European Ass o ciation of Local and Regional Initiatives for Economic Development Employment and Solidarity

Manifesto di Melfi per il Patto Val d’Ofanto Dalla frammentazione alla integrazione, il Mezzogiorno che cresce.

Documento del seminario di Melfi del 27 aprile 2009 di avvio della fase concertativa per la sottoscrizione del Patto Val d’Ofanto (documento aggiornato al 6 luglio 2009)

Avenue Milcamps, 8 B -1030 Bruxelles BELGIQUE TVA BE 473/842/129 tel. +0032.02.7 34.48.41 fax +0032.02.743.84.91 e-mail [email protected] http:// www.euroidees.eu European Ass ociation of Local and Regional Initiatives for Economic Development Employment and Solidarity

La natura non è fatta per noi, essa non è abbandonata alla nostra volontà. E’ ormai tempo per nuove alleanze, tra la storia degli uomini, delle loro società, dei loro saperi e l’avventura esploratrice della natura.

(Ilya Prigogine e Isabelle Stengers, La nuova alleanza, Einaudi, 1999)

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Indice

PRESENTAZIONE...... 4

INTRODUZIONE: STORIE INTERROTTE, IL SUD CHE HA FATTO L’ITALIA ...... 8

UN PROGETTO EVOCATIVO DEL MEZZOGIORNO CHE CRESCE ...... 9

UN PROGETTO VIRTUOSO DI INTEGRAZIONE TERRITORIALE INTERREGIONALE...... 10

MISSIONE, STRATEGIA, TEMI ED OBIETTIVI DEL PATTO VAL D’OFANTO ...... 15

STRUMENTI OPERATIVI E FINANZIARI DEL PATTO VAL D’OFANTO...... 18

ALLEGATI...... 21

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PRESENTAZIONE

Il presente documento è il risultato della prima fase di concertazione del Patto Val d’Ofanto, coincidente con il seminario tenutosi a Melfi il 27 aprile 2009, promosso da EuroIDEES, in collaborazione con il Comune di Melfi, le Regioni , e Puglia, l’Autorità di Bacino della Puglia, le Province di Avellino, Foggia, Potenza, la Comunità Montana del Vulture Alto Bradano, la Comunità Montana Alta , l’Agenzia Territoriale per l’Ambiente Nord Barese Ofantina, il GAL Vulture-Alto Bradano, il GAL CILSI Alto Ofanto, l’Associazione SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (Napoli).

Il documento contiene i risultati delle analisi preliminari al seminario del 27 aprile, i risultati delle discussioni durante il seminario e gli ulteriori apporti raccolti fra i soggetti partecipanti a questa prima fase di concertazione sulla bozza del documento scaturito dal seminario.

Il documento è stato curato da Emmanuele Daluiso, vice presidente di EuroIDEES, con l’apporto organizzativo e di discussione dei temi rilevanti per il Patto Val d’Ofanto da parte di Mauro Iacoviello, coordinatore dell’Agenzia Territoriale per l’Ambiente Nord Barese Ofantina, Franco Perillo, presidente del Gal Vulture- Alto Bradano, Mario Salzarulo, coordinatore del GAL CILSI, Osvaldo Cammarota, presidente della Rete dei Sistemi Locali di Sviluppo Territoriale, Francesco Saverio Coppola, direttore dell’associazione SRM-Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, Michele Esposto, vice presidente dell’ADI- Associazione Nazionale Alberghi Diffusi, Domenico Ragno, coordinatore tecnico-scientifico della Associazione Nazionale delle Aziende Regionali delle Foreste, Agostino Pelullo, assessore all’ambiente del Comune di Bisaccia, Giuseppe Perna, funzionario dell’IPI-Istituto per la Promozione Industriale.

L’elenco dei soggetti che hanno manifestato interesse a questa prima fase di concertazione e/o dato il proprio contributo di idee alla elaborazione del documento è di seguito riportato:

soggetti pubblici: Affinito Lorenzo, dirigente settore turismo Regione Basilicata, Aquino Sabino, dirigente Alto Calore Servizi SpA, Avellino, Allocca Giuseppe, direttore politiche di sviluppo rurale, Regione Campania, Altobello Sabino, presidente Provincia di Potenza, Ariani Giulia, componente nucleo di valutazione Ministero Beni Culturali, Roma, Barbato Michele, consulente Comunità Montana Cervialto,Montella (AV), Barbanente Angela, assessore al territorio, Regione Puglia, Bardangelo Nicola Rocco, presidente Consorzio di Bonifica Vulture Alto Bradano, Gaudiano di Lavello (PZ), Bertini Antonio, ricercatore CNR, Napoli, Biscotti Stefano, dirigente settore pianificazione Provincia di Foggia, Bufo Raffaele, sindaco Comune di Margherita di Savoia (BT), Buldo Antonio, assessore agricoltura Comune di Lavello (PZ), Bux Nicola, segretario generale CCIAA Potenza, Caivano Virgilio, portavoce Coordinamento Piccoli Comuni, Rocchetta Sant’Antonio (FG), Camerino Anna Rita, contrattista Università di Foggia, Cappiello Viviana, dirigente settore ambiente, Regione Basilicata,

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Caputo Antonio Felice, sindaco Comune di Aiello del Sabato (AV), Cardillo Gerardo, dirigente area programmi di sviluppo, Regione Campania, Cavalcali Piero, direttore area ambiente e territorio, Regione Puglia, Castiglione Giuseppe, docente IPSSCTSP N. Garrone, , Chiaradonna Fernando, dirigente Comunità Montana Terminio Cervialto, Montella (AV), Chiumeo Anna, direttore Unione Bonifiche della Puglia, Bari, Ciotta Emilio, assessore Comune di (AV), Colangelo Roberto, funzionario Regione Basilicata, Potenza, Cortese Maria Carolina, dirigente programmazione sviluppo economico Regione Campania, D’Antonio Mariano, assessore alla programmazione, Regione Campania, Daloiso Daniela, dirigente ufficio programmazione turistica, Regione Puglia, D’Angelis Luigi, sindaco del Comune di (AV), De Blasio Carmine, funzionario Comunità Montana Terminio Cervialto, Montella (AV), di Gennaro Ruggero, sindaco comune di Trinitapoli (BT), Di Gioia Leonardo, assessore alla programmazione economica Provincia di Foggia, Di Muro Michele, dirigente scolastico IIS Fermi, Muro Lucano (PZ), Di Paolo Michele, funzionario Provincia di Potenza, Dinnella Oreste, dirigente scolastico IISS Battaglini, Venosa (PZ), Di Santo Antonio Rosario, segretario generale Autorità di Bacino di Puglia, Dicorato Pino, vice presidente Commissione Consiliare Programmazione, Regione Puglia, Di Milia Giuseppe, sindaco Comune di e presidente Comunità Montana Alta Irpinia, Calitri, Esposito Roberta, dirigente internazionalizzazione Regione Campania, Ferro Giuseppe, direttore area politiche per lo sviluppo rurale, Regione Puglia, Bari, Freschi Andrea, dirigente attività produttive Regione Basilicata, Potenza Introna Onofrio, assessore lavori pubblici Regione Puglia e presidente Autorità di Bacino, Bari, Laguardia Antonio, dirigente scolastico IIS Fermi, Potenza Lavopa Gaetano, direttore settore energia, Regione Puglia, Logiurato Antonella, funzionario ambiente Regione Basilicata, Potenza, Maffei Nicola, sindaco del Comune di Barletta, Maiellaro Nicola, dirigente di ricerca ITC-CNR, Bari, Marrese Maurizio, naturalista Università di Foggia, Martone Assunta, ricercatrice IRAT-CNR, Napoli, Melillo Gerardo Lucio, funzionario uTC Comune di (AV), Mollica Francesco, presidente Commissione Consiliare Attività Produttive, Regione Basilicata, Nardozza Antonio, dirigente ufficio agricoltura Comune di Lavello (PZ), Navazio Alfonso Ernesto, sindaco del Comune di Melfi (PZ), Notarangelo Bernardo, dirigente settore Mediterraneo, Regione Puglia, Ostillio Massimo, assessore regionale al turismo, Regione Puglia, Palmieri Nicola, docente IPA IS Einaudi di (BT), Palumbo Francesco, direttore area politiche promozione del territorio, Regione Puglia, Bari, Pelillo Michele, assessore alla programmazione, Regione Puglia, Pelullo Agostino, assessore all’ambiente del Comune di Bisaccia, Pepe Antonio, presidente Provincia di Foggia, Perna Giuseppe, funzionario IPI-Istituto Promozione Industriale, Piacquadio Lorenzo, dottorando Università di Foggia, Pittella Gianni, europarlamentare, Puttilli Salvatore, sindaco Comune di (presidente ATA NBO), Roccotelli Luigi, sindaco Comune di Minervino Murge, Salustio Cosimo Roberto, responsabile servizio politiche per lo sviluppo rurale, Regione Puglia, Santochirico Vincenzo, vice presidente e assessore all’ambiente, Regione Basilicata, Sardaro Sabino, dirigente scolastico ISISS Pavoncelli, (FG), Sarnataro Giuseppe, presidente Commissione Consiliare Programmazione, Regione Campania, Scelzi Carlo, sindaco del Comune di Spinazzola (presidente GAL Murgia più),

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Sommaria Mario, direttore Autorità Portuale del Levante, Bari Sonnessa Michele, sindaco del Comune di Rampolla (PZ), presidente della Comunità Montana Vulture, Rionero in Vulture (PZ), Straziuso Gennaro, assessore attività produttive, Regione Basilicata Tartaglia Donato, responsabile PIT Valle dell’Ofanto, Provincia di Avellino, Tatarella Salvatore, europarlamentare, Ventola Francesco, sindaco del Comune di Canosa di Puglia, Vitucci Antonio, assessore attività produttive Provincia di Potenza.

soggetti privati: Alfiero Carlo, presidente Fondazione per il Sud, Roma, Alfino Cosimo, AC Studio Engineering, Barletta, Argenziano Giuseppe, vice segretario generale CONFSAL, Avellino, Auterio Pasquale, delegato Consorzio 94, Rionero in Vulture, Balestrucci Emanuele, collaboratore Jotisolar, Barletta, Basile Emma, imprenditrice, titolare dell’agenzia di promozione turistica “Porta d’Oriente”, Calitri( AV), Borraccino Mimmo, titolare Borraccino Trasporti e Logistica, Barletta, Borrelli Daniele, direttore GAL Meridaunia, Bovino (FG), Brillante Giuseppe, direttore col diretti Basilicata, Potenza, Budano Gianluca, presidente CONSUD, Bari Buongiorno Alessandro, direttore Agenzia Puglia Imperiale Turismo, Trani, Buono Olga, agente di sviluppo locale, Foggia, Cammarota Osvaldo, presidente Rete Sistemi Locali di Sviluppo Territoriale, Napoli Cantina Cooperativa Coldiretti, Barletta, Capuano Ruggiero, restauratore CON SUD, Barletta, Caradonna Gerardo, presidente PUR ENERGY Consultino, Bisaccia (AV), Caruso Pellegrino, dirigente CONFSAL, Avellino, Caschetta Antonio, imprenditore, titolare Antico Forno, Mascito (PZ), Cava Giuseppe, capo nucleo vigilanza IFAE, Barletta, Celano Serafino, consulente GAL CILSI, Avellino, Ciccolella Vincenzo, presidente Gruppo Ciccolella, Molfetta (BA), Coppola Francesco Saverio, direttore Associazione SRM-studi e ricerche per il Mezzogiorno, Napoli, Corrado Domenico, vice presidente CON SUD, Matera, Cutolo Maristella, responsabile amministrativo Consorzio Itinerari del Sud, e delegato Sud Consult, Rionero in Vulture (PZ), Damato Raffaele, amministratore Prime Rend, Barletta, De Biase Gennaro, consulente Borghi srl, Foggia, De Fazio Antonio, segretario amministrativo CONFSAL, Avellino, Defeo Saverio, dirigente provinciale CONSAL, Avellino, De Rosa Massimo, Confcooperative, Potenza, Di Maio Michele, segreteria generale Legambiente Campania, Calitri (AV), Doronzo Francesco, imprenditore, titolare Joitisolar, Barletta, Ebreo Anna Manuela, agente di sviluppo GAL CILSI, Lioni (AV), Esposto Michele, vice presidente ADI-associazione italiana albergo diffuso, Foggia, Fares Paolo, consulente di ingegneria, Calitri (AV), Fabbru Pierpaolo, presidente consorzio SEARI ecologia, Atella (PZ), Forenza Michele, presidente Agenzia Puglia Imperiale Turismo, Trani, Iacoviello Mauro, direttore Agenzia Territoriale per l’Ambiente Nord barese Ofantina, Imbrogno Antonio, vice presidente Confindustria Basilicata, Potenza, Lagala Canio, consigliere di amministrazione SAEL, Venosa (PZ), Lalli Marina. direttore generale Terme di Margherita di Savoia (BT), Lamacchia Ruggiero, direttore CON SUD, Barletta,

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Landriscina Raffaele, direttore provinciale Confesercenti BAT, Trani, Laporta Ruggiero, titolare azienda LAPORTA ORTOFRUTTICOLI IMPORT EXPORT, Barletta, Manfredelli Nicola, GAL CSR Marmo Melandro, Piperno (PZ), Mongello Samantha, agente di sviluppo locale GAL CILSI, Lioni (AV), Moretti Vincenzo, amministratore Consorzio 94, Rionero in Vulture (PZ), Mossucca Vincenzo, titolare Gruppo Mossucca Trasporti e Logistica, Melfi (PZ), Navazio Michele, consulente aziendale, Melfi (PZ), Pagnotta Guglielmo, dirente CONSAL Avellino, Panico Alessandro, coordinatore Forum Melfi Plus, Melfi (PZ), Paparella Giacomo, dirigente CONSAL, Avellino, Patruno Gianluca, presidente consozio turistico Puglia Vision, Canosa di Puglia (BT), Perillo Franco, presidente GAL Vulture Alto Bradano, Pignatello Antonio, titolare azienda Carbonara, Cairano (AV), Porcelluzzi Ruggiero, vice capo nucleo vigilanza IFAE, Barletta, Pugliese Andrea, vice presidente Confcooperative Bari e delegato Confcooperative BAT, Barletta, Ragno Domenico, coordinatore tecnico-scientifico Associazione nazionale Aziende Regionali delle Foreste, Salierno Luigi, partner Studio Architest, Benevento, Salvia Caterina, responsabile progettazione, Legacoop Basilicata, Potenza, Salzarulo Mario, coordinatore GAL CILSI, Scavone Donato, presidente Legacoop Basilicata, Potenza, Silvestri Enzo, segretario generale CONFSAL; Avellino, Silvestri Sabino, presidente Fondazione Archeologica Canosina, Canosa di Puglia (BT), Summa Salvatore, presidente Associazione Agriturismo Italia, Atella (PZ), Tenuta Rasciatano, Barletta, Troncone Carmen, ingegnere PURENERGY consultino, Bisaccia (AV), Vitucci Massimo, responsabile sede di Melfi IGEAM equilibrio possibile, Melfi (PZ), Zakrevskaya Natalia, delegato Consorzio Itinerari del Sud, Rionero in Vulture (PZ),

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INTRODUZIONE: STORIE INTERROTTE, IL SUD CHE HA FATTO L’ITALIA

Francesco Saverio Nitti di Melfi, Giustino Fortunato di Rionero in Vulture e Giuseppe Di Vittorio di Cerignola sono stati tra i padri della storia dell’Italia unita, che hanno contribuito ad affrontare concretamente la questione meridionale e che hanno dato lustro a questa parte del Mezzogiorno che si raccoglie intorno al fiume Ofanto. Senza dimenticare Francesco De Sanctis, di Morra De Sanctis, che, ancora prima, aveva partecipato ai moti rivoluzionari del 1848, che portarono all’unità italiana (1861).

La Val d’Ofanto è dunque una terra che ha dato tanto alla storia italiana dal Risorgimento in poi, come pure emerge dal progetto Storie interrotte, un progetto originale, sostenuto dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo del Ministero dello Sviluppo Economico, che, attraverso il teatro, la radio, l’editoria e forme innovative di didattica, intende diffondere, soprattutto fra i giovani, la conoscenza di alcune figure storiche del Sud, che hanno concorso alla costruzione delle istituzioni nazionali e allo sviluppo del Paese.

Partiamo da questi personaggi della storia italiana per immaginare un progetto di sviluppo territoriale, che attualizza il loro pensiero e concretamente concorre a sviluppare una delle aree più vitali del Mezzogiorno, la Val d’Ofanto, come la chiamava Giustino Fortunato. Un progetto ambizioso, ma realista, in grado di coordinare l’azione di soggetti pubblici e privati, legati da un obiettivo comune, lo sviluppo della Val d’Ofanto, attraverso il buon uso dei finanziamenti europei e nazionali della programmazione 2007-2013, nella prospettiva della nuova alleanza tra l’uomo e la natura auspicata dal Premio Nobel Ilya Prigogine.

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UN PROGETTO EVOCATIVO DEL MEZZOGIORNO CHE CRESCE

Il Patto Val d’Ofanto è un progetto che vuole dimostrare la possibilità di azioni concrete e lungimiranti, in grado di far crescere il Mezzogiorno, di dare a questa area marginale della nuova Europa una centralità nel nuovo scenario del Mediterraneo.

Oggi la Val d’Ofanto è uno dei principali bacini industriali del Mezzogiorno, che ha avuto un significativo impulso grazie alla ricostruzione del post-terremoto del 1980, che colpì tutta l’area interna della valle. E’ sede di uno dei principali stabilimenti produttivi della FIAT, che ha trovato in quest’area fattori di localizzazione importanti fra cui la favorevole posizione geografica nei collegamenti sud-nord ed est-ovest e la tranquillità sociale. E’ sede di uno fra i principali distretti produttivi italiani della moda, con aziende e marchi affermati a livello nazionale ed internazionale. Ma i venti della globalizzazione fanno intravvedere minacce per la tenuta dell’intera economia ofantina, e quindi per lo stesso Mezzogiorno. Tuttavia la Val d’Ofanto conserva in sé le potenzialità di sviluppo legate: alla sua millenaria e ricca storia; alle sue peculiarità fisiche ed ambientali, con produzioni agricole di alta qualità poco valorizzate sui mercati nazionali ed internazionali e un territorio vallivo e fluviale tutto da promuovere sotto l’aspetto naturalistico; alle potenzialità economiche legate alle energie rinnovabili.

Il Patto Val d’Ofanto vuole essere uno dei primi progetti interregionali immaginati dal Partenariato per l’integrazione dei Corridoi Europei I e VIII, avviato con i seminari di Lavello (15 novembre 2005), Nocera Inferiore (13 dicembre 2005) e di Foggia (13 febbraio 2006), promossi da EuroIDEES con la partecipazione delle Province di Avellino, Bari, Benevento, Foggia, Napoli, Matera, Potenza Matera, l’Agenzia Territoriale per l’Ambiente del Patto Nord Barese Ofantino, l’Agenzia Patto dell’Agro Nocerino Sarnese, l’Agenzia Città del Fare, la Rete dei Sistemi Locali di Sviluppo Territoriale.

Le indicazioni emerse da questi seminari hanno trovato un riferimento di carattere generale nei documenti strategici regionali 2007-2013 della Campania, Basilicata e Puglia ed hanno prodotto un protocollo di intesa del Partenariato per l’integrazione dei Corridoi Europei I e VIII, da cui sono più recentemente scaturite, grazie ad uno studio promosso da EuroIDEES e dalle agenzie di sviluppo dei patti territoriali Agro Nocerino Sarnese e Nord Barese Ofantino, finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico, indicazioni progettuali che possono trovare collocazione nella programmazione regionale unitaria 2007-2013.

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UN PROGETTO VIRTUOSO DI INTEGRAZIONE TERRITORIALE INTERREGIONALE

Un breve profilo socio-economico-territoriale della Val d’Ofanto

La Val d’Ofanto si sviluppa lungo i 170 Km del fiume Ofanto, da a Barletta, collega le Regioni Campania, Basilicata e Puglia e comprende tutti i comuni, in cui si estendono gli affluenti del fiume. Si tratta di 51 comuni, con una popolazione complessiva di oltre 418 mila abitanti, di cui: 17 comuni appartenenti all’Alto Ofanto, tutti in provincia di Avellino, con una popolazione di oltre 47 mila abitanti; 25 comuni appartenenti al Medio Ofanto, fra le province di Potenza e Foggia, con una popolazione di oltre 116 mila abitanti; 9 comuni appartenenti al Basso Ofanto, fra le province di Potenza, Foggia e Barletta-Andria-Trani, con una popolazione di circa 256 mila abitanti.

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Nel dettaglio, i comuni della valle sono così elencati: Alto Ofanto Andretta (AV), Acquilonia (AV), Bisaccia (AV), Cairano (AV), Calitri (AV), Caposele (AV), (AV), Guardia Lombardi (AV), Lacedonia (AV), Lioni (AV), Monteverde (AV), Morra De Sanctis (AV), Nusco (AV), Sant’Andrea di Conza (AV), Sant’Angelo dei Lombardi (AV), Teora (AV), Torella dei Lombardi (AV); Medio Ofanto Ascoli Satriano (FG), Atella (PZ), Avigliano (PZ), Banzi (PZ), Barile (PZ), Bella (PZ), Candela (FG), Castelgrande (PZ), Filiano (PZ), Forenza (PZ), Ginestra (PZ), Maschito (PZ), Melfi (PZ), Montemilone (PZ), Muro Lucano (PZ), Palazzo San Gervasio (PZ), Pescopagano (PZ), Rapolla (PZ), Rapone (PZ), Rionero in Vulture (PZ), (PZ), Rocchetta Sant’Antonio (FG), Ruvo del Monte (PZ), San Fele (PZ), Venosa (PZ); Basso Ofanto Barletta (BT), Canosa di Puglia (BT), Cerignola (FG), Lavello (PZ), Margherita di Savoia (BT), Minervino Murge (BT), San Ferdinando di Puglia (BT), Spinazzola (BT), Trinitapoli (BT).

Le principali caratteristiche della valle possono essere così sintetizzate: ° sotto il profilo territoriale: - da una prevalente estensione del Medio Ofanto, con oltre il 46% della superficie dell’intera valle, seguita dal Basso Ofanto, con circa il 36%, e l’Alto Ofanto con circa il 18%; - da una densità insediativa mediamente pari a 89,1 abitanti per kmq (quella media italiana supera i 200 ab per kmq), ma con sensibili divari fra le varie parti della valle e con forti accentuazioni nei comuni di Barletta (637,1), San Ferdinando di Puglia (350,7), Margherita di Savoia (347,0), Sant’Andrea di Conza (276,4), Rionero in Vulture (254,2), Canosa di Puglia (209,3); ° sotto il profilo sociale: - da un trend negativo di variazione della popolazione residente, con una perdita netta di oltre 3 mila abitanti, tra il 1991 e il 2007, derivante dal forte calo demografico dell’Alto e Medio Ofanto, parzialmente recuperato dall’incremento registrato dal Basso Ofanto (soprattutto Barletta e Cerignola); - da un tasso di occupazione pari al 31,6%, quasi in linea con il tasso medio di occupazione del Mezzogiorno, pari al 32,4%, ma con forti differenze fra l’Alto Ofanto (38,7%), il Medio Ofanto (38%) e il Basso Ofanto (27,4%), con punte importanti nei comuni in cui si sono realizzati i nuclei industriali del post terremoto del 1980, con Melfi che presenta un valore superiore alla sua popolazione (104,8%), seguita da Morra De Sanctis (60,2%), Sant’Angelo dei Lombardi (53,2%), Lioni (49,8%), Atella (47%), Nusco (46,3%), Conza della Campania (44,1%), Calitri (42,9%), Lacedonia (42%); ° sotto il profilo economico: - da un reddito procapite, calcolato in termini di valore aggiunto, pari a 13.369 euro, di poco inferiore alla media del Mezzogiorno, pari a 14.861 euro, con forti divari fra le varie aree della valle (Alto Ofanto con 16.045 euro, Medio Ofanto con 16.735

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euro e Basso Ofanto con 11.333 euro), conseguenti, così come per i tassi di occupazione, ai progetti di localizzazione di importanti industrie manifatturiere nei nuclei di industrializzazione insediati con il post terremoto. Particolarmente rilevante il dato di Melfi con 46.915 euro; - da una struttura produttiva specializzata nel settore industriale, che pesa nell’insieme della valle per oltre il 31%, contro la media del Mezzogiorno pari al 20,9%, con punte più elevate nell’Alto Ofanto (39,8%) e Medio Ofanto (39,3%), per la presenza in queste aree dei nuclei di industrializzazione post terremoto. Ancora rilevante risulta il settore agricolo con il 6,3%, rispetto alla media del Mezzogiorno pari al 3,6%, particolarmente accentuato nel Basso Ofanto (7,9%), con punte elevate nei comuni di San Ferdinando di Puglia (24,9%), Trinitapoli (14,6%), Cerignola (12,7%), Minervino Murge (10,5%).

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Lo scenario dell’integrazione dei Corridoi Europei I e VIII

Nell’insieme emerge un quadro socio-economico-territoriale della Val d’Ofanto fortemente frammentato, incoerente, in cui le varie aree della valle seguono processi localistici, con scarsa capacità di effetti moltiplicativi. In particolare, si possono osservare i seguenti fenomeni di sviluppo: ° l’Alto e il Medio Ofanto, che comprende la parte più rilevante della valle in termini di superficie territoriale (il 64,1%), pur presentando tassi di occupazione e reddito procapite mediamente superiori alle medie della valle, come pure alle medie del Mezzogiorno, si presentano come aree soggette a processi di spopolamento, il che evidentemente indica che il valore della produzione industriale qui realizzata viene poi non trattenuta sul territorio, creando condizioni di qualità della vita ancora non soddisfacenti. E’ un fenomeno evidentemente connesso al modello di sviluppo esogeno realizzato con la politica post terremoto, che non ha innescato processi di sviluppo endogeno sul territorio, come per esempio può desumersi dal basso livello dell’economia terziaria, che è di circa 20 punti percentuali sotto la media del Mezzogiorno, o come può desumersi dal fatto che intorno al maggiore polo industriale di Melfi, con un reddito prodotto procapite di circa 47 mila euro, coesistono comuni con un livello di reddito procapite molto basso, sotto la media della intera valle e del Mezzogiorno (sotto la soglia di 10 mila euro i comuni di Castelgrande, Filiano, Ginestra, Palazzo San Gervasio, Rapone; sotto la soglia di 9 mila euro i comuni Banzi, Forenza, Rapolla, Ripacandida, San Fele; sotto la soglia di 8 mila euro i comuni di Maschito, Montemilone); ° il Basso Ofanto, che comprende la parte più rilevante della valle in termini demografici ed economici (rispettivamente il 60,9% di popolazione e il 51,6% in termini di valore aggiunto), pur avendo un sistema produttivo più legato alle peculiarità del territorio, alle sue potenzialità agricole e alle sue caratteristiche di sistema di piccole e medie imprese manifatturiere di estrazione locale, mostra valori del tasso di occupazione e del reddito prodotto procapite significativamente al di sotto delle medie dell’intera valle e del Mezzogiorno; ° l’intera Val d’Ofanto presenta un sistema dei servizi poco sviluppato e significativamente sotto la media del Mezzogiorno, soprattutto nelle aree interne del Medio e Alto Ofanto.

In sintesi, la Val d’Ofanto si presenta come un’area del Mezzogiorno con forti potenzialità di sviluppo legate alle sue peculiarità territoriali, ma frammentata nelle sue dinamiche di sviluppo. Le stesse politiche seguite nell’ultimo decennio, legate a processi di programmazione regionale e con un approccio molto localistico, non hanno fatto altro che accentuare questa caratteristica di sviluppo frammentato, in assenza di una visione strategica unitaria, anche in quei campi, come il settore ambientale, in cui la unitarietà delle problematiche legate alla tutela e salvaguardia del fiume Ofanto avrebbero comportato una strategia ed una governance unitaria delle politiche di intervento ed invece hanno seguito un approccio legato esclusivamente alle competenze amministrative territoriali degli organismi di intervento (Regioni, Province, Comunità Montane, Agenzie di sviluppo, ecc…), come emerge dall’analisi dei vari programmi di sviluppo realizzati nell’ultimo decennio (vedi elenco dei programmi integrati riportato in appendice al documento). Non sono mancati, tuttavia, nella fase più recente, alcuni primi tentativi di affrontare in una visione strategica unitaria lo sviluppo della Val d’Ofanto, quali:

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° la elaborazione della ricerca su formazione e occupazione per lo sviluppo dei borghi della Val d’Ofanto, finanziato dalla Provincia di Potenza, e curata da EuroIdees, sul modello di Borghi Vivi della Lunigiana (un progetto integrato territoriale di area vasta promosso dalla Comunità Montana Lunigiana e dalla Regione Toscana, in fase di attuazione degli interventi progettati); ° la elaborazione di linee guida per la rete ecologica nella pianificazione territoriale interregionale della Val d’Ofanto, nell’ambito del Progetto Paesi, finanziato dall’Istituto ISPRA (ex APAT) del Ministero dell’Ambiente, curata dall’Agenzia Territoriale per l’Ambiente Nord Barese Ofantina.

Rispetto all’attuale scenario di sviluppo frammentato, il Patto Val d’Ofanto propone uno scenario alternativo di sviluppo integrato della valle, in grado di affrontare coerentemente in una visione unitaria lo sviluppo delle sue aree costitutive (Alto, Medio e Basso Ofanto), al fine di aumentarne le possibilità di sviluppo, attraverso un’azione coordinata fra le varie autorità dei governi regionali e locali.

L’avvio operativo della nuova programmazione regionale unitaria 2007-2013 rappresenta una occasione irripetibile per sperimentare azioni di integrazione interregionale finalizzate allo sviluppo della Val d’Ofanto. Questo vuol essere il senso dell’attualizzazione del pensiero e dell’azione dei Nitti, Fortunato, Divittorio, De Sanctis, che hanno dato lustro al territorio e hanno contribuito significativamente alla costruzione dell’Italia unita e ad affrontare la questione meridionale. Il Patto Val d’Ofanto si pone dunque come una grande azione di sviluppo del territorio, di una qualità tale da essere esempio concreto di azioni finalizzate allo sviluppo dell’intero Mezzogiorno. La fase concertativa avviata con il seminario di Melfi si pone come l’avvio per addivenire entro la fine del 2009 alla sottoscrizione di un accordo di programma interregionale fra Campania, Basilicata e Puglia, in grado di finalizzare un’azione comune di sviluppo territoriale, ottimizzando le risorse dei fondi europei, nazionali, regionali della programmazione 2007-2013.

Il Patto Val d’Ofanto si colloca concretamente entro lo scenario disegnato dal Partenariato per l’integrazione dei Corridoi Europei I e VIII, sulla base del lavoro e delle indicazioni programmatiche emerse nei seminari di Lavello, Nocera Inferiore e Foggia, tenutisi tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006, finalizzate ad integrare la costa tirrenica con quella adriatica nel quadrante disegnato tra Napoli-Salerno-Bari-Foggia, comprendenti i territori interni di Potenza, Matera, Avellino, Benevento, puntando sui seguenti temi: ° Infrastrutture materiali (sistemi ambientali, reti di trasporto, aree di insediamento produttivo, pianificazione territoriale); ° Infrastrutture immateriali (cultura, ricerca, formazione, reti tecnologiche); ° Sviluppo produttivo (valorizzazione delle risorse endogene, programmazione economica, politiche di inclusione sociale, sostegno alle imprese ); ° Politiche di internazionalizzazione (costruzione di reti relazionali complesse tra istituzioni, culture, economie e società nei territori nazionali e internazionali interessati ).

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MISSIONE, STRATEGIA, TEMI ED OBIETTIVI DEL PATTO VAL D’OFANTO

La missione

L’assenza di una strategia di sviluppo integrato della Val d’Ofanto nei programmi di sviluppo regionale e territoriali dell’ultimo decennio, fa emergere la questione preliminare della identità della valle ofantina, la consapevolezza delle comunità e dei territori che la costituiscono (Alto, Medio e Basso Ofanto) di intraprendere un percorso comune di sviluppo, di programmazione territoriale. La elaborazione e condivisione del presente documento, da parte di un esteso partenariato pubblico e privato operante nella Val d’Ofanto, va quindi inteso come la missione fondamentale del Patto Val d’Ofanto, quella di far sentire le 51 comunità locali, i circa 420 mila abitanti che costituiscono la valle ofantina, parte dell’intera comunità ofantina.

In questa direzione bisogna puntare: ° a costituire l’associazione degli enti locali della Val d’Ofanto, quale elemento in grado di stabilizzare una funzione strategica di conoscenza e programmazione unitaria del territorio. Una associazione comprendente i Comuni, le Province, le Comunità Montane, gli altri organismi pubblici delle autonomie funzionali (consorzi di bonifica, consorzi di sviluppo industriale, consorzi rifiuti, ecc…). ° a costituire l’associazione degli operatori economici della Val d’Ofanto, quale elemento per promuovere attività di commercializzazione, soprattutto nei settori turistico-culturale e agroalimentare; ° a realizzare e gestire il marchio identitario “Val d’Ofanto”, quale elemento di forte riconoscibilità del territorio sia nei confronti delle comunità locali, sia a livello nazionale ed internazionale. Un marchio che possa guidare il marketing territoriale, far da volano nei processi di sviluppo dell’intera valle ofantina, con il ricorso a specifici disciplinari connessi ai vari settori di sviluppo (come per esempio è stato fatto in Alto Adige).

La strategia

La strategia del Patto è quella di rilanciare il modello di sviluppo endogeno della valle ofantina, fortemente legato alle sue peculiarità territoriali, pur senza negare le potenzialità del modello esogeno, delle iniziative imprenditoriali di origine esterna localizzate prevalentemente nei nuclei di sviluppo industriale dell’Alto e Medio Ofanto, realizzati con il post terremoto del 1980.

Il modello di sviluppo endogeno punta maggiormente alla valorizzazione delle potenzialità locali, ambientali, storico-culturali, agricole, industriali, energetiche, turistiche, logistiche, in grado di cogliere gli elementi di complessità della valle ofantina, della sua capacità di apertura al sistema economico internazionale, così come delle sue forti relazioni fisiche con la Valle del Sele, con il Mare Adriatico, come pure delle relazioni infrastrutturali lungo la direttrice Salerno-Barletta, Potenza-Foggia, Bari- Foggia/Manfredonia, ecc…

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Nell’attuale strategia europea di politiche per la convergenza territoriale fra regioni deboli e regioni forti e di competitività economica, il modello endogeno della valle ofantina intende promuovere: ° i valori del bioregionalismo, della coesistenza del sistema antropico ed economico della valle con i suoi elementi naturali (definiti dall’intero bacino idrografico dell’Ofanto); ° la sua capacità dinamica di sviluppo, valorizzando le grandi infrastrutture che non hanno ancora espresso le loro potenzialità (per esempio: le dighe di Conza, del e del Lampeggiano; i poli agroindustriali di , Gaudiano, Melfi; le ferrovie che attraversano tutta la valle e che permettono di collegare Barletta con Avellino); ° la capacità di auto-organizzazione del sistema territoriale , nelle sue varie espressioni istituzionali, sociali, economiche, ambientali.

I temi e gli obiettivi di sviluppo

I temi rilevanti della strategia di sviluppo endogeno della valle ofantina sono individuati in: ° rete rurale (ecologica-agroalimentare-energetica) della Val d’Ofanto. La bassa densità abitativa della Val d’Ofanto, esalta il suo carattere di territorio prevalentemente rurale, come pure evidenziato nel Piano Strategico Nazionale per lo sviluppo rurale e nei collegati Programmi di Sviluppo Rurale della Campania, della Basilicata e della Puglia1. Il fiume Ofanto e il suo bacino idrografico fanno emergere un territorio: - con una forte presenza di aree protette (solo quelle della Rete Natura 2000, ZPS e SIC, rappresentano circa il 10% dell’intera superficie del bacino idrografico) ed iniziative quali il Parco Regionale dell’Ofanto da parte della Regione Puglia e il Parco Regionale del Vulture da parte della Regione Basilicata, che pongono il tema di una integrazione in una logica di rete ecologica interregionale, con caratteristiche di multifunzionalità, in grado di coniugare la tutela e salvaguardia del fiume Ofanto e delle aree protette, con le prospettive di sviluppo economico della valle ofantina; - con la presenza di sistemi agricoli ed agroalimentari, con varie caratteristiche produttive, in relazione alle specificità locali della valle, con possibili obiettivi di competitività connessi alle varie filiere produttive in essa presenti (ortofrutticolo, olivicolo, vitivinicolo, cerealicolo, lattiero-caseario, carni), partendo da iniziative di associazionismo già presenti, quali il distretto agroindustriale del Vulture

1 Il PSN per lo sviluppo rurale classifica il territorio italiano in quattro categorie, in considerazione sia della presenza di sistemi agricoli e agroalimentari differenziati, sia per le diverse forme di integrazione con il contesto urbano e industriale: A-poli urbani , B-aree rurali ad agricoltura intensiva specializzata, C- aree rurali intermedie, D-aree rurali con problemi complessivi di sviluppo. Tale classificazione è fatta dal PSN, sulla base della metodologia dell’OCSE che considera rurali i territori con densità abitativa inferiore a 150 ab/kmq, ma tenendo anche conto delle peculiarità del territorio italiano. Dalla lettura dei tre Piani di sviluppo rurale regionali emerge che: i comuni dell’Alto e Medio Ofanto, rientrano tutti nella categoria D, delle aree rurali con problemi complessivi di sviluppo; i comuni del Basso Ofanto rientrano in parte nella categoria C, delle aree rurali intermedie (Canosa, Minervino, Spinazzola), e in parte nella categoria B, delle aree rurali ad agricoltura intensiva (Barletta, Cerignola, Margherita, S. Ferdinando, Trinitapoli).

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promosso dalla Regione Basilicata, i molteplici consorzi legati alla valorizzazione dei prodotti tipici locali; - con la presenza di iniziative legate alla produzione di energie alternative, connesse sia alle caratteristiche di ventosità della valle, soprattutto nell’Alto e Medio Ofanto, sia alle caratteristiche del sistema agricolo ed agroalimentare dell’intera valle. Fra queste si segnala l’iniziativa del Comune di Bisaccia, che ha promosso la costituzione del distretto delle energie alternative nell’Alto Ofanto; - con la presenza di numerosi Gruppi di Azione Locali, strutturatisi con le precedenti attività dell’Iniziativa Leader, oggi candidati alla gestione di varie misure dei piani regionali per lo sviluppo rurale, che potrebbero strutturare iniziative di cooperazione interterritoriale per consolidare le strategie di sviluppo locale dell’intera valle ofantina; ° rete dell’innovazione e della logistica della Val d’Ofanto. La specializzazione industriale dell’economia ofantina, attestata dal peso che attualmente il valore aggiunto industriale ha sul valore aggiunto totale, soprattutto nell’Alto e Medio Ofanto, pone tre questioni fondamentali: - la riconversione produttiva dei settori di specializzazione della valle, soprattutto il sistema automotive e il sistema moda, oggi alle prese con la ristrutturazione dei mercati mondiali, che non hanno più capacità di sviluppo dell’indotto sul territorio e si vanno sempre più configurando come isole chiuse di produzione, con conseguente pericolo di deindustrializzazione; - la opportunità di promuovere nuovi sistemi produttivi più consoni alle peculiarità territoriali, per esempio i comparti della nautica, delle biotecnologie, della meccanica agricola, dell’artigianato; - la opportunità data dalla collocazione geografica del territorio, nei collegamenti con il nord Italia, fra l’Adriatico e il Tirreno, con i Balcani, con il Mediterraneo, e dalle infrastrutture di base già presenti per lo sviluppo della logistica; ° rete turistico-culturale dei borghi della Val d’Ofanto. La presenza di un sistema di borghi di valenza storica e di valenza rurale, connessa alle emergenze storico-culturali in essi presenti di rilevanza internazionale, quali i castelli federiciani, l’archeologia dauna e romanica, i segni del brigantaggio, i segni della letteratura e dell’arte, le terme, rappresenta un elemento forte dell’identità ofantina su cui è possibile progettare e realizzare un percorso di sviluppo con forti ricadute economiche ed occupazionali. Emerge quindi l’idea di un progetto integrato della valle ofantina incentrato sulla valorizzazione dei borghi, in una logica di albergo diffuso, e delle emergenze storico- culturali, termali, in grado di promuovere partenariati pubblico-privati, a partire dalle iniziative già avviate in questa direzione sul territorio, come nei casi di Calitri, Bisaccia, l’area del Vulture, Canosa, Barletta, Trinitapoli, Margherita di Savoia, che possono essere un punto di forza di tale strategia. In questa direzione andrebbe valorizzata a fini turistici la ferrovia che collega tutta la valle da Barletta ad Avellino; ° rete della conoscenza della Val d’Ofanto. La valle ofantina non ha un suo sistema universitario e gravita sui sistemi di Bari, Potenza e Foggia ed in parte su Salerno e Napoli. Tuttavia sono in essa presenti centri di ricerca, istituti scolastici ed agenzie formative, la cui attività è poco legata con il territorio. Va quindi avviata una fase di cooperazione fra tali enti e con i sistemi universitari pugliese, lucano e campano, in grado di promuovere le risorse umane del territorio e di favorire i processi di innovazione del sistema economico ofantino.

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Strumenti operativi e finanziari del Patto Val d’Ofanto

L’Accordo di Programma Quadro Campania-Basilicata-Puglia

Il Patto Val d’Ofanto va sottoscritto quale protocollo di intesa dall’ampio partenariato che ha partecipato alla fase concertativa, in apposita conferenza da tenersi entro la fine di settembre 2009, alla presenza delle autorità regionali e delle autorità nazionali interessate (vari ministeri, altri organismi).

Sulla base del Protocollo di Intesa, entro la fine del 2009 dovrà essere sottoscritto apposito accordo di programma quadro fra le Regioni Campania, Basilicata e Puglia e i vari Ministeri interessati, in cui saranno delineati gli impegni finanziari che dovranno far carico sui programmi regionali e nazionali della programmazione 2007-2013. Tale accordo individuerà i vari strumenti operativi e finanziari da mettere in campo per la realizzazione della progettualità prevista dal Patto Val d’Ofanto.

Si prevede di promuovere una strategia di sviluppo della valle organizzata per filiere, una metodologia di intervento che può valere per tutte le iniziative di sistema da attivare su scala interregionale, che possono trovare le componenti giuste in un territorio ampio per dare luogo a formule di cooperazione più stabili e durature.

La filiera può essere definita come l’insieme di relazioni stabili fra soggetti dello stesso settore o di settori diversi che si integrano fra loro per la realizzazione di un programma congiunto di sviluppo, che contribuisca ad accrescere sensibilmente la competitività dei singoli partecipanti e dell’intera filiera di riferimento. I presupposti indispensabili della filiera possono essere i seguenti: ° adesione ad un ampio e concreto progetto di filiera, formalizzata secondo norme e procedure chiare e definite; ° stabilità delle relazioni tra i partecipanti, ravvisabili generalmente nella compartecipazione e nella condivisione di impegni e risultati, codificabili in accordi quadro e contratti esecutivi, che richiamino esplicitamente gli obiettivi del progetto di filiera di riferimento; ° esistenza di un modello di governance della filiera che ne assicuri innanzitutto il funzionamento, nonché la promozione, il monitoraggio e, ove possibile, la tracciabilità degli scambi.

In linea di massima, seguendo tale approccio, si prevede di attivare i seguenti strumenti previsti dalla attuale programmazione, con i relativi finanziamenti.

Il distretto rurale della Val d’Ofanto

Le caratteristiche di ruralità della valle ofantina, con potenzialità di sviluppo agroalimentari ed energetiche, in una logica di rete ecologica multifunzionale pongono le basi per attivare un distretto rurale interregionale, in grado di coordinare l’attuazione di vari strumenti operativi e finanziari previsti dalla politica agricola comune, in particolare dalle misure per lo sviluppo rurale comunitarie e dalle ulteriori misure previste dalla legislazione nazionale. In particolare il distretto rurale avrebbe la funzione di assicurare un coordinamento, oltre che mobilitare ulteriori risorse finanziarie per i seguenti strumenti:

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° progetti integrati di filiera, finalizzati alla competitività delle filiere agricole, che, in quanto strumenti attuativi dei programmi regionali per lo sviluppo rurale, hanno una struttura limitata nei confini regionali. Sono da promuovere specifici progetti integrati per le varie filiere presenti nella Val d’Ofanto; ° contratti di filiera, previsti dalla legge 289/2002 e dal Decreto 22 novembre 2007, finalizzati alla competitività delle filiere agricole, aventi una valenza nazionale, strutturati su base multiregionale, che potrebbero costituire una base più ampia per coordinare i progetti integrati di filiera, anche coinvolgendo altre regioni oltre Campania, Basilicata e Puglia. Anche in questo caso andrebbero promossi più contratti di filiera in relazione alle specificità produttive della Val d’Ofanto. Uno specifico contratto potrebbe riguardare la filiera agroenergetica. Ciascun contratto può finanziare piani progettuali con un ammontare di investimenti ammissibili compreso fra 5 e 50 milioni di euro; ° organizzazioni di produttori, aventi il compito, tramite programmi operativi, di favorire la commercializzazione dei prodotti, anche tramite contratti quadro, e promuovere la diffusione di pratiche agricole rispettose dell’ambiente. Tali organizzazioni sono legati alla struttura delle organizzazioni comuni di mercato previste dalla normativa comunitaria, riformata nel 2007; ° rete ecologica, avente la finalità di promuovere la salvaguardia e la valorizzazione di tutte le aree protette e l’attuazione delle misure a favore della biodiversità previste dalla normativa comunitaria, in particolare dall’ultimo accordo dei Ministri per l’Agricoltura, in sede di verifica dello stato di salute della politica agricola comune. Si tratta di elaborare uno schema di rete in grado di integrare le reti ecologiche già definite dalle Province di Foggia, Bari, Potenza e Avellino e raccordare le iniziative avviate autonomamente dalle tre Regioni Campania, Basilicata e Puglia, utilizzando le possibilità di finanziamento offerte dai fondi comunitari FESR e FEASR, che nel caso della Puglia sta, per esempio, puntando a realizzare “porte di accesso” al fiume Ofanto, nei comuni che si affacciano sul fiume, con l’obiettivo di creare un nuovo legame tra gli spazi urbani e gli spazi naturali ed agricoli; ° contratto di distretto, previsto dalla legge 289/2002 e dal Decreto 22 novembre 2007, finalizzati a rafforzare lo sviluppo economico e sociale del territorio, da coordinarsi con la normativa regionale, può diventare lo strumento finanziario di completamento della programmazione rurale della Val d’Ofanto, compresa quella prevista dai GAL che saranno finanziati con i programmi regionali di sviluppo rurale.

Il progetto integrato Borghi Vivi della Val d’Ofanto

La base di riferimento del progetto è il modello Borghi Vivi promosso dalla Comunità Montana della Lunigiana, in Toscana, in fase di realizzazione con i finanziamenti della programmazione regionale 2007-2013.

Il progetto prevede, sulla base di uno studio di fattibilità, la ricognizione del patrimonio edilizio, sia pubblico che privato, di tutti i borghi della valle, compresi quelli rurali, al fine della loro promozione turistica, puntando sul modello dell’albergo diffuso e su modalità gestionali in grado di coordinare l’azione pubblico-privata.

Il progetto comprenderebbe anche iniziative di valorizzazione del patrimonio storico-culturale ed archeologico.

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Il progetto potrebbe rappresentare la base per un sistema turistico interregionale e cogliere le opportunità di finanziamento previsti dai programmi operativi FESR delle tre regioni e dei connessi fondi FAS.

Il contratto di programma della innovazione e della logistica

Il progetto si propone di mettere in rete aziende del territorio interessate a processi di forte innovazione, di prodotto e di processo, aventi quindi la necessità di interfacciarsi con il mondo della ricerca e del trasferimento tecnologico, nonché con i processi di innovazione della logistica.

In particolare, l’iniziativa potrebbe mettere in rete altre iniziative locali già partite ma che necessitano di una prospettiva di consolidamento su base interregionale, anche per cogliere le opportunità di sviluppo del Mediterraneo e dei Balcani. A tali iniziative sono interessati sia enti pubblici che operatori privati. Particolarmente rilevante può essere il collegamento della rete di piattaforme logistiche lungo l’asse ofantino con i progetti di sviluppo delle filiere agroalimentari.

Il Patto formativo e per il lavoro della Val d’Ofanto

Lo strumento dei patti formativi e per il lavoro è previsto dal Fondo Sociale Europeo ed è stato previsto dalla programmazione operativa del fondo da parte delle Regioni.

L’idea è quella di addivenire ad un accordo specifico fra le Regioni e le Province per un Patto formativo e del lavoro in grado di interessare tutta la Val d’Ofanto e da collegare ai programmi di sviluppo previsti dall’Accordo di Programma Quadro del Patto Val d’Ofanto.

Tale Patto avrebbe la funzione di supportare i processi della conoscenza, la valorizzazione delle risorse umane e gli aiuti all’occupazione e coinvolgerebbe il sistema universitario, della ricerca, dell’istruzione superiore e le agenzie formative.

I progetti di cooperazione europea della Val d’Ofanto

L’avvio dei programmi di cooperazione territoriale europea, previsti dalla programmazione 2007-2013, rappresenta una opportunità anche per lo sviluppo della Val d’Ofanto, al fine di creare reti di sviluppo con altre aree europee e mediterranee aventi caratteristiche simili o complementari.

Il Patto Val d’Ofanto si pone l’obiettivo di individuare progetti e partenariati transnazionali, finalizzati a valorizzare le prospettive di sviluppo delineati con i precedenti strumenti di intervento.

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Allegati

- tabelle statistiche territoriali, demografiche, occupazionali ed economiche della Val d’Ofanto

- schede di analisi dei programmi integrati di sviluppo realizzati nella Val d’Ofanto.

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