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RAZIONALIZZAZIONE AREZZO

“Ulteriori Integrazioni volontarie"

Relazione Paesaggistica

Storia delle revisioni

Rev. 00 del 01/06/2012

Elaborato Verificato Collaborazioni Approvato N. Rivabene S. Barnaba G. Cozzolino E. Marchegiani SRI/CRE-ASA SRI/APRI-RM A. Piazzi SRI/CRE-ASA F.Testa

SRI/CRE-ASA m010CI -LG001 -r02 Questo documento contiene informazioni di proprietà di Terna SpA e deve essere utilizzato esclusivamente dal destinatario in relazione alle finalità per le quali è stato ricevuto. E’ vietata qualsiasi forma di riproduzione o di divulgazione senza l’esplicito consenso di Terna SpA RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 2 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

Indice 1 PREMESSA ...... 4 2 QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO ...... 5 3 MATERIALI E METODI ...... 6 3.1 Cenni sugli aspetti teorici ...... 6 3.2 Approccio operativo ...... 6 Analisi di intervisibilità ...... 7 4 DESCRIZIONE DEL PROGETTO ...... 8 5 STUDIO DEL PAESAGGIO...... 11 5.1 Sintesi delle principali vicende storiche dell’area ...... 11 5.2 Descrizione dei caratteri paesaggistici ...... 13 5.3 Analisi degli aspetti estetico-percettivi ...... 22 6 ANALISI DEL SISTEMA VINCOLISTICO ...... 29 6.1 Vincolo paesaggistico-ambientale, archeologico ed architettonico (D.Lgs. 42/2004) ...... 29 6.2 Vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. 3267/1923 ...... 32 6.3 Vincoli militari, avio superfici ...... 32 6.4 Piano Paesaggistico della Regione Toscana (PP) ...... 32 6.5 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Arezzo (PTCP) ...... 40 6.6 Strumenti di pianificazione e programmazione locali ...... 57 6.6.1 Piano Regolatore Generale del di ...... 57 6.6.2 Piano Regolatore Generale del Comune di Civitella in Val di Chiana ...... 60 6.6.3 Piano Strutturale e Regolamento Urbanistico del Comune di ...... 63 6.6.4 Piano Regolatore Generale del Comune di Montevarchi ...... 65 6.6.5 Piano Regolatore Generale del Comune di ...... 71 6.6.6 Coerenza del progetto con la pianificazione locale ...... 72 7 VALUTAZIONE DELLA COMPATIBILITÀ PAESAGGISTICA ...... 75 7.1 Considerazioni generali sulla tipologia degli impatti sul paesaggio ...... 75 Impatto in fase di cantiere ...... 76 Impatti in fase di esercizio ...... 77 7.2 Previsione delle trasformazioni dell’opera sul paesaggio ...... 77 7.3 Analisi di intervisibilità ...... 81 7.4 Fotosimulazioni ...... 84 7.5 Conclusioni ...... 94 BIBLIOGRAFIA ...... 95

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Allegati

DEBR10006BASA00130_01 - Inquadramento territoriale antropico

DEBR10006BASA00130_02 – Carta dell’uso del suolo e vegetazione

DEBR10006BASA00130_03 - Carta dei vincoli paesaggistici e idrogeologici

DEBR10006BASA00130_04 – Carta dell’intervisibilità

DEBR10006BASA00130_All_1 - Album dei fotoinserimenti

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1 PREMESSA

La presente Relazione paesaggistica del progetto denominato “Razionalizzazione di Arezzo - Ulteriori Integrazioni volontarie” è stata redatta in ottemperanza dell’art. 146 del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42: “ Codice dei beni culturali e del paesaggio ”, così come modificato dai DD.Leg.vi n. 156 e 157 del 24/3/2006 e dai DD.Leg.vi n. 62 e 63 del 26/3/2008 e in ottemperanza delle disposizioni dell’art. 31 delle norme del Piano d’Indirizzo Territoriale con valenza di Piano Paesaggistico della Regione Toscana, secondo i contenuti ed i criteri individuati dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 12 dicembre 2005: “ Individuazione della documentazione necessaria alla verifica della compatibilità paesaggistica degli interventi proposti, ai sensi dell'articolo 146, comma 3, del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 ”.

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2 QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO

In relazione allo studio del paesaggio sono stati considerati i seguenti riferimenti normativi: • Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 12 dicembre 2005 “Individuazione della documentazione necessaria alla verifica della compatibilità paesaggistica degli interventi proposti, ai sensi dell'articolo 146, comma 3, del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42”; • Decreto Legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137. In particolare questo decreto, modificato e integrato dal D.Lgs n. 156 del 24 marzo 2006 e dal D.Lgs n. 62 del marzo 2008 (per la parte concernente i beni culturali) e dal D.Lgs n. 157 del 24 marzo 2006 e dal D.Lgs n. 63 del marzo 2008 (per quanto concerne il paesaggio), rappresenta il codice unico dei beni culturali e del paesaggio, recepisce la Convenzione Europea del Paesaggio e costituisce il punto di confluenza delle principali leggi relative alla tutela del paesaggio, del patrimonio storico ed artistico, di seguito indicate. Il principio su cui si basa il D.Lgs 42/2004 è “la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale” , costituito sia dai beni culturali sia da quelli paesaggistici; • Decreto legislativo n. 490 del 29 ottobre 1999 “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali”, a norma dell’articolo 1 della legge 8 ottobre, n. 352, per gli articoli non abrogati dal D.Lgs. 42/2004; • Legge n. 431 dell’ 8 agosto 1985 ”Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale”, per gli articoli non abrogati dal D.Lgs. 42/2004; • Legge n. 778 dell’11 giugno 1922 “per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico”, per gli articoli non abrogati dal D.Lgs. 42/2004; • Legge n. 1497 del 29 giugno 1939 “Protezione delle bellezze naturali”, per gli articoli non abrogati dal D.Lgs. 42/2004; • Legge n. 1089 del 1 giugno 1939 “Tutela delle cose di interesse storico o artistico”, per gli articoli non abrogati dal D.Lgs. 42/2004.

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3 MATERIALI E METODI

3.1 Cenni sugli aspetti teorici

Il paesaggio, ai fini del presente documento, sarà trattato tenendo in considerazione alcune definizioni teoriche, che, per le finalità del presente documento, vengono riportate sinteticamente: • Paesaggio sensu umanistico-letterario-artistico : “Il carattere di una regione della terra nella sua totalità” (von Humboldt, 1860; von Humboldt, 1992); “La Gestal complessiva di qualsiasi parte della geosfera di rilevante ordine di grandezza, che possa essere percepita come unità sulla base del suo carattere di totalità” (Schmithuesen, in Frigo, 2005); “La totalità dell’ambiente dell’uomo nella sua totalità visuale e spaziale, nella quale si realizza l’integrazione tra geosfera, biosfera, e prodotti dell’uomo” (Naveh, 1992); • Paesaggio sensu estetico-percettivo : veduta panoramica di un determinato tratto di territorio da un determinato luogo; in questa accezione il paesaggio è anche considerato come un oggetto che può essere fruito esteticamente dall’uomo (Romano, 1978; AA.VV., 1981; Fabbri, 1984); • Paesaggio sensu “Scuola di Besancon ”: punto di incontro tra ambienti oggettivi (habitat, ecosistema, territorio) ed ambienti soggettivi (soggetti che percepiscono); in questa accezione, rispetto alla precedente, il senso percettivo si focalizza più sul rapporto percipiente-paesaggio che sull’uomo in quanto soggetto che percepisce; inoltre il soggetto che percepisce può essere diverso dall’uomo (ad esempio le specie animali); • Paesaggio sensu “architettura del paesaggio ”: prodotto dei progetti delle comunità umane che determinano l’aspetto del territorio; questa accezione viene considerata in quanto una linea elettrica assume il ruolo di oggetto che determina, in parte, l’aspetto del territorio (Ferrara, 1968); • Paesaggio sensu “Landscape ecology ”: “mosaico di ecosistemi ed usi del suolo che interagiscono tra loro e si ripetono con una configurazione spaziale su un area più o meno estesa” (Forman e Godron, 1986; Forman, 1995); “Una parte della superficie della terra, consistente in un complesso di sistemi formati dall’attività di roccia, acqua, piante, animali e uomo e che attraverso la sua fisionomia è un’entità riconoscibile” (Zonneveld, 1995); in questa accezione il paesaggio è composto da descrittori ambientali quali clima, litologia e morfologia, comunità vegetali (Blasi, 2003; Blasi et al. 2000b, Blasi et al., 2001, Blasi et al., 2002; Blasi et al., 2003), comunità animali (Brandmayer, 1988; Brandmayer et al., 2003), • Paesaggio sensu Convenzione Europea del Paesaggio : “una determinata parte di territorio il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali ed umani e dalle loro interazioni” (Conv. Eu. del Paesaggio, 2000); • Paesaggio sensu normativa italiana sul paesaggio – D.Lgs 42/2004: “parti di territorio i cui caratteri distintivi derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni”.

3.2 Approccio operativo

La componente paesaggio è stata sviluppata in 2 fasi distinte: • Studio ed analisi del paesaggio, dei suoi caratteri e dei suoi elementi costitutivi;

• Valutazione della compatibilità paesaggistica dell’opera. Lo studio e l’analisi del paesaggio sono stati realizzati, in base anche alle disposizioni del D.P.C.M. 12 dicembre 2005 già citato, nelle fasi di seguito descritte:

1. Sintesi delle principali vicende storiche dell’area vasta;

2. Descrizione, rispetto all’area vasta, dei caratteri paesaggistici e del contesto paesaggistico in relazione a configurazioni e caratteri geomorfologici, appartenenza a sistemi naturalistici, sistemi insediativi storici, paesaggi agrari, tessiture territoriali storiche, sistemi tipologici di forte caratterizzazione locale e sovralocale; individuazione di elementi di valore paesistico, lettura della qualità paesaggistica;

3. Analisi, rispetto all’area di studio, degli aspetti estetico-percettivi, in relazione all’appartenenza a percorsi panoramici o ad ambiti di percezione da punti o percorsi panoramici ed all’appartenenza ad ambiti a forte valenza simbolica; rappresentazione fotografica dell’area di studio; individuazione dei punti di vista

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notevoli, degli elementi di pregio, delle quinte visuali, degli sfondi, delle barriere morfologiche, dei bacini visuali e dei loro limiti, delle fasce di percezione (totale dominanza, dominanza, presenza); 4. Indicazione dei livelli di tutela e dei vincoli paesaggistici presenti nell’area di studio. La valutazione della compatibilità paesaggistica dell’opera è stata effettuata mediante:

5. Previsione delle trasformazioni indotte dall’opera sul paesaggio;

6. Analisi di intervisibilità (in ambiente GIS) dell’opera, sull’area di studio, considerando i maggiori punti di vista notevoli;

7. Simulazione dello stato dei luoghi a seguito della realizzazione dell’opera, mediante fotoinserimenti, considerando i maggiori punti di vista notevoli; valutazione della capacità di assorbimento visivo dell’opera. Analisi di intervisibilità L’analisi di intervisibilità consente di individuare le zone da cui sono osservabili le opere presenti in un progetto, nel caso specifico le nuove linee elettriche e la stazione elettrica. Il calcolo dell’intervisibilità è stato effettuato utilizzando una specifica applicazione dello spatial analyst del software ArcGis 9.3. Per effettuare il calcolo sono stati utilizzati come dati di base: • il Modello Digitale del Terreno (DTM), con una griglia con celle di 20 metri;

• presenza di aree boscate (con un’altezza media degli alberi di 15 m);

• l’altezza dei sostegni a progetto. Il software calcola l’intervisibilità in un’area predefinita rispetto a dei vertici. Come vertici sono stati utilizzati i punti dello shape file dei sostegni e l’area interessata dalla stazione elettrica, opportunamente modellizzata. Sulla base delle caratteristiche dei sostegni e delle opere previste nella stazione elettrica, sono state quindi assegnate le altezze ai punti, in modo tale da calcolare correttamente la visibilità. Ad ogni sostegno (ed alla stazione elettrica) è stata quindi associata un’altezza specifica e sono stati assegnati altri parametri affinché, per ogni sostegno, fosse calcolata l’intervisibilità sull’area di studio (buffer di 2 km intorno ai tracciati). Inoltre per tutte le aree dove è presente qualsiasi tipo di bosco, è stata aggiunta al DTM un'altezza di 15 metri, per tenere conto degli alberi che, come i rilievi, possono contribuire al mascheramento delle opere. Il risultato finale consiste in un raster dove ogni pixel può assumere due valori: visibile o non visibile.

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4 DESCRIZIONE DEL PROGETTO

La presente relazione ha come finalità un inquadramento paesaggistico, per la realizzazione delle nuove opere previste nell’ambito dell’intervento denominato “Razionalizzazione di Arezzo”, da parte della società Terna – Rete elettrica Nazionale S.p.A., che attraverserà i comuni di Cavriglia, Montevarchi, Bucine, Monte S. Savino e Civitella in Val di Chiana, in provincia di Arezzo. In totale, gli interventi di nuova realizzazione compresi nella Razionalizzazione sono i seguenti: • Intervento 1 - realizzazione di un elettrodotto a 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara e adeguamento a 380 kV del tratto di elettrodotto a 220 kV S. Barbara – Arezzo C.” (già realizzato in classe 380 kV ma autorizzato a 220 kV); • Intervento 2 - realizzazione di un raccordo in classe 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente elettrodotto 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”; • Intervento 3a - realizzazione di un elettrodotto a 132 kV in semplice terna “C.P. Ambra - C.P. Monte S. Savino”; • Intervento 3b - realizzazione di un elettrodotto a 132 kV in cavo interrato “S.E. Monte S. Savino - C.P. Monte S. Savino”; • Intervento 4 - realizzazione di un raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta” e declassamento a 132 kV del restante tratto dell’elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”; • Intervento 5 - realizzazione di un raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e gli elettrodotti a 132 kV in semplice terna “C.P. Chiusi – C.P. Distillerie Sez.to” e “C.P. Monte S. Savino – C.P. Foiano”. • Intervento 6 - realizzazione di una nuova stazione elettrica 380/220/132 kV ubicata nel comune di Monte San Savino. Complessivamente saranno realizzati circa 69,7 km di nuove linee aeree per un numero complessivo di sostegni pari 169 e 8,5 km di linee in cavo interrato a 132 kV, come riportato nella tabella seguente:

COMUNI CIVITELLA IN VAL MONTE SAN INTERVENTO BUCINE CAVRIGLIA MONTEVARCHI TOT DI CHIANA SAVINO km n. km n. km n. km n. km n. km n. Intervento 1 - Elettrodotto 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente 15.9 36 5.9 14 4.2 10 5.7 16 7.4 12 39.1 88 S.E. S. Barbara Intervento 2 - Raccordo in classe 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e 6 16 6 16 l’esistente elettrodotto 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta” Intervento 3 - Elettrodotto a 132 kV in semplice 11.7 30 2.7 6 1.5 4 15.9 40 terna "C.P. Ambra - C.P. Monte S. Savino"

Intervento 4 - Raccordo a 132 kV doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente 0.4 1 0.1 0.5 1 elettrodotto 220kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta” Intervento 5 - Raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e gli elettrodotti 132 kV in semplice terna “C.P. Chiusi 0.1 8.1 24 8.2 24 – C.P. Distillerie Sez.to” e “C.P. Monte S. Savino - C.P. Foiano" TOTALE 27.6 66 5.9 14 7.4 17 21.4 60 7.4 12 69.7 169

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COMUNI INTERVENTO BUCINE CAVRIGLIA CIVITELLA IN VAL MONTE SAN MONTEVARCHI TOT km n. km n. km n. km n. km n. km n. Intervento 3b -Elettrodotto a 132 kV in cavo interrato “S.E. Monte S. Savino - C.P. Monte S. Savino” 2.5 6 8.5 TOTALE 0 0 2.5 6 0 8.5

Figura 4-1: Inquadramento degli interventi di nuova realizzazione.

Per maggiore completezza, è utile indicare che gli elettrodotti in semplice terna T.426 “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e T.425 “CP Foiano - CP S.Giovanni ” saranno collegati insieme (ammazzettamento provvisorio) in corrispondenza del sostegno 70 della linea T.426 e del sostegno 50 della linea T.425 in località “Le Vigne” nel comune di Montevarchi. Infine le due linee esistenti a 132 kV semplice terna CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano - CP S.Giovanni Valdarno” saranno demolite dal comune di Montevarchi, dal punto in cui sarà realizzato l’ammazzettamento provvisorio, al comune di Monte San Savino al punto di attestazione del nuovo raccordo in doppia terna. Nel complesso, la realizzazione delle opere citate consentirà le seguenti demolizioni: • elettrodotto aereo in semplice terna a 220 kV “S.Barbara – Arezzo C” (T. 270), dal sostegno 133 al sostegno 218, per una lunghezza di 31,3 km ed un numero complessivo di sostegni pari a 84; • elettrodotto aereo in doppia terna a 220 kV “S.Barbara – Arezzo C - Pietrafitta” (T. 268 e T. 270), dal sostegno 27 al sostegno 38, per una lunghezza di 4,6 km ed un numero complessivo di sostegni pari a 11; • elettrodotto aereo in doppia terna a 220 kV “Arezzo C - Pietrafitta” (T. 268), dal sostegno 163 al sostegno 169, per una lunghezza di 2,3 km ed un numero complessivo di sostegni pari a 7; • elettrodotto aereo in semplice terna a 132 kV “C.P. S.Giovanni Valdarno – C.P. Monte S. Savino - C.P. Foiano” (T. 425 T. 892), dal sostegno 40 al sostegno 177, per una lunghezza di 30,3 km ed un numero complessivo di sostegni pari a 128; • elettrodotto aereo in semplice terna a 132 kV “C.P. Chiusi – C.P. Distillerie Sez.to” (T. 426), dal sostegno 70 al sostegno 197, per una lunghezza di 30,2 km ed un numero complessivo di sostegni pari 128.

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Saranno demoliti complessivamente circa 98,8 km di linee aeree un numero complessivo di sostegni pari 358.

COMUNI CIVITELLA IN VAL MONTE SAN INTERVENTO BUCINE CAVRIGLIA MONTEVARCHI TOT DI CHIANA SAVINO km n. km n. km n. km n. km n. km n. Elettrodotto 220 kV in semplice terna "S. Barbara - Arezzo C" (T. 270) - dal sostegno n. 12,7 33 4,4 11 6,1 20 2,7 8 5,4 12 31,3 84 133 al sostegno n. 218 Elettrodotto 220 kV in semplice terna "S. Barbara - Arezzo C - Pietrafitta" (T. 268/270) - 0,8 2 3,9 9 4,7 11 dal sostegno n. 27 al sostegno n. 38 Elettrodotto 220 kV in semplice terna "Arezzo C - Pietrafitta" (T. 268) - dal sostegno 2,3 7 2,3 7 n. 163 al sostegno n. 169 Elettrodotto 132 kV in semplice terna "C.P. S. Giovanni Valdarno - C.P. Monte S. Savino - 14,5 61 1,4 6 8,3 35 6,1 26 30,3 128 C.P. Foiano" (T. 426/892) - dal sostegno n. 50 al sostegno n. 177 Elettrodotto 132 kV in semplice terna "C.P. Chiusi - C.P. Distillerie Sez.to" (T. 425) - dal 14,5 61 1,3 6 8,3 35 6,1 26 30,2 128 sostegno n. 70 al sostegno n. 197 TOTALE 41,7 155 4,4 11 9,6 34 25,5 94 17,6 64 98,8 358

Figura 4-2: Inquadramento degli interventi di demolizione

Per i dettagli circa il progetto si rimanda al Quadro di Riferimento Progettuale del documento “REBR10006BASA127 - Relazione sugli aspetti programmatici, progettuali e ambientali”

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5 STUDIO DEL PAESAGGIO

Lo studio del paesaggio è stato realizzato considerando l’ambito strettamente interessato dalle infrastrutture di progetto ed un’area di studio, definita mediante un buffer di 2 km dagli elementi oggetto di intervento (All. DEBR10006BASA00130_01). In tale area, oltre ai comuni direttamente interessati dalla costruzione e demolizione delle opere in progetto, ricadono anche altri comuni, le cui caratteristiche paesaggistiche sono state prese in considerazione nella valutazione della compatibilità paesaggistica dell’intervento (Tab. 5-1).

COMUNI INTERESSATI DAGLI COMUNI INTERESSATI DAGLI COMUNI RICADENTI NELL'AREA COMUNI INTERESSATI INTERVENTI DI INTERVENTI DI NUOVA DI STUDIO DAGLI INTERVENTI DI RICLASSAMENTO E REALIZZAZIONE (buffer 2 km) DEMOLIZIONE DECLASSAMENTO Cavriglia (AR) Cavriglia (AR) Figline Valdarno (AR) Cavriglia (AR)

Montevarchi (AR) Monte San Savino (AR) (AR) Montevarchi (AR) Civitella in Val di Chiana Bucine (AR) Cavriglia (AR) Bucine (AR) (AR) Civitella in Val di Civitella in Val di Chiana (AR) Arezzo Radda in Chianti (SI) Chiana (AR) Monte San Savino Monte San Savino (AR) Ghiaiole in Chianti (SI) (AR) Montevarchi (AR)

Bucine (AR)

Civitella in Val di Chiana (AR)

Monte San Savino (AR)

Lucignano (AR)

Marciano della Chiana (AR)

Arezzo

Tabella 5-1: Comuni interessati dagli interventi della Razionalizzazione di Arezzo

5.1 Sintesi delle principali vicende storiche dell’area

Le popolazioni più antiche che hanno abitato le zone oggetto di studio risalgono al paleolitico, come testimoniato da vari reperti (ad esempio il cranio dell’Olmo, presso Arezzo). In tempi antichi, l’area è stata occupata dagli Etruschi per i quali Arezzo era uno dei centri maggiori. A testimonianza di ciò dalla sua area provengono alcuni importanti reperti dell’arte etrusca, come la “Chimera”, oggi al museo Archeologico di Firenze. Inoltre, la dominazione etrusca è evidente ancora oggi in molti nomi, soprattutto geografici (Ambra, Ciuffena, Marcena, Nusenna, Talamone, ecc.) e il nome stesso della regione è di origine etrusca (Toscana da Tuscia). Agli Etruschi fecero seguito i Romani, che imposero il loro dominio nel corso del IV e del III sec. anche grazie all’amicizia con alcune città etrusche (tra cui Arezzo). In questo periodo vennero fondate varie colonie, talvolta laddove esistevano già insediamenti etruschi, e create infrastrutture viarie (come la Cassia e la Flaminia) Ma è soprattutto il Medioevo a modellare il paesaggio della zona, con il sorgere di numerosi borghi fortificati sulle colline (le pianure erano ancora paludose). Dopo l’invasione, nell’Alto medioevo, dei Longobardi, che occuparono varie zone (ad esempio Civitella Val di Chiana), tutta l’area (Valdarno superiore, Val di Chiana, Chianti e area aretina) è stata contesa per lungo tempo fra Firenze, Arezzo, Siena e i rispettivi alleati. La Val di Chiana, ad esempio, è stata contesa fra più città-stato: Arezzo, Orvieto, Perugia, Siena e anche Firenze. Il Valdarno superiore venne sottratto, nel XIII sec., alle famiglie feudali e agli aretini dalla repubblica fiorentina, che per consolidare il controllo dell’area, fondò S. Giovanni Valdarno, che a sua volta venne più volte attaccata dagli aretini. La città di Arezzo, una fra le prime città

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 12 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12 toscane ad aver avuto la curia vescovile (peraltro particolarmente estesa), tanto che, nel medioevo, vi si affermò la signoria di tipo ecclesiastico, venne sottomessa dai fiorentini nel 1384 e la città perse ogni influenza sui territori circostanti. La repubblica fiorentina ha inoltre promosso nel XII sec. la “Lega del Chianti”, da cui prese il nome l’omonima area, una lega di comuni nata per proteggere e difendere Firenze dai numerosi nemici. In epoca napoleonica, questa area venne dominata dai francesi e, fra i tre grandi dipartimenti in cui venne divisa la Toscana (dell’, dell’Ombrone e del Mediterraneo), l’area venne compresa nel dipartimento dell'Arno. Il periodo del Regno d’Italia è trascorso abbastanza tranquillo, mentre durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i tedeschi avevano occupato questa area e i partigiani si erano rifugiati sulle colline, ebbero luogo eventi tragici (come l’eccidio di Civitella in Val di Chiana e le stragi nel territorio di Cavriglia). Le principali vicende storiche dei comuni direttamente interessati dall’opera a progetto sono di seguito riassunte. Monte San Savino Monte San Savino è un antichissimo borgo nel quale sono stati rinvenuti molti segni di civiltà etrusca nel corso degli scavi condotti a fine '800. Come la maggior parte dei borghi dell’area, anche questo è stato coinvolto nella lotta fra la varie fazioni, passando di volta in volta sotto il controllo di Arezzo, Firenze, Perugia, Siena e di nuovo Firenze. Il periodo più florido per il borgo è stato nella seconda metà del '400 e nel '500, grazie alla famiglia Ciocchi-Di Monte, originaria di Firenze e ricca di famosi giureconsulti e prelati come il cardinale Antonio, uno dei più influenti del Rinascimento e intimo dei papi di casa Medici, il cui nipote divenne il papa Giulio III. La famiglia assicurò la protezione medicea e ottenne la cittadina col titolo di contea, a seguito dell’elezione del pontefice. Tuttavia, nel 1569, a causa dell’estinzione della famiglia Di Monte, il borgo tornò sotto Firenze e nel 1570 divenne sede dell’importante vicariato di Valdichiana. Successivamente Monte San Savino passò sotto i marchesi Orsini, che lo tennero fino al 1643, e poi divenne feudo personale di Mattias de’Medici. A partire dal 1694 seguì un periodo di reggimento autonomo della cittadina che passò definitivamente sotto il diretto dominio granducale nel 1748. In epoca napoleonica, quando la Toscana venne divisa in tre grandi dipartimenti (dell’Arno, dell’Ombrone e del Mediterraneo), Monte San Savino fu compreso nel dipartimento dell'Arno. Al plebiscito del 1860, la stragrande maggioranza dei savinesi si dichiarò a favore dell'annessione della Toscana al Piemonte e al referendum istituzionale del 2 giugno 1946, a favore della repubblica. Infine con proprio decreto (del 22 luglio 1991) il Presidente della Repubblica ha concesso a Monte San Savino il titolo di Città. Civitella in Val di Chiana Questo borgo era già popolato in epoca romana. Successivamente Civitella divenne roccaforte longobarda (il castello tutt'oggi è visibile è di quest’epoca). Nell'XI sec. il feudo di Civitella passò sotto il Vescovo di Arezzo, che la designò quale capoluogo del Viscontado della Valdambra. Il XIII secolo fu invece caratterizzato da eventi disastrosi: prima la battaglia di Pieve al Toppo fra Siena e Arezzo, vinta dagli aretini, e poi la distruzione della stessa Civitella. Nel 1272 il Vescovo aretino Guglielmino degli Ubertini la ricostruì, ma dopo la sconfitta aretina a Campaldino il borgo finì sotto Firenze per poi ritornare ad Arezzo nel 1311. Dopo essere stata contesa a lungo fra queste due città, Civitella entrò definitivamente a far parte del territorio di Firenze nel 1348, divenendo sede di Podesteria. Nel 1554 fu assediata da Siena, ma venne difesa con successo. Nel 1774 la cittadina assunse grande importanza per la rivalutazione, voluta dal Granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena, dell'antica “strada dei mercanti”, che collegava i centri chianini e valdambrini per il commercio del grano. La pace degli anni del regno d'Italia venne meno con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale la rocca longobarda, simbolo di Civitella, fu distrutta poiché al suo interno si era installato il locale comando tedesco. Tuttavia ciò per cui Civitella resta tristemente famosa è il noto eccidio, quando l’esercito tedesco fece strage di civili come rappresaglia per l’uccisione di tre soldati tedeschi per mano dei partigiani. Bucine Il territorio del Comune di Bucine e della Val d’Ambra ha avuto insediamenti ed è stato zona di transito fino dal periodo romano (come testimonia l'antico ponte di Pogi). Essendo localizzato a metà strada da vari centri importanti, ha ricoperto dall'Età Romanica in poi un importante ruolo di territorio di confine. Nel Medioevo le sorti di Bucine furono determinate dalle potenti famiglie che avevano i loro possedimenti sulle colline che fiancheggiano la Val d'Ambra: a partire dal XIII secolo i Conti Guidi di Modigliana possedevano gran parte dei castelli di questa zona (Torre S. Reparata, Galatrona, Caposelvi, Rendola, ecc.), che dal 1208 vennero organizzati sotto lo Statuto della Val d'Ambra e che nel 1225 passarono, per volere stesso dei proprietari, sotto la protezione del Comune di Arezzo e del suo Visconte, Orlando degli Albergotti. Altre famiglie che avevano possedimenti nell’area erano: gli Ubertini di (Ambra, Rapale, Sogna, Badia a Ruoti e Pietraviva), l'Abbazia di S. Maria d'Agnano

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(Capannole, Castiglion Alberti e S. Pancrazio), i Tarlati di Arezzo, che intorno al 1325 si impadronirono con le armi del castello di Bucine. Questi feudatari si scontrarono inevitabilmente con l’espansione della repubblica fiorentina, che si impadronì, a partire dal 1335, dei territori di Bucine, Cennina, Galatrona, Torri, Rendola, S. Reparata e di quelli della Val d’Ambra Fiorentina, che vennero tutti organizzati in Podesteria. La repubblica fiorentina continuò nei decenni successivi la sua progressiva espansione nella zona, formando nel 1360 la “Lega Valdambra” e conquistando negli anni a cavallo fra il XIV e XV secolo anche l'alta Val d’Ambra che era rimasta dominio degli Ubertini. Nel 1645 Fernando II dei Medici eresse in feudo il Comune di Bucine, mentre il resto della Val d’Ambra rimase una Podesteria. Nel periodo napoleonico Bucine venne compresa, fino al 1811, nel Dipartimento della Prefettura dell'Arno e nel Circondario di Arezzo. Successivamente venne ricostruita la Podesteria del Bucine - Val d’Ambra nella sua circoscrizione originaria comprendendo un territorio di ben ventiquattro comuni, motivo per cui anche l'attuale Comune è rimasto molto esteso. Montevarchi Alcuni ritrovamenti attestano che la zona molto probabilmente era già abitata dai romani. Fin dai tempi antichi questo territorio ha occupato una posizione strategica per il fatto di trovarsi all'incrocio di strade che collegavano Arezzo, Firenze e Siena. Tuttavia, fino all’anno 1000 la pianura del Valdarno era quasi disabitata, il territorio era boscoso e c’erano frequenti allagamenti dell’Arno. Nell’XI secolo si trovavano sui colli vicini due castelli: lo "spedale di San Michele Arcangelo", dei monaci Benedettini, e il castello di Monteguarco (che più tardi assumerà l’attuale denominazione di Montevarchi), i cui padroni erano i Marchesi Bourbon del Monte Santa Maria, famiglia che dominò la zona per tutto il secolo XI. Agli inizi del XII secolo il castello di Montevarchi era invece fra i possessi della famiglia dei Conti Guidi, che fecero erigere robuste mura intorno ai borghi nella pianura sottostante dando così origine al mercatale di Montevarchi, che divenne presto un importante punto strategico, coinvolto spesso nelle vicende storiche di Firenze. Nel 1254 il castello e il mercatale vennero venduti a Firenze, pertanto l'area entrò definitivamente nella sfera di influenza fiorentina e Montevarchi vide notevolmente rafforzato il proprio ruolo di caposaldo militare nelle lotta dei fiorentini contro Arezzo. Con il consolidamento del dominio mediceo le fortificazioni vennero via via sostituite da edifici a funzione economica, come i magazzini dell'Abbondanza, un centro di raccolta e smistamento dei prodotti delle fattorie medicee del Valdarno e della Valdichiana. Si svilupparono quindi attività legate alla compravendita, al trasporto ed alla molitura dei cereali, ma anche alla lavorazione del lino e della canapa e a partire dalla fine del Settecento le lavorazioni artigianali si trasformano in industriali. Dopo l'unità d'Italia Montevarchi ebbe un notevole sviluppo industriale, insieme ai comuni circostanti, dovuto alla disponibilità di energia ricavata dalla combustione di lignite estratta dai giacimenti presenti nella zona. In particolare Montevarchi divenne un distretto per la produzione di cappelli ed altri prodotti in feltro. Cavriglia In questa zona, i primi insediamenti umani sono molto antichi, come testimoniano alcuni ritrovamenti archeologici (di epoca romana ed etrusca presso Cavriglia e Montaio, di epoca etrusca presso Sereto). In epoca romana il versante dei Monti del Chianti occupato dal territorio di questo Comune era quasi con certezza attraversato da una strada che congiungeva il Valdarno con la valle della Greve. Nel territorio di Cavriglia le più antiche famiglie feudatarie erano quelle dei conti Guidi e dei Ricasoli; poi, così come in altre zone del Valdarno, salirono al potere le potenti famiglie degli Ubertini e dei Pazzi ed infine i Franzesi. Fino alla seconda metà del '200 il castello di Montaio fu possedimento dei Guidi e roccaforte contro la repubblica fiorentina, che infine però lo conquistò. Altri castelli della zona comprati o acquistati dalla repubblica fiorentina furono: il castello di Montegonzi, il castello di Montedomenichi, il castello di Pianfranzese. Nel Medioevo il centro del potere civile della zona aveva sede nel castello di Montaio che fino alla metà del XIII secolo costituì uno dei principali possedimenti dei Conti Guidi. A partire dal Duecento Firenze riorganizzò i territori che ricadevano sotto la propria influenza raggruppando i piccoli borghi in “Leghe” e il territorio cavrigliese ricadde nella Lega d’Avane, che rimase in vita fino al 1774, quando il territorio della Lega venne annesso a San Giovanni. Solo agli inizi dell’Ottocento si formò il Comune di Cavriglia (il 17 marzo 1809). Cavriglia è stata decorata al Valor Militare per la Guerra di Liberazione, per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività durante la seconda guerra mondiale.

5.2 Descrizione dei caratteri paesaggistici

Il paesaggio toscano è fra i più celebri al mondo e rappresenta uno dei beni culturali più importanti della Toscana. Questa regione ospita infatti una grande varietà di paesaggi: dai rilievi appenninici alle valli interne, dai rilievi collinari

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 14 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12 alle pianure e alle coste marine. Tuttavia quando si pensa al paesaggio toscano vengono alla mente soprattutto i borghi antichi, le fattorie, le case coloniche, i vigneti e gli uliveti, a testimonianza che l’attività agricola, in particolare la mezzadria, è stata uno degli elementi cruciali nel plasmare il paesaggio in questa regione. A riprova di ciò, negli ultimi decenni, con l’abbandono delle campagne e la fine del sistema mezzadrile, il paesaggio toscano ha subito profonde trasformazioni, che spesso ne hanno provocato il depauperamento. La mezzadria è stata sostituita da altre attività che ad oggi contribuiscono a modellare i ben noti paesaggi toscani, come la viticoltura e i sempre più diffusi agriturismi, che spesso sorgono presso poderi e borghi abbandonati. Legate alla mezzadria sono poi le ville, altro elemento caratterizzante il paesaggio regionale, soprattutto in alcune aree, fra cui in particolare la zona del Chianti. Queste sono sorte come luoghi di evasione dalle città e anche come punti di controllo delle tenute agricole. Ad oggi molte ville sono diventate sede di importanti aziende agricole. Altro elemento caratterizzante il paesaggio toscano sono i rilievi collinari: il territorio regionale è infatti in larga parte costituito da colline, un tempo coperte da fitti boschi. Le colline, insieme al litorale, sono le aree che hanno maggiormente subito l’opera dell’uomo nel corso dei secoli. Infatti il diffondersi della mezzadria ha comportato profondi cambiamenti nell’aspetto dei rilievi collinari, non sempre tuttavia peggiorandone l’immagine. Ad oggi infatti molte colline sono coperte da vigneti e uliveti terrazzati, elementi distintivi del territorio toscano. Permangono altresì estesi boschi, in gran parte di latifoglie, ma anche aree con rimboschimenti a conifere o castagneti più o meno vasti. Con l’abbandono dell’agricoltura e il progressivo diffondersi delle attività industriali, in Toscana sono comparse nuove infrastrutture viarie e ferroviarie, altri elementi importanti nel modellare il paesaggio attuale. Soprattutto nelle aree pianeggianti, la comparsa delle infrastrutture ha determinato una progressiva urbanizzazione attorno a tali arterie, spesso compromettendo la qualità del paesaggio di pianura, per la presenza di strutture commerciali e produttive inserite nel paesaggio agrario (ad esempio nell’area aretina). Le opere in progetto ricadono in aree in cui permangono gli elementi caratterizzanti il paesaggio toscano: infatti interessano per gran parte aree collinari boscose,e aree pianeggianti, più urbanizzate. Nello specifico in due aree differenti: la Val di Chiana e il Valdarno superiore aretino. La Val di Chiana, localizzata nelle province di Arezzo e Siena, si estende in direzione nord-sud ed è circondata da rilievi collinari e montuosi. Dal punto di vista paesaggistico, la pianura è caratterizzata dalla presenza di un fitto reticolo di canali irrigui, tra i quali spicca il Canale Maestro della Chiana, che attraversa longitudinalmente la valle. La rete irrigua modella il paesaggio agrario caratterizzato da seminativi (vigneti, cereali, mais e girasoli), a cui si alternano frammenti residui di bosco, in particolare querceti. Sono inoltre ancora visibili i segni dell’antica tradizione mezzadrile, come le grandi case coloniche e le cosiddette leopoldine. Gli insediamenti più recenti sono invece sorti lungo le strade. Le infrastrutture rappresentano infatti elementi di trasformazione del paesaggio di pianura e la Val di Chiana è attraversata, in direzione nord-sud, da importanti arterie come l’Autostrada del Sole e la ferrovia veloce Firenze-Roma. Il paesaggio collinare è caratterizzato dalla presenza di boschi, soprattutto di latifoglie, e per quanto riguarda le coltivazioni, dominano gli uliveti terrazzati e i vigneti. Sui rilievi collinari sono inoltre presenti i borghi più antichi, dato che l’insediamento nella pianura è stato possibile solo dopo la bonifica. Infine sui rilievi montani il paesaggio è dominato dai boschi e dagli insediamenti storici. Il Valdarno superiore aretino ricade nella provincia di Arezzo e il paesaggio è caratterizzato dai rilievi collinari che corrono ai lati del fiume Arno, oltre i quali si stagliano i rilievi montuosi (il Pratomagno ad est e i Monti del Chianti ad Ovest). Il paesaggio collinare è caratterizzato da culture tipiche come la vite e l’ulivo, spesso associati ai cereali. Sono inoltre presenti boschi più o meno estesi (in prevalenza querceti, boschi misti e castagneti), che caratterizzano anche il paesaggio dei rilievi montuosi. Sui rilievi sono diffusi insediamenti storici quali castelli, pievi e borghi antichi. Altro elemento caratterizzante è il fiume Arno e i suoi numerosi affluenti, che spesso in pianura presentano argini artificiali. Il paesaggio di pianura è caratterizzato da seminativi e colture in serra e gli scenari visivi sono caratterizzati anche dalla presenza di alcune centrali elettriche (la centrale termoelettrica a S. Barbara e le due centrali idroelettriche sull’Arno). La pianura è inoltre interessata dalle principali vie di comunicazione, tra cui, come nella Val di Chiana, l’Autostrada del Sole e la ferrovia veloce Firenze-Roma, che attraversa la Valdarno su un viadotto. Infine, in prossimità di queste infrastrutture, soprattutto l’autostrada, sono presenti numerosi insediamenti produttivi, che nel tempo hanno modificato profondamente il paesaggio. Oltre agli ambiti paesaggistici suddetti, l’area di studio interessa anche l’area aretina e il Chianti.

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 15 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

Elementi caratterizzanti il paesaggio aretino sono la fitta rete idrografica artificiale, per l’irrigazione dei campi (soprattutto coltivazioni specialistiche), e i diffusi insediamenti lungo le infrastrutture principali, che spesso interrompono il paesaggio rurale. In pianura infatti sono diffusi i fenomeni di espansione edilizia di tipo lineare lungo le strade principali. Sui rilievi collinari e montani sono invece presenti insediamenti storici e il paesaggio agrario è costituito soprattutto da uliveti terrazzati e da aree boscate. In generale permane il sistema agrario dell’appoderamento diffuso. In questo ambito l’Arno presenta ancora lunghi tratti ad elevato grado di naturalità. Il Chianti è di certo il paesaggio toscano più noto, con i suoi paesaggi agrari storici e le fattorie e le ville rurali spesso, ancora oggi, sede di aziende agricole di grande prestigio. Nel complesso sono ancora presenti vaste aree naturali (soprattutto in collina), caratterizzate da boschi di caducifoglie e vari corsi d’acqua. L’elemento distintivo sono però i vigneti, che tuttavia, non di rado, hanno alterato il paesaggio collinare a causa dei diffusi livellamenti. Il paesaggio agrario moderno è infatti caratterizzato dalle grandi proprietà, con vigneti specializzati, che hanno sostituito i terrazzamenti tradizionali. Gli insediamenti storici sono localizzati sulle sommità dei colli e testimoniano la tradizionale organizzazione mezzadrile. Le più recenti infrastrutture viarie sono invece sorte per collegare le strutture produttive con le nuove cantine. Di seguito si fornisce una descrizione approfondita dei caratteri paesaggistici dell’area di studio. Nel dettaglio sono descritti:

• la morfologia,

• la vegetazione, • i sistemi naturalistici,

• le valenze storico-archeologiche,

• il paesaggio agrario, • i sistemi insediativi e tessiture territoriali. Morfologia L’area di studio ricade principalmente nella Val di Chiana e nel Valdarno superiore aretino. La Val di Chiana è circondata ad est e ad ovest da una fascia collinare, di origine fluvio-lacustre, sovrastata da rilievi montani (massima altezza 1.148 m s.l.m. del Monte Cetona). Le alture a occidente (rilievi dei Monti del Chianti e dorsale Rapolano-Monte Cetona) separano la valle dal bacino dell’Ombrone; ad oriente, le colline che proseguono verso sud, la separano dal bacino del Tevere e sempre ad oriente modeste colline (altezza massima 371 m, Vaiano in Umbria), separano la Val di Chiana dal bacino del Trasimeno. La fascia di colline rappresenta il limite dell’area di bonifica, area costituita da una pianura alta (circa 250 m s.l.m.), allungata in direzione nord-sud, derivante dal prosciugamento di un antico lago pleistocenico, la cui presenza è testimoniata dai laghetti di Chiusi e Montecatini. Da questi laghi si origina il Canale Maestro della Chiana, che attraversa longitudinalmente la valle e in cui confluiscono tutti i corsi d’acqua minori, con orientamento verso sud, che testimonia l’antica direzione di scorrimento della Chiana. L’inversione venne consolidata artificialmente nel XVIII secolo. Nella parte settentrionale il monte di Civitella in Val di Chiana segna il punto di separazione col territorio del Valdarno. Il Valdarno superiore aretino interessa un’area che ospitava un bacino lacustre, formatosi in una delle tre conche di origine tettonica esistenti sul percorso dell’Arno. Questa Valle è delimitata a sudovest dalla dorsale dei Monti del Chianti meridionali (altezza massima Monte S. Michele, 892 m, esterno all’area di studio) e a nordest dalla dorsale, più elevata, del Pratomagno - Alpe di Poti (altezza massima, Croce di Pratomagno, 1.591 m, esterna all’area di studio). A nordovest confina con la provincia di Firenze e a sudest con la Val di Chiana. Il sistema collinare di origine fluvio-lacustre che affianca il fiume Arno è caratterizzato dalla vasta estensione dei pianalti sul medio versante e dalla presenza di balze, derivate dai fenomeni erosivi delle colline argillose. Il bacino del Valdarno superiore si stende fra i 260 m. s.l.m. e i 280 m. s.l.m., mentre la striscia alluvionale recente dell’Arno si stende mediamente a circa 160 m s.l.m.

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 16 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

Parte dell’area di studio ricade nella piana di Arezzo che è la parte terminale a nord della Val di Chiana. L’area indicata come aretina confina a nord con i colli e i monti casentinesi, a est con l’Alpe di Poti, a ovest con il Canale Maestro di Chiana, a sud con le colline che fanno corona al Trasimeno. La valle è caratterizzata da un reticolo idrografico antropico costituito dai canali di bonifica e di drenaggio dei campi. Tuttavia permangono ancora tratti dell’Arno contraddistinti da elevato grado di naturalità (ad esempio a monte del bacino artificiale di Penna). A nordovest, l’area di studio interessa la zona del Chianti, caratterizzata da un paesaggio ancora largamente naturale, con boschi diffusi lungo i versanti o attorno alle zone coltivate. Quest’area è inoltre caratterizzata dalla presenza di numerosi torrenti, fossi e rii, a carattere torrentizio. Infine, l’area di studio è localizzata nel bacino del fiume Arno e in particolare nel sottobacino Valdarno Superiore e in parte nel sottobacino della Val di Chiana. I corsi principali che attraversano l’area di studio sono il Canale Maestro di Chiana (Val di Chiana) e il torrente Ambra (Valle dell’Ambra nel Comune di Bucine), mentre l’Arno è localizzato al suo esterno. Come suddetto l’area è poi interessata da un fitto reticolo idrografico di origine antropica di canali di bonifica e per l’irrigazione. Altri corsi minori localizzati in prossimità dell’opera a progetto sono nella Val di Chiana: il torrente Esse e i canali Leprone, Riola e Gargaiolo. Vegetazione Dal punto di vista floristico-vegetazionale, l’area di studio può essere suddivisa in due settori: 1. l’area dei Monti del Chianti, ricadente nei comuni di Cavriglia, San Giovanni Valdarno, , Montevarchi, Bucine, e in piccola parte anche nei comuni di Monte San Savino, Civitella in Val di Chiana e . Questo settore è caratterizzato da una distesa continua di boschi, diversificati tra loro per tipologia e composizione floristica;

2. l’area che prosegue verso est fino alla nuova Stazione Elettrica di Monte San Savino e ricade nella zona della Piana di Arezzo, coinvolgendo parte dei comuni di Monte San Savino, Civitella in Val di Chiana, Lucignano, e Arezzo. Questo settore è condizionato fortemente dalla presenza di zone agricole e la vegetazione spontanea è presente in nuclei residuali, sotto forma di lembi di bosco o incolti abbandonati. Per quanto riguarda il territorio in esame, in generale le opere in progetto intersecano in maniera significativa le aree boschive, mentre non si verificano intersezioni con gli altri tipi di vegetazione. Di seguito si fornisce una descrizione sintetica della vegetazione e della flora presente nell’area di studio. Le formazioni forestali e le altre cenosi rilevate nel territorio in esame sono: • Boschi a dominanza di Quercus pubescens , localizzati sui versanti dei Monti del Chianti. Si tratta di formazioni termofile in cui lo strato arboreo è dominato principalmente da Quercus pubescens (Roverella) e Quercus cerris (Cerro), a cui si accompagnano altre specie ( Castanea sativa , Sorbus domestica , Arbutus unedo ). Inoltre sono sempre presenti entità sempreverdi (ad esempio Quercus ilex , Ruscus aculeatus , Arbutus unedo , ecc.) e varie specie nel sottobosco, come Erica scoparia , Erica arborea , Spartium junceum , ecc. Essendo generalmente governati a ceduo, l’altezza delle chiome si attesta intorno ai 10-15 metri. • Boschi a dominanza di Castanea sativa . Si tratta di boschi antropogeni dominati dal castagno, per lo più con struttura di ceduo semplice o matricinato. Pur trattandosi di formazioni seminaturali, mantenute dall’attività dell’uomo, si rinvengono ugualmente elementi floristici d’interesse nel livello arbustivo (come Corylus avellana , Prunus avium , Crataegus monogyna , ecc.) e nello strato erbaceo (come Hieracium tenuiflorum , Carex digitata , Primula vulgaris , ecc.). L’altezza delle chiome arriva in molti casi a raggiungere

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i 15 m di altezza. Secondo l’allegato II della Direttiva 92/43/CEE, i boschi di castagno sono identificati come “habitat di interessa comunitario” 1 ( Codice 926A); • Boschi a dominanza di Quercus ilex , presenti nell’area di studio solo nel comune di Bucine, specialmente nei versanti dove il substrato acquista carattere basico. In tali cenosi la presenza della Roverella (Quercus pubescens ) si riduce fortemente. In genere in tale cenosi gli alberi non raggiungono mai altezze imponenti (tra i 10 e i 12 m), e questo soprattutto a causa del governo a ceduo. Lo strato arbustivo è ricco di fanerofite lianose (ad esempio Smilax aspera , Rubia peregrina , ecc.). Presenti inoltre varie specie arbustive ( Erica scoparia , Ruscus aculeatus , Cornus sanguineum , ecc.) ed erbacee ( Asplenium onopteris , Asplenium trichomanes , Viola alba , ecc.). Le leccete sono considerate “habitat di interessa comunitario” (Codice 9340). • Boschi a dominanza di Ostrya carpinifolia , dove la copertura arborea risulta spesso suddivisa in uno strato dominante (principalmente costituito da Ostrya carpinifolia e Quercus cerris ) e uno strato dominato (principalmente composto da Acer obtusatum e Fraxinus ornus ). Generalmente è presente anche uno strato arbustivo (costituito in larga parte da Crataegus laevigata e C. monogyna ) e nel sottobosco si rinvengono di frequente specie emicriptofite ( Alliaria petiolata , Melica uniflora , Melittis melissophyllum , ecc.); • Boschi a dominanza di Quercus cerris , che si rinvengono essenzialmente nella matrice agricola della Piana di Arezzo, sotto forma di lembi residuali di boschi. Si tratta di una cenosi floristicamente ben conservata, in cui, oltre al cerro, si rinvengono Quercus pubescens e Acer campestre . Nello strato arbustivo sono presenti, ad esempio, Sorbus domestica, Prunus avium, Juniperus communis, ecc. e nel sottobosco Vicia sepium, Stachys germanica , Silene italica , ecc. L’assenza di gestione in tali boschi fa sì che gli individui possano raggiungere altezze anche notevoli che, comunque, difficilmente superano i 20 m; • Boschi ripari a Populus nigra e Salix alba , presenti lungo i corsi d’acqua, e in prossimità dei bacini idrici di Santa Barbara (Cavriglia). La vegetazione arbustiva è ricca di elementi freschi ( Corylus avellana , Sambucus nigra , Calystegia sepium , ecc.), consociati con elementi frequenti anche nei boschi misti (Euonymus europaeus , Cornus sanguinea , Ligustrum vulgare , ecc.). Anche nello strato erbaceo si rinviene una mescolanza di specie igrofile o meso-igrofile (come Carex pendula , Urtica dioica , Circaea lutetiana , ecc.);

• Rimboschimenti di conifere e boschi misti di conifere e latifoglie, intercalati generalmente ai boschi di querce. Si tratta di rimboschimenti a Pinus nigra e Pinus pinea , piantati dall’uomo per ovviare al notevole depauperamento forestale, che è stato causa nel passato di ingenti squilibri idrogeologici. Nell’area di studio si assiste comunque ad un lento recupero del bosco originario; • Boschi a dominanza di specie alloctone, che nell’area di studio sono Robinia pseudoacacia (Robinia) e Ailanthus altissima (Ailanto). La prima specie è ampiamente presente in tutta l’area di studio, dove la si ritrova spesso nei boschi di latifoglie e fra la vegetazione riparia (in particolare lungo i canali d’irrigazione della Piana di Arezzo). Inoltre la Robinia si rinviene massicciamente lungo i bordi delle strade e nelle aree degradate dal punto di vista naturalistico;

1 L'Unione Europea con la Direttiva Habitat (92/43/CEE) vuole contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. Le misure previste dalla Direttiva tendono ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e delle specie di fauna e flora selvatiche di interesse comunitario, tenendo presenti allo stesso tempo le esigenze economiche, sociali e culturali, nonché le particolarità regionali e locali.

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• Altre tipologie vegetazionali non forestali. Nello specifico sono presenti nel territorio: o le “Formazioni arbustive ad Erica e Ginestra”, cespuglieti secondari in cui l’erica ( Erica scoparia) forma dense coperture, generalmente presenti ai margini e nelle radure boschive dei querceti;

o i “Cespuglieti a prugnolo”, tra le bordure dei campi o nelle aree agricole soggette ad abbandono;

o la “Vegetazione arbustiva ed erbacea idrofila”, presente nella zona della Piana di Arezzo lungo i numerosi canali. Tali aree sono caratterizzate dalla presenza di varie specie arbustive ( Fragmites australis , Salix purpurea , Salix eleagnos , ecc.) ed erbacee ( Typha latifolia , Urtica spp. , Tussilago farfara , ecc.);

o le “Praterie secondarie di graminacee e piante annue”, formazioni erbose ricche di terofite legate al passaggio degli incendi o al pascolo. Le specie caratterizzanti appartengono alle graminacee dei generi Brachypodium, Bromus, Poa e Phleum , e alle leguminose dei generi Trifolium , Medicago e Lotus . Sistemi Naturalistici All’interno dell’area di studio ricadono due aree d’interesse naturalistico:

• l’Area Naturale Protetta d’Interesse Locale (A.N.P.I.L.) “Pinetum di Moncioni”, localizzata all’interno dell’area di studio;

• il Sito d’Importanza Comunitaria “Monti del Chianti” (Biotopo IT5190002), situato a notevole distanza dalle opere in progetto (ricade solo per un piccolissima parte entro i 2 km dell’area di studio). L’ A.N.P.I.L. “Pinetum di Moncioni” è stata istituita dal Comune di Montevarchi con Delibera di C.C. del 20 aprile 1998 n. 30 ed è gestita dal Comune stesso in collaborazione con la Provincia di Arezzo. L’area protetta è situata presso il paese di Moncioni, in Comune di Montevarchi, ad una quota variabile tra 540 e 568 metri s.l.m., ed ha un’estensione di 3 ha. È stata istituita per conservare e valorizzare il “Pinetum di Moncioni”, una straordinaria collezione ottocentesca di conifere esotiche e non, localizzato nel giardino di una proprietà privata (Villa Gaeta). Il parco della villa costituisce un arboreto monumentale di grande interesse storico, il primo impianto italiano di abete americano (Abies nobilis ) risalente al 1858. Nell’area sono presenti numerose conifere esotiche provenienti da tutto il mondo, alcune delle quali di dimensioni ragguardevoli, e numerosi esemplari arborei di notevole interesse: il cedro del Libano (Cedrus libani ), il cipresso (Cupressus sempervirens ), il cefalotasso ( Cephalotaxus harringtonia ), l’abete rosso orientale (Picea orientalis ) e l’ippocastano ( Aesculus hippocastanum ). Pertanto l'area assume grande interesse didattico-scientifico in quanto su una superficie ristretta sono raccolte molte specie diverse. Infine, la presenza di individui arborei d'alto fusto consente la presenza di alcune interessanti specie di uccelli legati alle formazioni forestali mature quali il torcicollo (Jynx torquilla ), il picchio verde (Picus viridis ) e il codirosso (Phoenicurus phoenicurus ). Il Sito di Importanza Comunitaria “Monti del Chianti” (Biotopo IT5190002) interessa solo una piccola parte dell’area analizzata. Questo SIC ha un’estensione di 7.938 ha ed è localizzato nei comuni di Cavriglia, Figline Valdarno, Greve in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti e Radda in Chianti, ad un’altezza compresa fra 510 e 892 metri s.l.m.. Si tratta del principale complesso montuoso o alto-collinare del Chianti a substrato prevalentemente arenaceo. È un’area prevalentemente occupata da ecosistemi forestali stabili, alternati a stadi di degradazione arbustivi a dominanza di Cytisus scoparius ed Erica scoparia talora con Ulex europaeus , e ad aree aperte. Specie floristiche d’interesse sono Agrostis canina , Circaea intermedia e Linum nodiflorum . I corsi d'acqua, seppur di modesta portata, scorrono in aree a buona naturalità e relativamente indisturbati e presentano una fauna ittica ben conservata. Tra le specie inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat sono presenti: il barbo canino ( Barbus meridionalis ), il barbo italico ( Barbus plebejus ), il vairone occidentale ( Leuciscus souffia ), il ghiozzo di ruscello ( Padogobius nigricans ) e la rovella ( Rutilus rubilio ). L'alternanza di boschi, arbusteti e aree aperte favorisce la presenza di rapaci che utilizzano i diversi ambienti (il biiancone Circaetus gallicus, il falco pecchiaiolo Pernis apivorus ). Le aree aperte e le brughiere ospitano altre specie

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 19 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12 ornitiche nidificanti d’interesse: la tottavilla ( Lullula arborea ), il succiacapre ( Caprimulgus europeus ), l’averla piccola (Lanius collurio ), la magnanina ( Sylvia undata ) e fra i rapaci l’albanella minore ( Circus pygargus ). Si segnala, tra gli anfibi, la presenza di popolazioni relitte di Triturus alpestris apuanus , di un endemismo dell'Italia appenninica ( Rana italica ), di un genere endemico dell'Italia peninsulare ( Salamandrina terdigitata ) e fra i rettili del cervone ( Elaphe quatuorlineata ). Inoltre sono presenti numerosi invertebrati endemici e localizzati. Infine fra i mammiferi sono presenti l’istrice ( Hystrix cristata ), la martora ( Martes martes ) e il toporagno d’acqua mediterraneo (Neomys anomalus ). Valenze storico-archeologiche Dal punto di vista storico-archeologico, l’area di studio è caratterizzata dalla presenza di vari siti archeologici e soprattutto da numerosi borghi antichi fortificati sorti sulle colline, quando le pianure sottostanti erano ancora paludose e insalubri, come ad esempio: Sereto (sul versante orientale dei monti del Chianti), Rapale (nel Comune di Bucine, conserva ancora oggi il tipico aspetto del castello medievale), San Vincenti (nel Comune Gaiole del Chianti, con la pieve omonima risalente al VII sec.), Sogna (borgo medievale dell’XI sec. con vista sulla Val d’Ambra, recentemente restaurato), Solata (nel Comune di Bucine), Grimoli (nel Comune di Cavriglia), ecc. per citarne alcuni. Anche i luoghi religiosi sono stati costruiti in posizioni dominanti. Inoltre sia in pianura che in collina si rinvengono numerosi poderi, più o meno antichi. Non di rado queste testimonianze storiche, che punteggiano tutta l’area di studio, risultano abbandonate e oramai ridotte a ruderi (ad esempio il Castello di Montegrossi, il Castello di Galatrona e vari poderi). Nell’area di studio le zone di maggior interesse storico-architettonico sono state tutelate in base al D.Lgs 42/2004 e sono di seguito brevemente descritte. La Pieve di S. Giovanni è un edificio sacro che si trova nella parte più antica di Cavriglia. Fondata su un insediamento romano, è ricordata dall'XI secolo. Le trasformazioni subite soprattutto nel XVIII secolo ne hanno modificato notevolmente l'aspetto originario e le tracce del primitivo edificio romanico restano solo nell'abside e nelle strutture perimetrali. Recentemente è stata però ripristinata. Adiacente alla chiesa c’è il Museo di Arte Sacra. L’ex Canonica della Chiesa di San Silvestro è localizzata a Montaio, piccolo borgo fra il Valdarno e il Chianti, sulla sommità di una ripida collina, ad ovest di Cavriglia. L'insediamento ebbe origine nel secolo VIII dalle popolazioni fuggite dai centri più a valle a causa dell'invasione dei Longobardi. La chiesa di San Silvestro e la canonica sono situati alla sommità della collina e verosimilmente hanno inglobato il nucleo fortificato del cassero. La Pieve di San Pancrazio (nel complesso omonimo) è localizzata nel Comune di Cavriglia. L'edificio è particolarmente interessante in quanto costituisce esempio di chiesa plebana, caratterizzata da una curiosa asimmetria della zona absidale, a causa della mancanza del braccio destro del transetto e della relativa abside. La chiesa è citata in documenti dell'XI secolo e al suo interno si rinviene una fonte battesimale del XII secolo. Sottoposta a radicali restauri negli anni Settanta, la chiesa si presenta oggi in buone condizioni, a differenza della casa canonica cinquecentesca ad essa addossata. La Chiesa di S. Maria Assunta è sita in località Moncioni (Montevarchi). Moncioni si trova in una posizione panoramica sulle colline del Chianti ed è nota per la presenza all'interno del parco di una villa privata del “Pinetum”. La chiesa è la parrocchia della frazione storica di Moncioni, ciò che resta del borgo antico. La Rocca di Montebenichi è localizzata nel Comune di Bucine, risale al XII secolo e sorge sul crinale di una collina nel cuore della Val d’Ambra, a metà strada tra Arezzo e Siena. Parte del castelletto è attualmente sede di un elegante albergo. Il Castello e la Torre di Galatrona dominano dall’alto il Valdarno e il crinale dei Monti del Chianti. Era uno dei più importanti castelli della Valdambra, disposto in posizione strategica rispetto alla sottostante vallata. Il colle su cui sorge è stato di certo sede di insediamenti più antichi: il nome Galatrona sarebbe infatti di derivazione etrusca, mentre alcuni resti di strutture murarie intorno all’edificio e ritrovamenti ceramici indicano la presenza di uno stanziamento tardoromano. Come per tutta la Val d’Ambra, le vicende di Galatrona per tutto il medioevo, e fino alla fine del XIII secolo, sono legate alle contese fra Firenze e Arezzo prima e fra Firenze e Siena poi. I fiorentini occuparono il castello solo nel 1335, anno in cui risulta che esistessero due torri: quella attualmente visibile (la “nuova”) e una “vecchia”, ora scomparsa. Il castello di Galatrona ospitava al suo interno un villaggio fortificato, composto da una ventina di piccole abitazioni, occupate quasi esclusivamente da contadini e piccoli proprietari. Oggi, la torre di avvistamento, insieme alle tracce della porta di accesso, è tutto ciò che rimane del castello all’interno di un’area archeologica con resti di mura di cinta bizantine e abitazioni medioevali. L’edificio è stato oggetto di restauro e riqualificazione ambientale fino al 2007. Nel Comune di Civitella in Val di Chiana, oltre alla struttura fortificata del nucleo storico stesso, esterno però all’area di studio, è localizzata la Torre del Tegoleto , della quale si fa menzione in atti che risalgono intorno all'anno 1000. Tegoleto è storicamente un importante centro per la produzione e la raccolta di prodotti agricoli. Da prima possesso

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 20 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12 della Canonica di Arezzo, nel 1385 venne sottomesso a Firenze; la villa con fortezza conserva ancora oggi la torre medioevale. Monte San Savino è di certo un centro storico di grande importanza, al cui interno sono presenti numerosi edifici storici e religiosi d’interesse. Tuttavia questo borgo è esterno all’area di studio, mentre all’interno, sempre nel comune di M. S. Savino, si segnalano l’Oratorio dell’Immacolata Concezione , in località Palazzolo Alto, e il più noto Santuario di S. Maria delle Vertighe , nominata patrona dell'Autostrada del Sole, nel 1964, da Papa Paolo VI. Originariamente la chiesa era annessa a un priorato camaldolese e alla metà del XV secolo venne ricostruita inglobando la cappella medievale. Il santuario divenne ben presto meta di pellegrinaggio: all'inizio del Cinquecento fu costruito il portico lungo la chiesa, per proteggere i pellegrini dalle intemperie, e venne rifatto l'interno. La cura del Santuario è affidata alla Fraternità Francescana di Betania, istituto monacale creato ad hoc da un frate minore.

Nel Comune di Arezzo sono presenti numerosi siti d’interesse storico, a partire dalla città stessa. Nell’area di studio si segnalano un ex-fortificato in località Poggiolo e la Villa Staffa , esempio di villa fortificata, in località Ruscello. In località Mugliano , piccolo borgo posto al centro di un vasto territorio che si estende da Arezzo e Civitella in Val di Chiana, sono inoltre presenti diversi complessi d’interesse. La tenuta di Mugliano, appartenuta fin dall’XI secolo ai vescovi aretini fu donata nel 1024 ai monaci benedettini di S. Flora e Lucilla. Sotto il patronato benedettino, fu fondata del XIII secolo la Pieve di S. Pietro a Mugliano, che venne completamente ricostruita alla fine del ‘700. L’antica Pieve, presenta una pianta a croce latina rovesciata e il campanile quadro domina l’intero abitato. In seguito all’editto napoleonico (1810), Mugliano passa sotto il patronato degli Albergotti, potente famiglia aretina, grazie alla quale l’intero complesso cambia destinazione d’uso, passando da monastero a nucleo agricolo. Quello di Mugliano è un caso rarissimo in Toscana di raggruppamento a schiera di abitazioni coloniche riadattate nel settecento entro il primitivo complesso monastico. Sempre a Mugliano, la Villa Albergotti è un edificio articolato su tre piani, inglobante preesistenze medioevali. Il sito è appartenuto fin dal X secolo al Monastero di Santa Flora e fu poi acquistato dalla Famiglia Albergotti tra il XVIII e XIV secolo. Ad oggi resta ben poco dell’antico castello, che probabilmente tradotto in Villa tra il XVII e XIX secolo costituisce, sia pur con radicali trasformazioni, un esempio di villa fortificata. Due torri semicircolari racchiudono il prospetto principale, caratterizzato da una scalinata centrale e da una serie di sei aperture per piano. Il Castello di Montalto , nel Comune di Castelnuovo Berardenga, è stato costruito probabilmente nel IX sec. sul sito di un antico insediamento etrusco. Il suo costruttore, Berardo, fu il primo conte della famiglia Berardenga che diede il nome a quest’area. Il castello è stato documentato a partire dall’XI sec. e domina un’importante strada romana che attraversava tutta la Valdambra fino al Valdarno. Montalto è stata alleata di Siena contro Firenze, pertanto è stata oggetto di assedi ed attacchi, che hanno causato ripetuti danneggiamenti e ricostruzioni del castello. Nel 1546 il castello e le sue terre sono state cedute a Giovanni Palmieri e quando ritornò la pace in tutta la Toscana, sotto la dominazione dei Medici, i discendenti di Palmieri lo trasformarono in una residenza di campagna. Successivamente nel XIX sec. iniziarono dei grandi lavori di ristrutturazione che furono completati nel 1908. Attualmente solo i proprietari vivono a Montalto per tutto l’anno e il castello è divenuto apprezzata struttura turistica. Il Castello di Montegrossi , localizzato nel Comune di Gaiole in Chianti, si trova a circa 700 metri sulla cresta di un rilievo al confine fra il Chianti e il Valdarno. Il castello, di cui oggi è possibile ammirare solo i resti, era l’ultimo baluardo del sistema feudale medievale costituito nel Chianti, in quanto localizzato a confine fra i territori del Chianti e del Valdarno Superiore, da sempre oggetto di dispute fra Firenze e i suoi nemici. Le prime notizie del castello risalgono al 1007 e nel corso dei secoli, a causa della sua posizione strategica, è stato soggetto a vari assedi e attacchi, passando proprietà dai fiorentini ai loro nemici e viceversa. Venne definitivamente distrutto nel 1530 dall'esercito di Carlo V e da allora i ruderi di Montegrossi sono abbandonati. Sulla cresta del monte tuttavia svetta ancora l'imponente cassero con torre e sul cassero si nota ancora la porta d'accesso. Nella parte più a nord, forse la parte adibita ad abitazione, ci sono i resti del soffitto a volta in pietra di alcuni locali. La casa colonica di Cancelli , in Gaiole in Chianti, si distingue per la presenza di un’alta torre in pietra assai ben conservata, detta appunto Torre dei Cancelli, parzialmente inglobata nella casa stessa. La casa era certamente in origine avamposto di Montegrossi e solo in seguito casa colonica. Cancelli è posto sul valico fra il Valdarno Superiore e il Chianti, di fronte all'Abbazia di Coltibuono e ai piedi del colle dove svetta il castello di Montegrossi. L’Abbadia di Coltibuono sorge nel Comune di Gaiole in Chianti in località Coltibuono. Il monastero venne fondato nel 1049 e fu di proprietà dei monaci benedettini vallombrosani fino al 1810, quando i suoi locali furono trasformati in fattoria e la chiesa divenne una semplice parrocchiale. Nel XV secolo, l'abbazia subì un notevole sviluppo essendo sotto il patronato di Lorenzo de'Medici. Successivamente venne trasformata in villa-fattoria mantenendo la sua funzione di presidio agricolo fino ai giorni nostri, infatti attualmente è sede di un’azienda agricola di proprietà della

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 21 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12 famiglia Stucchi-Prinetti. La chiesa abbaziale, intitolata a San Lorenzo presenta una pianta a croce latina tipica delle chiese vallombrosane. Sulla sinistra si trova la massiccia torre campanaria iniziata nel 1160. Il giardino della Badia, restaurato radicalmente negli ultimi decenni, è impostato secondo uno schema che rispecchia quello dell'antico hortus conclusus (orto murato) spartito da geometriche di siepi di bosso con inserimenti di piante aromatiche e officinali. Di fianco alla Badia si erge un bellissimo cedro del Libano, censito nell'elenco delle piante monumentali della Toscana del Corpo Forestale dello Stato. La proprietà è circondata da grandi boschi di abete bianco, frutto dell'opera di rimboschimento svolta dai monaci e rilanciata poi nell'Ottocento. Infine, nel Comune di Gaiole in Chianti sono localizzate due edifici religiosi d’interesse: la Chiesa di San Martino in località Starda, e la Chiesa dei Santi Clemente e Giusto in località Nusenna. Paesaggio agrario Il paesaggio agrario è di certo un elemento caratterizzante l’area di studio, localizzata in larga parte in aree agricole. L’agricoltura è presente, seppur con coltivazioni differenti, sia nelle zone collinari che in quelle di pianura. Le colline sono caratterizzate dai ciglionamenti e terrazzamenti ad olivo e vite, elementi tipici di questo paesaggio. In Val di Chiana il paesaggio agrario collinare presenta un sistema continuo di oliveti terrazzati sul versante orientale, mentre su quello occidentale le colline sono caratterizzate da coltivi e aree ad oliveto terrazzato concentrato prevalentemente intorno ai borghi. Anche le colture arborate possono mantenere in alcuni casi il terrazzamento (ad esempio a Ciggiano e Gargonza). Sulle colline del Valdarno si coltivano cereali associati alla vite e all’olivo, anche qui tipicamente terrazzato, e la proprietà è generalmente piccola. Un sistema continuo di oliveti terrazzati è presente anche nella zona aretina, mentre nel Chianti questo sistema tradizionale è stato spesso sostituito a vigneti e oliveti specializzati di nuovo impianto, che si alternano ad aree con un paesaggio più tipico. Nel complesso il paesaggio collinare del Chianti appare intensamente antropizzato, anche in relazione alle profonde modifiche che le moderne pratiche agrarie della viticoltura producono sulla morfologia del paesaggio. Sulle aree montane l’olivo e la vite vengono sostituiti da aree boscose via via più estese e continue costituite da boschi misti cedui, querceti (soprattutto roverella e cerro) e castagneti, mentre le formazioni a conifere, soprattutto rimboschimenti a pino, sono più scarsi. Il paesaggio agrario montano presenta tipicamente il sistema dell’appoderamento a macchia di leopardo, in particolare in Val di Chiana. Nelle zone di pianura predomina il seminativo semplice, anche con coltivazioni specializzate: oltre ai seminativi cerealicoli, sono presenti coltivazioni di tipo industriale come il tabacco (specie nella Val d’Ambra), i girasoli e il mais (più diffusi in Val di Chiana). A questi si affiancano frutteti e coltivazioni in serra. La pianura è solcata dal fitto reticolo di canali di drenaggio che definisce ampi seminativi. Lungo i fossi e i canali sono presenti fasce di vegetazione ripariale costituita da specie arboree quali salici, ontani e pioppi. Le aree coltivate sono poi alternate a frange residue di bosco, soprattutto querceti, un tempo più diffuse. Filari arborei e arbustivi sono invece notevolmente ridotti rispetto al passato e si trovano soprattutto in relazione agli insediamenti o lungo alcune strade poderali. Tipico elemento arboreo dei filari è il cipresso. Nei campi le alberature sono pressoché assenti, anche se è possibile talvolta trovare qualche albero isolato. In pianura è presente il sistema agrario dell’appoderamento diffuso connesso al sistema insediativo delle case rurali sparse e delle fattorie. In Val di Chiana, soprattutto, l’antica tradizione mezzadrie è ancora visibile nelle grandi case coloniche e nelle cosiddette leopoldine. Nel Chianti le fattorie, fulcro dell’ordinamento mezzadrile, sono spesso ancora oggi sede di aziende agricole di grande prestigio, ma si è assistito ad un passaggio dalla piccola alla grande proprietà, con conseguente semplificarsi delle sistemazioni colturali e la sostituzione dei terrazzamenti tradizionali con vigneti specializzati. Sono tuttavia ancora riconoscibili le strutture dell’appoderamento. Infine, sia in pianura che in collina sono presenti allevamenti, in particolare bovini (nella Val di Chiana è stata selezionata la chianina) e pollame. Sistemi insediativi e tessiture territoriali Nella Val di Chiana gli insediamenti più antichi sono localizzati sulle aree collinari che la fasciano ad est ed ad ovest, dato che la valle era paludosa e malarica. Solo nel secolo scorso la popolazione ha iniziato a spostarsi nel fondovalle grazie alle opere di bonifica e alla costruzione delle infrastrutture viarie e ferroviarie. I rilievi collinari e montuosi sono pertanto caratterizzati da una ricca articolazione insediativa di matrice storica costituita da borghi, ville con giardini, viali alberati, edifici rurali, pievi. Sui rilievi sono anche localizzati i centri capoluogo in origine fortificati (come M.S. Savino e Civitella in Val di Chiana). Anche gli edifici religiosi sono localizzati in posizione dominante sulla valle. Nella pianura bonificata invece gli insediamenti sono sorti in maniera “pianificata” nel periodo granducale, secondo i sistemi villa - fattoria e dell’appoderamento Inoltre nell’area aretina, oltre ai centri

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 22 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12 storici sui rilievi, sono presenti ville e fattorie lungo la viabilità storica. L’antica tradizione mezzadrie è ancora visibile in particolare nelle grandi case coloniche e nelle cosiddette “leopoldine”. Gli insediamenti moderni sono sorti sui rilievi a ridosso dei centri antichi, mentre nel fondovalle e nel pedecolle l’espansione edilizia (residenziale e produttiva) ha interessato le aree lungo le strade principali e secondarie, nonché quelle rurali, che attraversano al valle. Particolarmente nell’area aretina, l’urbanizzazione diffusa ha talvolta compromesso la qualità del paesaggio di pianura, anche per la presenza di strutture commerciali e produttive inserite nel paesaggio agrario. Anche nel Valdarno superiore è diffusa la presenza di castelli, pievi e nuclei storici prevalentemente sulle colline, ma nuclei storici sono ugualmente presenti lungo la viabilità di fondovalle. Insediamenti storici d’altura si rinvengono lungo le valli, non solo quella dell’Arno, ma anche alcune valli laterali: ad esempio la Val d’Ambra è fiancheggiata da vari borghi storici (come Montebenichi, Rapale, Sogna, Duddova, ecc.). Gli insediamenti più recenti sono localizzati prevalentemente in pianura lungo le principali arterie di comunicazione e in prossimità delle aree produttive (ad esempio il complesso minerario di S. Barbara). Nel Chianti i maggiori insediamenti storici (borghi fortificati, pievi, grandi ville, castelli signorili e fattorie) sono localizzati sui colli lungo la viabilità principale di crinale, dominando i territori circostanti. Gli insediamenti recenti, particolarmente quelli delle filiere agroalimentari, sono invece esterni agli aggregati e spesso alterano il paesaggio. I fenomeni di urbanizzazione e di industrializzazione sono inoltre concentrati nella zone pianeggianti di fondovalle, mentre sulle colline permangono luoghi a forte impronta storica. L’area di studio è attraversata da varie infrastrutture sia viarie che ferroviarie. Per quanto concerne la viabilità storica, sono presenti diverse direttrici pedecollinari che servono da vie di collegamento interne e di raccordo tra le valli, mentre le strade romane (Cassia, Flaminia, Clodia) non attraversano l’area di studio. Le grandi infrastrutture sono invece concentrate nella pianura. In particolare l’area di studio è interessata (nella Val di Chiana): dall’Autostrada del Sole A1, dalla Strada Statale Senese Aretina (SS73), dalla ferrovia Arezzo-Sinalunga e, per un breve tratto nel Comune di Arezzo, dalla ferrovia veloce Roma-Firenze. A nord è inoltre attraversata dalla Strada Provinciale Cavriglia-Gaiole in Chianti (SP408). Molte delle zone interessate dall’area di studio sono tradizionalmente aree adibite ad uso agricolo: nella Val di Chiana è stata selezionata la razza chianina dei bovini, il Chianti è noto in tutto il mondo per il vino; inoltre sono diffuse sia colture industriali che più tradizionali come vigneti e uliveti. Non mancano però le attività industriali tra le quali domina la centrale termoelettrica di S. Barbara e il complesso minerario localizzato nel Comune di Cavriglia. Infine nell’area sono presenti varie strutture ricettive per il turismo: dagli agriturismi ai più lussuosi relais.

5.3 Analisi degli aspetti estetico-percettivi

L’analisi degli aspetti estetico-percettivi è stata realizzata a seguito di specifici sopralluoghi nel corso dei quali sono stati analizzati vari punti di vista, dai quali è stata in seguito effettuata la valutazione della compatibilità paesaggistica dell’opera (cfr par. 4.10.4.4“Fotosimulazioni”) Nella tabella che segue sono riportati i punti di vista esaminati (Tab. 5.2), con l’indicazione della località in cui è stato effettuato lo scatto fotografico, della direzione della visuale e del Comune in cui ricadono le nuove opere viste dal punto corrispondente. I punti di vista sono ordinati lungo i tracciati da Nord a Sud partendo dall'allacciamento del nuovo elettrodotto a 380 kV ST in semplice terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente S.E. di Santa Barbara, nel Comune di Cavriglia, fino all'allacciamento del nuovo raccordo a 132 kV DT con gli elettrodotti a 132 ST "CP Chiusi - CP Distillerie Sez.to" e "CP Foiano - CP M.S.Savino - CP San Giovanni Valdarno" nel Comune di M.S.Savino. Le fotografie dei punti di vista vengono riportate nell’All. DEBR10006BASA00130_All_1.

Comune in cui ricadono Direzione della Punto di Vista (PV) Località le nuove opere visuale PV1 Il Pero Cavriglia Sud - Ovest

PV2 Grimoli Cavriglia Nord - Ovest

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PV3 Fattoria Monteripoli Cavriglia Nord

PV4 Badia Coltibuono Cavriglia Est

PV5 Montegrossi Cavriglia Nord - Est

PV6 Sereto Cavriglia Ovest

PV7 Poggio San Marco Montevarchi Sud - Est

PV8 San Leonino Bucine Est

PV9 SP540 Capannole - La Pieve Bucine Sud - Ovest

PV10 San Pancrazio Bucine Ovest

PV11 Le Vertighe (Monte S. Savino) Monte San Savino Est

PV12 Villa Fabbriche Monte San Savino Nord

PV13 Fosso della Riola Monte San Savino Ovest

Tabella 5.2: Punti di vista

Punto di vista PV1 – Il Pero Il punto è sito nella località Il Pero (Cavriglia), nei pressi dell'aviosuperficie Al Pero, in corrispondenza dell’allaccio della nuova linea a 380 kV con il tratto di elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C - Pietrafitta” da adeguare al livello di tensione di 380 kV. La visuale è di circa 90 gradi.

Lo sfondo è dato dai rilievi collinari che fungono da barriere morfologiche visuali.

Si individuano 2 fasce di percezione: • le colline boscose in primo piano, su cui passa l’elettrodotto a 220 kV “S. Barbara - Arezzo C. - Pietrafitta” che sarà demolito (fascia dominante); • una seconda fascia collinare sullo sfondo, a destra della visuale.

All’osservatore si presenta il tipico paesaggio del Valdarno, precedentemente descritto (cfr 5.2), versante valdernese dei Monti del Chianti (Monti di Cavriglia). Elementi di pregio del paesaggio sono i boschi.

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Punto di vista PV2 – Grimoli Il punto è sito presso l’aggragato di Grimoli (Cavriglia). La visuale è di circa 90 gradi.

Lo sfondo è dato dai rilievi collinari che fungono da barriere morfologiche visuali.

Si individuano 3 fasce di percezione: • I vigneti in primo piano con una fascia arborea; • le colline boscose in seconda quinta; • una seconda fascia collinare in ultima quinta.

All’osservatore si presenta il tipico paesaggio del Valdarno, precedentemente descritto (cfr 5.2), versante valdernese dei Monti del Chianti (Monti di Cavriglia). Elementi di pregio del paesaggio sono i boschi ed il vigneto.

Punto di vista PV3 – Fattoria Monteripoli Il punto è localizzato presso la Fattoria Monteripoli (Cavriglia). La visuale è di circa 90 gradi.

Lo sfondo è dato dai rilievi del Chianti che fungono da barriere morfologiche visuali.

Si individuano 3 fasce di percezione: • le colline in primo piano (fascia dominante), caratterizzate dalla presenza di boschi e uliveti terrazzati. Alla destra della visuale sono visibili un vigneto e una linea elettrica esistente; • una seconda fascia collinare, in cui sono ben visibili gli uliveti terrazzati e, in corrispondenza dell’edificio, anche i cipressi; • i rilievi del Chianti sullo sfondo.

All’osservatore si presenta il tipico paesaggio del Valdarno, precedentemente descritto (cfr 5.2), versante valdernese dei Monti cel Chianti (Monti di Cavriglia). Elementi di pregio del paesaggio sono gli uliveti terrazzati, il vigneto, i boschi e i cipressi.

Punto di vista PV4 – Badia Coltibuono Il punto è localizzato presso loc. Badia Coltibuono (Gaiole in Chianti). La visuale è di circa 90 gradi.

Lo sfondo è dato dalla Valdarno e dai rilievi montuosi, che fungono da barriere morfologiche visuali.

Si individuano 4 fasce di percezione: • il prato-pascolo in primo piano attraversato dalla staccionata; • una seconda fascia boschiva, in cui sono ben visibili le latifoglie alternate a conifere; • la Valdarno; • i rilievi collinari e montuosi sullo sfondo.

All’osservatore si presenta il tipico paesaggio del Valdarno, precedentemente descritto (cfr 5.2), versante valdernese dei Monti del Chianti (Monti di Cavriglia).

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Elementi di pregio del paesaggio sono i boschi.

Puto di vista PV5 – Montegrossi Il punto è sito in loc. Montegrossi (Gaiole in Chianti). La visuale è di circa 90 gradi.

Lo sfondo è dato dalla Valdarno e dai rilievi montuosi, che fungono da barriere morfologiche visuali.

Si individuano 4 fasce di percezione: • il versante terrazzato in primo piano; • una seconda fascia boschiva, in cui il bosco di latifoglie è sovrastato da un rimboschimento a conifere; • la Valdarno; • i rilievi collinari e montuosi sullo sfondo.

All’osservatore si presenta il tipico paesaggio del Valdarno, precedentemente descritto (cfr 5.2), versante valdernese dei Monti del Chianti (Colline di Montegonzi e Moncioni). Elementi di pregio del paesaggio sono i boschi.

Punto di vista PV6 – Sereto Il punto è localizzato in loc. Sereto (Cavriglia), la visuale è di circa 90 gradi.

Lo sfondo è dato dai rilievi collinari che fungono da barriere morfologiche visuali.

Si individuano 3 fasce di percezione: • la boscaglia aperta mista arbustiva in primo piano; • le colline boscose in seconda quinta; • una seconda fascia collinare in ultima quinta.

All’osservatore si presenta il tipico paesaggio del Valdarno, precedentemente descritto (cfr 5.2), versante valdernese dei Monti del Chianti (Colline di Montegonzi e Moncioni). Elementi di pregio del paesaggio sono i boschi.

Punto di vista PV7 – Poggio San Marco Il punto è sito nei pressi di Poggio San Marco (Montevarchi), la visuale è di circa 90 gradi.

Lo sfondo è dato dai rilievi collinari che fungono da barriere morfologiche visuali.

Si individuano 3 fasce di percezione: • l’oliveto in primo piano con gli edifici di Poggio San Marco; • le colline boscose in secondo piano, in cui si nota l’abitato di Moncioni sulla destra della foto; • le colline boscose in ultima quinta, visibili sulla destra della foto.

All’osservatore si presenta il tipico paesaggio del Valdarno, precedentemente descritto (cfr 5.2), versante valdernese dei Monti del Chianti (Colline di Montegonzi e Moncioni).

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 26 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

Elementi di pregio del paesaggio sono i boschi e gli abitati di Poggio San Marco e Moncioni (aree di tutela delle Ville secondo il PTCP).

Punto di vista PV8 – San Leonino Il punto è localizzato nei pressi di loc. San Leonino (Bucine), la visuale è di circa 90 gradi.

Lo sfondo è dato dai rilievi collinari che fungono da barriere morfologiche visuali.

Si individuano 5 fasce di percezione: • l’oliveto in primo piano e coltivi in generale; • gli edifici dell’abitato di Fontenano; • i vigneti della bassa valle dell’Ambra in terza quinta, in cui sono visibili le due linee elettriche parallele a 132 kV in semplice terna su due linee affiancate della linea “Foiano - S.Giovanni Valdarno” e “Chiusi –Distillerie Sez.to”; • la valle dell’Ambra in quarta quinta con aree boschive alternate ad aree edificate sparse; • le colline boscose in ultima quinta.

All’osservatore si presenta il tipico paesaggio del Valdarno superiore aretino, precedentemente descritto (cfr 5.2), bassa Valle dell’Ambra. Elementi di pregio del paesaggio sono gli oliveti, i vigneti e i boschi.

Punto di vista PV9 – SP540 Capannole - La Pieve Il punto è sito sulla SP540 (Via Giulio Cesare) in loc. Capannole – La Pieve (Bucine). La visuale è di circa 180 gradi.

Lo sfondo è dato dai rilievi collinari che fungono da barriere morfologiche visuali.

Si individuano 4 fasce di percezione: • l’incolto in primo piano bordato dalla SP540 sulla sinistra; • la fascia arborea-arbustiva che taglia l’immagine più o meno al centro; • i seminativi posti a tergo della fascia arboreo-arbustiva; • le colline boscose sullo sfondo.

All’osservatore si presenta il tipico paesaggio del Valdarno, precedentemente descritto (cfr 5.2), alta Valle dell’Ambra. Elementi di pregio del paesaggio sono i seminativi e i boschi.

Punto di vista PV10 – San Pancrazio Il punto è localizzato presso l’abitato di San Pancrazio (Bucine), la visuale è di circa 90 gradi.

Lo sfondo è dato dai rilievi collinari che fungono da barriere morfologiche visuali.

Si individuano 4 fasce di percezione: • la boscaglia in primo piano, con esemplari sparsi di olivo; • i coltivi (oliveto e vigneto) con gli edifici sparsi sulla sinistra; • i seminativi posti a tergo della fascia arboreo-arbustiva;

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• le colline boscose sullo sfondo.

All’osservatore si presenta il tipico paesaggio del Valdarno precedentemente descritto (cfr 5.2), Monti tra Arezzo e le Crete Senese (Fronte collinare di Civitella). Elementi di pregio del paesaggio sono i coltivi e i boschi.

Punto di vista PV11 – Le Vertighe (Monte San Savino) Il punto è sito in loc. Le Vertighe, presso il santuario S. Maria delle Vertighe (Monte S. Savino), la visuale è di circa 90 gradi.

Lo sfondo è dato dalla pianura antropizzata della Val di Chiana e dalle colline boscose che fungono da barriere morfologiche visuali.

Si individuano 3 fasce di percezione: • le alberature sparse immerse nella matrice antropica in primo piano; • la pianura antropizzata in secondo piano; • le colline boscose sullo sfondo.

All’osservatore si presenta il tipico paesaggio agrario della Val di Chiana aretina precedentemente descritto (cfr 5.2), Valdichiana di Montagnano e Cesa. Elementi di pregio del paesaggio sono i vigneti e uliveti e i frammenti di bosco.

Punto di vista PV12 – Villa Fabbriche Il punto è sito in loc. Villa Fabbriche (Monte S. Savino). La visuale è di circa 180 gradi.

Lo sfondo è dato dalla pianura antropizzata della Val di Chiana e dalle colline boscose che fungono da barriere morfologiche visuali.

Si individuano 3 fasce di percezione: • i seminativi in primo piano; • la pianura antropizzata in secondo piano attraversata dall’autostrada del Sole (A1); • le colline boscose sullo sfondo.

All’osservatore si presenta il tipico paesaggio agrario della Val di Chiana aretina precedentemente descritto (cfr 5.2), Valdichiana di Montagnano e Cesa. Elementi di pregio del paesaggio sono i coltivi e i frammenti di bosco.

Punto di vista PV13 – Fosso della Riola Il punto è localizzato presso il Fosso della Riola, a metà strada fra la località Fornace e il Pod.e Boschi Salviati (Monte S. Savino). La visuale è di circa 180 gradi.

Lo sfondo è dato dai rilievi collinari e, sulla destra della visuale, dai rilievi montuosi, che fungono da barriere morfologiche visuali.

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 28 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

Si individuano 4 fasce di percezione: • il campo in primo piano (fascia dominante); • il filare di alberi e cespugli, che maschera l’autostrada A1, delimita la seconda fascia costituita da modeste colline caratterizzate dalla presenza di coltivi (tra cui oliveti e vigneti) e i frammenti di bosco. Sulle colline inoltre è visibile la linea esistente a 220 kV in DT “S.Barbara – Arezzo C - Pietrafitta”; • i rilievi collinari in lontananza; • i rilievi montuosi sullo sfondo (alla destra della visuale).

All’osservatore si presenta il tipico paesaggio agrario della Val di Chiana precedentemente descritto (cfr 5.2). Elementi di pregio del paesaggio sono i vigneti ed uliveti e i frammenti di bosco. Inoltre è visibile in secondo piano la linea elettrica esistente a 220 kV in DT “S.Barbara – Arezzo C - Pietrafitta” che verrà demolito nel tratto visibile.

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6 ANALISI DEL SISTEMA VINCOLISTICO

Di seguito sono analizzati i vincoli a livello nazionale che interessano l’area di studio (buffer di 2 km attorno agli interventi di nuova realizzazione e cambio di classe energetica).

6.1 Vincolo paesaggistico-ambientale, archeologico ed architettonico (D.Lgs. 42/2004)

Il Decreto Legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 (“Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, ai sensi dell’Art. 10 della Legge 6 Luglio 2002, n. 137”), modificato e integrato dal D.Lgs n. 156 del 24 marzo 2006 e dal D.Lgs n. 62 del marzo 2008 (per la parte concernente i beni culturali) e dal D.Lgs n. 157 del 24 marzo 2006 e dal D.Lgs n. 63 del marzo 2008 (per quanto concerne il paesaggio), rappresenta il codice unico dei beni culturali e del paesaggio. Il D.Lgs 42/2004 recepisce la Convenzione Europea del Paesaggio e costituisce il punto di confluenza delle principali leggi relative alla tutela del paesaggio, del patrimonio storico ed artistico: • la Legge n. 1089 del 1 giugno 1939 (“Tutela delle cose d'interesse artistico o storico”); • la Legge n. 1497 del 29 giugno 1939 (“Protezione delle bellezze naturali”); • la Legge n. 431 del 8 Agosto 1985, “recante disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale”. Il principio su cui si basa il D.Lgs 42/2004 è “la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale” . Tutte le attività concernenti la conservazione, la fruizione e la valorizzazione del patrimonio culturale devono essere svolte in conformità della normativa di tutela. Il “patrimonio culturale” è costituito sia dai beni culturali sia da quelli paesaggistici, le cui regole per la tutela, fruizione e valorizzazione sono fissate: • per i beni culturali, nella Parte Seconda (Titoli I, II e III, Articoli da 10 a 130); • per i beni paesaggistici, nella Parte Terza (Articoli da 131 a 159). Il Codice definisce quali beni culturali (Art. 10): • le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, o etnoantropologico, sia di proprietà pubblica che privata (senza fine di lucro); • le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi espositivi di proprietà pubblica; • gli archivi e i singoli documenti pubblici e quelli appartenenti ai privati che rivestano interesse storico particolarmente importante; • le raccolte librarie delle biblioteche pubbliche e quelle appartenenti a privati di eccezionale interesse culturale; • le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose; • le collezioni o serie di oggetti, a chiunque appartenenti, che, per tradizione, fama e particolari caratteristiche ambientali, ovvero per rilevanza artistica, storica, archeologica, numismatica o etno- antropologica,rivestono come complesso un eccezionale interesse artistico o storico. Alcuni dei beni sopradetti (ad esempio quelli di proprietà privata) vengono riconosciuti oggetto di tutela solo in seguito ad un’apposita dichiarazione da parte del soprintendente. Il Decreto fissa precise norme in merito all’individuazione dei beni, al procedimento di notifica, alla loro conservazione e tutela, alla loro fruizione, alla loro circolazione sia in ambito nazionale che internazionale, ai ritrovamenti e alle scoperte di beni. Il Decreto definisce il paesaggio “il territorio espressivo di identità, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni” (Art. 131) e a livello legislativo è la prima volta che il paesaggio rientra nel patrimonio culturale. Nello specifico i beni paesaggistici ed ambientali sottoposti a tutela sono: • le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale, di singolarità geologica o memoria storica, ivi compresi gli alberi monumentali (art. 136, comma 1, lettera a);

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• le ville, i giardini e i parchi, non tutelati a norma delle disposizioni relative ai beni culturali, che si distinguono per la loro non comune bellezza (art. 136, comma 1, lettera b); • i complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto avente valore estetico e tradizionale, inclusi i centri e i nuclei storici (art. 136, comma 1, lettera c); • le bellezze panoramiche e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico dai quali si goda lo spettacolo di quelle bellezze (art. 136, comma 1, lettera d); • i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare (art. 142, comma 1, lettera a); • i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi (art. 142, comma 1, lettera b); • i fiumi, i torrenti ed i corsi d’acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con Regio Decreto 11 Dicembre 1933, No. 1775, e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna (art. 142, comma 1, lettera c); • le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole (art. 142, comma 1, lettera d); • i ghiacciai e i circhi glaciali (art. 142, comma 1, lettera e); • i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi (art. 142, comma 1, lettera f); • i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227 (art. 142, comma 1, lettera g); • le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici (art. 142, comma 1, lettera h); • le zone umide incluse nell’elenco previsto dal D.P.R. n. 448 del 13 Marzo 1976 (art. 142, comma 1, lettera i); • i vulcani (art. 142, comma 1, lettera l); • le zone di interesse archeologico (art. 142, comma 1, lettera m); • gli immobili e le aree comunque sottoposti a tutela dai piani paesaggistici previsti dagli Art. 143 e 156. La pianificazione paesaggistica è configurata dall’articolo 135 e dall’articolo 143 del Codice. L’articolo 135 asserisce che “lo Stato e le Regioni assicurano che tutto il territorio sia adeguatamente conosciuto, salvaguardato, pianificato e gestito in ragione dei differenti valori espressi dai diversi contesti che lo costituiscono” e a tale scopo “le Regioni sottopongono a specifica normativa d’uso il territorio mediante piani paesaggistici” . All’articolo 143, il Codice definisce i contenuti del Piano paesaggistico. Inoltre il Decreto definisce le norme di controllo e gestione dei beni sottoposti a tutela e all’articolo 146 assicura la protezione dei beni ambientali vietando ai proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo di “ distruggerli o introdurvi modificazioni che ne rechino pregiudizio ai valori paesaggistici oggetto di protezione” . Gli stessi soggetti hanno l’obbligo di sottoporre alla Regione o all’ente locale al quale la regione ha affidato la relativa competenza i progetti delle opere che intendano eseguire, corredati della documentazione prevista, al fine di ottenere la preventiva autorizzazione. Infine nel Decreto sono riportate le sanzioni previste in caso di danno al patrimonio culturale (Parte IV), sia in riferimento ai beni culturali che paesaggistici. Dal punto di vista della pianificazione paesaggistica nell’area di studio (buffer di 2 km attorno ai tracciati) emerge, come evidenziato nella cartografia allegata (DEBR10006BASA00130_03), che le aree sottoposte a vincolo paesistico ai sensi del D.Lgs 42/2004, interferite dalle opere in progetto sono: • aree di rispetto di 150 metri dalle sponde dei fiumi, torrenti, e corsi d'acqua iscritti negli elenchi delle Acque Pubbliche, vincolate ai sensi legge numero 431 del 1985, oggi Art. 142 (comma 1 lettera c) del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i.; • i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227 (art. 142, comma 1, lettera g del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i.);

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 31 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

• ex aree tutelate ai sensi L. 1497/39, vincolo paesaggistico ai sensi del D.Lgs 42/04 e s.m.i., art.136. In riferimento alle aree soggette al vincolo architettonico-monumentale in base al D.Lgs 42/2004, si individuano nell’area di studio (comprendente non solo i comuni in cui passeranno le opere in progetto), le seguenti aree di interesse architettonico (Tab. 6-1), nessuna delle quali direttamente interessata dagli interventi in progetto.

DENOMINAZIONE TIPOLOGIA LOCALITA’ COMUNE

Pieve di S.Giovanni Complesso rurale - Cavriglia Ex Canonica della Chiesa di San Casa Montaio Cavriglia Silvestro a Montaio Complesso di San Pancrazio (Chiesa, canonica e Villa Complesso immobiliare Neri Cavriglia Gherardini) Chiesa di S. Maria Assunta Chiesa Moncioni Montevarchi

Castello di Galatrona Castello Galatrona Bucine

Torre di Galatrona Torre Galatrona Bucine Porzione della Rocca di Immobile Montebenichi Bucine Montebenichi Torre del Tegoleto Torre Tegoleto Civitella in Val di Chiana Convento di S.Maria delle Convento - Monte San Savino Vertighe Oratorio dell’Immacolata Immobile Palazzolo Alto Monte San Savino Concezione Ex casa del Fattore della Villa di Casa Mugliano Arezzo Mugliano Villa Albergotti in località Villa Mugliano Arezzo Mugliano Complesso ex monastico di Monastero Mugliano Arezzo Mugliano Villa Staffa Villa Ruscello Arezzo

Ex fortilizio medievale Fortezza Poggiolo Arezzo

Castello di Montalto Castello Montalto Castelnuovo Berardenga Chiesa dei Santi Clemente e Chiesa Nusenna Gaiole in Chianti Giusto Chiesa di San Martino Chiesa Starda Gaiole in Chianti

Castello di Montegrossi Castello - Gaiole in Chianti

Cancelli Immobile - Gaiole in Chianti

Abbadia di Coltibuono Abbazia Coltibuono Gaiole in Chianti

Villa Fattoria di Vacchereccia Villa Vacchereccia San Giovanni Valdarno

Tabella 6-1: Aree soggette a vincolo architettonico-monumentale nell’area di studio - fonte: Sistema Informativo Territoriale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Regione Toscana

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6.2 Vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. 3267/1923

Il vincolo idrogeologico venne istituito e regolamentato con il Regio Decreto n. 3267 del 30 dicembre 1923 e con il Regio Decreto n. 1126 del 16 maggio 1926. Questo vincolo ha come scopo principale quello di preservare l’ambiente fisico e quindi di impedire forme di utilizzazione che possano determinare denudazione, innesco di fenomeni erosivi, perdita di stabilità, turbamento del regime delle acque ecc., con possibilità di danno pubblico. Il vincolo idrogeologico, in generale, non preclude comunque la possibilità di trasformazione o di nuova utilizzazione del territorio. Inoltre, la Legge Forestale della Toscana (LR 39/2000) decreta quando di seguito esposto: • Art. 37, comma 1 “ Tutti i territori coperti da boschi sono sottoposti a vincolo idrogeologico e secondo le disposizioni del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’art.10 della legge 6 luglio 2002, n. 137) a vincolo paesaggistico .” Le opere in progetto attraversano aree soggette a vincolo idrogeologico sia ai sensi del R.D. 3267/1923, che della LR 39/2000, nei territori comunali di Cavriglia, Montevarchi, Bucine, Monte San Savino e Civitella in Val di Chiana (DEBR10006BASA00130_03).

6.3 Vincoli militari, avio superfici

Nell’area di studio non sono presenti aeroporti (aree vincolate in base al Codice di Navigazione Regio Decreto n.327 del 30 marzo 1942, parte 2°, e succ. mod. e integr. sino al 2002).,Si segnala la presenza di un campo di volo nel Comune di Cavriglia, vicino alla Loc. Casa Val di Brulli, Valle al Pero, superata la S.P.14 delle Miniere. L’aviosuperficie non ha comunque interferenze con gli elettrodotti in progetto.

6.4 Piano Paesaggistico della Regione Toscana (PP)

Il Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) è stato recentemente implementato per la disciplina paesaggistica in attuazione dell’Art. 143 del D.Lgs. 42/2004 e dell’Art. 33 della LR 1/2005 (“Norme per il governo del territorio”). È stato pertanto definito il Piano Paesaggistico (PP) , approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 32 del 16 giugno 2009. Lo scopo del PP è quello di rendere effettiva la Convenzione Europea sul Paesaggio (ratificata con la Legge 14/2006) nel contesto paesistico e culturale della Toscana e di farlo secondo l’approccio di “percezione” proposto ed elaborato dalla Convenzione stessa (“paesaggio” quale parte di territorio così come percepita dalle popolazioni). Il Piano Paesaggistico contenuto nel PIT condivide con la Convenzione il concetto che “ tutto il territorio è paesaggio ”, ovvero tutti quegli aspetti che storicamente hanno determinato la formazione e lo sviluppo della qualità ecologico e paesaggistica della Toscana (spazi naturali protetti, spazi urbani o infrastrutturali, mosaici agro-forestali, aree rurali, ecc.). Una novità rispetto al PIT del 2007 consiste nell’aggiornamento della Disciplina di Piano attraverso l’inserimento della Disciplina dei beni paesaggistici. Inoltre, già nella nuova Disciplina generale del PIT vengono perseguite finalità paesaggisticamente essenziali quali: • “una progettazione e una messa in opera delle infrastrutture, sia nuove che necessitanti di riqualificazione, che (…) ne persegua la migliore contestualizzazione paesaggistica” (Art. 9, commi 12 bis e 12 ter, recanti le prescrizioni per la “città policentrica toscana”) ”;

• “la tutela e il consolidamento della continuità e della biodiversità delle reti naturali nei corridoi ecologici (…) al fine di correlare organicamente beni, ambienti e contesti d’insieme sia del paesaggio urbano e sia del paesaggio rurale” (Art. 10, recante le direttive “per sostenere la qualità della e nella città toscana”). Inoltre “gli strumenti della pianificazione territoriale tutelano il valore civile, storico e artistico dei paesaggi urbani nelle loro conformazioni antiche e moderne” attraverso alcune prescrizioni (Art. 10 bis) come “l’obbligo di disciplinare le trasformazioni e riqualificazioni in funzione della qualità dei paesaggi urbani anche di nuova formazione nel significato che essi assumono per la cultura civica”; • “la subordinazione del recupero e della riqualificazione delle aree industriali dismesse (…) alla soddisfazione discriminante di esigenze di qualità paesaggistica, architettonica e di piena integrazione nei

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contesti paesistici di riferimento (…) (Art. 18, commi 4, 4 bis e 5, e Art. 19) nell’ambito di una complessiva strategia protesa a consolidare la presenza industriale in Toscana”; • “una gamma di prescrizioni puntuali a sostegno della tutela e della valorizzazione degli itinerari storico- culturali dotati di specifica attrattività turistica” (Art. 34 ter);

• “l’attivazione di una stretta correlazione tra l’impegno diretto della Regione a sostegno della produzione di energia da fonti rinnovabili (…) e la tutela del patrimonio paesaggistico toscano” (in base alle prescrizioni disposte dall’Art. 34 bis). Inoltre nella Disciplina generale del PIT viene sintetizzata la normativa paesaggistica regionale (Art. 31), che è volta all’applicazione della Convenzione europea del paesaggio e all’applicazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio assicurando “nella formazione e nella messa in opera delle politiche pubbliche regionali la massima considerazione dei loro effetti paesaggistici al fine di consentire la più efficace tutela del paesaggio toscano (…)” (Art. 31 comma 1). Parte integrante del PP sono le “schede dei paesaggi e individuazione degli obiettivi di qualità” , che analizzano i 38 ambiti di paesaggio individuati dal Piano. Nello specifico tali schede (Art. 31 comma 2): • “evidenziano le dinamiche di trasformazione del territorio ai fini dell'individuazione dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilità del paesaggio;

• individuano negli atti di programmazione regionale (…) le connessioni con i contenuti paesaggistici del presente piano; • indicano le misure necessarie per il corretto inserimento nel contesto paesaggistico degli interventi di trasformazione del territorio;

• individuano, con riferimento ai diversi ambiti, i relativi obiettivi di qualità (…)” . Inoltre, sempre l’Art. 31 della Disciplina generale del PIT, sancisce che la pianificazione territoriale regionale debba perseguire gli obiettivi di qualità contenuti in dette schede. In riferimento alle opere in progetto queste interesseranno i comuni di Monte San Savino, Civitella in Val di Chiana, Bucine, Montevarchi e Cavriglia. In base al PP questi comuni ricadono nei seguenti ambiti:

• Ambito 18 – Valdarno superiore (Bucine, Montevarchi e Cavriglia); • Ambito 19 – Val di Chiana (Monte San Savino, Civitella in Val di Chiana). Per meglio valutare i potenziali impatti del progetto sul paesaggio (cfr Quadro di riferimento ambientale – componente “Paesaggio”), è stato considerato un buffer di 2 km attorno agli elettrodotti di progetto, in particolare per verificare eventuali variazioni negli aspetti estetico-percettivi. Pertanto, oltre quelli precedentemente citati, ricadono all’interno del buffer i seguenti ambiti: • Ambito 19 – Val di Chiana (Marciano della Chiana);

• Ambito 32 – Chianti (Gaiole in Chianti e Radda in Chianti). Di seguito viene fornita una breve descrizione degli ambiti suddetti come desunta dalle schede dei paesaggi del PP (per una trattazione più dettagliata si rimanda al Quadro di riferimento ambientale – componente “Paesaggio”). Ambito 18 - Valdarno superiore Questo paesaggio ricade nelle province di Firenze e Arezzo ed interessa 15 comuni. Il paesaggio è caratterizzato da un sistema collinare ad est e ad ovest del fiume Arno. Una fascia montuosa più elevata si trova ad oriente (Pratomagno) e una più bassa ad occidente (Monti del Chianti), dividendo l’area dal Casentino e dal Chianti. L’area è attraversata, oltre che dall’Arno, da numerosi altri corsi d’acqua, suoi affluenti, spesso caratterizzati da argini costruiti. Questo ambito è caratterizzato da colline terrazzate, coltivate a cereali associati alla vite e all’olivo. In pianura predomina il seminativo e le colture in serra. Sui rilievi invece si rinvengono aree boscose progressivamente più estese e continue. Inoltre sono presenti varie centrali elettriche: in località S. Barbara (Cavriglia), dove la centrale termoelettrica ha sfruttato il giacimento di lignite di Cavriglia, e le due centrali idroelettriche sull’Arno. Per quanto

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 34 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12 concerne le infrastrutture viarie, le maggiori sono concentrate in pianura (autostrada A1, ferrovia e linea di alta velocità). Nel Valdarno superiore si riconoscono i seguenti valori paesaggistici (naturali, storico-culturali e/o estetico-percettivi):

• i geotopi di valore monumentale o rilevanti; • le formazioni geologiche delle balze tufacee;

• la grande area naturale sul versante sud occidentale del complesso del Pratomagno;

• la valle del fiume Arno; • le aree umide di notevole importanza naturalistica “Valle dell’Inferno e Bandella” e “Ponte a Buriano e la Penna”;

• gli impluvi e la vegetazione riparia del reticolo minore delle acque; • le aree boscate;

• la maglia e le sistemazioni agrarie dei coltivi collinari e montani;

• i fondovalle stretti; • le aree dei pianali e dei ripiani;

• sistemazioni ad oliveto terrazzato;

• le dotazioni naturali all’interno delle strutture urbane (aree ancora in edificate, corsi d’acqua e aree di pertinenza fluviale);

• l’armatura urbana, che rispecchia ancora la struttura insediativa storica;

• i centri capoluogo di comune e le frazioni gli aggregati e i centri storici minori; • l’ambito rurale adiacente ai centri urbani e agli aggregati;

• il patrimonio diffuso di architetture storiche (castelli, ville e giardini, edifici rurali, edifici religiosi, ecc.);

• la rete della viabilità storica; • i beni archeologici;

• la Centrale ENEL di S. Barbara;

• gli insediamenti presenti sulle fasce montane e collinari; • i tracciati stradali di interesse paesaggistico e le strade panoramiche. Fra i beni paesaggistici soggetti a tutela ai sensi dell’art. 136 del D. Lgs. 42/2004 localizzati nell’ambito 18, si segnala la Località “Cennina”, che è si trova nel comune di Bucine, ricadente all’interno dell’area di studio ma non interessata direttamente dagli interventi di progetto. Si tratta di un borgo medievale di eccezionale valore storico-architettonico ed urbanistico. Sono inoltre presenti varie aree godibili dall’autostrada del Sole in provincia di Arezzo, ricadenti anche nei comuni interessati dalle opere in progetto. Ambito 19 – Val di Chiana Questo paesaggio ricade nelle province di Arezzo e Siena ed interessa 16 comuni. La Val di Chiana dal punto di vista geografico si configura come una unità, essendo la sede di un antico grande lago. Dal punto di vista morfologico questo ambito è caratterizzato da una fascia collinare ad est e ad ovest, sovrastata da rilievi montani, che delimita una pianura alta (circa 250 metri s.l.m.), allungata in direzione nord-sud, attraversata longitudinalmente dal Canale Maestro della Chiana. Il punto di separazione con il Valdarno è segnato dal monte di Civitella in Val di Chiana.

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Il paesaggio agrario è diversificato nelle varie fasce altitudinali: quello montano risulta prevalentemente boscato, il paesaggio agrario di collina è caratterizzato principalmente da oliveti terrazzati e la pianura è articolata dall’alternanza dei coltivi e delle frange boscose. Sono inoltre presenti vitigni pregiati e in questa area è stata selezionata la razza chianina dei bovini. Per quanto concerne le vie di comunicazione, oltre all’autostrada del Sole, sono presenti altri collegamenti stradali importanti tutti orientati nella direzione nord-sud, la ferrovia veloce Firenze-Roma e quella da Arezzo a Sinalunga. Mentre sui rilievi collinari e montani si sono formati insediamenti in tempi antichi, l’insediamento della pianura è stato possibile solo dopo la bonifica, a causa della natura paludosa e malarica nella valle. Nella Val di Chiana superiore si riconoscono i seguenti valori paesaggistici (naturali, storico-culturali e/o estetico- percettivi): • geotopi, siti con depositi fossiliferi e fenomeni carsici;

• sorgenti di acque termali e strutture termali di origine storica;

• paesaggi dalla particolare conformazione orografica; • aree boscate;

• zone umide e laghi;

• aree tartufigene; • elementi strutturanti il paesaggio rurale che ne garantiscono un equilibrio ecologico e naturale (boschi, alberature non colturali, sistemi lineari o isolati che perimetrano la maglia agraria, canali e fossi, vegetazione di ripa); • parchi storici;

• sistema continuo degli oliveti terrazzati;

• sistema delle colline della Valdichiana occidentale (anche per la presenza di vigneti DOC); • tessitura agraria tradizionale (oliveti, piccoli vigneti di podere, strade poderali, sistemazioni idrauliche, ecc.) e aree con sistemazioni a terrazzi e ciglioni;

• paesaggi agrari di valore estetico percettivo; • emergenze storico culturali costituite dalla concordanza raggiunta tra l’intervento dell’opera dell’uomo e l’aspetto naturale;

• impianti e opere per la regimazione idraulica e di organizzazione poderale della bonifica; • ambito rurale adiacente ai centri storici e agli aggregati;

• elementi naturalistici e vegetazionali all’interno delle strutture urbane, delle aree di pertinenza degli aggregati storici, delle ville e lungo la viabilità; • paesaggi integri in cui sono riconoscibili tracce di civiltà;

• resti archeologici;

• patrimonio edilizio di tipo rurale adiacente ai centri storici; • sistema insediativo delle ville, delle fattorie e delle case coloniche leopoldine;

• insediamenti e infrastrutture di notevole valore storico culturale e ambito rurale ad essi adiacente;

• aggregati storici, centri antichi, borghi, con valore estetico percettivo. Fra i beni paesaggistici soggetti a tutela ai sensi dell’art. 136 del D. Lgs. 42/2004 localizzati nell’ambito 19, si segnalano, perché ricadenti nei comuni interessati dalle opere a progetto:

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• la zona comprendente l’abitato di Civitella in Val di Chiana, per il suo notevole valore estetico e tradizionale (collocazione orografica, oliveti terrazzati, edifici rurali, ecc.); • la zona del Santuario di Santa Maria delle Vertighe, nel comune di Monte San Savino, un complesso avente valore estetico e tradizionale, legato a memorie storiche e religiose, godibile da varie strade, compresa l’autostrada; • la zona della collina sita nell’ambito del comune di Monte San Savino, perché costituisce con gli uliveti che coprono le pendici della collina e che salgono fino a lambire le mura medioevali ivi esistenti, con l'abitato e con i suoi immediati dintorni, un quadro naturale di non comune bellezza avente anche valore estetico e tradizionale;

• la zona del Castello di Gargonza (M.S. Savino), per la particolare collocazione orografica, il valore ambientale delle aree boschive, il valore storico-architettonico del castello e il valore panoramico; • le zone godibili dall’autostrada del Sole in provincia di Arezzo;

• la zona del Borgo di Badia al Pino nel comune di Civitella in Val di Chiana, per i valori storico-architettonici ed ambientali (pino-cipresseto che circonda il borgo) e per il valore panoramico. Inoltre si segnalano, perché forniscono visuali verso la Val di Chiana, anche se non interessate dalle opere a progetto:

• la zona comprendente l’antico abitato comunale e terreni circostanti, sita nell’ambito del comune di Lucignano;

• la zona dell’abitato di . Ambito 32 – Chianti Questo ambito ricade nelle province di Firenze e Siena ed interessa 10 comuni. Il paesaggio presenta un significativo livello di naturalità diffusa: dove è risultato sconveniente il dissodamento per l’utilizzo agricolo dei terreni sono presenti ancora estesi boschi formati prevalentemente da specie caducifoglie. Inoltre sono presenti numerosi corsi d’acqua. I paesaggi agrari storici si sviluppano in epoca feudale e le fattorie e le ville rurali sono spesso, ancora oggi, sede di aziende agricole di grande prestigio. Nel complesso il paesaggio collinare è intensamente antropizzato e alterato anche dai diffusi livellamenti del terreno per la viticoltura, il vino del Chianti è infatti l’elemento che caratterizza questo territorio. I maggiori insediamenti storici sorgono generalmente lungo la viabilità principale, concentrati sulla sommità di colli mentre le più recenti filiere agroalimentari sono per lo più esterni agli aggregati. Questo ambito non sarà direttamente interessato dalle opere in progetto, che tuttavia potrebbe comportare alterazioni alle visuali godibili, in particolare dai territori dei comuni di Castelnuovo Berardenga e di Gaiole in Chianti. Pertanto di seguito vengono indicati i valori paesaggistici estetico-percettivi, che potrebbero potenzialmente essere alterati dalla realizzazione delle opere in progetto:

• il complesso morfologico - ambientale dei Monti del Chianti; • il mosaico paesaggistico (l’agromosaico connotato da tessere terrazzate uliveti, vigneti, seminativi e boschi);

• le pianure alluvionali della Pesa e della Greve; • il sistema degli insediamenti storici e aree di pertinenza paesaggistica;

• i tracciati viari come luoghi di percezione del paesaggio. Fra i beni paesaggistici soggetti a tutela ai sensi dell’art. 136 del D. Lgs. 42/2004 localizzati nell’ambito 32, si segnala, in quanto ricadente nell’area di studio, la zona di Coltibuono nel comune di Gaiole in Chianti, un comprensorio particolarmente qualificato sia in senso ambientale che paesistico.

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Da quanto suddetto si evince che uno degli elementi caratterizzanti il paesaggio dell’area interessata dal progetto sono le colline. Il “patrimonio collinare” è oggetto di specifiche norme della Disciplina generale del PIT, il quale lo definisce “ogni ambito o contesto territoriale - quale che ne sia la specifica struttura e articolazione orografica (collinare, montana, di pianura prospiciente alla collina ovvero di valle) - con una configurazione paesaggistica, rurale o naturale o a vario grado di antropizzazione o con testimonianze storiche o artistiche o con insediamenti che ne rendono riconoscibile il valore identitario per la comunità regionale nella sua evoluzione sociale o anche per il valore culturale che esso assume per la nazione e per la comunità internazionale” (Art. 20 comma 2). La tutela e conservazione di tale patrimonio è disciplinata agli Art. 21 e 22, che tra le altre prevedono: • “la tutela del patrimonio collinare presuppone che, nell’ambito degli strumenti di pianificazione, sia limitato al massimo il fenomeno della sottrazione di suolo agroforestale per altre finalità” (Art. 22 comma 2);

• “gli strumenti della pianificazione territoriale e gli atti del governo del territorio considerano il territorio rurale, nella dinamica evolutiva delle sue componenti colturali e naturalistiche, elemento imprescindibile di connessione ambientale e paesaggistica e, come tale, non suscettibile di trasformazioni urbanistiche che ne sminuiscano la rilevanza e la funzionalità” (Art. 22 comma 6). Inoltre l’Art. 23 detta le prescrizioni correlate al patrimonio collinare tra cui al comma 3: “gli strumenti della pianificazione territoriale dettano prescrizioni e direttive per gli interventi urbanistico-edilizi ed infrastrutturali nel territorio rurale nel rispetto dei principi insediativi in esso consolidati, nonché delle caratteristiche storiche che permangono nella maglia agraria” . Nell’ambito del patrimonio collinare sono definite anche le risorse agroambientali (Art. 22 comma 3) del territorio rurale toscano che comprendono, tra le altre: i terreni caratterizzati dalla presenza di colture di pregio paesistico e imprenditoriale e quelli utilizzati per l’attività del vivaismo agricolo; le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici; i terreni con particolari sistemazioni agrarie significative ai fini della conservazione del suolo, quali i terrazzamenti ed i ciglionamenti; i terreni soggetti a bonifica idraulica; gli schemi irrigui che corrispondono ai terreni serviti da impianti di distribuzione di acque irrigue consortili già realizzati o di prossima realizzazione; i boschi e le foreste; la vegetazione non boschiva, con particolare riferimento alle piante forestali non ricomprese nei boschi di cui all'articolo 55 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Giunta regionale 8 agosto 2003, n. 48/R (Regolamento Forestale della Toscana). Per quanto riguarda i beni paesaggistici, oltre a quanto riportato nella Disciplina generale del PIT (direttive, prescrizioni e salvaguardie), si applicano le disposizioni particolari contenute nella Disciplina dei beni paesaggistici. Questa Disciplina individua all’Art. 2 gli immobili e le aree dichiarate di notevole interesse pubblico (ai sensi dell’Art. 143 del D.Lgs 42/2004) e all’Art. 3 le aree tutelate per legge (ai sensi dell’Art. 142 del D.Lgs 42/2004), tra cui, ai fini del presente SIA, si ricordano: • “i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775 (Testo unico sulle acque e impianti elettrici), e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna (…);

• i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi. Rientrano in questa categoria le aree esterne ai parchi individuate come aree contigue dai piani dei parchi (…);

• i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall’articolo 3, della LR 39/2000 (Legge forestale della Toscana) (…);

• le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici;

• le zone umide incluse nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448 (…);

• le zone di interesse archeologico (…)”. La Disciplina del PP stabilisce le norme d’uso delle aree tutelate per legge. In riferimento ai fiumi e corsi d’acqua e alle zone umide, sono applicate le seguenti prescrizioni d’uso (Art. 4): • “per le aree prospicienti i fiumi, i torrenti, i corsi d’acqua (…) la pianificazione provinciale concorre con i propri quadri conoscitivi alla individuazione degli elementi di valore paesaggistico presenti negli ambiti fluviali (…), ovvero degli ambiti caratterizzati da criticità e degrado definisce indirizzi per la tutela e

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valorizzazione dei caratteri di naturalità e per il recupero-riqualificazione delle aree connotate da fenomeni di criticità” (comma 5) e “garantiscono la tutela di tutti gli elementi costitutivi degli ambiti fluviali, quali golene e vegetazione ripariale, ai fini del mantenimento delle biodiversità” (comma 7) ;

• con particolare riferimento alle aree interessate da attività di escavazione, la pianificazione provinciale (…) definisce: i criteri per la valutazione di compatibilità paesaggistica dei nuovi siti di escavazione (…), gli indirizzi e i criteri volti a conseguire le migliori soluzioni progettuali (…) e gli interventi per la riqualificazione e la valorizzazione (…)” (comma 6) ;

• per le zone umide (…) la pianificazione provinciale concorre con i propri quadri conoscitivi alla individuazione dei caratteri di naturalità, del loro grado di conservazione, e definisce indirizzi di tutela (…)” (comma 8) . In riferimento ai boschi e alle foreste, le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici, sono applicate le seguenti prescrizioni d’uso (Art. 5): • “le province assicurano il coordinamento delle politiche di settore agro-forestale con le politiche dei parchi, formulando indirizzi volti al mantenimento del complesso degli ambienti sommitali con particolare riferimento alle brughiere, alle praterie, agli affioramenti rocciosi, ai complessi carsici, ai circhi glaciali, alla copertura forestale storica” (comma 2) ;

• per le aree boscate la tutela ai fini paesaggistici è garantita dall’applicazione della LR 39/2000 (…)” (comma 4) ; • la pianificazione provinciale concorre con i propri quadri conoscitivi alla individuazione delle coperture forestali, (…) con particolare riferimento alla vegetazione storica e alle aree gravate da uso civico, dei biotopi e degli alberi monumentali nonché dei corridoi di connessione che garantiscono la continuità ecologica tra le aree boscate” (comma 5) ;

• la pianificazione provinciale (…) formula indirizzi e prescrizioni in merito alla trasformazione dei boschi e delle formazioni arbustive assimilate a bosco; definisce criteri e indirizzi per la perimetrazione e la definizione delle norme di tutela dei boschi che assolvono a specifiche funzioni paesaggistiche cui applicare lo status di “boschi in situazioni speciali” (comma 7) ;

• nelle aree boscate gli strumenti della pianificazione territoriale dei comuni: (…) perseguono la tutela degli aspetti naturalistici ed estetico percettivi delle aree boscate in relazione alle attività escursionistico- ricreative; (…) possono specificare ed integrare, ai fini del rilascio della autorizzazione in merito alla trasformazione dei boschi e delle formazioni arbustive assimilate a bosco, gli indirizzi e le prescrizioni provinciali; individuano criteri per favorire il rilascio delle autorizzazioni alla realizzazione di infrastrutture con particolare riferimento alla creazione e manutenzione di una viabilità di servizio idonea e sufficiente per la tutela dei boschi dagli incendi e l’attuazione delle attività selvicolturali; per le aree connotate dalla presenza di soprassuoli boschivi di particolare rilevanza paesaggistica (…) favoriscono e incentivano gli interventi volti alla loro conservazione attiva e recupero come prioritari nell’ambito delle opere di miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale” (comma 9).

In riferimento al PIT, il Documento e la Disciplina generale di Piano considerano fra le varie “ infrastrutture di interesse unitario regionale ” anche gli impianti di produzione o distribuzione di energia, tra cui è possibile collocare le opere a progetto che pertanto possono essere considerate d’interesse regionale. La costruzione delle opere in progetto è in accordo con quanto riportato nel quadro conoscitivo sull’energia in cui si ribadisce l’importanza per la Regione di un “costante sviluppo ed ammodernamento delle infrastrutture di trasporto e distribuzione ”, anche alla luce dei potenziali vantaggi ambientali e paesaggistici. Inoltre le nuove costruzioni saranno complementate dalla demolizione di una linea a 220 kV e di due linee affiancate a 132 kV, con vantaggi paesaggistici, e dal declassamento di una linea da 220 kV a 132 kV, con vantaggi associati anche alla maggior tutela della popolazione per via della riduzione dei campi elettromagnetici.

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Inoltre sia il PIT che il PP sottolineano che la messa in opera di nuove infrastrutture deve perseguire la migliore contestualizzazione paesaggistica . Infatti la localizzazione scelta per i nuovi elettrodotti e per la nuova stazione elettrica, in base a un accurato studio, è risultata essere la più sostenibile sia dal punto di vista ambientale che paesaggistico, in coerenza con quanto stabilito dal PIT e dal PP. A tal proposito la tabella (Tab 6-2) riporta i beni paesaggistici tutelati ai sensi dell’Art. 136 del D.Lgs. 42/2004 individuati dal PIT:

STATO DEL USO CODICE NOME VINCOLO PUBBLICAZIONE LEGGE ISTITUTIVA VINCOLO DELL’AREA Visuali panoramiche godibili dall’autostrada Modificabilità GU n° 50 del 90014 del sole nel tratto che L1497/39 Vincolo operante previa 25/02/1969 attraversa la provincia autorizzazione di Arezzo. La località Cennina di Bucine con l’antico borgo formato da casette rustiche di Modificabilità GU n° 122 del 90017 stile romanico e L1497/39 Vincolo operante previa 18/05/1970 rinascimentale sito su autorizzazione una collina del chianti aretino costituisce un bel quadro naturale. Zona del santuario di Santa Maria delle Vertighe con alberature che fanno Modificabilità GU n° 164 del 90032 da corona terreni L1497/39 Vincolo operante previa 06/07/1966 coltivati avente valore autorizzazione estetico e tradizionale sita nel comune di Monte San Savino. Zona con colline boscose che attorniano il castello di Modificabilità Gargonza formante GU n° 229 del 90033 L1497/39 Vincolo operante previa un quadro naturale di 14/09/1966 autorizzazione compiuta bellezza sita nel comune di Monte San Savino. Zona caratterizzata da uliveti che corrono le pendici della collina e Modificabilità che salgono fino a GU n° 65 del 90034 L1497/39 Vincolo operante previa lambire le mura 09/03/1977 autorizzazione medioevali sita nel comune di Monte San Savino. Zone panoramiche di meleto e castagnoli caratterizzate da Modificabilità GU n° 114 del 90528 antichi insediamenti L1497/39 Vincolo operante previa 04/05/1973 abitati antiche pievi e autorizzazione castelli site in comune di Gaiole in Chianti. Zona di Coltibuono caratterizzata dalla presenza di antichi Modificabilità insediamenti nel GU n° 6 del 90529 L1497/39 Vincolo operante previa contesto coltivato e 08/01/1976 autorizzazione boscoso sita nel comune di Gaiole in Chianti. Zona caratterizzata da comprensorio collinare uliveti cipressi boschi Modificabilità incornicianti GU n° 15 del 90554 L1497/39 Vincolo operante previa complessi 18/01/1973 autorizzazione monumentali ed insediamenti qualificati in senso ambientale e

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STATO DEL USO CODICE NOME VINCOLO PUBBLICAZIONE LEGGE ISTITUTIVA VINCOLO DELL’AREA paesistico sita nel comune Radda in Chianti.

Tabella 6-2: Elenco dei beni paesaggistici tutelati ai sensi dell’Art. 136 del D.Lgs. 42/2004 ricadenti all’interno dell’area di studio di 2 km

Fra i beni suddetti, gli unici ad essere interessati direttamente dagli interventi in progetto sono le zone godibili dall’autostrada del Sole (A1), in quanto gli elettrodotti in uscita dalla nuova S.E. di Monte San Savino attraversano l’autostrada o vi corrono paralleli per alcuni tratti. In riferimento alle aree sottoposte a vincolo paesistico ai sensi del D.Lgs 42/2004, quelle ricadenti nell’area di studio sono: le aree di rispetto delle fasce lacustri e fluviali, le ex aree tutelate ai sensi L. 1497/39 e le aree boscate. Pertanto gli interventi sono coerenti con il PIT ed il PP.

6.5 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Arezzo (PTCP)

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) di Arezzo è stato approvato con DCP n. 72 del 16 maggio 2000. Il PTCP persegue lo sviluppo sostenibile nel territorio provinciale e gli obiettivi generali che si pone (così come definiti al Titolo 1 Art. 1 delle Norme) sono: • “la tutela del paesaggio, del sistema insediativo di antica formazione e delle risorse naturali;

• la difesa del suolo, sia sotto l’aspetto idraulico che della stabilità dei versanti; • la promozione delle attività economiche nel rispetto dell’articolazione storica e morfologica del territorio;

• il potenziamento e l’interconnessione funzionale delle reti dei servizi e delle infrastrutture;

• il coordinamento degli strumenti urbanistici” . Il PTCP, individuando ambiti territoriali di interesse paesistico, ha valore di piano urbanistico-territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici ed ambientali. Inoltre i Piani Strutturali dovranno tenere conto degli indirizzi, dovranno essere compatibili con le direttive e dovranno conformarsi alle prescrizioni del PTCP. Il PTCP individua nel territorio provinciale i seguenti Sistemi Territoriali di Programma (al Titolo 2 Art. 6 delle Norme), considerando nello specifico i valori paesistici:

a) sistema territoriale dell'Appennino; b) sistema territoriale dell'Arno;

c) sistema territoriale del Tevere. In particolare di ciascun sistema vengono considerate le seguenti tipologie di risorse: la città e gli insediamenti urbani, il territorio aperto e la rete delle infrastrutture. In riferimento alla rete delle infrastrutture, fra gli obiettivi specifici, il Piano pone (Art. 11): • “potenziare, migliorare ed integrare la rete infrastrutturale dei sistemi della mobilità, delle comunicazioni, del trasporto dell’energia e delle fonti energetiche, con particolare attenzione alle esigenze della sicurezza stradale nonché di tutela dall’inquinamento atmosferico ed acustico;

• adeguare le infrastrutture delle telecomunicazioni, di trasporto dell'energia e delle fonti energetiche alle esigenze di tutela sanitaria degli insediamenti e di protezione ambientale del territorio”. Il Piano, inoltre, analizza le seguenti risorse naturali: aria, acqua, suolo, flora, fauna, habitat d’interesse naturalistico, paesaggio. Per ciascun sistema territoriale di riferimento sono stati individuati sia criteri generali che obiettivi specifici inerenti l’uso delle risorse sopra citate.

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Tutti gli elementi suddetti rappresentano le “invarianti strutturali” del territorio provinciale, ovvero gli elementi, i connotati, gli aspetti del territorio dei quali tutelare, mantenere e arricchire le caratteristiche distintive. Le invarianti strutturali individuate dal PTCP sono quindi (Norme Art. 12):

• le città ed il sistema degli insediamenti (città storiche; centri antichi delle città capoluogo e relative aree di pertinenza; aggregati e edifici specialistici antichi con relative aree di pertinenza; ville e giardini “di non comune bellezza” e relative aree di pertinenza; edilizia rurale di antica formazione);

• il paesaggio ed i documenti materiali della cultura (tipi e varianti del paesaggio agrari; tessitura agraria a maglia fitta; terrazzamenti, ciglionamenti e sistemazioni agrarie; opere di difesa idraulica compresi i relativi manufatti);

• le risorse naturali (aree di interesse ambientale e aree di pregio naturalistico; geotopi; boschi e praterie naturali, il regime delle acque; le aree individuate nella Carta della pericolosità geomorfologica e idraulica);

• i sistemi infrastrutturali (viabilità storica; strade d’interesse paesistico, le localizzazioni infrastrutturali per la mobilità; le altre localizzazioni infrastrutturali). L’area interessata dalla Razionalizzazione ricade in parte nel sistema territoriale dell’Appennino e in parte in quello dell’Arno. All’interno del sistema territoriale dell’Appennino, il progetto interessa sia le aree montane sia le aree collinari e alto collinari, per le quali il PTCP pone i seguenti obiettivi strategici. Per le aree montane (Norme Art. 8 comma 1): • “il rafforzamento delle sinergie tra le risorse naturali, le attività produttive ed il patrimonio culturale; • il miglioramento della accessibilità complessiva;

• il consolidamento del ruolo delle frazioni maggiori, dotate dei servizi essenziali;

• il recupero e la valorizzazione della maglia viaria di antica formazione, dei percorsi rurali e delle strade forestali;

• il mantenimento delle radure esistenti all'interno del bosco;

• la permanenza della popolazione insediata anche per le funzioni di presidio ambientale da questa assolta” . Per le aree collinari e alto collinari (Norme Art. 8 comma 2): • “la tutela e la valorizzazione delle testimonianze storiche e culturali;

• il mantenimento ed il restauro delle opere di sistemazione del terreno, dei terrazzamenti, delle alberature, della rete dei percorsi storici e del patrimonio edilizio;

• il recupero dell'edilizia rurale di antica formazione secondo rapporti di compatibilità tra i nuovi usi e la conformazione architettonica e tipologica; • la definizione di regole tipo-morfologiche per le addizioni edilizie, gli incrementi e le integrazioni degli edifici esistenti, le nuove costruzioni per annessi ed abitazioni rurali al fine di mantenere coerente il sistema insediativo rispetto alle forme storicamente consolidate; • promozione e sviluppo dell'agricoltura, delle attività ad essa connesse e delle altre attività integrate compatibili con la tutela e la utilizzazione delle risorse”. Per il sistema territoriale dell’Arno il PTCP pone i seguenti obiettivi strategici (Norme Art. 8 comma 4): • “il recupero ed il completamento delle infrastrutture per la mobilità; • il superamento dell'attuale separazione fra il fiume e il suo territorio;

• il ripristino dei paesaggi fluviali, degli ecosistemi e della loro continuità;

• l’attenuazione degli effetti indotti dalla impermeabilizzazione del suolo;

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• il recupero ed il risanamento delle zone umide e delle aste fluviali anche tramite l'istituzione di aree protette; • la riqualificazione del sistema degli insediamenti e delle funzioni;

• la continuità delle grandi aree agricole ad agricoltura estensiva e il reticolo delle sistemazioni idrauliche garantendo, anche, fondamentali elementi di rinaturazione e di riequilibrio ecologico; • l'inibizione dei processi insediativi lineari lungo la viabilità di rango nazionale, regionale e di collegamento tra sistemi locali;

• la rilocalizzazione di quelle attività produttive che risultino incompatibili ed intercluse negli insediamenti residenziali;

• la riqualificazione ambientale ed il ripristino dei paesaggi del territorio aperto e dei paesaggi fluviali per le aree di degrado; • l’individuazione di specifici "modelli" insediativi e di struttura del paesaggio rurale da preservare”. In base all’Art. 7 delle Norme del Piano, ogni sistema territoriale si articola poi in: a) Unità di paesaggio (unità territoriali complesse ed articolate per morfologia e forme d'uso del suolo, dotate di una specifica identità storica e culturale, caratterizzate da specifiche problematiche in ordine alle risorse naturali ed antropiche ed ai temi della riqualificazione del sistema insediativo e dello sviluppo sostenibile );

b) Zone agronomiche (ambiti territoriali di identificazione dei caratteri strutturali e dei problemi dell'agricoltura ); c) Tipi e Varianti del paesaggio agrario (ambiti territoriali definiti all'interno delle zone agronomiche integrando i parametri economici di queste con quelli di natura insediativa e paesaggistica );

d) Sottosistemi idrografici (ambito di applicazione della Legge n. 183 del 18 maggio 1989 e successive modifiche ed integrazioni ). Il PTCP individua 81 Unità di paesaggio , che costituiscono l'articolazione territoriale del Piano con specifica considerazione dei valori paesistici. Nello specifico l’area di studio potenzialmente interessata dalle nuove opere a progetto ricade nelle seguenti Unità di paesaggio (raggruppate per sottosistemi):

• Monti del Chianti, versante (AP17):

o 01 - Monti di Cavriglia

o 02 - Colline di Montegonzi e Moncioni o 03 - Alta valle dell'Ambra

• Monti tra Arezzo e le Crete senesi (AP19):

o 02 - Colline di Badia a Ruoti o 04 - Fronte collinare di Civitella

o 05 - Fronte collinare di Monte S. Savino

• Valdarno superiore aretino (CI06): o 05 - Valdarno di S. Giovanni

o 07 - Bassa valle dell'Ambra

• Valdichiana aretina (CI08):

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o 01 - Valdichiana aretina occidentale

o 02 - Valdichiana di Montagnano e Cesa o 03 - Valdichiana di Foiano e Marciano

o 04 - Alta valle dell'Esse I primi due sottosistemi (AP17 e AP19) rientrano nel sistema territoriale dell’Appennino, mentre gli ultimi due (CI06 e CI08) in quello dell’Arno. All’interno di questi sottosistemi sono considerati elementi paesaggistici tipici, rari o eccezionali le seguenti tipologie vegetazionali:

• nel AP1701: arbusteto a ginestra, pruno, eriche (diffuso su ex-coltivi);

• nel AP1702: ceduo matricinato (rari lembi di leccio), castagneto da frutto (piccoli appezzamenti) e arbusteto (eriche e ginestre); • nel AP1703 - Alta valle dell'Ambra: nessun elemento indicato;

• nel AP1902: ceduo matricinato (castagno, cerro e leccio), intorno a insediamenti abitativi, e ceduo composto localizzato (leccio e pino marittimo); • nel AP1903: ceduo matricinato (rovere, cerro e leccio, roverella) e ceduo matricinato a leccio (con presenza di sughera);

• nel AP1906: fustaia coetanea di pino marittimo, cerro, leccio e cipresso comune (lungo la prov. per Siena); arbusteto a eriche e ginestra odorosa;

• nel CI0605: fustaia disetanea (roverella, cerro) in boschetti e filari, giovani impianti localizzati di carpino nero e ontano napoletano, arbusteto a ginestra odorosa e Prunus spinosa; • nel CI0607 - Bassa valle dell'Ambra: nessun elemento indicato;

• nel CI0801: fustaia coetanea (robinia, cerro);

• nel CI0802: ceduo composto (cerro, roverella, ibridi quercini), fustaia coetanea di pino marittimo, cerro e ibridi quercini in cinture boscate intorno ad insediamenti abitativi;

• nel CI0803: arboricoltura da legno (pioppi in filari);

• nel CI0804 - Alta valle dell'Esse: nessun elemento indicato. Le formazioni boscate suddette sono tutelate integralmente e qualunque intervento le interessi deve essere accompagnato dal Piano di coltivazione (PTCP – Indicazioni, Allegato E). Altri habitat vegetazionali di particolare interesse naturalistico sono (PTCP - Norme Art. 42 comma 1):

• praterie e prati-pascoli di crinale (escluse le aree intercluse); • vegetazione rupicola e dei litosuoli;

• formazioni a dominanza di ericacee;

• vaccinieti; • vegetazioni delle ofioliti;

• vegetazione mesofila a tilio acerion;

• vegetazione mesofila a faggio ed abete bianco; • stazioni con specie arboree di particolare interesse e rarità (rovere, farnia, sughera, leccio, ecc.). Il PTCP prevede che “ i programmi e i progetti (…) quando comportino modificazioni agli assetti esistenti all'interno delle formazioni suddette vengano corredati da specifici elaborati di analisi e valutazione che giustifichino la

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 44 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12 compatibilità ambientale degli interventi proposti” (Norme Art. 42 comma 3). Lo stesso indirizzo è applicato laddove i programmi o i progetti modifichino le aree di pregio naturalistico definite dalla Carta della Natura (Art. 40) e le aree individuate in base al Progetto Bioitaly (Art. 41). Oltre alle Unità di paesaggio suddette, l’area di studio, nella parte in cui ricade l’area buffer dell’ elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta” da declassare a 132 kV, comprende una piccola porzione delle seguenti unità (e relativi sottosistemi):

• Alpe di Poti e Alpe di S.Egidio (AP13):

o 05 - Collina a sud di Arezzo • Piana di Arezzo (CI07):

o 02 - Piana a sud-ovest di Arezzo. L’area di studio ricade nelle seguenti Zone agronomiche , all’interno delle quali si individuano i Tipi e le varianti di paesaggio agrario di seguito indicati (in base all’Art. 21 delle Norme):

• Piana aretina e Valdichiana, che comprende:

o Fattorie granducali della Valdichiana (tipo 3 variante e);

o Pedecolle di M.S. Savino e Lucignano (tipo 6 variante b; caratterizzata da aree ad agricoltura intensiva o specializzata);

o Fondovalle molto stretti e scarsamente differenziati dal pedecolle (tipo 1 variante a);

o Tessuti agricolo-residenziali (tipo 3 variante g; aree di frangia urbana ad economia agricola debole); o Sistema della Valdichiana occidentale e colline di Brolio (tipo 6 variante c; caratterizzata da aree ad agricoltura intensiva o specializzata);

• Colline della Valdichiana e Valdarno sud, che comprende: o Fondovalle più ampi e differenziati – larghi (tipo 1 variante d - tipo 2);

o Sistema territoriale dell’oliveto terrazzato (tipo 7 varianti b, c, d; caratterizzata da aree ad agricoltura intensiva o specializzata); • Valdarno, che comprende:

o Fondovalle più ampi e differenziati – larghi (tipo 1 variante d - tipo 2);

o Sistema territoriale dell’oliveto terrazzato (Tipo 7 varianti a e b; caratterizzata da aree ad agricoltura intensiva o specializzata);

o Pianalti di Cavriglia, Montevarchi e del fronte occidentale di Mercatale, Levane e Valdambra (tipo 4 variante c; caratterizzata da aree ad agricoltura intensiva o specializzata); o Piani rimodellati di S. Barbara (tipo 4 variante d). Tutte le varianti di paesaggio agrario sono caratterizzate da aree ad agricoltura sviluppata estensiva e, dove specificato, da agricoltura intensiva o specializzata (eccezion fatta per i tessuti agricolo-residenziali). Queste aree rientrano nelle “zone con prevalente od esclusiva funzione agricola” in base all’Art. 18 delle Norme del Piano. Dato che i tipi e le varianti di paesaggio rappresentano l’ambito di direttive specifiche e di indirizzi per i Piani Strutturali, di seguito sono riportate alcune delle Direttive specifiche, in base all’Art. 22 delle Norme, per i tipi e le varianti di paesaggio individuate e viene specificato se questi siano attraversati dalle opere in progetto. Ai fini di una corretta e completa interpretazione dei dati, è importante ricordare che l’enorme ricchezza di varietà/varianti del paesaggio non ha permesso di trovare delle soluzioni progettuali che riuscissero ad evitare completamente l’interferenza con tali ambiti.

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 45 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

Fattorie granducali della Valdichiana (interessate solo dalla linea esistente a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta” da declassare a 132 kV): 1. È da garantire il mantenimento delle residue alberature, piantate, rete scolante, viabilità poderale ed il restauro e la manutenzione dei manufatti della bonifica e delle case rurali, comprese le aie e le pertinenze da recuperare o ricostituire.

2. Non sono da ammettere nuove abitazioni rurali; eventuali nuovi annessi sono da consentire solo in contiguità dei centri aziendali esistenti e secondo forme architettoniche e tipologie compatibili con le preesistenze. Pedecolle di M. S. Savino e Lucignano (dal tratto terminale del nuovo raccordo 132 kV DT ai due elettrodotti esistenti a 132 kV “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano – CP Monte San Savino - CP S.Giovanni Valdarno”): 1. Sono da conservare le colture e le sistemazioni tradizionali; da ricontestualizzare, tramite piani comunali, l'edilizia residenziale impropriamente diffusa nell'area.

2. Sono da escludere le nuove abitazioni rurali per le aziende inferiori ai minimi fondiari, gli accorpamenti e la semplificazione della maglia agraria. E’ da ammettere la realizzazione di annessi purché non si interferisca sull’aspetto visivo. Fondovalle molto stretti e scarsamente differenziati dal pedecolle (interessati da un tratto del nuovo raccordo 132 kV DT ai due elettrodotti esistenti a 132 kV “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano – CP Monte San Savino - CP S.Giovanni Valdarno”, da un tratto del nuovo raccordo a 380 kV ST tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”, da un tratto del nuovo elettrodotto a 132 kV ST in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino, da un tratto nuovo elettrodotto a 380 kV ST tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente S.E. di Santa Barbara e dal nuovo raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”): 1. Dato il carattere di stretta pertinenza fluviale e il rischio di esondabilità, sono da escludere le nuove costruzioni (abitazioni e annessi).

2. Nell’ambito dei Piani Strutturali è da prevedere il mantenimento in efficienza delle sistemazioni della bonifica, della viabilità campestre, dell'orientamento monodirezionale dei campi, delle piantate residue che conservano un valore strutturale di organizzazione del paesaggio agrario, delle siepi, delle siepi alberate, delle alberature a filari, a gruppi ed isolate, della vegetazione di ripa. Tessuti agricolo-residenziali (interessati solo dalla linea esistente a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta da declassare a 132 kV): 1. Nella redazione degli strumenti urbanistici comunali e dei P.d.M.A.A. sono da considerare con particolare attenzione i temi della continuità tra ripiani e pedecolle: sistema scolante, formazioni arboree lineari, localizzazione degli uliveti, ruolo organizzativo territoriale delle case coloniche di pregio sette- ottocentesche e della relativa viabilità poderale. Sistema della Valdichiana occidentale e colline di Brolio (interessate dalla nuova Stazione Elettrica di trasformazione 380-132 kV di Monte San Savino da un tratto del nuovo elettrodotto a 380 kV ST “M.S. Savino - S. Barbara”, da un tratto del nuovo raccordo 132 kV DT ai due elettrodotti esistenti a 132 kV “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano – CP Monte San Savino - CP S.Giovanni Valdarno”, da un tratto del nuovo elettrodotto a 132 kV ST in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino e da un tratto del nuovo raccordo a 380 kV ST tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”): 1. Sistema territoriale di grande valore paesaggistico per la morfologia ondulata del suolo, la parziale permanenza della forma dei campi e degli uliveti, per le siepi alberate, le residue piantate e gli episodici ma assai significativi boschetti, se pure all'interno di vasti processi di ristrutturazione dovuti a un'agricoltura professionale prevalente. 2. Sono da mantenere i caratteri suddetti evitando nuovi accorpamenti.

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 46 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

Fondovalle più ampi e differenziati – larghi (interessato da un tratto del nuovo raccordo 132 kV DT ai due elettrodotti esistenti a 132 kV “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano – CP Monte S. Savino - CP S.Giovanni Valdarno”, da un tratto del del nuovo elettrodotto a 380 kV ST “M.S. Savino - S. Barbara”, da un tratto del nuovo elettrodotto a 132 kV ST in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino e da un tratto del nuovo elettrodotto a 132 kV ST tra la CP Ambra e la CP Monte S. Savino): 1. Sono da prevedere il mantenimento in efficienza delle sistemazioni di bonifica, della viabilità campestre, dell'orientamento e della forma dei campi che non potranno essere ulteriormente accorpati, delle piantate residue di valore strutturale, delle siepi, delle siepi alberate, delle alberature a filari, a gruppi ed isolate, della vegetazione di ripa, nonché il restauro e la manutenzione della rete scolante.

2. Al loro interno sono da tutelare: le piantate residue di valore strutturale, le presenze vegetazionali non colturali (arboree ed arbustive), il sistema scolante da non ridurre evitando ulteriori accorpamenti dei campi, i manufatti della bonifica idraulica (argini longitudinali e trasversali) da mantenere in efficienza per quanto di competenza aziendale, i canali pensili delle "acque alte" con la relativa vegetazione di ripa, la viabilità e i manufatti di antica formazione. Sistema territoriale dell'oliveto terrazzato (interessato da un tratto del del nuovo elettrodotto a 380 kV ST “M.S. Savino - S. Barbara”, da un tratto del nuovo elettrodotto a 132 kV ST tra la CP Ambra e la CP Monte S. Savino e da un tratto del nuovo elettrodotto a 132 kV ST in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino): 1. Identità dei luoghi, valore paesaggistico, difesa del suolo, regimazione delle acque, documento materiale della cultura, specificità areale e valore economico del prodotto, sono, insieme, elementi che caratterizzano tale sistema territoriale come invariante strutturale da tutelare integralmente, anche tramite una politica selettiva dei finanziamenti agricoli (…). Pianalti di Cavriglia, Montevarchi, e del fronte occidentale di Mercatale, Levane e Valdambra (interessato da un tratto del nuovo elettrodotto a 380 kV ST “M.S. Savino - S. Barbara” e da un tratto del nuovo elettrodotto a 132 kV ST tra la CP Ambra e la CP Monte S. Savino): 1. Area caratterizzata in prevalenza da ripiani ondulati, in genere intensamente coltivati, con indirizzi articolati: seminativi, grandi vigneti meccanizzati, colture arboree tradizionali residue ma ancora con spazi significativi da tutelare.

2. È da tutelare, nel complesso, l'articolazione colturale che caratterizza il paesaggio agrario della zona, evitando gli ulteriori accorpamenti e la semplificazione della maglia agraria; da conservare i brani ove si sono conservate la maglia e le colture tradizionali. Piani rimodellati di S. Barbara (interessati solo dal tratto di elettrodotto esistente a 220 kV ST “S. Barbara – Arezzo C. - Pietrafitta” da riclassare a 380 kV): 1. Area integralmente rimodellata sul piano morfologico e della tessitura agraria, con formazione di vastissimi ripiani con campi a maglia larga privi di vegetazione non colturale.

2. Sono da favorire programmi e progetti di rinaturazione con inserimento di siepi, filari arborei e macchie di campo. L’area di studio comprende anche una piccola porzione della zona agronomica Colline Est di Arezzo e della Valdichiana, nella parte in cui ricade l’elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta” da declassare a 132 kV , e i seguenti Tipi e le varianti di paesaggio agrario (non interessati interventi di progetto), nelle zone agronomiche già individuate:

• Piana aretina e Valdichiana:

o Piana d’Arezzo e media valle dell’Arno tra Castelnuovo e Giovi (tipo 3 variante c);

o Colline della Piana d’Arezzo e collina di Monticello in Valdichiana (tipo 9 variante a). • Colline della Valdichiana e Valdarno sud, che comprende:

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o Fondovalle molto stretti e fortemente differenziati (tipo 1 variante b);

o Ambito delle colture e del frazionamento periurbano (tipo ambientale 12). • Valdarno:

o Colline argillose del Valdarno (tipo 5). Infine, un’ampia porzione dell’area attraversata dalle opere in progetto ricade in aree definite dal PTCP “non classificate”, in particolare nei Comuni di Cavriglia, Montevarchi e Bucine. Il Piano individua, all’interno del cosiddetto “territorio aperto” (comprendente le aree coltivate e gli insediamenti rurali), i beni culturali ed ambientali da tutelare e le aree di degrado da riqualificare, e fornisce le Direttive per i Piani Strutturali (Art. 25 delle Norme): • le ville e i giardini “di non comune bellezza”, gli edifici specialistici antichi (pievi, castelli, ecc.) e le relative aree di tutela paesistica (delle quali fornisce l’elenco all’Allegato D delle Norme). All’interno delle aree di pertinenza sono da prevedere la conservazione di tutti gli elementi dell’organizzazione degli spazi aperti (viali alberati, viabilità poderale, case rurali, piantate residue, piante arboree e siepi), eventualmente da ripristinare nelle parti alterate o perdute; • le sistemazioni idraulico-agrarie a terrazzi e a ciglioni , che sono da sottoporre, all'interno dei Piani Strutturali, a conservazione integrale; • le strade di interesse paesistico eccezionale o rilevante . Dovranno essere previste norme di tutela e di valorizzazione, con particolare attenzione ai tratti stradali di interesse paesistico eccezionale (per i quali dovranno essere definiti ambiti territoriali della percezione panoramica e conseguenti modalità architettoniche per le edificazioni appropriate al contesto); • le emergenze geologiche . I geotopi di valore monumentale e di valore rilevante dovranno essere tutelati integralmente nelle loro dinamiche naturali, evitando manomissioni di qualsiasi natura (rimodellamenti, attività di escavazione, rimboschimenti, manufatti edilizi, ecc.); • i boschi . Quelli situati in territorio provinciale, sono tutelati in considerazione delle funzioni di interesse generale da essi svolte in rapporto alla difesa idrogeologica ed alla conservazione dei valori paesaggistico- ambientali. Ai fini di articolare le indicazioni per l'uso e gestione dei soprassuoli boscati il territorio provinciale è diviso in 6 categorie individuate sulla base della funzione e idrogeologica e paesaggistico-naturalistica (PTCP - Indicazioni Allegato E). Le categorie 5 e 6 rappresentano quelle di maggior pregio: le formazioni boscate rientranti in tali categorie sono tutelate integralmente e qualunque intervento le interessi deve essere accompagnato da specifico piano (Piano di coltivazione, Piano di gestione forestale).

o La prima categoria contiene soprassuoli che per le condizioni stazionali di vegetazione, disposizione sul territorio e composizione specifica, richiedono forme di tutela di carattere generale che si concretizzano in alcune integrazioni delle norme esistenti.

o La seconda categoria di boschi contiene invece tutti i soprassuoli che rispondono ad almeno uno dei seguenti requisiti:

° Boschi che abbiano subito gravi danni da incendio o da epidemie di patogeni;

° Copertura reale delle chiome (potenziale per i boschi in stadio giovanile) inferiore al 60%;

° Stazione di vegetazione con pendenza media maggiore del 70%; ° Assenza di viabilità forestale (distanza orizzontale superiore a 1000 metri o dislivello superiore a 100 m) dall'unità boscata considerata; Presenza sul terreno di solchi d'erosione attivi;

° Stazione di vegetazione interessata da movimento franoso.

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 48 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

o La terza categoria di boschi contiene invece tutti i soprassuoli che rispondono ad almeno uno dei seguenti requisiti:

° Presenza all'interno della compagine boscata di almeno un esemplare delle specie di pregio indicata nell'allegato 1;

° I boschi situati al limite dalla vegetazione arborea ovvero confinanti con praterie cacuminali; ° Le formazioni rupestri;

° Le formazioni riparie.

o La quarta categoria di boschi è costituita dai soprassuoli che sono assoggettati a forme particolari di conduzione:

° Impianti per la produzione di alberi di natale;

° Impianti per la produzione di erica per scope; ° Impianti per l'arboricoltura da legno;

° Castagneti da frutto;

° Rimboschimenti pionieri. o La quinta categoria di boschi è costituita da soprassuoli che costituiscono elemento paesaggistico tipico, raro o eccezionale nell'ambito del sistema di paesaggio provinciale di cui all'elenco in allegato 2. o La sesta categoria di boschi è costituita dai soprassuoli individuati come boschi di pregio nella Carta forestale, art. 3, lettera g), elaborati della parte propositiva delle Norme del P.T.C.. • le aree di interesse ambientale comprendenti le zone “b,c,d” (D.C.R. 296/1988) del sistema regionale delle Aree Protette. Per dette aree, i Piani Strutturali devono prevedere norme relative alla conservazione degli assetti edilizi ed urbanistici esistenti nella loro caratterizzazione formale e tipologica per quanto attiene a: carico insediativo, impiego di materiali, tecnologie, caratteristiche costruttive, finiture, arredi vegetazionali e sistemazioni esterne; zone da sottoporre ad inedificabilità; conservazione degli assetti vegetazionali; conservazione di risorse o memorie storiche; • le cave e discariche da riqualificare (le indicazioni per il loro recupero sono contenute nell’Allegato F); • l’architettura rurale e la viabilità storica, tutelate dai Piani Strutturali. Per quanto concerne i beni culturali ed ambientali suddetti, nell’area di studio si segnalano alcune aree significative, che in limitati casi sono state interessate anche dalle opere in progetto: • “ville e giardini di non comune bellezza e edifici specialistici antichi“ presenti nell’area di studio ma, in generale, non attraversate dai tracciati in progetto , ad eccezione dell’area di tutela paesistica degli edifici specialistici in località Sereto (Cavriglia) interessata dal nuovo elettrodotto a 380 kV ST tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente S.E. di Santa Barbara (sostegno n. 25). • Altre aree di tutela paesistica degli edifici presenti nell’area di studio e interessate dalle opere di progetto sono:

o aree di tutela paesistica delle ville: Fattoria di Spoiano interessata da un breve tratto del nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino;

o aree di tutela paesistica degli aggregati: il nuovo elettrodotto a 380 kV ST tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente S.E. di Santa Barbara interessa l'area di Podere Spanto e San Marco

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 49 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

(Montevarchi) con il sostegno n. 31 e l'area di Podere santà (Montevarchi) nel tratto tra i sostegni 33 e 34; un breve tratto del nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino interessa l'area di Spoiano di Sotto

o aree di tutela paesistica della struttura urbana: area di S. Martino e Ambra (Bucine) interessata dai sostegni 1, 2, 3, 4 e 5 del nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la Cabina Primaria (C.P.) Ambra e la C.P. Monte San Savino; • aree terrazzate , presenti all’interno dell’area di studio e talvolta interessate dalle opere di progetto, spesso esclusivamente come sorvolo: o il nuovo elettrodotto a 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e l’esistente S.E. S. Barbara interessa l'area di Poggio alle Valli (Cavriglia) con il sostegno n. 16, l'area di Podere Spanto e San Marco (Montevarchi) con il sostegno n. 31, l'area tra Podere Carraia e Poggio Coccole (Montevarchi) con il sostegno 33, l'area di Gretole (Montevarchi) con il sostegno 38, l'area di Podere Poggio al Sole (Bucine) con il tratto tra i sostegni 43 e 44, l'area di Petrella (Bucine) con il tratto tra i sostegni 65 e 66; o il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la Cabina Primaria (C.P.) Ambra e la C.P. Monte San Savino interessa l'area di Petrella (Bucine) con il tratto tra i sostegni 20 e 21;

o il nuovo raccordo a 132 kV doppia terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e gli elettrodotti 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano - CP Monte S. Savino - CP S.Giovanni Valdarno” presso il Pod.e Carletti (M. S. Savino) con il sostegno n. 23; • le opere a progetto interessano varie strade d’interesse paesistico . Le strade comprendono tratti di interesse paesistico eccezionale o rilevante. Di seguito si analizzano le opere di progetto interessate:

o il nuovo elettrodotto a 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e l’esistente S.E. S. Barbara interessa tratti stradali di interesse paesistico rilevante con il sostegno 20 (Cavriglia), il sostegno 31 (Montevarchi), con il tratto tra i sostegni 38 e 39 (confine comunale tra Montevarchi e Bucine), con alcuni tratti nel Comune di Bucine, ovvero tra i sostegni 44 e 45, tra i sostegni 49 e 50, tra i sostegni 66 e 67 e tra i sostegni 68 e 70, con il sostegno 76 nel comune di Civitella in Val di Chiana, con il tratto tra i sostegni 82 e 83 e con il sostegno 94 (Monte San Savino). La linea a 380 kV interessa anche tratti stradali di interesse paesistico eccezionale con il sostegno 31 e il sostegno 33 (Montevarchi), con il sostegno 43 ed il tratto tra i sostegni 54 e 55 ed i sostegni 56 e 57 nel Comune di Bucine;

o il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la Cabina Primaria (C.P.) Ambra e la C.P. Monte San Savino interessa tratti stradali di interesse paesistico rilevante in alcune aree del Comune di Bucine con il tratto tra i sostegni 5 e 6, con il sostegno 6, con i tratti tra i sostegni 9 e 10, tra i sostegni 21 e 22, tra i sostegni 23 e 24, tra i sostegni 24 e 25, nel Comune di Civitella in Val di Chiana con il sostegno 31 ed infine con il tratto tra i sostegni 37 e 38 nel Comune di Monte S. Savino. L’elettrodotto a 132 kV interessa anche tratti stradali di interesse paesistico eccezionale con i sostegni 6 e 10 (Bucine) e con il tratto tra i sostegni 38 e 39 (Monte S. Savino);

o il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino interessa alcuni tratti stradali di interesse paesistico rilevante nei territori comunali di Monte San Savino e Civitella in Val di Chiana; • sono presenti emergenze geologiche areali, ma non puntiformi, interessate dalle nuove opere di progetto: o il nuovo elettrodotto 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e l’esistente S.E. S. Barbara interessa una vasta area nel territorio comunale di Bucine (nel tratto dal sostegno 44 al 54), un'area nel Comune Civitella in Val di Chiana (nel tratto dal sostegno 75 a 77), due distinte aree nel Comune di Monte San Savino (tratto dai sostegni 88 a 90 e tratto dai sostegni 92 a 97);

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 50 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

o il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la Cabina Primaria (C.P.) Ambra e la C.P. Monte San Savino interessa le stesse aree della linea a 380 kV nei tratti in cui corre parallelo ad essa, e cioè un'area nel Comune Civitella in Val di Chiana (nel tratto dal sostegno 30 a 32); o il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino interessa due distinte aree nel Comune di Monte San Savino (in prossimità di Granaio Basso, Granaio Alto e Granaio Arrigucci e in prossimità di loc. Infernazzio) e due aree nel Comune di Civitella in Val di Chiana (loc. Gricena e a Spoiano di Sotto); • Alcuni boschi di pregio sono compresi nell’area di studio e lungo le nuove opere di progetto: o area di studio: soprattutto nella parte meridionale del Comune di Cavriglia, nel territorio di Bucine e nella parte collinare dei comuni di Civitella in Val di Chiana e Monte San Savino. o In dettaglio ricadono all'interno dei i boschi di pregio: i sostegni della nuova linea a 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e l’esistente S.E. S. Barbara dal n. 13 al n. 27 (escluso il n. 16), il n 30, il n. 37, dal n. 39 al n. 42, il n. 44, il n. 49, il n. 51, il n. 53, il n. 56, dal n. 59 al n. 64, il dal n. 66 al n. 74, il n. 77, il n. 78, il n. 89, il n. 93, il n. 96; i sostegni della nuova linea a 132 kV semplice terna tra CP di Ambra e la CP di Monte San savino il n. 8, il n. 9, il n. 12, dal n. 14 al n. 33 (escluso il n. 20 e il n. 30), il n. 39. La maggior parte dei boschi interessati da questi tracciati sono boschi a prevalenza di latifoglie. Le altre opere in progetto non interessano invece boschi di pregio, nello specifico il tratto in cavo interrato andandosi a localizzare lungo la sede stradale non prevede nessuna interferenza con questa tipologia.

• nell’area di studio le uniche aree di pregio presenti sono: l’A.N.P.I.L. “Pinetum di Moncioni”, il SIC IT5190002 “Monti del Chianti” e Castelnuovo dei Sabbioni (area individuata dalla Carta Natura). Queste aree comunque non sono direttamente interessate dalle nuove linee elettriche. • Per quanto riguarda le aree d’interesse ambientale si verifica una interferenza con le opere di progetto, come indicato di seguito:

o il nuovo elettrodotto a 380 kV ST "M.S. Savino - S. Barbara” attraversa alcune comprendenti le zone b,c,d (D.C.R. 296/88), in particolare nei Comuni di Cavriglia (dal sostegno n 13 al n. 24 e n. 26) e di Montevarchi (dal sostegno n. 27 al n. 30).

o nell’area di studio le aree comprendenti le zone b,c,d sono presenti a cavallo fra M.S. Savino e Lucignano; • nell’area di studio sono presenti sia cave (5 nel Comune di Cavriglia, 5 nel Comune di Civitella in Val di Chiana, 6 nel Comune di Arezzo, 3 nel Comune di M.S. Savino e 2 nel Comune di Marciano della Chiana) sia discariche (2 nel Comune di Cavriglia vicino C. Piana e ad Est della Centrale di S. Barbara, 2 in quello di Arezzo presso il Pod.e Molinaccio e S. Zeno, 1 a Civitella in Val di Chiana in Loc. Le Fornaci Bianchi e 1 a Marciano della Chiana in Loc. Il Teso). Né le cave né le discariche sono però interessate dalle nuove opere in progetto .

Infine, il Sottosistema idrografico coincide con il Bacino idrografico d’interesse nazionale del Fiume Arno (Norme Art. 27) e relativi sottobacini, come precedentemente analizzato nel PAI. Il PTCP prevede gli indirizzi dei quali i Piani Strutturali dovranno tener conto nei sottosistemi idrografici, tra i quali (Norme Art. 27 comma 7): • “ridurre il rischio idraulico in tutto il territorio, con particolare riguardo alle aree di fondovalle contermini alle aste fluviali;

• garantire che le nuove localizzazioni insediative ed infrastrutturali nel fondovalle siano in sicurezza idraulica almeno per piene con tempo di ritorno duecentennale” . Il PTCP prevede, per il bacino idrografico del Fiume Arno, il rispetto da parte dei Piani Strutturali dei contenuti del Piano Stralcio per la riduzione del “Rischio idraulico” nel bacino del Fiume Arno, (DPCM 05.11.1999) e i contenuti della Delibera del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Fiume Arno n. 139 del 29.11.1999 (“Adozione delle misure di salvaguardia per le aree a pericolosità ed a rischio idraulico molto elevato individuate e perimetrate nel

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Piano straordinario per la rimozione delle situazioni a rischio idrogeologico più alto nel Bacino del fiume Arno”). In riferimento alla tutela geomorfologica, il Piano stabilisce che i Piani Strutturali debbano rispettare quanto stabilito dall’Autorità di bacino del Fiume Arno (Norme Art. 31). Nelle aree individuate come geomorfologicamente instabili sono da vietare, fra le altre, gli interventi di nuova edificazione sia ai fini civili che produttivi e la realizzazione e/o ampliamento di manufatti edilizi per attrezzature pubbliche o di uso collettivo.

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Figura 6-1: PTPC di Arezzo – Aree di interesse naturalistico

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Figura 6-2: PTPC di Arezzo – Unità di Paesaggio

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Figura 6-3: PTPC di Arezzo – Aspetti forestali

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Figura 6-4: PTPC di Arezzo – Disciplina urbanistica con valenza paesistica

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In conclusione, la Razionalizzazione di Arezzo risponde agli obiettivi generali del PTCP in particolare “ il potenziamento e l’interconnessione funzionale delle reti dei servizi e delle infrastrutture” e specificatamente “potenziare, migliorare ed integrare la rete infrastrutturale del trasporto dell’energia” . Le direttive e gli indirizzi forniti dal PTCP sono volti alla tutela del paesaggio, del sistema insediativo di antica formazione e delle risorse naturali e alla difesa del suolo, sia sotto l’aspetto idraulico che della stabilità dei versanti. Si evidenzia che nel presente documento sono stati analizzati tracciati da localizzare in ambiti prossimi all’attuale linea a 220 kV (da demolire) “S. Barbara – Arezzo C - Pietrafitta”, dovendo considerare quanto emerso dal tavolo tecnico (cfr. “premessa”). In quest’ottica i tracciati dei nuovi elettrodotti sono stati scelti per minimizzare gli impatti paesaggistici ed ambientali, tenuto conto comunque di dover operare in aree limitrofe al succitato elettrodotto a 220 kV. In riferimento alle invarianti strutturali individuate dal PTCP si evidenzia quanto segue. Le città ed il sistema degli insediamenti La scelta dei tracciati, è stata effettuata anche per minimizzare l’impatto delle opere sulle popolazioni presenti, sia a livello di percezione, che in materia di salute pubblica, cercando, per quanto possibile, di localizzare le nuove opere lontane dagli insediamenti, sia recenti che antichi. I tracciati, rispetto all’esistente 220 kV (da demolire) “S. Barbara – Arezzo C - Pietrafitta”, sono localizzati più distanti e meno visibili dalle popolazioni presenti, da aree edificate o ambiti e punti di vista fruiti dalla popolazione. A tal proposito si evidenzia che dai vari borghi storici localizzati nell’area di studio, le opere in progetto sono poco visibili (come meglio analizzato nel Quadro ambientale nella Componente ”Paesaggio”, par. 4.10 del doc. n. REBR10006BASA00127). L’unica area di tutela paesistica degli edifici specialistici interessata dai tracciati è sita in località Sereto (un sostegno), mentre da alcune altre aree di tutela paesistica del PTCP saranno visibili le nuove linee. Infine si evidenzia che i tracciati non interessano direttamente nessun bene soggetto a vincolo architettonico-monumentale. Il paesaggio ed i documenti materiali della cultura Nelle aree agricole, oltre ai “micro-cantieri” necessari alla costruzione di ogni sostegno, saranno localizzate le aree principali di cantiere (per il deposito dei materiali e il ricovero dei mezzi). Si evidenzia che in fase di cantiere (collocazione sostegni e posa e tesatura dei conduttori) le aree interferite saranno comunque di estensione limitata e saranno occupate per un periodo breve (aree principali) o molto breve (“micro-cantieri”), mentre in fase di esercizio le uniche aree occupate permanentemente saranno quelle interessate da ciascun sostegno. Inoltre per accedere ai cantieri si useranno, per quanto possibile vie d’accesso preesistenti. Infine, particolare attenzione sarà posta laddove le nuove opere attraverseranno le aree terrazzate, soprattutto dove saranno collocati i sostegni. Le risorse naturali In riferimento ai boschi, anche se i tracciati dei nuovi elettrodotti attraversano numerose zone boscate (compresi boschi di pregio), le eventuali sottrazioni di habitat permanenti saranno limitate alle sole superfici di suolo occupate da ciascun sostegno, mentre in fase di cantiere (collocazione sostegni e posa e tesatura dei conduttori) le aree interferite saranno occupate per un periodo molto breve e saranno comunque di estensione limitata. Inoltre per accedere ai cantieri si farà uso, per quanto possibile, dell’elicottero e delle vie d’accesso preesistenti. Particolare attenzione sarà posta laddove le opere vadano a interessare aree boscate di pregio. Inoltre è stato fatto uno sforzo progettuale per evitare, per quanto possibile, aree ad elevata valenza naturalistica. Gli interventi di progetto infatti non ricadono in nessuna area protetta, area umida o area della Rete Natura 2000, ma in alcuni punti interessano aree d’interesse ambientale comprendenti le zone b,c,d (D.C.R. 296/88). Dal punto di vista idrogeologico, l’area attraversata dai tracciati interessa prevalentemente aree a pericolosità idraulica moderata o media, mentre, quelle a pericolosità elevata e molto elevata interessano solo piccolissimi tratti, nei quali verranno comunque rispettate le prescrizioni del PAI. In riferimento al rischio geomorfologico, l’area di studio interessa per gran parte zone a pericolosità moderata, mentre non sono presenti lungo i tracciati aree a pericolosità molto elevata. Laddove i sostegni dovessero ricadere in aree a pericolosità elevata si terrà conto di quanto previsto dal PAI. In fase esecutiva saranno comunque effettuati approfondimenti geologici anche mediante l'esecuzione dei sondaggi geognostici, atti a contestualizzare le criticità e ad individuare soluzioni progettuali ottimali (tipologia più idonea di fondazioni speciali)Infine le opere in progetto non andranno ad interessare aree d’interesse geologico monumentale e/o rilevante, le uniche aree attraversate dai tracciati saranno quelle d’interesse geologico segnalato. I sistemi infrastrutturali

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I nuovi elettrodotti attraverseranno varie strade d’interesse paesistico, soprattutto nella parte localizzata nella Val di Chiana. Tuttavia, per quanto concerne eventuali impatti sulle infrastrutture viarie di valenza paesaggistica, in relazione agli impatti visivi causati dagli elettrodotti, la scelta dei tracciati ha cercato per quanto possibile di minimizzarli. Inoltre talvolta dalle strade di interesse paesaggistico, per la loro morfologia e per la presenza di alberature, le infrastrutture presenti risultano poco visibili. Oltre alle suddette strade, le linee elettriche attraverseranno, nei pressi di Monte S. Savino, anche l’Autostrada del Sole e la ferrovia Arezzo-Sinalunga. Da quanto suddetto, la scelta dei tracciati ha cercato per quanto possibile di preservare il paesaggio, le risorse naturali e gli insediamenti così come stabilito dal PTCP. Inoltre la demolizione della porzione di elettrodotto esistente a 220 kV Arezzo C. – Santa Barbara e delle attuali due linee affiancate a 132 kV CP Foiano – CP Monte San Savino – CP S. Giovanni Val D'Arno e Chiusi – Distillerie Sez.to, comporterà impatti positivi sia a livello ambientale che paesaggistico.

6.6 Strumenti di pianificazione e programmazione locali

Di seguito sono analizzati i Piani Regolatori Generali dei Comuni direttamente interessati dai tracciati a progetto:

• Monte San Savino; • Civitella in Val di Chiana;

• Bucine;

• Montevarchi; • Cavriglia 6.6.1 Piano Regolatore Generale del Comune di Monte San Savino Nel territorio comunale di Monte San Savino è prevista la realizzazione delle seguenti opere:

V nuova Stazione Elettrica S.E. 380-132 kV di Monte San Savino;

V nuovo elettrodotto a 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente S.E. di Santa Barbara: entra nel territorio comunale in prossimità di Caselle Basse, esce dal territorio comunale per percorrere un breve tratto nel comune di Civitella in Val di Chiana, e rientra il località Bandita, prosegue per località Gricena per poi dirigersi verso la Nuova Stazione Elettrica di Monte San Savino;

V nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la Cabina Primaria (C.P.) Ambra e la C.P. Monte San Savino: entra nel territorio comunale in prossimità di Caselle Basse e prosegue verso sud-est lambendo il Lago Lombardi fino alla CP Monte San Savino posta in località Rigo;

V nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino: realizzata esclusivamente lungo la rete stradale comunale, tranne che per un breve tratto compreso tra Peschiera e Granaio. La sua realizzazione è prevista a partire dalla CP posta in località Rigo, da qui prosegue per Peschiera, per Granaio per poi dirigersi verso nord in prossimità con il confine comunale con Civitella in Val di Chiana; da qui si dirige in direzione est fino alla località Infernaccio e da qui entrare nel comune di Civitella in Val di Chiana. Rientra nel comune di Monte San Savino per un brevissimo tratto per giungere alla Nuova Stazione Elettrica di Monte San Savino;

V nuovo raccordo a 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”: la sua realizzazione è prevista a partire dalla nuova S.E. di Monte San Savino, prosegue verso sud attraversando per tre volte il Torrente Leprone e costeggiandolo fino all’esistente elettrodotto a 220 kV;

V nuovo raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”; la sua realizzazione è prevista per un brevissimo tratto fino ad immettersi nell’elettrodotto esistente a 220 kV sito nel comune di Civitella in Val di Chiana;

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V nuovo raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e gli elettrodotti a 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano - CP Monte San Savino – CP S. Giovanni Val d’Arno”; la sua realizzazione è prevista a partire dalla nuova S.E. di Monte San Savino, prosegue verso sud attraversando per tre volte il Torrente Leprone e costeggiandolo fino a deviare verso sud-ovest in località Confini per giungere alla CP posta al confine del territorio comunale.

Il Piano Strutturale (PS) del Piano Regolatore Generale del Comune di Monte San Savino è stato approvato con atto consiliare n. 13 del 22 giugno 2006 e il nuovo Regolamento Urbanistico (RU) è stato approvato con Deliberazione del Consiglio comunale n. 8 del 3 aprile 2009. Le Norme Tecniche di Attuazione (da qui in poi NTA) del PRG suddividono il territorio comunale in diverse Zone: • Zone a matrice storica (zone omogenee “A”), che interessano il patrimonio edilizio qualificato che riveste particolari caratteri architettonici, storici, artistici e ambientali; • Zone di saturazione (zone omogenee “B”), che comprendono quelle parti del territorio totalmente o parzialmente edificato, sostanzialmente urbanizzato; • Zone di trasformazione degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi del territorio (zone omogenee di tipo “C”); • Zone per le attività produttive (zone omogenee “D”), comprendono le parti di territorio, totalmente o parzialmente edificate, già destinate ad attività produttive o simili; • Territorio extraurbano (zone omogenee “E”), ovvero l’insieme di tutte le aree comprese nel territorio comunale con esclusione delle zone urbanizzate o da urbanizzare previste nel regolamento urbanistico riferibili a zone o sottozone omogenee di tipo A, B, C, D, F; • Aree per attrezzature di interesse pubblico (zone omogenee di tipo “F”), come lo sport ed il tempo libero, le attività sociali, culturali, ricreative, sanitarie, centri commerciali, attività ricreative e per il ristoro, ecc. In ogni Zona è poi possibile individuare delle Sottozone, aree con specifiche caratteristiche (come ad esempio aree in cui sono stati adottati o approvati piani attuativi, aree destinate a nuovi processi di trasformazione, parti del territorio prevalentemente produttive totalmente o parzialmente edificate), per le quali vengono dettagliati gli interventi permessi. L’opera in progetto interessa quasi esclusivamente aree del territorio extraurbano, e nel dettaglio le seguenti Sottozone (così come definite dalle NTA): • Le Colline della Val di Chiana Occidentale (Sottozona E2, Art. 37 delle NTA): aree delle colline emergenti della Val di Chiana occidentale caratterizzate dalla morfologia ondulata del suolo e dalla parziale permanenza dei tipi di coltivazione antichi. In tali aree • Le Valli del Leprone, del Gargaiolo e del Vescina (Sottozona E4, Art. 40 delle NTA): aree collocate in ambiti territoriali diversi ma con uguali caratteristiche orografiche e morfologiche e con lo stesso rapporto di stretta pertinenza fluviale. • Le Vallecole (Sottozona E5, Art. 41 delle NTA): aree di piccole dimensioni addossate a sistemi boscati o fortemente acclivi con rapporto di stretta pertinenza fluviale. • La pianura dell’Esse (Sottozona E6, Art. 42 delle NTA): area corrispondente al tratto dell’Esse che attraversa il territorio comunale. In questa sottozona si segnala in particolare l’obbligo di realizzazione delle nuove costruzioni in alto morfologico. Per tutte le aree sopra descritte si sottolinea l’obbligo del mantenimento delle viabilità campestri, dell’orientamento e della forma dei campi, delle piantate residue di valore strutturale, delle siepi, delle siepi alberate, delle alberature a filari, a gruppi ed isolate. Infine le Sottozone:

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• Il sistema del bosco e degli oliveti terrazzati della montagna (Sottozona E1, Art. 37 delle NTA): aree di grande pregio ambientale caratterizzate da una forte identità dei luoghi da tutelare sia per il loro valore paesaggistico ed ambientale sia per quanto riguarda le destinazioni che per il mantenimento delle tecniche costruttive e nell’uso dei materiali. • Il Pedecolle di Monte San Savino (Sottozona E3, Art. 39 delle NTA): aree che interessano una modesta frangia di territorio posta a Sud dell’abitato del capoluogo e che mantengono la struttura agraria a maglia fitta tipica del pedecolle. All’interno di tutte le sottozone, in base a quanto stabilito dall’Art. 35 delle NTA, è fatto obbligo del rispetto di tutti i vincoli e limitazioni posti in forza di leggi nazionali e regionali e sono in ogni caso vincolate alla non edificabilità le zone boscate così come definite dalla legge. Inoltre è ammessa la realizzazione di manufatti e di strutture a servizio delle reti di trasporto energetico nel rispetto delle normative con particolare riferimento alla tutela degli assetti culturali e dei manufatti di pregio. In caso di realizzazioni aeree si dovranno tenere idonei accorgimenti per ridurne o annullarne l’impatto visivo. All’interno di tutte le sottozone riveste importanza il mantenimento dell’assetto idrogeopedologico. Nello specifico è fatto obbligo da parte dei proprietari dei terreni di mantenere in efficienza la rete di scolo delle acque superficiali. E’ vietata ogni forma di escavazione e di alterazione geomorfologica dei terreni eccetto che quelle finalizzate al ripristino agrario di aree incolte ed eccetto quelle finalizzate alla realizzazione di sistemi infrastrutturali di pubblico interesse. Saranno ripristinate e conservate le strutture vegetazionali ripariali anche con bonifica delle piante infestanti e reimpianto di essenze idonee all’habitat fluviale. E’ previsto il mantenimento ed il ripristino delle aree boscate ed il divieto di introduzione di essenze estranee ed infestanti. Nelle aree boscate è vietata ogni modifica degli attuali assetti urbanistico-edilizi. Infine, esclusivamente un brevissimo tratto del nuovo raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e gli elettrodotti a 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano - CP Monte San Savino – CP S. Giovanni Val d’Arno” attraversa una Zona omogenea D per le attività produttive (Art. 25 delle NTA). L’analisi del PRG evidenzia quanto segue: La nuova Stazione Elettrica S.E. 380-132 kV di Monte San Savino sarà ubicata nelle aree appartenenti alle Sottozone: • Le Colline della Val di Chiana Occidentale (Sottozona E2);

• Le Valli del Leprone, del Gargaiolo e del Vescina (Sottozona E4). Il nuovo elettrodotto a 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente S.E. di Santa Barbara attraversa le aree appartenenti alle Sottozone: • Le Colline della Val di Chiana Occidentale (Sottozona E2);

• Le Valli del Leprone, del Gargaiolo e del Vescina (Sottozona E4);

• Le Vallecole (Sottozona E5); • La pianura dell’Esse (Sottozona E6).

Il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la C.P. Ambra e la C.P. Monte San Savino attraversa le aree appartenenti alle Sottozone: • Il sistema del bosco e degli oliveti terrazzati della montagna (Sottozona E1);

• Le Vallecole (Sottozona E5).

Il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino attraversa le aree appartenenti alle Sottozone: • Le Colline della Val di Chiana Occidentale (Sottozona E2);

• Le Valli del Leprone, del Gargaiolo e del Vescina (Sottozona E4);

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• Le Vallecole (Sottozona E5);

• La pianura dell’Esse (Sottozona E6).

Il nuovo raccordo a 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta” attraversa le aree appartenenti alle Sottozone: • Le Colline della Val di Chiana Occidentale (Sottozona E2); • Le Valli del Leprone, del Gargaiolo e del Vescina (Sottozona E4);

Il nuovo raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta” attraversa le aree appartenenti alle Sottozone: • Le Valli del Leprone, del Gargaiolo e del Vescina (Sottozona E4);

Il nuovo raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e gli elettrodotti a 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano - CP Monte San Savino – CP S. Giovanni Val d’Arno” attraversa le aree appartenenti alle Sottozone: • Le Colline della Val di Chiana Occidentale (Sottozona E2);

• Il Pedecolle di Monte San Savino (Sottozona E3); • Le Valli del Leprone, del Gargaiolo e del Vescina (Sottozona E4);

• La pianura dell’Esse (Sottozona E6);

• Zona per le attività produttive (Zona D). Queste rappresentano solo una piccola parte delle sottozone presenti nell’area di studio, riguardanti anche ambiti differenti e che per lo più sono state evitate in fase di progettazione dei tracciati. Per quanto riguarda le zone presenti in corrispondenza dei centri abitati, esse ricadono all’interno dell’area di studio, ma non lungo i tracciati. 6.6.2 Piano Regolatore Generale del Comune di Civitella in Val di Chiana Nel territorio comunale di Civitella in Val di Chiana è prevista la realizzazione delle seguenti opere:

V nuovo elettrodotto a 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente S.E. di Santa Barbara: entra nel territorio comunale in località Podere Sant’Ercolano, esce dal territorio comunale per percorrere un brevissimo tratto nel Comune di Monta San Savino in loc. Caselle Basse, rientra nel territorio comunale in direzione est a Pian del Prato, esce definitivamente dal territorio comunale in loc. Bandita per poi dirigersi verso la Nuova Stazione Elettrica di Monte San Savino;

V nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la Cabina Primaria (C.P.) Ambra e la C.P. Monte San Savino: corre parallelo al nuovo elettrodotto a 380 kV e che quindi entra nel territorio comunale in località Podere Sant’Ercolano ma per uscire definitivamente dal territorio comunale in loc. Caselle Basse e dirigersi verso sud-est lambendo il Lago Lombardi fino alla CP Monte San Savino posta in località Rigo;

V nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino: entra nel territorio comunale in località Gricena e prosegue su lungo la rete stradale comunale fino a Spoiano di Sotto. Infine esce dal territorio comunale per un brevissimo tratto per giungere alla Nuova Stazione Elettrica di Monte San Savino. Il Piano Regolatore Generale del Comune di Civitella in Val di Chiana è stato recentemente aggiornato: il nuovo Regolamento Urbanistico (RU) è stato definitivamente approvato (Variante 9) con Delibera di Consiglio Comunale n. 71 del 24 marzo 2009, mentre il Piano Strutturale (PS) è in fase di aggiornamento, attraverso un articolato processo di coinvolgimento della cittadinanza. Il procedimento per la formazione della Variante Generale al Piano Strutturale ai sensi della L.R. 1/2005 è stato avviato con Deliberazione della Giunta Comunale n. 76 del 09 maggio 2011.

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Allo stato attuale sono dunque disponibili le nuove Norme Tecniche d’Attuazione del RU e le bozze delle cartografie e l’analisi dell'uso del suolo e delle emergenze naturalistiche del Quadro conoscitivo del PS, per il quale quindi valgono ancora le NTA vigenti. Il PRG del Comune di Civitella in Val di Chiana individua i seguenti sei Ambiti del Sistema Ambientale a diverso grado di tutela (Art. 14 delle NTA del PS): “Ambito del livello A di tutela assoluta” (Artt. 10, 11 e 12 delle NTA del RU - Art. 15 delle NTA del PS), corrispondenti alle parti di territorio di maggior pregio ambientale e paesistico identificabili con la dorsale collinare boscata, la valle dell'Arno, gli ambiti fluviali nonché con i boschi residuali di pianura. In tali ambiti è vietata la modifica degli assetti esistenti e sono consentiti tutti gli interventi tesi al recupero ed alla valorizzazione dei caratteri e delle risorse ambientali ed alla loro corretta fruibilità in chiave culturale e ricreativa. Di seguito si evidenziano le più importanti indicazioni/prescrizioni contenute nel Piano Strutturale (Art. 15): • assetti idrogeopedologici : è fatto obbligo da parte dei proprietari dei terreni di mantenere in efficienza la rete di scolo delle acque superficiali. E’ vietata ogni forma di escavazione e di alterazione geomorfologica dei terreni eccetto che quelle finalizzate al ripristino agrario di aree incolte o per la realizzazione di reti energetiche e di telecomunicazione; saranno ripristinate e conservate le strutture vegetazionali ripariali anche con bonifica delle piante infestanti e reimpianto di essenze idonee all'habitat fluviale; • assetti vegetazionali : è previsto il mantenimento il ripristino delle aree boscate ed il divieto di introduzione di essenze estranee ed infestanti. Nel caso di interventi di rimboschimento è richiesto l'uso di essenze arboree e cespugliate autoctone finalizzate alla tutela della fauna con preferenza per gli alberi da frutto selvatici; • assetti infrastrutturali : è prescritto il mantenimento della viabilità esistente compreso quella vicinale e poderale; sono consentiti solo limitati interventi di adeguamento che non determinino alterazioni morfologiche. Strade e percorsi della maglia storica non possono essere chiusi dovendosi garantire una fruibilità pedonale. Per i manufatti e strutture a servizio delle reti di trasporto energetico e di telecomunicazione dovranno prevedersi idonei trattamenti per ridurne o annullarne l'impatto visivo. “Ambito del livello B di tutela con minime possibilità di trasformazione” (Artt. 10, 11 e 13 NTA del RU – Art. 16 delle NTA del PS), corrispondente alle aree di pedecolle e della collina coltivata dove assetto agrario ed insediamento umano hanno prodotto un paesaggio ed un ambiente di particolare valore, che deve essere conservato nel suo assetto attuale, consentendo la continuità dell'esercizio delle attività agricole e minime strutture di servizio delle stesse in aggiunta al sistema insediativo rurale esistente. In riferimento all’assetto idrogeopedologico, vegetazionale ed infrastrutturale valgono le norme previste in materia per l'ambito A. “Ambito del livello C di tutela ambientale e paesaggistica delle Pianure di Bonifica” (Artt. 10, 11 e 14 delle NTA del RU - Art. 17 delle NTA del PS), territorio corrispondente all'intervento di Bonifica della Chiana che assume particolare rilevanza di carattere storico, paesaggistico ed ambientale ed in quanto tale necessita di operazioni di conservazione, ripristino e mantenimento dei suoi caratteri originari anche attraverso la reintroduzione di elementi strutturanti l'assetto agro-ambientale preesistente. Di seguito si evidenziano alcune delle indicazioni/prescrizioni contenute nel Piano Strutturale (Art. 17): • assetto idrogeopedologico : è richiesto il mantenimento ed il ripristino della rete di scolo superficiale dei campi secondo le trame e gli andamenti originari del paesaggio della Bonifica. Nessuna alterazione è ammessa sulle arginature e sulle strutture idrauliche; gli interventi necessari per il rinforzo di fenomeni di erosione dovranno avvenire con tecniche morbide dell'ingegneria ambientale così come previsto in materia per l'ambito A; • assetti vegetazionali : è prescritto l'obbligo del mantenimento del patrimonio arboreo storicizzato e non, con esclusione delle essenze estranee al territorio ed il ripristino dei sistemi arborei lineari a delimitazione delle unità coltivabili e della maglia dei percorsi tramite impiego di acero campestre, salice e gelso nelle unità coltivate a seminativo e/o di filari di pioppi preferibilmente lungo le strade campestri;

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• assetti infrastrutturali : nessuna alterazione è consentita nella maglia viaria storica anche minore la quale non potrà essere asfaltata ancorché adibita all'uso meccanizzato. È fatto divieto di apertura di nuove strade per traffico meccanizzato. Strutture ed impianti di reti per la distribuzione di energia e telecomunicazione dovranno essere adeguatamente trattati per ridurne l'impatto visivo. “Ambito del Livello D di disciplina delle aree a prevalente funzione agricolo-produttiva” (Artt. 10 e 15 delle NTA del RU – Art. 18 delle NTA del PS), corrispondente essenzialmente alla “pianura ondulata” nell’area sud-est del territorio comunale oltre a più modeste porzioni di territorio ricomprese all'interno di altri ambiti dove si registra una prevalente funzione e caratterizzazione agricola. In tale zona sono ammesse tutte le attività necessarie all'esercizio ed allo sviluppo dell'agricoltura e quelle connesse così come definite dalle vigenti leggi in materia. Di seguito si evidenziano alcune delle indicazioni/prescrizioni contenute nel Piano Strutturale (Art. 18): • assetti idrogeopedologici e vegetazionali : valgono le norme di cui all'Ambito A; • assetti infrastrutturali : valgono le stesse norme ed indirizzi previsti per gli altri Ambiti con eccezione della possibilità di apertura di nuove strade purché correttamente inserite nella morfologia del territorio e della asfaltatura della rete stradale locale. “Ambito del livello E di disciplina delle aree destinate ad attività agricole speciali” (Artt. 10 e 16 delle NTA del RU– Art. 19 delle NTA del PS), che interessa le aree della piana della Bonifica attestate lungo la S.S. 327 nelle quali si è venuto consolidando un sistema insediativo misto fra strutture di servizio per l'agricoltura, colture specializzate di tipo ortoflorovivaistico, abitazioni connesse o meno con le attività agricole. In tale zona pertanto è ammesso il consolidamento e potenziamento delle attività agricole speciali ivi compreso la realizzazione di unità abitative e di servizio per le aziende agrarie che esercitano l'agricoltura nell'Ambito C dove tali nuove strutture sono inibite. Di seguito si evidenziano alcune delle indicazioni/prescrizioni contenute nel Piano Strutturale (Art. 19): • assetti idrogeopedologici e vegetazionali : valgono le norme di cui all'Ambito A, in quanto applicabili;

• assetti infrastrutturali : valgono le norme di cui all'Ambito D. “Ambito del livello F di disciplina della Riserva Naturale di Ponte Buriano e Penna” (Artt. 10, 11 e 17 delle NTA del RU, Art. 19bis delle NTA del PS), che interessa l'ambito della riserva naturale. Il PRG individua inoltre “gli ambiti d’interesse archeologico” (Art. 43 NTA del RU) e ne promuove la tutela, il recupero e la valorizzazione. Nessuna trasformazione delle aree interessate è ammessa fino alla approvazione dei Progetti attuativi salvo quelle strettamente necessarie a conservarne gli specifici valori archeologici e paesistici. Inoltre sono individuate “le fasce di rispetto fluviale” (Art. 45 NTA del RU), che sono destinate alla protezione delle aree laterali dei corsi d’acqua vincolati in base alla legge 431/85. All’interno di tali aree è vietata ogni manomissione che non sia necessaria per la regolazione del regime idrico così come è fatto divieto di modificare e/o ostacolare il normale deflusso delle acque. Dall’analisi del PRG si evidenzia che nei punti in cui i tracciati del nuovo elettrodotto di progetto a 380 kV SE Santa Barbara – SE Monte San Savino e del nuovo elettrodotto a 132 kV CP Ambra – CP Monte San Savino corrono in parallelo, vengono attraversate prevalentemente: • aree appartenenti all’Ambito del livello C di tutela delle Pianure di Bonifica. Secondariamente vengono attraversate:

• aree appartenenti all’Ambito del livello A (tutela assoluta delle radure e tutela assoluta delle aree boscate);

• aree appartenenti all’Ambito B di tutela con minime possibilità di trasformazione; • Ambiti fluviali;

• Percorsi storici (Art. 23 NTA del RU). Per quanto concerne il tratto del nuovo elettrodotto a 132 kV in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e e la C.P. Monte San Savino, che ricordiamo transiterà lungo la rete stradale comunale esistente (escluso un piccolo tratto nel Comune di Monte San Savino), esso attraverserà i seguenti ambiti:

• Percorsi storici;

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• Attrezzature ed impianti sportivi;

• Aree verdi di pertinenza degli insediamenti privati in ambito urbano, orti urbani; • Ambito del livello D di disciplina delle aree a prevalente funzione agricolo-produttiva;

• Riqualificazione del sistema insediativo degli aggregati di edilizia diffusa;

• Ambiti fluviali; • Percorsi alternativi. Infine, il Quadro conoscitivo della Variante del Piano Strutturale contiene l’indagine dal punto di vista idraulico a supporto della revisione del PS, ai sensi del DPGR n° 26/R del 27/4/07 “ Regolamento di attuazione dell’art. 62 della LR 1 del 3/1/05 – Norme per il Governo del Territorio – in materia di indagini geologiche” con l’Allegato A - direttive per le indagini geologico-tecniche ” che disciplina in particolare le modalità con cui devono essere elaborate le verifiche idrauliche a supporto delle previsioni per i Piani Strutturali comunali. Dalla mappatura del territorio in relazione al livello di pericolosità di rischio idraulico, si evince che l’area interessata dalle opere in progetto attraversa alcune aree a pericolosità media, aree a pericolosità elevata ed aree a pericolosità molto elevata ed aree potenzialmente soggette ad esondazioni, in corrispondenza del Torrente Esse e del Torrente Leprone (Figura 6-5).

Figura 6-5: Stralcio mappa pericolosità idraulica della variante generale al Piano Strutturale del Comune di Civitella in Val di Chiana.

6.6.3 Piano Strutturale e Regolamento Urbanistico del Comune di Bucine Nel territorio comunale di Bucine è prevista la realizzazione delle seguenti opere:

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V nuovo elettrodotto a 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente S.E. di Santa Barbara: entra nel territorio comunale da nord-ovest in prossimità di Podere Molinaccio, vira verso sud in prossimità di Podere le Caselle e prosegue in direzione sud-est fino ad uscire dal territorio comunale ed entrare in quello di Civitella in Val di Chiana in prossimità di Podere Sant’Ercolano.

V nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la Cabina Primaria (C.P.) Ambra e la C.P. Monte San Savino: parte dalla CP Ambra in loc. San Martino, dopodiché corre quasi sempre parallela al nuovo elettrodotto a 380 kV a partire da loc. Le Terraccie nei pressi dell’abitato di Gravignano. Il Piano Strutturale del Comune di Bucine è stato approvato per quanto concerne il Regolamento Urbanistico (RU) con la Delibera del Consiglio Comunale n. 26 del 13 maggio 2008, ai sensi della L.R. n.1 del 03 gennaio 2005. Il RU è stato recentemente aggiornato con le modifiche introdotte dalle Varianti n. 5 e 6, approvate con Deliberazioni del Consiglio Comunale n.47 e 48 del 29 settembre 2011. Infine, è stata adottata la Variante al Regolamento Urbanistico n. 13 - modifica della destinazione d’uso di una porzione di edificio ad Ambra - con deliberazione del Consiglio Comunale n. 12 del 08 marzo 2012. Il Piano Strutturale (PS) è stato approvato definitivamente nel maggio del 1997 e successivamente sono state apportate alcune varianti che hanno riguardato sia la normativa che le tavole di azzonamento per adeguarlo alla L.R. n.1 del 03 gennaio 2005. Il PRG individua vari sottosistemi del Sistema Ambientale (di cui fanno parte i grandi spazi aperti che comprendono le aree agricole e quelle destinate al recupero ed alla salvaguardia ambientale, le aree destinate a verde pubblico per lo svago e lo sport legate al sistema della residenza): • Riserve di Naturalità (Sottosistema Ambientale V1, Art. 73 delle NTA del RU, Art. 68 delle NTA del PS), costituite da aree collinari e montane, ricche di masse arboree, cespuglieti, acque, pascoli, con aree agricole parzialmente abbandonate con dinamiche tendenti alla ripresa del bosco. Esse definiscono un ecosistema complesso caratterizzato da elevata biodiversità ed assumono un ruolo di riequilibrio eco-biologico e climatico per l'intero territorio. Tali aree sono considerate zone ad esclusiva funzione agricola e sono prevalentemente composte da aree boscate, aree a pascolo, aree agricole-arbustate di transizione con dinamiche vegetazionali tendenti verso il bosco. In tali aree il PRG prevede interventi finalizzati alla salvaguardia dei boschi integri, al recupero dei boschi e degli arbusteti degradati mediante interventi di rinaturalizzazione e riforestazione guidata, alla regimazione dei corsi d'acqua soggetti a dissesto idrogeologico (favorendo la ritenzione temporanea delle acque di precipitazione e adottando opportune sistemazioni idraulico-forestali per le aree soggette a forte erosione); • Aree di transizione pedecollinari (Sottosistema Ambientale V2, Art. 75 delle NTA, del RU, Art. 70 delle NTA del PS), che svolgono un ruolo di stabilizzazione del rapporto tra ambiti territoriali dotati di elevata naturalità (riserve di naturalità) e ambiti antropizzati da riequilibrare; esse sono costituite prevalentemente da aree agricole pedecollinari, consolidate nell'uso e nei caratteri; di rilevante valore è il sistema insediativo costituito da nuclei storici, pievi, antiche ville agricole padronali. Sono considerate aree ad esclusiva funzione agricola e sono composte in particolare da aree agricole prevalentemente terrazzate, coltivate a vigneto o oliveto, colture tradizionali miste a maglia fitta. In tali aree il PRG prevede interventi di manutenzione e ripristino degli impianti vegetazionali e dell'assetto delle aree agricole, relativamente a filari alberati o isolati di delimitazione dei fondi agricoli e lungo i percorsi e siepi di delimitazione dei fondi agricoli; • Corridoi e connessioni fluviali (Sottosistema Ambientale V3, Art. 76 delle NTA del RU, Art. 71 delle NTA del PS), che si configurano come componente primaria della rete ecologica del territorio di Bucine sia per le caratteristiche degli ecosistemi presenti, sia per le relative connessioni che sono in grado di stabilire e svolgono la funzione indispensabile di mettere in continuità ambientale le diverse parti del territorio libero ed antropizzato (le riserve di naturalità, le aree agricole pedecollinari, le aree agricole, gli spazi verdi urbani). In tali aree il PRG prevede interventi di rinaturalizzazione delle aree di pertinenza dei corsi d'acqua, la riqualificazione idrogeologica ed il riassetto idraulico, il mantenimento e ripristino ed il potenziamento della vegetazione ripariale, la creazione di percorsi di servizio, naturalistici e didattici e piccole radure per le attività

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di tempo libero e pratiche agricole di tipo biologico ed orientate al potenziamento degli assetti botanico- faunistici; • Altopiano coltivato (Sottosistema Ambientale V4, Art. 77 delle NTA del RU, Art. 72 delle NTA del PS), aree agricole diversamente caratterizzate, prevalentemente pianeggianti, comprese tra i principali centri urbani e i territori non antropizzati, a cui è demandata la funzione di proteggere l’unicità e la specificità della relazione dei centri con la campagna circostante. In tali aree il PRG prevede interventi finalizzati a favorire il disinquinamento e la salvaguardia del reticolo idrografico e dei suoli agricoli ed il recupero delle aree degradate, incolte e abbandonate, limitando gli attingimenti dalla falda e salvaguardando le fasce di vegetazione riparia e le siepi alberate e la trama degli scoli per il deflusso naturale delle acque di superficie. Inoltre per le parti boscate collinari ed altocollinari è prescritta la conservazione come risorsa ambientale e territoriale; le attività agricole presenti dovranno comunque garantire la salvaguardia dei boschi; • Capisaldi del verde (Sottosistema Ambientale V5, Art. 78 delle NTA del RU, Art. 73 delle NTA del PS), ovvero la fascia prevalentemente inedificata ai margini tra l’altopiano e la valle dell’Arno; tali aree rappresentano degli elementi di equilibrio ambientale rispetto all’irraggiamento solare ed all’impermeabilizzazione del suolo densamente urbanizzato; hanno funzione ecologica limitata, ma sono caratterizzate da un ruolo e valore paesaggistico irrinunciabili. Dall’analisi del PRG si evidenzia che i tracciati del nuovo elettrodotto di progetto a 380 kV SE Santa Barbara – SE Monte San Savino e del nuovo elettrodotto a 132 kV CP Ambra – CP Monte San Savino corrono in parallelo, si attraversano i seguenti sottosistemi ambientali:

• Riserve di Naturalità (Sottosistema Ambientale V1);

• Aree di transizione pedecollinari (Sottosistema Ambientale V2);

• Corridoi e connessioni fluviali (Sottosistema Ambientale V3).

In riferimento al sistema della mobilità, si segnala che le nuove linee attraversano il Sottosistema M2 “Strade di collegamento principali (extraurbane secondarie)” (Art. 129 delle NTA del RU, Art. 96 delle NTA del PS) e il sottosistema M4 “Strade di penetrazione (extraurbane secondarie)” (Art. 132 delle NTA del RU, Art. 98 delle NTA del PS). Inoltre, dal PRG si evince che il tracciato dei nuovi elettrodotti attraverserà in prevalenza aree a pericolosità idraulica irrilevante, anche se non mancano casi a pericolosità idraulica bassa, media ed elevata. Da rilevare che in prossimità del Fiume Ambra, nelle immediate vicinanze di Potere Guaralda, sia il nuovo elettrodotto a 380 kV che quello a 132 kV attraversano per circa 350 m un’area P.I.4 Aree a pericolosità molto elevata (stralcio del PAI). 6.6.4 Piano Regolatore Generale del Comune di Montevarchi Nel territorio comunale di Montevarchi è prevista la realizzazione della seguente opera:

V Nuovo elettrodotto a 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente S.E. di Santa Barbara. Il Piano Strutturale (PS) e il Regolamento Urbanistico (RU) del Comune di Montevarchi sono stati oggetto di revisioni nel settembre 2010 per adeguarli alla disciplina urbanistica regionale e ai contenuti dell’art. 55 comma 6 della L.R. 1/2005. La variante di adeguamento del Piano Strutturale e del Regolamento Urbanistico è stata adottata dal Consiglio Comunale con Deliberazione n. 9 del 18.02.2010, mentre l’approvazione da parte del Consiglio Comunale è la Deliberazione n. 62 del 30.09.2010. Il Piano Strutturale

Il Piano Strutturale rappresenta la "costituzione del territorio", ossia il quadro normativo di base sul quale il Regolamento Urbanistico trova il suo più importante punto di riferimento. Il PS classifica l’area in cui è previsto il tracciato in tre tipologie di ambiti del Sistema di Collina:

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• l'ambito dell'oliveto terrazzato di Moncioni e Ventena;

• l'ambito del bosco di Sinciano e Ucerano; • l'ambito della rete di connessione con il Chianti; Di seguito si riporta una descrizione di queste tipologie di ambiti. Ambito dell'oliveto terrazzato di Moncioni e Ventena (Art. 46 delle NTA) 1. Descrizione L'ambito è caratterizzato dalla sovrapposizione di diversi modelli insediativi, quali aggregati e case sparse, collegati da una fitta rete di strade che ritmano il paesaggio e ne sottolineano la morfologia. Le aree boscate coronano tale sistema e presentano al loro interno poche isole coltivate, segnate da fenomeni di abbandono e conseguente inselvatichimento. Le aree terrazzate hanno perso la complessità della coltura tradizionale che vedeva la coltivazione dell'olivo associata a quella della vite, per specializzarsi verso la coltivazione esclusiva ad oliveto, mantenendo la maglia poderale, il sistema drenante e le opere di terrazzamenti e cigli tradizionali. È inoltre caratterizzato dal progressivo abbandono della coltivazione delle aree boscate; in particolare l'abbandono del castagneto "marroneto", che costituiva un importante elemento dell'economia agricola, penalizza la fruibilità dell'area oltre che la sicurezza idrogeologica e la stabilità dei versanti. Le ampie aree a pascolo di crinale, che sottolineano il confine comunale, costituiscono invece una permanenza di notevole interesse. Nell'ambito è inoltre compresa l'Area Naturale Protetta di Interesse Locale (ANPIL) del "Pinetum", un giardino botanico storico situato in prossimità del nucleo di Moncioni, circostante Villa Gaeta. Sono invarianti dell'ambito: gli aggregati storici di "Poggio S. Marco", "Poggiolo", "Cocoioni", "Villa Gaeta", "Villa Sassolini", le case sparse presenti al catasto Leopoldino ed al catasto d'impianto, le aree agricole storiche, i terrazzamenti e i ciglionamenti presenti in quest'ultime, i boschi di pregio, i pascoli d'altura, la viabilità storica e di interesse paesistico ed il reticolo idrografico con la relativa fascia di pertinenza fluviale. 2. Obiettivi Gli obiettivi generali dell'ambito sono: • conservazione attiva del paesaggio attraverso il mantenimento delle pratiche agricole anche tramite il sostegno di attività integrative (agriturismo, escursionismo, vendita di prodotti tipici); • valorizzazione delle tipicità anche attraverso l’integrazione, la razionalizzazione, l’adeguamento organizzativo o tecnologico delle produzioni o di modernizzazione di filiere o reti imprenditoriali; • miglioramento delle relazioni tra l'ambito e il versante senese del Chianti per favorire l'inserimento dell'area all'interno di un circuito turistico di ampio respiro sensibile ai valori del territorio; • mantenimento e recupero della qualità contestuale del paesaggio rurale storico; • conservazione e recupero del patrimonio edilizio esistente; • conservazione e recupero della viabilità rurale e vicinale al fine di migliorare la fruibilità dell'ambito; • conservazione e recupero dei terrazzamenti e ciglionamenti; • conservazione della superficie boschiva e miglioramento della sua qualità e fruibilità; • recupero ambientale dell'area adibita a Crossodromo; • conservazione e valorizzazione dell'Area naturale protetta del 'Pinetum' e inserimento dell'area in appositi itinerari naturalistico-conoscitivi. E' inoltre auspicabile l'arricchimento della collezione di specie botaniche sulla base di un progetto specifico.

3. Destinazioni d'uso caratterizzanti e compatibili Sono ammesse tutte le funzioni compatibili con l’agricoltura e di servizio alla stessa. È ammessa la destinazione turistico-ricettiva ad eccezione dei campeggi, e la realizzazione di aree attrezzate per la sosta ed il tempo libero. Non sono ammesse nuove abitazioni rurali; in caso di aziende agricole esistenti potrà essere consentita la realizzazione di annessi pertinenziali, in contiguità con i fabbricati esistenti, qualora risulti impossibile una diversa collocazione.

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4. Strategie: Al perseguimento degli obiettivi si dovrà pervenire, oltre che attraverso l'osservanza delle seguenti direttive, mediante ulteriori specificazioni normative del Regolamento Urbanistico e di eventuali piani e programmi di settore. Le azioni che si intende implementare sono: • Incentivazione di forme integrative del reddito agricolo.

• Incentivazione e sostegno alle colture biologiche tradizionali.

• Valorizzazione di iniziative di vendita diretta di piccole produzioni tipiche locali di qualità. • Creazione di itinerari legati alle caratteristiche storiche, ambientali e culturali, con mete di degustazione di prodotti locali, in collegamento ad itinerari di livello sovracomunale (Strade del vino, sentieri CAI, Itinerari del Chianti). • Recupero dei percorsi esistenti e mantenimento dei loro fondi naturali.

• Introduzione di tipologie progettuali recanti le più avanzate ed affidabili tecnologie realizzative, impiantistiche e gestionali a difesa della qualità del suolo, della sua struttura geomorfologica e della vitalità e fruibilità delle risorse e a sostegno della rinnovabilità e dell’uso parsimonioso ed efficiente delle fonti energetiche e delle risorse idriche superficiali e sotterranee. Per quanto riguarda gli aspetti idrogeologici, tale ambito è sede di alcuni movimenti gravitativi e di indizi che portano a prevede lo sviluppo ulteriore delle tipologie e dei processi embrionali (erosioni, scarpate) e pertanto sarà necessario incentivare l'utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica in fase preventiva nelle aree dove sono presenti indizi preliminari di denudazione o erosione del pendio. Sarà incentivato il recupero dei terrazzamenti e dei muri a secco che, oltre alla funzione di contenimento, tendono a rallentare lo sviluppo dei processi embrionali. 5. Disposizioni specifiche Il Regolamento Urbanistico dovrà definire le modalità di intervento sul patrimonio edilizio esistente, fermo restando che l’intervento di Sostituzione edilizia dovrà essere ulteriormente condizionato al fine di contenere gli effetti legati alla trasformazione di luoghi connotati di un elevato valore paesaggistico e ambientale. Per l'Area naturale protetta del "Pinetum", oltre alle norme specifiche, dovrà essere favorita la conservazione dell'arboreto monumentale e la struttura del giardino storico. Le aree ricadenti all'interno della fascia di rispetto dei pozzi comunali, individuati nella tav. 25 "I vincoli sovraordinati", sono soggette alle prescrizioni di cui all'art. 8 delle presenti norme. Ambito del bosco di Sinciano e Ucerano (Art. 48 delle NTA) 1. Descrizione All'interno delle aree boscate permangono delle isole coltivate intorno a piccoli nuclei rurali che costituiscono il presidio insediativo al limite del territorio comunale. L'ambito è inoltre caratterizzato da fenomeni di abbandono che investono sia le superfici boscate sia le aree agricole, mentre l'insediamento sparso mostra segni di recupero soprattutto come seconde case. Sono invarianti dell'ambito: gli aggregati storici di Sinciano e Ucerano, le case sparse e gli opifici presenti al catasto Leopoldino e al catasto d'impianto, le aree agricole storiche, i terrazzamenti, i boschi di pregio, i pascoli d'altura, la viabilità storica, il reticolo idrografico e la relativa fascia di pertinenza fluviale. 2. Obiettivi Gli obiettivi generali dell'ambito sono:

• conservazione e mantenimento del patrimonio boschivo e miglioramento della sua fruibilità; • incentivazione al recupero della biomassa vegetale;

• conservazione e recupero delle aree a pascolo per la loro importanza ecotonale e di risorsa alimentare per la fauna selvatica; • valorizzazione delle tipicità anche attraverso l’integrazione, la razionalizzazione, l’adeguamento organizzativo o tecnologico delle produzioni o di modernizzazione di filiere o reti imprenditoriali;

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• realizzazione di itinerari di visita atti a valorizzare le emergenze naturali e storico-antropiche e collegamento degli stessi agli ambiti limitrofi e all'area del Chianti Senese; • conservazione e recupero del patrimonio edilizio esistente;

• conservazione e recupero della viabilità rurale e vicinale per garantire la fruibilità dell'intero territorio;

• conservazione e recupero della rete dei sentieri per la costruzione di itinerari naturalistico-conoscitivi; • incentivazione dell'attività agrituristica;

• mantenimento delle attività agricole compatibilmente con le sistemazioni fondiarie storiche;

• conservazione e recupero dei terrazzamenti e dei ciglionamenti. 3. Destinazioni d'uso compatibili Sono ammesse tutte le funzioni compatibili all'agricoltura e di servizio alla stessa. E' ammessa la destinazione turistico-ricettiva, con esclusione dei campeggi. 4. Strategie Al perseguimento degli obiettivi si dovrà pervenire, oltre che attraverso l'osservanza delle seguenti direttive, mediante ulteriori specificazioni normative del Regolamento Urbanistico e di eventuali piani e programmi di settore. Le azioni che si intende implementare sono:

• Incentivazione delle colture biologiche tradizionali.

• Creazione di itinerari legati alle caratteristiche storico-ambientali e culturali con mete di degustazione dei prodotti locali, in collegamento ad itinerari di livello sovracomunale (Strade del vino, sentieri CAI, Itinerari del Chianti), per favorire forme di turismo sostenibile.

• Recupero dei percorsi esistenti e dei loro fondi naturali.

• Realizzazione di piccole strutture all'aria aperta di sosta e servizio alla mobilità, al tempo libero e alle attività culturali connesse.

• Incentivazione di forme integrative al reddito, legate all'attività agrosilvopastorale (compost e pacciamatura da reinvestire anche nelle coltivazioni orto-floro-vivaistiche). • Valorizzazione di iniziative di vendita diretta di piccole produzioni tipiche locali di qualità.

• Introduzione di tipologie progettuali recanti le più avanzate ed affidabili tecnologie realizzative, impiantistiche e gestionali a difesa della qualità del suolo, della sua struttura geomorfologica e della vitalità e fruibilità delle risorse e a sostegno della rinnovabilità e dell’uso parsimonioso ed efficiente delle fonti energetiche e delle risorse idriche superficiali e sotterranee. Per quanto riguarda gli aspetti idrogeologici tale ambito è sede di alcuni movimenti gravitativi e di indizi che portano a prevedere lo sviluppo ulteriore delle tipologie e dei processi embrionali: erosioni, scarpate, anche se la situazione è decisamente meno compromessa rispetto agli altri ambiti. Inoltre sono da evidenziare alcune aree dove sono presenti spesse coltri detritiche che in occasione di eventi meteorici importanti hanno già dato origine a movimenti che, franando, hanno interrotto la viabilità esistente. Il Regolamento Urbanistico, pertanto, dovrà prevedere azioni di:

• incentivazione dell'utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica in fase preventiva nelle aree dove sono presenti indizi preliminari di denudazione o erosione del pendio;

• incentivazione al recupero dei terrazzamenti e dei muri a secco per la loro funzione di contenimento e rallentamento dello sviluppo dei processi embrionali. 5. Disposizioni specifiche Il Regolamento Urbanistico dovrà definire le modalità di intervento sul patrimonio edilizio esistente, fermo restando

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 69 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12 che l’intervento di Sostituzione edilizia dovrà essere ulteriormente condizionato al fine di contenere gli effetti legati alla trasformazione di luoghi connotati di un elevato valore paesaggistico e ambientale. Non è ammessa la realizzazione di nuove abitazioni rurali; in caso di aziende agricole esistenti potrà essere consentita la realizzazione di annessi agricoli, in contiguità con i fabbricati esistenti, qualora risulti impossibile una diversa localizzazione. Nelle aree boscate ricadenti nell'ambito è consentita la realizzazione di spazi di sosta e la dotazione di piccole strutture provvisorie all'aria aperta di sostegno all'attività motoria, allo studio e alla ricerca naturale-ambientale, e l'attività agrituristica all'interno dell'edilizia esistente. Ferme restando le disposizioni di cui all'art.18 (aree agricole storiche) sono da seguire le seguenti ulteriori disposizioni: introduzione di nuovi tipi di coltivazione biologica laddove le coltivazioni tradizionali sono scomparse, nel rispetto delle caratteristiche tipiche del paesaggio agrario storico e al fine di integrare l'economia tradizionale. Ambito della rete di connessione con il Chianti (Art. 56 delle NTA) 1. Descrizione L'ambito è la prosecuzione, senza soluzione di continuità, delle connessioni di fondovalle che risalgono il sistema di collina collegando il Valdarno al Chianti. La rappresentazione reticolare di tale ambito è costituita dal sistema dei percorsi principali con valenza storico-paesaggistica. Tali relazioni garantiscono la salvaguardia di corridoi ecologici, vitali per il funzionamento dell'intero ecosistema e il fondamentale collegamento fisico trasversale del territorio. 2. Obiettivi Gli obiettivi generali dell'ambito sono:

• ricostruzione delle connessioni ecologico e funzionali tra i diversi sistemi e miglioramento della qualità ambientale del territorio;

• tutela della valenza panoramica del paesaggio lungo l'ambito;

• creazione di una fascia alberata. 3. Destinazioni d'uso caratterizzanti, compatibili o escluse Sono ammesse tutte le funzioni compatibili all'agricoltura e di servizio alla stessa. 4. Strategie Al perseguimento degli obiettivi si dovrà pervenire, oltre che attraverso l'osservanza delle seguenti direttive, mediante ulteriori specificazioni normative del Regolamento Urbanistico e di eventuali piani e programmi di settore. Le azioni che si intende implementare sono:

• Mantenimento dei varchi liberi tramite il vincolo di non edificabilità dell'ambito.

• Manutenzione e riqualificazione delle sistemazioni e degli arredi delle aree contigue alla viabilità storica e alle strade riconosciute panoramiche evitando in particolare la messa in opera di elementi di sicurezza (guard-rail e barriere acustiche) di tipo standardizzato a vantaggio di soluzioni alternative. Tale ambito è sede di numerosi movimenti gravitativi e di indizi che portano a prevedere lo sviluppo ulteriore delle tipologie e dei processi embrionali. Il Regolamento Urbanistico dovrà prevedere forme per incentivare all'utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica sia in fase di recupero di situazioni già compromesse sia per gli interventi preventivi nelle aree dove sono presenti indizi preliminari di denudazione o erosione del pendio. 5. Disposizioni specifiche Ferme restando le disposizioni di cui all'art. 26 (ambito di applicazione della Legge Regionale n.1/2005, Titolo IV, Capo III) è consentito il computo delle aree per il raggiungimento della capacità edificatoria, con l'esclusione di fabbricati sulle stesse. Le aree ricadenti all'interno della fascia di rispetto dei pozzi comunali, individuati nella tav. 25 "I vincoli sovraordinati", sono soggette alle prescrizioni di cui all'art. 8 delle presenti norme. Il Regolamento Urbanistico

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Il Regolamento Urbanistico è la parte del nuovo Piano Regolatore che, nel rispetto degli obiettivi strategici riguardanti la conservazione, la modificazione e la trasformazione dei territorio e delle dimensioni massime ammissibili per gli insediamenti, le funzioni e i servizi definite dal Piano Strutturale, trasforma gli obiettivi in decisioni operative con una disciplina puntuale per la città e il sistema degli insediamenti e per il territorio rurale Da un’analisi del PRG si evidenzia come il tracciato interessi il territorio rurale, intendendo con esso tutte le aree esterne al perimetro dei centri abitati non diversamente individuate. Il PRG suddivide il territorio rurale, in relazione al grado di valore paesaggistico e ambientale, in aree omogenee che nel dettaglio sono: • Aree agricole di collina di rilevante valore ambientale e paesistico A1 (Art. 26 delle NTA) , sono costituite dall’insieme delle invarianti strutturali “boschi di pregio”, “geotopi” e “pascoli”, così come individuate dal Piano Strutturale. Sono inoltre compresi in queste aree agricole, limitatamente alle parti ricadenti nei fondovalle stretti, l’“ambito della rete di connessione con il Chianti” e l’“ambito della connessione con la collina” (individuati nel PS). Il PRG prevede che in tali aree, indipendentemente dalle attività svolte, non sono consentite le manomissioni di qualsiasi natura dei terreni, quali i modellamenti e le escavazioni, ed è prescritta la conservazione delle componenti morfologiche dei suoli; è inoltre consentita la realizzazione di impianti tecnologici di modesta entità. Infine, le norme che regolano gli interventi consentiti e esclusi da tali aree, sono applicati anche all’A.N.P.I.L. “ Pinetum del Moncioni ”, secondo quanto stabilito dall’Art. 38 delle NTA; • Aree agricole terrazzate storiche di particolare valore ambientale e paesistico A2 (Art. 27 delle NTA), costituite dall’invariante strutturale “i terrazzamenti ed i ciglionamenti” (individuata nel PS). Indipendentemente dalle attività svolte, su tali aree è comunque prescritta la conservazione, il ripristino e la valorizzazione dei terrazzamenti e dei ciglionamenti esistenti. Inoltre è consentita la realizzazione di impianti tecnologici di modesta entità; • Aree agricole, di pertinenza del sistema degli insediamenti, di valore ambientale e paesistico A3 (Art. 28 delle NTA) , costituite dall’invariante strutturale “aree agricole storiche e/o di pertinenza degli insediamenti” e dalle aree definite “fondovalle stretto”, così come individuate dal PS. In tali aree, indipendentemente dalle attività svolte è prescritta la conservazione, il ripristino e la valorizzazione della varietà delle tipologie colturali originarie. È inoltre consentita la realizzazione di impianti tecnologici di modesta entità; • Aree agricole boscate A4 (Art. 29 delle NTA) , sono costituite da tutte le aree coperte da boschi così come individuate dal PS, ad eccezione dei “boschi di pregio”. In tali aree è consentita la realizzazione di impianti tecnologici di modesta entità; • Aree agricole primarie A5 (Art. 30 delle NTA) , costituite dai sottosistemi ambientali “pianalti” e “colline argillose” e dal sottosistema ambientale “di fondovalle”, con esclusione dei fondovalle stretti, così come individuate dal PS. In tali aree, indipendentemente dalle attività svolte, non sono ammesse consistenti azioni di rimodellamento del suolo e di semplificazione del sistema di regimazione delle acque; è invece consentita la realizzazione di impianti tecnologici di modesta entità; • Aree agricole ortoflorovivaistiche A6 (Art. 31 delle NTA) , costituite dall’ambito dell’ortoflorovivaismo, come individuate dal PS. Indipendentemente dalle attività svolte, in tali aree non sono in alcun caso ammesse consistenti azioni di rimodellamento del suolo e di semplificazione del sistema di regimazione delle acque. È invece consentita la realizzazione di impianti tecnologici di modesta entità; • Aree di pertinenza degli edifici storici A7 (Art. 32 delle NTA) , costituite dalle aree circostanti gli edifici di valore storico, architettonico e tipologico, individuati ne “gli edifici di valore storico del territorio rurale” del RU, nonché dall’invariante strutturale “ville, poderi ed edifici specialistici”, individuata dal PS. In tali aree è consentita la realizzazione di impianti tecnologici di modesta entità; • Aree agricole interne al perimetro dei centri urbani A8 (Art. 33 delle NTA) . Indipendentemente dalle attività svolte, in queste aree non sono in alcun caso ammesse consistenti azioni di rimodellamento del suolo e di

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semplificazione del sistema di regimazione delle acque. È invece consentita la realizzazione di impianti tecnologici di modesta entità. Dall’analisi del PRG si evidenzia come il tracciato del nuovo elettrodotto a 380 kV, che rappresenta l’unica nuova realizzazione in questo Comune, attraversa le seguenti aree:

• A1 “Aree agricole di collina di rilevante valore ambientale e paesistico; • A2 “Aree agricole terrazzate storiche di particolare valore ambientale e paesistico ”

• A3 “Aree agricole, di pertinenza dei sistemi degli insediamenti, di valore ambientale e paesistico”

• A4 “Aree agricole boscate”;

• A5 “Aree agricole primarie”, localizzate in aree di ridotte dimensioni a Nord del Poggio di San Sinciano e in Loc. Filazzi; Fra queste, il tracciato interessa prevalentemente le “aree agricole boscate” e non ricade in zone a pericolosità idraulica elevata. Esclusivamente in un breve tratto al confine con il Comune di Bucine, presso Podere Molinaccio, il tracciato attraversa un’area a pericolosità moderata. Il tracciato non interferisce con il Parco del Pinetum, invece compreso nell’area di studio. Infine l’art. 15 delle NTA (“ fasce di rispetto ”) asserisce che i nuovi impianti relativi agli elettrodotti sono disciplinati dalla relativa normativa di settore e fuori dai centri urbani gli elettrodotti dovranno tener conto della salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio agrario e pertanto dovranno essere utilizzati materiali “compatibili” con il territorio rurale. 6.6.5 Piano Regolatore Generale del Comune di Cavriglia Nel territorio comunale di Cavriglia è prevista la realizzazione della seguente opera:

V nuovo elettrodotto a 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente S.E. di Santa Barbara. Il Piano Regolatore Generale del Comune di Cavriglia (nello specifico il Regolamento Urbanistico RU approvato con Deliberazione del Consiglio Comunale n.80 del 9 novembre 2007 e il Piano Strutturale PS approvato con Deliberazione del Consiglio Comunale n. 66 del 29 novembre 2000) suddivide il territorio in varie zone. Nel dettaglio per il “ Sistema Insediativo ” sono individuate le seguenti zone:

• Zone a matrice storica (zone omogenee di tipo “A”, Art. 11 delle NTA del RU), che interessano il patrimonio edilizio qualificato che riveste particolari caratteri architettonici, storici, artistici e ambientali. Queste zone sono quelle che necessitano di interventi tesi alla tutela, alla conservazione, al recupero ed alla valorizzazione degli aspetti fisici, morfologici, funzionali e sociali; • Zone di saturazione (zone omogenee di tipo “B”, Art. 12 delle NTA del RU), che comprendono quelle parti del territorio totalmente o parzialmente edificato, sostanzialmente urbanizzato, generalmente prodotte per incremento dei nuclei urbani antichi oppure in corrispondenza di nodalità territoriali; • Zone di espansione (zone omogenee di tipo “C”, Art. 16 delle NTA del RU), che sono quelle che interessano ambiti destinati a processi di trasformazione nuovi o già in corso; • Zone per le attività produttive (zone omogenee di tipo “D”, Art. 19 delle NTA del RU), che comprendono le parti di territorio, totalmente o parzialmente edificato, già destinate ad attività produttive, industriali, artigianali o assimilabili, ovvero previste per nuove espansioni di tipo produttivo; • Zone di recupero Urbano “RU” (Art. 23 delle NTA del RU), che rappresentano porzioni del territorio per le quali si ipotizzano interventi che tendano a migliorare e qualificare la struttura urbana attraverso operazioni di recupero e/o ricucitura dei tessuti edilizi. Il “ Territorio Rurale ” è invece suddiviso nelle seguenti sottozone:

• Sottozona di fondovalle e dell’ex zona mineraria “E1” (Art. 26 delle NTA del RU);

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• Sottozona degli altipiani di S. Lucia e Castiglioncello “E2” (Art. 27 delle NTA del RU);

• Sottozona dei colli del Chianti e della valle di Montegonzi “E3” (Art. 28 delle NTA del RU); tra di esse vi è la

Sottozona «E3 2» - Sereto “In tale sottozona, all’interno della quale si trovano il campo sportivo di Montegonzi e il complesso della chiesa e della canonica di Sereto, da vari anni utilizzato dall’associazione Scout Agesci di San Giovanni Valdarno, oltre agli interventi edilizi previsti dalle precedenti norme, è consentita, attraverso intervento diretto, l’installazione di strutture pertinenziali in adiacenza e/o nelle immediate vicinanze dei fabbricati esistenti, finalizzate allo svolgimento delle attività insediate e/o al loro adeguamento igienico e funzionale, da rimuoversi al termine delle stesse ”. All’interno di tali sottozone sono previste alcune norme generali (Art. 25 delle NTA del RU), tra cui: • assetti idrogeopedologici : è vietata ogni forma di escavazione e di alterazione geomorfologica dei terreni, eccetto quelle finalizzate al ripristino agrario di aree incolte ed eccetto quelle finalizzate alla realizzazione di sistemi infrastrutturali di pubblico interesse o al recupero dell’area mineraria. Saranno ripristinate e conservate le strutture vegetazionali ripariali, anche con bonifica delle piante infestanti e reimpianto di essenze idonee all’habitat fluviale; • assetti infrastrutturali : è prescritto il mantenimento della viabilità esistente, compreso quella vicinale e poderale; la realizzazione di manufatti e di strutture a servizio delle reti di trasporto energetico e di telecomunicazione è subordinata al rispetto delle vigenti disposizioni e alla redazione della specifica strumentazione urbanistica. Dovranno comunque prevedersi idonei accorgimenti per ridurne o annullarne l’impatto visivo. Rientrano nel territorio rurale anche le “ Aree di tutela paesaggistica delle ville, dei centri, dei nuclei e degli aggregati di elevato valore storico ambientale ” (Art. 32 delle NTA del RU) per le quali valgono le norme generali contenute nell’articolo 25. Infine il PRG individua le Aree per attrezzature di interesse pubblico (zone omogenee di tipo “F”, Art. 34 delle NTA del RU), suddivise in varie sottozone in base alle loro caratteristiche e specificità: aree per lo sport ed il tempo libero, per le attività culturali, sociali, sanitarie, politiche, religiose, scolastiche, ecc. Fra le attrezzature territoriali sono comprese anche le “Aree per verde pubblico attrezzato” (Art. 40 delle NTA del RU) e le “ Fasce di rispetto stradali ” (aree destinate ad eventuali ampliamenti della viabilità esistente, a nuove strade, a corsie di servizio, ad aree di parcheggio pubblico, percorsi pedonali o ciclabili e verde di arredo e dove quindi sono vietate le nuove costruzioni, in base all’Art. 41 delle NTA del RU). Dall’analisi del PRG si evidenzia come il tracciato del nuovo elettrodotto a 380 kV SE Santa Barbara – SE Monte San Savino, che rappresenta l’unica nuova realizzazione in questo Comune, attraversa le seguenti zone e sottozone:

• Territorio rurale: sottozona dei colli del Chianti e della Valle di Montegozzi (art.28);

• Fascia di rispetto stradale (art. 41); • Aree di tutela paesaggistica delle ville, dei centri, dei nuclei e degli aggregati di elevato valore storico e ambientale (art. 32);

Sottozone “E3” (dei colli del Chianti e della valle di Montegonzi) - Sottozona «E3 2» - Sereto (art. 28). 6.6.6 Coerenza del progetto con la pianificazione locale Le opere in progetto non interessano aree urbanizzate, coerentemente con quanto disposto dai Piani Regolatori che, per quanto possibile, cercano di evitare la presenza di linee elettriche aeree ad alta ed altissima tensione all’interno dei centri urbani, anche per limitare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici. L’analisi dei PRG dei comuni interessati dalle opere, ha evidenziato invece, che le nuove linee elettriche attraversano quasi esclusivamente zone agricole e territori rurali di varia tipologia. Inoltre gli interventi previsti, in generale, non andranno ad interessare ambiti o zone omogenee con destinazioni d’uso e vocazioni non compatibili con la presenza di linee elettriche. Si tratta infatti in prevalenza di aree a destinazione d’uso (e, quindi vocazione) agricola, mentre solo nel caso del Comune di Monte San Savino sarà interessata dai nuovi interventi una zona D (area per attività produttive) molto limitata per estensione (e solamente come sorvolo di una campata, senza che siano localizzati al suo interno dei sostegni).

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Il confronto fra i tracciati di progetto e la pianificazione locale mostra che in prevalenza nelle aree direttamente interessate dalle opere è ammessa la realizzazione di reti di trasporto energetico, nel rispetto delle normative di settore vigenti e con particolare attenzione agli impatti visivi. Tuttavia permangono alcuni elementi di attenzione, di seguito esaminati. Anche se le opere in progetto attraversano in larga parte aree a pericolosità idraulica irrilevante o moderata, secondo quanto indicato dalla pianificazione locale e non dal Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico,tuttavia alcuni sostegni ricadono in zone a pericolosità media o elevata. Nel dettaglio: • nuovo elettrodotto 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara: alcuni tratti nel Comune di Civitella in Val di Chiana lungo la Valle dell’Esse, ovvero dal sostegno 76 al 77 e dal sostegno 78 al 82 ricadono in zone a pericolosità elevata, il tratto dal sostegno 83 al 87 (loc. La Casina Bassa e Pian del Prato) ricade in zona a pericolosità molto elevata; • raccordo 132 kV doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente elettrodotto 132 kV semplice terna “Ambra – Siena” e derivazione verso la CP Monte San Savino: il tratto lungo la Valle dell’Esse dal sostegno 31 al 32 e dal sostegno 33 al 36 ricade in zona a pericolosità elevata

Gli interventi previsti inoltre attraversano vari corsi d’acqua sui quali vige il vincolo di rispetto delle fasce fluviali. In prossimità di tali aree saranno limitate per quanto possibile eventuali interferenze sulla vegetazione ripariale, compatibilmente con la fattibilità tecnica del progetto. Ad ogni modo non saranno interessate aree golenali o direttamente sponde o piedi di argini. In riferimento al rischio geomorfologico, anche se i tracciati interessano per gran parte zone a pericolosità moderata, sono comunque presenti aree a maggiore pericolosità (media ed elevata), soprattutto nella parte più a nord del tracciato nei comuni di Cavriglia, Montevarchi e Bucine, dove saranno seguite le indicazione disposte dal PAI. In riferimento al rischio geomorfologico, si prevede la realizzazione dei seguenti sostegni in aree geomorfologicamente instabili: Elettrodotto 380kV semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara:

• Il sostegno n. 16 ricade in aree a pericolosità da frana elevata (P.F.3); • Il sostegno n. 31 ricade in prossimità di un’area a pericolosità da frana media (P.F.2); • Il sostegno n. 42 ricade in prossimità di un’area a pericolosità da frana elevata (P.F.3); Raccordo in classe 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente elettrodotto 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”:

• Nessun sostegno ricade in aree a pericolosità per frana da PAI. Elettrodotto a 132 kV in semplice terna “C.P. Ambra – C.P. Monte San Savino”:

• Nessun sostegno ricade in aree a pericolosità per frana da PAI. Elettrodotto a 132 kV in cavo interrato “S.E Monte San Savino – C.P. Monte San Savino”: • Nessun sostegno ricade in aree a pericolosità per frana da PAI. Raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente elettrodotto 220kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”:

• Nessun sostegno ricade in aree a pericolosità per frana da PAI. Raccordo 132 kV doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e gli elettrodotti 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “C.P. Foiano – C.P. San Giovanni Valdarno”:

• Nessun sostegno ricade in aree a pericolosità per frana da PAI. Raccordo 132 kV doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e gli elettrodotti 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “C.P. Foiano – C.P. San Giovanni Valdarno”:

• Nessun sostegno ricade in aree a pericolosità per frana da PAI.

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Per ulteriori dettagli sulle aree a pericolosità per frana, non segnalata dal PAI, ma riportate nelle cartografie geomorfologiche o rilevate nel sopralluogo di campo, si rimanda alla componente “suolo e sottosuolo” del quadro di riferimento ambientale (par. 4.4.6).

Altro elemento di attenzione è rappresentato dall’attraversamento di aree boscate, sottoposte a vincolo in base al D.Lgs. 42/2004 e s.m.i., particolarmente nei comuni di Cavriglia, Bucine e Montevarchi. In fase di progetto esecutivo si cercherà di limitare, per quanto possibile, l’interferenza con tali aree, anche minimizzando l’eventuale taglio delle piante. Su tale aspetto si rimanda pertanto a quanto precedentemente esposto per la coerenza con il PP e il PTCP ed, inoltre, al paragrafo dedicato alla componente flora e vegetazione, contenuto nel Quadro di Riferimento Ambientale. La pianificazione locale prevede inoltre che la costruzione di nuove linee elettriche debba adottare gli idonei accorgimenti per ridurre o annullare gli impatti visivi. A questo proposito gli effetti delle opere in progetto sul paesaggio sono analizzati specificatamente nel Quadro di riferimento ambientale. Si ricorda comunque che la scelta della localizzazione dei tracciati è stata operata minimizzando per quanto possibile l’impatto visivo. Inoltre, va tenuto in considerazione che a seguito delle demolizioni di linee esistenti connesse all’opera in progetto, essendo in termini di lunghezza lineare maggiori rispetto alle nuove realizzazioni, si determinerà la liberazione dei vincoli di servitù degli elettrodotti esistenti, con notevoli vantaggi per gli strumenti di pianificazione locale e, più in generale, per il governo del territorio.

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7 VALUTAZIONE DELLA COMPATIBILITÀ PAESAGGISTICA

7.1 Considerazioni generali sulla tipologia degli impatti sul paesaggio

Nel caso di un elettrodotto gli elementi progettuali che interferiscono con il paesaggio sono rappresentati dai sostegni e dai conduttori e corde di guardia. Per quanto riguarda i sostegni, l’impatto dipende da diverse variabili: dalla forma, dalla distribuzione delle masse, dal colore. Nel caso della linea, dato l’ingombro tutto sommato limitato della base dei sostegni, l’impatto si può a ragione ritenere esclusivamente di tipo visuale.

Per quanto concerne l’impatto visuale è opportuno fare alcune precisazioni di ordine visuale-percettivo: la presenza di elettrodotti all’interno dei paesaggi comunemente percepiti fa ormai parte dell’immagine stessa che si ha del paesaggio, soprattutto nelle aree caratterizzate dal maggior grado di antropizzazione (nel caso specifico in particolare nella Val di Chiana). Per tale ragione la presenza di elettrodotti in ambiti territoriali con caratteri del paesaggio non molto accentuati non costituisce un elemento di disturbo particolarmente rilevante. In talune condizioni di visibilità (presenza sul territorio di elementi schermanti, di altre infrastrutture, di aree edificate, ecc) la presenza di tale tipologia di manufatti passa del tutto inosservata. Diverso è il caso in cui l’elettrodotto si trovi a passare in prossimità di beni culturali o di elementi strutturali di particolare significato paesistico (come ad esempio attraversamento di fiumi, aree ad elevata valenza naturalistica e nel caso specifico aree boscate). In questo caso, nell’individuazione dell’impatto è fondamentale il rapporto di scala, oltre al diverso significato delle opere interessate.

L’impatto visuale prodotto da un nuovo inserimento nel paesaggio varia molto in funzione dell’aumento della distanza tra la nuova opera e l’osservatore. Infatti, la percezione di un oggetto nel paesaggio diminuisce, all’aumentare della distanza, con una legge che può considerarsi lineare solo in condizioni ideali di visibilità, che presuppongono perfetta trasparenza del mezzo aereo, buone condizioni di luminosità e soprattutto la totale assenza di altri elementi nel paesaggio, un territorio, cioè, completamente piatto e privo di elementi. Ben diverso è invece il caso reale nel quale le variabili da considerare sono molteplici e ben diversificate tra loro.

Nel caso in esame il territorio si presenta pianeggiante solo per una piccola porzione, soprattutto nelle vicinanze della nuova stazione elettrica, mentre la maggior parte dei tracciati attraversa aree collinari. Pertanto già naturalmente il territorio è caratterizzato dalla presenza di elementi che limitano fortemente la profondità del campo visuale e, in corrispondenza delle zone pianeggianti, di altri che ne alterano il livello percettivo (infrastrutture viarie, altri elettrodotti, la centrale di S. Barbara, ecc.). Tra i tracciati degli elettrodotti in esame ed un potenziale osservatore, infatti, si frappongono una serie di elementi del paesaggio, occupanti piani visuali diversi, che influenzano a tal punto la percezione da renderla talvolta anche impossibile. Inoltre per le linee a 380 kV (raccordo semplice terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e l’esistente elettrodotto 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta” e linea in semplice terna “nuova S.E. M.S. Savino - S.E. S. Barbara”, l’elettrodotto in progetto di maggiore lunghezza) saranno utilizzati sostegni a delta rovesciato, tipologia a minor interferenza estetico-percettiva, in quanto meno visibile, soprattutto nelle aree forestali. Inoltre, sarà possibile adottare una verniciatura mimetica per i sostegni, tenendo conto dei rapporti specifici tra sostegno e sfondo. In sede di progetto saranno eseguite le opportune scelte cromatiche in modo da armonizzare l'inserimento dei sostegni in funzione delle caratteristiche del paesaggio attraversato. Infine, per alcune opere in progetto saranno utilizzate linee in doppia terna anziché due linee in semplice terna affiancate, come attualmente si verifica per gli elettrodotti a 132 kV “CP Foiano - CP S.Giovanni Valdarno” e “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to”. Tali accorgimenti (sostegni a delta rovesciato, verniciature in verde e uso di doppie terne) contribuiscono a minimizzare la percezione delle opere e quindi il loro potenziale impatto estetico-percettivo.

È possibile individuare in particolare tre fasce principali di percezione dei manufatti: 1. Fascia di totale dominanza visuale; 2. Fascia di dominanza visuale; 3. Fascia di presenza visuale.

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Nella fascia di totale dominanza, che ha un’estensione di circa 3 volte l’altezza degli oggetti analizzati, gli elementi del progetto occupano totalmente il campo visivo del fruitore del paesaggio; pertanto, in questa fascia l’interferenza visuale risulterà generalmente alta. Nella fascia di dominanza visuale gli elementi del progetto ricadono nei coni di alta e media percezione, essa ha un’estensione di circa 10 volte l’altezza degli elementi emergenti. In tale fascia l’interferenza può risultare più o meno elevata secondo la qualità delle visuali interessate. Nella fascia di presenza visuale gli elementi occupano una parte limitata del campo visuale e tendono a confondersi con gli altri elementi del paesaggio. Essa si estende oltre la fascia di dominanza visuale anche per alcuni chilometri fino ad interessare l’intero campo di intervisibilità (circa 30 volte l’altezza degli oggetti analizzati). L’interferenza visuale risulta in genere bassa o molto bassa.

Per valutare l’ampiezza delle fasce di percezione si è tenuto conto soprattutto dell’altezza dei sostegni che sono gli elementi maggiormente visibili nel paesaggio, per poi estendere le fasce all’intera linea. Tenendo conto del fatto che le diverse esigenze progettuali implicano l’utilizzo di diverse tipologie ed altezze dei sostegni, ci si è posti nella peggiore condizione di utilizzo adottando un’altezza standard pari a 60 m per tutti i sostegni della linea. Rispetto all’asse della linea sono state individuate le profondità delle seguenti fasce, sulla base di una h media di riferimento di 50 m, in realtà molto cautelativa, vista che l’h media effettiva dei sostegni risulta pari a circa 38 m: • Fascia di totale dominanza visuale del manufatto: 150 metri (circa 3 volte l’h media dei sostegni); • Fascia di dominanza visuale del manufatto: 500 metri (circa 10 volte l’h media dei sostegni); • Fascia di presenza visuale del manufatto: 1500 metri (circa 30 volte l’h media dei sostegni).

Per le caratteristiche morfologiche e strutturali del paesaggio sopra riportate si ritiene che oltre i 1500 m di distanza dall’elettrodotto gli effetti di intrusione sul paesaggio siano praticamente irrilevanti. Inoltre i nuovi elettrodotti, in particolare le due linee più lunghe (elettrodotto a 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e l'esistente S.E. S. Barbara” e l'elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la CP Ambra a la CP M.S.Savino), quando attraversano le aree boscate collinari (aree di maggior pregio paesistico), passano sui versanti a mezza costa e quindi risultano essere meno visibili in quanto, anche grazie alla verniciatura mimetica, si confondono con il bosco retrostante. Pertanto la visibilità delle suddette opere è ulteriormente ridotta dai punti di percezione (come le strade e i borghi antichi). Di seguito vengono descritti i principali impatti degli interventi a progetto sul paesaggio in fase di cantiere e di esercizio. Un’analisi più approfondita circa le trasformazioni dell’opera sul paesaggio sono riportate nei successivi paragrafi, in riferimento sia alle trasformazioni fisiche dei luoghi sia alle alterazioni nella percezione Impatto in fase di cantiere In fase di cantiere le attività di costruzione degli elettrodotti determinano le seguenti azioni di progetto: • occupazione delle aree di cantiere e relativi accessi; • accesso alle piazzole per le attività di trasporto e loro predisposizione per l'edificazione dei sostegni; • realizzazione delle fondazioni e montaggio dei sostegni; • posa e tesatura dei conduttori.

Con riferimento a queste azioni di progetto sono state considerate come significative le seguenti interferenze prevedibili: 1. sui caratteri strutturali e visuali del paesaggio: si produce a seguito dell’inserimento di nuovi manufatti nel contesto paesaggistico, oppure alterando la struttura dello stesso mediante la riduzione di taluni elementi significativi, nello specifico la vegetazione forestale; 2. sulla fruizione del paesaggio: consiste nell’alterazione dei caratteri percettivi legati a determinate peculiarità della fruizione paesaggistica (fruizione ricreativa e turistica).

Per quanto riguarda la linea aerea si fa rilevare che la localizzazione delle basi dei tralicci e quindi dei cantieri mobili (“micro-cantieri”) è stata effettuata in modo da minimizzare l’eventuale abbattimento della vegetazione d’alto fusto presente, come di seguito specificato. Le aree principali di cantiere saranno localizzate in zone agricole e per

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 77 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12 raggiungere i siti dei cantieri mobili si utilizzerà per quanto possibile la viabilità esistente. Infine le aree principali di cantiere non interessano zone di particolare interesse paesaggistico e/o vincolate.

Data la breve durata delle operazioni di cantiere e la dimensione assai ridotta delle zone di lavoro, corrispondente ad un’area poco più estesa dell’area occupata dai tralicci (ad eccezione del sito in cui sorgerà la nuova stazione elettrica), si prevede che gli impatti in fase di cantiere risulteranno essere di livello basso e comunque sempre reversibili. Una interferenza maggiore è ipotizzabile solo nelle aree boscate interessate dai nuovi elettrodotti, dove sarà talvolta necessario il taglio degli elementi arborei (per un’analisi più approfondita circa gli impatti sulle aree boscate si rimanda al par. 7.2 “Previsione delle trasformazioni dell’opera sul paesaggio”). Impatti in fase di esercizio Per la tipologia delle opere progettuali in oggetto, la fase di esercizio è quella che presenta le maggiori problematiche, poiché gli impatti che si vengono a verificare in tale fase risultano permanenti.

Per quanto riguarda la componente in analisi è possibile individuare interferenze ambientali significative quali quelle: 1. sui caratteri strutturali e visuali del paesaggio per l’inserimento dell’opera nel contesto paesaggistico; 2. sulla fruizione del paesaggio per l’alterazione dei rapporti tra le unità visuali.

La parte aerea, essendo costituita da un insieme di sostegni distanziati e di limitata superficie al suolo ed un fascio di cavi e considerando gli accorgimenti progettuali adottati, non interferisce direttamente con gli elementi strutturali del paesaggio (trasformazioni fisiche), ma ne turba le condizioni visuali (come approfondito nei successivi paragrafi).

Come di seguito analizzato, in fase di esercizio, l’impatto sul paesaggio sarà prevalentemente, se non esclusivamente, di tipo percettivo - visuale e risulterà essere di carattere solo parzialmente reversibile.

Com’è stato già ricordato, l’interferenza visuale sarà diversa a seconda che i recettori d’impatto cadano nella fascia di totale dominanza visuale piuttosto che nella fascia di dominanza visuale o di presenza visuale, come meglio indagato in riferimento alle fotosimulazioni (par. 7.4) ed alla analisi di intervisibilità della nuova linea.

Di seguito vengono approfondite le analisi inerenti le trasformazioni dell’opera sul paesaggio.

7.2 Previsione delle trasformazioni dell’opera sul paesaggio

Le trasformazioni delle opere in progetto sono state valutate in merito a: • Trasformazioni fisiche dello stato dei luoghi, cioè trasformazioni che alterino la struttura del paesaggio, i suoi caratteri e descrittori ambientali (suolo, morfologia, vegetazione, beni culturali, beni paesaggistici, ecc.); • Alterazioni nella percezione del paesaggio.

Per ciò che concerne le trasformazioni fisiche dello stato dei luoghi, si segnala che: • In riferimento agli elettrodotti, il suolo occupato in modo definitivo non aumenterà di superficie, in quanto a fronte della costruzione di circa 80 km di nuove linee elettriche, saranno demoliti circa 100 km. Pertanto il numero di sostegni necessari, e quindi il relativo suolo occupato, sarà inferiore nella situazione post-operam rispetto all’ ante-operam ; pertanto per questo punto si può stimare un impatto positivo ; • La sottrazione permanente di suolo sarà più significativa solo nell’area, di circa 6 ha, in cui sarà localizzata la nuova stazione elettrica di M.S. Savino (non assoggettata a VIA). Tuttavia si specifica che tale area è adibita ad uso agricolo, quindi non di particolare pregio paesistico. Pertanto la sottrazione di suolo non interesserà aree naturali o seminaturali e l'impatto stimabile è trascurabile ; • Per quanto tecnicamente possibile, sarà minimizzato l’abbattimento di elementi arborei ed arbustivi. Inoltre, si precisa che, grazie all’interramento delle fondazioni dei sostegni, la vegetazione eventualmente tagliata, potrà

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ricrescere anche all’interno della base del sostegno limitando la sottrazione di habitat; pertanto per questo punto e sulla base di questi elementi, si può stimare un impatto trascurabile sul paesaggio; • Le aree principali di cantiere (per il deposito dei materiali e il ricovero dei mezzi), saranno localizzate in zone agricole. Quindi non saranno interessate aree di particolare interesse paesaggistico e/o vincolate; per questo punto si può stimare un impatto nullo o trascurabile (quindi irrilevante); • L’occupazione delle aree di cantiere sarà limitata allo stretto necessario, sia per le aree principali che per i “micro-cantieri” necessari alla costruzione dei sostegni. Le aree interferite saranno comunque occupate per un periodo breve (aree principali) o molto breve (“micro-cantieri”) e, in ogni caso, a lavori conclusi tali aree verranno ripristinate e restituite agli usi originari; anche per questo punto si può stimare un impatto nullo o trascurabile (quindi irrilevante); • In generale, non saranno effettuati movimenti di terra massivi (scavi, livellamenti, riporti, ecc.); pertanto per questo punto si può stimare un impatto nullo o trascurabile (quindi irrilevante); • Per accedere ai cantieri (sia principali che per i sostegni) si useranno per quanto possibile vie d’accesso preesistenti, limitando quindi l’apertura di nuove strade o piste. In particolare, le aree principali di cantiere, essendo finalizzate solo al deposito dei materiali e al ricovero dei mezzi, saranno localizzate in zone facilmente accessibili, minimizzando se non annullando la necessità di aprire piste transitabili; pertanto per questo punto si può stimare un impatto nullo o trascurabile (quindi irrilevante); • Infine, nelle aree interessate dalle demolizione, è prevedibile un progressivo recupero delle condizioni naturali, anche a seguito del recupero delle aree occupate dai sostegni e della naturale rivegetazione forestale che si avrà al di sotto dei conduttori delle linee esistenti, conseguentemente alla loro demolizione. Pertanto in queste aree le trasformazioni fisiche previste comporteranno impatti positivi sul paesaggio.

In riferimento ai beni e alle aree vincolate (in base al D.Lgs 42/2004 e s.m.i.) presenti nell’area di studio, come già descritto nel par. 6.1 si segnala quanto segue: • le nuove linee attraversano o passano in prossimità di alcuni corsi d’acqua, sottoposti al vincolo di rispetto dei 150 metri , tutelate ai sensi dell'Art. 142 (comma 1, lettera c) del D.Lgs. 42/2004 e s.m.i. (tra i principali Borro del Rigo della Peschiera, Borro della Cervia, Borro del Regheto, Fosso della Connola, Torrente Ambra, Torrente Asciana, Torrente Esse, Borro della Castellaccia, Borro della Pozza, ecc.). Di seguito si analizzano le interferenze con le singole opere in progetto: o il nuovo elettrodotto a 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e l’esistente S.E. S. Barbara interessa zone vincolate con il tratto tra i sostegni 15 e 16, con il tratto tra i sostegni 21 e 22, con il sostegno 37, con il tratto tra i sostegni 38 e 39, con i sostegni 57, 58 e 59 (Torrente Asciana), con il tratto tra i sostegni 69 e 70, con il tratto tra i sostegni 75 e 78 (Torrente Esse e Fosso della Connola); o il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la Cabina Primaria (C.P.) Ambra e la C.P. Monte San Savino interessa zone vincolate con il tratto tra i sostegni 11 e 12 (Torrente Asciana), con il tratto tra i sostegni 24 e 25, con il tratto tra i sostegni 30 e 33 (Torrente Esse e Fosso della Connola); o il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino (che ricordiamo sarà realizzato esclusivamente lungo la rete stradale comunale, tranne che per un breve tratto compreso tra Peschiera e Granaio) interessa alcune zone vincolate lungo il Borro del Rigo della Peschiera. • i tracciati attraversano varie aree boscate sottoposte a vincolo ai sensi dell' art. 142 (comma 1, lettera g) del D.Lgs 42/2004 e s.m.i. In queste aree le eventuali sottrazioni di habitat permanenti saranno limitate alle sole superfici di suolo occupate da ciascun sostegno, mentre in fase di cantiere le aree interferite saranno occupate per un periodo molto breve e saranno comunque di estensione limitata. Inoltre per accedere ai cantieri si useranno per quanto possibile vie d’accesso preesistenti. In questa fase, potenziali impatti possono essere legati al taglio (a raso o per capitozzatura) degli elementi arborei e, come conseguenza, il possibile ingresso nel bosco di specie di scarso valore ambientale. Il taglio degli elementi arborei si rende solitamente necessario laddove questi possono interferire con i conduttori (soprattutto per le linee a 132 kV, per le quali sono utilizzati sostegni più bassi). Grazie agli accorgimenti utilizzati durante la fase di progettazione, il taglio della vegetazione sarà comunque estremamente limitato e ridotto al minimo necessario a garantire le condizioni di esercizio in sicurezza; inoltre, il nuovo assetto di rete che si verrà a determinare a seguito della realizzazione dell’opera in progetto, consentirà la demolizione di porzioni importanti di linee elettriche AT esistenti, consentendo il recupero degli habitat attualmente interferiti.

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• come anticipato nella parte programmatica, il tracciato non interferisce direttamente con vincoli paesaggistici art.136 Dlgs 42/2004 (ex L. 1497/39); le uniche aree soggette a tale vincolo sono le zone godibili dall’autostrada del Sole A1 (codice vincolo 90014 "Visuali panoramiche godibili dall’autostrada del sole nel tratto che attraversa la provincia di Arezzo " - GU n° 50 del 25/02/1969), poste in vicinanza dei nuovi raccordi a 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta” e a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e gli elettrodotti a 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano - CP Monte San Savino – CP S. Giovanni Val d’Arno”, in quanto alcuni di essi attraversano l’autostrada o vi corrono paralleli per alcuni tratti. Tuttavia in queste aree non ci saranno trasformazioni fisiche, ma l’interferenza sarà esclusivamente estetico – percettiva; pertanto si rimanda ai paragrafi successivi inerenti l’alterazione della percezione del paesaggio, anticipando che comunque il paesaggio, in tali ambiti, è già ampiamente interferito da grandi opere di origine antropica, in quanto interessato da infrastrutture stradali; • infine, nessuna area soggetta al vincolo architettonico-monumentale sarà direttamente interessata dagli interventi a progetto.

Oltre ai vincoli suddetti, altri beni culturali ed ambientali da tutelare sono riportati nel Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia (PTCP) di Arezzo. In riferimento a tali beni, si segnala che nell’area di studio si segnalano alcune aree significative, che in limitati casi sono state interessate anche dalle opere in progetto: • “ville e giardini di non comune bellezza e edifici specialistici antichi“ presenti nell’area di studio ma, in generale, non attraversate dai tracciati in progetto , ad eccezione dell’area di tutela paesistica degli edifici specialistici in località Sereto (Cavriglia) interessata dal nuovo elettrodotto a 380 kV ST tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente S.E. di Santa Barbara (sostegno n. 25). • Altre aree di tutela paesistica degli edifici presenti nell’area di studio e interessate dalle opere di progetto sono: o aree di tutela paesistica delle ville: Fattoria di Spoiano interessata da un breve tratto del nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino; o aree di tutela paesistica degli aggregati: il nuovo elettrodotto a 380 kV ST tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente S.E. di Santa Barbara interessa l'area di Podere Spanto e San Marco (Montevarchi) con il sostegno n. 31 e l'area di Podere santà (Montevarchi) nel tratto tra i sostegni 33 e 34; un breve tratto del nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino interessa l'area di Spoiano di Sotto; o aree di tutela paesistica della struttura urbana: area di S. Martino e Ambra (Bucine) interessata dai sostegni 1, 2, 3, 4 e 5 del nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la Cabina Primaria (C.P.) Ambra e la C.P. Monte San Savino. • aree terrazzate , presenti all’interno dell’area di studio e talvolta interessate dalle opere di progetto, spesso esclusivamente come sorvolo: o il nuovo elettrodotto a 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e l’esistente S.E. S. Barbara interessa l'area di Poggio alle Valli (Cavriglia) con il sostegno n. 16, l'area di Podere Spanto e San Marco (Montevarchi) con il sostegno n. 31, l'area tra Podere Carraia e Poggio Coccole (Montevarchi) con il sostegno 33, l'area di Gretole (Montevarchi) con il sostegno 38, l'area di Podere Poggio al Sole (Bucine) con il tratto tra i sostegni 43 e 44, l'area di Petrella (Bucine) con il tratto tra i sostegni 65 e 66; o il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la Cabina Primaria (C.P.) Ambra e la C.P. Monte San Savino interessa l'area di Petrella (Bucine) con il tratto tra i sostegni 20 e 21; o il nuovo raccordo a 132 kV doppia terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e gli elettrodotti 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano - CP Monte S. Savino - CP S.Giovanni Valdarno” presso il Pod.e Carletti (M. S. Savino) con il sostegno n. 23. • le opere a progetto interessano varie strade d’interesse paesistico . Le strade comprendono tratti di interesse paesistico eccezionale o rilevante. Di seguito si analizzano le opere di progetto interessate: o il nuovo elettrodotto a 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e l’esistente S.E. S. Barbara interessa tratti stradali di interesse paesistico rilevante con il sostegno 20 (Cavriglia), il sostegno 31 (Montevarchi), con il tratto tra i sostegni 38 e 39 (confine comunale tra Montevarchi e

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Bucine), con alcuni tratti nel Comune di Bucine, ovvero tra i sostegni 44 e 45, tra i sostegni 49 e 50, tra i sostegni 66 e 67 e tra i sostegni 68 e 70, con il sostegno 76 nel comune di Civitella in Val di Chiana, con il tratto tra i sostegni 82 e 83 e con il sostegno 94 (Monte San Savino). La linea a 380 kV interessa anche tratti stradali di interesse paesistico eccezionale con il sostegno 31 e il sostegno 33 (Montevarchi), con il sostegno 43 ed il tratto tra i sostegni 54 e 55 ed i sostegni 56 e 57 nel Comune di Bucine; o il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la Cabina Primaria (C.P.) Ambra e la C.P. Monte San Savino interessa tratti stradali di interesse paesistico rilevante in alcune aree del Comune di Bucine con il tratto tra i sostegni 5 e 6, con il sostegno 6, con i tratti tra i sostegni 9 e 10, tra i sostegni 21 e 22, tra i sostegni 23 e 24, tra i sostegni 24 e 25, nel Comune di Civitella in Val di Chiana con il sostegno 31 ed infine con il tratto tra i sostegni 37 e 38 nel Comune di Monte S. Savino. L’elettrodotto a 132 kV interessa anche tratti stradali di interesse paesistico eccezionale con i sostegni 6 e 10 (Bucine) e con il tratto tra i sostegni 38 e 39 (Monte S. Savino); o il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino interessa alcuni tratti stradali di interesse paesistico rilevante nei territori comunali di Monte San Savino e Civitella in Val di Chiana. • sono presenti emergenze geologiche areali , ma non puntiformi, interessate dalle nuove opere di progetto: o il nuovo elettrodotto 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e l’esistente S.E. S. Barbara interessa una vasta area nel territorio comunale di Bucine (nel tratto dal sostegno 44 al 54), un'area nel Comune Civitella in Val di Chiana (nel tratto dal sostegno 75 a 77), due distinte aree nel Comune di Monte San Savino (tratto dai sostegni 88 a 90 e tratto dai sostegni 92 a 97); o il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la Cabina Primaria (C.P.) Ambra e la C.P. Monte San Savino interessa le stesse aree della linea a 380 kV nei tratti in cui corre parallelo ad essa, e cioè un'area nel Comune Civitella in Val di Chiana (nel tratto dal sostegno 30 a 32); o il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino interessa due distinte aree nel Comune di Monte San Savino (in prossimità di Granaio Basso, Granaio Alto e Granaio Arrigucci e in prossimità di loc. Infernazzio) e due aree nel Comune di Civitella in Val di Chiana (loc. Gricena e a Spoiano di Sotto). • Alcuni boschi di pregio sono compresi nell’area di studio e lungo le nuove opere di progetto: o area di studio: soprattutto nella parte meridionale del Comune di Cavriglia, nel territorio di Bucine e nella parte collinare dei comuni di Civitella in Val di Chiana e Monte San Savino. o In dettaglio ricadono all'interno dei i boschi di pregio: i sostegni della nuova linea a 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e l’esistente S.E. S. Barbara dal n. 13 al n. 27 (escluso il n. 16), il n 30, il n. 37, dal n. 39 al n. 42, il n. 44, il n. 49, il n. 51, il n. 53, il n. 56, dal n. 59 al n. 64, il dal n. 66 al n. 74, il n. 77, il n. 78, il n. 89, il n. 93, il n. 96; i sostegni della nuova linea a 132 kV semplice terna tra CP di Ambra e la CP di Monte San savino il n. 8, il n. 9, il n. 12, dal n. 14 al n. 33 (escluso il n. 20 e il n. 30), il n. 39. La maggior parte dei boschi interessati da questi tracciati sono boschi a prevalenza di latifoglie. Le altre opere in progetto non interessano invece boschi di pregio, nello specifico il tratto in cavo interrato andandosi a localizzare lungo la sede stradale non prevede nessuna interferenza con questa tipologia. • nell’area di studio le uniche aree di pregio presenti sono: l’A.N.P.I.L. “Pinetum di Moncioni”, il SIC IT5190002 “Monti del Chianti” e Castelnuovo dei Sabbioni (area individuata dalla Carta Natura). Queste aree comunque non sono direttamente interessate dalle nuove linee elettriche. • Per quanto riguarda le aree d’interesse ambientale si verifica una interferenza con le opere di progetto, come indicato di seguito: o il nuovo elettrodotto a 380 kV ST "M.S. Savino - S. Barbara” attraversa alcune comprendenti le zone b,c,d (D.C.R. 296/88), in particolare nei Comuni di Cavriglia (dal sostegno n 13 al n. 24 e n. 26) e di Montevarchi (dal sostegno n. 27 al n. 30). o nell’area di studio le aree comprendenti le zone b,c,d sono presenti a cavallo fra M.S. Savino e Lucignano; • nell’area di studio sono presenti sia cave (5 nel Comune di Cavriglia, 5 nel Comune di Civitella in Val di Chiana, 6 nel Comune di Arezzo, 3 nel Comune di M.S. Savino e 2 nel Comune di Marciano della Chiana) sia

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discariche (2 nel Comune di Cavriglia vicino C. Piana e ad Est della Centrale di S. Barbara, 2 in quello di Arezzo presso il Pod.e Molinaccio e S. Zeno, 1 a Civitella in Val di Chiana in Loc. Le Fornaci Bianchi e 1 a Marciano della Chiana in Loc. Il Teso). Né le cave né le discariche sono però interessate dalle nuove opere in progetto .

Da quanto suddetto si evince che, in fase di cantiere, le trasformazioni fisiche del paesaggio saranno tutte temporanee e di estensione spaziale limitata. In riferimento alle trasformazioni fisiche permanenti, le interferenze principali interesseranno le aree boscate e in misura minore i corsi d’acqua, le aree terrazzate, le emergenze geologiche e le altre aree d’interesse ambientale. In fase di progettazione esecutiva in queste aree saranno considerate tutte le prescrizioni previste dalla normativa. Impatti positivi permanenti sono invece prevedibili nelle aree interessate dalle demolizioni, nelle quali è ipotizzabile un recupero delle condizioni naturali. Inoltre, sia in fase di costruzione che di esercizio, saranno attuate tutte le misure per mitigare gli eventuali impatti, tra cui: • alla fine dei lavori, le aree di cantiere verranno tempestivamente ripristinate e restituite agli usi originari; • laddove necessario sarà effettuata la piantumazione di nuovi elementi vegetali appartenenti a specie autoctone; • il taglio della vegetazione sarà particolarmente minimizzato.

Pertanto: • considerando la superficie ridotta occupata da ciascun sostegno, • considerando che i tracciati sono stati scelti per minimizzare gli effetti ambientali e paesaggistici, • considerando le misure di mitigazione previste, l’impatto dovuto alla trasformazione fisica sui beni paesistici si può considerare generalmente trascurabile . Infine, l’impatto fisico sui beni architettonico-monumentali, può considerarsi trascurabile in quanto le opere a progetto non interesseranno nessuna area soggetta a vincolo archeologico o architettonico-monumentale. Gli unici beni culturali interessati dalle nuove linee elettriche, sono: • Sereto, relativamente all'ambito dell’area di tutela paesistica degli edifici specialistici del PTCP di Arezzo; • alcuni tratti di strade di interesse paesistico eccezionale o rilevante, ma in questo caso sono impatti di tipo estetico - percettivo e quindi sono trattati nei paragrafi successivi (7.3 e 7.4).

Per ciò che concerne l’alterazione della percezione del paesaggio è stata effettuata un’analisi maggiormente approfondita nei successivi paragrafi.

7.3 Analisi di intervisibilità

È stata realizzata l’analisi di intervisibilità attraverso un’applicazione in ambiente GIS, secondo la metodologia illustrata nel capitolo 3.2. Tale analisi permette di individuare le zone dalle quali sono osservabili le nuove opere in progetto e le linee oggetto di riclassamento e declassamento. Nello specifico, l'analisi di intervisibilità è stata condotta sulle seguenti opere: V nuova Stazione Elettrica S.E. 380-132 kV di Monte San Savino; V nuovo elettrodotto a 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente S.E. di Santa Barbara; V nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la Cabina Primaria (C.P.) Ambra e la C.P. Monte San Savino; V nuovo raccordo a 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”; V nuovo raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”;

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V nuovo raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e gli elettrodotti a 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano - CP Monte San Savino – CP S. Giovanni Val d’Arno”; V Riclassamento a 380 kV dell'elettrodotto in classe 220 kV "S. Barbara - Arezzo C. - Pietrafitta" nel Comune di Cavriglia; V Declassamento a 132 kV dell'elettrodotto in classe 220 kV "S. Barbara - Arezzo C. - Pietrafitta" nei Comuni di Monte San Savino e Arezzo.

Per ovvie ragioni non è stato considerato, nell'analisi dell'intervisibilità, il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino. Esso sarà realizzato esclusivamente lungo la rete stradale comunale, tranne che per un breve tratto compreso tra Peschiera e Granaio.

I risultati dell’applicazione sono riportati nell’Allegato DEBR10006BASA00130_04.

Sulla base delle osservazioni in campo è stata ipotizzata, in via maggiormente cautelativa, 2.000 metri come distanza massima di percezione delle nuove opere a progetto. L’analisi, inoltre, viene fatta a partire dal modello digitale del terreno, non considerando perciò eventuali ostacoli alla visuale. Come già detto in precedenza, pertanto, si specifica che già da 1.500 metri le infrastrutture a progetto possono essere percepite dall’osservatore in modo non significativo e si confondono con lo sfondo. Tale fatto è ascrivibile sia alla struttura dei sostegni, i quali presentano uno scheletro metallico realizzato in parti con spessore relativamente modesto (questo tipo di struttura viene percepita dall’osservatore come “vuota”), sia, appunto, alla presenza di ostacoli visuali quali filari di alberi, aree vegetate, etc.

Infine si specifica che questo tipo di analisi permette di stabilire da quali aree siano visibili le opere e quanta parte del progetto risulta visibile, ma non fornisce informazioni circa ”la qualità della visuale” (si vedono bene, s’intravedono, si confondono con il paesaggio, ecc.). Per questo tipo d’informazione si rimanda alle fotosimulazioni (cfr par. 7.4). Qui si specifica solo quali punti di vista notevoli (borghi, strade d’interesse paesistico, ecc.) sono localizzati entro 150 metri dalle opere a progetto (corrispondente alla fascia di totale dominanza della visuale) e dai quali pertanto è ipotizzabile che le nuove opere siano visibili da vicino.

L’analisi dell’intervisibilità ha dato i seguenti risultati generali: • nei Comuni di Cavriglia, Montevarchi e Bucine, le opere sono per la maggior parte poco visibili, grazie alla natura collinare del territorio che contribuisce al mascheramento delle stesse. Le aree più estese in cui le nuove opere risultano essere visibili sono la Val d’Ambra (Bucine), i territori a nord di Cavriglia e tra Cavriglia e Grimoli, e i territori a sud-ovest di Bucine (Torre, I Pianacci, Ponte ai Frati, Poggio Amaro, Pogi); • nei Comuni di Civitella in Val di Chiana e di M.S. Savino, invece, tutte le opere a progetto sono per la maggior parte visibili, soprattutto a causa del territorio pianeggiante che offre quindi poche barriere visuali; • l’area intorno alla nuova Stazione Elettrica di M.S. Savino risulta essere quella in cui sono visibili la maggior parte delle nuove opere, oltre alla Stazione Elettrica: il nuovo elettrodotto a 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e l’esistente S.E. S. Barbara, il nuovo raccordo a 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”, il nuovo raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e l’esistente elettrodotto a 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”, il nuovo raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. di Monte San Savino e gli elettrodotti a 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano - CP Monte San Savino – CP S. Giovanni Val d’Arno”. Tuttavia, si specifica che dalle località in cui tutte le opere suddette sono visibili (Spoiano, Gricena, La Fornace, Granaio, Monte San Savino, San Timoteo, Lavaiana, Pantano, San Cristoforo, Le Vertighe, Badicorte, Podere della Madonna), queste risultano comunque poco percettibili a causa della distanza (in generale oltre 150 metri) e pertanto si confondono con il panorama. Inoltre, come meglio analizzato nelle fotosimulazioni, da alcune località le nuove opere sono parzialmente mascherate da filari arboreo-arbustivi (come quelli ai lati delle strade ad alto scorrimento); • infine, le nuove opere a progetto sono parzialmente visibili dalla zona del Santuario di Santa Maria delle Vertighe, mentre non sono visibili dalla collina di M.S. Savino (entrambe aree a vincolo paesaggistico art. 136 del D.Lgs 42/2004). Le uniche zone sottoposte a vincolo paesaggistico dalle quali le nuove opere sono visibili sono quelle godibili dall’autostrada del Sole.

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Da quanto suddetto, si evince che la Val di Chiana è l’area in cui le opere a progetto risultano maggiormente visibili, e pertanto è la zona soggetta a un impatto estetico - percettivo relativamente maggiore. Tuttavia, la Val di Chiana già in fase ante-operam è caratterizzata da varie infrastrutture che ne alterano il paesaggio, sia viarie (tra cui l’autostrada e la strada statale) che elettriche (elettrodotti e cabine elettriche). Pertanto le opere a progetto si inseriscono già in un contesto alterato e non è prevedibile un impatto significativo nell’area in condizioni post-operam . Le aree di maggior interesse paesaggistico, cioè quelle collinari caratterizzate dalla presenza dei boschi e di borghi e poderi, sono interessate solo da alcune delle opere a progetto (il nuovo elettrodotto a 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e l’esistente S.E. S. Barbara e il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la C.P. Ambra e la C.P. Monte San Savino), le quali, anche in considerazione del fatto che i sostegni saranno verniciati di verde e che sui versanti passeranno a mezza costa, risultano visibili solo da alcuni punti, Ciò è dovuto anche sia alla natura collinare dell’area, che offre pertanto delle barriere visuali naturali, sia alla scelta del tracciato che ha cercato per quanto possibile di limitare gli impatti sul paesaggio. Quindi, in tali aree, le interferenze sugli aspetti estetico – percettivi, seppur non trascurabili, vengono bilanciate dal minor numero di siti in cui le opere sono visibili. Inoltre, si sottolinea che molte di queste aree sono poco fruite dalla popolazione in quanto in gran parte disabitate. Pertanto anche se l’opera è visibile e genera degli effetti, la scarsissima presenza di recettori in tali ambiti, permette di contenere l’impatto sul paesaggio.

Inoltre, l’analisi di intervisibilità mostra che le uniche aree con vincolo paesistico dalle quali le opere a progetto sono visibili sono quelle godibili dall’autostrada del Sole (A1) e parzialmente la zona del Santuario di Santa Maria delle Vertighe. Da quest’ultima però le nuove linee saranno visibili in lontananza e saranno in parte mascherate dall’autostrada. Un impatto estetico – percettivo maggiore è ipotizzabile per le zone godibili dall’autostrada, tuttavia si ricorda che allo stato attuale la Val di Chiana è già interessata dalla presenza di elettrodotti, pertanto le nuove opere non rappresentano degli elementi nuovi di disturbo del paesaggio.

Infine, le opere a progetto saranno visibili da alcuni tratti delle strade d’interesse paesistico (le strade comprendono tratti di interesse paesistico eccezionale o rilevante). La maggior parte di queste è localizzata nella Val di Chiana, pertanto vale quanto già riportato in riferimento alle zone godibili dall’autostrada. Per quanto riguarda le altre strade, quelle localizzate nel Valdarno, si specifica che i tratti interessati sono generalmente molto brevi; come già precedentemnte esposto, il nuovo elettrodotto a 380 kV semplice terna tra la nuova S.E. M.S. Savino e l’esistente S.E. S. Barbara interessa tratti stradali di interesse paesistico rilevante con il sostegno 20 (Cavriglia), il sostegno 31 (Montevarchi), con il tratto tra i sostegni 38 e 39 (confine comunale tra Montevarchi e Bucine), con alcuni tratti nel Comune di Bucine, ovvero tra i sostegni 44 e 45, tra i sostegni 49 e 50, tra i sostegni 66 e 67 e tra i sostegni 68 e 70, con il sostegno 76 nel comune di Civitella in Val di Chiana, con il tratto tra i sostegni 82 e 83 e con il sostegno 94 (Monte San Savino). La linea a 380 kV interessa anche tratti stradali di interesse paesistico eccezionale con il sostegno 31 e il sostegno 33 (Montevarchi), con il sostegno 43 ed il tratto tra i sostegni 54 e 55 ed i sostegni 56 e 57 nel Comune di Bucine; il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la C.P. Ambra e la C.P. Monte San Savino interessa tratti stradali di interesse paesistico rilevante in alcune aree del Comune di Bucine con il tratto tra i sostegni 5 e 6, con il sostegno 6, con i tratti tra i sostegni 9 e 10, tra i sostegni 21 e 22, tra i sostegni 23 e 24, tra i sostegni 24 e 25, nel Comune di Civitella in Val di Chiana con il sostegno 31 ed infine con il tratto tra i sostegni 37 e 38 nel Comune di Monte S. Savino. L’elettrodotto a 132 kV interessa anche tratti stradali di interesse paesistico eccezionale con i sostegni 6 e 10 (Bucine) e con il tratto tra i sostegni 38 e 39 (Monte S. Savino); infine, il nuovo elettrodotto a 132 kV in semplice terna in cavo interrato tra la nuova S.E. di Monte San Savino e la C.P. Monte San Savino interessa alcuni tratti stradali di interesse paesistico rilevante nei territori comunali di Monte San Savino e Civitella in Val di Chiana. E' ipotizzabile che l’impatto delle nuove opere sulle strade d’interesse paesistico possa considerarsi in generale trascurabile, in quanto già in condizioni ante-operam queste strade attraversano aree in cui sono presenti degli elettrodotti. Un impatto maggiore è ipotizzabile solo per quelle strade dalle quali le nuove linee saranno visibili per lunghi tratti, in aree non interessate dalla presenza di altri elettrodotti in condizioni ante-operam (nel dettaglio S.S.540 e S.P.16). Ma anche in questo caso comunque le linee saranno visibili da vicino solo per brevi tratti.

In conclusione, è possibile affermare che in base all’analisi di intervisibilità l’impatto estetico – percettivo delle nuove opere si può considerare in generale non significativo, in quanto: • le nuove opere risultano essere visibili soprattutto in aree in cui sono già presenti elettrodotti in condizioni ante-operam (in particolare nella Val di Chiana e nel Comune di Cavriglia). Lo stesso si può affermare per le aree a vincolo paesistico;

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 84 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

• le aree di maggior interesse paesistico risultano essere meno fruite e quindi il numero di eventuali osservatori è limitato; • nelle aree a maggior interesse paesistico le nuove linee per lunghi tratti non sono visibili.

Impatti più significativi sono ipotizzabili solo lungo alcuni tratti di strade d’interesse paesistico. A tal proposito, si ricorda comunque che questo tipo di analisi non fornisce informazioni circa quanto una certa opera sia visibile, ma solo se sia visibile. Pertanto sono state effettuate alcune fotosimulazioni, analizzate nel paragrafo successivo (par. 7.4).

7.4 Fotosimulazioni

Sulle fotografie scattate dai punti di vista scelti per lo studio degli aspetti estetico-percettivi, sono state realizzate delle fotosimulazioni per analizzare l’alterazione della percezione del paesaggio a seguito della realizzazione delle opere in progetto. È stato quindi possibile simulare l’inserimento del progetto nel contesto paesaggistico ( sensu estetico - percettivo) da punti di vista collocati, nell’intorno delle opere, lungo tutto l’arco visuale. Per la descrizione ante-operam di tali punti si rimanda al paragrafo 5.3 (“Analisi degli aspetti estetico-percettivi”).

L’analisi delle fotosimulazioni ha permesso di valutare la compatibilità paesaggistica delle opere in progetto. Le fotosimulazioni sono raccolte nell’All. DEBR10006BASA00130_All_1. Per ognuna si riporta di seguito un breve commento descrittivo, indicando in particolare in quale delle tre fasce visuali precedentemente individuate (cfr par. 7.1 “Considerazioni generali sulla tipologia degli impatti sul paesaggio”) si colloca il punto di osservazione (fascia di totale dominanza visuale, fascia di dominanza visuale e fascia di presenza visuale). Si ricorda che la nuova stazione elettrica visibile in alcune delle fotosimulazioni non è assoggettata a VIA.

Dato il numero di interventi previsto dalla Razionalizzazione d’Arezzo, nella tabella che segue (Tab. 7-1), per ogni punto di vista esaminato sono indicate le opere in progetto visibili nella fotosimulazione.

Punto di Località Opere visibili nella fotosimulazione Vista (PV)

REALIZZAZIONI: 380 ST “S.E. MSS – S.E. SB”: elettrodotto 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara

PV1 Il Pero DEMOLIZIONI: 220 DT “SB-A-P”: demolizione di una porzione dell’elettrodotto esistente a 220 kV in doppia terna “S.Barbara – Arezzo C - Pietrafitta”

REALIZZAZIONI: PV2 Grimoli 380 ST “S.E. MSS – S.E. SB”: elettrodotto 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara

PV3 Fattoria Monteripoli REALIZZAZIONI:

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Punto di Località Opere visibili nella fotosimulazione Vista (PV) 380 ST “S.E. MSS – S.E. SB”: elettrodotto 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara

REALIZZAZIONI: PV4 Badia Coltibuono 380 ST “S.E. MSS – S.E. SB”: elettrodotto 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara

REALIZZAZIONI: 380 ST “S.E. MSS – S.E. SB”: elettrodotto 380kV in semplice terna PV5 Montegrossi tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara

REALIZZAZIONI: PV6 Sereto 380 ST “S.E. MSS – S.E. SB”: elettrodotto 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara

REALIZZAZIONI: 380 ST “S.E. MSS – S.E. SB”: elettrodotto 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara

PV7 Poggio San Marco DEMOLIZIONI: 220 DT “SB-A-P”: demolizione di una porzione dell’elettrodotto esistente a 220 kV in doppia terna “S.Barbara – Arezzo C - Pietrafitta”

REALIZZAZIONI: 380 ST “S.E. MSS – S.E. SB”: elettrodotto 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara

PV8 San Leonino DEMOLIZIONI: 132x2 ST “F-SGV” e “Ch-D”: demolizione di una porzione degli elettrodotti 132 kV in semplice terna su due linee affiancate della linea “Foiano - S.Giovanni Valdarno” e “Chiusi –Distillerie Sez.to”

SP540 Capannole – La PV9 Pieve REALIZZAZIONI:

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Punto di Località Opere visibili nella fotosimulazione Vista (PV) 380 ST “S.E. MSS – S.E. SB”: elettrodotto 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara

132 ST “A – MSS”: elettrodotto 132 in semplice terna tra la CP Ambra e la CP Monte San Savino

DEMOLIZIONI: 132x2 ST “F-SGV” e “Ch-D”: demolizione di una porzione degli elettrodotti 132 kV in semplice terna su due linee affiancate della linea “Foiano - S.Giovanni Valdarno” e “Chiusi –Distillerie Sez.to”

220 DT “SB-A-P”: demolizione di una porzione dell’elettrodotto esistente a 220 kV in doppia terna “S.Barbara – Arezzo C - Pietrafitta”

REALIZZAZIONI: 380 ST “S.E. MSS – S.E. SB”: elettrodotto 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara

132 ST “A – MSS”: elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la CP Ambra e la CP Monte San Savino

PV10 San Pancrazio DEMOLIZIONI: 132x2 ST “F-SGV” e “Ch-D”: demolizione di una porzione degli elettrodotti 132 kV su due linee affiancate della linea “Foiano - S.Giovanni Valdarno” e “Chiusi –Distillerie Sez.to”

220 DT “SB-A-P”: demolizione di una porzione dell’elettrodotto esistente a 220 kV in doppia terna “S.Barbara – Arezzo C - Pietrafitta”

REALIZZAZIONI: 380 ST “S.E. MSS – 220 SB-A-P”: raccordo in classe 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente elettrodotto 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta” PV11 Le Vertighe (Monte San

Savino) 132 DT “S.E. MSS – 132 Ch-D e F-MSS-SGV”: raccordo 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e gli elettrodotti 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano – CP M.S.Savino - CP S.Giovanni Valdarno”

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 87 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

Punto di Località Opere visibili nella fotosimulazione Vista (PV)

REALIZZAZIONI: 132 DT “S.E. MSS – 132 Ch-D e F-MSS-SGV”: raccordo 132 kV in PV12 Villa Fabbriche doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e gli elettrodotti 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano – CP M.S.Savino - CP S.Giovanni Valdarno”

REALIZZAZIONI: 380 ST “S.E. MSS – 220 SB-A-P”: raccordo in classe 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente elettrodotto 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”

132 DT “S.E. MSS – 132 Ch-D e F-MSS-SGV”: raccordo 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e gli elettrodotti PV13 Fosso della Riola 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano – CP M.S.Savino - CP S.Giovanni Valdarno”

DEMOLIZIONI: 220 DT “SB-A-P”: demolizione di una porzione dell’elettrodotto esistente a 220 kV in doppia terna “S.Barbara – Arezzo C - Pietrafitta”

Tabella 7.1: Opere in progetto visibili nelle fotosimulazioni

Punto di vista PV1 – Il Pero Da questo punto in condizioni post-operam è visibile un tratto dell'elettrodotto a 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara. Dalla visuale scompare invece il tratto della linea esistente a 220 kV in doppia terna “S.Barbara - Arezzo C. - Pietrafitta” visibile in condizioni ante-operam .

Il punto di osservazione è localizzato entro la fascia di dominanza visuale (500 metri). Pertanto da questo punto l’interferenza visuale della nuova linea è potenzialmente medio-alta.

In condizioni post-operam è opportuno indicare quanto segue: • la nuova linea non altera la percezione degli elementi di pregio del paesaggio (i boschi); • la nuova linea non costituisce una barriera visuale significativa; • in condizioni ante-operam è già presente un elettrodotto (linea 220 kV “S.Barbara - Arezzo C - Pietrafitta”); • la demolizione del tratto della linea esistente a 220 kV visibile in condizioni ante-operam rappresenta un miglioramento della visuale da questo punto.

Da quanto suddetto si può concludere che la qualità paesaggistica (estetico - percettiva) dei luoghi in questo punto non viene alterata significativamente, in quanto l’elettrodotto a 380 kV non copre gli elementi di pregio e non rappresenta una barriera visuale. Inoltre già in condizioni ante–operam è presente un elettrodotto, la cui demolizione

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 88 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12 contribuirà al miglioramento della visuale da questo punto. Inoltre si ricorda che nelle aree boscate i sostegni saranno verniciati di verde, per ridurne ulteriormente la percezione delle opere, che quindi a questo punto è trascurabile.

Punto di vista PV2 – Grimoli Da questo punto in condizioni post-operam è visibile un tratto dell'elettrodotto a 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara, unica linea che attraversa quest’area.

Il punto di osservazione è localizzato entro la fascia di dominanza visuale (500 metri). Pertanto da questo punto l’interferenza visuale della nuova linea è potenzialmente medio-alta.

In condizioni post-operam è opportuno indicare quanto segue: • le nuove opere non alterano la percezione degli elementi di pregio del paesaggio (il vigneto e i frammenti di bosco), la cui vista resta pressocchè inalterata; • la nuova linea non costituisce una barriera visuale significativa; • il filare di alberi e cespugli posti al margine stradale (la foto è stata scattata in una radura che interrompe la continuità della vegetazione che borda la sede stradale) contribuisce al mascheramento della nuova linea.

Da quanto suddetto si può concludere che la qualità paesaggistica (estetico - percettiva) dei luoghi in questo punto viene parzialmente alterata, in quanto le nuove linee modificano la vista del paesaggio soprattutto sullo sfondo. Tale alterazione è comunque poco significativa in quanto la nuova linea non maschera la vista degli elementi di pregio presenti, non rappresenta delle barriere visuali ed è parzialmente mascherate dalla vegetazione lungo gran parte della sede stradale.

Punto di vista PV3 – Fattoria Monteripoli Da questo punto in condizioni post-operam è visibile un tratto dell'elettrodotto a 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara, unica linea che attraversa quest’area.

Il punto di osservazione è localizzato entro una fascia di 150 metri dai cavi visibili in primo piano, mentre il sostegno che si intravede sullo sfondo è oltre la fascia di dominanza visuale (oltre 500 metri). Pertanto da questo punto l’interferenza visuale della nuova linea è potenzialmente medio-alta.

In condizioni post-operam è opportuno indicare quanto segue: • da questo punto sono ben visibili, in primo piano solo i cavi, della nuova linea, mentre l’unico sostegno visibile si intravede sullo sfondo; • la nuova linea non altera la percezione degli elementi di pregio del paesaggio (uliveti terrazzati, il vigneto, i boschi e i cipressi); • la nuova linea non costituisce una barriera visuale, in quanto non copre nessuno degli elementi del paesaggio.

Da quanto suddetto si può concludere che la qualità paesaggistica (estetico - percettiva) dei luoghi in questo punto non viene alterata significativamente, in quanto l’elettrodotto a 380 kV non copre gli elementi di pregio e non rappresenta una barriera visuale. Inoltre da questo punto risultano ben visibili solo i cavi e si ricorda che nelle aree boscate i sostegni saranno verniciati di verde, per ridurne ulteriormente la percezione. Pertanto da questo punto la percezione delle opere è poco significativa.

Punto di vista PV4 – Badia Coltibuono Da questo punto in condizioni post-operam è visibile un tratto dell'elettrodotto a 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara, unica linea che attraversa quest’area.

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 89 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

Il punto di osservazione dista circa 1400 m dalla linea in progetto, è localizzato quindi oltre la fascia di dominanza visuale (oltre 500 m) ma molto prossimo alla frascia di presenza visuale del manufatto (oltre 1500 metri). Di conseguenza, gli effetti di intrusione del manufatto sul paesaggio sono praticamente irrilevanti.

In condizioni post-operam è opportuno indicare quanto segue: • la nuova linea non altera la percezione degli elementi di pregio del paesaggio (il bosco); • il nuovo elettrodotto si confonde con lo sfondo delle colline boscose e della Valdarno; • la presenza di boschi contribuisce a mascherare i sostegni. • la distanza notevole dal manufatto rende praticamente irrilevante l'intrusione visiva dello stesso.

Da quanto suddetto si può concludere che la qualità paesaggistica (estetico - percettiva) dei luoghi in questo punto non viene alterata, in quanto l’elettrodotto a 380 kV è parzialmente mascherato dai rilievi collinari e si confonde comunque con lo sfondo. La percezione visiva del manufatto pertanto da questo punto è irrilevante.

Puto di vista PV5 – Montegrossi Da questo punto in condizioni post-operam è visibile un tratto dell'elettrodotto a 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara, unica linea che attraversa quest’area.

Il punto di osservazione dista circa 1700 m dalla linea in progetto, è localizzato quindi oltre la frascia di presenza visuale del manufatto (oltre 1500 metri). Di conseguenza, gli effetti di intrusione del manufatto sul paesaggio sono praticamente irrilevanti.

In condizioni post-operam è opportuno indicare quanto segue: • la nuova linea non altera la percezione degli elementi di pregio del paesaggio (il bosco); • il nuovo elettrodotto si confonde con lo sfondo delle colline boscose e della Valdarno; • la presenza di boschi contribuisce a mascherare i sostegni. • la distanza notevole dal manufatto rende praticamente irrilevante l'intrusione visiva dello stesso.

Da quanto suddetto si può concludere che la qualità paesaggistica (estetico - percettiva) dei luoghi in questo punto non viene alterata, in quanto l’elettrodotto a 380 kV è parzialmente mascherato dai rilievi collinari e si confonde comunque con lo sfondo. La percezione visiva del manufatto pertanto da questo punto è irrilevante.

Punto di vista PV6 – Sereto Da questo punto in condizioni post-operam è visibile un tratto dell'elettrodotto a 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara, unica linea che attraversa quest’area.

Il punto di osservazione è localizzato entro la fascia di dominanza visuale (500 metri). Pertanto da questo punto l’interferenza visuale della nuova linea è potenzialmente medio-alta.

In condizioni post-operam è opportuno indicare quanto segue: • da questo punto sono ben visibili, in primo piano i cavi ed il sostegno n. 25 della nuova linea; • la nuova linea altera parzialmente la percezione degli elementi di pregio del paesaggio (i boschi); • la nuova linea non costituisce una barriera visuale significativa.

RAZIONALIZZAZIONE DI AREZZO Codifica REBR10006BASA00130 “Ulteriori Integrazioni volontarie” Rev. 00 Pag. 90 di 97 Relazione Paesaggistica del 01/06/12

Da quanto suddetto si può concludere che la qualità paesaggistica (estetico - percettiva) dei luoghi in questo punto viene parzialmente alterata, in quanto le nuove linee modificano la vista del paesaggio. Pertanto l’alterazione della percezione può considerarsi significativa.

Punto di vista PV7 – Poggio San Marco Da questo punto in condizioni post-operam è visibile un tratto dell'elettrodotto a 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara. Dalla visuale scompare invece il tratto della linea esistente a 220 kV in doppia terna “S.Barbara - Arezzo C. - Pietrafitta” visibile in condizioni ante-operam sullo sfondo a sinistra della visuale.

Il punto di osservazione è localizzato entro la fascia di dominanza visuale (500 metri) dal sostegno che si intravede sullo sfondo (n. 31). Pertanto da questo punto l’interferenza visuale della nuova linea è potenzialmente medio-alta. Gli altri sostegni sono invece più distanti di 500 m e rientrano nella fascia di presenza visuale. Pertanto la loro interfrenza è potenzialmente bassa.

In condizioni post-operam è opportuno indicare quanto segue: • la nuova linea non altera la percezione degli elementi di pregio del paesaggio (i boschi) in quanto i sostegni sono molto alti e risaltano sul cielo; • il sostegno 31 è ben visibile in quanto risalta sul cielo e quindi non è mascherato dagli altri elementi del paesaggio; • la presenza delle linee telefoniche in primo piano visibili già in condizione ante-operam rappresentano un elemento di disturbo del paesaggio; • in condizioni ante-operam è già presente un elettrodotto (linea 220 kV “S.Barbara - Arezzo C - Pietrafitta”); • la demolizione del tratto della linea esistente a 220 kV visibile in condizioni ante-operam rappresenta un miglioramento della visuale da questo punto. • la nuova linea non costituisce una barriera visuale significativa.

Da quanto suddetto si può concludere che la qualità paesaggistica (estetico - percettiva) dei luoghi in questo punto viene parzialmente alterata dalla nuova linea, in particolare per la presenza del sostegno ben visibile a destra della visuale. Tuttavia non è alterato nessun elemento di pregio del paesaggio, le linee telefoniche in primo piano rappresentano già in condizioni ante-operam un elemento di disturbo. Inoltre già in condizioni ante–operam è presente un elettrodotto, la cui demolizione contribuirà al miglioramento della visuale da questo punto Pertanto l’alterazione della percezione può considerarsi poco significativa.

Punto di vista PV8 – San Leonino Da questo punto in condizioni post-operam è visibile un tratto dell'elettrodotto a 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara. Dalla visuale scompaiono invece gli elettrodotti a 132 kV in semplice terna su due linee affiancate della linea “Foiano - S.Giovanni Valdarno” e “Chiusi –Distillerie Sez.to”, visibili nel vigneto in valle dell’Ambra al centro della visuale.

Il punto di osservazione è localizzato oltre la fascia di dominanza visuale della nuova linea (ovvero oltre 500 metri). Pertanto rientra nella fascia di presenza visuale e quindi da questo punto l’interferenza visuale è potenzialmente bassa o molto bassa.

In condizioni post-operam è opportuno indicare quanto segue:

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• le nuove opere non alterano la percezione degli elementi di pregio del paesaggio (oliveti, vigneti, boschi), la cui vista resta quasi inalterata (esclusivamente la percezione del nucleo boschivo interessato dal sostengo n. 47 viene parzialmene alterata); • le nuove opere, pur non rappresentando delle vere barriere visuali, mascherano in parte la vista della bassa valle dell’Ambra al centro della visuale, la quale è comunque interesata da un notevole disturbo antropico soprattutto sulla sinistra della visuale; • la demolizione delle due linee affiancate a 132 kV visibili in condizioni ante-operam rappresenta un miglioramento della visuale da questo punto.

Da quanto suddetto si può concludere che la qualità paesaggistica (estetico - percettiva) dei luoghi in questo punto non viene alterata in modo significativo, in quanto la nuova linea non maschera la vista degli elementi di pregio presenti e non rappresenta una barriera visuale. Inoltre, la scomparsa delle linee affiancate a 132 kV visibili in condizioni ante–operam contribuisce al miglioramento della visuale. La percezione delle nuove linee da questo punto è dunque poco significativa.

Punto di vista PV9 – SP540 Capannole - La Pieve Da questo punto sono visibili in condizone post-operam: • un tratto dell'elettrodotto a 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara; • un tratto dell'elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la CP Ambra e la CP Monte San Savino. Dalla visuale scompaiono le seguenti opere visibili nella condizione ante-operam : • gli elettrodotti a 132 kV in semplice terna su due linee affiancate della linea “Foiano - S.Giovanni Valdarno” e “Chiusi –Distillerie Sez.to”, di cui si intravedono i cavi sulla destra della visuale in primo piano; • il tratto della linea esistente a 220 kV in doppia terna “S.Barbara - Arezzo C. - Pietrafitta”, visibile sullo sfondo della visuale.

Il punto di osservazione è localizzato entro la fascia di dominanza visuale (500 metri). Pertanto da questo punto l’interferenza visuale della nuova linea è potenzialmente medio-alta.

In condizioni post-operam è opportuno indicare quanto segue: • le nuove linee non alterano la percezione degli elementi di pregio del paesaggio (i seminativi e i boschi); • le nuove linee non costituiscono una barriera visuale, in quanto non copre nessuno degli elementi del paesaggio. • i nuovi sostegni dell'elettrodotto a 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara sono ben visibili in quanto risaltano sul cielo e quindi non sono mascherati dagli altri elementi del paesaggio; • la demolizione delle due linee affiancate a 132 kV visibili in condizioni ante-operam rappresenta un miglioramento della visuale da questo punto; • la demolizione del tratto della linea esistente a 220 kV visibile in condizioni ante-operam rappresenta un miglioramento della visuale da questo punto.

Da quanto suddetto si può concludere che la qualità paesaggistica (estetico - percettiva) dei luoghi in questo punto non viene alterata in modo significativo, in quanto le nuove linee non mascherano la vista degli elementi di pregio presenti e non rappresentano barriere visuali. Inoltre, la scomparsa delle linee affiancate a 132 kV e della linea a 220 kV visibili in condizioni ante–operam contribuisce al miglioramento della visuale. La percezione delle nuove linee da questo punto è dunque poco significativa.

Punto di vista PV10 – San Pancrazio Da questo punto sono visibili in condizone post-operam:

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• un tratto dell'elettrodotto a 380kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente S.E. S. Barbara; • un tratto dell'elettrodotto a 132 kV in semplice terna tra la CP Ambra e la CP Monte San Savino. Dalla visuale scompaiono le seguenti opere visibili nella condizione ante-operam : • gli elettrodotti a 132 kV in semplice terna su due linee affiancate della linea “Foiano - S.Giovanni Valdarno” e “Chiusi –Distillerie Sez.to”, visibili in primo piano dietro gli esemplari arborei; • il tratto della linea esistente a 220 kV in doppia terna “S.Barbara - Arezzo C. - Pietrafitta”, è visibile un sostegno a destra della visuale.

Il punto di osservazione è localizzato oltre la fascia di dominanza visuale delle due linee (ovvero oltre 500 metri). Pertanto rientra nella fascia di presenza visuale e quindi da questo punto l’interferenza visuale delle nuove linee è potenzialmente bassa o molto bassa.

In condizioni post-operam è opportuno indicare quanto segue: • le nuove linee non alterano la percezione degli elementi di pregio del paesaggio (i coltivi e i boschi); • le nuove linee non costituiscono una barriera visuale; • la demolizione delle due linee affiancate a 132 kV visibili in condizioni ante-operam rappresenta un miglioramento della visuale da questo punto; • la demolizione del tratto della linea esistente a 220 kV visibile in condizioni ante-operam rappresenta un miglioramento della visuale da questo punto.

Da quanto suddetto si può concludere che la qualità paesaggistica (estetico - percettiva) dei luoghi in questo punto non viene alterata in modo significativo, in quanto le nuove linee non mascherano la vista degli elementi di pregio presenti e non rappresentano una barriera visuale. Inoltre, la scomparsa delle linee affiancate a 132 kV e della linea a 220 kV visibili in condizioni ante–operam contribuisce al miglioramento della visuale. La percezione delle nuove linee da questo punto è dunque poco significativa.

Punto di vista PV11 – Le Vertighe (Monte San Savino) Da questo punto sono visibili in condizone post-operam : • raccordo in classe 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente elettrodotto 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”; • raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e gli elettrodotti 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano – CP M.S.Savino - CP S.Giovanni Valdarno”.

Il punto di osservazione è localizzato oltre la fascia di dominanza visuale delle due linee (ovvero oltre 500 metri). Pertanto rientra nella fascia di presenza visuale e quindi da questo punto l’interferenza visuale delle nuove linee è potenzialmente bassa o molto bassa.

In condizioni post-operam è opportuno indicare quanto segue: • le nuove opere non alterano la percezione degli elementi di pregio del paesaggio (i vigneti, uliveti e i frammeti di bosco); • i nuovi raccordi non costituiscono barriere visuali e si confondono con lo sfondo; • l'area, così come gran parte della Val di Chiana, già in fase ante-operam è caratterizzata da varie infrastrutture che ne alterano il paesaggio, sia viarie (tra cui l’autostrada e la strada statale) che elettriche (elettrodotti e cabine elettriche). Pertanto le opere a progetto si inseriscono già in un contesto alterato e non è prevedibile un impatto significativo nell’area in condizioni post-operam .

Da quanto suddetto si può concludere che la qualità paesaggistica (estetico - percettiva) dei luoghi non viene alterata in modo significativo: infatti già in condizioni ante-operam sono presenti elementi di disturbo e le nuove opere non peggiorano la visuale. La percezione delle nuove linee da questo punto è dunque poco significativa.

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Punto di vista PV12 – Villa Fabbriche Da questo punto in condizone post-operam è visibile un tratto del raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e gli elettrodotti 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano – CP M.S.Savino - CP S.Giovanni Valdarno”.

Il punto di osservazione è localizzato entro la fascia di dominanza visuale (500 metri). Pertanto da questo punto l’interferenza visuale della nuova linea è potenzialmente medio-alta.

In condizioni post-operam è opportuno indicare quanto segue: • le nuove opere non alterano la percezione degli elementi di pregio del paesaggio (i coltivi e i frammenti di bosco); • i nuovi raccordi non costituiscono barriere visuali e si confondono con lo sfondo (esclusivamente il sostegno 22 visibile sulla sinistra della visuale copre parzialmente il paesaggio agrario circostante). • l'area, così come gran parte della Val di Chiana, già in fase ante-operam è caratterizzata da varie infrastrutture che ne alterano il paesaggio, sia viarie (tra cui l’autostrada e la strada statale) che elettriche (elettrodotti e cabine elettriche). Pertanto le opere a progetto si inseriscono già in un contesto alterato e non è prevedibile un impatto significativo nell’area in condizioni post-operam .

Da quanto suddetto si può concludere che la qualità paesaggistica (estetico - percettiva) dei luoghi non viene alterata in modo significativo: infatti già in condizioni ante-operam sono presenti elementi di disturbo e le nuove opere non peggiorano la visuale. La percezione delle nuove linee da questo punto è dunque poco significativa.

Punto di vista PV13 – Fosso della Riola Da questo punto sono visibili in condizone post-operam : • raccordo in classe 380 kV in semplice terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e l’esistente elettrodotto 220 kV “S. Barbara – Arezzo C. – Pietrafitta”; • raccordo a 132 kV in doppia terna tra la nuova S.E. Monte San Savino e gli elettrodotti 132 kV in semplice terna “CP Chiusi – CP Distillerie Sez.to” e “CP Foiano – CP M.S.Savino - CP S.Giovanni Valdarno”. Dalla visuale scompare invece il tratto della linea esistente a 220 kV in doppia terna “S.Barbara - Arezzo C. - Pietrafitta”, visibile nella condizione ante-operam, oltre l'autostrada del sole (A1).

Il punto di osservazione è localizzato entro la fascia di dominanza visuale (500 metri). Pertanto da questo punto l’interferenza visuale della nuova linea è potenzialmente medio-alta.

In condizioni post-operam è opportuno indicare quanto segue: • le nuove opere non alterano la percezione degli elementi di pregio del paesaggio (i vigneti ed uliveti e i frammenti di bosco), la cui vista resta inalterata; • le nuove opere, pur non rappresentando delle vere barriere visuali, mascherano in parte la vista dei rilievi collinari sullo sfondo e la vegetazione a ridosso dell’autostrada; • la demolizione del tratto della linea esistente a 220 kV in DT “S.Barbara- Arezzo C. - Pietrafitta” visibile in condizioni ante-operam rappresenta un miglioramento della visuale da questo punto; • le nuove linee, rispetto a quella esistente sono più vicine al punto d’osservazione e pertanto hanno un impatto maggiore sulla percezione del paesaggio.

Da quanto suddetto si può concludere che la qualità paesaggistica (estetico - percettiva) dei luoghi in questo punto viene parzialmente alterata, in quanto le nuove linee modificano la vista del paesaggio soprattutto sullo sfondo. Tale alterazione è comunque poco significativa in quanto non sono interessati elementi di pregio del paesaggio ed inoltre scomparirà la linea esistente a 220 kV visibile sullo sfondo in condizioni ante-operam .

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7.5 Conclusioni

Considerando quanto sopra esposto possiamo concludere che, in generale, i tracciati attraversano aree di buona qualità paesaggistica, soprattutto nelle parti più settentrionali dove le nuove linee attraversano aree collinari boscate, caratterizzate anche dalla presenza di borghi antichi e di pratiche agricole tipiche (uliveti terrazzati e vigneti). Nella parte più meridionale, i tracciati interessano invece aree più urbanizzate, in cui comunque, oltre alla presenza di elementi di disturbo (strade ad alto scorrimento, elettrodotti, edificato, ecc.), permangono elementi d’interesse paesistico, come i frammenti di bosco, gli uliveti e vigneti, le case coloniche.

Per quanto concerne le trasformazioni fisiche dello stato dei luoghi, cioè trasformazioni che alterino la struttura del paesaggio, l’impatto delle opere a progetto può ritenersi trascurabile, in quanto: • in fase di cantiere le trasformazioni saranno tutte temporanee e di estensione spaziale limitata; • in fase di esercizio, le trasformazioni permanenti sono limitate alla sola superficie occupata da ciascun sostegno.

Anche l’impatto fisico sui beni architettonico-monumentali, può considerarsi trascurabile in quanto le opere a progetto non interesseranno nessuna area soggetta a vincolo archeologico o architettonico-monumentale e gli eventuali impatti sui beni culturali sono esclusivamente di carattere estetico-percettivo.

Le aree vincolate maggiormente interessate dalle nuove linee sono quelle boscate: tuttavia in queste aree saranno considerate tutte le prescrizioni previste dalla normativa ed il taglio della vegetazione sarà minimizzato. Inoltre in queste aree le nuove linee non sono visibili per lunghi tratti e pertanto l’impatto estetico-percettivo può ritenersi trascurabile.

Per quanto concerne le alterazioni nella percezione del paesaggio, si può affermare che l’impatto estetico – percettivo delle nuove opere si possa considerare in generale basso o nullo/trascurabile (quindi irrilevante). Infatti: • i sostegni hanno una struttura “a scheletro” che li rende meno impattanti rispetto alla visuale dell’osservatore vicino e scarsamente percettibili già a partire da una distanza di 1.500 metri; • in base all’analisi di intervisibilità, le nuove opere risultano visibili soprattutto in aree in cui sono già presenti elettrodotti, o altri elementi di disturbo (strade ad alto scorrimento, industrie, ecc.), in condizioni ante-operam (in particolare nella Val di Chiana e nel Comune di Cavriglia) (impatto irrilevante); • le uniche aree con vincolo paesistico dalle quali le opere in progetto sono visibili sono localizzate nella Val di Chiana (aree godibili dall’autostrada del Sole e Santuario di Santa Maria delle Vertighe), che già in condizioni ante-operam è interessata dalla presenza di elettrodotti, pertanto le nuove opere non rappresentano degli elementi di disturbo nuovi nella percezione del paesaggio (impatto irrilevante); • le aree di maggior interesse paesistico risultano essere quelle caratterizzate dal minimo numero di fruitori e quindi essendo limitato il numero di osservatori, in tali ambiti, l’impatto può considerarsi da basso a medio; • nelle aree a maggior interesse paesistico le nuove linee per lunghi tratti non sono visibili e laddove lo sono alterano solo parzialmente la percezione del paesaggio (impatto da basso a medio); • in base alle fotosimulazioni, le nuove opere non alterano la percezione degli elementi di pregio del paesaggio, ma spesso si confondono con il panorama; • dalla maggior parte dei borghi storici localizzati nell’area di studio, le opere in progetto sono poco o per niente visibili; • impatti relativamente più significativi sono ipotizzabili solo lungo alcuni tratti di strade d’interesse paesistico, che tuttavia o sono localizzate in aree già attraversate da elettrodotti (Val di Chiana) o in aree collinari, dove i rilievi, come visto nelle fotosimulazioni, contribuiscono a mascherare le nuove linee (impatto basso); • infine un impatto positivo sulla percezione del paesaggio è data dalle demolizioni previste.

Da quanto suddetto quindi gli impatti sul paesaggio possono a ragione considerarsi complessivamente di bassa significatività,sia dal punto di vista delle trasformazioni fisiche sia dal punto di vista estetico-percettivo.

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