Provincia di Roma – Assessorato alle Politiche Agricole e Ambientali Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Contratto 9979 del 29/04/2008 Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad u- n'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma

RELAZIONE FINALE

Firenze, Aprile 2009

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

INDICE 1. PREMESSA...... 3 2. DATI DI BASE E PROGETTO GIS...... 3 3. ATTIVITÀ DI TERRENO...... 5 4. CARTA GEOLOGICA...... 6 4.1 PREMESSA ...... 6 4.2 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO DELL'AREA DI STUDIO ...... 6 4.3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO DELL'AREA DI STUDIO ...... 8 4.4 LE UNITÀ GEOLOGICHE AFFIORANTI...... 9 5. CARTA LITOTECNICA...... 18 6 LAYER COPERTURE...... 20 7 LAYER FRANE E LAYER PUNTI INSTABILI...... 22 7.1 PREMESSA ...... 22 7.2 MODO OPERATIVO ...... 23 7.3 CENSIMENTO DEI FENOMENI FRANOSI...... 23 7.4 LAYER PUNTI STABILI...... 30 8 ANALISI DELLA SUSCETTIBILITÀ...... 31 8.1 PRESUPPOSTI METODOLOGICI...... 31 8.2 METODOLOGIA OPERATIVA ...... 32 9. SERIE STORICHE DELLA PIOVOSITÀ...... 39 10. STUDIO DELLA SISMICITÀ STORICA...... 45 10.1 INTRODUZIONE...... 45 10.2 SISMICITÀ REMOTA...... 50 10.3 STORIE SISMICHE LOCALI ...... 52 11. INDAGINE STORICO-ARCHIVISTICA...... 60 11.1 RELAZIONE TRA DISSESTI E PIOVOSITÀ...... 61 11.2 RELAZIONE TRA DISSESTI E SISMICITÀ...... 63 12. CONCLUSIONI...... 66 13. BIBLIOGRAFIA...... 69

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 2 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

1. PREMESSA La Provincia di Roma, Assessorato alle Politiche Agricole e Ambientali, Dipartimento V, Servi- zio 4 "Geologico", a seguito dell'espletamento del bando di gara codice CIG 0112467ABI del 04/02/2008, ha stipulato, con l'ATI Geomap Srl – Agrisudio Srl di Firenze, il Contratto rep. 9979 del 29/04/2008, per la "Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vetto- riale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma" (Fig. 1.1). L'area individuata dal contratto è costituita dai territori dei comuni di (km2 9,1), Montecompatri (km2 25), Colonna (km2 3,5), (km2 25,8), (km2 23,6), (km2 28), (km2 47), (km2 15,2), (km2 5,4), Poli (km2 21,8), (km2 20,3), più una parte del di (Km2 2,1), per un totale di circa 227 Km2 (Fig. 1.2). Lo studio ha avuto inizio alla data di stipula del contratto e termina con la consegna di questa re- lazione finale. Una relazione intermedia è stata presentata in data 25/11/2008, relativamente allo studio condot- to su di un'area corrispondente a circa 1/3 della superficie totale, come richiesto dal contratto, al- la scadenza dei sei mesi dalla stipula del contratto stesso. L'area scelta corrispondeva alla parte dell'area di progetto compresa nelle sezioni di CTR 375130, 375140 (esclusa la parte del comune di Zagarolo), 388010, 388020, 388030, per una superficie complessiva di circa 86 Km2. Lo studio oggetto del presente appalto, rappresenta la continuazione del progetto pilota realizza- to, tra il 2006 e il 2007, dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre, in ba- se ad una convenzione di ricerca stipulata dal Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" della Pro- vincia di Roma. In particolare detto progetto pilota aveva come scopo la “Definizione dell’approccio metodologi- co per la realizzazione di una carta di predisposizione al dissesto franoso, l’individuazione dei fattori scatenanti e il calcolo delle curve di risposta, rispetto ad un elemento scatenante per sti- mare la distribuzione degli eventi franosi ed i danni ad essa legati”, applicato ad un'area adia- cente a quella di questo appalto, verso Est. Il presente studio ha quindi seguito la metodologia sviluppata nel progetto pilota, che è stata at- tentamente studiata, oltre che ottemperare, in particolare per i dettagli delle attività da svolgere e dei dati da produrre, alle specifiche del Capitolato Speciale d'Oneri che fa parte integrante del contratto che regola questo appalto. Alcune parti di carattere generale di questa relazione, tra l'al- tro, sono state riprese tal quali, o con leggere modifiche, dalla relazione finale del precitato stu- dio pilota.

2. DATI DI BASE E PROGETTO GIS. I risultati del progetto pilota realizzato dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre, sono stati presentati sotto forma di un progetto GIS, denominato "franarisk_rm". Questo progetto è stato il modello per il progetto analogo costruito per il presente studio, deno- minato "Franarisk_rm_2_apr09". Del progetto "franarisk_rm" sono stati riutilizzati diversi dati di base, come ad esempio, la viabi- lità, l'idrografia, i limiti di sottobacino, i confini comunali, l'uso del suolo, ecc.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 3 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Fig. 1.1 – Inquadramento dell'area di studio nell'ambito del territorio provinciale.

Fig. 1.2 – Territori comunali interessati dallo studio.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 4 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Altre serie di dati di base ci sono state fornite dal Servizio Geologico della Provincia di Roma che ci ha dato l'accesso all'archivio dati della Provincia (http://websit.provincia.roma.it/Portale). In particolare, i dati sui dissesti, facenti parte del proprio catasto dissesti, degli archivi delle auto- rità di bacino (Tevere e Liri-Garigliano) e dell'archivio IFFI, i dati storici provenienti dalle rela- zioni che sono state selezionate e raccolte dal nostro personale presso l’archivio del Servizio, re- lative ad interventi non censiti in altre banche dati, la Carta dell'uso del suolo del a scala 1:25.000 realizzata nel 2003. Altri dati relativi a dissesti sono stati ricavati dall'archivio SIRDIS, al quale ci ha dato accesso l'Area Difesa del Suolo della Regione Lazio. Il Servizio Geologico della Provincia di Roma ci ha inoltre fornito, come dati di base per lo svolgimento del lavoro: - le fotografie aeree stereoscopiche (scansioni) del volo a colori 2002, a scala 1:15.000 e del volo b/n 1984, a scala 1:30.000, - le CTR, 1990-91, in formato raster, - le curve di livello vettoriali da CTR, sezioni 375080, 375100, 375120, 375160, 388010, 388020, 388030; le curve di livello vettoriali da 25.000 IGM. La base topografica di riferimento è la CTR a scala 1:10.000, del 1990-91, nel sistema di riferi- mento UTM ED50, fuso 33, importata in formato raster.

3. ATTIVITÀ DI TERRENO In virtù dell'accordo con il Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre, che ci ha dato l'accesso ai loro rilevamenti dell'area di studio, il lavoro sul terreno, per quanto riguarda la redazione della Carta geologica è stato limitato ad una presa di conoscenza delle caratteristi- che delle unità affioranti, per poter meglio definire la legenda della Carta litotecnica ed alla valutazione delle coperture. Il lavoro sul terreno è stato invece più capillare ed accurato per quanto riguarda la franosità ed è stato condotto nel corso dei mesi di Ottobre e Novembre 2008 su tutta l'area dello studio. Il lavoro ha avuto lo scopo di controllare tutti i fenomeni franosi rilevati per fotointerpretazione e quelli segnalati in base ai dati d'archivio, ma non riconosciuti sulle fotografie aeree, oltre che in- dividuare eventuali fenomeni di nuova formazione o altre situazioni particolari. Inoltre, durante i rilievi in campagna sono state compilate le schede-frana ed è stata raccolta una documentazione fotografica.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 5 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

4. CARTA GEOLOGICA

4.1 PREMESSA Per la stesura di questa carta, è stato stipulato un accordo con il Dipartimento di Scienze Geolo- giche dell'Università Roma Tre, che ci ha permesso di accedere ai dati dei loro rilevamenti effet- tuati nel quadro del progetto CARG. Questo, oltre che velocizzare la produzione della carta geo- logica prevista dal contratto, è servito soprattutto ad assicurare la coerenza di essa con le norme e con i dati CARG.

4.2 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO DELL'AREA DI STUDIO Nell’area in esame possono essere riconosciute tre distinte unità fisiografiche. La prima com- prende i rilievi dei Monti Prenestini, la seconda si estende su un territorio pianeggiante compreso tra il limite dei rilievi appenninici e le periferie dell’area urbana di Roma, la terza infine è rap- presentata dalle propaggini settentrionali dell’edificio vulcanico dei Colli Albani. L’area in esame è compresa per gran parte della sua estensione all’interno del bacino del Fiume Aniene che costituisce l’elemento idrografico più importante dell’area. Solamente il settore o- rientale dell’area appartiene al bacino del Fiume Sacco, affluente di riva destra del Fiume Gari- gliano. L’andamento ed il tipo di reticolo idrografico sono molto variabili, risentendo della forte eterogeneità dei litotipi affioranti e del complesso assetto strutturale dell’area. Nel settore meri- dionale il drenaggio è controllato dalla presenza del rilievo dei Colli Albani, che da luogo ad un reticolo idrografico estremamente sviluppato, che nell’area in esame drena verso i settori setten- trionali. Al contrario i rilievi carbonatici delle strutture appenniniche sono caratterizzati dalla quasi completa mancanza di acque superficiali, essendo la circolazione prevalentemente svilup- patasi attraverso scorrimenti sotterranei lungo condotti carsici. Il corso del Fiume Aniene si svi- luppa con andamento all’incirca est-ovest nel settore settentrionale dell’area. Questo stesso si- stema di drenaggio trasversale alle strutture è ben riconoscibile lungo il margine nord- occidentale della struttura prenestina, caratterizzato da profonde incisioni vallive, che erodono i depositi vulcanici che ne costituiscono il substrato, e causano un progressivo arretramento dell’erosione verso i settori orientali dell’area. La dorsale dei Monti Prenestini occupa gran parte del settore settentrionale dell’area. Si tratta delle prime strutture della dorsale appenninica in Italia centrale, prevalentemente costituite da sedimenti calcarei e calcareo-marnosi mesozoici e terziari. Le altezze oscillano intorno ai 600 m nell’area prospiciente le strutture tiburtine, mentre si attestano a quote superiori ai 1000 m lungo la dorsale dei Monti Prenestini, dove si raggiunge l’altezza di 1246 m in corrispondenza della rupe di Monte Guadagnolo, a nord dell’area di studio. Le strutture dei Monti Prenestini hanno un andamento pressoché meridiano, chiaramente dovuto all’assetto strutturale di questi rilievi, de- terminato a grande scala dalla presenza dell’elemento tettonico di carattere regionale, noto come linea Olevano-Antrodoco, che rappresenta il limite orientale e più esterno delle strutture com- pressive dell’area sabina. I Monti Prenestini si estendono, con andamento NNO-SSE e per una lunghezza di circa 12 km, dal plateau ignimbritico che caratterizza il bordo settentrionale dei Colli Albani, sino alla valle del Fiume Empiglione, che ne costituisce il limite settentrionale. Si tratta di una dorsale molto ampia, con una cresta pianeggiante particolarmente estesa. Il bordo meridionale dei Monti Pre-

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 6 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 nestini è caratterizzato generalmente da una brusca rottura di pendio rispetto al sottostante plateau ignimbritico, con un rilievo particolarmente aspro nell’area di (non com- preso nell’area di studio), in corrispondenza dell’affioramento dei depositi di piattaforma carbo- natica e di soglia che caratterizzano quest’area. Verso i settori centrali e settentrionali la dorsale dei Monti Prenestini è costituita prevalentemente da depositi calcarei e calcareo marnosi del Miocene inferiore e medio. Questi definiscono nella zona di cresta una vasta area pianeggiante, che si estende assialmente per gran parte della struttura e che definisce gran parte del nucleo dell’anticlinale dei Monti Prenestini. La dorsale dei Monti Prenestini è caratterizzata da fianchi fortemente asimmetrici. Il fianco occidentale della dorsale è contraddistinto da una serie di rilievi collinari, con quote che si attestano intorno ai 700 m, che degradano verso la piana della campa- gna romana attraverso pendii dolci e regolari, interrotti da valli trasversali profondamente incise nei depositi vulcanici dei Colli Albani. Al contrario, il versante orientale della struttura è con- trassegnato da rilievi molto elevati, che spesso superano i 1000 m e che marcano la dorsale dei Monti Caprini (appena a nord dell’area di studio). Questo versante della dorsale, estremamente acclive e regolare, corrisponde alla superficie strutturale data dalla stratificazione dei depositi carbonatici del Miocene medio, che si riconosce con notevole continuità lungo l’intero fianco o- rientale della struttura dei Monti Prenestini. Il versante orientale della struttura mostra un notevo- le contrasto morfologico con le aree collinari poste ad oriente, caratterizzate dalla presenza dei depositi silicoclastici del Miocene Superiore dell’alta Valle del Sacco e del Torrente . Il plateau ignimbritico che contraddistingue l’intero settore centrale dell'area, rappresenta l’elemento morfologico di raccordo tra i rilievi appenninici e le pendici settentrionali dei Colli Albani. Si tratta di un’area particolarmente estesa, con quote comprese tra i 300 e i 150 m, carat- terizzata dalla presenza di un reticolo idrografico particolarmente sviluppato, la cui attività ha dato luogo a una serie di valli estremamente incise. Queste erodono profondamente la superficie pianeggiante data sia dalla superficie deposizionale delle grandi ignimbriti dell’attività albana, rappresentate prevalentemente dal Tufo di Villa Senni, che da estesi depositi di travertino, parti- colarmente sviluppati nei pressi di Gallicano. La morfologia dell’area è caratterizzata da creste molto ampie e sub pianeggianti che in genere si raccordano con i fondovalle con pendii dolci in presenza di materiali poco coerenti (pozzolane) e invece ripidi in presenza di materiali lapidei (tufi litoidi e lave). I fondovalle sono in genere piatti per la presenza dei depositi alluvionali olo- cenici che colmano il reticolo idrografico wurmiano. Il reticolo idrografico ha un andamento ge- neralmente molto rettilineo ed il drenaggio è verso i quadranti settentrionali essendo parte del re- ticolo radiale dei Colli Albani. Tuttavia le direzioni di drenaggio risentono fortemente dell’assetto delle principali strutture appenniniche delle quali seguono il trend generale. L’andamento del reticolo idrografico è infatti sub parallelo per grandi areali, con andamento NO- SE e E-W lungo l’intero settore compreso tra le pendici delle strutture tiburtine e quelle del set- tore occidentale dei Prenestini, e un andamento spiccatamente meridiano in corrispondenza delle pendici del settore sud orientale dei Monti Prenestini. Questo andamento del paesaggio della campagna Romana si modifica progressivamente verso i settori occidentali e meridionali dell’area. Nell’area occidentale la superficie legata al plateau ignimbritico è interessata dalle de- pressioni di forma circolare dei maar di Prata Porci e Pantano Secco, la cui formazione è legata all’attività freatomagmatica dei Colli Albani che si sviluppa in quest’area durante la parte alta del Pleistocene medio. Nella stessa area, immediatamente a meridione del centro di Castiglione, è ubicata la grande depressione morfotettonica di Pantano Borghese, che si estende con una for- ma rettangolare per una superficie di circa 7 km2 e che trova la sua origine nella presenza delle fratture ad andamento NNO-SSE responsabili dell’alimentazione delle grandi colate laviche di Laghetto, Monte Massimo, Colonna, Monte Porzio Catone. Queste grandi colate danno luogo a

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 7 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 particolari forme di inversione del rilievo e definiscono una serie di dorsali ad andamento NNO- SSE che dalle pendici dei Colli Albani si estendono sino alla piana di Pantano Borghese, di cui costituiscono i bordi. Gli apici delle principali colate di lava sono definiti dalla presenza di una serie di coni di scorie (Monte Massimo, Colonna, Monte Porzio Catone, Tuscolo), delle dimen- sioni che possono raggiungere le diverse centinaia di metri di diametro ed altezze dell’ordine del centinaio di metri. Le colate di lava, insieme ai relativi coni di scorie rappresentano l’elemento morfologico di raccordo tra le propaggini settentrionali della caldera Tuscolano-Artemisia e il plateau ignimbritico che caratterizza la morfologia della campagna romana.

4.3 INQUADRAMENTO GEOLOGICO DELL'AREA DI STUDIO Nell’area di studio affiora una successione compresa fra i depositi di piattaforma carbonatica del- la formazione dei Carcari ciclotemici a Requienie (Cretacico Inf.) e la complessa successione di ambiente francamente continentale, del Pleistocene medio-Olocene, costituita dai depositi vulca- nici dei Colli Albani e dalle successive sequenze sedimentarie fluvio-lacustri ampiamente diffuse nell’area.

Fig. 4.1 - Estensione in affioramento dei tre complessi litostratigrafici. Le successioni stratigrafiche comprese tra il Cretacico e il Miocene medio-superiore affiorano nel settore settentrionale dell’area, lungo le dorsali appenniniche dei Monti Prenestini. Le suc- cessioni emipelagiche e silicoclastiche del Miocene superiore affiorano invece esclusivamente nell’ampio sinclinorio posto tra il versante orientale dei Monti Prenestini e la dorsale Olevano- . La successione sedimentaria meso-cenozoica è costituita prevalentemente da calcari e

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 8 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 calcari-marnosi della serie sabina relativa ad un dominio di transizione tra le facies tipicamente umbro-marchigiane e quelle del dominio laziale-abruzzese (Parotto & Praturlon, 1975). Sola- mente nel settore meridionale dei Monti Prenestini, nell’area di Monte Pompeo e di Rocca di Cave (ad est dell’area di studio), affiorano piccoli lembi del margine occidentale della piattafor- ma carbonatica laziale-abruzzese (Carbone et alii, 1971). L’insieme dei depositi sopra descritti si presenta intensamente deformato dai complessi processi di accrescimento della catena appenni- nica. La struttura dei Monti Prenestini descrive, a grande scala, un’anticlinale a nucleo cretacico che sul fianco orientale passa, attraverso una complessa struttura tettonica, all’ampio sinclinorio costituito dai depositi torbiditici del Tortoniano superiore nell’area meridionale. L’età della de- formazione compressiva in questo settore della catena appenninica può essere definita, sulla base dell’età dei depositi silicoclastici e sulla base di considerazioni di carattere regionale, come com- presa tra il Tortoniano e il Pliocene inferiore (Cipollari & Cosentino, 1992). I depositi legati all’attività vulcanica dei Colli Albani affiorano nella parte meridionale e centrale dell’area. Il Vulcano dei Colli Albani è un apparato centrale complesso, quiescente, caratterizza- to nel corso della sua evoluzione da importanti cambiamenti nello stile e nei tassi eruttivi. L’attività vulcanica nell’area dei Colli Albani inizia a circa 600 ka (De Rita et alii, 1995) e si protrae fino all’Olocene come attività freatica associata al maar di Albano (Funiciello et alii, 2003). Le composizioni chimiche sono sempre relative alla serie ultra-potassica HKS (Trigila et alii, 1995). I depositi vulcanici affioranti nell’area costituiscono una complessa successione for- mata da depositi ignimbritici, da colata di lava e subordinatamente da caduta e da lahar che deri- vano da quattro distinti apparati eruttivi, o litosomi (Litosoma Vulcano Laziale, Litosoma Tusco- lano-Artemisio, Litosoma Faete e Litosoma Via dei Laghi). Nell’area affiorano i prodotti di tre di questi litosomi (Litosoma Vulcano Laziale, Litosoma Tuscolano-Artemisio e Litosoma Via dei Laghi). Nella parte nord occidentale dell’area i depositi vulcanici sono ricoperti dai depositi continentali di ambiente fluviale e lacustre del Pleistocene medio-Olocene. Di notevole interesse sono i depo- siti di travertino che affiorano nell’area di Gallicano e soprattutto del bacino delle Acque Albu- me, immediatamente a nord dell’area di studio. I travertini delle Acque Albule si sono formati tra il Pleistocene superiore e l’Attuale e costituiscono un deposito estremamente esteso e di notevole spessore (superiore a 90 m nelle aree centrali del bacino), le cui particolari caratteristiche li han- no resi sede di una intensa attività estrattiva sin dall’epoca romana. I travertini di Bagni di Tivoli si sono formati all’interno di una estesa depressione tettonica legata all’attività di sistemi di ta- glio trascorrenti destri ad andamento meridiano, che sono sede di una importante circolazione i- drotermale (Faccenna et alii, 1993). Le strutture meridiane che bordano il bacino delle Acque Albule rappresentano anche le strutture principali poste al bordo dell’importante depressione di Pantano Borghese, situata a meridione del bacino delle Acque Albule e sede di una importante sedimentazione lacustre sino all’Olocene.

4.4 LE UNITÀ GEOLOGICHE AFFIORANTI Come già detto, la carta è stata redatta a partire dai dati originali dei rilevamenti per il Progetto CARG, effettuati dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre e presenta quindi: − le unità formazionali, secondo la nomenclatura CARG stabilita per i fogli 1:50.000, 375 (Ti- voli) e 388 (), − i dati giaciturali riguardanti la stratificazione, − i dati tettonici, faglie e fratture.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 9 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Delle unità formazionali che sono descritte nelle legende dei due fogli CARG a 1:50.000 Tivoli e Velletri, sono presenti nell'area di studio le seguenti, dalla più recente alla più antica.

DEPOSITI RECENTI E TERRENI DI COPERTURA h - deposito antropico. Depositi eterogenei dovuti all'accumulo e allo spostamento dei materiali per rilevati stradali, ferroviari, terrapieni, colmate. Spessore fino a 30 m. Olocene.

SFTbb - deposito alluvionale. Depositi siltoso-sabbiosi e siltoso-argillosi delle valli alluvionali. Nella zona centrale e occidentale dell'area di studio, sono a componente vulcanoclastica domi- nante. Spessore fino a 30 m. Olocene.

SFTa – deposito di versante. Coperture di materiale a granulometria fine (limi, sabbie e ghiaie), con rari frammenti litoidi grossolani, in aree di versante, prodotte da processi di trasporto limita- to. Nel settore di Cave e Palestrina i depositi sono prevalentemente di natura vulcanoclastica e possono raggiungere i 4 m di spessore. Pleistocene superiore p. p. – Olocene. z – accumuli di frana. Depositi eterogenei, sciolti o a bassa coesione. Olocene.

SFTb2 - coltre eluviale e colluviale. Coperture di materiale a granulometria fine (limi e sabbie), con rari frammenti grossolani di natura calcarea, prodotte da processi di alterazione; terreni resi- duali e terre rosse. Spesso frammiste a materiale vulcanoclastico rimaneggiato. Possono raggiun- gere spessori dell’ordine dei metri. Pleistocene superiore p. p. - Olocene

SFTf1 - travertini

SFTe2 - deposito lacustre. Depositi di riempimento dei laghi craterici come Pantano Secco, Pra- ta Porci e Castiglione. Sono costituiti da limi argillosi alternati a livelli siltoso-sabbiosi ricchi di elementi vulcanici. Spessore: variabile mediamente >10 m; nel cratere di Castiglione in sondag- gio 90 m. Pleistocene medio - Olocene

VULCANICO DEI COLLI ALBANI

LITOSOMA VIA DEI LAGHI CDB – Formazione di Campi d'Annibale. Depositi cineritici a lapilli accrezionari da flusso e da ricaduta, derivante dalle ultime eruzioni freatomagmatiche relative alla formazione del cratere di Campi di Annibale, alla sommità dell'edificio delle Faete. In varie località i singoli orizzonti piroclastici sono intercalati da livelli di breccia ricchi di scorie dense porfiriche grigie e nere, cri- stalli di leucite, pirosseno e mica e litici lavici e olocristallini. Alla base possono essere presenti sottili livelli di scorie giallastre da caduta. Spessore: variabile fino ad un massimo di 8 m. Oloce- ne - Pleistocene superiore CDBa – litofacies peperino, zeolitizzata. PRK – unità di Prata Porci. Deposito piroclastico composto da alternanze di livelli cineritici e livelli lapillosi a stratificazione incrociata e pianoparallela, con frequenti impronte da impatto di bombe e blocchi lavici balistici. L'unità e riferibile all'eruzione freatomagmatica del maar di Pra- ta Porci con meccanismi di deposizione da ricaduta e colata piroclastica. Spessore: massimo 15 m. Pleistocene medio. PRKa: litofacies cineritica, PRKb: litofacies breccia.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 10 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

LITOSOMA TUSCOLANO-ARTEMISIO. Pleistocene medio – superiore. FKB - Formazione di Madonna degli Angeli. La formazione è costituita di lave e piroclastiti derivanti da apparati monogenici pericalderici al- ternati con orizzonti di tefra provenienti dall’edificio delle Faete. Le età radiometriche sono comprese tra i 351±5 ka.

FKBa – litofacies lavica. Lave grigio-scure in colate, da microcristalline a porfiriche, da compat- te a vacuolari, con contenuto variabile di fenocristalli di leucite spesso in individui centimetrici, clinopirosseno ed occasionalmente olivina. Composizione da tefritica a K-foiditica.

FKBb – litofacies piroclastica. Depositi classati di scorie in bancate e ceneri, da ricaduta e rima- neggiati, più o meno pedogenizzati, associati sia a coni di scorie che ad apparati eccentrici. Gli spessori, nel settore sud ed est, possono raggiungere i 40 m.

FKBc – litofacies scoriacea. Depositi di scorie da porfiriche a leucite e pirosseno ad afiriche, di dimensioni da lapilli e bombe a ceneri, in bancate, da classati a malclassati, passanti a scorie sal- date, a giacitura quaquaversale associati a coni di scorie. Spessore: massimo 250 m.

FKB1 - membro di Castiglione. Si sviluppa lungo la frattura eruttiva Pantano Borghese-Colonna ed è relativo alla formazione del maar di Castiglione, con la messa in posto di livelli cineritici da ricaduta e da surge. Spessore: circa 10 m.

FKBi3 – insieme di colate di Pantano Borghese. Lungo il lineamento extracalderico NW-SE di natura vulcanotettonica si individuano coni di sco- rie e lave associati a fratture pericalderiche. Le età per questo membro raggiungono i 275 ka. Spessore massimo 300 m.

FKBi3a - litofacies lavica. Lave grigio-scure in colate, da porfiriche a microcristalline, da com- patte a vacuolari, con contenuto variabile di fenocristalli di leucite spesso in individui centime- trici, clinopirosseno ed occasionalmente olivina. Le colate principali sono quelle di Osa e di Sa- ponara. Composizione da tefritica a K-foiditica.

FKBi3b - litofacies scoriacea. Bancate di lapilli scoriacei, da porfirici, a leucite e pirosseno, ad afirici, da saldati a sciolti, con intercalati livelli cineritici a giacitura quaquaversale associati a coni di scorie. I centri principali sono Monte Massimo e Monte Falcone.

FKBi1 – insieme di colate del Tuscolo. Lungo il lineamento pericalderico Tuscolano-Artemisio, è presente una superficie di unconfor- mity di natura vulcanotettonica su cui si individuano coni di scorie e lave associati a fratture peri- calderiche. Una sola età è disponibile per questo membro: 356±3 ka. Spessore massimo 300 m.

FKBi1a - litofacies lavica. Lave grigio-scure in colate, da porfiriche a microcristalline, da com- patte a vacuolari, con contenuto variabile di fenocristalli di leucite spesso in individui centime- trici, clinopirosseno ed occasionalmente olivina. Composizione da tefritica a K-foiditica.

FKBi1b - litofacies scoriacea. Bancate di lapilli scoriacei, da porfirici, a leucite e pirosseno, ad afirici, da saldati a sciolti, con intercalati livelli cineritici a giacitura quaquaversale associati a coni di scorie.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 11 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

LITOSOMA FAETE RPP - Formazione di . La formazione raccoglie i prodotti lavici e piroclastici che formano lo stratovulcano intracalderi- co delle Faete ed i suoi apparati eccentrici.

RPPa - colate di lava. Lave grigio-scure, da tefritiche a K-foiditiche, da porfiriche a microcristal- line, da compatte a vacuolari, con contenuto variabile di fenocristalli di leucite spesso in indivi- dui centimetrici, clinopirosseno ed occasionalmente olivina. Le colate principali sono quelle di Monti delle Faete, Maschio delle Faete, Pentima Stalla, Monte Ara, Monte Pennolo. Spessori massimi 20 m.

RPPb - coni di scorie. Bancate di lapilli scoriacei, da saldati a sciolti, con intercalati livelli cine- ritici a giacitura quaquaversale associati ai coni di scorie di Colle Iano, Monte Cavo, Colle Ton- do, Monte Vescovo, Monte Pennolo, Monte Fiore ed a quelli sepolti di Colle degli Impiccati, Colle delle Vacche, Colle dell’Acero, Castello della Molara, Colle dell’Acqua, Madonna della Molara, Colle della Molara. Il cono di Monte Vescovo è ricco di xenoliti pirossenitici. Spessori massimi 200 m.

LITOSOMA VULCANO LAZIALE VSN – Formazione di Villa Senni. L’unità di Villa Senni è riferibile all'ultima eruzione di grande volume del litosoma Vulcano La- ziale, cui è legata la forma della caldera del vulcano dei Colli Albani, con meccanismi di colata piroclastica. L’età radiometrica varia tra 357+-2 ka. Pleistocene medio p.p.

VSN2 – Pozzolanelle. Deposito piroclastico massivo, di colore da viola a nero, a matrice cineriti- co grossolana-lapillosa, povero in fini e ricco di cristalli di leucite, biotite e clinopirosseno, con- tenente grosse scorie nere, generalmente incoerente. Lapilli e blocchi di litici lavici e olocristalli- ni possono raggiungere il 30% del deposito. Spessori massimi 30 m. Spesso sono presenti gas- pipes. Composizione da tefrifonolitica a fonotefritica; "Tufo di Villa Senni" e "Pozzolanelle" Auctt.

VSN2b – breccia di Colle Fumone. Breccia, molto grossolana, priva della frazione cineritica, con blocchi lavici ed olocristallini >40% del deposito e scorie "spatter", interpretabile come breccia co-ignimbritica.

VSN1 – Tufo Lionato. Deposito piroclastico massivo, litoide, a matrice cineritico-lapillosa con abbondanti pomici gialle, scorie grigie, litici lavici e olocristallini a gradazione inversa, di colore da giallo a rosso a marrone in gradazione verticale, spesso fino a 25 m. Localmente, nella parte alta del deposito, sono presenti fiamme. Gas-pipes, laminazioni e impronte di tronchi sono spes- so presenti nelle zone distali e nelle paleovalli; composizione da K-foiditica a tefrifonoliti- ca;"Tufo Lionato litoide" Auctt. Spessore: massimo 40 m.

SLV- Formazione Fontana Centogocce Pleistocene medio. La formazione è costituita da alternanze di lave e piroclastiti: SLVa – litofacies lavica. Lava grigio scura, da afirica a microcristallina a leucite e pirosseno. Composizione da tefritica a K-foiditica. Spessore: massimo 5 m. SLVb – litofacies piroclastica. Depositi tabulari di lapilli scoriacei ben classati e livelli cineritici intercalati da paleosuoli. Le scorie sono da afiriche di color marrone scuro a porfiriche con cri- stalli di leucite e pirosseno, spesso alterate in colori ocracei. Spessore: massimo 3 m.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 12 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

PNR – Pozzolane nere. Deposito piroclastico di colore nero, massivo e caotico, semicoerente, a matrice cineritica grossolana, nella quale sono dispersi scorie, litici lavici, piroclastici, olocristal- lini e rari sedimentari termometamorfosati di dimensioni fino a 15 cm e cristalli di leucite e cli- nopirosseno. Al tetto è a luoghi litoide per zeolitizzazione, specialmente lungo i fossi della zona est e meridionale e sono localmente presenti depositi vulcanoclastici massivi tipo debris flow de- rivanti dal rimaneggiamento dell'unità. Alla base può essere presente un deposito di scorie a stra- tificazione pianoparallela a granulometria lapillosa, che mantella la paleotopografia, di spessore decimetrico. Chimismo tefri-fonolitico. L'unità è riferibile ad una eruzione ignimbritica di grande volume dell'apparato Tuscolano-Artemisio. Spessori fino a 20 m. Pleistocene medio.

RED - Pozzolane rosse - Deposito piroclastico massivo e caotico, da viola a grigio scuro, semi- coerente, a matrice cineritica grossolana, e abbondante scheletro composto da scorie rosse, litici lavici, sedimentari termometamorfosati e olocristallini di dimensioni fino a 20 cm e cristalli di leucite, clinopirosseno e biotite. Chimismo tefritico. L'unità è riferibile ad un'eruzione ignimbri- tica di grande volume dell'apparato Tuscolano-Artemisio. Spessore: fino a 30 m in affioramento, conosciuto fino a 80 m in sondaggio. REDa - Litofacies sabbioso-conglomeratica. Deposito sabbioso, poco coerente, con scorie e li- tici lavici centimetrici, da massivo a poco organizzato, debolmente classato. Il deposito raggiun- ge spessori intorno ai 10-12 m, ai piedi dei versanti carbonatici e lungo i fossi e le strette valli dei Monti Prenestini, dove si ritrova spesso rimaneggiato sotto forma di lahar con frequenti interca- lazioni di materiale ciottoloso di natura calcarea. Spessori: variabili tra 2 e 6 m

SKF - Tufi stratificati varicolori di . Depositi piroclastici lapillosi e cineritici in strati contenenti scorie e litici lavici di dimensioni centimetriche da ricaduta, intercalati a livelli vulcanoclastici rimaneggiati, orizzonti pedogenizzati e depositi limno-palustri. Nella parte inter- media della successione i livelli primari sono costituiti da pomici di ricaduta bianco-giallastre a sanidino e clinopirosseno. Spessori: fino a 14 m. Pleistocene medio p.p.

KKA – Unità di Casale del Cavaliere. Alternanze di livelli a granulometria da cineritico-fine a cineritico-grossolana, più raramente lapillosi, con scorie e litici lavici; fra i cristalli è prevalente la leucite, con pirosseno e biotite subordinati. Nell'unità sono presenti orizzonti a lapilli accre- zionari. Sono presenti stratificazioni incrociate ed impronte di tronchi d’albero. Alla base del de- posito è presente un livello scoriaceo lapilloso da ricaduta spesso fino a 20 cm. L'unità è interpre- tabile come un deposito da flusso piroclastico tipo surge. Spessore: massimo 5 m. Pleistocene medio p.p.

PTI - Unità del Palatino. Deposito piroclastico da coerente a semicoerente, massivo e caotico, a matrice cineritica grigio-nerastra, composta da vetro juvenile, analcime, clinopirosseno e mica. Lo scheletro è composto da scorie grigie o nere, porfiriche, e clasti centimetrici di lava. Local- mente sono presenti ciottoli calcarei derivanti dall’erosione del substrato. Alla base sono fre- quenti impronte di tronchi d'albero. Chimismo shoshonitico. "Tufi Antichi" e "Tufi Pisolitici" p.p. Auct. Spessore: massimo 5-8 m. Pleistocene medio p.p.

TDC – Unità di Tor de’ Cenci. Deposito piroclastico, grigio-giallastro, cineritico, da massivo e caotico a stratificato, con lapilli accrezionari di cenere sia nella matrice che in livelli stratificati. Lo scheletro è composto da pomici e litici lavici centimetrici, cristalli di leucite analcimizzata, clinopirosseno e biotite. Alla base è presente un deposito di scorie da ricaduta. Chimismo K- foiditico. Il deposito è riferibile ad un'eruzione ignimbritica freatomagmatica di grande volume

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 13 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 dell'apparato Vulcano Laziale. "Tufi Antichi" e "Tufi Pisolitici" p.p. Auctt. Spessore: massimo 10-15 m. Pleistocene medio p.p.

UTG - Unità di Poli. Deposito piroclastico caotico, litoide, con debole organizzazione a banca- te, a matrice cineritica fine e abbondante scheletro costituito da individui poligenici, tra cui pre- valgono scorie gialle, abbondanti litici calcarei, anche centimetrici, litici lavici e rari olocristalli- ni. Sono presenti lapilli accrezionari centimetrici nella parte alta del deposito. Tra i cristalli è ab- bondante la leucite, mentre pirosseni e biotiti sono presenti in misura inferiore. Spessore: in af- fioramento supera i 4 m. Pleistocene medio p.p.

VCL – Formazione di Le Vallicelle. Alternanze di pomici bianche e livelli a granulometria da cineritico-fine a grossolana, fino a lapillosa, con tracce evidenti di rimaneggiamento. Le pomici sono porfiriche con cristalli di pirosseno. Sono organizzate in bancate decimetriche con interca- lazioni di cineriti bianche, debolmente laminate, in cui sono presenti pomici bianche e, in misura inferiore, litici lavici, scorie e cristalli di pirosseno. Comprende la successione dei Tufi Pisolitici Auct (Unità Trigoria, Tor de Cenci, Palatino, Casale del Cavaliere), laddove questi livelli abbia- no spessori ridotti non cartografabili indipendentemente. Spessore: varia da 2 a 8 m. Pleistocene medio p.p.

DEPOSITI SEDIMENTARI POST OROGENI

BVL - Brecce di Valle Lungherina. Depositi costituiti da blocchi e ciottoli a diversa granulo- metria (da pochi cm a oltre 2 m), generalmente a spigoli vivi, in una matrice sabbiosa-ghiaiosa di natura calcarea o argillosa rossastra, poco cementata. Ambiente di conoide detritico. Si ritrovano in due piccoli affioramenti, al di sopra del substrato calcareo, a Est di Poli. Spessore: 20 m. Plei- stocene inf.-medio p.p.

SUBSTRATO MESO-CENOZOICO

UAP - Complesso torbiditico altomiocenico laziale-abruzzese. Miocene superiore p.p. (Tor- toniano p.p.).All'estremità orientale dell’area in esame, si trovano dei piccoli affioramenti di due dei membri che costituiscono l'unità:

UAPb - litofacies arenaceo-pelitica. Arenarie in strati da spessi a molto spessi alternati a livelli pelitici subordinati.

UAPa - litofacies pelitico- arenacea. Peliti con intercalati sottili livelli di arenarie e arenarie sil- tose.

UAM - Unità argilloso-marnosa. Miocene superiore p.p. (Tortoniano p.p.). Anche di questa unità, solo dei piccoli affioramenti dei due membri che la costituiscono sono presenti all'estremi- tà orientale dell'area di studio:

UAM 3 - Membro delle argille a Orbulina. Marne e marne calcaree, con bioturbazioni, di colo- re grigio e giallastro nella porzione basale; presenza, a luoghi, di glauconite. Marne argillose di colore grigio-bruno, ricche in foraminiferi planctonici (Orbulina spp.), nella porzione superiore. Talora nella porzione inferiore si riscontrano laminazioni centimetriche. Spessore: circa 20 m.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 14 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

UAM1 - Membro delle marne calcaree. Calcareniti e subordinate calciruditi fini, lito- bioclastiche, con abbondante glauconite e noduli fosfatici, color marrone e verdastro. Ricche di foraminiferi planctonici. Spessore: variabile, da pochi cm fino a 5 m.

CBZ - Unità dei Calcari a briozoi e litotamni

CBZ4b – Marne e calcilutiti a planctonici, litofacies marnosa. Marne, marne calcaree e subor- dinate calcareniti bioclastiche. Le marne contengono abbondanti foraminiferi planctonici e spo- radica presenza di spicole di spugna. Le calcareniti sono caratterizzate da abbondante detrito bioclastico. Nella porzione sommitale (?), si individua un livello decimetrico rappresentato da una calcirudite bioclastica glauconitica ricca di placche di crinoidi. Affiora nell’area compresa tra Castel S. Pietro e Monte Pompeo, sul versante sud-occidentale dei Monti Prenestini. Spessore non valutabile a causa della forte deformazione tettonica, ma non meno di 50 m. Miocene medio- Miocene superiore? (Serravalliano p.p.-Tortoniano p.p.?).

CBZ3 - Calcareniti a briozoi. Calcareniti e calciruditi di colore grigio-biancastro, avana e mar- rone, con abbondanti frammenti di briozoi e di echinodermi, foraminiferi bentonici e frammenti di litotamni. A luoghi, verso l’alto sono presenti intercalazioni di calcareniti fini avana chiaro con comuni foraminiferi planctonici. Lo spessore degli strati varia da 10 a 80-90 cm; presenza di strutture da corrente e moto ondoso con sviluppo di stratificazione e laminazione incrociata. Spessore: 100-130 m. Miocene medio-Miocene superiore? (Serravalliano p.p.-Tortoniano p.p.?).

CBZ2 - Calcareniti a punti rossi. Calcareniti e subordinate calciruditi prevalentemente bioclasti- che in strati piano-paralleli con spessori da 10 a 30 cm, con punti di ossidazione di colore rosso. Rare intercalazioni marnose molto sottili (spessori da millimetrici a centimetrici). Caratteristica la presenza di livelli con frequenti noduli di selce di colore bruno e grigio. Localmente si assiste allo sviluppo di stratificazione incrociata a basso angolo. Spessore: 15-30 m. Miocene medio (Serravalliano p.p.).

CBZ1 – Calcareniti arancioni. Calcareniti bioclastiche, generalmente medio-fini, di colore rosa- to-arancione, localmente verdognole, ben stratificate in strati di spessore decimetrico, talora rac- colti in bancate di 90-100 cm. Questo membro è presente solo in tre piccolissimi affioramenti al- l'estremità orientale dell'area, per cui è stato inglobato nel membro precedente.

SPT - Unità spongolitica

SPT1c - Membro di Guadagnolo, litofacies calcarenitica superiore. Calcareniti bioclastiche con frammenti di echinodermi, briozoi e foraminiferi bentonici in strati decimetrici raccolti in banca- te metriche. Verso l’alto passa ad alternanze di calcareniti bioclastiche e marne calcaree di colore giallognolo, che divengono prevalenti verso l’alto (area di Monte Pompeo-Campagnano). Spes- sore: 50 m. Miocene inferiore (Langhiano).

SPT1b - Membro di Guadagnolo, marne e calcareniti. Alternanze di marne, marne calcaree, marne argilloso-siltose, di colore grigio, giallastro e bruno, e calcareniti bioclastiche avana e nocciola. I litotipi marnosi, talora fissili e/o fortemente bioturbati, di spessore variabile da centi- metrico a circa 40 cm, caratterizzano la porzione inferiore e intermedia, mentre le calcareniti, di spessore centimetrico fino a metrico, prevalgono verso l’alto. Presenza di fenomeni di deforma- zione sindeposizionale. L’associazione fossilifera è marcata da silicospongie, radiolari, fram- menti di briozoi, echinodermi, bivalvi, foraminiferi bentonici e plantonici nelle calcareniti, men- tre nelle marne si ritrovano prevalentemente spicole di spugna, radiolari e foraminiferi planctoni- ci. Lo spessore complessivo stimato della successione è molto variabile: si passa da 450-500 m

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 15 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 nella porzione centrale dei Monti Prenestini, a pochi metri nell’area di Rocca di Cave – Monte Pompeo, mentre risulta non affiorante nel settore sud-orientale dei Prenestini. La rapida diminu- zione di spessore è chiaramente apprezzabile a partire da una ristretta fascia congiungente Castel S. Pietro a Fosso Moneta (a sud di Capranica Prenestina). Miocene inferiore - Miocene medio (Burdigaliano p.p. - Langhiano). Questo membro è di gran lunga l'unità del substrato sedimentario che ha l'estensione maggiore di affioramento nell'area di studio, occupando tutta la parte superiore della dorsale dei Monti Prene- stini.

SPT1a - Membro di Guadagnolo, litofacies calcarenitica. Alternanze di calcareniti fini e medie, talora gradate, di colore avana e nocciola, con punti di ossidazione di colore rosso, marne e mar- ne calcaree di colore grigio, giallastro e avana in strati decimetrici. Presenza di fenomeni da de- formazione sinsedimentaria. La parte bassa è caratterizzata da calcari bio-litoclastici a macrofo- raminiferi (“brecciole” a lepidocycline, miogypsine e Amphistegina sp.), da marne calcaree compatte con foraminiferi plantonici e livelli ricchi in spicole di poriferi, talvolta caratterizzati dalla presenza di individui interi. Localmente, nella porzione inferiore e intermedia, si assiste al- lo sviluppo di intervalli metrici di marne-calcaree di colore grigio, avana e grigio scuro, talora totalmente o parzialmente silicizzate disposte in strati sottili e in banchi decimetrici, con selce nera e bruna in lenti e noduli. Affiora nel settore occidentale dei Monti Prenestini. Spessore: 30- 40 m. Miocene inferiore (Burdigaliano p.p.)

CFR - Calcareniti a macroforaminiferi

CFR2 - Membro delle calcareniti a miogypsine e lepidocycline. Calcareniti e subordinate calci- ruditi bioclastiche avana, nocciola e grigiastre, spesso costituite da accumulo di macroforamini- feri, in strati da 20 a 60 cm, con gradazione diretta e iso-orientazione dei bioclasti. A luoghi si riscontra l’intercalazione di calcilutiti avana con foraminiferi planctonici e marne bioturbate, a- vana e giallastro-verdognole, più frequenti verso il basso, dove si associano a calciruditi lito- bioclastiche ad elementi subarrotondati e “ciottoli molli”. In basso sono presenti noduli di selce grigio-biancastra, mentre nella porzione superiore la selce, in piccoli noduli, è di colore bruno e marrone. Localmente si osserva la presenza di fenomeni da deformazione sindeposizionale con sviluppo di slumps e slides. Questo membro, affiora in tutta l’area dei Monti Prenestini ad esclu- sione del settore meridionale compreso tra la zona di Monte Pompeo e . Spessore: molto variabile, misura in media circa 30 m, fino a superare i 50 m nella zona di Colle Corvia – Castel S. Pietro. Oligocene superiore-Miocene inferiore (Chattiano p.p.-Aquitaniano; Rupeliano p.p)

CFR1c – Membro delle calcareniti a Nummuliti e Discocycline, litofacies marnosa. Alternanze di marne, calcari marnosi e marne argillose di colore grigio-verdastro, giallastro e avana, ricche in foraminiferi planctonici (globigerinidi, spesso di grossa taglia), disposte in strati da centime- trici (talora foliati) a decimetrici, localmente nodulari o fortemente bioturbati; presenti livelli di selce marrone, bruna e nocciola, raramente grigiastra. S'intercalano frequenti livelli di calciruditi e calcareniti bio-litoclastiche e lito-bioclastiche gradate, ricche in macroforaminiferi (piccoli nummuliti e lepidocycline), in strati e bancate, spesso canalizzate. Verso la porzione inferiore dell’unità, nonché spostandosi verso il settore meridionale, si riscontra un aumento dei livelli più grossolani e detritici con sviluppo di calciruditi ad elementi plurimetrici (prevalenti i calcari di piattaforma carbonatica cretacea). La litofacies risulta diffusamente affiorante in tutta l’area del gruppo montuoso dei Prenestini. Spessore: variabile da 50 a 100 m circa. Oligocene (Rupeliano p.p. - Chattiano p.p.).

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 16 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

SCZ - Unità della Scaglia Detritica

SCZ2b - Membro superiore, litofacies calcarenitico-calcilutitica. Calcareniti, avana, nocciola e biancastre, bio-litoclastiche e bioclastiche, spesso gradate, e calciruditi lito-bioclastiche e bio- litoclastiche, bianche e avana, a luoghi ricche in macroforaminiferi (discocycline, alveoline e nummuliti). S'intercalano calcilutiti, calcari marnosi e marne calcaree, di colore avana chiaro, nocciola e verdognolo, in strati sottili e medi con liste e noduli (anche di notevoli dimensioni) di selce grigio chiaro, talora rossastra, e microfauna a foraminiferi planctonici (globigerine e moro- zovelle). Nelle sezioni più complete e meglio esposte si riconosce una porzione centrale ricca in litotipi marnosi di colore verdastro. Verso sud, in corrispondenza dell’area di Palestrina, i depositi riferibili alla parte medio-alta dell’unità sono sostituiti da megabrecce e brecce litoclastiche, ad elementi di piattaforma carbonatica s.l., con intercalazione di calcilutiti marnose avana. Spessore circa 100 m. Eocene inferiore p.p.-Eocene Superiore p.p. (Ypresiano p.p. - Priaboniano p.p.).

SCZ2c - Membro superiore, litofacies calciruditica. Calciruditi e calcareniti bioclastiche bianca- stre cristalline in strati spessi, sovente con brecce. Caratterizzata da abbondanti risedimenti gros- solani con sviluppo di vere e proprie megabrecce a base fortemente erosiva (gli elementi litocla- stici coinvolti sono rappresentati prevalentemente da calcari di piattaforma carbonatica cretacea). Il biodetrito grossolano è rappresentato da frammenti di rudiste, coralli ed echinodermi. Spessore affiorante 20-50 m. Eocene inferiore p.p. (Ypresiano p.p.).

SGC - Scaglia Condensata. Si tratta di micriti (calcilutiti) a foraminiferi planctonici di colore bianco, avana e rosato, e subordinate calciruditi litoclastiche e lito-bioclastiche. Le micriti, e le associate calciruditi, si presentano con spessori molto variabili ma sempre <10 m, fino a “spal- mature” millimetriche o a riempimento di fratture e/o in cavità preesistenti (dissoluzione connes- sa a sviluppo di paleocarsismo). Cretacico superiore p.p.-Eocene medio p.p. (Maastrichtiano p.p.- Bartoniano p.p.).

SUCCESSIONI DI PIATTAFORMA CARBONATICA BIC - Calcari bioclastici ad Ippuriti e Coralli. Calcareniti-calciruditi bioclastiche, bianche, cristalline, con abbondanti frammenti di rudiste, coralli, echinodermi e foraminiferi bentonici. Presenza di intervalli caratterizzati da stratificazione e laminazione incrociate. L’unità affiora nei Monti Prenestini meridionali (area di Monte Pompeo), in maniera molto limitata al limite sudo- rientale della nostra area di studio.Spessore: variabile fino ad un massimo di circa 150 m. Creta- cico superiore p.p (Cenomaniano p.p.- Santoniano p.p.?). RDO - Calcari a Rudiste e Orbitoline. Calcareniti con ricca fauna ad orbitoline e frammenti di bivalvi e coralli. Calciruditi bioclastiche. Presenza di livelli con stratificazione e laminazione in- crociate. Tracce frequenti di eventi di emersione con sviluppo di paleocarsismo e riempimenti policromi. Gli strati, con spessore variabile da 30 a 90 cm, sono spesso irregolari. A luoghi si as- siste allo sviluppo di intercalazioni lentiformi costituite da biostromi a rudiste e gasteropodi. L’unità affiora nei Monti Prenestini meridionali (area di Monte Pompeo), al limite sudorientale della nostra area di studio. Spessore: circa 200 m. Cretacico inferiore p.p.-Cretacico superiore p.p (Albiano p.p.- Cenomaniano p.p.). CIR - Calcari Ciclotemici a Requienie. Prevalenti calcari fangosostenuti bianchi, avana e noc- ciola, in strati da medi a spessi. Gli strati mostrano un’organizzazione ciclica con facies inter- sopratidali caratterizzate da stromatoliti, strutture da disseccamento e “brecciole” a clasti neri,

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 17 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 direttamente sovrapposte alle facies subtidali fango o granulo sostenute. La parte bassa è marcata da intercalazioni di orizzonti ad orbitoline e frammenti di rudiste; la porzione superiore è caratte- rizzata da biomicriti bianche in strati spessi con abbondanti requienidi. L’unità è ben esposta, ma in affioramenti molto limitati, al piede dei rilievi compresi tra Monte Pompeo e Palestrina. Spes- sore circa 100 m, ma la base non è affiorante. Cretacico superiore p.p (Aptiano p.p.- Albiano p.p.).

5. CARTA LITOTECNICA. La legenda della carta litotecnica è stata elaborata a partire dalle descrizioni delle unità geologi- che, supportate da osservazioni di campagna e da colloqui con i rilevatori del Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre. Le unità della Carta geologica, definite con criteri biolitostratigrafici coerentemente alle specifi- che del Progetto CARG, sono state accorpate in unità litotecniche omogenee, in base alle loro ca- ratteristiche di comportamento meccanico. Le unità così definite, con la caratterizzazione litotecnica e la loro corrispondenza con le unità formazionali della Carta geologica, sono descritte nelle tabelle 5.1, 5.2 e 5.3, per i tre grandi tipi di unità che affiorano nell'area di studio: depositi recenti e terreni di copertura, unità vulcaniche, unità sedimentarie.

Tab. 5.1: depositi recenti e terreni di copertura caratteristiche delle unità litotecniche e loro corrispondenza con le unità geologiche compor- unità litotecnica descrizione unità geologica (sigle CARG) tamento h deposito eterogeneo granulare h - deposito antropico deposito antropico sciolto a deposito limoso- granulare SFT - deposito alluvionale alluvioni sabbioso inconsolidato duttile bb d deposito eterogeneo granulare SFT – deposito di versante detriti sciolto a c deposito limoso- granulare SFT – coltre eluviale e colluviale colluvioni/eluvioni argilloso-sabbioso duttile b2 z terre sciol- terre sciolte z – accumuli di frana frana te lc granulare deposito lacustre SFTe - deposito lacustre deposito lacustre duttile 2 t da terrosi a litoide rigido SFT – travertini travertini f1 brecce a granulometria B grossolana poco cemen- granulare BVL – Brecce di Valle Lungherina brecce tate

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 18 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Tab. 5.2: unità vulcaniche caratteristiche delle unità litotecniche e loro corrispondenza con le unità geologiche compor- unità litotecnica descrizione unità geologica (sigle CARG) tamento Pcl da litoide a granulare, rigido gra- CDB– Formazione di Campi d'Annibale piroclastico, ceneri e mai coesivo nulare PRKa – Unità di Prata Porci, litofacies cineritica lapilli KKA – Unità di Casale del Cavaliere PTI – Unità del Palatino

Pb granulare a granulome- granulare PRKb – Unità di Prata Porci, litofacies breccia, piroclastico, breccia tria grossolana VSN2b – Unità di Villa Senni, breccia di Colle Fumone

Ps granulare a granulome- granulare FKBc, FKBi3b, FKBi1b - Formazione di Madonna piroclastico, scorie tria grossolana degli Angeli, coni di scorie, RPPb- Formazione di Rocca di Papa, coni di scorie

Pcs da granulare a coesivo, da granu- FKBb - Formazione di Madonna degli Angeli, lito- piroclastico, ceneri e secondo il grado di alte- lare a coe- facies piroclastica, scorie razione degli strati sivo FKB1 - Formazione di Madonna degli Angeli, membro di Castiglione SLVb- Formazione Fontana Centogocce, litofacies piroclastica SKF – Tufi stratificati varicolori di Sacrofano VCL – Formazione di Le Vallicelle

Pp granulare, granulome- granulare VSN2 – unità di Villa Senni, Pozzolanelle piroclastico, pozzo- tria mal classata, gros- lanelle solana in matrice cineri- tica POZ granulare, granulome- granulare PNR – Pozzolane nere piroclastico, Pozzo- tria mal classata, gros- RED – Pozzolane rosse lane solana in matrice cineri- REDa - Pozzolane rosse, litofacies sabbioso- tica conglomeratica

Pt litoide per zeolitizza- rigido VSN1 – Unità di Villa Senni, Tufo Lionato piroclastico, tufo li- zione, densità 1,6-1,8 TDC – Unità di Tor de' Cenci tode UTG – Unità di Poli

Pz litoide per zeolitizza- rigido CDBa – Formazione di Campi d'Annibale, litofa- piroclastiti zeolitiz- zione, densità 1,8-2,1 cies peperino zate

L litoide, densità fino a rigido FKBa, FKB i3a, FKBi1a - Formazione di Madonna lave 2,9, fratturato degli Angeli, colate di lava, RPPa - Formazione di Rocca di Papa, colate di la- va, (SLVa- Formazione Fontana Centogocce, colate di lava)

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 19 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Tab. 5.3: unità sedimentarie caratteristiche delle unità litotecniche e loro corrispondenza con le unità geologiche compor- unità litotecnica descrizione unità geologica (sigle CARG) tamento CA litoide, fratturato rigido CBZ – Unità dei calcari a Briozoi e Litotamni calcareniti SPT1c, SPT1a – Unità spongolitica, membro di Guadagnolo, litofacies calcarenitica CFR – Calcareniti a macroforaminiferi SCZ – Unità della Scaglia detritica Successioni della piattaforma carbonatica (BIC, RDO, CIR)

MC litoide, alternanza SPT1b - Unità spongolitica, membro di Guadagno- marne e calcari rigido e lo, litofacies marnosa duttile (Compleso torbiditico altomiocenico laziale- abruzzese – UAP, Unità argilloso-marnosa – UAM) N.B.: le unità in parentesi hanno una superficie di affioramento complessiva trascurabile.

6 LAYER COPERTURE. Il layer coperture è in realtà costituito da due layer. Un layer di poligoni, dove sono stati riportati tutti gli affioramenti dei depositi cartografati sulla Carta litotecnica come corpi litologici distinti e cioè le unità con sigla h, a, d, c, z, lc, B. Si tratta quindi di depositi alluvionali e lacustri, depositi di versante ed accumuli di frana, coltri eluviali e colluviali, ed anche depositi antropici. A questi sono stati aggiunti i poligoni costituiti dai canali di transito delle frane per colata, all'interno dei quali si è riscontrata la presenza di una sottile co- pertura detritica e quelli all'interno dei quali sono stati rilevati fenomeni di soliflusso, evidente- mente innescati su di una coltre, seppure sottile, di copertura. Un layer di punti, provenienti dalle osservazioni di terreno, in corrispondenza dei quali è stata osservata la presenza di copertura, non cartografabile e/o di spessore inferiore a 2 metri. Si tratta di quelle aree dove nella Carta geologica è affiorante il substrato e che quindi compaiono nella banca dati come dati puntuali legati ai punti di osservazione sul terreno La tabella associata al fi- le riporta, oltre al numero progressivo del punto, gli spessori minimo e massimo stimati, l'unità litotecnica del substrato e il tipo di copertura osservato in termini di composizione litologica. Per quanto riguarda questo tipo di coperture, si possono fare le seguenti considerazioni. Nell'area occupata dalle formazioni vulcaniche, le quali, nell'area dello studio, si trovano in gran parte in assetto orizzontale, le coperture derivanti sono in maggioranza di carattere eluviale e di composizione, da sabbiosa ad argillosa, dipendente più dal grado di alterazione che dal tipo lito- logico da cui derivano. Nella parte dove affiorano le unità del substrato meso-cenozoico, le caratteristiche variano in funzione del litotipo. In pratica, le unità geologiche più diffuse e che possono dare origine a delle coperture di una qualche rilevanza, si riducono a due gruppi, per i quali si possono descrivere i seguenti caratteri delle coperture: − calcareniti (unità dei calcari a Briozoi e Litotamni – CBZ, Calcareniti a macroforaminiferi – CFR, unità della Scaglia detritica - SCZ): le coperture sono caratterizzate da clasti centime-

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 20 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

trici in matrice sabbiosa rossastra. Raggiungono raramente il metro di spessore e spesso sono assenti; − marne e calcari (unità spongolitica – SPT): le coperture hanno di norma spessore inferiore a 1,5 m e sono caratterizzate da livelli clastici alternati ad altri a forte componente argillosa, secondo la maggiore o minore presenza di intercalazioni marnose nel substrato. Nelle zone a minore pendenza prevalgono le frazioni eluviali sabbioso-argillose; Le valutazioni riferite a molte aree sono frequentemente abbastanza costanti, ma in altre possono oscillare entro un’ampia gamma di valori. Questo fatto accade soprattutto in corrispondenza di zone situate su substrati costituiti da alternanze di litotipi a comportamento rigido-plastico, che secondo i casi sono soggetti ad un diverso grado di alterazione, o su rocce prevalentemente cal- caree frammentate da sistemi di fatture e interessate da processi di dissoluzione chimica. Da notare che gran parte del sedimentario affiora in una zona con forte rilievo, dove la perma- nenza di coperture di scarso spessore, sui versanti acclivi, è difficile.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 21 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

7 LAYER FRANE E LAYER PUNTI INSTABILI.

7.1 PREMESSA Questo paragrafo riprende l'analogo paragrafo del capitolo 5 della Relazione Finale del progetto pilota realizzato dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre. É stato ripor- tato qui per facilitare la comprensione della procedura adottata per realizzare l'analisi della su- scettibilità da frana. Le frane rappresentano uno dei fenomeni naturali più calamitosi attivi sul territorio nazionale, essendo ogni anno causa di danni per persone e beni. Secondo quanto riportato dal Catalogo A- VI, realizzato a cura del CNR-GNDCI, sono almeno 17.000 gli eventi franosi che hanno interes- sato il territorio nazionale nel periodo intercorrente fra il 1918 e il 1998. Di questi, 2.620 hanno compromesso la totalità del bene oggetto del danno, mentre 1.352 hanno provocato vittime o fe- riti. É per questo motivo che gli organi amministrativi centrali e locali si stanno sempre più do- tando di strumenti normativi, a partire dalla L. 183/89 per giungere alla L. 267/98, volti ad otte- nere un più razionale utilizzo del territorio, mediante l’acquisizione di conoscenze di base, deri- vanti dalla mappatura dei processi di versante e delle loro interazioni con insediamenti urbani ed altre infrastrutture. L’area in esame non è certo immune da questo tipo di fenomeni che eviden- ziano vari livelli di rischio a cui sono soggette diverse porzioni di territorio. Il Decreto Legislativo 180 dell’11 giugno 1998 (cosiddetto Decreto Sarno), convertito successi- vamente nella Legge 267/98, precedentemente enunciata, prevede che le Autorità di Bacino Na- zionali, Interregionali e Regionali, adottino i Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, già pre- visti dalla Legge 183/89 (Legge Quadro) sulla Difesa del Suolo, in maniera urgente entro il 30 giugno 1999; i Piani suddetti devono contenere la perimetrazione delle aree a rischio frana e al- luvione, al fine di prevedere opportune misure di salvaguardia. Questa procedura è sostanzial- mente confermata dal Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 (Testo Unico sull'ambiente). Il principale criterio suggerito per la perimetrazione delle aree a rischio è l’individuazione delle zone in cui “la maggiore vulnerabilità del territorio si lega a maggiori pericoli per le persone, le cose ed il patrimonio ambientale”; i criteri tecnici con cui i Piani Stralcio devono essere redatti sono contenuti negli Atti di Indirizzo e Coordinamento che accompagnano la Legge 267/98 (DPCM 29/09/98) (Piano Straordinario). Nei suddetti Atti di Indirizzo e Coordinamento, ove è espressamente individuata una metodolo- gia per valutare i livelli di rischio in quattro classi, viene esplicitamente enunciato quanto segue: “(…) la pericolosità (…) può essere realizzata attraverso metodologie capaci di calcolare la probabilità di accadimento in aree mai interessate in epoca storica (…). Tuttavia i limiti tempo- rali (…) consentono di assumere quale elemento essenziale per l’individuazione del livello di pe- ricolosità, la localizzazione (…) di eventi del passato (…)”. Da quanto enunciato appare evidente la sensibilità del Legislatore sulla necessità di valutare il rischio connesso ai fenomeni di neo- formazione che però in prima istanza viene rimandato ad una seconda fase, considerando come prioritario il censimento dei fenomeni in atto o del passato. Un approccio di tale tipo, pur valido per i fenomeni franosi di riattivazione, non è idoneo per l’identificazione di aree soggette a fenomeni di prima generazione.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 22 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Risulta però evidente che per una corretta pianificazione territoriale è necessario disporre sia di un accurato censimento dei fenomeni avvenuti sia, almeno, di una previsione spaziale (suscettibilità) che consenta di valutare quali aree possano essere interessate nel futuro da frane e da quali tipologie di frane. Nel presente lavoro viene applicata una metodologia idonea sia a valutare l’evoluzione spaziale dei fenomeni in essere, sia ad individuare le aree predisposte alla genesi di fenomeni di neo-formazione per le diverse tipologie di frana che interessano l’area di studio. 7.2 MODO OPERATIVO Per dare un quadro aggiornato della situazione di stabilità dei versanti ed arrivare alla caratteriz- zazione della suscettibilità da frana dell'area di studio, che è lo scopo ultimo di questo studio, si è seguita la metodologia elaborata per il progetto pilota realizzato dal Dipartimento di Scienze Ge- ologiche dell'Università Roma Tre, con alcune modifiche, legate soprattutto alla diversità delle condizioni geologiche e geomorfologiche di alcune parti dell'area. Come prima operazione si è proceduto ad acquisire nella banca dati gli archivi dei dati esistenti, in particolare quelli fornitici dal Servizio Geologico Provinciale (che comprendevano anche quelli dell'Autorità di Bacino del Tevere, dell'inventario IFFI, dell'Autorità di Bacino del Liri- Garigliano), in parte già contenuti nel progetto "franarisk_rm", integrati dai dati dell'archivio SIRDIS regionale, e i dati provenienti dalle specifiche relazioni selezionate e raccolte da nostro personale presso l’archivio del Servizio Geologico Provinciale, relative ad interventi non censiti in altre banche dati. Questi dati sono stati posizionati sulle CTR e tenuti come termine di con- fronto per indirizzare la fotointerpretazione e i controlli sul terreno. La fotointerpretazione dei fenomeni franosi è stata eseguita su tutta l'area di studio, sulle fotogra- fie aeree stereoscopiche a colori del 2002, con confronti con la situazione del 1984, come presen- tata nelle foto in bianco e nero di quell'anno. Il layer frane è stato costruito digitalizzando e inserendo in banca dati tutti gli elementi costituti- vi dei fenomeni franosi rilevati, areali, lineari e puntuali, con riferimento alle CTR. Ciascun tipo di fenomeno è stato classificato secondo le cinque tipologie previste dal metodo: crolli, scorri- menti rotazionali, scorrimenti traslativi, colate lente, colate rapide. A questi cinque tipi, già pre- senti nel progetto pilota, è stato aggiunto un altro tipo: area interessata da deformazioni superfi- ciali lente e/o soliflusso, perchè presente in maniera interessante nell'area di studio. Gli elementi lineari e areali rappresentati, ove riconoscibili, sono costituiti da corona, nicchia, canale di transi- to, materiale ribassato, materiale d'accumulo. Per tutti è stato indicato lo stato, se attivo o quie- scente. Il layer dei punti instabili è stato costruito marcando, per i fenomeni areali e per le corone isola- te, il punto a quota più alta del coronamento, mentre tutti i fenomeni puntiformi sono stati consi- derati punti instabili tal quali. A tutti gli elementi mappati sono stati associati i codici dei dissesti presenti nelle diverse banche dati preesistenti, dovunque è stato possibile stabilire una corrispondenza o anche una correlazio- ne genetica.

7.3 CENSIMENTO DEI FENOMENI FRANOSI. Il censimento dei fenomeni franosi, realizzato secondo la procedura illustrata al punto preceden- te, ha portato alla preparazione del layer frane e di una serie di 51 schede rappresentative dei fe-

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 23 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 nomeni più tipici osservati nell’area di studio, schede che sono state inserite all'interno del pro- getto "Franarisk_rm_2_apr09". Tipologie di frana La classificazione riprende quanto già definito per il precedente progetto pilota realizzato dal Di- partimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre, con qualche variante legata in parti- colare alle diverse caratteristiche geologiche e geomorfologiche dell'area del vulcanico, che però non modificano la procedura d'analisi successiva. Le descrizioni che seguono si riferiscono alle tipologie dei fenomeni gravitativi rilevati nell’intera area analizzata, le quali sono da considerarsi di carattere generale, perché sono basate sul meccanismo che ha prodotto il fenomeno senza tener conto della natura dei materiali coinvol- ti e delle loro varie e diverse litologie. Di fatto, i due terzi occidentali del territorio analizzato so- no costituiti esclusivamente da prodotti vulcanici e piroclastici, mentre la restante porzione situa- ta verso Nord-Est è costituita da tipi di rocce sedimentarie variamente stratificate. La morfologia di questi due ambienti geologici è notevolmente diversa. Nel primo esistono vaste aree di plateau con pendenza nulla o molto bassa, ed i versanti si presentano acclivi solo in corri- spondenza dei coni di scorie connessi ai vari centri d’emissione, facilmente individuabili nel pa- esaggio collinare, e sui fianchi delle incisioni fluviali che attraversano con orientamento preva- lentemente NNW-SSE le colate laviche e le litofacies piroclastiche. Nel secondo ambiente, inve- ce, i versanti si presentano sempre caratterizzati da un’acclività da media ad elevata, localmente fino a verticale in corrispondenza di certi affioramenti di rocce massicce. Di conseguenza, a cau- sa dei diversi rapporti tra l’inclinazione della stratificazione e quella del pendio, delle differenze di litologia e delle condizioni strutturali, sia plicative che disgiuntive, in questo ambito esistono delle condizioni più favorevoli al verificarsi di fenomeni gravitativi spontanei, i quali, anche se appartenenti a tipologie pressoché identiche a quelle che si riscontrano nei depositi vulcanici, so- no tuttavia caratterizzati da dimensioni maggiori e da forme evolutive talora piuttosto complesse. Premesso quanto sopra, di seguito riportiamo le descrizioni delle tipologie dei fenomeni gravita- tivi che sono stati inseriti nella banca dati. - Crolli e ribaltamenti – I Crolli sono fenomeni caratterizzati da caduta libera di diedri litoidi, e talora dei terreni eventualmente sovrastanti, dipendenti dalla presenza in rocce a compor- tamento rigido di sistemi di fatture con andamento prevalentemente sub-verticale. La dimen- sione degli elementi dipende dalla spaziatura, ossia dalla distanza esistente tra le fratture dei vari sistemi. I Ribaltamenti differiscono dai precedenti per la presenza di discontinuità anche sub-orizzontali che determinano appunto questo tipo di movimento caratterizzato da una componente laterale. In questa tipologia sono compresi anche gli Scorrimenti planari ad alto angolo, dei quali però non sono stati rilevati casi certi. - Scorrimenti rotazionali – Sono fenomeni gravitativi caratterizzati da movimenti di rotazione che avvengono intorno ad un punto, esterno al versante e situato in posizione superiore al ba- ricentro della massa mobilizzata, secondo una superficie di taglio di forma arcuata e concava verso l’alto. Sono tipici dei terreni poco coerenti, ma si possono verificare molto frequente- mente anche in sequenze fliscioidi intensamente fratturate. - Scorrimenti traslativi o traslazionali – Sono caratterizzati da movimenti di scivolamento lungo superfici di taglio planari, in genere costituite da superfici di debolezza preesistenti e spesso coincidenti con discontinuità strutturali, piani o giunti di stratificazione tra litotipi di- versi, disposte a franapoggio, ossia nello stesso senso del versante, con valori d’inclinazione uguali o minori dello stesso.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 24 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

- Colate lente in detrito o terra – Consistono in movimenti lenti per deformazione plastica e possono assumere forme molto diverse e coinvolgere spessori di terreni di copertura altret- tanto variabili. - Colate rapide areali e lineari – Sono fenomeni dalle forme piuttosto particolari perché gene- ralmente sono molto più sviluppati in lunghezza che in larghezza. Le colate si formano in materiali scarsamente coesivi con elevata percentuale d’acqua e s’impostano lungo impluvi preesistenti o di nuova formazione, spesso coincidenti con linee di debolezza sulle quali si sono impostati fenomeni d’erosione concentrati. L’origine, la composizione e la granulome- tria dei materiali di copertura determinano le caratteristiche morfologiche di questo tipo di fenomeni gravitativi. In questa tipologia rientrano anche i debris flow che sono fenomeni co- stituiti da materiale prevalentemente litoide di varia pezzatura frammisto ad una componente plastica. Oltre ai predetti fenomeni, che rientrano nelle classificazione già adottata nello studio pilota precedente, sono state considerate altre due tipologie, ritenute necessarie per la caratterizzazione del territorio attualmente studiato. Ciò è dipeso dal fatto che questi fenomeni sono stati frequentemente rilevati sulle foto aeree e/o direttamente in campagna, e perché riportati nella bibliografia relativa a questa area di studio. Queste tipologie sono le seguenti. - Aree interessate da deformazioni superficiali lente (Soliflusso)- La nuova distinzione è stata introdotta con lo scopo di rappresentare le numerose aree che sono state individuate in uno stato di parziale e talvolta temporanea instabilità, ma che non possono essere classificate nel- le tipologie di frane precedentemente descritte, pur essendo fenomeni chiaramente dipendenti dall’azione della gravità. Questi casi, distinti in forme areali o puntuali secondo le loro di- mensioni, comprendono soprattutto fenomeni di creeping e di soliflusso che interessano col- tri detritiche o di suolo anche estese ma molto superficiali. In taluni casi essi possono indica- re una modesta e parziale riattivazione di accumuli relativi a fenomeni non completamente stabilizzatisi, così come possono essere più spesso localizzati in corrispondenza di vecchie o antiche frane delle quali restano solo le vestigia dell’orlo di distacco o la morfologia dell’alveo o del canale di transito. Questi modesti sintomi denunciano un leggero grado d’instabilità in atto, che in certe condizioni può evolvere in fenomeni di maggiore importan- za. - Crolli per cause antropiche in aree urbane – Questo tipo di fenomeni è noto per le problematiche che riguardano esclusivamente alcuni centri storici nel cui sottosuolo l’uomo ha realizzato in tempi passati cunicoli, gallerie, cantine ed altre cavità, scavando il substrato roccioso costituito da litofacies piroclastiche o scorie. Si tratta quindi di collassi in corrispon- denza delle volte delle predette cavità artificiali, che talvolta possono coinvolgere edifici ed altre strutture urbane sovrastanti. Nella successiva elaborazione dei dati per la determinazione della suscettibilità al dissesto, solo la tipologia definita come Soliflusso è stata presa in considerazione, dato il carattere particolare ed estremamente localizzato dei crolli in aree urbane. Di conseguenza le tipologie di fenomeni di dissesto analizzate per gli scopi di questo studio sono divenute sei. Schedatura delle frane Per la preparazione delle schede delle frane sono stati adottati i modelli già esistenti, che erano stati predisposti secondo le diverse tipologie di fenomeni gravitativi prese in considerazione dal metodo di analisi adottato. Le schede base, tuttavia, sono state leggermente modificate in alcuni punti, senza cambiarne la struttura, soprattutto per renderle più chiare nelle descrizioni e meglio rispondenti alle esigenze delle situazioni riscontrate nell’area investigata. Queste modifiche ri-

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 25 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 guardano soprattutto l’inquadramento geografico ed amministrativo del fenomeno, alcuni cam- biamenti nelle terminologie sintetiche per meglio farne comprendere il significato, e l’introduzione di nuove voci, quali lo stato di attività quiescente, la fratturazione di tipo concoide e un’ulteriore distinzione nei rapporti litologici. Esse riportano informazioni di vario genere, più o meno dettagliate secondo le circostanze, rela- tive ad esempi di frane che sono state considerate rappresentative di quel tipo di fenomeno, alle quali spesso sono associate le relative fotografie esplicative, panoramiche e/o di dettaglio. In taluni casi una scheda è stata utilizzata per descrivere più eventi dello stesso tipo, avvenuti su un’area estesa o lungo un tracciato stradale ma caratterizzati da identiche condizioni geologiche, morfologiche e strutturali che hanno favorito il loro verificarsi. Archivio fotografico Durante i controlli in campagna sono state riprese numerose fotografie, che sono state inserite in una specifica banca dati contenente il punto di presa georeferenziato e l'azimut di vista. Molte di queste fotografie hanno come scopo principale quello di documentare i fenomeni franosi, ma al- tre possono essere utili per mostrare situazioni morfologiche generali o locali, oltre che le diverse litologie e i rapporti tra loro esistenti, oppure situazioni strutturali particolarmente interessanti, tipo e densità di fatturazione, ecc. Tuttavia, a proposito della documentazione fotografica dei fenomeni franosi è doveroso far pre- sente che in molti casi non è stato possibile, per vari motivi tra i quali l’accessibilità, effettuare una ripresa soddisfacente, oppure, com’è verificabile consultando l’archivio stesso, il fenomeno è individuabile sull’immagine solo da un occhio molto esperto. Casi particolari a se stanti sono quelli relativi a fenomeni antichi e di grandi proporzioni, il cui rilevamento è stato possibile solo tramite l’analisi delle fotografie aeree, dei quali in campagna sono riconoscibili a posteriori solo alcuni elementi, in parte mascherati dalla vegetazione o nascosti da barriere fisiche. Ricorrenze tipologiche e stato di attività Le considerazioni che emergono dagli elementi che sono stati rilevati mediante l’analisi delle fo- tografie aeree ed i controlli sul campo, oltre a quelli forniti da informazioni di carattere biblio- grafico, sono riassumibili nelle seguenti. - Il numero totale delle frane rappresentate in forma areale è di 497 fenomeni, mentre quello delle aree interessate da deformazioni superficiali lente tipo soliflusso è di 164. Nelle frane vere e proprie le tipologie più frequenti sono quelle di scorrimento rotazionale (266) e le co- late rapide (196), ambedue prevalentemente quiescenti perché stabilizzatesi naturalmente. La tipologia meno rappresentata è quella delle frane di crollo alla quale sono stati attribuiti due soli casi. - Le frane puntuali, ossia quelle non rappresentabili con un poligono, in totale sono 394, men- tre le zone interessate da limitati fenomeni di deformazione superficiale, anch’esse non rap- presentabili per le loro modeste dimensioni, assommano a 198. Le tipologie di frane più fre- quenti sono quelle di scorrimento rotazionale (198), di cui 23 attive, 167 ritenute attualmente quiescenti perché stabilizzatesi naturalmente, e 8 stabilizzate con interventi antropici, e quel- le di crollo (194), di cui 7 ritenute a rischio di riattivazione, 167 quiescenti e 20 inattive per- ché stabilizzate artificialmente. La tipologia meno rappresentata puntualmente è quella delle frane di scorrimento traslativo, alla quale sono stati attribuiti due soli casi. - Dall’insieme dei dati relativi ai fenomeni gravitativi emerge che la maggior parte di loro è avvenuta in un passato più o meno recente, se non lontano, e che per la stragrande maggio- ranza si sono esauriti per motivi naturali. Le forme oggi visibili consistono soprattutto in orli

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 26 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

di distacco e nicchie, volumi di materiale ribassato, ossia quello che giace sotto la superficie originaria del versante, e canali di transito, mentre raramente sono ancora riconoscibili por- zioni consistenti dei loro accumuli. - Il numero delle frane in atto, che assommano a poche decine, è molto esiguo rispetto ai 1.254 fenomeni rilevati e, in genere, esso si riferisce a frane del tipo di scoscendimento rotazionale o di colata. Le numerose piccole frane di crollo, delle quali sono stati individuati i punti di distacco, sono state classificate come fenomeni quiescenti, coerentemente con la definizione della loro tipologia, ma questi eventi costituiscono tuttavia un importante indicatore di poten- ziale instabilità delle pareti sulle quali essi sono avvenuti, e di questo fatto va tenuto special- mente conto se i crolli si sono verificati per fattori esclusivamente naturali. - Le frane del tipo colata lenta sono state anch’esse classificate quiescenti non avendone rico- nosciute nessuna attiva. Tuttavia, è probabile che in occasione di particolari eventi meteorici possa verificarsi una riattivazione in quei fenomeni che presentano ancora un modesto depo- sito residuo. - Le aree interessate da deformazioni superficiali lente, tipo soliflusso, come detto preceden- temente sono piuttosto numerose ed attive. Molte di loro, tuttavia, non rappresentano feno- meni particolarmente importanti, ma in alcune zone si è rilevato che esse sono impostate su aree precedentemente interessate da altri tipi di fenomeni gravitativi e che in altre potrebbero rappresentare i sintomi precursori di probabili futuri movimenti più profondi. Di conseguen- za, proprio per queste caratteristiche, tutte le zone interessate da detto tipo di manifestazioni, di qualsiasi dimensioni, sono state anch’esse inserite nel sistema come punti instabili. E’ inoltre da tener conto che in alcune situazioni, dove questo tipo di fenomeno è stato ricono- sciuto distribuito uniformemente su porzioni di versante variamente esposte, è stata attuato un frazionamento delle stesse in modo da inserire un maggior numero di punti instabili più rappresentativo e coerente con la morfologia locale. Distribuzione areale dei fenomeni franosi per tipologia Nella seguente tabella 7.1 è riportato per le varie tipologie di frana il numero di eventi rilevati in ciascun territorio comunale compreso nell’area di studio, la cui realizzazione è stata ottenuta e- straendo dalla banca dati i punti d’origine di ciascun fenomeno franoso di forma areale, puntuale o lineare, che in quest’ultimo caso si riferiscono in genere ad un singolo orlo di distacco. Il metodo utilizzato fornisce solo un’informazione statistica riferita al numero effettivo di eventi verificatisi in un comune, senza alterare quello totale con il conteggio di eventuali porzioni di frane che possono avere invaso parte di un territorio comunale adiacente. Tab. 7.1 – Numero di fenomeni gravitativi presenti in ciascun comune. Scorrimento Scorrimento Colata Colata Comune Crollo Soliflusso Totali rotazionale traslazionale lenta rapida Capranica Prenestina 69 89 2 - 81 57 298 Casape 11 56 7 - 9 27 110 Castel San Pietro 46 94 - 2 45 51 238 Colonna 1 3 - 2 - 2 8 Frascati (parziale) 1 1 - - - 7 9 Montecompatri 4 18 - - 6 17 45 Monte Porzio Catone 4 3 - - 6 9 22 Palestrina 9 52 - 10 25 60 156 Poli 26 80 9 1 6 68 190

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 27 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Rocca Priora 14 26 - 2 14 43 99 San Cesareo 1 7 - - 3 4 15 Zagarolo 10 35 - - 1 17 63 I suddetti dati mostrano che il comune interessato dal maggior numero di eventi, indipendente- mente dalla superficie coinvolta, è quello di Capranica Prenestina, seguito da Castel San Pietro, dove, in ambedue i casi, si osserva un’elevata prevalenza di frane del tipo di crollo, scorrimento rotazionale (prevalenti), colata rapida e fenomeni di soliflusso, ed una pressoché totale assenza di altre tipologie. Il comune meno interessato da fenomeni gravitativi risulta quello di Colonna, an- che per la sua modesta estensione. Nella tabella 7.2 sono invece rappresentate le superfici in ettari di ciascun comune coinvolte dai vari fenomeni gravitativi, calcolate sommando le aree di ciascun fenomeno rappresentabile are- almente ed attribuendo un valore convenzionale di 0,01 ettaro per quelli rappresentati da simboli puntuali. Tab. 7.2 – Superfici in ettari dei fenomeni gravitativi presenti in ciascun comune. Scorrimento Scorrimento Colata Colata Comune Crollo Soliflusso Totali rotazionale traslazionale lenta rapida Capranica Prenestina 0,690 42,551 7,727 --- 78,558 30,862 160,388 Casape 0,422 27,738 7,576 --- 4,861 14,334 54,931 Castel San Pietro 1,772 90,015 --- 1,615 40,691 31,996 166,089 Colonna 0,010 0,632 --- 1,510 --- 0,020 2,172 Frascati (parziale) 0,010 0,010 ------2,836 2,856 Montecompatri 0,040 5,526 --- 0,178 1,666 16,193 23,603 Monte Porzio Catone 0,040 0,351 ------1,807 6,917 9,115 Palestrina 0,090 26,772 --- 5,322 10,205 39,747 82,136 Poli 0,090 83,628 0,374 0,747 5,135 119,572 209,546 Rocca Priora 0,140 7,658 --- 1,003 11,755 30,731 51,287 San Cesareo 0,010 0,359 ------0,644 1,182 2,195 Zagarolo 0,010 36,277 ------0,152 6,782 43,221 La superficie totale dei terreni coinvolti in qualche forma di dissesto è risultata di circa 807 ettari sui 22700 di territorio indagato. Nel calcolo non sono stati considerati i 7,7 ettari dell’ambito ur- bano di Montecompatri interessati da crolli per presenza di cavità sotterranee di origine antropi- ca. I comuni maggiormente colpiti sono quelli situati nel settore dei Monti Prenestini, in particolare Poli, Castel San Pietro e Capranica, mentre in quello dei Colli Albani emergono soprattutto i ter- ritori comunali di Rocca Priora e Montecompatri. Problematiche nell'applicazione del metodo. Le descrizioni e le considerazioni in precedenza riportate si riferiscono naturalmente alle caratte- ristiche dell’area esaminata dal presente studio, le quali differiscono alquanto, almeno in buona parte di essa, da quelle esistenti nell’area precedentemente analizzata dal Dipartimento di Scien- ze Geologiche dell'Università Roma Tre. Questo fatto ha creato problematiche diverse nell’applicazione della metodologia adottata per la determinazione della suscettibilità al dissesto, perché in realtà si riscontrano fenomeni gravitativi in situazioni che non sono facilmente indivi- duabili e definibili dal semplice incrocio di parametri.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 28 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Infatti, nei terreni vulcanici esistono litotipi, o loro sequenze, che in condizioni normali, ossia na- turali, non presentano alcun rischio di frana, mentre sono potenzialmente soggetti a crolli o scor- rimenti rotazionali se intaccati da scarpate artificiali, anche d’altezze molto modeste, come quel- le che frequentemente interessano la porzione direttamente a monte di strade principali e secon- darie costruite a mezza costa, anche in condizioni di acclività modesta, o le secondarie realizzate sul bordo di pianori o terrazzamenti con un tracciato parallelo a quello della valle sottostante. Di conseguenza va tenuto conto che parte dei piccoli fenomeni rilevati, verificatisi in corrisponden- za di modificazioni del versante dovute ad interventi antropici, non possono essere ritenuti signi- ficativi per il tipo d'analisi condotto in questo studio, ma sono comunque da considerare segnali di attenzione, e quindi indicati sul layer frane, nel caso che il versante sia interessato da interven- ti antropici. Inoltre, ricordiamo che le numerose frane di crollo, rappresentate per la quasi totalità in maniera puntuale e talvolta concentrate su aree relativamente ristrette, sono state classificate tutte quie- scenti. In realtà, l’attributo è da considerarsi riferito piuttosto all’area circostante che non al fe- nomeno stesso, oramai avvenuto ed esaurito. La presenza di fenomeni gravitativi di questo tipo e così classificati è da ritenersi, quindi, un importante indicatore di potenziale instabilità su aree che possono essere più estese quanto maggiore è il numero dei crolli rilevati, e questo fatto non è ben esprimibile mediante un’analisi automatica. Infine, appare evidente che le due nuove tipologie di fenomeni gravitativi introdotte nell’analisi in oggetto, ossia i Crolli per cause antropiche in aree urbanizzate e le Aree interessate da de- formazioni superficiali lente, o Soliflusso, non sono ben definibili, in termini di suscettibilità, ap- plicando l’incrocio dei dati previsto dal metodo; ma, mentre la prima esula completamente dalle finalità perseguite dallo studio ed è stata registrata come semplice informazione, la seconda è in- vece molto importante perché diffusamente presente sul territorio e perché può talvolta rappre- sentare un indizio di potenziale instabilità di un versante. Di conseguenza, com’è già stato espo- sto, queste manifestazioni sono state inserite nel sistema considerandole come punti instabili a tutti gli effetti, indipendentemente dalle loro dimensioni. Considerazioni su alcune situazioni particolari Nell’area di studio esistono dei fenomeni gravitativi che potremmo definire problematici per quanto riguarda la loro natura ed altri piuttosto particolari per la complessità delle forme che essi assumono, anastomizzandosi con altri attigui o per sovrapposizione di eventi successivi su feno- meni preesistenti. Tra i fenomeni problematici sono da considerare i seguenti. - Le tre frane di scorrimento rotazionale situate tra il tracciato dell’Autostrada Milano-Napoli (A1) e Valle Martellina (Sezione 375100), le cui dimensioni non possono dipendere solo da motivi morfologici, ma che probabilmente sono state causate soprattutto da fattori idrogeolo- gici locali, probabilmente anche di natura antropica, che hanno alterato in maniera sostanzia- le lo stato di coesione delle rocce piroclastiche. - L’estesa frana situata poco a Nord-Est di Poli (Sezione 375110), segnalata da più fonti, non ha un’origine molto chiara. Per quanto osservato, soprattutto dalle fotografie aeree, riteniamo che il fenomeno sia consistito in un antico scorrimento traslativo su superfici di strato con in- clinazione molto simile a quella del versante, che ha coinvolto un’ampia area ma un modesto spessore di materiali. Sulla superficie residua si sono impostati successivamente nuovi feno- meni identici ma di dimensioni ridotte, dei quali restano le slabbrature lungo le linee di di- stacco.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 29 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Tra i fenomeni piuttosto complessi possono essere inseriti a titolo d’esempio quelli che seguono. - L’insieme di frane di scorrimento rotazionale situate poco a Sud-Est di Monte Arzillo (Se- zione 375110), nel quale si riconoscono tre distinti eventi, pressoché coevi, che si sono impo- stati su un fenomeno più antico e molto più ampio di cui hanno alterato parte delle originarie forme. - Il particolare stato instabile del versante idrografico sinistro della Valle Pantana, caratterizza- to da diverse vecchie frane rotazionali e vaste manifestazioni di soliflusso, è sicuramente in gran parte dipendente dagli effetti prodotti dalle due importanti faglie inverse orientate esat- tamente come la valle, la cui prosecuzione verso Sud ha probabilmente favorito anche la si- tuazione descritta al punto precedente. - Le due antiche frane di scorrimento rotazionale situate a valle della SP Capranica- Guadagnolo, tra Monte Coste Gallo e Monte (Sezione 375120), le quali rappresen- tano, per estensione, i maggiori fenomeni franosi riconosciuti nell’ambito dell’area di studio. Per la loro formazione devono essere intervenuti anche motivi strutturali disgiuntivi, in parti- colare legati all’orientamento e densità dei sistemi di fratturazione, che hanno favorito la di- sarticolazione delle rocce. E’ da notare il fatto piuttosto curioso che tra le due predette frane ne esiste una di dimensioni molto inferiori, ma che nelle forme e nella successione degli e- venti riproduce esattamente quella situata a settentrione. - Nel territorio del comune di Capranica (sezioni 375080 e 375120), comprendente la dorsale dei Monti Prenestini e la parte più elevata dei loro versanti, sono particolarmente diffuse fra- ne tipo colate rapide, attribuibili a veri e propri debris flow, e zone a rischio di crolli puntuali che sono evidenziate dalle concentrazioni di questo tipo di fenomeni. Le colate esistenti nella zona ad oriente del paese assumono localmente delle forme complesse determinate dalla con- fluenza dei canali di scorrimento, coincidenti con le incisioni prodotte dal reticolo idrografi- co. E’ inoltre da fare presente che durante i controlli di campagna alcune aree extraurbane interessa- te da frane di modeste dimensioni, rilevate sulle foto aeree ed evidenziate in maniera puntiforme nella cartografia disponibile, erano state oramai edificate realizzando evidenti opere di stabiliz- zazione del terreno. Queste informazioni sono state inserite in banca dati ritenendole di utilità per la caratterizzazione della stabilità dei versanti, classificandole come fenomeni stabilizzati artifi- cialmente alla stessa stregua di altri interventi realizzati su pareti rocciose a ridosso della rete stradale mediante reti, tiranti e chiodi.

7.4 LAYER PUNTI STABILI. Seguendo il criterio adottato nel progetto pilota realizzato dal Dipartimento di Scienze Geologi- che dell'Università Roma Tre, i punti stabili vengono definiti come quei punti che si trovano in condizioni di pendenza di versante al di sotto del minimo necessario per l'innesco di fenomeni franosi e ad una certa distanza, ritenuta di sicurezza, dalle zone soggette a dissesto. In realtà, se- condo i presupposti del metodo d'analisi della suscettibilità da frana, si è considerato che le zone in cui si realizzano le condizioni di pendenza richieste sono tutte quelle al di fuori delle UTLM e che la distanza di sicurezza da considerare è da riferire alle UTLM stesse. Invece di uno sciame di punti stabili, si è ricavato, quindi, un layer di aree stabili, applicando un buffer di 200 metri al- l'esterno delle UTLM. Rimane il fatto, comunque, che questo tipo di dato non influisce sui risul- tati, in quanto non entra nell'elaborazione dei parametri per l'analisi della suscettibilità da frana.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 30 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

8 ANALISI DELLA SUSCETTIBILITÀ

8.1 PRESUPPOSTI METODOLOGICI I principali metodi presenti in letteratura per giungere alla valutazione della suscettibilità. Dal punto di vista operativo ciascun metodo prevede l’individuazione di un’unità di terreno di riferi- mento (o unità di mappatura o dominio omogeneo), definibile come quella porzione di superficie di terreno che contiene una serie di caratteristiche che la differenziano dall’unità adiacente attra- verso limiti ben definiti (Hansen, 1984). Sono stati proposti vari metodi per la suddivisione in unità territoriali di riferimento per la de- terminazione della suscettibilità da frana (Meijerink, 1988; Carrara et alii, 1995; Guzzetti et alii, 1999): − Unità Geomorfologica: si basa sull’assunzione che in un ambiente naturale le relazioni fra materiali, forme e processi diano per risultato elementi territoriali che frequentemente sinte- tizzano differenze di base di ordine geomorfologico e geologico; − Matrice di Celle: il territorio viene suddiviso in celle quadrate di dimensioni predefinite che diventano le unità territoriali di riferimento per la mappatura del territorio. − Unità Territoriale Omogenea: ogni fattore di instabilità viene descritto mediante poche clas- si sufficienti ad esprimere la sua variabilità interna e vengono prodotte delle carte tematiche per ciascun fattore di franosità; l’intersezione delle carte tematiche evidenzia porzioni di ter- ritorio aventi elementi a comune il cui numero e dimensioni sono funzione dei criteri utilizzati nella classificazione dei fattori di instabilità. − Unità di versante: sono unità territoriali derivate in modo automatico da modelli digitali del terreno di alta qualità. Sono sostanzialmente riconducibili a elementi geomorfologici eviden- ziabili mediante aree di drenaggio superficiale e linee spartiacque. A seconda del processo di versante investigato possono essere usati bacini idrografici di vario ordine oppure soltanto lo- ro porzioni corrispondenti a versanti. La definizione delle unità territoriali di riferimento è necessaria per la creazione di un database di parametri, finalizzato alla descrizione di un determinato fenomeno fisico e alla costruzione di un modello previsionale che tenga conto della distribuzione spaziale e temporale di questi para- metri. Sarebbe inoltre sbagliato non ricordare che i modelli di suscettibilità e la scelta dell’unità di terreno di riferimento sono concettualmente e operativamente correlati; quindi in diversi casi la scelta del metodo per valutare la pericolosità sembra essere la naturale conseguenza del tipo di unità di terreno adottata. Una volta che i fenomeni franosi e i parametri di instabilità sono stati immagazzinati in un database mediante l’utilizzo di un GIS, vari metodi possono essere applicati per ordinare e pesa- re i parametri di instabilità e assegnare diversi livelli di suscettibilità. Questo specifico obbiettivo può essere raggiunto attraverso vari percorsi (Brabb, 1984; Hansen, 1984; Carrara 1989; Van Westen, 1993). I più appropriati per il presente lavoro sono i metodi qualitativi, basati su di un unico modello concettuale che consiste delle seguenti fasi:

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 31 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

− inventario e realizzazione di una carta delle frane sulla regione in studio o in un sottoinsieme di essa (area di prova); − identificazione e realizzazione di carte tematiche per quei parametri geomorfologici che sono ritenuti direttamente o indirettamente correlati con l’instabilità dei versanti; − stima del contributo di ogni parametro all’instabilità del versante; − classificazione della regione in studio in domini di diverso grado di suscettibilità da frana. In generale i metodi qualitativi (detti anche metodi euristici o diretti) si basano interamente sul giudizio della persona o delle persone che conducono la valutazione della suscettibilità da frana, attraverso però l'elaborazione di parametri predefiniti. I dati sono acquisiti da osservazioni di campagna e dall'interpretazione di foto aeree.

8.2 METODOLOGIA OPERATIVA Per questo studio, è stata applicata integralmente la metodologia, definita come Metodologia ENEA – Roma TRE, elaborata per il progetto pilota realizzato dal Dipartimento di Scienze Geo- logiche dell'Università Roma Tre, per assicurare la continuità di analisi e la confrontabilità dei risultati, alla quale sono state apportate alcune modifiche, legate soprattutto alla diversità delle condizioni geologiche e geomorfologiche dell'area studiata. La descrizione della metodologia è riportata qui di seguito, con le varianti che sono state ritenute opportune per questo progetto. Si tratta di una metodologia essenzialmente qualitativa derivata dal metodo di sovrapposizione di dati tematici indicizzati. L’evoluzione principale rispetto alla semplice sovrapposizione di mappe (overlay mapping) riguarda due passaggi: 1. in primo luogo vengono individuati e classificati i Parametri discriminanti (PD) che rap- presentano le condizioni necessarie ma non sufficienti per il verificarsi di una data tipologia di frana; 2. secondariamente vengono analizzati tutti i Parametri predisponenti (PP), cioè i fattori di qualsiasi natura che concorrono, direttamente o indirettamente, ad aggravare le condizioni di stabilità, ma non sono sufficienti a determinarla. I parametri discriminanti sono la geologia, considerata come unità litotecniche su cui è impostata la superficie di rottura e la pendenza del versante. L’intersezione in ambiente GIS dei tipi litotecnici con i relativi intervalli di pendenza, identifica per tutta l'area di studio le aree ove sussistono le condizioni necessarie ma non sufficienti per cui quell’area sia suscettibile ad una certa tipologia di fenomeno: tali aree vengono dette Unità Ter- ritoriali Lito-Morfometriche (UTLM). La prima zonazione per parametri discriminanti “di- scrimina”, appunto, le aree in cui sussistono entrambe le condizioni di substrato litologico e pen- denza che l’inventario delle frane ha permesso di riconoscere all’origine di almeno un fenomeno. Naturalmente, in base a tale distinzione fondamentale, è anche possibile escludere il territorio in cui non si realizzano le condizioni discriminanti e quindi organizzare le successive fasi di rile- vamento e analisi. La definizione delle UTLM procede quindi attraverso l'identificazione delle classi di pendenza e delle unità litotecniche, su cui ricadono dei punti instabili, associati a ciascuna delle sei tipologie di dissesto. Successivamente, viene condotta un'analisi critica dei punti instabili che si trovano in condizioni di pendenza inferiori al limite di 8°, assunto come necessario per l'innesco di fenome-

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 32 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 ni. Questi punti vengono esclusi dalle elaborazioni successive, ma esaminati nelle loro caratteri- stiche e mantenuti in un archivio separato. In generale si tratta di dissesti puntiformi e/o areali di piccole dimensioni, legati ad attività antropiche localizzate, o a sbancamenti lungo le strade, dei quali sarà opportuno tenere conto per quanto significano, ma che, se inseriti nell'analisi della su- scettibilità, potrebbero alterarne i risultati. Le UTLM così definite sono state mantenute come prodotto intermedio all'interno del progetto "Franarisk_rm_2_apr09", in quanto rappresentano il primo livello di individuazione delle aree dove è presente un rischio di frana, che dovrà essere successivamente definito in base ai parame- tri predisponenti. Il rapporto tra tipologia di frana, unità litotecnica e pendenza del versante, che stabilisce l'insie- me dei fattori discriminanti in base ai quali sono definite le UTLM, è mostrato nella tabella 8.1 che segue, dove sono indicate le occorrenze di punti instabili per unità litotecniche e per interval- li di pendenza. Tab. 8.1: Numero di frane rilevate per tipologia, classe litotecnica e intervallo di pendenza. CROLLO Sigla_Lito Unità_Lito Numero Min_slope Max_Slope Media_Slope CA calcareniti 77 10 58 27,6234 L lave 7 11 49 28 MC marne e calcari 50 15 56 26,3 POZ piroclastico, Pozzolane 7 10 24 15,7143 Pcl piroclastico, ceneri e lapilli 1 18 18 18 Pcs piroclastico, ceneri e scorie 1 20 20 20 Pp piroclastico, pozzolanelle 2 10 12 11 Ps piroclastico, scorie 11 10 47 27,1818 Pt piroclastico, tufo litode 6 10 17 14,3333 d detriti 1 13 13 13 z frane 2 12 22 17 totale 165 ROTAZIONALE Sigla_Lito Unità_Lito Numero Min_slope Max_Slope Media_Slope B brecce 4 9 31 15,5 CA calcareniti 91 8 42 25,1978 L lave 8 8 21 14,125 MC marne e calcari 161 9 49 22,7143 POZ piroclastico, Pozzolane 6 9 18 12,8333 Pcl piroclastico, ceneri e lapilli 4 16 22 18,75 Pcs piroclastico, ceneri e scorie 23 8 40 17,7826 Pp piroclastico, pozzolanelle 21 9 28 14,8571 Ps piroclastico, scorie 38 8 32 19,8158 Pt piroclastico, tufo litode 27 9 31 18,9259 Pz piroclastiti zeolitizzate 1 15 15 15 a alluvioni 1 33 33 33 c colluvioni/eluvioni 2 12 20 16 d detriti 5 20 39 28,2 h deposito antropico 1 8 8 8 z frana 24 8 28 17,4167 TOTALE totale 417

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 33 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

TRASLAZIONALE Sigla_Lito Unità_Lito Numero Min_slope Max_Slope Media_Slope MC marne e calcari 16 9 44 23,5625 z frana 2 18 33 25,5 TOTALE totale 18 COLATA LENTA Sigla_Lito Unità_Lito Numero Min_slope Max_Slope Media_Slope L lave 1 8 8 8 Pcs piroclastico, ceneri e scorie 7 8 38 14,1429 Pp piroclastico, pozzolanelle 1 12 12 12 Ps piroclastico, scorie 1 23 23 23 Pt piroclastico, tufo litode 1 9 9 9 d detriti 1 36 36 36 z frana 1 11 11 11 TOTALE totale 13 COLATA RAPIDA Sigla_Lito Unità_Lito Numero Min_slope Max_Slope Media_Slope CA calcareniti 35 9 38 23,2 L 1 9 9 9 MC marne e calcari 93 8 43 21,9355 Pcl piroclastico, ceneri e lapilli 2 9 17 13 Pcs piroclastico, ceneri e scorie 12 9 39 17,8333 Pp piroclastico, pozzolanelle 6 8 15 12,3333 Ps piroclastico, scorie 20 9 31 16,75 Pt piroclastico, tufo litode 2 9 17 13 c colluvioni/eluvioni 3 14 20 17,3333 d detriti 6 11 25 16,6667 z frana 2 10 15 12,5 TOTALE totale 182 SOLIFLUSSO Sigla_Lito Unità_Lito Numero Min_slope Max_Slope Media_Slope B 1 9 9 9 CA calcareniti 63 10 41 21,7778 L lave 8 8 20 15,125 MC marne e calcari 103 9 45 24,1068 POZ piroclastico, Pozzolane 8 8 23 13,75 Pcl piroclastico, ceneri e lapilli 6 9 21 14,6667 Pcs piroclastico, ceneri e scorie 49 8 27 13,3673 Pp piroclastico, pozzolanelle 10 8 23 14,4 Ps piroclastico, scorie 49 9 38 17,7551 Pt piroclastico, tufo litode 5 18 29 23,2 d detriti 10 10 49 21,9 z frana 12 9 35 19,75 totale 324 I parametri predisponenti sono rappresentati dalle condizioni geomorfologiche, morfometri- che, litotecniche, tettoniche e di uso del suolo il cui contributo, differenziato per ciascuna tipolo- gia di fenomeno franoso, determina la maggiore o minore suscettibilità. Essi non bastano a de-

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 34 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 terminare la suscettibilità di un’area, ma il loro contributo distinto permette di qualificare un’area già riconosciuta suscettibile in base ai soli parametri discriminanti (UTLM). I parametri riconosciuti sono i seguenti:

PARAMETRI DISCRIMINANTI (PD) PARAMETRI PREDISPONENTI (PP) Unità litotecnica Uso del suolo Pendenza Tipo di contatto litologico Zona tettonica per sistema di faglie Zona tettonica per dominio strutturale Rapporto giaciturale per Unità di Versante Litologia Esposizione per Unità di Versante Pendenza Distanza da asse viario I dati relativi al parametro Unità litotecnica si riferiscono al rilevamento originale eseguito per questo studio e alle sue successive elaborazioni. Il DEM che è servito per ricavare i parametri Pendenza ed Esposizione, è stato costruito a partire dai dati altimetrici esistenti. Sono state acquisite nella banca dati le curve di livello esistenti in forma digitale e che ci sono state fornite dal Servizio Geologico Provinciale. Per alcune sezioni di CTR (375080, 375100, 375120, 375160, 388010, 388020, 388030) erano disponibili le curve di livello digitalizzate con equidistanza 10 metri, anche se con vari errori e lacune. Per il resto sono state utilizzate le curve derivate dalla base IGM 1:25.000, con equidistanza 25 metri. Tutta- via, per le zone pianeggianti, le curve IGM includevano le intermedie di 5 metri e nelle zone ac- clivi, l'equidistanza di 25 metri è risultata sufficiente a fornire una base dati che permettesse di applicare la metodologia di analisi. Dai dati di cui sopra è stato costruito un DEM, con passo 10 metri, utilizzato nelle elaborazioni per l'analisi di suscettibilità sull'area, oggetto di questo studio. Come Uso del suolo è stato impiegato lo strato informativo fornitoci dal Servizio Geologico Provinciale e realizzato dalla Regione Lazio nel 2003 in scala nominale 1:25.000, il cui contenu- to informativo è riferito alla legenda derivata da quella del CORINE Land Cover con dettaglio fino al 4° livello. Il Tipo di contatto litologico rappresenta la discontinuità che si crea su di un versante al passag- gio tra due litologie a comportamento differente. Tale parametro è rappresentato dalla fascia di 20 metri a monte del contatto litologico ed assume nell’area una delle seguenti tipologie: LITOLOGIA A MONTE LITOLOGIA A VALLE alternanza rigido e duttile da granulare a coesivo alternanza rigido e duttile granulare alternanza rigido e duttile granulare duttile alternanza rigido e duttile rigido alternanza rigido e duttile rigido granulare alternanza rigido e duttile terre sciolte da granulare a coesivo alternanza rigido e duttile da granulare a coesivo granulare da granulare a coesivo granulare duttile

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 35 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

da granulare a coesivo rigido da granulare a coesivo rigido granulare da granulare a coesivo terre sciolte granulare alternanza rigido e duttile granulare da granulare a coesivo granulare granulare duttile granulare rigido granulare rigido granulare granulare terre sciolte granulare duttile alternanza rigido e duttile granulare duttile da granulare a coesivo granulare duttile granulare granulare duttile rigido granulare duttile rigido granulare granulare duttile terre sciolte rigido alternanza rigido e duttile rigido da granulare a coesivo rigido granulare rigido granulare duttile rigido rigido granulare rigido terre sciolte rigido granulare alternanza rigido e duttile rigido granulare da granulare a coesivo rigido granulare granulare rigido granulare granulare duttile rigido granulare rigido rigido granulare terre sciolte terre sciolte alternanza rigido e duttile terre sciolte da granulare a coesivo terre sciolte granulare terre sciolte granulare duttile terre sciolte rigido terre sciolte rigido granulare Come si può notare, data la varietà di litologie affioranti nell'area, le combinazioni (42) che si verificano sono molte. La Zonazione tettonica per sistema di faglie, consiste nella valutazione dell'influenza dei singoli elementi tettonici nella determinazione del rischio di dissesto. La Zonazione tettonica per domi- nio strutturale, invece, si riferisce alla deformazione “diffusa” in funzione dei sistemi tettonici locali e regionali. In realtà nella nostra area di studio, è da prendere in considerazione solo la prima, relativamente alle faglie che attraversano il substrato meso-cenozoico della parte nord-est dell'area di progetto. Tuttavia, per tenere conto dell'eventuale interferenza tra faglie importanti sufficientemente vicine da poter costituire un dominio strutturale, è stato scelto un buffer d'in- fluenza di 200 m e quindi un solo parametro esprime il contributo di questo tipo di dato alla valutazione della suscettibilità. Per la spazializzazione del Rapporto giaciturale fra il versante e la giacitura degli strati, l’intera area di studio è stata suddivisa, tramite analisi del DEM, in 1613 Unità di Versante (con area media di 7 ettari) caratterizzate dall’omogeneità della pendenza e dell’esposizione. La pendenza è espressa in 5 classi (8°-15°, 16°-25°, 26°-35°, 36°-45°, 46°-60°), escludendo le aree sotto 8°, GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 36 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 considerate come aree pianeggianti. Il parametro esposizione è stato classificato per ottanti, se- condo classi centrate su N, NE, E, SE, S, W, W, NW. La successiva analisi GIS ha permesso di caratterizzare ciascuna Unità di Versante attraverso l'incrocio, prima tra l'esposizione del versan- te e l'immersione degli strati e successivamente tra la pendenza del versante e la pendenza degli strati. Il parametro rapporto giaciturale, in funzione della propensione al dissesto, è quindi e- spresso dalle seguenti classi: esposizione versan- pendenza giacitu- te rispetto ad im- ra rispetto a pen- rapporto giaciturale mersione giacitura denza versante fino a 45° minore o uguale franapoggio con inclinazione strati <= pendio fino a 45° maggiore franapoggio con inclinazione strati > pendio da 45° a 90° minore o uguale frana-traverpoggio con inclinazione strati <= pendio da 45° a 90° maggiore frana-traverpoggio con inclinazione strati > pendio da 90° a 135° qualsiasi traverpoggio da 135° a 180° qualsiasi reggipoggio qualsiasi orizzontale orizzontale Per la rappresentazione della Distanza da asse viario è stato considerato un intorno significativo relativamente alla viabilità provinciale, considerando massimo il contributo di tale parametro nei primi 6 metri di distanza dall’asse viario e tendente gradualmente all’annullamento oltre i 20 me- tri. Tale parametro intende qualificare il contributo all’instabilità di versante dato dai tagli strada- li come elementi di discontinuità nel profilo del versante. Nelle aree dove la pendenza del ver- sante è inferiore a 8°, che quindi non rientrano nell'analisi della suscettibilità, questo parametro è servito a giustificare una serie di punti instabili che sono stati esclusi dall'analisi perchè non rica- denti in nessuna delle UTLM. Operativamente, nella procedura di analisi della suscettibilità, sono stati spazializzati tutti i pa- rametri predisponenti attraverso la realizzazione di uno strato informativo per ogni tematismo. Tutti gli strati informativi sono costituiti da layer in formato ESRI GRID con cella di 10 metri. L’integrazione in ambiente GIS degli strati informativi relativi a ciascun parametro e il layer dei punti instabili, ha permesso di caratterizzare i punti instabili in funzione di una specifica combi- nazione di parametri predisponenti. In seguito al rilevamento e alla valutazione dei fenomeni reali, i parametri predisponenti sono stati classificati in funzione del contributo all’insorgenza di un fenomeno franoso. Alle varie classi di ogni parametro predisponente, e separatamente per ogni tipologia di frana, è stato attri- buito un indice (i) crescente (da 0 a 9) in funzione del contributo di ciascuna classe all’instabilità. In questo modo per ogni parametro predisponente è stata realizzata una tabella in cui per ciascu- na classe vengono riportati i valori degli indici relativamente a ciascuna tipologia di frana. A cia- scun parametro, poi, viene attribuito un peso che esprime il contributo del parametro nel suo in- sieme, rispetto agli altri parametri, indipendentemente dalla tipologia di frana. L'attribuzione degli indici alle singole classi e dei pesi ai parametri, ha seguito, come nel proget- to pilota, un approccio euristico, basato comunque, per quanto possibile, su di un'analisi prelimi- nare di tipo statistico. Le tabelle con i valori relativi sono contenute all'interno di un file Excel allegato al progetto "Franarisk_rm_2_apr09", nel CD di consegna allegato a questo rapporto. Dal momento che gli indici sono espressi da numeri, tale relazione si può configurare come una funzione matematica: una funzione di suscettibilità. Per non appesantire l’elaborazione e consen- tire un approccio intuitivo alla procedura si è scelta una funzione elementare ma sufficientemente

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 37 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 efficace: la Funzione di Suscettibilità proposta è sostanzialmente una somma pesata degli indici associati ai parametri predisponenti, applicata alle sole UTLM che verificano le condizioni di- scriminanti. La funzione generale applicata per il calcolo della suscettibilità di ciascun fenomeno franoso (f) è la seguente: i ×P ∑n(nn) S =()I ×I × f geol pend P ∑nn dove: Sf : Suscettibilità alla tipologia di fenomeno franoso f Igeol : indice del parametro discriminante geologia Ipend : indice del parametro discriminante pendenza in : indice del parametro predisponente n-simo Pn : peso del parametro predisponente n-simo I parametri discriminanti hanno indice 0 o 1 a seconda, rispettivamente, che non sussistano o che sussistano le condizioni che danno luogo a suscettibilità. Di conseguenza il primo fattore assume significato (1) solo se sussistono entrambe le condizioni di geologia e pendenza perché esista su- scettibilità non nulla. Il secondo fattore rappresenta al numeratore la vera e propria somma degli indici i relativi agli n parametri predisponenti considerati moltiplicati per il peso P, che serve a bilanciare il contributo di ciascun parametro; al denominatore invece presenta la somma dei pesi P, necessaria alla normalizzazione del risultato secondo la stessa scala degli indici (da 0 a 9). Naturalmente l’attribuzione degli indici è stata ricavata dalle osservazioni di terreno e dalla pre- analisi statistica succitata, ma la semplicità e la flessibilità della funzione consente di intervenire facilmente sugli indici e/o sui pesi per tarare il modello, in modo da renderlo il più possibile coe- rente con le osservazioni. Inoltre è possibile correggere le inevitabili approssimazioni determina- te dalla non perfetta conoscenza o possibilità di rappresentazione dei parametri. Il lato negativo della metodologia sta nel fatto che i valori dei parametri sono attribuiti in base alla casistica dei fenomeni rilevati e sono quindi strettamente dipendenti dalle condizioni dell'a- rea studiata. Per dare un esempio, il valore massimo di pendenza rilevato per frane di crollo, di 58°, è dovuto al semplice fatto che nell'area non esistono zone significative con pendenze mag- giori. Questo aspetto limita la confrontabilità di aree vicine ma studiate separatamente, in quanto i parametri su cui si basa l'analisi di suscettibilità hanno valori diversi.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 38 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

9. SERIE STORICHE DELLA PIOVOSITÀ I dati pluviometrici storici relativi all’area di studio sono acquisibili direttamente dal sito internet della Regione Lazio (www.idrografico.roma.it), sul quale sono reperibili gli Annali Idrologici compilati dall’attuale Ufficio Idrografico e Mareografico, iniziati con l’anno 1951 e la cui edi- zione più recente, pubblicata nel 2007, si riferisce ai dati del 2002. Dati più recenti sono ricavabili, nello stesso archivio, dai Bollettini Idrologici, dove sono riportati i dati cumulativi mensili della piovosità, dal 2004 al 2009, di alcune stazioni. Dai suddetti archivi sono stati tratti dati utilizzati nelle analisi condotte per questo studio. Le stazioni pluviometriche considerate interessanti per gli scopi della presente indagine sono set- te, tutte situate nel sottobacino Tevere XIV – Aniene. La serie storica dei dati presa in considera- zione si riferisce all’arco temporale 1982-2002, ma com’è evidenziato nel seguente quadro questi anni non sono completamente coperti da tutte le stazioni, Per la stazione di Frascati è stato possi- bile reperire, dai Bollettini Idrologici succitati, i dati anche per il periodo gennaio 2004-febbraio 2009.

Stazioni pluviometriche Periodi di attività Anni effettivi 1982 - 1999 18 Tivoli 1982 - 2002 21 Pantano Borghese* 1982 - 2001 20 Frascati* 1982 – 2002 / 2004 - 2009 26 Rocca di Papa* 2000 - 2001 2 Zagarolo* 1982 – 1993 / 1999 - 2001 15 Palestrina* 1998 - 2002 5 (*): stazioni localizzate all'interno dell'area di studio. Viceversa, gli ultimi dati rilevati dalla stazione pluvionivometrica di Monte Guadagnolo sono quelli relativi al 1972; pertanto esistono scarsi elementi per la caratterizzazione della zona dei Monti Prenestini nel periodo considerato, per la quale zona, i dati più completi e più vicini sono risultati quelli della stazione di Tivoli. Negli Annali Idrologici sono riportate le seguenti tabelle: − Tab I – Osservazioni pluviometriche giornaliere. (vedi Fig. 9.1) − Tab II – Totali annui e riassunti dei totali mensili della quantità delle precipitazioni. − Tab III – Precipitazioni di massima intensità registrate ai pluviografi. − Tab IV – Massime precipitazioni dell’anno per periodi di più giorni consecutivi. − Tab V – Precipitazioni di notevole intensità e breve durata registrate ai pluviografi.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 39 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Fig. 9.1 – Esempio di tabelle relative alle osservazioni pluviometriche giornaliere, Le tabelle relative alle osservazioni pluviometriche giornaliere (Tab. I) da cui sono stati tratti i dati per l'analisi dei rapporti tra piovosità e dissesti (Cap. 11), sono state inserite in un archivio ("TabI_giornalieri"), all'interno del progetto "Franarisk_rm_2_apr09". Dalle tabelle dei totali annui e riassunti dei totali mensili della quantità delle precipitazioni (Tab. II) sono stati tratti i dati, tabulati in due archivi, "TabII_piovosità.xls" e "Grafici_TabII.xls", che sono serviti ad elaborare i diagrammi delle serie temporali di piovosità per l’intero intervallo considerato, per le singole stazioni (Fig. 9.2) e la media di tutte le stazioni delle piovosità totali annue (Fig. 9.3).

Piovosità mensili totali - Stazione di Castel Madama

300,0 250,0

e

s 200,0 e m / 150,0 m

m 100,0 50,0 0,0 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 8 8 8 8 8 8 8 8 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' '

n n n n n n n n n n n n n n n n n n e e e e e e e e e e e e e e e e e e G G G G G G G G G G G G G G G G G G Mesi

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 40 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Piovosità mensili totali - Stazione di Tivoli

300,0

250,0

e 200,0 s e m / 150,0 m m 100,0

50,0

0,0 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 8 8 8 8 8 8 8 8 9 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' '

n n n n n n n n n n n n n n n n n n n n n e e e e e e e e e e e e e e e e e e e e e G G G G G G G G G G G G G G G G G G G G G Mesi

Piovosità mensili totali - Stazione di Pantano Borghese

300,0

250,0

e

s 200,0 e m / 150,0 m

m 100,0 50,0 0,0 2 3 4 6 7 1 2 3 5 6 7 9 0 8 0 1 5 9 8 8 8 8 8 8 9 9 9 9 9 9 9 0 8 9 0 ' ' ' 8 ' ' 8 ' ' ' ' ' ' 9 ' ' ' ' ' ' ' '

t r t r n b r g u t v c n b r g u g t g i o i i a a e e p a o e e p a u e u g O D G G F M A L F M A L S N G M A G M Mesi

Piovosità mensili totali - Stazione di Frascati

350,0 300,0

250,0 e s

e 200,0 m /

m 150,0 m 100,0 50,0 0,0 2 3 4 6 7 1 2 3 5 6 7 9 0 4 5 6 8 9 8 0 1 3 5 9 8 2 8 8 8 8 8 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 0 8 9 0 0 ' ' ' 8 ' ' 8 ' ' ' ' ' ' 9 ' ' 0 ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' '

t t r t r t n b r g u t v c n b r g u t v c n b g t g t i o i i o i a a e e p a o e e p a o e e u e u e g g O O D D G G F M A L F M A L F S N S N G M A G M A G Mesi

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 41 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Piovosità mensili totali - Stazione di Rocca di Papa

300 250 e

s 200 e m / 150 m

m 100 50 0 Gen Gen Gen Gen Gen Gen Gen Gen Gen Gen Gen Gen Gen Gen Gen Gen Gen Gen Gen Gen '82 '83 '84 '85 '86 '87 '88 '89 '90 '91 '92 '93 '94 '95 '96 '97 '98 '99 '00 '01 Mesi

Piovosità mensili totali - Stazione di Zagarolo

450,0 400,0 350,0

e 300,0 s

e 250,0 m / 200,0 m

m 150,0 100,0 50,0 0,0 3 6 9 0 1 4 7 0 1 2 2 4 5 7 8 2 3 3 5 6 8 9 8 8 8 9 9 9 9 0 0 8 8 8 8 8 8 9 9 9 9 9 9 9 ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' '

t t r r t t r v v c t t o g c t t o g n g u b n g u i i i p a i p o o e g a e g a e u e e u O O D A D A G G M N S A L F N S A L G M G M Mesi

Piovosità mensili totali - Stazione di Palestrina

300,0

250,0

e

s 200,0 e m / 150,0 m

m 100,0 50,0

0,0 2 2 3 4 8 9 1 2 3 3 4 5 9 0 2 5 7 6 8 6 0 7 1 8 8 8 8 8 8 9 9 9 9 9 9 9 0 0 8 8 9 9 ' ' ' ' 8 ' ' 9 ' ' ' ' ' ' 9 ' ' 0 ' ' ' ' ' ' ' ' '

t t t r t r n c v t u g r b n c v t u g r t g t g i o i i o i a a e o a p e e o a p e u e u g g O O D D G G L A M F L A M N S N S G A M G A M Mesi

Fig. 9.2 – Andamento della piovosità mensile nelle 7 stazioni considerate.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 42 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Piovosità totali annue - media di tutte le stazioni

1400,0 1200,0

1000,0

o n

n 800,0 a /

m 600,0 m 400,0

200,0

0,0

2 4 6 8 0 2 4 6 8 0 2 4 6 8 8 8 8 8 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 9 9 9 9 9 9 9 9 9 0 0 0 0 0 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 2 2 2 2 Anni

Fig. 9.3 – Piovosità totali annue, media delle 7 stazioni considerate. Dal diagramma della Fig. 9.3, si rileva che gli anni più piovosi sono stati: 1984, 1996, 2004 e 2008, con valori intorno ai 1200 mm e che l'andamento medio si attesta su valori compresi tra 600 e 800 mm. Dai dati analizzati, è risultato che le due stazioni più rappresentative, per estensione temporale e per completezza dei dati, sono Tivoli e Frascati. Inoltre si nota, dai diagrammi di Fig. 9.2, che esiste una certa corrispondenza di valori tra le sette stazioni, per cui si può ritenere che l'analisi condotta sui dati delle due stazioni succitate sia rappresentativa di tutta l'area studiata. Per la stazione di Frascati sono state elaborate anche le medie mensili per tutto l'intervallo empo- rale considerato (Fig. 9.4) e l'istogramma di frequenza della Fig. 9.5.

Medie mensili nell'intevallo 1982-2008 - Stazione di Frascati

140

120

100

80 m m 60

40

20

0 GFMAMGLASOND Mesi

Fig. 9.4 – Media delle piovosità mensili nell'intervallo 1982-2008, stazione di Frascati.. Il diagramma di Fig. 9.4, mostra un andamento abbastanza allineato con le media dell'Italia cen- trale, con la massima piovosità distribuita nei mesi autunnali di Ottobre, Novembre e Dicembre.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 43 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Frequenza della piovosità mensile nel periodo 1982-2008 Stazione di Frascati

100 90

80

i

s 70 e m

i 60 d

o

r 50 e m

u 40 n 30 20 10 0 <3030-6060-100100-150150-200>200 mm/mese

Fig. 9.5 – Istogramma di frequenza della piovosità mensile nella stazione di Frascati. Dall'istogramma si rileva che, nella maggior parte dei casi la distribuzione della piovosità mensi- le si concentra intorno a valori compresi tra meno di 30 mm e 100 mm (241 mesi su 312 conside- rati) e solo 8 casi superano i 200 mm. Il mese più piovoso in assoluto, a Frascati, è Dicembre 2008, con 297,4 mm., mentre il massimo assoluto nelle sette stazioni si è registrato a Zagarolo, con 404,5 mm in Ottobre 1992. Nell'arco dei 20 anni considerati, nelle stazioni con registrazioni continue, i mesi più piovosi so- no risultati Ottobre e Novembre, ciascuno con 6 anni su 20. Seguono Dicembre e Aprile con 5 e Febbraio con 4. In 20 casi, prevalentemente concentrati nei mesi estivi, la piovosità mensile è stata nulla o infe- riore a 10 mm.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 44 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

10. STUDIO DELLA SISMICITÀ STORICA

10.1 INTRODUZIONE Questo paragrafo riprende, parzialmente modificato, quanto già contenuto nello studio pilota rea- lizzato, tra il 2006 e il 2007, dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre. Lo studio della sismicità storica dell’area ha come scopo quello di definire il massimo grado di intensità sismica registrato nell’area al fine di valutare la possibilità di eventi sismici come pos- sibili fattori di innesco di fenomeni franosi. La ricerca si è basata sull’analisi dei dati bibliografi- ci e delle banche dati della sismicità storica e strumentale dell’INGV. I dati di sismicità dell’area sono stati rivisti e aggiornati attraverso l’analisi delle fonti storiche e dei cataloghi sismici da Molin e altri, all’interno di uno studio sulla sismicità della Valle dell’Aniene effettuato in seguito alle scosse sismiche avvenute nel versante meridionale dei Monti Ruffi nel marzo 2000 (Molin et alii, 2002). La costruzione del catalogo dei terremoti di origine locale è stata condotta essenzialmente ag- giornando e incrementando i dati estratti dal Catalogo dei terremoti italiani del CNR-Progetto Finalizzato Geodinamica (CNR-PFG; Postpischl, 1985), il più recente che contenga scosse di ogni intensità e tipologia, e il Catalogo macrosismico del Lazio di Dell’Olio & Molin (inedito). Sono stati inoltre utilizzati i risultati ottenuti dalle ricerche di sismologia storica svolte dall’ING relativamente all’area Aniene-bassa Sabina (Molin et alii, 2002). Per quanto riguarda le fonti informative relative ai terremoti di origine locale, le indagini sono state condotte attraverso la ricerca di nuova bibliografia, il recupero dei lavori pubblicati dopo il 1980, la consultazione di giornali ed il reperimento di documentazione inedita presso biblioteche di Roma, la Biblioteca del Monumento Nazionale di Subiaco (BMNS) e l’Istituto Nazionale di Geofisica (ING), dove sono attualmente conservate le cartoline sismiche pervenute all’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica (o Geofisica, o Ecologia Agraria) di Roma (UCMG) dal 1900 al 1975 circa (Molin et alii, 2002). Per le scosse caratterizzate da Io>V grado MCS so- no stati anche consultati il Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani, il Catalogo dei forti ter- remoti in Italia dell’Istituto Nazionale di Geofisica e SGA storia geofisica ambiente, e NT4.1, un catalogo parametrico di terremoti di area italiana del Gruppo Nazionale per la Difesa dai Ter- remoti, nonché i relativi database macrosismici. Per le scosse posteriori al 1980 sono stati utilizzati anche i dati sismometrici e macrosismici for- niti dall’Istituto Nazionale di Geofisica, dati che hanno permesso di prolungare il catalogo fino al luglio 2000. Anche per quanto riguarda l’esame dei più importanti terremoti di origine esterna, quasi tutti caratterizzati da intensità epicentrali relativamente elevate, si è fatto in genere riferi- mento al catalogo CPTI e quindi ai database macrosismici dei cataloghi del GNDT e di ING- SGA. Nella Tabella 10.1 è riportato l’elenco completo degli eventi sismici dell’area considerati nelle indagini. Per ogni terremoto sono riportati: - data e ora dell'evento; - numero delle località interessate (punti d’intensità, np) di cui si ha notizia; - intensità massima osservata (Ix) ed intensità epicentrale (Io); - coordinate epicentrali derivate da dati macrosismici o, per eventi recenti, da registrazioni - strumentali;

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 45 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

- valori di magnitudo (Ml, Ms ed Md) reperiti in letteratura; - area origine, rappresentata da una sub-regione sufficientemente conosciuta da permettere una rapida individuazione dell’area in cui ha avuto origine l’evento. Tab 10.1 - Catalogo dei terremoti risentiti nell’area di studio (da Molin et alii, 2002) anno me gi or mi se np Ix Io lat.N lat.E Ml Ms Md area origine

1216 - - - - - 1 D ------Alto Aniene 1227 - - - - 1 D ------Alto Aniene 1298 12 01 - - - 7 95 85 42.550 12.830 - - - Reatino 1299 12 01 - - - 1 D ------Alto Aniene 1348 - - - - - 1 D ------Alto Aniene 1349 09 09 - - - 22 100 95 42.170 13.380 - - - Aquilano 1349 09 09 09 - - 24 100 100 41.480 14.070 - - - Frusin.-Molise 1456 12 05 - - - 199 110 100 41.302 14.711 - - - Molise 1461 11 26 21 30 - 10 100 100 42.308 13.543 - - - Aquilano 1654 07 23 00 25 - 44 100 95 41.630 13.680 - - - Frusinate 1703 01 14 18 - - 196 110 110 42.680 13.120 - - - Area di Norcia 1703 02 02 11 05 - 70 100 100 42.470 13.200 - - - Aquilano 1706 11 03 13 - - 99 105 95 42.080 14.080 - - - Maiella 1759 - - - - - 1 F ------Alto Aniene 1766 01 - - - - 1 D ------Alto Aniene 1766 01 - - - - 1 D ------Alto Aniene 1830 01 09 00 30 - 1 F ------Alto Aniene 1830 01 09 01 30 - 1 F ------Alto Aniene 1831 10 02 02 - - 1 F ------Alto Aniene 1831 11 02 21 - - 1 F ------Alto Aniene 1855 01 24 - - - 1 F ------Alto Aniene 1867 12 18 23 30 - 1 45 45 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1868 08 03 - - - 1 45 45 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1868 10 22 16 10 - 1 F ------Alto Aniene 1871 09 01 06 - - 3 45 45 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1871 12 11 02 - - 1 45 45 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1872 02 23 03 - - 1 F ------Alto Aniene 1873 01 15 08 30 - 1 45 45 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1873 01 20 09 - - 1 30 30 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1873 04 14 05 30 - 2 50 50 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1874 10 02 13 - - 1 20 20 41.942 13.037 - - - Alto Aniene 1875 12 05 20 30 - 1 20 20 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1876 07 19 22 55 - 1 30 30 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1876 07 30 02 05 - 5 50 50 41.802 13.336 - - - Monti Ernici 1876 07 30 02 20 - 1 20 20 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1876 08 08 01 - - 1 30 30 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1877 01 02 23 53 - 2 45 45 41.877 12.993 - - - M.ti Prenestini 1877 03 18 22 30 - 1 40 40 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1877 08 23 22 40 - 1 30 30 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1877 08 24 02 45 - 9 70 70 41.720 13.350 - - - Frusinate 1877 08 24 05 - - 3 45 45 41.897 13.102 - - - Alto Aniene 1879 05 31 07 - - 2 40 40 41.906 13.200 - - - Alto Aniene 1879 08 23 23 50 - 1 50 50 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1886 09 05 23 25 - 1 50 50 42.025 12.994 - - - Alto Aniene 1886 09 05 23 40 - 1 55 55 42.025 12.994 - - - Alto Aniene 1887 12 28 22 20 - 1 30 30 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1888 09 16 00 30 - 1 35 35 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1888 09 16 00 45 - 1 35 35 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1890 02 27 04 - - 1 35 35 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1890 02 27 23 46 - 1 45 45 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1890 05 04 18 27 - 1 50 50 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1891 01 08 04 30 - 1 40 40 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1891 01 18 07 29 - 4 25 25 41.925 13.095 - - - Alto Aniene

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 46 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

anno me gi or mi se np Ix Io lat.N lat.E Ml Ms Md area origine

1891 05 09 00 16 - 42 55 50 41.812 13.480 - - - Val Roveto 1891 05 09 01 - - 1 F ------Alto Aniene 1891 05 09 01 15 - 1 F ------Alto Aniene 1891 07 31 06 45 - 4 35 30 41.925 13.163 - - - Alto Aniene 1891 09 01 12 07 - 2 50 50 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1892 01 22 21 25 - 81 70 65 41.725 12.712 - - - Colli Albani 1894 10 29 03 58 - 13 55 50 42.023 12.938 - - - Alto Aniene 1894 12 27 17 34 15 2 35 35 41.987 12.937 - - - Alto Aniene 1896 01 04 03 45 - 1 40 40 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1896 06 06 20 27 02 5 40 40 41.893 13.338 - - - Alto Aniene 1897 09 04 19 20 - 8 50 50 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1897 09 04 22 05 - 8 40 40 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1897 09 05 03 05 - 7 45 45 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1899 02 10 04 38 - 1 45 45 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1899 02 10 05 11 - 1 35 35 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1900 10 08 16 25 05 1 45 45 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1901 07 31 10 45 ------Alto Aniene 1902 07 19 22 36 33 1 35 35 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1903 02 18 22 53 40 1 25 25 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1903 02 19 04 43 18 1 40 40 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1903 04 29 01 22 28 2 40 40 41.906 13.200 - - - Alto Aniene 1904 02 25 04 09 - 1 40 ------Marsica 1904 02 25 05 03 54 9 35 ------Marsica- 1904 02 25 19 25 - 1 40 ------Marsica- 1905 12 08 01 17 - 11 30 30 41.988 13.068 - - - Alto Aniene 1906 04 19 21 16 - 12 30 30 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1907 01 18 04 25 - 11 30 30 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1907 01 19 01 40 - 11 30 30 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1907 06 26 02 - - 7 40 40 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1907 11 23 22 41 06 21 50 45 41.800 13.337 - - - Monti Ernici 1908 03 20 02 32 43 5 40 40 41.965 13.256 - - - Alto Aniene 1908 12 19 12 30 - 1 20 ------Alto Aniene 1908 12 19 21 11 - 7 40 40 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1912 01 26 20 30 - 1 40 40 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1915 01 13 06 52 43 1049 110 110 41.967 13.667 68 70 - Marsica 1915 01 14 01 50 02 11 45 - - - 41 40 Marsica 1915 01 14 02 42 50 8 45 - - - 41 - Marsica 1915 01 14 07 17 31 12 55 - - - 46 44 Marsica 1915 01 15 04 11 19 1 30 - - - - - 28 Marsica 1915 01 17 22 41 22 4 35 - - - - - 38 Marsica 1915 01 18 13 58 02 2 35 - - - - - 40 Marsica 1915 01 21 12 29 28 8 45 - - - 45 46 Marsica 1915 01 22 20 14 56 6 45 - - - 41 - Marsica 1915 03 22 02 38 26 7 50 - - - - - 35 Marsica 1915 05 02 04 49 59 4 45 - - - - - 46 Marsica 1915 10 03 14 14 50 1 40 ------Marsica 1915 10 05 20 - - 1 F ------Alto Aniene 1915 10 06 17 - - 5 45 45 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1915 10 07 16 40 - 2 40 40 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1916 01 27 00 39 - 2 35 35 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1916 02 09 21 36 - 32 45 45 41.917 13.154 - - - Alto Aniene 1916 02 10 03 52 - 1 30 30 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1916 08 16 06 04 - 1 30 30 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1917 11 29 18 50 27 10 40 40 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1918 01 10 01 25 - 3 50 50 41.873 13.198 - - - Alto Aniene 1918 01 10 09 59 20 2 40 40 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1918 05 08 01 15 42 28 50 45 41.735 13.336 - - - Monti Ernici 1919 06 06 15 16 - 1 30 30 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1919 08 15 13 54 - 1 35 35 41.926 13.231 - - - Alto Aniene

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 47 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

anno me gi or mi se np Ix Io lat.N lat.E Ml Ms Md area origine

1919 10 18 18 19 - 1 45 45 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1923 01 12 12 18 - 1 20 20 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1923 08 12 10 30 04 1 30 30 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1924 08 02 03 35 - 1 25 25 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1924 11 20 09 05 - 1 30 30 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1924 11 24 06 05 - 1 30 30 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1924 11 28 08 45 - 1 20 20 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1927 01 20 18 - - 1 45 45 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1927 01 21 02 - - 1 35 35 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1933 08 13 03 16 - 2 25 25 41.925 13.163 - - - Alto Aniene 1933 08 13 03 50 - 2 20 20 41.925 13.163 - - - Alto Aniene 1941 03 15 19 42 45 8 35 35 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1941 07 26 01 55 - 5 25 25 42.011 13.089 - - - Alto Aniene 1941 09 08 16 30 16 16 70 70 41.988 13.068 45 - - Alto Aniene 1941 09 11 13 55 - 2 30 30 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1941 09 18 02 28 - 1 25 25 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1941 11 10 10 59 - 1 20 20 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1941 12 07 22 10 - 1 45 45 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1942 03 22 10 38 16 1 30 30 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1942 11 05 14 43 - 1 20 20 41.925 13.095 - - - Alto Aniene 1942 11 15 06 19 - 1 20 20 41.926 13.231 - - - Alto Aniene 1946 04 29 00 05 - 1 50 50 42.009 12.988 - - - Alto Aniene 1961 03 30 22 - - 1 F ------Alto Aniene 1961 04 10 06 55 53 19 65 60 42.019 13.037 41 - - Alto Aniene 1961 04 12 00 43 46 44 70 65 42.025 13.048 41 - - Alto Aniene 1961 04 12 01 45 - 1 45 ------Alto Aniene 1961 04 12 03 - - 1 25 ------Alto Aniene 1961 07 18 20 24 10 4 35 30 41.906 13.132 - - - Alto Aniene 1979 09 19 21 35 37 691 85 85 42.720 13.070 58 59 - Valnerina 1980 12 28 00 55 41 0 - - 41.827 13.193 35 - 29 Alto Aniene 1982 04 26 04 33 44 0 - - 41.984 12.957 30 - 30 Alto Aniene 1982 05 26 20 33 29 0 - - 42.009 12.953 33 - 31 Alto Aniene 1982 06 11 08 31 39 0 - - 42.015 12.950 34 - 33 Alto Aniene 1982 09 29 12 49 03 12 45 40 41.971 13.051 38 - 37 Alto Aniene 1990 06 19 02 42 58 40 55 55 42.034 12.963 28 - 34 Alto Aniene 1996 11 09 19 55 06 0 - - 41.835 13.200 22 - 31 Alto Aniene 1998 05 12 21 46 30 0 - - 41.948 13.291 27 - 34 Alto Aniene 1998 08 19 08 13 17 0 - - 41.943 13.267 25 - 34 Alto Aniene 1999 10 15 23 52 06 0 - - 41.989 13.013 19 - 30 Alto Aniene 2000 01 01 23 52 55 0 - - 41.973 13.035 25 - 30 Alto Aniene 2000 03 11 10 35 28 7 60 60 41.942 13.018 37 - 43 Alto Aniene 2000 04 08 18 25 26 0 - - 41.944 13.085 20 - 30 Alto Aniene 2000 04 18 21 07 00 0 - - 41.929 13.004 - - 30 Alto Aniene 2000 05 21 18 41 43 0 - - 41.968 13.032 - - 32 Alto Aniene 2000 05 26 10 12 35 0 - - 41.979 13.036 20 - 30 Alto Aniene 2000 05 28 09 29 11 0 - - 41.982 13.034 28 - 35 Alto Aniene 2000 05 29 23 01 53 0 - - 42.003 13.014 - - 31 Alto Aniene 2000 06 21 03 47 07 0 - - 41.997 13.103 - - 34 Alto Aniene 2000 06 23 07 47 13 0 - - 41.972 12.971 23 - 30 Alto Aniene 2000 06 27 07 32 32 0 - - 41.996 13.043 36 - 40 Alto Aniene 2000 06 28 19 58 03 0 - - 41.981 13.034 - - 33 Alto Aniene 2000 07 17 09 10 25 0 - - 41.955 13.020 22 - 30 Alto Aniene In totale nella tabella sono elencati 164 eventi di cui: - n. 6, riportati interamente in corsivo, risultano molto dubbi o inesistenti; di questi quattro so- no di epoca medioevale (1216, 1227, 1299 e 1348) e due dell'ultimo secolo, rispettivamente del 31 luglio 1901 e del 19 dicembre 1908;

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 48 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

- n. 30, oltre ai sei di cui al punto precedente, sono privi di parametri epicentrali, generalmente non stimabili per scarsità di informazioni; molti di questi corrispondono a probabili repliche segnalate in località dell’Alto Aniene di alcuni importanti terremoti, in particolare di quello del 13 gennaio 1915 (Io=XI grado MCS) con origine nella vicina Marsica; per questi eventi vengono indicate solo data ed intensità massima osservata, mentre l’area origine, essendo in- certa, viene riportata in corsivo; - n. 12 rappresentano terremoti di origine esterna che hanno prodotto, o probabilmente prodot- to, danni in almeno una località dell’Alto Aniene; i relativi dati macrosismici di base riguar- dano solo località dell’Alto Aniene; - n. 6 rappresentano terremoti che, dopo le indagini, sono risultati di origine esterna, ma con epicentro in aree immediatamente limitrofe all’Alto Aniene; questi eventi figurano in elenco sia per il fatto che sono stati oggetto di indagini, sia in quanto tra le località più fortemente interessate almeno una appartiene all’Alto Aniene; - n. 110 sono terremoti di origine locale; risultano tutti di epoca piuttosto recente,essendo avvenuti tra il 1867 ed il 2000; di questi n. 90 sono definiti da parametri epicentrali ricavati da dati macrosismici e n. 20, avvenuti dal 1980 in poi, da parametri epicentrali ricavati da dati sismometrici; questi ultimi, caratterizzati da valori di magnitudo ≥3.0, sono stati considerati in quanto, sebbene non si posseggano informazioni sui risentimenti, sono stati molto probabilmente avvertiti dalla popolazione. In Figura 10.1 viene riportata la distribuzione temporale degli eventi sismici nell’area sino al 1998.

Fig. 10.1 - Distribuzione temporale degli eventi sismici nell’area sino al 1998 A parziale integrazione degli eventi registrati nella Tabella 10.1, sono riportati nella Tab. 10.2 gli eventi avvenuti in aree prossime all’area di studio tra il luglio 2000 e l’aprile 2006, ricavati dal Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI0809-Aprile 2009).

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 49 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Tab. 10.2 – Eventi sismici verificatisi tra il 2000 e il 2005 e risentiti nell'area di studio.

anno me gi or mi se np Imx Io Lat.N Lon.E area origine 2000 11 13 17 28 28,0 29 5-6 5 41.951 12.985 Monti Tiburtini 2002 10 31 10 32 59,0 Monti Tiburtini 2003 01 27 04 03 46,0 64 5-6 5-6 41.773 14.707 Monti Tiburtini 2003 12 30 05 31 38,0 339 5-6 5-6 41.714 14.851 Monti dei Frentani 2004 10 05 23 12 22,0 78 5-6 5 41.908 12.995 Monti Tiburtini 2005 03 01 05 41 37,0 137 5-6 5 41.728 14.964 Monti dei Frentani

10.2 SISMICITÀ REMOTA I terremoti con epicentro al di fuori dell’area considerata che hanno prodotto danni nell’Alto A- niene sono riportati in Tabella 10.3 (Molin et alii, 2002), nella quale per ogni evento vengono indicati, oltre ai principali parametri, anche l’intensità massima (Iax) con cui è stato risentito, o probabilmente risentito, in una o più località dell’Alto Aniene e la distanza D in km tra l’epicentro del terremoto e Subiaco (considerato data la presenza del Monastero di Santa Scola- stica, sede di un preziosissimo archivio storico). I casi in cui il valore di Iax figura in corsivo stanno a significare che, non essendo disponibili osservazioni dirette, quei dati sono stati desunti dall’andamento dei campi macrosismici dei rispettivi terremoti. Tab. 10.3 – Elenco dei terremoti remoti risentiti nella media-alta Valle dell’Aniene (da Molin et alii, 2002)

Nella tabella sono riportati 12 eventi, anche se per i terremoti del 1349 e del 1703 si posseggono solo gli effetti cumulati delle due scosse segnalate; in entrambi i casi, tuttavia, gli effetti prodotti- si in Alto Aniene dovrebbero essere dovuti principalmente alle scosse provenienti dall’Aquilano, caratterizzate da epicentro molto più vicino. L’evento più antico è rappresentato dal grande terremoto del 9 settembre 1349 che ha apportato danni molto gravi all’Abbazia di Santa Scolastica ed in Subiaco, dove ha raggiunto un valore

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 50 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 d’intensità compreso tra l’VIII ed il IX grado MCS; tale valore rappresenta in assoluto la massi- ma intensità storicamente osservata nell’Alto Aniene. Anche nelle altre località dell’area do- vrebbe essere stato risentito con intensità simile. Il terremoto del 1349, come già accennato, è un evento particolarmente complesso, tanto che nei cataloghi più recenti è stato soggetto a parame- trizzazione multipla; infatti, il relativo campo macrosismico, molto esteso e caratterizzato dalla presenza di due principali aree di maggior danneggiamento (≥IX-X grado) tra loro distanti alcu- ne decine di km, viene considerato come dovuto al concorso di almeno due scosse avvenute pressocché contemporaneamente, ma con epicentro differente. Le due aree più importanti sono situate una nella zona tra l’Aquila e la valle del Salto (Aquila- no), e l’altra nella zona di Cassino-Isernia (Frusinate-Molise). Come accennato in precedenza, il danneggiamento prodottosi nell’Alto Aniene dovrebbe essere in gran parte dovuto alla scossa dell’Aquilano con origine più vicina rispetto a quella di Cassino- Isernia, anche se questa risulta di intensità un po’ più elevata. Altri risentimenti di rilievo, però solo presunti compresi tra il VI ed il VII grado MCS, potrebbero essersi verificati in occasione dei forti terremoti del 1456 (Mo- lise), del 1461 (Aquilano), del 1654 (Frusinate), del 1703 (Aquilano), del 1706 (Maiella). Per questi eventi non sono disponibili osservazioni dirette e si perviene a tali valutazioni consi- derando l’andamento del campo macrosismico. Relativamente ai terremoti del 1703 si ha solo notizia dell.assenza di vittime sia a Subiaco che all’Abbazia di Santa Scolastica (BMNS, sec. XVIII), mentre non è stata reperita alcuna informazione sui probabili danni. Il terremoto del 1877, con origine nel Frusinate nei pressi di Veroli ed Isola del Liri, produsse danni molto legge- ri a Jenne, mentre si ha notizia che non ne produsse in vari altri centri abitati dell’Alto Aniene, fra i quali Subiaco e l’Abbazia di Santa Scolastica. Il catastrofico terremoto del 13 gennaio 1915 (Io = XI grado), che distrusse completamente nu- merosi paesi della Marsica provocando circa 30.000 vittime, danneggiò notevolmente anche va- rie località dell’Alto Aniene causando anche una decina di vittime. I centri abitati più gravemen- te danneggiati furono Agosta, Filettino, e Trevi nel Lazio, nei quali si raggiunse l’VIII grado MCS, nonché , Jenne e Subiaco, nei quali l’intensità fu di poco inferiore (VII- VIII grado). Si ha notizia che una replica di questo terremoto, avvenuta il 14 gennaio 1915, ap- portò ulteriori danni a Subiaco e e probabilmente anche in altre località dell’area. Il terremoto della Valnerina del 19 settembre 1979 rappresenta l’evento più recente di origine e- sterna che ha prodotto danni nell’Alto Aniene; secondo il quotidiano Il Tempo (Giorn. 19, 1979) danneggiò in maniera molto leggera Subiaco e l’abbazia di Santa Scolastica, provocando qualche lieve crepa nei muri, caduta di calcinacci e di qualche cornicione. In generale, si può osservare che i 12 terremoti considerati hanno avuto origine nel tratto di cate- na appenninica compreso tra la Valnerina ed il Molise; le relative intensità massime (Ix) ed epi- centrali (Io) sono quasi sempre elevate (≥VIII-IX grado MCS), tranne che per gli eventi del 1877 e del 14 gennaio 1915 (≤VII grado). La frequenza media con cui i terremoti di origine esterna vengono risentiti con danni nell’Alto Aniene (intensità ≥V-VI grado MCS) risulta, sulla base dei dati degli ultimi 130 anni generalmente considerati completi per eventi di questa intensità, dell’ordine di un evento ogni 32-33 anni. Praticamente impossibile stimare con attendibilità la frequenza con cui si sono verificati risenti- menti di intensità ≥VI-VII grado MCS, in quanto i dati disponibili sono in buona parte desunti dall.andamento dei campi macrosismici e, prima del 1870, dovuti solo ad eventi con elevata in- tensità epicentrale (Io≥IX-X grado). Si può solo notare che, considerando tutti i dati disponibili, si perviene mediamente ad un’evento ogni 100 anni circa. Per quanto riguarda i risentimenti di

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 51 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 intensità ancora superiore (≥VII-VIII grado) possiamo invece osservare che se ne contano 2 negli ultimi sette secoli, uno di VIII-IX e uno di VIII osservati rispettivamente in occasione dei grandi terremoti del 1349 e 1915 (magnitudo vicine a 7.0), entrambi con epicentro in aree relativamente vicine all’Alto Aniene (40-50 km). Dato che per gli eventi di tale magnitudo il catalogo italiano è generalmente considerato pressocché completo almeno per gli ultimi otto secoli, la frequenza media di un risentimento ogni 400 anni circa appare abbastanza attendibile. In conclusione, i ter- remoti di origine esterna risultano molto importanti nel definire la sismicità dell’Alto Aniene, in quanto hanno prodotto le massime intensità storiche, pari all’VIII-IX e all’VIII grado MCS, os- servate rispettivamente in occasione dei terremoti del 1349 e del 1915; inoltre, varie volte po- trebbero aver avvicinato o raggiunto il massimo storico dovuto ai terremoti di origine locale (VII grado MCS). Il 6 aprile 2009 alle ore 3:33 la zona de L’Aquila, com’è noto, è stata colpita da un forte terremo- to. La magnitudine della scossa principale è stata valutata sia come magnitudo Richter (Ml) 5.8 che come magnitudo momento (Mw) 6.3. Gli eventi di M>5 sono avvenuti il 6, 7 e 9 aprile (ri- spettivamente Ml=5.8, 5.3 e 5.1). I terremoti di Ml compresi tra M=3.5 e 5.0 sono stati in totale 31. Gli effetti di questo terremoto pur essendo stati avvertiti anche nell’area di studio non hanno prodotto conseguenze particolari di cui si abbia avuto segnalazione.

10.3 STORIE SISMICHE LOCALI Nella seguente Tabella 10.4, sono riportate le massime intensità macrosismiche che hanno inte- ressato i comuni della Provincia di Roma. Analizzando i dati in essa riportati emerge che i terri- tori comunali che riguardano direttamente l’area di studio o che sono situati nelle sue immediate vicinanze, evidenziati in neretto inclinato, sono chiaramente distinti in due gruppi perché esiste una netta differenziazione tra le intensità massime registrate nella zona dei Colli Albani, dove i valori massimi d’intensità sono pari a 7, con la sola eccezione di Rocca di Papa, e la restante maggiore area dei Prenestini dove esse hanno raggiunto un valore di 8. Tab. 10.4 – Massime intensità macrosismiche osservate nella provincia di Roma.

Comune Re Pr Com Lat Lon Imax AFFILE 12 58 1 41.88376 13.09684 9 AGOSTA 12 58 2 41.98083 13.03250 9 12 58 3 41.72774 12.65868 8 12 58 4 42.15534 11.90347 <=6 ANGUILLARA SABAZIA 12 58 5 42.09076 12.26952 7 12 58 6 42.00958 12.98852 8 12 58 7 41.46551 12.61079 7 12 58 8 41.88073 13.11477 9 12 58 9 41.71990 12.67115 8 12 58 10 42.04042 13.01946 9 12 58 11 41.74005 12.91215 8 12 58 12 41.88433 13.02712 8 12 58 13 42.10280 12.17563 <=6 CAMERATA NUOVA 12 58 14 42.01802 13.10838 9 12 58 15 42.13868 12.38137 7 12 58 16 42.13644 12.10282 <=6 CANTERANO 12 58 17 41.94212 13.03701 8 12 58 18 42.14150 12.54040 8

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 52 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Comune Re Pr Com Lat Lon Imax CAPRANICA PRENESTINA 12 58 19 41.86192 12.95180 8 12 58 20 41.60483 13.08405 8 CASAPE 12 58 21 41.90638 12.88614 8 12 58 22 41.74634 12.65072 8 CASTEL MADAMA 12 58 23 41.97399 12.86818 8 12 58 24 42.12767 12.49733 8 CASTEL S. PIETRO ROMANO 12 58 25 41.84550 12.89458 8 CAVE 12 58 26 41.81832 12.93136 8 12 58 27 41.94381 12.98229 8 12 58 28 41.98769 13.06840 9 12 58 29 41.99721 12.09881 <=6 CICILIANO 12 58 30 41.96112 12.94112 8 12 58 31 42.04918 12.96195 9 12 58 32 42.09031 11.79899 <=6 CIVITELLA SAN PAOLO 12 58 33 42.19568 12.58167 8 12 58 34 41.73015 13.00589 8 COLONNA 12 58 35 41.83480 12.75182 7 12 58 36 42.17037 12.58988 8 12 58 37 42.25518 12.60080 8 FORMELLO 12 58 38 42.07908 12.40063 7 FRASCATI 12 58 39 41.80750 12.68105 7 12 58 40 41.87114 12.81882 8 12 58 41 41.69773 13.05244 8 GENAZZANO 12 58 42 41.83309 12.97319 8 12 58 43 41.70684 12.68841 8 12 58 44 41.93266 12.99450 8 GORGA 12 58 45 41.65549 13.11028 8 12 58 46 41.78668 12.67728 7 12 58 47 41.99218 12.72156 7 JENNE 12 58 48 41.88680 13.16884 9 12 58 49 41.78523 12.88517 8 12 58 50 41.67690 12.69919 8 12 58 51 42.07158 12.90261 8 12 58 52 42.15891 12.43669 7 MANDELA 12 58 53 42.02723 12.92208 8 12 58 54 42.13036 12.13031 <=6 MARANO EQUO 12 58 55 41.99310 13.01606 9 MARCELLINA 12 58 56 42.02341 12.80553 8 MARINO 12 58 57 41.76981 12.66103 8 12 58 58 42.20345 12.40036 7 12 58 59 42.03624 12.63767 8 MONTECOMPATRI 12 58 60 41.80673 12.73627 7 12 58 61 42.10752 12.83093 8 12 58 62 41.64964 13.03958 8 12 58 63 42.13432 12.73916 8 MONTE PORZIO CATONE 12 58 64 41.81527 12.71550 7 12 58 65 42.05431 12.62287 8 12 58 66 42.13915 12.80659 8 12 58 67 42.11664 12.77107 8 12 58 68 42.14263 12.49098 8 12 58 69 42.22923 12.59633 8 12 58 70 41.71663 12.71685 8 12 58 71 42.15974 12.78681 8

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 53 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Comune Re Pr Com Lat Lon Imax 12 58 72 41.45865 12.66329 7 12 58 73 41.86024 13.03298 8 PALESTRINA 12 58 74 41.83874 12.89113 8 12 58 75 42.06584 12.76568 8 12 58 76 42.09425 12.90951 9 12 58 77 41.90627 12.95872 8 POLI 12 58 78 41.88714 12.89202 8 12 58 79 41.67781 12.50019 7 12 58 80 42.25719 12.57153 8 RIANO 12 58 81 42.09064 12.52301 7 12 58 82 42.20650 12.47906 8 12 58 83 42.05955 12.99967 9 12 58 84 41.95584 13.02193 8 ROCCA DI CAVE 12 58 85 41.84583 12.94456 8 ROCCA DI PAPA 12 58 86 41.76035 12.70984 8 12 58 87 42.04907 12.89929 8 ROCCA PRIORA 12 58 88 41.78974 12.75522 7 12 58 89 41.90999 13.02425 8 12 58 90 41.87363 13.06461 9 ROMA 12 58 91 41.89534 12.48238 8 12 58 92 42.02501 12.99470 9 SACROFANO 12 58 93 42.10504 12.44739 7 12 58 94 41.98667 12.93736 8 12 58 95 41.91780 12.87118 8 12 58 96 42.00979 12.84013 8 12 58 97 42.04118 11.87980 <=6 SANT`ANGELO ROMANO 12 58 98 42.03431 12.71285 7 SANT`ORESTE 12 58 99 42.23340 12.52220 8 12 58 100 41.88139 12.97969 8 12 58 101 42.00337 12.95336 8 12 58 102 41.69009 13.02182 8 SUBIACO 12 58 103 41.92523 13.09479 9 TIVOLI 12 58 104 41.96360 12.79787 8 12 58 105 42.14982 11.93671 7 12 58 106 42.23588 12.61859 8 12 58 107 42.15533 12.24685 7 VALLEPIETRA 12 58 108 41.92557 13.23109 9 12 58 109 42.08400 12.99548 9 12 58 110 41.77521 12.91885 8 VELLETRI 12 58 111 41.68828 12.77813 8 12 58 112 42.01656 12.89552 8 12 58 113 42.09977 13.00670 9 ZAGAROLO 12 58 114 41.83862 12.83108 8 12 58 115 41.72518 12.83297 7 12 58 116 41.94962 12.07804 <=6 ARDEA 12 58 117 41.60899 12.54660 7 CIAMPINO 12 58 118 41.79985 12.60419 7 SAN CESAREO 12 58 119 41.82069 12.79969 7 FIUMICINO 12 58 120 41.77170 12.22930 <=6 Per ottenere una più precisa caratterizzazione sismica dell’area di studio sono state prese in con- siderazione le storie sismiche dei comuni compresi in detta area, estraendole dal sito DOM4.1, nel quale i comuni sono catalogati in base a tutte le osservazioni disponibili, indipendentemente

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 54 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 dalle intensità dei sismi, oppure secondo il numero di osservazioni macrosismiche con valori di intensità Is (x10) ≥45, ossia al di sopra della soglia del danno. I comuni interessati più direttamente dall’indagine sono quelli di Capranica Prenestina, Casape, Castel San Pietro, Colonna, Frascati, Montecompatri, Monte Porzio Catone, Palestrina, Poli, Rocca Priora, San Cesareo e Zagarolo. Oltre a questi sono stati presi in considerazione anche al- cuni comuni esterni all’area di studio che per la loro ubicazione possono essere importanti ai fini di una più completa caratterizzazione. Questi comprendono Cave, Gallicano nel Lazio, Labico, Rocca di Papa, San Gregorio di Sassola e San Vito Romano. Le storie sismiche di ciascun territorio sono rappresentate da una lista degli eventi con valore di intensità disposti in ordine decrescente, dei quali è riportata la data, l’effetto e l’area epicentrale del terremoto; le intensità sono inoltre riportate in un diagramma che evidenzia visivamente la loro distribuzione nel periodo storico considerato. Questi dati sono stati inseriti in un apposito archivio. Nella Fig. 10.2 è rappresentato un esempio della scheda relativa alle osservazioni sismiche per il Comune di Zagarolo, mentre nelle Fig. 10.3 da 1 a 6 e 10.4 da 1 a 6, sono raccolti tutti i diagrammi con intensità superiore alla soglia del danno, distinti per settore di appartenenza. Non vi compaiono i comuni di Capranica, Casape, Castel San Pietro e Labico, che non hanno registrato sismi al di sopra della soglia del danno. Per quanto riguarda San Cesareo, l'assenza di dati è dovuta al fatto che il comune è stato istituito successivamente all'ultimo aggiornamento dell'archivio.

Fig. 10.2 –Esempio di scheda di dati sismici per comune

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 55 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Fig. 10.3-1 – Storia sismica del comune di Colonna - Settore dei Colli Albani

Fig. 10.3-2 – Storia sismica del comune di Frascati - Settore dei Colli Albani

Fig. 10.3-3 – Storia sismica del comune di Montecompatri - Settore dei Colli Albani

Fig. 10.3-4 – Storia sismica del comune di Monte Porzio Catone - Settore dei Colli Albani

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 56 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Fig. 10.3-5 – Storia sismica del comune di Rocca di Papa - Settore dei Colli Albani

Fig. 10.3-6 – Storia sismica del comune di Rocca Priora - Settore dei Colli Albani

Fig. 10.4-1 – Storia sismica del comune di Cave - Settore dei Prenestini

Fig. 10.4-2 – Storia sismica del comune di Gallicano - Settore dei Prenestini

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 57 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Fig. 10.4-3 – Storia sismica del comune di Palestrina - Settore dei Prenestini

Fig. 10.4-4 – Storia sismica del comune di San Gregorio da Sassola - Settore dei Prenestini

Fig. 10.4-5 – Storia sismica del comune di San Vito Romano - Settore dei Prenestini

Fig. 10.4-6 – Storia sismica del comune di Zagarolo - Settore dei Prenestini

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 58 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Dall’esame di questi diagrammi possono essere tratte le seguenti considerazioni di carattere ge- nerale. - Negli anni compresi tra il 1927 e il 1980 nell’area considerata non sono stati registrati sismi con intensità superiore alla soglia del danno, con la sola eccezione di Zagarolo dove nel no- vembre del 1980 sono stati risentiti gli effetti del terremoto Irpinia-Lucania. - La maggior parte dei sismi registrati con intensità superiore alla soglia del danno nei comuni considerati è concentrata negli ultimi anni del XIX secolo ed i primi del XX, sebbene nei ter- ritori di Frascati, Palestrina, Rocca di Papa, San Gregorio di Sassola e Zagarolo siano stati registrati terremoti con elevata intensità anche in anni precedenti. In particolare questi sono compresi tra gli anni 1795 e 1844, con un evento del 1806 registrato contemporaneamente in tre località (Frascati, Rocca di Papa e Zagarolo). - Non è possibile rilevare una particolare differenza di comportamento tra il settore dei Colli Albani e quello dei Prenestini, sebbene in quest’ultimo sia stato registrato un maggior nume- ro di eventi ad elevata intensità nei comuni di Palestrina e Zagarolo. D’altra parte è evidente la solita eccezione rappresentata da Rocca di Papa che, come in precedenza evidenziato, ha un comportamento anomalo rispetto alla sua posizione geografica.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 59 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

11. INDAGINE STORICO-ARCHIVISTICA

11.1 ANALISI STORICA DEI DISSESTI Lo studio storico-archivistico degli eventi franosi nell’area è stato effettuato attraverso una ricer- ca, nell’archivio del Servizio Geologico della Provincia di Roma, delle pratiche esistenti relative a dissesti e sondaggi geognostici ubicati all’interno dell’area di studio. I dissesti riconosciuti, i relativi sondaggi geognostici e le relazioni geologiche sono stati censiti, esaminati, catalogati e inseriti in un archivio digitale (Cartella "Archivio_Provincia_rm"), contenente uno shapefile dei punti ("p_arch_prov_roma.shp") e i file pdf delle relazioni selezionate. Oltre a questi, sono stati utilizzati nell'analisi quelli esistenti nell'archivio del sit_provRM ("Dis- sesticatasto_font_point.shp"), opportunamente selezionati per l'area di studio ("Dissesticata- sto_clip.shp") Nell'insieme, sono stati acquisiti in totale 60 dissesti, 6 sondaggi geognostici e 7 relazioni di in- terventi. A questi è stata aggiunta una frana avvenuta l'8 Febbraio 2009 al margine dell'abitato di Monte- compatri e la cui informazione ci è stata gentilmente fornita dal Dr. Pio Sella, geologo professio- nista di Montecompatri. Tuttavia, per l'utilizzazione di questi dati per gli scopi dell'indagine storico-archivistica, una dif- ficoltà primaria è risultata la scarsità di localizzazione temporale degli eventi. Nonostante l'ab- bondanza di archivi, da quelli citati sopra, a quelli più generali (IFFI, SIRDIS, ABT, ABLG), so- no veramente molto rare le informazioni riguardo alla data dell'evento, informazioni peraltro es- senziali per un'analisi delle cause e delle previsioni. In conclusione, gli eventi per i quali si è potuto individuare una data certa o presunta e che si so- no potuti selezionare per la nostra indagine, sono risultati in tutto 17, riportati nella Tab. 11.1, qui di seguito. Tab. 11.1 – Eventi considerati nell'indagine storico-archivistica stazione n. id fonte codice dissesto pluvio mese data rif evento 1 Archivio_Provincia_rm 375110D_012 Tivoli Ago '87 30/08/1987 SP Prenestina-Poli, caduta massi 2 Archivio_Provincia_rm 375130D_005 Frascati Ott '88 25/10/1988 SP via di Pilozzo, caduta massi SP Pilozzo-Monteporzio, Pilozzo, 3 Dissesticatasto_font 110 Tivoli Nov '88 28/11/1988 caduta massi 4 Archivio_Provincia_rm 375110D_008 Tivoli Feb '91 16/02/1991 SP Prenestina-Poli, caduta massi SP Tivoli-Poli, smottamento a val- 5 Archivio_Provincia_rm 375070D_018 Tivoli Nov '92 10/11/1992 le SP Tivoli-Poli, pressi abitato di 6 Dissesticatasto_font 256 Tivoli Feb '93 25/02/1993 Poli, frana lato monte SP Tivoli-Pol, Colle Astinelli, dis- 7 Dissesticatasto_font 50 Tivoli Mag '93 06/05/1993 sesti lato valle 8 Dissesticatasto_font 222 Tivoli Mag '94 20/05/1994 SP Tivoli-Poli, S. Gregorio, frana SP Tivoli-Poli, S. Gregorio, disse- 9 Dissesticatasto_font 257 Tivoli Dic '94 22/12/1994 sti lato valle SP Maremmana, dissesti in scarpa- 10 Archivio_Provincia_rm 375110D_010_1 Tivoli Ott '96 30/10/1996 ta SP Maremmana, dissesti in scarpa- 11 Archivio_Provincia_rm 375110D_010_2 Tivoli Dic '96 15/12/1996 ta SP Prenestina-Poli, dissesti in 12 Archivio_Provincia_rm 375110D_006 Tivoli Mag '97 15/05/1997 scarpata

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 60 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

13 Archivio_Provincia_rm 375110S_001 Tivoli Mag '98 20/05/1998 Abitato di Poli, crollo muraglione SP Anagnina, distacco blocchi roc- 14 Archivio_Provincia_rm 388020D_001 Frascati Sett '98 20/09/1998 ciosi 15 Archivio_Provincia_rm 375070D_011 Tivoli Mar '01 28/03/2001 SP Tivoli-Poli, dissesti in scarpata SP Prenestina-Poli, dissesti in 16 Archivio_Provincia_rm 375110D_009 Tivoli Dic '01 02/12/2001 scarpata 17 Dr. Geol. Pio Sella 375130_1255 Frascati Feb '09 08/02/2009 Abitato di Montecompatri, frana (le date in corsivo sono desunte dal contesto delle descrizioni nella fonte dei dati).

11.1 RELAZIONE TRA DISSESTI E PIOVOSITÀ Allo scopo di verificare la relazione tra i dissesti e la piovosità, è stato fatto un primo confronto tra l'andamento delle piovosità mensili della stazione di Frascati, presa come riferimento per la completezza dei suoi dati, come detto prima, e le date di riferimento degli eventi. Questo rappor- to è mostrato dal diagramma di Fig. 11.1, nel quale si può notare come una certa corrispondenza esista, ma non è sempre verificata. Riteniamo, tuttavia, che questa scarsa corrispondenza sia do- vuta più alla povertà dei dati disponibili, che non ad una situazione reale. Questo, anche in con- siderazione del fatto che gran parte dei dissesti considerati si trova ubicata nella parte nord-est dell'area di studio, in condizioni geologiche e ambientali vicine a quelle dell'area del progetto pi- lota precedente, nella quale la corrispondenza di eventi franosi ed alta piovosità era assai più marcata.

Relazione tra piovosità e dissesti - Stazione di riferimento Frascati

350,0 300,0

e 250,0 s e 200,0 piovosità m /

m 150,0 dissesti m 100,0 50,0 0,0 2 3 4 9 1 3 4 6 9 0 1 6 8 7 0 4 7 6 7 3 8 8 8 8 9 9 9 9 9 0 0 0 0 8 9 0 0 ' ' ' 8 ' ' ' ' ' 9 ' ' ' 0 ' ' ' ' ' ' ' ' '

t t r t n u v r b c g t n u v r b c t g t g i i o i i a e o p e a e o p e e u e u g O D D G G A F L M A F L N S N S G M A G Mesi

Fig. 11.1 – Relazione tra piovosità mensile ed eventi franosi nell'area di studio. Si nota infatti che: − solo 5 casi sui 17 esaminati sono avvenuti in corrispondenza di piovosità mensili pari o supe- riori a 100 mm (la frana di Montecompatri è successiva di più di un mese alla punta di piovo- sità di quasi 300 mm di Dicembre 2008), − in 8 casi la piovosità è compresa tra 50 e 70 mm, − in 4 casi la piovosità è stata inferiore a 50 mm, con un caso inferiore a 10 mm. Sono stati inoltre ricostruiti i grafici cumulativi di piovosità per intervalli di tempo che precedo- no la frana di 5, 10, 20 e 40 giorni, allo scopo di individuare le soglie di piovosità e la distribu- zione temporale che maggiormente innescano i fenomeni franosi nell’area. Le stazioni prese a

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 61 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 riferimento sono quella di Tivoli, per i casi ubicati nella parte nord-est dell'area e quella di Fra- scati per i casi della parte sud-ovest, anche in considerazione del fatto che queste due stazioni hanno una serie di dati più completa. I risultati di questa elaborazione sono riassunti nel grafico di Fig. 11.2.

Andamento delle precipitazion, 5, 10, 20, 40 gg prima di ogni dissesto

350,0 300,0

250,0

5 gg

200,0 10 gg m

m 150,0 20 gg 100,0 40 gg 50,0 0,0 1234567891011121314151617 n. di identificazione dissesto

Fig. 11.2 – Andamento della piovosità nel periodo precedente i dissesti. Come prima osservazione si nota che, degli eventi che ricadono in mesi a piovosità inferiore a 50 mm, in realtà solo due, i numeri 1 e 6, sono anche preceduti da periodi di scarsa piovosità, con un valore cumulativo inferiore a 20 mm. Ma, mentre nel caso del dissesto 1 si tratta di una cadu- ta massi, non necessariamente legata a situazioni meteorologiche particolari, per il dissesto 6, de- scritto come frana, la mancanza di una relazione è meno comprensibile. Un caso a parte sembra essere il dissesto n. 15 il quale, pur ricadendo in un mese di piovosità su- periore a 50 mm, in realtà mostra un cumulativo di 12 mm, poichè la piovosità del mese di mar- zo è concentrata alla fine del mese. Quindi questo caso è da assimilare ai due precedenti. Tra i dissesti i cui valori cumulativi sono compresi tra 50 e 100 mm, si notano: − i numeri 2, 3, 4 e 14 che sono descritti come caduta massi, per i quali una relazione stretta tra piovosità e cause del dissesto è possibile che non esista; − i numeri 7, 9, 12 e 16, sono tutti dissesti di piccole dimensioni sulle scarpate di strade pro- vinciali. I valori cumulativi sono formati in gran parte da piovosità concentrate dai 20 ai 40 giorni precedenti, e scarse negli ultimi 10 giorni, per cui una relazione diretta di causa ed ef- fetto non è sicura; − la frana n. 17 non ha dati sufficienti per un'analisi di questo tipo, essendo troppo recente. Tut- tavia si nota che è avvenuta l'8 Febbraio 2009, preceduta da un mese di Gennaio che totalizza (stazione di Frascati) una piovosità di 94,6 mm e un Dicembre con 294,4 mm; Per i cinque casi in cui i valori cumulativi vanno da 150 a quasi 300 mm, si possono fare le se- guenti considerazioni: − per i dissesti n. 5, 10 e 11, si tratta di smottamenti a valle di strade provinciali, per i quali, il forte accumulo di acqua, anche se legato a precipitazioni precedenti più di 20 giorni dall'e- vento, può essere stato determinante. Per i casi 10 e 11, tra l'altro, si tratta di eventi che si so- GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 62 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

no ripetuti in vari tratti della SP Maremmana 11, in un periodo totale, tra Ottobre e Dicembre 1996, in cui si sono cumulati più di 400 mm di pioggia; − il dissesto n. 8 è una frana verificatasi alla periferia di San Gregorio, sulla SP Tivoli-Poli, nel cui caso, il valore cumulativo di quasi 150 mm nei 40 giorni, include una piovosità di 56,2 mm concentrata nei due giorni precedenti l'evento; − nel caso n. 13, si tratta del crollo di un muraglione nel centro storico di Poli. In questo caso, il cumulativo di 200 mm è costituito da circa 180 mm nel periodo tra i 10 e i 40 giorni prece- denti, mentre i restanti 20 mm sono concentrati nei due giorni precedenti l'evento. Si può ipo- tizzare una fase preparatoria, in cui precipitazioni relativamente continue (18 giorni piovosi su 30) e abbondanti hanno predisposto il terreno al dissesto e una fase d'innesco del movi- mento legata alle precipitazioni dei due giorni immediatamente precedenti. In conclusione, la scarsità dei dati e il fatto che quelli disponibili si riferiscano soprattutto ad e- venti di piccole dimensioni lungo le strade, non ci permette di stabilire un rapporto sicuro tra la piovosità e l'innesco di dissesti. Nel caso di dissesti più "classici", com'è il caso dei n. 5, 8, 13 e 17 sopraccitati, questa relazione sembra però più evidente. Ma la conclusione più importante che scaturisce da questo studio, a nostro avviso, è che qualun- que organismo sia preposto alla raccolta dei dati e alla catalogazione dei fenomeni di dissesto gravitativo, specialmente se in vista di un'analisi della suscettibilità e del rischio in prospettiva, non può prescindere da un dato essenziale, rappresentato dalla datazione, la più precisa possibile, dell'evento censito.

11.2 RELAZIONE TRA DISSESTI E SISMICITÀ Le indagini svolte sulla sismicità dell’Alto bacino dell’Aniene nel progetto pilota realizzato dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre, hanno riguardato l’analisi dell’attività sismica di origine locale e dei principali terremoti di origine esterna. I risultati otte- nuti hanno permesso di definire e distinguere la sismicità dovuta ai terremoti locali da quella do- vuta ad eventi esterni. Le intensità massime osservate hanno raggiunto valori di VII grado MCS, in occasione del ter- remoto di Cervara di Roma del 1941, e di VIII-IX grado, in occasione del terremoto dell’Appennino centrale del 1349. Se si considerano solo i risentimenti di intensità ≥V-VI grado MCS, ossia quelli che hanno prodotto come minimo danni molto leggeri agli edifici (lesioni agli intonaci, riapertura di lesioni preesistenti, piccole cadute di calcinacci, ecc.), si può ritenere che il catalogo sia pressoché completo per gli ultimi 130 anni, in quanto dal 1870 circa sono iniziate le raccolte sistematiche di dati macrosismici per terremoti di ogni livello di intensità. In questo pe- riodo l’Alto Aniene è stato interessato da tali risentimenti in dieci occasioni, di cui sei dovute a terremoti locali e quattro a terremoti esterni, con una frequenza media di un evento ogni 13 anni. Anche per i risentimenti di intensità ≥VI-VII grado MCS, che come minimo hanno prodotto danni leggeri (leggere fessurazioni passanti nei muri, caduta di camini, notevoli cadute di calci- nacci, ecc.), risulta necessario fare riferimento allo stesso periodo di 130 anni, in quanto coincide con l’intervallo di tempo coperto dal catalogo dei terremoti di origine locale. Negli ultimi 130 anni l’Alto Aniene è stato interessato da risentimenti di VI-VII grado in tre occasioni, di cui due dovute a terremoti locali ed una a terremoti esterni, quindi con una frequenza media di un evento ogni 43 anni circa. Va ricordato che in uno dei terremoti locali l’evento sismico ha anche causato lo sviluppo di frane da crollo.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 63 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Infine, solo in due casi l’Alto Aniene è stato interessato da risentimenti di intensità ≥VII-VIII grado (valore corrispondente alla soglia dei danni gravi, quali notevoli fessurazioni nei muri, crolli parziali, distruzioni e a volte anche qualche crollo totale e qualche vittima), precisamente in occasione dei grandi terremoti di origine esterna del 1349 e del 1915, i quali hanno prodotto importanti danneggiamenti riferibili rispettivamente all.VIII-IX e all’VIII grado MCS. Entrambi i terremoti sono caratterizzati da Io≥X grado MCS, da magnitudo molto elevate (vicine a 7.0) e, soprattutto, da una limitata distanza tra l’epicentro e l’Alto Aniene (40- 50 km). Considerando che, relativamente a questi grandi terremoti, il catalogo italiano dovrebbe essere pressoché completo almeno per gli ultimi otto secoli, e che i terremoti locali non hanno mai rag- giunto intensità >VII-VIII grado, altrimenti ne avremmo avuto notizia come per quelli di origine esterna, si può supporre che la frequenza media si aggiri intorno ad 1 evento ogni 400 anni circa. Dai dati disponibili sui risentimenti nei singoli comuni dell’alto Aniene, relativamente a terremo- ti sia locali che esterni, si può osservare che le intensità massime, osservate o presunte, variano notevolmente a seconda dei casi e di conseguenza variano anche le frequenze con cui i comuni stessi sono stati interessati da terremoti; più in particolare si può notare che: - le intensità massime dovute agli eventi di origine locale sono molto variabili da comune a comune; il valore massimo (IX grado) è stato osservato solo a Cervara di Roma, mentre in vari comuni generalmente situati a monte di Subiaco non è mai stato raggiunto neppu- re il V grado; - le intensità massime dovute agli eventi di origine esterna (VIII-IX grado MCS) sono tutte presunte, ad eccezione di quella di Subiaco, e collegate al grande terremoto appenninico del 1349; appare evidente, osservando la variabilità dei valori osservati in occasione del terremoto del 1915, che queste sono da considerarsi solo indicative. In conclusione, la sismicità dell’Alto Aniene può essere considerata nel complesso moderata, sia relativamente alle intensità massime raggiunte, sia soprattutto alla modesta frequenza con cui vengono risentite le intensità più elevate. La massima intensità storicamente osservata (VIII-IX grado MCS) risulta intermedia tra quelle molto elevate (X e XI grado MCS) che interessano la fascia centrale della catena appenninica e quelle più modeste (VII grado MCS), che generalmen- te interessano le aree costiere tirreniche. Dal punto di vista delle relazioni tra eventi sismici e innesco dei fenomeni franosi, gli unici dati certi sono quelli relativi al terremoto di Canterano dell’11 marzo 2000, assai al di fuori dell'area di studio, quando a seguito dell’evento si dovette procedere all’interruzione della strada provin- ciale nei pressi di Canterano a causa di crolli di ammassi rocciosi. Non sono invece date testimo- nianze dell’attivazione di altre tipologie di frane durante lo stesso evento sismico .Sulla base di questo dato si può quindi ipotizzare che terremoti con queste intensità (che, sulla base dei dati storici disponibili, si sono ripetuti nell’area con una frequenza di circa 43 anni) possano essere sufficienti ad innescare crolli di significativi ammassi rocciosi, in particolare nelle aree dove questi si presentano estremamente fratturati. Per quanto riguarda in particolare l'area analizzata nel presente studio, tutte le informazioni rac- colte fanno presumere che l’eventuale influenza nei riguardi della stabilità dei versanti da parte di eventi sismici, con intensità simili a quelle registrate, possa verificarsi solo in alcuni casi par- ticolari. Tra questi è da menzionare la reale possibilità di crolli in corrispondenza di rocce calca- ree massicce e fratturate, soprattutto dove esse affiorano su pareti acclivi e sub-verticali, come lungo la rupe di Guadagnolo ove esistono diedri disarticolati e slittati lungo piani di stratificazio- ne leggermente inclinati, il cui movimento può essere stato prodotto solo da una simile causa.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 64 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Altra azione diretta può verificarsi in corrispondenza di fenomeni gravitativi del tipo di scorri- mento, specialmente rotazionale, qualora all’origine del fenomeno già esistente abbiano concor- so motivi strutturali di carattere disgiuntivo. In questi casi è possibile una riattivazione parziale del fenomeno, specialmente nella porzione esposta della corona, ma fatti di questo genere non sono stati rilevati sul terreno.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 65 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

12. CONCLUSIONI

Lo scopo del progetto era quello di arrivare a definire la suscettibilità ai fenomeni franosi dell'a- rea studiata. Il progetto fa seguito ad un progetto analogo realizzato su di un'area adiacente, verso Est, dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre e dovrebbe essere seguito da progetti futuri che permettano di costruire una cartografia di suscettibilità per tutto il territorio provinciale. Il lavoro svolto è consistito nella produzione di una serie di documenti di base originali: − Carta geologica, alla scala 1:10.000, conforme alle norme CARG, − Carta delle frane, alla scala 1:10.000, e di una serie di documenti ed elaborazioni derivate: − Carta litotecnica, − Layer dei punti instabili − Layer dei punti stabili, − Carta delle coperture areali e puntuali, − Carta della suscettibilità ai fenomeni di dissesto. Sono stati inoltre assemblati dati d'archivio, da varie fonti, in particolare dal sito Internet della Provincia di Roma (già in gran parte raccolti per il progetto pilota precedente), dai siti di Regio- ne Lazio, INGV e APAT. La metodologia adottata per l'elaborazione dei dati in funzione della creazione dei layer di su- scettibilità, è quella messa a punto per il progetto pilota dal Dipartimento di Scienze Geologiche dell'Università Roma Tre, con gli adattamenti che sono risultati opportuni per le caratteristiche dell'area studiata. Una differenza che riteniamo importante per gli scopi del lavoro è stata l'intro- duzione di una sesta classe di fenomeni franosi, il soliflusso, che ha portato di conseguenza all'e- laborazione di un sesto layer di suscettibilità. A proposito della metodologia, si deve osservare che i fattori che entrano nelle elaborazioni, de- rivano da un'analisi delle occorrenze dei fenomeni di dissesto rilevati nell'area studiata, rispetto ai parametri discriminanti e predisponenti e quindi dipendono dalle condizioni geologiche, geo- morfologiche e di copertura del suolo dell'area stessa. Ciò significa che, sia gli indici che i pesi dei parametri che entrano nella valutazione, sono influenzati dalle predette condizioni e questo limita la confrontabilità di aree vicine ma studiate separatamente, in quanto i parametri su cui si basa l'analisi di suscettibilità hanno valori diversi. La Carta di suscettibilità ai fenomeni franosi, che rappresenta il prodotto principale del progetto, è in realtà costituita da sei layer, ciascuno corrispondente ad una tipologia di dissesto: crollo, scorrimento rotazionale, scorrimento traslazionale, colata lenta, colata rapida e soliflusso. Al- l'interno di ciascun layer, la propensione del territorio a mettere in atto una determinata tipologia di fenomeno franoso è divisa in 5 classi: nulla, bassa, media, elevata e molto elevata. Questi layer, prodotti a un livello di dettaglio corrispondente alla scala 1:10.000 degli strati in- formativi, forniscono indicazioni attendibili sulla distribuzione della suscettibilità al livello del territorio ma non possono essere utilizzati per interventi alla scala di sito localizzato. Per questi, infatti, devono essere condotte indagini puntuali in maniera tale da individuare le opere più ap-

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 66 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009 propriate, in funzione delle condizioni locali di pericolosità e della vulnerabilità dei beni da pro- teggere. Più in particolare, le analisi devono prevedere l’identificazione delle cause della franosi- tà locale sulla base di rilevamenti di dettaglio di ordine geologico, geomorfologico, litotecnico, idrogeologico (es. grado di fratturazione degli ammassi rocciosi, caratterizzazione puntuale degli assetti giaciturali, caratteristiche geotecniche delle coperture e del substrato, individuazione della presenza e delle caratteristiche di falde acquifere sospese e/o in pressione ecc.) integrate da op- portune analisi di laboratorio. Ciò premesso e facendo riferimento alla scala del lavoro, si può considerare che le diverse classi di suscettibilità forniscano le seguenti in indicazioni, riguardo al modo di intervenire sul territo- rio. Aree a suscettibilità molto elevata • In queste aree sono fortemente sconsigliate: − la realizzazione di nuove opere progettuali (edifici, strade ecc.); − la fruizione naturalistica, culturale, educativa e ricreativa (nel caso di fenomeni franosi rapidi); • al loro interno sono raccomandati: − interventi di demolizione senza ricostruzione; − interventi volti a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti ed a migliorare la tutela della pubblica incolumità, senza cambiamenti di destinazione d’uso che comportino au- mento del carico urbanistico; − interventi di bonifica e di sistemazione dei movimenti franosi. Aree a suscettibilità elevata • In queste aree sono sconsigliate: − la realizzazione di nuove opere progettuali fatta esclusione per quelle di rilevante impor- tanza socio-economica e previa approfondite indagini geologiche, geomorfologiche e ge- otecniche alla scala locale; − la fruizione naturalistica, culturale, educativa e ricreativa (nel caso di fenomeni franosi rapidi); • al loro interno sono raccomandati: − interventi di demolizione senza ricostruzione, fatta eccezione per le opere di rilevante importanza socio-economica di cui sopra; − interventi volti a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti ed a migliorare la tutela della pubblica incolumità; − interventi di bonifica e di sistemazione dei movimenti franosi. Aree a suscettibilità media e bassa • In queste aree la realizzazione di nuove opere progettuali (edifici, strade ecc.) è possibile ma dovrebbe essere comunque preceduta da una analisi geologico-geomorfologica preli- minare a scala di grande dettaglio, seguita ove necessario da indagini geognostiche e geo- tecniche. Aree a suscettibilità nulla • L’uso di queste aree non è soggetto a particolari limitazioni, almeno con riferimento al possibile impatto di fenomeni franosi. Fanno eccezione le strette fasce al piede di versanti ripidi e scarpate raggiungibili dai materiali mobilitati da frane ad evoluzione rapida (crolli e colate di detrito).

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 67 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

Riguardo agli eventuali interventi volti a ridurre i livelli di rischio rispetto agli elementi esposti, si possono considerare due categorie di situazioni. 1. Fenomeni a rapida evoluzione (crolli e colate rapide). Dall’analisi a scala 1:10.000 il rischio relativo ai crolli è elevato sia in corrispondenza della rete viaria (a causa della frequente presenza di tagli artificiali), che in corrispondenza dei principali contatti tettonici, specialmente in prossi- mità dei centri abitati. Le opere di mitigazione in questo caso devono essere di tipo strutturale (reti paramassi, tiranti ecc.). Nel caso delle colate di detrito, le opere di mitigazione vanno finalizzate al miglioramento del fattore di sicurezza del versante attraverso l'incremento della resistenza al taglio dei terreni e la diminuzione degli sforzi. Particolarmente raccomandate sono la regimazione delle acque di ru- scellamento superficiale e le opere di ingegneria naturalistica comprendenti tra l’altro l’impianto di specie arbustive capaci di ridurre l’infiltrazione superficiale e di consolidare il suolo. 2. Fenomeni a lenta evoluzione (scorrimenti rotazionali, scorrimenti traslativi, colate lente, so- liflusso). Anche in questo caso sono raccomandabili gli interventi di regimazione delle acque su- perficiali e le opere di ingegneria naturalistica. Qualora dagli studi di dettaglio emergano condi- zioni d'instabilità per cui questi ultimi interventi risultino inadeguati (come ad esempio nel caso di piani di scorrimento profondi che determinino scenari di rischio potenziale su insediamenti e infrastrutture esistenti e di progetto), potrà essere necessario impiegare tecniche di consolida- mento convenzionali, previa analisi di impatto ambientale.

É stata poi condotta un'indagine storico-archivistica con lo scopo di individuare le eventuali rela- zioni esistenti tra i fenomeni di dissesto ed i fattori d'innesco, segnatamente la piovosità e la si- smicità e definire le curve di risposta del terreno che permettano di stimare le probabilità del ve- rificarsi di un dissesto al verificarsi di certe condizioni. In realtà, questo tipo d'indagine ha dato scarsi risultati, soprattutto per la scarsità di localizzazio- ne temporale degli eventi. Nonostante l'abbondanza di archivi, da quelli provinciali, a quelli più regionali (IFFI, SIRDIS, ABT, ABLG), sono risultate veramente molto rare le informazioni ri- guardo alla data degli eventi, informazioni peraltro essenziali per un'analisi delle cause e delle previsioni. Per quanto riguarda la piovosità, non riteniamo di poter affermare che si possa stabilire un rap- porto sicuro tra la piovosità e l'innesco di dissesti. Anche per quanto riguarda la sismicità, un rapporto è difficile da stabilire, in questo caso, perchè la localizzazione nel tempo degli eventi sismici è assai più rarefatta e anche perchè la sismicità dell'area è risultata, tutto sommato, mode- rata. Teniamo a ripetere qui una conclusione importante che scaturisce da questo studio, e cioè che qualunque organismo sia preposto alla raccolta dei dati e alla catalogazione dei fenomeni di dis- sesto gravitativo, specialmente se in vista di un'analisi della suscettibilità e del rischio in prospet- tiva, non può prescindere da un dato essenziale, rappresentato dalla datazione, la più precisa pos- sibile, dell'evento censito.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 68 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze Provincia di Roma - Dipartimento V, Servizio 4 "Geologico" Realizzazione di un database e di cartografie tematiche, in formato vettoriale, relativamente ad un'area campione rappresentativa del settore sud orientale del territorio della Provincia di Roma RELAZIONE FINALE – APRILE 2009

13. BIBLIOGRAFIA

Riferimenti bibliografici esaurienti sono presenti nella Relazione Finale del progetto pilota rea- lizzato dal Dipartimento di Geologia dell'Università Roma Tre, alla quale si rimanda.

In questo capitolo, riportiamo quindi, qui di seguito, solo i riferimenti che sono citati in questa relazione. Brabb E.E. (1984) - Innovative approaches to landslide hazard mapping. Proceedings of the 4th International Symposium on Landslides, Toronto, vol. 1, pp. 307-324. Carrara A. (1989) - Landslide hazard mapping by statistical methods: a "black-box" model ap- proach. Proceedings of the Workshop on Natural Disasters in European-Mediterranean Countries, Perugia, CNR-US NFS, pp. 427-445. Carrara A., Cardinali M., Guzzetti F. & Reichenbach P. (1995) - GIS technology in mapping landslide hazard. In: Carrara A. & Guzzetti F. (Eds.), Geographical Information Sys- tems in assessing natural hazards. Kluwer Academic Publisher, Dordrecht, The Nether- lands, pp. 135-175. Gruppo di Lavoro CPTI (1999) - Catalogo parametrico dei terremoti italiani. ING, GNDT, SGA, SSN, Bologna, 92 pp. Guzzetti F., Carrara A., Cardinali M. & Reichenbach P. (1999) - Landslide hazard evaluation: a review of current techniques and their application in a multi-scale study, Central . Geomorphology 31, 181-216. Hansen A. (1984) - Landslide hazard analysis. In: Brunsden D. & Prior D.B. (Eds.) - Slope In- stability, J. Wiley & Sons, New York, pp. 523-602. Meijerink A.M.J. (1988) - Data acquisition and data capture through terrain mapping unit. ITC Journal 1, 23-44. Molin D., Rossi A., Tertulliani A. & Verrubbi V. (2002) - Studio della sismicità dell’alto bacino dell’Aniene (Appennino centrale - Italia) e catalogo sismico di area. Quaderni di Geofi- sica 24, INGV Roma, 37 pp. Postpischl D. (Ed.) (1985) - Catalogo dei terremoti italiani dall’anno 1000 al 1980. CNR- Progetto Finalizzato Geodinamica, Quaderni de La Ricerca Scientifica. 114 (2B), 239 pp. van Westen C.J. (1993) - Application of Geographical Information System to landslide hazard zonation. ITC publication no 15, ITC, Enschede, The Netherlands, 245 pp.

GEOMAP Srl – AGRISTUDIO Srl 69 Lungarno Colombo, 48 – 50136 Firenze