68 | 2019 ottobre

MENSILE - ANNO X - OTTOBRE 2019 - POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN A.P. D.L.353/03(CONV IN L.27/02/2004 N°46)ART.1 COMMA 1 AUT C/RM/04/2013 € 14 l’amaro ti sia caro

CHE FARE? COME “RIPARARE IL REALE”? IL “MARTIN EDEN” DI MARCELLO E BRAUCCI ANCORA (SEMPRE) SUI SALVATAGGI IN MARE FRANCO MARESCO: COME CAMBIA LA MAFIA DA GENOVA A LAMPEDUSA POLANSKI RACCONTA DREYFUS PROFUGHI, STORIA DI UNA PAROLA STORIA DI AGOSTINO FERRENTE DIARIO DI UN OPERATORE UMANITARIO NAPOLI COME ALLEGORIA IL GOVERNO CHE CI MERITIAMO JOÃO GILBERTO, GLI ANNI DELLA BOSSA NOVA “ZANZARE” DI DESTRA E DI SINISTRA DALL’ASIA: COSA DOBBIAMO A GIORGIO NEBBIA L’INDIA CONTRO IL KASHMIR RUSCONI E CHRISTA WOLF: LA FRAGILE STORIA DEI COMUNISTI INDIANI 30 ANNI FA, IL MURO DI BERLINO LA NUOVA VIA DELLA SETA IERI: STORIA DEI BAMBINI RANDAGI QUEST’ESTATE, A HONG KONG NELLA RUSSIA SOVIETICA LE MIRE DELLA CINA SUL SUD-EST ASIATICO OMAGGIO A ROCCO SCOTELLARO COREA SENZA PACE, LE COLPE AMERICANE JERZY GROTOWSKI E LE CENERI DEL TEATRO MYANMAR: CHI SONO I ROHINGYA COSA DICEVA SAMUEL BECKETT DAL LAGER DI KUTUPALONG DUE LUTTI, DUE GRANDI DONNE: STORIA DI UNA RAGAZZA HMONG TONI MORRISON E AGNES HELLER LE FOTO DI MACCOTTA DALLA COREA DEL SUD

MA DAVVERO EDUCA, LA SCUOLA? CAPUTO, D’ERRICO, HONEGGER, LAFFI, LORENZONI, LUCCHESINI

BALLERINI | BECKETT | BERTINETTI | BORGHESI | BRAUCCI | CALDERONE | CAPUTO | CHIRICO | COSTANTINI | D’EMILIA D’ERRICO | FERRENTE | FORTI | GATTO | GIANOLA | GIORDANA | GIUSTI | HONEGGER | IDEO | INZERILLO LAFFI | LORENZONI | LUCCHESINI | MACCOTTA | MARCELLO | MEREGHETTI | NADOTTI | PALAZZOTTO | PASSERI PIRA | PIVETTA | QUADRI | RUSCONI | RUZZENENTI | SALA | SCOTELLARO | TORCHIA | UDINE | VILLA | WOLF | YANG

ISBN 978-88-6357-298-8

9 788863 572988 > THE PASSENGER Per esploratori del mondo

Una raccolta di reportage letterari e saggi narrativi che raccontano la Berlino di oggi, a trent’anni dalla caduta del Muro.

Cattedrali nel deserto a Potsdamer Platz di Peter Schneider, le crepe della Riunificazione di Cees Nooteboom, i pionieri della musica elettronica e il sex club più trasgressivo, la bohème tradita di Prenzlauer Berg, il vento di libertà che soffia sull’ex aeroporto di Tempelhof DESIGN: TOMO TOMO e molto altro.

In libreria

thepassenger.iperborea.com

MartinEden_Asini.indd 1 06/08/19 14:30 “L’amaro ti sia caro” è un motto sardo che sollecitava a tener presente in un tempo dominato da crudeltà e da ignavia il nostro amico Salvatore Mannuzzu, scomparso da poco e sulla cui figura e opera ritorneremo. Il dolore deve rendere più forti. Questo è anche “tempo di bilanci”, dice Valentina Calderone, e si chiede come operare per “un movimento di riparazione del reale”. A cominciare, dice Erasmo Palazzotto al nostro Andrea Inzerillo, dai salvataggi in mare, mentre Alessandra Ballerini, che di queste cose ne sa più di tanti, denuncia l’ignobiltà di tanti nostri connazionali, a Lampedusa e oltre, ed Eleonora Costantini e Domenico Chirico affrontano in modi speculari il mondo e i problemi degli “operatori umanitari”... Rinaldo Gianola si chiede cosa può cambiare con la caduta annunciata (duratura?) di Salvini e il fragile accordo tra due mediocri entità politiche come i 5stelle e il Pd. Nicola Villa prende a modello dell’abiezione nazionale la trasmissione di Radio 24 “La zanzara” e Oreste Pivetta evoca una “Zanzara” di ieri, altrimenti degna. Marino Ruzzenenti ci riporta a esempi alti di intervento nella società ricordando Giorgio Nebbia, maestro sul fronte della salvezza della natura e del nostro futuro. Parliamo di Europa, ricordando con un grande germanista, Gian Enrico Rusconi, la caduta del muro di Berlino, e riproponendo le considerazioni fatte allora da una grande scrittrice che operava nella Ddr, Christa Wolf. Continua intanto la nostra rassegna su cosa accade in Asia, che organizza per noi Giuliano Battiston: Marina Forti ragiona sul “colpo di mano indiano nel Kashmir”; Clementina Udine sulla storia della sinistra comunista in India, in un quadro attuale; Andrea Pira sulle nuove iniziative commerciali e finanziarie che riguardano quel continente e anche il nostro; Ilaria Maria Sala sulla battaglia di Hong Kong per indipendenza e democrazia; Emanuele Giordana sull’iniziativa cinese nel Sud-est asiatico e le nuove forme di colonialismo; Andrea Passeri ci aiuta a capire chi sono i Rohingya del Myanmar (già Birmania), mentre Pio D’Emilia ha visto coi suoi occhi la realtà del lager di Kutupalong, e la condizione, lì e altrove, dell’infanzia rohingya. Kao Kalia Yang, approdata da anni negli Usa, racconta la sua storia e ci dice chi sono i Hmong del Laos, la sua gente. Di Lorenzo Maccotta, grazie agli amici della Contrasto, mostriamo i ritratti di bambini e giovani della Corea del Sud, ultime generazioni non diverse dalle nostre e da altre dei luoghi meno sconvolti del pianeta. Sara Honegger – aprendo la sezione della rivista che tratta di “Educazione e intervento sociale” – si è appassionata, come noi tutti, alla lettura del saggio (fortemente narrativo) di Luciano Mecacci sulle masse di bambini randagi nella Russia sovietica, dopo guerra civile e carestie, i “besprizornye”, una storia che si ripete... È un libro che i nostri lettori devono assolutamente scoprire. Torniamo all’Italia e all’oggi, parlando di infanzia e di scuola, di allievi genitori e insegnanti con Franco Lorenzoni, Gianluca D’Errico e Federica Lucchesini, che scrivono a partire dalle contraddizioni degli educatori, nei giorni in cui insegnanti e studenti tornano a scuola mentre Simone Caputo ci aiuta a capire il mondo non ambiguo dei videogiochi, che non riguarda solo bambini e adolescenti e Stefano Laffi parla delle ultime generazioni e delle contraddizioni in cui debbono crescere. Ci torneremo nei prossimi numeri. Per “Poco di buono” proponiamo le poesie, purtroppo non sempre note, di Rocco Scotellaro, in occasione dello splendido super-Oscar che ne raccoglie tutta l’opera, e con una poesia tutta d’oggi del nostro caro Francesco Giusti. Maria Nadotti ricorda la grande Toni Morrison e Paolo Bertinetti la grande Agnes Heller, esemplari figure femminili del Novecento, negli Usa e nell’Europa dell’Est.Marco Gatto torna a Scotellaro per dire il valore esemplare della sua poesia. Pietro Marcello e Maurizio Braucci rispondono a Villa sul loro Martin Eden, Inzerillo recensisce il magnifico film di Franco Maresco (con la grande Battaglia) e Paolo Mereghetti parla dell’altro grande film di Venezia, quello di Polanski sul caso Dreyfus (in francese J’accuse, in italiano, stupidamente, L’ufficiale e la spia). Ancora Caputo commemora João Gilberto, il fantastico “re della bossa nova” brasiliano. Nicola Borghesi ci racconta dal di dentro la storia di un giovane e ardito gruppo teatrale bolognese, Kepler-452, mentre Francesco Torchia affronta con un vero e proprio saggio il grandissimo uomo di teatro Jerzy Grotowski a vent’anni dalla morte. Ancora Gatto parla di due ambiziosi e preziosi recenti saggi su Napoli. In “Storie”, accogliamo un breve “romanzo di formazione”, di Agostino Ferrente, il regista di Selfie. Infine, per “I doveri”, riproponiamo le “dichiarazioni” di Samuel Beckett, che mise insieme Franco Quadri quando scomparve trent’anni fa un altro eccezionale protagonista della cultura del ’900. Rileggendo quest’indice ci si sorprende, ancora una volta, della vitalità e necessità del nostro lavoro dentro anni di preoccupante mediocrità dei nostri accademici e giornalisti. Ci dispiace dirlo, molto. Mensile · anno X · n. 68, ottobre 2019 via Buonarroti, 39 – 00185 Roma tel. 06.8841880 [email protected] www.gliasinirivista.org www.asinoedizioni.it

Edizioni dell’asino Distribuzione Messaggerie libri

Redazione: Goffredo Fofi (dir. resp.), Sara Honegger, Federica Lucchesini, Luigi Monti, Nicola Villa, Gabriele Vitello con Sara Giannesi, Giorgio Laurenti, Davide Minotti e Ilaria Pittiglio e con Damiano Abeni, Fulvia Antonelli, Mirella Armiero, Livia Apa, Simona Argentieri, Maria Baiocchi, Cristina Battocletti, Mau- ro Boarelli, Giacomo Borella, Maurizio Braucci, Marisa Bulgheroni, Valentina Calderone, Michela Calledda, Vinicio Capossela, Roberta Carlotto, Franco Carnevale, Simone Caputo, Marco Carsetti, Matteo Cesaro, Domenico Chirico, Francesco Ciafaloni, Giacomo D’Alessandro, Emanuele Dattilo, Gemma de Chirico, Nicola De Cilia, Gianluca D’Errico, Enzo Ferrara, Giancarlo Gaeta, Marina Galati, Marco Gatto, Andrea Gava, Piergiorgio Giacchè, Vittorio Giacopini, Rinaldo Gianola, Alex Giuzio, Stefano Guer- riero, Grazia Honegger Fresco, Andrea Inzerillo, Stefano Laffi, Nicola Lagioia, Luca Lambertini, Franco Lorenzoni, Luigi Manconi, Pietro Marcello, Giulio Marcon, Roberta Mazzanti, Taddeo Mecozzi, Paolo Mereghetti, Davide Minotti, Bruno Montesano, Giu- seppe Montesano, Giorgio Morbello, Emiliano Morreale, Jan Mozetic, Maria Nadotti, Fabian Negrin, Lea Nocera, mons. Raffaele Nogaro, Sara Nunzi, Fausta Orecchio, Claudio Paravati, Damiano Pergolis, Mimmo Perrotta, Oreste Pivetta, Giacomo Pontremoli, Savino Reggente, Alberto Rocchi, Alice Rohrwacher, Nicola Ruganti, Rodolfo Sacchettini, Iacopo Scaramuzzi, Antonella Soldo, Pa- ola Splendore, Nadia Terranova, Alessio Trabacchini, Marco Triches, Manuela Trinci, Sandro Triulzi, Emilio Varrà, Lorenzo Velotti, Stefano Velotti, Serena Vitale, Dario Zonta e Giovanni Zoppoli.

Collaboratori: Gemma Adesso, Giorgia Alazraki, don Vinicio Albanesi, Nicola Alfiero, Anna Antonelli, Andrea Baranes, Cecilia Bartoli, Giuliano Battiston, Marcello Benfante, Stefano Benni, Ginevra Bompiani, Vando Borghi, Beatrice Borri, Giulia Bussotti, Silvia Calamandrei, Giulia Caminito, Rosa Carnevale, Simona Cappellini, Cecilia Cardito, Roberto Carro, Roberto Catani, Serena Chiodo, Francesco Codello, Nunzia Coppedé, Costantino Cossu, Dario Dell’Aquila, Gigi De Luca, Giorgio De Marchis, Carlo De Maria, Stefano De Matteis, Lorenzo Donati, Gianluca Farinelli, Nicola Galli Laforest, Guido Gattinara, Roberto Keller, Alessia Lanunziata, Giacomo Manconi, Fabiano Mari, Marcello Mariuzzo, Emanuele Maspoli, Valerio Mastandrea, Lorenzo Mattotti, Nicola Missaglia, Niccolò de Mojana, Giorgio Morbello, Grazia Naletto, Mimmo Paladino, don Giacomo Panizza, Roberta Passoni, Lorenzo Pavolini, Andrea Petrucci, Giordana Piccinini, Fabio Piccoli, Carla Pollastrelli, Paolo Ricca, Chiara Rocca, don Achille Rossi, Maria Salvati, Matteo Schianchi, Chiara Scorzoni, Ambretta Senes, Gianluigi Simonetti, Marco Smacchia, Carola Susani, Francesco Targhetta, Simone Tonucci, Stefano Trasatti, Miguel Angel Valdivia, Giulio Vannucci, Cristina Ventrucci, Giorgio Villa, Edoardo Winspeare, Duccio Zola.

Progetto grafico orecchio acerbo L’asino in prima pagina è di Gianluigi Toccafondo.

Per informazioni: [email protected] Si collabora su invito della redazione, i manoscritti non vengono restituiti. L’editore rimane disponibile ad assolvere i propri impegni nei confronti dei titolari di eventuali diritti.

Abbonamento solo digitale (pdf, epub, mobi) € 39 Abbonamento Italia cartaceo + digitale € 79 Abbonamento estero Europa cartaceo + digitale € 159 Abbonamento estero resto del mondo cartaceo+ digitale € 199 Iban IT 30 A 05018 03200 000011361177 intestato ad Asino srl, causale: abbonamento annuale rivista gli asini. Conto corrente postale 001003698923. Carta di credito sul sito http://www.asinoedizioni.it/abbonamenti Paypal [email protected] oppure paypal.me/ EdizioniAsino Abbonamento settimanale (1,5 euro a settimana con Paypal) http://www.asinoedizioni.it/products-page/abbonamenti/ abbonamento-settimanale/ Abbonamento mensile (6,6 euro al mese con Paypal) http://www.asinoedizioni.it/products-page/abbonamenti/ abbonamento-mensile/ Scarica il modulo per addebito diretto Sepa e paga a rate il tuo abbonamento http://www.asinoedizioni.it/wp-content/ uploads/Mandato-per-addebito-diretto-SEPA.pdf

Stampa Digitalia Lab S.r.l.Via Giacomo Peroni, 130, Roma. Finito di stampare settembre 2019 Registrazione presso il Tribunale di Roma 126/2012 del 3/5/2012 68 | 2019 ottobre

l’amaro ti sia caro

IN CASA 4 Che fare? un movimento per la riparazione del reale di Valentina Calderone 8 Tornare in mare di Erasmo Palazzotto, incontro con Andrea Inzerillo 15 Da Lampedusa di Alessandra Ballerini 17 I profughi: come è nato un ossimoro di Eleonora Costantini 20 Aggiustare i buchi. Diario di un “operatore umanitario” di Domenico Chirico 22 Dai sovranisti agli opportunisti. Il governo che ci meritiamo di Rinaldo Gianola 24 “La zanzara” o il termometro del paese di Nicola Villa 26 Ricordi di un’altra “Zanzara” di Oreste Pivetta 28 La buona battaglia di Giorgio Nebbia di Marino Ruzzenenti PIANETA 33 A 30 anni dalla caduta del muro di Berlino di Gian Enrico Rusconi 43 E ora? di Christa Wolf Dall’Asia 49 Il colpo di mano indiano nel Kashmir di Marina Forti 52 I comunisti indiani ieri e oggi di Clementina Udine 57 La “nuova via della seta” di Andrea Pira 59 Quest’estate a Hong Kong di Ilaria Maria Sala 62 La Cina nel Sud-est asiatico di Emanuele Giordana 64 Corea senza pace: le responsabilità americane di Rosella Ideo 65 Nativi digitali nella Corea del Sud le foto di Lorenzo Maccotta 75 Chi sono i Rohingya di Andrea Passeri 79 Viaggio a Kutupalong di Pio D’Emilia 82 I Hmong, la mia gente di Kao Kalia Yang

EDUCAZIONE E INTERVENTO SOCIALE 84 Bambini randagi nella Russia sovietica. Una storia che ritorna di Sara Honegger 86 Ritorno a scuola. Promemoria per l’autunno di Franco Lorenzoni 88 L’oblò e le barbarie di Gianluca D’Errico 93 Ma davvero educa, la scuola? di Federica Lucchesimi 99 Il mondo dei videogiochi di Simone Caputo 102 Giovani alla ribalta di Stefano Laffi

POCO DI BUONO 105 Poesie di Rocco Scotellaro 107 Una poesia di Francesco Giusti 108 Jerzy Grotowski e le ceneri del teatro di Francesco Torchia 114 Ricordare Toni Morrison di Maria Nadotti 115 Ricordare Agnes Heller di Paolo Bertinetti 117 Scotellaro o la fatica della mediazione di Marco Gatto 120 Su “Martin Eden” di Pietro Marcello e Maurizio Braucci 123 Franco Maresco e il crepuscolo degli idoli di Andrea Inzerillo 125 Roman Polanski racconta Dreyfus di Paolo Mereghetti 127 Da Adorno a Pezzella, Napoli come una allegoria di Marco Gatto 129 Ricordare João Gilberto di Simone Caputo 131 Scintille e polvere. L’esperienza di Kepler-452 di Nicola Borghesi

STORIE 135 Nato a Cerignola di Agostino Ferrente

I DOVERI DELL’OSPITALITÀ 140 Dichiarazioni di Samuel Beckett a cura di Franco Quadri IN CASA

ni. Da un edificio pubblico, tra l’altro, quindi CHE FARE? senza che si potesse nemmeno accampare la UN MOVIMENTO PER LA scusa di dover restituire un bene sottratto a un RIPARAZIONE DEL REALE qualche privato smanioso di metterlo a reddi- to. Possiamo scommettere sul vuoto desolante DI VALENTINA CALDERONE che avvolgerà quella scuola nei prossimi anni. Nel frattempo alle persone allontanate non è È tempo di bilanci, pare si dica così. stato offerto nulla più che posti in centri di Un anno e mezzo di governo giallo-verde ci accoglienza temporanei, un insulto per chi è ha consegnato molto su cui riflettere, soprat- stato appena allontanato dalla propria casa. La tutto rispetto ai rischi che corriamo e, si spe- maggior parte di loro non ha accettato e, come ra, alle strategie che potrebbero e dovrebbero sempre accade, la solidarietà è arrivata da altre essere messe in atto per arginare la barbarie. occupazioni che hanno dato rifugio a quelle Dal punto di vista dei diritti umani e civili, del famiglie. La tabella di marcia avrebbe previsto linguaggio e del comportamento istituzionale, per metà settembre lo sgombero dell’immobi- abbiamo assistito a una precipitazione vortico- le di viale del Caravaggio, dove vivono oltre sa e rovinosa. Ripercorriamo alcuni fatti tra i seicento persone, e così a seguire per un’altra più significativi, un po’ a monito di come una ventina di immobili romani da liberare entro buona politica non dovrebbe governare un fe- il 2020. Nelle ultime settimane sono arrivate nomeno, qualunque esso sia, un po’ provando parole rassicuranti dall’assessore alle politiche a individuare alcuni degli ambiti in cui c’è più abitative della Regione Lazio, pare quindi sia bisogno di costruire mobilitazione e resistenza. stato tutto rimandato e che con la crisi di go- Nel quartiere di Primavalle a Roma, da quin- verno si sia riusciti a imporre altri modi e altri dici anni alcune decine di famiglie vivevano tempi. Certo fa impressione notare come il de- all’interno della scuola media Don Calabria, stino di migliaia di persone senza casa sarebbe inutilizzata dal 2000. Si è trattato della prima potuto dipendere dall’esercizio muscolare di vera prova di forza del piano straordinario degli un sol uomo, senza che nessuno si sia deciso sgomberi, un progetto rivendicato e tracciato a intervenire prima per anteporre il buon sen- da mesi intorno alle parole d’ordine rigore, le- so ai deliri di potere esercitati nei confronti di galità e intransigenza. Quest’ultima, soprattut- persone che nella maggior parte dei casi han- to, sbandierata ed esibita come prova del cam- no solo la sventura di essere povere, senza che bio di passo, ha comportato l’impiego di oltre questo indichi necessariamente una colpa. trecento uomini in tenuta antisommossa e di Ora che il Babau si è temporaneamente auto- una quantità impressionante di mezzi – eli- eliminato, c’è chi ha preso coraggio ed è riu- cotteri, tre idranti, un numero imprecisato di scito a dire che no, operazioni come quella di camionette – per buttare fuori dalla loro casa Primavalle non se ne devono fare più. Peccato una settantina di famiglie con ottanta bambi- però, allora, non essere arrivati prima e non

4 GLI ASINI 68 IN CASA essere riusciti a salvare quelle famiglie, a de- delle parole (e delle menzogne, e delle calun- dicare loro tutta l’attenzione che meritavano nie) su carta stampata utilizzati durante il pre- nella costruzione di altre soluzioni. cedente governo su ong e soccorso in mare, si Quella notte a via Cardinal Capranica, men- potrebbe ricavare l’impressione che la nostra tre gli abitanti erano barricati all’interno delle vita politica, la massima urgenza e contingenza loro case, qualche centinaio di attivisti è rima- da affrontare con forza e determinazione, giri sto a vigilare nella strada attigua, in un pre- tutta intorno a questo argomento. E l’accani- sidio di solidarietà durato più di dodici ore. mento deliberato e minuzioso, la crudeltà con Tra loro e la via che portava all’edificio oggetto cui ci si è fatti beffe di essere umani costretti del contendere, un cordone di uomini e scu- per giorni a cuocere sotto al sole a 800 metri di e camionette a delimitare una fantomatica dalla terra ferma, ha però offerto la possibili- “zona rossa”, termine fino a pochi mesi fa uti- tà di esprimere modalità inedite di resistenza, lizzato solo nel corso dei grandi eventi e oggi ovviamente ancorandosi a leggi e convenzioni esteso ed espanso allo scopo di impedire che, esistenti e valide, le quali, per ora, continuano per esempio, il denunciato per spaccio si sieda a rappresentare l’antidoto più efficace contro sui gradini di una chiesa nel centro storico, o ciò che sta accadendo. Non basta essere mi- che un gruppo di solidali provi ad antepor- nistri, non è sufficiente scrivere e far appro- re il proprio corpo a uno sgombero inutile e vare decreti contrari alla Costituzione. Anche ingiusto. Zone rosse per tutti i gusti, di tutte l’uomo forte al comando deve, pace all’anima le forme ed estensioni, a seconda del bisogno sua, sottostare ad alcuni basilari principi della di repressione del momento. L’ultimo dei due democrazia. decreti sicurezza, infatti, ci regala inasprimenti E allora troviamo da una parte il team di Pro- di pena volti a colpire attivisti e manifestanti. activa Open Arms, che attraverso i ricorsi al E così lanciare razzi, petardi, fuochi d’artificio tribunale dei minori, alla procura di Agrigen- nel corso di una manifestazione fa rischiare to, al Tar del Lazio, e la raccolta delle manife- una condanna fino a quattro anni, danneggia- stazioni di volontà di richiedere asilo diretta- re beni mobili o immobili fino a cinque anni, mente a bordo, ha messo in piedi una strategia oltraggiare un pubblico ufficiale fino a tre anni legale ottimamente congegnata. Nonostante i e sei mesi. tribunali abbiamo dato ragione alla ong spa- Per chi salva vite in mare, poi, neanche a par- gnola e disposto l’immediato sbarco dei nau- larne. Affondiamoli, tolleranza zero, chiudia- fraghi, è stato necessario l’intervento di un moli in galera e buttiamo la chiave. In attesa pubblico ministero che, solo attraverso il se- ritorni possibile condannarli alla pubblica go- questro preventivo della nave e l’apertura di un gna prima della ghigliottina in piazza, si è pen- fascicolo contro ignoti (sorpresa delle sorprese, sato bene di introdurre multe fino a un milione gli ignoti si trovano dentro ai ministeri, non di euro per chi osi intervenire mentre donne, tra le fila dei soccorritori), è riuscito a liberare uomini e bambini muoiono nel Mediterraneo. le persone illegittimamente trattenute. Giusto Perché salvare questi incoscienti che sfidano per dare l’idea di chi si sta comportando da l’autorità imbarcandosi alla ricerca di una vita criminale in tutta questa storia. migliore? E così uno dei più gravi spostamenti O come Carola Rackete, comandante della di senso cui abbiamo assistito negli ultimi mesi Sea Watch che decide, in quanto responsabi- riguarda proprio questo, la sovrapposizione tra le dell’equipaggio e dei salvati, di non poter salvataggio in mare e fenomeno migratorio. I più aspettare e di contravvenire all’insensato due temi, in realtà, non hanno nulla a che ve- divieto di sbarco. Entra in porto nonostante dere l’uno con l’altro, ma se qualcuno avesse manchi l’autorizzazione, viene incriminata e voglia di fare il conto dei minuti televisivi e messa agli arresti domiciliari. Scarcerata pochi

5 GLI ASINI 68 IN CASA giorni dopo, per la giudice che ha firmato la potresti non passartela troppo bene. Ce lo in- sentenza “Rackete ha agito in adempimento segna il senatore Simone Pillon, che oltre a es- di un dovere”. Che è quello di salvare persone sere primo firmatario di un disegno di legge a da morte certa, concetto molto difficile da far dir poco oscurantista, ha contribuito a portare passare negli ultimi tempi, soprattutto se pen- a Verona tutto il carrozzone internazionale dei siamo a come il discorso pubblico sia legato maschi bianchi etero estremamente interessati alla supposta suddivisione del mondo tra chi è a discettare sul modo in cui le donne si devono umano/umanitario, buono/buonista e chi no. comportare. E cioè formare famiglie “norma- Non si tratta di questo. È il diritto, bellezza. li”, “naturali”, all’interno delle quali ricevere Ma le disgustose modalità di intendere il pro- incondizionatamente tutti i figli che Iddio prio ruolo istituzionale passano anche delle decide di metter loro in grembo. La capacità minacce. Ecco allora che “siamo pronti a espel- di mobilitazione dimostrata da “Non una di lere la ricca fuorilegge tedesca”, senza averne meno” e da tutte le sigle che hanno promosso alcun potere, denigrando allo stesso tempo la la partecipata manifestazione transfemminista gip Alessandra Vella firmataria del decreto di in risposta al Congresso mondiale delle fami- non convalida del fermo di Rackete. Dopo glie è uno degli esempi di come si possa, e sia gli insulti e le minacce ricevute, la giudice ha indispensabile, unire le lotte. dovuto chiudere il suo account Facebook. E Anche sul fronte della salvaguardia ambienta- non è il primo caso di donne messe alla berli- le c’è poco da stare allegri, con il Senato che na dall’ex ministro dell’Interno, al quale basta approva la mozione sul clima nella Giornata solo lanciare un segnale per scatenare la tem- mondiale dell’ambiente ma non lo stato di pesta d’odio dei suoi tifosi, sempre solerti e un emergenza climatica. Apice della discussione filo perversi nell’augurare stupri sanguinosi e parlamentare e perfetto esempio di negazio- morti orrende alle donne meritevoli di atten- nismo vengono offerti da un senatore leghista zione del momento. che prende la parola per deliziarci con freddu- La “criminale” Rackete ha deciso di denuncia- re, perdonerete il gioco di parole, argute come re per diffamazione e istigazione a delinquere “ma quale riscaldamento globale se a maggio il leader della Lega, contando ben ventidue ha fatto freddo”. La moltitudine di giovani offese ricevute nel giro di pochi giorni, per l’u- studenti scesi in piazza il 15 marzo in oltre due- tilizzo di parole che veicolano “sentimenti vi- mila città ai quattro angoli del mondo per la scerali di odio, denigrazione, delegittimazione manifestazione Fridays for future ha messo le e persino di vera e propria deumanizzazione”. basi per una mobilitazione globale che ha avu- Alla leggerezza con la quale troppi si permet- to il pregio di riuscire a far parlare e a coinvol- tono di riversare bile via social, si contrappone gere le nuove generazioni. Lo slogan “ci avete l’iniziativa dello studio legale Wildside dell’av- rotto i polmoni” è una risposta fin troppo edu- vocata Cathy La Torre e dall’associazione e cata a tutte le scemenze che si sentono in giro. casa editrice Tlon. Il titolo della campagna è Infine il tema sempre più pressante della salute “Odiare ti costa”, una vera e propria offerta di mentale, non evocata per promettere, ad esem- assistenza legale per chi voglia denunciare ca- pio, il rispetto del limite minimo del 5% della lunnie, diffamazioni e discorsi d’odio in rete. spesa sanitaria complessiva fissato nel2013 dal- Se non scendono a più miti consigli, che alme- la Conferenza stato regioni (siamo a un misero no paghino in moneta sonante. 3,5% di media nazionale), ma utilizzato ancora Non è un paese per donne comunque, almeno una volta come propaganda. Si è passati infatti questo ci pare di capire. Soprattutto se sono da una dichiarazione del maggio 2018 in cui il giovani, competenti e dissidenti. Ma anche se leader leghista parlava del “20 percento degli sei madre nonché moglie di un uomo violento italiani che fa uso di psicofarmaci” attribuendo

6 GLI ASINI 68 IN CASA questo dato alla “mancanza di speranza, fidu- scopo di ottenere finanziamenti illeciti. Piccoli cia, prospettive” e ovviamente sottintendendo omicidi tra amici, insomma. che, con lui e grazie a lui, avremmo assistito a Tutto è invertito, tutto è sbagliato, tutto è un picco di felicità, a un’altra dichiarazione di menzogna, ma forse il punto non è solo de- solo due mesi successivi – nel frattempo era cidere cosa fare, piuttosto iniziare a chiederci diventato ministro – in cui con grande enfasi come farlo capire, come riavvicinarlo e tra- parlava di una “esplosione di aggressioni per smetterlo al sentire comune. Come ridare un colpa di malati psichiatrici”. Una bufala senza volto, una storia, una dignità agli sgomberati, alcun fondamento, ovviamente. L’unica noti- ai naufragati, ai sofferenti? Come pretendere il zia incontrovertibile è invece la morte a Fer- rispetto della legge da chi vuole governare to- ragosto della diciannovenne Elena Casetto, gliendoci a uno a uno tutti gli spazi di libertà? arsa viva nel rogo sviluppatosi nella sua stanza Siamo lontani dall’avere idee geniali che pos- all’interno del reparto psichiatrico dell’ospeda- sano salvarci, e anche distanti dalla possibilità le “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo. Elena di delegare ai partiti politici la difesa di ciò che era legata al letto con lacci ai polsi, alle caviglie rischiamo di perdere. Non possiamo davvero e con una fascia toracica a premerle sul petto. permettercelo, e allora dovremmo assumerci Non poteva scappare, nessuno è riuscito a sle- tutti il compito di vivisezionare la realtà che garla. Contenzione meccanica si chiama, e vie- ci circonda, riappropriarci delle conoscenze ne praticata in migliaia di posti di cura in tut- di base sui meccanismi e le dinamiche che ci ta Italia, dagli ospedali alle case di riposo per coinvolgono. Negli Stati Uniti esiste il “Repair anziani. La campagna nazionale “E tu slegalo movement”, movimento per il diritto alla ri- subito”, che prende il nome da una celebre fra- parazione. Federico Nejrotti del centro per la se di Franco Basaglia e a cui aderiscono mol- cultura collaborativa CheFare scrive che non si tissime associazione che si occupano di diritti tratta solo di lottare per poter intervenire sul e salute mentale, chiede da anni, inascoltata, proprio smartphone guasto, ma di condividere l’abolizione di questa pratica. Non si è riusciti conoscenza, competenze, riconnettere gli anel- nemmeno a ottenere un monitoraggio nazio- li della catena per comprendere a fondo le que- nale degli episodi di contenzione da parte del stioni politiche e sociali che ci riguardano. Un Ministero della salute, per dire il punto a cui movimento per la riparazione del reale. Alcuni siamo. ci stanno già lavorando. Quindi, ricapitolando: prendi possesso di un immobile abbandonato perché non puoi per- metterti un affitto e sei un lestofante; salvi vite in mare e sei una zecca che aiuta i clandestini; applichi la legge in quanto giudice e sei una poco di buono con velleità politiche; hai una fragilità mentale e puoi finire bruciata viva. Dall’altra parte abbiamo un partito volato nei sondaggi al 33% che si è appropriato indebi- tamente di 49 milioni di euro (in pratica una sorta di stamperia illegale di denaro e, ironia della sorte, questa sì che potremmo definirla “zecca clandestina”!), il cui leader è stato inda- gato per sequestro di persona aggravato e si è rifiutato di riferire in Parlamento circa i rap- porti di uomini a lui vicini con la Russia, allo

7 GLI ASINI 68 IN CASA

l’estate è andata via per trovare le soluzioni logistiche: non avevamo una preparazione TORNARE IN MARE tecnica sul soccorso in mare né per la parte armatoriale, e nessuno voleva affittarci una DI ERASMO PALAZZOTTO nave perché in quel contesto di criminalizza- zione violenta tutti gli armatori italiani teme- INCONTRO CON ANDREA INZERILLO vano di mettere a repentaglio la loro attività commerciale. Non ci è rimasta altra scelta che ragionare sull’ipotesi di comprarne una: tutti ci dicevano che eravamo pazzi e che la nostra Il 4 luglio 2019 il veliero Alex dell’operazione impresa era praticamente irrealizzabile – an- 59 Mediterranea salva persone che si trovano su che perché volevamo andare in mare subito, un gommone in acque internazionali, a poche visto che il Mediterraneo era praticamente ore dal bombardamento del centro di deten- un deserto – e però provavano ad aiutarci. zione per migranti di Tajoura, a est di Tripo- Abbiamo trovato un’enorme solidarietà nel 50 li. Dopo ore di stallo, violando l’ordine di mondo della marina commerciale italiana e non entrare in acque italiane, l’equipaggio e i delle altre ong. Banca Etica ha dato la dispo- naufraghi sbarcano a Lampedusa. La nave è nibilità a finanziare quest’operazione, chie- sequestrata, il capitano Tommaso Stella e il ca- dendo come garanzia delle fideiussioni (che pomissione Erasmo Palazzotto sono indagati per abbiamo dato io, Nicola Fratoianni, Rossella favoreggiamento dell’immigrazione clandesti- Muroni e Nichi Vendola) per un prestito di na, disobbedienza, resistenza e violenza a nave 465mila euro che ci è servito per acquistare e da guerra. Torniamo a parlare con Palazzotto, attrezzare la Mare Jonio, la nave principale di che è anche deputato di Sinistra italiana, per Mediterranea. farci raccontare cosa è successo. Ripercorriamo brevemente le tappe principali Lo scorso anno, sempre nel mese di luglio, tor- di quello che è successo in questi anni. navi dalla missione di Open Arms che aveva La Mare Jonio scende in mare il 3 ottobre salvato in mare una donna di nome Josefa e 2018, anniversario della strage di Lampedusa ritrovato i cadaveri di un’altra donna e di un del 2013 nella quale sono morte 368 persone e 56 2018 bambino (vedi “Gli asini” n. , ottobre ). a seguito della quale il governo italiano atti- A un anno di distanza il panorama è completa- va l’operazione Mare Nostrum, il dispositivo mente diverso e per certi versi tristemente ugua- governativo di soccorso in mare più grande le, ma nel frattempo è nata una cosa di cui non della storia, che aveva ridotto in maniera stra- avevamo raccontato, cioè l’operazione Mediter- ordinaria la possibilità che si morisse attra- ranea. Ti chiederei di riguardare a un anno fa e versando quella frontiera ed era in grado di raccontare cosa è successo in questi mesi. intercettare e colpire i trafficanti. Nel 2015 la Quando sono tornato da quella missione Me- foto di Aylan, il bimbo siriano di tre anni tro- diterranea era già un’idea in campo. C’era la vato morto sulla spiaggia, determina l’inizio necessità di costruire un’operazione italiana dell’attività per alcune navi della società civile sul salvataggio in mare visto che l’Italia era il che vanno in supporto agli assetti governativi cuore della partita sul terreno della guerra alle allo scopo di sostenere l’attività di soccorso in ong: mettere in mare una nave che battesse mare. Nascono così Open Arms, Sea Watch e bandiera italiana non era solo una questione tutte le altre ong che operano sul tema della simbolica, significava poter utilizzare a nostro garanzia dei diritti umani nel mare, mentre vantaggio il diritto, il codice della navigazio- anche altre grandi organizzazioni come Me- ne italiana, e rendere più difficili i tentativi dici senza frontiere e Save the children scen- di ostacolare il soccorso in mare da parte del dono nel Mediterraneo. Il terzo momento che governo italiano e dei governi europei. Tutta segna un punto di svolta è l’inizio della guerra

8 GLI ASINI 68 IN CASA alle ong, prima con il codice di regolamenta- stava invadendo le nostre società europee e zione di Minniti e poi nel 2018 con l’avvento in particolar modo quella italiana nell’ultimo di Salvini al Viminale e il caso Aquarius, che periodo. è il suo primo scalpo. L’Aquarius si trova con Avevamo lanciato un crowdfunding di più di 600 persone a bordo e com’era prassi 700mila euro per coprire le spese del presti- regolare – attenendosi al codice di condotta to e garantire qualche mese di missioni per delle ong sottoscritto con il governo italiano la nave. In realtà abbiamo subito avuto uno – chiede un porto di sbarco in Italia, diven- scontro molto duro con le autorità italiane, e tando così il primo caso su cui sperimentare qualcosa come undici ispezioni della Guardia la politica dei porti chiusi. Secondo la legisla- costiera in due mesi. La Mare Jonio è un vec- zione internazionale sul soccorso in mare la chio rimorchiatore del 1973, ormai adeguato nave Aquarius deve portare in Italia le perso- alle condizioni di sicurezza di una nave da ne salvate ma viene bloccata per diversi giorni crociera: credo che nessuna nave della marina con 600 persone a bordo, e davanti a questa mercantile italiana abbia subìto tutti questi situazione surreale e indecorosa per l’Europa controlli e investito tanto in termini di sicu- la Spagna finisce per offrire il porto di Valen- rezza, attrezzature e apparecchiature. Ovvia- cia. E lì assistiamo al ridicolo: l’Aquarius ha mente questa cosa ha avuto un costo, mentre difficoltà a navigare per cinque giorni a causa il crowdfunding ha raggiunto quasi 900mila delle condizioni del mare e quindi viene af- euro grazie a un sostegno di singoli cittadini fiancata da una nave della Guardia costiera che con piccole e medie donazioni (la mag- e da una della Marina italiana che prendono gior parte da 10-20 euro e altre più consisten- a bordo una parte dei migranti e li portano ti, ma sempre da parte di singoli donatori a Valencia. Lo stato italiano riconosce dun- che si sono attivati con cene, iniziative, in que la propria responsabilità su quell’evento parrocchia eccetera) ci ha consentito di stare di soccorso ma per iniziare una vera e propria in mare, costruire le missioni e affrontare la campagna di propaganda sulla pelle di 600 battaglia legale che abbiamo fatto col governo persone prende due sue navi e porta queste italiano. persone in Spagna. Poi c’è il caso Diciotti Siamo in mare in primo luogo per difendere e seguenti, dove addirittura una nave della i diritti umani, per difendere il diritto inter- Guardia costiera viene sequestrata dal gover- nazionale e le nostre Costituzioni: oggi per la no italiano con tutto l’equipaggio nella ban- prima volta non soltanto atti amministrativi, china del porto di Catania. ma anche leggi dello Stato entrano in contra- sto con l’architrave dell’impianto della civiltà Nasce dunque Mediterranea, che però non è giuridica europea. Da questo punto di vista i una ong. processi aperti su di noi ci aiuteranno a fare Mediterranea nasce come piattaforma di so- chiarezza: dentro quei processi stanno emer- cietà civile che mette insieme realtà diverse, gendo anche le responsabilità delle autorità un melting pot di culture politiche e figure che hanno agito in contrasto con le norme di differente estrazione che si sono ritrovate del diritto internazionale a tutela della vita in dentro questo progetto e stanno sperimen- mare. Una sentenza recente del tribunale di tando anche forme nuove di organizzazione. Trapani ha appena assolto due persone affer- Volevamo che la nave diventasse un ponte tra mando che le condizioni in Libia non sono quello che accadeva in mare e quello che c’e- accettabili sul piano dei diritti umani e della ra sulla terraferma, farla diventare un simbo- tutela della vita. È importante che venga af- lo attraverso cui l’indignazione che cresceva fermato su base giudiziaria, perché tutto l’im- in una parte della società potesse avere uno pianto delle politiche migratorie italiane ed strumento per trasformarsi in azione di con- europee è basato sull’idea di esternalizzare la trasto, in possibilità di battersi per arginare frontiera in Libia: noi paghiamo e sostenia- il dilagare di xenofobia, odio, violenza che mo la Guardia costiera libica per respingere le

9 GLI ASINI 68 IN CASA persone per conto nostro. Siamo correspon- ho scelto di organizzare, formarmi, lavora- sabili di queste azioni illegali anche perché re perché ci potesse essere un’operazione di ormai siamo dentro la fase di coordinamento soccorso in mare in questo momento, che delle operazioni di respingimento attraverso agisse sul piano concreto e anche sul piano i nostri dispositivi, e soprattutto contribuia- simbolico. Secondo punto: ci troviamo in mo alla gestione e all’alimentazione di que- uno di quei momenti della storia in cui può sto enorme business del traffico degli esseri succedere di tutto, l’Europa si muove sul- umani: le stesse milizie che gestiscono oggi la la lama di un rasoio, la democrazia liberale Guardia costiera libica gestiscono le partenze così come l’abbiamo conosciuta comincia a e i centri di detenzione, come emerge chia- entrare in crisi, ci sono dei segnali che da- ramente dal racconto dei testimoni. Molti ci vanti a noi si riaffaccia la possibilità di svol- hanno raccontato di averci provato due, tre te autoritarie che ovviamente non si ripro- volte, e ogni volta che venivano intercettati pongono allo stesso modo nella storia, ma si trovavano nelle mani delle stesse persone si ripropongono. Da questo punto di vista che li avevano tenuti prigionieri, persone che la questione del consenso immediato non ricominciavano a torturarli chiamando le fa- è la più importante: quello che si sta con- miglie per esigere un pagamento, liberarli e sumando oggi nel Mediterraneo in Libia è poi rimetterli su un gommone, fino a quando una nuova forma di olocausto. I ragazzi che la Guardia costiera libica non li riprendeva e abbiamo tirato a bordo avevano tutti un nu- ricominciava il giro. Queste milizie prendo- mero addosso – appiccicato sulla maglietta, no soldi dall’Unione europea per fingere di non stampato sulla pelle –, erano numerati salvarli ma in realtà li catturano, il riportano dentro un campo di detenzione e ognuno di dentro i campi di concentramento finanziati loro aveva subìto violenze inenarrabili e tor- dai soldi dell’Unione europea che loro stessi ture. Fatima, la bambina di appena cinque gestiscono e prendono soldi da questi dispe- mesi che abbiamo salvato era quasi sicura- rati per poterli rimettere in mare e dargli la mente figlia di uno stupro. Penso che la sini- speranza che forse ce la faranno. stra debba stare dalla parte giusta della storia ma che nello stesso tempo debba contendere Mediterranea agisce su un piano concreto e su il terreno del consenso anche sul piano so- un piano simbolico. Tra i luoghi in cui la si- ciale, riuscendo a svelare l’enorme bugia su nistra dovrebbe agire, difficilmente troverei cui si sta costruendo il consenso della destra. oggi un punto più giusto sul quale aprire un conflitto, eppure questa cosa ha aumentato nei Per farlo è necessario ribaltare o togliere il ter- mesi scorsi il consenso di Salvini. Con facilità reno della narrazione a chi comanda: a chi dice si potrebbe rimandare la risposta a un futuro che i porti sono chiusi dimostrare che invece sono nel quale questo periodo verrà riletto in modo aperti; a chi usa le forze dell’ordine per creare diverso, ma credo che il piano strettamente po- blocchi mostrare che esistono necessità umane litico debba fare i conti con questo fatto, che è che vanno oltre i decreti legge. Tutte queste sono drammatico. Il piano simbolico e il piano con- operazioni al contempo concrete e simboliche. creto sono diversi e intrecciati ma vanno tenuti Siccome le operazioni tangibili non risolveran- insieme, perché se è importante scendere in mare no il problema, è assolutamente fondamentale e aiutare le persone, è anche impensabile che la porsi il problema: all’olocausto si risponde non situazione si possa risolvere così. salvando a una a una le persone, ma ribaltando Proviamo a mettere assieme i pezzi di questo il piano del discorso affinché non si debba sal- ragionamento. Intanto dev’essere chiaro che vare più nessuno. Mediterranea non è una succursale della si- Questo fa parte della narrazione di Mediter- nistra: io sono un uomo e un parlamentare ranea, abbiamo sempre detto che non vor- di sinistra, e da libero cittadino prima an- remmo essere lì, e se ci siamo è perché non ci cora che nella mia funzione di parlamentare sono altri. Nel momento in cui si apriranno

10 GLI ASINI 68 IN CASA canali umanitari o si farà una grande evacua- lizzazione o per l’incapacità di costruire una zione dalla Libia smetteremo di andare in rappresentanza politica di quell’esperienza: mare, perché non ci sarà più motivo. Io credo che tu abbia ragione, ma il problema è della In alcune interviste recenti il Ministro dell’in- sinistra di questo paese: non si può pensare terno dice serenamente che se sarà necessario si che Mediterranea supplisca al vuoto politico sospenderanno i trattati di Schengen o si pren- che si è determinato nell’incapacità delle for- deranno altre misure che fino a pochi anni fa ze della sinistra di parlare con chi oggi sof- sarebbero state inaccettabili e che oggi passano fre le conseguenze della crisi economica e del come possibilità tra le altre. D’altro canto, a se- processo di spostamento della ricchezza verso guito di alcuni orribili attentati, ci siamo abi- l’alto. Mediterranea è nata per salvare quelle tuati assai rapidamente a vivere con le barriere persone, e questo è il motivo per cui ho sem- antiterrorismo per strada. Un anno fa mi dicevi pre risposto di no a chiunque mi abbia chie- di essere su Open Arms perché era importante sto se abbiamo mai pensato di trasformarla in che un parlamentare fosse lì a testimoniare, oggi un progetto elettorale o in un partito: il com- dici di non essere lì come parlamentare ma come pito di Mediterranea è aggregare le persone cittadino. Cosa è cambiato? in maniera trasversale. Si sono mobilitate per Un anno fa sono andato sulla nave di una Mediterranea persone che vengono da una ong per vedere con i miei occhi cosa stava cultura politica di destra ma che sul terreno accadendo nel Mediterraneo, per testimo- dei diritti civili e dei diritti umani non vo- niarlo, per utilizzarlo dentro la mia attività gliono arretrare di un millimetro; ci sono per- parlamentare. Tutte le altre volte in cui sono sone che vengono dal mondo cattolico, dalla tornato in mare nel corso di questo anno l’ho sinistra radicale, dalla sinistra moderata… fatto perché ho sentito il bisogno, l’urgenza di impegnarmi in prima persona, di essere Una cosa simile l’abbiamo già vista in Italia, parte di questa sfida storica perché – comun- ed erano i movimenti no global che manifesta- que andranno le cose – quando tra vent’anni vano fino alG 8 di Genova nel 2001. Quell’e- questo momento storico si studierà sui libri sperienza si è interrotta per due motivi: la ge- di storia ci deve essere la parte dei buoni, ci stione poliziesca di quell’evento che ha portato deve essere chi mentre accadeva tutto questo alla morte di Carlo Giuliani e alle torture della era lì a rischiare la propria vita, a rischiare di scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto, e l’in- farsi arrestare per salvare non solo quelle vite capacità da parte dei partiti di fare tesoro di umane, ma i valori e la dignità delle popola- quelle esperienze (anche a causa di un’enorme zioni europee che in questo momento vengo- campagna di criminalizzazione). no calpestate dalle scelte dei governi. Questo Non sono d’accordo fino in fondo. Penso che è l’unico motivo per cui sono andato lì adesso questa vicenda con Genova non c’entri nien- e per cui rinuncio alle mie prerogative par- te, perché Genova era l’inizio, il movimento lamentari: ho partecipato da libero cittadino no global aveva intuito che cosa la nuova fase esattamente come il comandante e gli altri della globalizzazione capitalistica avrebbe de- membri dell’equipaggio, tutte persone pron- terminato. È incredibile rileggere oggi, a ven- te ad assumersi le proprie responsabilità per i ti anni di distanza, i documenti dei social fo- gesti che compiono. rum, perché tutto quello che avevamo scritto si è verificato anche peggio di come lo aveva- Nei mesi successivi alla vicenda di Open Arms mo immaginato. Oggi siamo nella fase finale, avevi fatto delle interrogazioni in Parlamento, e quindi anche la dinamica con cui nasce e alle quali Salvini ha risposto in maniera lacu- cresce un’esperienza come Mediterranea è to- nosa. Questa tua posizione deriva dall’impres- talmente diversa da quella iperpoliticizzata di sione che l’attività da parlamentare non sia suf- Genova. E poi Genova non è finita solo per ficiente, o che sia addirittura ininfluente? Carlo Giuliani, per il processo di crimina- Sono due piani diversi. Qualche giorno pri-

11 GLI ASINI 68 IN CASA ma di imbarcarmi ho depositato una riso- internazionale probabilmente qualche risul- luzione sulla Libia nell’ambito del rifinan- tato lo otterremmo. ziamento delle missioni internazionali, che tra l’altro per la prima volta ha aperto delle Raccontiamo adesso i fatti. Siete tornati in mare contraddizioni dentro il Partito democrati- subito dopo il caso della Sea Watch capitanata co – si è aperto un dibattito rispetto al fatto da Carola Rackete. che questa sia in qualche modo la naturale È stata una missione molto delicata che ab- evoluzione delle politiche di Minniti (con biamo preparato per mesi, perché la Alex è tutte le dovute differenze). L’unica cosa che è una barca a vela di 18 metri che sinora ave- cambiata in questi mesi di governo Lega-M5S va sempre funzionato come imbarcazione di è stato l’innalzamento del livello di scontro appoggio alla Mare Jonio. Siamo partiti il con le ong, è l’unico intervento reale che è primo luglio. All’inizio doveva essere solo stato fatto sul tema della gestione dei flussi una missione di monitoraggio in Sar malte- migratori, non delle politiche di accoglienza. se, ma la presenza delle navi Alan Kurdi del- Riuscire ad aprire su questo terreno le con- la Sea-Eye e della Open Arms ci ha permesso traddizioni nel principale partito di opposi- di spingerci fino al confine della Sar libica. zione è utile a costruire un fronte più ampio Quando Alarm Phone ha comunicato a tutti sul piano parlamentare e su quello politico gli assetti e alle autorità di aver ricevuto una generale. Nelle commissioni il Pd aveva vo- chiamata da un gommone che si trovava in tato a favore di tutte le missioni, comprese difficoltà a nord delle piattaforme di fronte quelle sulla Libia; quando il provvedimento è a Zuara ci siamo trovati a essere l’assetto na- arrivato in aula invece non ha votato, che già vale più vicino. è un passo avanti. Davanti a un gommone sovraffollato con 59 Per sconfiggere sul piano politico e istituzio- persone a bordo, tra cui dieci donne e diver- nale questa destra bisogna in primo luogo si bambini piccoli (quattro bambini sotto i modificare i rapporti di forza, aprendo le 2 anni e undici minori non accompagnati, contraddizioni nei soggetti culturalmente alcuni dei quali tra gli 11 e i 12 anni), non ab- più vicini per provare a fare massa ed essere biamo avuto scelta, perché se fossero arrivati un blocco più numeroso – probabilmente i libici queste persone molto probabilmente in futuro anche sul piano elettorale, perché si sarebbero buttate a mare, come successo davanti a un avversario di questa pericolo- in altri casi. Abbiamo fatto l’unica cosa che sità c’è la necessità di costruire una grande c’era da fare: soccorrerli e metterli in sicu- alleanza sul piano democratico, facendo rezza a bordo della nave. Nel frattempo è ar- esplodere le contraddizioni anche nel Movi- rivata la motovedetta della guardia costiera mento 5 stelle, dove sono tante e purtroppo libica, che ci ha intimato di fermarci. ancora totalmente sopite. Ma tutto questo Ci siamo fermati, abbiamo cercato di comu- lo dico da parlamentare, ribadisco che sono nicare con loro ma si sono limitati a filmarci due piani separati. La forza di Mediterranea e fotografarci – probabilmente per giustifi- non potrà mai essere funzionale a risolvere la care il mancato intervento –, hanno inverti- crisi della sinistra: purtroppo molti a sinistra to la rotta e se ne sono andati senza nessuna non lo capiscono. A tutti quelli che dicono comunicazione. A bordo è scoppiata la festa: che finché la sinistra si occupa solo di immi- quei ragazzi si sono liberati, hanno comin- grazione fa un favore a Salvini chiedo: cosa ciato a cantare con un pianto liberatorio che stanno facendo, perché non si attivano altri ci ha commosso tutti, ed è iniziata la lunga cinque progetti come Mediterranea su altri traversata di 50 ore in cui sostanzialmente terreni? Se tutti i sociologi della disperazio- siamo stati abbandonati. Open Arms ci ha ne a sinistra si occupassero di sporcarsi un raggiunto subito e prestato assistenza me- po’ più le mani come stanno facendo molti dica, rifornito di coperte e generi di prima sul terreno dei diritti umani e della politica necessità che non avevamo perché non era-

12 GLI ASINI 68 IN CASA vamo attrezzati per un eventuale salvataggio, funzione di un accordo politico con il gover- e ci ha scortati mentre navigavamo verso no italiano. Nel frattempo la Marina Militare Nord. dice di avere gli assetti per venirci incontro e portare queste persone a Malta, ma il Mini- Vi siete diretti verso Lampedusa ma avete dato stero dell’Interno dice di no. la disponibilità a sbarcare a Malta, chiedendo Dopo 24 ore vengo contattato dall’Mrcc però delle garanzie. italiano che propone di alleggerire la Alex Abbiamo chiesto subito all’Italia e a Malta prendendo una parte delle persone a bordo e che due motovedette venissero a prendersi scortandola con due motovedette verso Mal- carico di quelle persone, perché temevamo ta, dove sarebbe arrivata con sette persone a di non riuscire a navigare in condizioni di bordo. E ci scrivono anche che all’ingresso completa sicurezza, o che in alternativa ci au- delle acque territoriali le motovedette italia- torizzassero a effettuare il trasbordo su Open ne avrebbero caricato nuovamente le persone Arms, che è un assetto navale migliore e aveva sulla Alex, che avrebbe proseguito da sola la dato la propria disponibilità, a patto che poi strada per il porto de La Valletta. Malta nel le permettessero (anche come ong straniera) frattempo ci scrive che non possono garantir- di sbarcare da qualche parte. Questa richie- ci dove avverrà il trasferimento delle persone, sta, reiterata, non ottiene risposta. L’Mrcc perché questa decisione viene assunta a livello Italia chiama e dice che stanno verificando la politico, e ribadisce che non si assume alcu- possibilità di un porto di sbarco a Zarzis, in na responsabilità sulle persone a bordo chie- Tunisia, poi verso le 2 di notte, quando già dendoci di trovare un’eventuale soluzione per siamo più o meno a 50-60 miglia da Lampe- disimbarcare le persone che hanno problemi dusa, chiama l’Mrcc di Malta comunicandoci di salute o che non vogliono andare a Malta. che ci hanno assegnato un pos (place of sa- Nonostante tutto questo diamo ancora una fety). Chiedo se questo significa che hanno volta la nostra disponibilità. Il centro di co- assunto il coordinamento delle operazioni di ordinamento italiano ci dice che le garanzie salvataggio e mi rispondono di no, che il co- su dove avviene lo sbarco e sul sequestro della ordinamento ce l’hanno i libici. I libici offro- nave sono di competenza dell’autorità malte- no un pos a Malta? se, ma per il bene delle persone che abbiamo Qualcosa non quadra. Ma abbiamo la neces- a bordo – che sono già da quasi 38 ore sotto sità di mettere in sicurezza queste 60 persone, il sole, a dormire sul ponte, in spazi limitatis- per cui rispondo che se Malta è in grado di simi dove non ci si può nemmeno muovere – mandarci degli assetti navali in soccorso in- decidiamo di procedere, chiedendo di essere vertiremo la rotta: il porto di Lampedusa è almeno riforniti di acqua per far funzionare a 50 miglia, Malta a 100 miglia e senza que- i bagni. sta garanzia continueremo a dirigerci verso il La Alex è omologata per 18 persone, noi era- porto più vicino. Richiamano dicendo che vamo circa 70 all’inizio, poi quando hanno non manderanno nessuno, l’offerta del pos è portato a terra le famiglie con donne e bam- legata a un accordo politico con l’Italia ma bini siamo rimasti in 46 più 11, quindi 57, con loro non hanno nessuna responsabilità sulle due soli bagni. Ci hanno portato 200 botti- persone che sono a bordo. Ringrazio e comu- glie di acqua minerale in cassetta: più che nico che continuiamo a navigare verso Lam- un aiuto sembrava un sabotaggio! Avevamo pedusa, scrivendo all’Mrcc italiano che siamo la nave stracolma, non sapevamo veramente disponibili ad andare a Malta a condizione dove metterle e soprattutto non ci potevamo che qualcuno ci venga incontro e venga a riempire i serbatoi. A quel punto siamo tor- prendere i naufraghi o ci autorizzino a tra- nati a chiedere un pos a Lampedusa, che era sbordarli su Open Arms per portarli a Malta. la cosa più sensata: dopo 48 ore che stava- Malta fa sapere a Open Arms che l’autorizza- mo con quelle persone a bordo, l’idea folle di zione per il pos vale solo per la nave Alex, in prenderle, portarle da una parte, caricarle sul-

13 GLI ASINI 68 IN CASA le motovedette, navigare per molte ore verso Penso che molti di loro fossero mortificati Malta era una sofferenza che non potevamo dal dover eseguire o dal non avere ordini che imporre a loro o all’equipaggio. gli permettessero di intervenire in quella vi- cenda: in questi anni hanno salvato migliaia Cosa succedeva nel frattempo attorno a voi? di vite umane, e diventare adesso quelli che Il paradosso è che mentre le 46 persone a creano ostacoli non credo faccia loro molto bordo della Alex erano per l’Italia il simbo- piacere. Ovviamente nessuno si è permesso di lo dell’invasione vedevamo passare una serie esternare alcunché da questo punto di vista, di piccole imbarcazioni che nelle 50 ore in sono cose che uno può solo leggergli in faccia. cui siamo stati bloccati in mare hanno fat- Quando sono sceso sulla banchina e ho chie- to sbarcare a Lampedusa circa 200 persone. sto con vigore a un funzionario di polizia di Finite le poche riserve di acqua corrente che far scendere quelle persone, di guardarle negli ci rimanevano, assieme al comandante ab- occhi, che avevano evidente bisogno di assi- biamo concordato sul fatto che non c’erano stenza, ho visto davanti a me una persona in più le condizioni per andare a Malta né per grande difficoltà che non sapeva cosa dirmi, resistere, e abbiamo cominciato a scrivere di perché oltre a ripetere che stavano cercando nuovo, dicendo che le condizioni a bordo si di capire come risolvere la situazione ma non stavano deteriorando anche dal punto di vista avevano disposizioni non poteva fare molto igienico-sanitario e di tenuta psicofisica delle altro: credo che chiunque si fosse trovato su persone (all’una del pomeriggio c’erano 40 quella banchina, guardando la situazione, si gradi). E dopo aver chiesto ancora una volta sarebbe trovato in difficoltà. assistenza, aiuto, di farci sbarcare, prima di entrare in acque territoriali abbiamo invia- Per il caso della Sea Watch, dopo 17 giorni la to un esposto alla Procura della Repubblica capitana Rackete ha violato il blocco e in Par- chiedendo di verificare se ci fossero profili di lamento Salvini ha detto: avrei autorizzato per responsabilità penale per il modo in cui le au- l’indomani mattina lo sbarco – non si capisce torità si stavano comportando. A quel punto perché non lo abbia comunicato per tempo, evi- ci siamo assunti la responsabilità di dirigerci tando a quella nave di violare le norme. Perché al porto di Lampedusa, disobbedendo agli vi hanno lasciato in mezzo al mare senza ri- ordini impartiti dalle motovedette perché ob- sposte? bligati da una condizione di necessità e per Dal punto di vista della pubblica sicurezza non mettere a rischio ulteriormente la sicu- non c’era nessun pericolo, quei ragazzi che rezza e i diritti delle persone a bordo. abbiamo salvato erano persone straordinarie, avevano solo bisogno di una doccia e di un Che tipo di reazione hanno avuto le forze letto dove riposare, non c’erano malattie a dell’ordine? Nei video che si sono visti la Guar- bordo o altro. L’unico motivo per cui ci han- dia costiera è sembrata molto serena e professio- no lasciato lì fino a notte fonda è che biso- nale: vi ha informati che stavate violando la gnava punire sul piano simbolico questo atto legge, voi avete risposto di esserne a conoscenza. di disobbedienza e farlo pagare soprattutto a Anche i poliziotti sulla banchina sembravano quelle persone. Credo che la stessa cosa sia più che altro in imbarazzo. valsa nei confronti alla Sea Watch: una volta Quelle persone attendevano disposizioni: è che è stato violato il dispositivo, il divieto di gente di mare, e la gente di mare sa quali sono ingresso in acque territoriali, la comandante le regole fondamentali, soprattutto davanti a si assume le sue responsabilità davanti alla un’imbarcazione come la Alex che non è una legge, e tutto il resto è solo un atteggiamen- nave attrezzata per il soccorso. C’è stato da to vessatorio nei confronti delle ong e una parte di tutte le forze dell’ordine il massimo grande campagna di propaganda che lede i della professionalità e della disponibilità per diritti fondamentali delle persone che sono gestire nel migliore dei modi questa vicenda. state salvate. Non c’è una razionalità, una lo-

14 GLI ASINI 68 IN CASA gica o una necessità dal punto di vista della sicurezza nella gestione di questi casi. Hanno costruito un dispositivo legale che per quan- DA GENOVA to mi riguarda è incostituzionale e contrario alle convenzioni internazionali sulla sicurezza A LAMPEDUSA in mare e sul salvataggio. Quando la Guardia di finanza ci intima l’alt e noi rispondiamo DI ALESSANDRA BALLERINI di essere pienamente consapevoli delle re- sponsabilità che ci vogliono attribuire ma che agiamo mossi da una condizione di necessità 1) quando è caduto e allo scopo di tutelare interessi primari, pen- “Siete andati a Genova siamo di agire nel solco del diritto e ovvia- il ponte?” mente siamo pronti a risponderne in tribu- La domanda, per nulla innocente, viene gridata nale. A quel punto devo solo essere assistito sguaiatamente da alcuni lampedusani ai parla- perché lo sbarco avvenga nel più breve tempo mentari che erano saliti a bordo della nave Sea possibile: non autorizzare lo sbarco è solo un Watch, nel momento in cui la capitana, Carola atto vessatorio, punitivo. Rackete, approdava finalmente sul molo dell’isola per fare sbarcare i profughi tratti in salvo giorni Voi vi ritenete parte lesa in questa vicenda. prima e ai quali era stato fatto (allora come ora, Sì, perché c’è un’omissione di soccorso, e per dal medesimo impunito ministro) divieto di scen- le ore nelle quali siamo stati bloccati sulla dere. Qualche istante prima, dalle registrazioni, si banchina del porto di Lampedusa c’è anche sentono ben chiare, le stesse voci sgraziate formu- l’ipotesi di un sequestro di persona. Quelle lare impronunciabili minacce, insulti razziali, au- persone avevano il diritto di scendere, e in- guri e istigazione a reati di varia natura: un frasario vece c’è un’omissione di atti d’ufficio perché il Ministero degli Interni non dà l’autorizza- stomachevole e violento. Il peggio del repertorio zione allo sbarco, tant’è che alla fine quelle razzista, povero di parole e di argomenti ma de- persone sbarcano solo perché la Guardia di bordante di becero, demenziale, vomitevole odio. Finanza apre un’indagine e sequestra la nave. Dopo aver augurato ogni genere di violenza e offe- Poi ci sono altre irregolarità, come la divulga- sa sessista a Carola, definita zingara e crucca e de- zione delle email tra noi e il centro di coordi- stinata a subire stupri di gruppo, gli isolani urlanti namento italiano (pubblicate dal quotidiano se la prendono con i deputati a bordo dell’imbar- “Libero” con il protocollo della Guardia co- cazione: “Siete andati a Genova quando il ponte è stiera italiana), quindi c’è una divulgazione il- caduto? Le mogli vi devono stuprare. Siete andati legale di documenti ufficiali. Su questa vicen- a dormire coi terremotati? Coglioni!” da si sono consumate una serie di cose che fin Una furia idiota di parole senza senso. Chi chiede- dall’inizio si configurano come possibili reati, rebbe mai a un pompiere che ha appena tratto in di cui sicuramente qualcuno dovrà risponde- re. Questa volta andremo fino in fondo: da salvo da un incendio donne, uomini e bambini: un lato c’è Salvini che abusa della sua immu- “Ma tu l’11 settembre sei andato a prestare soccor- nità per potere violare la legge, dall’altro però so quando sono cadute le Torri Gemelle? E ti sei ci sono le responsabilità dei funzionari che prodigato a spegnere le fiamme a Notre Dame?” applicano quegli ordini, e questa volta vor- Per poi augurare, neppure ai “diretti interessati” remmo sapere tutto e chiedere loro conto e ma alle loro consorti, ree evidentemente di essersi ragione, perché Salvini rappresenta il potere scelte il compagno sbagliato, le peggiori violenze. politico ma se non c’è chi si assume le respon- Vedere e ascoltare il video di quei minuti di follia sul sabilità sul piano burocratico delle scelte che molo di un’isola già candidata al Nobel per la pace, vengono fatte gli ordini non funzionano. fa male. Nella mia personale retorica dell’isola (sa- cra per simbologia e perché ospita alcuni dei miei

15 GLI ASINI 68 IN CASA affetti più cari ) non ho mai pensato che l’insularità mente ripetibile, di esercizio quotidiano, faticoso la preservasse dalle umane perversioni e da dram- e coerente di solidarietà. Sono volontari, residenti matiche, scellerate debolezze tra le quali l’ignoranza o di passaggio, credenti o atei convinti, praticanti e il razzismo (che spesso viaggiano insieme). Ma tutti, senza riserve, dei precetti costituzionali, che sentire quelle urla mi ha sconcertata e ferita. E non spendono tempo, danari ed energie per aiutare chi posso nepppure immaginare lo sconvolgimento di sull’isola, siano autoctoni, turisti o profughi, abbia chi le ha subite in prima persona, vittime e testi- bisogno in qualche forma, meglio se tangibile, di moni di tale sorprendente nefandezza. conforto e di cura. Uno degli urlatori, facilmente identificato dalle In un’isola in balia dei capricci del tempo e delle immagini registrate, ha provato a bofonchiare la ipocrisie della politica non può che funzionare così: penosa scusante (ben guardandosi però dal chie- se non si può contare sull’aiuto dall’alto o da fuori, dere scusa) del “avevo bevuto troppo”, che se va- bisogna imparare a sostenersi reciprocamente. lesse come causa di giustificazione conferirebbe Sull’isola l’ideologia furiosa del “prima io”, se non l’immunità a migliaia di cittadini all’ora dell’ape- arginata dall’indispensabile buona pratica della condivisione dei bisogni e delle risorse, potrebbe ritivo. Perché i razzisti sono vigliacchi, se stanati avere effetti devastanti. La lucida consapevolezza piagnucolano e invocano quella pietà di cui sono e la messa in opera dell’indivisibilità dei diritti da incapaci. Per questo una buona strada per metterli parte dei solidali è preziosa e, se non ostacolata o a tacere è denunciarli e pretendere il risarcimen- intimidita, può costituire una barriera e un ripa- to dei danni. E di danni all’isola, e a tutti noi, i ro efficace contro la barbarie di chi crede che la razzisti ne fanno tanti, inquinano e contaminano soddisfazione dei propri diritti passi attraverso la pericolosamente la nostra faticosa democrazia. negazione di quelli degli altri. E che non osino più usare la nostra tragedia citta- Su quest’Isola troppo spesso masticata e abbando- dina per seminare odio. Genova, come stava scrit- nata da poteri disattenti o spietati, dovrebbe essere to in uno striscione al primo dolente anniversario lampante per chiunque il segreto dei diritti umani: del crollo del Ponte “è ferita ma non è stupida”. Ed che se non valgono per tutti, indistintamente, non è, sempre, antirazzista. possono valere per nessuno. Al Forum si difendo- no i diritti di tutti e per ciascuno: si promuove il diritto all’istruzione con la biblioteca gestita da vo- 2) C’è anche un’altra isola, a dire la verità. Sembra lontari che fanno laboratori per bambini (isolani impossibile ma è un’ottima rappresentazione in o viaggiatori), si garantisce il diritto all’abitazione miniatura della follia bipolare che attraversa il Pae- a persone disagiate, si offrono ascolto, coperte e se negli ultimi mesi. Così, sul medesimo scoglio di “cura” a chiunque ne abbia bisogno. Si tutela il mare dove sguaiati urlatori vomitavano i peggiori diritto all’inviolabilità della libertà e della sicurez- insulti e le più vigliacche minacce (commettendo za personale chiedendo la chiusura del centro di una lunga serie di reati) contro la capitana Carola detenzione amministrativa. A Lampedusa si spe- e gli altri salvatori, un’altra Lampedusa, si prepa- rimenta la pace sociale in un clima mai come ora rava ancora una volta ad accogliere i naufraghi e avvelenato dall’odio, dalla meschinità e dalla vio- l’equipaggio come a ogni inevitabile e benedetto lenza verbale o fisica. Se mai il Nobel per la pace approdo. dovesse essere assegnato a Lampedusa dovrebbe Lampedusa, così come, seppure in forme diverse, andare nelle mani generose ma stanche e schive di don Carmelo, Paola, Francesco, Alberto, Ire- Ventimiglia, potrebbe diventare e forse inconsa- ne, Rino, Melo, Claudia e delle tante altre anime pevolmente è già, un laboratorio di resistenza e resistenti del Forum di Lampedusa Solidale che preservazione di quella umanità che si è tentato di danno onore e bellezza a quest’isola difficile e ge- abolire per decreto e insieme una palestra di refrat- nerosa. E che, se li conosco bene, rifiuterebbero tarietà al contagio di odio e ignoranza. Sull’isola le sdegnati l’onorificenza: “Perché accogliere l’uma- donne e gli uomini del Forum Lampedusa Solida- nità è normale, l’abominio è respingerla”. le costituiscono un esempio unico, ma fortunata-

16 GLI ASINI 68 IN CASA

gestisce uno sbarco di profughi sulla banchina I PROFUGHI. di Lampedusa. Non comprendevamo che la scelta combattuta COME È NATO e forzata di scappare, da sempre distintiva di UN OSSIMORO chi chiede protezione, stava diventando – per legge dello Stato – una condizione di progres- DI ELEONORA COSTANTINI siva passività: da richiedente ad accolto forza- to. E la parola profugo stava ormai diventando l’unico modo per dire migrazioni. I corpi di quei quindici giovani uomini, nella Il 21 marzo 2014, l’operazione umanitaria compostezza e nell’ordine imposto dalla fila Mare nostrum trasformò il parcheggio anti- con cui sono scesi dal pullman, rappresenta- stante gli uffici del servizio comunale di una vano la sintesi piena del concetto di umanità. città del nord nella banchina di Lampedusa, Erano ridotti ai loro minimi termini, privi di di Pozzallo o di tutti gli altri porti siciliani, tutto quanto vada oltre la fisicità e i bisogni approdo di migranti. Dopo tre giorni di viag- primari. Gli stessi minimi termini per cui, se- gio incessante – soccorsi in mare, trasferiti da condo la semantica della scienza, appartenia- un’imbarcazione di fortuna a una nave della mo allo stesso genere umano e siamo accomu- Marina Militare, trasferiti in pullman, poi in nati dalla stessa discendenza. aereo e ancora in pullman – quindici giova- Pochi anni più tardi, proprio quell’umanità si- ni uomini sbarcarono nel mio ufficio. Scortati gnificava già altro. Tra il2014 e il 2018 i flussi lungo tutto il viaggio da poliziotti; accompa- non programmati di profughi sono diventati gnati da due fogli ufficiali, sintesi formale della la ragionevole conseguenza del tentativo di re- loro identità e del loro stato di salute. Entraro- golazione delle migrazioni operato dai gover- no con il loro niente in mano; più della metà ni italiani: chiudendo quasi del tutto i flussi senza scarpe. Nessuno con una valigia. d’ingresso per lavoro nel 2012, imponendo Qualche anno prima, nel 2011, l’Emergenza tacitamente i canali umanitari come gli unici Nord Africa aveva determinato scene simili per fare ingresso in Italia, stavamo consegnan- che tuttavia sembravano ancora esito di un do al principio di emergenza la gestione di un viaggio: le persone arrivarono allora con sacchi fenomeno complesso, con cui facevamo i conti o zaini pieni dei beni salvati dalla traversata; da almeno venticinque anni. Una regolazione avevano mangiato, bevuto, dormito, alcu- emergenziale, un ossimoro. ni sostato nei centri di prima accoglienza del Nel febbraio 2017, dopo un silenzio normati- sud. Allora, le tappe – seppure forzate – dell’e- vo di almeno dieci anni, una legge dello Stato mergenza umanitaria erano più comprensibili sanciva la riforma del procedimento di richie- e i servizi di accoglienza delle città italiane si sta della protezione internazionale. Lo stallo sentivano legittimati nel loro ruolo di seconda delle questure, delle prefetture e dei tribunali, accoglienza e si riconoscevano. E noi operatori determinato dall’incremento di pratiche, esito riconoscevamo i richiedenti asilo. scontato di un processo che risale al 2011, veni- Tre anni più tardi – dopo il naufragio di oltre va risolto con una semplificazione. Abolito un trecento persone nel Mediterraneo – la risposta grado di giudizio. organizzata dei servizi, nonostante l’esperienza A posteriori, lo stremo fisico di quei quindici precedente, appariva comunque affannata e in- giovani adulti, che entrarono nel mio ufficio in sufficiente. Quello che serviva, in quello stesso una sera del 2014, mi è apparso come la con- servizio del nord, mancava. Mancavano i me- seguenza di una scelta politica, che ha trovato dici, mancava acqua e cibo, mancavano letti una giustificazione normativa, ossia permet- in cui offrire riposo. Mancava, a noi operatori tere all’interno dello stesso Stato che possano dei servizi di seconda accoglienza, la consape- esistere persone e non-persone; che queste volezza di cosa avevamo di fronte; di come si ultime, per ragioni di politica, possano essere

17 GLI ASINI 68 IN CASA escluse da ogni riconoscimento o considera- te asilo; come avevamo imparato a fare prima zione, anche normativa; che non sono dunque che li chiamassero profughi. Ma l’accoglienza soggetti in sé ma a causa di un processo sociale umanitaria soffoca i progetti nell’attesa: di un che li esclude. Come negli anni novanta per i permesso di soggiorno sebbene provvisorio, di clandestini, oggi i corpi dei profughi sono uno un’intervista in commissione, di un esito. L’I- dei luoghi di azione del potere. talia ha riconosciuto entrambi oggetto di pro- Appena entrati in ufficio, alcuni ancora pri- tezione – dopo almeno un anno – negando nel ma di bere o magiare, tutti i quindici hanno frattempo la loro soggettività. Una protezione, espresso una richiesta comune, quella di tele- quella umanitaria, che la stessa Italia può rico- fonare a casa. Per avvisare di essere vivi, prima noscere per decreto laddove si ravvisino condi- di tutto; per comunicare di essere in Italia: non zioni di emergenza; senza attese. Lo ha fatto, necessariamente la meta prefigurata alla par- anni prima, con i ragazzi tunisini in fuga dalle tenza; comunque in Europa. Nessuna valigia, Primavere arabe. Era una possibilità. poche scarpe, eppure tanti hanno estratto pez- L’attesa, il difficile reperimento di un lavoro, la zi di carta, scampoli sopravvissuti al viaggio, spirale di una burocrazia di massa sono diventati con annotato un numero e un prefisso inter- l’esito visibile di un sistema di accoglienza di cui nazionale. Di mogli, madri e fratelli, vicini di lo Stato ha definito le regole senza assumersi le re- casa o parenti lontani: chiunque, in possesso di sponsabilità degli esiti. Gli affidamenti diretti, gli un telefono, per attivare il passaparola necessa- atti di sottomissione alle prefetture, gli espropri, le rio a diffondere la notizia dell’arrivo. collocazioni forzate non hanno visto lo Stato pro- Del gruppo due erano malati, provati dalla pro- tagonista ma gli enti gestori, che hanno pagato a miscuità del viaggio in mare – dirà il medico al caro prezzo la delega. Il prezzo è stato ancora più Pronto soccorso – e dalla stanchezza di quel- alto per quanti rappresentavano quella parte di lo che era successo ancora prima, per giungere società civile che sul mutualismo e sulla reciproci- all’imbarco, per pagare la traversata. Ce ne siamo tà avevano incardinato la propria storia. Anche in accorti il giorno dopo: noi, operatori della secon- questo abbiamo cercato le radici del nostro diso- da accoglienza, non sapevamo leggere le malattie rientamento: nel nostro ruolo professionale ci era del viaggio. Il più vecchio e il più giovane, poi chiesto di rispondere a bisogni che conoscevamo rivelatosi minorenne. Nell’attesa di comprendere in altra forma; nella nostra appartenenza di lavo- la natura della malattia, il giorno dopo l’arrivo, ratori ci veniva chiesto di agire in un sistema che si di fronte alla difficoltà di comunicare, l’insisten- stava allontanando dalle proprie premesse. Quelle za di una telefonata a casa è diventata patto di stesse premesse che per molti di noi avevano gui- scambio con la permanenza in ospedale: un ra- dato la scelta di appartenere. gazzo di sedici anni ha mercanteggiato sul suo Fino all’emergenza avevamo incarnato nel la- ricovero pur di confermare al fratello maggiore, voro di ogni giorno il migliore mescolamento in Francia, che le Petit era vivo, sano e salvo. In tra pubblico e privato, ricontrattando quando un ospedale in Italia, con medici e infermieri im- necessario il confine e, su questo, costruendo pegnati a comprendere la vera natura di esami apprendimento condiviso. Con l’emergenza, del sangue poco chiari. Le Petit era vivo. ci siamo trovati a incarnare le responsabilità di Tutti hanno investito in quel viaggio in virtù un’assenza – quella degli enti locali – e di una di quelle relazioni e attraverso di esse hanno scelta – quella del mercato, che ciascuno degli accumulato debiti, a volte economici, più spes- enti gestori ha interpretato a modo proprio. Ci so emotivi. Le Petit è partito per ricongiungersi siamo appellati alle nostre competenze; abbiamo al fratello in Francia; il suo compagno di ospe- imparato a lavorare come se i nostri uffici fosse- dale, per creare le condizioni di un ricongiun- ro una banchina dopo lo sbarco; declinando per gimento familiare con moglie e figli. Nessuno ciascuno dei beneficiari un modello di accoglien- dei due ha raggiunto il proprio obiettivo. Li za che li voleva massa. Alla fine abbiamo agito abbiamo accolti, abbiamo lavorato con loro noi, nel rapporto con ciascuno degli accolti, le come avremmo fatto con qualunque richieden- responsabilità che nessuno voleva attribuirsi.

18 GLI ASINI 68 IN CASA

I numeri sono stati un vincolo. I tempi sono Oggi guardiamo le navi che all’orizzonte in- stati un vincolo: immediati i trasferimenti e le frangono un limite normativo, non un confi- accoglienze, dilatate le attese. Le assenze isti- ne. Molte altre, che chiamano fantasma – solo tuzionali sono state un vincolo. Le deleghe di perché nessuno decide di vederle – oltrepassa- responsabilità sono state un vincolo. Su quei no ogni giorno confini non visibili. Altri con- vincoli abbiamo costruito possibilità. fini sono valicati tra le montagne, a piedi, di Poi, nel 2018, lo Stato aboliva la protezione uma- notte. O sotto un camion, in autostrada. Ci nitaria. Aboliva l’iscrizione anagrafica. Introdu- dicono che tutti i profughi dovranno essere ri- ceva dispositivi amministrativi che soffocano collocati in Europa. Penso: se la burocrazia lo le possibilità create nei vincoli. Tra clandestino consentirà. Per anni è stato impossibile ricon- e profugo si è venuta a creare una continuità giungere figli e genitori, mogli e mariti, no- che si alimenta ancora nella retorica della pau- nostante chi otteneva protezione avesse diritto ra. Clandestino e profugo diventano lo stesso all’unità familiare. modo di chiamare chi incarna il superamento L’abolizione – per legge – della protezione del confine nazionale e ci mette di fronte alla umanitaria ha incrementato il numero di chi nostra permeabilità. è rimasto privo di riconoscimento. Chi ha po- La sera dell’arrivo, nel 2014, nessuno dei quin- tuto ha opposto ricorso. Qualcuno ha vinto. dici giovani uomini si è chiesto – o ha chie- In qualche caso, anche l’iscrizione anagrafica è sto – dove il peregrinare di tre giorni li avesse stata obbligata per ricorso. La legge è diventa- condotti, se in una città, in un paese, se vicino ta luogo di contrattazione dei diritti. Non più al mare, se al nord. Il problema del confine o argine a loro tutela. del luogo non attraversa chi del superamento Sono andati deserti i bandi per la gestione del confine ha fatto il proprio obiettivo, inve- delle accoglienze, perché non garantivano più stendo aspettative individuali e familiari nel misure minime di tutela. Perché alle regole – raggiungimento di un luogo altro in cui crearsi anche a quelle di mercato – alcuni enti gestori chances di vita. Dove fossero arrivati lo hanno hanno opposto una rinnovata forza identita- capito nei giorni seguenti, intuendo che quella ria. E – in ogni caso – sono diventate regole parola frequente, sentita in strada, nel centro di prive di guadagno. Per chi non ha più posto accoglienza dagli altri ospiti, in ufficio da noi o riconoscimento, sono iniziati trasferimenti operatori, fosse il nome della meta raggiunta. forzati, alcuni accompagnati da clamore. Più Comunque in Italia. Comunque in Europa. spesso nel silenzio. Nuovi viaggi: da nord a Quell’Europa che lo Stato italiano ha più volte sud, questa volta. Verso strutture di prima ac- interpellato. Con cui ha disegnato road maps coglienza. Che dovevano essere di passaggio. che prevedevano confini esterni comuni: la Molti non accettano e finiscono in strada. Al- cura di quei confini non è stata comune. Per trettanti sono già in strada perché esuberi, pri- primo lo Stato italiano ha allontanano i pro- vati della protezione. Sono diventati insieme pri, delegandoli alternativamente alla Libia e profughi e clandestini. alla Turchia. Lo ha fatto in modo economi- Noi operatori ci troviamo a difendere gli ulti- camente oneroso. Quello stesso Stato italiano mi scampoli della nostra professionalità. Fac- che ha trasferito in mare le leggi del sistema ciamo valere le possibilità che abbiamo costru- di accoglienza: nessuna protezione umanitaria, ito in un sistema di cui non condividevamo le nessuna appartenenza, nessun riconoscimento. premesse. Un sistema che, attraverso le nostre Ci è stato chiesto di lavorare come allo sbarco pratiche quotidiane, abbiamo significato di- di una nave, spostando i confini davanti ai no- versamente. Finché ci è stato possibile. Oggi, stri uffici. Erano diventati troppo vicini e vali- per noi, è la parola lavoro a perdere significato. cabili, per questo è stato necessario costruirne Finisce l’accoglienza? Non cesseranno le par- di nuovi, che non fossero naturali. E quello tenze. Possiamo decidere – come Stato – quale che davvero era emergenza – un salvataggio in significato attribuire agli arrivi. mare – è diventato contrattabile.

19 GLI ASINI 68 IN CASA

l’agricoltura intensiva, per poi stupirsi del degra- do. Il problema ovviamente non sono gli sbarchi AGGIUSTARE I BUCHI o i bambini che a fine agosto stanno sulla Mare DIARIO DI UN “OPERATORE Jonio aspettando di sbarcare in Italia. Loro sono innocenti. Chi paga il regime libico è colpevole UMANITARIO” invece. O chi specula sulla pelle della povera gente per prendersi i soldi dell’accoglienza o per ragioni DI DOMENICO CHIRICO politiche. E in mezzo c’è un esercito di persone, come chi lavoro nell’accoglienza o nelle ong, cre- In Italia sembra che il discorso politico si dendoci che cerca di evitare di essere strumento sia arenato sullo sbarco o meno delle navi piene di di altri e prova a guardare il suo prossimo, l’altro. migranti. Un evidente specchietto per le allodole E a tendergli una mano. Perché non c’è altra ri- utile a costruire l’ideologia dell’odio e della perse- cetta al momento all’odio costruito così bene da cuzione dello straniero e dell’altro tanto utile a chi essere diventato senso comune anche tra gli inso- vorrebbe governarci. La maggior parte degli stra- spettabili. E poi consapevoli di tutto ciò dovre- nieri in Italia non entra da tempo via mare. C’è mo cominciare un po’ a organizzarci per fare rete una frontiera di terra da dove arrivano le migliaia di tutte le esperienze e le energie positive e co- di persone dell’Est Europa che si occupano di ser- struttive. Provo a raccontare anche un’esperienza vizi alla persona e di lavori di ogni altro genere. Ci personale appunto per costruirci sopra altre idee sono molti visti turistici che vengono rilasciati nei e altre strade, perché sono esperienze comuni a consolati italiani e non sempre le persone rientra- tante persone attive. Che dovrebbero uscire dalla no a casa. Ci sono molte strade per accedere all’I- loro solitudine. talia ma gli sbarchi sono sempre simbolicamente Mi sono ritrovato una sera di dicembre del 2018 i più mediatizzabili. C’è il mare, la morte, la fuga in Siria, dopo una lunga giornata passata a Raqqa dalle prigioni libiche finanziate dall’Italia ma evi- distrutta dalla guerra e dai bombardamenti, a dentemente non abbastanza da recluderli tutti. Di piangere da solo. Non piango mai di fronte ai questo discorso ciò che colpisce di più non sono i morti, alle violenze, alla distruzione attraversa- numeri, che sono irrisori, né i salvataggi delle ong ta negli ultimi venti anni dai Balcani al Medio che sono solo il 10% rispetto a tutte le persone Oriente. che arrivano via mare in mille altri modi, ma è la Mi era giunta da Caserta la notizia che la mia cattiveria. L’odio. Le persone che scrivono com- amatissima zia Rosalba era morta. E io, che con menti sotto la notizia di un naufragio dicendo che lei e con le mie cugine sono cresciuto, ho trovato si da così da mangiare ai pesci. O le persone che quel messaggio più doloroso di ogni altra sciagura vanno ad applaudire agli sgomberi dei disgraziati attraversata quei giorni. E soprattutto ho pensato che abitano nelle occupazioni di Roma. Le guerre alle tantissime risate che mi ero fatto con mia zia tra poveri sono l’altro elemento necessario a que- e alla distanza che rendeva irraggiungibile il suo sta cultura fascista che si vorrebbe imporre. E che funerale e l’abbraccio alle sue figlie. E al dolore è aiutata da destra e sinistra da molti dei sogget- sempre muto di chi fa il nostro mestiere. Non dis- ti che in questi anni hanno avuto a che fare con si niente a nessuno e il giorno dopo ero a lavoro l’accoglienza, le politiche migratorie, i tagli alle al campo profughi di Al Hol, uno degli inferni politiche sociali. Sono state create bombe sociali disponibili nel mondo contemporaneo. riversate su comunità fragili e su di loro riversato Rosalba d’Andria era nata alla fine della Seconda l’onere di gestire gli ovvi conflitti che scaturiscono guerra mondiale e il suo nome era pieno di spe- tra chi ha poco e soprattutto è privato di molto. ranza per la nuova alba che il tempo portava. Per In quartieri abbandonati di Roma si sono messi tutta la vita ha insegnato con passione ed è stata centri di accoglienza mal gestiti, spesso affidati a una grande sostenitrice delle ong. Ed ecco che ero privati – non a ong – senza gara ma con logiche su un fronte di guerra pensando a lei, al mio la- di risolvere emergenze. Si sono creati ghetti per la- voro e alla distanza che ci separava ma anche alla voratori sottopagati in modo da far andare avanti sua solidarietà e a quella di tante altre persone

20 GLI ASINI 68 IN CASA come lei che ci univa. Alla necessità di esserci in guerra, sono necessari una lettura comune della quei luoghi dove si sta decostruendo pezzo dopo storia, degli scambi culturali tra le parti e il per- pezzo il nostro mondo contemporaneo. Dal Ko- dono. Un percorso in cui vittime e carnefici ri- sovo dove fu inventata la guerra umanitaria all’I- conoscano ruoli e responsabilità reciproche, se raq dove fu lanciata l’aggressione a tavolino a un ce ne sono, e provino a dialogare tra loro. Ecco, intero popolo, mentendo all’Onu e cominciando noi operatori umanitari che siamo ospiti in pa- a delegittimarne il ruolo per sempre. Alla Siria, esi di guerra possiamo facilitare due degli aspetti paese stupendo, martoriato da otto anni di guerra ma possiamo aiutare molto sugli scambi culturali. civile e da decenni di dittatura. Creare luoghi come i centri giovanili o le scuole Ecco la necessità di esserci e di tendere una mano a riabilitate e accoglienti dove le persone, i - chi ha subito guerra e violenza. Così ci siamo mes- ri soprattutto, trovino un loro spazio di dialogo si ad aggiustare i buchi della guerra, con qualche e di incontro. Non è facile dove la retorica della di generazione di idealisti, nati dopo la Seconda guerra vince sempre e in modo costante. E invece guerra mondiale. Nelle scuole di Mosul bombar- nei centri giovanili arriva, ad esempio, Luca Chia- date per liberare l’area dall’Isis o nei campi delle vinato, un musicista senza frontiere, e mette su persone in fuga dalle persecuzioni. Tutte vittime. un’orchestra di giovani talenti iracheni. E li aiuta E arrivo in un paesino sperduto intorno a Mosul. a sognare o li porta a suonare in Italia, costruen- Lungo il fiume Tigri. Sono cinquanta gradi. Qui do un altro solido ponte fatto di arte, musica e qualcuno ha aderito all’Isis, qualcuno è fuggito solidarietà. E anche qui un buco del tempo, nella ed è stato perseguitato dai miliziani dello Stato crescita dei giovani iracheni si prova a colmarlo. Islamico. Il nostro referente in loco ha avuto fa- Non solo con la calce che riscostruisce le scuole miliari uccisi e la casa distrutta, l’Isis lo odiava ma anche con la poesia che si meritano dopo anni perché non si era piegato al loro potere ed era un di abominio. Con le preghiere laiche della loro uomo rispettato in paese. È tornato a casa dopo musica che riesce subito a toccare i cuori di chi la guerra sapendo che alcuni dei suoi persecutori li ascolta. sono anche tra i suoi vicini di casa. E ha comin- E i buchi delle menti sono quelli più duri da ag- ciato a chiamare i suoi amici e conoscenti in tutto giustare. Nutrirsi di odio per anni e crescere ge- l’Iraq per chiedergli di venire qui a ricostruire. E a nerazioni nella violenza sono semine di tempesta. chiedere: riparate scuole, costruite centri giovani- I figli dell’Isis chiusi dai9 anni in su nelle prigio- li, fate un campo di calcetto. Diamo forma al fu- ni di Mosul sono lì che ci guardano spaventati e turo delle generazioni cresciute durante la guerra inorriditi. Avrebbero bisogno di una mano tesa. E e nella miseria. E l’ingegnere, cristiano persegui- non di una punizione perpetua. Così come le spe- tato anche lui, dell’associazione Un ponte per… ranze dei 40mila giovani che si sono iscritti all’U- si è dato da fare per costruire strutture accoglien- niversità di Mosul e ai quali va offerta una spe- ti, belle. Una scuola ha i bagni così nuovi che li ranza e non solo un breve parcheggio. E sono le tengono sempre chiusi perché il villaggio rurale stesse mani tese delle ong che stanno ora nel Me- dove sorge non li ha mai avuti. E poi ci sono gli diterraneo a salvare vite di persone che, va sempre accessi per i disabili e le strutture che li possono ricordato, altrimenti morirebbero affogate. accogliere. In zone dove ce ne sono tanti ma sono Ecco noi proviamo spesso, tra mille insuccessi e nascosti nelle case, curati solo dall’affetto e dalla profonde storture, a coltivare l’utopia di colma- fatica dei familiari. Anche l’ingegnere ha avuto la re queste distanze e di aggiustare questi buchi. casa saccheggiata dall’Isis e ora non ha timore a Lo facciamo senza attendere alcuna ricompensa. lavorare in uno dei luoghi che era tra le roccaforti Semplicemente perché i nostri genitori e nonni dei miliziani. Sa che queste scuole in cui tappia- usciti dalla guerra ci hanno insegnato che è giusto mo i buchi delle granate e dove si ricostruisce la così, che la solidarietà è un valore oltre che un do- vita sociale e civile sono tra i pochi luoghi dove si vere. E anche perché continuiamo ostinatamente potrà seminare pace in questo momento. a coltivare un’idea di comunità in cui le perso- Paul Ricoeur diceva che per lavorare sulla ricon- ne possano vivere insieme. A Mosul, a Roma, a ciliazione, e quindi anche sulle lacerazioni della Lampedusa.

21 GLI ASINI 68 IN CASA

un governo così ì incoraggiato da più parti, DAI SOVRANISTI in Italia e all’estero. Né è possibile sottova- lutare, in questo delicato passaggio politico, AGLI OPPORTUNISTI le dichiarazioni di esplicito apprezzamento IL GOVERNO che leader di altri Paesi e la grande stampa internazionale hanno tributato a Conte un CHE L’ITALIASI MERITA volta liberatosi dai leghisti. Questo è forse l’aspetto più interessante del processo di cre- DI RINALDO GIANOLA azione della nuova maggioranza e del nuovo esecutivo, da Trump al Papa tutti vogliono Non possiamo stare tranquilli. Donald Conte. Caduto per un clamoroso autogol Trump vuole comprare la Groenlandia per il sovranista prenditutto Matteo Salvini, sfruttare le sue risorse naturali. Il presiden- si è manifestato in giro per l’Europa e per te brasiliano Bolsonaro dà fuoco alla foresta il mondo uno schieramento così ampio a amazzonica. Boris Johnson chiude il parla- supporto di Conte da suscitare la domanda mento, “bombarda la Costituzione” scrive se governi, mercati, interessi non aspettas- il “Financial Times”, per non esser distur- sero altro che la caduta del leader leghista bato nella realizzazione della Brexit. Intanto per accompagnare l’Italia verso altri lidi, Vladimir Putin impone il silenzio criminale certo non sovranisti. Per il “New York Ti- sull’esplosione di un sommergibile nuclea- mes” “la resurrezione di Conte è una grande re e Pechino si interroga quando trasferire opportunità per l’Italia”, “Le Monde” parla il modello Tiananmen nelle strade ribelli di di “un respiro di sollievo” per il Paese e la Hong Kong. In un mondo così, dunque, po- “Frankfurter Allgemeine Zeitung” sostiene tremmo quasi consolarci del fatto che Giu- che Conte “è diventato il leader dei grillini seppe Conte, gentile avvocato pugliese, con con i socialdemocratici partner di minoran- il fazzoletto piegato a tre o quattro punte nel za”. L’esclusione di Salvini dai giochi di go- taschino, stia emergendo come l’uomo di verno è stata accolta con sollievo a Bruxelles punta della politica italiana, e se non proprio dove, forse non casualmente, i toni della ne- nuovissimo può passare alla cronaca come il opresidente della Commissione Ue Ursula regista di una maggioranza impossibile, ba- von der Leyen sono diventati più dialoganti sata sui rissosi grillini e il povero Pd. Già sui temi, ad esempio, dei vincoli di bilan- autodefinitosi “avvocato del popolo”, tanto cio e della designazione (ancora non decisa) per rovinarci pure la storia dei giacobini che del commissario italiano nel nuovo governo ha una sua dignità, scelto da Di Maio dopo Ue. Donald Trump ha twittato il suo ap- il trionfo dei Cinquestelle del 2018 per gui- prezzamento per il talento di “Giuseppi”. La dare l’esecutivo populista-sovranista, Con- fiducia dei mercati per il varo del secondo te è diventato pian piano, nelle stanze del governo Conte è tale che lo spread è sceso potere romano, un protagonista, quasi uno drasticamente, la Borsa ha ripreso fiato no- statista se paragonato a certi ceffi o incapaci nostante le pessime notizie sulle condizioni che hanno occupato i ministeri nell’ultimo dell’economia (pil fermo, ultimo trimestre anno, certo un campione di mimetismo e negativo, disoccupazione in aumento, frena- trasformismo. ta della manifattura di riflesso alle difficoltà Non si può prevedere quanto durerà e cosa dell’industria tedesca) che anticipano una farà, adesso che deve allearsi con Zingaret- possibile ricaduta in recessione. ti al posto di Salvini, dopo la carnevalata La crisi scoppiata in agosto rappresenta co- della democrazia diretta sulla piattaforma munque un nuovo atto del percorso verso Rousseau che approva il patto grillino-Pd, il ridimensionamento, la svalutazione della un luogo digitale governato da interessi pri- politica che passa dall’esaurimento di una vati, senza trasparenza e controlli. Sappiamo dialettica plurale, dura, feroce anche, ma però che non si è mai visto negli ultimi anni

22 GLI ASINI 68 IN CASA aperta, costruttiva, tra interessi sociali, eco- grillini e della Lega. Le dimissioni di Renzi nomici, culturali contrastanti che trovava- da segretario non sono state accompagnate no il loro sbocco nella rappresentazione dei da un’analisi seria, senza scorciatoie, delle partiti, dei sindacati, delle organizzazioni di sconfitte, non c’è stato il cambio di passo base, territoriali, religiose. È inutile e dan- e di dirigenti. Non un congresso vero, un noso volgere lo sguardo indietro, anche se ribaltone, non un’apertura a forze fresche, a volte può aiutarci. Il cane a Linus diceva nemmeno la curiosità intellettuale di guar- saggiamente che “vale più una piccola spe- dare in altri paesi, magari anche negli Stati ranza di una montagna di ricordi”, però la Uniti dove non è più vergognoso parlare di Storia potrebbe anche insegnare qualche socialismo e le università studiano Gramsci. cosa a questo Paese, e ai suoi cittadini, se I seguaci di Renzi, che domina i gruppi par- solo esercitassero la memoria. lamentari Pd, si sono dedicati a “mangiare i L’instabilità politica in cui si dibatte l’Ita- pop corn” mentre osservavano le gesta di Di lia ormai dall’inizio degli anni novanta del Maio e Salvini. E proprio Renzi, cambiando secolo scorso ha vissuto, sta vivendo, una improvvisamente strada, ha proposto un go- nuova debilitante pagina aperta da Salvini verno Pd e Cinquestelle, negato fino a ieri, terminata la settimana di vacanze a Milano costringendo Zingaretti a modificare il per- Marittima. Sono trent’anni che il “sistema” corso. C’è qualche cosa di nuovo per giusti- non riesce a trovare un equilibrio, i partiti ficare una svolta del genere? È comprensibile di massa sono stati sostituiti da capipopolo che si voglia mandare Salvini all’opposizione e leader individualisti e narcisisti inventati e anche che deputati e senatori mantengano da interessi particolari – finanza industria retribuzioni e privilegi, tutti tengono fami- editoria – e benedetti da tv e pubblicità, glia. E poi? Qual è il punto per ripartire, per oggi dai media digitali, tanto potenti e dif- dare un po’ di fiato alla sinistra, a quello che fusi quanto oscuri, elitari nelle posizioni di resta di un fronte progressista? Passa tutto controllo e di comando. Non ci siamo fat- come se non fosse successo nulla, nessuno ti mancare nulla, ben prima di Grillo e Di che abbia il coraggio di andare a casa o di Maio abbiamo avuto il populismo di Ber- sparigliare le carte della scena politica con lusconi, un vero maestro in questo campo, proposte innovative, radicali, soprattutto se- e il federalismo xenofobo e discriminatorio rie e difese con coerenza e impegno. della Lega, oggi declinato nella più presen- C’è una distanza incolmabile tra quelle fac- tabile “autonomia differenziata”, e pure la ce che sfilano in tv e propongono il solito trasformazione di una sinistra di origine governo di riforme e i cittadini sempre più terzinternazionalista, comunista, socialista, soli, egoisti e arrabbiati, dunque sconfitti, anche di classe quando non eravamo ancora ma alla fine anche complici di questa sce- tutti un inutile ceto medio, in un club di de- neggiata che non finisce mai. magoghi o di fulminati dal neoliberismo per Nasce un governo di opportunisti, di furbi, interesse, dalle terze vie di Clinton e Blair come vorrebbero o sognano di essere gli ita- italianizzate dai Prodi, Ciampi, Veltroni e liani. Un governo ostaggio di Di Maio, di compagnia cantante. Renzi e dei loro modesti ricatti. Niente di C’è da restare allibiti, se non peggio, osser- più, nulla di diverso dal passato. vando le ultime convulsioni della sinistra, di quello che rimane di un patrimonio im- portante di storia e cultura politica. Dopo aver perso nettamente le elezioni del 2018, che seguivano altre due batoste epocali (re- ferendum sulla riforma costituzionale di Renzi e amministrative), il Pd aveva giura- to di restare all’opposizione del governo dei

23 GLI ASINI 68 IN CASA

d’Oro e sulla sua creatura radiofonica viene scritta circa una tesi in scienze della comu- UN TERMOMETRO nicazione a settimana, numero che potrebbe essere sottostimato. DEL PAESE: Un vero e proprio fenomeno oggetto di stu- dio, che viene spesso stigmatizzato e liquidato “LA ZANZARA” come fatto di costume trash. La trasmissione DI NICOLA VILLA è la versione cattivissima dell’analisi politica del giorno e si avvale di ospiti di turno, che, più o meno d’accordo o pilotati, provocano gli Per interpretare il termometro politico ascoltatori; sono quasi sempre gli stessi, certez- del Paese (o il “sentiment”, come amano dire ze del sistema mediatico-politico (gli Sgarbi, adesso gli analisti) basta collegarsi la sera dalle i Feltri…), ma ogni tanto qualche carneade 19 alle 21 sulle frequenze di Radio 24 e ascol- viene portato agli onori della cronaca e mes- tare la Zanzara. Diretto da Giuseppe Cruciani so sulla graticola, in un gioco di specchi per in collaborazione con David Parenzo, “la Zan- cui sfugge a chi convenga di più: meglio essere zara” è il programma radiofonico più ascoltato derisi come meteore o passare nell’anonimato? d’Italia: in testa alle classifiche di ascolto, è il Dopotutto “la Zanzara” trasmette le gaffe tele- primo podcast “scaricato”, davanti al popola- visive dei politici alla Blob o fa gli scherzi te- rissimo Ad Alta Voce di Radio 3 e ai program- lefonici (sempre meno perché la cronaca è più mi delle radio commerciali private e batte i creativa e divertente) e da spazio a microfono concorrenti della fascia calda della prima sera- aperto a un bestiario trash e politicamente ta, quando mezzo Paese sale in macchina per scorretto di tutti quei mitomani che col tempo tornare a casa dal lavoro e accende la radio. Di sono diventati a loro volta personaggi e mac- sicuro “la Zanzara” supera in ascolti Zapping, chiette inveendo contro questo o quel politico, il programma di Radio1 per antonomasia, isti- contro il Papa, le ong, il politicamente corretto tuzionale (e noioso), fatto con i titoli dei te- e la sinistra… legiornali, il microfono aperto al pubblico e i La trasmissione è un catalogo spazzatura di che commenti sulla giornata politica di analisti in- cosa pensa, e ha il coraggio di dire, la massa ita- gessati. “La Zanzara” è appunto anti-Zapping, lica contemporanea: coro grottesco di voci fru- la parodia divertente del microfono aperto in- strate, incazzate nere, sull’orlo di una crisi di ventato forse da Radio Popolare. Un program- nervi, di vecchi fascisti che non si rassegnano ma povero che ricicla la cronaca politica e la alla nostalgia di “quando c’era lui”, di uomini fa commentare dagli ascoltatori con taglio ir- di mezza età, di giovani arrabbiati solo a voce; riverente e pungente, come suggerisce il nome sono pochissime le donne che chiamano… (che pare sia un omaggio al giornale studen- Durante “la Zanzara” non esiste etichetta al- tesco anni sessanta del liceo milanese Parini). cuna nè alcuna regola e il microfono si spegne Il suo creatore e conduttore, è Giuseppe Cru- se l’ascoltatore, secondo il conduttore, dice ciani, un giornalista romano formatosi negli cazzate o è noioso o parla di cose irrilevanti. ambienti radicali, che si è cucito addosso l’a- Quando la trasmissione si avvia alla chiusura, bito del più odiato d’Italia (per capire, si è fat- solitamente si passa dall’attualità a temi più to stampare una t-shirt con la scritta “Odio prosaici, che spaziano dall’igiene personale Cruciani” in vendita sul sito di Radio24 a 21 (quante mutande cambiarsi a settimana?) ai euro). Ma Cruciani non è un emarginato del gusti sessuali. Con una predilezione per il ses- sistema mediatico, dal quale non è malvoluto: so – meglio quello a pagamento, che è il modo viene spesso invitato in tv col ruolo di pro- con cui la classe dirigente over cinquanta mi- vocatore (dove funziona poco, a dire il vero) sura il potere –, le perversioni e le stranezze dei e nei programmi sportivi, in quota tifoso la- gusti erotici. Cruciani ha condotto, ad esem- ziale. È ospite fisso di festival del giornalismo, pio, un’inchiesta sul mondo dei sex workers quasi ogni anno viene premiato con La Cuffia

24 GLI ASINI 68 IN CASA cavalcando la vecchia battaglia della destra Cruciani prima si è fatto interprete del vento sulla riapertura della case chiuse “affinché si di cambiamento grillino, dichiarando che li paghino le tasse come in Svizzera, Slovenia e avrebbe votati nel 2013 in virtù della “fantasia Germania”. Il taglio sessista della trasmissione, al potere”, in una sorta di parodia dell’endor- totalmente anacronistico, si rivela anche dagli sement situazionista al M5s, e poi dalle elezio- attacchi alle politichesse, specialmente se di si- ni del 4 marzo 2018 è diventato progressiva- nistra, ma anche quelle di destra sono sempli- mente interprete del rancore, della cattiveria cemente ridicolizzate. e delle frustrazioni che hanno gonfiato la vela Il co-conduttore David Parenzo gioca il ruolo del consenso a Matteo Salvini. La scommessa del finto controcanto, dellosparring partner, è stata, appunto, quella di alzare l’asticella sdo- del rappresentante di una minoranza politica ganando linguaggi e temi via via più reazionari intesa come voce moralista e bacchettona da ed eversivi, in totale linea con la crescita del colpire come un pungiball. Al contrario, Cru- consenso fascioleghista salviniano. Da “Radio- ciani è il perfetto erede del giornalismo avven- 5stelle”, che metteva alla berlina i presunti cri- turoso scandalistico di destra alla Gualtiero Ja- mini della casta politica, a “Radio sovranista”, copetti di , soprattutto quando afferma che la che si augura leggi all’australiana per regolare politica (o la realtà) può essere ridotta alle due l’immigrazione in Italia, il passo è stato breve. esse di sangue e sperma. Per la parte scandali- Non è stato raro ascoltare inveire gli ascoltatori stico-erotica il modello è Howard Stern, cele- della “Zanzara” contro rom e zingari invocan- bre deejay statunitense che provocatoriamente do addirittura il gas e i pogrom, contro i bar- ospitava nelle radio americane gli attori porno coni e le navi delle ong. Una spia dell’imbar- per scandalizzare i puritani. Cruciani ha spes- barimento si è potuta notare con gli attacchi a so trasmesso un dialogo preso dal Mondo cane, Parenzo, sempre più capro espiatorio, tirato in il film del 1997 di Betty Thomas dedicato a causa per il suo essere ebreo. Stern, come manifesto del suo modo di fare ra- Un aspetto paradossale è che Confindustria, dio. Lo spezzone mostra i rivali radiofonici di proprietaria di Radio24 e ostile al governo gial- Stern che commentano una ricerca di mercato loverde – che è finito ad agosto con la crisi in- per carpire il segreto dei suoi ascolti: nescata dai comizi balneari di Salvini –, ospiti “L’ascoltatore medio rimane sul programma sulle sue frequenze una trasmissione che è stata per diciotto minuti, il fan medio di Howard sostanziale alla cultura e alla politica di que- Stern lo ascolta per un’ora e venti minuti.” sto governo. Senz’altro questa contraddizione “Ma come è possibile??” si spiega con l’opportunismo di incarnare due “La risposta più comune che danno: voglio ve- posizioni contrastanti, sia quella istituzionale dere cosa dirà dopo.” che quella eversiva. “E va bene, d’accordo, perfetto… Dimmi un Nel 2014 Luigi Manconi, quando era presiden- po’ e le persone che odiano Stern?” te della Commissione diritti umani al Senato, “Buona domanda, l’ascoltatore che odia Stern scrisse un pezzo sul “Foglio” nel quale spiegava lo ascolta per due ore e mezza al giorno” che non avrebbe più risposto agli inviti della “Scusa, ma se lo odiano allora perché lo trasmissione per non partecipare al combatti- ascoltano?” mento di galli radiofonico che spesso lo vedeva “La risposta più comune: voglio vedere cosa contrapposto a politici provocatori come Gio- dirà dopo”. vanardi. In quell’articolo Manconi diceva una Il “voglio vedere cosà dirà dopo” si è tramutato cosa molto interessante: “la Zanzara”, simile negli anni in un alzare l’asticella della mora- al sito Dagospia, appartiene a quei luoghi del le per interpretare il polso eversivo del paese. degrado ridanciano complice e compiaciuto, Negli ultimi cinque anni, infatti, la trasmissio- funzionano cioè solo se si ascoltano con indul- ne è diventata la fotografia esatta della fluidità genza e autocompiacimento. Esiste di fatto, elettorale del Paese che ha fatto balzare prima ascoltando “la Zanzara”, un solleticamento e il M5s e poi la Lega di Salvini oltre il 30%. un appagamento del bisogno di volgarità che

25 GLI ASINI 68 IN CASA

è in ciascuno di noi. Ma questo bisogno non è neutrale e via via il ruolo di pubblico e attori si confonde e si inquina. È per questo che “la RICORDI Zanzara”, che si vorrebbe specchio della realtà, è diventata produttrice di questa stessa realtà DI UN’ALTRA “ZANZARA” spazzatura, tirando fuori da noi, il nostro il peggio. DI ORESTE PIVETTA Sembra che, dopo oltre dieci anni, la stagione che inizia in autunno sia l’ultima della trasmis- sione. Cruciani ha dichiarato di essere stanco, Non ho mai – e sottolineo mai – di aver messo troppo della sua vita nella tra- ascoltato una puntata della “Zanzara”, la smissione, di voler diventare produttore, stare trasmissione radiofonica di cui scrive con dietro le quinte, licenziarsi e diventare azienda intelligenza e competenza Nicola Villa, an- di se stesso, come dicono gli uomini di suc- che se per varie ragioni sono stato costretto cesso. Per l’ultima volta sarà possibile capire il a provarne l’esistenza. Credo che gli autori termometro del paese ascoltando l’esilarante per il titolo si siano rifatti senza eccessi di catalogo degli orrori di cui noi ascoltatori sia- fantasia all’insetto tra i più noiosi e fastidiosi mo capaci. La sigla della trasmissione riprende fra quanti ormai ci assalgono a ogni stagio- la canzone di Franco Califano, Tutto il resto è ne. Non credo proprio si siano ispirati alla noia, ed è vero: a quell’ora non c’è niente di gloriosa testata studentesca, di cui invece così divertente da ascoltare. La sigla di chiu- vanto qualche esperienza, “la Zanzara”, non sura è però rivelatrice di quella complicità, di un “collettivo studentesco”, ma un giorna- quello scivolamento tra bisogno di volgare e le vero e proprio, giornale d’istituto, come appagamento personale, quando viene ripro- si usava mezzo secolo fa (ricordo a Milano dotto un vecchio dialogo tra Cruciani e un il “Mr. Giosuè” del liceo Carducci, ma ce ascoltatore piemontese, assurto a manifesto n’erano una infinità), edito dall’Asp, Asso- stesso della trasmissione: ciazione studentesca pariniana, cioè associa- “Voi ci dovete far sbellicare ché noi lavoriamo zione degli allievi del Liceo Giuseppe Pari- di brutto, fino alle sette e mezza, alle otto”. ni, il liceo classico ai vertici delle classifiche “Eh lo so, lei ha ragione; lo dica a voce alta”. nazionali di merito, dove si istruivano i figli “Chi sente “la Zanzara” vuole sbellicarsi, quan- della miglior borghesia milanese, illumina- do sono al casello di Carisio voglio ridere, ri- ta e democratica, non quella degli arricchi- dere!”. ti all’epoca del boom, e dove mi ritrovai a In quel ridere ribadito due volte si avverte un essere l’unico figlio di un operaio (e quindi po’ di disagio e l’ascoltatore, ipocritamente relegato nelle sezioni tra la E e la F, con evi- neutrale, si riconosce in quella comune voglia dente meticoloso rigore classista). Il giorna- di appagare la propria natura cattiva e ridan- le, nato nel 1945 e stampato grazie alla carta ciana. In quel “voglio ridere, ridere” non si recuperata dai partigiani, al contrario della avverte solo il distacco nichilistico, ma anche “Zanzara” radiofonica, era serissimo e col- il compiacimento di partecipare al degrado tissimo, in “giacca e cravatta”, come tutti gli collettivo. Perché l’uomo sarà pure l’unico ani- alunni del Parini (in gonna lunga, camicetta male a saper ridere, ma ridendo, come diceva e grembiule nero le ragazze). S’occupava di il Belli, scopre i denti e diventa minaccioso. politica e di cultura, di Dante e di Manzoni, “Chi rride cosa fa? Mmostra li denti.” persino di Gramsci e di Gobetti, oltre che di questioni d’istituto. Rare le incursioni nel campo dell’intrattenimento, poco frivolo comunque, tra musica e cinema (scrissi lì i primi articoli, occupandomi di Carl Theo- dor Dreyer!). Divenne famoso, all’inizio del

26 GLI ASINI 68 IN CASA

1966, al centro delle cronache giudiziarie, sfilare in corteo (quattromila a Milano lungo per una innocente inchiesta, condotta da corso Venezia). Negli Stati Uniti gli studenti Marco De Poli, il direttore, Claudia Beltra- sfilavano contro la guerra nel Vietnam. mo Ceppi e Marco Sassano, Che cosa pensa- A novembre Firenze sarebbe stata sommersa no le ragazze d’oggi, inchiesta dedicata alla dalle acque e lì, a spalare fango, si sarebbe “posizione della donna nella nostra società, impegnata la “meglio gioventù”. La Lette- cercando di esaminare i problemi del matri- ra a una professoressa” di don Milani sareb- monio, del lavoro e del sesso”. Lo “scandalo be apparso in libreria l’anno dopo. Si era a Zanzara” insorse per via dell’ultima paroli- un passo dal Sessantotto, che avrebbe con na, “sesso”. Fu “Gioventù studentesca” di il passare dei mesi, dopo l’euforia iniziale, don Giussani, fondatore poi di Comunio- insabbiato molte speranze e “sepolto” pure ne e Liberazione, a sparare il primo colpo “la Zanzara”, aprendo la strada a un futu- di cannone, con un infuocato comunicato, ro che ci avrebbe riservato la “Zanzara” ra- immediatamente ripreso dal “Corriere lom- diofonica, alla quale preferisco ovviamente bardo”, quotidiano milanese del pomeriggio la prima, piccolissima testimonianza di una sull’orlo della chiusura, con una volgarità Italia meno volgare, incolta, irresponsabile che avrebbe potuto farci presagire i successi di quella che sono costretto a condividere a venire della Zanzara radiofonica. Seguiro- oggi. no denunce, perquisizioni, anche corporali dei tre autori dell’inchiesta, naturalmen- P.S. Grazie a Nicola Villa ho appreso che il te nel pieno rispetto di una legge fascista, conduttore della “Zanzara” radiofonica s’è denunce anche nei confronti di quel galan- fatto stampare come gadget in vendita ma- tuomo, preside del Parini, Daniele Mattalia, gliette con il proprio nome preceduto dalla liberale vecchia maniera e dantista raffinato parola “odio”. Un caso manifesto di megalo- (poi eletto al Senato come indipendente di mania: chi si crede, per meritare odio? sinistra nelle file del Pci), e della titolare del- la tipografia, Aurelia Terzaghi, per omesso controllo. Il processo, per direttissima, se- guito da centinaia di giornalisti provenien- ti da tutto il mondo, si chiuse il 30 marzo 1966, quando il presidente del tribunale, Luigi Bianchi d’Espinosa, magistrato tra i più equilibrati e intelligenti, dopo la citazio- ne dei capi di imputazione, lesse la sentenza che mandò tutti assolti. Con analisi assai lu- cida Antonio Baslini, parlamentare liberale, scrisse che “dietro la montatura” traspariva un attacco alla scuola pubblica. Cinquant’anni dopo, rispettando il rito del- le celebrazioni postume, il caso venne ri- preso dai giornali. Il “Corriere” scrisse che l’Italia d’allora si era divisa tra progressisti e imbalsamati conservatori. Più banalmente, si erano divisi i giornali (neanche tanto: non eravamo arrivati ancora alla cascata destrorsa d’oggi, senza più lettori, peraltro), qualche politico (a Roma governava il centro sinistra di Moro e Nenni), qualche prete e qualche intellettuale. Gli studenti cominciarono a

27 GLI ASINI 68 IN CASA

critica della tecnica e delle “trappole tecnolo- giche”, come amava definirne i tanti inciampi, LA BUONA BATTAGLIA. che pur contestandone la presunta oggettività, rifuggiva dalle fumisterie filosofiche (da Hei- RICORDO degger al nostro Severino) di una tecnica as- surta a una sorta di divinità, ormai sottratta al DI GIORGIO NEBBIA controllo degli umani, di fatto assolti perché DI MARINO RUZZENENTI “irresponsabili” ed impotenti. La storia era lì a mostrare come il percorso della scienza e della tecnologia, quindi delle merci e della tecno- segnano profondamente il Alcuni incontri sfera sovrapposta alla biosfera, ha visto e vede nostro percorso esistenziale: per me lo è sta- protagonisti gli uomini, con le loro curiosità to quasi trent’anni fa, quello, fortunatissimo, ed intelligenze, ma anche con progetti sociali, con Giorgio Nebbia. La grande storia, il crollo meccanismi di potere e con la distruttività che del muro e del comunismo sovietico, coinci- sanno esprimere. La sintonia con un autore deva, sorprendentemente con la mia piccola che ha testardamente cercato di far conosce- vicenda individuale: la conclusione di più di re, Lewis Mumford (1895-1990), nasceva pro- un ventennio di impegno politico e sindacale, prio da questa visione della tecnica, allo stesso nel movimento studentesco, prima, nel partito tempo fortemente critica, ma anche fiduciosa: comunista e nella Cgil poi. Si chiudeva una come Mumford, pensava che all’attuale era pa- fase di lotte e di profondi cambiamenti socia- leotecnica, caratterizzata dalla megamacchina li sostenuta da una visione del mondo forte, alimentata dai fossili e distruttiva dell’ambien- nitida, quale sembrava offrirci la cultura mar- te, potesse e dovesse seguire un’era neotecnica, xista. E si chiudeva con il senso angoscioso di “meno violenta, più equilibrata, più rispetto- una sconfitta epocale che si stava consumando sa degli esseri umani e delle risorse naturali”. e con lo smarrimento indotto da strumenti in- E Giorgio è stato un maestro impareggiabile terpretativi che si intuivano ormai inadeguati. nell’esaltare i risultati straordinari del percorso Era facile smarrirsi, in quei frangenti; capitò a della tecnica, ma anche nello scovarne la fac- molti, forse troppi. Ecco, la mia fortuna fu di cia “nera”, spesso occultata, la “violenza delle incrociare Giorgio Nebbia, che avevo invitato merci” verso gli umani e verso la natura. Tra la a Brescia a presentare il suo Sviluppo sostenibile sua produzione sterminata suggerirei una bre- (Edizioni cultura della pace 1995) poco edito. ve lettura che è in grado più di ogni parola di Da quel momento Giorgio mi ha accompa- restituire questa visione della tecnica: la storia gnato, con la sua sempre discreta ma solidis- della sintesi dell’ammoniaca (http://www.fon- sima presenza, fatta di suggerimenti, consigli, dazionemicheletti.it/nebbia/sm-3036-haber- stimoli e illuminanti riflessioni. la-sintesi-dellammoniaca-2009/). Un italiano La ricerca storica, che avevo praticato per un di cultura media sa che nel 1914 scoppiò la pri- certo periodo da giovane, fu il terreno privi- ma guerra mondiale, ma probabilmente ignora legiato del nostro dialogo, un terreno che mi che l’anno prima si era verificato un evento di ha permesso di rielaborare criticamente e po- gran lunga più importante per il futuro dell’u- sitivamente quel passaggio cruciale della storia manità, la produzione industriale dell’ammo- dell’occidente nel tramonto del “secolo breve”. niaca sintetica, e dunque dei concimi azotati Scoprii, con piacere, che Giorgio, di formazio- che, insieme alla meccanizzazione, saranno ne scientifica, chimico, docente di merceologia alla base della cosiddetta “rivoluzione verde”, all’Università di Bari, considerava la dimen- ovvero della moderna agricoltura, con la con- sione storica come essenziale e ineludibile per seguente crescita imponente della popolazione la stessa ricerca scientifica e per l’innovazione mondiale, ma anche con l’esasperazione della tecnologica, soprattutto se queste intendono dipendenza dai combustibili fossili, senza con- perseguire il bene dell’umanità. Insomma la tare che la stessa ammoniaca sintetica alimen- dimensione storica come ancoraggio di una

28 GLI ASINI 68 IN CASA tò la produzione distruttiva degli esplosivi (la storia non è solo un esercizio di rievocazione faccia “nera”, “paleotecnica” per l’appunto). del passato per soddisfare curiosità conosci- Infatti quella sintesi tra l’azoto atmosferico, tive, ma diventa utile, persino indispensabi- in quantità pressoché illimitate, e l’idrogeno, le per progettare e realizzare una tecnica di non presente libero in natura, -spiega Giorgio- risanamento efficace. Ma non solo: la storia avveniva a partire dalla gassificazione del car- praticata da Giorgio Nebbia partiva dalle sue bone (o, oggi, del metano), quei fossili tanto competenze e dai suoi insegnamenti di mer- prodigiosi quanto ai giorni nostri “maledetti”, ceologia, era storia appunto delle merci e, se almeno a parole, per le prospettive dell’uma- vogliamo, del complesso metabolismo dell’at- nità sul Pianeta. Nella ricostruzione storica, tività tecnologica umana in rapporto all’am- avvincente come un racconto, e che, come ben biente. In questa storia, la scienza, chimica si comprende, non è semplice esercizio di me- innanzitutto, e la tecnologia, nonché l’econo- moria, ma provocazione ad affrontare i pro- mia devono fare i conti con la biologia e con blemi del presente, Nebbia non tralascia un la geologia, ovvero con le risorse naturali. Le passaggio fulminante sull’ambiguità della tec- merci “non si consumano”, avvertiva sempre nica: l’inventore di quel processo, Fritz Haber, Giorgio: sono il risultato di trasformazioni di per spirito patriottico con infinita dedizione al sostanze ed energia prelevate dalla natura, ven- Reich tedesco, fu colui che convinse l’eserci- gono impiegate, finché utili, poi gettate sotto to germanico a impiegare per la prima volta forma di rifiuti, come rifiuti sono le emissioni l’arma chimica, il gas cloro, a Ypres sul fronte di gas, o scorie e acque inquinate dai processi francese il 22 aprile 1915, con conseguenze leta- produttivi. li per migliaia di sprovveduti fanti. “La moglie Ricomprendere la natura nella storia dell’uo- di Haber, Clara Immerwahr (1870-1915), una mo, quindi nella tecnologia e nell’economia, chimica anche lei, – ricorda Giorgio- cercò di fu la chiave offertami da Giorgio per rischia- dissuadere il marito dal barbaro impiego di rare il confuso smarrimento in cui mi trovavo gas tossici in guerra; quando seppe dell’attac- e per rielaborare criticamente il mio trascorso co di Ypres si uccise con un colpo di pistola”. di impegno sociale e sindacale: concentrati sul Il paradosso fu che Haber, ultranazionalista, miglioramento delle condizioni salariali e dei con la salita al potere di Hitler, nel 1933, fu diritti dei lavoratori ci sfuggiva del tutto che, emarginato da ogni incarico, perché di origine accanto alle contraddizioni sociali che stavamo ebraica ancorché convertito al cristianesimo, e combattendo con una certa efficacia, cresceva fu costretto a rifugiarsi all’estero. Insomma, un la contraddizione distruttiva tra l’uomo tecno- esempio illuminante dell’intreccio perverso e logico e la natura. Una nuova prospettiva di tragico tra tecnica e potere, dove il medesimo ricerca e di impegno si apriva, che comunque scienziato può operare allo stesso tempo per non rinnegava il meglio della precedente sta- espandere la vita e per distruggerla. gione. Va ricordato, infatti, che l’attenzione di La storia della tecnica che Giorgio ci insegnò, Giorgio Nebbia alla questione sociale ha sem- aveva innanzitutto il pregio di nobilitare una pre accompagnato l’impegno ambientalista: disciplina, poco amata in generale, soprattutto anzi, ripeteva sempre che il contenimento del dalle nuove generazioni immerse in una sorta degrado ambientale andava perseguito, non di eterno e inafferrabile presente. I siti indu- tanto per mantenere la biosfera che sopravvi- striali inquinati, con il oro carico di potenziale vrebbe anche senza l’uomo, ma per consentire tossico per i cittadini dei dintorni, erano una a tutti gli umani che abitano il pianeta una vita sua costante preoccupazione: ma come affron- decorosa, cosicché giustizia ambientale e giu- tarne la “bonifica” -si chiedeva- se non si rico- stizia sociale devono procedere di pari passo, struisce con puntiglio la storia di quei siti, le inscindibili. E il suo impegno militante si è, sostanze che vi sono state impiegate, le trasfor- dunque, espresso nelle associazioni ambienta- mazioni che queste hanno subito, le emissioni liste, come Italia Nostra, ma anche nella Si- scaricate nelle matrici ambientali? Dunque la nistra indipendente, come parlamentare eletto

29 GLI ASINI 68 IN CASA nelle liste del Partito comunista, tra il 1975 e Taranto. Percorsi, dunque, da vero pioniere nel il 1992. E, come cattolico, ha tanto amato sia conteso nazionale che lo portarono nel 1972 a l’enciclica sociale di Paolo VI, Populorum pro- rappresentare la Città del Vaticano alla prima gressio, sia l’enciclica ecologica di papa France- Conferenza sull’ambiente convocata dall’Onu sco, Laudato Si’. a Stoccolma. Col tempo, quindi, ho avuto la possibilità di Del resto le sue ricerche del tutto originali sul conoscere e apprezzare sempre meglio Giorgio “metabolismo della produzione delle merci”, Nebbia. hanno meritatamente riscosso un’attenzione a Nelle ricerche che Giorgio mi suggeriva, in- livello internazionale: “Ha gettato le basi per cappai in una notizia che dà conto dei percor- una solida contabilità fisica dell’analisi eco- si a quel tempo del tutto inesplorati della sua nomica intersettoriale in un momento in cui ricerca scientifica: siamo negli anni cinquanta questo approccio era del tutto nuovo (Physical del secolo scorso, quando il nostro Paese stava Input Output Tables, Piot) [le Piot sono tabel- intraprendendo la via nucleare nella ricerca di le simmetriche che mostrano i flussi fisici (per fonti energetiche diverse da quelle dei combu- tutti i materiali o un sottoinsieme di materiali) stibili fossili, carenti nel sottosuolo nazionale. dall’ambiente o dal resto del mondo all’econo- A Milano verso la fine del1957 , dal 13 al 14 mia, quindi all’interno dell’economia e infine dicembre, si tennero le Giornate dell’energia dall’economia al resto del mondo. ndr]. nucleare ed il 15 la Giornata dell’energia solare. Come scienziato della sua generazione, il suo Ben 18 relazioni dedicate ai reattori nucleari lavoro e la sua reputazione erano principal- e solo tre al solare, tra cui quella di Giorgio mente confinati nel contesto italiano e solo Nebbia sui dissalatori solari dell’acqua marina, poche pubblicazioni sono disponibili in in- che da anni andava sperimentando all’Univer- glese. Tuttavia, molti studiosi internazionali sità di Bari, e su cui aveva già pubblicato un hanno riconosciuto il suo lavoro fondamen- saggio nella rivista “La chimica e l’industria” tale come uno dei primi studi sulle tabelle di del gennaio 1954. input e output fisici (Giljum e Hubacek, 2001; Era, quella intuita da Nebbia ben 65 anni fa, Hoekstra e Van Den Bergh, 2002; Allenby, la via alternativa ai combustibili fossili e alla 2002). Il suo primo e unico studio sui flussi scorciatoia dell’energia nucleare, via che prefi- di massa globali dell’economia italiana elabo- gurava e anticipava uno sviluppo capace di fu- rati nel 1995 ha la caratteristica peculiare, for- turo, come sarebbe stato definito quarant’anni se unica, di incorporare il sistema economico dopo quando la crisi ecologica apparve a mol- all’interno del sistema biofisico (G. Nebbia, ti evidente. Ma è interessante notare anche il Contabilità monetaria e contabilità ambientale rapporto con il territorio, la sensibilità sociale in “Economia Pubblica”, n.6, 2000, pp. 1000- del ricercatore che si preoccupa di trovare so- 1029). “Nelle sue tabelle, una voce denominata luzioni alla sete di acqua dell’assolata Puglia, “Natura” è messa a punto per fare il bilancio soluzioni semplici, poco costose, gestibili non di tutti i flussi di materia attraverso la matrice solo dal cittadino pugliese, ma anche dalle economica al fine di soddisfare la legge sulla popolazioni del Sud del mondo. E sempre in conservazione e ricomprendere il prelievo e lo omaggio al legame con il territorio nel 1971, smaltimento, da e verso l’ecosistema ospitante. molto prima dell’emergenza dell’inquinamen- Nonostante sia stato scritto in italiano, questo to industriale seguita all’evento diossina di lavoro è ampiamente citato nella letteratura Seveso nel 1976, Nebbia tiene la relazione in- scientifica e un recente progetto internazio- troduttiva al convegno che per la prima volta nale volto a stimare le tabelle di input-output affronta il tema dell’impatto delle emissioni fisici globali ha compiuto una ricognizione del del grande complesso siderurgico dell’Ilva di suo contributo (Merciai e Schmidt, 2018)”. È

30 GLI ASINI 68 IN CASA quanto si può leggere in una significativa com- A noi della Fondazione Luigi Micheletti di memorazione che, grazie alla sollecitudine del Brescia infine ha lasciato un’eredità immensa: professor Tommaso Luzzati dell’Università di innanzitutto lo stimolo a percorrere l’impervio Pisa, è stata pubblicata sulla più importante cammino della storia ambientale ed in partico- rivista internazionale del settore, “Ecological lare del rapporto tra industria e inquinamento; economics”, iniziativa peraltro inusuale per quindi il vastissimo archivio suo e della adora- la stessa rivista, la cui eccezionalità dimostra ta moglie Gabriella (http://www.fondazione- la stima internazionale di cui Nebbia gode (F. micheletti.eu/italiano/documentazione/archi- Ruzzenenti, Obituary: Giorgio Nebbia (1926– vio/dettaglio.asp?id=119&pagina=2); e ancora 2019, “Ecological economics”, vol. 167,Janua- l’incessante spinta a costruire una sezione ge- ry 2020, 106437). nerale dedicata agli archivi di studiosi e mi- Con questi importanti ed innovativi lavori di litanti in campo ambientale, che comprende ricerca alle spalle si comprende come abbia ac- ormai una trentina di archivi; infine una sua colto con favore e abbia cercato di divulgare le bellissima creatura che ha visto la luce vent’an- opere di Georgescu-Roegen sulla bioecononia ni fa e che cercheremo di mantenere in vita, o di Barry Commoner sulla necessità di rein- la rivista online “Altronovecento. Ambiente ventare una tecnica ed un’economia che ten- tecnica società”, una miniera di informazioni tassero di chiudere il più possibile il cerchio per chi vuole attingere dall’opera sconfinata di dei flussi fisici in entrata ed in uscita nel siste- divulgazione scientifica di Giorgio (insieme ma produttivo sul modello dei cicli biologici. al suo sito, Il mondo delle cose, http://www. Così, quando venne nel 1972 pubblicato dal ilmondodellecose.it/) e per chi vuol capire in Club di Roma in Italia la ricerca del Mit, I profondità le grandi tematiche della crisi eco- limiti dello sviluppo, Nebbia poteva recepirlo logica e vuole attrezzarsi per affrontare le sfide semplicemente come una ulteriore conferma che attendono l’umanità (http://www.fonda- delle sue ricerche e delle sue conoscenze: “A zionemicheletti.it/altronovecento/). me piacque, – disse in un’intervista rilasciata a Dell’umanità di Giorgio è difficile trovare le Pier Polo Poggio – però lo considerai abbastan- parole per rappresentarne giustamente la gran- za scontato. Dato che la riserva di beni naturali dezza: basti ricordare che mai una domanda, è fisicamente limitata, è ovvio che, se si sot- una richiesta che gli venisse rivolta anche da traggono beni dalle riserve della natura, questi, un semplice ignoto studente rimaneva senza dopo essere stati ‘merce’, ritornano a contami- risposta. nare i corpi naturali; così, se si sfrutta la ferti- Ci mancherà la sua amicizia, dunque, e la sua lità del suolo, i raccolti diminuiscono […]. I guida, ma soprattutto quella sua capacità ine- favolosi computer del Mit, usati per ‘scrivere’ i guagliabile di andare a fondo nell’analisi, con grafici del libro del Club di Roma, non aveva- un linguaggio volutamente semplice e com- no fatto altro che riscrivere e rielaborare cose prensibile a tutti, per svelare le tante “trap- note, ma che in pochi sapevano o ricordavano: pole” della paleotecnica, anche di quella più i rapporti fra economia, produzione, merci e innovativa. Immagino che lui, di fronte alla degrado ambientale”. Per questo egli preferiva martellante enfasi dei mass media sulla recente parlare di “limiti della crescita”, cioè della pro- traversata dell’Atlantico ad “emissioni zero” di duzione di merci, che comporta una tendenza Greta sulla barca di Casiraghi, avrebbe consi- al degrado ambientale che non si può azzerare, derato con un bonario e d indulgente sorri- perché la Natura non offre pranzi gratis, ma so le buone intenzioni della ragazza svedese e che bisogna il più possibile ridurre, innanzi- avrebbe aggiunto qualche considerazione, non tutto abbandonando l’immaginario dell’ab- certo polemica, ma come riflessione tra sé e sé, bondanza per accontentarsi dell’abbastanza. e non tanto sui milioni di euro che costa quel

31 GLI ASINI 68 IN CASA mezzo di trasporto non alla portata di tutti, Io infatti sto già per essere versato in offerta ed ma sui materiali costruttivi, sui metalli e le fi- è giunto il momento che io lasci questa vita. bre speciali, sulle terre rare necessarie per i so- Ho combattuto la buona battaglia, ho termi- fisticati meccanismi e apparati elettronici, sui nato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi costi ambientali ed umani per l’estrazione, la resta soltanto la corona di giustizia che il Si- produzione, e domani lo smaltimento, di quei gnore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel materiali… giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro Giorgio ci ha lasciato il 3 luglio 2019. Ha volu- che hanno atteso con amore la sua manifesta- to che al suo funerale leggessimo insieme dal- zione. la Seconda Lettera di Paolo a Timoteo (4,6-8) il Sì, caro Gorgio, hai davvero “combattuto la suo testamento spirituale: buona battaglia”.

79 euro

Iban IT 30 A 05018 03200 000011361177 intestato ad Asino srl Conto corrente postale 001003698923 da intestare ad Asino srl Carta di credito sul sito o Paypal o invia denaro [email protected]

32 PIANETA

Germania orientale. Bjrn Hcke, un esponente radicale della Afd A 30 ANNI DAL MURO, esulta perché gli orientali si stanno ripren- dendo “la loro rivoluzione del 1989” che non COME È CAMBIATA a caso allora aveva coniato lo slogan vincente E COME CAMBIA Wir sind das Volk/Noi siamo il popolo. Ora è diventato lo slogan della Afd. L'EUROPA Per capire come si è arrivati a questa situazio- DI GIAN ENRICO RUSCONI ne, possiamo partire dalla prima parte della affermazione (riportata sopra) che certamente noi tutti condividiamo: “nel 1989 pensavamo “Nel 1989 pensavamo che l’Europa fosse che l’Europa fosse il nostro avvenire”. Ma – il nostro avvenire. Oggi pensiamo di essere noi attenzione – sarebbe un errore pensare che per l’avvenire dell’Europa”. l’Europa non ci fosse un avvenire senza quanto Sono parole di Viktor Orban, premier unghe- è accaduto la sera del 9 novembre 1989, im- rese e leader del maggiore partito ungherese, propriamente definita “caduta del Muro”. In considerato l’esponente di spicco di quello che realtà si è trattato del suo attraversamento ‘le- si definisce “sovranismo” e promotore della gale’ nei punti di passaggio già esistenti senza “democrazia illiberale”. Si tratta di espressioni alcun atto di violenza. Ma da mesi era già in e atteggiamenti diffusi e discussi in tutta Euro- atto nella Ddr quella che si sarebbe chiamata pa, con contenuti e intenti differenti accomu- “rivoluzione democratica”. La classe politica nati dalla polemica continua. In questo caso tedesco-orientale non sapeva come compor- però il sovranista pretende di rappresentare il tarsi. (Telefonata a Mosca? Reparti di polizia vero “avvenire dell’Europa”. pronti a chiudere i passaggi?). Dobbiamo capire e spiegarci questa spregiudi- D’altra parte, nell’Europa occidentale da de- cata affermazione, anche di fronte al fatto che cenni era viva e attiva la Comunità europea Orban e il suo partito, nonostante le esplicite (chiamata più propriamente “mercato comu- critiche ufficiali da parte degli organi liberal- ne europeo ”) che stava programmando il suo democratici dell’Unione Europea, non sono avvenire politico. Quanto accadeva nella Ddr stati allontanati dal Partito popolare europeo era una inattesa possibilità di fare un decisivo che è sostenitore convinto dell’Unione euro- passo in avanti. Ma il passaggio davvero cru- pea e della democrazia liberale. ciale – altrettanto inatteso – era la riunificazio- Anzi Orban trova simpatizzanti nel partito cri- ne tedesca. stiano sociale bavarese (Csu bavarese) e soprat- Sarà soltanto il trattato di Maastricht (1992/93) tutto presso la nuova formazione di destra Alter- che razionalizzerà retrospettivamente per così native fr Deutschland forte soprattutto nella ex dire e darà pieno senso politico all’evento del 9 novembre 1989 e soprattutto alla riunifica-

33 GLI ASINI 66-67 PIANETA zione tedesca ufficializzata solo nell’ottobre ta anche da sinistra in nome di una radicale 1990. Ma storicamente parlando si tratta di neutralizzazione della Germania unita ). E il due eventi da tenere distinti – come lo sono costo economico richiesto ai tedeschi (soprat- anche nella memoria personale di chi allora era tutto da parte francese) di rinunciare al loro semplice spettatore. potente marco per creare una moneta comu- Come si è messo in moto questo processo? ne europea considerata la condizione sine qua Che cosa rimane trent’anni dopo? non della futura Europa politica. Oggi si di- mentica con quanto timore e frustrazione la Dalla caduta del Muro alla riunificazione popolazione tedesca (per altro non consultata Il discorso riporta indietro alle due Germanie, direttamente) ha accettato questa condizione. occidentale e orientale (Bundesrepublik e Ddr, Ma questo spiega l’accanimento dei tedeschi Repubblica democratica tedesca) separate dal di oggi a voler mantenere l’euro nella condi- 1949, ma modo spettacolare con l’erezione del zione in cui sono riusciti a istituzionalizzarlo muro di Berlino (nell’agosto 1961). La sua co- e farlo funzionare a loro (legittimo) vantaggio. siddetta caduta era stata preceduta nella Ddr Ripercorriamo alcuni passaggi del 1990. Hel- da mesi di proteste politiche pubbliche e da mut Kohl è colto di sorpresa – come tutti i fughe in massa – sotto il segno dell’efficacissi- politici europei – dagli eventi del 9 novembre mo slogan : Wir sind das Volk / noi siamo il 1989 a Berlino. Ma gli stessi tedeschi sono in- popolo. (Ma c’era chi se ne stava riservatamen- creduli e incerti nelle loro stesse emozioni. È te da parte – come la non più giovane trenta- Kohl che spinge risolutamente verso la riunifi- cinquenne Angela Merkel…) cazione. In poche settimane riesce a controlla- L’entusiasmo indicibile di quella notte del no- re la situazione con grande abilità tattica, pren- vembre 1989 (cui tutto il mondo ha assistito dendo in contropiede i leader europei ostili. sugli schermi televisivi) non era segno di vo- Abbiamo già detto che l’obiettivo della unifi- lontà di riunificazione nazionale ma di costi- cazione sarebbe irraggiungibile senza il soste- tuzione di un regime autonomo di libertà dai gno fermo degli Usa (Bush senior) da un lato tratti costituzionali ancora tutti da discutere. e senza il consenso del presidente sovietico La riunificazione infatti presupponeva un mu- Gorbacev dall’altro. Gorbacev è un personag- tamente geopolitico radicale in Europa che gio-chiave dell’intera vicenda, ma a suo modo due anni dopo avrebbe travolto l’intero siste- tragico perché mette in atto una strategia che ma sovietico che si estendeva da Berlino a Vla- sarà fallimentare rispetto alle sue intenzioni divostok. originarie. Inizialmente è ostile verso la riu- In questa ottica la riunificazione tedesca non nificazione tedesca, interpretando l’opinione poteva considerarsi un evento semplicemente prevalente della classe politica sovietica e di nazionale, ma europeo e mondiale. Di fat- quella tedesco-orientale stordita per quanto to è stato reso possibile dalla risoluta volontà sta accadendo. Trova facile consenso nel fran- americana del presidente Bush senior, dalla cese Mitterand e nell’inglese Thatcher. Ma poi disponibilità del leader sovietico Gorbacev e intuisce che la partita va giocata con gli Usa e dall’abilità del cancelliere Helmut Kohl che direttamente con la Germania. Con un brusco doveva fare i conti con la disapprovazione dei mutamento di atteggiamento, Gorbacev pensa principali leader europei (Margaret Thatcher, di poter utilizzare la riunificazione tedesca, la Francois Mitterand e Giulio Andreotti). sua definitiva e completa “occidentalizzazione” Due punti vanno tenuti presenti : la volontà e il processo di democratizzazione dell’Europa di Kohl di saldare definitivamente la Germa- orientale per dare impulso alla riforma del si- nia all’Occidente e all’Europa contro ogni stema sovietico nell’aspettativa che possa rima- tentazione isolazionista e neutralista (avanza- nere socialista. Nella “Casa comune europea”

34 GLI ASINI 68 PIANETA

– è convinto – ci deve essere posto per tut- rale ben funzionante , fondata sui due grandi ti. Non sospetta che questa suggestiva utopia partiti popolari (democristiano e socialdemo- contribuirà al tracollo irreversibile del sistema cratico) anche se la loro cooperazione politica comunista. diretta nella forma della “Grande Coalizione” Da parte sua Helmut Kohl è sinceramente si alterna con altre formule politiche (con i Li- convinto di contribuire alla politica di rinno- berali e , a livello locale, con i Verdi). vamento e stabilizzazione di Gorbacev. Deter- A livello europeo l’ambizione della classe poli- minante a questo proposito è l’incontro faccia tica tedesca è quella di realizzare in positivo il a faccia tra i due leader nel Caucaso nel luglio monito di Thomas Mann di una “Germania 1990 e gli accordi finanziari bilaterali ivi sot- europea, non di una Europa germanizzata” – toscritti. La Germania mette in campo la sua anche se a molti partner europei questa non forza economica, negoziale e la forza delle sue sembra essere la realtà effettiva. Per alcuni anni alleanze per ricreare una nuova relazione con si parla più o meno polemicamente di “egemo- l’Urss. nia tedesca”. Ma la cancelliera Angela Merkel Ma il punto critico dell’intera vicenda rimane (al potere dal 2005 sino a oggi) definisce volen- l’allargamento della Nato verso est. La Germa- tieri la Germania come “nazione di riferimen- nia riesce a spuntare con il consenso di Gor- to” evitando accuratamente e intenzionalmen- bacev che la Nato arrivi sino ai confini della te il termine “egemonia” perché troppo carico ex- Ddr. Non oltre. Sull’espansione oltre quei di ambivalenze e sospetti. confini decideranno di fatto gli Stati Uniti o, Nel frattempo comunque la cancelliera rag- se vogliamo, l’organismo politico militare che giunge un prestigio internazionale senza pre- tiene unito l’Occidente: la Nato. cedenti. Mentre l’autorevole Economist conia Le voci (anche tedesche) che invitano alla pru- la fortunata espressione di “egemonia riluttan- denza a proposito dell’espansione della Nato te”, alcuni politologi incominciano a parlare vengono zittite dietro l’euforia e la retorica di una “egemonia responsabile della Germania delle libertà di cui possono godere tutte le potenza di centro”. nazioni ex-sovietiche. Negli anni successivi – Ma si tratta di una egemonia vulnerabile, non con il sistema post-sovietico nel caos – l’allar- soltanto a causa dell’inaspettata e poi impopo- gamento della Nato ai paesi dell’Est europeo lare decisione della Merkel nel 2015 di aprire i procederà quasi automaticamente insieme con confini ai profughi e immigrati sollevando le l’appartenenza all’Ue. Si crea l’equivoco della ire delle nazioni vicine. necessaria coincidenza tra Ue e Nato. La situazione muta drasticamente in modo La Germania nel frattempo, avendo accettato inatteso anche all’interno della Germania – in la rinuncia alla sua moneta, può diventare a particolare nelle regioni orientali (un tempo pieno titolo una delle protagoniste dirette del- appartenenti alla Ddr ) dove più che altrove si la costituzione dell’Unione europea, formaliz- afferma il partito anti-sistema (Alternativa per zata nei Trattati di Maastricht che stabilisco- la Germania ) che contesta alla classe politica e no i criteri di appartenenza ed eventualmente al governo il suo carattere nemico del “popolo” di nuove adesioni. Ma per alcuni anni i costi e critica la sua politica europea come antina- dell’adesione o meglio dell’assorbimento della zionale (Su questo tornerò più avanti). ex Ddr nella Bundesrepublik sono pesanti e condizionano duramente l’economia tedesca. La questione russo-ucraina Soltanto nel primo decennio degli anni due- Una dimensione importante della nostra pro- mila la Germania riprende vigore , diventando blematica è il nesso tra la riunificazione tede- addirittura la nazione-leader in Europa, sti- sca e la dissoluzione dell’Unione sovietica e lizzandosi come esempio di democrazia libe- dell’intero sistema dell’Europa orientale – dis-

35 GLI ASINI 68 PIANETA soluzione che oggi Putin definisce senz’altro la Ma alcune cose ci sembrano eccessive. Ora c’è peggiore catastrofe geopolitica messa in anno chi sostiene che i bambini possono svolgere alla fine del XX secolo. E non pensa soltanto cinque o sei ruoli di genere.”) alla crisi tra Russia e Ucraina ma a quello che Torniamo alla questione ucraina. Lo storico definisce senz’altro “il fallimento del liberali- Michael Stuermer ha scritto:“La Germania ha smo”. guadagnato la sua unità nazionale, la Russia ha Ecco che cosa ha detto in una intervista ripor- perso l’Ucraina”. In questo modo un po’ pro- tata anche dai nostri giornali “Che cosa sta vocatorio ha inteso mettere a fuoco un nesso succedendo in Occidente? Le élite al potere tra due eventi a prima vista inconfrontabili. si sono allontanate dal popolo. C’è anche la È vero che l’indipendenza della Ucraina risa- cosiddetta idea liberale che ha esaurito il suo le al 24 agosto 1991 quindi ancora nel clima scopo. Quando il problema dell’immigrazio- euforico del senso di liberazione collegato alla ne ha raggiunto un punto critico, molti no- “rivoluzione democratica” tedesca del 1989/90. stri partner occidentali hanno ammesso che il Ma affermare che allora la Russia “ha perso” multiculturalismo non è efficace e che gli in- l’Ucraina significa dire che il conflitto in atto teressi della popolazione locale vanno presi in oggi tra Kiev, Mosca e l’Europa ha sua radice considerazione. Al tempo stesso, chi si trova nel 1989 e nelle sue immediate conseguenze. in difficoltà a causa dei problemi politici nel In realtà all’inizio degli anni novanta si parla- proprio Paese d’origine ha bisogno della nostra va di una “nuova architettura della sicurezza assistenza. È giusto, ma cosa ne è degli interes- europea” le prospettive sembravano ben di- si della popolazione locale quando il numero verse e positive. Invece poco alla volta negli di migranti diretti verso l’Europa occidentale anni novanta è prevalsa l’erronea semplicistica è nell’ordine di migliaia o centinaia di miglia- convinzione della “vittoria dell’Occidente” , ia?”. sino all’infelice tesi di Obama che declassa- Angela Merkel ha quindi commesso un errore? va la Russia a “potenza regionale”, senza ca- – chiedono gli intervistatori pire l’estrema rilevanza storica e strategica di “Un errore capitale. Si può criticare Trump per questa grande e complessa presunta “regione”. la sua intenzione di costruire un muro tra il L’ignoranza della storia è fatale nella politica Messico e gli Stati Uniti. Forse esagera. Ma al- americana. meno sta cercando una soluzione. Per quanto Da parte sua la Germania era tutta concentrata riguarda l’idea liberale, i suoi sostenitori non sullo sviluppo dei suoi rapporti economici con stanno facendo nulla. Dicono che tutto va le nuove nazioni euro-orientali. La crisi geopo- bene. Ma è così? Sono seduti nei loro acco- litica quindi è rimasta latente sino all’esplosio- glienti uffici, mentre coloro che affrontano il ne brutale dei conflitti interni dell’Ucraina nel problema non sono contenti. Lo stesso accade 2014 con l’annessione della Crimea alla Russia. in Europa. L’idea liberale presuppone che non L’Ucraina è diventata più che mai il combattu- ci sia bisogno di fare nulla. I migranti possono to confine orientale dell’Europa, dell’Occiden- uccidere, saccheggiare e stuprare impunemen- te. Ma il confine passa in realtà dentro le teste te perché i loro diritti devono essere tutelati. e il cuore degli ucraini che si dividono feroce- Quindi, l’idea liberale è diventata obsoleta. mente. La Russia di Putin si sente circondata È entrata in conflitto con gli interessi della (a torto o a ragione) da paesi ostili e quindi si stragrande maggioranza della popolazione. propone di ricuperare e rafforzare il suo spazio Riprendiamo i valori tradizionali”.(Non vo- geopolitico. Soprattutto si sente tradita dall’U- glio insultare nessuno, perché siamo già stati craina che “vuol passare con l’Occidente”. Da condannati per la nostra presunta omofobia. parte loro i paesi un tempo appartenenti all’a- Non abbiamo problemi con le persone Lgbt. rea di influenza sovietica (in particolare Polo-

36 GLI ASINI 68 PIANETA nia e paesi Baltici) vedono in tutto questo un In realtà la reazione tedesca sin dall’inizio è sta- ritorno autoritario della Russia : molti parla- ta cauta e reticente innanzitutto di fronte alle no di “risovietizzazione” e/o ricomparsa della proposte di modifiche dell’ordine economico guerra fredda. finanziario rispetto allo status quo. I tedeschi La Germania si è trovata impreparata dinanzi a non intendono imbarcarsi in un’”unione di questa crisi. Avrebbe voluto e vorrebbe tuttora trasferimenti”, ossia in un sistematico aiuto mantenere buoni rapporti (innanzitutto eco- alle regioni e agli Stati in difficoltà o inadem- nomici) con entrambi gli Stati russo e ucrai- pienti nel contenimento del loro debito pub- no. Si è impegnata intensamente nel Quartet- blico. to Normandia (Germania, Francia, Russia e Non stupisce allora che i commenti della gran- Ucraina) sostenendo gli accordi di Minsk per de stampa tedesca siano stati scettici verso una ridurre le violenze militari da entrambi le parti presunta nuova opportunità di convergenza e stipulare intese circa i rifornimenti energetici franco-tedesca per una guida comune dell’Eu- e la ripresa di scambi economici. Ma i punti ropa – prospettiva che invece ha allarmato pa- politici cruciali – l’adesione / annessione del- recchi osservatori italiani. la Crimea alla Russia, lo status di autonomia Gran parte dei commentatori tedeschi ha ricor- delle regioni ucraine secessioniste, la possibile dato la profonda e insuperata differenza nella entrata della Ucraina nella Nato – rimangono visione di politica economica che caratterizza i irrisolti. Anzi la politica attiva di Putin in Me- due governi tedesco e francese, a dispetto delle dio Oriente (Siria) e nel Mediterraneo dà al enfatiche assicurazioni di convergenza. Il go- Cremlino che una statura che mette in risalto verno francese continuerà infatti a non rispet- la marginalità e i limiti politico-strategici della tare il limite del 3% del rapporto deficit/Pil, “potenza di centro” Germania. soprattutto ora che deve venire incontro alle proteste sociali innescate dai “gilet gialli”, ri- L’utopia di una sovranità condivisa manendo quindi indifferente alle ripetute cri- Il rilancio della sovranità europea per rifonda- tiche dei tedeschi. E continuerà a considerare re un’Europa sovrana, unita, democratica, do- “un feticcio” (parola usata da Macron) l’ostilità tata di autonomia strategica è stato l’obiettivo di principio dei tedeschi verso ogni forma di dichiarato del Trattato di Aquisgrana, sotto- indebitamento. scritto dalla cancelliera Merkel e dal presiden- Nel frattempo si è fatta sempre più urgente la te francese Macron il 22 gennaio 2019. Que- questione della difesa e della sicurezza militare sto ambizioso progetto di “assunzione della europee sotto le pressioni del presidente de- responsabilità di agire e parlare con una voce gli Stati Uniti. Da un lato c’è l’atteggiamento sola” a nome dell’Europa si rifà allo storico diffidente sino all’ostilità, anche se ondivaga, Trattato dell’Eliseo di riconciliazione e amici- di Donald Trump verso l’Europa e la stes- zia sottoscritto da Charles De Gaulle e Konrad sa Nato. Trump non ama l’Europa ma ne ha Adenauer nel 1963. Ma quella è ormai una fase strategicamente bisogno per tenere a bada la storica positivamente e definitivamente con- Russia; l’Europa resta per Washington terreno clusa. Per questo già nel settembre 2017 Ma- di manovra per gli equilibri geopolitici globa- cron aveva espresso l’intenzione di inaugurare li, in particolare nella speranza di frammentare una nuova fase dei rapporti bilaterali franco- l’Eurasia. tedeschi al fine di fare fronte all’inattesa e Facendo del continente un cuscinetto sotto pericolosa situazione che si stava delineando. il proprio controllo, gli Stati Uniti bloccano Proponeva inoltre un cambiamento di politica ogni possibile riavvicinamento tra Russia e economica a livello di Unione Europea a van- Unione europea, e in particolare tra Russia e taggio anche degli altri membri. Germania. La visione politica trumpiana pre-

37 GLI ASINI 68 PIANETA vede l’esclusione dell’Europa come tale dai necessità dell’armamento nucleare. Paradossal- grandi confronti ed equilibri internazionali, da mente è diventata più acuta in concomitanza riservare alle superpotenze Stati Uniti, Russia e con il tema della dichiarata comune strategia Cina. Ma anche la Russia di Putin ha interesse militare franco-tedesca. Infatti la Francia, che all’indebolimento dell’Europa. Non si astiene dispone dell’atomica, non intende condivi- da azioni disgregatrici che trovano – tra l’altro derne il controllo con nessuno, neppure con – esplicito sostegno nei populisti tedeschi di il partner tedesco: semplicemente assicura con Afd, che coltivano verso la Russia fantasie neo- solennità che si occuperà anche della difesa bismarckiane (o meglio pseudobismarckiane). della Germania. Verso i tedeschi tuttavia Putin nutre una pro- Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali, que- fonda ambivalenza: lo vede anche nel corso sta garanzia non tranquillizza i tedeschi. È una della lunga crisi con l’Ucraina, che è tutt’al- situazione complicata che rispecchia la nota, tro che conclusa. Parallelamente in Germania tormentata volontà francese di mantenere un non mancano voci autorevoli a favore di un margine di autonomia rispetto alla Nato con- atteggiamento più ragionevole e comprensivo siderata troppo dipendente dagli Stati Uniti, verso le esigenze russe. Nel frattempo Russia mentre la Germania – almeno sino a oggi – è e Germania, dietro la facciata del disaccordo affidata interamente alla gestione Nato. sulla Crimea e sull’Ucraina, continuano a in- Dietro a questa problematica si profila un’altra trattenere ottimi rapporti economici. questione importante : il riconoscimento della Su questo sfondo che senso ha la nuova “conver- posizione e dell’eminente ruolo internaziona- genza strategica” di Aquisgrana tra Germania e le della Germania, che si traduce nella richie- Francia in relazione alla sicurezza dell’Unione sta, da sempre avanzata dai governi tedeschi, europea? Dal momento che le competenze di avere un seggio permanente nel Consiglio dell’Unione si concentrano sul piano econo- di sicurezza delle Nazioni Unite. La Francia, mico e politico in senso lato, le questioni spe- che rifiuta di condividere il suo seggio con la cifiche della difesa sono rimaste nell’ambito Germania o di cederlo all’Unione europea in della sovranità nazionale o delegate alla Nato. quanto tale, promette semplicemente di pe- In concreto, “sicurezza” significa innanzitutto rorare la causa tedesca. Nel testo del Trattato che il lungo confine europeo orientale deve di Aquisgrana si legge: “L’accoglienza della essere dotato di strumenti adeguati di difesa. Bundesrepublik come membro permanente Recentemente, sotto la pressione di Trump, le del Consiglio di sicurezza è una priorità della nazioni europee hanno assicurato (Germania diplomazia franco-tedesca”. Ma per il momen- in testa) di aumentare le risorse a questo sco- to gli esperti dell’Onu dichiarano che questa po. Ma la questione della sicurezza oggi non si possibilità è fuori dalla realtà. misura più esclusivamente con il numero dei È plausibile adesso una specie di egemonia soldati e dei mezzi corazzati materialmente al- congiunta franco-tedesca? Nonostante le re- lineati sui confini. Si è spostata decisamente al ciproche differenze e diffidenze? Questo spie- livello degli schieramenti missilistici di medio gherebbe la nuova enfasi di Angela Merkel e di e ampio raggio, dotati di armi nucleari. Emmanuel Macron nell’insistere sulla stretta Detto in modo semplice e brutale, in caso di cooperazione di Germania e Francia come ga- autentica ostilità con rischio di guerra l’unico ranzia per una nuova fase di rilancio europeo. strumento credibile di autodifesa è la disponi- Sino a delineare una sorta di neodirigismo bilità della bomba atomica. È qui che diventa- statale per cui “politica ed economica devono no cruciali i rapporti tra francesi e tedeschi. In lavorare a stretto contatto”. È un’ipotesi arri- Germania si è riaccesa, anche al di fuori della schiata, ma in alternativa se i partiti sovranisti ristretta cerchia degli esperti, la questione della nella nuova assemblea di Strasburgo fossero in

38 GLI ASINI 68 PIANETA grado di condizionare sistematicamente ciò do in moto nell’Unione cristiano-democratica che resta dell’Unione europea, si profilereb- (Cdu) un processo riflessivo dalle conseguenze be una prospettiva preoccupante. Un’Unione ancora incerte. politicamente paralizzata, una Francia in dif- Forte del suo successo elettorale l’Afd – rap- ficoltà politiche interne potrebbero spingere la presentata nel Bundestag con il 12,6% e pre- Germania verso una sottile deresponsabilizza- sente in tutti i parlamenti regionali – è decisa zione nei confronti della stessa Ue – alla ricerca ad affermarsi nelle prossime elezioni europee. di altre sfere di influenza. Sarebbe la peggiore Rimprovera al governo tedesco di avere sa- delle ipotesi per il vecchio continente. crificato gran parte della sovranità della Ger- mania all’Ue, parla di una possibile uscita Alternative für Deutschland dall’euro e di una reintroduzione del marco. “Il nostro è il tempo dell’esasperazione in- Ma su questi punti le posizioni sono ancora tellettuale. Noi vogliamo incendiare i cuori, molto incerte.L’unico criterio fermo è che la creare movimento, porre questioni decisive in Germania non deve rinunciare alla sua posi- modo nuovo, con risultati politici. In noi si zione economicamente preminente e non deve sommano l’inquietudine intellettuale, il furor assumersi alcun onere di sostegno di altri paesi teutonicus dormiente, l’originaria febbre tede- europei inadempienti e inaffidabili, Italia in sca eternamente non civilizzabile che ci irradia testa. E non deve concedere nulla alla Francia dalle antiche foreste germaniche come dalle di Macron. cattedrali gotiche. I nostri avversari lo sanno e La nuova destra ha sottratto alla sinistra il hanno paura”. monopolio della critica al sistema esistente, Sono parole di due esponenti della “nuova de- rovesciandone il senso. Afferma di considera- stra” tedesca, identificata nella Alternative für re come propri nemici gli stessi avversari della Deutschland (Afd). Si tratta di fantasie di in- sinistra radicale: il neoliberalismo finanzia- tellettuali estetizzanti o minacce politiche reali rio-capitalistico, la globalizzazione eccetera. dalle conseguenze imprevedibili e inaccettabili Quando entrano in gioco i diritti della persona in un sistema democratico? o i criteri dell’etica familiare l’Afd si colloca su Il “populismo di destra” è riuscito a condizio- posizioni nettamente tradizionaliste. nare i termini del dibattito politico pubblico Con questa impostazione intende condurre – irritando e preoccupando la cultura liberal- una vera e propria “battaglia culturale” co- democratica ancora prevalente. Sono in aller- stringendo i “partitit popolari” Cdu e Csu a ta le istituzioni incaricate della “Difesa della rinnovare la propria cultura politica e un pro- Costituzione” , preoccupate che si verifichino prio “conservatorismo”. Ma è la Afd a conside- comportamenti lesivi della democrazia. Molti rarsi il vero “partito del popolo/ Volkspartei”. parlano di “sindrome di Weimar”. Ma è credi- Contro questa nuova destra ci sono segni di bile oggi il pericolo di una crisi di sistema di resistenza e di antagonismo nella “società poli- tipo weimariano? tica” – anche in forma politica. Al primo posto In realtà l’Afd ha portato alla luce, esasperan- ci sono i Verdi. La socialdemocrazia tiene testa doli, aspetti critici e problematici del sistema faticosamente. La sinistra culturale è sconcer- che erano stati rimossi o erano rimasti latenti tata ma sempre attiva. – soprattutto nelle regioni orientali della ex- Per rimontare questa situazione tuttavia non Ddr. Ha accelerato l’arretramento elettorale basta denunciare le ambiguità di alcuni espo- già da tempo in atto dei tradizionali “partiti nenti di Afd nei confronti del nazionalsocia- popolari”, in particolare della socialdemocra- lismo storico o la presenza nel movimento di zia. Ha colpito al cuore la strategia e il prestigio personaggi con simpatie neonaziste. Non ba- politico personale di Angela Merkel, metten- sta trattare come “roba vecchia” i discorsi sulla

39 GLI ASINI 68 PIANETA

“rivoluzione conservatrice” storica degli anni di ripiegare su se stessa, con una lenta dere- Venti e Trenta, rilanciata dalla AD. Non ba- sponsabilizzazione nei confronti dell’Unione sta contestare energicamente il presunto “culto europea come tale, alla ricerca di altre sfere di della colpa” che caratterizzerebbe lo processo influenza. Sarebbe la peggiore delle prospettive di “elaborazione critica del passato” compiuto per l’intero continente. da buona parte della società tedesca nei decen- ni scorsi. Ci si deve chiedere perché il concetto Che cosa resta? di Volk (popolo) e il suo qualificativo völkisch, In questo clima, che cosa resta della Germa- inteso alla maniera Afd , hanno guadagnato at- nia “potenza civile” (Zivilmacht) fondata sulla trattività. “società civile” (Zivilgesellschaft), che sino a Particolarmente difficile è la posizione dei sin- pochi anni fa sembrava offrire la base solida di dacati, che devono fare i conti con l’influenza una Germania che presumeva di essere “nazio- che l’Afd esercita anche su alcuni strati di la- ne di orientamento” per i membri dell’Unio- voratori, specialmente nelle regioni orientali, ne europea? Presupposto importante di quella che soffrono la svalorizzazione della propria concezione era l’elaborazione critica del pas- biografia, del proprio stile di vita, della propria sato nazionalsocialista e l’idea di una religio- posizione lavorativa. Su questa percezione (de- ne civile basata sulla memoria dell’Olocausto, finita “culturalizzazione della diseguaglianza”) che a sua volta fondava l’idea del patriottismo lavora la propaganda del populismo di destra, costituzionale. Sono rimaste esemplari le tesi che insiste sulla priorità assoluta dell’identità e enunciate da Jürgen Habermas nel dibattito dell’omogeneità degli appartenenti al “popolo degli storici (Historikerstreit) dell’ormai lon- tedesco” rispetto a ogni altra distinzione. tanissimo 1986: Con la richiesta del blocco totale dell’immi- “L’unico patriottismo che non ci allontana grazione, con l’insofferenza contro gli stranie- dall’Occidente è un patriottismo della Co- ri, l’Afd diffonde la convinzione che sia in atto stituzione. Una convinta adesione ai principi una grave minaccia all’integrità del popolo te- universali della Costituzione si è purtroppo desco, concepito come un’indiscutibile omo- potuta formare nella nazione civile [Kulturna- geneità storica etnoculturale. Non si parla di tion] dei tedeschi soltanto dopo e attraverso “razza” alla maniera nazista ma di “etnoplurali- Auschwitz. Chi vuole impedirci di arrossire di smo”, che in linea teorica riconosce autonomia vergogna per questo fatto con un’espressione e pari dignità a tutte le etnie/culture come tali vuota come “ossessione della colpa”, chi vuol – purché rimangano confinate nel loro spazio richiamare i tedeschi a una forma convenzio- geografico ed etnoculturale. Ma rimane il fatto nale della loro identità nazionale, distrugge che per la nuova destra non è la cittadinanza di l’unica base attendibile del nostro legame con Stato a definire il popolo tedesco – come vuole l’Occidente.” la Costituzione – ma sono i criteri d’apparte- Ebbene oggi questo discorso è frontalmente nenza al popolo , criteri völkisch quali sono respinto dalla nuova destra, cominciando dal definiti dalla stessa destra. rifiuto della “cultura della colpa”. Se questa concezione e mentalità, che è tipi- Sulla rivista più rappresentativa dell’Afd, “Jun- ca del sovranismo, dovesse prevalere a livello ge Freiheit”, possiamo leggere l’esatto contrario europeo, portando i partiti sovranisti a condi- delle tesi habermasiane: “Il più potente demo- zionare la nuova assemblea di Strasburgo, la si- ne di oggi è la religione civile in cui Auschwitz tuazione politica diventerebbe ingestibile, non prende il posto di Dio”. Vengono proclamati solo a Bruxelles ma anche a Berlino. come antidoti l’orgoglio, il sovranismo nazio- In una Ue politicamente paralizzata dai sovra- nale, l’antieuropeismo, l’intransigente opposi- nismi , la Germania potrebbe essere tentata zione a ogni forma di immigrazione, vissuta

40 GLI ASINI 68 PIANETA e presentata come minaccia all’integrità stessa il suo mito fondante. Il nazionalsocialismo era della nazione tedesca, come stravolgimento considerato una caratteristica del capitalismo dell’essere del popolo tedesco, come sua sosti- occidentale, insieme con il suo liberalismo. tuzione (Umvolkung). È il tedesco contro il Per questo anche oggi le raccomandazioni da non tedesco – come qualcuno non esita a dire. parte del liberalismo di sinistra occidentale sono vissute come fuori luogo: per i tedeschi Il successo dell’Afd nei “Länder” orientali orientali sentire elencare i pericoli del patri- Uno dei punti più importanti per spiegare il monio di idee di destra è come raccontare a successo di Alternative für Deutschland è il un non fumatore militante i danni da nicotina consenso da essa ottenuto nelle regioni orien- – è stato detto. L’ammonimento costante nei tali, quelle dell’ex Germania comunista. Natu- confronti di Afd (o di Pegida) che porterebbe- ralmente in primo piano ci sono i numeri che ro con sé una banalizzazione del periodo nazi- indicano in modo inequivocabile e impietoso sta non ha alcuna efficacia. Di conseguenza i le differenze economiche di reddito tra aree tedeschi orientali difendono con decisione le orientali e aree occidentali, a tutti i livelli e in loro posizioni. Non si sentono partecipi del- quasi tutti i Länder. le autocritiche e della contrizione dei tedeschi A questo si aggiungono le differenze della occidentali. Per questo gli abitanti di Dresda a struttura sociale tra le due Germanie che negli ogni ricordo dei bombardamenti della guerra ultimi decenni non si sono affatto attenuate: vivono un intenso sentimento di lutto collet- infatti la riunificazione, in seguito all’emi- tivo che è assente negli abitanti di Amburgo grazione all’Ovest dei ceti professionalmente o Colonia. Le narrazioni delle vittime e i miti qualificati (e di un numero elevato di donne fondativi sono duri a morire e, anche decenni con buona formazione culturale), non ha fatto dopo la caduta della cortina di ferro, i loro ef- che accentuare la mancanza di classi medie che fetti psicologici di massa permangono. aveva caratterizzato la Ddr. Il conflitto Est-Ovest in Europa si è giocato Ma ci sono altre ragioni storico-culturali che (con intensità e varianti diverse per l’esplici- possono spiegare i diversi comportamenti a ta divisione della nazione) anche in Germa- est e a ovest. Ci si chiesti ad esempio perché nia. Non è stata la crisi dei profughi che ha in Occidente coloro che nelle regioni orientali prodotto la divisione tra Est e Ovest, ma l’ha sono ostili a ogni forma di immigrazione ven- resa particolarmente visibile. Se l’ex Germania gono considerati senz’altro di destra, contra- orientale fosse oggi uno Stato indipendente riamente a quanto pensano i diretti interessati. avrebbe presumibilmente una politica gover- Chi percepisce l’Est come una “strana Ger- nativa simile a quella della Polonia e dell’Un- mania nera” deviante verso destra (“fascista”) gheria, che ha come obiettivi la difesa dei con- semplicemente perché si oppone alla politica fini, il patriottismo, l’omogeneità etnica e la di apertura ai profughi deve interrogarsi sul sovranità nazionale. perché gli orientali “non provano alcun sen- A quasi trent’anni dalla riunificazione che so di colpa per questo loro atteggiamento”. In avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi nazio- estrema sintesi, si dà la seguente spiegazione: nali, molti tedeschi orientali si sentono ancora gli orientali hanno in qualche modo interio- fuori posto. Si considerano ancora una volta le rizzato la dottrina statale pluridecennale della vittime di quelli “là sopra” e non a caso hanno Ddr che considerava l’Occidente innanzitutto ripreso (e rivendicato) lo slogan delle proteste come capitalista e fascista e quindi l’Oriente del 1989-90 contro il governo della Ddr: “Noi socialista per principio antifascista. La Ddr, siamo il popolo” (Wir sind das Volk). che non si è mai assolutamente ritenuta ere- L’accusa di essere di destra il tedesco dell’Est la de del Terzo Reich, ha fatto dell’antifascismo conosce molto bene dal tempo della Ddr. Non

41 GLI ASINI 68 PIANETA adeguarsi significava essere marchiati come È singolare il clima postelettorale dopo le ele- fascisti. Perché anche nella democrazia il non zioni del dicembre in Sassonia e Brandeburgo. adeguarsi equivale a essere di destra gli risulta Si dichiarano soddisfatti sia i “partiti popola- incomprensibile. L’orientale, nella crisi globa- ri” tradizionali (Cdu e Spd) sia la nuova forza lizzata dei profughi, crede con la sua critica di destra Alternative fr Deutschland. I Verdi veemente di essere a favore della stabilità dello che erano dati come i nuovi vincenti dell’area Stato, che l’occidentale mette in discussione “liberale” ottengono un discreto risultato ma con la sua giustificata ma esasperata elabora- inferiore alle aspettative. zione del passato e con la sua etica dei principi. L’Unione democristiana e la socialdemocrazia L’occidentale invece crede di conservare uma- sono soddisfatte perché rimangono “i partiti nità e benevolenza mettendo davanti agli oc- popolari” più votati, rispettivamente al chi del concittadino orientale lo specchio della primo posto in Sassonia e in Brandeburgo, propria elaborazione del passato. La divisione nonostante le sensibili perdite di consensi. La tra Est e Ovest rivive segretamente nei due dif- Cdu è al 32,8% (contro il 39.45% precedente) ferenti miti fondativi: ancora oggi l’Occidente e la Spd 26.0% (rispetto al precedente 31,9 %). è responsabile del Terzo Reich mentre l’Orien- L’Alternative für Deutschland sperava in un te ha proclamato dal 1949 l’antifascismo come successo maggiore, ma si piazza al secondo dato di fatto immutabile. posto sia in Sassonia 27.8 % (con un balzo in A questo punto riporto – senza ulteriore com- avanti rispetto al precedente 9.75%) e sia nel mento – l’opinione di uno studioso vicino alle Brandeburgo con 23,5% (rispetto al precedente posizioni dell’Afd (Peter Feist, presidente del 12,25%). Centro di formazione Christian Wolff ). Alla È il secondo partito di quella che era la vecchia domanda se sia vero che i cittadini dell’Est vo- Ddr. Viene votata da un quarto degli elettori tano Afd perché sono meno abituati alla cultu- orientali. Ci ritroviamo a una paradossale ra democratica rispetto all’Occidente, rispon- ricomparsa delle “due Germanie”? de che ciò è del tutto falso. I cittadini dell’Est In realtà l’identità politica dell’Afd è divisa tra hanno un altro approccio alla democrazia, i radicali antagonisti anti-sistema (con qualche cioè l’approccio di chi per la democrazia ha simpatizzante neonazista) e quelli che si combattuto e nel 1989 è sceso in piazza. Non proclamano il vero partito popolare ‘ borghese’ si capisce adesso perché per essere democratici e ‘conservatore’ quale hanno cessato di essere si debbano amare gli immigrati che sono par- sia il partito cristiano democratico nazionale cheggiati sotto casa e tollerare i prepotenti al sia quello cristiano sociale bavarese. Al governo. momento entrambi questi partiti respingono “Qui il popolo è ancora relativamente omoge- ogni rapporto con l’Afd. neo – scrive – non è stato distrutto dalla riedu- In realtà mai la classe politica tedesca si è cazione americana ed è portatore di un tradi- trovata così si divisa e insicura sul da farsi. zionale nazionalismo che rivendica la propria sovranità nel proprio paese […] Perché dopo tre generazioni i turchi si sentono ancora tur- chi e non si vogliono integrare? Nell’Est nessu- no vuole che si formino delle società parallele come già sono diffuse nell’Ovest. Tutto questo porta verso una rivolta sociale strutturata qua- le è quella della Afd”. Appunti dopo le elezioni nei Laender Sassonia e Brandeburgo 1 dicembre 2019

42 GLI ASINI 68 PIANETA

te sano, invidia forse anche per quei fortunati a esso destinati dalla nascita e dalla sorte, che riescono a viverci durevolmente indisturbati e E ORA? a gustarselo a gran sorsi. Ma io so di essere gua- sta per entrambe le cose. Giacché dovunque mi DI CHRISTA WOLF trovi non ci vuole molto perché senta che l’ago TRADUZIONE DI ANITA RAJA della mia bussola interiore comincia a muover- si, a orientarsi sempre più energicamente verso il polo magnetico, finché alla fine la sua punta Ricordiamo la caduta del Muro di Berlino di oscillante indica Berlino. Dentro di me qual- trent’anni fa con quest’intervento di Christa Wolf cosa si contrae dolorosamente e piacevolmente tratto da Congedo dai fantasmi (edizione ita- quando, la sera della nostra giornata zurighe- liana 1995), una raccolta del 1990-1994 di rifles- se, l’aereo della Swissair si accinge ad atterrare, sioni su un mondo in mutazione. Ringraziamo spuntano i sobborghi occidentali di Berlino e l’editore e/o per averci permesso di riprenderla. poi – piatta, piattissima – ecco sotto di me l’in- tera città abbracciabile con lo sguardo, da Tegel La follia, può anche piombare sui singoli dall’esterno, dunque da molto tempo è uscita fino alla torre della televisione sull’Alexander- all’esterno dall’interno dei singoli… platz. Questa Berlino in sfascio di cui sono dro- (Ingeborg Bachmann, Luogo eventuale) gata, me ne rendo conto proprio mentre scrivo queste frasi – nel profondissimo Meclemburgo Caro Dieter Bachmann, Berlino è “terra tra l’altro, nella quiete della natura di questo a maggese”? Ho in testa questa domanda da luogo di disassuefazione. Perché lavorare a Ber- quando – più di una settimana fa, dopo le ese- lino è diventato quasi impossibile. È una cosa quie di Max Frisch – lei mi ha detto il titolo lacerante. del prossimo numero della sua rivista e mi ha Se l’ho capita bene, lei tiene al colore locale messo moralmente sotto pressione perché for- e alle istantanee. Bene, il tassista che ci portò nissi un contributo sull’argomento. Ora è una a casa veniva dall’Est ed era molto ciarliero, verità lapalissiana che scrivere su un oggetto anche per la gioia di aver trovato, contro ogni è tanto più difficile quanto esso ci sta vicino; previsione, dei passeggeri. Un caso raro, disse; ma, così pensavo spensieratamente la mattina la breve interruzione d’attività, dopo il tracollo dopo, forse è davvero tempo di sperimentare dovuto all’unione monetaria dell’anno scorso, fino a che punto sono in grado, scrivendo, di era finita. Ha sentito le ultime cifre sui disoc- allontanare da me questa maledetta Berlino, cupati? Be’, allora sa perché da noi nessuno e non mi sembrava poi tanto difficile, mentre viaggia in taxi. Neanche nel weekend, di not- camminavamo in pieno sole per Zurigo, per le te, che prima era una congiuntura favorevole. strette viuzze, della città vecchia, e andavamo a Le dico, tutto finito. E le strade vuote. Nes- zonzo lungo la Bahnhofstraße dall’altra parte suno va più all’osteria… A chi apparteniamo della Limmat, e sedevamo sulla sponda del lago adesso? La Veb taxi è sparita da un pezzo, a di Zurigo, che “scintillava” sul serio, e, ormai noi ci ha comprato un imprenditore di là, tutti quasi secondo cliché, pranzavamo nella “Kro- in blocco, ma senza le automobili: quelle ce le nenhalle”, salmone alla griglia. Ah, come mi ha fornite nuove, sulle nostre Wartburg e Lada piaceva tutt’a un tratto quella bella pulita ricca non saliva più un cliente. Ma per il resto… La città, a tal punto che avvertivo in me, oltre a prima cosa è stata: tutte le agevolazioni can- una nostalgia indefinita, una sorta di invidia, cellate. Naturalmente niente più buoni pasto invidia per un mondo comunque esteriormen- – certo, quattro soldi prima –, e anche a not- te niente panino, o un caffè quando si arriva

43 GLI ASINI 68 PIANETA stanchi al deposito. Perciò si economizza al tus symbol, profitto, carriera e consumismo.” massimo. Se un mese non si riga tanto dritto, Vede che razza di sogni fuori della realtà con- sei ammonito, se il secondo mese non va me- tinuano a essere covati qui e lì in questa città. glio, puoi andartene. “Sembra”, scrive a tale proposito un collega su Un grosso stress, in tutti i sensi, e la solidarie- una delle riviste di Berlino (Est) da poco fon- tà tra colleghi va lentamente ma decisamente a date e non ancora chiuse, “che le esigenze della rotoli, e tutto questo per mille marchi al mese. Berlino metropolitana siano troppo grosse per – Mia moglie? No, è disoccupata. Il locale in potersi concedere, senza che salga la febbre del cui lavorava come cameriera ha chiuso. Ades- commercio, una striscia ampia di verde selvag- so gira come una trottola. All’Ovest gli basta gio che attraversa la città. Chi ignora che qui un’occhiata: quanti anni ha? Quarantasei? sono le possibilità di investimento capitale a Spiacente. È perfino andata a una fabbrica di essere a maggese, viene sì guardato: ma come cioccolata per rispondere a un’inserzione, ma uno zombie”. c’era un mucchio di gente, si sono scelti le dieci “Dove è rimasto il vostro sorriso?” ha più giovani. Lei non aveva nessuna possibilità. scritto un anno fa con lo spray uno degli espo- A tutto questo non eravamo abituati. nenti della poesia popolare, all’epoca ancora Perché all’Ovest non faccio viaggi? All’inizio numerosi, sul muro di una casa nel centro di ci ho anche pensato, visto che finalmente dob- Pankow. Le persone che scendono proprio biamo essere uniti. Ma in queste cose io ho il lì dal tram n.46 proveniente dal centro della mio carattere: non mi faccio insultare tanto fa- città, da tempo con le facce di nuovo chiuse, cilmente. Là ci sono certi passeggeri che se uno sono costrette a sorridere in modo irriflesso, non sa dov’è una strada si infuriano subito, quando leggono quella scritta. Ma non è un d’altra parte come faccio ad avere già in testa la sorriso autentico. È una specie di fiacco sorriso pianta di Berlino Ovest? E i colleghi – per loro del ricordo, se capisce ciò che intendo. Sì ma, siamo solo dei concorrenti. Ultimamente ho può obiettare lei a ragione, c’è qualche parte chiesto una strada a uno, e quello dice placido: del mondo dove il sorriso è uno stato normale, non ce l’hai una pianta? Be’ grazie, collega, gli un’esigenza sempre possibile? ho risposto. Forse un giorno anch’io potrò es- No di certo. Tutto ciò che affermo è: qui, in serti d’aiuto all’Est. questa città che non ha avuto granché da ri- No, non va bene, proprio non va bene. Per dere per quel tanto di storia che possiamo quelli noi siamo soltanto imbecilli. O la vede abbracciare con lo sguardo, nelle case e nelle diversamente? piazze, nei negozi di scarpe e sui mezzi di tra- “Berlino terra a maggese?” Maggese è alla let- sporto, nei giardini e perfino nei reparti d’o- tera, in questo “paesaggio urbano” (che eufe- spedale, per qualche settimana si è sorriso. Le mismo!) densamente popolato, solo l’ampia persone perlopiù giovani che se ne stavano in striscia nord-sud, un tempo (“Un tempo”? Un piedi o sedute con le candele in mano intorno anno e mezzo fa!) occupata dalle installazio- alla Gethsemanekirche, avevano cominciato a ni di confine, il cui nucleo pregno di simboli farlo nel settembre dell’89. Sorridere e scan- era il muro; la zona circostante, inaccessibile ai dire: no alla violenza! E una cosa, questa, che comuni mortali, si sviluppava in un biotopo disturba qualunque potere statale, il quale in che secondo i progetti di ambientalisti e artisti genere ha la pretesa che coloro che vogliono sarebbe potuto diventare un parco nel cuore di opporgli resistenza, lo facciano almeno con se- una metropoli travagliata ogni giorno dall’in- rietà e violenza: in tal caso lo stato è attrezzato, farto del traffico, “una fascia d’un verde rigo- in tale favorevole frangente le forme della resi- glioso, sempre vivo, che si estende attraverso la stenza sono adatte alla forme per combatterle. città. Una fascia contro caccia al successo, sta- Ma uno stato che impiega a migliaia forze di

44 GLI ASINI 68 PIANETA sicurezza fornite di accessori marziali, idranti e riferivano, hanno detto all’unisono: la Repub- tecnologia pesante contro qualche centinaio di blica federale tedesca ovviamente, con cui si persone che con le candele in mano invocano identificavano in tutto e per tutto). la non violenza, si rende un po’ ridicolo ormai. Oh sì: quelli hanno contribuito parecchio a Certo, chi è costretto a stare una notte intera farci passare la voglia di sorridere. Su questo contro un muro in un garage o viene picchiato ritornerò. Ma prima mi permetta di tornare dentro un posto di polizia smette di sorridere, un’altra volta su quel sorriso, forse è un mio tic, tuttavia, anche se raramente, ci sono momen- ma penso che, proprio perché era così fragile ti storici in cui ciò che appare estremamente e fuggevole, merita che se ne scriva. Come po- improbabile dà luogo a una tale combinazione tremmo, noi che l’abbiamo visto, consapevole che in seguito passa la voglia di ridere anche di sé, disarmante, di tutti quegli organizzato- ai comandanti e agli esecutori di simili ecces- ri spontanei la mattina del 4 novembre 1989 si. Li ho visti tutti lì seduti, nella Sala Grande erano impegnati attorno all’Alexanderplatz, delle udienze del Roten Rathaus, generali e co- con le loro vistose sciarpe arancioni su cui an- lonnelli e maggiori e capitani, a render conto cora una volta era scritto: no alla violenza, del loro operato alla commissione d’inchiesta, mentre l’interminabile corteo dei dimostranti di cui facevo parte, e non capivano molto e si metteva in movimento – sorridendo! lo giu- spesso dicevano menzogne, ma nessuno ha ro! – e le folle cominciavano di buon umore riso. Anche noi d’altronde non siamo riusciti a raccogliersi sull’Alexanderplatz. In modo del a ridere, anche se c’era il sorriso incoraggiante tutto spontaneo veniva in mente la parolina al di là del tavolo, il sorriso amichevole duran- “sovrano”, una delle parole straniere più estra- te una pausa alla mensa, c’era anche il sorriso nee al nostro caro tedesco. Il popolo sovrano. degli impiegati della municipalità nei corridoi libertà uguaglianza fraternità. Mio Dio, del Rathaus: non lasciatevi scoraggiare, pen- forse lei non lo dirà, ma l’hanno detto tanti sate solo ad andare avanti. (Tuttavia di recen- dei suoi colleghi giornalisti nel corso dei mesi te, devo farne menzione qui incidentalmente seguenti: che ingenuità! Che disconoscimento come di un segno di progresso, pochi giorni della realtà! fa, quattro ex generali della Stasi, seduti l’uno Certo. Gli striscioni e i manifesti di quanti, per vicinissimo all’altro di fronte alla telecamera, quell ‘unica giornata almeno, si erano sentiti sono entrati direttamente nel nostro soggior- vincitori – il loro sorriso era anche un incre- no, indossavano abiti civili di buon taglio e dulo, inesperto sorriso di vittoria –, nel frat- quasi non sembravano mascherati, portava- tempo finirono a impolverarsi in una stanza no cravatte decenti, erano concilianti e a loro dell’ex arsenale, sbarrata e sprangata, e quando modo maliziosi, e offrivano schiettamente la esattamente un anno dopo, in numero molto loro collaborazione, soprattutto il loro silenzio più ridotto, anche se ancora piuttosto conside- su certi episodi oggi forse imbarazzanti, per revole, tornarono a radunarsi sull’Alexander- dirla tutta coinvolgimeti a livello di servizi se- platz, avevano capito di essere gli sconfitti, e su greti, ma ovviamente non hanno usalo parole uno di quei loro striscioni con il motto della così indelicate: il loro silenzio collaborativo, rivoluzione francese, libertà era stata scritta dunque, in cambio di un’amnistia e di una con punti interrogativi, ma uguaglianza e premurosa assistenza ai loro ex collaboratori, fraternità stavano lì come una rivendicazio- la cui crescente inquietudine in quel momento ne tutta aperta. poteva minacciarli un po’, e hanno assicura- Neve dell’anno passato! scrissero molti dei to che a loro niente stava così a cuore quanto giornalisti calati a frotte a Berlino per osser- evitare danni al “nostro stato”, e interrogati su vare una rivoluzione senza violenza… Molti quale fosse per l’amor del cielo lo stato a cui si venivano da lontano e si trovavano, sorpren-

45 GLI ASINI 68 PIANETA dentemente disinformati, per la prima volta frattempo la fioraia è ammutolita da un pezzo, in questa regione del mondo, della quale per le sono state tutte licenziate tranne qualche settimana si mostrarono entusiasti, una che siede alla cassa e sussurra alle vecchie poi presto un po’ annoiati e delusi. Dov’era clienti: però tutto questo non ce l’eravamo im- dunque la conclamata identità di quei nativi? maginato così. furono costretti a chiedersi dopo un certo tem- E come allora? chiederà lei di rimando. A que- po arricciando un po’ il naso. Domanda legit- sto è solo con imbarazzo che oggi si può ri- tima, senza dubbio, solo a partire dalla quale spondere, perché è quasi impossibile riuscire mi permetto una stizzosa contro-domanda: a calarsi di nuovo nel modo di ragionare di ritiene che si possa apprendere alcunché di quei tempi. In quanto per un certo periodo i assolutamente certo sul modo di vivere di un movimenti civili di opposizione hanno parlato – diciamo: popolo di formiche –, rivoltando di come si potevano coinvolgere veramente i la pietra sotto la quale per tanto tempo esso cittadini della Rdt nella gestione delle azien- ha bene o male vivacchiato e traendo conclu- de nazionalizzate – per esempio con forme di sioni di vasta portata dal modo in cui esso si azionariato popolare, col diritto di essere con- sparpaglia correndo in tutte le direzioni sotto sultati; perché era incredibilmente ingiusto, si gli sguardi leggermente disgustati degli osser- udiva e si leggeva, che loro che avevano già pa- vatori e rinnegando scelleratamente la propria gato la guerra per tutti i tedeschi sotto forma identità? Un paragone sconveniente? Me lo ha di riparazioni all’Urss, ora diventassero per la imposto uno sguardo freddo da voyeur… terza volta gli sconfitti (e i nullatenenti)… Nell’anno che avevamo alle spalle non c’era una La prego. Neve dell’anno passato. Nell’edifi- pietra che fosse rimasta sopra l’altra. Un anno cio sull’Alexanderplatz, da cui in quei tempi febbrile, fortemente irreale, in cui davanti ai inquieti un collaboratore del leggendario si- nostri occhi, in parte per il nostro contributo, gnor Schalck-Golodkowski voleva andarsene il corpo sociale aveva assunto forme di esisten- con una valigetta di denaro, oggi ha sede la za singolari, nuove, e nello stesso tempo molto Treuhandanstalt, “la più importante, potente e fugaci, e per un certo periodo le aveva tratte- contemporaneamente meno controllata auto- nute e sperimentate, ma poi ne aveva rapida- rità economica della Germania del dopoguer- mente abbandonato la maggior parte come in ra”, e privatizza 8.000 ex aziende nazionalizza- un film accelerato: commissioni, tavole roton- te, il lavoro oggettivato di milioni di persone. de, circoli, tutti i possibili tipi di fondazioni e Non è un po’ inquietante che questo lavoro associazioni, spesso buffe e fantasiose, a volte di due, tre generazioni possa svanire semplice- tra le divertite risate omeriche dei partecipanti. mente nel nulla, non a causa della distruzione, Scene, immagini come di solito se ne vivono della guerra, delle bombe – no, nel pieno della tutt’al più in sogno. Ma a me, è strano, quel pace, con un tratto di penna, grazie alla ferrea periodo di sogno sembra Ia realtà più netta, formula magica: privatizzare. Ma sulla magia più esatta che ho vissuto, una pista di realtà tornerò ancora. in mezzo a due piatte simulazioni di realtà. La Alienazione segue ad alienazione. Chi doman- fioraia nella Ossietzkystraße, che parlava come da ancora dov’è rimasto il nostro sorriso? È colui che porta il nome della strada; le com- stato schiacciato tra il passato e il futuro per messe della rivendita notturna all’angolo, che molti senza prospettive. si comportavano come se fossero appena uscite Funesto? C’è un libro intitolato Fonte protetta, dal testo di Brecht sulla Comune di Parigi e l’ha stampato una giovane casa editrice (Basis- volessero conciliare gli interessi del loro nego- Druck). Nel caso che questo titolo evocasse in zio con i propri – per alcune settimane furono lei una qualche immagine idilliaca della natu- davvero ciò che avrebbero potuto essere. Nel ra, si sbaglia di grosso. Fonte protetta è una

46 GLI ASINI 68 PIANETA metafora tratta dall’arsenale poetico della Stasi vecchia Rdt presso la porta di Brandeburgo, e designa informatori che si sono introdotti in decorazioni, onorificenze, capi di uniformi, gruppi e circoli d’opposizione e vi si sono di- bandiere, medaglie, il commercio fioriva. Ieri stinti come alleati affidabili e spesso come pro- peraltro ho letto una notizia per me incom- motori di azioni rischiose. Delle persone che prensibile: in una fabbrica di bandiere cresce nell’autunno del’89, affiorate dal nulla, appar- incessantemente la richiesta di bandiere della vero sulla tribuna politica improvvisamente Rdt con martello e compasso dentro la corona illuminata a giorno, un gran numero è finito di spighe. di nuovo sul fondo: il fascicolo della Stasi a Che sta succedendo? Se così stanno le cose, loro intestato li ha raggiunti, e gli amici in- trovo più comprensibile che tutt’a un trat- timi, che si erano fidati incondizionatamente to si comprino di nuovo generi alimentari di di loro, hanno dovuto imparare a non fidarsi produzione locale i quali, del resto su ordine della propria fiducia e a sbrigarsela col gelo che dei nuovi proprietari, erano totalmente spariti ora, di conseguenza, si allargava fino a loro. dalle scansie degli empori – oggi supermercati Al centro di questa mezza città si trova, pa- –, roba per un certo periodo disprezzata anche ragonabile a un sarcofago ancora radioattivo, dai vecchi venditori, nella loro furia autodi- la mostruosa area della centrale della Stasi con struttiva. Si torna evidentemente a essere ricet- le sue centinaia di chilometri di fascicoli ra- tivi, adesso, nei confronti del messaggio che i dioattivi. C’è da meravigliarsi se tante persone cetrioli dello Spreewald e il burro del Meclem- – proprio coloro che prima non si erano tute- burgo come anche il Lauchstädter Tafelbrun- lati; che durante le festività nazionali avevano nen sono commestibili, e adesso, sporadi- continuato a fare ala esultanti lungo le strade camente, si trovano negozi che osano offrire – ora, sotto l’impressione delle rivelazioni, non soltanto merci di produzione locale. E anche riuscivano a imboccare la strada difficile che alla porta di Brandeburgo la scena è nuova- dall’interdizione conduce alla maggiore età e, mente cambiata: sabato scorso dimostravano uscendo di peso dall’euforia, si abbandonava- lì 35 iscritti al sindacato: “Non vogliamo spac- no alla delusione, alla depressione, all’odio per cature sociali!” gli altri e per se stessi, all’autodistruzione? Si Che cosa è accaduto? Un mio collega piuttosto è molto rivelato e tradito, e molto si rivela e impertinente scrive: “Sono entusiasta dell’u- si tradisce in questa città. Convinzioni però – nità. Adesso il mondo è piccolo, e Berlino è la prego, cosa se ne fa delle sue convinzioni grande. L’anarchia è tramontata. La libertà si una persona che lotta per la sopravvivenza? Ma è imposta. Il marco tedesco è libero. Io sono pure persone, ancora e ancora. A titolo pre- il signore Dio tuo, dice il marco tedesco. Non cauzionale i responsabili si impadroniscono di avrai altro Dio all’infuori di me. Non te lo materiali – atti, fascicoli, lettere, documenti –, consiglio”. che sono utilizzabili in vari modi: per ricatta- Eventi fantastici vanno descritti in modo re, per riscattarsi, per proporli al miglior of- fantastico. Nella notte dal 30 giugno al pri- ferente: servizi segreti, rotocalchi, giornali. È mo luglio 1990 in città apparve, desiderato comprensibile in tempi come questi, in cui si da molti, il Gran Mago, sollevò la bacchetta fa piazza pulita di un’epoca; io voglio dire sol- e, letteralmente in una notte, fece sorgere un tanto: lei non può fidarsi di ciò che riesce a altro mondo. Non che il nuovo denaro pio- vedere, meno che mai in questa città. Sotto la vesse dal cielo, ma ebbe dall’inizio un effetto superficie regna un’esistenza operosa, inquieta, benefico, in quanto canalizzò le masse prima senza scrupoli, ciascuno vende quello che può, piuttosto sbrigliate in interminabili code bene anche se stesso. Com’è innocente al confronto educate davanti alle casse di risparmio, senza la svendita visibile di oggetti di devozione della soluzione di continuità, giacché naturalmen-

47 GLI ASINI 68 PIANETA te quella che fu la trasformazione più impor- li lavoratori. Chi voleva risaltare, doveva svi- tante di tutte ebbe luogo in modo precipi- luppare fantasia, anche coraggio – a seconda toso, e tuttavia per tappe. Finalmente anche di ciò che aveva importanza per lui. Da dove da noi spuntarono istituti finanziari, e devo prendere dunque, tanto per fare un esempio, confessarlo, il primo container con la scritta il bancario, di cui ora c’è urgente bisogno, in dresdner bank fece sensazione e ci collegò questo pool umano piuttosto uniforme? Sic- col mondo, ma il Mago, una volta in azione, ché è proprio un caso fortunato ed ecceziona- non fece l’avaro, veloce come il vento portò le se il signor X della nostra banca, la quale anche la Commerz Bank, la hypobank e na- tra l’altro adesso si chiama in modo diverso turalmente la Deutsche Bank. (A proposito: dal passato, sente dire con inesprimibile or- la Weberbank, che ha sede a Berlino Ovest, goglio dal nuovo superiore che collaborato- pensò che avrebbe avuto successo utilizzan- ri come lui non se ne trovano tutti i giorni do in una grossa inserzione, ancora una vol- neanche all’Ovest. Lui dunque è ancora uti- ta, contro l’“intellettualismo”, il concetto di lizzabile. – O l’esperto agente delle assicura- “omiciattolo” in sintonia con le ingiurie agli zioni compenetrato nella logistica e negli in- intellettuali di Ludwig Erhard: “Letteratura, teressi e nell’etica della sua società: da dove ideologia, retorica, lontananza dalla realtà e, può venire così all’improvviso? Di là, natural- sulla linea di confine, scribacchiume”). mente (continuiamo a dire “di là”, in tutte e Di nuovo il Mago levò la bacchetta, e al di due le parti della città, ma perlomeno siamo sopra dei grigi negozi fiorirono le insegne di consapevoli che dobbiamo smetterla!).Viene nuove ditte. Desideri a lungo coltivati pote- inviato come un pioniere in territori inesplo- rono finalmente realizzarsi. E adesso? Adesso, rati. Ma in qual modo può impedire che i disse il Mago alla gente, tutto andrà in modo suoi nuovi collaboratri – persone del posto, facile e rapido. Non se ne sarebbero quasi ac- per esempio sociologi laureati e licenziati – al corti, avrebbero dovuto accettare solo una cospetto dei potenziali clienti non armeggi- minuscola condizione: dovevano sforzarsi un no nervosamente nella pila di fogli e tabelle poco e diventare come tutti quei giovanotti e non confessino infine che anch’essi trovano di successo con la ventiquattr’ore che lui s’era “indecifrabile”, “complicato” e un pochino portato di supporto e a titolo d’esempio, e, a “esagerato” tutto questo sistema assicurativo? questo mondo grande e bello, avrebbero do- Per non parlare del sistema tributario. Imba- vuto immaginarsi qualsiasi cosa tranne che ci razzante ammetterlo, ma prima, nella nostra potesse essere qualcuno desideroso di vivere situazione egualitaristicamente arretrata, mio diversamente da loro. marito impiegava una mattinata per le nostre Ma volentieri, dissero in molti. Solo pare che due dichiarazioni dei redditi. ci sia qualche lieve difficoltà. Perfino i più Oggi – no; non una parola di più. Solo questo: svelti e abili, che si applicano come non han- visto che ci mettono pubblicamente in guar- no mai fatto in vita loro e che vanno proprio dia dagli inesperti consulenti tributari dell’Est, bene – perfino loro, commisurati agli origi- ricorriamo ai servizi degli occidentali. – E i nali, continuano a sembrare delle imitazioni dirigenti delle molte aziende un tempo nazio- piuttosto malriuscite. Provi a immaginarsi nalizzate, che ora vengono privatizzate – chi che nell’economia pianificata non ci sia sta- ce li fornisce? Per non parlare dei piccoli im- to bisogno di quell’ampia e varia tavolozza di prenditori e dei commercianti, che non solo tipi umani, dalla quale invece può attingere non hanno lo know-how, ma soprattutto il la libera economia di mercato, e che perciò capitale, per rilevare i molti ristoranti, libre- essa a conti fatti non si sia prodotta affatto. rie, tipografie, fabbriche di pelli e case editrici, Questo era uno stato di funzionari e di picco- che i grossi gruppi industriali hanno lascia-

48 GLI ASINI 68 PIANETA to in margine. Pensa forse che tanti cittadini piccolo stato sulle pendici dell’Himalaya appar- dell’Est abbiano potuto risparmiare al punto tenente all’India ma rivendicato dal Pakistan, è da essere ora in grado di concorrere all’offerta, stata teatro di una rivolta indipendentista scop- se il loro negozio o la loro ditta viene vendu- piata nel 1989 e poi sfociata in una guerra stri- ta all’asta? Ma nascerà un nuovissimo ceto di sciante che perdura da trent’anni, alimentata da immigrati! Certamente. E le persone del posto movimenti jihadisti provenienti dal Pakistan, spesso manovrata dai servizi di intelligence di in gran massa torneranno a fare da impiegati ogni parte – con una scia di morti, desapare- e operai? Ma naturalmente, e in tal caso si po- cidos, esecuzioni extragiudiziarie, violenze, tranno dire comunque fortunati. E guardi: di stupri. Rari momenti di relativa distensione e contro al numero relativamente scarso di nuo- dialogo sono stati seguiti da nuove ondate di vi arrivati appartenenti alla classe proprietaria, repressione e proteste. Da anni sono in vigore è a frotte che si trasferiscono i più mobili tra i leggi d’emergenza che danno alle forze di sicu- giovani di qui. Evitare una cosa del genere era, rezza poteri speciali e impunità. forse vagamente se ne ricorderà, uno dei moti- Eppure, il draconiano isolamento imposto vi dichiarati della frettolosa unione monetaria. nell’agosto di quest’anno è senza precedenti. Il – “Berlino terra a maggese”? Oh sì. 2 agosto ogni visitatore non-kashmiro è stato invitato ad andarsene; poi le linee telefoniche e internet sono state sospese, limitato il lavoro dei giornalisti, ridotti a quasi nulla i contatti con il mondo esterno. Così, il sopralluogo compiuto dai quattro os- DALL’ASIA servatori citati è una delle rare testimonianze giunte dalla valle del Kashmir sotto coprifuoco. Per cinque giorni i quattro attivisti hanno girato IL COLPO DI MANO in lungo e in largo, a Srinagar e fuori, in citta- dine e villaggi. “Abbiamo parlato con donne e INDIANO NEL KASHMIR uomini, studenti, negozianti, giornalisti, piccoli DI MARINA FORTI imprenditori, lavoratori immigrati da altri sta- ti indiani; con pandit [gli hindu originari del “Abbiamo trovato una città ammutolita e Kashmir, ndr] e sikh che vivono nella Valle, e desolata sotto il coprifuoco, rigurgitante di sol- con musulmani”, scrivono nel rapporto diffuso dati e paramilitari indiani”. Così si presentava il 14 agosto al loro ritorno a Delhi sotto il ti- il 9 agosto Srinagar, nel Kashmir sotto sovra- tolo Il Kashmir in gabbia (Kashmir Caged: Fact nità indiana, a un gruppo di quattro osserva- Finding Report, pubblicato dal giornale online tori appena giunti dalla capitale federale New countercurrents.org). Riferivano che centina- Delhi: un noto economista e attivista sociale, ia di persone sono state arrestate in quei primi due esponenti politiche, un rappresentante giorni di agosto, e decine di esponenti politici della maggiore rete indiana di movimenti po- kashmiri messi agli arresti domiciliari. polari. “Il coprifuoco era totale”, riferiscono, In quei giorni le tv nazionali parlavano di “ri- “le vie della città deserte, tutto chiuso: negozi, torno alla calma”: ma si riferivano a “una pic- scuole, biblioteche, uffici governativi, banche, benzinai. Solo alcuni bancomat e qualche far- cola zona centrale [di Srinagar] dove una sem- macia, oltre ai commissariati di polizia, erano bianza di normalità torna di tanto in tanto”, aperti. Le persone si muovono in uno o due, avvertono gli osservatori: fuori da quella encla- mai in gruppo”. ve la situazione appariva ben diversa. Le noti- Srinagar, circa 2 milioni di abitanti, ha conosciu- zie ufficiali del resto erano contraddette anche to altri momenti di alta tensione nella sua storia dai pochi media stranieri presenti: la Reuters recente. Capitale estiva del Jammu&Kashmir, il ha riferito che almeno diecimila persone han-

49 GLI ASINI 68 PIANETA no marciato per protesta per le vie di Srinagar era nella sua piattaforma elettorale già nel 2014, il 10 agosto; nei filmati trasmessi dalla Bbc si quando è stato eletto per un primo mandato, vedevano cartelli che invocano azadi, libertà, anche se allora prometteva di consultare le par- e “go India go”. (Il governo indiano ha infine ti in causa. Oggi, forte di un secondo mandato ammesso l’evidenza, confermando anche che con maggioranza assoluta, il primo ministro le forze di sicurezza hanno usato proiettili di ha tralasciato la consultazione: facilitato dal gomma contro la folla, come denunciato da fatto che da oltre un anno il Jammu&Kashmir Human Rights Watch). non ha un parlamento, l’ultimo è stato sciolto Ancora, la “normalità” resta elusiva. Il 10 ago- d’ufficio proprio dal governo centrale che non sto le autorità avevano annunciato la riapertu- ha ancora convocato nuove elezioni. Anche gli ra delle scuole: ma lunedì 20 agosto un canale ultimi rappresentanti eletti ora sono agli arre- statunitense mostrava ancora scuole chiuse, sti domiciliari. I kashmiri hanno ascoltato alla negozi con le saracinesche abbassate, strade tv di stato che da quel giorno il proprio statuto semi deserte, telefonini muti. A fine mese le tv di cittadini è cambiato. indiane hanno riferito che il coprifuoco è stato Per capire cosa significa bisogna fare un pas- reimposto dopo nuove proteste. so indietro. Lo status speciale per il piccolo Cosa succede dunque in Kashmir? La risposta stato himalayano risale a prima della decolo- va cercata nella capitale federale New Delhi. Il nizzazione, quando il J&K era un principato 5 agosto il governo del primo ministro Naren- indipendente (pur nell’India britannica), con dra Modi ha annunciato la decisione di revo- un maharaja hindu e una popolazione mista care l’articolo 370 della costituzione indiana, ma in maggioranza musulmana. Nel 1947, che riconosce allo stato di Jammu & Kashmir quando dalla vecchia India coloniale sono nati un’ampia autonomia di governo. Il ministro un Pakistan musulmano e un’India laica seb- degli affari interni Amit Shah ha inoltre an- bene in maggioranza hindu, il maharaja Hari nunciato che il J&K cessa di essere uno “stato” Singh ha esitato. Infine ha optato per l’India, per diventare un “Territorio dell’Unione” am- con l’accordo dell’intera leadership kashmira: ministrato direttamente dal governo centrale. anche perché il Pakistan aveva mandato i suoi O meglio, due diversi Territori: il Ladakh, la paramilitari a invadere la valle, seminandovi il regione a maggioranza buddista isolata tra le terrore. I kashmiri chiesero aiuto all’India. Il montagne, sarà una entità a sé. premier indiano Jawaharlal Nehru offrì allo- L’annuncio ha lasciato a bocca aperta i com- ra al Jammu&Kashmir di entrare nell’Unio- mentatori. Qualcuno l’ha definito un “golpe ne indiana mantenendo la sua costituzione e costituzionale”; qualcuno spera nell’intervento un’ampia autonomia interna: è appunto que- della Corte suprema. Intanto però, il 6 ago- sto l’articolo 370. L’esercito indiano fermò l’in- sto entrambe le camere del parlamento india- vasione pakistana; la linea del cessate il fuoco no hanno approvato la decisione del governo negoziato nel 1948 con la mediazione dell’Onu Modi – era scontato, dato che il primo mini- è infine diventata il confine di fatto tra la parte stro dispone di una maggioranza assoluta nel di Kashmir rimasta sotto controllo pakistano parlamento eletto lo scorso maggio. (circa un terzo del territorio originale) e quello Il colpo di mano sul Kashmir non è una totale che fino al 5 agosto passato era lo stato indiano sorpresa. Cancellare l’articolo 370 è da sempre di Jammu&Kashmir. una rivendicazione della destra ultranaziona- Abolire quell’articolo costituzionale dunque è lista hindu rappresentata dal Bharatiya Janata un atto politico pesante. Doveva essere transi- Party (Bjp, Partito nazionale indiano), a cui torio, è vero, ma abolirlo d’ufficio per i kash- appartiene il primo ministro Modi. Mettere miri significa un insulto, tradire i patti: questo fine ai “privilegi” del piccolo stato himalayano si sono sentiti ripetere gli autori del rapporto

50 GLI ASINI 68 PIANETA citato. “L’articolo 370 era un contratto tra i rio himalayano sono appena 7 milioni, una dirigenti del Kashmir e dell’India”, ragionano goccia nel miliardo e 300 milioni di indiani. molti kashmiri. Era anche ciò che legittimava Insomma, sarebbe un passo verso la “Hindu la sovranità indiana su quel territorio himalay- Rashtra”, la “nazione hindu” a cui tende la de- ano: se il patto è cancellato “l’India non ha più stra nazionalista del primo ministro Modi. basi per rivendicare il Kashmir”, commentano Tutto questo è avvenuto con una decisione altri interlocutori. Gli osservatori hanno con- d’autorità, non preannunciata se non dall’ar- statato una “intensa e unanime rabbia”. rivo di decine migliaia di uomini delle forze di L’autonomia del J&K per la verità era già sta- sicurezza per contenere le inevitabili proteste – ta erosa, fin dagli anni cinquanta, da successive in un territorio che era già tra i più militarizzati riforme che avevano esteso anche allo stato hi- in Asia. E da un’ondata di arresti preventivi: si malayano alcune norme costituzionali indiane: parla di circa 2000 persone, non solo attivisti e in particolare quella che permette al governo politici ma anche commercianti, intellettuali. centrale di sciogliere la legislatura locale e im- Ecco perché il coprifuoco e l’isolamento. porre il central rule, se necessario per mantenere In India, l’iniziativa del governo non ha incon- ordine e sicurezza – cosa che i successivi governi trato grandi ostacoli: la voce dell’opposizione è centrali hanno fatto spesso. È proprio lo svuo- stata finora assai debole. I commenti indigna- tamento progressivo dell’autonomia e della so- ti sui giornali non spaventano certo il primo stanziale democrazia interna che ha fatto esplo- ministro Modi, e neppure le invocazioni alla dere i sentimenti indipendentisti in Kashmir. Corte suprema. Eppure, osservano i commen- Abrogare l’articolo 370 segna la definitiva umi- tatori più accorti, è avvenuto un attacco alla liazione dell’unico stato indiano a maggioran- democrazia che riguarda tutta l’India. Con la za musulmana. E non è solo un atto simboli- decisione di retrocedere uno stato al rango di co: cambierà i dati di fatto sul terreno. Territorio dell’unione, i cittadini del J&K han- La costituzione autonoma del J&K infatti in- no visto i propri diritti diminuiti per decreto. cludeva anche una disposizione di legge che Gli stati (anche senza lo statuto speciale) han- vieta ai non-kashmiri di acquisire proprietà no un parlamento e governo proprio; invece i nello Stato. Abolita questa, nulla impedirà a Territori dell’Unione restano sotto il controllo investitori di altri stati indiani di comprare diretto del governo centrale, benché possano terre in Kashmir. Secondo il governo Modi, avere un’assemblea legislativa (come nel caso questo porterà investimenti e benessere; il della Grande New Delhi, e come sarà concesso ministro dell’interno Amit Shah (il personag- al J&K – ma non al Ladakh). Oggi tocca al gio più influente e oscuro dell’entourage di Kashmir, si chiedono molti commentatori, ma Modi) ha dichiarato in parlamento che aboli- cosa impedirà al governo Modi di fare altret- re quei “privilegi” permetterà di “integrare” il tanto con altri stati? Jammu&Kashmir alla nazione. Non è una sottigliezza giuridica. Il golpe co- Per gran parte dei kashmiri invece sarà il primo stituzionale in Kashmir dà un colpo mortale passo per espropriarli del loro territorio. Non all’idea di India che aveva guidato la nascita è un’ipotesi remota, e il risvolto è cambiare la della nazione indipendente, osserva Ramma- demografia della valle himalayana, “diluire” la nohar Reddy sul quotidiano “The Hindu” maggioranza kashmira (e musulmana) e ripo- (che a dispetto del nome non è legato alla polare la verdeggiante e potenzialmente ricca destra hindu al potere; piuttosto è una delle valle con indiani non-kashmiri (e hindu): un voci democratiche e progressiste del paese, che po’ come avviene in Cina nella regione musul- Reddy ha diretto a lungo): era “il sogno che mana del Xinjiang, ripopolata da cinesi Han. la popolazione di un paese così diversificato – Non è difficile, gli abitanti di questo territo- per lingue, religioni e tradizioni – avesse diritti

51 GLI ASINI 68 PIANETA costituzionali garantiti a tutti e potesse costru- che aumentare. Non accetteranno il nuovo ire una società giusta con mezzi democratici”, ordine senza protestare. scrive, e “la pietra angolare di questo sogno era Le poche notizie che arrivano dal Kashmir il rispetto per la diversità inscritto nella Costi- parlano infatti di proteste serpeggianti. “Rab- tuzione”. Questa idea di India plurale è stata bia e paura sono i sentimenti prevalenti”, messa a dura prova in passato, ma ora è al col- insistono i quattro osservatori citati. Tutti lasso. Con Narendra Modi è arrivata al potere prevedono proteste di massa, e si aspettano un’altra idea, quella chiamata majoritarianism: nuova repressione. Intanto i negozi restano l’India appartiene alla sua maggioranza, è una chiusi o sforniti di merci essenziali, le farma- nazione hindu. cie a corto di medicinali, perfino raggiunge- La forzatura sul Kashmir però è un azzardo. re gli ospedali è quasi impossibile per via dei Sul piano internazionale la decisione del go- posti di blocco. I giornalisti kashmiri, senza verno Modi ha suscitato le rimostranze del internet, hanno come unica fonte le note del Pakistan, che ha espulso l’Alto commissario governo: “una censura non dichiarata”. Chi (ambasciatore) indiano da Islamabad e ri- non si allinea rischia l’arresto. “I paramilitari chiamato il proprio da New Delhi. Lo stato sono ovunque, davanti a ogni casa”, scrivono pakistano ha sempre rivendicato il Kashmir, ancora gli osservatori, che hanno raccolto no- che ha usato anche come tema di legittima- tizie di raid notturni delle forze di sicurezza zione politica interna. Perciò ha soffiato sulla “per instillare la paura”. rivolta indipendentista: solo sostegno politi- “Il Kashmir in questo momento è una grande co, affermano i governi che si sono succeduti prigione, sotto controllo militare”, conclude a Islamabad, ma non è un segreto che l’intel- il loro rapporto. Che da questo possa scaturi- ligence militare pakistana armi e manovri i re una pace duratura pare molto difficile. gruppi jihadisti infiltrati in territorio india- no. Islamabad ora accusa l’India di attuare una “pulizia etnica” in Kashmir e promette di portare la questione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, dove cercherà di mobi- I COMUNISTI INDIANI litare le nazioni musulmane a suo sostegno. IERI E OGGI Difficilmente però questo convincerà il go- verno Modi a desistere: al massimo, sarà fon- DI CLEMENTINA UDINE te di imbarazzo diplomatico. L’azzardo è soprattutto sul piano interno. La scommessa di Modi è che sia possibile La Rivoluzione Russa ebbe un impatto “normalizzare” il Kashmir con un misto di inaspettato nell’India degli anni venti; molti repressione e investimenti: ma nulla è meno indiani infatti manifestarono sin da subito la scontato. Sia perché verosimilmente da parte propria ammirazione per Lenin e le idee mar- pakistana continueranno le infiltrazioni ar- xiste, tentando di diffonderle tra i propri con- mate. Ma soprattutto perché i kashmiri non nazionali. Questi atteggiamenti preoccuparo- si rassegneranno facilmente. Generazioni cre- no l’amministrazione britannica, che cercò di sciute dopo l’inizio della rivolta indipenden- arginare il fenomeno dando avvio a una dura tista nel 1989 hanno conosciuto solo violenza propaganda anti-comunista e cercando di li- e repressione, accordi di pace finiti in nulla, mitare gli scambi tra i due Paesi. Nonostan- te ciò, diversi indiani si iniziarono a recare in promesse di democrazia vane, poche occasio- Russia, dando il loro appoggio alla rivoluzione ni di sviluppo, leggi speciali. Il loro senso di e tornando nel loro Paese ispirati dalle idee ri- alienazione nei confronti dell’India non potrà

52 GLI ASINI 68 PIANETA voluzionarie. L’ideologia del comunismo aveva avanti una lotta contro l’imperialismo britan- ormai messo radici nel subcontinente indiano, nico parallela al movimento non-violento del e si sarebbe diffusa pian piano in tutto il Paese. Partito del Congresso di Mohandas Gandhi per l’indipendenza del paese. Si costituirono I partiti politici così due fazioni opposte, che portavano avan- Nell’India contemporanea esistono più di ti la stessa battaglia ma con metodi e ideali sessanta partiti di ideologia comunista, che diversi; i leader del Partito comunista si op- spaziano da correnti moderate fino alle più posero da subito alla filosofia non violenta estremiste. Non tutti sono riconosciuti uffi- gandhiana, improntata unicamente alla disob- cialmente, soprattutto quelli di stampo più bedienza civile e alla “non-cooperazione” con rivoluzionario, i quali sono costretti a organiz- l’amministrazione britannica. I due partiti si zarsi clandestinamente ma riescono comunque dichiararono guerra, screditandosi vicendevol- in certi casi ad avere un discreto seguito. mente e cercando di ostacolarsi l’un l’altro. Il Il più antico è il Partito comunista indiano partito di Gandhi però si mostrò decisamente (Cpi), anche se nel tempo ha progressiva- più organizzato e riscosse maggiore successo, mente perso popolarità in favore di nuove diventando protagonista indiscusso nella lotta formazioni. A livello nazionale invece l’unico indipendentista e relegando in secondo piano riconosciuto attualmente è il Partito comuni- quello comunista, i cui sforzi fatti per l’otteni- sta indiano marxista (Cpim), che costituisce mento dell’indipendenza raramente vengono dunque uno dei sette partiti ufficiali nazionali. ricordati. È interessante osservare la distribuzione geo- Nel 1947 l’India conquista l’indipendenza, e grafica della presenza comunista, che risulta il primo governo è del Partito del Congresso concentrata nella parte orientale del paese: dal con Jawaharlal Nehru come Primo ministro. Bihar al Karnataka, questa striscia di terra ca- In questo frangente, il Partito comunista è ratterizzata da una ormai storica e consolidata ancora piuttosto disorganizzato e presenta evi- adesione a tali ideologie (soprattutto nella loro denti fratture ideologiche al suo interno che lo forma più estrema), è stata per questo motivo porteranno a scindersi qualche anno più tardi. denominata “corridoio rosso”. Nelle elezioni successive però il suo peso è cre- sciuto, mentre al governo viene riconfermato il Il Partito comunista indiano Congresso, riesce a ottenere sufficienti voti (il Nato in Uttar Pradesh nel 1925, il partito deve 10% rispetto al 3% delle precedenti) per rico- inizialmente affrontare alcuni ostacoli per im- prire il ruolo di primo partito d’opposizione. porsi all’interno del panorama politico india- Il suo programma pone molta enfasi sulla pa- no. Il clima non è assolutamente favorevole: rità di genere, la lotta contro le discriminazio- gli inglesi cercano in tutti i modi di frenarne ni castali, la nazionalizzazione delle imprese e l’avanzata, arrestandone diversi membri, fino una particolare attenzione alla condizione dei a incarcerare gli stessi leader nel 1929. Il pri- contadini, che costituiscono gran parte della mo manifesto comunista venne redatto all’e- forza lavoro indiana ma versano nelle condi- stero nel 1920 da Manabendra Nath Roy, che zioni peggiori. Questo ha conferito al partito diventerà nel 1925 il primo leader del partito. una maggiore popolarità nelle aree rurali e ne- A causa delle misure adottate dall’amministra- gli stati con una più alta presenza di lavoratori zione britannica il partito sarà costretto a ope- agricoli come quelli del sud. rare clandestinamente fino al 1942, anno in cui Negli anni sessanta le fratture interne al parti- venne legalizzato grazie all’alleanza tra Gran to hanno raggiunto il culmine e nel 1964 l’ala Bretagna e Urss contro la Germania nazista più sovversiva si scinde, dando vita al Cpim. durante la Seconda guerra mondiale. Nei vent’anni di clandestinità i leader comuni- L’asse Cina – Urss – India sti erano riusciti a farsi conoscere tra la popola- Il clima in cui nasce il Cpim è caratterizzato zione per le loro idee rivoluzionarie, portando dalle tensioni per la riorganizzazione a cui è

53 GLI ASINI 68 PIANETA dovuto andare incontro all’indomani dell’in- del territorio in questione alla Cina. Questo dipendenza. L’abbandono della lotta armata decisivo punto di rottura tra i due paesi fu come strategia per innescare la rivoluzione controbilanciato dal costante avvicinamento popolare lascia spazio alla dialettica istitu- tra India e Urss. zionale, emersa con il consolidamento della Queste fratture tra India e Cina da un lato e Repubblica. tra i partiti comunisti cinese e sovietico dall’al- Il contesto internazionale degli anni sessanta tro si sono riflettute a livello mondiale all’in- e i cambiamenti nelle relazioni tra India, Urss terno dell’universo comunista, creando due e Cina contribuirono alla scissione del Partito diversi schieramenti che facevano capo all’Urss comunista originario. Verso la fine degli anni da un lato e alla Cina dall’altro. Fu allora che cinquanta infatti il governo di Nehru aveva il Partito comunista indiano si divise in due: i stabilito un’alleanza strategica con Mosca, che critici delle posizioni più moderate intraprese portò i due Paesi a fornirsi reciproca assistenza nell’ultimo periodo dal partito si ritrovarono militare ed economica durante tutto il periodo nel comunismo di Mao e diedero vita al nuo- della Guerra fredda. I più moderati all’interno vo Partito comunista (marxista), la cui speci- del Cpi decisero quindi di assecondare le ri- ficazione tra parentesi intendeva ricordare l’i- chieste dell’Urss, che premeva per rapporti più deologia che i suoi membri si prefiggevano di collaborativi tra Cpi Congresso. I più critici portare avanti. Da allora il Partito comunista, invece mantennero le loro posizioni contro il rimasto al fianco dell’Urss e in buoni rapporti governo, continuando a considerare la lotta di con il governo del Congresso, perse numerosi classe una priorità da attuare nel momento op- consensi: la nuova formazione politica si im- portuno. pose come primo partito comunista del paese, Mentre le frizioni tra le due parti dunque mantenendo ancor oggi questo primato. aumentavano, un altro evento contribuì alla rottura definitiva: la crisi tra Cina e Urss. Le Il Partito comunista (marxista) tensioni tra i due paesi si stavano infatti in- Nato a Calcutta nel novembre del 1964 in oc- tensificando a seguito del processo di “desta- casione del settimo congresso del Partito co- linizzazione” voluto da Chrušëv e criticato munista, da allora il Partito comunista (mar- fortemente da Mao Zedong. Mao accusò l’U- xista) è cresciuto gradualmente: il numero dei nione sovietica di aver abbandonato gli ideali suoi membri è passato da 118.683 al momento originari del marxismo-leninismo, criticando della sua nascita a 1.000.520 nel 2018. Anche diverse decisioni di politica estera prese da se si tratta del primo partito di stampo co- Chrušëv come il riavvicinamento con la Jugo- munista del paese e uno dei sette riconosciuti slavia di Tito e l’instaurazione di buoni rap- ufficialmente a livello nazionale, non ha mai porti con gli Stati Uniti. Il Partito comunista vinto le elezioni generali né è riuscito a rivesti- cinese (Pcc) venne criticato dalla leadership so- re il ruolo di principale partito di opposizione, vietica post-stalinista, soprattutto sulle trasfor- come era successo invece un paio di volte pri- mazioni economiche e sociali intraprese dalla ma della secessione. Cina note come “Grande Balzo in Avanti” e Se a livello nazionale non presenta i numeri iniziative ideologiche come la “Grande Rivo- necessari per governare, a quello statale è inve- luzione Culturale”. ce riuscito a imporsi in alcuni stati del sud-est Nel frattempo anche le relazioni sino-indiane e nel Bengala occidentale. Il Kerala è attual- iniziarono a deteriorarsi, principalmente a mente l’unico stato a essere governato da una causa di alcune dispute territoriali al confine. coalizione guidata dal Partito comunista mar- La questione dell’Aksai Chin, regione geogra- xista; dalla fine degli anni settanta infatti il Cpi ficamente all’interno del Kashmir ma rivendi- si è più volte alleato con il Cpi(m) e altri parti- cata dalla Cina, ha costituito la miccia che ha ti di sinistra, essendo questo l’unico modo per portato nel 1962 al conflitto sino-indiano: con- ottenere i numeri necessari per governare. clusosi con la sconfitta dell’India e la cessione Il Bengala occidentale costituisce invece un

54 GLI ASINI 68 PIANETA caso particolare e un unicum all’interno del fuori dal Bengala occidentale, rischiando di ri- paese: esso vanta infatti la più lunga tradizio- trovarsi sempre più isolato. ne di comunisti radicali al potere, con più di trent’anni di governo consecutivi dal 1977 al I maoisti, guerriglieri rivoluzionari 2011. La sua capitale Calcutta, “città rossa” Oltre ai partiti di cui si è parlato e a tanti altri dell’India, è anche una delle più industrializ- riconosciuti sparsi per tutto il Paese, vi sono zate di tutto il paese: qui infatti il comunismo anche delle organizzazioni di ideologia comu- ha preso una sfumatura diversa, dovendosi nista non ufficiali, di matrice più rivoluziona- adattare ai cambiamenti e accettando (se non ria. I maoisti indiani meritano una discussione promuovendo) un’industrializzazione sfrenata. a parte in quanto si tratta di un partito non In uno stato che non ha visto altra forza po- riconosciuto formalmente ma la cui presenza è litica per anni, il Cpi non rappresenta più le ben radicata in alcuni territori lungo il cosid- istanze della popolazione più svantaggiata. Se detto “corridoio rosso”, soprattutto nel Benga- nel resto del paese è il principale difensore dei la occidentale. diritti dei contadini, qui ha progressivamente Questo movimento nasce negli anni sessanta, abbandonato questo ruolo assecondando sem- dal malcontento popolare per alcune questioni pre più i bisogni della borghesia. Così facendo locali nel Bengala occidentale, come la man- è stato più volte criticato dai colleghi di partito canza di riforme agrarie adeguate e le disastro-

La presenza comunista in India. Fonte Lo Spiegone

55 GLI ASINI 68 PIANETA se condizioni socio-economiche che hanno tesi negli anni. La scissione del 1964 e le diver- portato al suicidio moltissimi contadini. Pian genze che nel tempo hanno portato alla nascita piano il movimento si espande e si organizza in di più di sessanta partiti con la stessa ideologia modo strutturato, teorizzando la rivolta rurale di fondo hanno determinato infatti l’attuale come lotta di classe per l’emancipazione degli frammentazione del comunismo indiano. strati della popolazione più emarginati. Da al- Oggi il Cpi è ormai in declino, mentre il Cpi(m) lora sono stati numerosi i momenti di tensione lotta senza grandi successi per mantenere il suo negli anni lungo tutto il corridoio rosso, con ruolo di partito nazionale. Le uniche forze a sommosse e atti di guerriglia. far preoccupare i diversi governi sono quelle Nel 2004 i diversi gruppi armati si riuniscono dei rivoluzionari maoisti, la cui composizione in una sola forza, il Partito comunista maoista stimata è di circa diecimila guerriglieri in tutto (Cpi maoist). Questo riesce a unificare anche il corridoio rosso, provocano un senso di mi- le diverse milizie in un unico esercito rivolu- naccia alla sicurezza e all’ordine istituzionale zionario, l’Esercito di guerriglieri per la libera- attraverso azioni violente e atti di guerriglia. I zione del popolo, composto da circa diecimila partiti ufficiali fanno fatica a imporsi sulla sce- guerriglieri in tutto il corridoio rosso e il cui na politica dunque per mancanza di coesione. nome è un chiaro richiamo alle forze armate Continuando a preferire il conflitto ideologico cinesi, l’Esercito di liberazione del popolo. In interno piuttosto che trovare delle assi su cui questa occasione vengono definiti gli obiettivi ritrovare la coalizione persa, sarà difficile che delle loro azioni di guerriglia: la redistribuzio- riescano a occupare nuovamente un posto di ne delle terre ai contadini più poveri, il diritto rilievo nella politica indiana. di accesso alla terra per le donne, un miglio- ramento reale delle condizioni di vita dei la- N.B. Si vedano su questi temi: A. Srivastava, Maoi- voratori agricoli e lotta alle disuguaglianze, lo sm in India, Prabhat Prakashan 2015; B. Chakra- sviluppo del settore agricolo e adeguati salari barty, Communism in India: Events, Processes and per chi vi è impiegato. Ideologies, Oup Usa 2014 e il sito internet del Parti- Nella loro lotta contro l’industrializzazione to comunista marxista, www.cpim.org. fuori controllo che sta prendendo sempre più piede nel Bengala occidentale e in altri stati limitrofi, i guerriglieri maoisti vengono visti come degli eroi agli occhi della popolazione contadina: dei paladini della giustizia in difesa dei diritti di quella fascia della popolazione che si sente da anni trascurata dal governo, comu- nista ormai solo di nome e di fatto alleato con la borghesia e i più potenti gruppi industriali.

Il quadro attuale La posizione dei partiti comunisti indiani è dunque al giorno d’oggi piuttosto debole. Se in passato sono riusciti a ritagliarsi un proprio spazio nel panorama politico nazionale, oggi si ritrovano ai suoi margini: la loro rilevanza in vendita sul nostro sito a 14 euro è andata diminuendo negli ultimi trent’anni, quando invece si è assistito all’ascesa del par- tito di destra attualmente al potere, il Bjp di Narendra Modi. Ciò è dovuto all’assenza di un unico grande partito comunista che riesca a inglobare al suo interno le varie correnti crea-

56 GLI ASINI 68 PIANETA

in calce al documento. Senza contare l’atti- vismo del sottosegretario alla Sviluppo eco- nomico, Michele Geraci, vero tessitore del documento. Tant’è che lo stesso presidente LA NUOVA Xi avrebbe messo la sigla del memorandum tra le condizioni per la visita nella penisola, VIA DELLA SETA dove già era stato nell’autunno del 2016, ma DI ANDREA PIRA soltanto per uno scalo tecnico in Sardegna di ritorno da un vertice internazionale e per il tempo di una cena con Matteo Renzi. Troppo complicato definire la partecipa- La poca attenzione forse riservata a quan- zione dell’Italia alla Belt and road initiative to si muoveva attorno alla Bri nasce anche (Bri) un’intesa politica. Così facendo si sa- dall’indeterminatezza che a lungo ha avvolto rebbe spostato l’asse delle alleanze internazio- l’iniziativa, per la prima volta delineata da Xi nali dalla tradizionale collocazione atlantista a settembre 2013 ad Astana, la capitale del verso oriente e verso la Cina. Non era neppu- Kazakistan oggi rinominata Nursultan, in re possibile definire l’adesione al mastodon- onore dell’ormai ex presidente Nursultan tico progetto lanciato da Pechino come un Nazarbayev. Nella sua accezione più stretta accordo commerciale, materia quest’ultima la Belt&Road è un piano infrastrutturale eu- di competenza dell’Unione europea. A sen- rosiatico che si estende lungo sei corridoi di tire gli esponenti del governo giallo-verde, la trasporto terrestri e marittimi. Nel triennio firma lo scorso marzo di un protocollo d’in- 2014-2017 Pechino ha investito settanta mi- tesa per la cooperazione lungo quella che è liardi di dollari lungo le tratte, per un totale definita la “nuova Via della seta” altro non di 1.400 progetti di generazione elettrica e la è se non uno strumento promozionale, per costruzione di ferrovie, porti, strade e parchi accattivarsi il favore dei consumatori e delle industriali. A inizio anno uno studio di Euler imprese d’Oltre muraglia. Tale definizione Hermes, società di assicurazione crediti del mal si accompagna alle polemiche che hanno gruppo Allianz, calcolava che in cinque anni preceduto la sigla del Memorandum of un- la Bri ha portato investimenti complessivi derstanding. per 460 miliardi di dollari. Che qualcosa stesse per accadere a marzo, Nonostante la massa di denaro in circola- in concomitanza con la prima visita di Xi zione, sotto molti aspetti l’etichetta della Jinping in Italia nei panni di presidente della Belt&Road è stata per molto tempo un og- Repubblica popolare, lo si era capito soltanto getto misterioso. La stessa scelta dei termini un mese prima, sebbene l’interesse italiano per identificarla è cambiata nel tempo. Per i per la Belt &Road risalga ad almeno il 2016, cinesi di fatto è da sempre la yidai yilu, tra- suggellato a maggio dell’anno successivo dal- dotto in “una cintura, una via”, dove la pri- la partecipazione dell’allora presidente del ma è la cintura economica che attraversa l’A- Consiglio, Paolo Gentiloni, al primo forum sia verso l’Europa mentre la seconda indica la internazionale sull’iniziativa convocato a Pe- Via della seta per il 21esimo secolo che unisce chino. Ad attirare l’interesse generale sulla le coste cinesi all’Africa e al Mediterraneo. In firma è stato un pezzo del “Financial Times”, un primo momento si era quindi scelto di incentrato sulla possibilità, poi concretiz- renderla in inglese come One Belt One Road. zata, che l’Italia potesse diventare il primo Troppo marcato a favore della Cina si è det- Paese del G7 a partecipare formalmente alla to. Perciò la scelta di optare per l’uso di Belt nuova Via della seta. I segnali, a dirla tut- and Road Intiative o meglio ai riferimenti ta, c’erano da tempo. Già a novembre 2018 i all’evocativa Via della Seta, richiamando le retroscena riferiscono del vicepremier Luigi antiche rotte commerciali con un termine Di Maio pronto a mettere la propria firma però coniato soltanto nel 1877 dal geografo

57 GLI ASINI 68 PIANETA e barone tedesco Ferdinand von Richthofen promesse di ricalibrazione del progetto sem- per sostenere un progetto di connessione fer- brano aver convinto i partner. Dopo l’ade- roviaria tra Europa e Asia. I commentatori sione italiana anche Lussemburgo e Svizzera sono attenti a non descrivere il progetto alla hanno firmato memorandum per aderire, stregua di un piano Marshall con “caratteri- sebbene con testi meno dettagliati rispetto a stiche cinesi”. A differenza di quanto fatto quello italiano e senza riferimenti a settori dagli Stati Uniti alla fine della Seconda guer- come quello delle telecomunicazioni. Altri ra mondiale per la ricostruzione dell’Europa, paesi, è il caso della Malaysia del premier i progetti infrastrutturali legati alla Bri coin- volgono infatti società e lavoratori cinesi, ha Mohamad Mahathir, hanno rivisto la sospen- ricordato su “The Diplomat” l’ex diplomati- sione di progetto, bloccato con il cambio di co statunitense Richard Bouche. Sotto molti governo nel 2016. L’alta velocità ferroviaria aspetti la nuova Via della seta è un modo per dell’East coast rail link è stata rilanciata, favorire l’espansione estera delle grandi im- riducendo la portata del progetto. Rivive prese del Dragone, riproducendo fuori dai anche lo sviluppo da 8 miliardi di Bandaar confini della Repubblica popolare il modello Malaysia, ossia la costruzione di quattro isole di sviluppo che ha contraddistinto la cresci- artificiali a largo delle coste dello stato del ta a doppia cifra della seconda economia al Malacca. mondo a partire dagli anni novanta, fatto Schiarite incapaci di risolvere tutte le con- di export e di investimenti in infrastruttu- traddizioni del progetto. All’interno della re. Ecco perché negli anni l’etichetta Bri è banca asiatica per gli investimenti infra- stata sufficiente per permettere alle imprese strutturali, Aiib, creata nel 2015 e cui l’Italia cinesi di godere di un corridoio preferenziale nell’approvazione di investimenti e addirit- partecipa con il 2,7% del capitale, mal sop- tura di aggirare le limitazioni alla fuoriuscita portano essere identificati come il braccio di capitali, poste per far fronte al pericolo di finanziario della nuova Via della Seta. Una un eccessivo indebitamento. Gli stessi dub- confusione generata anche da dichiarazioni bi, nell’ultimo anno, si sono moltiplicati per pubbliche di funzionari del governo cinese, una serie di paesi in via di sviluppo, a rischio proprio mentre l’istituto vuole dimostrare di di finire nella cosiddetta trappola del debito. essere un organismo multilaterale sul model- Coinvolti, secondo un studio del Center for lo della Banca europea per gli investimenti Global Development, Djibuti, Kirghizistan, o della Banca asiatica per lo sviluppo. L’Aiib Laos, Maldive, Mongolia, Montenegro, Pa- può finanziare anche progetti legati alla Bri, kistan e Tajikistan. Sono invece almeno 27 spiegano. D’altronde si tratta di infrastruttu- i Paesi coinvolti nell’iniziativa il cui rating re, oggetto dello statuto della banca. Non si è in territorio junk, spazzatura. E quando si può tuttavia limitare soltanto a sostenere ini- parla di indebitamenti si parla per lo più del- ziative targate Pechino. “Se questa è l’idea i la Cina quale creditrice, attraverso istituzio- cinesi potevano aprire una banca interamen- ni finanziarie pubbliche quali la Banca cinese te finanziata da loro”. per lo sviluppo e la China exim bank. La necessità di garantire sicurezza lungo le La seconda edizione del forum di coopera- rotte commerciali ha inoltre riportato in sel- zione lungo la Bri, tenuto a Pechino a fine la vecchie conoscenze del settore privato, dal aprile 2019, è servita a rilanciare il progetto curriculum non proprio specchiato. È il caso con l’impegno di una maggiore sostenibilità di Erik Prince, il fondatore della società di dei progetti, della lotta contro la corruzione contractor Blackwater, assurta alle cronache e dell’apertura alla concorrenza. Presenti 150 per gli abusi in Iraq, ora tornato alla ribalta Paesi, con il premier Giuseppe Conte tra gli perché pronto a favorire servizi in Asia cen- ospiti d’onore, accanto a Vladimir Putin. Le trale con la nuova Frontier service group.

58 GLI ASINI 68 PIANETA

La presenza cinese porta spesso a violenze. In Bangladesh il tentativo di occultare la morte di un lavoratore locale impegnato nella co- A HONG KONG, struzione di una centrale elettrica è sfociata in scontri che hanno provocato la morte di QUEST’ESTATE un operaio cinese e la sospensione del pro- getto da 2,5 miliardi di dollari. Mentre in DI ILARIA MARIA SALA Pakistan, attraversato da uno dei sei corridoi commerciali che ha il suo sbocco nel porto di Gwadar, le iniziative cinesi trovano l’ostilità Ventidue anni fa, in una notte monsonica, di gruppi autonomisti del Belochistan. la Cina ha preso il controllo di una società Né si può nascondere la repressione delle semi-democratica e aperta. Una società senza istanze autonomiste nello Xinjiang, uno de- censura, con internet libero, e l’unica città gli snodi principale delle rotte commerciali, davvero cosmopolita di tutta l’Asia. Con una la regione nell’estremo occidente della Re- restituzione sancita senza chiedere l’opinio- pubblica popolare dove almeno un milione ne dei diretti interessati, Pechino, governa- di uiguri, kazaki e appartenenti ad altre mi- ta dal Partito comunista cinese, acquisiva la noranze musulmane sono rinchiusi in cam- sovranità su un territorio che per un secolo pi di detenzione, spacciati da Pechino come e mezzo era stato governato dal Regno Uni- centri di reinserimento per i fondamentalisti. to in quanto colonia britannica. Hong Kong In tempi di protezionismo e dazi, l’iniziati- e la Cina comunista si incontravano per la va cinese mantiene comunque il suo appeal prima volta. A metà del 1800, infatti, quello perché all’apparenza basata sul libero scam- che l’imperatore Daoguang (1782-1850) del- bio e sull’economia aperta. Anzi da un po’ di la dinastia Qing (1636-1912) aveva concesso tempo, benché riferimenti allo sviluppo della all’Inghilterra dopo aver perso la Prima guer- Belt & Road sia entrati anche nel preambo- ra dell’oppio (1839-1842) era giusto un grup- lo dello Statuto del Partito comunista cine- petto di isole scarsamente abitate da famiglie se, l’enfasi è nel voler rendere multilaterale di pescatori e agricoltori. Poi, nel secolo e il progetto. Occorre dare rassicurazioni, so- mezzo di amministrazione britannica – rela- prattutto alle imprese private, favorendone la tivamente positiva, soprattutto se paragonata partecipazione. Questa la sfida, scrive il po- a quello che avveniva in India, o in Africa – litico australiano Bob Carr sull’East asia fo- la città è divenuta il luogo ad altissima densi- rum. Anche perché i primi a chiederlo sono tà che rimane anche oggi. Questo, perché gli i contribuenti cinesi, una categoria da tenere sconvolgimenti politici cinesi avvenuti nello in forte considerazione, ora che l’economia stesso periodo al di là della frontiera sono del Dragone non cresce più ai ritmi degli stati talmente violenti e brutali da rendere anni passati e il patto sociale tra cittadini e Hong Kong una colonia di elezione. Ovvero, governo perché questi ultimi evitino qualun- la popolazione di Hong Kong non è una po- que protesta politica in cambio dell’arricchi- polazione sottomessa dagli inglesi, ma com- mento rischia di traballare. posta da rifugiati e dai loro discendenti: negli anni sessanta e settanta, quando le politiche di Mao Zedong impazzavano, ne arrivarono un milione e mezzo. Malgrado gli obiettivi dei fotografi non riescano a staccarsene, non bisogna per questo pensare che le bandiere coloniali che si vedono alle manifestazioni

59 GLI ASINI 68 PIANETA di quest’estate senza pace siano un segna- di sicurezza) per protestare contro la bruta- le di nostalgia. Si tratta di provocazione, e lità dei loro prossimi governanti. Da Hong funziona: tanta propaganda cinese cerca la Kong sono state organizzate collette e reti sua giustificazione nel sopruso coloniale dei sotterranee per consentire agli studenti sulle tempi andati, e sventolare quella bandiera è liste dei ricercati di Pechino di scappare verso un modo facile e di sicuro successo per man- luoghi sicuri. Ed è dai media di Hong Kong, dare a quel paese Pechino. Ciò detto, sono allora come oggi, che i crimini contro i diritti una mezza dozzina in tutto, accompagnate umani in Cina sono dettagliati e denunciati. da circa dieci bandiere americane, che, nello Contemporaneamente, è da Hong Kong che stesso modo, scioccano i cinesi detti “conti- arrivano in Cina gli aiuti più abbondanti e nentali” – e anche gli spettatori televisivi che tempestivi ogni qualvolta una catastrofe na- guardano da lontano e non capiscono cosa turale o umanitaria scuote la Cina. stia accadendo. Pechino ha risposto continuando a parlare Queste poche frasi già lasciano presagire che con imprenditori miliardari e con qualche la natura identitaria delle proteste di Hong fedelissimo del Partito comunista cinese. Kong sia una delle chiavi principali per com- Quando è stato il momento di organizzare prendere lo scontento profondo che si sta le cerimonie del passaggio di sovranità, nel manifestando. È l’esplosione di un sentimen- 1997, gli invitati di prestigio di nuovo appar- to di estraneità e ingiustizia che è andato ma- tenevano solo a questo gruppo – per metà, turando fin dal 1997, e che non può più es- era lo stesso che era stato prescelto dai bri- sere ignorato, e che pure continua a esserlo: tannici. Solo che era stato sostituito qualche Pechino si era preparata a riprendere control- fedelissimo comunista ai fedelissimi di Lon- lo su Hong Kong fin dal1984 , quando Mar- dra. Il primo capo dell’esecutivo di Hong garet Thatcher e Deng Xiaoping si incontra- Kong (non governatore: quello è un termine rono per redigere la Dichiarazione congiunta coloniale, sostituito da un termine preso dal sino-britannica. Fatto questo, Pechino scelse mondo degli affari, per sottolineare, forse, come unici interlocutori quelli che credeva che per Pechino Hong Kong, nel 1997, era fossero i cittadini più rappresentativi dell’al- la gallina dalle uova d’oro) si chiamava Tung lora Colonia: imprenditori, e qualche fede- Chee-hwa, era un armatore di seconda gene- lissimo del Partito comunista cinese. razione che aveva mandato all’aria l’azienda Nel 1989, quando la Cina ha represso con paterna ed era stato salvato dai debiti grazie i carrarmati la Primavera di Pechino, Hong a un prestito conveniente della banca cinese, Kong ha vissuto un momento di presa di ed era tornato a essere milionario. E grato coscienza politica di massa: alcuni dei ma- ai padroni entranti. Il suo discorso di inau- nifestanti odierni, con sarcasmo amaro, gurazione chiese agli hongkonghesi di diven- chiamano i macellai di Tienanmen “i padri tare più cinesi: venne guardato con ilarità. del movimento per la democrazia di Hong Nel 1997, infatti, tutti i sondaggi riportavano Kong”. che la maggior parte degli hongkonghesi si Da allora, Pechino ha capito che stava acqui- sentivano “cinesi di Hong Kong” – oggi, la sendo un luogo il cui spirito ribelle non era maggioranza invece dice di essere non cine- stato domato dalla fuga in territorio colonia- se, ma hongkonghese. Cosa voleva dire es- le: più di un milione di persone scesero in sere “più cinesi” quando era a Hong Kong, piazza il giorno dopo il massacro di Pechino, non in Cina, che le tradizioni – religiose, sotto un monsone di categoria 10 (la più alta, linguistiche, funebri, ludiche, alimentari, che porta i trasporti alla paralisi e tutti i ne- educative, familiari, industriali e rurali – era- gozi, scuole e uffici alla chiusura per ragioni no state mantenute intatte, al riparo dalla

60 GLI ASINI 68 PIANETA follia distruttrice di Mao Zedong? Nessuno in ogni riunione delle unioni degli studenti, fece granché caso a Tung Chee-hwa. Il mal- in ogni campagna elettorale, in tutti i me- contento cominciò a farsi strada. Pechino dia liberi che continuano a esistere e ad avere cominciò a sospettarne l’esistenza, e scelse grande successo nella ex-colonia britannica. come interlocutori imprenditori miliardari Pechino, consigliata dagli imprenditori e dai e qualche fedelissimo del Partito comunista fedelissimi del Partito comunista cinese, si cinese. era infatti convinta che nel giro di pochi anni Nel 2003, però, Hong Kong visse il primo, tutti sarebbero divenuti imprenditori o fede- profondo tradimento da parte di una Cina lissimi del Partito comunista cinese, e quindi che insisteva nel chiedere che i cittadini di il suffragio universale avrebbe anche potuto Hong Kong fossero più patriottici, amanti essere concesso. Non ha funzionato. Una so- della bandiera cinese, degli emblemi nazio- cietà libera come quella di Hong Kong vede nali e del Partito: quando l’epidemia di Sars con sospetto e avversione un Paese che ra- mieteva vittime, nel mistero medico di un vi- pisce librai, arresta avvocati, e rinchiude in rus fino ad allora sconosciuto, Pechino negò campi di concentramento più di un milione che ci fosse un’epidemia in Cina. Ossessio- di Uiguri. Pechino ha continuato a finanziare nata dal segreto e dal controllo, lasciò che a i partiti che qui vengono chiamati “pro-go- Hong Kong si morisse senza il beneficio di verno” e a interloquire con gli imprenditori informazioni scambiate da tutti i centri me- e i fedelissimi del Partito comunista cinese. dici che stavano affrontando l’emergenza, e Ma questi hanno continuato a ricevere in- solo quando non era più possibile nasconde- sufficiente sostegno dalla popolazione a ogni re l’epidemia, ammise che la Sars aveva avuto scrutinio per suffragio universale (la distin- il paziente zero nel Guandong. zione destra-sinistra continua ad avere senso Attraverso epidemie e crisi politiche, il go- a Hong Kong, ma le linee di divisione sono verno di Hong Kong è stato composto, anno pro-Pechino o pro-democrazia, e solo al loro dopo anno, da questa élite di imprenditori e interno suddivise in partiti e personalità che fedeli del Partito comunista cinese che non potremmo definire di destra o di sinistra). rappresenta nessuno oltre a se stessa. La legi- L’irritazione di Pechino si esprime nell’impe- slatura locale è formata da 70 membri (dieci dire alla maggior parte dei rappresentanti dei di più che nel 1997) che sono eletti a metà partiti pro-democrazia di varcare il confine per suffragio universale, mentre l’altra metà e recarsi in Cina. Quando vengono a Hong è selezionata da grandi elettori corporativi. Kong, i rappresentanti del governo cine- Il capo dell’esecutivo, che nomina i membri se si rifiutano di parlare con loro. Quindi, dell’esecutivo, è eletto da un gruppo di 1200 per scimmiottare i nuovi padroni, i membri elettori, scelti da 3400 elettori scelti da Pechi- dell’esecutivo di Hong Kong fanno lo stes- no. Sono per lo più imprenditori, e un nu- so: Carrie Lam, l’attuale capo dell’esecutivo mero ormai nutrito di opportunisti che sono che ha causato il disastro che vediamo ora a diventati fedelissimi del Partito comunista Hong Kong, si è sempre rifiutata di parlare cinese. Il compito di ogni capo dell’esecutivo con chi non è d’accordo con lei, definendolo è sempre stato quello di governare una città un esercizio “inutile”. Dopo il Movimento dalle solide fondamenta, e renderla pian pia- degli Ombrelli del 2014 il governo di Hong no più favorevole al regime comunista: for- Kong, e Lam in particolare, hanno portato se per un eccesso di ottimismo, Pechino nel avanti una campagna lenta e crudele per ar- 1997 ha promesso a Hong Kong il suffragio restare i leader del movimento, in partico- universale, e da allora questa richiesta è ri- lare studenti, attivisti sindacali, e professo- petuta con insistenza a ogni manifestazione, ri, espellendo dal parlamento sei di loro che

61 GLI ASINI 68 PIANETA erano stati eletti fra quel 50% del Parlamen- to eletto a suffragio universale. Sono stati accusati di aver pronunciato il giuramento parlamentare in maniera insincera! Intanto, dozzine di studenti attivi nel 2014 sono stati LA CINA arrestati per manifestazioni non autorizzate e NEL SUD-EST ASIATICO per “incitazione a manifestazione non auto- rizzata” e perfino per “incitazione a incitare DI EMANUELE GIORDANA manifestazioni non autorizzate”. Nel 2014 Lam era la numero due del governo Il Sud-est asiatico sta alla Cina come di Hong Kong, ed era stata mandata a discu- l’America Latina agli Stati Uniti. Quelli che tere con i rappresentanti degli studenti. Di in gergo si chiamano “cortili di casa”, luoghi cinque, quattro sono finiti in prigione, ma prossimi dove è vitale più che necessario far sentire la propria influenza. Cos’è la Cina oggi Lam se ne è andata a metà dialogo, trovando e cosa diventerà domani, un viaggio dal Viet- il loro atteggiamento insufficientemente ri- nam all’Indonesia lo chiarisce rapidamente. spettoso. Ora Lam ha ritirato la legge sull’e- Con zone grige, zone d’ombra, resistenze e am- stradizione che ha scatenato le manifestazio- miccamenti ma che vedono un’avanzata rapida ni, ma nel frattempo la brutalità poliziesca, i della Rpc nel suo cortile di casa, il primo hub più di 1200 arresti, la spaccatura profonda e sulla nuova Via della seta. Con progetti farao- i traumi nella società di Hong Kong fanno sì nici che, tra tira e molla e stop and go, stanno che sia troppo tardi. andando avanti tutto sommato rapidamente. Dopo tre mesi, i manifestanti chiedono il Anche grazie alla diffusissima diaspora cinese suffragio universale, dicendo che non c’è al- presente in tutto il Sud-est (Bamboo Network) tra via d’uscita: questa è una lotta per Hong e che a Singapore, è addirittura maggioranza Kong, per le sue libertà, la sua autonomia, la della città Stato. sua identità. Dicono che è la “battaglia fina- Ma bisogna cominciare da nord, dai paesi al le” – senz’altro con un senso di drammaticità confine o appena oltre la frontiera con l’Im- pero di mezzo. Se c’è una nazione del Sud-est eccessivo, ma possiamo capire da dove pro- asiatico dove la Rpc ha puntato forte, per usare venga. una metafora da casinò (che purtroppo calza a Non dovrebbe dunque sorprendere nessuno pennello), questa è la Cambogia. Per anni ne- che l’estate di Hong Kong sia stata insonne. mici – quando Pechino finanziava i khmer ros- si contro il governo insediato a Phnom Penh dai vietnamiti – cambogiani e cinesi conosco- no adesso una luna di miele che ne fa degli alleati di ferro. Del resto gli stessi vietnamiti sono diventati, se non proprio amici, alleati affidabili nella corsa allo sviluppo. Ma con una differenza profonda. I vietnamiti concedono ma controllano. I cambogiani invece hanno addirittura svenduto. Pechino ha approfittato della congiuntura: un paese a pezzi dopo decenni di guerra, la paren- tesi khmer rossa e il genocidio e, poi, un dit- tatura che dura da quarant’anni con lo stesso uomo – Hun Sen – al potere. Il paese più cor- rotto in Asia (dopo Nord Corea e Afghanistan) è facile da corrompere, e inoltre si può garanti-

62 GLI ASINI 68 PIANETA re protezione in cambio di un’alleanza minore getto prevede di collegare Kunming nello Yun- ma pur sempre preziosa sul piano internazio- nan e Nanning nello Guangxi a una serie di nale: Pechino sa di poter contare sul voto di paesi – dal Vietnam alla Cambogia al Myan- Phnom Penh, sia in sede Asean (l’organizza- mar – con al centro una ferrovia che correrà zione regionale del Sud-est) se c’è da bloccare dal cuore della Cina sino a Singapore via Ban- una risoluzione, sia in sede Onu quando c’è da gkok e Kuala Lumpur. Quattromila chilometri difendere la politica della “One China” contro di strada ferrata che richiedono in Laos circa Taipei. sei miliardi di dollari per 427 km. Il contrat- In cambio Pechino ha investito in strade e to per costruire è andato alla China Railway infrastrutture (circa il 70% è finanziato dalla Group. Il completamento in Laos è previsto Rpc) fino alle strutture ricettive per un turismo nel 2021. Finanziamenti cinesi. Vientiane riu- cinese sempre più in crescita. L’ex governatore scirà a ripagarli? I laotiani però ci scommettono di Preah Sihanouk, dove si trova Sihanoukvil- anche perché la Thailandia è il maggior partner le, ha stimato in un miliardo di dollari l’inve- commerciale di un paese isolato e senza sbocco stimento del governo cinese e di imprese pri- al mare. Può convenire. vate tra il 2016 e il 2017. A Sihanoukville sono La Thailandia è un caso a parte. I rapporti coi cinesi i proprietari di decine di casinò a loro cinesi sono migliorati dagli anni ottanta, sul fi- riservati. Sono cinesi i padroni di case, terreni, nire della Guerra fredda. Alleato di ferro degli alberghi, ristoranti, concessioni edilizie. An- che di pura speculazione, come ha dimostrato americani, hub logistico dell’Us Air Force du- il crollo di un edificio in costruzione a giugno. rante la guerra del Vietnam, il regno siamese Si è accartocciato su se stesso trascinando con non vuole però restar fuori dai giochi. Dagli sé quasi la metà dei manovali (cambogiani) anni duemila le relazioni si sono rafforzate: e in che nella struttura dormivano. I prezzi degli otto anni, tra il 1999 e il 2008, il volume degli immobili hanno fatto un balzo in avanti, pas- scambi commerciali tra i due paesi si era quasi sando da 500 dollari al metro quadro a 5mila se decuplicato: Bangkok, uscita con le ossa rotte in riva al mare. Le isole di fronte alla città sono dalla crisi finanziaria del 1997 (originata da una un paradiso per i cementificatori. Tra il 1994 bolla speculativa nel mercato immobiliare), ha e il 2012, il Centro cambogiano per i diritti di nuovo fame di investimenti e può offrire una umani stimava che il governo avesse già dato capitale in crescita dove costruire oltre a una in concessione oltre 4,6 milioni di ettari a più costa turistica attrezzata per la nuova classe me- di un centinaio di imprese cinesi. E quando a gennaio 2019 il primo ministro Hun Sen è dia cinese che ora ha il passaporto e il denaro andato in Cina, è tornato carico di doni: circa per fare le ferie nei mari del sud. Dei 35 milioni 600 milioni di dollari in aiuti e un aumento di turisti stranieri che nel 2017 han visitato la del commercio bilaterale che dovrebbe arrivare Thailandia, dieci erano cinesi. Hanno portato a sei miliardi di dollari entro il 2020 e a dieci nelle casse tailandesi circa 14 miliardi di euro e entro il 2023. nel 2018 il loro afflusso è aumentato del26 %. Nel piccolo e vicino Laos le cose stanno di- Le gru e le impalcature che ingessano Bangkok versamente. I laotiani sono stretti compagni hanno proprietari in gran parte cinesi. I menù di strada dei vietnamiti e, contrariamente ai dei ristoranti sulla costa sono in cinese… cambogiani, sembrano seguire il loro esempio. La Thailandia è per altro un paese chiave della Hanno approvato il progetto di un treno ve- Belt and Road Initiative: oltre al treno veloce loce che collegherà Pechino, attraverso la città via Laos sino a Singapore, si favella di un pro- di Kunming nello Yunnan, a Singapore. È solo getto per tagliare in due il paese nel punto più una parte del corridoio economico China-In- dochina Peninsula Economic Corridor che è stretto, collegando così Mar cinese meridionale uno dei sei previsti dalla nuova Via della seta e Golfo del Bengala, bypassando lo Stretto di in cooperazione coi paesi del Sud-est. Il pro- Malacca. Infine la Cina può bilanciare il potere

63 GLI ASINI 68 PIANETA americano in una fetta di mondo dove gli equi- tative di incontri fra i funzionari di alto livello libri tra colossi son sempre stati fondamentali. dei due paesi e spiegate con chiarezza di fronte È vero per Bangkok, per Giacarta, per Kuala a una platea di esperti dall’incaricato specia- Lumpur. E da come sta maldestramente agen- le per la Repubblica popolare democratica di do Donald Trump, già si prevede – almeno nel Corea (Rpdc), Stephen Biegun, a fine gennaio Sud-est – chi l’avrà vinta. 2019. Biegun aveva rassicurato che Washing- ton avrebbe risposto in contemporanea e “in parallelo” ai passi nordcoreani per arrivare alla denuclearizzazione con delle concessioni americane corrispondenti. Assicurando che il presidente, smarcandosi dai suoi predecessori, voleva la trasformazione delle relazioni bilate- rali per porre termine alla guerra fredda e alla COREA SENZA PACE. guerra di Corea. La marcia indietro di Donald Trump e l’inatte- LE COLPE DELL’AMERICA so ultimatum di Hanoi DI ROSELLA IDEO Nemmeno un mese dopo Singapore, al secon- do vertice di Hanoi, Trump è ritornato im- provvisamente e inaspettatamente alla casella L’ottimismo del 2018 che sembrava preludere di partenza ripetendo il vecchio e fallimentare se non alla soluzione all’avvio di un processo copione seguito da tutte le amministrazioni di avvicinamento e di costruzione della fiducia precedenti. A dispetto di ogni previsione, il reciproca fra gli Stati Uniti e la Corea del Nord vertice si è concluso alle prime battute con la nonché a misure concrete di distensione poli- richiesta perentoria della denuclearizzazione tico militare e di cooperazione economica fra completa verificabile e irreversibile (Civd) del- le due Coree si è interrotto bruscamente nel la Repubblica Popolare Democratica di Corea febbraio del 2019. L’obiettivo della denucle- senza concedere alcuna contropartita. In chia- arizzazione della Corea del nord che avrebbe ro: il sollevamento di parte delle sanzioni eco- dovuto essere preceduto da una dichiarazione nomiche, richiesto da Pyongyang in cambio, di pace fra gli Stati Uniti e, in parallelo, al solle- senza entrare in dettaglio, di passi concreti che vamento di una parte del pesante fardello delle avrebbero potuto rallentare, a detta degli stessi sanzioni imposte alla Repubblica Popolare De- esperti americani, il riprocessamento dell’ura- mocratica di Corea, è stato sconfessato con un nio e del plutonio sotto l’occhio degli ispettori voltafaccia improvviso e inaspettato di Donald internazionali e americani. Insomma un do ut Trump nel suo secondo vertice con Kim Jong des in una trattativa che avrebbe dovuto pro- Un ad Hanoi. Donald Trump, il primo presi- cedere con concessioni ‘in parallelo’. dente americano in carica a incontrare un lea- È evidente che il peso dei problemi interni di der nordcoreano, aveva fatto sperare nel primo Trump, le critiche dei Repubblicani (tradizio- storico incontro di Singapore (giugno 2018), nali avversari del regime dei Kim e dei Demo- e attraverso le sue dichiarazioni di amicizia e cratici) e soprattutto le elezioni presidenziali rispetto per il leader Kim, che gli Stati Uniti del 2020 hanno pesato sulla sconsiderata mar- avrebbero voltato la pagina buia della guer- cia indietro di Donald Trump. Ragioni che ra fredda e lavorato per la firma di una pace hanno fatto prevalere i ‘consigli’ del Segretario duratura nella penisola. Queste indicazioni di di Stato, Mick Pompeo e del Consigliere per massima erano state oggetto di numerose trat- la Sicurezza Nazionale, John Bolton, un falco

64 continua a pagina 73 GLI ASINI 68 Nativi digitali nella Corea del Sud UN PROGETTO DI LORENZO MACCOTTA DELL’AGENZIA CONTRASTO Circondati da dispositivi digitali sin dalla nascita, multitasking e sempre connessi a inter- net, i così detti nativi digitali rappresentano un nuovo “genere umano”, cresciuto nella rivoluzione tecnologica che ha cambiato la nostra vita quotidiana negli ultimi venti anni più che negli ultimi duecento. L’intelligenza nativa è uno strumento umano emergente, oggetto di dibattiti e ricerche per la comunità scientifica internazionale: come percepiscono il mondo i nativi digitali e di che tipo sarà quello che costruiranno nel prossimo futuro? Come dovrebbe essere pensato un sistema educativo appropriato a loro e quali sono le conseguenze del “gap” con i migranti digitali? Secondo i dati forniti nel 2013 dall’Itu – agenzia Onu per le Telecomunicazioni – è il Sud Corea il paese al mondo con la percentuale più alta di giovani attivi in Internet (99,6%). Il modello di calcolo alla base del primo, e finora ultimo, ranking della popolazione nativa digitale a livello globale è stato sviluppato in collaborazione con il Georgia Institute of Technology e contenuto nel “Measuring the Information Society Report 2013”, che misura lo stato e i progressi della società dell’informazione su scala internazionale. A fronte di una popolazione nativa digitale mondiale di 363 milioni (il 5,2 % di quella totale) i numeri assoluti più alti si trovano nei paesi densamente popolati come Cina, India e Brasile mentre la Repubblica di Corea si colloca nella prima posizione di quelli con la più alta penetrazione di internet nella fascia di età 15-24 anni (stabilita dall’Itu per identificare i nativi digitali). Dopo aver mantenuto il primo posto per tre anni consecutivi nel ranking dei paesi con gli indici Idi (Ict Development Index) più alti al mondo, il paese della Samsung – che ha per primo commercializzato il servizio 3G nel 2002, raggiunto la piena copertura nazionale della rete wireless nel 2012 e recentemente lanciato un piano di investimenti di oltre 1 miliardo di euro per lo sviluppo della tecnologia 5G entro il 2020 – deve il suo primato alle politiche nazionali per le infrastrutture digitali combinate con i piani di riforma scolastica finalizzati alla digitalizzazione completa dell’in- tero curriculum formativo nazionale.

65 GLI ASINI 68 FOTOGRAFIE

66 GLI ASINI 68 FOTOGRAFIE

67 GLI ASINI 68 FOTOGRAFIE

68 GLI ASINI 68 FOTOGRAFIE

69 GLI ASINI 68 FOTOGRAFIE

70 GLI ASINI 68 FOTOGRAFIE

71 GLI ASINI 68 FOTOGRAFIE

72 GLI ASINI 68 PIANETA ben noto fin dai tempi dell’amministrazione chilometri dalle batterie della Rpdc e potrebbe di George W. Bush per la sua avversione vi- essere distrutta nel giro di mezz’ora. Senza bi- scerale per il regime dei Kim. Questo inatteso sogno dell’atomica. ultimatum, equivalente alla richiesta della resa Sia chiaro: Kim e i dirigenti nordcoreani non incondizionata della Rpdc, era chiaramente sono irrazionali ma sono pronti a prendere dei irricevibile per Kim Jong Un. La volontà di rischi calcolati per trattare, da un piano di for- chiudere in fretta pretendendo “tutto e subito” za, con Washington. Non vogliono attaccare si configura come un insuccesso clamoroso e gli Stati Uniti perché, come hanno dichiarato, uno degli errori più madornali della pasticcia- non hanno tendenze suicide. Vogliono il rico- ta politica estera di questa amministrazione, noscimento diplomatico, la stipulazione di un pur tenendo presente che le trattative sareb- trattato di pace con l’alleggerimento progressivo bero state dure, tortuose e soprattutto lunghe delle sanzioni per puntare energie e risorse sullo e piene di incognite. La delegazione nordco- sviluppo dell’economia più disastrata dell’Asia reana dopo aver precisato di non aver chiesto orientale. Kim accetta il dialogo con la Corea la rimozione di ‘tutte’ le sanzioni come aveva del presidente progressista Moon che ha fatto dichiarato Trump come giustificazione di co- della distensione con il Nord la cifra del suo modo per avere troncato la sua permanenza ad mandato. I due leader giocano di sponda acce- Hanoi, ma di ‘alcune sanzioni’, se ne è tornata lerando tempi e modalità del dialogo interco- amareggiata a Pyongyang. reano in tre epocali incontri al vertice nel 2018. Moon si ritaglia il ruolo di pontiere fra Trump La strategia dei due leader coreani e Kim Jong Un. Ed è Kim, attraverso Moon, Gli antefatti hanno trovato ampio rilievo sulla garante della serietà delle sue parole, a tendere la stampa internazionale. Ignorando le risolu- mano a Trump dicendosi pronto a iniziare i ne- zioni e le sanzioni sempre più pesanti dell’O- goziati con Washington, promettendo l’abban- nu, il regime di Kim Jong-un, fino ad allora dono dei suoi armamenti nucleari in cambio di mai uscito dal suo paese per consolidare il garanzie di sicurezza e della normalizzazione dei suo potere con metodi più o meno cruenti, rapporti fra i due Paesi. Precisa che il suo paese ha continuato ad aumentare e perfezionare il si sarebbe astenuto dal compiere test nucleari e suo arsenale nucleare e missilistico. In luglio missilistici per la durata dei colloqui. A spiana- e in novembre 2017 ha testato, fra gli altri, re la strada sono tre vertici fra le due Coree ad due Icbm (Intercontinental Balistic Missiles) alto valore simbolico. I primi due a Panmunjon con una gittata tale da poter colpire qualsiasi (aprile e maggio 2018), dove è stata firmata la città del continente americano; in settembre tregua del 1953 e dove dovrebbe un giorno essere ha compiuto il test sotterraneo di una bom- firmata la pace. Il terzo si è svolto in settem- ba termonucleare per lo meno dieci volte più bre a Pyongyang dove in uno stadio gremito potente di quella di Hiroshima. Il pericolo? La i nordcoreani hanno acclamato il discorso del miniaturizzazione di una bomba nucleare da presidente del Sud e il suo auspicio che siano i inserire sulla testata di un Icbm. Preso di con- coreani e non la situazione internazionale (leggi tropiede, Trump minaccia la distruzione totale le potenze straniere) a prendere in mano il loro del paese di 25 milioni di abitanti; poco dopo destino per arrivare in futuro a una Corea unita. rincara la dose prospettando un bombarda- Tre vertici concreti e ben preparati dalle rispet- mento atomico ‘limitato’ fra lo sgomento della tive delegazioni. comunità internazionale e di quella america- na. Un attacco atomico avrebbe giustificato la Lo sdoganamento di Kim ritorsione di Pyongyang sulla metà meridiona- Il vertice di Singapore è stato un successo per- le della penisola. Seoul è a una cinquantina di sonale per il terzo erede della dinastia rossa. A

73 GLI ASINI 68 PIANETA

Singapore, Trump ha sdoganato Kim Jong-un Un passo indietro consentendogli la piena legittimazione interna Va ricordato in estrema sintesi che la sparti- e un peso internazionale impensabile solo sei zione della penisola tra americani e sovietici mesi prima. Cina e Russia, che pure avevano al 38mo parallelo (nel 1945) e la guerra fredda aderito alle pesanti sanzioni Onu del 2017, si hanno creato, contro il volere di tutti i coreani, affrettano a riallacciare i rapporti e ad allen- due Stati antitetici che, dalla loro fondazione tare le sanzioni. Dopo il fallimentare vertice nel 1948, si sono combattuti e odiati. Finita la di Hanoi la situazione è in stallo. A oggi non guerra, con la firma di un armistizio cui non è sono riprese le trattative che avrebbero dovuto mai seguita la pace, il 38mo parallelo è diven- coinvolgere le due delegazioni. Da fine luglio tato un muro impenetrabile. La linea “demi- Pyongyang ha ripreso a testare missili a breve litarizzata”, profonda 4 chilometri, è stato in gittata (non a lunga gittata come promesso). realtà il confine più militarizzato del mondo. È chiaro che non intende discutere con gli Dopo l’intervento armato dell’Onu a guida americani se restano sulla posizione del ‘tutto americana (1950) che ha respinto l’avanzata o nulla’. Ha stigmatizzato Pompeo e Bolton, di Pyongyang al Sud con ogni mezzo (napalm attribuendo loro il fallimento del summit in compreso), la Rpdc ha sviluppato una menta- Vietnam. E, dichiarando la propria pazienza lità da assedio permanente e, dalla fine degli limitata, ha concesso agli Stati Uniti un ter- anni ’80, il possesso di una forza di dissuasione mine (la fine del2019 ) per proseguire a piccoli nucleare si è consolidato come elemento costi- passi sulla strada indicata a Singapore. In caso tutivo e identitario dello Stato stesso. Non va contrario la Rpdc realizzerà una ‘nuova politi- dimenticato che, a dispetto degli accordi di ar- ca’. Il messaggio è chiaro. In mancanza di ga- mistizio, gli Stati Uniti hanno introdotto armi ranzie sulla sua sicurezza, Pyongyang non solo atomiche in Corea del Sud, che sono state ri- non ha interesse a trattare, ma continuerà ad mosse da Bush padre solo nel 1991. aumentare e perfezionare il suo arsenale ato- La Corea del Sud (Rdc) dopo aver subito re- mico e convenzionale. gimi altrettanto brutali di quello del fondatore Per di più dalle fonti ufficiali si intuisce una della dinastia rossa, Kim Il-song, è riuscita a lotta interna all’elite fra i fautori della politica liberarsi delle dittature (appoggiate dagli Stati fin qui seguita da Kim (che mantiene il rap- Uniti in funzione anticomunista) nel 1987 con porto personale con Trump attraverso contat- la promulgazione di una nuova Costituzione. ti epistolari) e gli oppositori (tra le Forze Ar- Con un passaggio morbido alla democrazia mate). Tanta inusitata trasparenza è un altro nel 1992, ha eletto il primo Presidente civile messaggio obliquo al presidente. Allo scopo di della storia della Rdc. Da allora nella Corea rafforzare la sua posizione Kim si è fatto no- democratica si sono alternati governi conser- minare capo di Stato al posto di un anziano vatori e progressisti. I primi sono rimasti an- funzionario che svolgeva per altro mansioni ticomunisti con un odio viscerale verso i ne- cerimoniali, per avere la gestione in prima per- mici del Nord; i secondi, fatte salve le misure sona della politica estera del paese. Anche Kim di sicurezza contro le provocazioni armate dei guarda con preoccupazione alle presidenziali nordcoreani, sono stati aperti al dialogo, alla americane e tiene aperta la porta per raggiun- distensione e a una generosa cooperazione eco- gere un eventuale accordo nel secondo manda- nomica in un decennio che ha contribuito a to di Trump. Il giovane leader può contare si- ridimensionare la demonizzazione dei nordco- curamente sull’appoggio dei vecchi alleati della reani sotto la presidenza di due progressisti. Rpdc, Cina e Russia, che hanno rafforzato un Anche il presidente attuale, Moon Jae-in, è un asse strategico per contrastare Trump nel corso progressista che ha una conoscenza approfon- di circa 30 incontri negli ultimi due anni. dita del dossier nordcoreano e dei problemi

74 GLI ASINI 68 IN CASA vissuti dai suoi predecessori con gli Stati Uni- tualmente confina con il Bangladesh, ma per ti dal giovane George W. Bush da un lato e molto tempo ha confinato con quella che era le difficoltà di dialogo con la Rpdc dall’altro. l’India britannica. Dal punto di vista del drit- Entra in carica subito dopo la destituzione del- to birmano e internazionale, i Rohingya sono la presidente Park Geun Hye nel maggio del una comunità senza stato, una comunità di 2017 e pochi mesi dopo l’insediamento di Do- apolidi che non gode di alcun diritto civile o politico di cittadinanza. Secondo una classifica nald Trump alla Casa Bianca. Sa anche che il un po’ macabra dell’Onu, rappresentano oggi drammatico dossier dei diritti umani negati in la minoranza che subisce la persecuzione più Corea del Nord si può risolvere solo attraverso totalizzante e sistematica nell’intero panorama un dialogo costante e una reale distensione. internazionale. Tuttavia, i Rohingya non si de- finiscono e si auto-percepiscono come una mi- noranza oppressa. O meglio, non solo. Essi si definiscono come un popolo che ha una pro- pria religione, quella musulmana, e vive all’in- terno di un paese profondamente buddista, un popolo con una coscienza nazionale, una propria storia, una propria lingua. Il primo punto da rimarcare è che le radici di NEL MYANMAR, questa disputa sono storiche e, insieme, storio- grafiche: è tuttora in corso una grande battaglia TRA I ROHINGYA sulla storia di questo popolo. La Birmania è a tutti gli effetti un mosaico etnico, linguistico e Il 4 giugno di quest’anno, a Forlì, presso l’Istituto religioso complicatissimo, un patchwork mol- per la Storia della Resistenza e dell’età contem- to colorato e differenziato. L’attuale Costitu- poranea di Forlì-Cesena, si è tenuto l’incontro zione riconosce come autoctone 135 minoranze Rohingya. L’inferno dimenticato dei bambini, etniche. Fra queste, i Rohingya non ci sono. curato da Domenico Guzzo, condirettore dell’Isti- Per spiegare questa assenza occorre ricordare tuto. All’inquadramento storico politico condotto le due tesi principali che si scontrano rispetto da Andrea Passeri, ricercatore dell’Università di all’identità dei Rohingya. Da un lato ci sono i cosiddetti negazionisti, un gruppo che com- Bologna esperto di Myanmar, è seguita la testi- prende tutte le istituzioni politiche, civili e mi- monianza di Pio D’Emilia, corrispondente di litari, dell’attuale Myanmar. La loro tesi è che i SkyTG24 per l’Asia orientale, che nell’autunno del Rohingya non siano né una minoranza oppres- 2018 ha visitato Kutupalong (Cox’s Bazar, Ban- sa né un popolo, ma dei migranti economici gladesh), attualmente il campo profughi più gran- irregolari entrati a più riprese in Myanmar a de del mondo, abitato in gran parte da bambini. seguito, e non prima, della colonizzazione bri- tannica del paese. Saremmo quindi di fronte a un esodo migratorio che partirebbe sostan- zialmente negli anni venti dell’Ottocento, a se- CHI SONO I ROHINGYA guito della prima guerra anglo-birmana. Con l’annessione, i Rohingya si sarebbe riposizio- DI ANDREA PASSERI nati all’interno della Birmania britannica, pe- raltro anche in posti molto ambiti del settore I Rohingya sono una minoranza, un commerciale, fatto che ha creato fin da allora gruppo etnico-religioso-linguistico storica- invidia sociale, pregiudizi, stigma. mente localizzato nella regione più occidenta- Dall’altro lato, c’è invece una fetta consisten- le del Myanmar, nello stato dell’Arakan, oggi tissima dell’accademia internazionale, forma- Rakhine, affacciato sul golfo del Bengala. At- ta da voci indipendenti, che offre un quadro

75 GLI ASINI 68 IN CASA e una ricostruzione ben diversa. Secondo Non sorprenderà quindi sapere che dell’attua- questo gruppo di studiosi, prove incontro- le popolazione dei Rohingya, stimata in poco vertibili di natura archeologica, artistica ed meno di 900mila individui, la gran parte etnografica testimonierebbero la presenza dei (825mila) vive come rifugiata al di fuori della Rohingya nello stato dell’Arakan fin dall’IX Birmania, soprattutto in Bangladesh. Questo secolo. Si tratta di popolazioni che originano paese da solo deve far fronte a una pressione da marinai che, convertiti all’islam, intrapre- di rifugiati superiore a quella che attualmente sero fin da quell’epoca una vita più sedenta- deve gestire l’Unione Europea nel suo com- ria. Per oltre 300 anni peraltro, dal Quattro- plesso con la crisi dei migranti che viviamo cento al Settecento, i Rohingya hanno vissuto nel Mediterraneo. La popolazione Rohingya all’interno di uno stato indipendente: aveva- rifugiata in questo paese è composta da madri no quindi una propria casa prima di venir an- single (16%), bambini (55%) e persone anzia- nessi ai regni antenati dell’attuale Birmania. ne (4%), bisognose di una assistenza medica Passano poi cinquant’anni sotto il giogo bir- costante. Come sempre, quando questi dram- mano prima di venire annessi al Regno Unito mi emergono, il prezzo più alto lo pagano le al termine della prima guerra anglo-birmana. fasce della popolazione più disagiate. Il 1962 è una data spartiacque per i Rohingya: In Myanmar è assai diffuso un stereotipo se- la Birmania subisce il primo di una lunga sta- condo cui i Rohingya sarebbero dediti alla gione di golpe militari e da sistema parlamen- sostituzione demografica del paese attraver- tare molto debole si trasforma in un regime so tassi di natalità incontrollati. Anche que- che potremmo definire pretoriano, dominato sto stereotipo è smentito dai dati: le famiglie dai militari. La discriminazione nei riguardi sono di taglia assolutamente normale (due, tre dei Rohingya aumenta in modo esponenzia- o quattro figli) e quand’anche tornassero tutti le. Nel 1977 viene lanciata una prima opera- in Myanmar, i 900mila Rohingya peserebbero zione militare in grande stile, che porta a bru- per circa il 3% dell’intera composizione etnica ciare villaggi e ad allontanare tutta una serie del paese. Una percentuale assai più bassa di di popolazioni civili dallo stato di Rakhine. altri gruppi etnici, come ad esempio gli Shan, Gli sfollati sono ben 200mila, la maggior minoranza di ascendenza cinese che vive al parte dei quali trova rifugio in Bangladesh. confine con la Cina. Anche dal punto di vista Nel 1982, quando viene varata la nuova legge religioso la situazione è rimasta sempre piut- sulla cittadinanza che riconosce le 135 cosid- tosto stabile: i musulmani presenti in Myan- dette razze indigene o autoctone, i Rohingya mar, molti dei quali Rohingya, pesavano per il diventano a tutti gli effetti degli apolidi. A 4% negli anni settanta e questa percentuale si rendere possibile la loro esclusione dalla lista, è mantenuta tutto sommato costante nel cor- un artificio legale: viene infatti definito come so dei decenni. Quindi l’idea di una invasione criterio per la cittadinanza la presenza nel pa- musulmana che prende piede in Myanmar è ese prima del 1824, quindi prima dell’inizio totalmente campata in aria e nei pregiudizi di della colonizzazione britannica e, come ab- coloro i quali si affidano a una visione ultrana- biamo visto, le istituzioni negano la loro pre- zionalista della cittadinanza birmana. Al con- senza. Con il varo di questa legge, i Rohingya trario, subendo una persecuzione sistematica perdono quindi qualsiasi tipo di diritto civile, ormai dagli anni settanta, i Rohingya hanno politico, sociale comunemente associato alla dato vita a una diaspora localizzata in mol- cittadinanza. Infine, nel1991 , vengono mes- ti paesi dell’Asia, gran parte dei quali ovvia- se in atto nuove campagne militari in grande mente mussulmani, dove sentono di trovare stile per l’eradicazione dei Rohingya. Il nome maggiore protezione, maggiore comprensione dell’operazione, drammaticamente emblema- – la Malesia, per esempio, negli ultimi tempi tico, è Operation Clean and Beautiful Na- ha assunto un atteggiamento molto critico nei tion, e rimanda chiaramente al concetto di confronti della Birmania, ergendosi a paladi- pulizia etnica. no dei diritti dei Rohingya.

76 GLI ASINI 68 PIANETA

Ma arriviamo agli eventi più recenti. Nel alla metà di settembre, muoiono oltre 6mila 2012, mentre la Birmania sembra avviarsi a civili e si registra ancora una volta una migra- una democrazia e in Occidente siamo tutti zione forzata di 600mila civili inermi. Abbia- presi dall’euforia, si registra un’anticipazione mo addirittura delle statistiche scompattate di quella che sarà la grande repressione dei secondo la modalità con la quale vengono Rohingya dell’estate del 2017. Su internet si perpetrate queste uccisioni: il 69% a colpi di spargono voci su un presunto stupro di ragaz- pistola (esecuzioni a sangue freddo); ci sono ze buddiste bamar, cioè appartenenti all’etnia poi casi di stupro, persone bruciate, persone maggioritaria, da parte di giovani Rohingya e picchiate fino alla morte. È una campagna ciò dà luogo a pogrom anti musulmani nello che rasenta orrori di ben altra epoca. stato di Rakhine e in altre zone del paese. Si In tutto ciò, Aung San Suu Kyi, la paladina registrano linciaggi, la distruzione di interi dei diritti umani, premio Nobel per la pace villaggi: sul campo rimangono oltre 200 mor- nel 1991, effigiata dagli U2 in una serie di can- ti e 150mila sfollati. Molte persone prendono zoni che l’hanno resa una icona pop soprat- il mare e provano a scappare verso la Malesia. tutto in Occidente, cosa fa? Fin dalle primissi- Sono fatti tristemente familiari: a noi, per le me dichiarazioni , nel settembre 2017, adotta vicende del Mediterraneo, ma anche alle po- un atteggiamento di totale connivenza rispet- polazioni asiatiche, perché ricordano molto to agli abusi perpetrati dai militari, atto a mi- da vicino i vietnamiti che a metà degli anni nimizzarne e a coprire le responsabilità. Nel settanta, una volta unificato il paese, scappa- dicembre, Wa Lone e Kyaw Soe Oo, due gior- rono per sottrarsi all’unificazione da parte del nalisti birmani della Reuters, vengono arresta- Nord. ti per aver svelato l’esistenza di fosse comuni Il 2015 segna l’apice del periodo di eufo- nello stato di Rakhine e verranno liberati solo ria e ottimismo: Aung San Suu Kyi ottiene nel maggio del 2019, vincendo nel frattempo un mandato elettorale fortissimo e in molti il premio Pulitzer. Nel settembre 2018, dopo parlano di democratizzazione imminente. mesi di indagini nel paese, l’Onu pubblica un Eppure il passo all’indietro è dietro l’ango- report durissimo: definisce la repressione per- lo: una frazione della galassia dell’attivismo petrata dai militari come un esempio da libro Rohingya decide di prendere le armi e di affi- di testo di pulizia etnica e mette per iscritto darsi a metodi violenti, insurrezionali, a tratti un giudizio estremamente impietoso nei ri- anche terroristici. Sotto la sigla Arsa (Arakan guardi di Aung San Suu Kyi, che riporto in Rohingya Salvation Army), nel 2016 viene modo letterale: “Il consigliere di Stato Aung portata a termine una serie di attacchi coor- San Suu Kyi non ha utilizzato la sua posi- dinati contro i checkpoint e i posti di blocco zione di capo del governo, né la sua autorità dell’esercito birmano nello stato di Rakhi- morale per prevenire o ritardare gli eventi in ne. Vengono uccisi nove militari. L’esercito atto, o per cercare alternative per garantire la risponde con una repressione violentissima protezione della popolazione. Anzi, le autorità che, ancora una volta, si risolve in un esodo civili, fra cui Aung San Suu Kyi, hanno diffu- di sfollati. so narrative false, hanno negato gli abusi del È l’antipasto di quello che avverrà nell’estate Tatmadaw (l’esercito birmano), hanno crea- del 2017 e che ci conduce direttamente alla si- to degli ostacoli all’investigazione dell’Onu e tuazione di gravità assoluta che viviamo oggi hanno addirittura coordinato un’azione di in- nello stato di Rakhine. Una nuova ondata quinamento delle prove”. Si tratta di un giu- di attacchi da parte dell’Arsa viene repressa dizio che inchioda Aung San Suu Kyi a delle nel sangue e l’esercito birmano si abbandona responsabilità incontrovertibili. ad atti di crudeltà incalcolabile. A due anni Potremmo chiederci perché le istituzioni di distanza, abbiamo stime precise rispetto internazionali non intervengano, perché il all’eccidio che si consuma in quelle settima- massacro di questo popolo si consumi nella ne: nel giro di un mese, dalla metà di agosto più totale impunità. Da questo punto di vi-

77 GLI ASINI 68 PIANETA sta, dobbiamo ricordarci che qualsiasi azione una società fortemente xenofoba, che teme il vincolante da parte delle Nazioni Unite do- diverso. La demonizzazione dell’altro, di ciò vrebbe per forza di cose passare attraverso il che è alieno rispetto a noi, è un tratto do- Consiglio di sicurezza dell’Onu, Consiglio minante del processo di costruzione di una dove siedono due paesi – mi riferisco alla identità nazionale birmana sin dagli anni Russia, ma soprattutto alla Cina – che hanno quaranta. Xenofobia significa anche nazio- fatto più volte intendere che eserciterebbero nalismo etnico, cioè definire su base etnica i il proprio potere di veto per bloccare qualun- criteri di cittadinanza. Per la gran parte della que azione vincolante nei riguardi dei verti- popolazione birmana, essere birmani significa ci birmani. Anzi, la Cina ha sfruttato la crisi essere bamar ed essere buddisti. Chi non sod- dei Rohingya per riaffermare il proprio ruolo disfa questi due criteri è un cittadino di serie quale protettore e interlocutore diplomatico B o è un reietto, un indesiderato. Questo ap- privilegiato del Myanmar. proccio ha storicamente condotto all’assimi- Nel novembre 2018 si raggiunge un accordo lazione forzata di molte minoranze, anziché a bilaterale fra il Myanmar e il Bangladesh per una integrazione, a una unità nelle differenze. il rimpatrio dei Rohingya. C’è però un pro- I Rohingya sono però musulmani e l’odio nei blema sostanziale che nessuno sembra consi- loro confronti si nutre di stereotipi che ven- derare: i Rohingya in Myanmar non ci vo- gono spesso alimentati da organizzazioni re- gliono tornare. Hanno paura. L’accordo passa ligiose buddiste di stampo ultranazionalista. quindi sopra le loro teste e non è nemmeno È importante saperlo per rivedere l’immagine entrato in una fase implementativa. Data un po’ di stereotipata che abbiamo del buddi- questa impasse, la corte penale internazionale smo come religione di pace e armonia a tutti i ha avocato a sé la giurisdizione per perseguire costi. In Myanmar non è così. Ashin Wirathu, i vertici militari del Myanmar – stiamo par- noto anche grazie alla copertina che “Time lando di persone fisiche e non dello stato del Magazine” gli ha dedicato, è il più estremo Myanmar – per il crimine di deportazione e e radicale dei monaci buddisti presenti in ha avviato delle indagini preliminari. Tutta- Birmania. Recentemente è stato incrimina- via, secondo molti, il foro più competente to perché ha criticato Aung San Suu Kyi per per perseguire i vertici birmani per il crimi- essere troppo morbida. Gli stereotipi hanno ne di genocidio sarebbe il tribunale dell’Aja, un impatto concreto e riverberano nelle leggi la Corte Internazionale di Giustizia, che può come pure nell’attività politica delle istitu- perseguire gli stati e non solo gli individui. zioni birmane. Il caso più importante sono Questo permetterebbe una base giuridica più le cosiddette quattro leggi per la protezione solida, perché il Myanmar è fra i paesi firma- della razza e della religione, varate nel 2015 tari della convenzione internazionale del 1948 e ulteriormente rafforzate negli ultimi tempi. contro il genocidio. Tuttavia, al momento, Queste leggi pongono restrizioni molto forti nessuno fra i Paesi firmatari e aderenti alla ai matrimoni interreligiosi, alla possibilità di Corte Internazionale di Giustizia e che quin- convertirsi all’islam, di praticare la poligamia di potrebbero attivare una causa contro il e, addirittura, introducono misure per il con- Myanmar, ha scelto di compiere questo passo trollo della natalità nello stato di Rakhine. e questo perché il Myanmar è oggi un grande La soluzione della questione Rohingya deve business, l’ultima frontiera degli investimenti inevitabilmente contemplare una dimensione nell’Asia, e nessuno vuole esporsi alle riper- politica, che guardi al federalismo in modo cussioni economiche e diplomatiche che con- serio, ma anche le spinte dal basso, prove- seguirebbero a un gesto di questo tipo. nienti dalla società civile, indispensabili a Il quadro che ho delineato porta a chiedersi portare avanti un cammino di riconciliazio- se la Birmania sia un paese razzista. Sebbe- ne nazionale. Se nel caso della politica e delle ne sia sbagliato etichettare la società come istituzioni il quadro è sconfortante perché il razzista tout court, è lecito affermare che sia Myanmar non è una democrazia in diveni-

78 GLI ASINI 68 PIANETA re ma un regime ibrido ancora dominato dai un grandissimo assist ad Aung San Suu Kyi. militari, nella società civile possiamo rintrac- Finora l’Arsa si è indirizzata unicamente ver- ciare qualche spiraglio. Penso per esempio so obiettivi militari. Non ha mai colpito civili all’alfabetizzazione digitale: in Myanmar, Fa- birmani, non ha preso come obiettivi luoghi cebook e i social media sono diventati onni- di preghiera, luoghi pubblici, luoghi appun- presenti, le fake news corrono selvaggiamen- to deputati ad attività civili. Se mai dovesse te. Aiutare i cittadini birmani a distinguere verificarsi un attentato contro la popolazione fra vere notizie e bufale potrebbe essere un civile della Birmania, Aung San Suu Kyi e i primo passo per rompere questo ciclo di invi- militari avrebbero una legittimazione enor- dia e odio sociale. La comunità internaziona- me per rendere il pugno già durissimo un le quindi non deve isolare il Myanmar come pugno d’acciaio nei confronti dei Rohingya. sta facendo negli ultimi mesi – soprattutto gli Lo spettro dell’Isis è stato sfoderato e svento- Stati Uniti – ma deve mantenere un canale lato a più riprese da Aung San Suu Kyi, che di contatto aperto per richiamare il paese alla ha tutto l’interesse a collegarsi all’islamofobia sua responsabilità ed eventualmente premiare globale per giustificare i soprusi. È quindi dei passi nella direzione di una normalizzazio- necessario porre attenzione alle dinamiche ne della questione Rohingya. Oppure penso interne all’attivismo Rohingya: quali interlo- al movimento delle cosiddette rose bianche, cutori internazionali, dobbiamo dialogare e, nato negli ultimi tempi durante il Ramadan: se possibile, favorire le anime più moderate si tratta di cittadini buddisti, fra cui bambi- del movimento Rohingya, che non vogliono ni, giovani – in alcuni casi è incluso anche il abbandonarsi a una lotta senza quartiere con clero – che durante le festività del Ramadan Rangoon. si sono recati in alcuni quartieri musulmani delle principali città birmane come Rangoon e Mandalay, e hanno distribuito rose ai propri concittadini musulmani. Se si vuole rompere il ciclo di violenza, di odio, di incomprensio- ne, un passo sostanziale deve essere fatto pro- VIAGGIO A KUTUPALONG prio dalla società civile. Il mondo Rohingya è DI PIO D’EMILIA oggi diviso in due grandi fazioni: i cosiddetti moderati, o comunque coloro che vorrebbero Sono stato a Kutupalong fra il novembre rimanere all’interno di una dialettica politica e il dicembre del 2018, un anno dopo l’accor- e legale; e quelli che, dopo aver subito così do bilaterale siglato fra il Myanmar e il Ban- tanto odio, così tanti soprusi, vogliono inve- gladesh per il rimpatrio dei Rohingya. Non ce perseguire una via diversa, una via anche ho visto con i miei occhi l’ultimo massacro violenta. di questo popolo, avvenuto nell’agosto del Negli ultimi mesi, all’interno del campo più 2017, ma ci sono andato molto vicino. Con importante che ospita i Rohingya e che si un collega birmano, avevo tentato di passare trova in Bangladesh (Kutupalong), si sono il confine birmano, ma una motovedetta ci ha verificati omicidi dei leader moderati del mo- indotto a non proseguire. Lui però si è tuffa- vimento Rohingya, molto probabilmente uc- to in acqua e dopo due giorni è arrivato con cisi non da membri dell’esercito birmano ma immagini che testimoniano, al di là di ogni da fazioni più radicali all’interno dello stesso dubbio, le distruzioni compiute dall’esercito movimento. Questo è il frutto più avvelenato birmano al comando del generale Min Aung della situazione odierna: anche il popolo più Hlaing, uno dei pochi sopravvissuti della vec- oppresso, come è quello dei Rohingya, dopo chia giunta militare, capo di stato maggiore aver subito così tanto odio, così tanta violen- dell’esercito. I nazionalisti birmani defini- za, finisce per volgere lo sguardo a metodi di scono i Rohingya appestati di Allah, insetti lotta violenti, ma proprio questi darebbero schifosi. Vengono aizzati da monaci come

79 GLI ASINI 68 PIANETA

Ashin Wirathu, a capo del Ma Ba Tha, un’or- nel fango, mantenendo il sorriso anche nelle ganizzazione ultra nazionalista che dichiara situazioni più estreme. Non chiedono che un di avere come scopo la difesa della religione po’ di attenzione; invece, molti di loro sono buddista e della razza birmana. Vezzeggiato già “capo-famiglia”: hanno raggiunto i dodici dai media per la generosità con cui rilascia le anni, quella che nel campo viene considerata sue oscene interviste, Wirathu è noto per i le- la maggiore età, e quindi debbono assumersi gami che ha con l’establishment militare, che la responsabilità di fratellini e sorelline. Pren- in Birmania ha ancora un ruolo molto im- dono la tessera per ricevere il cibo, lavorano portante. Eppure, tutti i politici che contano, e la sera tornano a casa, preparano la cena a dopo la foto ricordo con Aung San Suu Kyi, lavano i più piccoli, esattamente come fareb- fanno a gara per incontrarlo. Perfino il papa, bero un papà o una mamma di qualunque pare per un imposto e improvviso cambio di altro posto… Solo che questo posto somiglia programma, ha dovuto farlo, segnale evidente molto all’inferno. Manca l’acqua potabile, su chi ancora comandi davvero in Birmania. mancano le fognature e l’imminente stagione Aung San Suu Kyi si è trasformata da corag- delle piogge aumenta il rischio di epidemie giosa e intransigente paladina dei diritti civili di colera. in abile politica disposta a ogni compromesso Le autorità del Bangladesh fanno quello che con i suoi vecchi aguzzini pur di evitare il ri- possono, cioè molto poco, ma almeno tratta- torno alla dittatura. Che questo sia un rischio no le persone con umanità e delegano la ge- reale è difficile dirlo. Più certi sono i grandi stione dell’emergenza alle organizzazioni in- interessi economici in gioco, soprattutto del- ternazionali, quali l’Unhcr e varie ong, tutte la Cina e dell’India, impegnate a rafforzare la impegnate ad alleviare, per quanto possibile, loro presenza e a sfruttare le enormi risorse la sofferenza di questo popolo. Ci sono un del paese. Nella regione di Rakhine, da dove po’ tutti, da Save the Children a Medici senza proviene la maggior parte dei Rohingya, pas- Frontiere, dalla Croce Rossa al Moas, l’ong seranno un enorme gasdotto e una ferrovia maltese coinvolta suo malgrado nell’inchiesta che dovrebbe finalmente concedere alla Cina sul soccorso ai migranti nel Mediterraneo, e l’accesso diretto ai mari del sud. Un progetto che proprio qui a Kutupalong ha aperto uno di gigantesche proporzioni, che non può es- dei più efficaci e organizzati ospedali da cam- sere messo a rischio da una popolazione mal po. La cosa più drammatica dei Rohingya, sopportata. e di cui maggiormente mi rammarico come La vicenda dei Rohingya va ormai al di là dei cittadino, è che non sono rifugiati tempora- silenzi più o meno colpevoli di Aung San Suu nei ma perpetui, come del resto i palestinesi. Kyi, che ho avuto modo di conoscere e in- La non-temporaneità è come una sentenza tervistare finché, di fronte a domande precise di condanna. Questi bambini sono gli stessi sui Rohingya e sui rapporti con la Cina lei bambini che nei villaggi, nei campi profughi ha preferito troncare ogni rapporto con me. del Libano, e probabilmente in quello del È una vicenda che coinvolge più di 800mila Kenya – fino a un po’ di tempo fa il più grande persone situate nel campo di Kutupalong, at- del mondo – nascono, vivono, si moltiplica- tualmente il più grande campo rifugiati del no e moriranno nel medesimo stato precario mondo, situato in Bangladesh, nei pressi del- di degrado. Altri rifugiati, per esempio quelli la città di Cox’s Bazar. Fino a un po’ di tempo di cui stiamo parlando in questi tempi in Ita- fa, era composto da quattro, cinque campi da lia, sono effettivamente transeunti, passegge- cui la gente entrava e usciva. Adesso è stato ri: hanno un obiettivo, hanno una speranza unificato: c’è una sola amministrazione e i e probabilmente arriveranno a concretizzarla, Rohingya non possono mai lasciare il distret- piaccia o meno a Salvini. È questione di mesi, to. Si tratta soprattutto di donne, anziani, e di anni, ma hanno un futuro davanti a loro. (più della metà) bambini. Quando vai per il I rifugiati perpetui, invece, non ce l’hanno. campo li vedi dappertutto. Lavorano, giocano E siccome la politica ha i suoi meccanismi, i

80 GLI ASINI 68 PIANETA suoi protocolli, le sue finzioni e le sue ipocri- le “d’accatto” e che crede nel rispetto assoluto sie, siccome c’è questo accordo e non si può dei bambini, il fatto che debbano essere offu- rendere fisso qualcosa che la politica definisce scati è un’altra delle grandi ipocrisie di questi come “temporaneo”, coloro che vorrebbero tempi, del nostro mondo. Perché anche que- migliorare la situazione infrastrutturale del sta protezione riguarda solo alcuni bambini. campo non lo possono fare. E i fondi stanzia- Nessuno ti chiede perché mai mostri bambini ti dalla Malesia, dal Pakistan o dal Giappone, del Niger, per esempio… Del resto, in po- non possono essere usati nel modo corretto. chissimi qui in Occidente si chiedono e fan- Faccio un esempio: per migliorare la situazio- no qualcosa per le centinaia di migliaia dei ne del campo basterebbe asfaltare le strade, bambini Rohingya. affinché non diventino fango dopo ogni tem- C’è una grande distanza tra la realtà dei fat- porale. Ma questo non si può fare, perché se ti e la politica, tra quello che auspichiamo e lo si facesse si darebbe l’impressione che ci si quello che avviene e avverrà. L’accordo fra è rassegnati, che il campo è permanente e non Myanmar e Bangladesh per il rimpatrio è temporaneo, e quindi la politica perderebbe stato siglato in fretta e furia per motivazio- il suo carattere di emergenza. Così si lastri- ni esterne alla realtà dei Rohingya: stava per cano i sentieri con mattonelle di terracotta, arrivare il papa (fine novembre 2017), Aung che a loro volta si frantumano perché sopra ci San Suu Kyi voleva dimostrare di reagire in passano con le jeep, con i carri, con le mac- qualche modo all’emergenza, c’era l’interesse chine… di Sheikh Hasina, la bravissima e coraggiosa Allo stesso modo l’Unhcr, Save the Children, primo ministro del Bangladesh. Tutti voleva- Moas e tutti gli altri non possono rafforza- no siglare questo accordo e hanno approfitta- re le strutture, per esempio costruire case di to della visita del papa per accelerare. Ma ac- metallo e legno in sostituzione dei tendoni, celerare la situazione non significa risolvere, come è accaduto in altri campi profughi. L’u- primo perché in realtà nessun Rohingya ha nica cosa che si può fare è restare in questa ancora il diritto di rientrare, perché nessuno ipocrita provvisorietà, che in realtà è una sen- di loro ha i documenti per dimostrare la pro- tenza e che difficilmente potrà essere, come si pria provenienza; secondo, perché nessuno ci dice in termini giuridici, riformata o revisio- vuole tornare. È come ai tempi della guer- nata. Di fatto, Kutupalong è una prigione a ra dei Balcani: se chiedevi ai serbi o ai koso- cielo aperto, un confino dove sono consentiti vari di tornare nelle loro terre, ti dicevano: piccoli business e dove le mafie prosperano, “Sì va bene, però dopo che sono andati via i come per altro prospera la radicalizzazione macellai”; oppure: “Dopo che la zona è stata di Arsa e, come taluni temono, forse anche bonificata politicamente e dal punto di vista dell’Isis. L’Unhcr sta compiendo proprio in ambientale, perché ormai è stato tutto bru- questi tempi un censimento, insieme al go- ciacchiato…”. È accaduto anche in Birma- verno del Bangladesh, volto a individuare i nia: terre rigogliose, belle, coltivabili, dopo i più facinorosi, forse per trasportarli, come massacri sono diventate dei deserti… E chi fossero lebbrosi o appesati, in un’isoletta vi- vuole andare a vivere nel deserto? cino a Chittagong… Un collega amico, Nico Pero (Tg3), tornato recentemente a Kutupa- long, mi ha detto che la situazione è ancora peggiorata: adesso neanche i giornalisti pos- sono girare liberamente. Ci sono investigatori privati che ti chiedono continuamente i do- cumenti, devi portare una fascia di riconosci- mento, chiedere il permesso per le interviste, perfino le liberatorie, se sono minori. Per un giornalista come me, lontanissimo da uno sti-

81 GLI ASINI 68 PIANETA

hmong vivevano in case popolari, grossi ret- tangoli di cemento che si ergevano da terra, edifici pensati per ospitare i soldati di ritorno I HMONG, dalla seconda guerra mondiale. Andavamo LA MIA GENTE a scuola a bordo dei bus gialli sotto al cielo grigio e triste, a scuola attendevamo in lunghe DI KAO KALIA YANG file il nostro pasto, prima gratuito e in seguito a prezzo ridotto, camminavamo in strette file TRADUZIONE DI GIOVANNI ESPOSITO dalle classi grandi a quelle piccole, dove im- paravamo che a è l’iniziale di apple e b può formare la parola boy. Sono nata in un campo profughi in Thai- Negli Stati Uniti sono diventata una giovane landia nel dicembre del 1980. Ero la più gra- promettente, una ragazza timida che prendeva cile dei bambini nati quell’anno in quel luogo bei voti a scuola, che si prendeva cura dei suoi di fame, in quel tempo dell’incertezza. Pochi fratelli e delle sue sorelle più giovani, quando i pensavano che sarei sopravvissuta. genitori facevano il turno di notte in fabbrica, I hmong, la mia gente, erano scappati dal ge- e che percepiva qualcosa crescere dentro di sé. nocidio che aveva avuto luogo in seguito alla Iniziò come un piccolo grumo in fondo alla guerra segreta portata avanti dagli Stati Uniti gola, mentre sedevo alla finestra, manovrando nel Laos. La Central Intelligence Agency degli con attenzione un affilato tronchesino intorno Stati Uniti incaricò 32mila uomini e ragazzi ai bordi spessi delle unghie dei piedi di mia hmong di combattere e morire per gli interessi nonna, mentre lei mi parlava di un tempo nordamericani. La maggior parte dei soldati passato, dall’altra parte del mondo, di un’or- rimasero uccisi durante la guerra. Molti altri fanella alla c’era-una-volta che divenne una civili furono massacrati una volta che gli ame- guaritrice, una sciamana, una santona; di una ricani se ne furono andati. Nasco da un popo- ragazza non così diversa da me, una ragazza lo fuggito dalla morte e dalla disperazione nel- che sarebbe diventata una donna anziana, una la speranza di ottenere un’opportunità di vita. donna che mi amava. Il grumo crebbe e scese Sono nata su quattrocento acri di terreno, da- più in fondo nelle tarde sere in cui sedevo sul toci in prestito e finanziato dalle Nazioni Uni- tappeto, stringendo tra le mani i piedi treman- te, circondato da thailandesi armati di fucili, ti di mia madre, massaggiando e massaggiando in un posto dove ai hmong distribuivano cibo per far andare via i calli infuocati che sentivo tre giorni alla settimana e le bambine come me sotto le mie dita, e l’ascoltavo parlare del lavo- scomparivano spesso nel buio della notte. ro nelle fabbriche, delle quote, dei supervisori Il mio campo giochi era la tela del sarong di nei loro cappelli bianchi, e del cemento sotto mia madre, il riparo del braccio di mio padre. ai suoi piedi che diventava sempre più duro I miei compagni di giochi erano cugini affa- col passare delle ore. Il grumo scese fino a in- mati con facce sporche e pance tonde e dure. sediarsi nel mio cuore quando morì mia non- Insieme ridevamo e piangevamo, in quel luogo na, senza avere avuto una stanza per sé, tutta dove sgomitavamo per qualcosa che per i no- la sua vita riunita dentro tredici valige lacere, stri genitori valeva molto più di ogni altra: la che portava con sé visitando la casa di un figlio possibilità di costruirsi una propria vita. dopo l’altro. La vita a cui gli adulti puntavano era la vita Eravamo i working poor degli Stati Uniti. Vi- che per molti di noi ebbe inizio in America: vevamo in quartieri composti da vecchi edifici, una vita dove potevamo andare a scuola, avere le cui scalinate fatiscenti conducevano a porte del cibo in pancia, andare assai oltre la misera cave, con lo strato di pittura che si staccava da realtà fino ad allora conosciuta. Una vita che entrambi i lati della parete. Guidavamo auto non è stata facile, ma è stata possibile. usate che puzzavano di sigarette. Indossavamo Negli Stati Uniti sono cresciuta nel freddo vestiti provenienti dalle cantine della chiese, di del Minnesota. La mia e molte altre famiglie

82 GLI ASINI 68 PIANETA taglie sempre sbagliate. A Natale c’era Toys for non comprendevano il ticchettio di orologi, Tots (una non-profit americana che nel perio- un mondo libero dalla catena di montaggio do natalizio distribuisce giocattoli alle famiglie senza sosta. Loro, le persone del nostro pas- in difficoltà economiche). Il giorno del ringra- sato, e loro, quelle dei nostri avvenire. In noi, ziamento il cibo ci veniva offerto da associa- antenati e discendenti si incontrano. Ognuno zioni non-profit come Meals on Wheels. No- di noi è più di ciascun lui, lei o me stessa. stra madre e nostro padre si affannavano per Sono diventata una scrittrice per forzare i limi- rientrare in budget che non bastavano mai. Le ti di ciò che significhiamo per noi stessi e per nostre nonne morirono analfabete, le loro sto- gli altri, fino a raggiungere il senso di apparte- rie raccontate a voce ma mai registrate. Sulla nenza al vasto mondo della comunità umana. carta, le mie non avevano niente dietro di sé, a Mi attiverò, dato che quando la Cia statuni- parte una vita di povertà e guerra, disperazio- tense raggiunse le montagne del Laos e com- ne e morte. Ciò nonostante, anno dopo anno, missionò la morte di uomini e ragazzi e di don- crescendo, diventavamo più forti. ne e bambini hmong, i suoi alti ufficiali non Mi sono laureata in un college, una costosa avevano mai immaginato che una vita come educazione privata resa possibile da borse di la mia potesse mettere radici sul suolo norda- studio e prestiti i cui tassi d’interesse presero mericano. Mi attiverò, dato che nonostante le ad aumentare soltanto dopo la laurea. Per noi, circostanze apparentemente sfavorevoli, esisto Carleton College era solo a quaranta minuti e faccio un lavoro che amo e vivo una vita per di distanza da St. Paul, ma lo sentivamo lonta- cui mi impegno e mi sono impegnata, e quel- no quanto le storie di nostra nonna sulla vita le circostanze e questa vita sono rese possibili dall’altra parte del mondo. dalla buona volontà di un mondo più grande, Ho concluso un master in un’università del- un mondo che crede che le bambine meritino la Ivy League, una di quelle in cui i bambini la possibilità di crescere e diventare donne, e come me non immaginavano neanche come che le donne siano molto più forti di qualsiasi poter tentare di entrare, ma che in qualche agenzia di intelligence, macchina statuale e di modo una vita dura negli Stati Uniti ha reso morte, della terra. possibile grazie ad assegni di ricerca e prestiti. Mia madre e mio padre sedevano una affian- co all’altro alla cerimonia per la consegna del master, in quel mare di genitori, la loro prima volta a New York City, torcendo con le mani il programma della cerimonia, con il sudore che gli scendeva lungo il viso, insieme alle lacrime. Il fantasma di mia madre si aggirava vicino, sui muri di mattoni, con le mani dietro la schiena. Sono diventata una scrittrice per espellere quel grumo dal mio cuore e, mettendolo su car- ta, portarlo nel mondo, per vestirlo di raggi di sole, coprirlo di fiori e mandarlo lontano nei cieli d’oriente, così che il sole che sorge, giorno dopo giorno, ci vedrà per quello che siamo: il risultato di vite difficili, il lieto fine tanto atteso. Loro, che sono morti perché potessimo es- sere qui, che ci hanno portato qui e bagnato con le loro lacrime, per impedirci di seccare e appassire, che hanno lavorato qui, così che potessimo immaginare possibilità di vita che

83 GLI ASINI 68 EDUCAZIONE EDUCAZIONE E INTERVENTO SOCIALE

caso in oggetto: l’Uomo Nuovo, il cittadino BAMBINI RANDAGI sovietico. Mecacci apre il suo lavoro con due citazioni NELLA RUSSIA SOVIETICA. da Vasilij Grossman e da Fëdor Dostoevskij e UNA STORIA CHE RITORNA lo chiude con una poesia che Vladimir Ma- jakovskij scrisse proprio sui besprizornye nel DI SARA HONEGGER 1926. Traccia così, per voce di tre grandi in- tellettuali russi, le coordinate entro cui si svi- Basta il numero a rendere le notti difficili: luppa la tragedia di questi “figli del cuculo”: sette milioni. Sette milioni (numero accertato da una parte la “disumana potenza” della per il 1922) di bambini randagi, spesso orfani, fame, che stravolge le menti, divelle i princi- raminghi in una Russia gelata, stravolta dal- pi morali, scardina i legami familiari; dall’altra la fame. Sette milioni di bambini in guerra l’abbandono: adulti pronti a deliziarsi per le con gli adulti per una posta in gioco altissima: “boccucce d’angelo” dei propri figli, divengo- sopravvivere. Scomparsi dal mondo e infine no indifferenti al destino di sozzura dei figli anche dal ricordo, sono stati ora riportati in di nessuno. È invece la loro voce che Mecacci vita dopo un secolo dall’eccellente lavoro di cerca di rintracciare e di restituire anche attra- Luciano Mecacci, già ordinario di Psicologia verso i canti da loro composti – non nasce così generale all’Università di Firenze, che nel volu- la cultura? – e, in alcuni casi, divenuti famosi: me Besprizornye. Bambini randagi nella Russia “Nel giardino della valle/sonoro era il canto sovietica (1917-1935) (Adelphi 2019), ha avuto dell’usignolo./Io sono un ragazzo in un paese modo di mettere a frutto anche la profonda straniero,/dimenticato dagli uomini”. conoscenza della Russia e dell’ex Unione So- Non furono dimenticati. Per lo meno non vietica e una evidente passione storica. Ne esce subito. Nei primi anni della Rivoluzione, a un affresco tragico sui figli di una terra scon- ridosso del secolare zarismo, il fenomeno at- volta dalla Prima guerra mondiale, dalla Rivo- tirò l’interesse di psicologi, pedagogisti, gior- luzione del ’17, dalle grandi carestie del ’19 e nalisti, scrittori, artisti. Da Anton Makarenko del ’32, dalla collettivizzazione forzata, dalle a Nadežda Krupskaja, da Aleksandr Lurija ai purghe staliniane: i besprizornye, i bambini coniugi Vasilevskij, da Louise Bryant (moglie randagi, appunto, la maggior parte dei quali di John Reed) ad Andrè Gide, da Chagall a non arrivò all’età adulta. Eppure, nonostante Fëdor Bogorodskij, da Vladimir Zenzinov a l’orrore di tante pagine e le difficili emozioni Walter Benjamin, solo per citare i più noti, i che suscita, questo saggio è anche pieno di po- branchi di ragazzini abbandonati hanno mos- esia, di voglia disperata di vivere. Un libro che so speranze e paure. Mecacci rintraccia uno ci rimette in contatto con l’oppressione assolu- dopo l’altro tutti coloro che li hanno incon- ta della Russia sovietica e che pone importanti trati, visti, dipinti, studiati; ne ricorda l’impe- domande su che cosa sia veramente l’infanzia, gno, gli scritti, le azioni. Prima che sul feno- questa terra sconosciuta su cui, secolo dopo meno si abbatta la censura staliniana, di loro si secolo, gli adulti proiettano le loro ombre, cer- parla sui giornali, in convegni, se ne scrivono cando di modellare i più piccoli a immagine e libri dove “la piaga dei besprizornye”, segna- somiglianza di loro stessi o delle loro idee. Nel la Mecacci, “era rappresentata in tutta la sua crudezza, senza una esplicita prospettiva di ri-

84 GLI ASINI 68 GLI ASINI 68 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE scatto”. Si studia il loro gergo; la dimensione minati come “terroristi”, “controrivoluzionari”, del gioco; il modo tutto speciale che hanno di “nemici del popolo”. Il tallone di ferro dello appropriarsi dell’ambiente; le aberrazioni pro- stalinismo non risparmiò i besprizornye. Agli dotte dalla fame e dall’assenza, talvolta totale, anni della speranza pedagogica subentrò la re- di esperienze di accudimento; l’organizzazio- pressione, sia in modo diretto (gulag, fucilazio- ne, istituita da regole ferree, dei vari gruppi; ne), sia falciando persone che su questa rivista l’apprendistato al furto, alla prostituzione e a verrebbero chiamate “di buona volontà”. Erano tutto quanto necessario per sopravvivere e per iniziati gli anni paranoici del tutti contro tutti, procurarsi ninna-nanne chimiche (il tabacco, l’immagine della Russia sovietica non poteva la cocaina). C’è chi è portato a mendicare – venire macchiata: l’8 aprile del 1935 – e ci mise ma tanti sono i modi per farlo e ognuno deve mano Stalin in persona – con il decreto sulla apprendere quello a lui/lei più adatto – e chi “lotta alla criminalità minorile”, l’età punibile invece ha talento nel borseggiare; chi è pronto veniva abbassata a dodici anni. I besprizornye a uccidere e chi invece trova protezione. L’im- non potevano che rimanerne stritolati. portante è non essere soli e diffidare; e difatti, i Forse anche per questo, la loro capacità di eludere besprizornye diffidano, anche dei loro pari, e si le sorveglianze, di fuggire, di ridarsi alla vita ran- muovono preferibilmente in gruppo, talvolta dagia dopo aver trascorso i gelidi mesi invernali nell’ordine di centinaia. Prediligono stazioni in un raro orfanotrofio decente, suscita una tri- e treni: salgono sui predellini, entrano nelle ste simpatia e ci interroga. Perché se lo studio di gabbie per cani poste sotto i vagoni, salgono Mecacci si concentra fra il 1919 e il 1935, la storia sui tetti per poi inondare le stazioni alla ricer- è andata avanti. E a pensarci adesso, il secolo che ca di un pezzo di pane, di qualche chicco di qualcuno ha definito dei bambini forse avrebbe grano. Li si scova attorno ai calderoni dell’a- meritato l’etichetta di “secolo degli orfani”, tante sfalto bollente, negli anfratti cittadini coperti sono state le guerre, le persecuzioni, gli stermi- di manifesti strappati ai muri. Un fenomeno ni. Non diversamente ai nostri giorni: vengono che impressiona e che getta una luce sinistra in mente i ragazzini (minori non accompagna- sul reale stato della Russia sovietica. La prima ti) che attraversano da soli frontiere di acqua e risposta a questa infanzia nel segno della vio- di terra; i piccoli che si ritrovano su navi roventi lenza – subita e restituita – ha il sapore delle abbandonate in mezzo al mare o sul bagnasciuga utopie riparative: nascono progetti pedagogi- di una spiaggia turca; i bambini cresciuti sotto le ci, analisi psicologiche, istituzioni educative bombe della Siria; gli scampati alle persecuzioni (in particolare le colonie organizzate da Maka- birmane; i bambini di strada del Pakistan e del renko e la Scuola-comune Dostoevskij) dove Bangladesh… Proprio di recente, un brillante la possibilità di farne dei “buoni cittadini so- politico italiano (Lega) ha proposto di abbassare vietici” pare a portata di mano. Ma le cose non l’età punibile a dodici anni, e così ha promesso vanno come previsto. Se a tratti paiono dimi- Bolsonaro nella sua campagna elettorale basata nuire, una nuova carestia ne accresce il nume- sulla sicurezza. Dodici anni: l’età dei primi peli, ro. Prodotti da una società ridotta allo stremo dei primi amori, dei primi “Famiglia, ti odio”. e sottosopra come un campo pronto a nuove Sono ragazzini come quelli che cresciamo nelle miracolose semine, vengono infine rifiutati nostre case, a cui cerchiamo di insegnare il bene da quella stessa società che, non potendo più e il male e che siamo pronti a sostenere nel loro riconoscerli come zizzania zarista, ne decreta percorso verso la vita adulta; eppure, quando l’eliminazione. senza famiglia, quando riuniti in branco, quan- Nell’epilogo, Mecacci racconta che nel 1926, do lontani dalla nostra ombra, hanno il potere sul giornale “Izvestija”, comparve un annuncio, di terrorizzarci. Ha scritto Benjamin: “Che con rivolto ad alcuni scrittori sovietici, affinché si queste bande di ragazzi i metodi pedagogici tra- impegnassero attivamente nella lotta alla be- dizionali non approdino a nulla è scontato. Per sprizornost. Non si sa se aderirono o meno; si raggiungerli, per esserne ascoltati, è necessario la- sa invece che molti di loro sarebbero stati eli- sciarsi calare senza residui nel gergo della strada”. Roba da maestri. Merce rara. 85 GLI ASINI 68 EDUCAZIONE EDUCAZIONE

tamuri, che ha scelto questo nome in omag- gio ad Alexander Langer e al suo limpido e sempre attuale “Tentativo di decalogo per la RITORNO A SCUOLA: convivenza interetnica”. PROMEMORIA La tensione e convinzione che ha dato luo- go a questa ricerca di coordinamento, che PER L’AUTUNNO in pochi mesi ha raccolto oltre 130 asso- ciazioni in tutta Italia, sta nella necessità DI FRANCO LORENZONI condivisa di opporsi alla degenerazione cre- scente e virulenta del discorso pubblico non che l’Italia si sta È sempre più evidente limitandosi a denunciare i sempre più fre- trasformando in una immensa discarica in quenti casi di violazione dei diritti umani, cui quotidianamente vengono sversate dosi ma proponendo a studenti e insegnanti di massicce di veleni tossici, tesi a rendere trovare coraggio e forme opportune per mo- sempre più difficile ogni futura convivenza strare e dimostrare che convivere si può e ci fondata sull’apertura e il rispetto dei diritti arricchisce tutti, che le scuole, quando sono di tutti. luoghi vivi e attivi di costruzione culturale, sono in grado di fare della convivenza tra Nella terra dei fuochi diversi la principale leva di comprensione dell’avvelenamento sociale del mondo e di interpretazione critica di ciò A differenza degli esiti elettorali, che posso- che vi accade. no cambiare in mutate contingenze, l’avve- Nei prossimi mesi ci aspettano almeno tre lenamento delle relazioni sociali ha conse- appuntamenti di cui tenere conto, che ri- guenze durature decennali perché, proprio guardano il clima, la storia e i diritti. come nella terra dei fuochi, disinquinare e tornare a rendere coltivabili e abitabili ter- La responsabilità dei docenti reni avvelenati fin negli strati più profondi, nei venerdì per il futuro richiede sforzi di lunga durata dagli esiti A settembre, a partire da venerdì 27, ripren- incerti. Risulta assai difficile, infatti, capire deranno in tutto il mondo le mobilitazio- quali siano le misure più efficaci e da dove ni studentesche contro il surriscaldamento cominciare. globale, che già oggi costituisce la principa- Nonostante tutto ciò e pur tra molte con- le causa di migrazioni forzate e della mol- traddizioni la scuola, soprattutto quella di tiplicazione esponenziale dei profughi am- base, continua a essere un luogo di incon- bientali. tro e di costruzione comunitaria in cui la Il movimento suscitato dalla radicalità e compresenza di bambini e ragazzi delle più dall’ostinazione di Greta Thunberg chiama diverse provenienze culturali e sociali sedi- in causa le responsabilità di noi insegnanti menta le basi di quel “sentirsi di casa”, che riguardo ai temi da trattare a scuola e ai me- è una delle condizioni per la costruzione di todi di coinvolgimento attivo di bambini una società plurietnica aperta. e ragazzi. E allora perché non immaginare Ora, poiché la gran parte dei segnali che tempi e modi per favorire e accompagnare giungono dalla società, da media vecchi e i momenti di protesta degli studenti assu- nuovi e dagli osceni atti del governo porta- mendoci la responsabilità noi insegnanti, no a una crescente intolleranza, il ruolo di all’interno delle scuole, di proporre l’inter- chi educa diventa cruciale e chiama a una ruzione simbolica e concreta del normale più intensa e coerente responsabilità. corso delle lezioni ogni primo venerdì del Lo scorso anno, nel mese di settembre, un mese, dedicando quelle giornate a momenti nutrito numero di gruppi e associazioni che pluridisciplinari di approfondimento serio in modo diretto o indiretto si muovono sul del tema del surriscaldamento globale, le terreno educativo ha dato vita al Tavolo Sal-

86 GLI ASINI 68 GLI ASINI 66-67 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE cui conseguenze riguardano già oggi centi- Oltre ogni rituale, quella settimana di no- naia di milioni di abitanti del nostro piane- vembre può e deve trasformarsi in un mo- ta. Uscire dalla “Grande cecità” riguardo al mento di riflessione corale con azioni e futuro, denunciata qualche anno fa da un momenti pubblici in cui le scuole possono libro importante di Amitav Ghosh, non è cercare di coinvolgere la popolazione dei forse un tema obbligatorio per chi educa? propri territori in momenti di incontro e riflessione pubblica intorno a ciò che è pos- La moltiplicazione dei muri nel mondo sibile fare per salvaguardare i diritti dei più Il 9 ottobre di trenta anni l’abbattimento piccoli e dei più fragili. del muro di Berlino segnò la fine di un’e- Battaglie locali, se ben condotte, possono poca. Per non soccombere all’onda retorica portare a piccole vittorie, certo parziali ma che accompagnerà quest’anniversario, po- non per questo meno significative. A Lodi trebbe essere interessante ragionare e studia- l’arrogante assessora leghista che nel silen- re, discutere e comprendere come in questo zio complice del Ministero tentò di discri- trentennio la storia non solo non sia finita minare dalla mensa i figli di famiglie immi- come qualcuno aveva predetto, ma nelle grate chiedendo loro documenti impossibili convulsioni di una globalizzazione che ha da reperire nei loro paesi d’origine, è stata moltiplicato guerre, ingiustizie e discrimi- costretta alle dimissioni in seguito a una nazioni, ha visto crescere la tendenza a co- campagna d’opinione che ha visto una for- struire muri e divisioni interetniche in ogni te mobilitazione locale e nazionale. In quel latitudine a dispetto delle speranze suscitate caso ha avuto grande rilevanza la capacità da quell’evento liberatorio, subito tradito. di porre la questione all’attenzione di tanti, A compensare la scomparsa di quel simbolo coinvolgendo stampa e televisione. della guerra fredda, dagli anni novanta nel A Roma est, nella scuola che porta il nome mondo ne sono sorti tanti di muri, che se- e cerca di mantenere vivo lo straordinario gnano fisicamente e irrigidiscono nel sentire impegno sociale di Simonetta Salacone, un e pensare di tanti antiche e nuove divisioni gruppo di genitori insieme ad alcuni inse- etniche, spesso pretestuose e inventate. Da gnanti hanno dato vita la scorsa primavera poco meno di venti, in trenta anni i muri a una concreta azione di solidarietà sociale costruiti nel mondo sono diventati oltre presidiando a turno l’appartamento asse- settanta. Chi meglio di una classe multiet- gnato alla mamma rom di una bambina che nica può azzardare dialoghi e ragionamenti frequenta la scuola e che rischiava di essere per provare a intendere e a smontare pezzo a espulsa dalla casa popolare che le era stata pezzo i tanti muri mentali che avviliscono la assegnata. convivenza nel mondo e nelle nostre città? Una scuola capace di farsi carico nelle sue diverse componenti di un tema di ugua- Tornare con Korczak glianza sociale così evidente e disatteso non ai diritti fondamentali dell’infanzia è cosa da poco e ci indica una prospettiva di Il 20 novembre festeggeremo i 30 anni della lavoro necessaria ed urgente. Convenzione delle Nazioni Unite sui dirit- Per rovesciare l’arrogante semplificazione ti del fanciullo, che è uno dei documenti distruttiva dei discorsi correnti abbiamo bi- internazionali più significativi anche perché sogno di atti simbolici forti che in qualche nato da una rilettura dei testi più lucidi e modo ribaltino la percezione delle cose. lungimiranti di Janus Korczak, che nel se- Per questo è stato importante che il ragaz- colo scorso è stato certamente tra i più pro- zo che ha salvato i suoi compagni dal rogo fondi e coerenti sperimentatori in campo dell’autobus scolastico, di fronte alla pos- educativo, a partire dalle condizioni estre- sibilità di ottenere la cittadinanza italiana me vissute dagli orfani ebrei nel ghetto di come compenso per il suo atto di presenza Varsavia. e generosità abbia domandato, con sempli-

87 GLI ASINI 66-67 GLI ASINI 68 EDUCAZIONE

cità e chiarezza: “Perché io posso diventare cittadino di un paese che abito da quando sono nato e non mio fratello?” L’OBLÒ E LA BARBARIE Inciampare per ricordare Per ricordare milioni di vite spezzate dalla DI GIANLUCA D’ERRICO furia nazista, l’artista tedesco Gunter Dem- nic percorre le città d’Europa dal 1992, ce- mentando a terra le sue pietre d’inciampo (Stolpersteine), in modo che si depositi in dal suo punto forma indelebile, nel tessuto urbano delle Ciascuno guarda la barbarie di osservazione. Noi che viviamo, spendendoci il città, una memoria visiva dei cittadini de- meglio delle energie, nella scuola, la guardiamo, portati nei campi di sterminio nazisti. la barbarie, da un oblò particolare: deformante Diffidando forse dei grandi monumenti che a volte, ma soprattutto molto piccolo. Vediamo costellano le nostre città, di cui spesso si pezzi, minimi particolari: faticoso e lungo è il perde il senso, Gunter Demic insegue l’i- lavoro di ricomposizione di questo puzzle. Non dea, artistica e poetica, di affidare la memo- tutti ci provano, non tutti ci riescono. ria dei singoli innocenti uccisi nei campi di La prima cosa che mi viene da dire sulla nostra sterminio a delle piccole pietre di inciampo professione è la centralità che ha oggi questo ricoperte di ottone, leggermente solevate oblò. O meglio: la posizione che noi assumiamo dal piano del marciapiede, con su inciso il rispetto a esso. Molti colleghi, bravi insegnanti, nome di chi abitava oltre quel portone e fu compagni di strada, dicono che, per essere effica- costretto a uscire da una casa dove non sa- ci, bisogna oscurarlo un po’ l’oblò: concentrarsi rebbe mai più tornato. In 25 anni l’artista sui venti/venticinque bambini e bambine del- tedesco ha incastonato oltre 56mila pietre la classe; stare chini, con gli occhi sul “pezzo”. d’inciampo nelle città di 18 nazioni europee. “Nessun ministro entra nella mia aula” è l’illusio- Insegnanti, ragazzi e dirigente del Liceo ne di alcuni, per essere prosaici. Il mondo entra a “Mangino” di Pagani, in provincia di Saler- scuola attraverso quei 25 bambini, e io lavoro con no, hanno fatto loro il suggerimento dell’ar- quel pezzo di mondo, dicono. tista tedesco incastonando, nel pavimento Io penso che questo sia un errore: quando noi di- dell’atrio della loro scuola, una piccola tar- ciamo “prima educare” non intendiamo questo, ga in ottone che ricorda il ragazzo del Mali mi pare. Meglio: il lavoro nella classe è impor- senza nome, la cui pagella è stata trovata tante; faticoso nella sua verità quotidiana. Im- insieme ai resti del suo corpo recuperato in portanti sono i modi e le forme della relazione fondo al mare, in seguito al più spaventoso “privata” con ciascuno e con tutti; fondamentale naufragio avvenuto nel Mediterraneo dal- il come si incontrano i saperi codificati. Certo. la seconda guerra mondiale, nell’aprile del E bisogna mettere impegno e togliere presunzio- 2015. ne: imparare a parlare con i bambini, imparare La scelta coraggiosa di cementare quella tar- l’ascolto soprattutto, a gestire i gruppi, proporre ga a terra, come segno indelebile in grado di percorsi, attività. Ma il lavoro con la classe è altro continuare a denunciare nel tempo l’assenza e ulteriore e ha a che fare con l’oblò, con l’af- di un ragazzo che avrebbe potuto frequen- facciarsi insieme; con quella bestemmia di parola tare quella scuola, è particolarmente signi- che è la politica. Ovviamente. ficativa e sta piano piano diffondendosi in Il lavoro nella classe senza il lavoro con la classe altre scuole. rischia di essere bellamente consolatorio; e nulla più. Oggettivamente complice. Per l’adulto che di mestiere fa il o la maestra c’è la forte urgenza di allargare lo sguardo; guar- darlo ancora di più il mondo; prendere parola;

88 GLI ASINI 68 GLI ASINI 68 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE impuntarsi. Come asino recalcitrare. E non solo nei documenti pubblici oltre che da tutti i guru sulle cose “di scuola”: bisogna uscire dai nostri dell’educazione che imperversano nei media, recinti, quelli che ci incasellano in, presunte, consiste proprio nella de-politicizzazione del loro specializzazioni; rifiutare la logica secondo cui dire. Don Milani ad esempio. Gabriele Vitello, ognuno parla dall’interno del proprio perimetro. nell’introduzione al “nostro” Don Milani tra Vietato uscir “fuori traccia”. Questa parcellizza- noi (Edizioni dell’asino 2017) scrive: “[…] (gli) zione, contrabbandata come accrescimento di aspetti politici del messaggio milaniano sono sta- professionalità, è, per me, inizio della sconfitta ti perlopiù rimossi da coloro che lo hanno tra- pedagogica. Pensa il bambino come macchina, sformato in un esperto di scuola[...]”. Rinchiu- l’adulto come progettista della macchina, nella so nell’aula, murato l’oblò. Una sorte simile, a migliore delle ipotesi; più spesso come riparatore parere mio, sta subendo il “dire” montessoriano. della macchina. Da discorso altissimo sul bambino e sul mondo Io questo mettere lo sguardo sul mondo me lo a fine e illuminata tecnica di “addestramento”. immagino come un movimento degli occhi e del Che cos’è don Milani purgato del feroce odio corpo: penso al ciabattino, curvo sulla scarpa a verso il classismo nella scuola e nella società? inchiodare/pulire/sistemare che, a un tratto, alza Un prete di campagna che fa un doposcuola la testa, si guarda intorno, vede le altre scarpe, (privato) pieno di tante “buone pratiche”. Molto gli strumenti; poi guarda fuori dal laboratorio, più “gestibile” da tutti proprio. E invece l’opera- valuta le strade sulle quali le scarpe che aggiusta zione, tutta politica, di Don Milani è proprio la cammineranno, il tempo meteorologico com’è, demolizione del muro tra scuola e realtà (pensia- se c’è spazio per i piedi che camminano nella mo alla pratica dei viaggi per il mondo dei ragaz- sua città; quanto rompono le auto, quanto poco zi di Barbiana). Altro che oblò. camminano i proprietari delle scarpe. Come dialogano le nostre pratiche con il mon- Noi non aggiustiamo un bel niente (perché non do? Quanto pesa lo spessore del diaframma tra è questo il nostro fine), ma curvi stiamo. Sulle il dentro e il fuori sul nostro agire quotidiano? circolari, le procedure, anche sulle pratiche buo- Cosa diciamo del mondo quando riusciamo a ne e giuste che rischiano di divenire gabbia. E guardarlo? cerchiamo il giusto e l’ingiusto (solo) dentro a Dire no, da asini, dicevo: non è più il tempo queste gabbie. E fuori la barbarie avanza: bam- delle mediazioni “intelligenti”, dei distinguo, bini dell’età dei “nostri” coi polmoni saturi di delle contro-intuizioni. Bisogna essere semplici acqua di mare stanno a morire, altri vengono ed estremi. Asini, appunto. Abbiamo pensato esclusi dalle “nostre” mense scolastiche, altri più per anni – e, a stare agli effetti, era un’illusione semplicemente a scuola non ci vengono…per che ci gratificava solo – che la strategia migliore fermarsi ai fatti più tragicamente “semplici” e vi- fosse quella di infilarsi negli interstizi, nelle fa- sibili. Spesso solo retoricamente usati. (E detto glie della modernità; l’abbiamo pensato come così è già retorica). un modo furbo questo mettersi a lato delle que- Questo alzare lo sguardo noi l’abbiamo dimenti- stioni, questo finto pensiero laterale. Questo “far cato, troppo presi dal chiodo e dalla suola. finta” di essere “complici” per poi,ta-tà , infilare Non è un caso che i ragionamenti più interessan- le nostre parole, piantare piccoli semi che prima ti degli ultimi anni, suscitati dai pochi colleghi o poi sbocceranno. Mi pare che abbiamo fatto ostinati e “affacciati”, riguardino l’approdo dei finta così bene che complici lo siamo diventati migranti in Europa e le cosiddette seconde ge- per davvero. nerazioni (due argomenti peraltro assai distanti, È il tempo di prendere le questioni di petto: a dispetto di come vengono trattati dai media). cosa diciamo del classismo, della finta integra- Argomenti che più di ogni altro rendono chiaro zione dei “diversi”, della competizione di stampo il tema “dentro-fuori”, allargano l’oblò. economico che ha appestato la pedagogia, delle Come si fa a pensare che la scuola non c’entri? regole non scritte che di fatto regolano, e in pro- A ben vedere anche l’addomesticamento del fondità, il nostro mestiere? messaggio di tanti maestri del passato, citatissimi Noi, da insegnanti, stiamo dentro una dialettica

89 GLI ASINI 68 EDUCAZIONE

bruciante: dobbiamo ossequio ai piccoli accadi- le per ricostruire, e diciamola la parola, un’etica. menti del singolo giorno, ma siamo tenuti, ed è Magari ricostruendola insieme, come comunità un dovere altrettanto grave, a ragionare sul mon- nella quale i bambini sono soggetti attivi e non do. “Un occhio all’immediato, uno all’infinito” passivi “lettori” di istruzioni per l’uso scritte a ta- dice Militant A. volino dagli adulti): ai più avveduti attivisti con- E, appunto, ci sarebbe da dire, e sempre la bar- tro il riscaldamento globale è oramai chiaro che barie è il topos, del tempo “finale” che viviamo, il discorso pubblico sulle etiche personali (cosa di cosa deve essere la pedagogia in questi tempi mangi, come ti sposti, come compri) è mosso ad “ultimi”. Se la causa prima di ogni pedagogia è arte per occultare le responsabilità dei “padroni il futuro, qual è il nostro ruolo in un momento del vapore” incomparabilmente più grandi ri- in cui è la possibilità stessa di futuro a essere in spetto alla catastrofe incombente. E allora? Cosa discussione? c’entra questo con l’insegnamento? Come entra, e deve entrare, il collasso ambien- C’entra: se volessimo essere proprio coerenti con tale a scuola? Qual è il modo “utile”, non retori- le nostre solenni affermazioni e fare realmente co, di parlare della (possibilità di) fine del genere ciò che diciamo di voler fare (“la scuola deve umano? formare il cittadino del futuro”) la prima dote È un gran casino: intanto perché scuola è (anche) (competenza?) che dovremmo provare a stimola- dialogo tra generazioni; e che dialogo dovrebbe re nei ragazzi è la diffidenza verso questo mondo essere? In estrema e crudele sintesi il mondo adulto. La capacità di smascheramento. A questo adulto è abituato a dire ai propri figli/alunni siamo. Per questo è un gran casino. “comportati bene!” che, nella versione più illu- minata e progressista diventa “ricicla, differenzia, I nodi e il pettine. usa la biciclettina, accogli, includi...”, più di re- Tutto ciò confusamente premesso, se, da dentro cente il retorico “basta plastica, salva il mondo!”. le mura dell’istituzione che contiene il mio me- Un monologo (perché a parlare è solo il mondo stiere, dovessi indicare dei nodi sui quali ragiona- adulto) stucchevole il cui portato di ipocrisia è re direi: democrazia e inclusione (mettendo per il lampante. A volte penso: meglio il silenzio. Più momento tra parentesi l’enorme tema della valu- decoroso. In più: possibile che, ancora una volta, tazione che tutto permea e condiziona). l’unica leva che sappiamo azionare sia quella del senso di colpa? “Lo vuoi salvare il mondo, si o Democrazia no?”. La costituzione materiale che attualmente regola Ipocrisia (propria) e senso di colpa (altrui): due di fatto la scuola è data dal combinato disposto ferri vecchi arrugginiti, storie già viste. tra riforme, pessime secondo molti, succedute- La bullizzazione mediatica che sta subendo la si negli anni e l’annichilimento del cosiddetto giovane Greta Thunberg in queste settimane è corpo docenti, incapace di reazione, piegato. A esattamente la scomposta reazione del mondo volte tragicamente vigliacco. È per questo che, adulto di fronte al disvelamento di questa ipo- parlando ad esempio di libertà d’insegnamento, crisia. Dal mio punto di osservazione il movi- ai più avveduti fa più paura l’autocensura dei mento dei tantissimi giovani che hanno seguito tanti che le punizioni che hanno colpito i pochi la Thunberg, al di là del contenuto delle critiche (si legga ad esempio quanto scrive Franco Loren- espresse, ha valore in sé, come tentativo di in- zoni su “Gli asini” in merito alla vicenda della terrompere il monologo adulto per trasformarlo professoressa palermitana sospesa per non aver almeno in dialogo. debitamente vigilato su alcuni alunni che in un Ma parlare del “mondo in fiamme” a scuola è loro lavoro di ricerca paragonavano il cosiddet- difficile non solo per questo. Spesso è un lavoro to decreto sicurezza alle leggi razziali del periodo sull’invisibile. Quello che conta non si vede. Ciò fascista: “L’autocensura è sempre la più efficace che rileva non sono solo i comportamenti “col- delle forme di controllo”). posi” di tutti noi, le nostre complicità di fatto (e La questione della democrazia a scuola non è su questo c’è un lavoro enorme da fare nelle scuo- limitabile al tema delle “libertà di...”. La demo-

90 GLI ASINI 68 GLI ASINI 68 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE crazia è un impasto di diritti, doveri e parteci- Perché è importante capire bene come (e dove) pazione, a dirla in modo un po’ grezzo. E vorrei “nascono” le cose per afferrarne il senso e la pro- dire della partecipazione. Negli anni settanta il spettiva. E in ogni caso di fronte a una riforma tentativo di democratizzare la scuola passò attra- che ha modificato così profondamente la scuola verso un allargamento non delle libertà, ma della sarebbe quantomeno auspicabile fare un con- (possibilità di) partecipazione. Si disse: “portare suntivo. In quella occasione si vide, ad esempio, la Costituzione nelle scuole” e quell’intento si con limpidezza quale metodo seguono i governi concretizzava nell’allargamento “quantitativo” (direi tutti) per mettere mano alla scuola: corpus dei soggetti che partecipavano alla gestione degli di norme pensate a tavolino e calate dall’alto. Nel istituti scolastici. La leva che portò all’istituzio- caso della “Buona Scuola” ci fu, a dire il vero, ne degli organi collegiali fu esattamente questa. una operazione più “sofisticata” perchè si aprì a Portare la discussione e la decisione collettiva una consultazione “virtuale” on line che però fu nella scuola degli anni settanta avrebbe potuto avviata “a valle” della presentazione di una pro- essere dirompente. Avrebbe. Non lo fu: a con- posta decisamente articolata i cui tratti essenziali ferma che la partecipazione è come una bella bi- non furono scalfiti dalle obiezioni e critiche che cicletta, se non pedali comunque cadi. E non si pure vennero sollevate dal cosiddetto mondo pedalò. Non pedalarono gli insegnanti che ben della scuola. presto (non sempre, non tutti, ovvio) comincia- Alcuni pezzi della “Buona scuola” negli ultimi rono a vivere gli incontri collegiali come rognose due anni sono stati parzialmente “smontati”, incombenze. Non pedalarono i genitori: alcuni all’italiana: o per via sindacale o attraverso pic- perché analfabeti al lessico della democrazia, al- cole modifiche normative. Senza un intervento cuni perché, stritolati dalla “vita vera”, troppo complessivo, senza una visione. Quello che re- impegnati a sopravvivere. Gusci vuoti o, al più, sta, per ciò che qui interessa, è l’opzione di fon- saturi di fatica burocratica. Questi divennero gli do circa la gestione dei singoli istituti scolastici. organi collegiali. Nessun nostalgico passatismo, L’idea, a dirla secca, è quella dell’uomo solo al dunque. Però, ed è un però pesante, la risposta comando. La legge 107 porta a compimento un alla mancata, o fittizia, partecipazione non può processo, iniziato negli anni novanta, di accen- essere la cancellazione di ogni possibilità di ge- tramento dei poteri di “[…] direzione, orga- stione comunitaria delle scuole. E invece questo nizzazione, gestione e coordinamento[...]” nelle è stato. mani di una figura unica: il dirigente scolastico. Sul punto dobbiamo fare uno sforzo di memoria Se formalmente gli organi collegiali rimangono e, direi, di memoria breve, profonda ma breve. in piedi (e, contestualmente all’elencazione dei Siamo molto scarsi sul passato prossimo: se il poteri del dirigente, si usa la formuletta “nel ri- passato remoto è spesso infestato di retorica, il spetto delle competenze degli organi collegiali”) passato prossimo è semplicemente assente dalle di fatto viene sancita l’esistenza, all’interno dei analisi di chi prova a ragionare sul presente. singoli istituti scolastici, di un “capo” che tra Passato prossimo della scuola: solo quattro anni l’altro viene caricato di compiti e responsabilità fa il Parlamento italiano ha approvato una leg- enormi. Quelli che furono pensati come i luoghi ge di riforma (“pubblicitariamente” conosciuta della partecipazione diventano consessi in cui si come “Buona scuola”). Poco prima dell’appro- ratificano decisioni prese altrove. Rimangono vazione della legge 107 del 2015, il cinque maggio veramente marginali gli ambiti in cui si può pro- dello stesso anno, c’era stato un partecipatissimo porre, indicare soluzioni, scegliere. sciopero della scuola, forse il più grande di sem- Non voglio mettermi a fare una analisi formale pre, seguito, in giugno, dal blocco generalizzato delle norme che governano la scuola. Né tan- degli scrutini. Questa significativa opposizione tomento fare una critica ai dirigenti in quanto non scalfì minimamente la voglia di decidere tali; capacità/incapacità, senso di responsabilità dell’allora primo ministro Matteo Renzi. nell’esercizio dell’autorità/autoritarismo, corret- Perché parlare ancora di quanto accadde in quel- tezza/scorrettezza: sono binomi che paradossal- la primavera? mente non rilevano ai fini del mio ragionamen-

91 GLI ASINI 68 GLI ASINI 68 EDUCAZIONE EDUCAZIONE

to. Il migiore dei dirigenti è tenuto a stare dentro Inclusione a questo sistema che punta più sulla gerarchia La scuola italiana ha un problema con la “diver- che sulla partecipazione. sità”. Io uso il termine psichiatrizzazione in senso È necessario piuttosto comprendere le opzioni molto lato, ai limiti della correttezza scientifica ideologiche che stanno a fondamento di questa forse: intendo che nella scuola c’è una fortissi- scelta organizzativa. Siamo di fronte a un’idea ma tendenza classificatoria, un’urgenza a dare un che oggi connota l’intera società, quella della “nome” alle difficoltà che incontrano i bambini; governabilità attraverso la compressione delle una spinta a rendere quelle difficoltà “malattie” prerogative di quegli “spazi” di partecipazione da curare. Scorrendo i documenti ufficiali ci si sui quali si era tanto insistito negli anni sessanta imbatte in un profluvio di acronimi tra i quali e settanta del secolo scorso. È l’idea che ha por- i non addeti ai lavori fanno fatica a orientarsi. tato ai commissariati speciali o straordinari nella Dsa, Bes, bambini certificati ai sensi della Legge amministrazione pubblica, ai super manager (sia 104/92: sono le tre grosse categorie. Se “scartia- nel settore privato che in quello pubblico) per mo” uno di questi tre contenitori (quello dei Bes: fare alcuni esempi; i problemi e le inefficienze si bisogni educativi speciali) vien fuori il mondo: risolvono mettendo la bacchetta in mano a uno. Fil (Funzionamento intellettivo limite), Dsl (di- Uno solo. È la storia “politica” del nostro paese sturbo specifico del linguaggio), Dcm (disturbo degli ultimi 20 anni. della coordinazione motoria), Adhd (disturbo da Carla Melazzini scrive in Insegnare al principe di deficit dell’attenzione e iperattività). Ma ci sono Danimarca: “È evidente che non c’è azione di- anche “etichette” che non hanno ancora raggiun- dattica efficace se non riesce a governare il sem- to la dignità dell’acronimo: disturbi dell’umore, pre più difficile rapporto tra individuo e gruppo; disturbi d’ansia, disturbi del comportamento ali- forse meno evidente è il fatto che condizione in- mentare, disturbi relazionali, disturbi da spettro dispensabile per la costruzione di un gruppo di autistico di grado lieve. Una direttiva ministeria- alunni sufficientemente buono è che esso si possa le del 2012, infine, si è fatta carico di pecisare, rispecchiare in un gruppo di docenti altrettanto a chiudere il cerchio, che “rientrano nella più buono”. Più che condivisibile; aggiungerei che in ampia definizione di Bes tre sottocategorie […] questo rispecchiamento pesa, oltre alle capacità quelle dello svantaggio socio-economico, lingui- di collaborare tra loro degli adulti, anche il modo stico e culturale”. in cui questi adulti sono organizzati per svolgere Nella categoria dei cosiddetti Dsa (Disturbi spe- la propria “professione”; il modo in cui l’istitu- cifici dell’apprendimento) rientrano invece, per zione in cui svolgono il proprio mestiere è rego- legge: dislessia, discalculia, disgrafia, disortogra- lata. Detto altrimenti e con una domanda: in un fia. sistema costruito a piramide in maniera anche Questo è un terreno molto scivoloso per almeno abbastanza rigida è possibile ancora praticare una due ordini di ragioni: il primo e più immediato didattica “democratica” in cui le parole chiave si- è perché si ha a che fare con soggetti in difficoltà, ano “fare insieme”, “gruppo”, “cooperare”? bambini che fanno fatica; il secondo è perché i Secondo me è un errore pensare che le scelte colleghi che promuovono questo “furore” clas- gestionali, amministrative non abbiano “conse- sificatorio (e probabilmente anche il legislatore guenze” pedagogiche. Mi chiedo se ci si è mai che ha regolato la materia) lo fanno in assoluta interrogati vermanete su questo punto: se noi buona fede: reputano che quella sia la strada at- “immergiamo” i bambini e poi gli adolescen- traverso la quale si “aiutano i bambini”. A ben ti un in sistema siffatto, che idea acquisiranno vedere è la trasposizione in ambito scolastico di dell’essere gruppo, che posto occuperà per loro un’assioma, che è difficilissimo sottoporre a veri- la pratica della cooperazione a dispetto di tutto fica razionale, secondo cui se c’è malattia si va dal il lavoro nella classe (che magari va in un’altra e medico e poi dal farmacista...la cura è un affare opposta direzione)? “chimico” tutto centrato sul sintomo. Quale sia la causa della malattia è questione troppo lunga e complessa e chissà chi se ne deve occupare.

92 GLI ASINI 68 GLI ASINI 68 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE

Io credo che vi siano due pericoli insiti in questa cultura classificatoria. Il primo è la deresponsa- bilizzazione del ceto pedagogico che rimanda all’esperto di turno la soluzione dei “problemi”. MA DAVVERO EDUCA, A ben vedere questa deriva può assumere anche LA SCUOLA? i connotati della certificazione dell’incapacità della pedagogia di affrontare le questioni più DI FEDERICA LUCCHESINI importanti della crescita. Tradotto nella pratica quotidiana si oscilla tra il “non sono problemi miei” e il “non ne sono Da alcuni anni il lavoro a scuola – per capace” a secondo del grado di coinvolgimento me e le compagne e compagni di viaggio con dei singoli docenti. Tra l’alibi e il senso di inade- cui ragiono, studio, scambio – ha due fronti. guatezza. Da una parte il lavoro nella classe o nelle classi: Il secondo pericolo riguarda una questione ap- tecniche, contenuti, relazioni, la ricerca e l’in- parentemente più teorica che ha a che fare con venzione dei modi e dei temi con cui stare bene l’idea che abbiamo dell’essere umano. Questa mentre si fatica. Dall’altra la scuola come isti- classificazione delle “disfunzioni” di ciascuno tuzione, con le sue regole, i suoi mandati, la sua con il relativo esperto di riferimento (il logope- storia e la sua disposizione attuale: un’organiz- dista, il neuro psichiatra, il foniatra, lo psicologo, zazione dagli effetti sorprendenti per gli attori lo psichiatra…) rimanda a una idea “meccanica” che vi sono presi e che deve, dovrà, cambiare. secondo cui siamo fatti di “pezzi” assemblati. Se C’è da dire che questo approccio ha avuto un uno dei pezzi non funziona ci vuole il meccani- effetto liberatorio perché la rabbia e la frustra- co di riferimento. È un’idea che ci ridimensio- zione per il molto assurdo e i vari danni che na, ci semplifica. Senza demonizzare la parola vediamo prodursi ogni anno negli istituti si cura ci si dovrebbe interrogare su cosa significhi raffredda nell’interesse scientifico. E non si per- prendersi cura e sul rapporto tra cura e globalità dono più energie nel confronto personale con della persona. le colleghe e i colleghi. Ma non si fraintenda: si Come tutte le questioni che attraversano la parla con tutti, più e meglio di prima ma esclu- scuola accanto ai pericoli, ci può essere un’occa- dendo un approccio in cui le visioni del mondo sione. In realtà tutti i bambini sono Bes, hanno e le posizioni ideologiche, politiche, sentimen- bisogni educativi speciali. Il punto, che poi è il tali verso la scuola appartengono all’individuo. cuore del dilemma pedagogico, è come convi- Le opinioni, i discorsi che ci scambiamo li leg- vono questi bisogni singoli con la vita di gruppo go come mezzi per riflettere sull’interpretazione che si fa in una classe. Come si offre “a ciascuno di ruoli, funzioni e mandati e sugli effetti di un il suo” senza far saltare il collettivo? dispositivo istituzionale che può essere cono- Se l’elenco delle difficoltà del crescere da etichet- sciuto e trasformato anche facendo chiarezza te stigmatizzanti da cucire addosso al singolo si con pazienza, tenacia e perseveranza sulle regole trasforma in sfida tutta pedagogica, si apre uno che si condividono e sugli assunti etici, valoria- spiraglio di possibilià. In tal senso la costruzione li, politici e culturali che queste esprimono. dei percorsi personalizzati (secondo il lessico mi- Fino a quando i componenti di un Consiglio nisteriale) dovrebbe diventare lo stile del com- di classe non avranno una formazione comune plessivo intervento degli insegnanti che “usano” e un bagaglio basilare di nozioni e di concetti gli altri saperi senza però firmare a loro deleghe condivisi per agire in una istituzione culturale in bianco. Il punto cruciale, sul quale facciamo e pubblica dedicata all’apprendimento e all’i- fatica tutti, è che il percorso individuale non di- struzione, sarà molto difficile cambiare la scuo- venti mai un percorso in solitaria. Questa è la la. Questo non significa che le differenze di sfida. ideologia, stile, relazione e lavoro intellettuale debbano essere uniformate ma che sia possibile discutere, decidere e programmare assieme riu-

93 GLI ASINI 68 EDUCAZIONE

scendo a intendersi sulle definizioni e gli scopi e democratiche. Non servono le circolari che dell’azione educativa e didattica negli istituti. introducono la materia con voto chiamata edu- Da questa prospettiva risulta evidente come cazione civica: solo l’esercizio effettivo produrrà una qualsiasi vera riforma della scuola non conoscenza e capacità di questo tipo. possa farsi con le circolari dell’ultimo mese o in Se si tratta di regole e di leggi la mancanza, e la anno di propaganda. Ci vorranno investimenti necessità, di un linguaggio e di un codice con- economici e culturali di anni. diviso è lampante. Ma ipotizzando una raccolta Per meglio capire, entriamo più nel concreto. di enunciazioni dedicata non solo al linguaggio Si esce dalle scuole medie a 13 o 14 anni sen- delle pratiche istituzionali ma anche ai giudizi za sapere cosa è un’assemblea di classe; come e alle attribuzioni dei docenti sui discenti, ad si fa a parlare assieme in 25 o più arrivando a esempio per uno studio sulle rappresentazioni, prendere una decisione; senza sapere cosa vuol lo scenario sarebbe comunque impressionan- dire aver dei rappresentanti; quale lavoro su te. Prima di tutto perché la suola è omologa al di sé con gli altri – tramite il linguaggio e il mondo in cui si trova, ne è specchio e quindi pensiero condivisi – implichi arrivare a stilare i giudizi di antipatia e simpatia, le interpreta- una regola che condizioni la vita di tutte e tutti zioni di atteggiamenti e parole, le valutazioni nella classe. Ciò accade non solo perché non sulle famiglie espressi con tanta brutalità, su- si fa (in alcune scuole del primo ciclo esistono perficialità, razzismo e paternalismo ci dicono progetti per la rappresentanza degli studenti e come siamo. Poi perché “la scuola deve essere delle studentesse) ma soprattutto perché nel 99 un po’ meglio della società che le sta attorno percento dei casi non lo sanno fare le adulte e altrimenti non serve”, come dice Franco Lo- gli adulti formatori, che a loro volta non hanno renzoni. L’afflato politico e utopico della pe- esperienze e linguaggio e conoscenze condivi- dagogia, di ogni impegno pratico artigianale e si sul significato di un esercizio democratico e artistico per donare ai nuovi il meglio dei saperi collettivo che regoli i contesti di vita effettivi e delle conoscenze, ci fanno idealmente esige- di una comunità. Come faccio a esprimere un re un sentimento di lealtà e di rispetto verso i giudizio così severo? minori che ci sono affidati da coltivare innan- Mettiamo che un gruppo di insegnanti interes- zitutto a parole. Certo in ogni gruppo umano sati alla pedagogia istituzionale raccolga i di- aggregato in un’organizzazione (uffici, squadre, scorsi sulle leggi e le regole a scuola per un anno equipe mediche e quant’altro) hanno luogo di- intero. In un simile repertorio si potrebbero scorsi carichi di aggressività e disprezzo, in cui leggere enunciazioni come: “i rappresentanti si sfogano pulsioni e proiezioni che poi sotter- devono dare il buon esempio”, “è una classe di raneamente rientrano nelle mosse di potere e amebe che non è in grado di proporre nulla” di politica interna. Tuttavia nelle istituzioni che (come se potessero davvero decidere o dispor- amministrano corpi e carriere formative le cose re qualcosa!); “non c’è bisogno di presidente o sono più complicate, abbiamo bisogno di più ordine del giorno, non scherziamo”; “il verbale cultura e più cura perché le relazioni di pote- che hanno fatto non andava bene questo l’ho re non affettino drammaticamente le vite delle sistemato io”; “facevo finta di correggere ma persone coinvolte. Ripeto: bisognerebbe e bi- sono intervenuta quando dicevano stupidaggi- sognerà lavorare con pazienza, comprensione e ni”; “ho interrotto l’assemblea quando ho sen- rigore concettuale per costruire codici discor- tito esprimere giudizi sulle colleghe” eccetera. sivi e posizioni etiche condivise in modo che Si capisce che non si tratta di vere assemblee certe parole o descrizioni rivolte agli altri con o consigli e si sa che facendo finta non si im- cui lavoriamo a scuola non siano pronunciate. para niente. È facile credere che se non esiste La professione docente nella scuola di base non uno statuto degli studenti effettivo e un rego- conosce la questione della carriera, solo margi- lamento scolastico modificabile e utilizzabile nalmente dominano competizioni per denaro da tutte le componenti dell’istituto non si avrà o prestigio. Il dramma del potere si gioca quasi mai nessuna costruzione di competenze civiche interamente nella relazione educativa ed è pe-

94 GLI ASINI 68 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE santemente definito da latenze psicologiche at- mitarne gli effetti nocivi e allargare gli spazi di tivate nel contesto istituzionale. Il docente che libertà. Ci aspetta un grande lavoro per arrivare non lavora in una classe cooperativa, e quindi a intenderci sul significato delle parole e sugli non delega in nessuna misura parte del suo po- scopi nella scuola e se non sarà possibile farlo tere e della sua autorità, si trova in una sovra- attraverso una grande riforma sarà compito dei esposizione stressante. Si attivano meccanismi gruppi attivi sul fronte della democrazia e del- di identificazione e proiezione da entrambe la ricerca didattica sviluppare documenti libri le parti, il timore del giudizio è reciproco, le materiali perché si inneschi. Non restare soli è pulsioni scatenate dal confronto nella classe il primo dettato, incontrarsi, magari ottenendo si fanno a volte poco sostenibili. In tal modo incarichi nelle stesse scuole e poi creare contesti nella gestione della disciplina si giunge fino ad di ricerca e scambio sia nelle equipe di classe abusi o violenze più o meno sottili che segnano che in incontri con gruppi anche di altri ambiti fortemente il rapporto con il simbolico (con il dell’educazione. sapere) oltre che la percezione di sé di bambini e bambine, ragazzine e ragazzini. Altre volte i La fatica... più feriti – sia dalla relazione con la classe che Prendiamo ad esempio due nozioni – la fatica e con le famiglie – finiscono per essere i docenti, il merito – che finiscono per essere nella scuo- sprovvisti delle conoscenze di psicologia e pe- la i passe partout dei precipitati oscuri, per così dagogia opportune. Le equipe educative delle dire, di rappresentazioni, credenze e ideologie scuole insomma non hanno strumenti clinici implicite da cui spesso deriva la discreziona- e pedagogici per migliorare il proprio lavoro e lità di giudizi o procedure che è tra gli effetti prevenire o curare le condizioni di malessere. più inquietanti della vita in istituzione. Se nel- Bisogna ricordarsi che nella scuola come è ades- le equipe educative non riusciamo a lavorarle so i docenti stabiliscono se un’alunno può bere concettualmente, a fare chiarezza su cosa inten- o alzarsi dalla sedia o andare in bagno e che diamo quando ne parliamo, sarà molto difficile ancora la maggioranza delle classi sono fatte in cambiare pratiche valutative e didattiche. modo da garantire un controllo visivo totale da Poiché la scuola è un lavoro la fatica è un valore, parte dei docenti. Inoltre gli istituti democra- siamo d’accordo. (Ma li riconosciamo, li grati- tici usciti dai decreti delegati sono fortemente fichiamo come lavoratori i nostri alunni e alun- indebolite e le ultime riforme hanno cercato ne, gli diciamo che lavorano per acquistare co- di attribuire un potere prefettizio alla dirigen- noscenza e che nel farlo a loro volta producono za. Insomma siamo ancora alla scuola-caserma sapere? Gli diamo mai occasione di sentirsi tali? di cui parlava Fernand Oury eppure sappiamo E noi quanto tempo dedichiamo ad ampliare matematicamente che l’educazione alla pace e coltivare le nostre conoscenze, ad acquistare e alla democrazia non può uscire da classi che altro sapere da portare sul campo comune di hanno vissuto così. ricerca che è – che dovrebbe essere – la classe?). Le istituzioni, con le loro griglie di spazi e ora- Alle elementari e alle medie gli insegnanti par- ri e valutazioni, favoriscono il proliferare di lano di sfaticate, di quelli che non si impegna- effetti paranoici o di discrezionalità e abusi di no, che non mostrano interesse o attaccamen- poteri dettati da ragioni radicate anche nell’in- to, che non portano i compiti e il materiale, che cosciente. Per questo a lungo siamo stati anti fanno il minimo, che giocano e si distraggono istituzionali, abbiamo avuto paura e sospetto e parlano troppo o chiedono sempre di uscire. per le istituzioni e ne diffidiamo. Ugualmente, Questi sono fatti e pure li vediamo attraverso le in questo tempo di confusione e di urgenza di teorie e le ideologie a cui più o meno consape- impegni collettivi, scopriamo che esse orienta- volmente, ci riferiamo. Il rendimento scolastico no la vita delle persone, ci consentono di fare così come l’impegno e la motivazione a scuola cose, sono artefatti umani senza i quali non è sono oggetto di giudizi e sono però determinati detto che si possa stare e agire assieme, pur sa- da molteplici cause. Prima di arrivare alle scelte pendo che sempre bisogna impegnarsi per li- (sostegno; modello R; bocciature; insufficien-

95 GLI ASINI 68 EDUCAZIONE

ze; etichettature) si dovrebbero poter analizzare eccezionali ma “insegnanti di media umanità i fatti confrontandosi con calma, usando vari e cultura” – come dice di sé e del suo gruppo strumenti. Carla Melazzini – che aiutati da una serie di Ad esempio molti studi di psicologia socia- procedure e dispositivi clinici sappiano discu- le provano che la fatica percepita dipende dal tere giungendo a scegliere responsabilmente – contesto. Attività fisiche o intellettuali simili sulla base di principi definiti concordemente producono differenti parametri di affaticamen- – le loro azioni. to fisiologico a seconda delle condizioni in cui Invece che accade? I Consigli di classe durano si svolgono. Un contesto di sicurezza affettiva un attimo, oppure si trascinano a lungo per in cui si è condiviso il senso dello sforzo solleva occuparsi solo di burocrazia e di retoriche, di enormemente dalla fatica, fa in modo che “real- percentuali e schemi di valutazione; la pro- mente” ci si stanchi meno. A scuola accade che grammazione collegiale alle medie non esiste; la motivazione sia accesa da un transfert positi- il tempo dedicato alla formazione scarseggia vo verso le figure docenti o dal riscontro che al- e così si ricorre massicciamente ai modelli R. cuni codici comunicativi familiari o del gruppo Immigrato, povera, a disagio, coi genitori in di- sociale di provenienza sono padroneggiati dalle vorzio o malattia o follia? Modello R ossia pe- adulti educatori. Insomma la disponibilità e rizia per il sostegno! I genitori firmano e credo- l’intensità dell’impegno hanno a che fare anche no di tutelarsi, noi professori ce ne laviamo le con la percezione del senso di ciò che si fa e con mani; gli studi psicologici lavorano ed ecco sia- il benessere relazionale nella classe. Converreb- mo sommerse da una finta individualizzazione be di conseguenza, prima di valutare la disponi- della didattica e mai da una vera personalizza- bilità alla fatica secondo presupposti ideologici zione. Ma in quante sappiamo la differenza tra e teorici confusi, cercare di definire mezzi per i due termini? Un linguaggio di analisi, lavorato osservare, per comprendere, e per migliorare le assieme, aiuterebbe un’istituzione a funzionare nostre azioni didattiche ed educative. meglio? Crediamo di sì ma allora ci vuole tem- Ma a oggi nella nostra scuola pubblica man- po per studiare e pensare assieme. cano il tempo e la cultura e non basta dire che Sia chiaro che la maggioranza di questi discorsi la scolarità ha sempre avuto le sue vittime ed che sto sciorinando riguarda la scuola del pri- effetti dolorosi e che anzi oggi è meglio di ieri. mo ciclo e non l’istruzione secondaria, nella Vogliamo di più. convinzione che essa abbia un mandato fon- Lo scarso impegno e rendimento possono di- damentale nella costituzione democratica della pendere da problemi di visione, di udito, da società in quanto è il contesto – uno dei con- problemi affettivi o socio familiari, da deficit testi fondamentali – in cui fondare il rapporto cognitivi: a seconda delle cause si scelgono stra- con il simbolico delle nuove generazioni. Cosa tegie opportune. Azzeccarla non è facile ma è intendo? Che il desiderio di pensare e sapere importante: gli effetti si misurano solo dopo, illumina la vita di ciascuno e di tutti assieme e a conti fatti, quando spesso noi docenti non che deve essere oggetto di cura e lavoro dentro siamo più lì accanto alla ragazzina o al bam- la scuola di base. L’intelligenza si mobilita in bino, quando c’è da valutare se erano giusti o un lavoro protratto nel simbolico e a esso ci si meno il sostegno, la bocciatura, l’insufficienza, sottomette se scatta un investimento desideran- i materiali didattici, i suggerimenti di lettura. Il te: a questa accensione, peculiare per ciascuno, bambino ortopedico descritto dalle leggi non deve mirare ogni insegnante. Ci volessero dieci esiste ma esistono bambine e bambini con sto- o quaranta anni non sarebbe tra gli obiettivi di rie e contesti di provenienza molto variegati. una riforma? Certo non tutti le maestre e i maestri possono So bene che questa posizione riscuote un’obie- aver il talento o la formazione personale per af- zione fondamentale: il lavoro scolastico si deve fiancare un bambino nella ricerca del senso del- fare, è un dovere e un’opportunità che sta alle la sua attività scolastica. Infatti non vogliamo alunne e agli alunni cogliere per se stessi. Non una scuola per insegnanti che formi individui dobbiamo andar loro incontro, fargli trovare la

96 GLI ASINI 68 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE pappa scodellata, che generazione di smidollate -77, quando le differenze di sesso etnia salute e viziati avremo davanti? Il senso è nella arit- classe si son rivelate come motori della ridefi- metica, nella demografia, nella storia eccetera, nizione libertaria ed egualitaria dell’eterna vi- non dobbiamo costruirlo noi per loro e ogni cenda della sopraffazione. Lo spreco della forza volta inventare il giochino che convinca loro a delle illusioni e della volontà dei più giovani fare fatica. viene imputato a loro e mai a come gli appa- In quel classico della pedagogia contemporanea recchiamo le forme della partecipazione sociale: che è Insegnare al principe di Danimarca, Carla quanta cattiva ipocrisia). Melazzini descrive bene la “sindrome” alla base Preferisco dire concretamente, e contestual- di questo sentimento, in un capitolo intitolato mente alla vita scolastica, che la lotta per non Il pane e le brioches. Perché dare tanto a dei pic- perdere nessuno a scuola è una vera lotta: si può coli, delle piccole sfaticati e ignoranti? Quelli perdere o farsi male e questo perché le contrad- che il gruppo di Chance viziava, anche con le dizioni nei fatti, nella pratica educativa, non si brioches a colazione, erano ragazzi e ragazze del sanno prima e a volte non si risolvono. Si parla proletariato e sottoproletariato napoletano ma di teatro educativo anche in questo senso: per la domanda può rivolgersi contro ogni gene- le messe in scena di possibili destini a contatto rosità verso tutti tutte quelle che a scuola non con le figure della cultura. Può darsi che una riescono e che perciò danno fastidio. Melazzini ragazzina o un ragazzino “mollerà”, sarà irri- rintracciava due ragioni: una strettamente per- ducibile e quindi perduta, forse. C’è chi la sua sonale (“...una gelosia primitiva in persone che accensione al simbolico e al lavoro dell’intelli- sentono di non aver ricevuto sufficiente nutri- genza non lo trova e non lo coglie, non in quel mento nelle lontananze della propria vita”) e momento… ma troppe volte un Consiglio di una di più complessa di natura sociale. In que- classe arriva con l’amaro in bocca, e la coscienza sta possono essere preponderanti sentimenti di che morde come un cane bastardo, a bocciare colpa, o razzisti, o il risentimento per la man- e perdere senza aver fatto quello che si pote- canza di pace e di agio in cui ci mettono i pove- va! Certo tutto è troppo complicato e difficile ri oppure l’insofferenza per i corto-circuiti della da cambiare, sia dentro che fuori dalle classi. retorica democratica che non riesce a confron- Ragazzini e bambini da sempre abituati alla tarsi con la radicale differenza degli altri. Ma scuola-caserma ed educati a casa in modi molto riassumere facilmente un pensiero pedagogico disparati, quando si struttura la classe coopera- così raffinato è impossibile, bisogna leggere il tiva o si sperimentano metodi didattici nuovi libro e qui basti dire che c’è da arrovellarsi sulle “impazziscono” e pare loro di essere sopraffatte: contraddizioni che nella pratica incontreremo ci va tenacia e supporto e studio condiviso ma sempre. non ci si può scoraggiare. Si può cominciare Nella scuola – quali che saranno le politiche con poco, magari con la biblioteca di classe, governative dei prossimi anni – si lotterà cul- con il laboratorio di matematica ispirato a Ca- turalmente e politicamente su questi temi: non stelnuovo; scoprendo l’educazione freinettiana si vuole imporre una omologazione ideologica o la pedagogia istituzionale. Con la consapevo- delle insegnanti ma di certo urge una elevazio- lezza che a volte il problema siamo noi e che ne del discorso pubblico e istituzionale sulla sempre un gruppo ben condotto ha delle risor- scuola. se per i recuperi individuali straordinarie. (Ad esempio io qui mi trattengo da un discorso generale su una società che esclude i più gio- ...e il merito vani dal rischioso esercizio della responsabilità, E poi c’è “il merito”. La scuola premia sempre i che li estromette dalla gestione di spazi, lavori, meritevoli, deve farlo. Alle elementari pare che esercizi produttivi e riproduttivi mancando così siano coloro che oltre a imparare bene, in fret- il compito storico della nuova alleanza interge- ta e senza sforzo, sanno pure ascoltare, aiutare, nerazionale che sarebbe dovuto derivare dalla partecipare, comportandosi bene con maestre grande stagione progressista del decennio ’67 e compagni. Alle medie meritevoli sono invece

97 GLI ASINI 68 EDUCAZIONE

le più brave e i più bravi, che ripetono sem- militante, possibilmente nell’incontro, di soli- pre bene e magari vivacemente la lezione, che to squilibrato e improduttivo, tra università e sanno stare tranquillamente le sei ore filate in istituti di base. Per tutte queste ragioni è stato classe senza farsi richiamare. (A questi scarti tra penoso e offensivo assistere al voto unanime del i due gradi di istruzione corrispondono diverse Parlamento in favore della proposta di legge del rappresentazioni delle età della vita che dovreb- defunto governo per un insegnamento dell’e- bero essere esplicitate e analizzate per diventare ducazione civica consistente di fatto nel sempli- teorie, senza le quali la scuola, come diceva Ric- ce inserimento di un voto in pagella. Imparare cardo Massa, non può cambiare). a memoria le funzioni del Consiglio comunale Nella definizione di merito rientrano quindi (se va bene!) riuscirà solo a Gianni e no a Pie- criteri differenti, non il solo rendimento co- rino, così di nuovo un 5 a questo e a quello un gnitivo ma anche abilità e competenze sociali altro 8 sulla scheda. Questi sono i nostri tempi. e relazionali, addirittura caratteriali. Rimane ambiguo, sia che si misuri col voto numerico Ai giorni nostri che coi colori del semaforo o le parole del ma- Il nuovo anno scolastico è cominciato e da estro scritte su pergamena. Crediamo che un adesso alla fine sarà una corsa, per nulla di tutto buon modo per elaborare questa nozione deci- quello che ci siamo augurate nelle righe sopra ci siva nella vita scolastica sarebbe quella di pen- sarà tempo. Ma forse, davvero, più dello spazio sare al merito come un fattore collettivo. Cosa e dei corpi, il tempo è adesso ciò da cui comin- vuol dire? Che forse ci vorrebbero strumenti ciare per scardinare le cattive persistenze. di valutazione davvero costruiti con la classe, Alcune ragioni sono semplici e perenni: non trasparenti e condivisi, in cui è la vita stessa c’è regia educativa senza saper progettare e pro- della comunità in apprendimento a verificare grammare, in sfida tra il tempo e l’immagina- e registrare, nel lavoro comune e negli scambi zione; il tempo non è elastico e ci accomuna quotidiani, le prove di valore dei suoi membri tutti nella classe: per sfuggire al dolore e alla (chi risponde bene alle sue responsabilità; chi è noia non va sprecato, ci vuole parsimonia ed ef- citato in assemblea per gesti di gentilezza; chi ficacia, e a fine anno si devono raccogliere dolci ha portato in classe argomenti o oggetti di in- frutti; infine il tempo ci distingue: loro sono teresse; chi ha inventato soluzioni a problemi le nuovi e noi i grandi, la relazione a scuola è pratici o disciplinari sperimentati da tutti). Il generazionale. Altre sono ragioni profonde, che merito di ciascuno diventerebbe evidente in re- ci incalzano adesso, cruciali e pungenti: tutto lazione agli obiettivi e ai bisogni e ai desideri cambia a velocità rapinosa eppure molto, seb- espressi dalla classe, non sancito da un giudizio bene conosciuto, permane e non muta; le tra- gerarchico, corrispondendo a responsabilità e smissioni – di messaggi immagini e dati – e le scopi fin dall’inizio ben definiti e condivisi. Ma trasformazioni tanto rapide ingenerano un sen- qui si sta cercando di fare sintesi di articolato timento generale di precarietà, violento e ine- complesso di ricerche che merita bene altra at- dito. E soprattutto oggi non possiamo tacere a tenzione. Di fatto senza l’elaborazione di una scuola, dove si fa cultura, che il loro tempo – il cultura valutativa non esiste nessuna possibile tempo in cui le ragazzine e i ragazzini saranno riforma in senso democratico e inclusivo del- nel pieno della maturità e della responsabilità la scuola pubblica. Oggi nelle organizzazioni e – sarà molto differente, a causa della crisi ecolo- nelle istituzioni il controllo tramite rendiconta- gica e delle abnormi crescenti diseguaglianze a zione e valutazione ha macroscopicamente fini livello globale. Bisogna rispettare integralmente di orientamento politico ed economico (al pro- la bambina o il ragazzino che si ha davanti ma posito si possono leggere sia Valutare e punire di anche saper vedere in lei o in lui la donna e Valeria Pinto che Contro il merito di Mauro Bo- l’uomo di domani: a loro serviranno conoscen- arelli). Gli strumenti per misurare l’efficacia e il ze e strumenti per scegliere e agire assieme agli senso delle azioni e dei metodi didattici devono altri saggiamente. tornare a essere un campo della ricerca didattica Che si tratti delle tabelline in seconda elemen-

98 GLI ASINI 68 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE tare o della storia del ’900 in terza media, come insegnare in classe è un lavoro educativo oltre che istruente. Quindi, come si è già detto, c’è da prendersi tempo per l’esplicitazione degli sfon- IL MONDO di ideologici e valoriali delle teorie delle cono- DEI VIDEOGIOCHI scenza su cui basiamo le nostre scelte didattiche. Infine, soprattutto, è fondamentale che questo DI SIMONE CAPUTO lavoro di passare le conoscenze e le nozioni al fuoco della definizione linguistica e concettuale precisa e condivisa, sia portato nelle classi per- Nel 2017, l’audience nel giorno medio di ché questa è l’educazione popolare fondamen- Fox News e di Espn ha superato il milione di tale a cui ci chiama la scuola di base. Cosa vuol spettatori; di poco inferiori sono stati i numeri dire? Imparare a pensare e a scegliere le azioni fatti registrare da Msnbc (880mila) e Cnn collettive, cercando un accordo consapevole e (780mila). Dati apparentemente enormi, ma fondato, è la profilassi per una società pacifista risibili, se paragonati al successo del canale e antifascista. Lo sappiamo da sempre. Serviva- digitale Twitch.tv, che a gennaio 2018 ha no a questo quei vecchi arnesi della “educazione totalizzato mediamente 950mila utenti circa, nuova”: la ricerca nel quartiere e le interviste sul collegati in un momento qualsiasi del giorno; territorio per la costruzione di dossier; la rac- nel corso dell’anno la piattaforma ha poi colta e la discussione di dati su qualsiasi tema; registrato un incremento di oltre 3 milioni la scrittura del giornalino e dei regolamenti di di spettatori mensili e più di 400 miliardi di classe; la corrispondenza con una classe lontana minuti di visualizzazioni, mentre lo show-fiera e poi la gita per andare a conoscersi; eccetera. del gaming che il canale promuove annualmente Serve a questo oggi scegliere cosa preme cono- ha collezionato nel 2018 circa 2,9 milioni di scere a chi sarà uomo e donna domani: parti- spettatori nella settimana di svolgimento. Tutti zione di risorse e conoscenze; qualità della vita numeri in crescita costante: basti pensare che nelle città; tecnologia e umanesimo; consumo oggi Twitch è una delle prime cinque maggiori del suolo; biodiversità; diritti sociali e personali; fonti di traffico internet negli Stati Uniti; conta forme di rappresentanza democratica; eccetera. 3 milioni di utenti giocatori e più di 100 milioni Ogni anno a scuola può essere diverso e appas- di spettatori al mese. sionante per tutti, imparando sempre. Twitch è una piattaforma di livestreaming: Auguro alle colleghe e ai (pochi) colleghi di lanciata nel giugno 2011 come spin-off della avere un anno ricco di fatiche sensate e di gioia piattaforma di streaming generico Justin.tv, è per le trouvailles di cui è fatto il nostro umile stata poi acquistata da Amazon per 970 milioni lavoro; per la piccola virtù dell’artigianalità con di dollari. Il sito consente principalmente lo cui si creano gli strumenti didattici adatti a un streaming di videogiochi – ed è leader del settore gruppo particolare. E anche ricco di tempo per nelle trasmissioni di eventi e competizioni incontrarsi e scambiarsi riflessioni e tecniche, eSports – che possono essere visti sia in diretta con quella coralità e carnalità consapevole che che on demand. Il servizio è gratuito, di facile ancora ci aiuterà. fruizione, e popolato da contenuti forniti dagli utenti. Focalizzato sui videogiochi, dunque, il successo di Twitch è dato da un’idea semplicissima: mentre due utenti si sfidano in un videogioco (o un utente cerca di battere un record), gli altri possono guardare, commentare dal vivo ed eventualmente premiare il giocatore preferito con dei crediti, acquistabili pagando con denaro vero. La piattaforma ha stipulato accordi con Sony e Microsoft per permettere

99 GLI ASINI 68 EDUCAZIONE

ai possessori di PlayStation e Xbox di accedervi al mondo videoludico. Non essendo Twitch direttamente tramite le console, usando così pensata come una piattaforma sostitutiva lo schermo della tv e incrementando di fatto della televisione, i brand si sono adeguati a la base degli utenti. Col tempo, Twitch ha questo cambio di paradigma, riponendo molta inoltre diversificato il servizio, proponendo, attenzione sul mezzo mediale e sul target di per esempio, In Real Life Streaming, una sorta follower da raggiungere con le loro pubblicità. di Grande Fratello del gaming in cui tutti Per crearsi un pubblico, gli utenti-giocatori possono intervenire, e una categoria dedicata offrono omaggi, promuovono concorsi, giocano a canali musicali per programmi radiofonici, con i fan, eseguono maratone ludiche di 24 ore: attività di produzione audio, performance attività in cui si crea lo spazio adatto per inserire dal vivo. Ulteriore indicatore della popolarità prodotti attraverso delle sponsorizzazioni. E raggiunta dalla piattaforma è il successo che ha così, per un brand, conoscere i follower dei vari riscosso tra le star dell’intrattenimento, da un gamers è necessario per capire quali streamer calciatore come Zlatan Ibrahimovic a un rapper sia meglio coinvolgere, e in che modo. Proprio come Drake (che in una diretta, giocando una in ragione di ciò sono nate piattaforme a sessione di Fortnite, ha attirato 600mila utenti) supporto delle aziende e degli streamer, come che accrescono, con le loro sedute di gioco, il già Wehype, che facilitano il processo di ricerca e diffuso interesse mediatico intorno a Twitch. di collaborazione da parte degli utenti-giocatori Lo streaming videoludico è un business colossale che desiderano mettersi in contatto con sponsor, non solo per Amazon, che mette a disposizione e aiutano marchi a connettersi con influencer una piattaforma come Twitch – e per i colossi delle per le campagne di marketing. console e degli eSports, come Sony e Microsoft, Ciò dimostra quanto Twitch – e in generale il che accrescono le vendite grazie alla piattaforma livegaming – sia un terreno vergine, in continua che le incentiva –, ma anche per alcuni utenti- espansione, non ancora del tutto esplorato dal gamer (quelli più bravi, devoti, ossessionati e mondo della pubblicità: una sorta di nuova anche fortunati, in genere giovanissimi) e per corsa all’oro, del XXI secolo, per il marketing. chi fa marketing. Grazie alle donazioni di chi I videogiocatori stanno diventando la nuova lo guarda giocare su Twitch e ai suoi follower frontiera dello scontro commerciale tra i colossi su YouTube (perché le sessioni di gioco, una della tecnologia digitale: tanto quelli che giocano, volta registrate, vengono spesso postate su quanto quelli che guardano gli altri giocare. YouTube) un utente-giocatore può guadagnare Google ha ufficialmente annunciato Stadia, finanche 500mila dollari al mese. Essendo un un servizio che permetterà di videogiocare su luogo di gioco, ma anche di conversazioni (che smartphone, Tv e Pc; basta una connessione accompagnano le lunghissime partite), Twitch a internet e, proprio come oggi accade con ha attirato l’attenzione dei marchi del consumo: servizi come Netflix o Amazon Prime Video, conoscere bene le comunità e le dinamiche il contenuto verrà trasmesso sul dispositivo. che animano la piattaforma significa ottenere Facebook sta aggiornando la sua applicazione l’attenzione di viewer e streamer, significa mobile per includere una scheda specificamente riuscire a vendergli meglio un prodotto, significa pensata per i contenuti videoludici: oltre 700 soprattutto conoscere i gusti di adolescenti e milioni di utenti ogni mese giocano su Facebook giovanissimi: il 70% degli utenti di Twitch sono e guardano almeno un minuto di video in millennials, per lo più maschi con un’età media streaming. E anche Snapchat lancerà una propria di 20 anni. E così i brand stringono accordi con piattaforma mobile per videogiochi, simile agli i giocatori con più follower, gli influencer, per Instant Games di Messenger, che permettono inserire spazi pubblicitari o per sponsorizzare a chi sta conversando via chat di iniziare una prodotti durante le loro dirette. Gli sponsor sono partita a giochi molto semplici. Un’attenzione sia endemici, quando creano prodotti e servizi elevatissima per introiti in costante crescita: nel direttamente per l’industria dei videogame, sia 2018 il mercato videoludico digitale ha generato non endemici, quando l’azienda non è collegata un giro d’affari superiore ai 130 miliardi di

100 GLI ASINI 68 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE dollari, mostrando una crescita di oltre il 10% futuri della cultura di massa tout court, non su base annua. meno rilevante è la portata che la piattaforma Eppure Twitch – come del resto i suoi simili ha sull’ampio, variegato e sempre più pervasivo – è un social network ancora nascosto. mondo delle “relazioni online”. Chi conta Generalmente chi non fa parte del suo pubblico davvero nel gaming online non è tanto il gioco, difficilmente sa che esiste, contrariamente quanto il giocatore, grazie al coinvolgimento ad altri social network che sono conosciuti e che l’esperienza interattiva sembra offrire. dibattuti anche da chi non li usa. Per chi non All’idea del singolo che gioca isolato e chiuso avesse familiarità con l’interfaccia di Twitch, nella sua cameretta, che da sempre accompagna può essere utile spiegare che essa prevede la il pensiero comune sul giocatore di fronte al visualizzazione di informazioni, codici e stili computer o a una console, si deve sostituire eterogenei: immagini, animazioni, video, chat quella del giocatore “social”, dal momento che in-game, emoticon, simboli, testi e suoni (i ormai il 70% dei gamer gioca con altre persone. commenti del giocatore, la colonna sonora del Ma quale tipo di socialità si vive online? In che videogioco, suoni ambientali come lo squillo modo muta il concetto di “amicizia”? Le capacità di un telefono cellulare). Il caso tipico che si sociali e di relazione nel mondo reale migliorano può incontrare da spettatore è il seguente: una o peggiorano vivendo prolungate interazioni finestra in alto a sinistra riprende il giocatore; videoludiche? Secondo recenti studi di psicologia, una seconda finestra di grandi dimensioni, che nonostante molti giochi abbiano un contenuto occupa la maggior parte dello schermo, mostra violento, l’interazione con altri utenti permette il gioco; informazioni sui record relativi al ai gamer di apprendere abilità sociali come la gioco e su data e ora (per certificare la natura cooperazione. In più, giocare in gruppo riduce live della performance) sono inserite in un i sentimenti di ostilità rispetto a quando si gioca piccolo riquadro; un’ulteriore finestra visualizza da soli. Inoltre, secondo altre tesi ancora oggetto i battiti cardiaci, stabilendo così una chiara di studio, i videogame in streaming permettono identificazione tra il performer videoludico agli utenti di sperimentare in condizioni “sicure” e l’atleta; infine, un’ultima finestra riporta le temi come il potere, l’aggressione, il dolore, la comunicazioni in diretta degli spettatori, che separazione, la collaborazione e l’accettazione. scorrono in verticale a getto continuo, con Pur ammettendo come plausibili questi eventuali proliferazione di punti esclamativi, emoji, vantaggi offerti dall’esperienza videoludica nickname, acronimi e sigle. Flussi simultanei sul condivisa rispetto a quella vissuta in isolamento medesimo schermo: tale interfaccia rappresenta e senza confronto, restano forti i dubbi sulla la più grande innovazione nella visualizzazione natura e validità delle relazioni “digitali”. Sono delle informazioni televisive dall’invenzione delle davvero “relazioni” oppure sono solo illusioni di finestre multiple di network come la Cnn, che relazioni? I legami che nascono tra gamer sono sul finire degli anni novanta i teorici dei media certamente relazioni, ma sono da considerarsi Richard Grusin e Jay David Bolter definirono come connessioni di intensità minore rispetto a un esempio paradigmatico di “rimediazione quelle tradizionali, dal momento che, mediate dell’estetica digitale”, secondo una logica di dallo schermo e dal gioco, annullano l’incontro iper-mediazione. Il flusso di informazioni che reale e il contatto corporeo. Sempre più persone accompagna la performance ludica presuppone, che soffrono di fobie sociali, e non riescono a dunque, un fruitore abituato al multitasking e parlare con altre persone, online, giocando, all’iper-stimolazione, da cui la possibilità quasi via chat, riescono invece a relazionarsi (ma infinita di personalizzazione dei “canali”, grazie l’esperienza videoludica può anche al contrario a extra a pagamento, che la piattaforma offre spingere a un allontanamento dalla realtà chi all’utente. soffre parzialmente di tali patologie). Ad alcuni, Se le innovazioni estetiche, culturali e un’amicizia online potrebbe comunque apparire pubblicitarie legate a Twitch andrebbero studiate migliore del non averne affatto: ma quando una perché anticipano probabilmente percorsi relazione è solo virtuale o basata su scambi di

101 GLI ASINI 68 EDUCAZIONE

messaggi, è facile crearsi un’immagine fantastica e idealizzata, che probabilmente l’intensità data delle emozioni di una relazione reale spazzerebbe via. Il fenomeno delle generazioni cresciute “nella GIOVANI ALLA RIBALTA rete” merita studi e riflessioni che si interroghino sui criteri per distinguere un uso adattivo dei social DI STEFANO LAFFI e dei videogiochi da un sintomo di malessere o dipendenza. La rivoluzione digitale ha creato ambienti espressivi nei quali pre-adolescenti, adolescenti e giovanissimi (ma anche sempre più adulti) sperimentano nuove possibilità di Si torna a parlare di giovani, nella crona- realizzazione, trovando rifugio, in occasione di ca, sono riapparsi qua e là, folgorando la tie- critici momenti evolutivi, in una forma di auto- pida curiosità degli adulti per le vicende del ricovero che esprime sia difficoltà e incapacità, mondo, sfinita da mesi in cui la notizia della sia il tentativo di superarle e di alleviarle. Il prima pagina dei giornali era sempre la stes- caso Twitch ci invita, forse, ad andare oltre sa, il battibecco fra i due vicepremier, per altro l’inquadramento del fenomeno come esemplare giovani per il ruolo che hanno, 33 e 46 anni. clinico del ritiro sociale: la stanza nella quale i Succede che Ramy, un ragazzo tredicenne di videogiocatori si rifugiano funge, da un lato, Crema, salvi 50 suoi compagni dalla follia come luogo di protezione rispetto alle esperienze dell’autista chiamando aiuto di nascosto o che concrete, ma dall’altro, sempre più come campo Simone, 15 anni, dibatta con i militanti attem- di sperimentazione per un’infinità di esperienze pati di Casa Pound alla periferia romana di immaginarie connesse alle inesauribili risorse Torre Maura spiegando chiaramente la logica della rete. L’abbondanza di tesi di laurea e strumentale delle loro proteste contro i rom, dottorato in economia e marketing reperibili in o ancora che la 31enne Carola Rackete disob- rete sull’argomento testimonia quanto il mondo bedisca agli ordini e decida di far attraccare la dei brand sia purtroppo, ancora una volta, molti Sea Watch cioè la nave di cui è al comando al passi avanti rispetto a quello delle scienze della porto di Lampedusa, per assistere i migranti a formazione. bordo. E, più ancora e prima ancora, succede che la 16enne Greta Thunberg ispiri e guidi un movimento mondiale di protesta per sollecita- re i governi a prendere provvedimenti di fronte alla crisi climatica. Certo, non sono questi gli unici di cui si è par- lato: sui giornali abbiamo visto anche le foto sorridenti delle giovani vittime degli incidenti del sabato sera – facebook ha cambiato il foto- giornalismo regalando primi piani alle vittime in pose che rendono più tragico quel “finale” che fa notizia – ma ancora di più, nella versio- ne anonima e di gruppo che è loro riservata, abbiamo impressi negli occhi le pose non da selfie di altri giovani, i migranti, ritratti dispe- rati sui gommoni, sfiniti a un approdo, spaesa- ti nei centri di accoglienza. L’isteria della cronaca – la cronaca è isterica per definizione – fomenta l’opinionismo, l’estre- mizzazione degli atteggiamenti, così i giovani personaggi del momento sono divenuti in un

102 GLI ASINI 68 INTERVENTO INTERVENTO SOCIALE attimo eroi, o demoni, la loro giovane età è mo. Le nascite sono al ribasso, il peso eletto- servita ad amplificare la notizia, se non pro- rale dei giovani è al ribasso, gli investimenti in prio a strumentalizzare la vicenda seguendo formazione, ricerca e sviluppo sono al ribasso, uno schema già visto, quello dell’adulto – vi- la loro presenza attiva nei processi di crescita cepremier o cittadino qualunque – che si finge del paese è al ribasso, di conseguenza anche la sensibile alle sorti dei ragazzi e usa il caso del loro fiducia nelle istituzioni è bassa. Ciò che momento per dirlo al mondo. Salvo non ave- è cresciuto in questi anni tra i giovani è l’in- re fatto nulla prima e nulla dopo per quella certezza nel futuro e la mobilità verso l’estero. stessa causa. Perché se c’è un assente rispetto ai giovani è la politica, quella di cui avevano Quello che, a danno delle nuove generazioni, più bisogno. abbiamo messo in atto è il piano migliore in Europa per non far crescere il paese. E ci siamo Il paese sbagliato riusciti.”(A. Rosina, Se l’Italia si disoccupa dei Adulati dal governo del cambiamento, i giova- giovani, lavoce.info, 3.5.2019) Lo spiegava già ni si sono ritrovati non il lavoro che chiedeva- Albert Hirschman negli anni ’70: i cittadini, no ma un magro sussidio, a chi è andata bene, nel rapporto con le Istituzioni, a parte i rari mentre hanno visto investire un sacco di soldi casi di leali a priori e irremovibili, hanno solo per i neopensionati di quota 100, cosa che ha due possibili atteggiamenti di fronte ad attese incrementato ulteriormente il grado di ingiu- insoddisfatte, o la protesta e il dissenso, oppu- stizia sociale generazionale, perché in nessun re l’uscita verso un altrove. Semplicemente, se altro paese d’Europa le risorse occupazionali e dopo aver votato un ennesimo nuovo governo finanziarie sono così sbilanciate a sfavore dei non vedi cambiar le cose, te ne vai. L’emigra- giovani. Hanno anche visto congelato il tema zione dall’Italia ha raggiunto il livello più alto della cittadinanza ai giovani stranieri – dopo degli ultimi 50 anni. il tradimento del precedente governo – con misure che hanno reso ancora più penosa la Forme di dissenso vita di chi vive qui da un pezzo, a causa del Hischman usava il termine “voice” per dire la raddoppio dei tempi di attesa burocratici per protesta, il dissenso, forse oggi si dovrebbe dire gli accertamenti richiesti. Hanno visto il pa- “agency”, che in sociologia vuol dire la capa- radosso di un’università sempre più arrocca- cità dei soggetti di agire comportamenti che ta nei test di ingresso a fronte di carenze di vogliono avere conseguenze oltre la sfera indi- laureati in quelle stesse discipline: non si può viduale e personale. Intendo il fatto che forse dire, ma in centinaia sono partiti per laurearsi dovremo d’ora in poi estendere l’area dei com- in giurisprudenza in Spagna o in medicina in portamenti ascrivibili al dissenso, al conflitto, Romania, ci sono intere colonie di italiani che ben oltre la presa di parola in senso stretto, se fanno non più i gelatai in Germania o i came- vogliamo cogliere il grado di malessere nelle rieri a Brooklin ma i laureandi, i ricercatori o i nuove generazioni, e la loro volontà di cam- professori altrove perché qui non era possibile biare le cose. E lo stesso vale forse per la fuga, farlo. Non sono cervelli in fuga ma normali che Hirschman chiamava “exit”, e che oggi è ragazzi e ragazze alla ricerca di un’opportunità. fatta non solo dagli expat alla ricerca di oppor- Basta guardare al decennio 2009-2019, quello tunità, ma anche dai cosiddetti Neet quando della crisi, per notare che sono stati i giovani si tratti di quelli che hanno rinunciato a un a pagarla più duramente, quelli che hanno re- percorso di studio e di lavoro, dai “ritiri socia- cuperato meno in termini di reddito e tasso di li” entro le mura domestiche, da alcune forme occupazione. E, se si guarda agli altri paesi, la di dipendenza verso qualcosa di compensativo penalizzazione relativa dei giovani diventa an- alla propria frustrazione esistenziale. cora più evidente: “Tutto quello che riguarda i Intendiamoci, i giovani si sono mossi anche giovani è sconsolatamente al ribasso nel nostro nelle forme tradizionali, sulla scia di Greta paese rispetto al mondo con cui ci confrontia- Thunberg sono scesi in piazza in centinaia di

103 GLI ASINI 68 EDUCAZIONE

migliaia in Italia negli scioperi per il futuro del prie sorti. Campagne di sottoscrizione, flash pianeta, è stato un successo anche lo sciopero mob, coperte termiche alle finestre, occupa- globale transfemminista dell’8 marzo e l’inva- zione notturna di luoghi simbolici, free nipple sione pacifica di Verona in occasione dell’ul- day… è il tempo dell’attivismo e della diversi- traconservatore Congresso mondiale delle fa- ficazione dei gesti. Ed è anche una rivincita dei miglie, di fine marzo. Ma sempre meno – è corpi e dell’azione, come ci insegnò oltre 2400 la mia sensazione – il dissenso è affidato alle anni fa Lisistrata – che sciolse gli eserciti come parole d’ordine e ai portavoce. Intendiamo- dice il suo nome lanciando il primo sciopero ci, si tratta di temi che hanno battaglie aperte del sesso – e come oggi Judith Butler (L’alle- proprio nel linguaggio – si pensi al sessismo anza dei corpi, 2014) sembra riaffermare. Con verbale e alla violenza di genere denunciati da il gusto di un potere di cui ci eravamo un po’ “Non una di meno”, alla sollecitazione fatta da dimenticati, il “potere della simultaneità”: ma- Extinction rebellion affinché la municipalità nifestare tutti insieme in tutte le città significa di Londra dichiarasse l’emergenza climatica, essere milioni e su tutti i giornali, come hanno alla decisione del Guardian di usare l’espres- capito i ragazzi nei Fridays for Future, adottare sione “Crisi climatica” e non “Cambiamento tutti borracce al posto di bottigliette di pla- climatico”, eccetera – ma quello che si chiede è stica vuol dire cambiare un’industria, inviare che si agisca, senza fermarsi a proclami e pro- nello stesso momento un’email di dissenso a messe. un’istituzione vuol dire mandare in tilt la sua Da tempo ho la sensazione che i più giova- comunicazione pubblica. ni vedano nelle parole una sorte di palude, Io avevo imparato da ragazzo quel potere con di habitat congeniale agli adulti, in loro po- l’esempio delle banche, quando mi dissero che tere: forse hanno visto le promesse elettorali se tutti i correntisti avessero ritirato simultane- smentite poco dopo, le prove di misfatti non amente il denaro dal proprio conto avrebbero trasformarsi mai in condanne, le raccomanda- messo in ginocchio il sistema. Puoi non essere zioni di genitori e adulti tradite da loro stessi, nessuno, puoi agire legalmente in perfetto si- le istituzioni sempre meno esemplari e sempre lenzio senza alzare la voce, basta un gesto sin- più corrotte, fatto sta che non ci si fida più cronizzato. Ah, dimenticavo, non sono i giova- delle parole, non si affidano loro in toto le pro- ni ad avere i soldi in banca.

104 GLI ASINI 68 POCO DI BUONO

SEMPRE NUOVA È L’ALBA E ALTRE POESIE

DI ROCCO SCOTELLARO

Salmo alla casa e agli emigrati Inchinati alla terra, alla piccola porta mangiata della casa, noi siamo i figli e la porta è carica di altri sudori, e la terra, la nostra porzione, puzza e odora. Mi uccidono, mi arrestano, morirò di fame, affogato perché vento e polvere, sotto il filo della porta, ardono la gola; nessuna altra donna mi amerà, scoppierà la guerra, cadrà la casa, morirà mamma e perderò amici. Il paese mio si va spopolando, imbarcano senza canzoni con i nuovi corredi di camicie e mutande i miei paesani. Che vanno a pigliare l’anello? Come nel giuoco, sui muli bardati di coperte, e con le aste di ferro uncinato al filo teso sulla rotabile, nel giorno di San Pancrazio? Ve ne andate anche voi, padri della terra, e lasciate il filo della porta più nero del nero fumo. Quale spiraglio ai figli che avete fatto quando la sera si ritireranno?

(Portici, 7 novembre 1952)

105 GLI ASINI 66-67 DI BUONO POCO

Pozzanghera nera il diciotto tro. aprile Altre ali fuggiranno Carte abbaglianti e pozzanghere dalle paglie della cova, nere… perché lungo il perire dei tempi hanno pittato la luna l’alba è nuova, è nuova. sui muri scalcinati! I padroni hanno dato da mangiare (1948) quel giorno si era tutti fratelli, come nelle feste dei santi abbiamo avuto il fuoco e la banda. Ma è finita, è finita è finita I santi contadini di Matera quest’altra torrida festa Anima di lupo antico siamo qui soli a gridarci la vita assassinato davanti le porte siamo noi soli nella tempesta. il giorno della fame più crudele, vicina ti ridesti a noi soffusa E se ci affoga la morte nel tuono del tristo orologio nessuno sarà con noi, e brami pane e cipolla, e miele e col morbo e la cattiva sorte all’ultima ferita del corvo. nessuno sarà con noi. E che strazio nell’aria le campane I portoni ce li hanno sbarrati che ci pungono d’aghi il nostro si sono spalancati i burroni. cuore! Oggi ancora e duemila anni Che vogliono da noi? porteremo gli stessi panni. Fanno paura agl’innocenti Noi siamo rimasti la turba come ai fanciulli beati la turba dei pezzenti, gli ultimi fiati del macello. quelli che strappano ai padroni Finitela, benedette campane! le maschere coi denti. Con questi venti nei nostri tuguri svegliate la faccia dei morti violenti (giugno 1948) e ci fate più lupi di prima. E voi date una mano perché l’avranno interrata profonda la pupa della fattucchiera Sempre nuova è l’alba nella Gravina che circonda Non gridatemi più dentro, i santi contadini di Matera! non soffiatemi in cuore i vostri fiati caldi, contadini. (Matera, 3 marzo 1948) Beviamoci insieme una tazza colma di vino! che all’ilare tempo della sera s’acquieti il nostro vento disperato. Spuntano ai pali ancora le teste dei briganti, e la caverna – l’oasi verde della triste speranza – lindo conserva un guanciale di pie- tra… Ma nei sentieri non si torna indie-

106 GLI ASINI 66-67 DI BUONO POCO

CHIUSI NELLE ROCCAFORTI D’OCCIDENTE

DI FRANCESCO GIUSTI

Gli archivi si sfaldano alla prima bordata d’acqua salata. Vengono giù gli occhi vomitati dai pesci. Le ossa senza più carne. Che importanza ha bianco o nero, non c’è più nemmeno l’anima per questi nostri fratelli che teniamo dall’altra parte dello specchio e dal cui respiro finito è scivolata via perfino la forma. Braccia troppo corte le nostre. Non hanno tolto dalla vastità muta e grigia di un acciaio pieno dell’urlo inghiottito dall’ingordigia di onda sopra altra onda quelle inutilmente corse ad aggrapparsi alla menzogna di un cielo troppo indifferente, lontano. Si sono rovesciati gli archivi. Pianto e vergogna. L’eco di un nome gridato da cuori verso dove un bacio, una carezza era la sola ricchezza ora dispersa è il soldo di Giuda che ci brucia in mano. Hanno asfaltato di fragile speranza il Golgota di un cammino. Ma chiudiamo porte e finestre qui, non vogliamo arrivi sul nostro cuscino l’ombra di tanto dolore e la preghiera la mettiamo ben aderente agli occhi per non vedere la colpa, preghiamo copra le voci che ci inchioderebbero all’infamia.

107 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO

silenzio e con l’aforisma piuttosto che con la ridondanza delle parole.

JERZY GROTOWSKI Eppure ho incontrato per la prima volta Gro- E LE CENERI DEL TEATRO towski proprio attraverso le parole, quelle stampate di un libro: Per un teatro povero. DI FRANCESCO TORCHIA Ma erano parole diverse, frammenti di lezioni e conferenze, pagine di informazioni detta- gliate di un procedimento tecnico (il training psicofisico dell’attore “santo”), descrizioni pre- Presto ricorreranno due commemora- cise di spettacoli straordinari e non consueti, importanti per il teatro: ad aprire il 2019 zioni parole attraverso le quali trapelava il fascino di i vent’anni dalla morte di Jerzy Grotowski e a un’esperienza intima, profonda che già allora chiuderlo i trent’anni dalla morte di Samuel indicava una strada e attraversava il teatro per Beckett. puntare altrove. Prima di ritrovarsi nell’orgia delle celebrazioni Fu quel fascino interstiziale, quell’aria di “mi- o nel deserto delle dimenticanze (gesti che si stero” che avvolgeva l’esperienza raccontata nel equivalgono nella sostanza di una cancellazio- libro, quella profondità, garanzia di “autentici- ne), in anticipo voglio ricordare qui la traccia tà”, incarnata nelle immagini del training, del- profonda lasciata da questi due giganti del te- le prove, degli spettacoli, nel flash di Cieslak atro nella mia formazione e nel mio lavoro di nei panni (nel panno) del Principe Costante/ teatrante. Cristo a un passo dal suo sacrificio, ad indur- mi a scegliere il teatro. Avevo appena supera- L’ultimo maestro to l’adolescenza e mi affacciavo nella prima Certamente Jerzy Grotowski resterà negli an- giovinezza pieno di interrogativi sulla vita, la nali della storia del teatro. Sarà ricordato come cui risposta cercavo sui libri di filosofia e fu un innovatore che abbandonò il teatro-spet- allora che l’immersione nelle acque profonde tacolo quand’era al culmine del successo, che della pratica teatrale mi apparve come l’unico prolungò il teatro come veicolo di conoscen- esercizio possibile per coniugare conoscenza e za oltre lo spettacolo eccetera, ma ciò che gli vita reale. annali non potranno ricordare è la “lezione” Negli anni, poi, mi sono convinto che nelle viva e umana che Grotowski seppe trasmettere parole (pregne di silenzi, ellissi e allusioni) a quanti ebbero la fortuna di incontrarlo e di di quel “Teatro povero”, fosse già contenuto essere suoi allievi o seguaci. (come in una profezia) l’abc di tutto il cam- Una lezione che non solo è andata oltre il teatro mino che – con rigorosa coerenza – Grotowski come spettacolo, ma che non è consistita nella avrebbe intrapreso. Perciò ho tenuto con me, trasmissione di un sapere tecnico, ha utilizzato sempre accanto, quel libro e vi ho fatto ricor- il sapere tecnico per tracciare un solco profon- so, leggendolo e rileggendolo a ogni passo del- do nella mente e nel cuore di ogni allievo. la mia esperienza teatrale, in cerca di prove e La lezione di un , non tanto nel sen- maestro conferme o reindirizzamenti sulla strada da me so a noi noto del maestro d’arte e di bottega, intrapresa. quanto della guida nella versione orientale del Un maestro non plagia mai l’allievo, lascia che guru o del maestro zen che accompagna l’al- questo lo imiti, perché sa che nell’imitazione lievo lungo la strada della conoscenza e della c’è un apprendimento non intellettuale, ma formazione spirituale e poi sparisce. Il maestro a un certo punto smette bruscamente di es- che alla teoria astratta preferisce la pratica, la sere un modello e indica all’allievo la strada concretezza dell’esercizio e della prova, che dell’autonomia. dà compiti e non precetti, che sa trascendere Un maestro sa quando è venuto il momento di e filtrare gli aspetti soggettivi e personali del- lasciare l’allievo e a quel punto non esita a farsi la relazione pedagogica, che comunica con il

108 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO uccidere. Ama l’allievo, ma non vuole posse- che anche la comunicazione puramente verba- derne l’anima in eterno. le nel suo caso fosse concepita non come un Un maestro, qualunque mezzo adoperi: che sia esercizio intellettuale, ma come un processo la parola (nelle lezioni, nei discorsi) o l’azio- organico implicante una relazione io-tu (così ne (nella direzione degli esercizi e delle prove- come nell’esperienza teatrale autentica). test), usa sempre lo stesso metodo: l’organicità L’efficacia persuasiva (ma senza violenza im- del processo, nel quale ogni passo successivo positiva), probabilmente maieutica, del suo scaturisce “organicamente” dal precedente insegnamento s’incentrava sulla sua capacità (secondo una logica naturale non forzata da di giocare sul doppio registro dell’assenza-pre- imperativi intellettuali), in una catena di azio- senza. ni-reazioni che richiama sempre il fondo pul- Un maestro è davvero tale quando la sua lezio- sionale d’ogni uomo. ne giunge all’allievo, oggettiva, spogliata del- Grotowski, nella sua carriera, ha alternato bre- la presenza (soggettività) della sua fonte, cioè vi apparizioni pubbliche (per lo più conferenze quando si realizza in “assenza”. sui temi attuali della sua ricerca, ma in rari casi Grotowski nella seconda parte del suo percor- lunghi corsi universitari) a lunghe tappe di la- so di ricerca e trasmissione è stato per lo più as- voro pratico, prima nel segreto del Teatro-La- sente, delegava la guida delle esperienze ai suoi boratorio a Wroclaw, poi in tutto il globo nelle collaboratori più stretti, rimaneva nel luogo sessioni aperte del Parateatro, poi con gruppi dell’esperienza, ma invisibile, i collaboratori ristretti di ricercatori nei luoghi “sacri” del Te a- gli riferivano costantemente gli esiti del lavoro tro delle Fonti e infine di nuovo nel chiuso pro- ed egli ragionava con loro su come procedere. tetto del suoi Centri di Lavoro – prima negli Ricordo un paio di giorni in un incontro a Vol- Stati Uniti e da ultimo a Pontedera in Italia; in terra: una lunga attesa insieme agli altri parte- ciascuna di queste esperienze (che si trattasse cipanti, percorsa da ansie, dubbi, nervosismi di una conferenza, di un esercizio, di una pro- e poi finalmente quando il lento passare del va o di una performance) Grotowski ha sem- tempo aveva indotto ciascuno a mollare ogni pre puntato a guidare l’interlocutore (allievo, resistenza ecco cominciare il lavoro in un salo- partecipante, attore, ascoltatore) attraverso un ne spoglio, buio, illuminato da qualche cande- processo scevro dall’ossessione del risultato che la. Condotto in un percorso notturno da guide conducesse all’acquisizione-rivelazione di una a loro volta poco visibili, per lo più discrete e verità ultima (ovviamente relativa, cioè senza silenziose, chiedendomi di tanto in tanto che pretese di validità universale) costituente il nu- cosa stessimo facendo, se fossimo partecipan- cleo incandescente della lezione o della prova ti o testimoni (perché disseminate avvenivano o dell’azione. piccole performance dei conduttori), alla fine La mia esperienza, assistendo alle lezioni o nel cuore della notte approdai, insieme a pochi partecipando a rari ma preziosi incontri diretti altri, all’incontro diretto con Grotowski (un incontro programmato ma che più volte avevo con il o con i suoi attori-performer, maestro temuto fosse saltato) per un colloquio appa- è stata proprio questa: una guida “personaliz- rentemente “tecnico”, ma che, come già altre zata” (persino negli affollati incontri pubblici) volte era capitato, si dimostrò semplicemente verso una verità gnoseologica relativa all’og- di relazione interumana volta a scoprire (con getto della lezione, attraverso una serie di ri- la guida sapiente e sibillina del maestro) qua- velazioni accese dalle sue parole, dai suoi salti li fossero le ragioni profonde che scuotevano logici, dai frequenti ricorsi ad esempi concreti ciascuno di noi (se non ricordo male eravamo di lavoro o dai racconti di episodi carichi di cinque registi più o meno appartenenti all’area senso. Era come se lui, nel mezzo della folla dell’allora denominato “terzo teatro”) e ci osta- di aule immense, direzionasse il suo sguardo colavano nel nostro processo creativo nascon- verso te solo, parlasse proprio a te, un volto dendosi dietro “problemi tecnici”. disperso tra mille altri e non necessariamente in prima fila. Una magia condivisa, il segno

109 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO

Forse è impossibile rispondere a parole alla do- stiche (come nei romanzi dostoevskiani), tutta manda – come essere se stessi? – ma senza dubbio incentrata sull’obiettivo da perseguire e sulla è possibile trovare la risposta nell’azione, se di- materia da trattare, è trascinato in un percorso mentichiamo noi stessi […] ma per dimenticare di conoscenza, fatto di intuizioni e rivelazioni se stesso l’essere umano deve essere interamente in improvvise che accumulandosi generano una quello che fa, che desidera. In altre parole, deve “consapevolezza” organica e non semplice- smettere di pensare continuamente a se stesso. mente intellettuale. (Jerzy Grotowski, L’azione è letterale, inter- Anche a distanza, nello spazio e nel tempo, per vento pubblicato in “Dialog” 1979, n. 9, pp. chi ha voglia di ascoltare, un maestro sa far- 95/101.) si sentire, il suo messaggio viene dal corpo e parla al corpo, e ciò è vero – paradossalmente Dimenticare se stessi, come attori, come te- – quanto più è marcata questa distanza. Essa è stimoni di un’azione altrui, come insegnanti, garanzia di una trasmissione non inquinata dal come ascoltatori, come registi, come guide in confronto tra ego che per quanto tenuti sotto un’esperienza. Mettere se stessi tra parentesi, controllo, non smettono mai d’interferire. assentarsi e gettarsi nell’azione, che si tratti di Nell’ultima fase della sua ricerca Grotowski una comunicazione verbale o di un’esperienza era tornato a lavorare con un gruppo ristretto pratica (un esercizio di respirazione, una prova di collaboratori con l’intento di sperimentare teatrale, una camminata nei boschi). È stato azioni in un certo senso reali, cioè non rap- questo l’insegnamento di Grotowski: l’ego con presentative di alcunché e non predisposte per la sua presenza ingombrante è di ostacolo alla essere viste, ma tutt’al più spiate, intraviste dal comunicazione, impedisce l’ascolto dell’altro, buco della serratura allo scopo di verificare la rende la ricerca di una verità nel discorso o di possibilità di una connessione induttiva tra un’autenticità nell’azione, una disputa per chi performer e testimoni. L’azione probabilmente prevale, allontanando di fatto la meta. strutturata, ma nello stesso tempo spontanea Le sue lezioni (così come del resto la direzio- come un flusso organico, si sviluppava a par- ne degli spettacoli fino al1970 , e come poi la tire da quelle “fonti” a lungo frequentate nella guida delle ricerche post-teatrali, dal Paratea- fase precedente. tro a L’arte come veicolo) funzionavano perché È stato il tempo dell’Arte come veicolo di co- l’io-Grotowski è sempre stato assente, cedendo noscenza, letteralmente – secondo le parole il suo posto al filo delle parole, o dei compiti di Grotowski – come mezzo di trasporto (un assegnati, degli sguardi, dei silenzi, dei muti ascensore o una scala come quella di Giacob- assensi-dissensi. Dimenticando se stesso il ma- be), il tempo della tecnica al servizio della co- estro spinge l’allievo a fare lo stesso, per lasciare noscenza di sé, dell’altro, del mondo, e della spazio al cuore incandescente del discorso e relazione autentica (senza i condizionamenti dell’esperienza. dell’ego, senza la pressione delle opinioni, sen- Anche una lezione fatta di parole per Gro- za l’obbligo di un risultato). towski è sempre stata un’esperienza, in un certo Ho avuto qualche occasione di “sbirciare” senso una performance. (spia e testimone) l’Azione, basata su canti e Nel marzo-aprile del 1982 Grotowski tenne un movimenti di danza strettamente connessi con ciclo di lezioni sul Teatro delle Fonti presso l’I- l’essenza dei canti. Ho portato con me la sen- stituto del Teatro e dello Spettacolo dell’Uni- sazione che nel percorso grotowskiano anche versità di Roma. Possiedo una trascrizione in quella fosse una tappa che presto sarebbe sta- parte integrale, in parte antologica di quelle le- ta superata. Perché non era nella mentalità di zioni; ebbene leggendola ci si accorge che per- Grotowski rinchiudersi in una nicchia protet- sino le parole scritte riescono a resuscitare la ta, accontentarsi di aver toccato il cuore caldo suggestione dell’oralità viva che le aveva gene- della conoscenza e di tenerlo per sé. rate. Il lettore, affascinato dal filo della narra- Il maestro possedeva un forte senso del suo zione senza fronzoli, né deviazioni soggettivi- ruolo sociale così come delle sue ricerche, e

110 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO aveva sempre adottato il principio della “com- domani dell’attribuzione del premio Nobel. plementarità” * nei confronti della società in- Alcuni episodi della sua biografia mi affasci- torno, aprendosi o chiudendosi in contrasto narono inducendomi ad acquistare l’edizione con la tendenza sociale del momento. tascabile della trilogia letteraria: Molloy, Malo- Ho immaginato che in un tempo, come quello ne muore e L’innominabile. La lettura, precoce che viviamo, di dispersione, di un individua- quanto faticosa (frequentavo gli ultimi anni lismo che si fa gruppo solo per somma utilita- del liceo), letteralmente mi sconvolse. Avevo ristica e mai per intima solidarietà, Grotowski appena letto La nausea di Sartre, ma il disfaci- avrebbe aperto l’Azione, spinto il processo mento dell’io lì era ancora narrato in una for- induttivo ad allargare la sua area d’influen- ma romanzesca, che ne attenuava l’acuta dram- za, avrebbe – anello dopo anello – costruito maticità. Ora con Beckett mi trovavo, senza una catena di conoscenza condivisa e diffusa la consolazione della “bella forma”, di fronte nel corpo sociale, uscendo definitivamente agli stessi abissi, descritti attraverso un tessuto dall’ambito stretto del teatro, senza perdere di narrativo e sintattico completamente destrut- specificità… non so bene quale sarebbe stata turato. L’effetto fu travolgente: già ero incline la nuova strada intrapresa, certo non quella di a melanconie schopenhaueriane e leopardiane, un ritorno indietro nel territorio limitato del e all’assurdo pirandelliano, Beckett contribuì “teatro”. a formare in modo indelebile il lato pessimi- Considero Jerzy Grotowski l’ultimo dei mae- sta e nichilista del mio carattere. Divenne oltre stri (nel senso sapienziale e strettamente prag- che fonte di meditazioni personali ed interio- matico del termine). In un’epoca relativista ri, uno strumento di difesa e provocazione nei come la nostra, non c’è più spazio per il gesto confronti dell’ottimismo di superficie che mi a suo modo assoluto di un maestro che indica circondava in quegli anni di vuoto benessere. una strada e la percorre come unica possibile, All’epoca fu proprio la sostanza filosofi- e non nascono più allievi disposti ad ascoltare ca ed esistenziale del “non io” dei personag- la parola definitiva di unmaestro . Definitiva gi beckettiani a colpirmi, solo in seguito mi perché o la prendi alla lettera e vai avanti o ci sono fatto delle domande sul contesto stori- giochi e alla fine la tradisci e la cancelli. co e sociale cui quei personaggi rinviavano. Era il paesaggio devastato dell’Europa del se- Ciò che resterà dopo di me non può essere nell’or- condo dopoguerra: l’Europa sconvolta dai dine dell’imitazione ma del superamento. Nello massacri, dai campi di concentramento, stesso modo, io non ho imitato Stanislavskij, ho dall’olocausto? O era la contemporaneità: il cercato quello che era possibile dopo. Una ricerca presente, vuoto e alienato, del neocapitalismo non può limitarsi a una sola vita. È una faccen- che tutto omologava sotto l’egida del consu- da di parecchie generazioni. (J. Grotowski, Ce mismo galoppante, nascondendo la paura di qui restera après moi…, intervista a cura di J.P. una guerra atomica? O si trattava piuttosto di Thibaudat, 26 luglio 1995) uno sguardo vaticinante gettato oltre l’orgia consumista, in quel deserto delle anime che L’ultima parola sarebbe venuto dopo, all’alba della prima di “Dove andrei, se potessi andare, cosa sarei, se una lunga serie di “recessioni” non solo eco- potessi essere, cosa direi, se avessi una voce, chi nomiche, ma anche sociali ed esistenziali? parla così, dicendosi me? Rispondete semplice- Difficile a dirsi, certo è che la parola “ul- mente, che qualcuno risponda semplicemen- tima” di Beckett, ebbe e ha una sua at- te. È lo stesso sconosciuto di sempre, il solo per tualità e verità buona per ogni stagione. cui io esisto, nel vuoto della mia inesistenza, Ho sempre interpretato la desolazione del della sua, della nostra, ecco una semplice ri- mondo e dei personaggi beckettiani come sposta…” (Samuel Beckett, Testi per nulla) un j’accuse, piuttosto che come l’effetto di un’angoscia ontologica e di un conseguente Fui incuriosito e poi folgorato da Beckett all’in- deprimente disamore per la vita. Nel tempo

111 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO del narcisismo è con un’orgogliosa (irlande- rativa, così come alla sottrazione di ogni se) fierezza che i vagabondi beckettiani, nella lemma del linguaggio teatrale: dalla sceno- consapevolezza di essere nessuno, si difendono grafia, al personaggio, dalla trama all’azione. dai sentimentalismi e dagli psicologismi con- Come nel mucchietto di miglio di Zenone (ci- fortevoli dell’uomo medio, vivendo ai margi- tato da Clov all’inizio di Finale di partita) nul- ni dei conformismi, rifiutandosi ogni sia pur la si aggiunge a nulla, il tempo è fermo e la fine minima forma di integrazione. Si veda per avvicinandosi si procrastina. Così non resta tutti il protagonista della novella Primo amore. che continuare, ripetere il già detto per dirlo meglio cioè più povero (essenziale) possibile, L’amore rende cattivi, questo è un fatto. Ma di senza fronzoli, senza giri di parole, rivedere il quale amore si trattava, precisamente? Dell’a- già visto, il mal visto, per sfocarlo nel grigio more-passione? Non credo. Perché è proprio plumbeo dell’orizzonte. Ogni opera successi- l’amore passione quello satiriaco, non è vero? va rinvia a quella precedente e si prolunga in O confondo forse con un’altra varietà? Ce n’è quella seguente con una coerenza logica, con talmente tante, non è vero? Tutte una più bel- un rigore sperimentale che non hanno uguale. la dell’altra, non è vero? L’amore platonico, per In una progressiva spoliazione che ha bandito esempio, eccone un altro che mi viene in men- le epifanie joyciane e rarefatto la memoria in- te all’istante. È disinteressato. Forse l’amavo di volontaria di Proust; in una tensione al silenzio amore platonico? Stento a crederlo. Avrei forse e alla pagina bianca che tuttavia non arriveran- tracciato il suo nome su delle vecchie merde di no mai per volontà dell’autore, pena l’attribu- vacca se l’avessi amata di un amore puro e di- zione di un senso a quel nulla e quel vuoto sinteressato? E per di più col dito, e succhiando- che invece ne sono la più concreta negazione. lo subito dopo?(Samuel Beckett, Primo amore) HAMM Clov! E quando ancora fossero restati dei dubbi su CLOV (irritato) Che c’è? questa “vitalità nichilista” di Beckett, ecco che HAMM Non può darsi che noi… che noi… si mi venne incontro il suo teatro. Didi e Gogo, abbia un qualche significato? Hamm e Clov e ancor più Nagg e Nell, non sono CLOV Un significato! Noi un significato! (Breve esseri lamentosi e disperati affetti da depressio- risata) Ah, questa è buona! ne cronica, ma “stoici” e “cinici” filosofi in lotta HAMM Io mi domando. (Pausa). Una intel- perenne contro il mondo, i suoi luoghi comu- ligenza tornata sulla terra non sarebbe tentata ni, le sue buone abitudini, le sue sacre certezze. di immaginarsi delle cose, a forza di osservarci? L’ironia teatrale di Beckett avvolge e scon- (Assumendo la voce dell’intelligenza) Ah, ecco, volge ogni aspetto della vita, ogni fase, dalla ho capito com’è, sì, ho capito cosa fanno! (Clov nascita alla morte, e non salva nulla e nes- trasalisce, depone il cannocchiale e comincia a suno, nemmeno gli stessi personaggi che grattarsi il basso ventre con le due mani. Voce ne sono portatori e che, alla fine, privati di normale) E senza arrivare a tanto, noi stessi… coscienza, di memoria, sdraiati o striscian- (con emozione)… noi stessi… a tratti… (Vee- ti, sono solo bocche che parlano perché non mente) E dire che tutto questo non sarà forse sta- possono tacere, in assenza di qualsiasi so- to invano! (Samuel Beckett, Finale di partita) stanza, fisica o psichica, atta a governarle. La coerenza e il rigore di Beckett sono le pe- Mi sono misurato teatralmente più volte con culiarità, che l’hanno reso pressoché uni- l’opera di Beckett, ponendomi sempre la stes- co nel panorama letterario del Novecento. sa domanda: dopo aver rappresentato l’attesa Dal momento in cui ho cominciato a leg- inesauribile, la fine che non vuol finire, dopo gerlo, ho poi seguito ogni passo successivo aver inseguito l’ultima parola che inaugura il della sua opera assistendo progressivamen- silenzio, quale teatro è ancora possibile oltre te alla rarefazione delle parole, allo svuo- Beckett? O meglio ancora c’è un teatro davve- tamento di ogni forma e struttura nar- ro praticabile oltre Beckett (la stessa domanda

112 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO vale per il romanzo)? E dopo Grotowski? Dopo che Grotowski ha Si sa, il mondo dello spettacolo così come il abbandonato il teatro-spettacolo? mercato letterario, da sempre fanno a meno di Plus rien, per dirla con Beckett. O “altro”: una coerenza e rigore. Ognuno segue la sua stra- ricerca – come ha fatto il regista polacco – che da che per lo più è sopravvivenza, carriera e ha dissolto il teatro nella sua essenza per tra- dunque continuità, ci si può riempire la bocca sformarlo in una via di conoscenza e relazione di altisonanti discorsi sulla “morte dell’arte”, la tra gli uomini. fine del teatro, eccetera, ma poi ci si appresta E invece, il teatro continua, il romanzo conti- ad andare avanti e non nel senso beckettiano, nua; il rigore assoluto, la verità universale di un ma solo perché finire davvero sarebbe un duro uno non si traduce mai in un imperativo valido colpo per il proprio ego e per il mestiere che ti per tutti. Si torna indietro, si ricomincia, con dà di che vivere. Dunque, dopo Beckett, no- arroganza ed insieme ingenuità, come se non nostante Beckett si può tranquillamente rico- fosse successo niente, come se la fine non fosse minciare, magari da un classico, da Shakespe- già accaduta. I libri si aggiungono ai libri, gli are per esempio. spettacoli agli spettacoli come i chicchi di Clov, Ho sempre creduto viceversa che il rigo- in un accumulo insensato, in una parata babeli- re di una ricerca non ammetta scappatoie, ca per sempre sottomessa alle leggi del mercato. né concessioni mercantili, perciò sono stato costantemente convinto che dopo Beckett, Gli anniversari delle morti di Beckett e Gro- dopo la sua disgregazione della lingua tea- towski dovrebbero almeno servirci a riflettere trale, dopo il nulla, oltre il silenzio, quando sulla nostra incoerenza, sulla nostra mancanza la partita sia davvero finita e l’ultima parola di rigore detta, non potesse esserci più teatro di paro- la: o si ripete Beckett all’infinito o il silenzio. Si, ci sono momenti come questo, come stasera, Forse un altro teatro, un’altra forma di spet- che ho quasi l’impressione di essere restituito al tacolo c’è stata: il teatro laboratorio di Gro- fattibile. Poi passa, tutto passa, sono di nuovo towski. Un teatro “povero”, senza scene, truc- lontano, ho ancora una storia remota, mi aspet- chi e costumi, senza personaggi, ma di esseri to in lontananza perché la mia storia cominci, umani in relazione, un teatro del corpo, con perché si concluda, e di nuovo questa voce non la sua intelligenza e il suo patrimonio di me- può essere la mia. È là che andrei, se potessi an- morie. dare, quello là sarei, se potessi essere.” (Samuel Beckett,Testi per nulla).

BUOVE FORMULE DI ABBONAMENTO AGLI ASINI

Abbonamento solo digitale (pdf, epub, mobi) € 39 Abbonamento Italia cartaceo + digitale € 79 Abbonamento estero Europa cartaceo + digitale € 159 Abbonamento estero resto del mondo cartaceo+ digitale € 199 Iban IT 30 A 05018 03200 000011361177 intestato ad Asino srl, causale: abbonamento annuale rivista gli asini. Conto corrente postale 001003698923. Carta di credito sul sito http://www.asinoedizioni. it/abbonamenti Paypal [email protected] oppure paypal.me/EdizioniAsino Abbonamento settimanale (1,5 euro a settimana con Paypal) http://www.asinoedizioni.it/products-page/abbonamenti/ abbonamento-settimanale/ Abbonamento mensile (6,6 euro al mese con Paypal) http://www. asinoedizioni.it/products-page/abbonamenti/abbonamento-mensile/ Scarica il modulo per addebito diretto Sepa e paga a rate il tuo abbonamento http://www.asinoedizioni.it/wp-content/uploads/Mandato- per-addebito-diretto-SEPA.pdf

113 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO

trad. it. di Silvia Fornasiero) – è corredato di apparati preziosi, firmati rispettivamente da Marisa Bulgheroni, Alessandro Portelli e RICORDARE Chiara Spallino Rocca. A renderli tanto più TONI MORRISON preziosi è l’empatia con cui i curatori tornano non solo sulla personalità letteraria di Morri- DI MARIA NADOTTI son e sulla valenza politica ed estetica dei suoi scritti, ma proprio sulla necessaria complessi- tà di narrazioni che si sforzano “di approda- “Hai detto che sono una donna e per di più una re a una scrittura che fosse indiscutibilmente donna di colore. Non è lo stesso che essere un uomo? nera”, sull’esportabilità di “scelte linguistiche” […] Tutti gli uomini che ho conosciuto hanno [ab- (una lingua parlata, acustica, colloquiale) che bandonato i loro figli. So benissimo quel che fanno fanno affidamento su “codici iscritti nella cul- tutte le donne di colore di questo Paese. Muoiono. tura nera”. Nell’America a egemonia bianca e Proprio come me. La differenza è che muoiono len- razzista degli anni in cui Morrison comincia a tamente, come ceppi d’albero tagliati. Mentre io scrivere, un salto culturale e politico, una so- cado giù di botto, come le sequoie”.(Toni Morri- litaria ricerca nel buio di echi e assonanze che son, Sula) l’industria editoriale e il mercato culturale non prevedono. Toni Morrison, la scrittrice africana-ame- Se per Morrison, autrice di rottura anche nel ricana che nel 1993 fu insignita del premio panorama della narrativa africana-americana, Nobel per la letteratura, è mancata il 5 agosto affabulatrice coltissima e tuttavia dichiarata- scorso, all’età di ottantotto anni. Oggi la stam- mente senza progenitori e maestri, la scrittura pa mondiale ci informa che la sua morte ha richiede audacia, capacità di invenzione e un avuto come “effetto” un rilancio commerciale enorme talento uditivo, la sfida per il lettore/ della sua opera. Negli Stati Uniti, in una sola ascoltatore a distanza sta nel penetrarne gli settimana, Beloved, considerato il suo capola- strati di significazione, il ritmo, l’andamento, voro narrativo, ha venduto dodicimila copie. le scelte lessicali, sintattiche, perfino gramma- E, mentre la casa editrice statunitense Knopf si ticali, i rimandi formali che fanno tutt’uno con accinge a ristampare la sua intera opera narra- contenuti inediti e fortemente abrasivi. Dalla tiva e saggistica, in Italia il suo editore storico, fine degli anni sessanta del secolo scorso Mor- Frassinelli, annuncia che sta per rimandare in rison si pone come una superficie riflettente stampa alcuni dei suoi testi più importanti, tra davanti alla società americana, che si pensa e cui proprio Amatissima, L’occhio più azzurro e si vuole “bianca” e tale si è costruita solo per Canto di Salomone. “differenza”, schiavizzando, sfruttando, oppri- Mi piace dunque iniziare questo piccolo ritrat- mendo, inferiorizzando quella parte della po- to/ricordo con una notazione e qualche sot- polazione che bianca non è: la sua “ombra”. tolineatura che spero risultino utili a lettrici e Le immagini che ne scaturiscono, immagini lettori a venire. Nel febbraio del 2018 la Mon- dal nitore quasi insostenibile, riguardano ine- dadori libri ha dato alle stampe un Meridiano vitabilmente e arditamente anche l’effetto che dedicato all’autrice, in Italia considerata “dif- quella “costruzione” ha avuto sulla sua gente, ficile”, sinonimo di “poco vendibile”. Il volu- la seduzione esercitata dal modello egemone me, che raccoglie sei romanzi della scrittrice sulla percezione di sé, le aspirazioni, i modelli – L’occhio più azzurro (1970, trad. it. di Chiara estetici, perfino i sogni degli africani-america- Spallino Rocca), Sula (1973, trad. it. di Chia- ni. ra Spallino Rocca), Canto di Solomon (1977, Tradurre Morrison – donna e nera, dunque trad. it. di Franca Cavagnoli), Beloved (1987, “due volte nera”, come afferma Bulgheroni – trad. it. di Chiara Spallino Rocca), Jazz (1992, diventa perciò una scommessa cruciale. trad. it. di Franca Cavagnoli), Il dono (2008, Doppiati, vale a dire privati dell’aura acustica

114 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO in cui sono avvolti, i suoi personaggi rischiano tre questioni più importanti”. di perdere voce e contorno, di essere schiacciati E le questioni più importanti cui Morrison si sotto il peso di storie all’apparenza monotona- riferisce e che attraverseranno la sua intera ope- li, di ridursi a slave narrative dei nostri giorni. ra, narrativa e saggistica, nonché i pezzi d’oc- Metaforica, orale, simile per ritmo e struttura casione che scriverà per diverse testate gior- alle improvvisazioni del jazz, la sua dialogatis- nalistiche, sono, tra molte altre, il significato sima lingua/narrazione esige orecchio e cuore, dell’amicizia tra donne se non è mediata dagli due doti per niente scontate e mai acquisite uomini, la possibilità di scelta delle donne nere una volta per tutte. Da qui la necessità di con- al di fuori dell’approvazione del loro gruppo di tinuare a interrogarsi sulla “instabilità” dei appartenenza, “i rischi dell’individualismo in suoi testi e a essa adattarsi, con malleabilità e una comunità assolutamente individualistica, modestia: azzurro/blu, Amatissima/Beloved, Sa- tuttavia uniformemente razzista e socialmente lomone/Solomon. statica”. Nella prefazione all’edizione Vintage di Sula, il suo romanzo del 1973, Morrison scrive: “Negli anni cinquanta, quando ero una studentessa, l’imbarazzo nell’essere definiti scrittori poli- ticamente orientati era così grande, la paura di essere derisi dalla critica per aver incanala- to la propria creatività nelle questioni sociali così profonda che mi venne da domandarmi: RICORDARE perché tanto panico? […] la mia attenzione si AGNES HELLER è focalizzata sull’origine di quel panico e sui mezzi con cui [gli scrittori] cercavano di alle- DI PAOLO BERTINETTI viarlo. Che cosa poteva esserci di così sbagliato nell’avere e perspicacia sociale e consapevolez- za politica in letteratura? È convinzione dif- Nell’estate del 1974 avevo deciso di fusa che la narrativa politica non sia arte […] fare un viaggio di “cultura politica” nei paesi Quella convinzione, che a quanto pare non dell’Est con la fidanzata e un paio di amici. apparteneva a Chaucer, a Dante, a Sofocle, a Per vedere com’era. Quando tornai e dissi Shakespeare, a Dickens, non ci abbandona e, com’era, un funzionario del Pci, insolita- nel 1969, rappresentava un peso eccessivo per mente aperto e disponibile verso noi giovani gli scrittori africani-americani”. estremisti, non trovò di meglio che definir- Fin dall’inizio Morrison mette a tema la po- mi un servo del capitale. liticità dell’atto di scrittura, che non nasce da Cesare Cases mi aveva dato indirizzo e nu- un’appiattente, binaria volontà di denuncia, mero di telefono di un professore di filosofia ma da una passione d’ascolto e di racconto dell’Università di Bucarest (si chiamava Levi, nemica di ogni semplificazione ideologica. È ma aveva dovuto cambiare cognome, diven- questa passione a scompaginare le coordinate tando Tertullian) e di Agnes Heller. In Italia spaziali e temporali, costringendo la Storia a era stato appena pubblicato da Feltrinelli il stratificarsi, a tornare su se stessa, apparente- suo saggio sulla teoria dei bisogni e Cases mi mente immobile e tuttavia mai identica. “Poi- aveva chiesto di portargliene una copia, dato ché la mia sensibilità era altamente politica e che non era possibile spedirglielo per posta appassionatamente estetica”, continua la scrit- perché sarebbe stato sequestrato. trice, scrollandosi di dosso la gabbia di quel- Quando suonammo al citofono scese ad la falsa alternativa, “avrebbe sprezzantemente aprirci suo marito Ferenc Feher, anch’egli permeato di sé il mio lavoro. Mi rifiutavo di filosofo della scuola di Lukacs e anch’egli spiegare, o anche di riconoscere, ‘il problema’ radiato da ogni carica pubblica. Servo del su basi diverse da quelle artistiche. C’erano al-

115 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO capitale pure lui, o più precisamente revisio- tico); forse, soprattutto, giocò il fatto che io nista di destra intriso di sinistrismo di tipo sono sempre stato un estremista moderato. occidentale. Fatto sta che, con mia sorpresa, sia Heller, sia Feher ci disse che eravamo arrivati il gior- (con qualche piccola riserva in più) Ferenc no giusto. Soltanto quella mattina, infatti, Feher, si dichiararono molto favorevolmen- era stato rilasciato dalla polizia. Lo aveva- te colpiti dalle posizioni di Lotta continua. no messo in galera per un paio di settima- Per la verità devo però precisare che non feci ne, non perché avesse fatto qualche nuovo minimamente cenno agli ambigui discorsi sgarbo al Partito, ma perché, ci disse, non che circolavano a proposito dell’autodifesa potendo mettere dentro Agnes Heller, data militante (che poche settimane prima ave- la sua fama, avevano messo dentro lui che vo pubblicamente definito come pericolose non era noto all’estero. fesserie). La prima domanda “politica” che Agnes ci Il fatto è che Agnes Heller (e la cosa sta alla rivolse è rivelatrice. Ci chiese conferma del base della sua Teoria dei bisogni in Marx) fatto che Gerald Ford, diventato presiden- aveva trovato nei movimenti del ’68, come te degli Stati Uniti pochi giorni prima, il 9 scrive Pier Aldo Rovatti nella prefazione al agosto, a seguito delle dimissioni di Nixon, suo saggio, “l’espressione concreta di una fosse uno dei proprietari della Ford. “Pro- critica che dal livello della politica e da quel- paganda di regime”, le risposi. “I grandi lo dell’economia riusciva a penetrare dentro capitalisti americani non hanno bisogno di il mondo della vita borghese. La priorità governare direttamente. Lo fanno per inter- della vita quotidiana, dei rapporti sociali as- posta persona”. Agnes Heller si limitò a fare sunti sul piano più diretto dell’esperienza, un mezzo sorriso, come a dire “certo che è diveniva per la Heller storicamente visibile”. così”. In due saggi pubblicati nel 1972 la Heller I nostri due ospitalissimi ospiti (ci diedero aveva espresso l’esigenza, aggiungeva Rovat- anche le chiavi dell’appartamento della ma- ti, “di collegare il tema lukacsiano della vita dre, dove ci sistemammo il giorno successi- quotidiana al concetto marxiano di rivolu- vo, prima di partire per Praga), ci avevano zione. Il collegamento era possibile proprio preparato una buona cena, con abbondante per la radicalità della rivolta studentesca”. rifornimento di Egri, il famoso vino rosso Da questa posizione discendeva un giudizio magiaro. Non parlammo molto dell’Unghe- particolarmente favorevole su quei gruppi ria. Agnes Heller si limitò a farci notare che che dal ’68 si erano sviluppati, in particolare le ragazze che si facevano adescare dai bel- su Lc, quello in cui degli operai in carne e limbusti italiani nelle piazze del centro di ossa erano davvero presenti: era questo l’a- Budapest non erano commesse o studentesse spetto che dava ad Agnes Heller l’idea di un senza un soldo, ma erano le figlie di funzio- gruppo politico capace di agire nella realtà. nari del Partito comunista o di alti papaveri Il suo libro, che sfogliò con sguardo soddi- dell’amministrazione statale. I loro bisogni, sfatto, non volle tenerlo. Troppo pericoloso. disse ironicamente, erano di carattere cultu- Se fosse stato trovato nel corso di una qual- rale: il profumo dell’Occidente, le sigarette che perquisizione sarebbe stato usato come americane, l’automobile italiana. ulteriore gravissima prova di colpa. Mi chie- Parlammo invece molto dell’Italia e delle se di dire a Cases di sistemarlo su uno scaffa- posizioni dei gruppi extra-parlamentari. In le della sua libreria, non in alto, ma a portata particolare di Lotta continua, quello che di mano. Lei sarebbe stata felice di sapere sembrava loro il più interessante. Forse aiu- che il suo libro era lì. tò il vino, forse aiutò il fatto che parlavamo In effetti qualche anno dopo, quando lei e in inglese, il che significava, da parte mia, Feher poterono venire in Italia e andarono a adottare la filosofia linguistica di quella lin- trovare Cesare Cases, il suo libro era lì. gua (l’inglese è empirico, diretto, paratat- Di questo secondo incontro la cosa più cu-

116 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO riosa che ricordo è un’indignata osservazio- ne di Ferenc Feher. Erano stati a Roma e in un paio di altre città italiane, dove aveva- no incontrato diversi dirigenti del Partito SCOTELLARO comunista. Ma le loro conversazioni erano O LA FATICA state insoddisfacenti. Vuoi per l’inevitabile ambiguità dei funzionari del Pci, vuoi, so- DELLA MEDIAZIONE prattutto, perché le discussioni erano forte- mente limitate dal fatto che la conversazione DI MARCO GATTO si svolgeva in inglese (il tedesco non lo sa- mondadoria- peva nessuno) e la lingua franca del nostro La pubblicazione del Baobab tempo era poco nota ai suddetti funzionari. no dedicato a Tutte le opere di Rocco Scotellaro E Feher si domandava come fosse possibile cade in un momento in cui l’attenzione per il che degli alti dirigenti di un partito inter- mondo contadino, per la cultura dei subalterni nazionale per sua natura pensassero di poter e per il destino della terra si carica di significati presentare le proprie posizioni soltanto in nuovi. Le lotte per un’equa distribuzione delle italiano o in uno stentato inglese. In realtà, risorse e la denuncia per lo sfruttamento dei aggiunse Agnes Heller, la difficoltà linguisti- territori da parte di un capitalismo sempre più ca rappresentava per quei dirigenti un buon aggressivo e criminale incontrano, nelle aree alibi per evitare di esprimere pareri e valuta- depresse, le istanze di una rinnovata questione zioni nette e precise sulla loro dissidenza e ecologica, sociale e civile. In tal senso si riapre, sui regime dell’Est in generale. a livello locale e globale, una possibile partita In seguito non ho più avuto occasione di in- per il Meridione e per chi abbia voglia di riflet- contrare Agnes Heller. Ho letto alcune delle tere sui nodi storici, economici e culturali che cose che ha scritto (solo alcune; e forse non ne hanno decretato passività e isolamento. Non le più importanti) e le ho sempre lette con si può che ripartire, allora, da quel momento interesse e apprezzamento per l’originalità e nevralgico che segna, negli anni cinquanta del- il coraggio intellettuale delle sue posizioni. la nostra storia nazionale, il disintegrarsi della Il suo marxismo non è stato un esercizio te- civiltà contadina e di tutto un mondo rurale nel nome di un falso progresso e di un’ineffi- orico di difesa dell’ipse dixit; ma una pratica cace, quanto dannosa, politica dello sviluppo; di analisi del presente, anche e soprattutto non si può che ripartire dallo scoperchiamento quando il presente non aveva più nulla a che di una contraddizione storica e sociale che si fare con la società ottocentesca che Marx riaffaccia a Sud ogni volta che riappare il tema aveva analizzato. dell’Italia a doppia velocità, oggi declinato, in modo imbarazzante anche a sinistra, nel verso secessionista della cosiddetta autonomia diffe- renziata; non si può che ripartire da chi quel conflitto lo visse dall’interno, restituendone il senso e patendone gli esiti, come capitò, fra i tanti, a Scotellaro. Da tempo si richiedeva la ristampa delle poesie, dei racconti, delle inchieste, e una restituzione il più possibile completa del lavoro culturale messo in campo dal giovane sindaco di Tri- carico nell’arco della sua brevissima esistenza: dobbiamo questa bella impresa al suo massimo studioso, Franco Vitelli, e all’impegno di Giu- lia Dell’Aquila e Sebastiano Martelli.

117 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO

Occorre però, da lettori e custodi dell’opera di anzitutto un grandissimo realista. E, da reali- Scotellaro, essere chiari su un punto, che è an- sta, un vero intellettuale organico, nel senso zitutto politico-culturale: non può e non deve più squisitamente gramsciano del termine. Lo trattarsi di una canonizzazione o di un tribu- fu da sindaco, da esponente del Partito socia- to, di un’operazione che relega lo scrittore a lista, e lo fu da scrittore, da agitatore cultu- “bene di cultura”. Non può e non deve per una rale, da megafono di un popolo, in virtù di ragione: Scotellaro oggi merita di essere rilet- una coerenza e di un’unità di intenti che ne to e riscoperto non come “documento” di un garantivano, per giunta, l’assoluta originalità. mondo estinto, ma come l’esempio più vivo Perché originale fu il suo modo di interpretare di una militanza culturale, politica e intellet- le istanze che provenivano dai contadini luca- tuale che riconosce al principio di realtà – che ni, di avvicinarsi a essi provando a identificarsi è, da sempre, la lotta dei poveri contro i ricchi con le loro ragioni profonde; perché origina- – l’irrefutabile compito di guida e orientamen- le fu la consapevolezza che una pur minima to. Ciclicamente questa lezione non smette di distanza, dovuta a ragioni di classe (veniva da interrogarci. Fu così a Matera, nel febbraio una famiglia con una modesta disponibilità del 1955, quando, a pochi mesi dalla morte, economica, comunque in grado di garantirgli intellettuali e politici di estrazione socialista e un percorso di formazione quasi lineare), tra comunista si incontrarono per commemorare lui e loro si dava, e che in quella distanza si il sindaco-poeta, non mancando di legare a situavano le ragioni politiche, mobili, transito- quel ricordo, anche commosso e partecipato, rie, e per questo delicatissime, della delega. La la sensazione di trovarsi in un momento deli- grandezza di Scotellaro – una grandezza che lo catissimo per le sorti del Mezzogiorno, già sel- accomuna a uno dei suoi maestri, Carlo Levi, vaggiamente vittima della depredazione capi- interprete, seppure su altre basi, di una civiltà talistica. Fu così vent’anni dopo la scomparsa, dimenticata, e al già citato Rossi-Doria – sta a Torino, nel febbraio del 1974, in un incontro nella capacità di porsi il problema dell’appros- aperto da Manlio Rossi-Doria, il quale, riflet- simazione a un mondo che, diversamente, po- tendo sull’attualità di Scotellaro e parlando trebbe essergli ostile. Sta, cioè, nella coscienza soprattutto ai “giovani meridionali che in lui realistica, direi verghiana, della regressione. In si riconoscono, conoscendo se stessi”, insiste- Scotellaro essa non si lega a un’elaborazione va sull’identità di vita e opera, sul lascito di teorica di stampo programmatico, non è una quella esperienza, il cui contributo definitivo “tecnica”, ma è l’esito di un lavoro di identifi- – lasciato in eredità ai contadini di ieri e agli cazione, a tutti i livelli, con i suoi interlocutori, sfruttati di oggi, e volto a demistificare la storia di un impegno che, da sindaco, gli fa scrive- scritta dai vincitori – consisteva nel “rompere re, in un appunto politico per un convegno il mito della loro immobilità, della loro inca- di amministratori a Brindisi: “i nostri maestri pacità di progresso” (l’intervento si legge nel sono i contadini”, e che gli detta il vero propo- volume collettivo Il sindaco poeta di Tricarico, sito della sua azione politica: “Essere del mon- Basilicata editrice, 1974). È così oggi, nel mo- do contadino”, cioè appartenervi. E si noti che mento in cui una questione meridionale an- in questo avvicinamento non solo sentimen- drebbe ripensata e rimeditata, dopo trent’anni tale al popolo riluce la presa di coscienza di di vuoto interpretativo, che hanno prodotto quell’inevitabile distanza che rende possibile il solo immagini meridiane buone per gli inte- legame organico (ancora in senso gramsciano) ressi dell’industria culturale. con il proprio destinatario politico. Ecco per- Ma Scotellaro non smette di sollecitare l’at- ché la sua opera è un dirompente riflesso di tenzione di chi intende il lavoro intellettuale quel momento storico: nel comporla Scotella- come un lavoro politico per una ragione speci- ro inscena, secondo modalità del tutto origina- fica, che emerge dalla lettura diTutte le opere. li, un lavoro culturale fondato sulla fatica della Descritto come il cantore dell’epopea rurale, mediazione, sul travaglio che l’intellettuale ritratto come il poeta-contadino, Scotellaro fu socialista pone in essere nel momento in cui

118 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO ambisce a identificarsi con gli esclusi, tentando berandosi da forzati orpelli, eppure ben cono- di dissimulare, ben conoscendola, la necessità scendo l’inevitabile peso della tradizione e del della vece, della rappresentanza. privilegio culturale. Lo diceva anche Franco Proprio perché consapevole di quanto faticosa Fortini a Matera nel ’55: “Solo la pratica pos- sia la mediazione, da Scotellaro, come scrive sibilità di modificare il reale in senso sociale e Michele Abbate, “è lontana ogni forma di ido- politico l’ha sottratto, se non sempre almeno leggiamento sterile del mondo contadino”. Se spesso, al gusto della decorazione” (La poesia per lungo tempo si è parlato, a proposito della di Scotellaro, Basilicata editrice, 1974). È un sua figura, e a mio parere erroneamente, di di- processo di fortificazione poetica che resta in- fensore dell’autonomia contadina, bisogna al- chiodato alla sua morte prematura, certo. Ma lora ribadire che il lavoro di Scotellaro percorre uno sguardo analitico leggero – di cui fu col- una direzione diversa, direi demartiniana: in- pevole, fra gli altri, Pier Paolo Pasolini – può tende, cioè, dimostrare la presenza storica del- in effetti generare grossolane visioni definitive: le masse dimenticate, il loro corredo culturale, Scotellaro erede di un certo neocrepuscolari- mentale, materiale, il loro essere parte di un più smo; Scotellaro non indenne da forzatissime generale processo storico, dal quale si sono, in sintesi tra arcaismi di maniera e fughe verso la verità, difese. E questo compito di rappresen- realtà; Scotellaro a un tempo ermetico e neo- tazione, di immissione di un intero mondo in realista; e via dicendo. Vero è che questo intri- una prospettiva più ampia, è un’ulteriore cifra co di possibili riferimenti e rimandi andrebbe dell’impossibile scissione tra il momento cul- letto come il sintomo di un attivismo poetico turale e quello politico. Scotellaro è poeta del militante quanto quello politico, ossia come mutamento, non dell’immobilità. Una visione una ricerca inesausta della giusta dimensione autonomistica, del resto, avrebbe autorizzato di parola. Nel dissidio che viene a crearsi tra un’adesione acritica al mondo contadino, e lessico alto e approssimazione alla lingua cor- non avrebbe concesso ai dubbi, alle contraddi- rente sta ancora il segno di un lavoro politico zioni, alle ambiguità di scoperchiarsi. A scrive- di mediazione. Se Scotellaro non sceglie di ri- re Contadini del Sud – ad accorgersi del valore fugiarsi nella pura dialettalità, è perché sente storico di un Chironna o di un Mulieri – è un la contraddizione stilistica come necessaria, e intellettuale che vuole mostrare la ferita e che sa che solo quella deve seguire, pur costando- vuole difendersi da qualsivoglia buonismo. In gli l’imperfezione. In tal modo, egli si preserva ciò sta la sua distanza dagli esiti più scontati dagli abbandoni letterari – non è vero, come del neorealismo: l’oggetto rappresentato non ebbe a dire Corrado Alvaro in un intervento viene caricato di miticità, di sensualismo, di sul “Corriere della Sera” dell’11 settembre 1954, poesia, di decorazione letteraria. La lucidità che nella sua opera vi sia “disprezzo” per la let- con cui Scotellaro guarda all’imminente tra- teratura (si può leggere l’intero capo di accusa monto di una civiltà – convinzione sofferta in Omaggio a Scotellaro, a cura di Leonardo che gli veniva dall’esperienza drammatica del Mancino, Lacaita, 1974) – e dal disimpegno carcere – sta ancora in uno sguardo realistico, programmatico proprio di Pavese e altri, per che gli suggerisce di non potersi accostare ai accedere a una rappresentazione pressoché contadini in modo consolatorio o buonista. antropologica della “vita che si fa” (per usare Di questa fedeltà al reale è testimonianza l’iti- un’espressione di Vitelli, che il lettore potrà nerario poetico. In uno studio di qualche tem- trovare in un saggio che accompagna il volume po fa, intitolato A giorno fatto. Linguaggio e mondadoriano), che poco ha a che vedere con ideologia in Rocco Scotellaro (Basilicata editrice, la vulgata neorealistica. 1977), Rosalma Salina Borello ha dimostrato È possibile che i problemi stilistici con cui come la traiettoria letteraria – dalle primissime Scotellaro si trovò a fare i conti rappresenti- poesie giovanili sino ai testi legati alla sua espe- no i nodi cruciali di qualsiasi realismo. Nella rienza politica – segua la ricerca di una lingua sua opera risultano esibiti. Oggi, in tutt’altro in grado di aderire alla realtà, il più possibile li- contesto, e quarant’anni dopo l’ultimo vero

119 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO e denso dibattito sul suo lascito, è forse op- la storia chi si è formato non nella famiglia, portuno interrogarsi su un rischio. In tempi di non nella scuola ma attraverso la cultura in- banalizzazione della questione meridionale, di contrata lungo la strada. Il romanzo degli au- neoborbonismo risorgente, di semplificazioni todidatti, di chi ha creduto nella cultura come storiografiche, di falsa democratizzazione della strumento di emancipazione e ne è stato, in vita culturale (specie in letteratura), in tempi parte, deluso. Solitamente questo libro viene di paesologi meridiani e mediterranei, in cui il raccontato come il romanzo del povero che si Sud si riassume in un safari vacanziero, occorre innamora della cultura e di una bella giova- difendere Scotellaro dai suoi ammiratori. Vale a ne borghese e poi ne rimane deluso, un me- dire battersi affinché la sua poesia non divenga una merce fra le altre o il marchio di una sup- lodramma. Ma in realtà è un romanzo com- posta genuina semplicità espressiva. Vale per plesso, sembra il Ritratto di Dorian Gray scritto costoro l’ammonimento materano di Fortini: da Jack London, dichiaratamente preso da un “La poesia facile non esiste” e, quando tale si pezzo di vita dello scrittore è, però, la sua ne- presenta, non è autentica. Si può difendere mesi. Nella realtà Jack London muore perché Scotellaro mantenendosi fedeli al suo lascito, vittima della sovrapproduzione dell’industria che, se da una parte può risultare ancorato a culturale, muore sul campo di battaglia, sui fo- un’epoca ormai lontana, dall’altra potrebbe ri- gli di lavoro, per un infarto cerebrale. Martin velarsi, in un futuro ormai prossimo, incredi- Eden invece rinuncia a ogni forma di creazione bilmente attuale nello sforzo di tenere assieme perché diventa nichilista, posto di fronte a un i motivi dell’impegno politico-culturale e il bi- bivio opera l’estrema scelta radicale, il suicidio. sogno di uno sguardo irrequieto sul mondo, le Martin Eden è una storia dell’inizio del Nove- ragioni del pensare e la necessità del fare. cento e sui quei temi che segneranno poi tut- to il secolo, prima della grande divisione delle ideologie, prima della nascita del comunismo come ideologia contrapposta al capitalismo, prima della Rivoluzione russa. Quando ci sia- SU “MARTIN EDEN” mo entrati dentro, rileggendolo più volte, ab- biamo scoperto una cosa che non è immediata DI PIETRO MARCELLO alla prima lettura del romanzo: al di là del me- E MAURIZIO BRAUCCI lodramma quest’opera contiene un sottotesto che nel film è diventato centrale, sui dilemmi INCONTRO CON NICOLA VILLA del Novecento. Si tratta delle contraddizioni alla base della costruzione degli Stati nazioni Uscito nelle sale il 4 settembre e in concorso al e della società, soprattutto in relazione alla Festival del cinema di Venezia, Martin Eden è il formazione dell’individuo moderno, Martin quinto lungometraggio di Pietro Marcello, tratto infatti si definisce alla fine un individualista, dal capolavoro della letteratura americana scritto “uno dei pochi in città”. “Individuo e colletti- da Jack London nel 1909. Nel ruolo di Martin vità” non è rimasto un quesito solo novecente- Eden, un magnifico Luca Marinelli. sco, ritorna nel dibattito filosofico attuale nel Apologia dell’individualismo quale la parola “persona” ha semplicemente Marcello: Questo romanzo mi è stato donato sostituito la parola “individuo”. La vicenda di da Maurizio Braucci all’età di 21 anni. La stessa Martin Eden racconta storicamente un bivio edizione e traduzione della Bur che poi abbia- tra la posizione riformista, quella socialista del- mo utilizzato per la riduzione in sceneggiatura. le riforme sociali, fino al socialismo liberale, Braucci: È il nostro romanzo, è la nostra storia, e la ricerca di una posizione massimalista che subisce però la deriva nazista, reazionaria, del-

120 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO la posizione individualista come egocentrismo la parte di finzione. L’incipit, le primissime emegalomania. Il libro di London anticipa la immagini, sono dedicate all’anarchico Errico nascita dei due totalitarismi del Novecento: lo Malatesta: sono riuscito a trovare un materiale stalinismo, che egli vede come minaccia inter- straordinario in un archivio, il filmato di un na al socialismo, e la deriva dell’individualismo comizio a Savona. Quelle immagini servo- delle “belve bionde” del nazismo. Il tema poli- no a dire che siamo agli inizi del Novecento, tico su cui il romanzo di London ci fa riflettere siamo in un periodo di lotte di classe anarco- è questo: il Novecento non è riuscito a darci socialiste, prima della nascita del comunismo, una posizione equilibrata della “persona” (uso e stiamo parlando di un militante anarchico il termine odierno per “individuo”) finora essa e quindi individualista. In quella sequenza è è stata o schiacciata o osannata. Jack London come se stesse partendo il treno dei grandi mo- racconta questo attingendo dalla propria espe- vimenti di massa, c’è infatti l’immagine di un rienza di vita. Guardando in questo specchio, tunnel ferroviario. Ma subito c’è l’elemento di London vede le fosche tinte del futuro che di- spaesamento con la canzone Piccerè di Danie- venteranno le perversioni del Novecento. Cre- le Pace degli Squallor, un milanese che canta do che il nostro sia soprattutto un film, da un una canzone in napoletano, una canzone che romanzo, sui tormenti del Novecento che può mi appartiene e che ci rimanda subito alla di- aiutare a leggere le questioni dell’oggi. mensione del melodramma. L’idea era quella di dare tante sfaccettature al nostro personag- Dalla California a Napoli gio di Martin Eden. Vedo Martin Eden nei ma- Marcello: Abbiamo seguito un metodo pura- rittimi di Genova che entrano nel porto, ad mente di riscrittura, pensando a un periodo esempio. In fondo il nostro è un personaggio indefinito, in altra forma attraverso i luoghi, negativo, un povero eroe, un anti-eroe. Napoli ma anche Torre del Greco e Torre An- Braucci: In continuità con Bella e perduta nella nunziata, dove abbiamo prevalentemente gi- trasposizione ci sono vari elementi che appar- rato. Ci siamo immaginati un Martin Eden tengono al sogno, al simbolico. Da un punto che attraversava il Novecento anche a ritroso formale ho notato lo sforzo di Pietro nel fare prendendoci tutte le libertà. Sembra che il film una crasi del Novecento, o meglio una traspo- inizi negli anni cinquanta e finisca negli anni sizione trasognata del Novecento. E quindi in Trenta all’alba dei nazionalsocialismi. Libero questo senso era anche la visione di Pietro nel- dalle coordinate temporali, il film è privo di la Bocca del lupo, l’articolazione sognante della punti di riferimento precisi: a un certo pun- realtà, la realtà sognata. In fondo il film inizia to i nipoti di Martin Eden vedono un cartone così perché politicamente l’individuo, per tro- americano dell’inizio del Novecento, altro ef- vare un’accezione più equilibrata, è stato dife- fetto di straniamento. Il congegno non è stato so dagli anarchici. È per questo che gli anar- tanto diverso da Bella e perduta, cioè quello di chici nella storia sono stati perseguitati, perché raccontare una storia facendosi influenzare dai hanno dato una lettura dell’individuo che non luoghi, restando in bilico tra due livelli – uno stava bene né ai capitalisti né ai comunisti. La onirico e l’altro realistico – attraverso il con- posizione anarchica nel mondo anglosassone è trappunto del montaggio. Non ci sono coor- già più equilibrata, lì è anche culturale, da noi dinate standard per lo spettatore, ma il dove è solo intesa come sovversione, quando non è è chiaro: Napoli e altre città di porto come annacquata nel liberismo. Genova, mentre il tempo storico è totalmente libero ma resta il Novecento. Abbiamo attinto Cultura marinara e contadina da tante fonti, da tante immagini di repertorio Braucci: Martin Eden in chiave napoletana ci usando poi la tecnica del contrappunto con ha posto subito di fronte a un paradosso: nel

121 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO mondo anglosassone esiste una grande let- quelle battaglie civili divenute famose negli teratura marinara, mentre l’Italia, che è una anni cinquanta e sessanta con la beat genera- penisola con tante coste e tanti porti (ha avu- tion. Abbiamo guardato anche a George Ster- to le Repubbliche marinare), non ha questa ling, il fondatore della bohème americana, e a tradizione. Questo ci ha posto di fronte a un Edmondo Peluso, il napoletano amico di Lon- adattamento culturale e antropologico, infat- don che aderisce alla costituzione del Pci in ti tutta la parte centrale dell’eremitaggio nella Italia per poi fuggire in Russia e restare vittima scrittura di Martin Eden è contadina. Da que- dei gulag staliniani. A Peluso è ispirato il per- sto punto di vista abbiamo avuto le idee chiare sonaggio che, nel film, chiede i soldi a Martin fin dall’inizio, un Novecento indefinito, traso- per finanziare la rivoluzione. gnato, ma adattato culturalmente e antropo- logicamente all’Italia. Penso che Martin Eden Attualità politica sia attuale anche per un tema di cui si parla Marcello: Ci sono molti riferimenti alla politi- poco oggi: la lotta di classe, fregata da tutte le ca. Martin quando è nella fonderia con Nino ideologie, sostituita dalla demagogia che vuole cita l’Uomo in rivolta di Albert Camus e la Ri- far sparire le classe sociali per parlare di massa. volta di Spartaco di Howard Fast (che ispirò Ma allo stesso tempo oggi, nel mondo, si inizia Kubrick). La scena a casa, quando incontra l’a- a guardare al capitalismo come a una ideolo- mata Ruth/Clara, sembra un dibattito contro i gia, criticando l’estetica del capitalismo. Ecco, turbo-renziani. Credo che abbiamo realizzato questo film non avalla un’estetica capitalistica, un film mai mediano che ha tanti livelli di let- va oltre il realismo e verso qualcosa che sfugge tura politica. Ad esempio quando Martin cita alla razionalità. l’origine del populismo russo, cioè l’andata al popolo degli aristocratici, molto prima della Le fonti e il repertorio rivoluzione, vi si può leggere una critica al fal- Braucci: Abbiamo lavorato su alcune figure di so populismo di oggi. Verso il finale c’è una intellettuali outsider del Novecento. Tutti colo- scena ambigua e didascalica allo stesso tempo ro che hanno avuto un destino simile a quel- sul neofascismo odierno: in trattoria un uomo lo di Martin Eden/Jack London, che hanno calvo, con le fattezze di Mussolini, gli dedica preferito la rinuncia o il suicidio. Pensiamo a un brindisi, e poi riprende un uomo del nord Majakovskij, a Cioran o a Fassbinder. Artisti che indossa una felpa con la scritta “Napoli”. inconciliabili con l’industria culturale e che Il messaggio è chiaro: il potere vuole appro- allla fine ne sono stati schiacciati o che sono priarsi dell’intellettuale che viene dal popolo, diventati eremiti o reprobi. Quello dell’Indu- il potere si serve degli artisti. Il contrappunto è stria culturale” è un altro importante aspetto dato dai roghi dei libri che seguono questa sce- del film. Il romanzo di London si svolge come na, anche qui sono immagini di repertorio. Il melodramma e fiaba mentre intorno c’è la cre- nazismo è molto più contemporaneo in Italia azione della società moderna, si fanno discorsi rispetto al fascismo, perché se penso a Salvini, sulla democrazia e l’individuo, ma al contem- mi viene più in mente il nazismo che il fasci- po c’è la nascita dell’industria culturale, al fine smo perché più demagogico, più propagan- di dare identità alla nazione e alla società, c’è la distico. L’ambiguità è tutta lì: il personaggio nascita della cultura di massa. Jack London è del mentore, Russ Brissenden (interpretato da forse il primo grande autore globale, letto dalla Carlo Cecchi), consiglia a Martin di darsi al California alla Russia, che si misura con questa socialismo che può essere un riparo dalle de- industria e che, alla fine, fallisce. lusioni che il giovane, alla fine, inevitabilmen- Marcello: Dobbiamo anche pensare che dalla te incontrerà. È l’unica alternativa. Il nostro San Francisco di London partivano le basi per Martin Eden è tragico ma questo non è l’unico

122 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO aspetto e non è centrale nel melodramma. In fondo il suo dramma è quello delle nostre vite. FRANCO MARESCO Martin Eden è affascinato dalla bellezza e dalla E IL CREPUSCOLO cultura e, a costo di questa, tradisce la lotta della propria classe di appartenenza. DEGLI IDOLI

Il cinema: un quadro a trucco DI ANDREA INZERILLO Marcello: Faccio fatica a dare un giudizio su questo film perché l’ho costruito e smonta- to tante volte, e mi piacerebbe continuare a Franco Maresco ha alle spalle un passato farlo, ma a un certo punto bisogna fermarsi. ingombrante. Dopo le esperienze radiofoniche Sono molto miope dopo che ho finito un film. degli anni settanta e quelle televisive degli anni Quando si arriva alla conclusione non è più ottanta, essere stato insieme a Daniele Ciprì mio. Siamo riusciti a fare quello che volevamo l’inventore di opere epocali come Cinico TV, Lo nella forma e nel messaggio. Credo che sia un zio di Brooklyn e Totò che visse due volte ha creato film che può parlare a tutti, meno che ai me- intorno al suo lavoro un alone mai neutro che mescola rispetto, stupore e rabbia, attesa, sde- diocri e a quelli che stanno “in mezzo”. Ognu- gno e venerazione. La tentazione di operare un no può trovarci qualcosa. Un film è come un confronto tra quelle opere e le successive è ine- quadro impressionista: se ti avvicini vedi solo vitabile perché il discorso costruito dalla coppia macchie, ma da lontano apprezzi il complesso di registi palermitani è stato radicale e profon- e vedi il paesaggio. Un minuscolo affresco di damente innovativo. Quei film appartengono tante cose che finiscono in un’unica immagi- al secolo scorso, chiudono il secolo del cinema ne. Una scena iniziale del film, su un “quadro a e ne inaugurano uno inevitabilmente diverso. trucco”, suggerisce questa dichiarazione di po- Tra l’osceno e il faceto, con una libertà creativa etica. Alla base il cinema è cialtrone: bisogna e una gioia quasi spensierate, Ciprì e Maresco renderlo il meno cialtrone possibile. La lingua hanno raccontato Palermo in un modo che an- parlata nel film è notevole perché ci sono mol- cora oggi irrita chi cerca nel cinema una sor- ti dialetti spuri e Marinelli parla un napole- ta di specchio correttivo e reagisce con stizza tano trasognato, bellissimo. Gli attori sono davanti a una costruzione della città percepita quasi come un tradimento, senza comprendere stati straordinari: un misto di professionalità che si tratta della creazione di un mondo, come (Marinelli che si è totalmente calato nel perso- pochissimi nella storia del cinema hanno fatto. naggio) e le sue amate, interpretate da Jessica Tra il reale e il surreale, Ciprì e Maresco hanno Cressy e Denise Sardisco, alla loro prima espe- fabbricato una Palermo che era lì e non si era rienza. mai vista, che non si voleva vedere e avrebbe creato non pochi problemi a tutti quelli che, vo- lendo filmare la città dopo di loro, difficilmente avrebbero potuto prescindere da quell’universo e dall’esigenza creativa che richiedeva. Accanto a questo sguardo – la cui estetica era immediatamente riconoscibile, erede di una tra- dizione cinematografica che portava da Buñuel a John Ford o viceversa – i registi procedeva- no ad accumulare incontri, materiali e racconti che componevano una costellazione di punti di riferimento che ha spesso ibridato la loro pro- duzione più originale. Come è noto, questa

123 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO costellazione ha essenzialmente tre orizzonti di che ha i suoi antenati in Enzo, domani a Paler- riferimento: il jazz, il cinema, Palermo. Di essa mo! e nel più recente Belluscone – Una storia si- fanno parte – tutti insieme – gli elementi alti e ciliana. Sono film in cui emergono incontri non bassi e gli incontri occasionali (mai casuali) che meno importanti, da Enzo Castagna – il mitico contribuiscono all’ispirazione dei due: da Tiro- impresario di pompe funebri le cui vicende si ne a Vittorio De Seta, da Lo Giudice a Martin prestano a incarnare una controstoria del cine- Scorsese, da Paviglianiti a Samuel Fuller pas- ma siciliano – a Ciccio Mira, organizzatore di sando per Steve Lacy, Mario Monicelli, Duke feste di piazza, qui alle prese con un improba- Ellington, Robert Englund, Louis Armstrong, bile concerto di neomelodici per Falcone e Bor- Miles Davis, Carmelo Bene e moltissimi altri. sellino allo Zen 2 di Palermo in occasione del Questa altra parte della loro produzione, che venticinquennale della strage di via D’Amelio. spazia dal cortometraggio al documentario fino Accanto a loro alcuni comprimari di spessore alla semplice esigenza d’archivio, rappresenta come Saverio D’Amico, Vittorio Ricciardi, e in anche una storia alternativa (non certamente questo nuovo film il cantante neomelodico Cri- monumentale) della Palermo dal dopoguerra stian Miscel e il produttore Matteo Mannino, la a oggi – ed è in larga parte ancora informe e cui formula “non comment” entrerà a far parte inedita. dei tormentoni del cinema di Maresco. Questa esigenza di racconto e di archivio sem- Già in Belluscone, insieme al divertimento, lo bra aver caratterizzato sin da giovanissimo forse spettatore provava un certo disagio di fronte più Maresco che Ciprì, per una costante e ap- all’incapacità di orientarsi con certezza tra il passionata ricerca di compagni di strada (sem- vero e il falso, tra la risata, l’incredulità e l’indi- pre preferiti ai maestri, anche se le due cose gnazione. La mafia non è più quella di una volta sono molto vicine) con cui condividere espe- accresce il disagio perché le risate sono sempre rienze. Si guardi soltanto alla sua produzione di meno e sempre più amare, e a quello sconfor- recente: i due autoritratti allo specchio dedicati to si aggiunge l’irriverenza del regista che mette a Tony Scott e Franco Scaldati, ma anche il me- il naso dove non si può, scherza come non si diometraggio intitolato La mia Battaglia realiz- dovrebbe, irride i fanti e sbeffeggia i santi. Anzi, zato in occasione della grande mostra di Letizia distrugge gli idoli. Se qualcuno lo accuserà di Battaglia al Maxxi di Roma tra il 2016 e il 2017. nichilismo bisognerà pur riconoscere che Ma- Questi ritratti, con gli altri realizzati insieme a resco è l’unico, in Italia, a fare cinema con il Daniele Ciprì, traducono anche la sua visione martello, pronto a sacrificare le sue stesse certez- della storia, che non è fatta di grandi epoche (il ze in vista di una sperimentazione che lo porta Sessantotto), movimenti (i lenzuoli) o stagioni qui a cercare strade nuove, smarrendosi voluta- (la primavera), ma di singolarità; non grandi mente in molti rivoli e utilizzando, ad esempio, categorie (il sottoproletariato), ma Cirrincione degli inattesi e bellissimi disegni animati, nella Fortunato o Carlo Giordano; una storia che parte finale del film che apparirà per certi versi non è fatta di partiti (il Pci), ma di quelli che come quella più provocatoria. La mafia non è al loro interno erano semmai marginali o scon- più quella di una volta è in generale un film più fitti (Pio La Torre). Questa storia di individui, cupo dei precedenti, figlio di una vitalità dispe- figlia di una ricerca di dialogo e di confronto, rata che appartiene a chi vive il proprio tempo ha accolto nel corso degli anni le espressioni più senza remissione e prova a reagire a un’ipocrisia significative delle arti e degli eventi che hanno diffusa dettata da ignoranza, connivenza o con- attraversato la città, provando ad arrestare sulle venienza. Per farlo cede qualcosa in iconicità e immagini un tempo inevitabilmente destinato nulla in rigore, perché pensare il cinema in que- a trascorrere. sto modo significa lavorare sulle immagini e sui Con La mafia non è più quella di una volta il simboli, contro le immagini e i simboli postic- regista partecipa per la prima volta alla competi- ci che si prestano a diventare idoli rendendosi zione principale del Festival di Venezia e intrec- confortevoli, esigendo un consenso unanime e cia i due percorsi sopra descritti, in una linea mettendosi al riparo da ogni forma di critica.

124 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO

L’analisi di un’antimafia ridotta a pantomima passa quindi attraverso il confronto tra i due protagonisti del film, che assolvono funzioni di- verse. Ciccio Mira carica su di sé la disattenzio- POLANSKI ne di un paese che istituisce eroi per celebrarli RACCONTA DREYFUS (con le navi della legalità o con la surreale festa dei neomelodici allo ZEN: non fa molta la dif- DI PAOLO MEREGHETTI ferenza, dice Maresco) e getta nell’oblio le re- sponsabilità, la ricerca della verità e la denuncia delle collusioni accertate per via giudiziaria che Erano molti anni che Polanski pensava a sono taciute o dimenticate da tutti, dai mezzi un film su Dreyfus, momento di svolta nel- di comunicazione fino ad arrivare alla più alta la storia democratica e politica della Francia carica dello Stato, il palermitanissimo presiden- contemporanea, secondo alcuni storici il fat- te della Repubblica Sergio Mattarella. La figura to più importante degli ultimi duecento anni della celebre fotografa, espressione dell’arte e transalpini per lo scontro aperto e dichiarato della società civile, contribuisce ulteriormente di due France opposte sul problema dell’anti- ad ampliare il panorama di quella Palermo che semitismo e dell’obbedienza (senza se e senza Franco Maresco, aedo tenero e implacabile del ma, si direbbe oggi) alle istituzioni. Quelle che fiume Oreto, non ha mai smesso di racconta- trovarono comodo attribuire all’ufficiale di re. Ma nello stesso tempo – come Tony Scott e Stato maggiore Alfred Dreyfus la scrittura di Franco Scaldati – Letizia Battaglia è Franco Ma- resco, è ciò che Maresco vorrebbe essere e non una lettera anonima (il cosiddetto bordereau) è. Lo è quando deve riconoscere (suo malgrado) in cui si anticipava all’addetto militare tedesco di concordare col regista sul triste spettacolo di stanza a Parigi l’invio di alcuni segreti (nem- che ha di fronte e lo è ancora di più quando meno troppo rilevanti) sull’utilizzo di un nuo- ne prende le distanze definendolo uno scettico vo cannone e altri ritrovati meccanici. Caval- di merda. La sua funzione dentro questo film, cando il risentimento antitedesco ingigantito quasi fiabesca, è autenticamente dialettica: con dalla ancor recente sconfitta militare che aveva lei Maresco inserisce la contraddizione all’inter- tolto alla Francia l’Alsazia (dove Dreyfus era no dell’inquadratura; al suo ottimismo, alla sua nato a Mulhouse) e il diffuso spirito antisemita speranza e alla sua ingenuità affida il compito che la parte più clericale del paese non nascon- di dire ciò che vorrebbe ma non può, il tentati- deva, un processo sommario e indiziario, dove vo di smentirlo e il piacere di esserne smentita, col pretesto del segreto militare l’accusato non proiettando sulla sua figura il destino tragico poté nemmeno essere difeso da un avvocato di una speranza tradita e di una riconciliazione civile, si concluse in pochissimi giorni con la impossibile e forse, tutto sommato, invidiata. condanna il 22 dicembre 1894 alla deportazio- Sullo sfondo di questa discesa agli inferi, l’Ita- ne a vita dell’ufficiale all’Isola del Diavolo, nel- lia contemporanea che celebra Basaglia e i qua- la Guyana francese. rant’anni della legge 180 evitando di chiedersi Partendo da questo episodio (il film si apre che fine abbiano fatto i matti, mentre si riem- con la spettacolare degradazione di Dreyfus pie la bocca di belle parole, buoni sentimenti, davanti ai soldati schierati), Polanski sceglie la canti e balli contro la mafia e continua a subire strada più classica e più tradizionale (quella di un controllo criminale del territorio. Chi è sta- una puntigliosa e documentata ricostruzione to? Nessuno, avrebbe detto Omero. Che forse storica) per affrontare il tema non dalla par- – prima o poi si scoprirà – era un antenato di te del condannato ma da quella del colonnel- Ciccio Mira, e con lui, in un modo o in un al- lo Picard che, coinvolto come ex insegnante tro, di tutti i siciliani. militare di Dreyfus e silenzioso testimone al processo, venne subito dopo promosso a capo dell’ufficio Servizi Statistici (cioè dei servizi segreti) dell’esercito. La sua encomiabile pro-

125 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO fessionalità, così differente dalla superficia- riguardano) mentre singoli fatti di aggressione lità dei predecessori, è quella che lo spinge e di violenza (anche l’uccisione dell’avvocato a indagare più a fondo sulle prove portate al che difende Picard in tribunale) servono a ri- processo e ad accorgersi che il vero autore del cordare l’atmosfera che incombe sul Paese. bordereau poteva essere il maggiore di fanteria Questo potrebbe essere forse l’unico vero ap- Walsin Esterhazy. Una puntigliosità fuori dagli punto che si può fare al film: aver puntato tutto schemi sottolineata dalla scelta, anche questa sulla figura del “cavaliere solitario”, in qualche fuori dagli schemi, di farlo interpretare dalla modo tralasciando che quando la falsità delle pop star del cinema francese, Jean Dujardin, accuse divenne di pubblico dominio, fu tutta solitamente strabordante di simpatia e invece la Francia che si divise, tra dreyfusardi (soprat- qui controllatissimo e quasi sottotono (così tutto repubblicani) e antidreyfusardi (clericali, come Dreyfus è interpretato da Louis Garrel, nazionalisti, antisemiti), aprendo una ferita un esempio del fascino francese qui invece im- che, a vedere anche i recenti dibattiti giorna- bruttito e stempiato per farlo assomigliare al listici, non sembra ancora chiusa. Soprattutto personaggio). sul tema dell’antisemitismo, che Polanski sot- Costruendo, sulla falsariga del libro di Richard tolinea solo in alcuni momenti. Harris L’ufficiale e la spia, la prima parte del Perché al di là di un paio di scene dove il po- film come una detection dove Picard asso- polo si abbandona a vandalismi che fanno im- miglia agli eroi solitari e testardi che indaga- mediatamente pensare a quello che succederà no contro tutto e contro tutti (soprattutto i un trentennio più tardi in Germania (roghi suoi superiori, che lui informa regolarmente e di libri, scritte e vandalismi sui negozi degli che invece non vogliono mettere in discussio- ebrei) la regia evita le facili intemerate retori- ne una sentenza che ha rafforzato l’immagine che: l’antisemitismo è qualcosa che si muove dell’esercito di fronte alla Francia più conser- sullo sfondo, inquietante proprio perché con- vatrice), Polanski prepara il passaggio alla se- siderato normale. E il film si chiude persino conda parte del film, che trova la sua chiave con una specie di giustificazione della ragion nella forma del legal thriller (i processi – a di stato e del peso dell’opinione pubblica (le Dreyfus, poi a Zola per il celebre articolo sul cui degenerazioni Polanski continua a pagare). “Figaro” che dà il titolo al film: J’Accuse, a poi Ma trova la sua chiave proprio nel confronto anche a Picard – non si dimenticano) dove il tra il coraggio del singolo e la forza della veri- coraggio del singolo e la forza della verità si tà contro il dovere dell’obbedienza e l’omertà scontrano con il dovere dell’obbedienza e l’o- della casta. Tutto senza una sbavatura, senza mertà della casta. un eccesso, ma con la puntigliosa precisione Dopo aver smontato la consistenza delle (fin- “classica” di chi sa, come recita la didascalia te) prove, Polanski mette a confronto nella se- iniziale, che tutto quello che mostra è “assolu- conda parte due idee di dovere e di coscienza, tamente vero”. quella che viene perfettamente sintetizzata nel braccio di ferro tra Picard e il suo sottoposto Henry (“se mi ordinano di uccidere una per- sona, io non faccio domande ed eseguo l’ordi- ne”), che dopo numerosi scontri verbali ha la sua acme in un improvviso duello alla spada. E nel successivo suicidio in cella di Henry. Da investigativo il film diventa incalzante e par- lante, con l’ingresso in scena di Zola e Cle- menceau e la lettura “collettiva” dell’articolo (ogni gruppo di interessati – i politici, i mili- tari, i testimoni chiamati al processo, i giudici, i carcerieri – leggono ciascuno le frasi che li

126 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO

Più nello specifico – e qui Pezzella segue Erne- sto de Martino: e in effetti viene in mente la vi- cenda del mondo contadino meridionale, poi ALTRENAPOLI, esauritasi in una sua drammatica conversione IERI E OGGI alle logiche dello sviluppo –, l’inespressività a cui la plebe è condannata dal dominio capita- DI MARCO GATTO listico che la corrode ha qualcosa di patologico nel suo annientarsi, di catastrofico nella per- manenza della crisi di senso cui si consegna: “essa è stata sconfitta da un modello di mo- consegna al let- La tesi che Mario Pezzella dernità che ha dislocato e frammentato la sua tore di (Rosenberg&Sellier) è disegnata con cultura, ne ha impedito lo sviluppo interno e nettezza: a causa di un sistema di dominio di l’ha ridotta a un coacervo sconnesso di tempi lunga durata che ha sancito la separazione tra e storie ibridate”. Condizione che poi spiega, a plebe e borghesia, tra popolo e intellettuali, parere di Pezzella, il regresso storico inscenato producendo un vero e proprio trauma storico, dal laurismo, dal trasformismo e da altre for- un’originaria cultura comunitaria ha trovato, a me populistiche, nati da una rimozione per- contatto con una modernità distruttiva e senza manente del trauma storico di cui si parlava, regole, i presupposti della sua dissoluzione. Ha appunto gestito a uso e consumo – in una sua potuto pertanto sopravvivere solo nelle sem- versione, diciamo così, naturalizzata – delle bianze del mito a buon mercato e nella mera classi dominanti, per mezzo dell’annullamento retorica culturale, manifestandosi come ogget- di qualsivoglia alternativa e della cancellazione to poetico passivo o come sigillo di una certa di un passato in cui una forma di vita comuni- irrevocabile e macchiettistica essenza (la “na- taria poteva perlomeno darsi quale possibilità poletanità”), fino alla giustificazione territoria- concreta di organizzazione sociale. le della malavita. Le rappresentazioni dell’im- “Con l’alibi della natura”, ossia dell’attribuzio- maginario – che Pezzella studia attraverso ne tutta ideologica di un’essenza immutabile, l’analisi di opere letterarie e cinematografiche, si fa strada il consolidamento di un’ideologia da La Capria a Saviano, da Rosi a Garrone – che attribuisce a un popolo caratteri immu- rispecchiano le ragioni di questo processo, che tabili (la “napolitudine” di cui parla l’autore): la fine del moderno rende, per certi aspetti, pa- “un sistema di dominio scriteriato e medio- lese. E, nello stesso tempo, riflettono la storia cre viene così giustificato, paradossalmente di un rapporto tra intellettuali e popolo che in elevato e nobilitato a Destino”. La cultura ne Napoli trova un luogo di estrema sintesi. fornisce le ragioni e il contenuto. E, tuttavia, La plebe napoletana, sostiene il filosofo, “resta nel mentre respinge le voci dei subalterni, le in bilico tra l’impossibilità di accedere piena- richiama in causa palesandone il silenzio. Ecco mente al logos della modernità capitalista e la perché, per Pezzella, dietro lo strato superfi- dissoluzione del suo codice originario, che so- ciale del dominio, può nascondersi una possi- pravvive in forma distorta e irriconoscibile o si bilità utopica: “il ricordo di un bene comune degrada in organizzazione criminale”. Per dire scomparso” e “la memoria risorta di un suo che la modernità propone qui un’integrazione, passato distrutto”, che si pongano al di là di o meglio, un’ibridazione tra culture, che però una condizione imposta. La quale consiste nel segue le logiche della sopraffazione: la cultura recupero, da parte dei “senza voce”, di una della plebe, fondata su valori arcaici, magici “parola che possedevano”, della quale sono sta- e tradizionali, viene resa silente, inespressiva, ti espropriati, la cui cancellazione ha causato incapace di articolare, nell’incontro col mo- il necessario utilizzo di codici altri, ovvero del derno, una sua posizione; pertanto, è costretta “linguaggio astratto della modernità del capi- a una passività linguistica, e dunque politica, tale”. E ciò equivale, in realtà, al mutismo o che la condanna a vivere soltanto attraverso alla partecipazione passiva, che forse oggi na- una parvenza mitica, tiepida e rassicurante.

127 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO sconde i suoi esiti politici proprio nell’accesso evoca nelle sue pagine –, e il suo innesto ibri- indifferenziato a una lingua in verità servile, dante nel moderno sembrano sintetizzare, in la cui astuzia consiste nell’accordare, al prezzo quel momento, una miscela di mondo arcaico della schiavitù, l’illusione della libertà e della e mondo avanzato pronta a generare una realtà partecipazione. per certi aspetti paradossale o a esemplificare Pezzella insegna, al contrario, che occorre tutte le contraddizioni di una filosofia unitaria mantenere vivo il conflitto: resta da interro- della storia (e il nome di Bloch qui serpeggia garsi su quali siano le pratiche capaci di solle- tra le pagine del saggio di Mettelmeier, perché vare i subalterni da una sistemica costrizione Napoli si lascia rappresentare anche dalla teo- al sopruso (oggi molto sottile, per via dell’a- ria della compresenza di più tempi storici). lienazione tecnologica, che rende tutti “servi Il paesaggio partenopeo conserva le vive tracce felici”). E resta anche da ricostruire con molta di un processo più generale che coinvolge l’in- minuzia il modo in cui le classi più deboli sia- tero mondo occidentale. La porosità è anche no state le vittime di una conversione epocale un “andare a pezzi” del quadro complessivo, che le ha rese sovente devote al carnefice. l’allegoria di una totalità in frantumi. Il con- Napoli, pertanto, come luogo-simbolo di un trassegno – questo sì davvero attuale – di una trauma storico represso. È degno di rilievo che modernità ancora una volta mancata per le il libro di Pezzella esca più o meno negli stessi ragioni stesse della sua contraddittoria consi- giorni in cui si discute di un testo il cui titolo stenza. Che si debba forse partire da qui, oggi, suona persino grottesco, se non altro per l’im- per ripensare, in termini diversi dall’inganno magine austera che siamo soliti accordare al fi- populistico, un’idea di progresso realmente losofo più importante della Scuola di Franco- emancipativa, specie per quelle aree del nostro forte. Parliamo di di Martin Mittelmeier, il cui Paese che più hanno pagato il mix letale di ar- sottotitolo esplicativo recita: La tesi è curiosa e caico e moderno? suggestiva, e l’articolazione offerta dell’autore è rigorosa e godibile a un tempo. Siamo nel 1925, Adorno si reca con il suo maestro e ami- co Siegfried Kracauer in Italia per un viaggio che ha come mete Capri, e Napoli. Nel capoluogo partenopeo incontrano Walter Benjamin, qui in compagnia di Asja Lacis, con la quale ha appena firmato un saggio sulla città vesuviana ricco di suggestioni interpretative. Insomma, alcune delle intelligenze più avver- tite del dramma storico che di lì a poco avreb- be visto incenerire l’Europa sotto il fuoco del totalitarismo si trovano di fronte a un paesag- gio che sembra in sé recare i segni di una mo- dernità in frantumi. È la “porosità” di Napoli a fornire le tracce filosofiche di una profon- dissima ed enigmatica allegoria del moderno, quasi un ammonimento per l’imminente ca- tastrofe. Nel culto dei morti, nel Vesuvio, nei comportamenti di chi vi risiede Adorno sem- bra scorgere quella dialettica dell’illuminismo che tiene avvinti, spesso attraverso la logica del paradosso, natura e cultura. L’evocazione di un primordiale forse perduto, ma persistente – di quella comunità naturale che lo stesso Pezzella

128 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO

ridondante, manierato, diventato la caricatura di se stesso e distante dalla generazione figlia dell’era Kubitschek, il presidente amante della JOÃO GILBERTO, musica che aveva costruito la capitale utopica RE DELLA BOSSA NOVA di Niemeyer e Silvio Costa, Brasilia, e aveva proiettato il paese in un futuro tanto vicino da DI SIMONE CAPUTO poterlo toccare. Ed ecco gli anni settanta: nel giro di pochi anni il cantante e chitarrista bahiano è divenuto per tutto il mondo l’artista che ha rilanciato in una João Gilber- Agli inizi degli anni settanta chiave intellettuale e al contempo commercia- to è un mito invisibile, che ha scelto una vita le la musica brasiliana; di più: Gilberto è l’im- ritirata e isolata, dopo i successi travolgenti del magine stessa della nazione, non più associata decennio precedente: una trilogia di album al solo samba carnevalesco. Negli anni del re- che lo ha consacrato padre della bossa nova gime militare è un intoccabile, ma preferisce (con Antônio Carlos Jobim e Vinicius de Mo- vivere negli Stati Uniti, prima di trasferirsi in raes), i dischi con Stan Getz, tra cui quello del Messico, con la nuova moglie, Miùcha, sorella 1964 che rimase 96 settimane nella classifica di dell’allora giovane Chico Barque, e di far ritor- Billboard e raggiunse la seconda posizione pre- no in Brasile nel 1971. Ed è grazie a Gilberto ceduto solo A Hard Days Night dei Beatles, il che quell’anno anche Caetano Veloso può ri- singolo The girl from Ipanema, consegnato alla mettere piede in patria, dopo l’esilio forzato voce non perfettamente intonata, monocor- a cui l’aveva costretto la dittatura. A dispetto de, ma affascinante della della moglie Astrud. della tendenza all’isolamento e dell’ossessione L’isolamento non fu per Gilberto una novità: per il repertorio sedimentato nella tradizione nato a Juazeiro, Bahia, a Rio aveva cercato carioca, Gilberto aveva a cuore le sorti della senza successo la sua strada musicale prima nuova musica nazionale: sarà anche grazie ai dell’incontro cruciale con Jobim; aveva canta- suoi insegnamenti che il gruppo allargato No- to in vari gruppi vocali, registrato un 78 giri da vos Baianos realizzerà nel 1972 Acabou Chora- solista, mancato appuntamenti: indisponibile re, tra i capolavori del nuovo rock brasiliano. al compromesso, era finito senza soldi, senza Li guidò, infatti, alla scoperta del tradizionale lavoro, senza amici, con la barba lunga e i ve- samba canção d’antan, come la Brasil Pandeiro stiti sfatti. Nel 1957 la svolta: Gilberto suona di Assis Valente (1940), che i Baianos ripresero per Jobim e ; più che la scrit- Bim Bom Obalalà in apertura di disco, miscelando ballo carioca, tura e il canto nuovo, quasi parlato, a colpire elettricità alla Hendrix e quel chitarrismo tra- Jobim è la maniera di João di suonare la chitar- dizionale appreso dal maestro di Bahia. Tra le ra, la , che riprende da Dorival Caymmi, batida voci più originali del Rinascimento musicale cantante e musicista figlio di un immigrato ita- brasiliano, Gilberto fu più interprete che com- liano e di una bahiana, padre della musica del positore; e in ciò che risiede la sua grandezza: nord di Rio, di Jorge Amado, autore parceiro aver rimesso mano a canzoni della tradizione di successo per la cantante Carmen Miranda. novecentesca brasiliana, utilizzando un lin- La musica di Gilberto pesca nella tradizione, guaggio unico, la batida, peculiare stile ritmico affinando però gli elementi già costitutivi del basato sulle sei corde della chitarra, rimanendo samba: il suo controtempo, la battuta sul tem- fondante e allo stesso tempo liminare al Tropi- po debole del della trasfe- tamborim batucada calismo e al nuovo multiforme sound elettri- rito sulla chitarra, il canto sul tempo forte che co brasiliano. In questa atmosfera, nel 1973, sembra non appoggiarsi a nulla; e ancora, il nacque l’omonimo album – con la minimale canto , intimista, sottovoce, naturale, in falado copertina che mostra Gilberto di profilo, in contrasto con il suono che dominava la scena una vertigine coloristica psichedelica –, che di quegli anni, un sdolcinato, samba-canção fece una cosa sola dello stile e del repertorio

129 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO del chitarrista bahiano, consegnandoci un ca- diventa qualcos’altro, un brano strumentale polavoro da ascoltare e riascoltare ancora. dalla cadenza tutta nuova, dettata da millime- L’album è il quinto di Gilberto, se si escludo- triche pennate di chitarra e dal vibrante frinire no le collaborazioni con Herbie Mann e Stan di Carr. Avarandado viene dal primo e ancora Getz; ad accompagnare la chitarra ci sono le acerbo Lp di Caetano Veloso: se l’originale è sole percussioni di Sonny Carr – Gilberto lo una romantica ballata introdotta dagli archi e conobbe attraverso Arnie Wise, collaboratore trasportata dalla voce di Gal Costa, nelle mani di Bill Evans – che nella vita incise pochissi- di Gilberto si trasforma in una specie di nenia mi dischi, ma gran parte ebbe nella nascita del che, cantata con asciutezza anti-romantica, si lavoro. Fu infatti Carr a suggerire il nome di avvita su se stessa. Chiude il lato A del disco Rachel Elkind per la produzione dell’album; Falsa Baiana, classico del sambista Geraldo Elkind era una musicista classica, e non da Theodoro Pereira: inciso poco prima da Gato poco: nel 1970 aveva vinto il Grammy per Barbieri e da Gal Costa, rinasce impertinen- il miglior album di classica con l’iconoclasta te nella versione di Gilberto, che chi ascolta Switched-on Bach di Walter Carlos. Noto ai vorrebbe lasciare andare all’infinito. Il labo B più per le musiche del film Shining di Stanley dell’album si apre con un trittico di perfezio- Kubrick, divenuto Wendy nel 1972, anche ne: Eu Quero um Samba, Eu Vim da Bahia e Carlos prese parte alla lavorazione dell’album, Valsa. La prima canzone è del duo Janet De in qualità di ingegnere del suono, contribuen- Almeida e Haroldo Barbosa, ma Gilberto sem- do così a quello strano incontro tra bossa nova, bra rifarsi alla versione del fisarmonicista João classica e nuova musica elettronica che produs- Donato e degli Os Namorados, che da molti è se un disco di unica e profonda intimità. Ul- indicata come fondante di quel ritmo batida timo partecipante alle registrazioni fu Miùcha, amato e portato al successo dal chitarrista di moglie di Gilberto, che cantò con lui la traccia Bahia; la seconda, composta da Gilberto Gil che chiude l’album, Izaura. nel 1965 per Gal Costa, risalta per l’abilità Primo brano del disco è Águas de Março, ca- con cui Gilberto riesce a rendere l’implacabile polavoro di Antônio Carlos Jobim, registrato circolarità del brano; la terza è la seconda can- dallo stesso autore qualche mese prima con zone autografa dell’album, un na-na-na su un Elis Regina, in una versione destinata a di- vago pizzicato della chitarra, in controtempo ventare un’icona della musica brasiliana; Gil- rispetto allo swingato di Carr. É Preciso Perdo- berto ne offre un’interpretazione lontana da ar, del giurista e compositore Carlos Coqueijo ogni forma di “cartolinismo”: in una vertigi- e del misterioso Alcivando Luz, che Gilberto ne di reiterazioni, che nel loro fluire ritmico spinge su di giri, depressiva, quasi liturgica ri- ricordano gli incastri della musica minimale, spetto all’originale, precede l’ultimo brano del Águas de Março si sviluppa come un eccitante disco, Izaura: un ritorno alla tradizione (gli au- esercizio di tensione geometrica, che Carr si li- tori sono figure rilevanti dela musica brasiliana mita a scandire con un ticchettio prodotto da degli anni trenta e quaranta, Roberto Roberti una maracas metallica. Segue Undiù, canzone e Herivelto Martins) esaltato dalla calda voce scritta da Gilberto: come per Bim Bom, João di Miùcha che bilancia la spigolosa scansione sembra ribadire la distanza da ogni vocazione metrica imposta dal marito João. letteraria, a cui preferisce il gusto dell’onoma- Al disco capolavoro del 1973 seguì una carrie- topea; ballata di oltre sei minuti, col suo chi- ra lunghissima e però sempre schiva, una man- tarristico andirivieni ritmico/armonico e con ciata di album, alcuni tour, praticamente nes- la sua soffusa e millimetrica scansione della suna intervista. Con la sua dipartita tramonta voce, sembra rimandare anch’essa alla musica simbolicamente, ma definitivamente un Brasi- elettronica e minimale. Na Baixa do Sapateiro le meraviglioso e misterioso. Misterioso come è uno standard della canzone carioca, scritto quel sortilegio mai svelato appieno che è stata da Ary Barroso, l’autore di Aquarela do Brasil: l’arte di João Gilberto: l’uomo della parola che coverizzato da tanti, nella versione di Gilberto canta, che si fa suono trasparente che scorre

130 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO perennemente avanti o indietro al ritmo di e garantire a esso una durata nel tempo. In più il chitarra e voce che sono un tuttuno, capace di regista, l’attore, chi si occupa di teatro agito in ge- sovvertire le regole della canzone, di spiazzare nerale, ha una domanda da porsi: perché? Perché e di incantare. In un lungo radiodocumenta- dovrei raccontare ancora una volta questa storia, rio che nel 2011 gli ha dedicato la brasiliana di cui mi rimangono in mano, all’inizio del per- Radio Batuta, il musicista Romulo Fróes de- corso, solo queste parole scritte, queste parole che clama, in forma d’elenco, un personale ricordo i personaggi si scambiano così disperatamente di Gilberto, quanto mai veritiero nella sua sin- intenzionati a parlare ancora, sfidando il tempo? tesi: “Non coltiva l’abitudine al cambiamento. Perché questa storia dovrebbe interessarmi e per- Non esce di casa. Viaggia poco. Suona quasi ché dovrebbe interessare i miei contemporanei sempre le stesse canzoni. Non si lascia foto- che, si spera, verranno a vederla? Perché lo faccio? grafare. Ai concerti indossa sempre vestito e E una volta che lo ho capito, come lo comuni- cravatta. Non parla in pubblico. Sul palco, si co agli altri, che se ne occuperanno, a differenza tiene lontano dai riflettori. Pur rifuggendo il mia, per poche decine di minuti soltanto? cambiamento, ha cambiato per sempre la sto- Penso che il problema del teatro sia dare una ri- ria della musica brasiliana”. sposta a queste domande, a questi perché. A cia- scuno la sua, io proverò nei prossimi minuti a dare la mia. La mia risposta, per quanto riguarda il rapporto KEPLER-452: con un testo scritto prima di me, della mia na- scita, secoli o millenni fa, parte da una parola: SCINTILLE E POLVERE scintille. Le scintille prodotte dall’attrito tra quel testo antico, polveroso, magari ostico e io, e noi, DI NICOLA BORGHESI che viviamo adesso. Dalla nostra iniziale estranei- tà, se non ostilità, rispetto a quel materiale che un po’ ci sussurra e un po’ ci respinge. Che non ci Vorrei partire da alcuni pensieri che mi fa sentire all’altezza ma al contempo ci convoca. hanno attraversato durante gli interventi degli Il che mi porta ancora a una domanda: cos’è, di archivisti del Centro Teatrale Santacristina. A me quel testo antico, che ancora mi convoca irresisti- emoziona, questa cosa degli archivi. L’idea che bile? Cos’è che mi spinge a superare la polverosi- qualcuno lavori così, come dicono loro, dietro tà dei samovar, dei coturni, delle parole desuete? le quinte, per conservare la memoria di qualcosa Cos’è, insomma, che negli esseri umani rimane che ritengono importante, ecco, mi emoziona. E uguale e parla sempre e ancora uno stesso lin- allora ho cercato di capire che cosa mi emozio- guaggio sotterraneo e perturbante? na, di questa faccenda degli archivi. E ho pensato Da un po’ di anni con la mia compagnia, Ke- che è commovente questa sfida contro il tempo pler-452, formata da me, Enrico Baraldi e Pao- che passa, contro la morte, contro lo scorrere la Aiello, ci occupiamo di portare in scena non di tutto. Questo desiderio di salvare qualcosa professionisti, o experts of everyday life, come li dall’entropia del tempo. E ho pensato al lavoro chiamano i Rimini Protokoll, coi quali abbiamo del regista che mi pare abbia qualcosa a che fare un debito di ispirazione, o attori-mondo, come con quello dell’archivista. In fondo anche i te- li chiama con espressione felicissima il professor sti teatrali, nella forma in cui ci sono pervenuti, Gerardo Guccini dell’Università di Bologna. Li si possono considerare materiali d’archivio, che portiamo in scena a partire dalle loro biografie, finché stanno nell’archivio sono lì, polverosi, ma dai loro desideri, dolori, entusiasmi, istanze, ten- pronti a essere estratti per diventare tridimen- tando, ci piace dire, di magnificarne l’identità, di sionali, a convocarci ancora irresistibilmente, in strapparla dal piccolo, dal quotidiano e restituirla qualche modo. al luogo al quale ci pare appartenga: quello della Si tratta in ambedue i casi, il regista e l’archivista, meraviglia. Non apriamo mai chiamate pubbli- di prendere un materiale apparentemente inerte che, li andiamo a cercare. Scegliamo un tema di

131 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO lavoro, che può essere vaghissimo o molto circo- me incontrare qualcun altro. scritto a seconda dei casi, e li andiamo a cercare. A un certo punto del nostro percorso ci siamo Questo momento del cercare per noi è fonda- domandati: ma facendo noi il cosiddetto tea- mentale: usciamo dal teatro, andiamo in strada o tro partecipato, etichetta quanto mai faticosa e in luoghi improbabili e parliamo con le persone vaga, secondo me, non faremo mai un testo? Un che il nostro intuito, che spesso si sbaglia, ci sug- classico della drammaturgia? Perché dovremmo gerisce. Seguiamo il nostro principio di piacere rinunciare? Io amo molto Cechov, l’ho sempre alla ricerca di ciò che non ci è familiare, che ci amato moltissimo dai tempi dell’accademia e ho sposta dalla nostra comfort zone di borghesi del sempre pensato che, quando andavo a vederlo centro storico di Bologna con le Clarks e che ci a teatro non lo capivo, mi annoiavo anche, per costringe a confrontarci con l’altro da sé, il non lo più. Quando stavo in sala prove e si faceva il identico. Abbiamo passato molto tempo in un tavolino, l’analisi, si ragionava, si fantasticava, si dormitorio per barboni, un tempio sikh, un rico- cercavano correlativi oggettivi nella realtà, mi en- vero di sgomberati, nei centri anziani, case occu- tusiasmavo, ma ciò che poi accadeva in scena mi pate, al cimitero, nei compro oro, dal tabaccaio, sembrava non rendesse mai conto della ricchezza in compagnia di un pedofilo, di un ceramista, delle parole scambiate tra noi attori, registi ecce- dei carcerati, di un cacciatore di piccioni. E par- tera. liamo e ridiamo e trascorriamo del tempo, a volte Abbiamo deciso, a un certo punto, era il 2015, di incantevole a volte angosciante, dove non sareb- mettere in scena Il giardino dei ciliegi di Cechov, be previsto che lo trascorriamo. Poi torniamo senza rinunciare al nostro metodo di lavoro, ma in sala prove e proviamo a raccontarci tra di noi anzi mettendolo al servizio del testo. Così ab- quello che abbiamo visto insieme, cosa questo ci biamo per prima cosa enucleato un punto della ha provocato, come ci fa sentire, tentando, per trama: un luogo dell’anima perduto per motivi quanto possibile, di non mentire. Poi, quando economici. Noi siamo di Bologna e così abbia- siamo sufficientemente disperati, tentiamo di mo cominciato a cercare a casa nostra: abbiamo trasformare tutto questo in una drammaturgia e intervistato gli abitanti di un posto che si chiama in uno spettacolo, quasi contemporaneamente. ex-Telecom, un’occupazione abitativa sgombera- Poi invitiamo alcune delle persone con cui ab- ta in cui vivevano persone di ogni parte del mon- biamo trascorso del tempo in scena con noi. Di do in una perfetta armonia di strana solidarietà solito ci dicono di no e allora comincia un serra- belligerante, quelli di Atlantide, un centro sociale to corteggiamento in cui dobbiamo convincere in cui convivevano il movimento Lgbt antagoni- anche loro del perché lo facciamo noi, comin- sta e un gruppo di punk, abbiamo lavorato sui ciando ad allargare il cerchio del motivo per cui murales di Blu, uno street-artist di fama inter- lo facciamo ad altri malcapitati. Nello spiegarlo nazionale che ha cancellato tutte le sue opere dai a loro, cominciamo, pian piano, a capirlo dav- muri di Bologna ricoprendole di vernice grigia vero anche noi, che cosa stiamo facendo. Non per evitare che fossero strappate da una fonda- so dire quante volte mi è capitato di capire una zione bancaria per essere esposte in una mostra a cosa che stavamo facendo spiegandola a persone pagamento. Infine abbiamo incontrato Giuliano che non erano mai state a teatro nella loro vita e Annalisa, che hanno vissuto per trent’anni in e che stavamo invitando a fare una tournée con una casa colonica concessa loro in comodato d’u- noi. Che bellezza, quando succede. Poi tentia- so dal comune di Bologna. Giuliano e Annalisa mo di costruire dei dispositivi per rendere pos- hanno sempre fatto, di mestiere, i cacciatori di sibile la loro presenza in scena. Con dispositivi piccioni, hanno anche inventato una camera di intendo invenzioni teatrali che costruiscano una eutanasia per piccioni, per sopprimerli nel modo circostanza sufficientemente forte da rendere la più indolore e pietoso possibile. Ma la loro vera presenza del non professionista comprensibile vocazione, il loro vero desiderio, è sempre stato per chi guarda e felice per chi la vive da dentro. accogliere e prendersi cura di animali esotici o Intendo meccanismi scenici che rendano conto pericolosi abbandonati dai loro padroni. La loro in un tempo breve dell’avventura che è stata per casa in via Fantoni 47 a Bologna era un florilegio

132 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO di cose assurde: un leopardo, un babbuino, un giovane, pieno di felicità, non t’hanno abbando- pappagallo ara di 65 anni, una tarantola gigante nato gli angeli!”. E piange e dice che secondo lei spara aculei, alcune volpi del deserto, un lupo, quel testo parla di lei e allora capisco che ecco, vipere, un piccione che poi è venuto in scena con forse l’archivio è uscito dalla polvere. Il testo di noi, serpenti, il proprietario dei serpenti, tale An- più di cento anni fa, al netto dei samovar e delle tonio, che viveva lì anche lui, una famiglia di rom ghette, serve ancora, a due sgomberati di oggi. allargata, di quelli “ospitateli a casa vostra” che Però forse non basta allo spettatore per capire. loro ospitavano a casa loro. Insomma un Giar- Allora entriamo in scena noi e raccontiamo che dino dei ciliegi inteso come luogo in cui l’anima cosa ha significato per noi incontrare loro e poi ci degli abitanti si esprime in tutta la propria non domandiamo: dov’è il conflitto? Se Ljuba e Gaev, identicità, se mi passate il termine, in cui si vive quelli veri, in qualche modo, sono in scena con di libere associazioni, in totale antagonismo al noi, e Fico no, come fanno ad avere ragione tut- tutto orribile del Capitalismo, dell’Illuminismo, ti quanti, come ha ragione anche Lopachin nel si potrebbe anche dire, per come è organizza- Giardino dei ciliegi? Allora capiamo che il conflit- to. Dopo trent’anni di questo ménage magico to non può più essere tra i personaggi, le funzioni e assurdo, completamente estraneo alle logiche immaginarie, no. Può stare soltanto nel nostro dell’organizzazione della realtà vigente, apre, sguardo su di loro, sulla meraviglia di chi è per- proprio di fronte a casa loro, Fico, il più gran- fettamente inserito, anche con qualche agio, nel de parco tematico del cibo del mondo, faraonico sistema vigente, cioè noi, e chi invece è estraneo, progetto di Oscar Farinetti, in cui la biodiversità altrove, ha scelto di non rinunciare a niente di sé, italiana viene conservata ed esposta in vetrina a della propria identità e proprio per questo è stato beneficio dei turisti e degli acquirenti convenuti punito dall’illuminismo. da ogni dove. È chiaro che la convivenza della re- Credo, in fondo, che la realtà sia in grado di ale biodiversità espressa da Giuliano e Annalisa e esprimere una forza autonoma sufficiente a pro- quella evocata e concertata da Fico non possono durre drammaturgia, scena, teatro insomma. convivere: una mattina di settembre, per mezzo Che la realtà sia carica di segni che, isolati e or- di un’ordinanza di sgombero, tutto il mondo di ganizzati, possono produrre non solo senso, ma magie e libere associazioni creato in trent’anni anche dialogo con ciò che c’è stato prima, con la cessa di esistere, a opera di un nugolo di carabi- memoria, per l’appunto. Insomma mi pare che nieri, poliziotti, ufficiali giudiziari, operatori del- la realtà, a guardarla bene, sia molto ben orga- la protezione animali. Gli animali vengono por- nizzata drammaturgicamente. Il professor Guc- tati via, chissà dove. Giuliano e Annalisa da un cini la chiama “drammaturgia del naso tagliato”, giorno all’altro si trovano in mezzo a una strada. alludendo all’immagine di un dipinto a olio al Li invitiamo in scena con noi. Dicono di no. quale venga perturbantemente applicato un naso Insistiamo. No. Mangiamo le tigelle e il polpo umano, tagliato. insieme. Andiamo all’alba nella loro vecchia casa Pensando a quanto si è detto ieri sulla riprodu- a rubare cose a loro appartenute in precedenza. cibilità o meno degli spettacoli mi viene da dire Rubiamo l’uva che ancora cresce nei loro filari. che del Giardino dei ciliegi non abbiamo mai fat- Infine accettano ma dicono che non vogliono to due repliche uguali, con le stesse parole: giu- raccontare di loro, che è troppo dolore. Allora liano e annalisa, quando non leggono il copione, proponiamo loro di interpretare soltanto Ljuba non riescono a imparare niente a memoria, sta e Gaev, di venire in teatro con noi, di indossare all’abilità di noi attori portarli a dire quello che delle vecchie pellicce, prendere in mano i copioni riteniamo sia fondamentale per gli spettatori sa- del Giardino dei ciliegi e leggere. Annalisa legge: pere nel breve tempo dello spettacolo. Anche il “Oh infanzia! Purezza mia! Dormivo in questa monologo finale, in cui Annalisa racconta del stanza, di qui guardavo il giardino e tutte le mat- momento dello sgombero non può essere fissato, tine la felicità si svegliava con me. Ed è rimasto deve essere ogni volta uno scavo, e uso qua una com’era, uguale, intatto. Oh giardino mio, dopo categoria cara a Daria Deflorian, nella memoria l’autunno piovoso e il gelido inverno sei tornato e in quello che della realtà rimane.

133 GLI ASINI 68 DI BUONO POCO

E penso all’immagine che ha evocato ieri Mario tentando un re-enactment di alcuni loro ricordi, Martone, strappare la tela, il gesto irriproducibile costruendo quindi nuovo materiale d’archivio in cui ognuno deve trovare il proprio modo di (in questo caso c’erano solo attori in scena e le fare. Ecco, quando abbiamo fatto il Giardino dei voci registrate dei parenti che ci accompagnava), ciliegi mi è parso a un certo punto di strappa- dall’altra abbiamo consultato un vero e proprio re la tela dell’inaccessibilità per me di quel testo materiale d’archivio: la lista degli oggetti perso- meraviglioso e rivelare sotto di essa uno dei pos- nali dei passeggeri rinvenuti sul fondo del mare. sibili motivi per cui ha senso portarlo in scena Ci siamo interrogati su come restituire in scena oggi. E ripensando al campo di forze evocato la vertigine di questa lista. Paola, la mia socia, da Martone, quello che la regia provvede a cre- racconta come ogni singolo oggetto si è tuffato are per permettere agli attori di vivere in scena a in mare in quella notte di vent’anni fa e ogni og- modo proprio pur restando in sintonia con l’idea getto, antropomorfizzato, tentava di ricostruire registica mi viene da dire che noi facciamo un’o- anche l’ipotetica identità di chi lo aveva possedu- perazione ancora diversa: costruire la regia e an- to. Ecco ancora una volta un tentativo di rendere che la drammaturgia a partire dal campo di forze tridimensionale, empatico, un oggetto d’archi- creato dalle persone che lavorano insieme. E con vio, un deposito della storia che attende di essere lavorano intendo dire trascorrono del tempo. La raccontato. Che ne ha bisogno. storia raccontata nello spettacolo quindi coincide Questo intendo con dispositivo: un qualcosa in- in parte con ciò che è accaduto durante le prove. ventato per la scena che sia in grado di produrre E questo credo abbia a che fare con chi è un re- scintille nell’attrito tra la spietata realtà che i nostri gista secondo me. Non certo il demiurgo nove- occhi raccolgono ogni giorno al bar, alla fermata centesco evocato da Graziano Graziani, piuttosto dell’autobus, sul nostro telefono onnipresente, un armonizzatore di campi di forze che creano, negli occhi degli altri nostri contemporanei, e ciò danno luogo all’opera, che a sua volta diventa la che è stato scritto prima di noi. Scintille che, si guida delle relazioni tra esseri umani. Una sorta spera, servano ad appiccare fuochi. Ecco a cosa di guida di grupponi improbabili. serviva tutta quella polvere: brucia con facilità. A volte non ci basiamo su un testo ed è anche Infine ripenso a voi che state per finire la scuola e questo un modo per rapportarsi con un archivio: siete i primi destinatari di questo convegno e che quello rappresentato dai singoli esseri umani, dai tra poco andrete nel mondo, spaventati e fragili documenti che hanno in qualche cassetto, fisi- come siamo stati tutti in quel periodo della vita. camente inteso o della memoria. Fare un lavoro Spaventati e fragili come ci si sente tuttora, come di ricostruzione per poi tentare di inventare un ci si sente sempre quando si prova a fare il teatro. modo di condividere il brivido provato in quella E mi viene da pensare che l’unica salvezza è il ricostruzione in presenza. Recentemente abbia- principio di piacere, il desiderio, la volontà osti- mo fatto uno spettacolo, si chiama F. – Perdere le nata e pervicace di trovare il vostro personalissi- cose, con una persona che ha perso i suoi docu- mo modo di fare le cose, di fare il mondo nuovo menti e non può rifarli e quindi non sa più bene in un modo in cui non era mai stato fatto prima. chi è. La prima cosa che ci ha detto, quando lo Di tagliare ancora una volta la tela per scoprire abbiamo incontrato è stata: “io sono io”. Da lì cose c’è sotto e stupirsene ancora una volta. Di abbiamo tentato di fare uno spettacolo che po- guardare la realtà, la sua violenta forza autono- tesse essere il suo documento di identità, di rico- ma, coi vostri occhi giovani, ricordando tutto struire in scena l’archivio della sua vita. quello che è successo prima senza farvene schiac- Un ultimo esempio di rapporto con un archivio. ciare. E domandarsi e capire ancora una volta, L’estate scorsa l’associazione dei parenti delle vit- autonomamente: perché questa storia dovrebbe time della strage di Ustica ci ha commissionato essere ricordata? Perché dovremmo raccontarla? un lavoro in merito, per l’appunto, alla strage. Perché dovremmo farne memoria? Si chiama È assurdo pensare che gli aerei volino. Abbiamo, da una parte, ricostruito l’identità di alcune delle vittime intervistando i parenti e

134 GLI ASINI 68 STORIE

45mila lire. Un sacco di soldi per noi diciassettenni senza paghetta, anche se pochi di noi superavano la prima giornata. Di solito, tornati a casa con la NATO A CERIGNOLA schiena spezzata e le spalle ustionate, ci veniva il DI AGOSTINO FERRENTE febbrone e pure il vomito. Si partiva tutti allineati e chi rimaneva dietro ve- niva insultato e umiliato dal caporale, in alcuni casi cacciato. Si avanzava in coppia, con la cassa al Estate centro da riempire che doveva viaggiare lungo la Sono nato e fino a diciotto anni ho vissuto fila. Io ero sistematicamente in ritardo e ciò dan- a Cerignola, nel foggiano, dove l’estate scorsa, neggiava anche il mio compagno di cassetta che stipati in un furgone, dodici braccianti africa- aveva tre o quattro anni più di me, cioè aveva circa ni venuti a rubarci il lavoro, sono morti in uno vent’anni, ma all’epoca mi sembravano tantissimi. scontro frontale con un tir. Cercava di coprirmi, lavorando di più. Pratica- Ammassati come bestiame nel retro di furgoni mente quella cassetta la riempiva lui al 70 %. spesso senza sedili e finestrini, con temperature Alla fine di quella prima giornata gli chiesi scu- che sfiorano i quaranta gradi, vanno a raccoglie- sa per averlo messo in quella situazione e gli re i pomodori per poche decine di euro al gior- proposi di prendersi parte della mia paga per no, parte dei quali già reinvestiti per acquistare compensare. Lui rinunciò, dicendomi che i la- il passaggio nel furgone dove moriranno. voratori devono aiutarsi tra loro, così gli aveva Alle scuole superiori, verso i diciassette anni, insegnato il nonno che aveva conosciuto di per- noi che avevamo la fortuna di studiare, aveva- sona Peppino Di Vittorio. mo l’usanza di provare per qualche giorno a rac- cogliere pure noi i pomodori. I miei primi parapedonali Era una specie di prova di iniziazione ma anche Di solito quando arriva il tassista che mi porterà un espediente per racimolare dei soldi per poterci all’aeroporto, esordisco trafelato con un “Buon- pagare delle vacanze indipendenti dalle famiglie. giorno, siamo in ritardissimo”. Si trattava di alzarsi alle quattro di notte, Mi viene fuori istintivamente la prima persona quand’era ancora buio, e andare in piazza mime- plurale perché forse, inconsciamente, cerco la tizzandosi con gli altri braccianti in cerca della complicità di quel signore che non ha alcuna giornata, sperando di essere selezionati, nono- responsabilità di tale ritardo, che è solo e sol- stante le nostre braccia gracili. Da sei a otto ore tanto mio. Probabilmente è un rituale diffuso a di lavoro che non passavano mai, sotto il sole cui ogni tassista è più o meno abituato, anche se violento di agosto. Ricordo che le paghe erano ognuno reagisce a modo suo. differenziate, le donne prendevano meno anche Il tassista che mi è capitato stamattina, un signo- se lavoravano di più, perché la notte avevano an- re sulla sessantina, invece di rispondermi come che preparato il pranzo per mariti e figli. probabilmente avrebbe fatto qualche collega Era la fine degli anni ottanta, gli immigrati non più burbero, con qualcosa del tipo “La sveglia venivano dall’Africa, ma al massimo dalla Basili- mezz’ora prima no?”, si è mostrato solidale, e ha cata, e quindi dovevano anche sorbirsi un’oretta di cominciato a condividere a voce alta ragiona- viaggio in più all’andata e al ritorno, il tutto per menti sul percorso più veloce e meno trafficato.

135 GLI ASINI 68 STORIE

In realtà sono partito con inusuale anticipo, la storia è vera e le persone che la interpretano anche perché ero sveglio da molto prima che pure”. “Cioè film che se vedono al cinema?” mi suonasse la sveglia. Anzi, mi sa che non ho pro- chiede “Sì” rispondo io, “E ne ha già fatti altri prio chiuso occhio per l’ansia, dovuta all’uscita oltre a questo?” aggiunge, immagino per capi- imminente del mio ultimo film. re se li conosce. “Si, ne ho fatti altri due usciti Perché si sa: la gente va molto meno al cinema, al cinema” gli rispondo, ma senza aggiungere i ci sono le serie tv, l’età media degli spettatori relativi titoli, come per volermi risparmiare l’u- delle sale d’essai aumenta, non c’è il ricambio miliazione di lui che scuote la testa, e, alzando generazionale, le sale chiudono, quelle che non le spalle, con tutto il tatto possibile, cercando di chiudono puntano sulle commedie o comun- non ferirmi, mi risponde che proprio no, mai que su titoli che abbiano interpreti popolari… visti o sentiti… Ma, inesorabile, la domanda quindi io non dormo perché Selfie non è una arriva: “E come se intitolavano?”, “L’Orchestra commedia e non ha attori popolari. È un film di Piazza Vittorio e Le cose belle”, rispondo io, e dal vero di quelli che normalmente ci si mette lui scuote la testa, e, alzando le spalle, con tutto tre anni a farli. Io quando mi impegno, ce ne il tatto possibile, cercando di non ferirmi, mi metto anche di più. risponde che proprio no, mai visti o sentiti. Metterci degli anni per fare il tuo film, metterci “E questo di che parla?” mi chiede. Non ce la tutto te stesso, lottare ogni giorno per difendere faccio a raccontagli di cosa parla, però ho una le tue idee, come se quel film fosse la cosa più curiosità e, con prepotenza, invece di risponde- importante della tua vita e della vita di persone re alla sua domanda, gliene faccio una io. Gli che ti stanno vicine, familiari, amici, e, perché no, chiedo se lui che sta sempre in giro in mezzo al anche vicini di casa e conoscenti che incontri per traffico, ha visto altri parapedonali diSelfie . Lui strada una volta all’anno e che ti raccontano di scuote nuovamente la testa e alza le spalle, come matrimoni, figli, divorzi, lutti, lauree, nuovi la- giustificandosi, precisando che non vuole asso- vori, viaggi, progetti… mentre tu fai di sì con la lutamente dare la colpa al manifesto, che anzi testa mentre stai pensando soltanto al tuo film, è tutto colorato e attira l’attenzione. È che lui vivere così tre anni, finire questo benedetto film, magari, dalla sua posizione, guarda più quelli vederlo finalmente annunciato in uscita, e poi as- che stanno in alto, non questi “Come se chia- sistere impotente al suo smontaggio, dopo pochi mano?”, “Parapedonali” gli rispondo io. Però, giorni, è davvero una sensazione luttuosa che i ora che se li è registrati mentalmente, mi rassi- miei colleghi conoscono e temono. cura, ci farà più attenzione. Ma io a mia volta Un sentimento che mescola delusione, frustra- lo giustifico, gli do ragione, spiegandogli che gli zione, senso di sconfitta e fallimento. Nulla ha addetti di marketing lo ripetono da anni che i senso: depressione. Addio mondo crudele, non parapedonali non sono efficaci, non funziona- mi meriti. no, non portano gente al cinema, insomma non Incolonnati nel traffico, con lo sguardo addor- servono a niente. Ma il distributore c’ha voluto mentato che si perde oltre il finestrino, percepi- provare comunque. sco qualcosa di familiare. Metto meglio a fuoco e Lui s’indigna, come se gli avessi parlato male di scopro che, a pochi metri da me, c’è proprio lui, il una cosa che ormai gli appartiene, di una cosa mio film. O meglio, una coppia di parapedonali che si capisce che è costata fatica e merita ri- che lo pubblicizzano. È la prima volta che per un spetto, come il cibo che talvolta avanza in tavola mio film vengono scomodati dei parapedonali. intatto, che non è giusto buttare. E così, come Il tassista, si accorge della mia espressione ri- se fosse iniziata una caccia al tesoro, si ostina destata e io sento di dovergli una spiegazione: a trovarne altri, cosa non facile, perché non ne quello è il mio film. “Ah lei fa il regista?”, “Sì hanno affissi tantissimi, visto il tipo di film. Ma – rispondo, affrettandomi a mettere le mani dopo un po’ di minuti, che m’ero quasi appiso- avanti – ma di documentari, ma non quel- lato, sento un sussulto “Eccone n’altri due” mi li sulla natura che fanno in televisione… cioè fa, individuandone un’altra coppia sul marcia- film diciamo normali, come gli altri, solo che piede opposto a quello della nostra direzione.

136 GLI ASINI 68 STORIE

“Glielo dicevo che c’hanno un colore sgargian- quando un suo amico lo starà aiutando a sgom- te, se notano” mi ripete, come per incoraggiar- berare la cantina e gli chiederà che roba è… lui mi e darmi soddisfazione… potrà riguardarla dopo chissà quanto tempo e E poi aggiunge: “Chissà quanti sacrifici hanno commentare trafelato, con un’espressione sorri- fatto i suoi genitori per farla studiare e diventà dente a metà tra affetto e commiserazione, che: regista. Per carità, ’sti esperti del marketing c’a- “Lo sai come è fatto mio padre, accumula un vranno pure ragione, sicuramente sì, quello è il sacco di cose, di quando faceva il regista di do- loro lavoro, io non gli posso insegnà niente su cumentari, e non vuole mai buttare nulla”. quello, come loro non me ponno insegnà come Poi, asciugandosi con la maglia il sudore della se fa er tassinaro, però, io la vedo da un altro fronte, in quel giorno parecchio afoso, metten- punto de vista… Se avessi un figlio regista e do meglio a fuoco la foto e alzando le spalle, mentre giro per strada vedo i manifesti del film dirà al suo amico: “Sì, effettivamente… papà suo, me se riempirebbe er core de orgoglio. Ma qui, com’era più giovane e magro”. sai che soddisfazione per i suoi genitori. Oh, mi E gli spiegherà meglio la storia di quello scatto, perdoni, ce li ha ancora i genitori? Sono ancora di come era nato, riassumendogli sbrigativa- viventi?”, “Per fortuna sì – lo rassicuro io –, cer- mente quel racconto del tassista, che da bam- to con un bel po’ di acciacchi”. “E li hanno visti bino chissà quante volte si era dovuto sorbire. questi manifesti?” mi chiede lui, come se fosse E si ricorderà dei suoi nonni, che non ci saranno una domanda retorica, superflua. “Beh, effetti- più, raccontando che lui si chiama Elio come il vamente no – confesso io, perché li hanno affis- padre di suo padre. si solo a Roma e loro abitano in Basilicata”. “Ma E si ricorderà delle sale cinematografiche, che davero nun l’hanno visti?! – commenta sorpreso pure non ci saranno più, e, appunto, dei tassisti, e preoccupato per poi, dopo qualche secondo che pure non ci saranno più. di silenzio, esclamare con tono risoluto – a che Racconterà al suo amico che lui se le ricorda le ora c’ha il volo?” Io gli rispondo che, strana- sale cinematografiche, era piccolo ma se le ricor- mente, siamo abbastanza in anticipo. Allora lui da benissimo. repentinamente rallenta e mette la freccia, pro- Erano dei saloni, alcuni molto grandi, altri più vocando un’immediata protesta dei clacson che piccoli, tipo stanzoni, dove c’erano persone se- ci seguono, a cui reagisce con un’imprecazione dute una accanto all’altra e vedevano i film su sommessa, tra sé e sé, mentre, fregandosene, fa uno schermo grande, al buio. E ogni volta che inversione e torna verso i due parapedonali che lui parlava ad alta voce i genitori gli facevano avevamo appena scoperto. Accosta e spegne il “shhh” col dito sulle labbra. Suo padre la gesti- motore. “C’ha la fotocamera nel cellulare? “mi va una specie di sala e spesso lo portava nella chiede. “E certo – rispondo – ci abbiamo girato stanzetta dove c’era il proiettore, la cabina la tutto il film col cellulare…” “Le dispiace se le chiamavano, e da lì usciva un fascio di luce che faccio una foto? – mi fa – Ma mi deve promet- proiettava le immagini sullo schermo. tere che la spedisce ai suoi genitori” E racconterà al suo amico che si ricorda benissi- mo anche di quando le macchine potevano muo- Parapedonali 2 versi solo se c’era uno che le guidava… e c’erano E così, inesorabile, è arrivato il tanto temuto quelle macchine bianche, che a guidarle erano momento: fra pochissimi giorni i parapedonali appunto i tassisti, quei signori che ogni volta di Selfie, i miei primi, amatissimi parapedonali, che vi saliva a bordo con mamma e papà, loro gli saranno smontati. chiedevano cosa volesse fare da grande. E lui ri- Mi rimarrà questa foto, scattata su sollecitazio- spondeva: “Il dottore, per curare la bua ai nonni”. ne del tassista. Penso che ne farò un ingrandi- Ecco uno di loro aveva scattato quella foto… mento, la incornicerò e l’appenderò alla parete. L’amico a quel punto gli chiederà se poi il padre Fra venticinque anni, mio figlio – che ora ne ha l’aveva spedita quella foto ai genitori, come da tre e mezzo – se la ritroverà tra le mani ingialli- promessa… ta, sotto il vetro impolverato e un po’ sfregiato, Sì, certo, l’ho subita mandata la foto ai nonni

137 GLI ASINI 68 STORIE di mio figlio. Papà, orgoglioso, l’ha subito gi- pagare lezioni di musica ai figli. rata a tutti gli amici e a tutti i parenti fino alla In compenso lo invitavano spesso a pranzo o settima generazione. Mia madre, che non vede cena e, se non altro, considerando la somma de- più bene, era pure lei entusiasta e ha detto che gli allievi, mio nonno, con al suo seguito mia è bellissima questa foto, ed è contentissima per nonna e, a turno, alcuni dei i suoi sei figli, non me, anche se nella foto sembro un po’ sciupato. hanno mai avuto problemi alimentari. E poi ha aggiunto: “Però ti potevi laureare”. Ho parenti e amici sparsi per tutta la Calabria, da quando sono nato ci vado in vacanza l’esta- Parapedonali 3 te e non solo. Ora purtroppo per pochi giorni Se avessi tempo ed energia, li fotograferei tutti i all’anno, ma da bambino era tutto un lunghis- miei bellissimi 95 parapedonali sparsi per Roma, simo bagno che iniziava il giorno dopo la fine prima che li smontino. Se potessi me li porterei della scuola e finiva quasi tre mesi dopo, alla tutti nella mia stanza e li interrogherei, uno per vigilia della riapertura. uno. Ognuno di loro in questi giorni ha visto e A fine giugno, sulla Fiat 850 (poi fu il turno del- sentito storie diverse: genitori in ritardissimo che la 127 e poi della Ritmo) mio padre caricava me, accompagnano i figli a scuola, fidanzati che si -la mia sorella, mia madre e un metro di merce sti- sciano e poi si baciano, adolescenti che fanno sega pata sul portapacchi e, dopo viaggi che durava- al liceo e ci si appoggiano per fumare la loro siga- no dieci ore (alla media di 70 km orari, mentre retta segreta, impiegati in pausa pranzo che chia- chiunque ci sorpassava ci suonava il clacson per mano le mogli al cellulare per dire che il loro capo indicarci le ruote sgonfie) ci lasciava al mare. La è uno stronzo, lavavetri che sognano che i loro figli seconda metà di agosto, che aveva due settima- un giorno possano diventare non dico impiegati ne di ferie, ci raggiungeva e poi ce tornavamo ma almeno operai. Suore che si fanno un selfie. tutti insieme a Cerignola. Tutti i weekend durante l’anno scolastico li tra- Compleanno scorrevamo a Rapolla (Pz), a casa dei nonni pa- Oggi è il mio compleanno e, ripensando alla terni, anche quando per via del terremoto furo- mia vita, mi è tornata in mente la Calabria. no alloggiati prima nelle aule della scuola e poi Mia madre è nata a Roccella Jonica, da ragazza in alloggi provvisori nell’attesa, durata anni, che lavorava in un bar che gestiva con altri fratelli a ristrutturassero la casa semi crollata. Ma appena Locri. Lì la conobbe mio padre, che veniva dalla possibile tornavamo in Calabria, spesso anche Basilicata. Lei aveva compiuto da poco vent’an- per le vacanze di Pasqua e Natale. ni, lui un anno di più, aveva da poco vinto il La Calabria, così come la Basilicata, è stata per concorso come agente penitenziario e l’avevano anni la mia seconda casa. La amo. La detesto. trasferito in Calabria. Nei racconti dei miei e Non sono ricco, ma, anche grazie al “lavoro” che nei ricordi di me bambino, ritornano spesso pa- faccio, ho avuto la fortuna di viaggiare molto e esi della Locride come Gioiosa, Bovalino, Sider- posso dire, penso a ragion veduta, che la Calabria no, Caulonia, Riace, Monasterace e della zona sia una delle terre più belle del pianeta. Questa di Catanzaro e Crotone, come Guardavalle, è la parte che amo. Così come amo la sua gen- Sellia Marina, Cropani, Copanello, Botricello, te, la maggioranza, quella che, nonostante tutto, Roccabernarda, San Mauro Marchesato, Isola resiste, ogni giorno, ingoiando le umiliazioni e, di Capo Rizzuto. talvolta, rischiando la vita per protestare. Gente Mio nonno materno faceva il maestro di mu- lasciata sola contro un potere che in molti hanno sica. Approfittando del servizio di leva a Roma interesse a dimostrare invincibile. che all’epoca durava tre anni, era riuscito a di- La parte che non amo è appunto quella legata a plomarsi al Conservatorio di Santa Cecilia; tor- questo potere, che, a parlarne, si rischia di scade- nato a casa era diventato direttore di varie ban- re nel didascalico, nell’ovvio. Perché si tratta di de cittadine e si spostava parecchio tra i paesi qualcosa che ci viene insegnata appena nasciamo, limitrofi. Insegnava gratis, perché la maggioran- anzi, che sembra già presente nel Dna di noi me- za delle famiglie all’epoca non aveva soldi per ridionali, che riguarda una realtà che c’è da sem-

138 GLI ASINI 68 STORIE pre, con le sue cause storiche, ataviche e che tutti Ma, in tutto questo, il problema dell’istituzione diamo per scontato che non cambierà mai. che dovrebbe vigilare sulla legalità e garantirla Lo sanno tutti, anche i bambini, che ogni sin- ove non vi sia, ovvero il ministro degli Interni, golo metro quadrato di questa, come di altre che è anche segretario di un partito che si è sem- regioni del nostro meridione, è dominato da pre vantato di essere razzista e anti-meridionale, una cosca. I capi di queste cosche, negli ulti- nonché notoriamente infiltrato se non governa- mi decenni, sono riusciti a fare anche più danni to dalla ’ndrangheta, con un furto impunito di di quelli provocati dai propri predecessori, nei 49 milioni di euro, il problema di questo signo- molti anni prima, danni irreparabili e inesti- re è il sindaco Mimmo Lucano. mabili che ricadono sugli affiliati stessi, sulle In tutto questo, il problema del ministro è proprie famiglie, sui propri figli: rifiuti tossici Mimmo Lucano e il “Modello” che con te- sotterrati, discariche abusive, oltre alle costru- nacia visionaria ha tentato di creare nella sua zioni in cemento sulle spiagge che violentano Riace, cercando di trasformare in realtà quella una delle coste più belle del mediterraneo, con che per molti di noi era una bellissima utopia, uno dei mari più limpidi. per altri un pericoloso precedente che avreb- Lo sanno tutti, anche i bambini, che il territorio be smascherato e smesso a nudo l’ipocrisia e calabrese è completamente inquinato dall’atti- il cinismo delle loro carriere costruite tutte su vità costante che la ’ndrangheta da anni compie anni di strumentalizzazione della paura e istiga- amministrandolo tramite “suoi” funzionari co- zione all’odio razziale. munali, regionali, sindaci, presidenti, dirigenti Ecco, credo che l’errore sia tutto qui: non dove- ospedalieri, editori locali, magistrati, sindacali- vo scrivere “Ma, in tutto questo”, dovevo scrive- sti, militari, preti, politici… re “Infatti, in tutto questo”

28/29/30 settembre - Stromboli Fare scuola fare pensiero fare anima Un’esperienza residenziale in un luogo magico, immersi nella natura. L’obiettivo formativo PROPOSTE è riflettere e costruire insieme un contesto narrativo a partire dall’ambiente che ci circonda, dalle attività espressive che vi possono nascere, da un tema “generatore di discorso”. FORMATIVE Residenziale (fb:il vulcano nel bosco) 6/7/8 dicembre - Roma La fabbrica delle parole ASINITAS Progettare l’unità didattica e costruire strumenti valorizzando una pluralità di linguaggi (visivo, tattile, corporeo) per incontrare gli stili di apprendimento degli studenti. 2019/2020 Non residenziale 31gennaio/1/2 febbraio - Roma Asinitas onlus si occupa di educazione e in- Analfabetismi tervento sociale da quasi 15 anni con attività Tipologie, approcci e pratiche: quali strategie possibili per costruire un percorso didattico rivolte alla cura, all’educazione, all’accoglien- percorribile da tutti ma centrato su ogni studente. za e alla testimonianza di persone minori e Non residenziale adulte, italiane e straniere. 6/7/8 marzo - Roma Per l’anno 2019/2020 propone un percor- Teatro, scuola e città so di formazione per insegnanti di italiano Costruire una didattica narrativa che dialoghi con l’arte, con gli spazi simbolici, immagini- L2, educatori e operatori sociali. Il percorso è rivolto indifferentemente a chi lavora con fici e urbani. bambini, adolescenti e adulti. Non residenziale

Nel metodo Asinitas, il cuore è la didattica attiva, l’approccio narrativo alla lingua valo- È possibile iscriversi ai singoli moduli rizzata soprattutto nei suoi aspetti semantici ed è previsto uno sconto per chi e comunicativi, un approccio trasversale alle partecipa a tutti e quattro i moduli. età e ai contesti di apprendimento.

Per info e prenotazioni: [email protected] - 328.8539929

139 GLI ASINI 68 I DOVERI DELL’OSPITALITÀ

DICHIARAZIONI “Sono nato un venerdì tredici, che era perdipiù DI SAMUEL BECKETT un venerdì santo. Mio padre aveva aspettato tutto il giorno la mia venuta. Alle otto di sera è andato A CURA DI FRANCO QUADRI a passeggio: al suo ritorno ero nato”. Quando Beckett morì, il 22 dicembre del 1989 (ma “Ho sempre avuto la sensazione che ci fosse in me la notizia fu diffusa dopo che i funerali erano avve- un essere assassinato. Assassinato prima della na- nuti) ero a Parigi e fui tra i primi, credo, a portare scita. Bisognava ritrovarlo questo essere. Tentare dei fiori sulla sua tomba nel cimitero di Montpar- di ridargli la vita”. nasse (non lontano da dove viveva). A Milano, per la rivista che facevamo allora, “Linea d’ombra”, “Si può dire che la mia infanzia sia stata felice, mettemmo insieme per ricordarlo testi di diversa eppure sono poco dotato per la felicità. I miei provenienza sul numero 44 del dicembre 1989: di genitori hanno fatto tutto quel che potevano per Paolo Bertinetti, John Calder, Michael Haerdter, e rendere felice un bambino. Ma io mi sentivo spes- infine di Franco Quadri, che ci passò, recuperandole so solo”. da più fonti e messe insieme nel tempo, delle “dichia- razioni” dello stesso Beckett da lui amorosamente “Sono stato infelice per anni. Coscientemente e raccolte e organizzate. Le riproponiamo oggi sia per deliberatamente, dopo che ho lasciato la scuola per entrare al Trinity College di Dublino, mi sono ricordare uno dei più grandi personaggi della cultura sempre più isolato, ho intrapreso sempre meno del Novecento, di cui abbiamo così spesso citato una cose, mi sono abbandonato a un disimpegno battuta esemplare e che in qualche modo ci appartie- crescente in rapporto agli altri e a me stesso. Ma ne – “non posso contionuare, continuerò” – che per niente di tutto questo mi sembrava strano. L’an- ricordare Franco Quadri, amico e maestro anche nel goscia, la solitudine e l’apatia… costituivano degli modo di far l’editore, di fare riviste...(gf) indici di superiorità: garantivano il sentimento di arrogante alterità, che mi sembrava così giusto, Le dichiarazioni di Beckett qui riportate secondo un così naturale, così poco morbido quanto i modi itinerario autobiografico, di seguito, anche se non in in cui era meno espresso che sottinteso, osserva- ordine rigorosamente cronologico, sono estratte da li- to, mantenuto disponibile in vista di un’eventua- bri, articoli, riviste, lettere. Ci siamo limitati a citare le espressione futura. Si è dovuto attendere che la data e il destinatario quando erano necessari a questo modo di vita, o piuttosto questa negazione una migliore comprensione del testo. Non abbiamo della vita suscitasse altrettanti terrificanti sintomi fisici, perché prendessi coscienza di qualcosa di inserito nessuna citazione autobiografica ripresa da anormale. Dunque se il cuore non mi avesse mes- testi narrativi, poetici, saggistici o drammaturgici so la morte nell’anima, sarei ancora qui a esaltar- dell’autore, salvo l’espressione di chiusa di Watt, che mi, a trastullarmi, a intrattenermi col sentimento figurava ance nel romanzo come rifiuto dell’inter- di stare troppo bene per poter fare altro”. pretazione metaforica e quindi in un cero senso vir- golettata e fuori testo. (Franco Quadri) “Quando ero malato, ho constatato che la sola

140 GLI ASINI 68 DELL’OSPITALITÀ I DOVERI I DOVERI cosa che potevo leggere era Schopenhauer. Tutto il “L’artista può descrivere lo spazio che si trova tra resto non faceva che aumentare il mio sentimento lui e il mondo degli oggetti; può descriverlo come di malattia. Era davvero curioso. Come una fine- una terra di nessuno, come un Ellesponto o come stra aperta improvvisamente sulla nebbia”. un vuoto, a seconda che provi risentimento, no- stalgia o semplice depressione”. “A un ricevimento, un seducente intellettuale in- glese mi domandò perché scrivessi sempre sulla “Ora, mi degrado con la più gran velocità. Un miseria, come se ci fosse qualcosa di perverso. Vo- insensibile accumulo di alcool, nicotina e intos- leva sapere se mio padre mi aveva picchiato o se sicazione femminile. Un mucchio di frattaglie. mia madre era scappata di casa, rendendo infelice Senza scopo”. (1937) la mia infanzia. Gli risposi di no, che avevo avuto un’infanzia felice. Allora mi trovò ancora più per- “Questo trucco che si chiama amore non esiste, verso. Lasciai il ricevimento appena potei e salii non è che una scopata. Non c’è che questo: la su un taxi. Sul vetro che mi separava dall’autista, scopata”. c’erano tre annunci: uno chiedeva aiuto per i cie- chi, l’altro per gli orfani e il terzo per i profughi di “Non mi piaceva vivere in Irlanda. Si può capi- guerra: non c’è bisogno di cercare la miseria, se vi re quel che voglio dire: la teocrazia, la censura salta agli occhi anche in un taxi di Londra”. letteraria, questo genere di cose. Preferivo vivere all’estero. Nel 1936, tornato a Parigi, ho abitato “Non ho nessun sentimento religioso. Un giorno in albergo per un certo tempo, poi ho deciso di ho provato un’emozione religiosa: alla mia prima stabilirmi lì per passarci la mia vita”. comunione, nient’altro. Mia madre era profonda- mente devota, mio fratello pure: s’è inginocchiato “Non sono un filosofo, non leggo mai i filosofi; ai piedi del suo letto, ogni volta che ha potuto. non capisco niente di quel che scrivono”. Mio padre non era religioso. La mia famiglia era protestante, ma per me si trattava solo di una noia “C’è una frase meravigliosa in Sant’Agostino. Pre- e me ne sono disinteressato. Alla loro morte, mia ferirei ricordarmela in latino; è ancora più bella madre e mio fratello non hanno tratto niente dal- in latino che in inglese: ‘Non abbandonatevi alla la loro religione, che al momento cruciale non disperazione, uno dei due ladroni fu salvato; non aveva dimostrato di avere maggior significato di siate troppo presuntuosi, uno dei due ladroni fu una vecchia insegna universitaria. Il cattolicesimo dannato’. Questa frase ha una forma meraviglio- irlandese non è seducente, ma certo più profon- sa. È la forma che importa”. do. Quando si passa davanti a una chiesa su un autobus irlandese, tutte le mani si agitano in segni “Nella mia opera c’è spavento dietro la forma, di croce. Un giorno lo faranno anche i cani d’Ir- non nella forma…” landa; e forse anche i maiali”. “Non m’interesso a nessun sistema; non vedo “Conoscevo la mitologia cristiana. Nella mia in- traccia di sistema da nessuna parte”. fanzia mi hanno letto la Bibbia, e ho letto scritti di altri autori che ne erano rimasti segnati e se ne “Joyce tende verso l’onniscienza e l’onnipotenza servivano sotto l’una o l’altra forma. Come tutti i in quanto artista. Io lavoro con impotenza, con temi letterari, la utilizzo quando mi serve”. ignoranza. Non penso che l’impotenza sia stata sfruttata nel passato. Mi sembra che esista “Non ho niente da dire, ma posso solo dire fino a una sorta d’assioma estetico per cui l’espressione che punto non ho niente da dire”. è un compimento, deve essere un compimento. Io, quel che mi sforzo d’esplorare, è tutta quella “L’esperienza del mio lettore si situerà tra le frasi, zona dell’essere che è sempre stata trascurata dagli nel silenzio comunicato dagli intervalli, e non nei artisti come qualcosa d’inutilizzabile o d’incom- termini enunciati”. patibile per definizione con l’arte. Penso che oggi

141 GLI ASINI 68 DELL’OSPITALITÀ I DOVERI I DOVERI ogni persona che presta la più leggera attenzio- rare i significati che si attaccano al nome ‘Godot’, ne alla sua esperienza si renda conto che si tratta che molti credono significhi ‘Dio’. Ma bisogne- dell’esperienza di qualcuno che non sa, di qual- rebbe ricordare loro che ho scritto questa pièce in cuno che non può. L’altro tipo di artista, l’Apolli- francese, e che se avevo questo significato in testa, neo, mi è assolutamente estraneo”. questo si trovava in qualche parte del mio incon- scio; non ne avevo pienamente coscienza. E del “Ho la certezza che ogni lettera, ogni sillaba, ogni resto esiste una rue Godot, un corridore ciclista parola, ogni frase, ogni paragrafo. ogni pagina, ogni chiamato Godot: come si vede le possibilità sono capitolo di ogni libro avesse un senso, perché è così quasi infinite”. che Joyce stendeva le sue idee sulla carta. Quanto a me scrivo perché devo scrivere – non voglio dire per “Non sono interessato all’effetto che i miei testi guadagnare del denaro, ma per necessità persona- producono sul pubblico. Mi limito a creare un le. Non so da dove mi venga l’opera, e sono spesso oggetto: quel che la gente ne pensa, non mi ri- il primo a rimanere sorpreso per ciò che ho messo guarda”. sulla carta. Scrivere è per me un processo molto dif- ferente da quello che era per Joyce”. “C’è una cosa che m’inquieta: i pantaloni d’Estra- gone. Naturalmente ho domandato a Suzanne se “Honni soit qui symboles y voit”. (Conclusione di cadevano bene, e lei mi ha risposto: a metà. Non Watt, 1942) bisogna. A nessun prezzo. Non fila con le circo- stanze. Estragone non ci pensa, in quel momento. “Ho voluto dire quel che ho detto”. Non si rende conto che perde i suoi pantaloni. Non importa la risata che potrebbe accogliere “Le storie di successo non mi interessano; m’inte- la sua caduta completa. Il significato della pièce, ressa solo l’insuccesso”. posto che ci sia, è che niente è più grottesco del tragico. Bisogna esprimere questo fino alla fine, “Ho concepito Molloy e il seguito il giorno in cui soprattutto alla fine. Ho molte altre ragioni per ho preso coscienza della mia stupidità. Allora mi rinunciare a questo, ma te ne farò grazia. Ti prego sono messo a scrivere le cose che sento”. di ristabilirlo com’è nel testo, e come l’abbiamo sempre previsto nelle prove. Che i pantaloni ca- “Ho il gran desiderio di continuare il mio lavo- dano del tutto, fino alle caviglie. Può sembrare ro, ma per il momento è impossibile. Finalmente idiota, ma per me è capitale”. (9 gennaio 1953, let- vedo un po’ chiaro in quel che faccio: temo di tera a Roger Blin, alle ultime prove di Aspettando non avere davanti a me che una decina d’anni Godot) di coraggio e d’energia per effettuare questo la- voro. Strano, dopo tanti anni passati a esprimersi “Alla fine della mia opera, non c’è che polvere: il da cieco, questo sentimento di comprendersi alla nominabile. Nell’ultimo libro, L’Innominabile, c’è perfezione”. (1948) completa disintegrazione. Niente Io, niente Ave- re, niente Essere, niente nominativi, niente accu- “Ho cominciato a scrivere Godot per distendermi, sativi, niente verbi. Non c’è mezzo di continuare”. per sfuggire all’orribile prosa che scrivevo a quel tempo”. “Non sono io che ho inventato questa confusio- ne; ma non possiamo ascoltare una conversazio- “Mi sono messo a scrivere commedie per uscire ne per cinque minuti senza essere intensamente dalla nera depressione in cui mi buttava il roman- coscienti della confusione. È tutt’intorno a noi, zo. La mia vita a quel tempo era troppo spavento- e la sola possibilità che abbiamo, attualmente, è sa: pensavo che il teatro mi avrebbe permesso una di lasciarla entrare. La sola possibilità di rinnova- divagazione”. mento è aprire gli occhi e vedere il casino. Non è un casino che si possa capire. Ho proposto che lo “Sarebbe idiota da parte mia pretendere di igno- si lasci entrare, perché è la verità”.

142 GLI ASINI 68 DELL’OSPITALITÀ I DOVERI I DOVERI

“Che cos’è più vero di un’altra cosa? Nuotare è “Per quanto concerne i giornalisti, ritengo che la vero e affogare è vero: uno non è più vero dell’al- sola linea di condotta sia di rifiutare di imbarcarsi tro. Non si può parlare dell’esistenza, si deve in una qualsiasi esegesi. E di insistere sull’estrema parlare soltanto del casino. Quando Heidegger e semplicità della situazione drammatica. Se questo Sartre parlano di un’opposizione tra l’essere e l’e- non gli basta, e salta agli occhi che non gli basta, sistenza, forse hanno ragione, non so niente: ma il è molto per noi, e non dobbiamo delucidare mi- loro linguaggio è troppo filosofico per me. Io non steri che esistono solo nella loro immaginazione. sono un filosofo. Si può solo parlare di ciò che si La materia delle mie opere sono dei suoni fonda- ha davanti, e ora c’è soltanto casino”. mentali (storie a parte) emessi il più compiuta- mente possibile, io non accetto la responsabilità “La parola chiave delle mie pièce è forse”. di nient’altro. Se la gente ci tiene a farsi venire l’e- micrania con le armoniche, libera di farlo. E che “Il successo o il fallimento a livello di pubblico si procurino delle aspirine. Hamm tale quale in- non mai avuto grande importanza ai miei occhi; dicato, Clov tale quale indicato, nec tecum nec sine in realtà mi sento molto più a mio agio nel fal- te, in quel luogo lì, in quel mondo lì, ecco tutto limento: ho respirato profondamente la sua aria quel che posso fare…” vivificante per tutta la mia vita di scrittore fino a questi ultimi due anni… per il momento, tutto “Solo l’opera importa”. quello che posso e voglio dire, è che questo forno di Miami non mi deprime minimamente, o solo “I valori morali non sono accessibili. E non si pos- nella misura in cui deprime lei…” (1956, lettera a sono definire. Per definirli, bisognerebbe pronun- Alain Schneider, regista della produzione ameri- ciare un giudizio di valore, e questo non è possibi- cana di Aspettando Godot, in occasione delle pre- le. È per questo che non sono mai stato d’accordo views di Miami) con questa nozione di teatro dell’assurdo. Perché lì c’è un giudizio di valore. Non si può parlare “Non c’è rischio in Finale di partita. Tutto è sull’a- neppure di verità. È quel che fa parte dell’ango- nalogia e la ripetizione”. scia. Paradossalmente, è attraverso la forma che l’artista può trovare una sorta di uscita. E dando “Hamm è un Re in questa partita a scacchi per- forma all’informe”. duta dal principio. Immediatamente sa che fa delle mosse clamorose, ma senza senso. Alla fine, “Troppo poco per me, questi Grotowski e questi fa delle mosse assurde come ne farebbe solo un Metodi! La miglior pièce possibile è quella in cui cattivo giocatore. Un buon giocatore avrebbe ri- non ci sono attori, solo il teatro. Cerco di trovare nunciato da un bel po’. Hamm cerca unicamente il modo di scriverne una”. di ritardare la conclusione inevitabile. Ciascuno dei suoi gesti è uno degli ultimi colpi inutili che “Non ho mai riflettuto alla tecnica del teatro ra- rimandano la fine. Gioca male”. (Consigli a un diofonico; ma nel cuore dell’altra notte mi è ve- interprete di Hamm in Finale di partita) nuta una bella idea assai sinistra, piena di ruote di carretti, di trascinamenti di piedi, di ansiti; si “Hamm dice di no al niente. La vostra guerra è al vedrà se ne uscirà qualcosa”. (1956, prima di scri- cuore della pièce. Clov ha un solo desiderio: tor- vere Tutti quelli che cadono) nare nella sua cucina. Questo dev’essere evidente, come gli sforzi di Hamm per trattenerlo”. (Con- “Quel che faccio più fatica ad affrontare a Parigi sigli agli interpreti di Finale di partita) sono le persone, parlare. Impossibile senza bere, mentre da solo mi contento perfettamente di “Bisogna che vi rendiate conto che Hamm e Clov, qualche bicchiere di vino per pasto”. sono una continuazione di Didi e Gogo, alla fine della loro esistenza. In realtà, siamo io e Suzanne”. “Come ammettere il casino, che sembra essere il (Agli attori che provano Finale di partita) contrario della forma, e di conseguenza distrug-

143 GLI ASINI 68 DELL’OSPITALITÀ I DOVERI I DOVERI gere ciò che l’arte pretende di essere? Perché sia- po’ più avanti, in silenzio, abbassa il testo, si tiene mo giunti in un’epoca in cui questa confusione immobile, finisce per richiudere la pattumiera, invade a ogni istante la nostra esperienza. C’è, e ci si siede sopra, si aggancia il bastone attorno bisogna ammetterlo”. al collo, e rilegge dall’inizio, compreso cioè quel che ha già letto prima. Quando ha finito, resta “Ciò che voglio dire non significa che l’arte ormai un momento seduto immobile, si rialza, rimet- non avrà più una forma. Significa unicamente te il testo nella spazzatura, ed esce zoppicando da che avrà una forma nuova, che ammetta il caos e sinistra. Respira con la massima autenticità; solo non pretenda che il caos le sia estraneo. Forma e effetto da cercare: una leggera esitazione, di tanto caos restano distinti. Il caos non è ridotto alla for- in tanto, nei punti più efficaci, dovuti alla stra- ma. È per questo che la forma stessa diventa una nezza del testo, alla mancanza della luce, allo stato preoccupazione, perché essa esiste in quanto pro- del manoscritto. Se l’idea le sorride, può lavorarci blema distinto da ciò che esprime. Trovare una sopra. Ma non troppo”. (13 gennaio 1965, lettera a forma che esprima la confusione è ora lo scopo Shivann O’Casey Kenig) dell’artista”. (1960, dopo l’uscita di Come è) “Sono solo un uomo che sta per diventare cieco. “Se lei ci tiene a trovarci una forma, gliela descri- Ogni comparazione con altri è assurda e ridicola”. verò. Una volta ero all’ospedale. In un altro re- (1966) parto c’era un uomo che stava per morire per un cancro alla gola. Nel silenzio, lo sentivo gridare “Ah Montague! Quel che fa per lei è il monologo: senza sosta. Ecco l’unica specie di forma della mia il monologo! È l’unica cosa vera”. (1968, a John opera”. (1961, da una conversazione con Harold Montague, giovane poeta inglese) Pinter) “Ho conosciuto questa donna in Irlanda; non lei “Stesso curioso sentimento di falsità, ma di falsità in particolare, una donna unica, ma c’erano tante necessaria”. (1961 , lettera a Thomas McGreevy, vecchie che spuntavano dai sentieri, dai fossati, scrivendo Giorni felici, con riferimento al recente nelle aie! L’Irlanda ne è piena. E questa donna, precedente di Come è) l’ho intesa dire quel che ho scritto in Non io. Io l’ho intesa davvero”. “Credo che il viso illuminato da un proiettore non faccia a questo caso [l’adattamento alla scena “Non mi preoccupo oltremisura dell’intelligi- di Da un ’opera abbandonata]. Ho anche il senti- bilità. Spero che la pièce agirà sull’emozione del mento che nessuna tecnica di monologo si adatti pubblico, piuttosto che sul suo intelletto”. (1972, a questo testo, e che bisognerebbe presentarlo in a Hume Cronyn, durante una prova di Non io) qualche modo come un documento di cui non è responsabile colui che parla. Alla stessa stregua “Sempre più ripiegato su me stesso, cosa che de- è difficile far digerire una semplice lettura dram- ploro senza poterla impedire”. (1974) matizzata, in una serata di teatro assieme a Shaw e O’Casey. Che direbbe di una presentazione di “Altrimenti non avrei potuto. Continuare, voglio questo tipo? Chiaro di luna; una pattumiera un dire. Non avrei potuto attraversare questo tre- po’ a sinistra. L’uomo entra da sinistra, zoppican- mendo e lamentevole casino che è la vita senza do, con un bastone. Avanza verso la pattumiera, lasciare una macchia sul silenzio”. ne solleva il coperchio, fruga all’interno col suo bastone, ispeziona e ributta (rimette nella spazza- tura) un rifiuto non identificabile, finisce per- pe scarne il manoscritto o la copia a brandelli di Da un’opera abbandonata, legge a voce alta, in piedi: ‘In piedi fresco e di buon’ora quel giorno, ero gio- vane allora, pieno d’inquietudini, e via…’ e un

144 GLI ASINI 68 THE PASSENGER Per esploratori del mondo

Una raccolta di reportage letterari e saggi narrativi che raccontano la Berlino di oggi, a trent’anni dalla caduta del Muro.

Cattedrali nel deserto a Potsdamer Platz di Peter Schneider, le crepe della Riunificazione di Cees Nooteboom, i pionieri della musica elettronica e il sex club più trasgressivo, la bohème tradita di Prenzlauer Berg, il vento di libertà che soffia sull’ex aeroporto di Tempelhof DESIGN: TOMO TOMO e molto altro.

In libreria

thepassenger.iperborea.com

MartinEden_Asini.indd 1 06/08/19 14:30 68 | 2019 ottobre

MENSILE - ANNO X - OTTOBRE 2019 - POSTE ITALIANE SPA SPEDIZIONE IN A.P. D.L.353/03(CONV IN L.27/02/2004 N°46)ART.1 COMMA 1 AUT C/RM/04/2013 € 14 l’amaro ti sia caro

CHE FARE? COME “RIPARARE IL REALE”? IL “MARTIN EDEN” DI MARCELLO E BRAUCCI ANCORA (SEMPRE) SUI SALVATAGGI IN MARE FRANCO MARESCO: COME CAMBIA LA MAFIA DA GENOVA A LAMPEDUSA POLANSKI RACCONTA DREYFUS PROFUGHI, STORIA DI UNA PAROLA STORIA DI AGOSTINO FERRENTE DIARIO DI UN OPERATORE UMANITARIO NAPOLI COME ALLEGORIA IL GOVERNO CHE CI MERITIAMO JOÃO GILBERTO, GLI ANNI DELLA BOSSA NOVA “ZANZARE” DI DESTRA E DI SINISTRA DALL’ASIA: COSA DOBBIAMO A GIORGIO NEBBIA L’INDIA CONTRO IL KASHMIR RUSCONI E CHRISTA WOLF: LA FRAGILE STORIA DEI COMUNISTI INDIANI 30 ANNI FA, IL MURO DI BERLINO LA NUOVA VIA DELLA SETA IERI: STORIA DEI BAMBINI RANDAGI QUEST’ESTATE, A HONG KONG NELLA RUSSIA SOVIETICA LE MIRE DELLA CINA SUL SUD-EST ASIATICO OMAGGIO A ROCCO SCOTELLARO COREA SENZA PACE, LE COLPE AMERICANE JERZY GROTOWSKI E LE CENERI DEL TEATRO MYANMAR: CHI SONO I ROHINGYA COSA DICEVA SAMUEL BECKETT DAL LAGER DI KUTUPALONG DUE LUTTI, DUE GRANDI DONNE: STORIA DI UNA RAGAZZA HMONG TONI MORRISON E AGNES HELLER LE FOTO DI MACCOTTA DALLA COREA DEL SUD

MA DAVVERO EDUCA, LA SCUOLA? CAPUTO, D’ERRICO, HONEGGER, LAFFI, LORENZONI, LUCCHESINI

BALLERINI | BECKETT | BERTINETTI | BORGHESI | BRAUCCI | CALDERONE | CAPUTO | CHIRICO | COSTANTINI | D’EMILIA D’ERRICO | FERRENTE | FORTI | GATTO | GIANOLA | GIORDANA | GIUSTI | HONEGGER | IDEO | INZERILLO LAFFI | LORENZONI | LUCCHESINI | MACCOTTA | MARCELLO | MEREGHETTI | NADOTTI | PALAZZOTTO | PASSERI PIRA | PIVETTA | QUADRI | RUSCONI | RUZZENENTI | SALA | SCOTELLARO | TORCHIA | UDINE | VILLA | WOLF | YANG

ISBN 978-88-6357-298-8

9 788863 572988 >