientali, note anche come rumore sismico ambientale o microtremori o della sismicità di fondo (weak motion) consentono di analizzare la variazione della risposta sismica di un sito al variare delle condizioni lito-stratigrafiche. Durante le indagini di microzonazione sismica dell’area aquilana dopo il terremoto del 6 aprile 2009, i risultati di tali analisi si sono rivelati estremamente utili sin dalle prime fasi di elaborazione delle carte di Livello 1. Particolarmente utili ai fini delle carte di Livello 1 si sono rivelate le misure di microtremori, in virtù della rapidità di esecuzione della prova e fruibilità dei risultati (cfr. “Microzonazione sismica per la ricostruzione dell’area aquilana”, Gruppo di Lavoro MS – AQ, 2010). L’analisi dei microtremori attraverso la tecnica Horizontal to Vertical Spectral Ratios (HVSR) consente di mettere in luce fenomeni di risonanza sismica e di stimare le frequenze alle quali il moto del terreno può essere amplificato. 76

Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Il metodo consente inoltre di valutare qualitativamente l’entità dell’amplificazione e, anche se l’ampiezza del picco è una grandezza da interpretare con cautela, può fornire stime di massima circa la profondità del contrasto di impedenza che causa la risonanza sismica (soprattutto se le misure HVSR vengono utilizzate in associazioni ad altre informazioni sismo-stratigrafiche). I risultati dalle analisi HVSR, utili a definire e delimitare le Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (M.O.P.S.), potranno essere uno strumento utile in fase di pianificazione territoriale ed in generale saranno utili nella pianificazione delle indagini di approfondimento successive. I risultati emersi dalle misurazioni geofisiche strumentali (indagini dei microtremori a stazione singola) sono state quindi basilari per la stesura della Carta delle Frequenze di Vibrazione nella quale, sulla base della cartografia MOPS, sono riportate sia la frequenza principale (fo) e l’Ampiezza (Ao), che quella secondaria (f1) e l’Ampiezza (A1) eseguite nelle singole postazioni di misura, secondo le indicazioni delle linee guida di riferimento. Si pone in evidenza però come le misure condotte non hanno portato in tutti i casi alla chiara distinzione di picchi del rapporto H/V, che quindi sono state oggetto di interpretazione alquanto difficoltosa. Le misure condotte, la loro elaborazione ed interpretazione, nonché le problematiche riscontrate, sono state descritte e commentate nel capitolo dedicato all’interno del presente studio.

10. CONFRONTO CON LA DSTRIBUZIONE DEI DANNIDEGLI EVENTI PASSATI Negli archivi comunali non sono stati rinvenuti documenti che attestino gli effetti provocati da eventi sismici passati, pertanto si rimanda questa sezione a studi successivi mirati ad approfondire tale argomentazione con metodiche diverse da quelle appena citate.

11. INTERPRETAZIONE E INCERTEZZE CON INDICAZIONI PER SUCCESSIVI APPROFONDIMENTI Nel presente studio di Microzonazione Sismica di Livello 1, redatto secondo le direttive Regionali e Nazionali, si è assunto come presupposto fondamentale che la velocità di propagazione delle onde S nei terreni che costituiscono il substrato locale possiedano un valore della Vs minore di 800m/s, almeno fino alla profondità di 30-60 metri dal locale piano di campagna. Quindi è stato considerato a tutti gli effetti substrato geologico non rigido dal punto di vista sismico.

Lo studio realizzato presenta inoltre dei dubbi, che riguardano principalmente: 1. Gli spessori dei depositi che costituiscono le “unità geologiche continentali”. 2. La velocità di propagazione delle onde S nei terreni di substrato e di copertura continentali. 77

Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 3. Per la ricostruzione dell’andamento e dell’altezza delle scarpate morfologiche, vista la mancanza in archivio, di rilievi topografici di dettaglio del territorio comunale, nel presente studio è stata adottata e analizzata principalmente la base topografica scala 1:5.000 a disposizione (con tutti gli eventuali errori connessi). A tale proposito si raccomanda di approfondire negli studi successivi al presente tale problematica poiché di rilevanza primaria in ottica sismogenetica. 4. La presenza e/o la profondità dell’eventuale falda acquifera all’interno dei depositi alluvionali di fondovalle e dei terreni che caratterizzano le unità geologiche continentali, nonché il loro fuso granulomentrico, al fine di identificare tutte le aree nelle quali la superficie piezometrica si trovi a quote inferiori ai 15 metri dal piano di campagna ed escluderle o meno da eventuali fenomeni di liquefazione ed evitare quindi le opportune verifiche. Visto che i terreni interessati non escludono la presenza della falda acquifera a profondità inferiori a 15 metri dal piano di campagna di tali depositi, bisognerebbe conoscere con data certezza le caratteristiche granulometriche degli stessi al fine di escludere il fenomeno della liquefazione. Anche in questo caso si consiglia di approfondire con opportune indagini mirate a risolvere le problematiche derivanti da questi dubbi, poiché di rilevanza affatto trascurabile in ottica sismogenetica 6) Si richiede di dare la giusta attenzione ai fenomeni gravitativi presenti sul territorio comunale, poiché la loro riattivazione dovuta ad un sisma potrebbe avere delle serie ripercussioni sui nuclei abitati e conseguente pericolo per la popolazione. A tal proposito si raccomanda di eseguire nei successivi studi, indagini atte a valutarne la stabilità e la vulnerabilità dal punto di vista sismico.

Per quanto esposto, si suggerisce di predisporre nei successivi livelli di approfondimento, una campagna d’indagini che abbia come fine principale quello di ottenere informazioni di carattere geognostico- geotecnico, geofisico e, mezzo l’istallazione di tubi piezometrici, un’indicazione sulla presenza e le profondità delle superfici piezometriche. In merito a questo aspetto, nella Carta delle Indagini ci si riservato di perimetrate delle aree, all’interno delle quali, è preferibile concentrare l’attenzione dei prossimi studi ed interventi.

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 12. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Il presente studio di Microzonazione Sismica di livello 1 ha avuto come obiettivo principale quello di redigere la Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica e delle Frequenze di Vibrazione, in scala 1: 5.000. Alla presente Relazione Illustrativa (R.I.) sono allegate le seguenti carte tematiche di microzonazione sismica (alla scala 1:5.000): L’incarico mi è stato affidato direttamente dall’Amministrazione Comunale di Rapino (CH). Alla presente Relazione Illustrativa (R.I.) sono allegate le seguenti carte tematiche di microzonazione sismica (alla scala 1:5.000): a. Carte delle Indagini (C.I.); b. Carte Geologico – Tecniche (C.G.T.); c. Carte delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (M.O.P.S.) e delle Frequenze di Vibrazione (C.F.V.).

Il presente studio di Microzonazione Sismica di livello 1 ha avuto come obiettivo principale quello di redigere la Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS), in scala 1: 5.000 al fine di:  fornire una base conoscitiva della pericolosità sismica locale delle diverse zone del territorio comunale;  consentire di stabilire precise gerarchie di pericolosità;  individuare le condizioni locali che possono modificare sensibilmente le caratteristiche del moto sismico atteso e che possono produrre deformazioni permanenti rilevanti per le costruzioni e le infrastrutture.

Si tratta quindi di un elaborato che fornisce una base conoscitiva della pericolosità sismica locale delle diverse zone del territorio comunale ed ha consentito di stabilire precise gerarchie di pericolosità, nelle quali, sulla base di osservazioni geologiche e geomorfologiche e della valutazione di dati litostratigrafici già disponibili per l’areale, è prevedibile l’occorrenza di diversi tipi di effetti prodotti dall’azione sismica. Il fine ultimo è quello di indirizzare le diverse scelte progettuali future. Passaggi necessari ed, al contempo, fondamentali sono stati quelli che hanno portato alla redazione delle seguenti ulteriori cartografie, anch’esse realizzate alla scala 1: 5.000:

- Carta delle Indagini; - Carta Geologico-Tecnica;

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1 Nel contempo, lo studio, nelle Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica e delle Frequenze di Vibrazione, ha in parte individuato, le frequenze e le ampiezze critiche delle microaree cartografate.

Si rimane a disposizione per eventuali chiarimenti.

Tanto si doveva in adempimento dell’incarico ricevuto.

Giuliano Teatino, Ottobre 2014 il tecnico incaricato (Dott. Geol. Giovanni Barone)

il tecnico incaricato (Dott. Geol. Alessio Carulli)

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Dott. Geol. Giovanni Barone Microzonazione sismica – Livello 1

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