Pandemia e sport: l'esperienza di Decathlon.

Il 2020 è stato un anno di grandi scombussolamenti, anche nello sport. Decathlon, negozio specializzato in articoli sportivi, ha cercato di non subire il cambiamento ma di cavalcarlo, ottenendo ottimi risultati. Oltre 7600 collaboratori in Italia e grande accelerazione digitale con l’e- commerce che in pochi mesi ha raggiunto gli obiettivi previsti per i successivi 5 anni.

P a o l o A n d r e a P i cciu, direttore commerciale di Decathlon

Ne abbiamo parlato con Paolo Andrea Picciu, direttore commerciale di Decathlon.

Che anno è stato il 2020 per Decathlon?

Pur nel periodo di inattività forzata dei negozi fisici, Decathlon non ha mai interrotto il servizio di rendere accessibile lo sport ai propri clienti. Per rispondere alle crescenti richieste di materiale per praticare sport at home, le squadre hanno triplicato i propri sforzi per aumentare l’offerta di consegna su ordine on line, con ritiro al sicuro anche dai parcheggi dei nostri negozi.

Nonostante la fatiche avete comunque raggiunto un fatturato complessivo di 1.387.729.000 euro. Come è andata con il digitale?

Abbiamo chiuso il 2020 con una parte di fatturato digitale al 13,1%, in netta progressione rispetto al 2019 (5,1%).

Mi ha stupito la vostra analisi sugli sport più praticati. Grandi successi per le attività indoor come fitness e pilates, ma anche trekking, escursionismo e bike sono state tra le più richieste. Quali sono gli sport che hanno coinvolto di più i vostri clienti in questo anno?

Nei periodi di lockdown è aumentato l’interesse per le attività da svolgere a casa anche grazie alla passione di collaboratori sportivi che hanno diffuso via social tutorial per mantenersi in forma. L’APP gratuita Decathlon Coach è stata scaricata nel 2020 da 70.400 nuovi utenti, che si sono aggiunti ai circa 400.000 utilizzatori attivi registrati.

E il 2021 come è partito?

Il 2021 prosegue nella scia dello sport. I clienti continuano a praticare attività al chiuso o all’aperto e a parte alcune discipline penalizzate dalle restrizioni (come lo sci, ad esempio), registriamo aumenti di vendita in ogni categoria, sia on line che nella distribuzione fisica.

Scopri il nuovo numero: “Wellness economy” Il settore legato al benessere della persona è esploso negli ultimi anni abbracciando ben più di un mercato: alimentazione, dispositivi tecnologici, editoria, medicina, stili di vita, abbigliamento e molti altri. Il wellness, insomma, è un settore da tenere in estrema considerazione.

E sotto il profilo organizzativo come è andata?

I piani di sviluppo hanno conosciuto difficoltà logistiche e organizzative, ma nonostante tutto stiamo seguendo il planning prefissato per il biennio (6 negozi nel 2020, 8 negozi nel 2021), affiancando partnership con altre aziende che hanno permesso di portare la nostra offerta più vicino al cliente (ad esempio, in provincia di Catanzaro, abbiamo appena aperto un corner all’interno di un villaggio sportivo).

In questi anni due punti focali su cui puntano molte aziende sono l’etica e l’ambiente. Cosa ne pensa Decathlon?

L’evoluzione commerciale procede di pari passo con il nostro impegno etico e ambientale. A giugno abbiamo raggiunto il centesimo progetto realizzato grazie all’impegno della nostra Fondazione. Inoltre ai KPI della performance economica, aggiungiamo le nozioni di Valore sostenibile, integrando nello specifico il fatturato sostenibile legato alle 4R – riduzione, riutilizzo, riciclo, riparazione. Un elemento, questo, che comprende la Seconda vita e la riparazione dei nostri prodotti oltre agli sviluppi nel settore dell’economia dell’uso, come il noleggio. Un punto di attenzione è legato anche all’ecodesign: entro il 2026, il 100% dei prodotti a marchio Decathlon saranno eco-ideati.

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Tappetino, piattaforma e salotto: la nuova frontiera dei “Digital Sports Lovers”

E all’improvviso ci siamo trovati chiusi in casa con le quattro mura a farci compagnia camminando tra una stanza e l’altra e sentendoci privati dello spazio vitale.

Niente più palestra, piscina, parchi e corse, questo fu l’inizio del lockdown quando ancora tante cose non si conoscevano davvero, quando ancora il virus spaventava anche solo immaginarselo. Era il periodo dei canti sul balcone, degli arcobaleni disegnati e degli aperitivi digitali.

E’ stato in quel momento, in quella pagina di storia, che si è creato uno dei tanti paradossi di questa strana, assurda pandemia: desiderare di muoversi, di allenarsi, di tenersi in forma, di fare movimento lì dove la staticità delle quattro mura domestiche stava diventando inaccettabile mentre il movimento digitale si apprestava a diventare un vero sport.

Sembrano trascorsi anni da allora, non vi sembra? Il ritmo rallentato, quella staticità costretta, quella sensazione di tempo fermo ha fatto sì che ogni attimo fosse infinito e a distanza di tempo, ciascuno di noi ha imparato qualcosa da quel periodo.

C’è chi ha scoperto un nuovo hobby, chi si è avvicinato di più ad un amico o parente chi si è “improvvisato” sportivo vedendo nel movimento una tale importanza da non poterne più fare a meno perché, potersi muovere liberamente rappresenta la gioia della libertà quella che ci permette di chiudere la porta dietro di noi per esplorare nuove avventure e vivere nuovi attimi di ordinaria follia o di piacevole stravaganza… E quando quella libertà non vi era più, l’unico movimento possibile si limitava ad uno schermo e un tappettino, che per tanti è risultato essere uno sfogo.

Mai come in questo periodo si è assistito all’evoluzione del “digital fitness”: dal cross fit al ballo, dal pilates allo yoga, dalle arti marziali all’aerobica. Qualsiasi disciplina purché digitale.

Scopri il nuovo numero: “Wellness economy” Il settore legato al benessere della persona è esploso negli ultimi anni abbracciando ben più di un mercato: alimentazione, dispositivi tecnologici, editoria, medicina, stili di vita, abbigliamento e molti altri. Il wellness, insomma, è un settore da tenere in estrema considerazione. Ai tempi del Postalmarket e delle televendite l’acquisto degli strumenti per la salute e benessere per tenersi in forma venivano pubblicizzati, spesso, come una soluzione per le casalinghe: cyclette, tapis roulant, pesistica, e negli anni ’80 erano milioni le donne che si dimenavano davanti alle registrazioni su cassetta, un po’ come Physical, storia di una casalinga disperata degli anni ’80 che diventa guru del fitness, serie in onda su Apple tv +.

Corsi e ricorsi storici e mode che ritornano, nulla di nuovo se non la consapevolezza che questa volta le infinite piattaforme streaming e app del digital fitness sono state una vera e propria necessità, per tutta l famiglia nessuno escluso, una opportunità per potersi “regalare del movimento” una sorta di convergenza tra sport e salotto, soprattutto in appartamenti metropolitani dallo spazio ridotto.

Ed ecco che la rete impazza sul nuovo come fare… “come trasformare la tua casa in una palestra”, “quali attrezzi per una palestra casalinga”, “palestra in casa fai da te, ecco come crearla”, “digital fit quali attrezzi acquistare” etc…

Questa volta invece delle cassette c’è youtube, e invece della TV c’è il PC, le televendite rimpiazzate da Amazon e Postalmarket nella sua versione 2.0 ti risponde immediatamente con una chatbot.

Mentre l’evoluzione continua senza sosta, forse non ci siamo realmente accorti che stiamo assistendo alla rivincita degli sportivi nel cuore “i digital sports lovers”, quelli che sportivi realmente non lo sono ma lo vorrebbero essere, che amano gli sport e ne seguono di tutti i tipi guardandoli in tv, quelli che amano il movimento ma che al solo pensiero di attraversare la città per raggiungere le palestre sognano il divano, quelli che la pigrizia alla fine li trattiene e che oggi in verità non hanno più scuse perché è proprio il salotto la nuova palestra.

Si forse non sarà sociale, ma sicuramente è una scelta salutare.

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Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Sport Digital Marketing Festival 2019: presentati gli speaker dell'evento dedicato al marketing digitale dello sport.

Torna a Riccione l’evento di formazione top in Italia per specializzarsi in Marketing Digitale per lo Sport. Ecco i nomi delle Star protagoniste della nuova edizione dello Sport Digital Marketing Festival che si terrà il 12 giugno 2019 a Riccione, presso il Palazzo dei Congressi: Marco Belinelli, NBA Champion, Linus, direttore artistico di Radio Deejay e ideatore della Deejay Ten, Maurizia Cacciatori , leggenda del volley italiano e Pierluigi Pardo giornalista Mediaset, conduttore di Tiki Taka!, Frank Vitucci, super coach del basket italiano, Alessandro De Rose, campione di Tuffi High Diving, Riccardo Moraschini, cestista del New Basket Brindisi, Vanessa Villa, campionessa italiana di karate e influencer e Giuseppe De Bellis, direttore SKY Tg24 e direttore editoriale SKY Sport Digital.

Un format eccezionale di una singola giornata per incontrare e interagire con grandi nomi dello sport, del giornalismo e del web marketing: in questa “STAR EDITION” ci saranno anche i migliori professionisti italiani del web, Rudy Bandiera, Riccardo Scandellari, Carlotta Silvestrini, Gianmarco Terracciano e Michael Vittori con Roberta Pinna in un focus speciale “Facebook e Instagram Ads sul Campo” disegnato appositamente per atleti e società sportive. Terranno lezioni sulle strategie digitali per aumentare l’engagement, implementare le community, coinvolgere fan e gruppi, migliorare lo storytelling.

Lo Sport Digital Marketing Festival è rivolto ad atleti ed ex atleti di tutti gli sport, appassionati di sport e digital marketing; a chi lavora in club e squadre – organizzazioni sportive a tutti i livelli – e associazioni dilettantistiche; a responsabili e addetti uffici marketing e commerciali; agenzie di comunicazione, social media marketing e pr – freelance e blogger; studenti universitari, neolaureati; giornalisti, uffici stampa e professionisti della comunicazione; start up, PMI e aziende, imprenditori del settore wellness.

Sarà un’esperienza formativa ineguagliabile “business oriented”: metodi, strategie, tattiche e strumenti per dare agli atleti e a chi lavora nello Sport-system solide basi per progettare, costruire e promuovere la propria immagine sul web, diventare un brand o influencer di rilievo e delineare, senza fare errori, il proprio business model vincente.

“Siamo super felici di portare a Riccione questa nuova Star Edition 2019, sicuri di aver costruito un Festival che sarà indimenticabile! – afferma Arianna Ioli, Content manager e coordinatrice del Festival – Questi Speaker sono straordinari; lo Sport Business è un settore che cresce in modo vertiginoso e in cui si stanno aprendo moltissime opportunità di lavoro. La trasformazione digitale sta cambiando gli assetti anche di questo settore in modo irreversibile: i player tradizionali si uniscono e mescolano con piattaforme rivoluzionarie che portano alla ribalta nuovi sport e cambiano completamente il modo di vedere l’atleta e di coinvolgere il tifoso! E quando c’è una rivoluzione in atto, è importante fermarsi, incontrare chi già la cavalca, imparare a gestire le crisi che i cambiamenti portano con sé e diventarne, in questo modo, protagonisti. Al Palariccione si potrà vivere un evento straordinario con tanti personaggi, ma mantenendo la dimensione ravvicinata di incontro e racconto del Festival, in cui noi crediamo e che tanto è piaciuta al nostro pubblico lo scorso anno!”.

Il Festival sarà presentato da Rudy Bandiera – digital coach, TedX speaker e autore di best seller “social”- che porterà sul palco dell’evento professionalità, intensità e ironia.

Main partner dell’evento il Master Social Media e Digital Marketing di Europa Innovation Business School.

Informazioni e ticket sul sito ufficiale: www.sportdigitalmarketing.eu

Per i temi affrontati noi di Smart Marketing siamo felici di essere media partner dell’evento “Sport Digital Marketing Festival”, l’unico evento in Italia di formazione e aggiornamento sul Digital Marketing nel settore sport che si terrà a Riccione il 12 giugno 2019.

Lanciata la seconda edizione dello Sport Digital Marketing Festival

Linus, Maurizia Cacciatori e Pierluigi Pardo! Sono queste le prime Star della seconda edizione dello Sport Digital Marketing Festival, l’unico evento verticale in Italia di formazione e aggiornamento sul Digital Marketing nel settore Sport.

La data da segnare in agenda è il 12 giugno 2019 a Riccione, presso il Palazzo dei Congressi. Stessa spiaggia, stessa location, un format tutto nuovo concentrato in una giornata.

Dopo il successo mediatico e di presenze della scorsa edizione, il Festival torna con un nuovo format di una singola giornata che vedrà protagonisti sul palco grandi nomi dello sport, del giornalismo, del web marketing e di aziende top specializzate: Sport Digital Marketing Festival “STAR EDITION”.

I primi nomi annunciati sono: Maurizia CACCIATORI, pluricampionessa e legend del volley femminile, Pierluigi PARDO, giornalista Mediaset, LINUS, direttore artistico Radio Deejay.

La line-up sarà composta da dieci “STAR”, nomi di assoluto rilievo e 2 “Shooting Stars”, atleti su cui scommettere che “saranno famosi”. Sul palco i super esperti di web marketing Rudy Bandiera, Riccardo Scandellari, Carlotta Silvestrini e Gianmarco Terracciano daranno vita ad un percorso formativo ineguagliabile. Metodi, strategie, tattiche e strumenti per dare agli atleti e a chi lavora nello Sport-system solide basi per progettare, costruire e promuovere la propria immagine sul web. Un bagaglio di conoscenze per chi vuole diventare un brand e/o un influencer di rilievo e delineare il proprio business model vincente.

“È emozionante per tutti noi svelare i primi nomi di questa Star Edition 2019 e siamo i primi a non vedere l’ora che arrivi il 12 giugno per potere ascoltare interventi di un così alto livello! – afferma Arianna Ioli, Content manager e coordinatrice del Festival – Abbiamo scommesso su questo Festival fin dalla sua prima edizione perché lo Sport Business è un settore che cresce in modo vertiginoso e in cui si stanno aprendo moltissime opportunità di lavoro. La trasformazione digitale sta cambiando gli assetti anche di questo settore in modo irreversibile: i player tradizionali si uniscono e mescolano con piattaforme rivoluzionarie che portano alla ribalta nuovi sport e cambiano completamente il modo di vedere l’atleta e di coinvolgere il tifoso! E quando c’è una rivoluzione in atto, è importante fermarsi, incontrare chi già la cavalca, imparare a gestire le crisi che i cambiamenti portano con sé e diventarne, in questo modo, protagonisti. Porteremo sul palco del Palariccione un evento straordinario con tante Star tutte insieme, ma mantenendo la dimensione ravvicinata di incontro e racconto del Festival, in cui noi crediamo e che tanto è piaciuta al nostro pubblico dello scorso anno!”.

Il Festival sarà presentato da Rudy Bandiera – digital coach, TedX speaker e autore di best seller “social” – che porterà sul palco dell’evento professionalità, intensità e ironia.

Main partner principale dell’evento il Master Social Media e Digital Marketing di Europa Innovation Business School.

Informazioni e ticket sul sito ufficiale: www.sportdigitalmarketing.eu

Lo Sport Digital Marketing Festival è rivolto ad atleti ed ex atleti di tutti gli sport, appassionati di sport e digital marketing; a chi lavora in club e squadre – organizzazioni sportive a tutti i livelli – e associazioni dilettantistiche; a responsabili e addetti uffici marketing e commerciali; agenzie di comunicazione, social media marketing e pr – freelance e blogger; studenti universitari, neolaureati; giornalisti, uffici stampa e professionisti della comunicazione; start up, PMI e aziende, imprenditori del settore wellness.

Per i temi affrontati noi di Smart Marketing siamo felici di essere media partner dell’evento “Sport Digital Marketing Festival”, l’unico evento in Italia di formazione e aggiornamento sul Digital Marketing nel settore sport che si terrà a Riccione il 12 giugno 2019. La Copertina d'Artista - Luglio 2018

Due supereroi arcinoti: Superman e Batman, sembra stiano facendo gli uomini di una barriera, durante un calcio di punizione al limite dell’area, durante una partita di calcio. Ma, a ben vedere, non è chiaro se stiano dinanzi o dietro la rete. Le loro espressioni non ci aiutano a decifrare la scena, hanno un’aria vagamente circospetta e Batman è pure un po’ imbronciato. Potrebbero benissimo essere stati messi in castigo dall’allenatore dietro la rete, perché i loro superpoteri li rendono, come il doping, troppo superiori agli altri giocatori.

Non capiamo bene le intenzioni dell’artista di questo mese, che ci propone una copertina con una splendida illustrazione realizzata con penna bic, matite acquerellabili e computer grafica, ma questo non importa, perché l’arte, l’arte vera, quando è al meglio, come in questo caso, ci strappa comunque un’emozione. Infatti l’opera di Effe, al secolo Francesco Di Dio, ci fa sorridere per la sua ironia, ci intenerisce per la sua malinconica poesia e ci stuzzica per l’originale messinscena.

L ’ a u t o r e d e l l a C o p e r t i n a d ’ A r t i s t a di questo mese di luglio è Effe alias Francesco Di Dio.

Come spesso accade per l’arte contemporanea, è il titolo che ci viene in soccorso per chiarirci le intenzioni dell’artista, infatti “Superheroes won’t play soccer”, “I supereroi non giocheranno a calcio”, ci dice chiaramente che Batman e Superman, benché siano in posizione di difesa da calcio di punizione, in realtà sono stati messi da parte, forse davvero in castigo, non davanti, ma dietro la porta di calcio. Non possono giocare a calcio perché troppo forti, troppo veloci, troppo potenti per consentire una gara equilibrata.

O forse, ma è solo un’ipotesi, in un mondo diventato spietato, con interessi ed affari milionari, dove non esiste più la fedeltà alla maglia, né alla squadra, dove lo sport è diventato secondario ai soldi, i supereroi non sono ben accetti, perché aspirando ed inspirando valori come il bene, la lealtà ed il coraggio, gli eroi sono presenze scomode e pericolose. Oppure, ed è la spiegazione più semplice ed immediata, la fantasia, il favoloso, le favole e gli eroi non sono ammessi sul campo di calcio.

“ E v i s s e r o t u t t i f e lici o quasi”, 2017 – work in progress.

Quale che sia la spiegazione, fra quelle proposte o altre possibili, l’artista, i suoi eroi e noi siamo dispiaciuti che i supereroi non giocheranno a calcio, perché qualunque situazione, scenario o gioco, non può fare a meno della fantasia.

Classe 1997 Effe, ovvero Francesco Di Dio, consegue prima la maturità classica poi la laurea in architettura e dopo un master a Milano in Event management. Nel 2007 dà alle stampe il suo primo romanzo “Quel giorno per caso” e nel 2013 è fra gli ideatori e organizzatori del Castellaneta Film Fest.

È proprio durante una delle edizioni del Castellaneta Film Fest, quando cura ed allestisce le varie mostre collaterali di fumetto ed illustrazioni, che subisce l’incanto per il disegno che comincia a praticare in prima persona. La sua cifra stilistica si ispira a grandi maestri come Hugo Pratt ed ai contemporanei Somà, Ana Juan e soprattutto all’illustratore e regista romano Stefano Bessoni. “ L ’ a m i c o i m m a g i n a r i o ” , 2 0 1 8 , p e r l a r i v i s t a Illustrati, edita Logos edizioni.

Diversi i progetti e work in progress a cui lavora, fra i quali “E vissero tutti felici o quasi”, una riscrittura e rilettura delle fiabe dal punto di vista degli adulti, dove la fantasia si diluisce nel disincanto, mostrandoci una fiaba dai risvolti darwiniani. Questo progetto, che esordisce nel dicembre 2017, presso il Fondo Verri di Lecce, in occasione del festival “Lecce letteratura”, si arricchisce, in seguito, delle colonne sonore dell’arpa pitagorica del musicista Mino Notaristefano e delle eteree cartapeste dello scultore Raffaele Di Gioia (autore della Copertina d’Artista del n° 21 del gennaio 2016).

Nasce per gioco, dalla sua pagina Instagram, il progetto “Indiegeni”, ritratti di musica indipendente, che guarda con ilarità e divertimento all’ormai acclamato indie italiano e il progetto diventa una mostra nel Febbraio 2018, nella cavea del teatro Rossini di Gioia Del Colle, all’interno del festival musicale “Indiesposizioni”.

Nell’aprile 2018 una delle sue illustrazioni, dal titolo “L’amico immaginario” è inserita nella rivista Illustrati edita Logos edizioni. La rivista è distribuita nel corso del Bologna Children’s Book Fair.

“ P e s c i f u o r d ’ a c q u a” , 2018, per l’iniziativa Open, progetto itinerante organizzato dall’Ordine degli Architetti.

Nel maggio 2018 il suo progetto “Pesci fuor d’acqua” diventa l’immagine della tappa castellanetana dell’iniziativa “Open!”, un evento di risonanza nazionale, organizzato dall’Ordine degli Architetti.

Nel giugno 2018 una sua illustrazione appare tra le selezionate del Cheap Festival, che anima con i sui manifesti le pareti stradali del centro cittadino di Bologna. L a d y P u m m a n o s t r a , 2 0 1 8 , l ’ i m m a g i n e c o o r d inata della prima edizione dell’evento Pummanostra – I giorni del pomodoro.

Nel luglio 2018 disegna l’immagine coordinata della prima edizione dell’evento Pummanostra – I giorni del pomodoro. La sua “Lady Pummanostra” appare oltre che nella comunicazione dell’evento, anche sulle etichette della conserva al pomodoro, prodotta nel corso della manifestazione.

Per informazioni e per contattare l’artista Francesco Di Dio: [email protected]

Ricordiamo ai nostri lettori ed agli artisti interessati che è possibile candidarsi alla selezione della quarta edizione di questa interessante iniziativa scrivendo ed inviando un portfolio alla nostra redazione: [email protected]

Fantacalcio – L’editoriale di Ivan Zorico

Il calcio è una passione prima che essere uno sport. Una passione che nasce da piccoli e non ti lascia più. Nasce quando per la prima volta ti trovi davanti ad una palla e senti l’irrefrenabile voglia di calciarla. Poi cresci e scopri che esistono delle persone che indossano delle maglie bellissime e corrono dietro un pallone, che sono acclamati dalla folla in epici stadi, che “calciano come te” e che, quando segnano, esultano proprio come te. E lì, in quel momento, la passione diventa amore.

Un giornalista chiese alla teologa tedesca Dorothee Solle: “Come spiegherebbe a un bambino che cosa è la felicità?”. “Non glielo spiegherei” rispose. “Gli darei un pallone per farlo giocare”. (Eduardo Galeano)

Poi non si sa bene come, di tutte quelle maglie bellissime e colorate te ne piace una ed una sola. Forse ti sceglie lei, forse tuo fratello maggiore o tuo padre te la faranno amare o forse gli dei del calcio lavoreranno per te, ma dal momento preciso in cui l’avrai scelta sarai per sempre legato ai destini di quella squadra, di quei colori. Aldilà delle fortune alterne della tua squadra del cuore. Che ti farà impazzire di gioia o di sconforto, tu l’amerai e seguirai sempre e comunque.

Questo è il calcio: amore e passione. E chi non lo segue, non può capire. Il calcio è più che un semplice sport.

Quello che invece tutti possono capire è che dietro questa grande passione, si muovono interessi economici molto grandi. Il mondo è cambiato, non è più quello di una volta. E anche il calcio non fa differenza. Prima esistevano i “Patron” – figure mitologiche parificabili agli antichi mecenati – che tutto o quasi potevano e facevano, ora esistono società quotate in borsa, consigli d’amministrazione e bilanci da far quadrare e controllati scrupolosamente dagli organi di controllo internazionali.

Le società sportive si sono trasformate in aziende che hanno interessi non solo all’interno del proprio mercato – pardon, campionato di competenza – ma che cercano di esportare il proprio brand anche in altri mercati per raggiungere quante più persone possibili, farle appassionare e aumentare in questo modo i propri ricavi attraverso il merchandising e la vendita dei diritti televisivi, su tutto.

A questo mondo è dedicato questo numero di Smart Marketing. Il titolo è venuto da sé: “Fantacalcio”. E non poteva essere altrimenti dato che siamo in piena sessione estiva di calciomercato. Un calciomercato scoppiettante, soprattutto per la Serie A (e finalmente dopo tanti anni di Purgatorio), che ha visto portare in Italia alla corte della Juventus il più grande giocatore in circolazione al momento: Cristiano Ronaldo, alias CR7.

Uno di quei giocatori che, per tornare all’incipit iniziale, farà sognare tanti bambini e che inevitabilmente avranno l’imprinting Juventus. D’altronde pur essendo milanista non ci posso fare niente e non posso avanzare pretese né lamentarmi della situazione attuale: con i vari Montolivo e Borini in rosa non posso mai pensare che dei bambini s’innamorino del Milan.

Ai miei tempi era diverso: c’erano i Weah, i Maldini, i Desailly, i Savićević… insomma mi fermo perché mi sto commovendo.

Fantacalcio, ho detto, è il titolo del numero di questo mese. Ma è anche uno dei giochi più amati e praticati da quei tanti bambini/adulti che, crescendo, hanno visto pian piano sfumare il sogno di diventare calciatori professionisti, ma che mantengono ben saldo nel cuore lo stesso ardore. Tra questi ci sono anch’io ed una schiera di altri amici fuori di testa che ancora si ostinano, non più proprio giovanissimi, a dedicare tempo a questo pazzo gioco.

E ovviamente non saremo i soli: tra qualche giorno ci saranno migliaia di ragazzi (più o meno diversamente giovani) seduti intorno ad un tavolo, o qualcuno collegato via Skype, che si accenderanno per l’asta del fantacalcio. Studiare le possibili formazioni, cercare di individuare quel giocatore che avrà il miglior rendimento stagionale, strappare l’attaccante con più gol nelle gambe, per poi finire mestamente per comprare il solito scarto di turno (vedi Kalinic, esperienza diretta).

Ma come detto, il calcio è passione e non è solo uno sport. È voglia di stare insieme e sognare di indossare quella bellissima maglia di cui ti sei innamorato bambino, o quantomeno dirigerli, anche solo come Fantallenatori.

Qui trovi tutti gli articoli dedicati al nuovo numero – Fantacalcio - e come sempre ti invito a farci sapere cosa ne pensi. Buona lettura.

Ivan Zorico

Fantacalcio – L’editoriale di Raffaello Castellano Con la vittoria della Francia sulla Croazia per 4 reti a 2, domenica 15 luglio si è chiuso uno dei mondiali più entusiasmanti di sempre, nonostante l’assenza della nostra Italia. Un Mondiale dei record e delle sorprese, la prima più significativa (oltre all’assenza della nostra nazionale) è quella dei diritti televisivi per l’evento aggiudicati, a gennaio di quest’anno, dal gruppo Mediaset per 75 milioni di euro, sbaragliando la Rai del servizio pubblico.

Con ascolti record dagli 8 agli oltre 10 milioni di spettatori già durante gli ottavi di finale, ben oltre le aspettative, l’operazione del gruppo del Biscione si è rivelata vincente, un vero schiaffo in faccia alla Rai, grande sconfitta dell’estate pallonara, che a novembre dello scorso anno, attraverso le parole del direttore generale, Mario Orfeo, aveva dichiarato: “L’eliminazione dell’Italia oltre ad essere un dispiacere per noi tifosi cambia la scelta sui diritti. È una scelta commerciale, non di servizio pubblico.”

Peccato che i 175 milioni di spettatori delle 48 partite della fase a gironi (20 milioni in più rispetto al Mondiale 2014 del Brasile) e gli 11 milioni 668mila spettatori (66,56% di share) della finale su Canale 5, fra Francia e Croazia, stiano lì a dimostrare la mancanza di visione e le scarse attitudini al marketing di un’azienda, la Rai, che si ostina a competere in un mercato globale ed agguerrito, con strumenti, tecniche e decisioni quantomeno infelici ed anacronistiche.

Non occorreva un genio per intuire che in una nazione affamata ed appassionata di calcio come la nostra, nella quale si disputa uno dei campionati di calcio più belli, ricchi e seguiti del mondo, con un’estate alle porte, il Campionato di Calcio di Russia 2018 doveva interessare milioni di tifosi. Ma tant’è!

Al gioco del Calcio, ed allo sport più in generale, è dedicato questo numero di Smart Marketing intitolato “Fantacalcio”, un gioco ma anche un business stratosferico, che vede i principali club sportivi quotati in borsa e i singoli campioni con fatturati pari a piccoli stati. Uno su tutti, Cristiano Ronaldo, CR7, che proprio durante le fasi finali del Mondiale 2018, ha calamitato l’attenzione dei media per il passaggio alla Juventus, diventando il primo e più importante colpo del mercato estivo e forse della storia. Con uno stipendio di 31.000.000 di euro a stagione, 59 euro al minuto, oltre tutte le altre sponsorizzazioni, Cristiano Ronaldo è fra gli sportivi più pagati del mondo.

Quindi parleremo, alla nostra maniera, di calcio, mercato, marketing, campioni, palle e palloni. Perché, anche se non lo vogliamo, anche se cerchiamo di evitarlo, il marketing permea non solo le nostre passioni, ma pure le nostre vite, nonostante quanto pensi o dica la dirigenza della Rai.

Quindi continuate a seguirci anche in vacanza, sotto l’ombrellone, noi ci saremo sempre.

Buona lettura e buone vacanze a tutti.

Raffaello Castellano

Social, rapporto tra Brand e sport: il caso Roma e Ikea!

Nei giorni passati, la Roma ha presentato con un tweet il nuovo acquisto Olsen – giocatore svedese -, e per farlo ha giocato con il noto stile grafico che Ikea (svedese anch’essa) usa per rappresentare le istruzioni del montaggio dei mobili.

Un’idea “semplice” e simpatica.

New delivery for #ASRoma pic.twitter.com/gW6rwnYtxf

— AS Roma English (@ASRomaEN) 24 luglio 2018

Subito dopo, però, il “colpo di scena”: la risposta social di Ikea. Prendendo spunto dal mancato acquisto di Malcom da parte della Roma per colpa del Barcellona (che si è inserita al fotofinish nella trattativa), Ikea ha preso in giro la società giallorossa (per l’acquisto sfumato) con un tweet ironico e, cosa importante, non provocatorio.

La cosa interessante, al netto delle vignette e del botta e risposta vivace, è sicuramente il tenore delle conversazioni che si sono generate sotto ai rispettivi tweet: positive ed empatiche. Sia per la Roma che per Ikea. Infatti analizzando il sentiment si percepisce bene il grado di vicinanza, e oserei dire per certi versi anche di affetto, che i follower hanno espresso per questi due marchi.

E questi elementi hanno un valore enorme in termini di costruzione di fiducia e relazione per un Brand. A questo servono i social.

I ritorni economici, poi, arriveranno di conseguenza e nel tempo.

Il cinema italiano e il calcio Il calcio è notoriamente lo sport più popolare nel nostro Paese, quello per cui si litiga, si gioisce, si piange, quello per cui un intero popolo ritorna ad essere finalmente unito sotto un’unica bandiera, magari per un Europeo o un Mondiale di calcio. Scandali, complotti, trionfi, moviole, var, marketing, cocenti sconfitte…insomma il calcio rimane un turbinìo di emozioni, e unisce proprio perché la passione per essa, coinvolge senza distinzioni di sorta tutte le classi sociali, dagli intellettuali ai proletari. E l’altra cosa che unisce più di tutti, che fa sognare, che fa riflettere è il Cinema. Nella storia del glorioso cinema italiano, numerosi sono stati i connubi tra lo sport più amato dagli italiani e il cinematografo, certo non sempre memorabili: ad onor del vero il calcio non ha mai trovato sullo schermo una messinscena che fosse in grado di renderne al meglio le peculiarità agonistiche. Ma non mancano di certo casi eclatanti, interessanti, professionali, rimasti nella memoria collettiva.

Negli anni della commedia brillante post-seconda guerra mondiale il calcio si va affermando come pretesto per raccontare storie divertenti, spensierate ed allegre. E’ il caso di Undici uomini e un pallone (1948), una delle prime commedie brillanti che vuole sfruttare il successo popolare del calcio. Il film ha molti punti a favore. In primis l’utilizzo di numerosi giocatori professionisti dell’epoca: Campatelli, Parola, Amadei, Puricelli, Biavati, Costagliola, Remondini. E poi, l’argomento terribilmente attuale della frode sportiva, ovvero il tentativo di truccare l’ultima partita di campionato. A tener le redini del tutto ci sono però, Carlo Dapporto e Carlo Campanini, che assicurano un sano divertimento, da fuoriclasse, dato che siamo in tema calcistico. Dapporto è trascinante nel ruolo del portiere colabrodo imposto in squadra dal centravanti goleador, per un debito infantile, che ironia della sorte parerà il rigore decisivo, nella scena più divertente del film; mentre Campanini è l’arbitro che viene ricattato nell’incresciosa combine. Un film da vedere, grazie ai due assi della risata.

Ed è nei primi anni ’50 che il calcio, raccontato al cinema, raggiunge un livello elevato, come fenomeno di massa e di costume. In Parigi è sempre Parigi (1951) Luciano Emmer, dopo Domenica d’agosto (1950), continua a descrivere i desideri e i sogni della piccola borghesia narrando la trasferta francese di alcuni italiani al seguito della nazionale, tra gli interpreti Aldo Fabrizi, Ave Ninchi, Lucia Bosè ed un giovanissimo Marcello Mastroianni. Mario Camerini, in Gli eroi della domenica (1952), utilizza Raf Vallone, ex giocatore del Torino, per portare in scena un giocatore corruttibile in una squadra che ha la possibilità di passare in serie A. In L’inafferrabile 12 (1950) di Mario Mattoli, Walter Chiari fa la parte di un portiere della Juventus con un gemello che scatenerà la commedia degli equivoci. Nel film di Mattoli compaiono i ‘veri’ giocatori della squadra dando il via a un fenomeno che diventa in breve una caratteristica del film calcistico: la costante apparizione di calciatori o operatori del settore nel ruolo di sé stessi. Citiamo anche il grande Totò, delizioso presidente di calcio di una scalcinata squadra della provincia pugliese, nel film Gambe d’oro (1958).

Ben riuscita appare anche la parodia del cinema di Sergio Leone nella regia accorta di un calcio di rigore contenuta nel divertente film Don Franco e don Ciccio nell’anno della contestazione (1970) di Marino Girolami, con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia deliziosi mattatori della pellicola. E in quello stesso anno Alberto Sordi convince nei panni del Presidente del Borgorosso football club. Nell’omonimo film Sordi è perfetto nel tratteggiare questo carnale e sanguigno presidente, che dapprima disinteressato, piano piano si appassiona al calcio e alla sua squadra, diventandone il più accanito tifoso. Storie del passato, in chiave nostalgica, ambientate nel mondo del calcio e del consumo che gli ruota attorno sono messe in scena in Italia-Germania 4 a 3 (1990) di Andrea Terzini e in Figurine (1997) di Giovanni Robbiano. In Pane e cioccolata (1974) di Franco Brusati, Nino Manfredi ha il ruolo di un cameriere emigrato in Svizzera, il quale, pur essendosi tinti i capelli di biondo per apparire più simile al modello nordico, non si contiene di fronte a un gol della nazionale italiana, denunciando così le proprie origini. Questa scena codifica una situazione tipica del film ad argomento calcistico: l’incapacità di autocontrollo emotivo da parte del tifoso. Il tifoso semplicemente non riesce a contenere umori e rabbie.

Degni di nota, nell’ambito di una comicità grezza, al passo con l’involuzione culturale degli anni ’70 e ’80, sono da evidenziare sia I due maghi del pallone (1970), con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, sia L’allenatore nel pallone (1984), con Lino Banfi. Il suo personaggio di Oronzo Canà,ha avuto talmente tanto successo, da essere rimasto nella memoria collettiva. Struggente e nostalgico è invece Ultimo minuto (1987), film di alta scuola diretto da Pupi Avati e interpretato da Ugo Tognazzi, in una delle sue ultime memorabili interpretazioni. Un film bellissimo sul mondo del calcio, con una storia appassionante, attuale e popolare, certamente la migliore interpretazione dell’ultimo Tognazzi. Ciò nonostante, Tognazzi, non riceve alcuna candidatura in nessun premio nostrano, e inspiegabilmente in un paese di fanatici del pallone il film non avrà grande successo al botteghino, ma rimane il miglior film italiano sul mondo del calcio.

Continuando a parlare di calcio al cinema, certo non si può non ricordare la partita di calcio in Mediterraneo (1991) della “truppa Salvatores” e l’arrivo sull’isoletta greca di Antonio Catania in groppa al suo bimotore alato; o ancora la partita tra scapoli e ammogliati del primo Fantozzi (1976), un gioiello di comicità grottesca e delirante. E come scordare, rimanendo ancorati al personaggio del ragionier Ugo Fantozzi reso immortale da Paolo Villaggio, il programmino irrinunciabile del ragioniere ad una partita della Nazionale in tv? “Infradito, mutande, canotta rigorosamente macchiata, frittatone di cipolle, familiare di birra ghiacciata, tifo indiavolato e rutto libero”. Scrivendo viene in mente anche un’altra sequenza epocale, di un film, che da molti è ritenuto il migliore di Lino Banfi, quel Al bar dello sport (1982), in cui l’attore pugliese fa 13 al Totocalcio, grazie ad un’intuizione di Parola, uno splendido Jerry Calà muto e ad uno storico Juventus-Catania 1- 2. La sequenza in cui Banfi si accorge di aver vinto e pone fine alle sue angherie familiari è da antologia della risata.

Per completezza è giusto citare altri film del genere, non particolarmente rilevanti seppur molto popolari: Il tifoso, l’arbitro e il calciatore (1983), con Pippo Franco, Mario Carotenuto e Alvaro Vitali; ancora Alvaro Vitali protagonista nel terribile Paulo Roberto Cotechino, centravanti di sfondamento (1983); per concludere con il superiore Mezzo destro, mezzo sinistro (1985), oggi divenuto un cult, con protagonista la coppia composta da Gigi e Andrea (Gigi Sammarchi e Andrea Roncato), molto popolari negli anni ’80.

Caso a parte quello di Eccezziunale…veramente (1982), film incentrato interamente sul tifo calcistico e sulla macchietta del terrunciello, che ha reso famoso Diego Abatantuono. Il film è infatti uno dei suoi maggiori successi, nonostante non ci sia un’inquadratura decente: ma in questo caso l’attore ha saputo creare icone, modi di dire e tormentoni alla stregua di un grande comico. Quello di questo film è lo spaccato di un’Italietta sottoproletaria e piccolo-borghese, cialtronesca e naìf, dotata di una vitalità incosciente e genuina.

Negli anni 2000 va nominata l’accoppiata oleografica e nostalgica inventata da Fausto Brizzi: Notte prima degli esami (2006), in cui il regista racconta i giovani degli anni ’80, e lo fa ambientando il film proprio durante le epiche notti mondiali dell’82, in cui l’Italia vinse il suo storico terzo mondiale di calcio. E l’anno dopo nel trasferire ai giorni d’oggi l’esame di stato, cosa fa? Ambienta Notte prima degli esami-oggi (2007), proprio nell’estate del 2006, l’anno dell’incredibile quarto mondiale azzurro. Due chiari escamotage, in cui lo sfondo (ovvero le vittorie della Nazionale ai Mondiali), conta più di ciò che avviene in primo piano, e senza questa furba operazione “nostalgia”, sarebbero risultati insignificanti prodotti dello scadente cinema popolare italiano di inizio millennio. Molto meglio allora la bellissima opera di Luca Lucini, dal titolo Amore, bugie e calcetto (2008), con Claudio Bisio, Giuseppe Battiston e Pietro Sermonti. Una brillante commedia calcistica che costruisce un mondo di sentimenti contrastanti risolti in campo. Amore, bugie e calcetto registra e racconta il calcio dilettantistico anche per parlare d’altro. Per parlare di un gruppo di sette amici, ognuno con i propri problemi, lavorativi, sentimentali, ma che si ritrova ogni settimana su un campetto da calcio, classico appuntamento fisso del maschio italico. Il calcetto è un elemento del quotidiano (soprattutto) maschile, che ha il sapore dell’amore e dell’amicizia, dello spirito di aggregazione e di squadra, che riflette su più generazioni ed è contraltare ludico delle vite più o meno risolte e più o meno felici dei personaggi. Mancava un film sul mondo del calcio giocato dalla gente comune e Lucini lo ha realizzato con una “buona visione del gioco”, aiutando le donne a capire perché i loro uomini si divertono così tanto con una palla di cuoio cucita a mano e con una cosa banale e umida come lo spogliatoio. Il risultato tecnico è poi un ottimo affiatamento di squadra tra gli attori, proprio come una squadra di calcio unita, con il capolavoro della macchietta di Giuseppe Battiston, capitano del gruppo e della squadra, grasso e tabagista, che entra in campo solo per battere le punizioni, e non fallisce un colpo.

Insomma, che il calcio nel cinema non abbia mai decollato appieno è un dato di fatto; ma che non ci sia stato un congruo numero di film degni di nota, beh…questo è sbagliato. Di certo quelli nominati, circa una ventina, tra alti e bassi, sono i migliori prodotti italiani, dove direttamente o indirettamente, si parla di calcio, si vive il calcio e spesso ci si interroga più in profondità nei meandri profondi e cupi di questo sport (vedasi Ultimo minuto o Amore, bugie e calcetto). Il mondo del calcio: dalla piazza ai social media

Fino a qualche decennio fa gli appassionati di calcio si riunivano nei bar, nelle piazze e negli stadi. Oggi, invece, la maggior parte delle discussioni di calcio avviene sui social media che stanno cambiando le abitudini di appassionati e tifosi: si chatta, si twitta e si posta interagendo direttamente con i protagonisti e con le squadre più amate e odiate.

Sono state fatte veramente molte analisi e ricerche sul connubio calcio e social media e una di queste è stata realizzata dallo IAAD di Torino in partnership con CoSimple che ha analizzato i profili social delle squadre di Serie A e Serie B per individuare i KPI specifici per a misurazione delle conversazioni e delle interazioni delle persone sul tema del calcio. L’obiettivo finale era capire come le persone interagiscono con le squadre di calcio e tutti i dati sono disponibili qui.

Le medie sono state calcolate ogni settimana tramite misurazioni con tool esterni a quelli messi a disposizione dalle piattaforme social e riguardano post, video, tweet, retweet e molto altro considerando solo le squadre che avevano un canale ufficiale sui social.

I social media e le app di nicchia per i tifosi Eppure i tifosi di calcio e chi lavora nel settore a livello professionale oggi non utilizzano solo i famosi Facebook, Twitter e Instagram per condividere le loro impressioni sulle partire, sui giocatori e sulle prestazioni della squadra per cui tifano. Forse non tutti lo sanno ma esistono veri e propri social media di nicchia dedicati al calcio, vediamo i più famosi.

Wyscout Si tratta della più completa piattaforma professionale dedicata a chi nel mondo del calcio ci lavora e comprende dati, statistiche, video ma anche appositi strumenti per preparare le partire, scovare nuovi talenti e formare o promuovere i calciatori. E’ disponibile sia nella versione desktop che mobile.

Calcio Scout Parlando invece delle piattaforme online dedicati ai tifosi, la più conosciuta è sicuramente Calcio Scout. Di cosa si tratta? E’ semplicemente un social media dedicato esclusivamente al mondo del calcio, a chi lo vive da tifoso ma anche a chi lo pratica ad ogni livello da quello amatoriale a quello professionale. Possono iscriversi tutti i calciatori, uomini e donne, di almeno 13 anni ma anche allenatori, dirigenti, procuratori, osservatori e preparatori e l’accesso è gratuito, per sempre.

Se poi siete Società allora il social media mette a disposizione un’area dedicata personalizzata con nome e logo della squadra. L’obiettivo è mettere in comunicazione tutti coloro che vivono il calcio a 360°, valorizzare le potenzialità degli atleti e far conoscere le persone. All’interno di Calcio Scout è attivo un canale di Scouting e in base all’ Indice Calcio Scout l’atleta potrà valutare il valore di calciatore suo e quello dei compagni. Tutto davvero in pochi click!

Per iscriversi basta inserire il curriculum e aggiornarlo, cominciando a seguire gli utenti registrati proprio come si farebbe su Facebook, Twitter o gli altri social media generalisti. Grazie a questo social potrai contattare allenatori come Gianluca Pagliuca, Giuseppe Sannino, Michele Serena o Elisabetta Vignotto e molti altri ancora, come il nazionale di calcio a cinque Marco Ercolessi.

Dribblink, la prima App dedicata al calcio Accanto alle piattaforme desktop non poteva mancare una apposita App Android dedicata al calcio: stiamo parlando di Dribblink, disponibile su Google Play per Android. Con questa applicazione il tifoso può condividere novità e opinioni sulla sua squadra del cuore e sulle squadre avversarie.

Un App dedicata al calcio è il modo più semplice per immortalare e condividere i momenti che riguardano il mondo del calcio, la tua squadra e quelle avversarie, con la possibilità di seguire gli account degli amici tifosi e scoprire quelli di chi condivide la passione per questo sport.

In particolare grazie a Dribblink è possibile pubblicare foto, video, opinioni ma anche seguire gli amici ed entrare in contatto con altri tifosi o interagire con i post più popolari del momento e ancora scoprire per che squadra tifano le persone accanto a te.

Noisefeed Ai tifosi più sfegatati e ai social media manager che lavorano nel settore suggeriamo invece di iscriversi a Noisefeed, la prima piattaforma a fare social context monitoring nel mondo del calcio.

Noisefeed lavora analizzando tutti gli account social rilevanti nel settore del calcio grazie a un database che conta migliaia di calciatori, società, allenatori ma anche giornali e giornalisti, opinionisti e altro ancora.

Ogni dato viene offerto grazie a un’intensa attività redazionale che scopre le notizie più rilevanti del settore, le filtra e le segnala all’utente sulla base dei parametri da lui indicati nella piattaforma. Oggi si tratta dello strumento più potente e veloce per indagare il mondo del calcio secondo dopo secondo.

Con pochi click si accederà alle news social&web più importanti su club, calciatori e giornalisti e a un report personalizzato creato a partire da un database di bem 250000 account verificati. Ogni giorno Noisefeed carica oltre 30000 nuovi contenuti che si tratti di Serie A, Premier Ligue, Bundesliga o Ligue 1.

Non ci resta altro che augurarvi buon divertimento con lo sport nazionale italiano amato davvero da tutti, magari cominciando da subito con le finali più belle dei Mondiali che potete vedere qui.

MARKETERs Day: Sport Players - Join the game: l'evento dedicato al marketing dello sport

Cos’è il MARKETERs Day: Sport Players – Join the game? Il MARKETERs Day è uno degli appuntamenti targati MARKETERs Club, associazione riconosciuta a livello nazionale che realizza eventi con lo scopo di portare le migliori realtà aziendali e i migliori brand internazionali all’interno del mondo universitario. Nello specifico, il MARKETERs Day: Sport Players – Join the game è un evento formativo all’interno del quale verrà analizzato il mondo dello sport e com’è cambiato negli anni fino a diventare una leva economica molto rilevante.

Questo evento rappresenta l’atto conclusivo del primo anno del Comitato di Torino che proprio un anno fa, nel mese di giugno ha realizzato il primo evento contando più di 150 partecipanti. A settembre ha avuto luogo la recruiting per i nuovi soci con il conseguente tesseramento e, ad oggi, il MARKETERs Club conta più di 1000 soci a livello nazionale.

Gli scorsi eventi hanno visto partecipare in veste di relatori: Tommaso Saronni Director PR, Social & Digital di Adidas Group, Simone Maggi CEO & Co-founder di Lanieri, Sabrina Ciamba Retail Area Manager di Falconeri, Maurizio “Juni” Vitale Founding Director di Movement Entertainment e Lorenzo Gianeri, in arte ”Lollino”, VP di Vari Productions srl Maria Fossarello Marketing Manager di BlaBlaCar, Simonluca Scravaglieri Marketing Manager di Ceres, Andrea Crociani Country Leader di oBike, Veronica Dolce Marketing Manager di Rolling Stone Italia, Alessandro Baldi Southern Europe Sales manager e Lucian Beierling Marketing & Communications Manager di Soundreef. M A R K E T E R s D a y : Sport Players – Join the game: l’evento dedicato al marketing dello sport

Chi parteciperà all’evento? Anche in occasione di questo evento tre ospiti terranno alto il livello raggiunto fino ad ora e ancora una volta saranno gli studenti e i neolaureati dell’Università degli Studi di Torino ad organizzare la giornata nella sua interezza con interventi proposti che non deluderanno le aspettative.

Ad oggi ha già dato conferma della propria partecipazione nel ruolo di ospite:

■ Mauro Zanetti, PMO at Juventus FC

Grazie ai talk interattivi degli ospiti, che saranno annunciati nel corso della campagna di Comunicazione, il MARKETERs Club mostrerà come i grandi brand legati al mondo dello sport si siano evoluti negli anni, modificando le strategie di marketing e creando prodotti altamente customizzati per soddisfare i bisogni di consumatori sempre più esigenti e consapevoli.

Dove e quando avrà luogo l’evento? MARKETERs Day: Sport Players – Join the game si terrà venerdì 29 giugno 2018, presso la Scuola di Management ed Economia di Torino. La giornata avrà inizio con l’accredito e proseguirà con i talk degli ospiti intervallati da un coffee break e da un pranzo. Il tutto sarà offerto dal MARKETERs Club e dagli Sponsor dell’evento, tra cui Lavazza.

Sport Digital Marketing Festival: l'evento dedicato al marketing digitale dello sport Partiamo subito con una domanda: cos’è lo Sport Digital Marketing Festival? E’ il primo evento in Italia di formazione e aggiornamento sul marketing digitale nel settore sport (il 13 e il 14 giugno a Riccione). Due giornate di studio, lezioni e tavole rotonde con i massimi professionisti di Digital marketing del mondo dello Sport, per scoprire tecniche e strategie di grandi club e organizzazioni internazionali, anticipare le tendenze del mercato Sport-Business, conoscere i protagonisti dello Sport System 4.0 e sviluppare la propria rete di contatti.

Pertanto, il Festival sarà un’esperienza imperdibile per chiunque abbia già iniziato o voglia intraprendere un percorso professionale di successo nel mondo dello Sport e imparare dai migliori professionisti.

Sport Digital Marketing Festival sarà un percorso formativo e professionale da non perdere per comprendere tecniche e strategie dei grandi club/organizzazioni internazionali, anticipare le tendenze del mercato sport-business, conoscere i protagonisti dello Sport System 4.0, costruire o allargare la propria rete dei contatti facendo networking e gettando le basi per nuovi business che sfruttino tutte le potenzialità dei social media.

Gli organizzatori – EuropaCube Innovation Business School e il Master Social Media e Digital Marketing – hanno pensato e studiato una formula molto chiara: due giornate di studio, lezioni, approfondimenti, tavole rotonde e “incontri ravvicinati” con i Top Social Media Manager di club, squadre, federazioni, leghe, agenzie e atleti che racconteranno come hanno raggiunto grandi risultati in termini di business attraverso campagne innovative e creatività in rete.

Il Festival sarà presentato da Rudy Bandiera – digital coach, TedX speaker e autore di un recente best seller “social” Mondadori - che porterà sul palco dell’evento professionalità, intensità e ironia.

Interagiranno con gli speaker, con interviste e focus aggiornatissimi, i migliori esperti del Web Marketing italiano: Riccardo Scandellari, Veronica Gentili, Gianpaolo Lorusso, Andrea Boscaro, Miriam Torrente e Gianmarco Terracciano. Continuiamo con le domande: a chi è rivolto l’evento “Sport Digital Marketing Festival”? “Porteremo a Riccione il primo evento in Italia di Digital Marketing verticale nel settore Sport. Questa è la novità – afferma Arianna Ioli, Content manager e storyteller dello #sportmarketingfest. Lo Sport Business è uno dei settori con crescite esponenziali e la trasformazione digitale in atto è sotto gli occhi e alla portata di tutti: squadre, atleti, tifosi, fanclub, sponsor e media agency. Stiamo costruendo un vero e proprio evento di formazione su basi concrete. Teniamo bene a mente quel passaggio del film “Jerry Maguire” in cui il coprotagonista/giocatore di football americano Rod Tidwell dice: “Show me the money!” (nel doppiaggio italiano: “Coprimi di soldi!”). Un’ispirazione che diventa esplosiva, soprattutto ora che allo Sport si stanno unendo tutte le potenzialità del Marketing Digitale!”

Lo Sport Digital Marketing Festival è rivolto a chi lavora in club e squadre – organizzazioni sportive a tutti i livelli – e associazioni dilettantistiche; a responsabili e addetti uffici marketing e commerciali; agenzie di comunicazione, social media marketing e pr – freelance e blogger; studenti universitari, neolaureati; giornalisti, uffici stampa e professionisti della comunicazione; start up, PMI e aziende, imprenditori del settore wellness; atleti ed ex atleti di tutti gli sport, appassionati di sport e digital marketing.

Il Festival è quindi dedicato a chi segue con passione il mondo del marketing e della comunicazione (e dello sport) e a chi vuole apprendere nuove strategie e best practice, con riferimento al digitale e al web. Per questo motivo, noi di Smart Marketing siamo contenti di appoggiare questa iniziativa in qualità di Media Partner.

Per maggiori informazioni sull’evento: sito web ufficiale dello Sport Digital Marketing Festival.

Per partecipare all’evento: www.sportdigitalmarketing.eventbrite.it

Editoriale Maggio 2017 - Raffaello Castellano

Chi è il più grande campione sportivo italiano di sempre?

Tazio Nuvolari, con le sue rocambolesche ed eroiche imprese motociclistiche prima, ed automobilistiche poi?

Oppure è Primo Carnera, l’unico pugile italiano campione dei pesi massimi?

Magari no. Magari bisogna volgere lo sguardo al passatempo nazionale, al calcio ed ai campioni che ha prodotto negli anni.

Allora potrebbe trattarsi di un campione del passato come , Gigi Riva o , o di un campione più recente come , Alex Del Piero o , che ha appena dato l’addio ai campi a 40 anni compiuti?

Siamo fuori strada, o meglio fuori pista: non solo il più grande campione sportivo italiano non è fra quelli appena menzionati, ma neppure fra gli sport appena elencati!

È giudizio storico ed unanime che il più grande campione italiano di tutti i tempi sia un certo Fausto Coppi e che lo sport sia l’umile e faticoso ciclismo.

Sì, avete capito bene, il più grande campione sportivo italiano di tutti i tempi è Fausto Coppi.

Il suo albo d’oro del ciclismo è il più ricco di questo sport dopo quello del “cannibale” belga Eddy Merckx. La sua sfolgorante carriera sportiva ed umana abbraccia 20 anni di storia del nostro Paese, dalla sua prima vittoria al Giro d’Italia nel 1940 alla sua morte avvenuta il 2 gennaio del 1960. Dopo la seconda guerra mondiale, in un’Italia che cercava di rialzarsi dopo la dittatura e la devastazione, fu il ciclismo e non il calcio ad appassionare e scaldare il cuore degli Italiani. Le sfide epiche, ma correttissime, fra Fausto Coppi e Gino Bartali unirono un Paese lacerato dalla guerra e dalle divisioni politiche sotto un’unica passione. Il boom economico, che sarebbe scoppiato di li a poco, vide la sua scintilla proprio in questo sport umile ed in questi due campioni eccezionali.

Fausto Coppi e Gino Bartali insegnarono ad un’intera nazione che con la forza di volontà, la fatica e il coraggio nessuna impresa era impossibile. Questi due paladini in bicicletta ri-forgiarono non solo lo spirito sportivo ma, in un certo senso, anche la cultura del Paese. La radio e la tv nazionali si appassionarono a questo sport ed a queste sfide. Anche il cinema fece delle due ruote un suo simbolo, il filone neorealista comincia la sua corsa proprio in bicicletta con il capolavoro di De Sica, “Ladri di biciclette”. Insomma, nel dopoguerra, complici due campionissimi come Coppi e Bartali, il ciclismo ed il Giro d’Italia sono i veri sport e passatempi nazionali.

G i n o B a r t a l i e F a u s t o C o ppi al Giro d’Italia del 1940

Il Giro d’Italia compie 100 anni. Cento anni in cui ha rappresentato lo specchio fedele dei tempi che cambiavano, cento anni in cui al suo fianco è cresciuta la storia della prima impresa culturale italiana, quella Rai, i cui cambiamenti, non solo tecnologici, hanno accompagnato quasi tutte le edizioni del Giro.

Noi di Smart Marketing non potevamo non parlare di questo importante fenomeno sportivo e di costume, in un anniversario così importante e prestigioso.

Per affrontare questo tema al meglio abbiamo scelto per prima cosa il solito riferimento all’arte contemporanea, ed il titolo del magazine si riferisce ad una famosa installazione di Ai Weiwei, “Forever Bicycles”, esposta anche in Italia, nel 2014, durante la Biennale di Architettura di Venezia, nel cortile del Palazzo Cavalli-Franchetti; poi ci siamo rivolti ad un artista che potesse, attraverso la sua sensibilità, interpretare al meglio una copertina e la scelta è caduta sulla talentuosa Grazia Palumbo. Ed infine ci sono i contributi dei nostri collaboratori, sempre precisi, puntuali e documentati.

Due ruote per vincere una gara, due ruote per aggredire una salita, due ruote per fermare un cronometro, o magari due ruote per lavorare, due ruote per muoversi, due ruote per ripartire e due ruote per finire nella leggenda.

In un’Italia che stenta a risalire, la metafora ciclistica è azzeccatissima: noi tutti dovremmo prendere esempio da questo sport e da questi campioni, noi tutti siamo chiamati a far parte di una squadra, ognuno con il suo compito: scalatore, velocista, scattista, gregario. Ognuno indispensabile, ognuno necessario, perché se l’Italia, come Paese, vincerà questo giro, lo farà solo in quanto squadra.

Noi tutti indossiamo la maglia rosa, anche se spesso ce ne scordiamo.

Buona lettura e buona pedalata.

Editoriale Maggio 2017 – Ivan Zorico La storia di un Paese può essere raccontata da diversi punti di vista. La si può approcciare da un punto di vista delle battaglie o dei cambiamenti sociali, dello sviluppo industriale o, ancora, analizzandone costumi, stili di vita e mode.

Ma un altro modo per raccontare la storia di un Paese è lo sport. Ossia quell’aspetto della vita in grado di far affiorare passioni, generare interesse e che, in alcuni casi, è talmente dirompente da scrivere, esso stesso, pagine di storia.

Come non possiamo non citare in tal senso quanto accadde nel 1995 in Sudafrica durante la Coppa del Mondo di rugby. In quell’occasione, il neo Presidente Mandela, per agevolare il processo di integrazione tra bianchi e neri (che vivevano fortemente in contrasto) si appellò al capitano della nazionale sudafricana di rugby – François Pienaar – affinché dessero il massimo per vincere la Coppa del Mondo, instaurando così un clima più pacifico tra la popolazione. Gli Springboks (così viene soprannominata la nazionale sudafricana di rugby) vinse in maniera del tutto imprevista la Coppa contro i temutissimi All Blacks, e la storia gli diede ragione. Questa vicenda ha così segnato questo passaggio storico da ispirare un libro al quale si rifà il celebre film di Clint Eastwood “Invictus” del 2009.

Venendo all’Italia, come non citare quanto avvenne nel luglio del 1948. Precisamente il 14 luglio del 1948, Palmiro Togliatti (leader del Partito Comunista Italiano) fu colpito da tre colpi da arma da fuoco da un esponente di destra. Propagatasi la notizia, per le strade scattò la protesta dei militanti di sinistra e, per i successivi due giorni, ci furono talmente tante manifestazioni e scontri con le forze dell’ordine che, nell’aria, c’era già odore di rivoluzione. Fu in questo contesto che l’allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi decise di telefonare a Bartali, che correva al Tour de France, chiedendogli di vincere per calmare gli animi in Italia. All’indomani di quella telefonata, Bartali disputò una delle sue gare più epiche, sull’Izoard, e vinse successivamente il Tour. Non appena la notizia della sua vittoria si diffuse in Italia, il 17 luglio del 1948, quelle manifestazioni piene di rabbia e di contrasti presero il volto di gioia, festa ed acclamazione.

Ancora una volta lo sport è stato in grado di riavvicinare i popoli.

Ma lo sport, a parte questi cenni storici, rappresenta più banalmente un momento di condivisione. Condivisione fortemente accentuata dalla piazza virtuale che oggi prende il nome di internet e, più precisamente, dei social network. Niente di più e niente di meno di una versione 2.0 del classico “Bar dello Sport”.

Atleti, Federazioni, Società sportive e semplici appassionati sono tutti sullo stesso piano. Interagiscono, scambiano commenti e condividono momenti, vivendo lo sport e tutto ciò che è annesso in un modo del tutto nuovo, come mai prima ad ora.

In questo numero vi parleremo del ciclismo con un’intervista a Daniela Isetti, Vice Presidente Vicario della Federazione Ciclistica Italiana (FCI) e di come vi sia stato negli ultimi anni un vero proprio boom delle biciclette con tutta una serie di propagazioni: startup su due ruote, sharing economy e nuovi trend. Ma più in generale troverete riferimenti al ruolo dei social media nel marketing sportivo e della sempre più centralità del ruolo delle community.

Ivan Zorico

Sport, calcio e cinema italiano

Domenico Palattella (122)

Forse nessuno ci ha mai pensato, eppure non è un caso se lo sport comincia ad assumere largo peso nella vita sociale con le Olimpiadi del 1896 ad Atene, cioè in pratica contemporaneamente al momento iniziale di diffusione del cinematografo. Infatti le riprese d’attualità giocano un ruolo primario, in questa prima fase di assestamento del linguaggio cinematografico, nel diffondere assieme alla popolarità del nuovo medium anche quella delle varie discipline sportive. Dunque lo sport, inteso con l’accezione moderna del termine, e il Cinema, inteso come forma d’Arte, sono coetanei e dalla loro unione hanno spesso creato cortocircuiti artistico-sportivi veramente notevoli. Inutile nascondere che la posizione preponderante, intesa come attività sportiva che si fonde con il Cinema, è appannaggio del calcio, soprattutto in Italia, dove ad onor del vero il calcio non ha mai trovato sullo schermo una messinscena che fosse in grado di renderne al meglio le peculiarità agonistiche. Ma non mancano di certo casi eclatanti, interessanti, professionali, rimasti nella memoria collettiva.

Così Totò è un delizioso presidente di calcio di una scalcinata squadra della provincia pugliese, nel film “Gambe d’oro”(1958). In quegli anni comunque, sul terreno del Cinema, il calcio si va affermando come pretesto per raccontare storie sviluppate all’interno di vari generi. In “Parigi è sempre Parigi” (1951) Luciano Emmer, dopo “Domenica d’agosto” (1950), continua a descrivere i desideri e i sogni della piccola borghesia narrando la trasferta francese di alcuni italiani al seguito della nazionale, dove a tenere le redini di tutto c’è la professionalità attoriale autoriale di Aldo Fabrizi. Mario Camerini, in “Gli eroi della domenica” (1952), utilizza Raf Vallone, ex giocatore del Torino, per portare in scena un giocatore corruttibile in una squadra che ha la possibilità di passare in serie A. In “L’inafferrabile 12” (1950) di Mario Mattoli, Walter Chiari fa la parte di un portiere della Juventus con un gemello che scatenerà la commedia degli equivoci. Nel film di Mattoli compaiono i ‘veri’ giocatori della squadra dando il via a un fenomeno che diventa in breve una caratteristica del film calcistico: la costante apparizione di calciatori o operatori del settore nel ruolo di sé stessi.

Ben riuscita appare anche la parodia del cinema di Sergio Leone nella regia accorta di un calcio di rigore contenuta nel divertente film “Don Franco e don Ciccio nell’anno della contestazione” (1970) di Marino Girolami, con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia deliziosi mattatori della pellicola. E in quello stesso anno Alberto Sordi convince nei panni del “Presidente del Borgorosso football club”. Nell’omonimo film Sordi è perfetto nel tratteggiare questo carnale e sanguigno presidente, che dapprima disinteressato, piano piano si appassiona al calcio e alla sua squadra, diventandone il più accanito tifoso. Storie del passato, in chiave nostalgica, ambientate nel mondo del calcio e del consumo che gli ruota attorno sono messe in scena in “Italia-Germania 4 a 3” (1990) di Andrea Terzini e in “Figurine” (1997) di Giovanni Robbiano. In “Pane e cioccolata”(1974) di Franco Brusati, Nino Manfredi ha il ruolo di un cameriere emigrato in Svizzera, il quale, pur essendosi tinti i capelli di biondo per apparire più simile al modello nordico, non si contiene di fronte a un gol della nazionale italiana, denunciando così le proprie origini. Questa scena codifica una situazione tipica del film ad argomento calcistico: l’incapacità di autocontrollo emotivo da parte del tifoso. Il tifoso semplicemente non riesce a contenere umori e rabbie.

Degni di nota, nell’ambito di una comicità grezza, al passo con l’involuzione culturale degli anni ’70 e ’80, sono da evidenziare sia “I due maghi del pallone”(1970), con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, sia “L’allenatore nel pallone”(1984), con Lino Banfi. Il suo personaggio di Oronzo Canà,ha avuto talmente tanto successo, da essere rimasto nella memoria collettiva del nostro Paese. Struggente e nostalgico è invece “Ultimo minuto”(1987), film di alta scuola diretto da Pupi Avati e interpretato da Ugo Tognazzi, in una delle sue ultime memorabili interpretazioni. Invece l’episodio sportivo più in generale, malgrado la curiosità sociale sempre crescente verso la vita privata di divi-calciatori o ciclisti e l’interesse generalizzato per lo spettacolo dello sport, ha sempre faticato a decollare. Alcuni esempi però se non sono memorabili, poco ci manca.

E’ il caso di “Totò al Giro d’Italia” (1949), dove al fianco del grande Totò sfilano Boblet, Coppi, Bartali e tutti i più grandi ciclisti dell’epoca; e poi la coppia Vianello-Tognazzi è utilizzata nel film “Le olimpiadi dei mariti” (1960), girato in contemporanea con le Olimpiadi di Roma ’60 e che contiene alcune scene di repertorio di quei Giochi Olimpici italiani. Lo spunto delle Olimpiadi è un pretesto per sviluppare la storia da pochade francese di due mariti che spediscono le mogli in villeggiatura ( Sandra Mondaini e Delia Scala) per potersela spassare con due turiste giunte a Roma appunto per le Olimpiadi. A questo punto va citato, necessariamente, Bud Spencer, che inaugura nel cinema italiano la figura dell’atleta-attore. Lui che era stato campione italiano e internazionale di nuoto e pallanuoto, aveva poi, quasi per caso sfondato nel mondo del cinema, e allora il suo utilizzo si legherà spesso allo sport, su tutti “Lo chiamavano Bulldozer”(1977), in cui interpreta un ex campione di rugby e “Bomber”(1982), in cui interpreta un ex campione di boxe. Due film quasi in fotocopia, che sfruttano il fisico e la simpatia di Bud Spencer, oltre che la sua estesa popolarità.

Permettetemi poi una citazione della saga di “Fantozzi”, che di fronte ad una partita della Nazionale in tv prepara il suo programmino irrinunciabile con “ infradito, mutande, canotta rigorosamente macchiata, frittatone di cipolle, familiare di birra ghiacciata, tifo indiavolato e rutto libero”. Non mancano nei vari capitoli delle avventure di Fantozzi, numerosi, memorabili ed esilaranti episodi che riguardano lo sport,tra cui quella della partita di calcio tra scapoli e ammogliati; quella della Coppa Cobram e la favolosa gara di ciclismo; oppure quella della gara di atletica leggera. Tutte sopra le righe, grottesche, esagerate, ma dotate di un’irriverente carica comica davvero eccezionale.

Lo sport ha dunque influenzato e continua ad influenzare il Cinema, anche quello italiano, spesso riottoso a fondersi con esso. Lo sport rimane assolutamente comunque come cultura popolare del nostro paese, basti pensare, in conclusione, che in “Notte prima degli esami”(2006), il regista Fausto Brizzi, per raccontare i giovani degli anni ’80, ha ambientato il film proprio durante le epiche notti mondiali dell’82, in cui l’Italia vinse il suo storico terzo mondiale di calcio. E l’anno dopo nel trasferire ai giorni d’oggi l’esame di stato,cosa fa? Ambienta “Notte prima degli esami-oggi”(2007), proprio nell’estate del 2006, l’anno dell’incredibile quarto mondiale azzurro.

SMART MARKETING N°2 (PDF) - Lo Sport, un business di rilevante valore economico B o x C o l o p h o n n . 2 – S m a r t M a r keting Mensile di Marketing, Comunicazione e Social Media – Anno 2 – N°2

Oltre la soglia del dolore. Allenamento, talento o motivazione?

Armando De Vincentiis (26)

Cosa fa la differenza tra uno sportivo professionista ed un dilettante nel campo della resistenza fisica?

Una soglia più alta del dolore? Un allenamento adeguato in grado di percepire questa soglia in modo differente o una capacità di resistenza superiore geneticamente determinata? E ancora; è la determinazione del professionista che gli consente di andare oltre i limiti della norma o è la sua professionalità che gli “stimola” la determinazione? E, indipendentemente dalle sue origini, questa determinazione può influire sulla percezione della fatica e del dolore? E, per farla breve, il tutto può essere ancora riassunto in un’unica domanda: nello sport si può percepire il dolore in modo differente? E se si, come?

È ampiamente accertato, ormai, che la percezione del dolore ha una fortissima componente cognitiva – tutti gli studi sul placebo ne sono un esempio significativo – ma per chi avesse ancora dubbi ricordiamo un esperimento a cui furono sottoposti alcuni soggetti con una interruzione del circuito neuronale che trasmette le informazione del dolore al cervello. A questi veniva evidenziato di aver subito una ferita in una zona del corpo, ed il solo pensiero di essersi feriti veniva percepito come dolore, pur non potendolo provare. Questo dimostra, in modo inequivocabile, che esiste una rappresentazione del dolore che può essere indipendente dalla sua fisiologia. Una condizione che, pur senza cognizione di essa, uno sportivo impara ad utilizzare. Ma un’altra componente è di fondamentale importanza per influenzare il processo di percezione del dolore, o meglio, della riduzione della sua percezione: la pazienza! Esatto perché la pazienza fa si che, raggiunto un livello oltre il quale il corpo percepisce fatica e dolore, lo sportivo di talento decide di non smettere la sua performance ed apprende che, superata la soglia, essa si alza ulteriormente . Ecco che percepisce il suo corpo in una “modalità” differente che affina con esperienza ed allenamento. Egli percepisce il dolore come un ostacolo da superare. Il dilettante, invece, percepisce il dolore come un ostacolo (punto). Quest’ultimo teme eventuali conseguenze negative per il suo corpo e non ha quella pazienza necessaria che gli consentirà di apprendere che anche per lui quello è un ostacolo “virtuale”, ossia che viene elaborato come tale dal suo sistema di elaborazione delle informazioni. Il lettore, forse, starà pensando quando si possa essere sciocchi e che ci voglia davvero poco per diventare campioni, ma il lettore non deve dimenticare che esiste, oltre alla componente cognitiva, anche una componente sociale di percezione del dolore che, a sua volta, influenzerà la valutazione cognitiva. Ossia? La motivazione! Perché lo si dovrebbe fare? Perché sfidare la soglia del dolore? Gratificazione personale? Compenso? L’acquisizione di un titolo? Questi sono altri elementi che entrano nel sistema di elaborazione di percezione del dolore. Il livello di sopportabilità sarà, ovviamente, differente se stiamo disputando una gara tra amici, un campionato scolastico o un mondiale. Il lettore, pertanto, potrà evitare di sentirsi frustrato se durante l’ultima partita domenicale con i colleghi di ufficio ha abbandonato il campo per la fatica o il dolore alle gambe. Da qui si può comprendere come chi ha la fortuna (o sfortuna) di diventare campione in una disciplina sa che come tale dovrà comportarsi poiché quella è anche l’aspettativa del mondo che lo circonda. Appare chiaro che anche l’aspettativa del contesto entrerà a far parte del proprio sistema di valutazione del dolore, ciò che manca a chi campione non lo è, e sa che nessuno si aspetta nulla da lui. Ci siamo mai chiesti perché il favorito in una performance (di solito chi ha già vinto in precedenza) continua il più delle volte ad essere il migliore? E se oltre alle doti fisiche e tecniche – più o meno sovrapponibili a quelle dei suoi colleghi – fosse la componente motivazionale a sua volta influenzata dall’obbligo di fronteggiare le aspettative della società a fare la differenza? E se per qualche ragione si spostassero tutte le aspettative su di un altro? Questo non solo influenzerebbe la qualità del suo allenamento ma anche il livello di percezione sia della fatica che del dolore in una sua performance. Appare chiaro, quindi, che dolore, fatica e performance hanno una componente cognitiva e, soprattutto, sociale e che, come il lettore avrà compreso, chi scrive non crede affatto ai talenti naturali ma che tutto può essere socialmente costruito. Anche la resistenza al dolore di un campione!

Per approfondire si veda

K. J. Gergen, Psicologia sociale e benessere fisico, il Mulino.

Il Destino in un Canestro - Il Cus Jonico Basket, quarant'anni di storia

Ivan Zorico (245) Ci sono delle volte in cui capita (già prima di <>) di pensare e di ben visualizzare, nella propria mente, la storia che si vuol raccontare e le emozioni che si vogliono far trapelare. Quando mi sono ritrovato a dover scrivere un articolo rivolto al management dello sport ed ai successi sportivi, credevo di avere già tra le lettere della tastiera il mio bel argomento da affrontare e da divulgare. Volevo parlare del Cras Basket Taranto, una società che nel giro di pochi anni, grazie ad un lavoro importante, aveva conseguito i risultati incredibili: quattro scudetti, tre Supercoppa Italiana, due e tanti altri ottimi piazzamenti nelle varie competizioni che ha disputato. Sulla carta quindi, era una realtà che si sposava benissimo con il tema principale del mio articolo. Ma, nel momento in cui ho dovuto (come si dice in gergo) <>, mi sono imbattuto in una notizia che mi ha lasciato davvero sorpreso: nella stagione appena trascorsa, il Cras Basket Taranto non ha partecipato al massimo campionato italiano di basket femminile in quanto (dopo le dimissioni del Presidente Basile) sono venute a mancare delle possibili alternative. Questa notizia ha fatto sorgere in me due interrogativi. Il primo è: <> Ed il secondo è: <

Ma detto questo, come spero possiate aver potuto intuire dal precedente numero di Smart Marketing, noi siamo degli eterni ottimisti e questo ci porta ad incrociare persone e fatti in grado di dare speranza e di mostrare esempi positivi. Infatti, durante la ricerca di informazioni sul mondo della pallacanestro tarantina, mi sono imbattuto in un’altra storia da raccontare, una bella storia che parla di grande partecipazione emotiva, professionalità e caparbietà. Sto parlando del Cus Jonico Basket (http://www.cusjonicobasket.it/), una società che nasce a Taranto nel Luglio del 1974 da un gruppo di amici uniti da una forte passione per la pallacanestro e per i giovani. il Cus ha raggiunto 3 promozioni nelle ultime 6 stagioni e 5 salti di categoria nell’ultima decade. È una società che, come sostiene il vice-presidente Luca Cosenza, ha sempre lavorato per “salvaguardare e rappresentare il basket cittadino e che negli anni ha costruito le sue squadre con animo <>”.

Noi di Smart Marketing abbiamo incontrato la dirigenza del Cus, ed in particolare Massimo Conversano (che si occupa del marketing) con il quale abbiamo stretto una sincera amicizia, basata sulla stima reciproca, e che ha risposto alle nostre domande.

Quali sono le strategie che state mettendo in campo per intraprendere un percorso di crescita?

Fin dalla nascita la nostra mission è stata quella di creare una realtà che fosse sinonimo di passione, leadership e lavoro di squadra. Cerchiamo di curare tutto nei minimi dettagli: dalla selezione del team degli allenatori per tutto il settore giovanile della Virtus Pallacanestro (circa 700 famiglia coinvolte, +20% rispetto allo scorso anno), dall’organizzazione delle palestre della città, alle relazioni con le istituzioni. Il Cus Jonico, giocando in un campionato nazionale, è il nostro miglior biglietto da visita; stiamo lavorando affinché la squadra diventi promotrice delle eccellenze della nostra città anche dal punto di vista turistico. Questo è lo spirito, infatti, che ha portato il CUS a sobbarcarsi la onerosa e complicata gestione del PalaMazzola proprio per evitare che, con la scomparsa del Cras Basket, anche questa struttura rimanesse abbandonata come tante nella nostra città già povera di luoghi idonei per le attività sportive. Puoi ben immaginare quali problematiche ciò comporti, ma siamo sicuri che compito di un bravo dirigente sia quello di cercare di dare la <> migliore ad ogni proprio tesserato/tifoso e, grazie anche al CUS, il PalaMazzola consente, infatti, anche ad altre società di altri sport di avere un punto di riferimento consono alle esigenze dei propri ragazzi. d a s i n . M a ssimo Conversano, Gianni Petrucci FIP, Roberto Conversano

Tutte le Società (quindi anche quelle sportive) hanno bisogno di persone competenti e capaci di affrontare le sfide del futuro con le armi della capacità e della competenze. Il Cus Jonico Basket come si sta organizzando a riguardo?

Negli ultimi anni, di pari passo con la crescita sportiva, abbiamo capito che bisognava crescere anche in ambito organizzativo: ad ogni persona è stato affidato un compito, un ruolo come in una vera e propria gestione sportivo-aziendale fatta di gerarchie e compiti ben precisi per proporci ai nostri sponsor in una veste competente che generi un rapporto sempre più trasparente e con maggiore coinvolgimento. Con la promozione in DNB i nostri dirigenti hanno dovuto seguire dei corsi a Roma con tanto di tesserino FIP ed LNP. Soprattutto nel settore del marketing ci stiamo avvalendo della consulenza di Sabrina Conversano, ex giocatrice di serie B del Cras, laureata in Economia e Management presso l’Università Bocconi con Master di Primo livello in Management dello Sport presso il Sole24ore. A lei naturalmente si uniscono le altre persone che hanno portato il CUS a questi livelli.

In un mondo sempre più “social”, come avete impostato la vostra campagna di comunicazione e promozione?

Anche in questi due campi, oramai fondamentali per una società sportiva ci siamo e ci stiamo attrezzando. Dal 2010 ci avvaliamo di una figura professionale che cura la nostra comunicazione e il relativo ufficio stampa: Luca Fusco, giornalista sportivo, che vanta una grossa esperienza nel campo sia in ambito locale che non. Abbiamo un sito al quale, negli ultimi due anni, di pari passo con la cavalcata playoff della scorsa stagione in DNC, abbiamo affiancato i social network più diffusi. Cerchiamo così di creare quel legame con i tifosi che vada al di là della semplice comunicazione del risultato o comunque dell’ambito sportivo.

Siamo partiti da una notizia negativa per poi passare subito a presentare, a voi amici lettori, una bella scommessa nata ormai quarant’anni fa e che è riuscita a dare seguito, dopo tutto questo tempo trascorso, a quelle che erano le loro prerogative. Ed è proprio per festeggiare questo successo (non proprio così facilmente immaginabile se pensiamo, ad esempio, alle più recenti vicende del Cras) che la dirigenza del Cus Jonico è riuscita ad organizzare, nella giornata del 26 giugno a Taranto, un’amichevole tra la Nazionale Italiana Maschile di Pallacanestro e quella francese, quale partita di preparazione al Torneo Internazionale che si svolgerà in Cina agli inizi di Luglio. www.cusjonicobasket.it/87062/news/si-avvicina-la-festa-%E2%80%9Cazzurra%E2%80%9D

La redazione di Smart Marketing augura con affetto e sincera vicinanza, a tutto lo staff del Cus, di continuare a percorrere la strada della professionalità, della passione e dei successi. Editoriale n° 2 - Ivan Zorico

L’attesa è finita. I mondiali di calcio sono iniziati. In un mese come questo, dove il calcio canalizza (per ovvi motivi) quasi la totalità del flusso informativo, anche noi di Smart Marketing non potevamo sottrarci dal dire la nostra a riguardo. Ma, per dare un seguito alle parole scritte nel precedente editoriale di presentazione (e ripetute in tutte le occasioni pubbliche di confronto) in merito all’approccio laterale all’informazione, oltre ad aver affrontato la tematica relativa ai campionati del mondo, vi proponiamo anche una serie di articoli su un’altra disciplina sportiva, la pallacanestro.

Uno sport che, almeno in Italia, non gode di un’elevata visibilità (se si confronta ad esempio con il calcio), ma che è popolato al suo interno da un movimento fatto di persone che, con passione, professionalità e dedizione, s’impegnano a vari livelli in favore di questa disciplina sportiva. Proprio mentre scrivo questo editoriale, il destino mi ha regalato un assist davvero invitante che ha in qualche modo premiato la scelta di porre la giusta attenzione sul mondo del basket. Sto parlando di un avvenimento davvero importante: Marco Belinelli è diventato il primo cestista italiano a vincere un titolo NBA, con i San Antonio Spurs. Smart Marketing, però, non è un mensile dedicato all’informazione sportiva; nei vari articoli e rubriche non troverete commenti ai risultati provenienti dal campo. Abbiamo certamente scelto lo Sport, quale macro-argomento di approfondimento focalizzandoci, però, sul management dello sport, ossia sul modello di gestione aziendale delle società sportive. In questo numero di Giugno, vi offriamo quindi un punto di vista privilegiato, per guardare allo sport non solo dalla parte di chi lo segue come spettatore ma, soprattutto, da quella di chi lavora per renderlo quell’emozionante <> capace, da un lato, di appassionare le folle e, dall’altro, di movimentare ingenti flussi economici. Buona lettura a tutti.

Ivan Zorico Editoriale n° 2 - Raffaello Castellano

SIAMO TUTTI PAPERINO

Rieccoci qua! Quello che avete fra le mani è il 2° numero di Smart Marketing che, complice l’inizio del Campionato del Mondo di Calcio, non poteva non essere dedicato allo sport. Questo mese leggerete, quindi, articoli e rubriche dedicati al management dello sport.

Christian Zorico fa il punto sulla finanza e l’economia legate a questi Campionati Mondiali del 2014; Armando De Vincentiis affronta le implicazioni e gli aspetti psicologici del dolore in campo agonistico, spiegandocene anche i risvolti sociali; la nuova collaboratrice Jessica Palese ci parla invece della rivoluzione dei social network in ambito sportivo, soffermandosi sull’esempio della campagna virale “Compratevi la Bari”; la recensione del film “Jerry Maguire” ci parla del ruolo del procuratore sportivo, diviso tra la ricerca del successo professionale ed implicazioni etiche; l’analisi dei successi agonistici e di pubblico del Cus Jonico Basket di Taranto dà voce a quegli sport considerati erroneamente “minori”; la vita sregolata e da romanzo del grande campione George Best viene illustrata attraverso la biografia “The Best”; la professione dell’arbitro di basket viene analizzata come possibile opportunità lavorativa.

I l n . 3 0 5 4 d e l s ettimanale Topolino uscito il 4 giugno con uno speciale numero da collezione dedicato agli ottant’anni di Paperino.

Questo mese di giugno è stato particolarmente ricco di eventi (come chi ci segue sui social avrà constatato), ma fra i tanti il più significativo, almeno per chi scrive, è sicuramente il compleanno di uno dei personaggi a fumetti più famosi del mondo. Sto parlando di Paperino, che debuttava esattamente il 9 giugno del 1934 in un cortometraggio animato dal titolo “La Gallinella Saggia”. Chi, come il sottoscritto, ha quarant’anni sicuramente sarà venuto in contatto, almeno una volta, con questo simpatico pennuto che come popolarità è secondo solo a Topolino (sempre della Disney) ed a qualche altro personaggio come Superman, Spiderman, Braccio di ferro e Tex. All’inizio questo papero era scansafatiche, furbo e un po’ cattivello, poi con il tempo ha acquisito caratteristiche peculiari, come una certa dose di sfortuna, lo stare perennemente in bolletta, l’essere sfruttato da parenti facoltosi (Zio Paperone). Paperino è diventato il simbolo dell’uomo medio, con le sue frustrazioni, le sue nevrosi, i suoi problemi, ma non è solo questo a rendere umano il papero più famoso del mondo. Paperino è uno che non si arrende, fatica a sbarcare il lunario, ma è pronto e risoluto nel gettarsi a capofitto nelle avventure più estreme; non sopporta il suo ricchissimo zio sfruttatore, i suoi tre nipotini scavezzacollo lo fanno disperare, la sua fidanzata è capricciosa ed esigente, eppure lui è pronto a sacrificare tutto se stesso per la sua famiglia. Lavora nei campi più disparati, è il precario per antonomasia, però è dotato non di una ma di ben due identità segrete, quella del supereroe senza macchia Paperinik e quella dell’agente segreto Dubel Duck, nei panni dei quali sventa intrighi internazionali e sconfigge nemici mortali. Insomma Paperino è come noi, ci parla, ci assomiglia, ci osserva, ci fa ridere, ci fa piangere, ci fa arrabbiare, ci fa riflettere, Paperino è la nostra immagine riflessa, e rappresenta al tempo stesso sia i nostri difetti, che la nostra speranza. Quindi, come Paperino, vedremo questi campionati mondiali di calcio poltrendo sull’amaca, arrabbiandoci per le scelte tecniche degli allenatori, per gli sbagli dei giocatori, per le sviste degli arbitri, soffrendo ed emozionandoci per la nostra squadra del cuore, riversando in un catartico tifo le nostre ansie e le nostre paure, liberando le energie positive ad ogni gol dei nostri beniamini. Perché, se è vero che in Italia, e non solo, siamo tutti allenatori ed esperti di calcio, è altrettanto innegabile che siamo un po’ tutti Paperino.

Raffaello Castellano