COMUNE DI ILLASI Provincia di

Elaborato R.P.

Relazione di Progetto

Sindaco Paolo Tertulli

Ufficio Tecnico Comunale Marco Zandonà Marina Testaì Marilena Pernigo

Gruppo di lavoro Progettista Bruno Dolcetta Collaboratore Maria Teresa Perlotto Studi geologici Studio Romano Rizzotto

Studi agronomico ambientali Landlab studio associato Roberto de Marchi VAS Marcello Mamoli Informatizzazione Luca Zanella

Realizzazione GIS con Intergraph GeoMedia STUDIO LUCA ZANELLA INGEGNERE 33100 UDINE v.le XXIII marzo n.19 [email protected]

Ottobre 2016

Comune di Illasi (Verona)

Piano di Assetto del Territorio (PAT)

Relazione generale

Indice

1 - Premessa ...... 5 2 - PAT e paesaggio ...... 7 3 - Inquadramento geologico, geomorfologico ed idrogeologico ...... 8 3.1 - Struttura del territorio ...... 9 3.2 - Criticità presenti nel territorio comunale di Illasi ...... 10 4 - Obiettivi e strumenti per l’identità e il paesaggio ...... 12 4.1 - Un antico paesaggio abitato ...... 12 4.2 - Paesaggio medioevale e paesaggio dell’età moderna e contemporanea ...... 12 5 - Il settore rurale e ambientale ...... 22 5.1 - Il sistema rurale ...... 23 5.1.1 - Gli obiettivi e le analisi svolte ...... 23 5.1.2 - La classificazione agronomica dei suoli ...... 23 5.1.3 - Le aziende agricole e l’assetto fondiario ...... 25 5.1.4 - La questione dell’acqua ...... 27 5.1.5 - Le aziende vitali, produzione, colture e paesaggio ...... 30 5.2 - Il sistema ambientale ...... 33 5.2.1 - Gli obiettivi e le analisi svolte ...... 33 5.2.2 - Determinazione della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) ...... 35 5.2.3 - Il Quadro Conoscitivo ...... 36 5.2.4 - Gli elementi ambientali rilevati ...... 36 5.3 - Indicazioni progettuali ...... 45 5.3.1 - Premessa ...... 45 5.3.2 - Proposte di progetto ...... 46 5.3.3 - Conclusioni ...... 49

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6 - Profilo statistico di Illasi ...... 51 6.1 - Popolazione e famiglie ...... 51 6.2 - profilo delle attività insediate ...... 53 6.3 - Il settore delle abitazioni ...... 53 7 - I temi dello sviluppo: orientamenti e proposte ...... 55 8 - Il modello operativo applicato per il trattamento informatico dei dati di PAT...... 59 Allegato in calce alla relazione illustrativa: Il sistema degli ATO ...... I ATO n° 1- Colline occidentali ...... II ATO N. 2 – Sistemi rurali di pianura ...... II Sub ATO N. 2.1 - Pianura pedecollinare destra Progno ...... II Sub ATO N. 2.2 - Pianura sinistra Progno ...... IV Sub ATO N. 2.3 - Pianura centrale di Cellore ...... V Sub ATO N. 2.4 - Pianura centrale di Illasi ...... VI Sub ATO N. 2.5 - Pianura in Val Tramigna ...... VI ATO N. 3 – Cellore ...... VII ATO N. 4 – Illasi ...... VIII ATO N. 5 - Colline orientali ...... IX Allegato specialistico in calce alla relazione di progetto: Carta archeologica a cura di Enrico Faccio Allegato RP.all.1: tavola Superficie Agricola Utilizzata ricavata dall’Uso del Suolo scala 1:10.000

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1 - Premessa La Val d’Illasi, scavata dall’omonimo torrente, è una delle numerose valli che incidono i Lessini, vallate distese in direzione nord-sud, lunghe e relativamente strette. Il territorio comunale di Illasi occupa la parte medio-collinare della valle omonima nel tratto che, lasciata a nord , le dorsali collinari e la stretta pianura di , si apre a sud, verso e la pianura aperta veronese. E' delimitato: ad est dalle dorsali che separano la valle di Illasi dalla val Tramigna; ad ovest da una linea collinare che la separa dalla valle di Mezzane, posta a occidente.

Il territorio comunale si estende su una superficie di 2.506 ha, parte pianeggiante (1.506 ha) e in parte collinare (1.000 ha) ed in esso vivono circa 5270 abitanti (dicembre 2015). La pianura si presenta quasi completamente coltivata a vite; la collina invece, modellata e modificata dall’intervento dell’uomo-agricoltore nel corso dei secoli, mostra diversi terrazzamenti sostenuti da muri a secco per la coltivazione di olivo, ciliegio e vite, alternati a pur limitate superfici boscate. Il tutto rende il paesaggio, soprattutto collinare, piacevole, ordinato ed armonico alla vista.

Il Progno d’Illasi, scorrendo sul fondo valle, divide in due il territorio comunale e ne influenza significativamente l’utilizzazione. Il clima è temperato con regime pluviometrico di tipo prealpino, che presenta due culmini nella stagione primaverile e autunnale ed un minimo in quella invernale. Nella valle domina il vento di nord-est, particolarmente sentito nelle porzioni più elevate.

La media val d’Illasi nel disegno di Gio Batta Pellesina dell’Archivio di Stato di Venezia 1768

La valle ha caratteristiche altimetriche decisamente diverse rispetto a quelle vicine e parallele che scendono verso la piana dell’Adige. Si osserva che essa si situa ad una quota media attorno a 200 m rispetto alle quote delle altre vallate, inferiori di un centinaio di metri (Valpantena, valle del Fibbio, valle di Mezzane, valle del Tramigna e valle d’Alpone). La Valle di Illasi, pertanto, sembra assumere quasi la connotazione di un “altopiano”. E’, infatti, 5 sovralluvionata per effetto della erosione del gruppo montuoso del Carega che alimenta il Progno; le quote altimetriche sopra indicate sono uno degli aspetti connessi a questa caratteristica geo-morfologica. Questa particolarità ha generato specifiche condizioni pedo-climatiche, quali: una elevata insolazione; una limitata frequenza di nebbie; la continua e moderata ventosità; la riduzione degli sbalzi termici. Tutto ciò consente di ottenere condizioni agronomiche straordinarie per le coltivazioni legnose di pregio ed in primis per la viticoltura e l’olivicoltura, favorite anche, per quanto riguarda i versanti collinari, dal livellamento dei suoli agrari ottenuti con la realizzazione, ab antiquo, di laboriosi terrazzamenti.

In questo contesto territoriale Illasi è, da sempre, riconosciuto come il territorio più dotato di qualità paesaggistiche, per la configurazione orografica dei suoi rilievi, per il rapporto particolarmente felice fra questi e la pianura, per il microclima mediterraneo di tanta parte dei suoi versanti. Una misura indiretta, ma pertinente e significativa della valutazione della qualità dei luoghi è dato dalla concentrazione ad Illasi di grandi proprietà nobiliari, con l'insediamento dei sistemi di "villa" che le presidiano ed organizzano, configurando un quadro territoriale di grandissimo prestigio. Esso fa parte della grande rimodellazione del "paesaggio " iniziata nel '400 ma impetuosamente poi sviluppata a partire dal '500 dall'aristocrazia veneziana e veneta, in sostituzione radicale del paesaggio medioevale che prima aveva dato forma all'intero territorio. Ad Illasi tuttavia, come vedremo, il dialogo fra questi due sistemi di paesaggio, il medioevale e quello di età moderna, non si è spento del tutto e costituisce uno dei tratti di maggiore suggestione e spessore storico di questa parte dello spazio veronese.

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2- PAT e paesaggio

L'aver messo in evidenza, fin dalle prime riflessioni, le qualità paesaggistiche del territorio della valle, e di quello di Illasi in particolare, ha un significato importante al fine della redazione del PAT. Sulla cura del paesaggio, infatti, abbiamo organizzato l'intero ragionamento di piano. Dobbiamo chiarire, pertanto, il significato che attribuiamo a questo termine e il quadro culturale, normativo ed operativo in cui esso oggi si inscrive.

Il termine “paesaggio” è presente da molti decenni nelle leggi italiane. Di paesaggio e piano paesaggistico parla la legge n°1497 del 1939, sulla cui base si sono fatte tutte le esperienze di pianificazione, e apposti tutti i vincoli legati alla qualità e alle "bellezze di insieme", riconosciute nel territorio italiano dalle Soprintendenze e sancite da appositi decreti; dall'altro la Costituzione italiana, sola fra quelle europee, riconosce allo Stato il compito di tutelare il paesaggio e il patrimonio storico e culturale del paese e inserisce tale compito fra i principi costituzionali (art. 9, secondo comma).

Va messo in evidenza, per contro, il fatto che, sulla base di queste norme e leggi, nelle esperienze progettuali e nelle pratiche amministrative, il termine “paesaggio” ha costituito argomento sostanzialmente negato alla responsabilità dei comuni e degli enti territoriali, per essere relegata entro le iniziative delle Soprintendenze che si sono attivate soprattutto per contrastare, quando se ne ravvedeva la necessità e l'urgenza, previsioni di trasformazione dei territori di alta e riconosciuta qualità paesaggistica, storica o culturale. Se da un lato ciò ha consentito di tutelare, almeno in parte, quadri paesaggistici eccellenti, dall'altro non ha favorito il maturare nei comuni e nel personale politico, tecnico e amministrativo locale, la piena consapevolezza delle "responsabilità costituzionali" che loro competono riguardo alla tutela e valorizzazione del territorio in cui ciascuna comunità risiede, territorio che custodisce l'eredità che le generazioni precedenti ci hanno consegnato. In altri termini, l’attribuzione delle responsabilità della tutela dei valori così strutturata, ha fatto sì che si instaurasse una specie di divisione dei compiti fra i Comuni e lo Stato, affidando ai primi le strategie e le proposte in ordine allo sviluppo economico e sociale, con tutto il corollario di trasformazioni del territorio e la espansione delle strutture (strade, costruzioni residenziali e per il lavoro, servizi pubblici e privati...), al secondo la severa valutazione delle conseguenze che tali trasformazioni possono avere sui patrimonio storico, culturale e paesaggistico. Così strutturata la situazione è stata vissuta fino ad ora come una sorta di antagonismo, in cui ognuno gioca la sua parte. Ci si deve chiedere se si tratti di una interpretazione corretta dei rispettivi compiti istituzionali o, se invece, almeno in tempi a noi vicini e, soprattutto, per il futuro non si debbano immaginare condizioni di lavoro e obiettivi diversi per tutti.

In effetti il quadro di riferimento normativo è radicalmente cambiato negli ultimi anni, per effetto di: - la promulgazione della "Convenzione Europea del Paesaggio" (Firenze 2000) ora recepita dall’ordinamento giuridico italiano; - la entrata in vigore del DM 42/2004 (il decreto Urbani), con successive integrazioni e modificazioni, testo unico per la tutela dei beni storici, culturali, ambientali e del paesaggio; - l'accordo Stato-Regioni sulla stessa materia; - la nuova legge urbanistica regionale (LR 11/2004), che modifica la struttura della pianificazione veneta e di quella comunale in particolare ed accoglie, in varia forma e misura, le indicazioni e le prescrizioni dei testi sopra richiamati. 7

E' necessario mettere in evidenza, anzitutto, la innovazione fondamentale costituita dal testo della Convenzione Europea nella parte che definisce il significato del termine “paesaggio” in rapporto ai documenti di pianificazione e di progettazione urbanistica, e i conseguenti compiti delle amministrazioni locali. Per la Convenzione, così come per noi, il paesaggio altro non è che la "fisionomia di un paese", con riferimento a tutte le sue parti. Se pensiamo alla interpretazione che ne dava la legge del `39 citata in premessa, e tutta la tradizione italiana, che per paesaggio ha sempre inteso, implicitamente, il "bel paesaggio", il luogo eccellente da tutti riconosciuto così come restituitoci dalla tradizione figurativa dell'arte italiana o da quella letteraria, la definizione della Convenzione Europea segna un radicale cambiamento di contenuti, di responsabilità, di etica e di impegno per le amministrazioni locali, per i progettisti, i privati, la comunità intera.

La convenzione invita, infatti, a ripartire l'intero territorio in "ambiti paesaggistici", distinguendo quelli eccellenti e di buona integrità, da quelli oggetto di trasformazioni recenti e di integrità media da quelli, infine degradati. Per ciascuno di questi ambiti il progetto di piano deve individuare le misure di conservazione e tutela dei valori storici, ambientali e culturali ma anche, per tutte le parti di territorio che necessitano di riqualificazione, politiche e progetti di trasformazione volti a conferire loro nuova qualità.

Emerge, dunque, una impostazione del tutto nuova su due versanti: a - la tutela del patrimonio storico e dei paesaggi di eccellenza non è più delegata unicamente allo Stato ma è dovere affidato anche alle comunità, fin dalla redazione dei loro strumenti urbanistici primari. Lo Stato, che resta titolare dei compiti che ad esso derivano dall'art. 9 della Costituzione, concorre, fin dalla redazione degli strumenti urbanistici (in varie forme, con intese fra Stato e Regione, predisponendo progetti pilota etc.) a formulare obiettivi e sperimentazioni di metodo nei piani stessi; b - tutto il territorio comunale è compreso in "ambiti paesaggistici" e, pertanto, la cura del paesaggio è connessa e, per certi aspetti, integrata con le decisioni progettuali urbanistiche.

In questa specifica direzione si è mossa la revisione del "decreto Urbani" che definisce identici contenuti sia per il "piano paesaggistico" che per il "piano territoriale regionale di coordinamento" (il PTRC nel Veneto) facendo sì che i due strumenti, originariamente distinti e facenti capo a due diverse complessi normativi, siano oggi del tutto coincidenti. D'ora in poi nel parlare di “piano paesaggistico” si farà riferimento al contenuto indispensabile della intera pianificazione urbanistica e territoriale.

Obiettivo generale del PAT è la tutela dei valori che il territorio rappresenta attraverso il suo paesaggio, valori che costituiscono la concreta identità dei luoghi in cui la comunità vive e che in essi si riconosce. Ma dev'essere altrettanto chiaro che non si tratta soltanto di una riedizione dei vincoli apposti dalle Soprintendenze, ma il riconoscimento che i valori del territorio sono una vera e insostituibile risorsa economica già ora, e ancor più per il futuro, da gestire in modo attivo e creativo, entro una visione equilibrata delle esigenze della comunità e del progresso sociale nel suo complesso. E' il bene di tutti. Tutela e trasformazione, guidate dal progetto, sono il segno distintivo di una comunità consapevole che comprende la sua storia e prepara il futuro. Il Piano di Illasi è stato redatto seguendo un filo conduttore coerente che ad esso deriva dalla cura del paesaggio, di tutto il paesaggio del territorio comunale, nella definizione che ne abbiamo dato nelle note precedenti. 8

3 - Inquadramento geologico, geomorfologico ed idrogeologico

Quanto riportato nel presente capitolo 3- fa propri ed espone in sintesi quanto più ampiamente e dettagliatamente contenuto e descritto negli "studi di settore geologici" elaborati per il PAT (studio dott. Romano Rizzotto)

3.1- Struttura del territorio La maggior parte del territorio del comune di Illasi è caratterizzato da una fascia centrale, pianeggiante, in corrispondenza della pianura solcata dal torrente Progno di Illasi, e da due zone collinari, poste ad Est e ad Ovest. Il settore sud orientale, oltre la linea delle colline, comprende anche una limitata porzione del fondovalle percorso dal torrente Tramigna. La morfologia della piana è, come già richiamato in premessa, tipicamente quella di una valle fluviale sovralluvionata ed è da attribuire alle alterne fasi di sedimentazione e di modellamento operate dal corso d'acqua, dapprima come scaricatore glaciale e poi come torrente di provenienza lessinea. Tali depositi alluvionali si addentellano, verso Est ed Ovest, con i depositi detritici di versante provenienti dai circostanti rilievi calcarei. La distribuzione di un ingente volume di materiale è stata resa possibile, soprattutto nei periodi postglaciali, dal divagamento del corso d'acqua che, libero di scorrere per tutta la larghezza valliva, ha potuto mutare nel tempo la posizione del proprio alveo. Di ciò rimane testimonianza nella ricostruzione, riportata in letteratura, di numerosi paleoalvei, le cui tracce sono visibili nelle foto aeree e nell'alternanza dei litotipi riscontrati in bibliografia e nel corso delle numerose indagini svolte nel territorio.

Sulla base di dati stratigrafici reperiti in letteratura, i litotipi presenti sui fondivalle presentano granulometrie variabili dalle ghiaie alle argille, nonché depositi stratificati e gradati, in funzione dell'energia di trasporto del torrente, della vicinanza al rilievo e della distanza dalla sorgente. Per questi motivi, a Nord si rilevano alluvioni prevalentemente ghiaiose con uno spessore totale superiore ai 200 metri; in profondità possono essere presenti livelli conglomeratici o argillosi. Nella porzione orientale, invece, la successione dei litotipi presenta per i primi metri dal piano campagna alluvioni prevalentemente limose, localmente ghiaiose e sabbiose, di origine lessinea. I puntuali dati stratigrafici relativi ad alcuni pozzi indicano che il sottosuolo è costituito da un'alternanza di livelli metrici di materiali ghiaiosi ed argillosi.

Dal punto di vista tettonico l'area di pianura appartiene alla zona di deformazione nota in letteratura come "fascia della Val d'Illasi", caratterizzata da un sistema di faglie parallele aventi direzione circa Nord-Sud. Studi reperiti in bibliografia (Panizza et Al. 1981; Carton e Castaldini, 1985) e basati su indizi neotettonici (forte erosione recente, rettilineità della valle e, in primis, attività sismica) definiscono la Val d'Illasi un "elemento attivo in tempi recenti, soprattutto nel tratto a Nord di Tregnago".

Per quanto concerne il settore collinare, l'area appartiene alla regione lessinea, che nelle sue linee generali è costituita da una struttura a tabulato, dolcemente degradante verso meridione, incisa da profonde valli, per lo più impostate su dislocazioni tettoniche.

La successione stratigrafica dei Lessini comprende prevalentemente termini mesozoici- quaternari; in particolare la situazione geologica del territorio comunale è stata riconosciuta mediante rilevamento di campagna, dal quale si è evinto che le rocce sono di tipo sedimentario e comprendono calcari, calcari marnosi, calcareniti. 9

Da un punto di vista idrografico il territorio comunale è caratterizzato dal corso del Torrente Illasi e, in misura minore, del torrente Tramigna. Nella porzione centrale del primo sono presenti modesti affluenti di sinistra. A causa dell'elevata permeabilità del materasso alluvionale, gli alvei non presentano quasi mai scorrimento superficiale, se non per tempi limitati e in seguito a precipitazioni di durata ed intensità eccezionali. Da testimonianze raccolte direttamente sul posto e dall'esame dei dati bibliografici è emerso che non vi sono aree interessate da esondazioni o allagamenti.

Per quanto riguarda il P.A.I. (Piano di Assetto Idrogeologico) nessuna porzione del territorio comunale è considerata a pericolosità e a rischio idraulico.

Per quel che concerne le caratteristiche idrogeologiche, poiché il sottosuolo è costituito almeno per le prime decine di metri, da depositi sciolti alluvionali a granulometria grossolana e ad una permeabilità medio-alta, ci si trova in presenza di un acquifero indifferenziato a falda libera. Locali e modeste falde sospese possono essere sostenute, in profondità, da livelli argillosi o conglomeratici, che comunque hanno estensione limitata.

Dati reperiti in letteratura consentono di affermare che la superficie freatica si trova mediamente ad una profondità superiore ai 100 metri dal piano campagna. La direzione generale di deflusso risulta da Nord verso Sud, il gradiente locale è dell'un per cento(1%) circa e l'oscillazione media annua è pari a qualche metro.

Per quanto concerne l'analisi sismica, le nuove leggi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale (Ordinanza n°3274 del 20/03/2003, Ordinanza P.C.M. 3467 13 ottobre 2005 e sue integrazioni e modifiche) inseriscono il comune di Illasi tra le zone di sismicità 3, cui corrisponde un valore di ag (accelerazione orizzontale massima su suolo espresso come frazione dell'accelerazione di gravità g) pari a 0,15g.

3.2 - Criticità presenti nel territorio comunale di Illasi Gli aspetti, maggiormente soggetti a fenomeni di criticità sono riportati nell'apposita tavola della compatibilità geologica che suddivide le aree idonee, non idonee ed idonee a condizione ai fini edificatori.

In particolare:

- per le fosse di cava, site in località Cà Bon e in località Sorcè, il P.A.T. prevede, in ottemperanza alla normativa vigente in materia, il ripristino ambientale a piano campagna, anche mediante riempimento con materiali inerti, così come avvenuto per altre zone oggetto, in passato, di attività estrattiva;

- per il torrente Illasi, che non presenta quasi mai scorrimento in alveo, se non in occasione di eventi meteorici di grande intensità, considerata l'elevata energia di trasporto, legata all'ampiezza del bacino idrografico e alla pendenza dell'alveo, vanno previsti interventi di escavazione e manutenzione dell’alveo e di sistemazione delle opere di difesa idraulica presenti sul territorio (briglie e muri di difesa di sponda, talora con scogliere di massi) Sempre a questo proposito, l'efficacia delle briglie dovrà essere mantenuta, nel tempo, mediante opportuni prelievi di ghiaia; 10

- per gli impluvi poiché, in caso di forti piogge, essi possono costituire vie preferenziali di scorrimento delle acque meteoriche, viene interdetta l'edificazione e la movimentazione terra;

- nelle zone collinari, al fine di favorire una corretta gestione delle acque meteoriche, non sono ammessi i miglioramenti fondiari che prevedono una superficie monoclinalica di progetto (tipologia "a ritocchino") per privilegiare, invece, gli interventi rispettosi della morfologia e tradizione locale, caratterizzata da terrazzamenti naturali ed artificiali con scarpate in terra o muretti a secco; tema questo che assume anche il significato di riconoscimento e conferma del paesaggio collinare illasiano come uno dei valori permanenti da tutelare;

- per le sorgenti collinari, captate ed allacciate all'acquedotto, va posta in essere idonea fascia di tutela, ai sensi della vigente normativa ambientale, con tutte le limitazioni d'uso del territorio posto a monte;

- per le nuove urbanizzazioni si è provveduto ad eseguire lo studio delle caratteristiche geologiche, finalizzato alla valutazione della compatibilità geologica-idraulica e all'analisi delle tipologie di gestione delle acque meteoriche (invasi drenanti, bacini di accumulo, ecc.) da adottare per non gravare sulla rete idrologica esistente.

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4 - Obiettivi e strumenti per l’identità e il paesaggio

4.1- Un antico paesaggio abitato Il territorio illasiano ha costituito, fin dalla preistoria, un contesto favorevole all’insediamento di comunità umane. Il ritrovamento più recente, a testimonianza della continua frequentazione dell’area, riguarda una necropoli riferibile all’Età del Bronzo, con oltre 50 sepolture ben conservate, in località Arano. La localizzazione della necropoli nella piana prossima al rilievo collinare è classica per l’epoca tardo-preistorica e può essere interpretata come una indicazione che preannuncia altri possibili sviluppi della ricerca archeologica. Non solo si possono ipotizzare, infatti, altri ritrovamenti nel comprensorio prossimo al primo, ma si viene a confermare l’importanza della valle di Illasi come snodo di una antichissima rete di scambi transalpini. Il territorio di Illasi, d’altra parte, è oggetto di studi e campagne di scavo in più luoghi e con riferimento a varie epoche e si può affermare che ogni qualvolta si procede su siti indiziati (dal Castello, all’Oratorio di S. Rocco…) si possono rinvenire tracce di insediamenti riferibili a epoche diverse e lontane. Ciò mette in evidenza la delicatezza delle decisioni di trasformazione e le esigenze di tutela del territorio, da integrare con procedure di rilevamento accurato dei siti in caso di trasformazione degli stessi. La necropoli di Arano è stata rilevata ed è stato definito il perimetro del contesto archeologico da preservare.

Lo studio specialistico, a cura del dr. Enrico Faccio, per individuare le aree sensibili archeologiche, commissionato dal Comune di Illasi in occasione del PAT e allegato alla presente relazione, esamina in modo ampio e approfondito le potenzialità del territorio comunale, con riferimento ai vari periodi ed espressioni di civiltà. La Relazione Archeologica è alla base delle tavole sia di analisi che di progetto per questo tematismo. Nel PAT è individuato il complesso delle aree di interesse archeologico segnalate dagli studi specialistici disponibili e sarà compito da sviluppare in seguito quello di mettere a sistema il complesso dei Beni Culturali di ogni epoca, entro una concezione eco-museale che abbracci tutto il territorio, i suoi beni materiali e immateriali e, potenzialmente, faccia parte di una rete di valle viva ed estesa.

4.2- Paesaggio medioevale e paesaggio dell’età moderna e contemporanea I rilievi collinari si staccano con un segno netto dalla pianura ed hanno pendenze accentuate, tanto da definire un orizzonte di valle perfettamente delineato e confinato. L'andamento nord-sud dei rilievi crea versanti sempre soleggiati e, quando essi piegano con andamenti trasversali all'asse della valle, determinano ambienti di particolari e preziose qualità microclimatiche. I caratteri del paesaggio, tuttavia, sono soprattutto di origine antropica. E' il lavoro dell'uomo che, nel corso dei millenni, ha saputo interpretare le risorse ambientali ed ha imposto le forme che fanno di Illasi un luogo perfettamente caratterizzato dal succedersi delle storie sociali e produttive delle comunità che vi hanno vissuto.

Come abbiamo annunciato in premessa, il tratto forse più straordinario di questa parte del territorio veronese e veneto è proprio la compresenza, che si può conquistare interamente con lo sguardo, dei segni sia della civiltà medioevale che di quella rinascimentale.

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Per il medioevo il riferimento è, anzitutto alla dominante presenza nella media valle, della bianca massa del Castello, capace di dare ordine a tutto il paesaggio sull'uno e sull'altro versante della dorsale orientale delle colline di Illasi. Il Castello è come un faro che lega virtualmente e visivamente le valli di Illasi e del Tramigna e si confronta, anche, con il Castello di e i resti della torre di Tregnago. E’ una guida che permette di orientarsi quando ci si muove sul territorio, grazie anche alla sua struttura, composta da un massiccio corpo centrale e da una torre, distinta da questo. In qualsiasi punto del territorio ci si trovi è possibile orientarsi con sicurezza rispetto al Castello perché, cambiando i punti di vista, mutano anche le relazioni tra i due elementi architettonici. E’ l’emblema di un progetto che ha trovato le sue ragioni nella lettura dei luoghi.

Vista del castello di Illasi da nord. Si noti che in questa parte del territorio non vi sono infrastrutture (linee elettriche,... o altro), né edifici rurali sparsi che alterino la percezione di un paesaggio agricolo curato e intatto.

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Kriegskarte carta del ducato di Venezia 1798-1805

L'imponente complesso è sopravvissuto alla campagna di distruzione dei segni medioevali operata consapevolmente dalla Repubblica di Venezia dopo i primi due decenni del '500, (in occasione della conclusione della grande guerra sostenuta contro gli eserciti invasori messi in campo dalla lega di Cambrai) e ciò testimonia sia dei rapporti leali che si erano stabiliti fra i Pompei, feudatari illasiani, e Venezia tra il ‘400 e il ‘500, sia il riconoscimento che è stato sempre attribuito a questo monumento che ancora oggi, e per il futuro, resta una insostituibile icona identitaria di Illasi e di questa parte del territorio veneto.

La creazione, alla base delle colline, delle ville e dei parchi sul bordo della pianura, con la loro struttura architettonica, aperta e indifesa (le barchesse, i vasti giardini...), del tutto opposta a quella medioevale, inaccessibile sulla sommità del colle, racchiusa entro la cinta muraria e le difese interne, ricorda in modo tangibile che per ben tre secoli, dal terzo decennio del '500 alla fine del '700, la Repubblica non ha più conosciuto alcuna guerra entro il proprio territorio. La prima versione della villa Sagramoso Pompei, in particolare, costruita nel 1615 per ospitare la famiglia che aveva allora deciso di abbandonare la residenza del castello, ma di mantenere entro uno stesso, immenso dominio, le due strutture collegate dal parco, testimonia una continuità straordinaria di interpretazione e costruzione sapiente della identità dei luoghi.

A partire da allora la elaborazione agricola dello spazio territoriale, basata sulla duplice trama delle vaste tenute nobiliari e dei borghi rurali collinari e di pianura, ha saputo costruire una economia agricola importante e in continua evoluzione fino ai tempi attuali, in cui si è saputo indirizzare l'uso del territorio verso produzioni di eccellenza e "di nicchia" particolarmente apprezzabili, nelle quali si distinguono le coltivazioni della vite e dell'ulivo. E' anche per questo che le forti trame agricole, sostenute da una produzione di reddito significativa e continua, hanno saputo contenere la tendenza, in altri contesti veneti

14 particolarmente accentuata e devastante, alla edificazione sparsa, tanto che per questo aspetto a Illasi si può parlare di singoli episodi, piuttosto che di un fenomeno diffuso. In questo lungo processo di costruzione del paesaggio illasiano gli insediamenti più densi e gli insediamenti di "villa" si sono distribuiti a ridosso dei rilievi collinari orientali, a rispettosa distanza dal torrente, in ricordo di antiche, non contenute divagazioni dell'alveo.

Centri storici, muri, contrade e itinerari storici a)- centri storici Ad Illasi non si può parlare di un solo centro storico bensì di più centri storici che sono con Illasi (maggiore di PTRC e di medio interesse per il PTCP), Capovilla, Cellore, Domeggiano, Giara, Girardini, Mezzavilla, Turchia, Santo Monte (maggiori di PTRC confermati come tali dal PTCP) e Allodola, Arano, Donzellino, I Troni, Prognolo, San Felice, Sottomonte (minori di PTRC confermati come tali dal PTCP). Sono nuclei ben definiti ed individuabili, separati tra loro, ciascuno con la propria identità stabilita da elementi significativi quali: lavatoi, vere da pozzo, elementi decorativi architettonici, steli, chiesette, capitelli, immagini votive, edifici di valore storico rurale, palazzetti novecenteschi, palazzi storici di notevole valore architettonico e, come già ricordato, le "ville". Del centro storico di Illasi fa parte anche il sistema del Castello che, come abbiamo già accennato, è elemento unico e inscindibile dalla lettura di tutto il territorio e non separabile dalla villa Sagramoso Pompei e dal parco murato, che si inerpica lungo la collina e contiene e lega entrambi i complessi monumentali.

Ai piedi della collina del Castello si trova il nucleo storico di Illasi Non un centro cittadino con una genesi tradizionale, ma un insieme di presenze storiche, assemblate nel tempo, a partire dal complesso delle ville, le più importanti delle quali sono Villa Perez-Pompei-Sagramoso, connessa al Castello e Villa Carlotti.

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A partire da questo nucleo insediativo, aulico e sontuoso, si definisce una cortina edilizia storica che configura lo spazio urbano, caratterizzato dalla piazza principale dove si affacciano la chiesa Parrocchiale, la chiesetta di San Rocco e il Municipio.

Per giungere al centro di Illasi, provenendo da sud, si percorre oggi la strada provinciale che ha modificato, con significativi adattamenti e rettifiche, il tracciato della strada storica di fondo valle.

Lungo la vecchia strada, che procedeva più prossima alle colline orientali, si percepisce la natura originaria degli insediamenti e si capisce la logica sequenza dei luoghi che vanno dalla corte rurale di Calle fino a Illasi, passando per Torcolo, Campidello, Concorreggi, Giara di Sotto, Giara di Sotto Est, Giara, Villa Lucchini, Domeggiano, Prognolo. Arrivati al nucleo storico di Illasi si riparte lungo un tracciato diverso dalla attuale strada provinciale fino a Capovilla. Da questa si dipartono fondamentalmente due strade: una che va verso il versante Est attraversando l’antico nucleo di San Monte per proseguire verso la collina, superare un valico e scendere poi a ; l’altra che prosegue verso il centro storico di Cellore.

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CENTRO STORICO DI SAN MONTE

Cellore è l’altro centro storico complesso che, assieme a Illasi, ha dato consistenza e organizzazione all’insediamento della pianura centrale. E’ organizzato attorno alla sua piazza, con la chiesa e la villa. Da essa si dipartono le spine edilizie storiche verso nord e verso est, ancora oggi in buono stato di conservazione.

Si deve ricordare che la lettura dei centri e dei nuclei storici appartiene alla tradizione più consolidata delle pratiche urbanistiche italiana e veneta. Per il patrimonio storico- architettonico del comune di Illasi è stata approvata nel 2006 dalla Regione una variante che integra il precedente strumento dedicato al patrimonio storico. Su questo tema il PAT ha approfondito alcune situazioni ancora controverse. In particolare ha ridefinito alcuni perimetri di centro storico per includere in esso anche contesti non edificati, broli annessi ai sistemi di villa, compresi e delimitati dai muri antichi, di cui trattiamo nel successivo paragrafo. La serenità degli spazi privati e la loro relativa ampiezza, infatti, è contenuta, lungo i confini, dalle lunghe sequenze di alti muri in sasso che li definiscono e contengono anche le strade pubbliche, talvolta di sezione veramente ridotta, che sono parte irrinunciabile della immagine urbana del territorio e, in particolare, degli spazi urbani storici. b)- i muri Gli elementi unificanti di molti percorsi antichi sono gli alti muri di confine delle proprietà nobiliari, elementi fondamentali per la lettura e la comprensione del territorio. Rappresentano, infatti, l’unione fisica tra i vari nuclei storici, involucrano le grandi proprietà, danno continuità alle stesse corti rurali.

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Sono fatti di sassi e malta e hanno uno spessore medio di circa quaranta centimetri. La verticalità e l’imponenza di questi muri creano un forte contrasto con la pianura di Illasi.

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Improvvisamente le strette vie murate si aprono a nuove prospettive, indirizzando lo sguardo verso paesaggi collinari straordinari. Con la loro altezza, sempre oltre i due metri sono una presenza di assoluto rilievo, segnano la via ma comunicano anche il senso di potere che la classe nobiliare intendeva dare di sé, con l’artificio del confine invalicabile, anche e soprattutto allo sguardo. Infine le altre corti rurali, che sono raggiungibili attraverso un dedalo di strade bianche che partono dai centri maggiori, si raccordano ai guadi del Progno e s’inerpicano sulle colline. c) le contrade I borghi rurali, le corti di pianura e collina e le stesse fattorie isolate, sono collocati in modo da instaurare con i fondi agricoli e gli spazi rurali di pertinenza, un rapporto funzionale che, seppure sia cambiato nel tempo, separando talvolta la cura dei campi dal risiedere o modificando l'ampiezza delle aziende, non ha smarrito le regole insediative che le rendono coerenti con il paesaggio costruito dalle generazioni precedenti. Si torna ad abitare anche nelle corti rurali pur non essendo più agricoltori, per adesione a un modello di vita e di relazioni che si valuta ancora molto positivamente e non sostituibile; NUCLEO RURALE: DESERTO

Localizzazione del nucleo rurale Scala 1:10000

CATASTO AUSTRIACO edifici presenti

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NUCLEO RURALE: GUSPERINO

Localizzazione del nucleo rurale Scala 1:10000

CATASTO AUSTRIACO edifici presenti Scala 1:2000

d)- i percorsi storici Infine il territorio è percorso da una trama viaria storica, trama che, nella parte di fondovalle, è stata integrata o sostituita da percorsi stradali nuovi, il cui obiettivo è stato quello di connettere più velocemente i centri della valle e della pianura veronese. La percezione dello spazio territoriale secondo le trame storiche, va recuperata e rafforzata e il PAT ha indirizzato alcuni provvedimenti in tal senso, soprattutto nella protezione dei tracciati rurali.

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5 - Il settore rurale e ambientale

Quanto riportato nel presente capitolo 5- fa propri ed espone in sintesi quanto più ampiamente e dettagliatamente contenuto e descritto negli "studi di settore agronomico- ambientali" elaborati per il PAT (Landlab studio associato, dott. Roberto De Marchi). Le sigle riportate nel testo, pertanto, fanno riferimento a tavole e documenti contenuti nei suddetti studi di settore. La nuova legge urbanistica della Regione Veneto (L.R. 23 aprile 2004, n. 11, Norme per il governo del territorio) pone al centro dei suoi obiettivi lo sviluppo sostenibile, riconducendo in modo esplicito l’attività pianificatoria alla necessità di considerare il territorio come una risorsa non riproducibile e ad operare quindi nel rispetto dei suoi elementi caratterizzanti, secondo “criteri di prevenzione e riduzione o di eliminazione dei rischi, di efficienza ambientale, di competitività e di riqualificazione territoriale al fine di migliorare la qualità della vita” (art. 1). Più specificatamente, all’art. 2, si enuncia che le finalità della legge sono, fra le altre:  la promozione e realizzazione di uno sviluppo sostenibile e durevole (…) nel rispetto delle risorse naturali;  la tutela del paesaggio rurale, montano e delle aree di importanza naturalistica;  l’utilizzo di nuove risorse territoriali solo quando non esistano alternative alla riorganizzazione e riqualificazione del tessuto insediativo esistente. Acqua, aria, suolo, paesaggio, ambiti naturali e reti ecologiche, biotopi, ambiti rurali di pregio, temi da sempre connessi alle indagini agronomiche e sul territorio aperto, diventano 22 ora, nell’ambito degli strumenti pianificatori previsti dalla nuova normativa, argomenti da caratterizzare in modo esplicito nella stesura del Piano di Assetto del Territorio: individuandoli, analizzandoli e interpretandoli nel quadro conoscitivo, inserendo le tavole tematiche di analisi e di progetto, relazioni, norme di piano, valutazione ambientale strategica, ecc. Lo studio che si presenta strutturato secondo le indicazioni normative e svolto all’interno di un più articolato impegno di équipe, parte da questi presupposti, nell'intenzione di fornire all'Amministrazione comunale gli strumenti idonei a far sì che la gestione del territorio, inteso in senso lato, avvenga a partire da basi corrette e oggettive.

5.1- Il sistema rurale

5.1.1- Gli obiettivi e le analisi svolte In adempimento agli indirizzi della L.R. 11/2004, le analisi effettuate nell’ambito del territorio rurale di Illasi, sono state finalizzate a classificare lo stesso sulla base: - della qualità agronomica dei suoli; - della presenza di ambiti a forte integrità agricola e produttiva; - della specializzazione colturale (presenza e diffusione delle colture di pregio). Le indagini agronomiche sono state effettuate riscontrando la documentazione e gli elaborati di analisi agronomica redatti per il vigente PRG e utilizzando, per quanto possibile, altri dati disponibili (indagine ISTAT, dati in possesso di Consorzi di Bonifica ed altri Enti, Associazioni di Categoria, ecc.). Sono state, inoltre, aggiornate, attraverso specifiche rilevazioni, le valutazioni relative alla classificazione agronomica dei suoli (rispetto alle caratteristiche fisico-chimiche), alla presenza di aree a maggior concentrazione di aziende agricole vitali, agli investimenti fondiari e all’integrità del territorio rurale (frammentazione fondiaria, interventi di miglioramento agrario e forestale, presenza di irrigazione e bonifiche, colture di particolare pregio agronomico o ambientale, attività zootecniche, attività di trasformazione ecc.).

5.1.2- La classificazione agronomica dei suoli I dati utilizzati per questa classificazione sono stati ricavati dalle cartografie allegate al PRG attualmente vigente e dalla Carta dei Suoli del Veneto (scala 1:250.000) pubblicata recentemente dall’ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto). Sulla base, infine, delle ancor valide indicazioni della “Guida tecnica per la classificazione del territorio rurale” (D.G.R. 4 novembre 1986, n. 5833) è stata utilizzata la suddivisione nelle classiche categorie agronomiche in funzione delle caratteristiche del suolo (profondità, contenuto in scheletro, granulometria, rocciosità e pietrosità, pH, calcare) e delle caratteristiche ambientali (clivometria, altitudine, drenaggio, erosione e franosità, avversità climatiche). Vengono indicati come appartenenti alla “Classe I” i suoli che godono delle caratteristiche più adatte alle attività agricole e alla “Classe V” quelli con le caratteristiche più scadenti. Nella Carta della classificazione agronomica dei suoli (Tav. SR1) è evidenziata la situazione rilevata. I suoli agricoli di pianura della Valle d’Illasi, così come della contigua Val Tramigna, presentano caratteristiche chimico-fisiche tali da classificarli in classe I e II. Si tratta di terreni, di origine alluvionale, formati da materiali misti di ghiaia e materiali fini, da poco ad estremamente calcarei derivanti da rocce di origine sedimentaria. Trivellazioni successive

23 realizzate per la ricerca d’acqua, hanno consentito di verificare il grande spessore (attorno ad un centinaio di metri) delle alluvioni che hanno invaso e riempito la valle. Il limite principale per questi suoli è, infatti, la disponibilità idrica. La valle non dispone di acqua superficiale ed il torrente Progno offre una eventuale disponibilità idrica solamente per alcuni giorni all’anno, trattandosi di un corso d’acqua con letto ghiaioso molto spesso. Questa carenza idrica, legata alla intensa coltivazione praticata, è il motivo che ha portato alla trivellazione di numerosi pozzi ad uso irriguo.

Uso del suolo 24

L’intenso emungimento di acqua ipogea ha determinato un grave e progressivo abbassamento della falda: il Fabiani, nel 1913, indicava una profondità della falda attorno a 20-40 m, mentre oggi i pozzi a Illasi si devono approfondire, come vedremo, anche oltre i 200, m, e ancor più a Tregnago, che si trova più a nord.

Le estese e ondulate dorsali che fiancheggiano la valle di Illasi presentano versanti fortemente terrazzati e con pendenze elevate. I suoli qui presenti sono generalmente da profondi a moderatamente profondi anche se lungo la dorsale del Monte Tenda si presentano più superficiali. Entrambi i rilievi collinari presentano nei versanti meno acclivi accumuli di argilla in profondità, mentre negli strati più superficiali vi è una tessitura fine con frequente scheletro; sulla dorsale del Monte Tenda, si ha un aumento della presenza di scheletro. A causa principalmente delle loro cospicue pendenze, nel tempo i suoli delle aree collinari sono stati oggetto di intensi interventi di miglioramento fondiario, quali la creazione di terrazzamenti, muri a secco, altre sistemazioni idraulico-agrarie ecc. Per tali motivi, laddove sono attualmente presenti coltivazioni, i suoli appartengono alla classe III, mentre nelle porzioni maggiormente acclivi e spesso boscate i suoli appartengono alle classi IV e V.

5.1.3- Le aziende agricole e l’assetto fondiario Il territorio utilizzato a scopo agricolo occupa la maggior parte della superficie comunale. L’attività agricola infatti svolge un ruolo di fondamentale importanza, anche e soprattutto dal punto di vista sociale ed economico oltre che, come già accennato, da quello paesaggistico. Caratteristiche ambientali locali relative al suolo, all’altitudine, al microclima qui presenti hanno consentito, oltre agli indispensabili interventi di miglioramento fondiario assieme alla realizzazione di opere per l’irrigazione, uno sviluppo e una notevole specializzazione dell’agricoltura.

La Superficie Territoriale Comunale, STC, pari a 2.506,79 ettari, è ancor oggi per la maggior parte costituita da Superficie Agricola Utilizzata.

Nel 1982 la SAU censita (ISTAT) era pari a 1.496,47 ettari e copriva il 59,70% della superficie comunale; nel ’90 ne interessava il 64,62%, fino ad arrivare, nel 2000, ad occupare quasi il 70% della superficie totale.

A seguito dei rilievi specifici effettuati nell’estate-autunno 2006, la SAU risultava essere ancora aumentata: i 1.864,66 ettari rilevati rappresentano quasi il 74% dell’intero territorio comunale.

L’incremento costante della SAU negli ultimi anni è molto significativo, perché, da un lato è un elemento in controtendenza rispetto alla maggior parte dei territori veneti, dall’altro conferma l’agricoltura come una importantissima fonte di lavoro e di reddito.

La specifica Carta della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) illustra la situazione, specificata nella successiva Tab1

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Tab. 1 -Superficie Agricola Utilizzata, espressa in ettari ed in percentuale SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA SUPERFICIE (HA) % Seminativi non irrigui 34.0 1.7% Tare ed incolti 38.6 2.0% Colture orticole in pieno campo 0.5 0.0% Colture orticole in serra o sotto plastica 2.0 0.1% Vigneti 1436.4 73.7% Frutteti 102.8 5.3% Oliveti 235.5 12.1% Prati stabili 51.2 2.6% Pascolo naturale 2.1 0.1% Gruppo arboreo 17.8 0.9% Filari e siepi 7.8 0.4% Vegetazione riparia 19.6 1.0% TOTALE SAU 1948.3 100,00

E’ ben chiaro come la viticoltura sia particolarmente diffusa occupando, con una superficie di circa 1.436 ettari, oltre il 73% della SAU comunale. Già alla fine del XIX secolo la vite era la coltura prevalente, sistemata a filari intercalari fra gli appezzamenti coltivati a cereali e a prato, dei quali oggi rimane ben poco. Dopo la seconda guerra mondiale, infatti, a seguito dei gravi danni causati dagli eventi bellici, il vecchio sistema di coltivazione venne soppiantato dall’impianto di vigneti “specializzati”, dapprima con sistema di allevamento a spalliera e poi a pergola doppia, trasformando radicalmente il territorio e il suo paesaggio. Progressivamente anche le superfici a cereali (principalmente mais, ma anche avena e orzo) e a foraggio sono state sostituite dalla coltivazione della vite. Anche i vitigni utilizzati hanno subito una intensa evoluzione. Alla fine dell‘800 era possibile trovare principalmente vitigni a bacca nera quali “Breppion”, il “Molinara Rossa”, il “Rossara”, oltre che in quantità più ridotta il “Breppon Molinaro”, la “Corvina Nera”, il “Groppello Nero” e la “Marzemina”. Oggi, a seguito dell’importante riconoscimento di qualità delle produzioni viticole riconosciuto a questi territorio dai Disciplinari di Origine Controllata, i vitigni presenti, vocati per questo territorio, sono diversi: principalmente sono quelli previsti dai disciplinari di produzione, ma ne sono presenti anche altri. A bacca bianca sono presenti il “Corvina Veronese”, il “Rondinella”, la “Garganega”, il “Trebbiano toscano”, il “Riesling renano”, il “Sauvignon bianco”, il “Trebbiano Soave”, il “Pinot Bianco”, lo “Chardonnay”, il “Pinot grigio”. A bacca nera troviamo invece il “Corvinone”, la “Rondinella”, la “Molinara”, il “Sangiovese”, il “Merlot”, il “Cabernet Sauvignon”, il “Cabernet Franc”, il “Pinot Nero” e il “Teroldego”. Il comune di Illasi ricade, infatti, nell’area della DOC “Valpolicella”, istituita con DPR del 21/08/1968, modificato con DM 12/03/2003, che interessa un vasto ambito al centro-nord del territorio, e nell’area del DOC “Soave” creata con il medesimo DPR 21/08/1968, modificato con il DM 6/09/2002, che interessa direttamente la porzione a sud di Illasi. Quasi il 13% della superficie agricola di Illasi è coltivata a olivo, presente principalmente sui versanti collinari del monte Tabor, del Monte Garzon, del Monte Tenda, del Monte Manero, ma anche nei versanti della dorsale opposta, in località e Deserto. Circa il 4% della SAU è coltivato a frutteti specializzati in particolare: ciliegio, susino, pesco e albicocco. L’olivicoltura e la frutticoltura, da sempre presenti in modo marginale soprattutto per l’autoconsumo, negli ultimi decenni, a seguito delle politiche agricole europee e dei relativi 26 recepimenti regionali, sono entrate a far parte delle principali coltivazioni legnose praticate nella valle. Quasi tutte le produzioni viticole sono oggi convogliate verso organismi cooperativi. La maggior parte dell’uva prodotta veniva conferita alla Cantina Sociale d’Illasi, sorta già nel 1937 come Enopolio Consorziale e oggi entrata a far parte del gruppo della Cantina di Soave; parte invece viene conferita alla Cantina di Colognola ai Colli e ad altre cantine minori. Sono inoltre presenti diverse realtà di trasformazione aziendale delle uve in vino. Oltre alla “cantina sociale”, sono state rilevate sul territorio comunale una decina di cantine private, alcune delle quali hanno notorietà nazionale e internazionale. Le produzioni frutticole vengono per la maggior parte conferite alla Cooperativa Frutticoltori Val d’Illasi, mentre la rimanente produzione viene messa in vendita ai mercati ortofrutticoli di Verona e di Milano oppure venduta all’ingrosso. Si sta sempre più sviluppando anche la vendita diretta presso la sede aziendale. Sono presenti produzioni di oliva DOP (Denominazione di Origine Protetta). Le olive vengono generalmente portate a frantoi presenti all’interno del territorio comunale (Bonamini), oppure presenti in comuni limitrofi, quali Mezzane Veronese, Quinto Veronese, Cantina sociale Valpontina, Nesente Veronese, Cazzano. Solamente una piccola parte della produzione viene trasformata e destinata all’autoconsumo o alla vendita diretta.

5.1.4- La questione dell’acqua Come già abbiamo detto la disponibilità d’acqua è sempre stata uno dei principali problemi della Val d’Illasi, nota come una valle siccitosa. L’agricoltura di pregio (vitivinicoltura, olivicoltura, frutticoltura, allevamenti zootecnici, attività florovivaistiche), principale attività economica locale, per il suo sviluppo e per il suo attuale mantenimento è, tuttavia, fondata sulle possibilità irrigue. a- Criticità Oggi vengono irrigati con acque consortili (Consorzio di Bonifica “Zerpano-Adige-Guà”) soltanto circa 285 ettari. Ciò ha portato, nel corso degli anni, ad una intensa attività di terebrazione di pozzi da parte delle aziende agricole, causando uno sfruttamento irrazionale della risorsa irrigua ed interferendo così sugli acquiferi della Lessinia Orientale, caratterizzati da volumi modesti, riducendone ulteriormente le loro potenzialità (abbassamento del livello di falda). Nel solo comune di Illasi sono oltre 50 i pozzi privati censiti in attività, ma non sono rilevati altri eventuali non autorizzati. Essi pescano attualmente a profondità anche superiori a 200 m e vengono utilizzati spesso irrazionalmente. Ogni anno, dato confermato da tutti gli agricoltori, viene costantemente abbassato il livello di attingimento di alcuni metri. La situazione nel medio-lungo periodo è insostenibile, non solamente in una logica locale, ma anche e soprattutto in una visione globale di utilizzo mirato delle risorse non riproducibili, di cui quella idrica è una delle più importanti. Un’altra criticità è data dal sistema irriguo. Spesso viene utilizzato il sistema per aspersione (a pioggia) che rispetto all’irrigazione localizzata ha un’efficienza dell’irrigazione pari a meno della metà, a fronte di un consumo d’acqua ben superiore. Il tema dell’acqua per mantenere l’agricoltura illasiana ai livelli attuali richiede, pertanto, un progetto realistico e sostenibile e, soprattutto, esteso all’insieme dei territori della valle e delle valli limitrofe.

27 b- Il progetto “Fibbio” (Studio per la realizzazione di un sistema primario di adduzione irrigua nella Lessinia orientale) del Consorzio Zerpano Adige Gua. Dati sintetici Titolo del documento Studio per la realizzazione di un sistema primario di adduzione analizzato irrigua nella Lessinia Orientale – Relazione di inquadramento generale Ente responsabile Consorzio di Bonifica Zerpano Adige Guà (via Oberdan, 2 37047 dello studio (VR), Tel. 045 7612244) Persona responsabile Ing. Umberto Anti, dirigente tecnico progettista del Consorzio di dello studio Bonifica Zerpano Adige Guà Data elaborazione Agosto 2005 studio Data analisi studio Ottobre 2007/Marzo2008 Comuni interessati Verona, Sa Martino Buon Albergo, , San Bonifacio, Soave, Monteforte d’Alpone, Colognola ai Colli, , Mezzane, , Roncà, Gambellara, Montebello Vicentino Stato di fatto Le vallate della Lessinia Orientale (Val d’Illasi, Val d’Alpone, Valle Marcellise, Val Tramigna, Val Chiampo, Valpantena, Val Squaranto, Val di Mezzane) hanno grande potenzialità agraria (coltivazione della vite, dell’ulivo, del ciliegio da frutto e di altre specie da frutto). La quantità e soprattutto la qualità dei prodotti è influenzata dalla disponibilità irrigua. Problematiche Le vallate presentano una scarsa disponibilità idrica, per la esistenti mancanza di acque superficiali, se si escludono il fiume Tramigna ed il Fiume Fibbio. Ciò ha portato nel corso degli anni ad una intensa attività di terebrazione di pozzi da parte delle aziende agricole, originando uno sfruttamento irrazionale dell’acqua. Indicazioni derivanti Il Piano Regionale di Tutela delle Acque (PRTA) indica la da Piani di livello necessità di tutelare le risorse idriche sotterranee, in particolare regionale nelle zone di protezione, ovvero nell’area di ricarica degli acquiferi, nelle emergenze naturali ed artificiali delle falde, nelle riserve d’acqua strategiche ai fini del consumo umano. Soluzione proposta Approvvigionare l’acqua superficiale del Fiume Fibbio e vettorializzarla in condotte a pressione che percorrano l’intera dorsale del comprensorio da Ovest ad Est attraverso delle stazioni di rilancio in linea. Finalità dell’intervento Aumentare la disponibilità idrica nelle vallate citate per le attività agricole. La portata addotta nelle Valli Marcellise ed Illasi – 400 l/s - consentirà di soddisfare il fabbisogno di circa 1.600 ha. La portata addotta nelle valli Tramigna, d’Alpone e Chiampo – 28

500 l/s – consentirà di soddisfare il fabbisogno irriguo di circa 2.000 ha. La portata addotta nella Valpantena – 100 l/s – consentirà di soddisfare il fabbisogno irriguo di circa 400 ha. L’intervento permetterebbe di sostituire in diverse realtà l’attuale approvvigionamento idrico, ora basato su pozzi di grande profondità mediante acqua superficiale del Fiume Fibbio, di minor pregio. Limiti all’intervento L’esistenza di una organizzazione fondiaria frazionata costituita da proprietà medio-piccole. Il progetto potrebbe prendere corpo e consistenza effettiva solo se ci sarà una volontà generale di creare un modello di gestione irrigua di tipo consorziale. Ciò implica la creazione di una struttura in grado di coordinare la vocazione dell’area e le volontà differenti dei proprietari. Altri progetti che Realizzazione di un sistema di invasi in grado di laminare le andrebbero ad piene del Fibbio-Squaranto per la messa in sicurezza dell’abitato intersecare la presente di (all’epoca, 2005, progetto allo proposta studio da parte dell’Autorità di Bacino Nazionale del Fiume Adige) Stato di progettazione Studio preliminare-Studio di fattibilità Importo progetto OPERA DI PRESA PRINCIPALE Stralcio n. 1: 10,2 milioni di Euro Stralcio n. 2: 25,5 milioni di Euro OPERA DI PRESA SECONDARIA Stralcio n. 3: 3-8 milioni di Euro Importo globale pari a circa 40 milioni di Euro Fonte del Sconosciuta (nella relazione sta scritto “….senza alcuna effettiva finanziamento prospettiva di finanziamento,….”) dell’ipotetico intervento Documentazione Relazione “Studio per la realizzazione di un sistema primario di esaminata adduzione irrigua nella Lessinia Orientale – Relazione di inquadramento generale” con annessi Appendice A “Inquadramento idrogeologico” ed Appendice B “Inquadramento agronomico”

L’idea, da approfondire come “Progetto speciale”, da sviluppare operativamente all’interno di uno specifico Piano degli Interventi, è quella di sfruttare il “progetto Fibbio” per la portata d’acqua, condividere il piano di condotte in pressione per il trasporto dell’acqua da Sud a Nord, ma ipotizzare, anche, di creare vasche e bacini di accumulo idrico da cui far partire un sistema più razionale di approvvigionamento alle singole aziende. Da una veloce stima si può ipotizzare di incrementare di almeno 300 ettari la superficie irrigua, portandola a circa 600 ettari, coprendo sostanzialmente quasi tutta la pianura (maggiormente problematica per la natura del suolo a ridotta capacità di ritenzione idrica). 29

Il fabbisogno calcolato, considerando un volume di adacquamento di 0,3 lt/sec/ha ed un periodo massimo senza piovosità di 50 giorni (fine giugno-metà agosto), è pari a poco meno di 400.000 mc. Gli apporti potrebbero essere, oltre all’acqua del “Fibbio”, anche il recupero dell’acqua piovana in esubero e dalle superfici impermeabili urbane. Inoltre le vasche e/o bacini di accumulo dovrebbero sortire il doppio effetto di rimpinguare la falda durante la stagione invernale e di accumulare acqua a scopo irriguo nel periodo estivo. Gli ambiti di accumulo, inoltre, potrebbero essere messi in relazione al Progno d’Illasi per il recupero delle acque nei brevi periodi in cui corrono in superficie. Si ricorda inoltre che, opportunamente rinaturalizzato, il Progno potrebbe fungere da importante serbatoio di biodiversità da connettere con la scarsa rete ecologica della pianura di Illasi, incrementando così il valore ecosistemico complessivo del territorio.

5.1.5 - Le aziende vitali, produzione, colture e paesaggio a)- Aziende agricole vitali Una riflessione particolare dovrebbe essere portata avanti con le associazioni di categoria e gli operatori, per un sostanziale miglioramento e razionalizzazione del sistema vigneto- terreno-irrigazione. Dalle indagini effettuate specificamente e dai riscontri avuti con le associazioni di categoria locali, sono state individuate oltre centoventi aziende agricole “vitali”, ovvero in cui l’attività agricola è fonte primaria di reddito. La superficie agricola utilizzata dalle 124 aziende rilevate è di 1.075,00 ettari. Circa un terzo delle aziende ha una SAU tra 1 e 5 ettari, mentre la maggior parte della superficie agricola viene coltivata da aziende aventi SAU tra i 20 e i 50 ettari (Tab. 2).

Tab. 2 - Numero di aziende censite e SAU coltivata rispetto alle diverse classi di SAU NR. % CLASSE SAU SAU COLTIVATA AZIENDE AZIENDE da 1 a 5 41 33% 120,55 da 5 a 10 36 29% 250,53 da 10 a 20 19 15% 258,20 da 20 a 50 12 10% 358,73 da 50 a 100 1 1% 87,00 N.C. (*) 15 12% - TOTALI 124 100% 1075,01 (*) Non classificati

La maggior parte delle aziende agricole segue un orientamento produttivo viticolo (81% delle aziende), seguito da quello zootecnico (9% delle aziende).

Esse si trovano localizzate omogeneamente su tutto il territorio comunale, ma principalmente nella fascia pianeggiante (Carta della localizzazione delle aziende agricole vitali- SR2).

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Tab. 3 - Numero di aziende censite rispetto al loro orientamento produttivo principale ORIENTAMENTO PRODUTTIVO NR. AZIENDE % AZIENDE PRINCIPALE Viticolo 101 81% Zootecnico 11 9% Trasformazione 4 3% Frutticolo 3 2% Olivicolo 3 2% Floristico-vivaistico 2 2% TOTALE 124 100%

In realtà, solamente un quarto delle aziende viticole svolge esclusivamente attività di viticoltura, mentre la gran parte presenta un orientamento produttivo misto, praticando assieme anche la coltivazione di frutteti, oliveti e, in alcuni casi, l’attività di allevamento zootecnico. Sono inoltre presenti due realtà floro-vivaistiche. Si tratta di aziende giovani e dotate di elevata professionalità; una delle due, infatti, ha ottenuto la certificazione di prodotto volontaria1 per la produzione di Geranio (Pelargonium) a marchio aziendale. Vi sono inoltre realtà agricole particolari: aziende dedite all’attività agrituristica, di Bed & Breackfast e di alloggio, fattoria didattica con allevamento di specie animali rare e in via di estinzione. Una azienda, infine, è un punto di riferimento per la Scuola Federale Ippica. L’attività di molitura delle olive, invece, non è molto diffusa nel comune; oltre al frantoio Bonamini, è stato rilevato un frantoio presso un’azienda agricola in località Busa dei Ferrari. Dalla fase di rilievo e di contatto operativo con la realtà agricola locale sono emersi altri dati estremamente significativi. Sostanzialmente tutte le aziende agricole hanno manifestato la volontà di mantenere e sviluppare la propria attività agricola, in particolare indirizzandola verso attività connesse e di trasformazione. Sono così emerse importanti esigenze volte alla realizzazione di diversi investimenti fondiari, quali cantine, realizzazione o conversione di strutture agricolo-produttive in fruttai per l’appassimento controllato dell’uva (per la produzione dell’Amarone), realizzazione di frantoi aziendali. Diverse altre aziende hanno manifestato, invece, la necessità di altri investimenti fondiari (ricoveri attrezzi, depositi prodotti ecc.), meno specializzati, ma importanti per la valorizzazione agricola complessiva. Infine, numerose unità produttive hanno ipotizzato l’intenzione di sfruttare le proprie strutture per la realizzazione di agriturismo di qualità, con alloggi, ristorazione, visite guidate.

1 La certificazione di prodotto in ambito volontario è un atto formale con il quale l’ente terzo accreditato (nel caso CSQA) afferma, con ragionevole attendibilità, che il prodotto è conforme a quanto dichiarato in un documento tecnico di riferimento. La scelta, da parte dell'azienda, dei requisiti certificabili del prodotto si basa sulla volontà di informare il consumatore e la GDO di alcune particolari e significative caratteristiche che differenziano il prodotto dagli altri della stessa categoria. La certificazione di prodotto nasce infatti dall'esigenza del marketing moderno di posizionare, valorizzare e differenziare il prodotto agroalimentare (www.csqa.it). 31 b)- Il comparto dell’allevamento Una particolare attenzione, infine, deve essere riservata al comparto dell’allevamento. L’attività zootecnica è da sempre stata praticata nella valle, senza mai diventarne l’attività principale. L’allevamento di bovini da latte, di ovini, di suini, di cavalli e di muli era già stato rilevato a fine ‘800. Molto diffuso era anche l’allevamento del baco da seta. Fino al secondo dopoguerra l’allevamento principalmente diffuso era quello di bovini da latte. A partire dagli anni Sessanta e Settanta (si vedano a proposito i dati del censimento ISTAT del 1970) le aziende agricole di piccole dimensioni iniziarono ad orientare la loro produzione verso l’allevamento avicolo intensivo. L’odierno rilievo delle aziende agricole zootecniche (estate-autunno 2007) ha confermato sostanzialmente tale situazione: la maggior parte degli allevamenti presenti sono avicoli (16 unità) e solamente 5 sono allevamenti di bovini. Gli allevamenti sono principalmente di elevate dimensioni (>200 UBA2), come riportato nella Tab. 4, che, se da una parte presentano potenziali significativi impatti ambientali, dall’altra sono indice di attività agricola vitale e produttiva. Tab. 4 - Numero di allevamenti per tipologia e numero di capi (UBA). 100- N.C. ALLEVAMENTO 10-24 25-49 50-79 80-99 > 200 199 (*) TOTALE ZOOTECNICO UBA UBA UBA UBA UBA UBA Avicoli da carne 1 1 1 8 5 16 Bovini da carne e da latte 1 1 1 2 5 Capre 1 1 Equini 2 2 TOTALE 5 1 1 2 8 7 24

Soprattutto gli allevamenti avicoli sono localizzati lungo il Progno, sfruttando le condizioni climatiche più salubri e favorevoli; l’elevata ventilazione e la conseguente limitata umidità relativa dell’aria hanno sempre tenuto esenti gli allevamenti della zona dai pericolosi attacchi di influenza aviaria. In relazione al parametro della classe dimensionale dell’allevamento, così come definite secondo l’art. 50 della LR 11/2004 e del relativo Atto di indirizzo lettera d) – Edificabilità zone agricole, sono presenti 14 allevamenti di classe 1, 3 appartengono alla classe 2 ed i rimanenti 9, di minore dimensione, rientrano nella classe 3.

Gli allevamenti zootecnici che ricadono nella classe dimensionale 1, avranno limiti di distanza reciproci tra l’allevamento e: - i limiti della zona agricola: min 100, max 200 m - le residenze civili sparse: min 50, max 100 m - le residenze civili concentrate (centri abitati): min 100, max 200 m.

Per quelli nella classe dimensionale 2 le distanze reciproche tra l’allevamento e - i limiti della zona agricola: min 200, max 400 m - le residenze civili sparse: min 100, max 200 m - le residenze civili concentrate (centri abitati): min 200, max 300 m

2 UBA sta per Unità Bovine Adulte che è un’unità di misura convenzionale basata sulla conversione delle varie tipologie zootecniche in equivalenti capi bovini adulti, attraverso l’impiego di opportuni coefficienti basati sul consumo alimentare medio delle varie specie e razze. 32

Per quegli allevamenti, infine, ricadenti in classe dimensionale 3, le distanze reciproche tra l’allevamento e - i limiti della zona agricola: min 300, max 700 m - le residenze civili sparse: min 150, max 250 m - le residenze civili concentrate (centri abitati): min 300, max 500 m

Al fine di evitare l’insorgenza di problematiche ambientali, la realizzazione e l’ampliamento di strutture agricolo produttive per l’allevamento zootecnico, rispetto alla edificazione residenziale sparsa o concentrata è reciproca e, all’interno dei range di variazione sopra indicati, in funzione delle caratteristiche degli allevamenti stessi, ossia secondo l’atto di indirizzo citato lettera d), punto 5): - della specie allevata; - della tipologia dell’ambiente di stabulazione e del sistema di pulizia; - del sistema di ventilazione: - del sistema di stoccaggio e trattamento delle deiezioni.

Tali valutazioni dovranno essere attentamente precisate in occasione del Piano degli Interventi, in relazione alle relative analisi specifiche sul settore agricolo produttivo. c)- L’ attività agricola L’attività agricola sul territorio comunale è condotta prevalentemente con metodo convenzionale. Sono infatti solamente quattro le aziende agricole che coltivano con il metodo biologico e sono localizzate in località Deserto, in località Buca dei Ferrari, in via Sottomonte e sul Monte Tenda. Esse coltivano una quarantina di ettari nel territorio comunale. La qualità dell’attività agricola. Difficile è definire quale porzione di territorio sia più “agricola” di altre. Tutto il territorio, fatta eccezione per le poche aree edificate, stradali e per quelle boscate, è utilizzato a scopo di produzione agricola specializzata da reddito. Oltre alle valutazioni fin qui svolte, è venuta in ausilio al lavoro degli scriventi una indagine prodotta dalla locale cantina sociale di Soave, la “zonazione viticola della Val d’Illasi”, redatta nel 1998 da O. Failla e P. Fiorini. Nella Carta dell’integrità del sistema agricolo-produttivo (SR4) sono così stati individuati gli ambiti agricoli ad elevata, media e limitata integrità agricolo-produttiva. Sono state escluse dall’analisi le aree edificate, mentre quelle a bosco sono state inserite nella classe a minore integrità agricolo-produttiva, data la loro limitata produttività, legata principalmente alla morfologia ed alla natura delle produzioni vendibili. Per le aree agricole è emerso che le produzioni in località Donzellino, Val Nogara, Deserto, Chiesolino e Arano, S. Monte e Monte Tenda presentano caratteristiche qualitative diverse legate all’altitudine, all’esposizione, alle condizioni pedologiche ed idriche. In queste aree i mosti e i vini raggiungono caratteristiche qualitative buone e ottime: elevata presenta di zuccheri e pH più alti nei mosti e nel vino buona struttura e intensità del colore, sensazioni aromatiche persistenti ed intense. Il rimanente territorio agricolo è stato considerato di media integrità agricolo-produttiva.

5.2 - Il sistema ambientale

5.2.1- Gli obiettivi e le analisi svolte Relativamente al Sistema ambientale, il PAT provvede alla tutela delle risorse naturalistiche ed ambientali e all’integrità del paesaggio, quali componenti fondamentali della risorsa territorio, rispetto alle quali viene valutata la sostenibilità ambientale delle principali trasformazioni dello stesso. 33

Le aree di valore naturale ed ambientale vengono così individuate e disciplinate dal PAT che ne definisce gli obiettivi generali di tutela, valorizzazione e riqualificazione, in coerenza con le indicazioni della pianificazione sovraordinata. Gli elementi di interesse ambientale che vengono rilevati forniscono un quadro d'assieme delle caratteristiche fisiche e biologiche che coesistono sul territorio, le quali, attraverso una più o meno intensa azione antropica, ne definiscono la qualità paesaggistica ed ecosistemica. La Carta dell’uso del suolo (SA1) è stata realizzata utilizzando la ortofotocarta come base per un primo screening, sulla quale sono stati successivamente sovrapposti numerosi, specifici e puntuali rilievi di campagna, allo scopo di registrare l’effettiva utilizzazione del territorio. La legenda dell’uso del suolo deriva da un approfondimento della classificazione del sistema europeo di mappatura dell’uso e copertura del suolo Corine Land Cover così come proposto nel “Manuale delle linee guida per la redazione e gestione dei siti Natura 2000”. Tale classificazione è stata in parte rivista ed adattata per soddisfare le esigenze del calcolo della Superficie Agricola Utilizzata -SAU- così come previsto dall’Atto di Indirizzo di cui all’art. 50 della L.R. 11/2004, lettera c) ed inoltre per consentire la determinazione di indici ambientali di qualità ecosistemica e di biodiversità, utilizzati nel prosieguo delle valutazioni, per il Quadro Conoscitivo e per la VAS. La ripartizione del territorio comunale secondo le diverse categorie viene evidenziata nella tabella che segue (vedi Tab. 5):

Tab. 5 - Ripartizione della superficie comunale sulla base dell’uso del suolo SUPERFICIE DESCRIZIONE CATEGORIA COMUNALE % Aree industriali-artigianali-commerciali 1.00% Boschi: formazioni antropogene 0.94% Boschi: orno-ostrieti e ostrio-querceti 6.29% Ciliegeto 1.29% Aree cimiteriali 0.06% Cave attive 0.51% Fiumi 1.76% Frutteto 2.81% Filari e siepi 0.31% Monumenti storici 0.14% Orto familiare 0.02% Oliveto 9.39% Colture floro-vivaistiche 0.08% Pascoli 0.08% Prati stabili 2.04% Vegetazione ripariale arboreo-arbustiva 0.78% Rimboschimenti di conifere 1.20% Seminativi-prati avvicendati 1.36% Aree ricreative e sportive impermeabili 0.01% Aree ricreative e sportive permeabili 0.28% Terreni non coltivati con possibile colonizzazione 0.69% Vegetazione ruderale arborea-arbustiva 0.02% Vegetazione ruderale erbaceo 0.05% Vigneto specializzato 57.26% 34

SUPERFICIE DESCRIZIONE CATEGORIA COMUNALE % Viabilità minore (sentieri-piste ciclabili) 0.78% Vigneto non coltivato 0.03% Aree a verde privato 0.71% Viabilità stradale principale e sue pertinenze 1.94% Zone residenziali a tessuto continuo 4.36% Zone residenziali a tessuto discontinuo e rado 3.81% SUPERFICIE TOTALE 100,00%

5.2.2 - Determinazione della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) Sulla base dei dati rilevati per la definizione della Carta dell’uso del suolo si è proceduto quindi a determinare con precisione le superfici da considerare nella SAU in base a quanto previsto dallo specifico Atto di Indirizzo art. 50 della LR 11/2004, lettera c). E’ stata in tal modo prodotta la Carta della SAU che, rielaborata sulla base dei rilievi specialistici originali, ma secondo le disposizioni regionali aggiornate vigenti, viene allegata alla presente relazione a supporto delle attività computazionali demandate ai Piani degli Interventi. Le classi dell’uso del suolo che sono correntemente impiegate per il calcolo della SAU sono già state elencate nella Tab 1, mentre la Tab 6 seguente sviluppa il calcolo della Superficie Agricola Trasformabile (SAT):

Tab. 6–Calcolo della Superficie Agricola Trasformabile – SAT (valori in mq) SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA (SAU) 19 482 880 Sup amministrativa comunale 25 067 247 - Acque superficiali 598 622 = SUP TERRITORIALE COMUNALE (STC) 24 468 625 Rapporto SAU/STC 79.62% Zona altimetrica COLLINA Indice trasformabilità (> 45.40 %) 1.30%

SAU RILEVATA 19 482 880 + Incremento ALL. "A" Dgr n. 3650 del 167 685 = 25/11/2008, pari a 9.5% di 176.51 ha SAU COMPUTABILE 19 650 565 X Indice di trasformabilità da applicare 1.30% = SUPERFICIE AGRICOLA TRASFORMABILE (SAT) 255 457

Per un valore complessivo di SAU trasformabile in attuazione del PAT pari a

25,55 ha = mq 255.457.-

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5.2.3 - Il Quadro Conoscitivo L’articolo 10 della Legge Urbanistica 11/2004 descrive il Quadro Conoscitivo come “il sistema integrato delle informazioni e dei dati necessari alla comprensione delle tematiche svolte dagli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica”. Si tratta in concreto dell’insieme organizzato di informazioni volte alla descrizione delle caratteristiche ambientali e socio economiche esistenti del territorio comunale. Le informazioni sono organizzate in matrici: 1. Aria 2. Clima 3. Acqua 4. Suolo e Sottosuolo 5. Biodiversità 6. Paesaggio 7. Patrimonio CAA 8. Inquinamenti Fisici 9. Economia e Società 10. Pianificazione e Vincoli Per ogni matrice viene prodotto dalla Regione uno specifico contributo selezionato su base comunale e sono richieste informazioni ulteriori di competenza comunale indicate nell’atto di Indirizzo lettera a); nello stesso documento viene descritta la struttura logica dei dati organizzati. I nostri rilievi e le nostre indagini hanno apportato informazioni a livello di diverse matrici. In particolare nella matrice Suolo e Sottosuolo è stato riportato l’uso del suolo; nella matrice Biodiversità sono stati riportati gli elementi che costituiscono le Reti Ecologiche (Core area, corridoi ecologici, …) oltre ad indicazioni sulle specie di flora e di fauna rilevate. Sono state aggiunte le informazioni relative alle formazioni lineari, agli esemplari arborei, alla viabilità rurale, alle aree boscate. Per molti degli elementi rilevati c’è la possibilità di vederne la foto grazie ad un apposito link presente all’interno della scheda di ogni singolo soggetto. Nella matrice Paesaggio sono stati individuate le Unità di Paesaggio; infine nella matrice Economia e Società sono state inserite tutte le informazioni relative al sistema rurale da rilievo e da censimento ISTAT (SAU, Superficie agricola a seminativo, numero di aziende biologiche ecc.). In quest’ultima matrice è possibile per ogni azienda rilevata visionarne la scheda contenente i dati essenziali. Successivamente, per ogni dato sono stati creati i relativi metadati al fine di tener traccia dell’origine del dato (chi, dove, quando ...). I dati così organizzati saranno facilmente consultabili in qualsiasi momento da chiunque. Sarà di competenza, ma soprattutto nell’interesse, dell’Amministrazione Comunale il continuo aggiornamento del Quadro Conoscitivo.

5.2.4- Gli elementi ambientali rilevati L’analisi del sistema ambientale, una volta ultimata la “lettura” dell’uso del suolo, si è quindi sviluppata ed approfondita con il rilievo dei principali elementi caratterizzanti il territorio aperto, ossia: • gli elementi lineari vegetali: filari, siepi, piantate, alberate ecc; • la viabilità rurale e minore; • gli esemplari arborei; • le aree boscate; • il reticolo idrografico (corsi d’acqua principali). 36

Per ognuno di questi elementi, all’atto della sua identificazione puntuale, è stata compilata una scheda (vedi allegato) e sono state eseguite una o più riprese fotografiche. La loro localizzazione d’assieme è visibile nella cartografia specifica data dalla Carta delle Unità di Paesaggio (Tav. SA2). In questo modo è stato possibile raccogliere, oltre ad una precisa e puntuale catalogazione degli elementi suddetti, costituenti parte importante del Quadro Conoscitivo, i dati di base da impiegare nella successiva definizione delle caratteristiche paesaggistiche ed ecosistemiche del territorio aperto. Tutti questi elementi caratterizzanti il “territorio aperto” sono stati inseriti all’interno di un database, consultabile direttamente con l’applicazione informatica GIS (GeoMedia). Infatti, in accordo a quanto definito dalla lettera a) -Banche dati e cartografia- degli atti di indirizzo ai sensi dell’art. 50 della legge urbanistica, i dati della pianificazione rappresentabili sulla Carta Tecnica Regionale sono stati creati mediante l’uso di applicazioni informatiche di tipo GIS, utilizzando esclusivamente la base della CTRN aggiornata.

Le unità di paesaggio

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La banca dati da associare al GIS è stata strutturata per gruppi tematici, ordinati secondo il contesto di applicazione e così come previsto dagli atti d’indirizzo (gruppo tematico-tema- classe-sub-classe-oggetto). Tutti gli oggetti della banca dati sono stati georeferenziati nella stessa proiezione della CTRN (Gauss- Boaga) e nello stesso fuso (Fuso Ovest) essendo l’impostazione dell’intera banca dati urbanistica regionale su questo fuso. a- Elementi lineari vegetali Gli elementi vegetali lineari non sono particolarmente presenti sul territorio illasiano, specialmente nella porzione pianeggiante. Sono state rilevate circa 70 formazioni lineari arboreo-arbustive (vedi le già citate Tavv. SA1 e SA2) con una lunghezza media di circa 230 m. Tali formazioni rappresentano un elemento tipico del paesaggio agrario, secondo una concezione estetico paesaggistica, ma anche seguendo una logica di equilibrio e di stabilità ecosistemica.

Un tempo le siepi campestri, oltre che ad essere utilizzate come elemento di delimitazione della proprietà, costituivano la principale fonte di approvvigionamento legnoso per le popolazioni, oltre a consentire in molti casi il sostegno vivo per colture legnose sarmentose, quali la vite maritata. Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, in seguito all’evoluzione delle tecniche colturali ed all’avvento di una sempre più cospicua meccanizzazione, si è verificata una costante diminuzione delle siepi, delle alberate e delle piantate. Se da un lato, quindi, la specializzazione delle colture legnose di pregio ha portato ricchezza e valorizzato la valle, dall’altro ha gravemente impoverito la biodiversità e la variabilità vegetazionale.

Le formazioni arboree lineari svolgono molteplici funzioni tra cui: - Funzione produttiva: produzione di legna da ardere, ma anche da opera; - Funzione ecologica: creazione di habitat per la fauna selvatica, aumento della biodiversità e assorbimento dell'anidride carbonica atmosferica; - Funzione protettiva: consolidamento delle rive dei corsi d'acqua; - Funzione Igienica: difesa dal rumore; difesa dalle sostanze inquinanti prodotte dal traffico (fumi, polveri ecc.); - Funzione estetico-ricreativa: abbellimento del paesaggio; creazione di occasioni di svago (raccolta di piccoli frutti, attività venatoria, ecc.); possibilità di effettuare osservazioni naturalistiche. Rare sono le formazioni tipiche: rimangono alcuni filari di vite maritati al gelso, albero quest’ultimo molto presente nella valle per la trascorsa attività di allevamento del baco da seta. Le formazioni lineari in un contesto come quello descritto sono molto limitate nello spazio e nella loro estensione. Causa principale va ritrovata nelle opere di miglioramento fondiario e di movimento terra per l’organizzazione degli spazi atti alle coltivazioni permanenti (vite, olivo, frutteti). Pur rimanendo una discreta presenza di vecchi alberi maritati nei vigneti più vecchi, i nuovi impianti, realizzati in un’ottica di specializzazione colturale, contribuiscono alla scomparsa di questi elementi.

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Le siepi collinari sono plurifilari e governate generalmente a ceduo, mentre più rara è la fustaia (soprattutto in presenza di specie da frutto come il noce o il ciliegio). b- viabilità minore La viabilità di tipo minore rilevata (Tavv. SA1 e SA2) è per la maggior parte costituita da capezzagne e strade rurali utilizzate per accedere alle aree agricole. Sono inoltre diffuse diverse strade forestali che attraversano le aree boscate, poste essenzialmente in collina. Il rilievo ha messo in evidenza come l’area agricola della vallata e le aree collinari, anche se in misura minore, siano servite da una fitta rete di strade minori e di capezzagne sterrate o parzialmente inerbite, nella maggior parte dei casi ben conservate e in buono stato, che consentono l’accesso ai fondi coltivati, anche a quelli più remoti ed isolati. In molti casi tale rete della viabilità minore è utilizzate anche per l’escursionismo a piedi o in bicicletta, come testimoniato dalle numerose indicazioni sul luogo. In questo senso un successivo ed ulteriore approfondimento potrebbe essere quello di integrare e unire le indicazioni dei percorsi circolari permanenti esistenti (“Corrillasi, quattro passi tra i vigneti e gli olivi della Val d’Illasi” nelle tre proposte da 6, 12, e 21 km) con la rete della viabilità minore esistente e con gli altri elementi notevoli del sistema ambientale (vegetazione, idrografia, emergenze storico-architettoniche ecc) c- Alberi esemplari Sul territorio aperto del comune di Illasi sono stati rilevati e censiti (Tav. SA2 –Uso del suolo e SA4 -Carta del sistema degli elementi ambientali) oltre 30 soggetti arborei che possono essere definiti “esemplari”, per le loro caratteristiche di età, dimensione e/o portamento. Gli esemplari rilevati sono localizzati, nella maggior parte dei casi, in zona rurale e in particolare in collina, costituendo elementi puntiformi di elevato valore naturalistico- paesaggistico, oltre che storico. La specie più frequentemente rilevata è il bagolaro (Celtis australis), seguita dal rovere (Quercus petraea) e dall’abete bianco (Abies alba). Alcuni esemplari veramente notevoli per dimensioni ed età, tra cui alcuni Ostrya carpinifolia (carpino nero) e Quercus petraea (rovere) sono presenti nell’antico bosco del castello di Illasi; inoltre un magnifico esemplare di Quercus petraea è situato nei pressi del centro abitato di Illasi.

Alcuni di questi esemplari arborei potrebbero entrare a far parte dell’”Elenco Regionale degli Alberi monumentali”, stabilito dalla L.R. n. 20 del 2002 “Tutela e valorizzazione degli alberi monumentali”. Il complesso delle analisi e delle osservazioni paesaggistico-ambientali eseguito sul territorio illasiano ha permesso di individuare ambiti complessi o porzioni di territorio sufficientemente omogenee, che contengono in misura diversa tutti o alcuni dei singoli elementi rilevati. Sono stati così individuati: • Ambiti fluviali • Ambiti collinari • Ambiti ecosistemici omogenei 39

d- Ambiti fluviali Il territorio de quo è caratterizzato dalla presenza di corpi idrici, che si connotano in quasi tutti i casi come altamente discontinui nella portata idrica e fortemente modificati nel loro alveo dagli interventi antropici, con argini artificiali, tratti spesso pensili e poco sinuosi, con presenza di vegetazione riparia scarsa e per lo più erbacea o arbustiva. Il principale, come già più volte indicato, è il torrente Progno il quale presenta un alveo molto spesso allargato, caratterizzato da una vegetazione ripariale tipica, più o meno continua lungo il corso del fiume nel territorio comunale. Si tratta di formazioni vegetali igrofite date essenzialmente da salici e pioppi, a portamento arbustivo o arboreo, che in molti casi si insediano anche all’interno dell’alveo, quasi sempre in secca e colonizzato da varie e interessanti specie erbacee e arbustive, tipiche di ambienti ripariali. Oltre al Progno di Illasi, i torrenti minori sono rappresentati dal torrente Prognolo e dai torrenti Tramigna, dal Barbiera e Tramignola in Val Tramigna. e- Ambiti collinari Le porzioni collinari di Illasi fanno parte del complesso dei Monti Lessini Veronesi, di cui costituiscono le ultime propaggini declinanti verso l’alta pianura. I Lessini si estendono su circa 800 km2, elevandosi fino alla quota di 1865 m s.l.m. Essi costituiscono l'estremo promontorio prealpino nella Pianura Padana, rappresentato dal versante meridionale delle Alpi Centro-Orientali. Si tratta di un altopiano prevalentemente carbonatico, leggermente immerso verso SW, modellato in un complesso sistema di ampie dorsali divergenti da N che risultano separate da profonde incisioni vallive. Procedendo da Ovest verso Est, troviamo le valli di , di Marano e di (che insieme costituiscono un’unità che ha più carattere storico che geografico: la Valpolicella) e poi le valli Pantena, di Squaranto, di Mezzane, d'Illasi, le valli Tramigna, d'Alpone, di Chiampo e dell’Agno. Il paesaggio dei Monti Lessini non è quello tipico delle aree carsiche, anche se risulta praticamente assente una idrografia superficiale degna di nota. Esiste, infatti, un apparente contrasto tra la morfologia carsica superficiale non molto evidente e la idrologia di tipo carsico che può essere spiegato con la presenza di un fitto reticolo di fratture e faglie che drenano l'acqua verso le porzioni più profonde del massiccio. I versanti sono ricoperti prevalentemente da boschi cedui mentre le aree sommitali, da superfici a prato e pascolo. Le coperture boschive sono limitate ai versanti più ripidi e alle incisioni dei vaj. Nel caso dei versanti di Illasi, le limitate altitudine e pendenza, hanno consentito un più ampio sviluppo delle colture legnose di pregio, così come già ampiamente discusso. Così, è molto diffusa la coltivazione della vite, negli spazi terrazzati dei pendii e sulle aree sommitali delle alture, alternata con gli oliveti, che trovano nelle esposizioni favorevoli e alle quote più elevate una considerevole diffusione. Al piede delle dorsali e in alcune aree collinari di margine sono diffusi i frutteti (susine, albicocche, pesche) e i ciliegeti.

Nelle aree collinari a pendenza più elevata permangono discreti ambiti forestali, caratterizzati da una vegetazione tipica delle fasce altimetriche collinari: si tratta per la grande maggioranza di formazioni di orniello, carpino nero e quercia/rovere/roverella, governate un tempo a ceduo e ad oggi verosimilmente interessate da utilizzazioni saltuarie

40 e irrazionali, legate alla frammentazione della proprietà e alla soddisfazione delle esigenze dei singoli conduttori.

Si segnala anche la presenza nella porzione collinare più settentrionale del monte Garzon di una porzione interessata da rimboschimento con conifere non autoctone di recente realizzazione (con sottospecie mediterranee dell’abete bianco, cedri, pino nero, cipressi), che sembrano avere la funzione di favorire lo sviluppo di una copertura forestale di un’area cacuminale scoperta, caratterizzata da evidenti segnali di aridità edafica. Sul popolamento artificiale di conifere comunque sono già evidenti i segnali di deperimento delle specie forestali non autoctone ed appare discreta la presenza nel sottobosco di specie legate alle tipologie forestali più tipiche.

Fra le peculiarità naturalistiche da evidenziare sono sicuramente i pochi lembi di “vegro” rimasti nelle aree cacuminali delle dorsali collinari che contornano la valle d’Illasi. Si tratta di formazioni erbacee xerofile tipiche di substrati collinari calcarei che occupano spazi solitamente destinati alla viticoltura o agli oliveti: sono formazioni, alternate ad arbusteti xerofili, ricche di specie pregiate a fioritura vistosa che solitamente ospitano numerose specie dell’avifauna migratrice, particolarmente utili nell’incremento della biodiversità. f- Ambiti ecosistemici omogenei Procedendo con l’analisi degli elementi ambientali e paesaggistici presenti si è quindi proceduto verso una analisi complessiva, suddividendo il territorio in ambiti omogenei dal punto di vista della orografia/morfologia e per quanto riguarda l’utilizzo del suolo. Tali aree sono quindi caratterizzate dalla presenza pressoché omogenea su tutta la sua superficie degli elementi sopra indicati: le unità territoriali omogenee individuate sono 7. Il successivo passaggio consiste nella valutazione da un punto di vista ecosistemico, quanto più possibile oggettivo, degli ambiti omogenei individuati. Tale attribuzione di valore è avvenuta dando la massima importanza a tutti quegli elementi ed a tutte quelle combinazioni che - favoriscono la protezione del suolo dall’erosione; - incrementano la permeabilità del suolo; - riducono o minimizzano la contaminazione del suolo e della falda acquifera con dispersione di sostanze inquinanti; - mostrano una elevata capacità di fissare l’anidride carbonica; - contribuiscono all’aumento della biodiversità (reti ecologiche); - migliorano il quadro paesistico complessivo. In altre parole, sono state messe in evidenza tutte le condizioni naturali o vicine alla naturalità che aumentando la complessità ecosistemica, ne favoriscono la stabilità ecologica, quindi la sostenibilità. Il metodo che è stato utilizzato si fonda sulla quantificazione delle presenze fisiche che hanno effetto diretto sul territorio e sulla stima del loro impatto potenziale standard, positivo o negativo, sull’ecosistema. Per adeguare il modello alla specificità del territorio sono stati impiegati i dati di copertura percentuale di ciascuna categoria di uso del suolo rilevato, talvolta raggruppate per affinità in macrocategorie (ad esempio sono stati raggruppati in un’unica categoria, denominata “frutteti e filari produttivi”, i noceti, gli oliveti, i frutteti ed i filari produttivi). Ad ogni categoria o macrocategoria presente in ogni ambito omogeneo, è stato assegnato un punteggio variabile (valore ecosistemico), via via più elevato quanto maggiore è il 41 contributo potenziale, negativo o positivo, fornito al sistema ambientale (suolo, acqua, biosfera), da tenere in considerazione per ogni tipo di trasformazione e gestione antropica della superficie. Tale punteggio, per esempio, assume elevato valore positivo per le formazioni naturali, quali formazioni vegetali, idrografia (elementi di pregio naturalistico); negativo con diverso valore per elementi di disturbo o detrattori (viabilità principale, zone industriali, aree estrattive, aree fortemente urbanizzate). Il valore ecosistemico di ogni unità di paesaggio viene stabilito dalla sommatoria dei contributi ponderati di ciascuna categoria di uso del suolo presente nell’ambito. Nella successiva Tab. 7 viene descritto il punteggio che ogni ambito ha raggiunto e il giudizio ottenuto. Tab. 7 - Classificazione ecosistemica delle unità territoriali Giudizio sintetico Punteggio Cod. UP di qualità ecosistemico ambientale 1 19,36 Buona 2 21,29 Molto buona 3 17,73 Buona 4 15,57 Discreta 5 23,49 Molto buona 6 20,85 Molto buona 7 18,98 Buona La situazione complessiva è evidenziata nella Carta della qualità ecosistemica (Tav. SA3). Sul territorio di Illasi si riscontra una generale buona dotazione di biodiversità (aree e fasce boscate, siepi, piantate, alberate, esemplari arborei, corsi d’acqua e vegetazione riparia, ambiti di ripopolamento faunistico, ecc). Tale dotazione è però non omogeneamente distribuita sul territorio. Nelle zone collinari si concentra maggiormente, rispetto al vasto fondovalle in cui vi è una sostanziale monocoltura di vigneto specializzato. Così l’area di fondo valle si conferma essere la meno naturaliforme: l’agricoltura intensiva, se da un lato assicura la protezione del suolo dall’erosione, la percolazione e lo sgrondo delle acque piovane, uno spazio adatto ad alcune specie animali e vegetali, dall’altro esclude e ostacola la presenza di numerose specie animali e vegetali, limitando la biodiversità. La presenza inoltre delle aree edificate e delle relative infrastrutture contribuisce ulteriormente a far calare la naturalità dell’area centrale. Il contenuto della diversità naturale cresce quindi prima nelle zone pedecollinari, aventi dimensioni minori e presenza di ambiti di edificazione, assumendo le caratteristiche di più elevata qualità ecosistemica nelle aree collinari, dove le superfici boscate, assumendo il ruolo di rifugio di fauna e di vegetazione, garantisce un maggior salvaguardia del territorio. Inoltre i terrazzamenti e le sistemazioni a cavalcapoggio e girapoggio, appaiono molto rispettose della conservazione e della “cura” del paesaggio, oltre ad avere effetti importanti di tutela idrogeologica. Sistemazioni diverse, infatti, quali quelle “a rittochino” ovvero secondo le linee di massima pendenza, appaiono assolutamente dannose sia per la conservazione del paesaggio agrario sia anche per i connessi fenomeni di scarsa conservazione del suolo e quindi di stabilità dei versanti. 42 g- La rete ecologica locale Gli elementi più importanti dal punto di vista ecosistemico, quali alberate, siepi, boschi, prati stabili unitamente ai corpi idrici e alle bordure ripariali sono strutture fondamentali per la tutela della rete ecologica. La rete ecologica è un sistema interconnesso di habitat avente l’obiettivo di salvaguardare la biodiversità, all’interno di un quadro generale di sostenibilità territoriale. Il concetto di Rete ecologica sta ad indicare essenzialmente una strategia di tutela della diversità biologica e del paesaggio basata sul collegamento di aree di rilevante interesse paesaggistico-ambientale in una rete continua. Lavorare sulla rete ecologica significa creare una sorta di infrastruttura naturale ed ambientale in grado di interrelazionare e connettere ambiti territoriali. Una rete ecologica è tipicamente costituita da - serbatoi di naturalità (aree nucleo o core area): aree vaste in cui vi sono le maggiori concentrazioni di elementi di naturalità di elevato valore funzionale, quali i siti della Rete Natura 2000, le aree naturali protette e le oasi di protezione della fauna (Piani faunistico venatori); - aree di connessione naturalistica, di sufficiente estensione e naturalità, con funzione di protezione ecologica e di mitigazione degli effetti dell’antropizzazione (effetto filtro). Le aree boscate e le aree umide appartengono a questa categoria - corridoi ecologici: lineari continui o diffusi in grado di svolgere necessarie funzioni di collegamento per alcune specie e gruppi di specie in grado di spostarsi, sia autonomamente (fauna) che tramite vettori (flora). Mettono in comunicazione le aree nucleo e le aree di connessione. In generale sono associabili ai corsi d’acqua e al loro corredo di vegetazione lineare, pressoché integre, dove la fauna e la flora naturali vivono, si moltiplicano e si muovono diffondendo la specie nel tempo e nello spazio. Le linee-guida del Ministero dell’Ambente sulla reta ecologica, le definiscono “’infrastruttura naturale e ambientale che persegue il fine di interrelazionare e di connettere ambiti territoriali dotati di una maggiore presenza di naturalità”. - isole di naturalità (stepping zone), elementi puntali o di ridotta dimensione, che completano il sistema della rete ecologica.

La rete ecologica locale del territorio di Illasi è costituita dagli elementi che sono stati finora già considerati e che ora vengono organizzati secondo lo schema concettuale sopra ricordato. Tratto fondamentale di ognuno di essi è l’elevato valore ecosistemico, così come si può verificare dall’esame della cartografia specifica che mette assieme tali elementi: Serbatoi di naturalità (aree nucleo o core area) Sul territorio di Illasi non vi sono aree appartenenti alla Rete Natura 2000, Siti di Importanza Comunitaria o Zone di Protezione Speciale. E’ stato individuato come area nucleo ad elevato contenuto di naturalità l’ambito collinare del monte Garzon costituito dai versanti prevalentemente boscati e da piccoli porzioni di aree coltivate. Le aree di connessione naturalistica, ovvero ecosistemi di particolare interesse naturalistico e a basso impatto antropico con potenziale ruolo di collegamento funzionale, sono costituite da ambiti posti tra i nodi, gli altri componenti della rete ecologica e il rimanente territorio aperto. Esse, per la loro vulnerabilità antropica, sono sottoposte a particolare tutela in 43 quanto rappresentano la connessione tra centri di naturalità e di sviluppo della biodiversità con l’ambito urbano consolidato ed il territorio aperto. Costituiscono aree di connessione naturalistica gli ambiti pedecollinari e collinari in destra e in sinistra Progno, spesso utilizzate per la coltivazione della vite o dell’olivo o del ciliegio, spesso interrotta da frange o aree boscate. I corridoi ecologici, in generale, sono associabili ai principali corsi d’acqua e al loro corredo di vegetazione lineare, ove integro, in cui la fauna e la flora naturali vivono, si moltiplicano e si muovono diffondendo la specie nel tempo e nello spazio; a seconda delle dimensioni si dividono in primari e secondari. Oltre a quelli individuati dal PTCP, le analisi svolte hanno permesso di identificarne altri, nella logica di costituire una cospicua rete ecologica, con l’effetto di collegare tra loro le aree a maggiore naturalità al fine di favore lo scambio genetico e quindi la biodiversità. I corridoi ecologici coincidenti con i corsi d’acqua principali sono i seguenti: - il principale corrisponde al corso del Progno di Illasi; - i secondari, ugualmente importanti nella strutturazione dei collegamenti a rete, sono quelli corrispondenti al Torrente Prognolo ed ai torrenti Tramignola e Tramigna in Val Tramigna. h- Isole con elevato grado di naturalità (stepping stone). Sono state censite, come già accennato, tutte le formazioni arboree lineari presenti sul territorio aperto, i filari, le siepi, posti lungo la viabilità minore, lungo i confini di proprietà, e/o all’interno degli appezzamenti. Di questi elementi, ne sono stati individuati una parte che per caratteristiche di dimensione (spessore e lunghezza), di particolarità floristica, di età e di connessione ecosistemica, assumono caratteristiche tali da costituire isole di naturalità. Sono stati rilevati e schedati tutti gli esemplari vegetali (vedi parte specifica in relazione) con particolarità di dimensione, di specie, di portamento. Sono riportati nella tavola specifica (SA4) Gli esemplari rilevati sono una trentina. Rilevante isola di naturalità e poi costituita dal Parco della Villa Sagramoso-Perez-Pompei, fino al Castello. E’ stato considerato tale in quanto si tratta di un parco storico, con limitatissimo intervento antropico, presenza di grandi alberi secolari e di dimensioni elevate. Per consolidare e sviluppare la rete ecologica esistente è opportuno identificare le possibili connessioni ecosistemiche da sostenere e da incrementare. Nel dare queste indicazioni si immagina di tracciare il percorso effettuato dalla fauna (principalmente) per spostarsi da un tratto all’altro della rete ecologica, contro ogni ostacolo. Il principale flusso di biodiversità infatti scenderà da nord, dalle grandi aree boscate dei monti Lessini, passando nelle zone meno disturbate dall’attività umana (i crinali) per poi scendere verso valle, sfruttando le aree coltivate dei versanti terrazzati o boscati, raggiungendo i corridoi ecologici. A tratti queste vie sono interrotte dalla costruzione di barriere infrastrutturali (strade, abitati e zone industriali) che mettono in difficoltà la sopravvivenza di numerose specie animali, ma anche vegetali.

La Carta del sistema degli elementi ambientali (Tav. SA4), infine, contiene tutti gli elementi di interesse ambientale e paesaggistico che caratterizzano il territorio aperto. Sono rappresentati infatti, le aree boscate, le aree fluviali, le formazioni lineari, gli esemplari arborei, i guadi, i muri in pietra, le masiere, i crinali ed altro. Sono stati inoltre individuati ambiti che presentano peculiarità paesaggistiche/ambientali rilevanti (‘Sistemi ambientali di pregio’) quali l’area a parco, l’area collinare con masiere, le sommità collinari ecc. Vengono inoltre riportate le indicazioni ambientali riprese dal PTCP di VR in fase di elaborazione. 44

5.3- Indicazioni progettuali

5.3.1- Premessa Vi è oggi un gran parlare ed anche un notevole movimento di iniziative attorno alle tematiche che vedono nel territorio rurale l'ambito nel quale possono trovare collocazione attività non propriamente di produzione di "beni materiali primari", ma piuttosto di servizio, ricreazione, riposo, occasioni di cultura (agriturismo, con le sue diverse manifestazioni, luoghi di tutela ed interesse naturalistico, attività didattiche e ricreative ecc.), oltre che di tutela paesaggistica ed ambientale.

La stessa UE punta moltissimo in questa direzione e nel suo Libro Bianco “Crescita, Competitività, Occupazione” promuove una politica basata su un nuovo modello di sviluppo che riassorba progressivamente gli attuali squilibri ambientali gettando “nuove basi per le attività sostenibili e per una maggiore qualità della vita nelle aree rurali”; nonché mantenga l’ambiente e la sua biodiversità in modo da “evitare i costi dello spopolamento e per preservare l’equilibrio territoriale complessivo”. Per ottenere questi obiettivi, continua il Libro Bianco UE, “è necessario il mantenimento dell’occupazione e della popolazione nelle aree rurali, agricole o meno. La realizzazione di questi è alla base delle proposte che riguardano il mantenimento del patrimonio ambientale naturale e la creazione di occupazione nei servizi locali”. Da questo punto di vista il ruolo della Pubblica Amministrazione può divenire di fondamentale importanza nel promuovere, indirizzare e coordinare azioni di mitigazione, riqualificazione e valorizzazione ambientale, da effettuare anche in concerto con privati e organizzazioni operanti sul territorio (Consorzi di bonifica, Associazioni ambientaliste, organizzazioni professionali, ecc.).

Nelle zone non edificate del territorio di Illasi si sono individuate parti del territorio significative per i valori storici, paesaggistici ed ambientali e porzioni di degrado esistente o possibile (fragilità o aree a limitata trasformabilità/invarianti), da sottoporre alla redazione di “progetti di valorizzazione ambientale”. Oltre ad una progettazione di dettaglio, dovranno successivamente essere indicate nel Piano degli Interventi, le strumentazioni giuridiche, economiche e finanziarie necessarie a realizzare operativamente, e poi a gestire, i sistemi paesaggistici oggetto dei “progetti speciali” anche utilizzando, ove possibile, gli strumenti comunitari. Uno strumento operativo comunitario molto importante a questo riguardo è stato il Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013. Tale programma ha messo a disposizione delle aziende agricole (dando precedenza agli Imprenditori Agricoli a titolo Principale) finanziamenti, oltre che per il “miglioramento della competitività del settore agricolo forestale” (Asse 1) anche, per il “miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale” e per “valorizzare l’ambiente e lo spazio rurale sostenendo la gestione del territorio” (Asse2). Quest’ultimo asse ha inteso realizzare diversi obiettivi:

 la salvaguardia della biodiversità;  la tutela e valorizzazione del paesaggio rurale;  la tutela della qualità delle acque superficiali e sotterranee;  la difesa del suolo (dall’erosione e dal dissesto idrogeologico);  il miglioramento della qualità dell’aria e l’attenuazione del cambiamento climatico.

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5.3.2- Proposte di progetto Nelle aree sopra individuate come “elementi ambientali di pregio”, il Comune, di concerto con la Provincia e/o con gli Enti interessati, può promuovere azioni e progetti di salvaguardia, tutela, ripristino e valorizzazione delle risorse che caratterizzano gli ambiti stessi, con particolare riguardo anche alle indicazioni ed alle possibilità offerte dai Piani di Sviluppo Rurale (PSR) della Regione Veneto 2007-2013, nel rispetto degli obiettivi complessivi, indicati anche dal PTCP di Verona.

Il PTCP, indica infatti tra le priorità:

1- “Qualità del territorio in senso di vivibilità, da perseguire attraverso il rispetto di tutti i parametri fissati da normativa per la salvaguardia della vita degli esseri viventi, con garanzia di sicurezza, di minimizzazione dei rischi, di contenimento degli agenti inquinanti.”

2- “Qualità dell’ambiente in senso ecologico, da perseguire mediante il rispetto di tutti i parametri fissati da normativa per la salvaguardia del territorio, direttamente o indirettamente, riguardanti il suolo, il sottosuolo, la flora, la fauna, l’acqua, l’aria. In particolare non dovrà essere aggravata la situazione attuale, ad oggi riscontrabile dal rapporto dell’ARPAV sullo stato dell’ambiente, e qualsiasi nuovo insediamento o trasformazione del territorio dovrà prevedere idonei sistemi di tutela o eventuale recupero in pari misura a quanto depauperato, in una globale compensazione”.

3- “Qualità dell’ambiente in senso paesaggistico, da perseguire mediante la manutenzione e la riqualificazione del paesaggio, che rappresenta per la provincia un valore culturale, sociale ed economico. L’ambiente prealpino e pedecollinare della Lessinia e del Garda, l’ambiente agrario della pianura e delle Valli grandi costituiscono una caratteristica inalienabile nella componente culturale dei veronesi che dovrà emergere anche nell’azione pianificatoria, in modo da creare strutture urbane non disarticolate dal paesaggio ma in esso armonicamente inserite. La costituzione disomogenea di piccoli e grandi insediamenti abitativi, al di fuori di un disegno di necessaria continuità di relazioni tra abitato e paesaggio, è stato il maggior fattore di decadimento della qualità dall’abitare nel veronese. L’inversione di questa tendenza sarà uno dei principali obiettivi del PTCP per promuovere la riqualificazione degli insediamenti urbani, riconnettendoli agli elementi emergenti o tipici del paesaggio in senso culturale, di percezione sensoriale e di recupero storico. Dovranno essere individuate direttive di attenzione alle tipologie edilizie caratterizzanti il paesaggio. “

Nelle tavole SA4.1 e SA4.2, che contengono le indicazioni progettuali per il territorio aperto, si sono voluti individuare i principali elementi naturalistico-ambientali presenti (sia in forma singola che di ambito omogeneo), definendo le linee di intervento, di tutela, riqualificazione e valorizzazione ambientale da prevedere in prospettiva per il territorio di Illasi.

Nella Tavola SA41Carta delle indicazioni progettuali: Vincoli, Invarianti, Fragilità sono stati individuati i Vincoli, le Invarianti e le Fragilità che riguardano l’agro-ecosistema, seguendo le indicazioni tecnico-operative e la “filosofia” della nuova Legge Urbanistica Regionale.

46 a- i vincoli Tra i Vincoli sono stati individuati quelli determinati dagli allevamenti zootecnici, così come indicato al precedente paragrafo 0 “

5.1.3- Le aziende agricole e l’assetto fondiario” relativo alle aziende agricole. A causa delle emissioni odorose e dell’impatto complessivo delle attività zootecniche infatti, la LR 11/04 al suo atto di indirizzo di cui all’art. 50 lett. D) punto 5, indica le distanze da rispettare tra gli allevamenti e i confini di proprietà, i limiti di zona e le abitazioni civili sparse e concentrate. Viene indicato un limite flessibile, dato dalle distanze massime (700 m) e minime (50 m). Il reale vincolo dovrà essere definito in sede di piano operativo, essendo in relazione a valutazione molto specifiche e legate ad ogni allevamento: tipologia e numerosità degli animali allevati, tipologia di stabulazione e del sistema di pulizia, sistema di ventilazione, stoccaggio e trattamento delle deiezioni. b- le fragilità

Rientrano tra le Fragilità legate al territorio aperto i principali corsi d’acqua, le aree boscate e gli ambiti ove sono stati rilevati incendi. Vanno interpretate, inoltre, come un serio pericolo di introduzione di ulteriori elementi di fragilità dei versanti interessati, nel breve e medio periodo, la manomissione, l'abbandono o trasformazione dell'assetto a terrazzamenti nei contesti collinari. c- le invarianti di natura paesaggistica ed ambientale

Si tratta delle aree di particolare importanza paesaggistica ed ambientale da considerare a “limitata o nulla trasformabilità”. Le Invarianti di natura paesaggistica sono quegli ambiti contenenti caratteri specifici ed identificativi - areali, lineari e puntuali- che li caratterizzano e distinguono e la cui tutela e salvaguardia risulta indispensabile al mantenimento dei caratteri fondamentali degli stessi. Si sono individuati - gli ambiti collinari con particolare concentrazione di terrazzamenti e muri a secco; - i parchi storici; - le formazioni lineari vegetali; - gli esemplari arborei; - la viabilità rurale/forestale accessibile; - i muri in pietra.

Le Invarianti di natura ambientale comprendono invece quelle risorse naturali ove la tutela e la salvaguardia dei valori ambientali risulta indispensabile all’attuazione di uno sviluppo sostenibile. Vengono riportate quindi: le sommità collinari e gli ambiti dei crinali che, rappresentando elementi morfologico- paesaggistici di estrema importanza, costituiscono perni sostanziali della idrografia e della movimentazione dell’acqua; inoltre connotano in modo peculiare e stabile nel tempo la percezione visiva da e verso di essi, i guadi sul Progno: assumono forte valenza sia dal punto di vista logistico-operativo, in quanto rappresentano gli unici elementi di attraversamento del corso d’acqua, sia paesaggistica, essendo storicamente e strutturalmente connessi alla fisionomia ed alla tradizione dei luoghi.

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La Tavola SA4.2, Carta del sistema degli elementi ambientali: Trasformabilità e Rete Ecologica, individua gli elementi ambientali presenti da inserire nella Tavola 4 (“Trasformabilità”) del PAT. In particolare è rappresentata la rete ecologica locale con i corridoi ecologici, le aree nucleo, le isole ad elevata naturalità e le aree di connessione, le aree boscate, i coni visuali. Vengono inoltre individuate le aree per le quali prevedere azioni di riqualificazione e miglioramento ambientale oltre che quelle sulle quali prevedere una riqualificazione/riordino agricolo. d- ambiti per interventi di riqualificazione e mitigazione ambientale

Nelle aree ove vi è la presenza di elementi detrattori della qualità paesaggistica o dove vi è la previsione di nuove trasformazioni (ambiti di importante edificazione, viabilità, attività a pesante impatto, ecc.), vengono individuati i criteri e gli ambiti di intervento per azioni di riqualificazione e mitigazione ambientale. Per tali zone si prevedono tipologie di sistemazione ambientale che tendono a mitigare i contrasti tra i diversi elementi presenti: campagna, aree industriali, aree edificate, sede stradale, parcheggi, eventuali piste ciclabili.

In particolare, tali interventi, da sviluppare nel dettaglio all’interno del Piano degli Interventi, potranno riguardare:  le aree di cava, devono essere oggetto di interventi di riqualificazione e di mitigazione ambientale, tendenti al recupero degli spazi aperti, con creazione di fasce boscate; all’incremento delle superfici permeabili ed al recupero della risorsa idrica.  la viabilità intercomunale di progetto, in parte già realizzata, prevista lungo il torrente Progno e nell’area urbana. In tali ambiti si procederà con la creazione di idonei spazi ed opere per la mitigazione di impatto sul contesto paesaggistico urbano e rurale, quali viali alberati, fasce di vegetazione arboreo-arbustiva di mascheramento ed integrazione paesaggistica. Inoltre è opportuno, nella creazione delle nuove infrastrutture, riservare uno spazio protetto affiancato per la viabilità ciclabile in connessione con le opere di mitigazione e prevedendo gli idonei collegamenti con la rete della viabilità minore.

Relativamente ai percorsi minori si prevede di intervenire su capezzagne, strade rurali, argini, in maniera tale da creare funzioni sia ecologiche che fruitive (greenway utilizzabili per mobilità non motorizzata: a piedi, in bike e a cavallo), sia funzioni paesistiche (interruzioni delle conurbazioni, tutela degli ambiti di paesaggio rurale, ecc.). La valorizzazione di tali percorsi minori, dovrà essere attuata formulando proposte di recupero, utilizzo funzionale, inserimento in circuiti culturali attrezzati sovracomunali (i percorsi già individuati dal “Corrilllasi”), e in direzione delle valli contermini, risalendo la valle verso l’area montana della Lessinia, o scendendo verso la pianura veronese. e- ambiti per interventi di riqualificazione della zona agricola

Il territorio aperto, grandemente utilizzato a scopo agricolo produttivo, è differenziato in un ambito agricolo “di pianura” ed uno “di collina”. Tenendo presente la diversa valenza della componente ecosistemica e naturalistica presente sul territorio, l’ambito di fondovalle risulta meno dotato di biodiversità rispetto alle 48 aree pedecollinari e collinari, essendo contemporaneamente maggiormente “sensibile” dal punto di vista idrogeologico e paesaggistico.

Ne consegue, pertanto, la proposizione di specifiche indicazioni di tipo normativo che riguardano gli aspetti di seguito elencati. Per l’intero territorio:

- la conservazione dell’assetto viario poderale ed interpoderale, limitando quanto più possibile gli interventi di impermeabilizzazione del suolo; - la conservazione e valorizzazione della rete idraulica minore; - la realizzazione di nuovi impianti arborei di pregio (vigneti, frutteti, oliveti) a scopo produttivo, - un incremento della biodiversità esistente, da attuarsi nell’ambito della stessa azienda agricola, con l’introduzione di nuovi elementi qualificanti da punto di vista paesaggistico ed ecosistemico, quali fasce boscate, formazioni lineari arboreo- arbustive (siepi, piantate, alberate), nella misura minima di 300 mq per ettaro di superficie interessata dalla sistemazione nelle situazioni di pianura e di 150 mq per ettaro in quelle collinari.

Dovranno infine essere adottate misure agronomico-colturali di rispetto ambientale, quali inerbimento nell’interfila, utilizzo di paleria in legno o altre tipologie e materiali specificamente autorizzati dalla A. C., razionale utilizzo dell’irrigazione.

Nelle aree collinari nella realizzazione di nuovi impianti arborei di pregio (vigneti, frutteti, oliveti) le finalità di tipo idrogeologico, paesaggistico ed agronomico, saranno perseguite attraverso l’adozione delle seguenti misure: - limitazione delle movimentazioni di terreno, compensando all’interno della stessa azienda gli sterri ed i riporti; - con pendenza superiore al 15% (ma la relazione degli studi agronomici ed ambientali individuava una pendenza max del 10%, incrementata poi, nel progetto definitivo e come tale inserita nelle NTA) andranno evitate le sistemazioni a rittochino (secondo le linee di massima pendenza), preferendo in ogni caso sistemazioni a cavalcapoggio, a girapoggio o con terrazzamenti in pietra, in maniera da assecondare la morfologia naturale di luoghi ed il paesaggio.

5.3.3- Conclusioni Il lavoro di indagine svolto, data la finalità della L.R. 11/2004 "Norme per il governo del territorio", ha avuto lo scopo primario di individuare ambiti, siti e modalità di utilizzazione del territorio aperto sia nella sua accezione agricolo-produttiva, sia rispetto alle componenti ambientali e paesaggistiche, cercando di individuarne le “fragilità”, le aree a limitata trasformabilità (“invarianti”) e le ipotesi di “trasformabilità”, facendo propri i criteri basilari della legge stessa e dei successivi atti di indirizzo, indicati anche nella premessa a questa relazione.

Lavorando attorno al tema del territorio aperto in un contesto così interessante, sia per la presenza e la qualità degli elementi ambientali, ma anche e soprattutto per la realtà produttiva agricola di grandissimo pregio ed importanza, ci si è più volte interrogati su quali sono in effetti le indicazioni, i segnali più corretti che un lavoro del genere può fornire circa il futuro del territorio stesso, quali i contributi da fornire o stimolare affinché da un lato non si 49 pensi ad un ambito così importante e carico di valenze, ma proprio per ciò particolarmente fragile, come ad una zona di conquista e dall'altro non si inneschino meccanismi eccessivamente vincolistici e riduttivi tali da scoraggiare qualsiasi iniziativa.

Le analisi e le proposte elaborate – comprese le indicazioni normative - tentano di andare in questa direzione, cercando di orientarsi verso quelle strategie volte a mettere in moto politiche attive di tutela, salvaguardia e riqualificazione delle aree rurali, o, meglio, del territorio aperto, in equilibrio, verso un possibile “sviluppo sostenibile” di lungo periodo.

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6 - Profilo statistico di Illasi Quanto riportato nel presente capitolo 6-, per quanto concerne la popolazione, fa propri ed espone in sintesi, quanto più ampiamente e dettagliatamente contenuto e descritto nel capitolo 3.15 del "Rapporto ambientale 2016" (a cura del prof. Marcello Mamoli).

6.1- Popolazione e famiglie Al 31 dicembre 2007 la popolazione di Illasi ammonta a 5229 unità. Se confrontiamo l'andamento annuale relativo al totale della popolazione residente si può constatare che dal 2001 (4951 abitanti) al 2007 si è registrato un incremento complessivo di 278 unità.

Andamento della popolazione generale

Analizzando più nel dettaglio l'andamento delle componenti demografiche nello stesso periodo possiamo constatare che il saldo annuale, costantemente positivo a lungo ( fino al 2011), è dovuto sia al saldo del movimento naturale (nati - morti) che a quello del movimento sociale (emigrati - immigrati). I valori in gioco, inoltre, sono importanti perché si assiste ad un buon andamento delle nascite (attorno all'uno % della popolazione o superiore) e ad un robusto movimento sociale, con in gioco numeri dell'ordine del 3-4 %, sia in ingresso che in uscita. Con una visione di sintesi estesa ai periodi precedenti possiamo verificare che la popolazione alla data di censimento 1981 era pari a 3944 (1986 maschi e 1958 femmine) e nel 1991 pari a 4524 (2272 maschi e 2252 femmine). Al censimento del 2001 era di 4961 persone e, infine, al censimento del 2011 era pari a 5391. Si registra così per Illasi un andamento di significativa e costante crescita nel periodo più lontano e di buon dinamismo anche nell'ultimo periodo. Dal 2011 la popolazione risulta invece leggermente decrescente, con una flessione che porta la popolazione totale a 5269 persone, al 31 dicembre 2015, Ma gli elementi strutturali relativi alla base demografica, per Illasi come per la intera Italia, mostrano un profilo critico ben noto: una debolezza delle classi d'età più giovani e fino ai 30 anni, una concentrazione della popolazione nelle classi fra i 30 e i 60 anni, e il rastremarsi della curva delle età, molto gradualmente, verso le classi anziane.

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450 436 415 400 409 373 351 350 338 317 300 282 292 285 266 250 251 228 236 200 214 164 150 154 108 100 55 50 0 4 9 14 19 24 29 34 39 44 49 54 59 64 69 74 79 84 89 94 e oltre

Popolazione per classi di età anno 2006

Negli ultimi periodi, a livello italiano, appaiono segnali di una relativa ripresa del tasso di natalità, ma pesa il fatto che le famiglie sono sempre più piccole e si decide di avere figli ad una età sempre più alta, con il risultato che si comprime drasticamente la base della piramide demografica e si compromette la crescita naturale per i decenni futuri. La entità e la intensità delle correnti migratorie che investono il territorio nazionale e il Veneto, hanno origine soprattutto da questi elementi strutturali. Ragionamenti come questi non possono essere valutati con riferimento ad una singola realtà comunale, che fa parte di un sistema insediativo esteso, articolato e interconnesso. Resta, tuttavia, sullo sfondo come scenario con il quale misurarsi. Per molti aspetti, e segnatamente per le conseguenze che questo ha su alcune categorie di servizi alla persona, sull'uso del patrimonio edilizio esistente e sulla articolazione della domanda di abitazioni (con i riflessi sul mercato edilizio), è molto importante delineare la evoluzione della struttura delle famiglie.

In linea generale a Illasi, come in tutto il Veneto, il numero delle famiglie cresce con un tasso superiore a quello della popolazione, per il concorrere di più fattori: - diminuisce la dimensione media delle famiglie; - aumenta (dato correlato al primo) in modo significativo il numero di famiglie formato da una sola persona; - alcuni fenomeni sociali (separazioni, divorzi…) portano a suddividere famiglie già formate. A Illasi le tendenze possono essere così riassunte: - dal 1991 al 2001 le famiglie sono aumentate da 1515 a 1695 (+180 unità) pari al 12% circa, a fronte di un aumento della popolazione, nello stesso periodo, del 9,5%. Il numero medio di componenti per famiglia scende da 3,0 a 2,9, e cioè del -4,7%, molto meno della media provinciale (-8,6%) e del Veneto nel suo complesso (-10%). La quota di famiglie unipersonali nel periodo 1991-2001 si attesta intorno al 18%, con minime variazioni, a fronte di una media provinciale del 25,5% nel 2001 e del Veneto, pari al 23,3% alla stessa data. Il confronto, pertanto, mostra un andamento molto diverso a Illasi, anche con riferimento ad una dinamica molto accentuata nel decennio 1991-2001 con una crescita del 32,5% in provincia e del 28,9% nel Veneto. Nel periodo successivo si conferma la struttura delle famiglie e quindi dell'intera popolazione illasiana.

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A Illasi, dunque, le tensioni e i cambiamenti che si manifestano con maggiore evidenza e dimensioni nelle aree urbane, sono ancora molto attenuati; ciò costituisce un sistema di comportamenti e valori che viene positivamente e diffusamente percepito.

6.2- profilo delle attività insediate Le ragioni della crescita demografica, e di un profilo economico e sociale positivo espresso dalla popolazione, vanno indubbiamente ricercate in una composizione del reddito delle famiglie, ben equilibrata tra agricoltura, attività produttive secondarie e servizi. Inoltre la dimensione ed efficienza dei flussi di scambio con il grande polo veronese e, in generale, con insediamenti di maggiore dimensione posti allo sbocco della valle, è consentito dalla felice posizione territoriale di Illasi, con a nord gli altri insediamenti della valle ed a sud, molto prossima, la grande direttrice Vicenza- Verona. Ciò consente al Comune nel suo complesso, di accogliere e filtrare una pluralità di occasioni. La base economica agricola è importante come abbiamo avuto modo di vedere in un altro paragrafo del presente documento. Mentre al 2001 le aziende artigianali e industriali erano 59 di varie dimensione e settore di produzione, gli esercizi commerciali 98, si registrava anche un buon numero di servizi terziari nel settore delle banche e delle assicurazioni e servizi pubblici. Nel delineare la buona tenuta complessiva dell'economia di Illasi, si può notare che gli addetti totali sono aumentati fra il 1991 e il 2001 del 6,1% (meno, peraltro, della media provinciale che si attesta sul 15,6%) ma questo deriva soprattutto dall'incremento degli addetti al comparto dei servizi che passano, in valore assoluto da 374 a 525 (+40,4%) a fronte di un decremento degli addetti all'industria (-27,9%) e, pur moderatamente, di quelli all'agricoltura. In realtà Illasi non costituisce un polo di attrazione per ragioni di lavoro nel contesto est- veronese e ciò perché, a tutta evidenza, i poli industriali di maggiore dimensione si attestano lungo il fascio infrastrutturale ferrovia-statale-autostrada che percorre la direttrice Verona-Vicenza, con tutta la sequenza di zone produttive che hanno catalizzato la maggior parte della domanda di grandi strutture industriali, commerciali, logistiche di questa parte del territorio. Ma sono maturate, negli ultimi anni, le condizioni per rafforzare il settore terziario a servizio di una popolazione che dispone di buon reddito e sa esprimere esigenze mature e di qualità nei confronti dei servizi. Significativo, per interpretare il ruolo di Illasi nel suo contesto territoriale, è l'indice di addetti per 1000 abitanti, che nel 2001 è pari a 211,7 rispetto alla media provinciale che è di 415,8. Ciò significa che lo scambio con gli altri comuni prevede correnti in uscita per ragioni di lavoro molto più intense rispetto ai residenti che trovano occupazione entro il territorio comunale e quanti, da altri comuni, vengono a lavorare a Illasi. In altri termini Illasi è, soprattutto, una sede eccellente per risiedere, grazie ad un territorio e ad un paesaggio densi di valori perfettamente percepibili e da tutti apprezzati.

6.3- Il settore delle abitazioni Gli indicatori sul rapporto fra famiglie, componenti e patrimonio edilizio conferma la vocazione di Illasi alla residenza di qualità. Lo si evince non solo dai valori comunali in sé, ma ancor più dalla comparazione con quelli di altre realtà comunali prossime. Su un patrimonio complessivo di 1172 edifici nel 2001 le abitazioni occupate erano 1691 con un incremento rispetto ai valori del censimento 1991 di 246 unità (+ 17%). Al censimento del 2011 invece le abitazioni occupate erano 1920 (+ 239 sul valore precedente) segnando anche in questo caso un significativo incremento dell'ordine del 53

11,9%. Le abitazioni non occupate restano pressoché stabili (da 217 nel 1991 a 266 nel 2001) anche nel periodo successivo. L’attività edilizia continua con vigore negli anni successivi, con l’avvio di nuove lottizzazioni nella fascia nord di Illasi e a Capovilla. La superficie media degli alloggi a Illasi era al 2001 di 122,7 mq, in leggera flessione rispetto ai valori (125,8 mq) registrati nel 1991. Valori del tutto analoghi si registrano a Colognola ai Colli (122,9 mq al 2001) mentre, se si risale la valle, la dimensione media degli alloggi diminuisce. Si possono fare al riguardo alcune considerazioni: - la prima è che nei comuni di fondovalle, verso la pianura, si consolidano tipologie abitative nettamente sopra la media, sia provinciale (103,8 mq per abitazione), che regionale (105,8 mq), - nel risalire la valle la dimensione delle abitazioni diminuisce progressivamente; - si nota infine una tendenza a diminuire la dimensione media, sia pure in misura limitata, probabilmente perché il costo delle abitazioni è cresciuto più del reddito e di questo, pertanto, l’offerta tiene conto. In sintesi il settore edilizio è stato vitale per tutto il periodo, e a fronte di una domanda vivace fino a cinque-sei anni fa, la quota solvibile ha trovato una adeguata offerta. Negli ultimi anni, segnati da una crisi generale dell'economia e una contrazione degli investimenti e dei consumi, il ciclo edilizio ha fatto registrare una pausa che si protrae tuttora. Tutto ciò lascia zone d’ombra che il PAT è chiamato ad affrontare, come avremo modo di indicare nel paragrafo dedicato alla enunciazione degli obiettivi.

ALTITUDINE PERSONE CALLE 108 22 CENTRI CELLORE 214 1143 ILLASI 157 2719 BREA 115 34 DONZELLINO 90 39 GIUSEPPE MAZZINI 200 33 LOCALITÀ DESERTO 225 16 NUCLEI MONTE 107 87 MORMONTEA 149 115 SANTA GIUSTINA 130 27 SORCÈ DI SOPRA 206 49 SOTTOMONTE 148 15 CASE SPARSE - 585

Distribuzione territoriale della popolazione al 2001

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7- I temi dello sviluppo: orientamenti e proposte

IL PAT persegue la qualità del paesaggio, in equilibrio fra insediamento civile, urbano e spazio rurale, consapevole che essa risiede essenzialmente e anzitutto nella loro netta e riconoscibile distinzione. Poiché si possono ancora oggi descrivere i paesaggi urbani e quelli rurali di Illasi, riconoscendo limiti e confini dei sistemi che lo compongono, l'obiettivo fondamentale del PAT è quello di consolidarne la riconoscibilità e caratteri, escludendo la possibilità di edificare edifici non strettamente pertinenti ai due contesti. In altri termini la espansione residenziale, nella misura necessaria e opportuna, è stata aggregata agli insediamenti urbani esistenti, con rispetto dei principi insediativi che li caratterizzano e con l'obiettivo, di volta in volta, di comporre la forma complessiva dei centri oggetto di espansione. Per contro, in area agricola sono stati previsti esclusivamente eventuali volumi strettamente funzionali all'esercizio della agricoltura, con tutte le cautele che le norme relative e la legge urbanistica regionale e i Piani sovraordinati (i piani provinciale e regionale, in particolare) prescrivono. E’ stata considerata, inoltre, e contrastata la crisi rappresentata dal possibile ulteriore impoverimento qualitativo e quantitativo di macchie arboree e arbustive non coltivate ancora presenti e lasciate a bosco spontaneo; I borghi rurali, le corti di pianura e collina, i piccoli centri storici e le stesse fattorie isolate, collocati in modo da instaurare con i fondi agricoli e gli spazi rurali di pertinenza hanno, infatti, un rapporto funzionale con l'esercizio dell'agricoltura e collaborano a definire i valori paesaggistici fondamentali della valle. Come abbiamo già ricordato in precedenza si torna ad abitare anche nelle corti rurali pur non essendo più agricoltori, per adesione a un modello di vita e di relazioni che si valuta ancora molto positivamente e non sostituibile. Di ciò si deve tener conto nelle trasformazioni e riqualificazione edilizia, entro una rigorosa difesa della loro integrità, preservandoli da improprie alterazioni del quadro costruito.

Accanto all'orientamento di carattere generale, i grandi capitoli del PAT riguardano ciascuno dei sistemi che compongono la organizzazione del territorio e i temi principali che attengono alla tutela dell'ambiente, inteso in senso più lato. Il piano deve avere, infatti, la capacità di prevedere quali siano le necessità di investimento nei diversi settori, e rendere compatibili le realizzazioni con gli obiettivi di tutela.

Ciò vale per tutte le attività che qui si richiamiamo. a)- La viabilità provinciale in progetto, lungo il Progno, condivisibile nel tracciato di massima e negli obiettivi, va controllata nella progettazione esecutiva perché non interrompa la rete minuta delle strade rurali e la percorribilità del territorio e consenta attraversamenti del Progno in condizioni di sicurezza e per veicoli pesanti; non vi è dubbio, infatti, che la destra del torrente, su cui giacciono terreni amministrati da Illasi, debbano essere raggiungibili e possano essere organizzati per diverse funzioni. Il PAT individua sia i raccordi della nuova viabilità provinciale con i centri di Illasi e Cellore, sia il raccordo con i guadi che interessano il Progno; senza rinunciare a prevedere ponti che risolverebbero adeguatamente, in prospettiva, il problema della raggiungibilità permanente e sicura dei territori in destra torrente; b) - il territorio in destra Progno è stato trascurato nella sua organizzazione e, in parte, nella cura del paesaggio; vi si trovano discariche abbandonate ed altre controllate e in evoluzione, che debbono essere inserite in un generale progetto di riqualificazione; il tema è stato già indicato fra le “criticità” da superare nel capitolo 55 dedicato a Morfologia fisica e geologia; si tratta, in particolare, di un caso esemplare di paesaggi degradati previsti dalla “Convenzione Europea del paesaggio” e per i quali vi è l'impegno a migliorarne la organizzazione, la messa in sicurezza e il quadro ambientale; c) - le aree destinate alle attività produttive esistenti non sono state ancora interamente utilizzate, ma il quadro che offrono è obiettivamente assai poco curato nelle parti comuni e anche, in più casi, nella organizzazione degli spazi aziendali; vanno sottoposte a attento progetto di riqualificazione e gestione, per assicurare un quadro ambientale di qualità e individuare le misure necessarie a integrare i servizi comuni alla produzione; una limitata integrazione è stata prevista per le imprese artigiane, di cui va favorita sia la rilocalizzazione se situate in zona impropria, sia la riorganizzazione produttiva; d)- la situazione residenziale di Illasi in termini assoluti non presenta, come abbiamo già detto, carenze palesi. Non solo in termini di abitazioni e stanze i valori sono equilibrati rispetto alla popolazione insediata, ma anche le costruzioni recenti, quelle in corso o consentite dalle previsioni del Piano vigente costituiscono una ulteriore offerta. Vi è, tuttavia, un problema serio, se si pensa che il mercato delle abitazioni è organizzato per segmenti, alcuni dei quali sono soddisfatti abbondantemente dalla offerta privata mentre altri, soprattutto relativi alle giovani coppie o alle fasce di reddito più deboli, sono ormai esclusi; i costi finali sono troppo alti e si formano a partire dal costo del terreno e da tutte le altre fasi del settore edilizio. A questo tema il PAT dà risposta organizzando una offerta molto mirata, da gestire attraverso le pratiche della "perequazione urbanistica", nuovo strumento amministrativo messo a disposizione dalla nuova legge urbanistica regionale, strumento già ampiamente collaudato in tanti comuni, anche nel Veneto. La localizzazione dei nuovi insediamenti si concentra negli ATO centrali ed è rigorosamente contigua agli insediamenti esistenti di cui si propone di completare la forma e la organizzazione. Rispetto a quelle, ormai limitate, previste dal PRG e ancora disponibili, l'offerta residenziale è stata integrata con limitate aree di completamento degli insediamenti esistenti, atte a risolvere alcuni problemi locali di accessibilità ad aree già individuate nel PRG, o a completare sequenze insediative esistenti. Le decisioni di maggior peso quantitativo e di maggior significato urbanistico e strategico riguardano, invece, il centro di Illasi dove si concentrano: - il progetto integrato delle aree di espansione a ovest del centro, a ridosso del campo sportivo e dell'area a servizi già prevista dal PRG e confermata nel PAT; - l'area in corrispondenza del grande snodo (rotatoria complessa) di accesso. Per il primo complesso di aree si tratta della espansione nella quale debbono trovare risposta, nell'arco di previsione del PAT, tutti i problemi connessi all'offerta residenziale, anche quella per le fasce di utenti che non accedono direttamente al mercato privato. La trasformazione urbanistica a destinazione residenziale deve assicurare, inoltre, con la applicazione dei principi della “perequazione”, anche la disponibilità pubblica delle aree destinate a servizi ivi localizzate, aree indispensabili alla comunità illasiana per realizzare i programmi e gli investimenti che la Amministrazione Comunale si propone. Per il secondo tema, costituito dalla testata sud di accesso al centro, è prevista la realizzazione di uno snodo viario (soluzione a "rotonda"), che, oltre a mettere ordine alle strade che vi convergono, consente di innestare un intero sistema viario in grado di offrire una alternativa della attuale provinciale, a servizio di tutto l'insediamento già ora esistente a ovest.

56 e) - Con riferimento all’art. 13 della L.R. 11/2004 e alle indicazione contenute nello specifico atto di indirizzo art. 50 lettera c), sulla base dei dati rilevati per la definizione della carta dell'uso del suolo si è proceduto a determinare con precisione le superfici incluse nella SAU, per il calcolo del "...quantitativo massimo della zona agricola trasformabile in zone con destinazione diversa da quella agricola, avendo riguardo al rapporto tra la superficie agraria utilizzata (SAU) e la superficie territoriale comunale (STC)..."; posto che In linea generale, grazie ai dati già da noi acquisiti, il valore di SAU trasformabile, nell’arco temporale di validità del PAT, non dovrà superare circa 24-25 ettari; i dati complessivi presentati dal PAT per le aree di trasformazione, sono ampiamente al di sotto di tale soglia; f) - il comparto dei servizi pubblici è in piena evoluzione, ma è necessario definire l'orizzonte ambizioso relativo, soprattutto, alla qualità dei servizi stessi, mettendo in evidenza non solo le realizzazioni direttamente gestite dal bilancio pubblico, sempre più limitato e dedicate in gran parte alla gestione dell'esistente, ma anche quelle che possono veder concorrere il pubblico con il privato, sia per la realizzazione che per la gestione, modalità sempre più praticate per una gamma ampia di servizi e di prestazioni. L'area più importante e innovativa, in questo capitolo, è costituita da quella disposta a ridosso del campo da calcio, che può essere utilizzata sia per ampliare le attrezzature sportive, che per altri servizi che la Amministrazione Comunale vorrà programmare compatibili con la dimensione e la ubicazione dell'area. E' evidente, in ogni caso, che la destinazione d'uso delle aree a servizi dovrà essere inserita operativamente in apposito PI. g) - una attenzione particolare va riservata alla riqualificazione dello spazio pubblico, piazze e strade dei centri, aveva avuto un esito molto confortante per quantità e qualità della partecipazione, il concorso di idee per le piazze di Illasi bandito alcuni anni fa, concorso che ha dato la misura della possibilità di aggiungere qualità ai nostri centri; altri temi eccellenti sono a Cellore e in ogni angolo del nostro territorio. h) - un impegno non ordinario, inserito in apposito P.I. è previsto anche per una visione progettuale di insieme dell'intera traversa comunale della attuale strada provinciale di valle che è, anzitutto, arteria di attraversamento di Illasi e ne determina parte della qualità dello spazio legato al movimento; il tema è reso di attualità dalla previsione della sua sostituzione con il nuovo tronco lungo il Progno che alleggerirà il volume di traffico consentendo alla strada di acquisire caratteristiche decisamente urbane e come tale, da trattare in modo del tutto diverso rispetto all'attuale; con una controllata riduzione della velocità consentita ai veicoli a motore (istituzione di una "zona 30"), il rafforzamento, tramite uno specifico P.I., della funzione commerciale mediante valorizzazione delle aree e degli immobili prospicienti, nuova illuminazione e pavimentazione; i)- la cura del paesaggio rurale si avvarrà di misure di tutela paesaggistica che sono efficaci ogni volta che si progetta una trasformazione dei luoghi. Nelle norme e, più ancora, nei P.I. saranno presi in considerazione anche temi che sfuggono a norme di zonizzazione, come la costruzione eventuale di rustici, un tempo vera componente del paesaggio agrario, mentre oggi appaiono invasivi e banali per forma, volume e tecniche costruttive standard adottate. Su questo tema si potrà intervenire con strumenti adeguati quali manuali di progettazione da adottarsi, da parte del comune, per materie specifiche ed annessi al Regolamento edilizio. l) – Infine per il paesaggio agrario, come abbiamo già richiamato, Illasi si sviluppa su un territorio da sempre riconosciuto come particolarmente dotato di qualità paesaggistica, per la dolce configurazione orografica dei suoi rilievi e del fondovalle, 57 per il rapporto particolarmente felice fra questi e la pianura, per il particolare microclima mediterraneo di gran parte dei versanti. Queste caratteristiche naturali intrinseche si sono felicemente coniugate con una sapiente attività agricola che ha originato l'odierna concentrazione ed estensione delle coltivazioni arboree di pregio. Da questo connubio si è sviluppato l'attuale paesaggio agrario di Illasi, patrimonio di eccellenza da tutelare e valorizzare. Come già osservato nel capitolo dedicato all'agricoltura, un rapido sguardo dell'uso del suolo consente di osservare come la vite sia l'elemento più diffuso in tutta la pianura; uno spazio minore è dedicato alla coltura dell'olivo ed ai frutteti. Piantate, alberate e siepi sono invece diffuse solo lungo i principali corpi idrici. L'intervento dell'uomo si nota maggiormente in collina; l'ha adattata alla produzione agricola di pregio (vite e olivo) tramite la realizzazione di terrazzamenti e masiere in sasso che ne caratterizzano il paesaggio. E' ben apprezzabile infatti l'andamento di tali coltivazioni che seguono l'andamento delle curve di livello, secondo sistemazioni a “cavalcapoggio” e “girapoggio”. Tale modalità di utilizzo dei versanti appare la più rispettosa della conservazione e della "cura" del paesaggio, oltre ad avere effetti importanti di tutela idrogeologica. Va ribadito che sistemazioni diverse, quali quelle a "rittochino" ovvero secondo le linee di pendenza, appaiono assolutamente dannose sia per la conservazione del paesaggio agrario, sia anche per i connessi fenomeni di scarsa conservazione del suolo e quindi aumento della fragilità. Per lo spazio collinare, dunque, le azioni che si perseguiranno nel PAT, mirano alla gestione del territorio con criteri ecologici che permettano di gestire sia la sicurezza idrogeologica, sia la importante utilizzazione agricola ed infine la fruibilità del territorio nelle molteplici forme connesse al tempo libero. Il PAT sviluppa infine i temi legati alle connessioni seguendo e valorizzando le tracce e i percorsi che segnano il territorio: - i numerosi sentieri con i pregevoli manufatti attinenti: edicole, fontane, muri...; In particolare quelli in grado di collegare la stazione archeologica della Necropoli neolitica con il Castello; - i sentieri natura per l'escursionismo, alcuni dei quali abbandonati e da riscoprire; - una particolare attenzione va rivolta al tema delle piste ciclabili sia a carattere locale sia anche in progetto con i comuni contermini.

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8 - Il modello operativo applicato per il trattamento informatico dei dati di PAT.

Il ruolo centrale dell'informatica applicata ai temi dell'analisi e della pianificazione urbanistica in Veneto, è definito già nel testo della LR 11/2004 e ancor più negli “Atti di indirizzo”; in particolare da quelli contraddistinti dalle lettere a.- Banche Dati e Cartografia b.- Quadro conoscitivo c.- Grafie ed elaborati Il percorso di formazione del PAT di Illasi ha coinciso di fatto con l’intero ciclo evolutivo della definizione dell’apparato regolamentare regionale specifico. Da diverso tempo l’informatica è applicata in Veneto ai temi dell’analisi e della pianificazione urbanistica: già nel 1990 un software GIS faceva parte dell’offerta regionale agli enti locali nell’ambito della LR 54/88: oggi il suo ruolo è riconosciuto ufficialmente.

Alla scala del PAT la materia ha trovato sistematica trattazione con la DGR n. 3811 del 09.12.2009, pubblicata sul BUR n. 4 del 12.01.2010, con gli allegati "AGGIORNAMENTO 2009" delle "Specifiche tecniche per la formazione e l'aggiornamento delle banche dati nonché per la redazione degli strumenti urbanistici generali su carta tecnica regionale e per l'aggiornamento della relativa base cartografica da parte dei comuni - LR 23.04.2004 n. 11 art. 50, 1° comma, lettera a)" e dei "Contenuti essenziali del quadro conoscitivo, della relazione illustrativa, delle Norme Tecniche del Piano di Assetto del Territorio e del Piano degli Interventi - LR 23.04.2004 n. 11 art. 50, 1° comma, lettera f)". La nuova poderosa documentazione registra ufficialmente l’evoluzione di esperienza, strumenti ed applicazione delle specifiche da parte degli Ufficio regionale “Gestione Dati Territoriali e Verifiche Quadro Conoscitivo”, facente capo alla Direzione Urbanistica. A questa esperienza hanno attivamente partecipato anche gli specialisti di questo gruppo di lavoro, trovatosi fin dalle prime fasi operative a doversi confrontare con le nuove problematiche informatiche, ma disponendo delle abilità, anche di sviluppo, e degli strumenti necessari. La “collaborazione” tecnica con gli Uffici regionali continua di fatto ancor oggi nella sperimentazione condivisa della nuova procedura di validazione autonoma da parte dei Comuni del QC di PAT assistita dal software regionale “IQ4 client”.

Utilizzando nativamente sempre il sistema GIS Intergraph GeoMedia corrispondente alla soluzione regionale proposta ai Comuni, abbiamo subito impostato uno specifico sistema di archivi di lavoro, di applicazioni e di software originale finalizzato alla produzione degli elaborati tematici, al controllo della qualità geometrico-topologica dei dati raccolti e alla produzione degli archivi normalizzati, nelle varie forme via via richieste.

Tale procedura originale è sempre risultata utilmente flessibile consentendoci di ridurre le attività conseguenti al recepimento della diffusa ridefinizione dei nomi delle classi e dei campi, prescritta dal nuovo disposto regolamentare regionale, naturalmente mantenendo le tre utili peculiarità funzionali che la caratterizzano e che di seguito si riepilogano.

1.- La base cartografica viene spogliata della componente storica già presente nel materiale regionale e ricondotta ad una selezione corrispondente alla sola rappresentazione più aggiornata possibile. Su questa diviene possibile agire con le comuni funzionalità di editing del GIS GeoMedia e della sua estensione funzionale (la quale qualifica la versione regionale veneta del software) per effettuare direttamente spostamento di punti, completamenti delle geometrie, frazionamenti, accorpamenti, cancellazione di oggetti superati. 59

L’applicazione di vestizione è nel contempo sgravata dell’onere della seconda pesante query di selezione dei particolari cartografici “attuali” e regge bene anche con coperture territoriali consistenti ed in particolare non dovrà più essere necessariamente “scontornata” sul confine comunale per inseguire un suo “alleggerimento”. E’ ad uno specifico software che viene affidata al termine della fase di aggiornamento speditivo la ricostruzione delle variazioni intercorse con recupero dei particolari cartografici superati e attribuzione della codifica prescritta dalla Regione.

2.- La struttura delle Banche Dati di raccolta/manutenzione dei temi progettuali e di quelli di lavoro è più intuitiva di quella descritta dalla Regione ed è costantemente accompagnata da applicazioni di vestizione/impaginazione. Sono stati così più agevoli gli opportuni continui controlli visivi di validazione, in occasione dei quali è anche possibile ricalibrare colori, spessori e grafie per ottimizzare la resa cartografica finale. Sulla struttura dati “di lavoro” sono inoltre già programmate le applicazioni di verifica della qualità geometrica del singolo tema e di relazione topologica con gli altri (ad esempio la complementarietà matematica della copertura areale tra zone di PRG vigente, zone di Piano Urbanistico Attuativo, strade ed acque superficiali, nonché e la coerenza del loro inviluppo con il confine comunale definito in accordo con i Comuni confinanti).

3.- La codifica prescritta dalla Regione, con contestuale redazione del file di metadati è effettuata “a posteriori” da uno specifico software ed è basata su un file di parametri. La procedura attribuisce sistematicamente i codici ISTAT comunali all’interno dei relativi poligoni rappresentativi, effettuandone automaticamente la composizione con i contatori prescritti per costruire le chiavi identificative univoche di ciascun oggetto territoriale (feature GeoMedia). Il sistema ha consentito così anche di ridefinire “in corsa” le strutture dati e le regole di popolamento e codifica del corredo alfanumerico fino a sostenere la nuova procedura software di “auto-validazione” IQ4client.

Breve riepilogo delle attività effettuate. - Elaborazione della base cartografica derivata dalla Carta Tecnica Regionale Numerica, comprensiva dell’aggiornamento speditivo, verificato ed integrato a più riprese, per confronto con le ortofotocarte digitali via via rese disponibili dalla Regione (l’ultima l’edizione AGEA 2012/2013), con il Data Base topografico (non direttamente utilizzabile in quanto ancora privo di regole di selezione tematica e vestizione adeguate a sostituire la CTRN) ed anche con il mosaico delle mappe catastali. Di tutti i nuovi oggetti (rispetto alla CTRN collaudata) sono state reperite le destinazioni d'uso prevalenti per la compilazione del campo LIVCOD (edificio civile, industriale, annesso agricolo, tettoia, ...) e le altezze, per consentire le stime dei volumi.

- Elaborazioni tipiche dell'analisi della superficie orografica (ombreggiature rilievo, altimetria, pendenze, esposizioni, aree sommitali), effettuate con uno specifico sistema software originale il quale consente anche l'esplorazione 3D interattiva, con generazione delle estrusioni corrispondenti ai fabbricati rappresentati.

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- Revisione del confine comunale rappresentato sulla CTRN. Sono state georeferenziate sulla CTRN (Gauss-Boaga fuso ovest) le immagini dei fogli di mappa di impianto disponibili e su quelle indicazioni sono stati ricondizionati i confini. Così facendo si anticipavano le successive disposizioni regionali alla forma delle quali è stato pertanto facile adeguare la documentazione prodotta.

- Redazione dello stradario nella forma areale prescritta, appoggiato matematicamente a tutti i punti dei particolari cartografici significativi di CTRN, codificato come prescritto costituisce il riferimento topologico complementare per molti documenti cartografici di analisi: la sua elaborazione è stata, pertanto, anticipata al massimo nel processo di costituzione del quadro conoscitivo.

- Inquadramento dei Piani Attuativi convenzionati e/o collaudati sul territorio comunale. Sono state acquisite a scanner le tavole relative alla verifica degli standard, georeferenziando le immagini relative per la digitalizzazione interattiva di alcuni temi prescritti dall’atto di indirizzo regionale citato (inviluppo lotti, parcheggi, aree verdi standard, aree attrezzature interesse comune, viabilità). E' risultata consistente anche l'influenza della ricognizione sull'aggiornamento della base cartografica.

- Informatizzazione della zonizzazione del PRG vigente secondo i criteri regionali che hanno comportato primaria attenzione alla congruenza geometrica, con strade e acque superficiali (nell'accezione regionale, ora con geometrie lineari ammesse per queste ultime).

- Riconoscimento degli immobili di pregio (schede B “conservative”). Una selezione degli immobili già schedati, caratterizzata da gradi di intervento/ protezione conservativi è stata offerta alle valutazioni progettuali di PAT.

- Composizione, restituzione e revisioni plurime degli elaborati progettuali codificati di PAT, tutti nativamente prodotti dal sistema GIS regionale.

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Il confine comunale “confermato” dal confronto con il catastale, le acque superficiali e le strade pubbliche hanno costituito “griglia matrice” di inquadramento geografico per gli elaborati tematici degli specialisti geologo ed agronomo e sono stati per questo condivisi fin dal principio.

E' stata tecnologia software GIS di riferimento il sistema GeoMedia di Intergraph, integrato con funzionalità specifiche sviluppate appositamente per l'editing e la gestione, con obiettivi non secondari offrire all’operatore un quadro di riferimento agile e completo (interfaccia a finestre multiple collegate) e affidare tutte le operazioni “sistematiche” a procedure software limitando così al massimo gli inevitabili errori umani.

La solida razionalità del sistema di gestione dei dati GIS ha consentito di assorbire senza particolari problemi l’evoluzione tecnologica del software di base (allo stato attuale quattro versioni successive) e le numerose revisioni sopra evocate della normativa attuativa regionale di riferimento per l’informatizzazione del PAT.

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Allegato alla Relazione di Progetto: Il sistema degli ATO descrizione/obiettivi/dimensionamento

- ATO n°. 1 Colline occidentali - sub ATO n°. 2.1 Pianura pedecollinare destra Progno - sub ATO n°. 2.2 Pianura sinistra Progno - sub ATO n°. 2.3 Pianura centrale di Cellore - sub ATO n°. 2.4 Pianura centrale di Illasi - sub ATO n°. 2.5 Pianura in Val Tramigna - ATO n°. 3 Cellore - ATO n°. 4 Illasi - ATO n°. 5 Colline orientali

I ATO N. 1- Colline occidentali - descrizione L’ATO n .1 è costituito dalla dorsale collinare che delimita il territorio di Illasi in destra Progno. Ha un andamento nord-sud, Il crinale divide la valle di Illasi da quella di Mezzane, e raggiunge la posizione sommitale a circa 360 metri s.l.m., in posizione mediana rispetto al suo sviluppo. La orografia è molto mossa e la pendenza elevata per buona parte dei versanti. Verso sud la collina si volge a guardare la pianura. La colonizzazione agricola si basa su contrade che sono localizzate a diversa quota, in corrispondenza di alcune parti della dorsale che presentano una pendenza meno accentuata. Si tratta, in ogni caso, di contrade formate da pochi edifici data la limitata disponibilità di risorse agricole. La puntuale ricognizione riportata nello studio agronomico ha rilevato le diverse modalità di organizzazione dello spazio agricolo, le opere di terrazzamento di antica origine e la natura, localizzazione e estensione degli ambienti agro-forestali di rilievo. - obiettivi Gli obiettivi dell’ATO n. 1 sono integrati e attengono allo stretto rapporto che intercorre, nel paesaggio agrario, fra opere dell'uomo e risorse naturali. In questo senso si possono così riportare:  la tutela degli insediamenti rurali storici, con riferimento alla loro consistenza materiale di Beni Culturali ed alla continuità del loro uso da parte dei residenti;  il secondo obiettivo, strettamente connesso al primo, riguarda la tutela dell'assetto agro- forestale, del paesaggio costituito dalle opere dell'uomo e dalle risorse naturalistiche ancora presenti;  ciò comporta una attenta selezione delle pratiche agrarie di trasformazione, tanto più che alcune di quelle più recentemente realizzate (spianamenti anche di parti sommitali della dorsale, rimodellazione di parti di territorio in pendenza previa eliminazione di parti boscate e cespugliate, tendenziale introduzione di modalità a rittochino di coltivazione dei vigneti di nuovo impianto) costituiscono grave pregiudizio al paesaggio e, in prospettiva, anche alla tutela della risorsa suolo e alla stabilità dei versanti;  tutela della viabilità rurale, con riferimento ai tracciati, al consolidamento e manutenzione del fondo senza ricorrere a coperture impermeabili e continue con salvaguardia delle siepi e dei fossi di scolo; in altri termini assicurare la loro percorribilità tradizionale. - dimensionamento Non sono previsti nuovi insediamenti strutturati. Per le eventuali previsioni di intervento sulle contrade e sui singoli immobili si fa riferimento alle norme relative alle diverse categorie di beni e alle loro funzioni.

ATO N. 2 – Sistemi rurali di pianura

Sub ATO N. 2.1 - Pianura pedecollinare destra Progno

Ambito settentrionale - descrizione L’ATO n. 2.1 è costituito dal territorio compreso tra le colline occidentali e il torrente Progno, nella sua porzione nord del territorio comunale. Si tratta di una parte pianeggiante, a pendenza molto debole, servita da un guado storico che ne consente l'accessibilità. Si può osservare, in linea generale, che la distanza dai centri comunali principali e la posizione appartata ha posto le condizioni, in passato, per una utilizzazione ad attività marginali tanto che su di essa si è esercitata l'attività estrattiva della ghiaia (fuori dell'alveo del Progno). Nella fascia di territorio a nord più prossimo

II all'alveo del torrente, pertanto, si trovano alcune cave dismesse, per le quali sono state già realizzate le opere di riempimento controllato con materiali inerti, mentre più a sud, vi è una cava ancora in corso di dismissione, previo riempimento e sistemazione ambientale definitiva. Alle spalle della fascia prossima al Progno la pianura è interamente utilizzata a vigneto specializzato. Le contrade rurali di riferimento sono tre e sono ancora abitate. - obiettivi Per questa parte di territorio si debbono prevedere sia opere di ripristino ambientale per le zone di cava non ancora completamente dismesse; sono attualmente seguite nelle opere di completamento e ripristino e le operazioni dovranno essere completate. - dimensionamento Si dovrà perseguire l'obiettivo di riqualificare una porzione di territorio degradata. Si potrà localizzare, in questa parte del territorio, la “isola ecologica” che dev'essere spostata dalla posizione attuale, a fianco del cimitero di Illasi. La nuova strada provinciale che è in corso di costruzione lungo il Progno, ha previsto la conferma del guado e attrezzato in modo specifico il nodo di raccordo con esso. Per lo spazio destinato all'agricoltura valgono le norme generali, così come per i processi di intervento sulle contrade e i suoi edifici residenziali o annessi.

Ambito meridionale - descrizione L’ATO n. 2.1 è costituito dal territorio compreso tra le colline occidentali e il torrente Progno, nella sua porzione sud del territorio comunale. Si tratta di una parte pianeggiante fino ad ora servita anch'essa da un guado storico che consente alla valle di Illasi il collegamento verso Verona. Questa parte di territorio è aperta alle relazioni con gli altri spazi comunali, soprattutto per la porzione più meridionale. Il territorio, ben esposto e ben ventilato, è interamente utilizzata dall'agricoltura, con la presenza di alcuni allevamenti intensivi. Le contrade rurali di riferimento sono inserite in una dinamica territoriale positiva e sono abitate. - obiettivi Si conferma la natura strettamente agricola della pianura centrale e se ne conservano i caratteri, tenuto anche conto che la produzione vitivinicola a Illasi, area DOC, comporta un orientamento stabile dell'attività produttiva. Gli studi specialistici prodotti per il PAT hanno messo in evidenza, tuttavia, come la monocoltura intensiva vitivinicola abbia portato da un lato ad un elevatissimo consumo delle risorse idriche, dall'altro ad un paesaggio particolarmente povero di biodiversità. Per il primo punto, che riveste un rilievo strategico primario per l'attività economica e la coltura più importanti ad Illasi, si osserva come l'emungimento delle acque di falda, associato ad una carenza particolarmente accentuata in questi ultimi anni di precipitazioni naturali proprio nel sistema di ripascimento delle falde stesse, abbia progressivamente portato a un abbassamento della falda stessa. Gli obiettivi debbono riguardare, pertanto, sia le modalità di distribuzione dell'acqua per le colture, sia le eventuali alternative di approvvigionamento, da perseguire con programmi estesi a questa parte del territorio e all'intera valle. Per il secondo punto è necessario contrastare la perdita di biodiversità e incrementarne il recupero. - dimensionamento Ferme restando le prospettive d'uso agricolo dell'intero ATO n. 2.1 per i processi di

III intervento sul patrimonio edilizio valgono le norme generali. Per la eventuale trasformazione d'uso degli allevamenti intensivi, qualora dismessi, le proposte di conversione, abbattimento, sostituzione, anche con l’utilizzazione di crediti edilizi, sono demandate ad appositi PI. Le norme prescrivono che, in occasione di ogni programma di reimpianto e di trasformazione dei fondi, si prevedano fasce di naturalità in grado di reintegrare, nel tempo medio, un accettabile livello di bio-diversità.

Ambito d’alveo - descrizione L' ATO n. 2.1 comprende l'alveo del Progno, qui considerato in modo autonomo perché costituisce un ambiente specifico ed è oggetto di numerosi interventi, ordinari e straordinari. Il Progno di Illasi è classificato dal PAT come corridoio ecologico e riveste primaria importanza nel Comune e nella vallata, cosa che ne rende prioritario il mantenimento, accompagnato da misure coordinate di riqualificazione ambientale. Il Progno è rigorosamente asciutto per quasi tutto l'anno e si riempie d'acqua per poche ore quando nel bacino orografico che lo alimenta si verificano piogge intense e di consistente durata. Il materasso alluvionale su cui riposa è in grado di assorbire l'acqua in brevissimo tempo, restituendo il Progno nuovamente asciutto. Questo fatto determina un ambiente biologico del tutto particolare, e perciò prezioso, mentre sul versante funzionale ha fino ad ora consentito di attrezzarlo con semplici guadi, anche per itinerari tutt'altro che secondari. - obiettivi E’ necessario considerare il Progno come un ambiente dotato di caratteri propri e curarne la conoscenza e la manutenzione in quanto tale; pertanto l'obiettivo prioritario è quello di organizzare interventi di monitoraggio, misurazione e manutenzione ordinaria dell’alveo, degli argini e delle opere d’arte in essere, con particolare attenzione alla vegetazione spontanea ripariale e di ambito perialveale; Il PI dovrà verificare la coerenza degli interventi ordinari e straordinari in relazione alle considerazioni sopra esposte; - dimensionamento Nelle norme sono prescritte procedure necessarie ad una corretta interpretazione del valore del torrente. Si dovrà valutare, con apposito PI, la opportunità di prevedere una sistemazione di alcuni attraversamenti con opere stabili.

Sub ATO N. 2.2 - Pianura sinistra Progno - descrizione L'ATO n. 2.2 è costituito dalla pianura alluvionale centrale degradante da nord a sud, unità morfologica omogenea interamente dedicata alla agricoltura, prevalentemente a vigneto specializzato. A occidente è delimitata dall'alveo del Progno e a oriente, procedendo da sud a nord: - dal primo tronco comunale della SP10, fiancheggiato da un tratto di corso d'acqua e da una alberata di importante rilievo paesaggistico; - dal confine occidentale della zona industriale ; dal confine occidentale dell'abitato di Illasi fino alla frazione storica di Capovilla; da un tratto di SP10 ancora parzialmente libero da edificazione; dal confine occidentale dell'abitato di Cellore e da un susseguirsi di nuova edificazione, a diversa destinazione d'uso (prevalentemente residenziale ma anche una importante cantina), fino al confine con Tregnago. Gli insediamenti storici sono poco numerosi e dispersi sulla pianura, ben distanziati fra loro, in ragione sia della consistenza e distribuzione territoriale delle grandi proprietà

IV nobiliari che disponevano di questi territori, sia per la produttività storica non particolarmente elevata di una pianura asciutta, che riposa su un materasso alluvionale di grande spessore. Non sono numerose nemmeno le case sparse più recenti mentre l'impatto visivo e paesaggistico più rilevante è dato dai numerosi allevamenti intensivi che trovano in questa parte del territorio condizioni favorevoli per lo sviluppo di tale attività, come si evince dagli studi agronomici prodotti per il PAT. - obiettivi Si conferma la natura strettamente agricola della pianura centrale e se ne conservano i caratteri, tenuto anche conto che la produzione vitivinicola a Illasi, area DOC, comporta un orientamento stabile dell'attività produttiva. Gli studi specialistici prodotti per il PAT hanno messo in evidenza, tuttavia, come la monocoltura intensiva vitivinicola abbia portato da un lato ad un elevatissimo consumo delle risorse idriche, dall'altro ad un paesaggio particolarmente povero di biodiversità. Per il primo punto, che riveste un rilievo strategico primario per l'attività economica e la coltura più importanti ad Illasi, si osserva come l'emungimento delle acque di falda, associato ad una carenza particolarmente accentuata in questi ultimi anni di precipitazioni naturali proprio nel sistema di ripascimento delle falde stesse, abbia progressivamente portato a un abbassamento della falda stessa. Gli obiettivi debbono riguardare, pertanto, sia le modalità di distribuzione dell'acqua per le colture, sia le eventuali alternative di approvvigionamento, da perseguire con programmi estesi a questa parte del territorio e all'intera valle. Per il secondo punto le norme prescrivono che, in occasione di ogni programma di reimpianto e di trasformazione dei fondi, si prevedano fasce di naturalità in grado di reintegrare, nel tempo medio, un accettabile livello di bio-diversità; Quanto alla eventuale trasformazione d'uso richiesta dalla espansione dei centri urbani, essi dovranno essere limitati e, in ogni caso, compatti, con esclusione di case sparse. - dimensionamento Ferme restando le prospettive d'uso agricolo dell'intero ATO 2.2, per i processi di intervento sul patrimonio edilizio valgono le norme generali. Per la eventuale trasformazione d'uso degli allevamenti intensivi, qualora dismessi, le proposte di conversione, abbattimento, sostituzione, anche con l’utilizzazione di crediti edilizi, sono demandate ad appositi PI. Un solo episodio, di rilevante discontinuità morfologica, è presente nella pianura in corrispondenza di una cava di ghiaia dismessa, prossima al Progno, estesa e profonda. Le ipotesi di bonifica e trasformazione non hanno fino ad ora trovato riscontro in programmi e intese ufficiali e pertanto il PAT non definisce la eventuale destinazione d'uso della ex cava. Qualora maturino in seguito le condizioni, ad esempio nell'ambito di un vasto progetto di organizzazione della rete idrica agricola, si dovrà provvedere ad apposita variante e demandare il tutto a un PI. Per i nuclei riconosciuti di edilizia diffusa è ammessa l’utilizzazione di eventuali lotti liberi nel rispetto delle norme generali (altezze, distanze, ecc).

Sub ATO N. 2.3 - Pianura centrale di Cellore - descrizione L' ATO n. 2.3 è costituito dalla parte di pianura alluvionale compresa fra l'insediamento di Cellore e le colline orientali. E' dedicata interamente alla agricoltura e prevalentemente a vigneto specializzato. E' percorsa dal corso d'acqua proveniente da nord che costituisce uno dei pochi corridoi ecologici ancora aperti nella pianura.

V E' inserita in un contesto paesaggistico di elevatissima qualità e integrità ed ospita aree archeologiche già scavate e altre indiziate. - obiettivi Si conferma la natura strettamente agricola della pianura centrale di Cellore, i suoi valori storici, produttivi e paesaggistici e la conseguente necessità di rigorosa tutela, con attenzione alla tutela della biodiversità e al suo potenziale incremento. - dimensionamento Ferme restando le prospettive d'uso agricolo dell'intero ATO n. 2.3 non debbono essere modificati i luoghi. Per i processi di intervento sul patrimonio edilizio valgono le norme generali.

Sub ATO N. 2.4 - Pianura centrale di Illasi - descrizione L' ATO n. 2.4 è costituito dalla parte di pianura alluvionale compresa fra l'insediamento di Illasi e le colline orientali. E' dedicata interamente all'agricoltura e prevalentemente a vigneto specializzato. E' inserita in un contesto paesaggistico di elevatissima qualità e integrità ed è essa stessa un'area vasta di assoluto rilievo paesaggistico sotto numerosi profili. Tutto il paesaggio rurale è organizzato attorno a insediamenti di grande qualità, peraltro in parte abbandonati e comunque sottoutilizzati. Si deve osservare, tuttavia, che in tempi relativamente recenti questa parte della pianura ha incominciato ad essere interessata da una edificazione lungo la SP10, con grave pregiudizio della integrità del paesaggio e una interferenza inaccettabile con la visione dominante del Castello per chi percorre la strada stessa. Nel settore meridionale, lungo il tracciato dell’antica strada che porta ad Illasi, si è configurato un nucleo residenziale di recente costruzione cui va riconosciuto il carattere di edificazione diffusa. - obiettivi Il PAT conferma la natura strettamente agricola della pianura centrale di Illasi, i suoi valori storici, produttivi e paesaggistici e la conseguente necessità di rigorosa tutela, con attenzione alla tutela della biodiversità e al suo potenziale incremento. In particolare il PAT istituisce un rigoroso vincolo di natura paesaggistica volto a tutelare la visione del Castello e la conferma della percezione degli spazi agricoli che costituiscono la natura plurisecolare dei luoghi. - dimensionamento Ferme restando le prospettive d'uso agricolo dell'intero ATO n. 2.4, per i processi di intervento sul patrimonio edilizio valgono le norme generali. E' esclusa la possibilità di una edificazione, anche marginale, che instauri discontinuità rispetto agli insediamenti esistenti. Per il nucleo riconosciuto di edilizia diffusa è ammessa l’utilizzazione di eventuali lotti liberi nel rispetto delle norme generali (altezze, distanze. ecc).

Sub ATO N. 2.5 - Pianura in Val Tramigna - descrizione L' ATO n. 2.5 è costituito dalla piccola parte di fondo valle ai lati del torrente Tramigna e inserita nel territorio comunale di Illasi. E' dedicata prevalentemente all'agricoltura e a vigneto specializzato. Il territorio in destra Tramigna è parte di un contesto paesaggistico di elevatissima qualità e integrità ed è esso stesso un'area vasta di assoluto rilievo paesaggistico Il territorio Illasiano in sinistra Tramigna è più vario perché si dispone in fregio alla S.P. 37° dei ciliegi.

VI obiettivi Il PAT conferma la natura prevalentemente agricola di questa parte del suo territorio, e per quella che si distende sotto la pieve di S. Colombano assicura la integrità dei valori storici, produttivi e paesaggistici. Ne consegue la necessità di una sua rigorosa tutela. Per il lembo del territorio in sinistra Tramigna contigua alla zona produttiva di Cazzano, ammette una sua coerente trasformazione sentito anche, in sede di PI il comune di Cazzano. - dimensionamento Per i processi di intervento sul patrimonio edilizio esistente valgono le norme generali.

ATO N. 3 – Cellore - descrizione E' il centro storico, secondo per dimensione, che organizza la parte nord del comune con riferimento sia alla pianura che agli insediamenti di collina del settore nord-orientale. Gli studi relativi al centro storico, già a disposizione del Comune, sia gli approfondimenti condotti in sede del PAT hanno messo in luce il valore di insieme e i complessi di particolare rilievo. In particolare il PAT ha individuato, come componente fondamentale del centro e del paesaggio storico, il sistema dei muri in pietra che circondano le proprietà nobiliari, così importanti da consentire la definizione più appropriata dei confini del centro storico stesso che, pertanto, comprende non solo il complesso di edifici di certa origine antica, ma anche l'insieme delle aree cintate, che definiscono le proprietà aggregate alle ville. Una recente scoperta archeologica, inoltre, ha consentito di delimitare e scavare una vasta necropoli neolitica, situata ai piedi della collina, con un numero elevato di sepolture ben conservate. L'interesse archeologico dell'area era certamente ipotizzato dagli studi preliminari, ma il ritrovamento lo ha confermato e ne ha definito l'importanza. Tutte le aree indiziate sono state indicate e tutelate nel PAT. Cellore ha poi distribuito i suoi sviluppi residenziali già in sede di PRG vigente, parte nel settore orientale, realizzati o previsti, parte nella pianura posta al di là della SP10. In questo secondo caso con un profilo discontinuo e debolmente strutturato, più simile agli insediamenti nastriformi lungo le strade, così diffusi nel contesto veneto contemporaneo, che alla compattezza tendenziale delle scelte insediative di questo territorio comunale e di questa tradizione. - obiettivi Oltre alla tutela del centro storico, gli obiettivi del PAT riguardano: • la definizione di alcuni miglioramenti nella sistemazione e nell'uso delle aree centrali, entro e a ridosso della piazza; • il nuovo insediamento individuato nel PRG insiste, in parte, sull'area archeologica e richiede la riconfigurazione dell'uso degli spazi archeologici, con la realizzazione di un museo all'aria aperta e altri servizi aggregati. Infine si dovranno riconoscere i limiti dell'insediamento oltre la SP10 e contribuire a consolidarlo. - dimensionamento Le possibilità di intervento su tutti gli edifici e le aree comprese nei centri storici sono demandate ad apposito PI, che conferma ed eventualmente integra le vigenti disposizioni, così come approvate dalla Regione. La definizione di alcuni miglioramenti nella sistemazione e nell'uso delle aree centrali, entro e a ridosso della piazza sono da definirsi in apposito PI; E' prevista una limitata espansione dell'abitato nella parte ad ovest della SP10 con il fine di riordino dell'insediamento sopra descritto.

VII Si ricorda che le nuove trasformazioni insediative vanno realizzate nel contesto della “perequazione urbanistica”, indispensabile per consentire alla Amministrazione Comunale di affrontare anche i problemi di una offerta calmierata di aree da mettere al servizio di politiche edilizie mirate e rivolte alle giovani coppie ed alle fasce di domanda più debole.

ATO N. 4 – Illasi - descrizione Il centro storico di Illasi è organizzato attorno allo straordinario patrimonio storico- monumentale costituito dalle ville antiche e dal complesso del Castello, con il corredo di parchi e di aree collegate al tessuto del patrimonio nobiliare. Il centro storico di Illasi va considerato uno dei più conservati e di maggior prestigio del Veneto, sia per la sua consistenza e morfologia, sia per la continuità di gestione delle diverse proprietà dalle origini ad oggi. Attorno a questo complesso monumentale centrale si sviluppano poi, a sud e in parte a ovest, altri aggregati storici di grande qualità e di sostanziale integrità. Il PAT ha integrato le conoscenze già disponibili, con il rilievo degli alti muri in pietra che delimitano le proprietà nobiliari ed ha così potuto definire correttamente la delimitazione dei centri storici, con la integrazione delle aree asservite. L'evidenza della correttezza di tale assunto e procedimento è data sia dal complesso castello-parco- villa Sagramoso Pompei, sia dei complessi monumentali ed integri posti nella parte più a sud del territorio. Il quadro è sostanzialmente conservato anche se si deve lamentare, rispetto al rigore della tutela del paesaggio storico, la occupazione della porzione di territorio a sud di villa Carlotti, indubbiamente tale da compromettere la corretta percezione della relazione della villa con la sua proprietà agricola posta a sud, che pur sarebbe stata essenziale dal punto di vista storico e paesaggistico. La perduta relazione è appena mitigata dal mantenimento di un cono visuale, largo quanto il fronte della villa, aperto sul territorio. Malgrado questa lacerazione del principio insediativo storico, nella scala dei valori del paesaggio veneto, Illasi si colloca a livelli di eccellenza. Lo sviluppo contemporaneo ha in gran parte rispettato il contesto monumentale e si è diretto, in forma programmata e compatta, sulla parte occidentale del territorio, oltre la SP10. In quel quadrante, si trovano sia la Zona industriale, nella parte più a sud, che le espansioni residenziali che utilizzano, per la propria organizzazione, non solo la SP10, ma anche una trama di strade ortogonali e una seconda strada parallela alla provinciale. L'insediamento ha una sua logica funzionale anche se non una adeguata riconoscibilità formale. Sul confine più occidentale è situato il campo sportivo con altre strutture per il gioco e il tempo libero. Si deve osservare, Infine, che la realizzazione della nuova sede della SP10, a ridosso dell'alveo del Progno di Illasi, libererà la strada attuale dal traffico di attraversamento diretti e provenienti dall'alta valle consentendo, in prospettiva, di interpretare la “traversa comunale” come una vera e propria strada urbana. Ciò consentirà di realizzare una diversa sistemazione della sede e di valorizzarla come strada commerciale a traffico controllato e limitato. In questa prospettiva assumerebbe un consistente rilievo la ipotesi, da verificare con le proprietà e le attività coinvolte, di delocalizzare le attività e gli impianti della “cantina sociale”, che occupa un'area strategica lungo la attuale provinciale. - obiettivi L'articolato sistema di ville, parchi, centri minori di antica origine che costituiscono il centro storico principale di Illasi richiede la più rigorosa tutela, con riferimento non solo agli immobili individuati, ma anche alle aree circostanti legate visivamente al centro stesso.

VIII La valorizzazione, come strada urbana commerciale centrale della traversa costituita dalla attuale provinciale, quando sarà interamente sostituita dalla nuova sede in fase di realizzazione lungo il Progno Un ulteriore sistema di obiettivi riguarda la localizzazione e il principio insediativo delle nuove espansioni, che debbono essere rigorosamente collocate in continuità con gli insediamenti esistenti e posti a ovest della urbanizzazione consolidata attuale. Va perseguita la riqualificazione della zona industriale nella quale si assiste ad una grande disomogeneità di qualità nella sistemazione delle aree e degli edifici produttivi anche recenti. Accanto a complessi pensati con attenzione e ben mantenuti, ve ne sono altri che costituiscono un elemento detrattore di questo specifico paesaggio del lavoro. Inoltre le aree pubbliche o di uso pubblico a servizio della zona industriale sono prive di disegno e di organizzazione accurata, anche sotto l'aspetto funzionale. - dimensionamento In ragione della tutela del sistema storico-monumentale il PAT esclude ogni edificabilità all'interno dei giardini, parchi, broli delle ville nonché nelle aree limitrofe, in particolare l'area retrostante il Municipio che è legata visivamente e funzionalmente ai complessi di villa e al Castello, modificando su questo punto le previsioni del PRG vigente. Le possibilità di intervento sugli edifici e le aree comprese nei centri storici, quando non direttamente eseguibili in base alle norme vigenti relative alle singole “unità di intervento”, sono demandate ad apposito PI che conferma ed eventualmente integra le vigenti disposizioni, così come approvate dalla Regione. La riqualificazione della strada centrale, in funzione urbana e commerciale, dovrà essere oggetto di apposito PI. La espansione dell'abitato è prevalentemente ubicata a nord e sud del complesso sportivo e in stretta continuità con l'abitato esistente. Il fine è duplice: - il riordino dell'insediamento esistente con la creazione di un accesso diretto da sud a tutto l'insediamento, liberando così la attuale SP10 dalla funzione di distribuzione all'insediamento occidentale; - la costituzione di nuove condizioni insediative, articolate attorno ai principi della “perequazione urbanistica”. Queste nuove condizioni sono indispensabili per consentire alla Amministrazione Comunale di affrontare: - i problemi di una offerta calmierata di aree da mettere al servizio di politiche edilizie mirate e rivolte alle giovani coppie ed alle fasce di domanda più debole; - di recuperare le risorse per completare, in prospettiva, gli investimenti per le opere pubbliche comprese nell'ATO e, in particolare, le aree a destinazione pubblica. Un limitato incremento della zona industriale è previsto sul suo confine sud, con adeguato rispetto dell'alberata che fiancheggia la strada provinciale. Si dovrà procedere con appositi PI.

ATO N. 5 - Colline orientali - descrizione L’ATO n. 5 è costituito dalla dorsale collinare che impegna il confine orientale di Illasi. . Ha un andamento nord-sud, e divide la valle di Illasi dalla val Tramigna. Il territorio collinare di competenza di Illasi ha una profondità variabile: - la parte nord è ampia e comprende anche la maggior estensione del monte Garzon, le cui parti sommitali raggiungono la quota di circa 490 m s.l.m.; - la parte mediana lascia parte dello sviluppo del versante orientale al comune confinante; - nella parte meridionale il territorio comunale comprende tutti e due i versanti e una limitata porzione anche della pianura della valle limitrofa. I due passi che risalgono dalla val Tramigna e raggiungono il territorio della valle di Illasi, sono strutture territoriali significative; si tratta dei due passi, uno a nord e uno a sud del Castello, che consentono di apprezzare appieno le differenze di quota di giacitura delle due valli: la val Tramigna è breve e fortemente incisa mentre la valle di Illasi,

IX direttamente connessa a monte con il complesso del Carega, è ampia, fortemente sovra alluvionata e gode di un ambiente e di un paesaggio di straordinaria amenità. Dal punto di vista paesaggistico la dorsale collinare è un compendio di paesaggio storico e di paesaggio agrario di eccellenza. Sui suoi versanti, su quello verso la val Tramigna ma ancor più su quello che si affaccia sulla pianura di Illasi, dominati entrambi dalla visione del Castello, le colture praticate sono quelle della vite e dell'ulivo; quest'ultima coltura qui trova un habitat particolarmente favorevole, tanto da aver riconosciuta la qualifica DOP. Le sistemazioni agrarie sono curatissime, prevalentemente a giropoggio, sostenute da terrazzamenti in pietra, di antica origine e ben conservati. Costituisce un compendio paesaggistico di assoluta eccellenza, raro nel pur ricco contesto veneto, a partire dalla presenza nobilissima del Castello, delle sue mura, del parco e, assieme al sottostante Illasi, all'insediamento di Sopramonte e S Felice, al centro storico di Cellore, al Monte Garzon e a tutto il crinale sud, costellato di ville e di impianti agrari curati e di alta qualità produttiva. Le contrade non sono numerose ma disposte con ineccepibile logica insediativa storica. Va sottolineata la presenza della Pieve di S. Colombano, sul versante tramignese, testimonianza della colonizzazione monacense medioevale. - obiettivi Gli obiettivi dell’ATO n. 5 sono integrati e attengono allo stretto rapporto che intercorre, nel paesaggio agrario, fra opere dell'uomo e risorse naturali. In questo senso si possono così riportare:  la tutela degli insediamenti rurali storici, con riferimento alla loro consistenza materiale di Beni Culturali ed alla continuità del loro uso da parte dei residenti;  il secondo obiettivo, strettamente connesso al primo, riguarda la tutela dell'assetto agro-forestale, del paesaggio costituito dalle opere dell'uomo e dalle risorse naturalistiche ancora presenti;  ciò comporta una attenta selezione delle pratiche agrarie di trasformazione; anche in questo contesto, infatti, alcuni interventi recenti hanno comportato una rimodellazione anche di versanti ad alta pendenza che possono costituire pregiudizio non solo alla coerenza del paesaggio, ma anche aprire la via a potenziali dissesti;  la tutela, infine, della viabilità rurale, con riferimento ai tracciati, al consolidamento e manutenzione del fondo senza ricorrere a coperture impermeabili e continue, salvaguardia delle siepi e dei fossi di scolo; in altri termini assicurare la loro percorribilità tradizionale. - dimensionamento Non sono previsti nuovi insediamenti. Per le eventuali previsioni di intervento sulle contrade e sui singoli immobili si fa riferimento alle norme relative alle diverse categorie di beni e alle loro funzioni.

X Soprintendenza Archeologica del Veneto Amministrazione Comunale Nucleo Operativo di Verona di Illasi (VR)

Piano di Assetto del Territorio del Comune di Illasi (VR) Legge Regionale n. 11/2004

Carta archeologica

A cura di Enrico Faccio Carta archeologica del territorio comunale di Illasi (Vr)

1-Paleolitico 2-Neolitico 3-Eneolitico 4-Età del Bronzo

5-Età del Ferro 6-Età Romana 7-Età Medievale 8-Età Rinasc-Mod. Premessa

La Carta Archeologica del Territorio Comunale di Illasi (VR) è stata stilata in modo da poter essere letta a colpo d’occhio. Per redigerla, sono state consultate le fonti scritte a disposizione, in primis la Carta Archeologica del Veneto, di cui si rimanda alla bibliografia. In alcuni casi, come per l’Ex-Oratorio di San Rocco, l’Abitato e la Necropoli di Arano, l’Acquedotto della medesima contrada, il sito preistorico di Monte Vegro e Monte Tomba, si è rivelata utile la conoscenza diretta dei siti archeologici, indagati in prima persona, attraverso scavi e ricerche, da chi scrive. I siti di interesse archeologico e storico sono stati indicati sulla mappa del territorio comunale tramite simboli e colori diversi che contraddistinguono le diverse fasi cronologiche dei rinvenimenti. Alla carta completa di tutte le segnalazioni, fa seguito una serie di otto mappe di fase, dove, in ognuna, sono indicati esclusivamente i siti pertinenti alla medesima epoca. Si è scelto, inoltre, di indicare, in modo specifico, i terreni di pertinenza dei vari ritrovamenti tramite estratti-mappa che evidenziano, nel dettaglio, i limiti delle aree delle scoperte, attraverso un colore rosso opaco. A corredo delle cartine vi sono le schede, numerate progressivamente in ordine cronologico. La scheda fornisce una breve descrizione del rinvenimento, laddove, per l’approfondimento, si rimanda alle fonti. Ogni sito è indicato con il numero dell’epoca di appartenenza e, barrato, il progressivo specifico. Ad esempio, l’abitato eneolitico di Arano, descritto nella scheda N. 5, è indicato, sulla mappa e sulla scheda, col numero 3/2 : il numero 3 indica l’epoca di appartenenza, cioè l’eneolitico o età del Rame, il numero 2 il progressivo dei siti eneolitici. Il simbolo che lo contraddistingue è colorato. In questo caso il colore è verde chiaro, come per tutti i siti della medesima epoca. I colori scelti sono: 1- Blu per il Paleolitico, 2- Azzurro per il Neolitico, 3- Verde chiaro per l’Eneolitico, 4- Verde scuro per l’Età del Bronzo, 5- Marrone per l’Età del Ferro, 6- Rosso per l’Età Romana, 7- Fucsia per l’Età Medievale, 8- Giallo per l’Età Rinascimentale e Moderna. Si è scelto di comprendere nei siti di interesse anche quelli di epoca Rinascimentale e Moderna. In questo caso è stata redatta una sola mappa di distribuzione, un elenco dei monumenti e degli edifici storici di pregio da salvaguardare contrassegnati, per continuità, dai numeri progressivi di scheda e di sito come per i precedenti, per la semplice constatazione che, spesso, chiese, corti, ville e palazzi storici sorgono sulle vestigia di edifici più antichi e sconosciuti alle fonti. Essi ci parlano del territorio che tanto amiamo e dei percorsi più o meno complessi che lo hanno portato a noi così come lo abbiamo ricevuto in eredità. Per questo motivo, spesso, osservando la veloce ed inesorabile trasformazione moderna, mi chiedo: cosa lasceremo noi, in eredità, ai nostri figli…?

Enrico Faccio Introduzione Non è questa la sede più adatta a riscrivere la Storia della terra di Illasi, per la quale si rimanda alla bibliografia, sicuramente più completa e puntuale nei temi specifici trattati nelle pagine successive. Va da sé che Illasi segue le vicende del più ampio territorio che la comprende a metà fra Adige e Lessini, pur conservando elementi caratteristici e di spicco in tutte le epoche. La recente scoperta del sito di Monte Vegro stimola la curiosità sulle vicende più antiche, alcuni elementi rimandano al Paleolitico, dove gli eventi si possono dedurre solo da elementi di cultura materiale e dati archeometrici, ricerca ancora da impostare ma che, già nelle premesse, sembra riservare interessanti sorprese sui primi abitanti della valle. Col passar dei secoli clima e ambiente si stabilizzano e già nel neolitico abbiamo la frequentazione di siti sia di importanza strategica, come il Monte Vegro, punto straordinario di osservazione sulla pianura e sulla intera valle e il sito di Arano, posto ai piedi dei colli, lungo il torrente, e in presenza di fonti d’acqua. Proprio in questo luogo ameno si sviluppa un abitato dell’Età del Rame, epoca di cui già alla fine del XIX secolo si erano rinvenute tracce in località Camposanto, le cui vestigia sono state riportate in luce con le campagne di scavo del 2007. Caso eccezionale, a pochi metri erano conservate numerose sepolture di individui inumati con cura, in modo rannicchiato, sotto piccoli tumuli di pietre e ciottoli. Gli studi ancora agli inizi si rivelano di grande interesse grazie alle numerose informazioni che si possono ricavare incrociando i dati antropologici a quelli della cultura materiale. Sembra che la vita di questo sito continui fin nella prima età del bronzo, anche se, col passar dei secoli l’aumento demografico e la conquista del territorio da tradurre in campagna coltivabile, porterà le popolazioni a insediarsi in luoghi più facilmente difendibili. E’ così che ritroviamo reperti della media e tarda Età del Bronzo sulle alture che continuamente diverranno, nel corso della storia, punti di riferimento per tutta la valle. Il colle del castello di Illasi, Monte Vegro, Croce di Guala, San Colombano, vi è continuità di frequentazione che, talvolta, prosegue fin quasi ai giorni nostri. Interessante sembra per l’età del ferro la struttura individuata sul Monte Tomba, ancora completamente da indagare. Sicuramente è durante l’epoca romana che la valle e il territorio di Illasi ricevono l’impronta che ancora oggi li caratterizza. Il monumento più interessante sono le tracce della centuriazione di cui, caso rarissimo, si è trovato un frammento catastale in bronzo rinvenuto nel cuore romano di Verona. Oltre alla divisione in particelle possiamo risalire ai nomi dei proprietari terrieri e incrociare i dati con le epigrafi, fra cui spiccano i numerosi miliari e il recinto funerario dei Sertorii. Il passaggio al medioevo è segnato dalla edificazione della chiesa di Santa Giustina, posta proprio sul cardo della centuriazione, le tombe di Cellore con corredo, l’abitato in legno di San Rocco e le prime fortificazioni del Castello. Il resto è Storia che si può leggere direttamente sui muri degli edifici monumentali di cui lo scrigno di Illasi è ricco. Ogni pietra, ogni mattone, ogni muro a secco, narra una storia fatta di uomini che giorno dopo giorno hanno costruito castelli, chiese, palazzi ancora in piedi, dopo secoli, per la bontà di chi, quando si cingeva ad intraprendere un’opera, ne considerava la funzionalità, la durata nel tempo e non ultima in ordine di importanza la bellezza e l’armonia col territorio circostante. Carta archeologica del territorio comunale di Illasi (Vr)

1-Paleolitico 1-Paleolitico

Scheda N. 1 1/1 Monte Vegro

Alla sommità del monte, nella zona nord, sono stati rinvenuti, in seguito a sbancamento recente del terreno, numerosi manufatti in selce fra cui alcune schegge attribuibili genericamente al paleolitico. Dall’analisi delle fotografie aeree, scattate in precedenza ai lavori, si evince che vi fosse, in quest’area, una depressione occupata da terreno di colorazione scura. Non è da escludere che si trattasse di una antica pozza d’acqua colmatasi col passare del tempo, frequentata per millenni. A riprova di ciò, i manufatti in selce si rinvengono in strati di argilla, con forte presenza di laminazioni e materiale organico, attualmente riversati, con stratigrafia inversa, in cumuli posti ad est. Carta archeologica del territorio comunale di Illasi (Vr)

2-Neolitico 2-Neolitico

Scheda N. 2

2/1 Monte Vegro

In seguito a sbancamento del terreno, che ha portato alla scoperta del sito preistorico 1/1, si sono rinvenuti numerosi manufatti in selce di cui alcuni attribuibili al genericamente al neolitico. Vedi scheda 1

Scheda N. 3

2/2 Località Arano

Nella primavera del 2007 in seguito alla lottizzazione residenziale in località Arano, poco a sud dell’attuale contrada, lo scavo archeologico preventivo ha restituito i resti di un abitato e una necropoli ad esso contigua, databili, in via preliminare, all’eneolitico. Fra i reperti emersi vi sono materiali ascrivibili alle fasi finali del neolitico. Vedi schede 5 e 6. Carta archeologica del territorio comunale di Illasi (Vr)

3-Eneolitico 3-Eneolitico