Giubbe Rosse”
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BIBLIOTECA DI RIVISTA DI STUDI ITALIANI CONTRIBUTI STORIA SINTETICA DEL CAFFÈ STORICO-LETTERARIO “GIUBBE ROSSE” MASSIMO MORI Firenze l Caffè storico-letterario “Giubbe Rosse” di Firenze è il più celebre dei Caffè storici italiani, un vero crocevia della letteratura, dell’arte e della Icultura di tutto il ’900 tuttora attraversato dalle tematiche della contemporaneità. Aperto nel 1896 come Caffè-Birreria dei fratelli Reininghaus, prese il nome dal colore delle nuove giacche dei camerieri quando nel 1910 un cambio di proprietà lo ristrutturò in stile Liberty. All’inizio era un circolo scacchistico dove si narra sia passato Vladimir I. Lenin appassionato della scacchiera, ed anche poeti e intellettuali tra i quali Gordon Craig, André Gide, Medardo Rosso. Le caratteristiche di vari periodi o stagioni culturali sono stati descritti nel corso del tempo. I primi anni del secolo vedono frequentare le “Giubbe” da Giovanni Papini, Ardengo Soffici e Giuseppe Prezzolini legati alle riviste Il Leonardo e La Voce. Dal 1912, dopo la pubblicazione del manifesto nel 1909, si avvia la grande stagione del Futurismo ed alle “Giubbe Rosse” sono presenti, prima scontrandosi in una famosa rissa e poi collaborando: Filippo Tommaso Marinetti, Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Aldo Palazzeschi, Carlo Carrà. È in questo periodo che il locale s’impone come Caffè letterario dove sono di casa libri e riviste tra cui Lacerba e L’Italia futurista. Aderiscono al movimento anche i giovani Ottone Rosai e Primo Conti, di quest’ultimo è presente sul muro delle “Giubbe” un fiore disegnato settant’anni dopo, quando nel 1986 il movimento Ottovolante riattiva la frequentazione letteraria del locale e lo invita ad una testimonianza. Nel 1914 Dino Campana vi giunge a piedi da lontano portandovi i suoi Canti Orfici. Questo primo periodo del locale è narrato nel volume di Alberto Viviani, GIUBBE ROSSE 1913-1915, edito da Barbera nel ’33. L’avvento della prima guerra mondiale rompe il fronte degli intellettuali dove i Futuristi s’impegnano per l’interventismo. Nel 1915 cessa il periodo 250 STORIA SINTETICA DEL CAFFÈ STORICO-LETTERARIO “GIUBBE ROSSE” Futurista e al Caffè ritorna il club degli scacchisti. Dopo la prima guerra mondiale riprende, in un clima più rilassato, la frequenza degli intellettuali ed inizia quello che può essere definito il periodo solariano. Alle “Giubbe Rosse” i frequentatori insigni divengono Giuseppe De Robertis, Eugenio Montale, Umberto Saba, Carlo Emilio Gadda, Bonaventura Tecchi. La rivista di riferimento è appunto Solaria con Alessandro Bonsanti, Alberto Carocci ed altri che al Caffè tengono la redazione del periodico. Dal 1926 Solaria prosegue le pubblicazioni per dieci anni traducendo e facendo conoscere grandi scrittori stranieri come James Joyce, Franz Kafka, Virginia Woolf. In continuità con il periodo precedente prende avvio la stagione dell’Ermetismo con la rivista Frontespizio nel ’31 e Letteratura nel ’37 e le presenze di Carlo Bo, Mario Luzi, Tommaso Landolfi, Oreste Macrì. Nel ’38 esce la rivista Campo di Marte che elegge anch’essa il locale a proprio luogo di redazione con Alfonso Gatto, Vasco Pratolini, Piero Bigongiari, Alessandro Parronchi. In questi anni la vicinanza delle riviste fiorentine alle letterature straniere pone gli intellettuali in posizione invisa al nazionalismo del regime. Eugenio Montale viene rimosso dalla direzione del Gabinetto G.P. Vieusseux, ai camerieri viene imposta una giubba bianca, nel locale si aggirano informatori che segnalano le posizioni culturali d’opposizione. Il clima del periodo è ben espresso in una copia di una foto, affissa nel locale, di Henri Cartier-Bresson di Piazza Vittorio (così si chiamava Piazza Repubblica) dove i tavoli del Caffè appaiono desolatamente vuoti. Al termine del secondo conflitto mondiale i camerieri indossano nuovamente le giubbe rosse e riprende la frequentazione del locale sia da parte degli intellettuali degli anni ’30 che da altri come Elio Vittorini, Salvatore Quasimodo, Luciano Guarnieri e Antonio Bueno. Termina dalla metà del ’900 quello che può essere indicato come il periodo dei Caffè storici; Firenze, anche per lo spostamento d’importanti iniziative editoriali verso Milano e Roma, non è più il principale luogo di riferimento, il Caffè perde il ruolo di casa dei letterati. Tuttavia le “Giubbe Rosse” rimangono luogo di riferimento e i maggiori intellettuali italiani e stranieri non mancano di mettervi piede e questo periodo è descritto da Arnaldo Pini nel suo volume Incontri Alle Giubbe Rosse, edito da Polistampa nel 2000. Compaiono al Caffè Silvio Loffredo, Curzio Malaparte, Dylan Thomas, Ezra Pound. Negli anni sessanta e settanta, mentre s’impone la neoavanguardia a livello nazionale, a Firenze si forma il Gruppo 70 che avvia la poesia visiva con Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti, Lucia Marcucci, Luciano Ori ed altri le cui presenze alle “Giubbe Rosse” sono occasionali. Questa non può essere pertanto definita una stagione delle “Giubbe”, ma nel decennio successivo il Caffè ospita varie esposizioni ed iniziative che sottolineano l’importanza internazionale che la poesia visiva ha raggiunto e che caratterizzano un 251 LUCIA MARCUCCI interessante periodo del locale. Le riviste fiorentine di riferimento sono Quartiere, Tèchne, Dopotutto, Protocolli. È di Miccini il lungo capitolo dedicato alle “Giubbe Rosse” nel libro di Enrico Falqui Caffè Letterari edito in due volumi da Canesi nel 1961. Dopo un periodo di scarsa rilevanza per la storia del locale, negli ottanta prende avvio a Firenze il Circuito di poesia ‘Ottovolante’ di cui è esposta una foto di gruppo scattata da Liberto Perugi, e si riprende in un clima di creatività diffusa l’organizzazione di eventi culturali, di presentazione di libri e di letture in molti luoghi della città comprese le “Giubbe Rosse”. Queste vicende sono raccontate nel libro di Massimo Mori Il circuito della poesia edito da Manni nel 1997. I periodici fiorentini significativi sono Collettivo R, Salvo Imprevisti, Il Ponte, Stazione di Posta, Molloy, Hellas, Parapluie, i gruppi L’Incongrua attesa e Bausette Theatre. Dagli anni ’80 prima con Gian Carlo Viviani e poi con la direzione dello stesso Massimo Mori prendono avvio in modo sistematico gli “Incontri Letterari alle Giubbe Rosse”, il locale viene definito “porto franco della poesia” e la matrice del timbro che marca questa nuova fase è in una piccola opera in rame e alluminio esposta nel locale. Viene varata la Collana “Giubbe Rosse” ed il primo volume edito è di Leopoldo Paciscopi: Gli anni discontinui che narra ancora del Caffè. Negli anni ’90 alle “Giubbe Rosse” continuano gli ‘Incontri’ e si presentano libri di autori italiani e stranieri, si organizzano molte edizioni del Festival internazionale di poesia in azione ‘a + Voci’ che ospita anche dall’estero importanti autori. È questa alle “Giubbe Rosse” la stagione della intermedialità dove si propongono oltre a quella lineare: la poesia visiva, sonora, performativa ecc. inseguendo il progetto di una poesia totale. Di riferimento sono le riviste fiorentine: L’area di Broca, Il Portolano, Semicerchio e l’Editrice Morgana, l’Associazione ‘Griselda’. In questi anni il locale ospita anche iniziative di vari gruppi: ‘Pianeta Poesia’ con un fitto programma letterario, ‘Simboli e Lettere’, ‘Firenze Europa’ ed altri, mostrandosi un’agorà aperta al confronto e al dibattito ed è di Franco Manescalchi il volume Da ‘Quartiere’ alle ‘Giubbe Rosse’, EDIFIR 2005. Non sono mai mancate in tutte le stagioni del Caffè le presenze di pittori e di artisti, così come quelle di intellettuali provenienti dall’ambito della ricerca musicale e teatrale. Queste attività fanno ancora delle “Giubbe Rosse” un luogo storicamente rilevante nella geopoetica del paese. __________ 252.