2.3 SUOLO

2.3.1 Uso del suolo

L’importanza del suolo nella biosfera non risiede soltanto nella sua funzione di supporto meccanico e di riserva degli elementi nutritivi per la vegetazione, ma soprattutto nel suo ruolo fondamentale negli equilibri ambientali.

Le strette interazioni tra suolo e ambiente fanno sì che l’inquinamento del suolo si ripercuota oltre che sulla sua produttività (intesa come resa e qualità del prodotto) anche sulla composizione dell’idrosfera.

L’inquinamento del suolo può essere inteso come un’alterazione degli equilibri chimici e biologici che in esso hanno sede, causata dall’apporto di sostanze estranee o da sostanze in eccesso. Esso può provocare in tempi più o meno lunghi la perdita della fertilità, la predisposizione ai fenomeni erosivi, l’ingresso di sostanze estranee alla catena alimentare e, infine, l’alterazione degli altri comparti ambientali.

La più recente rappresentazione dell’uso del suolo in è ricavabile dalla banca- dati associata al progetto CORINE Land Cover (1993), purtroppo non confrontabile con classificazioni precedenti.

Essa restituisce i seguenti usi: a. territori agricoli (515 del territorio regionale); b. territori boscati e ambienti seminaturali (44%); c. terreni modellati artificialmente (3%); d. corpi idrici (2%). L’articolazione di tali usi in classi d’uso più dettagliate è riportata nella tabella 2.3.1.:

Tab. 2.3.1. – Classi di uso del suolo secondo il progetto Corine Land Cover (1993) Classe d’uso Km2 % Zone urbanizzate 174.8 2.06 Zone industriali-commerciali e reti di 49.8 0.59 comunicazione Zone estrattive, discariche e cantieri 12.7 0.15 Zone verdi artificiali non agricole 2.0 0.02 Seminativi 2538.5 29.97 Colture permanenti 430.4 5.08 Prati stabili 197.4 2.33 Zone agricole eterogenee 1189.9 14.05 Zone boscate 3098.9 36.58 Zone caratterizzate da vegetazione arbustiva e/o 587.0 6.93 erbacea Zone aperte con vegetazione rada o assente 36.8 0.43 Zone umide 8.1 0.10 Acque continentali 144.7 1.71 Totale superficie regionale 8471.1 100.0 Fonte: Progetto CORINE Land Cover, 1993

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 109

Fig. 2.3.1. – Carta di uso del suolo Fonte: Progetto CORINE Land Cover (1993)

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 110 2.3.2 Carichi sul suolo

Consistenza del patrimonio zootecnico

Nella Tabella 2.3.2., si riporta la consistenza del patrimonio zootecnico a livello regionale e provinciale secondo i dati forniti dall’ ISTAT, 5° Censimento generale dell’agricoltura 2000, elaborati dal Servizio di Statistica e dal Servizio Sviluppo Rurale Sostenibile della Regione dell’Umbria.

Tabella 2.3.2. Patrimonio zootecnico Aziende e numero capi per Provincia per i principali tipi di allevamento - Confronto 2000-1990 Bovini + Bufalini Provincia Aziende Capi 2000 1990 Var.00/90 2000 1990 Var.00/90 2.702 4.116 -34,35% 49.247 78.054 -36,91% Terni 859 1.238 -30,61% 13.873 19.140 -27,52% Totale Regione 3.561 5.354 -33,49% 63.120 97.194 -35,06%

Ovini+Caprini Provincia Aziende Capi 2000 1990 Var.00/90 2000 1990 Var.00/90 Perugia 3.179 4.945 -35,71% 118.186 164.881 -28,32% Terni 1.376 1.842 -25,30% 37.930 52.420 -27,64% Totale Regione 4.555 6.787 -32,89% 156.116 217.301 -28,16%

Suini Provincia Aziende Capi 2000 1990 Var.00/90 2000 1990 Var.00/90 5.250 10.245 -48,76% 223.269 317.279 -29,63% 2.253 4.420 -49,03% 27.223 35.701 -23,75% Totale Regione 7.503 14.665 -48,84% 250.492 352.980 -29,04%

Avicoli Provincia Aziende Capi 2000 1990 Var.00/90 2000 1990 Var.00/90 Perugia 15.824 19.842 -20,25% 3.680.706 6.165.021 -40,30% Terni 6.877 9.151 -24,85% 4.489.576 531.851 744,14% Totale Regione 22.701 28.993 -21,70% 8.170.282 6.696.872 22,00% Fonte: 5° Censimento generale dell’agricoltura,ISTAT, 2000

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 111 Consistenza degli Allevamenti principali- Aziende Regione 2000-1990

30.000 25.000 20.000 15.000 2000 10.000 1990 5.000 0

Suini Avicoli

Ovini+Caprini Bovini+Bufalini

Grafico 2.3.1. – Consistenza degli Allevamenti principali-Aziende della Regione Fonte: 5° Censimento generale dell’agricoltura, ISTAT 2000

Consistenza degli Allevamenti principali- N. Capi Regione 2000-1990

2000 1990

Suini Avicoli

Ovini+Caprini Bovini+Bufalini

Grafico 2.3.2. – Consistenza degli Allevamenti principali - N. Capi Regione Fonte: 5° Censimento generale dell’agricoltura,ISTAT, 2000

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 112

Consistenza degli Allevamenti principali- Aziende Prov. Perugia 2000-1990

100.000

10.000

1.000

100 2000 1990 10

1

Suini Avicoli

Ovini+Caprini Bovini+Bufalini

Grafico 2.3.3. – Consistenza degli Allevamenti principali-Aziende in Provincia di Perugia Fonte: 5° Censimento generale dell’agricoltura, ISTAT, 2000

Consistenza degli Allevamenti principali- N. Capi Prov. Perugia 2000-1990

6.165.021

3.680706 317.279

164.881 223.269 2000 78.054 118.186 1990 49.247

Suini Avicoli

Ovini+Caprini Bovini+Bufalini

Grafico 2.3.4. – Consistenza degli Allevamenti principali- N. Capi in Provincia di Perugia Fonte: 5° Censimento generale dell’agricoltura, ISTAT, 2000

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 113

Consistenza degli Allevamenti principali- Aziende Prov. Terni 2000-1990

10.000

1.000

100 2000 10 1990

1

Suini Avicoli

Ovini+Caprini Bovini+Bufalini

Grafico 2.3.5. – Consistenza degli Allevamenti principali-Aziende in Provincia di Terni Fonte: 5° Censimento generale dell’agricoltu ra, ISTAT, 2000

Consistenza degli Allevamenti principali- N. Capi Prov. Terni 2000-1990

4.489.576

531.851

52.420 35.701 2000 19.140 1990 13.873 37.930 27.223

Suini Avicoli

Ovini+Caprini Bovini+Bufalini

Grafico 2.3.6. – Consistenza degli Allevamenti principali- N. Capi in Provincia di Terni Fonte: 5° Censimento generale dell’agricoltura, ISTAT, 2000

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 114 Alla data del 22 ottobre 2000, le aziende agricole dell’Umbria che praticano l’allevamento di bestiame risultano essere 25.526, pari al 44,7% del totale. Si tratta di un dato inferiore del 20,8% a quello rilevato nel 1990, che indica l’abbandono della pratica zootecnica da parte di un gran numero di aziende. Gli allevamenti più diffusi sono quello avicolo (praticato in circa 89 aziende su 100 allevatrici, con oltre 8 milioni di capi), quello dei suini (29,4% delle aziende allevatrici e 250.492 capi) e quello degli ovini (14,9% delle aziende allevatrici e 149.814 capi). Seguono gli allevamenti dei bovini (13,9% delle aziende con allevamenti e 62.994 capi), degli equini (6,7% delle aziende e 8.251 capi) e quello dei caprini (2,9% delle aziende con allevamenti e 6.302 capi).

Tutte le specie di bestiame hanno registrato diminuzioni rilevanti nel numero di aziende allevatrici, ad eccezione dei bufalini, che comunque rappresentano un fenomeno del tutto marginale nella regione. In ordine di importanza, le diminuzioni hanno interessato le aziende che praticano l’allevamento di suini (-48,8%), di ovini (- 38,6%), di bovini (-33,6%), di caprini (-34,2%). Meno rilevanti le variazioni negative delle aziende con allevamenti di avicoli (-21,7%) e di equini (-19,1%).

Il ridimensionamento del comparto zootecnico appare evidente anche in termini di consistenza degli allevamenti. Limitando l’esame alle specie più diffuse, si osserva che il numero dei capi bovini è diminuito del 35,1%, quello dei caprini e dei suini rispettivamente del 36,3% e 29,0% e quello degli allevamenti equini del 25,5%. Al contrario è sensibilmente aumentato il numero di capi per gli allevamenti avicoli (+22,0%) che potrebbero aver beneficiato dell’effetto BSE.

Carico chimico sul suolo

In questa sede si tralascerà la disamina degli allevamenti che producono reflui palabili quali letame e pollina, più facili da gestire e di norma correttamente utilizzati quali fertilizzanti ed ammendanti, per concentrarsi sugli allevamenti suinicoli le cui deiezioni, sotto forma di liquami, richiedono strutture di stoccaggio, movimentazione, trasporto e distribuzione tali da rendere difficoltosa la gestione e la utilizzazione agronomica.

La elevata presenza in Regione di tali insediamenti zootecnici, prevalentemente a ciclo aperto per l’ingrasso del suino pesante da trasformazione, a carattere intensivo e in vari casi “senza terra” comporta la produzione di quantità notevoli di effluenti che costituiscono un carico di natura diffusa tra le fonti di inquinamento e il loro impatto sul territorio può determinare, tra l’altro, il peggioramento della qualità dei corpi idrici superficiali e sotterranei.

L’apporto di sostanze azotate in eccesso mediante la utilizzazione dei liquami e la distribuzione sui terreni in epoche anticipate rispetto alla crescita attiva delle colture determina un residuo sotto forma di nitrati soggetto a ruscellamento e/o lisciviazione, tale da richiedere una attenta gestione del bilancio dell’azoto, in modo da garantire un generale livello di protezione delle acque.

In regione sono attualmente in funzione due impianti consortili di depurazione ( e ) che trattano complessivamente i reflui di circa 115.000 capi suini, provenienti da 100 allevamenti, dotati di bacini di stoccaggio e sistema di

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 115 distribuzione delle acque azotate mediante condotte (fisse a Bettona, mobili a Marsciano).

Gli allevamenti suinicoli presenti nelle altre zone del territorio regionale (135.000 capi ca.) dispongono semplicemente di strutture di raccolta del liquame grezzo, o vagliato, e di sistemi di distribuzione prevalentemente con carri-botte trainati o semoventi.

Si è assunto che le aree adibite allo smaltimento dei reflui mediante la fertirrigazione vengano utilizzate solo per lo spandimento dei reflui suinicoli, avendo ipotizzato che il letame proveniente dagli allevamenti di altre specie animali, venga impiegato su altre superfici agricole.

La superficie fertirrigata necessaria (8.500 ha ca) è stata calcolata in base ad un carico unitario di 400 kg annui di azoto per ettaro, come previsto dalla normativa regionale vigente, riportata nella D.G.R. n. 1577/2000.

La quantità di azoto prodotta annualmente da un capo suino (carico potenziale) è stata calcolata sulla base di 50 g. N/giorno/q.le desunta dal “Piano regionale di risanamento delle acque” approvato dalla Giunta Regionale con atto n.1629 del 29/12/2000, quale materiale propedeutico alla redazione del Piano di tutela delle acque.

Per valutare il peso medio degli animali allevati si è considerato che in Regione viene effettuato prevalentemente un sistema di accrescimento ad ingrasso con ciclo dai 30 ai 150 kg con peso medio di 0,90 q.li in un anno e che, per circa un mese, le stalle tra ciclo e ciclo rimangono vuote.

Ciò comporta che un capo medio produca 15 kg di N all’anno (50 g/q.le/giorno x 365 g/anno x 0,90 q.li/capo x 10-3 g/kg x 11/12 mesi/anno). Questo dato si confronta perfettamente con l’equivalenza assunta a base della normativa regionale (D.G.R. n. 1577 del 22/12/2000), risultando che 22 q.li di peso vivo sempre presenti in allevamento producono 400 kg di N all’anno (22 q.li x 50 g/q.le/giorno x 10 –3 g/kg x 365 giorni/anno = 400 kg/anno).

Pur non disponendo del dato relativo alla superficie effettivamente fertirrigata in Umbria nell’anno 2000, in base alle assunzioni sopra riportate, alla attività di controllo ed ai pareri rilasciati da ARPA Umbria per conto dei Comuni cui pervengono le comunicazioni relative alla pratica della fertirrigazione, emerge che esistono numerose situazioni in cui il terreno agricolo, utile per la distribuzione dei reflui non è sufficiente per ricevere gli effluenti di allevamenti suinicoli presenti nel territorio comunale in considerazione anche delle limitazioni al loro utilizzo su alcune colture agrarie, su terreni con pendenza > 15 %, in prossimità dei punti di captazione di acque destinate al consumo umano, di centri abitati, di strade etc. I comuni più interessati al problema e, come tali, a maggior rischio di inquinamento dovuto al carico zootecnico risultano essere Perugia, Bettona, , , Marsciano e la zona circostante il lago Trasimeno.

E’ doveroso fare presente, inoltre, che i reflui provenienti da allevamenti suinicoli, in varie situazioni, più che rappresentare una preziosa risorsa per il terreno in sostituzione dei concimi chimici nonché come fattore di contenimento dei costi

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 116 aziendali, vengano considerati un residuo di cui disfarsi nel modo economicamente più conveniente.

Al fine di recuperare e valorizzare tali effluenti è auspicabile incentivare, a livello regionale, le tipologie di allevamento su lettiera permanente per la produzione di letame, materiale palabile più facilmente gestibile rispetto al liquame tal quale nonché la tecnica del compostaggio miscelando gli effluenti a residui lignocellulosici (paglia, stocchi di mais, pula di riso, segatura, residui di potature, etc.), ottenendo un ammendante ricco di sostanza organica da distribuire sui terreni agrari. Tali tecniche consentono, tra l’altro, di ridurre notevolmente il consumo di acque di lavaggio, la produzione di liquame, la emissione di cattivi odori e di migliorare le condizioni di benessere degli animali.

Il susseguirsi, inoltre, delle normative comunitarie e nazionali impone una nuova regolamentazione regionale relativa all’utilizzo agronomico degli effluenti zootecnici circa le dosi di azoto ad ettaro consentite, le colture autorizzate, le epoche e le modalità di spandimento.

I principi a cui dovrà ispirarsi la normativa da porre in atto sono quelli dettati dal D. Lgs. n. 152/99, modificato dal D.Lgs. n. 258/00, di recepimento della Direttiva 91/676 concernente la tutela delle acque dall’inquinamento da nitrati provenienti da fonti agricole; dal Codice di Buona Pratica Agricola (CBPA) approvato dal Ministero per le Politiche Agricole con Decreto del 19 aprile 1999; dal D. Lgs. n. 372/99 di recepimento della Direttiva 96/61 CE, denominata IPPC (Integrated Pollution Prevention and Control, relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento), che comporterà l’obbligo per allevamenti suinicoli intensivi (2.000 posti suini da produzione di oltre 30 kg. o 750 posti scrofe), della adozione delle MTD (migliori tecniche disponibili), ovvero le tecniche che a parità di sostenibilità economica assicurano il più elevato livello di protezione dell’ambiente.

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 117 2.3.3. Rischio idrogeologico e idraulico

Rischio idraulico

L’Autorità di Bacino del Fiume Tevere ha redatto, ai sensi e per gli effetti della legge n. 183/89 e del decreto legge n. 180/98, convertito in legge n. 267/98, il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.), adottato dal Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino del Fiume Tevere con delibera n. 101 del 1 agosto 2002. Il P.A.I. ha recepito i contenuti: Ø del 1° stralcio funzionale del piano di bacino "Aree soggette a rischio di esondazione nel tratto del Tevere compreso tra Orte e Castel Giubileo", approvato con DPCM del 3 settembre 1998, denominato PS1, mantenendone la validità in considerazione della specificità del pericolo idraulico cui è soggetta la città di Roma; Ø del Piano straordinario, redatto ai sensi del decreto-legge n. 132/99, convertito nella legge n.226/99, approvato con delibera del Comitato Istituzionale n. 85 del 29 ottobre 1999, denominato PST. Il piano stralcio individua i meccanismi di azione, l'intensità e la localizzazione dei processi estremi, la loro interazione con il territorio e quindi in definitiva la caratterizzazione di quest'ultimo in termini di pericolosità e di rischio.

In particolare il PAI contiene la zonazione del reticolo idrografico distinto in reticolo principale, reticolo secondario, reticolo minore e reticolo marginale e la perimetrazione delle aree inondabili associate ai tempi di ritorno Tr50, Tr200, Tr500 anni e l’individuazione di Fasce fluviali e zone di rischio, sulla base della valutazione dell’esposizione degli elementi a rischio e relativa vulnerabilità. come previsto dall’Atto di indirizzo di cui al DPCM del 29 settembre 1998.

Tab. 2.3.3. Elenco dei Comuni della Provincia di Perugia che presentano zone a rischio idraulico – Fonte: Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.), 2002 Superficie Superficie % Area a Area a Area a Totale comunale ricadente superficie rischio rischio rischio Aree a (Kmq) nel bacino ricadente R4 (ha) R3 (ha) R2 (ha) rischio (Kmq) nel bacino (ha) 186,789 186,789 100 0,04 0,01 0,08 0,14 BASTIA 27,643 27,643 100 18,72 25,51 15,78 60,01 BETTONA 45,195 45,195 100 0,41 1,84 0,91 3,16 23,564 23,564 100 0,07 17,12 17,19 CITTA' DI CASTELLO 384,826 352,030 91,48 0,25 7,27 11,46 18,98 55,628 55,628 100 2,01 0,23 0,09 2,33 DERUTA 44,468 44,468 100 0,93 6,68 5,69 13,30 17,672 17,672 100 0,42 1,62 2,04 MARSCIANO 161,294 161,294 100 3,29 5,87 14,56 23,72 MONTECASTELLO DI VIBIO 31,947 31,947 100 0,78 0,45 1,36 2,59 51,060 51,060 100 PERUGIA 449,648 449,648 100 12,54 43,22 65,95 121,71 99,449 99,449 100 80,307 74,135 92,22 2,89 5,29 8,18 37,626 37,626 100 10,17 28,01 24,26 62,44 222,531 222,531 100 4,31 14,89 19,28 38,47 200,357 200,357 100 0,57 4,57 13,27 18,41

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 118 Tab. 2.3.4. Elenco dei Comuni della Provincia di Terni che presentano zone a rischio idraulico Comune Superficie Superficie % Area a Area a Area a Totale comunale ricadente superficie rischio rischio rischio Aree a (Kmq) nel bacino ricadente R4 (ha) R3 (ha) R2 (ha) rischio (Kmq) nel bacino (ha) ACQUASPARTA 81,517 81,517 100 0,14 0,68 0,12 0,94 ALLERONA 82,451 82,451 100 ALVIANO 23,881 23,881 100 ATTIGLIANO 10,505 10,505 100 BASCHI 68,530 68,530 100 CASTEL VISCARDO 25,908 25,908 100 FICULLE 64,611 64,611 100 GIOVE 15,076 15,076 100 GUARDEA 39,357 39,357 100 LUGNANO IN 29,814 29,814 100 TEVERINA MONTECCHIO 49,178 49,178 100 NARNI 197,785 197,785 100 43,78 24,86 25,14 93,78 ORVIETO 281,425 281,425 100 14,71 6,68 21,39 PENNA IN TEVERINA 9,995 9,995 100 SAN VENANZO 169,376 169,376 100 TERNI 212,154 212,154 100 54,76 38,84 71,66 165,26 Fonte: Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.), Autorità di Bacino Fiume Tevere, 2002

Rischio idrogeologico

Un primo quadro esaustivo della diffusione territoriale dei fattori di rischio idrogeologico è fornito dalla “Carta-inventario dei movimenti franosi in Umbria”1, redatta dal CNR-GNDCI tra il 1986 ed il 1990, attraverso l’analisi sistematica di fotografie aeree a media scala; essa rappresenta uno strumento per valutare in maniera quantitativa i dissesti presenti, fornendo una visione globale della distribuzione e delle tipologie dei fenomeni franosi. Tale inventario ha permesso di identificare oltre 10.000 depositi di frana, per una superficie complessiva di circa 700 km2, pari al 9% dell’intero territorio regionale. Questa percentuale sale al 11% circa se si escludono dall’analisi i fondovalle più ampi e le pianure intermontane.

Per quanto riguarda i centri abitati interessati da dissesti di natura idrogeologica, le relative informazioni sono contenute nello “Studio dei centri abitati instabili in Umbria”2, realizzato dalla Regione dell’Umbria e dal CNR-GNDCI nel 1994. Da tale studio emerge la situazione seguente: - i centri abitati dichiarati “da consolidare” (ai sensi della L. n. 445/98 e della LR n. 65/78) sono 41, di cui 17 in Provincia di Perugia e 24 in Provincia di Terni; inoltre un abitato (Attigliano, in provincia di Terni) è stato dichiarato “da trasferire”. Di tali centri, quelli interessati da movimenti franosi di più ampie dimensioni sono Todi, Orvieto, Montone, , Narni, Le Crocicchie (comune di Lisciano Niccone), Loreto (comune di Todi) , Assisi (zona Ivancich), e le aree urbane di Fontivegge e Monteluce a Perugia;

1 “Carta inventario dei movimenti franosi in Umbria”, CNR-GNDCI, 1990 2 “Atlante dei Centri Abitati Instabili”, Regione dell’Umbria, 1994

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 119 - i centri abitati considerati potenzialmente vulnerabili” sono 61, di cui 32 in Provincia di Perugia e 29 in quella di Terni.

Fenomeni franosi e dissesti idrogeologici si ripresentano puntualmente al ripetersi di intensi eventi idrologici o di terremoti di elevata magnitudo e si manifestano con varia intensità, gravità e distribuzione in relazione sia alla situazione geologica- geomorfologica locale che alle caratteristiche geotecniche dei terreni e alla sequenza e intensità delle cause scatenanti.

Anche a seguito della crisi sismica del 1997, numerose situazioni di frana si sono manifestate in Umbria, sia come nuovi eventi che come aggravamento di situazioni già note, tali specifiche problematiche sono oggetto del Piano di interventi urgenti per i dissesti idrogeologici previsto dalla legge n. 61/98, predisposto dalla Regione Umbria.

Per quanto concerne l’esistenza di centri abitati interessati da dissesti di natura idrogeologica, tra le varie situazioni note anche a livello nazionale (sia per la gravità dei fenomeni che per la ricca bibliografia tecnico-scientifica) spiccano le situazioni relative agli abitati di Orvieto, Todi, Montone, Perugia Fontivegge, Narni, Assisi zona Ivancich e quella relativa al dissesto idrogeologico della zona della Cascata delle Marmore.

Gli interventi di consolidamento della Rupe di Orvieto e del Colle di Todi sono citati, ad esempio, nel panorama nazionale ed internazionale, come modelli di riferimento per un corretto approccio alla difesa del territorio in centri abitati instabili. Su tali situazioni ed esperienze è stato peraltro costituito dalla Regione Umbria un Osservatorio regionale sul dissesto idrogeologico. Le altre situazioni di dissesto idrogeologico, riguardano principalmente centri abitati minori, molti terreni collinari e montani abbandonati o degradati e denudati, frane su corsi d’acqua e altre situazioni che periodicamente si presentano.

Tra gli strumenti normativi adottati dalla Regione Umbria per la riduzione del rischio da frana, la difesa e il consolidamento degli abitati colpiti o minacciati da dissesto idrogeologico, la difesa e il consolidamento dei terreni collinari e montani e il pronto intervento a seguito di calamità, vanno ricordati la L.R. n. 65/78: “Norme per l’esecuzione di opere di consolidamento abitati, trasferimento abitati e pronti interventi in caso di calamità” ed il regolamento recante norme per l’analisi, la progettazione degli interventi e per il controllo del territorio e dello sviluppo urbanistico - edilizio nelle aree urbanizzate in dissesto idrogeologico dove si sia operato o si operi per interventi di consolidamento. Operante fin dal 1989, tale regolamento introduce l’obbligo per i comuni di individuare un perimetro di vigilanza intorno all’area in dissesto e di zonizzare tale perimetro sulla base di criteri che di fatto limitano l’uso e la destinazione urbanistica di tali aree.

Nel 1999 è stato adottato dalla Regione Umbria il Piano straordinario diretto a rimuovere le situazioni a rischio molto elevato (P.S.T.), redatto dall’Autorità di Bacino del Fiume Tevere, ai sensi del 1° comma dell’art.1 D.L. 11 giugno 1998, n. 180, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 1998, n. 267, recante “Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella Regione Campania”

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 120 Tale Piano contiene l’individuazione e perimetrazione di una serie di aree a rischio idrogeologico molto elevato, così come sintetizzato nella tab. 2.3.5.

Tabella 2.3.5. Aree a rischio idrogeologico molto elevato Comune Classificazione del livello di Dichiarazione dello stato attenzione per il ministero di emergenza art. 5 dell’Ambiente comma 1 L.225/95 Provincia di Perugia ASSISI ELEVATO CERRETO DI ELEVATO COLLAZZONE MOLTO ELEVATO SI ELEVATO MOLTO ELEVATO SI MASSA MARTANA ELEVATO MOLTO ELEVATO SI TODI MOLTO ELEVATO SI MOLTO ELEVATO SI Provincia di Terni ALLERONA ELEVATO AVIGLIANO UMBRO ELEVATO CALVI DELL’UMBRIA FABRO ELEVATO FERENTILLO ELEVATO MONTECASTRILLI MOLTO ELEVATO SI ORVIETO ELEVATO OTRICOLI MOLTO ELEVATO TERNI ELEVATO Fonte: Piano straordinario diretto a rimuovere le situazioni a rischio molto elevato (P.S.T.), Autorità di Bacino fiume Tevere, 1998

L’Autorità di Bacino del Fiume Tevere ha redatto, ai sensi e per gli effetti della legge n. 183/89 e del decreto legge n. 180/98, convertito in legge n. 267/98, il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.), adottato dal Comitato Istituzionale dell’ABT con delibera n. 101 del 1 agosto 2002.

Il Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico recepisce i contenuti del Piano Straordinario e contiene in particolare: -Inventario dei movimenti franosi, perimetrazione multiscalare e multitemporale dei corpi di frana classificati secondo la legenda di cui all’atto di indirizzo e coordinamento emanato con DPCM del 29 settembre 1998. -Carta indice della franosità totale, che valuta arealmente, a partire dall’inventario, la pericolosità da frana, utilizzando tecniche di spazializzazione note in letteratura basate su carte di densità, modelli di pericolosità statistici, modelli deterministici ecc.. Il PAI, ai fini di caratterizzare la propensione al dissesto dei versanti, utilizza un Indice di Franosità Totale (IFT), calcolato come rapporto tra la l’area in dissesto e l’area dell’unità territoriale di riferimento. -Atlante delle situazioni di rischio da frana Sulla base dell’inventario dei fenomeni franosi e di sopralluoghi e verifiche tecniche sono state evidenziate e perimetrate le situazioni di rischio per frana come da Atto di indirizzo e coordinamento di cui al DPCM 29 settembre 1998.

Le norme del PAI adottano misure prescrittive ed interventi volti alla mitigazione del rischio nelle aree individuate R3 ed R4 dell‘Atlante delle situazioni di rischio da frana”.

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 121 Per la regione Umbria l’Atlante individua le seguenti situazioni di rischio:

Tab. 2.3.6. Aree a rischio idrogeologico molto elevato della provincia di Perugia COMUNE LOCALITA’ CODICE ABT ZONE DI RISCHIO ASSISI Zona Ivancich UM027 R3 Pieve San Niccolò UM125 R3 CERRETO DI Triponzo UM008 R4 SPOLETO Rocchetta UM132 R4 Capoluogo UM136 R4 Capoluogo UM137 R4 Capoluogo UM139 R4 Capoluogo UM138 R4 Borgo Cerreto UM007 R3 Macchia UM054 R3 Macchia UM055 R3 Capoluogo UM134 R3 CITERNA Capoluogo UM141 R3 CITTA' DELLA PIEVE San Litardo UM057 R3 San Litardo UM058 R3 COLLAZZONE Piedicolle UM022 R3 Collepepe UM143 R3 DERUTA Capoluogo UM145 R3 Capoluogo UM146 R3 FOLIGNO Pale UM009 R4 La Valle UM160 R3 La Valle UM161 R3 Liè UM159 R3 Annifo UM070 R3 GUALDO CATTANEO Bivio Saragano UM166 R3 Capoluogo UM167 R3 Morano Madonnuccia UM169 R3 Morano Osteria UM172 R3 GUBBIO Bottaccione UM001 R4 Valderchia UM002 R3 Col Palombo UM173 R3 Col Palombo UM174 R3 Col Palombo UM176 R3 Col Palombo UM177 R3 LISCIANO NICCONE Le Crocicchie UM073 R3 MARSCIANO Cerqueto UM076 R3 MASSA MARTANA Capoluogo UM028 R3 Castelrinaldi UM178 R3 MONTE CASTELLO DI Doglio UM078 R3 VIBIO Doglio UM079 R3 Ancarano UM189 R4 Ancarano UM190 R4 Pié La Rocca UM192 R4 Pié La Rocca UM193 R4 PERUGIA San Proto UM203 R3 Valcastagno UM202 R3 PRECI S. Eutizio UM012 R4 SANT'ANATOLIA DI Grotti UM206 R4 NARCO Grotti UM207 R4 Capoluogo UM208 R4

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 122 Capoluogo UM211 R4 Capoluogo UM209 R3 Capoluogo UM210 R3 SPOLETO Ancaiano UM212 R4 Bazzano UM215 R3 Montemartano UM219 R3 Montemartano UM220 R3 Terzo San Severo UM216 R3 Terzo San Severo UM217 R3 TODI Loreto UM015 R3 Loreto UM004 R3 Chioano UM101 R3 Chioano UM103 R3 Fiore UM108 R3 Fiore UM110 R3 Collevalenza UM222 R3 Collevalenza UM223 R3 Monteverde UM227 R3 Casa Castalda UM229 R3 Casa Castalda UM231 R3 VALLO DI NERA Piedipaterno UM232 R4 Piedipaterno UM233 R4 Piedipaterno UM234 R4 Fonte:Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.), Autorità di Bacino fiume Tevere, 2002

Tab. 2.3.7. Aree a rischio idrogeologico molto elevato della provincia di Terni COMUNE LOCALITA’ CODICE ABT ZONE DI RISCHIO ACQUASPARTA Configni UM118 R3 ALLERONA Capoluogo UM034 R4 Capoluogo UM030 R3 Capoluogo UM033 R3 Palombara UM040 R3 ALVIANO Capoluogo UM119 R3 Capoluogo UM121 R3 ARRONE Capoluogo UM122 R4 Capoluogo UM123 R4 COMUNE LOCALITA’ CODICE ABT ZONE DI RISCHIO AVIGLIANO UMBRO Dunarobba UM021 R3 BASCHI Acqualoreto UM131 R4 Acqualoreto UM129 R3 CALVI DELL'UMBRIA Capoluogo UM020 R3 CASTEL VISCARDO Monterubbiaglio UM047 R3 Monterubbiaglio UM048 R3 Monterubbiaglio UM049 R3 Monterubbiaglio UM050 R3 Viceno UM051 R3 Viceno UM053 R3 FABRO Carnaiola UM025 R3 Poggio della Fame UM035 R3 Poggio della Fame UM038 R3 Poggio della Fame UM036 R3 FERENTILLO Castellombasso UM003a R4 Castellombasso UM003b R4 Castellombasso UM003c R4

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 123 Precetto UM011a R4 Precetto UM011b R4 Monterivoso-Colle Olivo UM013 R4 Gabbio UM150 R4 Matterello UM151 R4 Terria UM152 R4 Terria UM154 R4 Castellonalto UM157 R4 Ampugnano UM148 R3 FICULLE Capoluogo UM061 R3 GIOVE Capoluogo UM164 R4 Capoluogo UM163 R3 MONTECASTRILLI Valligione UM005 R3 Quadrelli UM182 R3 Quadrelli UM183 R3 Capoluogo UM185 R3 MONTELEONE Capoluogo UM081 R3 D'ORVIETO NARNI San Vito UM084 R4 ORVIETO Sugano UM090 R4 Podere Sassogna UM014b R3 Rocca Ripesena UM014a R3 OTRICOLI Capoluogo UM195 R3 Capoluogo UM197 R3 PARRANO Capoluogo UM092 R3 Capoluogo UM094 R3 PENNA IN TEVERINA Capoluogo UM200 R4 SAN GEMINI Colle Pizzuto UM095 R3 SAN VENANZO Rotecastello UM100 R4 Rotecastello UM099 R3 TERNI Cascata delle Marmore UM029 R4 Cesi UM016 R4 Rocca San Zenone UM017 R4 S. Lucia UM019 R3 Papigno UM018 R3 Fonte:Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.), Autorità di Bacino Fiume Tevere, 2002

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 124 2.3.4. Rischio sismico

Gli ultimi eventi sismici del 1997-98 hanno messo più che mai in evidenza la necessità, per il governo regionale, di individuare il percorso per la definizione di criteri e norme da applicare nelle fasi delle previsioni urbanistiche e di pianificazione territoriale, in funzione della riduzione del rischio sismico.

Tale percorso, partendo dalla classificazione sismica attuale, attraverso i più aggiornati studi e documenti tecnici e scientifici a carattere nazionale e sulla base dei più recenti indirizzi normativi, consentirà di individuare all’interno del territorio regionale le zone a differente pericolosità sismica di base; all’interno di queste zone, attraverso lo studio delle variazioni locali di pericolosità e vulnerabilità delle strutture , secondo le metodologie della microzonazione sismica integrata nella pianificazione urbanistica e territoriale, sarà possibile giungere alla riduzione del rischio sismico secondo un approccio graduale e programmato alle varie scale ed ai vari livelli di pianificazione.

Il Gruppo di Lavoro della Protezione Civile sul Rischio Sismico ha effettuato studi di rischio sismico che hanno condotto alla realizzazione di due carte che rappresentano, per ciascun comune e su base annua, l’ammontare atteso dei danni al solo patrimonio abitativo rispettivamente in percentuale della superficie abitativa ed in valore assoluto espresso in metri quadri equivalenti. Come sottolineato dagli stessi autori dello studio, le stime ottenute sono affette da notevoli incertezze (tipicamente fino ad un fattore 3) derivanti, tra l’altro, dalla complessità del problema, dalla limitata disponibilità di dati sulla vulnerabilità e dalle estrapolazioni effettuate; ne deriva che l’attendibilità delle carte realizzate va apprezzata a livello di ordine di grandezza. Di seguito riportiamo la carta con i valori dei danni al patrimonio abitativo espressi come valori assoluti in metri quadri equivalenti (fig. 2.3.2.)

Un’applicazione di tali studi a scala nazionale trova riscontro nell’Ordinanza del Ministro dell'Interno-Dipartimento della Protezione Civile n. 2788 del 12 giugno 1998 che fra i criteri per l'individuazione dei comuni a più elevato rischio sismico del territorio nazionale introduce quello dell'Indice di Rischio, calcolato come media pesata dei valori attesi delle perdite di vite umane e delle perdite economiche.

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 125

Fig. 2.3.2. Analisi di rischio riferita al patrimonio abitativo Fonte:Piano Urbanistico Territoriale (P.U.T.), Regione dell’ Umbria

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 126 La fig. 2.3.3. riporta sinteticamente per il territorio umbro e per ambiti amministrativi comunali l'applicazione dei criteri dell'Ordinanza Ministeriale sopra citata; i numeri indicano il valore puntuale dell'Indice di Rischio attribuito nell'Ordinanza ad ogni comune.

Fig. 2.3.3. Ordinanza del Ministero dell’Interno n. 2788/98 - Comuni ad elevato rischio sismico ai sensi dell’art.12 della legge 27/12/97 n.449 Fonte:Piano Urbanistico Territoriale (P.U.T.), Regione dell’ Umbria

I risultati degli studi condotti a livello nazionale sulla sismicità storica e sulla pericolosità, relativi a tutto il territorio Italiano, permettono proiezioni a scala regionale che, seppure preliminarmente, possono indirizzare la pianificazione territoriale. Da quanto sopra riportato appare evidente che nel territorio regionale si possono individuare delle aree con livello di base della pericolosità sismica differenziato, ovvero aree in cui le caratteristiche del terremoto atteso sono distinguibili.

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 127 Sono opportune innanzitutto alcune considerazioni preliminari sulla base di quanto previsto dall’Eurocodice sperimentale EC8. In particolare questo prevede una soglia di base del parametro di pericolosità di riferimento al di sotto del quale non è ritenuta necessaria l'applicazione della normativa antisismica. Tale soglia è pari a 0.04 g del valore dell’accelerazione del terreno. Tale valore è comunque fra quelli che le autorità nazionali hanno facoltà di modificare. L’Eurocodice sperimentale EC8 prevede inoltre un’altra soglia sotto la quale è possibile applicare procedure di progetto ridotte o semplificate per alcune tipologie e categorie di strutture;per tale soglia è proposto un valore non superiore a 0.1(g). Adottando tale livello per la Regione Umbria ed utilizzando per confronto i risultati dello studio riportati in fig. 2.3.4., si osserva che solo quattro comuni a W-SW del Lago Trasimeno e sei piccoli comuni in provincia di Terni rientrerebbero nella fascia di «bassa sismicità».

fig. 2.3.4. Pericolosità in PGA in ambito comunale Fonte:Piano Urbanistico Territoriale (P.U.T.), Regione dell’ Umbria

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 128 Dato che i valori di soglia proposti nella normativa europea possono essere considerati eccessivamente conservativi per la situazione italiana e ciò trova riscontro anche per il territorio umbro, si ritiene ragionevole ipotizzare un livello di soglia intermedia leggermente più alto e corrispondete al valore di PGA, riferito ai risultati dello studio di fig. 2.3.5., pari a 0.12 (g). In questo caso la fascia a «bassa sismicità» si estenderebbe a quasi tutta la porzione sud-occidentale della Regione, dal Lago Trasimeno fino al suo estremo meridionale e coinciderebbe in gran parte con le zone in cui la massima intensità macrosismica non ha superato il VII grado (fig. 2.3.5.) ed con i territori comunali attualmente non classificati (fig. 2.3.6.).

fig. 2.3.5. Massime intensità macrosismiche osservate nei Comuni - Fonte:Piano Urbanistico Territoriale(P.U.T.)- Regione dell’Umbria

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 129 fig. 2.3.6. : La classificazione sismica vigente Fonte: Piano Urbanistico Territoriale (P.U.T.), Regione dell’ Umbria

All’interno dell’ampia area sismica che da NW a SE percorre tutta la Regione, i livelli di pericolosità di base sono caratterizzati dai differenti valori di PGA attesi al di sopra della soglia di 0.12 (g). I livelli più elevati, pari o superiori a 0.20 (g) individuano l’ampia zona orientale, comprendente la Valnerina, lo Spoletino e tutta la Valle Umbra e la zona settentrionale nell’intorno di Città di Castello. La similitudine con la carta di fig. 2.3.5. è notevole e induce a formulare alcune ipotesi per l’adozione di un modello di zonazione preliminare della pericolosità di base del territorio regionale.

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 130 Utilizzando la carta di fig. 2.3.5., relativa alle massime intensità macrosismiche osservate, si possono ipotizzare per il territorio regionale tre livelli di «sismicità»: il primo livello definibile di «alta sismicità» corrispondente al valore di Imax maggiore o uguale al IX grado; il livello intermedio al valore di Imax pari all’VIII grado; il terzo livello, ovvero quello della «bassa sismicità», al valore di Imax pari al VII grado. Utilizzando l'Indice di Rischio dell'Ordinanza del Ministro dell'Interno 2788/98 i tre livelli di sismicità possono corrispondere alle soglie IR =< 0,0455; 0,0455 < IR <= 0,1; IR > 0,1. Il valore IR = 0,0455 è stata assunto, così come riportato nell'Ordinanza del Ministro dell'Interno 2788/98, quale soglia discriminante per i comuni definiti "ad elevato rischio"; l'altro valore di IR = 0,1 nasce invece dal diretto confronto e dalla buona corrispondenza (ad eccezione della zona settentrionale della Regione, nell'intorno di Città di Castello) della distribuzione spaziale delle classi così ottenute rispetto alla distribuzione delle massime intensità macrosismiche osservate con Imax >= IX grado (MCS) della carta di fig. 2.3.5.

Infine, per tener conto dei principi introdotti dall'Eurocodice sperimentale EC8, che senza dubbio condizioneranno la futura riclassificazione sismica del territorio nazionale, sembra opportuno ipotizzare l’inserimento di un criterio che tenga conto del livello di protezione per costruzioni ordinarie e per un tempo di ritorno dell’evento di riferimento di 475 anni, utilizzando il parametro "PGA". A tale proposito, in via sperimentale, sono stati utilizzati i valori di PGA della carta di fig. 2.3.4., secondo soglie precedentemente individuate e commentate. Quest' ultimo criterio ha portato all'inserimento dei comuni di Montone, Umbertide e Valfabbrica fra quelli con "livello di sismicità più elevato" e dei comuni di Allerona, Castel Viscardo, , Lisciano Niccone fra quelli a "livello medio di sismicità". L' ipotesi di macrozonazione sismica a fini urbanistici ha portato alla costruzione della carta di fig. 2.3.7. E' opportuno ribadire che l’ipotesi di macrozonazione proposta è cautelativa, in quanto ha come assunzione di base l’adozione della carta delle massime intensità macrosismiche che è stata realizzata assegnando all’intero territorio dei comuni il valore di intensità massimo osservato almeno una volta in una qualsiasi località dello stesso ed è stata integrata con la carta dell'Indice di Rischio per ambiti amministrativi ottenuta dall'Ordinanza del Ministro dell'Interno n. 2788/98 e con la carta di pericolosità in PGA solo per quelle situazioni che contribuiscono ad aumentare il livello di sicurezza. Nell’attuale fase di transizione, che porterà all’adozione di una nuova classificazione secondo criteri omogenei su base nazionale, è comunque necessario poter disporre di strumenti che possano mettere in evidenza le problematiche connesse al rischio sismico della regione e consentire un corretto approccio di programmazione e di pianificazione.

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 131

Fig. 2.3.7. Prevenzione del rischio sismico:livelli di approfondimento degli studi di microzonazione sismica a supporto degli strumenti urbanistici Fonte: Piano Urbanistico Territoriale (P.U.T.), Regione dell’ Umbria

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 132 Individuati i livelli di pericolosità di base, gli ulteriori elementi per la valutazione del Rischio sismico dovranno essere definiti a scala comunale mediante:

1) lo studio della pericolosità sismica locale(microzonazione sismica integrata), cioè di quelle situazioni che per condizioni geologiche e morfologiche particolari possano concorrere ad aumentare il livello di base del rischio sismico (amplificazione del moto del suolo, instabilità e cedimenti dei terreni);

2) lo studio della vulnerabilità del patrimonio edilizio, al fine di evidenziare tipologie edilizie di porzioni dell’abitato, di unità urbanistiche e di singoli edifici con differente livello di resistenza al terremoto atteso;

3) lo studio dell’assetto urbanistico - territoriale in funzione della pericolosità di base e locale, analizzando gli elementi infrastrutturali, il sistema della mobilità, gli schemi e le direttrici di sviluppo, l’assetto funzionale ed il dimensionamento del piano.

In riferimento ai suddetti punti, la Regione dell’Umbria è intervenuta approvando con Delibera di Giunta n.226 del 14 Marzo 2001, i “criteri per l’esecuzione degli studi di microzonazione sismica a supporto della redazione degli strumenti urbanistici” (punti 1) e 3) , e con L.R. n. 18 del 23 ottobre 2002, le “norme in materia di prevenzione sismica del patrimonio edilizio” (punto 2)). Per quanto riguarda il primo punto tra i vari studi di microzonazione effettuati, si ricorda lo studio di “Microzonazione sismica speditiva relativa ai terremoti del 1997- 98 in Umbria” a cura del Servizio Geologico della Direzione Politiche Territoriali Ambiente e Infrastrutture della Regione Umbria in collaborazione con il CNR-IRRS di Milano in cui sono state mappate le zone suscettibili di amplificazioni o instabilità dinamiche locali. Questi studi hanno fornito gli strumenti conoscitivi di base, finalizzati alla costruzione e ricostruzione di strutture ed infrastrutture ed alla predisposizione di piani urbanistici delle aree terremotate. Nel complesso le indagini di microzonazione eseguite tra novembre 1997 e aprile 1999, hanno interessato 782 centri abitati compresi entro 35 Comuni disastrati per un’estensione areale pari a circa 391 chilometri quadrati. Di seguito si riportano due mappe relative ad una prima fase degli studi di microzonazione : una (fig. 2.3.8.a) mostra i comuni disastrati come elencati nelle varie ordinanze messe in evidenza, l’altra (fig. 2.3.8.b) individua i centri abitati oggetto di indagini urgenti di microzonazione Sismica Speditiva.

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 133

Fig. 2.3.8.b - centri abitati oggetto di indagini urgenti di microzonazione Sismica Speditiva - Fonte:Studi di microzonazione sismica speditiva relativa agli eventi sismici del 1997/98- Servizio geologico - Regione dell’Umbria

Fig. 2.3.8.a - Comuni disastrati Fonte:Studi di microzonazione sismica speditivi relativa agli eventi sismici del 1997/98, Servizio geologico - Regione dell’Umbria

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 134 2.3.5 Siti contaminati

La Regione dell’Umbria ha approvato nel passato i seguenti programmi di bonifica:

a) “Piano Regionale per la Bonifica di Aree Inquinate” (1988):

L’art. 5 della Legge n.441 del 29.10.1987 (“Disposizioni urgenti in materia di smaltimento dei rifiuti”) stabiliva che ogni Regione doveva approvare entro 6 mesi dall’entrata in vigore della citata legge, un Piano Regionale per la Bonifica di Aree Inquinate.

In quelle circostanze la conoscenza delle aree potenzialmente inquinate era limitata ai siti in cui i Comuni dell’Umbria depositavano rifiuti solidi urbani e assimilabili ma anche rifiuti di ogni genere prima dell’entrata in vigore del D.P.R. 915/82 e disattivate gradualmente con l’applicazione della nuova normativa per lo smaltimento dei rifiuti e fino all’entrata in vigore del Piano di Smaltimento previsto ai sensi della Legge Regionale 44/87.

I siti censiti sono stati 53, ubicati su tutto il territorio regionale e così ripartiti · 34 in Provincia di Perugia · 19 in Provincia di Terni

L’esame dei dati raccolti , la diversa situazione oggettiva dei siti da bonificare e il diverso rapporto delle “incidenze negative” rispetto alle risorse ambientali, hanno permesso di riunire le aree da bonificare in due gruppi a diversa priorità di intervento.

Il Piano individua in particolare: · 7 Siti di tipo A: Situazioni critiche con rischi per le risorse ambientali e/o per la salute dell’uomo. · 46 Siti di tipo B- Situazioni che presentano compromissioni ambientali

I 7 siti di tipo A, per cui era previsto un intervento radicale di bonifica, risultano tutti localizzati in Provincia di Perugia ed elencati (vedi tabella di seguito) secondo le priorità degli interventi:

Tab. 2.3.8. Elenco dei siti da bonificare individuati dal Piano COMUNE UBICAZIONE DEL SITO Foligno S. Eraclio (Pozzo Secco) Loc.Chiesa Tonda Spoleto S. Giacomo Nocera Scalo Citerna Loc.S.Croce Campello Loc.Madonna delle Grazie Trevi Loc.S.Onofrio Fonte:Piano di Bonifica siti contaminati, Regione dell’Umbria, 1988

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 135 b) “Piano Regionale di Bonifica delle Aree Contaminate” (1992)

Il Piano Regionale di Bonifica delle Aree Contaminate del 1992 è stato predisposto dalla Regione dell’Umbria ai sensi del D.M.A. 16 Maggio 1989, avvalendosi della collaborazione delle 2 amministrazioni provinciali e delle 12 Unità Sanitarie Locali competenti per il territorio Regionale.

I risultati del lavoro effettuato sono stati sintetizzati in tre diverse relazioni:

o Censimento di aree potenzialmente contaminate o Programma a breve termine o Programma a medio termine

Hanno costituito oggetto del censimento le aree definibili come potenzialmente contaminate secondo la definizione fornita all’Allegato A del D.M.A. 16 Maggio 1989, ovvero quelle aree in cui una o più matrici ambientali fossero venute a contatto “accidentale o continuativo” con sostanze provenienti da cicli di produzione di rifiuti potenzialmente tossici.

Dei siti censiti, 5 sono stati inclusi nei programmi Regionali di bonifica a breve e medio termine, in virtù della loro elevata criticità e della disponibilità di risultanze analitiche che ne dimostravano la effettiva contaminazione. Il sito di discarica del Comune di Foligno era stato già individuato come area di tipo A, nel Piano Regionale per la Bonifica di Aree Inquinate del 1988.

Per tali 5 siti è disponibile nel Piano del 1992 un’esauriente trattazione, comprensiva di indicazioni sulle modalità di bonifica per il programma a breve termine o di predisposizione di opportuna campagna di indagini preliminari per quello a medio termine. La tabella riassume sinteticamente i siti individuati per i programmi di bonifica a breve e medio termine, attualmente in vigore:

Tab. 2.3.9. Elenco dei siti da bonificare individuati dal Piano Comune Tipologia Classificazione Terni Ex centro di rottamazione Piano a breve termine Terni Discarica R.S.U. + Rifiuti industriali Piano a breve (ricomprende 3 siti della lista di censimento) termine Terni Discarica R.S.U. Piano a medio termine Foligno Discarica R.S.U. Piano a medio termine Narni Inquinamento acque superficiali e sedimenti Piano a medio termine Fonte:Piano di Bonifica siti contaminati, Regione dell’Umbria, 1992

Alla data di oggi non si registra nessun intervento di attuazione dei programmi a breve e medio termine.

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 136 Infine va segnalato che, a seguito dell’emanazione del D.M. 471/1999 (“Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni e integrazioni”, pubblicato sul Supp. Ord. della G. U. 15 dicembre 1999 n.293), la Regione ha individuato 8 siti da sottoporre ad altrettanti interventi di bonifica e ripristino ambientale, tutti ricompresi nell’ “Area Siderurgica Ternana” (area d’interesse nazionale) il cui elenco è stato trasmesso al Ministero dell’Ambiente ed è sotto riportato:

Tab. 2.3.10. Elenco dei siti da bonificare d’interesse Nazionale Sito da bonificare Tipo di inquinamento Sito industriale di Papigno Contaminazione da sostanze pericolose Sito industriale ex Gruber Contaminazione da sostanze pericolose Stabilimento siderurgico Contaminazione da polveri prodotte dall’attività di A.S.T. lavorazione delle scorie Zona adiacente Contaminazione da polveri prodotte prodotte dal processo stabilimento siderurgico siderurgico A.S.T. Discarica dimessa della ex Scorie-Rifiuti industriali Soc.Terni Sito industriale dismesso Potenziale inquinamento della falda e possibile accumulo ex Centurini rifiuti di varia natura Stabilimento siderurgico Contaminazione da fibre di amianto A.S.T. Discarica di 2ª categoria Scorie- rifiuti industriali tipo B e di 1ª categoria della società A.S.T. Fonte:Ministero dell’Ambiente

La Regione Umbria, con Atto n. 332 del 20.03.2002, ha affidato all’Agenzia per la Protezione Ambientale dell’Umbria l’incarico di aggiornare il Piano Regionale di Bonifica dei Siti Contaminati, che andrà a costituire parte integrante del Piano Regionale per i Rifiuti così come previsto all'art. 22 del Decreto Legislativo 22/97. Le attività in corso di svolgimento da parte dell’ARPA Umbria riguardano in particolare:

· Censimento dei siti potenzialmente inquinati, secondo le modalità previste all'art. 16 del 471/99. il Censimento conterrà una lista di siti per cui vi è una forte presunzione di contaminazione delle matrici suolo, sottosuolo e acque superficiali e/o sotterranee con riferimento alla lista di inquinanti contenuta nell’Allegato 1 del D.M. 471.

· Anagrafe dei Siti da Bonificare, organizzata secondo le indicazioni dell'art. 17 del 471/99: l'Anagrafe conterrà: a) l'elenco dei siti da bonificare b) l'elenco dei siti sottoposti ad intervento di bonifica e ripristino ambientale, di bonifica e ripristino ambientale con misure di

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 137 sicurezza, di messa in sicurezza permanente nonchè degli interventi realizzati nei siti medesimi. I contenuti è la struttura dei dati essenziali dell'Anagrafe sono tratti dalle indicazioni dell’ANPA3.

2.3.6 Attività estrattive

L’Umbria è costituita da numerose unità geologiche di interesse estrattivo che, con rare eccezioni (pietre ornamentali di pregio, sabbie silicee) assicurano l’approvvigionamento di tutte le materie prime necessarie all’industria edilizia ed extra edilizia.

Suddividendo il materiale in tre grandi classi, in funzione della litologia, possiamo avere un chiaro quadro dei materiali prodotti nella nostra Regione; la tabella che segue mostra la produzione per tipologia di materiale:

Tab. 2.3.11. - suddivisione del materiale prodotto per settore NOME SETTORE QUANTITA’(T) VOLUME(m³) N° CAVE Materiali sciolti o 3.628.618 2.015.899 44 cementati Argille 1.214.351 578.262 21 Materiali lapidei 8.638.117 3.419.850 63 Totale complessivo 13.481.086 6.014.011 128 Fonte: Aggiornamento PRAE, Servizio Difesa del Suolo, Cave, Miniere ed Acque Minerali - Direzione Politiche Territoriali Ambiente e Infrastrutture - Regione Umbria, 2000

Le tipologie di materiale racchiuse in ogni settore sono rappresentate nella tabella che segue (tab. 2.3.12.):

Tab. 2.3.12. :suddivisione della tipologia di materiale per settore SETTORI TIPOLOGIA DI MATERIALI Materiali sciolti o cementati Ghiaia e sabbia brecce puddinghe Argille Per usi industriali Per cementi Per usi artigianali Materiali lapidei Calcari Arenarie Basalti Travertini Fonte: Aggiornamento PRAE, Servizio Difesa del Suolo, Cave, Miniere ed Acque Minerali - Direzione Politiche Territoriali Ambiente e Infrastrutture - Regione Umbria, 2000

3 “Criteri per la predisposizione dell’Anagrafe dei Siti da Bonificare, ex D.M. Ambiente n. 471, del 25.10.1999 – Contenuti e struttura dati”, 2001, Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 138 La rilevazione delle attività estrattive presenti sul territorio è stata effettuata sulla base dei numerosi dati presenti nell’archivio regionale e relativi ai censimenti effettuati nel 1988,1991- contenuti nella relazione generale della proposta di PRAE ’93(Piano regionale delle attività estrattive) - alle schede di rilevazione presentate dagli esercenti nel 1998 - PSAE ’99 (Piano stralcio attività estrattive). Tali dati sono stati quindi aggiornati con le informazioni inviate dalle Amministrazioni comunali e con le informazioni raccolte in occasione dei sopralluoghi in cava effettuati nell’esercizio delle funzioni di Polizia Mineraria. Con l’aggiornamento del 2000 il numero di cave o, più propriamente il numero di autorizzazioni all’esercizio di attività di cava è stato posto in relazione sia alla tipologia di provvedimenti che alla tipologia degli interventi di cava secondo il seguente prospetto:

Tab. 2.3.13. : Situazione delle attività di cava al 30.03.2001, suddivisione per tipologia dei provvedimenti

N. CAVE N. CAVE STATO DELLE AUTORIZZAZIONI PROVINCIA PROVINCIA TOTALE PERUGIA TERNI Attiva autorizzata L.R. n. 2/2000 5 5 10 Attiva autorizzata art.19 comma 7 L.R. n. 3 7 10 2/2000 CAVE ATTIVE Autorizzata ai sensi della L.R. n. 28/80 68 27 95 Autorizzazione prorogata ai sensi 14 3 17 art.19,comma 6 L.R. n. 2/2000 Totale 90 42 132 Fase di ricomposizione 6 3 9 Cave dimesse da PRAE’93 226 68 294 Cave dimesse e segnalate dal Comune 74 38 112 CAVE (art.19 comma 3 L.R. n. 2/2000) DISMESSE Cava dimessa,chiusa o abbandonata 67 15 82 Presenza del solo impianto 3 2 5 Totale 376 126 502 Autorizzazione non rilasciata 7 0 7 IN Autorizzata,non ancora iniziata 8 4 12 SOFFERENZA In sofferenza 5 1 6 Totale 20 5 25 TOTALE 486 173 659 Fonte: Aggiornamento PRAE, Servizio Difesa del Suolo, Cave, Miniere ed Acque Minerali - Direzione Politiche Territoriali Ambiente e Infrastrutture - Regione Umbria, 2000

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 139 cave attive cave dismesse 25 132 in sofferenza

502

Grafico 2.3.7.- Rappresentazione grafica della tab. 2.3.13.

La situazione delle aree di cava dimesse, soprattutto in relazione alla qualità del recupero ambientale, non è facilmente rappresentabile in un quadro programmatico certo; delle 502 cave dimesse attualmente rilevate, circa 40 avrebbero necessità di interventi di recupero ambientale; a queste si potrebbero sommare, le priorità fra le situazioni classificate in sofferenza, per un totale di 48 cave dimesse. L’attività di cava comporta un’estrazione di materiale lapideo dal terreno con una serie di ricadute sul territorio che vanno ad alterare delicati equilibri e generano direttamente od indirettamente ripercussioni su vari comparti ambientali; questo tipo di attività è quindi sottoposta a certi vincoli ambientali e territoriali che si possono distinguere in cinque categorie: a) Vincoli territoriali/ambientali (D. Lgs. n. 490 ex L. 1497/39 ex L. 431/85); b) Vincoli della programmazione territoriale e paesistica a scala provinciale (PTCP) e regionale (PUT); c) Vincoli di natura urbanistica a scala comunale (PRG); d) Vincoli imposti dalla disciplina di settore (L.R. n. 2/2000); e) Vincolo idrogeologico (R.D. 30/12/1923 n.3267).

Si ritiene utile sintetizzare i vincoli o aree soggette a vincoli ambientali o territoriali che la Legge di settore vigente pone come ostativi all’esercizio dell’attività estrattiva.

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 140 Tabella 2.3.14.:elenco dei vincoli di cui alla L.R. n. 2/2000

Vincoli L.R. 2/2000 Note

Art. 5, comma 2 Per cave in Fiumi (fascia 100 m) lett. a esercizio 50 m Art. 5, comma 2 lett. b Aree Archeologiche – L.1089/39 e L.1497/39 Art. 5, comma 2 Ambiti di coltivazione delle acque minerali [Tav. 45 L.R. n.

lett. c 2/2000] Art. 5, comma 2 lett.d SIC (Cod. Id.) Art. 5, comma 2 lett.d ZPS (Cod. Id.) Art. 5, comma 2 lett.d SIR (Cod. Id.) Art. 5, comma 2 lett.e Parchi regionali e nazionali Art. 5, comma 2 lett. f Boschi ad "alto fusto",castagneti da frutto e planiziali

Art. 5, comma 2 lett. g Acquiferi di vulnerabilità molto elevata (G.N.D.C.I.)

Art. 5, comma 2 Aree con interventi finanziati con fondi comunitari, statali e

lett. h regionali, finalizzati ad attività diversa da quella estrattiva Fonte: Aggiornamento PRAE, Servizio Difesa del Suolo, Cave, Miniere ed Acque Minerali - Direzione Politiche Territoriali Ambiente e Infrastrutture - Regione Umbria, 2000

Di seguito indichiamo il numero di cave ricadenti all’interno di aree tutelate da vincoli ambientali o territoriali ritenute di interesse per il settore.

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 141

Tab. 2.3.15.: numero di cave ricadenti all’interno di aree tutelate da vincoli ambientali o territoriali Vincoli ostativi L.R. 2/2000 art. 5 A B C D D D E E F

LR 27/2000 Tav.13 - -

Tav. 8 bilità (Cod. Id.) o, castagneti, frutto -

Aree sup. a 1200 m - Tav. 45 -

Stato di attività Cave n. TOTALE di cui non localizzate n. fiumi e laghi (r=100m) L.431 zone archeologiche Ambiti di coltivazione delle acque minerali SIC (Cod. Id.) ZPS (Cod. Id.) SIR (Cod. Id.) parchi regionali parchi nazionali boschi alto fust e planiziali Aree di interesse flogistico vegetazionale legge 1497/39 L. 431/85 aree contigue ai parchi aree di studio (DPGR 61/98) acquiferi interesse regionale ad elevata vulenra Tav. 45 A 10 1 1 1 5 7 C 10 1 4 1 5 D 82 12 2 3 3 4 8 2 1 17 17 57 D2 112 21 4 2 1 3 8 15 6 3 18 20 80 D93 294 13 5 7 18 10 4 15 51 49 4 3 74 33 286 E 95 6 1 1 5 3 1 3 1 1 5 11 2 1 22 9 66 H 12 6 1 1 3 5 I 5 2 2 1 3 N 7 5 1 1 2 P 17 1 2 2 3 1 3 1 12 R 9 4 1 1 3 5 S 6 1 1 1 1 1 4 TOTALE 659 60 22 8 18 29 11 4 30 1 1 84 73 6 8 150 87 Fonte: Aggiornamento PRAE, Servizio Difesa del Suolo, Cave, Miniere ed Acque Minerali -Direzione Politiche Territoriali Ambiente e Infrastrutture- Regione Umbria, 2000

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 142 Si riporta l’elenco dello stato di attività delle cave con il relativo codice attribuito:

Tab. 2.3.16: elenco dello stato di attività delle cave STATO DELL’ATTIVITÀ CODICE Cava attiva autorizzata ai sensi della L.R. n. 28/80 in esercizio alla data di entrata E in vigore della L.R. n. 2/2000 Cava attiva autorizzata ai sensi dell’art.8 L.R. n. 2/2000 A Cava attiva autorizzata ai sensi dell’art.19 comma 6 L.R. n. 2/2000-Proroga P Cava attiva autorizzata ai sensi dell’art.19 comma 7 L.R. n. 2/2000-procedimento C pendente Escavazione ultimata ed in fase di ricomposizione R Cava dimessa, chiusa o abbandonata D Cave dimesse e segnalate dal Comune (art.19 comma 3 L.R. n. 2/2000) D2 Cave dimesse dal PRAE’93 D93 Cava autorizzata e non ancora iniziata H Autorizzazione non rilasciata N Presenza dell’impianto (spesso cava dimessa con impianto mantenuto) I Cava in sofferenza (ferma per problemi di varia natura) S Fonte: Aggiornamento PRAE, Servizio Difesa del Suolo, Cave, Miniere ed Acque Minerali - Direzione Politiche Territoriali Ambiente e Infrastrutture - Regione Umbria, 2000

Nelle tabelle che seguono vengono mostrati il numero di cave presenti in ogni comune della provincia di Perugia e Terni e i volumi di materiale estratto(m³).

Tab. 2.3.17. numero di cave presenti in ogni comune della provincia di Perugia e Terni e i volumi di materiale estratto(m³). Comune(Provincia PG) n. di cave Volume Litologia (m³) ASSISI 3 67.302 Ghiaia e sabbia; calcare BETTONA 1 6.750 Ghiaia e sabbia 1 62.000 Argilla CITTA’ DI CASTELLO 4 14.950 Ghiaia e sabbia CORCIANO 3 84.893 Ghiaia e sabbia FOLIGNO 6 252.221 Ghiaia e sabbia; calcare; argilla; detrito di falda FRATTA TODINA 3 51.000 argilla GIANO DELL’UMBRIA 1 34.450 calcare GUALDO CATTANEO 9 146.164 calcare GUALDO TADINO 3 29.000 Detrito di falda 4 26.626 Ghiaia e sabbia; argilla; arenaria MARSCIANO 2 145.000 argilla 2 15.833 calcare MONTONE 1 6.325 Ghiaia e sabbia NOCERA UMBRA 13 616.291 Calcare; argilla NORCIA 2 10.710 Ca lcare; detrito di falda 2 115.000 Ghiaia e sabbia; arenarie PERUGIA 5 485.505 Calcare; ghiaia e sabbia PIEGARO 2 75.399 Arenarie; calcare SAN GIUSTINO 1 15.150 Ghiaia e sabbia SELLANO 3 99.221 Calcare; travertino SPOLETO 5 364.045 Calcare; detrito di falda TODI 7 225.335 Arenarie; argilla; ghiaia e sabbia TREVI 2 186.655 calcare 2 2.731 arenarie UMBERTIDE 3 212.890 Calcare; ghiaia e sabbia

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 143 Comune (Provincia TR) n. di cave Volume Litologia (m³) ACQUASPARTA 1 30.825 calcare ALLERRONA 4 103.250 Ghiaia e sabbia ALVIANO 2 60.000 Ghiaia e sabbia ATTIGLIANO 3 169.851 Ghiaia e sabbia AVIGLIANO 1 41.000 argilla CASTEL VISCARDO 7 261.624 Ghiaia e sabbia;argilla; basalto FICULLE 1 24.796 Ghiaia e sabbia GUARDEA 1 27.300 Ghiaia e sabbia MONTECASTRILLI 2 34.260 Ghiaia e sabbia; argilla MONTECCHIO 2 9.386 travertino MONTEGABBIONE 3 57.917 Ghiaia e sabbia NARNI 7 486.987 Ghiaia e sabbia; argilla; calcare ORVIETO 5 237.977 Ghiaia e sabbia; basalto PORANO 1 11.420 pozzolana SANGEMINI 1 62.720 Ghiaia e sabbia TERNI 1 10.000 calcare Fonte:Perizie giurate periodo Giugno2000-giugno2001- Aggiornamento PRAE 2000 - Servizio Difesa del Suolo, Cave, Miniere ed Acque Minerali -Direzione Politiche Territoriali Ambiente e Infrastrutture - Regione Umbria

Nella tabella 2.3.18. seguente vengono mostrate le miniere presenti nella Regione Umbria:

Tab. 2.3.18. elenco delle miniere presenti nella Regione Comune Tipologia Estensione(ha) Stato Gubbio marna 485 Attiva Gubbio marna 840 Attiva Foligno marna 57 Attiva Gubbio marna 185 Attiva Gubbio marna 203 Attiva Piegaro lignite 152 Attiva

Castel Giorgio CO2 1952 Attiva Gualdo Cattaneo - Giano lignite 885 Decaduta dell'Umbria Fonte: Aggiornamento PRAE 2000 - Servizio Difesa del Suolo, Cave, Miniere ed Acque Minerali -Direzione Politiche Territoriali Ambiente e Infrastrutture - Regione Umbria

La localizzazione delle attività estrattive (cave attive, dismesse e miniere) all’interno della regione è mostrata nella figura seguente.

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 144 Fonte: Aggiornamento PRAE, Servizio Difesa del Suolo, Cave, Miniere ed Acque Minerali - Direzione Politiche Territoriali Ambiente e Infrastrutture - Regione Umbria, 2000

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 145

Autorità Ambientale dell’Umbria – Valutazione Ex-Ante Ambientale 31.12.2002 146