3 │ PER UN NUOVO MUSEO ITALIANO: IL LASCITO EMILIO SANTARELLI scheda XX 3 │ P : E S S i m o n e C a n t a r i n i . O p e r e s u c a r t a a g l i U f f i z i │ F i r e n z e , G a b i n e t t o D i s e g n i e S t a m p e d e g l i U f f i z i , 1 6 g i u g n o – 2 1 s e t t e m b r e 2 0 1 5

Simone Cantarini ( 1612 – Verona 1648)

Studio per composizione sacra inv. 4172 S

Penna e inchiostro su carta mm. 208 x 139

La collezione Santarelli, formata verso la metà del XIX secolo, si caratterizza, nel caso del nucleo di fogli di Simone Cantarini, per la predominanza degli schizzi a penna. Se si confronta questa raccolta con quella medicea costituita da Leopoldo de’ Medici con l’aiuto e la curatela di Filippo Baldinucci circa due secoli prima (nn. I-VII), è possibile accorgersi, di un certo cambiamento nel gusto collezionistico. Inizialmente Cantarini veniva considerato principalmente come l’allievo di soprattutto portato per il disegno: ciò che si comprava di suo, pertanto, erano studi accademici a pietra rossa e nera (nn. I-VII) più in linea con l’insegnamento classicista del maestro. Santarelli, al contrario, acquistò principalmente schizzi a penna, molto più liberi e personali: questi ultimi permettono di farsi un’idea più ampia della figura artistica di Cantarini, prendendone in considerazione anche l’attività non direttamente connessa con il periodo dell’apprendistato bolognese. Il caso del disegno 4172 S, a questo proposito, è esemplare. Esso rappresenta infatti uno studio compositivo per una pala d’altare, come si intuisce dal contorno centinato che rimanda alla forma definitiva della tela. Questo foglio, pertanto, illustra il nucleo genetico dell’invenzione della futura composizione: sfruttando la libertà e l’incisività del segno della penna, Cantarini appunta con pochi semplici tratti le masse dei corpi, le proporzioni e le interazioni delle figure. Definito questo primo canovaccio, egli avrebbe indagato più in dettaglio, in un secondo momento, i singoli personaggi; questo foglio, probabilmente, doveva servire come punto di riferimento generale fino a quando non fosse stato messo a punto un più compiuto studio preparatorio. Nella collezione Santarelli compaiono schizzi analoghi a questo, che evidenziano, da parte dello scultore fiorentino, la volontà di raccogliere per uno stesso artista tutti i momenti del processo grafico: dal rapido schizzo a penna (nn. XVIII, XIX, XXI) al più compiuto studio a pietra rossa o pietra nera (nn. XV, XXXI, XXXV). Grazie a questa inclinazione collezionistica, sono pervenuti agli Uffizi pressoché tutte le tipologie di produzione grafica del maestro di Pesaro.

bibliografia

Emilio Burci, Ferdinando Rondoni, Emilio Santarelli, Catalogo della raccolta di disegni autografi antichi e moderni donata dal prof. Emilio Santarelli alla Reale Galleria di Firenze, Firenze 1870, p. 295, n. 24

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Andrea Emiliani, Simone Cantarini: opera grafica, in Arte antica e moderna, n. 5, 1959, p. 444, n. 23

Mario Mancigotti, Simone Cantarini, il Pesarese, Pesaro 1975, pp. 47, 274

Andrea Emiliani, Anna Maria Ambrosini Massari, Marina Cellini, Raffaella Morselli, a cura di, Simone Cantarini nelle , Venezia 1997, pp. 191, 227-228, nn. 49, 84

Andrea Emiliani, a cura di, Simone Cantarini detto il Pesarese 1612 – 1648, Milano 1997, p. 273, n. II.60

Marzia Faietti, I grandi disegni italiani della Pinacoteca Nazionale di Bologna, Milano 2002, p. 154