i.p. O SSERVATORIO IAMNEPRAOIDATI I PARLANO FINALMENTE eSupply Chain eProcurement
eSupplyChain eSupplyChain eSourcing eCatalog Execution Collaboration I L su EDIe/oInternet su EDIe/oInternet Soluzioni private eSupplyChain Collaboration eSupplyChain Extranet di B2 Extranet di B2 eSourcing Associazione ItalianadiManagement Execution eCatalog B degli Approvvigionamenti in collaborazionecon I R , III BIN APPORTO eMarketplace Consortili I TALIA BravoSolution Italcementi Group basati suInternet Service ProviderService eSupplyChain eSourcing eCatalog Provider Provider Service Service Operatori B2b , M : ARZO Value Added Outsourcer Outsourcer Network eSourcing eCatalog Process Process 2004 I NDICE
Indice
Introduzione...... 3 Executive Summary...... 5 1. Il B2b in Italia: una visione d’assieme...... 15 Uno schema di riferimento ...... 15 L’avvento di Internet...... 16 Lo scenario attuale...... 17 L’eCommerce B2b...... 18 I trend evolutivi...... 20 Gli impatti organizzativi ...... 22 2. L’eProcurement...... 25 I differenti approcci ...... 25 I volumi di acquisto...... 16 Gli scenari attesi ...... 27 L’eSourcing...... 28 Gli strumenti ...... 28 I modelli di eSourcing ...... 30 Lo scenario attuale...... 31 I volumi in gioco ...... 33 Il ruolo degli Operatori B2b ...... 33 I trend attesi ...... 36 Lato buyer: i benefici e le criticità ...... 37 Lato seller: le criticità e i benefici...... 38 L’eCatalog...... 43 Gli strumenti ...... 43 I modelli di eCatalog ...... 44 Lo scenario attuale...... 46 I volumi in gioco ...... 47 I trend attesi ...... 48 Lato buyer: i benefici e le criticità ...... 48 Lato seller: i benefici e le criticità ...... 50 3. L’eSupply Chain ...... 53 I differenti approcci ...... 53 L’eSupply Chain Execution ...... 57 Gli strumenti ...... 57 I modelli di eSupply Chain Execution ...... 58 La situazione attuale ...... 59 I benefici e le criticità ...... 61 I trend attesi ...... 62 L’eSupply Chain Collaboration...... 63 Gli strumenti ...... 63 I modelli di eSupply Chain Collaboration ...... 64 La situazione attuale ...... 65 I benefici e le criticità ...... 66 I trend attesi ...... 68 4. Le scelte tecnologiche...... 75 Le funzionalità delle piattaforme B2b ...... 75 Le modalità di interazione B2b ...... 79 La situazione attuale e i trend attesi...... 84 L’architettura di riferimento per il B2b...... 88 Le dimensioni dell’integrazione delle soluzioni B2b...... 93 I fornitori tecnologici...... 97 5. Le principali filiere...... 101 Automobilistico ...... 102 Farmaceutico ...... 106 Grocery...... 110 Informatica ...... 115 Turismo ...... 117 Le altre filiere...... 119 Nota metodologica...... 131
I L B2BINI TALIA: FINALMENTE PARLANO I DATI C OPYRIGHT © ASSOCIAZIONE I MPRESA P OLITECNICO Copyright © 2004 Associazione Impresa Politecnico Collana Quaderni AIP Registrazione n. 433 del 29 giugno 1996 – Tribunale di Milano Direttore Responsabile: Umberto Bertelè Impostazione grafica: Alchimia Stampa: Litogì I NTRODUZIONE
Introduzione
Dopo gli eccessi di ottimismo e pessimismo degli scorsi anni, sta ormai diffondendosi anche in Italia una maggiore consapevolezza - finalmente critica e realistica - sulle molteplici opportunità che le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione mettono a disposizione dei responsabili degli Approvvigionamenti e della Supply Chain di una qualsiasi organizzazione: cataloghi Web, sistemi di negoziazione online (aste e RFx), strumenti di integrazione e di collaborazione lungo la filiera.
Con l’obiettivo di comprendere approfonditamente e criticamente l’utilizzo in Italia di questi strumenti - ma anche di quelli più tradizionali (sistemi gestionali ed EDI) - si è mosso l’Osservatorio B2b della School of Management del Politecnico di Milano nella sua ultima Ricerca.
La Ricerca integra l’ambito di analisi oggetto della precedente indagine svolta dall’Osservatorio, studiando puntualmente, oltre che i servizi messi a disposizione dagli operatori B2b terzi (Marketplace, Service Provider, Process Outsourcer, Value Added Network, ecc.), le applicazioni “private”, sviluppate dalle singole imprese per gestire online alcuni processi interaziendali con i propri clienti e fornitori. 3
eCatalog eCatalog Extranet di Service Process eCatalog Provider Outsourcer eCatalog
eSourcing eSourcing eProcurement Extranet di Service Process eSourcing Provider Outsourcer eSourcing eMarketplace Consortili eSupplyChain Collaboration su EDI e/o Internet eSupplyChain Collaboration eSupplyChain Service Provider Value Added basati su Internet Network eSupplyChain
eSupply Chain Execution su EDI e/o Internet Execution eSupplyChain
Soluzioni private Operatori B2b
La Ricerca, che si basa su oltre 250 studi di caso (tra aziende utenti, operatori B2b e technology provider) è il risultato di un lavoro congiunto svolto da un gruppo multidisciplinare di ricercatori del Politecnico di Milano coordinato, oltre che da chi scrive, da Stefano Mainetti e Alessandro Perego.
Umberto Bertelè Andrea Rangone
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E XECUTIVE SUMMARY
Executive summary
Oltre 80 miliardi di €, secondo le nostre stime, è il valore complessivo L’eCommerce B2b dell’eCommerce B2b in Italia nel 2003, pari a circa il 5% degli scambi totali tra imprese.
La maggior parte, circa il 70%, fa ancora oggi riferimento ad alcuni grandi network set- toriali basati sulle tecnologie EDI tradizionali a supporto principalmente delle attività operative della Supply Chain (in particolare il ciclo ordine-consegna-fatturazione).
Il restante 30% è suddiviso tra applicazioni di eSupply Chain supportate dalle tec- nologie Internet - incluse quelle ibride EDI su Internet (circa 15 miliardi di €) e applicazioni Web-based di eProcurement (9,5 miliardi di €), intendendo con que- sto termine sia le applicazioni di eSourcing a supporto della negoziazione onli- ne (aste ed RFx) sia quelle di eCatalog a supporto dell’acquisto a catalogo di beni e servizi.
Sebbene con un peso quantitativo ancora ridotto le applicazioni Internet based rap- presentano però la vera rivoluzione nello scenario del B2b, schiudendo alle impre- se opportunità assolutamente non coglibili con le tecnologie EDI tradizionali. Queste ultime, infatti, hanno avuto una buona diffusione in Italia solo in poche filie- 5 re, ove si è riuscito ad affermare uno standard ampiamente riconosciuto (in parti- colare, automobilistico, farmaceutico, grocery ed elettrodomestici), e, all’interno di tali filiere, principalmente per supportare le attività più elementari della Supply Chain (quali, ad esempio, lo scambio di ordini e fatture) tra partner commerciali caratterizzati da elevati volumi di scambio.
Con l’avvento di Internet lo scenario è cambiato radicalmente. Le nuove tecnologie, infatti, hanno portato a due importanti evoluzioni nel B2b italiano: ❍ l’ampliamento delle reti EDI, attraverso sistemi ibridi InternetEDI e/o WebEDI, anche a partner commerciali minori (con volumi di scambi non suf- ficienti per giustificare relazioni basate sull’EDI tradizionale) e lo sviluppo ex novo di nuove reti di integrazione della Supply Chain, basate su Extranet (soprattutto in quelle filiere non toccate, se non marginalmente, dai sistemi EDI tradizionali, come quella informatica); ❍ la nascita di nuovi applicativi innovativi, basati in particolare sulle tecno- logie del Web, che, consentendo un’interazione con l’utente, sono in grado di supportare in modo efficace anche le attività di eProcurement (sia eSourcing sia eCatalog) e le attività collaborative più spinte lungo la Supply Chain (ad esem- pio, condivisione dei piani di produzione e di riapprovvigionamento e co-design).
A livello di eProcurement, la situazione è ancora embrionale, come dimostrato dal L’eProcurement comportamento molto eterogeneo delle imprese: ❍ per alcune aziende eProcurement significa essenzialmente eCatalog. E’ que- sto un approccio che era particolarmente diffuso qualche anno fa e che si è poi
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ridimensionato di pari passo con il crescere della consapevolezza della rilevan- za degli strumenti di eSourcing. Rimane tuttavia ancora presente in non poche organizzazioni, in cui il management non ha ancora “superato” le barriere psi- cologiche e culturali alla negoziazione online; ❍ altre aziende, all’opposto, si sono essenzialmente focalizzate sull’eSourcing, puntando sui rilevanti risultati positivi, a livello sia di efficienza dei processi che di saving, raggiungibili con gli strumenti di negoziazione online (aste ed RFx); ❍ non mancano però esempi di aziende che stanno puntando seriamente su entrambe le soluzioni, eSourcing ed eCatalog, consapevoli che i maggiori benefici si possono ottenere proprio da un utilizzo sapiente e sinergico di tutti gli strumenti di eProcurement; ❍ infine, un’ultima categoria è rappresentata dalle aziende la cui strategia di eProcurement dipende essenzialmente dai servizi offerti dai Marketplace con- sortili da loro partecipati, che nella maggior parte dei casi sono servizi di eSourcing.
Tra le imprese che stanno adottando soluzioni di eSourcing, possiamo ulteriormen- te suddividere tra quelle RFx oriented, che privilegiano decisamente l’utilizzo dei sistemi di richiesta di proposta/quotazione per le negoziazioni online e quelle, inve- ce, Auction-oriented, che puntano maggiormente sulle aste (anche se ci sono imprese che stanno sempre di più adottando in modo integrato e sinergico i due strumenti, utilizzando, in particolare, i sistemi di RFx per preparare più efficace- mente l’evento negoziale finale basato su asta).
Sempre relativamente al’eSourcing, è importante sottolineare il ruolo rilevante che 6 stanno svolgendo alcuni operatori specializzati (da noi denominati Sourcing Service Provider e Sourcing Process Outsourcer): sia a livello quantitativo, aven- do gestito una parte consistente dei volumi complessivi negoziati online nel corso del 2003 (oltre il 50% se consideriamo anche le transazioni che questi Operatori gestiscono per conto delle aziende che li controllano), sia a livello qualitativo, aven- do contribuito notevolmente alla diffusione della cultura dell’eSourcing in molte- plici imprese medio-grandi italiane.
Con riferimento, invece, alle applicazioni di eCatalog, possiamo identificare tre principali “modelli di catalogo” adottati dalle imprese italiane: ❍ mini cataloghi focalizzati esclusivamente sul general spending, particolar- mente diffusi nelle aziende di servizi, quali banche, assicurazioni, telecomuni- cazioni, ecc. Si tratta di cataloghi molto “snelli” che includono poche migliaia di items, messi a disposizione, in genere, da un numero limitato di fornitori ed uti- lizzati principalmente da personale impiegatizio (in media con un buon livello di dimestichezza con il PC e, quindi, con una maggiore propensione all’utilizzo dell’applicazione online); ❍ cataloghi selettivi di beni e servizi per la manutenzione e la riparazione dell’impiantistica industriale. Si tratta di cataloghi in genere focalizzati su un insieme selezionato di prodotti MRO (Mantainance, Repair & Operation), quel- li a maggior consumo, raggruppati in un numero abbastanza limitato di catego- rie merceologiche. Sono utilizzati, oltre che dal personale impiegatizio, a volte anche dal personale più operativo (ad esempio, manutentori, tecnici, operai), che può presentare maggiori difficoltà nell’adeguarsi al nuovo strumento online in quanto meno abituato all’utilizzo dell’informatica;
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❍ maxi cataloghi, che includono un ampio portafoglio di prodotti MRO, cui si aggiungono, a volte, anche alcune categorie di beni strumentali, servizi e pro- dotti diretti (che non rientrano nei normali canali di riapprovvigionamento basati sulla pianificazione della “produzione”). Raggruppano in genere alcune decine di migliaia di item, arrivando, a volte, a superare i centomila.
Nella maggior parte dei casi il Catalogo è sviluppato su una piattaforma tecnologi- ca interna (suite, Extended Erp oppure sviluppata ad hoc), eventualmente integra- ta, in punch out, con alcuni fornitori esterni (mentre è per ora molto limitato il ricorso ad Operatori esterni).
I volumi di acquisto complessivamente supportati nel corso del 2003 attraverso tutti questi strumenti di eProcurement, sono ancora ridotti: circa 9,5 miliardi di € (la stragrande maggioranza relativi all’eSourcing). Le ragioni di questa situazione sono molteplici: non sono poche le aziende, anche tra quelle di dimensioni mag- giori e appartenenti a grandi gruppi multinazionali, che non hanno ancora iniziato ad utilizzarli; ma anche tra le aziende che si sono già avvicinate a questi strumenti innovativi, molte si trovano ancora in uno stadio embrionale di sperimentazione e apprendimento, altre presentano una bassa motivazione, a causa dello scarso com- mitment dimostrato dal management, altre ancora sono caratterizzate da una note- vole inerzia all’adozione, dovuta spesso alla scarsa attenzione posta dal management al cambiamento organizzativo che è assolutamente necessario affinché questi nuovi strumenti entrino realmente nelle abitudini e nelle routine comportamentali dei buyer.
7 Nei casi, però, in cui si creano le condizioni favorevoli (in primis commitment del management e attenzione alla gestione del cambiamento organizzativo), i risul- tati si vedono chiaramente, con volumi di acquisti gestiti online che possono rap- presentare quote assai rilevanti del budget complessivo (di alcune decine di punti percentuali). Testimonianza di questa situazione è che una buona parte dei volumi gestiti con i sistemi di eProcurement fa riferimento ad un numero estremamente ridotto di grandi imprese: le prime 5 per transato online concentrano complessiva- mente oltre il 60% del totale eProcurement italiano.
A livello di eSupply Chain la situazione italiana vede la compresenza di modelli L’eSupply Chain ormai consolidati, basati sulle tecnologie tradizionali - EDI in testa, e di modelli più innovativi, basati sulle tecnologie Internet: i primi soprattutto concentrati nelle filie- re dell’automotive, farmaceutico, grocery, ed elettrodomestici; i secondi, invece, maggiormente presenti in quei settori dove l’EDI non si è storicamente dimostrato uno strumento adatto a supportare le relazioni di filiera (ad esempio, informatica, materiale elettrico, tessile-abbigliamento). Non mancano, tuttavia, imprese, poche a dire il vero per ora, che stanno puntando su una strategia a tutto tondo, mirata ad utilizzare in modo complementare le differenti soluzioni tecnologiche, selezionan- do il portafoglio di strumenti ritenuto più adeguato sulla base dei processi suppor- tati, della tipologia di partner commerciali e delle specifiche scelte di implementa- zione già effettuate nel passato.
Tra le imprese che stanno adottando applicazioni di eSupply Chain, possiamo distinguere tra quelle che hanno puntato essenzialmente sull’integrazione/automa-
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zione dei processi più operativi (eSupply Chain Execution), e quelle che invece stanno implementando anche applicazioni collaborative (eSupply Chain Collaboration).
Tra le prime, possiamo ulteriormente identificare tre diverse tipologie: ❍ imprese che hanno adottato soluzioni di integrazione applicazione-applica- zione, sia tradizionali che Internet-based, a copertura parziale o estesa del ciclo dell’ordine. E’ il cluster più “popolato”: la maggior parte delle grandi aziende – principalmente, ma non solo, nei settori grocery, automobilistico, far- maceutico, elettrodomestici, materiale elettrico – ha, negli anni ’80 e ’90, inve- stito in queste soluzioni. Il grado di adozione - in termini di tipologie di docu- menti, numero di partner coinvolti e percentuale del flusso documentale - è però mediamente basso, anche se fortemente dipendente dal settore merceolo- gico e dalla dimensione aziendale; ❍ imprese che hanno sviluppato Extranet Web-based di gestione del canale commerciale. Tali applicazioni, volte a gestire la maggior parte delle fasi del ciclo dell’ordine (comprese quelle di pre-vendita e post-vendita), si sono svi- luppate soprattutto in quei settori dove il canale commerciale è estremamente frammentato oppure dove sono complessi i servizi pre-vendita e/o post-vendi- ta (ad esempio, distribuzione dei prodotti informatici e dei ricambi auto); ❍ imprese che hanno sviluppato Extranet Web-based di gestione dei fornitori. Sono in genere aziende che hanno terziarizzato ai fornitori una porzione signi- ficativa del loro processo produttivo e che necessitano di uno strumento di inte- razione con i fornitori flessibile e poco invasivo, spesso in relazione alla limita- ta “capacità informatica” dei fornitori stessi (ad esempio, nel tessile abbiglia- 8 mento e nel metal-meccanico).
Le imprese, invece, che stanno adottando soluzioni di eSupply Chain Collaboration, possono essere raggruppate in tre categorie principali: ❍ le aziende che si basano su tecnologie tradizionali - prevalentemente EDI, ma anche soluzioni proprietarie - per lo scambio di dati tecnici o di pianificazio- ne (ad esempio, nell’automobilstico e nel grocery); ❍ le imprese che hanno sviluppato Extranet Web based orientate a gestire in modo coordinato il proprio canale a valle. Si tratta in genere di grandi azien- de che hanno demandato al loro “canale” parte della relazione con i clienti fina- li - tipicamente i processi commerciale e logistico – e che, quindi, utilizzano la Extranet per trasferire al canale tutte le informazioni ed il know-how che serve per vendere e distribuire i loro prodotti (un esempio notevole è rappresentato dal comparto dell’informatica) ❍ le imprese che hanno sviluppato Extranet Web based orientate a gestire in modo coordinato la propria filiera a monte. Si tratta in prevalenza di aziende che si pongono come centro-stella (hub) di reti complesse e articolate, costitui- te da molteplici fornitori e terzisti, e utilizzano l’Extranet per gestire e control- lare tale rete (significativa in questo senso la filiera del tessile-abbigliamento).
Le applicazioni di eSupply Chain sono responsabili, nel loro complesso, della mag- gior parte dell’eCommerce B2b del nostro Paese: quasi il 90%, per circa 73 miliardi di € di transato, ben 47 dei quali relativi ad applicazioni di eSupply Chain Execution ed i restanti 25 connessi alle applicazioni di eSupply Chain Collaboration. Come già messo in evidenza, la maggior parte di questi flussi fa anco-
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ra riferimento alle tecnologie tradizionali, EDI in particolare, anche se tali tecnolo- gie presentano forti limiti in relazione alla loro diffusione - soprattutto verso le pic- cole e medie imprese - ed alla loro capacità di supportare alcuni processi intera- ziendali di natura collaborativa. Proprio per queste ragioni le tecnologie Internet- based stanno aprendosi un varco che, anche se ad oggi ancora poco significativo a livello quantitativo, è destinato a crescere in futuro, come meglio evidenziato nel seguito.
Se quella descritta nel paragrafo precedente è la situazione attuale, quali scenari evo- I trend evolutivi lutivi possiamo attenderci nei prossimi anni? Senza alcuna pretesa di esaustività e ben consapevoli della difficoltà di fare previsioni in ambiti così innovativi, provia- mo a sintetizzare alcuni trend che pensiamo possano svolgere un ruolo rilevante nei prossimi anni: ❍ forte penetrazione dei sistemi di eSourcing, che si diffonderanno nella stra- grande maggioranza delle aziende medio-grandi italiane, supportando la nego- ziazione (sia con sistemi di richiesta di quotazione/proposta sia con aste vere e proprie) di porzioni consistenti degli acquisti complessivi (di prodotti diretti e indiretti, di beni ad uso singolo e strumentali), anche se l’effettiva penetrazione nella singola impresa dipenderà da molteplici fattori legati alle sue specificità (posizionamento nella filiera, caratteristiche dei mercati di fornitura, strategie di partnership, ecc.); ❍ forte sviluppo delle applicazioni di eCatalog, anche se il loro ruolo sarà molto meno rilevante da un punto di vista quantitativo, intercettando a livello di singola azienda una percentuale del budget degli acquisiti abbastanza conte- 9 nuta (general spending ed MRO); ❍ crescita significativa dei sistemi ibridi EDI su Internet, che consentono di estendere i benefici dell’integrazione della Supply Chain anche alle piccole e medie imprese, a fronte, invece di una dinamica molto più lenta dei sistemi EDI tradizionali (che continueranno a svolgere un ruolo rilevante in quei set- tori in cui rappresentano uno standard riconosciuto e consolidato); ❍ aumento del ruolo delle applicazioni di collaborazione lungo la Supply Chain, in particolar modo di quelle basate su Extranet Web based che suppor- tano efficacemente l’interazione uomo-applicazione, indispensabile nelle attivi- tà collaborative più strategiche; ❍ permanenza di un ruolo significativo degli operatori B2b terzi, in particolare di quelli Internet-based a supporto dell’eProcurement e dell’integrazione e col- laborazione lungo la Supply Chain.
I trend sopra evidenziati porteranno importanti conseguenze organizzative sulle Gli impatti imprese, sia a livello di Acquisti che di Gestione della Supply Chain. In partico- organizzativi lare, la diffusione degli strumenti innovativi di eProcurement e di eSupply Chain cambierà profondamente, nei prossimi anni, il ruolo degli addetti a questi pro- cessi “automatizzando” una buona parte delle attività più operative e routinarie e, quindi, consentendo loro di concentrarsi sulle attività più strategiche, a valo- re aggiunto, quali il marketing di acquisto, lo strategic sourcing, le attività colla- borative, ecc.
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Le scelte L’infrastruttura tecnologica per il supporto delle applicazioni B2b è fortemente con- tecnologiche dizionata dalla tipologia di relazione che si vuole instaurare fra gli attori in gioco. In prima istanza, è possibile distinguere fra soluzioni Applicazione-Applicazione (A2A), che implementano le interconnessioni B2b direttamente fra i Sistemi Informativi delle aziende, e soluzioni Uomo-Applicazione (U2A), che sono in grado di esporre i propri servizi applicativi, mediante un’apposita interfaccia, agli utenti.
I progetti della tipologia A2A, che riguardano soprattutto applicazioni di eSupply Chain, richiedono la definizione di formati di codifica dei dati comuni fra le azien- de che vogliono instaurare la comunicazione. L’approccio tipico seguito dalle azien- de italiane è stato quello di scegliere lo standard internazionale di codifica dei dati EDI (nella sua declinazione EDIFACT) e di avvalersi per il servizio di interconnes- sione, su linee dedicate, di operatori specializzati (i cosiddetti Value Added Network o VAN). L’avvento delle tecnologie Internet ha permesso, in taluni casi, l’e- voluzione della comunicazione verso il canale Internet (InternetEDI) e/o la sua apertura, mediante un’interfaccia Web, ad operatori umani (WebEDI).
L’approccio tradizionalmente alternativo all’EDI è quello di ricorrere a formati di codifica proprietari (tracciati record) e di procedere ad uno scambio informativo mediante connessioni punto-punto. Hanno in genere scelto quest’approccio le aziende medio/piccole e quelle non appartenenti a settori nei quali l’EDI risulti lar- gamente diffuso. Le tendenze attualmente in atto sono, da un lato la migrazione su Internet di questi scambi di dati, dall’altro il ricorso a formati di codifica più espres- sivi e flessibili (quali XML) per i nuovi progetti di integrazione B2b. 10 I progetti della tipologia U2A, che si basano nella stragrande maggioranza dei casi sull’uso del Web e, quindi, sono identificabili come realizzazioni di Extranet, hanno un ampio spettro applicativo e possono coinvolgere qualsiasi processo B2b, dall’eSourcing all’eCatalog, dall’eSupply Chain Execution all’eSupply Chain Collaboration.
Relativamente all’eSourcing, l’approccio tipicamente seguito dalle aziende esamina- te è quello di implementare soluzioni applicative mediante il ricorso a suite spe- cialistiche. La tendenza è motivata dalla specificità dei servizi applicativi richiesti (si pensi ai motori per la gestione di aste elettroniche). Proprio questa specificità, unita ai limitati requisiti di integrazione con gli altri sistemi informativi aziendali, è alla base della scelta alternativa, molto frequente nelle aziende italiane, di avvalersi di operatori specializzati (Service Provider, Process Outsoucer e Marketplace con- sortili).
Per ciò che concerne i progetti di eCatalog si sono rilevate quattro diverse strategie di approccio. In alcuni casi si è scelto di procedere con la realizzazione mediante sviluppi ad hoc, eventualmente ricorrendo a delle componenti applicative specifi- che; in altri si è proceduto implementando le funzionalità di eCatalog a partire da una suite specialistica; in altri ancora si è deciso di ricorrere a soluzioni di Extended ERP, implementando il modulo specifico del sistema gestionale azienda- le; infine in taluni casi, pochi per ora, si è scelto di avvalersi di operatori specia- lizzati esterni (Catalog Service Provider o Catalog Process Outsourcer).
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Relativamente ai progetti di eSupply Chain, dei quali si è descritta in precedenza la componente A2A, i servizi U2A implementati sono generalmente rivolti al sup- porto dei processi di vendita, alla gestione dei subfornitori e alla gestione di servizi collaborativi di Knowledge Management. La matrice comune di questi progetti è il limitatissimo ricorso a suite specializzate, mentre molto comune è l’approccio mediante sviluppi ad hoc o con utilizzo di prodotti Best of Breed.
Una tematica chiave, comune a tutti i progetti B2b è quella dell’integrazione appli- cativa. Da un’attenta analisi delle realtà esaminate emerge che le aziende italiane stanno procedendo nei processi di integrazione secondo tre differenti direzioni. La prima, che definiamo “integrazione esterna”, coinvolge tutti i progetti di eSupply Chain che richiedono interazioni A2A. La seconda, che definiamo “integrazione interna” riguarda i progetti sia di eProcurement che di eSupply Chain che devono scambiare dati (ad esempio dati anagrafici e/o di tipo amministrativo) con i sistemi gestionali aziendali. La terza direzione, che definiamo “integrazione orizzontale”, riguarda quelle aziende che hanno implementato più progetti che coinvolgono diversi processi B2b e che si trovano ora nella necessità di gestire degli scambi infor- mativi fra gli stessi.
Automobilistico. Rappresenta la filiera più rilevante in termini di eCommerce B2b, Le principali filiere 27 miliardi di €, escludendo le relazioni di tipo “captive” (casa costruttrice-conces- sionario), con un tasso di penetrazione pari al 50% circa. La filiera per la vendita del nuovo è caratterizzata da un’adozione spinta delle tecnologie tradizionali per la gestione delle relazioni tra case costruttrici e fornitori di sistemi/componenti di 11 primo livello e tra alcuni di questi fornitori ed i loro sub-fornitori, prevalentemen- te a supporto dei processi di pianificazione/controllo della produzione e delle atti- vità di co-design. Sono in fase di studio progetti Extranet Web-based di gestione dei fornitori ed a supporto del processo commerciale e di assistenza post-vendita dei concessionari. La filiera dell’aftermarket, invece, è caratterizzata da un utilizzo mas- siccio di soluzioni di integrazione operativa tra distributori e produttori di compo- nenti, basati prevalentemente su soluzioni applicazione-applicazione. Presenti, anche se in numero molto limitato, alcune Extranet seller-centric promosse dai pro- duttori di componenti/ricambi e dai distributori verso i rivenditori e dalle case costruttrici verso le officine autorizzate. Relativamente all’eProcurement, la filiera risente del rilevante uso dell’eSourcing che il Gruppo Fiat, attraverso il suo insour- cer FastBuyer, ha iniziato a fare, in particolare a partire dall’inizio del 2003.
Farmaceutico. E’ il secondo settore in termini di valore assoluto dell’eCommerce B2b (oltre 13 miliardi di €) ed il primo in termini di incidenza percentuale sul transato B2b di filiera (quasi il 70%). La maggior parte delle applicazioni di eSupply Chain si è sviluppata sulle interfacce tra aziende farmaceutiche, distribuzione inter- media e farmacie. Fin dai primi anni ’80, su spinta dei principali operatori della dis- tribuzione intermedia, sono stati sviluppati sistemi di supporto al processo di rior- dino delle farmacie. Ad oggi più del 90% degli ordini emessi dalle farmacie sono trasferiti elettronicamente al distributore di riferimento, usualmente mediante tec- nologie basate sull’integrazione applicativa direttamente fornite dal distributore e fortemente integrate con il sistema gestionale della farmacia. All’inizio degli anni ’90 risalgono invece i primi progetti, basati su tecnologia EDI tradizionale, di integra- zione operativa tra aziende farmaceutiche e operatori della distribuzione interme-
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dia. Ad oggi il 70% circa degli ordini emessi dalla distribuzione intermedia verso le aziende farmaceutiche è trasferito in formato elettronico (EDI tradizionale o Internet/WebEDI). Sono invece rare all’interno del settore le soluzioni di tipo Extranet, così come ancora molto ridotto è l’utilizzo delle applicazioni di ePrcourement (anche se ci è sembrato di cogliere un importante cambiamento di tendenza proprio a partire dalla fine del 2003).
Grocery. In questa filiera, l’eCommerce B2b, pur essendo significativo in valore assoluto (8 miliardi di €) è ancora marginale in termini di incidenza sul transato (4% circa). Le applicazioni più significative di eSupply Chain sono concentrate nella relazione tra i grandi produttori (i primi 100) e gli operatori della GDO (i primi 20), dove l’eCommerce B2b rappresenta circa il 20% del transato. Si tratta prevalente- mente di applicazioni EDI per lo scambio elettronico di documenti a supporto dei processi transazionali di gestione del ciclo ordine-consegna-fatturazione, anche se nella stragrande maggioranza dei casi tale supporto è parziale. Le tecnologie Internet sono ad oggi prevalentemente utilizzate per implementare l’EDI in modo meno costoso e complesso. In questa direzione, vanno, ad esempio, alcune solu- zioni WebEDI finalizzate ad attirare nel circuito EDI molte aziende di medio-picco- le dimensioni. Sono inoltre attivi alcuni progetti di Continuous Replenishment, tipi- camente tra i grandi produttori e i principali operatore della GDO, per lo più sup- portati da forme di integrazione “deboli” basate sullo scambio dei dati via EDI. Il settore del Grocery è anche uno dei principali sperimentatori di soluzioni di eSourcing: sono infatti numerose le imprese della filiera che utilizzano questi stru- menti ed i volumi transati iniziano ad avere una qualche consistenza (il grocery rap- presenta, infatti, il terzo comparto in Italia per volumi di eSourcing, dopo Utility ed 12 Automobilistico).
Informatica. In questa filiera, l’eCommerce B2b vale nel suo complesso circa 5,5 miliardi di € e incide per circa il 30% sul totale transato B2b, forse un pò deludente visto che si tratta della filiera dell’IT. Risultano poco sviluppate le soluzioni B2b tra produttori e distributori: l’EDI tradizionale a supporto del ciclo ordine-consegna- fatturazione è utilizzato in pochi casi. Più diffusa è la condivisione di dati di pro- dotto (schede tecniche) e dei dati di disponibilità di prodotto, che fluiscono rego- larmente dai produttori verso i distributori, e nel senso inverso, la condivisione dei dati di venduto. Alcuni produttori hanno sviluppato delle Extranet Web based per la gestione del processo commerciale con i distributori. Molto più sviluppate risul- tano le iniziative B2b realizzate da produttori e distributori a supporto del “canale” costituito dai rivenditori in senso lato (dettaglianti, Value Added Reseller, System Integrator, ecc.). Alcune di queste Extranet, anche se di base orientate a fornire ser- vizi di eSupply Chain Execution, mostrano interessanti sviluppi in ottica di eSupply Chain Collaboration. Per quanto riguarda l’eProcurement, le aziende di questa filie- ra lo “subiscono” piuttosto che svilupparlo: mentre, infatti, sono ben pochi i casi significativi di utilizzo di piattaforme di eSourcing ed eCatalog (anche da parte delle filiali italiane dei grandi player multinazionali), sono numerose le imprese della filie- ra che partecipano, anche con una certa frequenza, alle negoziazioni online orga- nizzate dalle imprese operanti nei più disparati settori o forniscono i contenuti per i cataloghi Web di loro clienti.
Turismo. Rilevante in questo comparto il ruolo giocato dalle tecnologie digitali, che complessivamente supportano transazioni per circa 8 miliardi di €. Nonostante il
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ruolo fortemente innovativo che Internet sta iniziando a svolgere, la maggior parte di questo transato è ancora fortemente legato ai sistemi di prenotazione online per la biglietteria aerea (e ferroviaria), prevalentemente offerti dai Global Distribution System (GDS). Per ora marginale è il peso delle prenotazioni effettuate direttamen- te dalla agenzie sui siti Web dei Tour Operator, così come il peso del self-booking aziendale (prenotazione diretta dall’ufficio n relazione ai viaggi di lavoro).
Elettrodomestici. I principali produttori di questo comparto sono impegnati in progetti di adozione di soluzioni B2b sia a monte – per la gestione della relazione con i fornitori di primo livello – sia a valle – per la gestione delle relazioni con i clienti. A monte è diffusamente adottato l’EDI tradizionale per condividere i piani di produzione e di rifornimento delle linee e le informazioni sull’avanzamento in produzione. A valle, con i principali clienti (mobilieri e distributori), sono attive diverse soluzioni B2b, sia basate su tecnologie proprietarie che su Extranet Web based, finalizzate alla gestione dei processi operativi (ciclo dell’ordine). Ancora embrionali invece i progetti di integrazione e collaborazione con rivenditori, in genere orientati all’adozione di soluzioni Extranet Web based. Marginale, per ora, è anche l’utilizzo degli strumenti di eProcurement.
Materiale elettrico. Il grado di adozione dell’EDI tradizionale nel settore è abba- stanza modesto, essendo limitato alla gestione dei dati transazionali – tipicamente ordini e fatture – tra i produttori e pochi grandi clienti (distributori o grandi impre- se). A complemento dell’EDI tradizionale alcuni produttori hanno però sviluppato delle Extranet Web based con copertura estesa del ciclo dell’ordine, dal pre-vendi- ta al post-vendita, generalmente rivolte ai distributori di materiale elettrico e ai 13 grandi clienti diretti. Con riferimento all’eProcurement, sono ancora mediamente poco utilizzati sia i cataloghi di acquisto che gli strumenti di eSourcing, fatta ecce- zione per alcune aziende che, invece, stanno seriamente puntando su di essi.
Utility. Questo settore è caratterizzato da alcune grandi realtà imprenditoriali che, in quanto solo recentemente privatizzate, sono fortemente legate per tradizione (ma anche per normativa) ai processi di acquisto della Pubblica Amministrazione e, quindi, sono naturalmente “vicine” al concetto di gara. Proprio per questo motivo alcune di queste aziende stanno sfruttando molto efficacemente le opportunità aper- te dalle tecnologie dell’eSourcing. Molto meno significativi, invece, in questo setto- re i progetti di eSupply Chain, anche per via della struttura abbastanza monolitica di questa filiera.
Telecomunicazioni. Anche quella delle telecomunicazioni è una filiera molto sem- plice in quanto a struttura. Le uniche rilevanti relazioni B2b riguardano l’approvvi- gionamento di terminali (telefoni e telefonini) e componenti/sistemi elettronici per la rete, relazioni che, con i fornitori principali, sono spesso supportate dall’EDI (e in alcuni casi da Internet/XML). Oltre a queste applicazioni di eSupply Chain, alcu- ne delle imprese del settore stanno facendo, da tempo, un buon uso degli strumen- ti di eProcurement, eSourcing in particolare.
Tessile-Abbigliamento. In un settore tradizionalmente poco incline all’adozione di tecnologie informatiche - l’EDI è praticamente inutilizzato – alcune aziende moda hanno recentemente introdotto soluzioni Extranet Web based volte alla gestione delle relazioni con la rete di fornitori, terzisti ed in alcuni casi distributori esclusi-
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visti. Ancora embrionali e generalmente limitati alla comunicazione dei dati di ven- dita dai negozi di proprietà alla sede centrale, con tecnologie proprietarie, i proget- ti B2b rivolti al mondo retail.
Degni di nota sono alcuni altri settori che, seppur meno “pesanti” in termini di eCommerce B2b rispetto a quelli precedentemente descritti, presentano però inte- ressanti tassi di adozione degli strumenti di eProcurement: ad esempio, Banche e Assicurazioni, Construction, Oil&Gas. Un numero crescente di aziende operan- ti in questi comparti, infatti, sta iniziando a sfruttare bene le opportunità che le nuove tecnologie mettono a disposizione della funzione Acquisti, in particolare con riferimento all’eSourcing, utilizzando soprattutto le tecnologie ed i servizi messi a disposizione da alcuni operatori specializzati.
Un’ultima considerazione riguarda alcuni comparti che nel nostro Paese sono forte- mente legati ai distretti industriali e, quindi, caratterizzati da una dominanza di pic- cole e medie imprese (ad esempio, ceramica, legno-arredo, metalmeccanico, occhialeria, ecc.). In questi ambiti lo scenario del B2b è pressoché deserto, fatta eccezione per qualche progetto facente capo alle aziende maggiori, magari capo- filiera, oppure ad alcune interessanti iniziative consortili portate avanti con il sup- porto delle Istituzioni locali, con l’obiettivo principale di favorire l’integrazione informativa tra i vari attori della filiera (alcuni esempi significativi sono Textilebusiness e MetalC a Como, OptoIDX nel Bellunese).
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1. Il B2b in Italia: una visione d’assieme
Il B2b, inteso in senso lato come insieme dei processi interaziendali cliente-fornito- Uno schema re supportati dalle tecnologie digitali, è un mondo complesso e composito. Al fine di riferimento di comprenderlo più puntualmente introduciamo uno schema di classificazione basato su due assi di lettura (Figura 1.1): gli ambiti applicativi coinvolti e le tecno- logie abilitanti.
Con riferimento al primo asse, possiamo schematicamente fare riferimento a due macro-ambiti: ❍ l’eProcurement, che include tutti gli strumenti a supporto del sourcing (dallo scouting dei fornitori fino alla negoziazione) e della gestione degli acquisti a catalogo di beni e servizi (dalla gestione della richiesta di acquisto all’inoltro del- l’ordine al fornitore); ❍ l’eSupply Chain, che include tutti gli strumenti a supporto delle gestione inte- grata della filiera, dall’automazione del ciclo ordine-consegna-fatturazione alle attività di collaborazione tra cliente e fornitore1. 1. Si noti che in questo Rapporto abbiamo scomposto la gestione ope- rativa degli approvvigionamenti in Relativamente al secondo asse, le tecnologie abilitanti, possiamo raggrupparle sche- due distinti processi: l’acquisto deri- vante direttamente dai sistemi di maticamente in due macro-categorie: pianificazione della “produzione”, ❍ tecnologie EDI2 (o altre tecnologie proprietarie), che riguarda, quindi, i prodotti diretti; l’acquisto, invece, a catalogo, ❍ tecnologie Internet. basato tipicamente su un’esigenza ad impulso, che riguarda soprattut- 15 to prodotti e servizi indiretti. I due processi, proprio per la notevole dif- ferenze di modalità gestionali ed organizzative, ricadono rispettiva- mente nell’eSupply Chain e Fig. 1.1 Il B2b: uno primo schema di riferimento nell’eProcurement
2. Per EDI (Electronic Data Interchange) si intende lo scambio di dati, formattati in modo stan- dard, tra i sistemi informativi di due o più partner commerciali, con minimo intervento manuale; cfr. Capitoli 3 e 4 per maggiori dettagli eProcurement eSupply Chain
EDI (+ sistemi proprietari) Internet
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L’avvento di Internet Utilizziamo lo schema presentato per leggere l’evoluzione nel tempo del B2b.
Prima dell’avvento di Internet le uniche applicazioni B2b si basavano su sistemi EDI (o altre tecnologie proprietarie) con l’obiettivo di supportare elettronicamente alcu- ne attività della supply chain, tipicamente le più elementari, di natura transaziona- le (scambio di ordini, fatture, ecc.) (Figura 1.2). Tali applicazioni hanno avuto una ragionevole diffusione solo in alcune filiere, ove si è riuscito ad affermare uno stan- dard ampiamente riconosciuto, e, all’interno di tali filiere, esclusivamente tra part- ner commerciali caratterizzati da elevati volumi di scambio.
Le tecnologie EDI non hanno fornito, però, alcun supporto agli altri processi chia- ve relativi alla gestione sia degli acquisti (quali ad esempio, la negoziazione, le gestione delle richieste di acquisto a catalogo e l’annessa gestione dell’ordine) che della supply chain (ad esempio, le attività collaborative), processi peraltro poco sup- portati anche dai sistemi gestionali e Erp tradizionali.
Con l’avvento di Internet lo scenario cambia radicalmente dal punto di vista delle opportunità che si schiudono per le imprese. Le tecnologie Internet portano, infat- ti, a tre importanti evoluzioni nello scenario del B2b (Figura 1.2): 3. Cfr. Capitoli 3 e 4 per maggiori ❍ l’ampliamento delle reti EDI, attraverso sistemi ibridi InternetEDI e/o WebEDI3, dettagli anche a partner commerciali minori, con una massa critica in termini di volumi scambiati non sufficiente per giustificare relazioni basate sull’EDI tradizionale; ❍ lo sviluppo di relazioni elettroniche di integrazione della supply chain, basate su Extranet, soprattutto in quei comparti non toccati, se non molto marginal- mente, dai sistemi EDI tradizionali; 16 ❍ la nascita ex novo di nuovi applicativi, basati in particolare sulle tecnologie del Web, che, consentendo un’interazione sincrona e asincrona con l’utente, sono in grado di supportare in modo efficace anche le attività di eProcurement e alcu- ne attività collaborative lungo la supply chain.
Fig. 1.2 Il B2b: l’avvento di Internet
Il B2b pre-Internet Il B2b con Internet
eProcurement su Internet eProcurement eProcurement
eSupplyChain via EDI su Internet eSupplyChain eSupplyChain su EDI su EDI eSupplyChain tradizionali tradizionali su Internet eSupply Chain eSupply Chain
EDI (+ sistemi Internet EDI (+ sistemi Internet proprietari) proprietari)
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Dettagliamo maggiormente lo schema di Figura 1.1 per comprendere lo scenario Lo scenario attuale attuale del B2b nel nostro Paese.
In particolare disaggreghiamo i due macro-ambiti applicativi in quattro processi chiave, i primi due dei quali si riferiscono all’eProcurement e gli altri all’eSupply Chain: ❍ l’eSourcing, che comprende tutte le attività che vanno dalla ricerca di nuovi for- nitori (scouting), alla loro qualificazione e certificazione, alla fase di negoziazio- ne vera e propria (basata su strumenti quali i sistemi di richiesta di proposta/quotazione e l’asta elettronica)4; 4. Cfr. paragrafo sull’eSourcing nel ❍ l’eCatalog, inteso specificatamente come processo di acquisto ricorsivo, basato Capitolo 2 su catalogo Web, di un prodotto/servizio di cui è già stato definito un contratto o comunque sono chiare tutte le specifiche della fornitura, processo che non deriva direttamente dai normali strumenti di pianificazione della “produzione”; ❍ l’eSupply Chain Execution, che corrisponde a tutte le attività a supporto della gestione integrata del ciclo ordine-consegna-fatturazione (includendo anche le attività logistiche e amministrativo-contabili); ❍ l’eSupply Chain Collaboration, che include tutte quelle attività di natura colla- borativa tra cliente e fornitore, a livello di pianificazione della produzione e dell’approvvigionamento, di sviluppo nuovi prodotti, ecc. (ad esempio, Collaborative Planning, Forecasting and Replenishment e Vendor Managed Inventory).
Evidenziamo, sull’asse delle tecnologie abilitanti, oltre ai sistemi EDI tradizionali e ed Internet, una terza categoria di tecnologie “ibride”, costituita dall’EDI su Internet, 17 che rappresenta l’integrazione dei sistemi EDI con le tecnologie Internet (e include sia i sistemi di InternetEDI che quelli di WebEDI)5. 5. Crf. Capitolo 4 per maggiori det- tagli Sulla base dello schema di classificazione che ne deriva (Figura 1.3), possiamo così descrivere lo stato attuale del B2b in Italia.
❍ Sono presenti pochi ma consistenti grandi network basati su EDI tradizionale, che supportano, con diversi gradi di completezza, le attività di eSupply Chain Execution, network fortemente concentrati in alcuni settori (in particolare, automobilistico, farmaceutico ed elettrodomestici), che per condizioni compe- titive e struttura di filiera hanno saputo storicamente definire standard ragione- volmente universali per il formato dei dati. ❍ Iniziano ad essere numerosi i progetti di integrazione delle reti EDI con le tec- nologie Internet, con l’obiettivo di estendere gli applicativi di eSupply Chain Execution anche a quei partner di filiera con volumi di acquisto/venduto mino- ri (alcuni esempi significativi riguardano i settori del grocery e del farmaceuti- co). ❍ In crescita anche le iniziative di integrazione operativa della Supply Chain basa- ta interamente su reti Extranet (ad esempio, nel comparto dell’informatica). ❍ Sono numerosi i casi di applicazioni collaborative più semplici (che estendono, ad esempio, la visibilità dei piani di produzione ai fornitori), basate su EDI tra- dizionale, mentre sono ancora poche le applicazioni di collaborazione più spin- ta, basate su Extranet (ad esempio, pianificazione collaborativa della produzio- ne e co-design). ❍ Ancora poco diffuse sono anche le applicazioni di eCatalog, la maggior parte
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delle quali finalizzate soprattutto a supportare l’acquisto di articoli per l’ufficio e, più in generale, prodotti MRO (Manteinance, Repair & Operation). ❍ Iniziano, invece, ad essere numerose le aziende che stanno utilizzando applica- zioni di eSourcing, la maggior parte delle quali attraverso le piattaforme tecno- logiche ed i servizi messi a disposizione da operatori specializzati.
Fig. 1.3 Il B2b in Italia: lo scenario attuale
eCatalog su Internet eCatalog
eProcurement eSourcing su Internet eSourcing
eSupply Chain eSupply Chain Collaboration Collaboration su EDI su Internet Collaboration eSupply Chain
eSupply Chain eSupply Chain eSupply Chain
18 eSupply Chain Execution su EDI Execution via EDI Execution tradizionale su Internet su Internet Execution eSupply Chain
EDI (+ sistemi EDI su Internet Internet proprietari)
L’eCommerce B2b Come si traduce la situazione qualitativa sopra evidenziata a livello di volumi di transazioni gestiti online? Detto in altro modo, qual è la dimensione dell’eCommerce B2b in Italia?
Oltre 80 miliardi di € secondo le nostre stime (per una puntualizzazione di cosa è stato incluso in questo valore e del processo metodologico seguito per la sua misu- razione, si veda la Nota metodologica), valore che rappresenta circa il 5% degli scambi complessivi B2b in Italia.
La distribuzione di tale transato tra i differenti processi e le diverse tecnologie abi- litanti evidenziate nello schema di Figura 1.3 risente fortemente delle dinamiche storiche e del differente grado di maturità delle diverse soluzioni. La maggior parte dei volumi fa ancora oggi riferimento ad alcuni grandi network settoriali basati su EDI tradizionale a supporto delle attività operative della supply chain.
Più precisamente a livello di processo, oltre il 50% del transato complessivo fa riferi- mento ad applicazioni di eSupply Chain Execution; seguono le applicazioni di eSupply Chain Collaboration, con circa il 34% dei volumi, quelle di eSourcing pari all’11% circa e, infine, quelle di eCatalog, che incidono per meno dell’1% (Figura 1.4).
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Fig. 1.4 La distribuzione dell’eCommerce B2b per macro-processo
eSourcing 11,0% eSupplyChainCollaboration 34,5%
eCatalogo 0,5%
eSupplyChainExecution 54,0%
eProcurement eSupplyChain 11,5% 88,5%
A livello di tecnologie abilitanti, l’EDI, come già anticipato, fa la parte del leone, concentrando oltre il 70% degli scambi complessivi; un altro 9% circa fa riferimen- to alle reti ibride EDI su Internet; il restante 21% transa su reti Internet “pure” (Figura 1.5).
Fig. 1.5 La distribuzione dell’eCommerce B2b per tecnologia abilitante
EDI su Internet EDI (+ sistemi proprietari) 9% 70% 19
Internet 21%
Interessante è anche comprendere il ruolo degli operatori B2b, intesi in senso lato come fornitori specializzati di servizi a supporto delle relazioni cliente/fornitore: Value Added Network (VAN) EDI, Marketplace consortili, operatori specializzati nell’eSourcing e/o nell’eCatalog, Supply Chain Service Provider (per maggiori infor- mazioni su questi differenti operatori si veda il Box “Gli operatori B2b”). Complessivamente tali operatori “intercettano” una parte consistente del totale eCommerce, pari quasi al 50% (Figura 1.6), anche se la maggior parte è concentra- to nelle mani dei VAN EDI tradizionali.
Un’ultima considerazione riguarda la distribuzione dell’eCommerce B2b in relazio- ne alle diverse filiere merceologiche (Figura 1.7).
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Fig. 1.6 Il ruolo degli operatori B2b
VAN 51% Operatori B2b Internet based 6%
Transato B2b non intercettato da operatori terzi 43%
Coerentemente con quanto messo in evidenza già in precedenza, lo scenario attua- le presenta una forte concentrazione in quei settori caratterizzati da una buona dif- fusione dell’EDI tradizionale: automobilistico, farmaceutico, elettrodomestici e gro- cery in primis. Significativo il peso dell’eCommerce anche nelle filiere dell’informa- tica, delle telecomunicazioni e delle utility, in cui prevalgono invece le applicazioni Extranet di eSupply Chain ed eProcurement (Cfr. capitolo 5).
Fig. 1.7 La distribuzione dell’eCommerce B2b per filiere merceologiche
Informatica 20 Altro* 7% 10% Utility Automobilistico 2% 34%
Elettrodomestici bianchi 4%
Telecom 6%
Turismo 10% Farmaceutico Grocery 16% 11%
* Banche e Assicurazioni, Construction, Oil&Gas, Metalmeccanico, Tessile-Abbigliamento, PA, ecc.
I trend evolutivi Se quella descritta nel paragrafo precedente è la situazione attuale, quali scenari evo- lutivi possiamo attenderci nei prossimi anni? Senza alcuna pretesa di esaustività e ben consapevoli della difficoltà di fare previsioni in ambiti così innovativi, provia- mo a sintetizzare alcuni trend che pensiamo possano svolgere un ruolo rilevante nei prossimi anni: ❍ continua lo sviluppo dei sistemi EDI tradizionali, anche se con tassi di crescita contenuti, limitatamente ai settori in cui rappresenta uno standard riconosciuto e consolidato per la filiera; ❍ si assiste a uno sviluppo significativo, invece, dei sistemi ibridi di EDI su Internet, che consentono di estendere i benefici dell’eSupply Chain Execution anche alle PMI; ❍ aumenta il ruolo delle applicazioni di eSupply Chain Collaboration, di quelle
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basate su EDI e InternetEDI, ma soprattutto di quelle basate su Extranet Web based e, quindi, sull’interazione uomo-applicazione. È proprio sfruttando le potenzialità delle tecnologie Internet (multimedialità, interattività, pervasività, universalità, ecc.) che si potranno finalmente implementare in modo efficace ed efficiente strumenti realmente collaborativi lungo la supply chain, strumenti che, sebbene al centro di discussioni da anni, hanno fino a questo momento tro- vato ben scarsa concretizzazione, come già messo in evidenza, a causa proprio dei limiti delle tecnologie tradizionali pre-Internet; ❍ aumenta la penetrazione dei sistemi di eProcurement, sia a livello di eSourcing che di eCatalog. In particolare per quanto riguarda i primi, questi potrebbero essere utilizzati per negoziare (sia con sistemi di richiesta di quotazione/preven- tivo sia con aste vere e proprie) volumi consistenti di acquisti (sia di prodotti diretti che di quelli indiretti, sia di beni ad uso singolo che di quelli strumenta- li). Meno rilevante, invece, da un punto di vista quantitativo, sarà il ruolo dei sistemi di eCatalog, che, seppur si diffonderanno nella maggior parte delle imprese di medie e grandi dimensioni, supporteranno a livello di singola azien- da una percentuale del budget degli acquisiti abbastanza contenuta (riferendosi soprattutto a MRO); ❍ permane il ruolo significativo degli operatori B2b terzi, in particolare di quelli Internet-based a supporto dell’eSourcing (Cfr. Capitolo 2) e dell’integrazione e collaborazione lungo la supply chain (Cfr. Capitolo 3).
Tutti questi fenomeni porteranno, a livello quantitativo, ad una forte crescita dell’eCommerce B2b supportato dalle tecnologie Internet (incluse quelle ibride con l’EDI) e basato sulle applicazioni di eSourcing, sempre più utilizzate per le negozia- 21 zioni di percentuali rilevanti del budget di acquisto complessivo di imprese e pub- bliche amministrazioni (Figura 1.8).
Fig. 1.8 I principali trend attesi
2003 > 2008
eProcurement su Internet eProcurement su Internet
eSupply Chain eSupply Chain su EDI su EDI eSupply Chain su Internet eSupply Chain su Internet
70% 30% EDI Internet EDI Internet (+ sistemi proprietari) + EDI su Internet (+ sistemi proprietari) + EDI su Internet
eProcurement su Internet
eSupply Chain su EDI e su Internet
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Gli impatti I trend sopra evidenziati porteranno importanti conseguenze organizzative sulle organizzativi imprese, sia a livello di Acquisti che di Gestione della Supply Chain.
In particolare per quanto riguarda la funzione Acquisti, la diffusione degli stru- menti di eProcurement, sia di eSourcing che di eCatalog, ne cambierà profonda- mente il ruolo nei prossimi anni, consentendo di “automatizzare” una buona parte delle attività più “operative” e routinarie (quali ad esempio, il processa- mento delle richieste di acquisto, la raccolta delle offerte dei fornitori parteci- panti ad una gara, il confronto tra tali offerte, ecc.), consentendo ai buyer di con- centrarsi sulle attività più strategiche, a maggiore valore aggiunto, quali ad esem- pio, lo scouting di nuovi fornitori, lo studio dei mercati di fornitura, la stesura dei capitolati, l’interazione con i fornitori per analizzarli più approfonditamente e per gestirne lo sviluppo, ecc.
Anche le funzioni legate alla Gestione della Supply Chain (Logistica, Pianificazione, Commerciale, Customer Service, ecc.) saranno fortemente e positivamente impatta- te dalla diffusione degli strumenti di eSupply Chain. Da un lato l’automazione delle attività “esecutive” consentirà di ridurre l’onerosità e i costi delle attività che stanno sull’interfaccia cliente-fornitore (raccolta ed elaborazione ordini, riconciliazione delle fatture, ecc.), liberando risorse “manageriali” e “operative” verso l’analisi e l’implementazione di soluzioni collaborative. Dall’altro, le applicazioni di eSupply Chain Collaboration (quali ad esempio, il monitoraggio ed il controllo delle presta- zioni della supply chain, la previsione collaborativa della domanda, la gestione con- giunta delle campagne promozionali, il co-design) consentiranno finalmente ai manager di disporre di strumenti per lavorare, se lo vorranno, in ottica di “azienda 22 estesa”.
L’impatto organizzativo delle nuove tecnologie sulla gestione Fig. 1.9 degli Acquisti e della Supply Chain
Nuovo ruolo "più strategico" di Acquisti e Supply Chain
eProcurement eSupplyChain
Processso di trasformazione
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Gli operatori B2b
❍ I VAN (Value Added Network) gestiscono il traffico dei messaggi EDI computer-to-computer. Questi operatori mettono a disposizione, oltre alla connessione fisica, un casellario nel quale vengono imma- gazzinati e smistati i file EDI; a questi servizi di base se ne aggiungono altri, come l’outsourcing della traduzione, la firma digitale, la conservazione dei dati e servizi di WebEDI, fax-to-EDI ed EDI-to-fax. La sicurezza delle transazioni è invece implicita nella modalità di connessione, che garantisce elevati livel- li di riservatezza, integrità e non ripudiabilità dei dati. ❍ I Marketplace Ortodossi sono operatori Internet based che nascono con l’intento di creare nuovi mer- cati virtuali in cui clienti e fornitori possono incontrarsi e dare vita a nuove opportunità di business. Tale accezione di B2b su Internet si è rivelata però utopica e il ruolo di questi operatori ha subito un forte ridimensionamento. Si assiste così a numerose variazioni nei modelli di business che spingono tali ope- ratori ad evolvere verso modelli quali Service Provider, Process Outsourcer e, in alcuni casi, diventando veri e propri fornitori di tecnologie. ❍ I Marketplace consortili sono operatori costituiti da alcune imprese leader del proprio settore nati con l’obiettivo da parte di queste realtà imprenditoriali di spartirsi gli investimenti nelle nuove tecnologie e creare dei veri e propri punti di riferimento per l’intera filiera. ❍ I B2b Service Provider sono operatori Internet based che offrono le proprie soluzioni tecnologiche in una modalità simile all’”affitto” (cioè in ASP) insieme a servizi a valore aggiunto connessi all’utilizzo della piattaforma. L’obiettivo di tali operatori è di consentire alle imprese utenti di fruire di una tecnologia evoluta senza doverla necessariamente sviluppare “in casa”. ❍ I B2b Process Outsourcer sono operatori Internet based che puntano a gestire, per conto dell’azienda cliente (quindi in outsourcing), alcune attività relative agli acquisti utilizzando la tecnologia come stru- mento di supporto. Le attività su cui questi operatori si focalizzano sono quelle particolarmente onero- se dal punto di vista gestionale (ad esempio l’acquisto di beni indiretti) e quelle ad elevato contenuto professionale (ad esempio lo strategic sourcing).
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L’ E P ROCUREMENT
2. L’eProcurement
Entriamo nel dettaglio del composito mondo dell’eProcurement attraverso uno I differenti approcci schema di lettura basato su due assi (Figura 2.1): ❍ il primo, già introdotto nel Capitolo 1, identifica i macro-ambiti applicativi in termini di processi impattati dalle nuove tecnologie, eSourcing da una parte ed eCatalog dall’altra; ❍ il secondo identifica, invece, le soluzioni tecnologiche adottabili, se interne, cioè basate su una piattaforma di proprietà dell’azienda, oppure esterne, cioè messe a disposizione da operatori specializzati.
Sulla base di tale schema possiamo identificare i differenti approcci all’eProcurement presenti nelle imprese italiane (Figura 2.1). Sebbene abbiamo trovato casi di azien- de che si collocano in tutte le caselle della matrice riportata in Figura 2.1 - a dimo- strazione che la situazione in Italia è ancora assolutamente embrionale, caratteriz- zata da molteplici “accezioni” diverse di eProcurement - esistono però alcuni cluster particolarmente “popolati”, rappresentativi dei principali stereotipi comportamen- tali attualmente presenti in Italia, che sono: ❍ le imprese focalizzate sui cataloghi, per le quali eProcurement significa essenzial- mente eCatalog (sviluppato nella grande maggioranza dei casi internamente). È 25 questo un approccio che era particolarmente diffuso qualche anno fa e che si è poi ridimensionato di pari passo con il crescere della consapevolezza sulla rile- vanza degli strumenti di eSourcing. Rimane tuttavia ancora presente in non poche aziende, in cui il management non ha ancora “superato” le barriere psi- cologiche e culturali alla negoziazione online (e che, quindi, rifiuta l’eSourcing, valutandolo, a volte aprioristicamente, non coerente con le proprie strategie di acquisto ed i propri mercati di fornitura); ❍ le imprese focalizzate sull’eSourcing, che invece puntano principalmente su aste e/o sistemi di richiesta di proposta/quotazione. Sono tipicamente aziende che, avendo sperimentato direttamente i rilevanti risultati positivi raggiungibili con questi strumenti, si sono concentrate per ora soprattutto sul cambiamento dei processi e delle abitudini che l’utilizzo efficace di tali strumenti comporta (rien- trano in questa categoria, sia aziende che hanno investito in una propria piatta- forma tecnologica, sia aziende che fruiscono massicciamente dei servizi offerti dagli operatori B2b specializzati); ❍ gli sperimentatori, che non essendo ancora particolarmente convinti delle reali potenzialità delle nuove tecnologie iniziano a prenderne dimestichezza nel modo meno invasivo e oneroso possibile, sperimentando cioè i servizi offerti da operatori esterni, in particolare di eSourcing; ❍ le aziende consortium driven, la cui strategia di eProcurement dipende essenzial- mente dai servizi offerti dai Marketplace consortili da loro partecipati. Nella maggior parte dei casi prevalgono i servizi di eSourcing, anche se non mancano alcuni Marketplace che offrono servizi di eCatalog; ❍ i full committed, che puntano sia sull’eSourcing che sull’eCatalog, consci che i maggiori benefici si possono ottenere proprio da un utilizzo sapiente e sinergico
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di entrambe le soluzioni. Appartengono a questa categoria sia aziende che hanno sviluppato internamente entrambe le piattaforme (di eSourcing e di eCatalog), sia aziende che hanno internalizzato solo la piattaforma del catalogo elettronico, facendo invece ricorso ad operatori esterni per i servizi di eSourcing.
Fig. 2.1 II differenti approcci all’eProcurement
Soluzione interna Soluzione esterna
Aziende focalizzate sull’eSourcing “Sperimentatori” eSourcing
“Full commetted” - approccio interno - Aziende Consortium driven
“Full commetted” - approccio ibrido - Aziende focalizzate eCatalog sull’eCatalog 26
Spesso tali modelli non sono il frutto di strategie esplicite, deliberate, ma sono sem- plicemente il risultato di un insieme di fattori “contingenti”, quali, ad esempio, con- dizionamenti esterni, risposte locali a specifiche problematiche, comportamenti emulativi, cultura e sensibilità del management (sia top che funzionale), ecc.
Interessante notare che comunque negli ultimi anni c’è stata un’importante evolu- zione del concetto stesso di eProcurement anche nel nostro Paese: ridimensionan- do il ruolo del catalogo, che rimane comunque importante, a fronte invece di un aumento considerevole della rilevanza attribuita ai progetti di eSourcing. Tale evo- luzione, che è testimoniata da un numero significativo di aziende che stanno utiliz- zando questi strumenti, è anche in parte l’effetto dell’importante ruolo che hanno svolto alcuni operatori specializzati nei servizi di eSourcing, che, con la loro azione, hanno contribuito a diffondere la cultura dell’eSourcing tra le imprese di maggiori dimensioni del nostro Paese.
I volumi di acquisto A fronte di un numero crescente di imprese che iniziano ad adottare questi nuovi strumenti, i volumi di transazioni in gioco sono ancora limitati per ora, come già messo in evidenza nel Capitolo 1: si tratta complessivamente a livello italiano di circa 9,5 miliardi di €, la maggior parte dei quali, oltre il 95%, facenti capo ad applicazioni di eSourcing (Figura 2.2).
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I volumi ancora contenuti sono dovuti ad uno scarso grado di utilizzo, in media, degli strumenti sia di eSourcing che di eCatalog anche nelle aziende che hanno già iniziato ad utilizzarli, come verrà messo meglio in evidenza del seguito di questo capitolo.
Fig. 2.2 Il valore delle transazioni gestite attraverso l’eProcurement: eSourcing vs eCatalog
eCatalog 5%
eSourcing 95%
Se quella descritta è la situazione italiana attuale, quali evoluzioni attendersi nei Gli scenari attesi prossimi anni? Abbiamo già messo in evidenza nel Capitolo 1 che crediamo forte- mente in una notevole diffusione di tutte le applicazioni di eProcurement, sia di eSourcing che di eCatalog, con importanti implicazioni sul management degli 27 acquisti, sia quantitative (consentendo la gestione online di percentuali significative dei budget complessivi degli acquisti) sia qualitative (contribuendo ad una trasfor- mazione della funzione Acquisti e dei suoi addetti verso un ruolo sempre più stra- tegico ed a valore aggiunto). Ma quali saranno i modelli di eProcurement maggior- mente diffusi nei prossimi anni? Possiamo sbilanciarci verso tre grandi cluster che, a nostro modo di vedere, sono destinati a concentrare la maggior parte degli approc- ci all’eProcurement delle aziende italiane di medie e grandi dimensioni (Figura 2.3): ❍ il cluster delle aziende di dimensione maggiore, in cui includiamo anche quel- le multinazionali anche se hanno una dimensione contenuta nel nostro Paese, che si doterà di proprie piattaforme integrate a supporto sia dei processi di eSourcing che di eCatalog; ❍ il cluster, più popolato a nostro avviso, delle aziende che porteranno avanti una strategia composita, sviluppando in casa un proprio catalogo elettronico (even- tualmente ricorrendo al punch out per alcune categorie merceologiche) e affi- dandosi, invece, ad operatori esterni per quanto riguarda i servizi di eSourcing; ❍ infine il cluster delle aziende che preferiranno affidarsi il più possibile ad operatori esterni specializzati, sia a livello di eSourcing che di eCatalog (con riferimento a questo ultimo ambito occorrerà anche vedere se sul lato offer- ta di servizi gli operatori saranno in grado di trasferire valore alle aziende utenti).
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Fig. 2.3 Gli scenari attesi
Soluzione interna Soluzione esterna eSourcing Aziende che Aziende che adotteranno adotteranno proprie piattaforme operatori B2b per eSourcing ed eCatalog
Aziende che adotteranno un approccio ibrido eCatalog
Risulta più complesso fare previsioni sui percorsi comportamentali delle PMI italia- ne, in genere ben poco propense all’innovazione relativa alle tecnologie dell’infor- 28 mazione e della comunicazione. Riteniamo comunque che anche queste aziende saranno nel tempo “destinate” ad utilizzare i nuovi strumenti di eProcurement, in particolare quelli di eSourcing: evidentemente fruendo delle piattaforme e dei ser- vizi offerti dagli operatori B2b specializzati.
Nel seguito di questo Capitolo entriamo maggiormente nel merito delle specifiche scelte fatte a livello di eSourcing e di eCatalog.
L’eSourcing
Gli strumenti Per comprendere più puntualmente i principali strumenti a supporto dell’eSourcing, possiamo schematizzare questo processo in cinque fasi fondamenta- li (Figura 2.4): ❍ analisi dei fabbisogni, finalizzata alla comprensione e alla classificazione delle principali voci di spesa, identificando i fabbisogni di approvvigionamento dell’azienda; ❍ scouting dei fornitori, con l’obiettivo di identificare i potenziali fornitori per ogni classe merceologica; ❍ qualifica dei fornitori, cioè la valutazione dei fornitori secondo determinati para- metri; ❍ richiesta di offerta, che consente al buyer di richiedere in modo strutturato le proposte o i preventivi ai potenziali fornitori in relazione a specifici fabbisogni; ❍ negoziazione vera e propria con attribuzione della fornitura, che può essere con-
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dotta attraverso un’asta oppure una serie di RFx (che possono prendere anche la forma di vera e propria gara in busta chiusa).
Sulla base di tali fasi, possiamo mettere in evidenza i principali strumenti a supporto dell’eSourcing (Figura 2.4): ❍ tool di analisi dei dati, che consentono un’elaborazione “intelligente” dei dati sugli acquisti a supporto del processo decisionale; ❍ tool di scouting passivo, che permettono, attraverso Web form e un sistema di workflow, di supportare la pre-qualifica (o, per alcune categorie merceologiche, addirittura la qualifica) dei fornitori; ❍ sistemi di RFx, che supportano la gestione delle richieste di informazioni, pro- poste e quotazioni e, quindi, l’interazione asincrona con i fornitori (si veda Box corrispondente); ❍ strumenti di gestione dell’asta online, che consentono la negoziazione sincrona in tempo reale tra più fornitori (si veda Box relativo); ❍ strumenti di supporto alla collaborazione (eCollaboration), che supportano l’intera- zione tra il personale dell’azienda acquirente (sia buyer che tecnici) e i fornito- ri, allo scopo di definire in modo cooperativo le specifiche di fornitura.
Fig. 2.4 Gli strumenti alla base dell’eSourcing
29
Le richieste di offerta (RFx) Le richieste di offerta, denominate RFx dall’inglese Request for x, sono strumenti di supporto alla contratta- zione e all’interazione tra buyer e seller. Esistono tre tipologie di Rfx a disposizione del buyer: ❍ Richiesta di Informazioni (RFI): strumento utilizzato da un buyer per richiedere informazioni di carattere generale (quali ad esempio il fatturato, il numero di dipendenti, eventuali certificazioni, o la gamma dei prodotti offerti) ad imprese che potenzialmente potrebbero divenire seller; ❍ Richiesta di Proposta (RFP): strumento utilizzato nel caso in cui il buyer voglia definire delle specifiche (sia tecniche che economiche) di un prodotto/servizio da acquistare; al seller vengono richieste possibi- li proposte che possano soddisfare i fabbisogni specifici del buyer; ❍ Richiesta di Quotazione (RFQ): strumento utilizzato dal buyer per richiedere ai seller una proposta di prezzo d’acquisto per un determinato prodotto/servizio le cui specifiche sono note. Un uso particolare delle Richieste di Offerta è rappresentato dalle gare elettroniche online. Le gare elettroniche online sono dei meccanismi di negoziazione che consentono di organizzare eventi (che possono avere una durata temporale dell’ordine delle settimane) durante i quali i fornitori competono per l’aggiudicazione della commessa presentando un’offerta in busta chiusa al buyer. Questo meccanismo viene tipicamente utilizzato per supportare i processi d’acquisto della Pubblica Amministrazione, per i quali è necessario conformarsi alle normative di legge. Questo implica la presenza di alcuni elementi peculiari quali la protocollazione del ricevimento delle offerte (con relativa marcatura temporale), la gestione del processo di apertura delle buste di offerta e la firma digitale dei documenti che compongono l’offerta. Oltre che per la Pubblica Amministrazione, il meccanismo di gara elettronica online viene spesso usato anche per la negoziazione di forniture a capitolato complesso o per contratti quadro.
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Le aste elettroniche di acquisto L’asta elettronica d’acquisto è uno strumento di negoziazione dinamica che consente al buyer di mettere in competizione un certo numero di fornitori, i quali possono effettuare rilanci al ribasso del prezzo fino all’ag- giudicazione della commessa di fornitura. L’evento negoziale si svolge solitamente in un arco temporale del- l’ordine di qualche ora, durante questo tempo il buyer vede in tempo reale il succedersi delle offerte dei diversi fornitori. Le variabili che definiscono un’asta elettronica d’acquisto sono: ❍ Metodo di valutazione: la valutazione delle offerte può essere mono-attributo, nel caso in cui si basi esclu- sivamente sul prezzo (sia esso il prezzo complessivo della commessa o una media pesata dei prezzi di una parte del capitolato), oppure può essere multi-attributo, nel caso in cui si basi su una media pesata di più attributi oltre al prezzo (ad esempio qualità, livello di servizio, modalità di pagamento). ❍ Base d’asta: indica il punto di partenza della negoziazione. ❍ Reserve price: detto anche target price indica la soglia al di sotto della quale la negoziazione è conside- rata valida dal banditore. ❍ Meccanismo di negoziazione: in un’asta possono esistere diversi meccanismi di negoziazione. I principali sono i seguenti: - Inglese: rilancio di offerte in un certo orizzonte temporale; tale orizzonte può essere protratto di un tempo di estensione (hammer time) ogni ultima offerta fino a quando nessuno è più in grado di rilan- ciare. La modalità di estensione può prevedere lo slittamento di X minuti del temine dell’asta a fron- te di offerte giunte negli ultimi Y minuti, oppure prevedere un prolungamento pari a Z minuti a par- tire dall’ultima offerta pervenuta. Questo approccio si rivela più efficace se unito alla definizione del ribasso minimo ad ogni offerta. - Olandese: modifica del prezzo ad intervalli di tempo costanti fino a quando esiste un bidder dispo- sto a chiudere il contratto. - Giapponese: modifica del prezzo per decrementi successivi ed autoesclusione dei partecipanti (bid- der) fino all’ultimo rimanente in gara. ❍ Modalità di aggregazione: la negoziazione può avvenire tramite aggregazione combinatoria, nel caso in cui siano trattati lotti diversi di prodotti diversi con la possibilità di formulare un’offerta per più lotti contemporaneamente, tramite aggregazione Yankee, nel caso in cui siano trattati lotti diversi dello stes- so prodotto, oppure tramite nessuna aggregazione (o aggregazione semplice), nel caso in cui ci sia un’u- nica aggiudicazione per un unico lotto di prodotti. ❍ Modalità di aggiudicazione: la modalità di aggiudicazione può essere automatica, nel caso in cui l’esito dell’asta determini automaticamente il vincitore, oppure non automatica (o con riserva di aggiudicazio- ne) nel caso in cui il banditore si riservi di selezionare il vincitore indipendentemente dall’esito dell’e- vento. ❍ Prezzo di aggiudicazione: può essere il prezzo effettivamente offerto dal vincitore, oppure il secondo miglior prezzo. In pratica, allo stato attuale, il maggior numero di negoziazioni elettroniche avviene tramite aste all’inglese, mono-attributo, con aggregazione semplice e prezzo di aggiudicazione pari al prezzo offerto dal vincitore. 30
I modelli di Al fine di comprendere meglio i diversi modelli di eSourcing implementati nelle eSourcing imprese italiane, utilizziamo uno schema di classificazione basato su due assi: la soluzione tecnologica adottata e lo strumento applicativo utilizzato.
Con riferimento al primo asse possiamo identificare le seguenti soluzioni principa- li (Figura 2.5): ❍ interna; l’azienda ha sviluppato una propria piattaforma tecnologica di 6. Cfr. Capitolo 4 eSourcing (suite, extended ERP, ad hoc)6. Rientrano in questa categoria anche i casi di ricorso all’insourcing, tipici di alcuni grandi gruppi, in cui la piattaforma è gestita centralmente da una società del gruppo che la mette a disposizione delle altre società del gruppo, introducendo le specifiche personalizzazioni, se necessarie (ad esempio, Sieco del Gruppo ENI, FastBuyer del Gruppo Fiat ed Exiros del Gruppo Tenaris). Tra le aziende appartenenti a questa categoria, rite- niamo significativo distinguere, per le differenti implicazioni gestionali che ne possono derivare, tra i casi in cui il progetto è stato voluto e gestito in Italia e quelli, invece, in cui il progetto è stato “importato” da un’iniziativa globale; ❍ consortile; l’impresa utilizza la piattaforma del Marketplace consortile da essa partecipato; ❍ esterna basata su eSourcing Service Provider; la piattaforma è messa a disposizio- ne, in una modalità “privata” e sicura simile all’affitto (Application Service Provider) da operatori esterni, i quali gestiscono anche una serie di servizi di
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supporto, quali quelli di formazione (sia per i buyer che per i fornitori coinvol- ti), di help desk durante l’evento negoziale, di reportistica, ecc. (si veda il Box corrispondente); ❍ esterna basata su eSourcing Process Outsourcer; l’azienda si appoggia, per le attivi- tà di eSourcing, ai servizi professionali offerti da operatori specializzati, che sono in grado di supportare l’azienda in tutte quelle attività a valore aggiunto che precedono l’organizzazione degli eventi negoziali online, quali l’identifica- zione delle aree degli acquisti maggiormente migliorabili attraverso l’eSourcing, la creazione del capitolato, la ricerca di nuovi fornitori, ecc. (si veda il Box cor- rispondente).
Gli eSourcing Service Provider Con il termine di Sourcing Service Provider si indicano quegli operatori B2b che mettono a disposizione in modalità Application Service Provider (ASP) la propria piattaforma di eSourcing, in grado di supportare eventi negoziali basati su aste d’acquisto e sistemi di RFx. Si rivolgono a quelle imprese buyer che vogliono utilizzare in autonomia, all’interno dei loro processi di negoziazione, gli strumenti che le nuove tecnologie Internet rendono disponibili, ma che non intendono svilupparli e gestirli in proprio. Questi operatori di soli- to forniscono, oltre all’accesso in remoto alla piattaforma tecnologica in modalità privata e sicura, tutti i ser- vizi connessi al suo utilizzo, quali la formazione (sia per i buyer che per i fornitori coinvolti), il supporto durante gli eventi di negoziazione e la reportistica.
Gli eSourcing Process Outsourcer Il termine Sourcing Process Outsourcer indica gli operatori che gestiscono per conto dell’impresa cliente l’in- tero processo di sourcing, (che culminano nell’organizzazione di eventi negoziali tipicamente basati su aste di acquisto), dalla consulenza (finalizzata a comprendere le opportunità di miglioramento degli acquisti del- l’impresa cliente), al supporto nella creazione del capitolato per uno specifico evento negoziale, alla ricerca di nuovi fornitori. La tecnologia alla base degli eventi (RFx o aste dinamiche) rappresenta, quindi, solo uno strumento che con- sente di perseguire con maggiore efficacia gli obiettivi prefissati. 31
Relativamente agli strumenti applicativi, focalizzandoci esclusivamente su quelli a supporto della transazione, possiamo identificare tre ambiti principali, già descritti in precedenza (Figura 2.5): ❍ sistemi di RFx. ❍ aste; ❍ strumenti di eCollaboration.
Sulla base di tale schema di classificazione, possiamo leggere lo scenario italiano Lo scenario attuale attuale. Sebbene i modelli di eSourcing siano i più disparati, è possibile identificare tre grandi raggruppamenti (Figura 2.5): ❍ quello delle aziende che utilizzano una propria piattaforma interna. Questo cluster può essere ulteriormente disaggregato in due differenti tipologie, sulla base della propensione ad utilizzare l’applicativo di RFx rispetto a quello di Asta: le aziende RFx oriented, che, pur avendo a disposizione entrambi gli strumenti, privilegiano decisamente l’utilizzo dei sistemi di richiesta di pro- posta/quotazione (ad esempio, alcune società del Gruppo ENI); le aziende, invece, Auction-oriented, che puntano maggiormente sulle aste (ad esempio, Enel, Telecom, Unicredito). Si noti però che diverse imprese di entrambe le categorie stanno sempre di più adottando in modo integrato e sinergico i due strumenti, utilizzando, in particolare, i sistemi di RFx per preparare più effi- cacemente l’evento negoziale finale basato su Asta;
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❍ il cluster delle aziende consortium driven, che fruiscono delle piattaforme di Asta ed RFx messe a disposizione dai Marketplace consortili partecipati (ad esempio, Pirelli su Rubbernetwork e Nestlè su CPGmarket). Anche in questo caso, pos- siamo distinguere tra i due differenti approcci descritti al punto precedente, sulla base della maggiore o minore propensione all’utilizzo di uno strumento negoziale rispetto all’altro; ❍ il cluster delle aziende che si appoggiano ad operatori esterni, siano essi eSourcing Service Provider o eSourcing Process Outsourcer. È oggi il cluster più numeroso, includendo molteplici aziende (ad esempio, api, Autogrill, BancaIntesa, Bolton, Candy, Novartis, Star, alcune società del Gruppo Finmeccanica). In genere, le aziende appartenenti a questa categoria tendono a privilegiare l’utilizzo dell’asta come culmine del processo di negoziazione, che può però fare uso estensivo anche degli strumenti di RFx in fase di pre- parazione.
Oltre ai raggruppamenti sopra evidenziati, non mancano alcune situazioni più com- posite. Due esempi significativi in questo senso sono: Vodafone, che utilizza sia una piattaforma messa a disposizione da un eSourcing Service Provider, in modo auto- nomo e continuativo nel tempo, sia i servizi offerti da un eSourcing Process Outsourcer, per la gestione di progetti particolarmente complessi; le società del gruppo ENI, che utilizzano sia la piattaforma interna, sviluppata e gestita dall’in- sourcer Sieco sia gli strumenti messi a disposizione dal Marketplace consortile Trade-Ranger.
32 Fig. 2.5 I modelli di eSourcing e i principali cluster attuali
Interna Aziende con piattaforma interna
Aziende Consortile “Consortium driven”
Esterna Service Provider Aziende che si appoggiano ad Tipologia di soluzione Tipologia operatori esterni Esterna Process Outsourcer
RFx Aste eCollaboration
Strumenti applicativi
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Anche se ancora contenuti in termini assoluti, di una qualche significatività inizia- I volumi in gioco no ad essere i volumi complessivi di acquisti negoziati con questi strumenti: circa 9 miliardi di €, come già anticipato nel Capitolo 1, di cui il 65% circa negoziato attra- verso aste e il restante 35% attraverso sistemi di RFx ed eCollaboration (Figura 2.6).
Fig. 2.6 La distribuzione del transato per tipologia di applicazione: Aste vs RFx/eCollaboration
RFx/eCollaboration 35%
Aste online 65%
La maggior parte di questi acquisti si riferisce a prodotti e servizi indiretti, anche se iniziano ad avere una certa rilevanza le negoziazioni online relative a prodotti diretti (prodotti siderurgici, prodotti alimentari, componenti elettrici ed elettroni- ci, prodotti chimici, ecc.) e a beni strumentali (impianti industriali, veicoli indu- striali, prefabbricati, ecc.). Dal punto di vista della tipologia dell’acquisto, preval- gono ancora sensibilmente gli acquisti spot (una tantum o ripetuti) rispetto ai con- 33 tratti/accordi quadro, anche se ci sembra di cogliere una tendenza all’aumento del peso di quest’ultima tipologia di negoziazioni.
Una parte consistente dei volumi complessivi dell’eSourcing fa riferimento agli ope- Il ruolo degli ratori B2b (Figura 2.7): oltre il 50% se consideriamo anche le transazioni che l’o- operatori B2b peratore gestisce per conto delle aziende che lo posseggono7 (ad esempio gli acqui- 7. Inclusi i Marketplace consorti- sti delle società del Gruppo Fiat su FastBuyer, di UniCredito, Erg e Impregilo su li 1city.biz, di Italcementi e Pizzarotti su BravoSolution, di Nestlè su CPGmarket, di Pirelli su Rubbertnetwork, ecc.). Tale percentuale si riduce al 12% se, invece, esclu- diamo questo mercato “captive” e consideriamo esclusivamente gli acquisti gestiti dagli operatori per conto di imprese esterne alla compagine azionaria (e quindi con- siderabili come loro clienti).
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Fig. 2.7 La distribuzione del transato tra applicazioni interne ed operatori B2b
Operatori B2b di eSourcing captive 42% Operatori B2b di eSourcing mercato 12%
Applicazioni proprietarie 46%
Focalizziamo l’attenzione su quest’ultimo dato che consideriamo particolarmente significativo del ruolo che questi operatori stanno svolgendo per diffondere l’utiliz- zo degli strumenti di eSourcing anche presso quelle imprese, la stragrande maggio- ranza in Italia, che non ha investito in proprie piattaforme private. Sebbene in ter- mini assoluti ancora ridotto - 1,1 miliardi di € - rappresenta però un notevole balzo in avanti rispetto all’anno scorso, in cui i volumi complessivamente gestiti dagli ope- ratori B2b specializzati nell’eSourcing sul mercato aperto erano di poco superiori a 0,5 miliardi di €: una crescita, quindi, di oltre il 120% su base annua (Figura 2.8).
34 Fig. 2.8 La dinamica di crescita del mercato dei servizi di eSourcing
1124 Mln
508 Mln +121%
178 Mln +185%
2001 2002 2003
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Complessivamente questi operatori hanno gestito nel 2003 alcune migliaia di nego- ziazioni online (basate sia su aste che su RFx) per conto di oltre 200 aziende buyer. Il comportamento, però, di queste aziende buyer è molto eterogeneo: abbiamo imprese che hanno organizzato nel corso del 2003 centinaia di eventi negoziali e imprese invece che ne hanno organizzati poche unità. Il comportamento dipende, oltre evidentemente dal commitment dell’azienda, anche dalla tipologia di servizio: se di Sourcing Service Providing oppure di Sourcing Process Outsourcing. Nel primo caso, infatti, in media, il numero di eventi negoziali gestito dalla singola azienda buyer è maggiore e l’entità del budget negoziato in ciascun evento è infe- riore; nel secondo caso, invece, si riducono mediamente le negoziazioni ma cresce sensibilmente l’importo (Figura 2.9).
I differenti comportamenti delle aziende buyer in relazione ai servizi fruiti: Fig. 2.9 Service Providing vs Process Outsourcing
Alti Sourcing Process Ourtsourcer
Sourcing Service
Volumi acquistati Volumi Provider 35 Bassi
Bassa Alta
Frequenza di acquisto
Se, invece, consideriamo la quota parte degli acquisti negoziati online attraverso piattaforme private (includendo anche le transazioni gestite dagli operatori B2b sul proprio mercato captive), pari, come già evidenziato, all’88% del totale eSourcing, è interessante notare che c’è una fortissima concentrazione (Figura 2.10): le prime 5 aziende per transato negoziato online, concentrano complessivamente oltre il 60%, a testimonianza che sono ancora poche, per ora, le imprese italiane che stan- no realmente puntando su questi nuovi strumenti per cambiare i propri processi di sourcing.
Nella maggior parte delle imprese, infatti, anche in quelle che dichiarano di crede- re nello strumento e hanno già iniziato ad usarlo, il grado di utilizzo è spesso anco- ra molto basso, come dimostrato dal numero ridotto di eventi negoziali organizza- ti, dalla tipologia dei beni oggetto di negoziazione online (tipicamente solo quelli indiretti e più semplici) e dal basso importo medio delle negoziazioni.
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Le ragioni di questa situazione sono molteplici: sicuramente il fatto che molte azien- de hanno iniziato da poco tempo ad utilizzare questi strumenti innovativi e, quin- di, si trovano ancora in uno stadio embrionale di apprendimento; ma anche, dob- biamo dirlo, lo scarso commitment che ci è sembrato di cogliere in molti casi, sia della Direzione Acquisti che del top management; nei casi in cui, invece, il com- mittente esiste ed è forte, l’inerzia è, a volte, legata ad una scarsa attenzione posta dal management al cambiamento organizzativo che è assolutamente necessario affinché questi nuovi strumenti entrino realmente nelle abitudini e nelle routine comportamentali dei buyer.
Fig. 2.10 La concentrazione dell’eSourcing su piattaforme interne I trend attesi
Volumi transati con eSourcing
Le prime 5 aziende fanno oltre il 60% del transato
36
Numero di aziende con piattaforme interne di eSourcing
I trend attesi Nei casi, però, in cui si creano le condizioni favorevoli (committment del manage- ment e attenzione alla gestione del cambiamento organizzativo), i risultati si vedo- no chiaramente: non solo a livello di volumi, che possono rappresentare quote assai rilevanti del budget complessivo degli acquisti (alcune decine di punti percentuali) ma soprattutto di performance, come meglio messo in evidenza nel seguito di que- sto capitolo. Come già messo evidenziato alla fine del Capitolo 1, crediamo fortemente in una notevole diffusione degli strumenti di eSourcing all’interno delle aziende italiane. Ci aspettiamo in particolare nei prossimi anni: ❍ una notevole diffusione di questi strumenti nelle aziende, anche tra quelle di dimensioni medie; ❍ una crescita significativa della percentuale del budget degli acquisti che ciascu- na azienda negozierà online; ❍ un sempre più frequente ricorso all’integrazione tra i sistemi di RFx e le aste (in una logica di eTendering), con il duplice obiettivo di snellire sempre di più il processo complessivo di interazione e negoziazione con i fornitori, e di rag- giungere saving maggiori; ❍ una maggiore interazione di questi strumenti transazionali sia con gli altri tool di eSourcing, quali quelli a supporto dell’analisi dei dati e dello scouting pas- sivo, sia con gli strumenti alla base dell’eCatalog (che saranno discussi di seguito).
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Gli strumenti di eSourcing permettono ai buyer di conseguire diversi benefici, alcu- Lato buyer: i benefici ni più immediati, come il saving sul prezzo di acquisto, altri più difficili da mone- e le criticità tizzare ma altrettanto rilevanti. Vediamo i principali emersi nel corso della Ricerca. ❍ La riduzione del prezzo di acquisto, che può derivare da molteplici fattori, quali: (i) la possibilità di coinvolgere nella negoziazione un numero elevato di forni- tori, a cominciare dalla fase iniziale di richiesta di offerta (possibilità non con- veniente nei processi tradizionali, per l’enorme ammontare di tempo che richie- derebbe); (ii) le dinamiche psicologiche specifiche indotte dal sistema di nego- ziazione online in tempo reale; (iii) la possibilità di cogliere al meglio alcune situazioni contingenti del mercato (quali ad esempio esigenze di smaltire over- stock o di saturare capacità produttiva di ingresso di nuovi competitors). ❍ L’aumento dell’efficienza del processo di sourcing, come conseguenza della riduzio- ne dei tempi necessari per (i) comunicare ed interagire con i fornitori durante la fase di offerta e di negoziazione, (ii) valutare e confrontare tra loro le offerte e (iii) eventualmente, se in presenza anche di sistemi Web di scouting passivo, pre-qualificare i fornitori. Evidentemente queste riduzioni di tempo devono essere confrontate con l’eventuale incremento del tempo necessario per la ste- sura del capitolato d’asta. I benefici netti, quindi, saranno particolarmente rile- vanti per quegli acquisti ripetuti nel tempo, per i quali, una volta definito il
Fig. 2.11 eSourcing: l’ottica del buyer
Benefici...... con attenzione a 37
• Riduzione del prezzo di acquisto Cosa conviene “astizzare” e cosa no Possibilità di coinvolgere più fornito- ri, a cominciare dalla fase iniziale • La stesura del capitolato d’acquisto (RFx) (indispensabile per “controllare” la Maggiore attenzione, formalizzazione “qualità” della fornitura) e “controllo” dell’intero processo Dinamiche psicologiche indotte dal • Il numero e la tipologia di seller da sistema di negoziazione online in invitare (ad esempio qualitativamente tempo reale omogenei) Possibilità di cogliere al meglio alcune situazioni contingenti del mercato • La definizione dei parametri “tecnici” dell’asta: • Aumento dell’efficienza del processo la base d’asta di sourcing il tempo di estensione (hammer time) Riduzione del tempo di interazione e il target price di negoziazione con i fornitori il ribasso minimo Maggiore uniformità e confrontabilità delle offerte • La modalità di aggiudicazione (auto- Benefici particolarmente rilevanti per matica o non) gli acquisti ripetuti Possibilità di gestire un maggior numero di eventi negoziali Riduzione tempi per la ricerca di nuovi fornitori e la pre-qualifica
• Maggiore trasparenza, tracciabilità, controllabilità della spesa
• Maggiori informazioni sul mercato di fornitura
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capitolato, si procede in base a una certa frequenza all’organizzazione dell’even- to negoziale online. ❍ La riduzione dei tempi di fornitura, come risultato di quanto evidenziato sopra, con conseguente beneficio per il cliente interno; ❍ Una maggiore trasparenza, tracciabilità e, quindi, controllabilità della spesa: i siste- mi di eSourcing tengono traccia di ogni negoziazione, permettendo di disporre, in modo efficiente, di una reportistica completa e approfondita. ❍ Un aumento delle informazioni a disposizione, come conseguenza di quanto affer- mato al punto precedente: i dati disponibili possono essere utilizzati per meglio comprendere le statistiche sugli acquisti e, quindi, supportare le decisione future.
Questi benefici possono essere conseguiti solo a patto di un’attenta gestione dei nuovi strumenti. Evidenziamo di seguito alcuni aspetti da valutare attentamente: ❍ la scelta di quali categorie merceologiche convenga gestire attraverso gli strumenti di eSourcing e quali sia opportuno continuare a gestire con le negoziazioni tra- dizionali; ❍ il numero e la tipologia dei fornitori da invitare ad ogni evento negoziale online, che fortemente condiziona, da una parte, la dinamica competitiva durante l’asta e, dall’altra, la comparabilità, dal punto di vista della qualità in senso lato, della fornitura; ❍ la definizione dei parametri “tecnici” dell’evento negoziale, quali la base d’asta di partenza, la lunghezza del tempo di estensione dell’asta, il prezzo target di rife- rimento, la dimensione del ribasso minimo; ❍ le modalità di aggregazione dei diversi lotti oggetto della negoziazione, se pre- 38 senti; ❍ eventuali criteri, oltre al prezzo, da considerare esplicitamente in fase di ranking delle offerte e, quindi, di aggiudicazione delle offerte (nel caso di negoziazioni multi-attributo).
Lato seller: le criticità Se quella brevemente schematizzata è la prospettiva del buyer, qual è l’ottica del for- e i benefici nitore? Vediamo prima le criticità, visto che i fornitori tipicamente evidenziano di “subire” gli strumenti di eSourcing (e le aste in particolare): ❍ un’enfasi eccessiva data al prezzo come unico – o comunque dominante – crite- rio su cui fondare la negoziazione, che penalizza, quindi, i fornitori e le offerte di “qualità” (in senso lato) maggiore; ❍ il rischio di riduzione eccessiva del margine sulla fornitura, con possibili effetti negativi sia di breve termine, legati alla volontà/esigenza di “rientrare” da parte del fornitore (e conseguente ripercussione sulla qualità), sia di medio-lungo ter- mine, che riduce la capacità di investimento del fornitore (se non di sopravvi- venza stessa); ❍ il rischio di stravolgere le relazioni consolidate con i fornitori “storici” dell’impresa, pregiudicando così un valore intangibile creato nel tempo.
A fronte di questi aspetti critici, non mancano però, anche per i fornitori, alcuni ele- menti di positività. Vediamo i principali che ci è sembrato di cogliere nel corso della Ricerca: ❍ maggiori opportunità per le imprese più competitive, grazie ad una maggiore sim-
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metria informativa e competitività che gli strumenti di negoziazione online portano; ❍ nuovi canali di business, rilevanti soprattutto per le imprese con strutture com- merciali meno forti che possono entrare come fornitori di grandi aziende attra- verso i portali di eSourcing implementati da queste oppure proporsi come for- nitori di operatori B2b per essere contattati quando viene organizzato un even- to online; ❍ maggiori possibilità di “sfruttare” al meglio situazioni di mercato contingenti, quali la presenza di overstock o di capacità insatura di un certo fornitore, la presenza di un nuovo entrante nel mercato (magari straniero) “desideroso” di accreditarsi, la rilevanza della fornitura per un certo fornitore, ecc.; ❍ una maggiore trasparenza nella negoziazione, a livello sia di prezzo che di regole di aggiudicazione; ❍ la possibilità per qualsiasi fornitore partecipante ad un evento negoziale online di effettuare un benchmark competitivo “immediato” con le aziende concorrenti;
E comunque esiste sempre la possibilità che un’azienda, coinvolta come fornitore in un evento negoziale, utilizzi, in qualità di buyer, lo stesso strumento per ottimizzare i propri acquisti. In questo modo si possono generare aumenti di efficienza lungo l’intera supply chain.
Fig. 2.12 eSourcing: l’ottica dei seller 39 Critica...... con alcuni benefici
• Il rischio di una minore qualità a • Maggiori opportunità per le imprese causa dell’eccessiva enfasi sulla com- più competitive (riduzione dell’asim- petizione sul prezzo metria informativa)
• La valutazione nella negoziazione di • Nuovi canali di business (anche per le criteri differenti dal prezzo imprese con strutture commerciali meno forti) • L’eccessiva riduzione del margine dei fornitori, con effetti negativi sulla • Opportunità di “sfruttare” al meglio loro capacità di investimento (se non negozialmente situazioni contingenti di sopravvivenza) (saturazione delle risorse, presenza di overstock, ecc.) • L’effetto del possibile “stravolgimen- to” delle relazioni consolidate • Maggiore trasparenza della negozia- zione (a livello sia di prezzo che di aggiudicazione)
• Possibilità di benchmark competitivo
• Maggiore efficienza del processo negoziale
E comunque…
• Possibilità di utilizzare, anche da parte dei fornitori, gli strumenti di negoziazione elettronica per i propri acquisti (aumento dell’efficienza lungo l’intera supply chain)
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1city.biz 1city.biz, il marketplace realizzato da i-Faber, società del Gruppo Bancario UniCredito Italiano, in collabora- zione con Erg, Gruppo Impregilo e Oracle, è stato lanciato nell’Aprile del 2002. La missione di 1city.biz è crea- re e gestire mercati elettronici in cui le imprese, private e pubbliche, possano organizzare i propri rapporti commerciali in modo da ottimizzare i processi di business, allargare la propria base clienti e fornitori e con- seguire significativi recuperi di efficienza sia in termini di tempo che di costi. Accanto ai servizi transazionali (aste, cataloghi, richieste d’offerta, gestione dei contratti quadro), 1city.biz offre anche servizi a valore aggiun- to (a integrazione delle negoziazioni) quali lo Scouting (sistema per la ricerca e la valutazione di fornitori/clienti sulla base di dati marketing ed economico/finanziari sviluppato in collaborazione con il part- ner Dun & Bradstreet), Albo Fornitori (servizio che consente la gestione del parco fornitori attraverso dati di qualifica e liste fornitori personalizzate), Competence Center (area dedicata al servizio di training per l’utiliz- zo della piattaforma, corsi di formazione suddivisi per funzione aziendale e osservatorio prezzi), integrazione ERP (integrazione della piattaforma con i sistemi gestionali del cliente) della negoziazione in tempo reale. Inoltre il marketplace offre servizi documentali e finanziari: i primi consistono nell’automazione del workflow relativo alla gestione ordini mentre i secondi sono erogati da UniCredito attraverso le proprie società prodot- to (gestione di incassi e pagamenti, servizi di anticipo e amministrazione del credito, servizi di factoring, firma digitale, rating) Nel corso del 2003 è stata lanciata la soluzione 1city.project, una piattaforma di eProcurement avente come obiettivo quello di ridurre i costi e i tempi del processo di acquisto tra le società appartenenti ai settori Costruzioni, Ingegneria & Impiantistica e i loro fornitori. Caratteristica di 1city.biz è la non invasività (le aziende non devono cambiare i propri processi aziendali) e la semplicità di utilizzo: il modello di business lascia completa autonomia al cliente, erogando i servizi in moda- lità Application Service Providing, a meno che il cliente stesso non richieda esplicitamente della consulenza prima di utilizzare in autonomia gli strumenti. Le aziende acquirenti che oggi operano attivamente sul marketplace sono 150 (delle quali 90 si sono aggiunte nel 2003) mentre i fornitori ammontano a oltre 3000. In poco più di un anno e mezzo di piena operatività (da aprile 2002 a dicembre 2003), 1city.biz ha registrato un valore di transato pari a quasi 700 milioni di €.
Agisco Agisco è una società nata nel 1992 ed è specializzata nei rapporti cliente/fornitore e in particolare offre con- sulenza nei processi tipici delle funzioni acquisti. La società si basa infatti sull’esperienza sia di revisori di costi sia di responsabili di approvvigionamento e ha l’obiettivo di unire tali esperienze all’utilizzo delle nuove tecnologie basate su Internet. Agisco effettua servizi per l’analisi del fabbisogno d’acquisto elaborando opportuni data base nei quali impor- ta i dati storici d’acquisto dei clienti (Modelli di Consumo). Effettua attività di scouting per la ricerca di for- nitori, segnalando seller precedentemente valutati e vagliati. Attraverso processi di richieste di preventivi economici e informazioni tecniche offre consulenza di sourcing per la realizzazione di capitolati d’acquisto e dei relativi contratti sino a gestire con il cliente oppure autono- mamente, la negoziazione vera e propria con il mercato, anche attraverso aste online. 40 Per le tecnologie di negoziazione, Agisco si avvale di accordi preferenziali con le maggiori piattaforme tecno- logiche, erogate in modalità ASP dai principali operatori italiani e stranieri. Agisco si occupa anche di segnalare ai propri clienti la soluzione più adeguata per la gestione ordinaria del- l’acquisto ricorsivo – basata su sistemi di eProcurement – da installare sia in logica proprietaria sia in out- sourcing. Agisco inoltre effettua analisi per la valutazione delle performace delle funzioni acquisti avvalendosi della col- laborazone di Adaci. Utilizzando processi collaudati effettua ricognizioni dell’efficacia ed efficienza della fun- zione in generale, sino a valutare l’operato del singolo buyer. Dal 2003, Agisco ha iniziato a erogare un servizio denominato NEDITER (NEgoziazione DInamica TERziarizzata). Si tratta del primo esempio italiano di Centrale Acquisti Trasversale (non di settore specifico) che negozia con un “processo continuo” prezzi e modalità per conto di terze parti in particolare di beni indi- retti. Questa nuova esperienza di Agisco ha lo scopo di portare i vantaggi della negoziazione tecnologica non solo alle Grandi Aziende ma anche alle PMI, riscoprendo lo spirito di aggregazione della domanda tipico dei marketplace.
BravoSolution BravoSolution è nata nel giugno del 2000 per iniziativa del Gruppo Italcementi. BravoSolution si propone alle aziende come provider di soluzioni nell’ambito del processo di approvvigiona- mento. Basate sulla combinazione di strumenti tecnologici e servizi professionali, queste soluzioni supporta- no l’intero processo di sourcing, dalla definizione e valutazione delle esigenze di acquisto e del mercato di for- nitura, all’analisi delle offerte, fino alla realizzazione della negoziazione online. L’offerta di BravoSolution comprende BravoSolution GeO (Global e-sourcing Operations), servizio di nego- ziazione online totalmente assistita, piattaforme di negoziazione personalizzate basate sulla soluzione BravoSolution ESoP (Enterprise Sourcing Platform) e un’ampia gamma di servizi professionali nell’ambito del procurement. Questi ultimi includono, tra l’altro, programmi di formazione personalizzati, metodologie per l’individuazione delle opportunità di applicazione delle soluzioni di eSourcing nell’ambito del parco acquisti aziendale e programmi specifici per la gestione del “cambiamento” correlato all’introduzione sistematica di queste soluzioni nell’organizzazione aziendale. Completano il profilo di BravoSolution l’esperienza di approv- vigionamento e la profonda conoscenza dei mercati di fornitura sviluppate dai “Centri di Competenza” BravoBuild, BravoBus, BravoFood, BravoGov e BravoIndustry, a disposizione delle aziende dei settori costru- zioni, trasporti, food&grocery, industria di processo e pubblica amministrazione. BravoSolution sta allargando sempre di più il proprio focus geografico in ambito europeo: attiva sui mercati francese e spagnolo, dove è da sempre presente con uffici, la società si è recentemente aperta anche al merca- to tedesco e a quello inglese dove, nel dicembre 2003, si è aggiudicata l’appalto per la fornitura di servizi di aste online ad uso del settore pubblico del Regno Unito. BravoSolution conta ad oggi uffici in 5 nazioni, pre- sidiati da 130 professionisti, in continua crescita Ad oggi BravoSolution, tramite il proprio servizio di negoziazione online totalmente assistita, ha supportato lo svolgimento di 2.500 negoziazioni online per un importo di approvvigionamento di 1 miliardo di € e un portafoglio clienti di oltre 150 primarie aziende internazionali; oltre 4.500 fornitori, provenienti da 33 paesi, hanno partecipato alle negoziazioni.
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FastBuyer FastBuyer nasce nel 2000 all’interno del gruppo Fiat per supportare il processo d’acquisto di Materie Prime, Servizi, e dei Materiali Ausiliari (beni indiretti di MRO), con l’introduzione ed il supporto di strumenti Internet-based. Oltre al ruolo di centrale d’acquisti per il Gruppo, FastBuyer si è aperta fin dall’inizio anche al mercato esterno. Il modello di business di FastBuyer unisce alla fornitura di tecnologia: professionalità, competenze e know how (expertise sulle varie classi merceologiche, scelta del tipo di strumento adatto per le specifiche esigenze del cliente ecc.) che consentono di estrarre il reale valore dall’uso della tecnologia infor- matica per supportare gli Acquisti. Nel Luglio del 2002 FastBuyer ha stretto un accordo con Covisint, il provider internazionale per le Aste onli- ne del settore Automotive. Nel Gennaio del 2004 è stato allargato il precedente accordo con Covisint, con- fermandone la continuità anche con Freemarkets. Questi accordi hanno permesso di consolidare l’esperienza e la focalizzazione sia sul settore Automotive che sul mercato esterno. Per quanto riguarda i servizi di eSourcing, FastBuyer mette a disposizione varie tipologie di strumenti: aste al ribasso, aste multiparametriche, aste olandesi, gare e RFx. L’ampio ventaglio di strumenti consente all’azienda di scegliere per ogni cliente la soluzione più adatta, dopo aver analizzato con quest’ultimo le specifiche pro- blematiche legate al suo processo di approvvigionamento. Anche i cataloghi sono offerti da FastBuyer in una logica di outsourcing; il cliente può scegliere di gestire da solo la negoziazione e lasciare la gestione del catalogo a FastBuyer, oppure affidare a FastBuyer l’intero pro- cesso, avvalendosi quindi: dei contratti basati su grandi volumi, della professionalità e delle competenze spe- cifiche di settore maturate da FastBuyer. Se nel 2002 la cancelleria e l’office automation rappresentavano la maggior parte del transato su cataloghi, nel 2003 sono state acquistate svariate categorie di MRO, tra cui mate- riali per imballaggio o materiali relativi all’antinfortunistica per quanto riguarda gli MRO industriali, e arredi, stampati o cancelleria per quanto riguarda i materiali per ufficio. Ad oggi sono circa 120.000 gli item a cata- logo di fornitori selezionati appartenenti a categorie chiave.
FastWeb B2Biscom, la Divisione B2B di FastWeb, affianca ai servizi di fonia, Internet e video un pool di servizi espres- samente dedicati al mondo del business to business, con particolare attenzione al tema delle aste e gare onli- ne. La Divisione si propone come partner tecnologico e interlocutore in grado di offrire soluzioni a supporto di tutto il processo di compravendita, che, grazie alle competenze interne, possono essere integrate con solu- zioni gestionali già eventualmente adottate dall’azienda cliente. In quest’ottica di progettazione “su misura” per il mercato italiano ed europeo e credendo fortemente nel busi- ness delle soluzioni atte a soddisfare le complesse esigenze dei Buyer, il Team della Divisione B2B ha deciso di sviluppare direttamente le piattaforme tecnologiche di gare/aste online, Albo Fornitori, Gestione Ordini uti- lizzando le tecnologie e il know how sviluppato negli ultimi tre anni nel settore dell’eBusiness. Oggi la divisione B2B di FastWeb offre e realizza soluzioni per la gestione della spesa e per il commercio elet- tronico basate su piattaforme statunitensi Ariba fortemente personalizzate e affiancate da piattaforme realiz- zate internamente. In particolare le piattaforme messe a disposizione sono: il portale fornitori integrato nel sito Web aziendale (registrazione fornitori, visibilità delle trattative in corso, accesso alle applicazioni di nego- ziazione e gestione ordini); la piattaforma di negoziazione telematica (gestione Albo Fornitori, Richieste di 41 Informazioni e Richieste di Quotazione (Rfx), gare e aste dinamiche); la piattaforma per la gestione ordini telematici (gestione cataloghi, richieste di acquisto, richieste di quotazione, workflow di autorizzazione, ordi- ni di acquisto, entrata merci e fattura); soluzioni per la comunicazione aziendale. Tra i clienti della tecnologia B2B di FastWeb ci sono, oltre a Società private, anche enti della pubblica ammi- nistrazione quali comuni (ad esempio Rimini, Torino, Como), ospedali e aziende municipalizzate (ad esem- pio Agam Monza, AEM Milano, AMSC Gallarate, ASM Voghera) che possono effettuare gare online secondo le tradizionali modalità “offerta in busta chiusa”, oppure “a ribasso di prezzo”. La piattaforma è completamente utilizzabile via Web in modalità ASP senza dover installare nulla sui propri PC. Ciascun cliente dispone di una propria partizione privata.
ITP ITP, Itradeplace.com, è un’iniziativa del Gruppo Asm Brescia e del Gruppo Hopa nata per offrire al mercato delle aziende private e pubbliche prodotti e servizi professionali a supporto dei processi di approvvigiona- mento. La gamma dei servizi offerti in tema di acquisti spazia dall’attività consulenziale di ridisegno ed ottimizzazio- ne del ciclo passivo, all’outsourcing di processi e tecnologie Web per la gestione di gare online (eSourcing), fino agli acquisti via catalogo elettronico (eCatalog). In quest’ultimo ambito ITP opera in una logica di cen- trale d’acquisto per gli articoli di general spending mettendo a disposizione dei propri clienti un vero e pro- prio sistema di eCatalog in modalità ASP completo di catalogo con oltre 70.000 referenze. Per rispondere al crescente numero di aziende che preferiscono portare al proprio interno le tecnologie per la gestione di gare ed aste, ITP ha recentemente sviluppato Link Acquisti, una soluzione software per la gestione autonoma di portali privati d’acquisto, RFx ed Aste dinamiche. La gamma dei servizi offerti è completata da soluzioni svi- luppate ad hoc per il mercato delle amministrazioni pubbliche. In quest’ambito ITP offre soluzioni in grado di indirizzare la gestione degli acquisti in economia, le trattative private e ogni procedura di gara ad eviden- za pubblica.
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eProcurement Eni powered by Sieco
L’eProcurement per il Gruppo Eni nasce nel 2000 seguendo un modello di ‘insourcing’ di servizi a valore aggiunto per le imprese del Gruppo e realizzato da Sieco, società del Gruppo Eni che opera nel Settore della fornitura di servizi integrati agli edifici, alle persone e a supporto del business. Per il primo anno, l’iniziativa è stata vista come supporto informatico dell’attività di approvvigionamento offer- ta da Sieco alle società Eni per gli acquisti non strategici. Il progetto si è poi evoluto e Sieco, come business service provider, ha esteso il servizio in due direzioni prin- cipali: tecnologia e consulenza. 1. Tecnologia: Sieco mette a disposizione le infrastrutture e gli applicativi Web-based per la realizzazione dei processi di approvvigionamento d’interesse delle Società Eni ❍ Gare elettroniche ❍ Aste elettroniche ❍ Cataloghi elettronici ❍ Scambio documentale ❍ eSupply Chain integration 2. Consulenza: competenze ed esperienze specifiche ❍ Condivisione delle esperienze fra i vari attori del Gruppo Eni; ❍ Supporto all’individuazione delle tipologie di beni più facilmente negoziabili tramite asta; ❍ Impostazioni dei parametri delle negoziazioni; ❍ Consulenza sulla scelta delle categorie per la strutturazione dei cataloghi e nella trasformazione degli accordi quadro in cataloghi elettronici. Nel 2001 Eni, attraverso Sieco, è entrata nel marketplace Trade-Ranger, con il quale è stata realizzata un’inte- grazione tecnologica. Il servizio di eProcurement offerto da Sieco funziona oggi da “collettore unico” per le transazioni che vengono scambiate fra il Gruppo Eni e i suoi fornitori. Questi possono registrarsi sul market- place Trade Ranger e scegliere se essere visibili solo per Eni o anche per le altre aziende presenti. Le società del Gruppo Eni interagiscono direttamente con Sieco. Nell’immediato futuro verranno potenziati i servizi relativi all’area di eSupply Chain Integration, come la gestio- ne delle fatture. Si presentano di seguito alcuni dati relativi alle prestazioni 2003: ❍ numero utenti interni ed esterni (incluso saltuari): oltre 6.000 ❍ numero gare nel 2003: oltre 600 ❍ numero aste nel 2003: circa 100 ❍ numero ordini nel 2003: circa 20.000 ❍ line items a catalogo: oltre mezzo milione ❍ volume gestito nel 2003: oltre il miliardo di € 42
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L’eCatalog
Come già anticipato nel Capitolo 1, con il termine eCatalog intendiamo un qualsia- Gli strumenti si applicativo che supporti il processo di acquisto ricorsivo nel tempo, basato su catalogo Web, di prodotti e servizi per i quali siano già definite le condizioni di for- nitura e che non rientrano nei normali canali di approvvigionamento direttamente legati alla pianificazione della “produzione”.
Tale processo può essere schematicamente scomposto nelle seguenti fasi principali (Figura 2.13): ❍ gestione del catalogo, che consiste essenzialmente nel caricamento e nell’aggior- namento dei contenuti del catalogo; ❍ generazione della richiesta di acquisto, ossia identificazione dei prodotti/servizi corrispondenti al fabbisogno mediante consultazione del catalogo, e ottenimen- to del preventivo di spesa con l’eventuale conferma delle condizioni di fornitu- ra (tempi e modalità di consegna in primis); ❍ autorizzazione ed emissione dell’ordine, ossia verifica dell’autorizzazione alla spesa, generalmente in funzione della autonomia decisionale del buyer e della categoria merceologica in esame, ed emissione dell’ordine al fornitore (o ai for- nitori); ❍ logistica, cioé allestimento, spedizione e consegna della merce al punto di stoc- caggio/utilizzo, ricezione e verifica della conformità; ❍ gestione del ciclo amministrativo-contabile, che include la verifica del rispetto delle condizioni contrattuali, la ricezione della fattura ed il pagamento.
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Fig. 2.13 Gli strumenti alla base dell’eCatalog
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Coerentemente con le fasi sopra riportate, possiamo mettere in evidenza alcuni 8 8. Per maggiori informazioni, si strumenti alla base di un applicativo di eCatalog (Figura 2.4) : veda il Capitolo 4 sulle Scelte tec- ❍ interfaccia Web del catalogo, che definisce la sua struttura a livello di categorie nologiche e attributi e include gli strumenti di ricerca dei prodotti che si intende acqui- stare; ❍ strumenti a supporto della gestione dei contenuti del catalogo (caricamento e aggior- namento); ❍ strumenti di workflow per la gestione del ciclo autorizzativo della richiesta di acquisto; ❍ strumenti di RFx a supporto dell’acquisto di prodotti non inclusi nel catalogo o per la gestione di variazioni nelle specifiche; ❍ strumenti di integrazione (middleware) con i sistemi gestionali dell’azienda ma anche con quelli dei fornitori ed eventualmente dei vettori logistici coinvolti nella consegna dei prodotti ordinati.
I modelli di eCatalog Al fine di comprendere puntualmente i diversi modelli di eCatalog implementati dalle imprese italiane, utilizziamo una matrice che incrocia la soluzione tecnologica adottata con la scope merceologie e le dimensioni del catalogo.
Con riferimento al primo asse, possiamo distinguere, in modo simile a quanto già evidenziato relativamente all’eSourcing, tra le seguenti differenti soluzioni (Figura 2.14): ❍ completamente interna. Tutti i cataloghi sono caricati e gestiti sulla Intranet 44 9. Cfr. Capitolo 4 aziendale attraverso l’utilizzo di una piattaforma tecnologica di proprietà dell’a- zienda (suite, extended ERP, ad hoc).9 Includiamo in questa categoria anche le aziende che utilizzano la piattaforma messa a disposizione dall’insourcer del Gruppo a cui appartengono. Anche qui riteniamo significativo distinguere tra le aziende multinazionali che hanno sviluppato il progetto di eCatalog a livello ita- liano, coerentemente con le esigenze “locali”, e quelle che, invece, l’hanno “importato” dalla casa madre (o comunque da un progetto globale con epicen- tro all’estero); ❍ interna con ricorso al punch-out. Valgono le stesse considerazioni svolte al punto precedente: oltre ai cataloghi presenti sulla Intranet aziendale, l’utente può entrare in alcuni cataloghi esterni, giacenti sull’Extranet del fornitore, persona- lizzati, in termini sia di gamma prodotti/servizi che di prezzi, per l’azienda; ❍ consortile. I cataloghi sono gestiti da un Marketplace consortile, sulla base della propria piattaforma tecnologica condivisa con tutte le aziende socie di capitale. I cataloghi sono evidentemente gestiti in modo personalizzato e “privato” per la singola impresa; ❍ esterna basata su eCatalog Service Provider. I cataloghi sono caricati su una piat- taforma tecnologica messa a disposizione da un operatore specializzato in una modalità simile all’affitto (application service providing). A volte il provider si occupa anche della gestione dei contenuti del catalogo, mentre la gestione del ciclo amministrativo-contabile e della logistica ricade in genere sull’azienda (Cfr. Box relativo); ❍ esterna basata su eCatalog Process Outsourcer. I cataloghi sono gestiti in toto, per conto dell’azienda utente (buyer), da un operatore esterno specializzato, il quale si occupa non solo della gestione della piattaforma tecnologica e del caricamen-
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to ed aggiornamento dei contenuti, ma anche del ciclo amministrativo-contabi- le e, a volte, delle attività logistiche di consegna (Cfr. Box relativo); ❍ esterna basata sui cataloghi di vendita. I cataloghi utilizzati dall’azienda sono quel- li di vendita messi a disposizione dai fornitori stessi (in particolare dai distribu- tori/grossisti). Sono personalizzati, in termini di gamma prodotti e prezzi, sulla base delle specifiche condizioni definite nel contratto di fornitura in essere con l’azienda; ❍ esterna basata su Marketplace. I cataloghi utilizzati dall’azienda sono quelli pre- senti su un marketplace a cui l’azienda si è iscritta. Si tratta in genere di catalo- ghi “generali”, pubblici, non personalizzati per la singola azienda (Cfr. Box sui Marketplace ortodossi).
Gli eCatalog Service Provider Rientrano nella classificazione di eCatalog Service Provider quegli operatori B2b che mettono a disposizio- ne delle aziende buyer, in modalità ASP, un catalogo elettronico d’acquisto tramite la propria piattaforma tecnologica, al fine di gestire gli acquisti ricorsivi; per questo tipo di acquisti, è di solito già stato definito dal buyer un contratto con i fornitori, o comunque sono chiare tutte le specifiche della fornitura. Le prin- cipali funzionalità supportate sono: la gestione del catalogo, la generazione delle richieste d’acquisto, la defi- nizione delle deleghe e dei budget per ciascun utente, la connessa gestione dell’iter autorizzativo ed even- tualmente la gestione dei flussi documentali. Esempi di operatori B2b che offrono una soluzione di questo tipo sono 1city.biz, BravoSolution, FastWeb, Lario Engineering.
Gli eCatalog Process Outsourcer Questo tipo di operatori B2b gestiscono in outsourcing per conto delle aziende buyer il processo di acqui- sto di determinate categorie di prodotti/servizi (generalmente indiretti e non strategici), attraverso catalogo Web. Non si limitano a mettere a disposizione la piattaforma tecnologica alle imprese utenti, ma gestisco- no anche il processo di caricamento, manutenzione e aggiornamento del catalogo, il processo di acquisto dei prodotti dai diversi fornitori ospitati sul catalogo (che possono essere sia quelli a disposizione dell’ope- ratore, sia quelli specifici voluti dalla singola impresa) e il relativo flusso amministrativo e finanziario, non- chè potenzialmente anche il processo logistico. Esempi di operatori di questo tipo, che selezionano i forni- 45 tori delle varie categorie merceologiche secondo le esigenze del cliente e li aggregano in un ampio catalogo elettronico, sono Arkimat, MPSnet e ITP che gestiscono cataloghi di beni indiretti, come MRO, cancelleria, materiali da ufficio, ma anche Statim, maggiormente focalizzato sui prodotti di laboratorio.
I Marketplace Ortodossi I Marketplace Ortodossi nascono con l’intento di dare vita a mercati sul Web, in cui clienti e fornitori si incontrano per creare nuove opportunità di business. I Marketplace Ortodossi offrono a supporto di tali ambienti virtuali prevalentemente informazioni (ad esempio, elenchi di buyer e seller organizzati per cate- goria merceologica, ecc.) e, in alcuni casi, strumenti transazionali (più spesso cataloghi o RFx). All’interno di questo cluster, che a livello internazionale ha già mostrato numerose criticità, anche in Italia si sono concentrati il maggior numero di cessazioni di attività o di variazioni di modelli di business. Molti, infatti, hanno evoluto la propria offerta verso servizi in modalità service providing, process outsourcer o anche verso la fornitura di software. Anche all’interno di questo comparto, prevalentemente rivolto a real- tà locali e PMI, alcune iniziative stanno comunque raccogliendo dei risultati interessanti, in particolare le iniziative verticali, indirizzate a specifiche nicchie di mercato, oppure orientate all’esportazione del “made in Italy”.
Con riferimento al secondo asse di classificazione, la tipologia del catalogo utilizza- to in termini di scope merceologico e dimensioni, abbiamo schematicamente iden- tificato le seguenti macro-alternative (Figura 2.14): ❍ mini-catalogo di prodotti/servizi indiretti per l’ufficio (General Spending), quali can- celleria, carta, office automation, informatica personale, stampati, attrezzature e arredamento per l’ufficio, servizi di stampa, omaggistica e regali aziendali, ecc. Si tratta di cataloghi molto “snelli”, che includono poche migliaia di items, messi a disposizione, in genere, da un numero limitato di fornitori. Sono utilizzati tipi- camente da personale impiegatizio, in media con un buon livello di dimesti- chezza con il PC (e quindi con una maggiore propensione all’utilizzo dell’appli- cazione online);
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❍ catalogo selettivo di prodotti MRO. Include, oltre ai prodotti/servizi indiretti da ufficio, anche beni e servizi per la manutenzione e la riparazione dell’impianti- stica indutriale, quali, ad esempio, utensileria, viteria e bulloneria, forniture elettriche, strumenti di misura e controllo, cuscinetti, forniture pneumatiche ed olio dinamiche, materiale di sicurezza e protezione, ecc. Si tratta di cataloghi che includono complessivamente diverse migliaia di items (in alcuni casi anche più di diecimila), raggruppati in un numero abbastanza limitato di categorie merceologiche. Sono utilizzati, oltre che dal personale impiegatizio, a volte anche dal personale più operativo (ad esempio, manutentori, tecnici, operai, ecc.), che può presentare maggiori difficoltà nell’adeguarsi al sistema online di gestione delle esigenze di acquisto (in quanto meno abituato all’utilizzo degli strumenti informatici); ❍ maxi catalogo. Include un ampio portafoglio di prodotti MRO, più, a volte, alcu- ni beni strumentali, servizi e alcune categorie di prodotti diretti (che non rien- trano nei canali di riapprovvigionamento sulla base della pianificazione della “produzione”). Includono in genere alcune decine di migliaia di item, arrivan- do anche a superare i centomila; ❍ catalogo di beni diretti per imprese che operano su commessa o progetto (ad esempio società di engineering e costruzioni). Include sia prodotti ad uso singolo che beni strumentali il cui processo di acquisto, in genere regolato da accordi/con- tratti quadro, è attivato ad impulso sulla base della specifica commessa/proget- to e si basa su una certa discrezionalità del progettista.
46 Lo scenario attuale La matrice in Figura 2.14 mette in evidenza i molteplici modelli di eCatalog imple- mentabili da parte di un’impresa, anche se evidentemente non tutti gli incroci hanno la stessa significatività. E, infatti, osservando la situazione attuale italiana, si può notare una certa clasterizzazione delle soluzioni in corrispondenza di alcune caselle della matrice. Vediamo le principali: ❍ mini-cataloghi focalizzati esclusivamente sul general spending, realizzati e gestiti su piattaforma interna, particolarmente diffusi in aziende di servizi, quali banche, assicurazioni, telecomunicazioni, ecc. (ad esempio, Banca Intesa, Unicredito, Tim, Vodafone, Riello); ❍ cataloghi selettivi di MRO realizzati internamente, con eventuale ricorso anche al punch-out (ad esempio, Edison, Enel, Novartis, STMicroelettronics); ❍ maxi-cataloghi realizzati internamente con, a volte, notevole affidamento al punch-out (ad esempio, Exiros-Dalmine, Fiat, Glaxo-GSK, Pirelli).
È interessante mettere in evidenza che spesso, in particolare in relazione ai primi due modelli di eCatalog, il catalogo è il frutto di un processo di razionalizzazione dei prodotti acquistati e dei fornitori corrispondenti, che ha come conseguenza una concentrazione dei volumi.
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Fig. 2.14 I modelli di eCatalog e i principali cluster attuali
Interna Mini cataloghi interni Cataloghi selettivi di Maxi cataloghi interni Interna + MRO interni PunchOut
Consortile
Esterna Service Provider Esterna Process Outsourcer Tipologia di soluzione Tipologia Esterna eMaretplace
Esterna cataloghi di vendita
Mini catalogo prodotti Catalogo MRO Catalogo “maxi” Catalogo beni x ufficio focalizzato diretti Tipologia di catalogo (scope merceologico e dimensione)
47 Non mancano tuttavia modelli diversi, corrispondenti ad altre caselle della matrice, o modelli ibridi, che si basano su più di una soluzione (ad esempio, l’eCatalog del Gruppo ENI che si basa sia su un catalogo interno, gestito dall’insourcer Sieco, foca- lizzato sugli articoli per ufficio, sia su un maxi catalogo gestito dal Marketplace con- sortile Trade-ranger).
A fronte di questo quadro qualitativo, i valori quantitativi in gioco, in termini di I volumi in gioco volumi acquistati via catalogo Web, sono ancora estremamente limitati: complessi- vamente pari a meno di mezzo miliardo di €, a testimonianza di una situazione ancora estremamente embrionale. Diverse sono le ragioni di questa situazione: ❍ un’ancora scarsa diffusione dei cataloghi elettronici in molte aziende anche di grandi dimensioni e multinazionali. Con riferimento proprio alle aziende ope- ranti nel nostro Paese ma appartenenti a grandi multinazionali con headquar- ter al di fuori dell’Italia, occorre notare che in molti casi abbiamo notato che, seppur in presenza di un progetto di eCatalog gestito a livello globale, la filia- le italiana stenta ad adottarlo, vuoi per mancanza di commitment del manage- ment nostrano, vuoi per scarsa coerenza del catalogo con le esigenze specifiche “locali”; ❍ bassi volumi di transato anche nel caso di aziende già dotate di catalogo, con- seguenza di una forte focalizzazione del catalogo solo su alcune categorie di pro- dotti/servizi; ❍ a volte, scarso grado di utilizzo del catalogo a causa di inerzie comportamenta- li da parte degli utenti che “stentano” a cambiare le proprie abitudini, soprat- tutto in mancanza di specifiche azioni di change management in accompagna- mento all’introduzione dell’eCatalog;
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Da notare che, in questo ambito applicativo, il ruolo dei fornitori di servizi esterni è ancora molto limitato. Non mancano tuttavia alcuni casi rilevanti che stanno por- tando avanti modelli di business interessanti (ad esempio, Arkimat, FastWeb, ITP, MPSNet, Statim). La difficoltà maggiore di questi operatori è farsi riconoscere mone- tariamente il valore del servizio che offrono, dal momento che spesso non è ricon- ducibile tanto al saving sul prezzo dei prodotti a catalogo ma alla riduzione dei costi di investimento tecnologico e, soprattutto, di gestione dei processi relativi all’acqui- sto dei prodotti a catalogo.
I trend attesi Se questa è la situazione attuale, quali trend possiamo attenderci? Senza alcune pre- tesa di esaustività ecco i principali che ci sembra di cogliere nella realtà italiana: ❍ maggiore diffusione degli applicativi di eCatalog nella maggior parte delle imprese di maggiori dimensioni (in particolare dei mini cataloghi di articoli da ufficio e di MRO, che richiedono investimenti sia di creazione che di gestione contenuti e possono invece portare a benefici rilevanti); ❍ maggiore integrazione dei cataloghi con i sistemi gestionali, non solo dell’azien- da, ma anche dei fornitori principali, in modo da trasferire anche ad essi parte dei benefici di efficienza ottenibili con tali strumenti; ❍ maggiore integrazione con gli strumenti di eSourcing (ad esempio, caricamento di cataloghi connessi a contratti/accordi quadro negoziati online); ❍ potenzialmente maggiore ricorso alla fruizione di servizi offerti da provider esterni, nella logica sia del Catalog Service Provider che del Catalog Process 48 Outsourcer, ammesso che questi operatori siano in grado di rendere sostenibile il proprio modello di business.
Lato buyer: i benefici Numerosi possono essere i potenziali benefici conseguibili attraverso gli strumenti e le criticità di eCatalog. Vediamo i principali: ❍ L’aumento dell’efficienza del processo di acquisto, come conseguenza sia del- l’automazione di alcune attività, quali ad esempio la gestione della richiesta di acquisto, del workflow approvativo e del ciclo amministrativo-contabile, sia del “ribaltamento”, in una logica self service, di alcune attività direttamente sull’u- tente interno. Gli effetti di questi miglioramenti non riguardano solo gli addetti della funzione Acquisti ma anche il personale amministrativo che, nel caso in cui il catalogo sia integrato con il sistema gestionale, si trova sgravato di una mole significativa di attività. Si noti, infatti, che, anche se i cataloghi Web in genere supportano solo l’acquisto di prodotti e servizi indiretti (MRO), tali acquisti, sebbene abbastanza contenuti in termini di budget, sono però respon- sabili di una percentuale elevatissima di operazioni amministrativo-contabili. ❍ La riduzione dei tempi di fornitura, grazie ad uno snellimento complessivo del processo di gestione della richiesta di acquisto e dell’ordine. ❍ La riduzione del prezzo di acquisto, come effetto indiretto di alcune condizioni che tipicamente precedono la realizzazione di un catalogo Web, quali la razio- nalizzazione del numero dei fornitori e del portafoglio di prodotti (necessaria per ridurre l’onerosità della gestione del catalogo), un maggiore ricorso ai con-
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tratti/accordi quadro, la riduzione dell’effetto Maverick. ❍ L’aumento della qualità interna del processo, come conseguenza della riduzione degli errori legati alle richieste di acquisto e agli ordini. Questo miglioramento può comportare anche una riduzione degli errori nelle forniture, qualora gli errori si trasferiscano fino al fornitore.
L’utilizzo di strumenti di eCatalog per le aziende buyer comporta una serie di criti- cità che non possono essere trascurate. L’implementazione di un catalogo è infatti un processo particolarmente oneroso, come dimostrano le principali criticità emer- se dalla Ricerca e riportate di seguito.
❍ la strutturazione del catalogo (categorizzazione dei prodotti/servizi e definizione del set di attributi di ogni prodotto/servizio), che condiziona pesantemente la sulla usabilità; ❍ l’onerosità del processo di manutenzione ed aggiornamento del catalogo; ❍ le inerzie culturali e comportamentali all’utilizzo del catalogo da parte di alcune categorie di utenti; ❍ l’integrazione del catalogo con i sistemi gestionali sia dell’acquirente che del fornitore (la prima necessaria per creare realmente efficienza nei processi interni, la seconda per avere una affidabile visibilità sugli stock del fornitore); ❍ l’affidabilità dei dati nel catalogo, qualora sia in punch out.
Fig. 2.15 eCatalog: l’ottica del buyer 49 Benefici...... con attenzione a
• Maggiore efficienza del processo di • Strutturazione del catalogo acquisto ricorsivo sia interno (auto- categorizzazione dei prodotti/servizi e mazione del workflow e dei flussi infor- definizione del set di attributi di ogni mativi, “self service”, ecc.) che esterno prodotto/servizio (ciclo ordine-consegna-fatturazione) con conseguente riduzione del “cost • Onerosità della continua manutenzio- of ownership” ne ed aggiornamento del catalogo
• Velocizzazione dei processi e possibi- • Inerzie culturali e comportamentali le riduzione dei tempi di fornitura all’utilizzo del catalogo
• Maggiore controllo della spesa (ridu- • Integrazione del catalogo con i siste- zione effetto Maverick, diminuzione dei mi gestionali sia dell’acquirente ma consumi, ecc.) anche del fornitore (rischi di stock out e di ritardi di consegna non segnalati) • “Razionalizzazione” degli acquisti e concentrazione della spesa (contrat- • Se in punch-out: affidabilità e control- ti/accordi quadro, riduzione del nume- lo dei dati nel catalogo del fornitore ro dei fornitori, ecc.)
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Lato seller: i benefici Oltre ad un impatto sui processi interni del buyer, i progetti di eCatalog possono e le criticità portare anche a rilevanti benefici per i fornitori coinvolti nel catalogo. Due sono i principali: ❍ l’aumento dell’efficienza del processo di evasione dell’ordine, a patto però che il for- nitore sia integrato al catalogo con il proprio sistema informativo. In questo caso i benefici sono i tipici dell’automazione del ciclo ordine-consegna-fatturazione (aumento della produttività del personale commerciale ed amministrativo e riduzione degli errori); ❍ l’innalzamento dei costi di switching del cliente che, attraverso il progetto di imple- mentazione di un eCatalog, investe nella relazione col fornitore.
Non mancano però alcune criticità che occorre ben gestire per non compromettere in parte o in toto i benefici sopra riportati: ❍ l’onerosità del processo di creazione e di aggiornamento del catalogo (disponibilità, nuovi prodotti, prezzi, ecc.); ❍ l’onerosità del processo di logistica per piccoli ordini, nel caso in cui venga delegato al fornitore anche il fullfillment della merce; ❍ l’integrazione con i propri sistemi gestionali, indispensabile affinché il fornitore sia in grado di garantire un buon livello di servizio all’azienda buyer e possa inter- nalizzare anch’esso i benefici di efficienza.
Fig. 2.16 eCatalog: l’ottica dei seller
50 Benefici...... con attenzione a
• Aumento dell’efficienza di processo, • Onerosità del processo di: se integrati, legata all’automazione creazione del catalogo del ciclo ordine-consegna-fatturazio- aggiornamento del catalogo (disponi- ne (riduzione degli errori, tempi di bilità, nuovi prodotti, prezzi, ecc.) pagamento inferiori, ecc.) logistica per piccoli ordini
• Innalzamento dei costi di switching • Integrazione con i propri sistemi del cliente gestionali
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Arkimat Arkimat ha una storia particolare: la prima iniziativa con questo nome nasce con il supporto di un venture capital nel Settembre del 2000 dall’idea di un gruppo di ex consulenti di utilizzare Internet per migliorare il processo di acquisti di beni indiretti delle medie imprese italiane. Il modello di business prevedeva di mette- re a disposizione delle imprese buyer un catalogo normalizzato e personalizzato attraverso cui gestire gli acquisti di beni indiretti da fornitori abituali (oppure da nuovi fornitori eventualmente proposti da Arkimat). Nel Settembre 2001 Arkimat è costretta alla chiusura a causa di operazioni straordinarie a livello di compagi- ne azionaria non andate a buon fine, tuttavia circa un anno dopo, un gruppo di imprenditori che crede molto nel modello di business dell’azienda decide di riprendere l’attività, mantenendo lo stesso nome. Il nuovo Arkimat, nato alla metà del 2002, segue all’inizio una strategia di focalizzazione geografica nell’area di Bologna, per poter rendere più facilmente gestibile la logistica, di cui si occupa in parte Arkimat stessa e per lo più i fornitori e la società di logistica Bartolini. Solo recentemente la società ha cominciato ad espan- dersi anche nel Nord d’Italia, in particolare nella zona di Milano e nel Nord Est. Durante la fase di espansio- ne del mercato, Arkimat ha riscontrato l’adesione spontanea di alcuni fornitori, che hanno visto nei suoi cata- loghi un mezzo per non perdere i propri clienti e l’opportunità di acquisirne di nuovi. L’offerta è rimasta sostanzialmente quella della vecchia iniziativa: viene messo a disposizione dei clienti un catalogo di beni indi- retti che attualmente contiene circa 250 000 item tra cancelleria, MRO, materiali per l’ufficio etc. La piatta- forma tecnologica di Arkimat è quella di Lario Engineering, che consente il controllo autorizzativo dell’emis- sione dell’ordine, oltre ad una reportistica dettagliata sui consumi e sul controllo del budget d’acquisto. Il transato passato attraverso i cataloghi elettronici di Arkimat nel 2003 è stato di circa 700 000 €.
Axiba Axiba è parte attiva di un network internazionale (EXA, IRTA) operante nel Corporate Barter e nel Large Retail Barter. Nata come business unit di Crossfin Spa, oggi è in corso di progettazione il suo spin off e la creazione di una newco Axiba Spa. Il Corporate Barter è una modalità di approvvigionamento destinato alle imprese che consente di acquistare beni, merci e servizi, in assenza o con solo parziale esborso monetario, ripianando i debiti contratti per tali acquisti con la fornitura dei propri prodotti o servizi. Queste operazioni di compravendita in compensazione si svolgono all’interno di un Circuito di aziende ade- renti allo stesso, gestito da Axiba, Banca di Compensazione, e sono regolate per mezzo dell’apertura di una posizione di conto corrente in scambio, che registra le posizioni dinamiche di dare e avere mediante una piat- taforma tecnologica denominata BSP, rendendo quindi possibile lo scambio multitemporale e multilaterale. Le operazioni eseguite attraverso Axiba attualmente avvengono off line con il supporto di traders e brokers e con la possibilità di effettuare online le richieste di acquisto e vendita. Da fine marzo 2004 verrà ultimato il test della piattaforma che, resa attiva su Web, consentirà agli aderenti l’autogestione delle transazioni di com- pravendita. Axiba si rivolge prevalentemente al mercato italiano e le categorie merceologiche transate inclu- dono telefonia, mobili/arredo, video, viaggi, informatica, grafica, office automation, tempo libero, veicoli, pub- blicità, servizi diversi e ogni altro bene di interesse nel mondo corporate (materie prime escluse). Axiba offre servizi a supporto dei processi di scambio multilaterale, quali: qualificazione dei partecipanti, gestione pro- positiva delle offerte/domande, supporto negoziale, verifica della qualità dei beni e servizi offerti, etc. 51 In controtendenza con il mercato generale, quello in cui opera Axiba è in continua e costante crescita. Nel Nord America il Corporate Countertrade, che accorpa il Corporate ed il Retail Barter, muove più di $600 miliardi (equivalente all’1,2% del PIL nordamericano), con incrementi annui dell’8% negli ultimi 3 anni. Il 65% delle società quotate al NYSE utilizza il Corporate Barter per ampliare e gestire le proprie attività, men- tre in Italia sono almeno 3.000 le aziende che ne fanno regolarmente uso, con scambi globali eseguiti dai vari players per 500 milioni di € annui.
MPSnet Nasce nel maggio 2001 come struttura interna al Gruppo Monte dei Paschi di Siena con la missione di aumen- tare il livello di innovazione nei servizi erogati dal gruppo facendo leva sulle nuove tecnologie. Al suo inter- no vi è una divisione che si occupa specificatamente dei Servizi di Acquisto per le Imprese (SAI, www.sai.mpsnet.it), attraverso l’offerta di soluzioni di eSourcing e di eCatalog, complementate da servizi finanziari a supporto dei processi di approvvigionamento (finanziamento del circolante, factoring, leasing, ecc.). Per quanto riguarda l’eCatalog, i servizi offerti si appoggiano ad un catalogo elettronico unitario com- posto da circa 65.000 item, suddivisi in categorie merceologiche che spaziano dai prodotti di cancelleria e materiale per ufficio, agli MRO ed in generale al mondo dei materiali indiretti. MPSnet offre alle aziende acqui- renti una soluzione di Process Outsourcing in quanto comprende la gestione del catalogo, la gestione del ciclo autorizzativo, la gestione del processo logistico e la gestione della relazione amministrativa con i fornitori (tra- sparente per l’azienda acquirente che ordina e riceve fattura solo da MPSnet). Inoltre permette una semplice e modulabile integrazione con tutti i maggiori gestionali presenti sul mercato L’ applicativo di gestione cata- logo e gestione ordini è stato sviluppato da Lario Engineering. SAI di MPSnet, infine, offre anche la possibilità di effettuare la gestione elettronica di richieste di offerta, gare e aste online, con un supporto consulenziale specializzato merceologicamente, erogando la piattafor- ma in ASP ad imprese di medie ma anche di piccole dimensioni. Attualmente, oltre duemila clienti utiliz- zano i servizi di SAI.
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RS Components RS Components Spa è un fornitore focalizzato sul mercato B2B dei prodotti indiretti (MRO) con un catalogo di circa 80.000 prodotti tecnici provenienti da 12 categorie merceologiche diverse. RS Components è presente sul mercato italiano da 12 anni e fa parte del gruppo Electrocomponents, nato con RS UK nel 1937. Il Gruppo è quotato alla Borsa di Londra e realizza un fatturato di 747 milioni di Sterline, di cui il 18% tramite commercio elettronico. Il business model di RS accompagna la vendita dei prodotti con l’erogazione di servizi mirati alle esigenze dei clienti: consegna mediamente in 24 ore senza minimo ordinabile, consulenza tecnica pre e post vendita, ser- vizio di taratura. A questi servizi, che storicamente fanno parte del DNA dell’azienda, RS ha aggiunto il canale del commercio elettronico tramite tre strumenti: il sito Internet, eProcurement, PurchasingManager‚ . Il sito Internet è disponibile a tutte le aziende fornendo vantaggi immediati (ricerca e comparazione dei pro- dotti, consultazione delle schede tecniche, gestione Web dell’ordine e della conferma d’ordine). Per chi invece ha un proprio sistema eProcurement RS è in grado di supportare il collegamento in Punch Out, integrando il proprio sito con i principali vendors (SAP, Ariba, C1, Oracle, ecc.). In questo caso il collega- mento avviene tramite Extranet e la gestione del catalogo è interamente affidata ad RS, consentendo un note- vole risparmio sui costi di manutenzione dei dati. RS fornisce anche il proprio catalogo per le applicazioni Intranet basate su Content file statico. PurchasingManager‚ è un software di proprietà concesso in uso gratuito in modalità ASP; permette la gestio- ne degli ordini nei confronti di RS in modalità eProcurement (gestione dei centri di costo, degli ordini aper- ti, dei limiti di spesa, degli indirizzi di spedizione, dell’archivio storico degli ordini e della reportistica). Attraverso Purchasing Manager, Content file e Punch out RS partecipa a più di 100 progetti eProcurement atti- vi sul solo mercato italiano adattandosi alle più disparate esigenze dei suoi clienti. RS è il modo più affidabile e vantaggioso per acquistare prodotti industriali in piccolo volumi.
Statim Statim nasce a Milano nella seconda metà del 2001 dall’iniziativa di un fondo di investimento internazionale, sviluppando il proprio business nel complesso e articolato settore dell’eProcurement. L’ambito in cui si muove è quello dei prodotti e servizi destinati ad aziende farmaceutiche, chimiche, cosmetiche, alimentari, biotec- nologiche e alla pubblica amministrazione, curando la gestione degli approvvigionamenti necessari al buon funzionamento dei loro laboratori di analisi ricerca e controllo qualità. I servizi offerti da Statim sono erogati sia in modalità Application Service Provider (ASP), aiutando il cliente nelle procedure di re-engineering dei processi d’acquisto e sostenendolo funzionalmente con l’utilizzo di spe- cializzati strumenti informatici, sia gestendo in outsourcing l’intero processo degli approvvigionamenti e della logistica. In entrambi i servizi offerti, Statim mette a disposizione dei clienti una partizione della propria piat- taforma informatica, sviluppata in accordo alle esigenze del mercato con la collaborazione di FastWeb, gesten- do i processi d’integrazione nella supply chain e la creazione di cataloghi elettronici personalizzati e nor- malizzati. L’importante obiettivo di Statim è quello di permettere ai propri clienti, attraverso l’uso dei servi- zi offerti, di trasferire il loro ufficio acquisti su una piattaforma informatica, beneficiando delle indiscutibili opportunità offerte dalla moderna tecnologia, ma continuando a gestirla con la professionalità e competenza 52 assicurata dalla risorsa umana. Nell’anno 2003 la società ha fatturato ad una dozzina di clienti un importo di quasi 8 milioni di €, aggregando nei cataloghi messi a disposizione della propria clientela l’offerta di circa 450 fornitori.
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3. L’eSupply Chain
I differenti approcci
Il termine eSupply Chain identifica usualmente la gestione integrata e collaborativa dei processi che coinvolgono un’azienda e i suoi principali partner di filiera, in modo da cogliere i vantaggi legati alla pianificazione e gestione dei processi in otti- ca di “azienda estesa”. Cerchiamo di caratterizzare più compiutamente il mondo dell’eSupply Chain utilizzando uno schema di lettura basato su due assi: ❍ il primo, il medesimo utilizzato anche per analizzare l’eProcurement e già intro- dotto nel Capitolo 1, identifica il macro-ambito applicativo in termini di pro- cessi impattati dalle nuove tecnologie, eSupply Chain Execution ed eSupply Chain Collaboration; ❍ il secondo identifica invece le scelte di natura tecnologica dell’azienda, se cioè ci si avvale di tecnologie di integrazione applicazione-applicazione (A2A) “tra- dizionali” (EDI o integrazione applicativa basata su paradigmi client-server), di tecnologie di integrazione di tipo EDI su Internet o di tecnologie di tipo Extranet, sia Web-based che XML-based.10 10. Cfr. Capitolo 4 per maggiori approfondimenti sulle Scelte Tecnologiche In relazione al primo asse, i macro-ambiti applicativi, si può parlare di eSupply Chain in riferimento alle due seguenti categorie di processi: ❍ i processi operativi (eSupply Chain Execution), tipicamente il ciclo ordine-conse- 53 gna-fatturazione (comprendendo anche le fasi logistiche, amministrative e con- tabili), ma anche i processi di pre-vendita e post-vendita, con l’obiettivo di auto- matizzare e integrare le fasi che stanno sull’interfaccia tra i partner di filiera (compresi i fornitori terzi di servizi di produzione o logistica); ❍ i processi collaborativi (eSupply Chain Collaboration) a livello tipicamente di pia- nificazione operativa (previsione della domanda, gestione delle scorte, monito- raggio e controllo della supply chain, ecc.)11, di sviluppo nuovi prodotti, di 11. Più precisamente la pianifica- zione collaborativa comprende sia gestione della qualità, con l’obiettivo di migliorare l’efficacia dei processi grazie i modelli che prevedono lo scambio alla condivisione di informazioni e know-how e grazie anche alla collaborazio- di informazioni utili alla pianifi- cazione tra i membri della supply ne nelle fasi decisionali ed esecutive. chain (ad esempio CRP = Continuous Replenishment Programs oppure VMI = Vendor Lo schema proposto consente di identificare le differenti accezioni di eSupply Managed Inventory) che, in ottica Chain presenti nel panorama italiano (Figura 3.1), dall’utilizzo di tecnologie tra- più evoluta, la gestione collabora- tiva del processo di pianificazione dizionali a parziale o completa integrazione dei processi operativi (tipicamente il (es. CPFR = Collaborative ciclo dell’ordine) fino all’utilizzo di tecnologie Internet-based (sia di integrazione Planning Forecasting and Replenishment) applicazione-applicazione che Extranet Web-based) per supportare, oltre ai proces- si operativi, anche la collaborazione lungo la filiera.
Pur considerando l’elevata varietà dei casi riscontrati, per cui ogni casella dello sche- ma è in realtà “popolata” da casi di rilievo, si possono identificare alcuni cluster rap- presentativi dei più diffusi atteggiamenti delle aziende italiane nei confronti dell’a- dozione delle nuove tecnologie a supporto dei processi di eSupply Chain: ❍ le imprese focalizzate sulle transazioni via EDI, per le quali l’eSupply Chain signifi- ca essenzialmente utilizzo dell’EDI tradizionale a supporto dei processi transazio- nali (la maggior parte delle grandi aziende nei settori grocery e farmaceutico);
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❍ le imprese focalizzate sulla collaborazione via EDI, che utilizzano le tecnologie tra- dizionali a supporto dei processi collaborativi, implementando logiche di VMI o codesign (alcune imprese nel settore grocery, la gestione dei fornitori strategi- ci nei comparti automobilistico ed elettrodomestici); ❍ le imprese focalizzate su Internet, per le quali invece, anche in relazione alla strut- tura delle relazioni e del settore in cui operano, l’EDI tradizionale non si è sto- ricamente dimostrato uno strumento adatto e l’eSupply Chain è stato imple- mentato recentemente con soluzioni Extranet Web-based (ad esempio la mag- gior parte dei distributori di informatica, alcuni distributori di ricambi auto) o con soluzioni di integrazione Internet-based (ad esempio le aziende che hanno aderito ai progetti OptoIDX nel distretto bellunese o TextileBusiness nel distret- to serico comasco); ❍ gli innovatori, i quali pur operando in settori che hanno tradizionalmente impie- gato soluzioni EDI, avendo colto le potenzialità delle nuove tecnologie Internet- based, stanno iniziando a migrare almeno parte delle loro transazioni su tali soluzioni (le aziende nel settore farmaceutico aderenti al progetto EasyDAFNE12, i principali produttori di elettrodomestici); 12. EasyDAFNE è un progetto ❍ le imprese “full-committed”, che utilizzano in modo complementare le differenti volto all’adozione di strumenti di EDI su Internet nel settore farma- soluzioni tecnologiche, avendone compreso le specificità, a supporto sia dei ceutico, promosso da DAFNE, un processi operativi che dei processi collaborativi, selezionando il portafoglio di consorzio a cui aderiscono molti dei principali produttori e distri- soluzioni ritenuto più adeguato alla natura dei processi supportati, alla tipolo- butori gia di partner commerciali ed alle specifiche scelte di implementazione già effet- tuate nel passato (ad esempio Arrow Electronics, HP, Pirelli).
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Fig. 3.1 I differenti approcci all’eSupply Chain
Approccio focalizzato sulla Approccio collaborazione “Full committed” via EDI Collaboration eSupply Chain
Approccio focalizzato su Internet Innovatori Approccio focalizzato sulle transazioni via EDI Execution eSupply Chain
EDI (+ sistemi proprietari) EDI su Internet Internet
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Leggiamo lo schema precedente con i numeri alla mano (si veda la Figura 3.2). I dati quantitativi sembrerebbero trasferire un messaggio chiaro: il grosso del trans- ato B2b che fluisce per via elettronica corrisponde all’utilizzo di tecnologie tradi- zionali per l’automazione dei processi operativi – il ciclo ordine-consegna-fattura- zione - (40% del totale eCommerce B2b, quasi 30 miliardi di €) o a supporto della collaborazione nella filiera, secondo i modelli “più semplici” – Vendor Managed Inventory, scambio di documenti tecnici - (38 % del totale eCommerce B2b, 28 miliardi di €). Molto meno diffusa appare l’adozione delle tecnologie Internet-based - sia EDI su Internet che Extranet - in applicazioni di eSupply Chain (il restante 22% del totale eCommerce B2b, 16 miliardi di €). Una lettura “piatta” dei dati porterebbe così a concludere che le nuove tecnologie Internet-based sono ancora “lontane” dall’aver conseguito le promesse di qualche anno fa.
Il valore delle transazioni gestite attraverso l’eSupply Chain ed il peso delle diverse solu- Fig. 3.2 zioni tecnologiche
38% 1% 4% Collaboration eSupply Chain 55
40% 12% 5% Execution eSupply Chain
EDI (+ sistemi proprietari) EDI su Internet Internet
In realtà l’analisi del solo transato eCommerce tende a nascondere alcune dinami- che evidenti nel panorama italiano e che ci inducono a considerare con molto mag- giore ottimismo il ruolo delle nuove tecnologie a supporto dell’eSupply Chain.
L’EDI tradizionale ha un dominio applicativo molto circostanziato - integrazione dei processi operativi e supporto a modelli di collaborazione “semplici” - e per altro è utilizzato in modo limitato - nella gran parte dei casi per scambiarsi due/tre tipolo- gie di documenti con i pochi clienti e fornitori di classe A. In sostanza, l’EDI tradi- zionale ha denotato e denota tuttora forti limiti in relazione alla sua diffusione - soprattutto verso le PMI - ed alla sua capacità di supportare i processi interazienda- li. Se il valore assoluto del transato via EDI viene riletto in termini di incidenza per- centuale sul transato B2b complessivo si evidenzia un tasso medio di adozione del-
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l’ordine di qualche punto percentuale, derivante dalla media di alcuni settori a medio-alta diffusione (farmaceutico, automobilistico, elettrodomestici, informatica e telecomunicazioni) e di settori a diffusione medio-bassa (grocery, materiale elet- trico) o pressoché nulla (ad esempio, tessile-abbigliamento e meccanico). I benefici legati all’adozione dell’EDI sono quindi “modesti” a causa del mancato raggiungimento di “massa critica” - con l’eccezione forse dei già citati settori farma- ceutico ad automobilistico - e della scarsa incidenza sui processi interaziendali.
Nel contempo, le nuove tecnologie Internet-based, sia le estensioni dell’EDI tradi- zionale (Internet EDI, WebEDI, scambio documenti in XML, ecc.) sia soprattutto le applicazioni Extranet Web-based, stanno aprendosi un varco che inizia ad essere significativo soprattutto nei settori storicamente meno “occupati” dall’EDI tradizio- nale (tessile-abbigliamento, materiale elettrico, informatica).
Sono riscontrabili al riguardo due direzioni di sviluppo legate all’adozione delle nuove tecnologie. ❍ in primo luogo la maggiore capacità di diffusione e penetrazione grazie alla mino- re complessità ed ai minori costi di adozione. Sono esemplari al riguardo i pro- getti di Internet e WebEDI di natura consortile che si stanno affermando sia nel settore grocery (progetto Euritmo, promosso da Indicod-ECR) che nel settore farmaceutico (progetto EasyDAFNE), entrambi mossi dall’obiettivo di aumenta- re la “massa critica” di soggetti della filiera coinvolti nelle relazioni EDI. ❍ in secondo luogo la capacità di supportare tutti i processi interaziendali, sia quelli basati su paradigmi di comunicazione applicazione-applicazione - storicamente appannaggio dell’EDI tradizionale - sia soprattutto quelli basati su paradigmi di 56 comunicazione uomo-applicazione e uomo-uomo (ad esempio sviluppo nuovi prodotti, pianificazione collaborativa, gestione congiunta delle promozioni). Sono ormai diverse decine in Italia le Extranet Web-based che costituiscono per le aziende che le hanno implementate il “fulcro” nella relazione con i partner strategici di filiera (si vedano, per citarne alcune tra le più significative, le Extranet di Pirelli, di Esprinet, di RS-components, di Rhiag, di HP, di Bonfiglioli, di Ittierre, di Snaidero).
Queste due direzioni di sviluppo, anche se ad oggi hanno portato a risultati quan- titativi ancora inferiori all’EDI tradizionale, prefigurano per le applicazioni di eSupply Chain Internet-based un tasso di penetrazione nel B2b italiano assoluta- mente “irrangiungibile” con le tecnologie tradizionali, sia in termini di incidenza sul transato B2b sia in termini di impatto sui processi.
Uno sguardo al grado di adozione delle soluzioni di eSupply Chain nei diversi set- tori evidenzia come queste dinamiche, sebbene in atto quasi dovunque, stiano pro- cedendo secondo percorsi fortemente differenziati in funzione delle caratteristiche strutturali e del grado di diffusione delle tecnologie tradizionali.
Possiamo a tal fine classificare i settori utilizzando uno schema a due assi, che ripor- ta sul primo asse l’incidenza percentuale dell’eCommerce nelle applicazioni di 13. Cfr. La Nota Metodologica eSupply chain sul transato B2b complessivo del settore13 e sul secondo la ripartizio- ne percentuale del transato nelle applicazioni di eSupply Chain tra eSupply Chain Execution ed eSupply Chain Collaboration.
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Uno sguardo alla Figura 3.3 evidenzia approcci diversi all’eSupply Chain nei diver- si settori:14 14. Per maggiori approfondimenti ❍ si veda il Capitolo 5 sulle princi- settori che, sebbene con diverso grado di adozione - mediamente basso (grocery e pali filiere materiale elettrico), medio (informatica e telecomunicazioni), alto (farmaceutico) – sono essenzialmente focalizzati sui processi di eSupply Chain Execution - in genera- le con applicazioni che supportano “parzialmente” l’integrazione del ciclo dell’ordine; ❍ settori che, seppur caratterizzati da penetrazione quantitativa dell’eSupply Chain media (automobilistico, elettrodomestici) o bassissima (tessile-abbiglia- mento) presentano progetti a più alto impatto sui processi, in molti casi orien- tati a supportare la collaborazione nella filiera.
Fig. 3.3 La diffusione delle soluzioni di eSupply Chain nei principali comparti merceologici
Tessile Abbigliamento Elettro- domestici Auto- mobilistico
Meccanico Materiale elettrico Grocery Informatica 57 Telecomu- Farma- Turismo nicazioni ceutico 0% eSupply Chain Collaboration 100% 100% eSupply Chain Execution 0%
0% Incidenza dell’eSupply Chain sul transato B2b 100%
N.B.: la superficie dei cerchi è proporzionale al valore dell’eCommerce B2b in area Supply Chain
L’eSupply Chain Execution
Per comprendere quali siano le principali funzionalità delle soluzioni di eSupply Gli strumenti Chain Execution iniziamo a suddividere il processo nelle sue fasi logiche elementa- ri: ❍ supporto pre-vendita, consistente nel condividere tutte le informazioni – su pro- dotti, prezzi, disponibilità della merce, termini di consegna - utili alla successi- va fase di emissione dell’ordine; ❍ emissione dell’ordine, dalla creazione - compresa la fase di configurazione per prodotti complessi – alla conferma da parte del fornitore delle condizioni eco- nomiche e logistiche; ❍ logistica, dall’allestimento della merce alla consegna presso le strutture logistiche del cliente (o di un fornitore di servizi logistici); ❍ ciclo amministrativo-contabile, dall’emissione della fattura alla gestione dei paga- menti, comprese le attività di riconciliazione contabile; ❍ supporto post-vendita, in questo caso un insieme di attività fortemente dipen- dente dal settore merceologico che includono ad esempio la gestione dei recla-
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mi, la gestione delle richieste di supporto tecnico, la condivisione di informa- zioni contabili.
Con il termine di eSupply Chain Execution intendiamo quindi qualsiasi soluzione tecnologica che supporti una o più di tali fasi, mediante funzionalità che possono 15. Per maggiore dettaglio si veda essere mappate proprio in relazione alle fasi messe in evidenza (Figura 3.4):15 il Capitolo 4 sulle Scelte ❍ Tecnologiche strumenti a supporto della gestione dei contenuti; ❍ strumenti di impostazione e gestione del workflow documentale; ❍ strumenti di integrazione con gli applicativi di natura transazionale interni all’a- zienda; ❍ strumenti di gestione dello scambio documentale con clienti e fornitori; ❍ strumenti di integrazione con gli applicativi di clienti e fornitori; ❍ strumenti di allineamento dei dati anagrafici (cataloghi e listini).
Fig. 3.4 Gli strumenti alla base dell’eSupply Chain Execution
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I modelli di eSupply I modelli di eSupply Chain Execution possono essere più chiaramente identificati Chain Execution utilizzando una matrice a due assi: la soluzione tecnologica adottata ed il grado di sup- porto ai processi operativi.
In relazione al primo asse, la soluzione tecnologica adottata, abbiamo identificato le 16. Cfr. Capitolo 4, Le Scelte seguenti alternative di integrazione:16 Tecnologiche, per maggiori detta- ❍ gli EDI tradizionale. L’integrazione sull’interfaccia fornitore-cliente è realizzata mediante lo scambio di documenti elettronici “transazionali” – ordini, conferme d’ordine, documenti di trasporto, fatture - strutturati sulla base di uno standard condiviso; ❍ Soluzioni proprietarie. In questo caso l’integrazione è realizzata mediante scam- bio di documenti elettronici in formati proprietari oppure mediante condivisio- ne applicativa, soluzione tipicamente promossa da una grande azienda verso i suoi partner di filiera; ❍ A2A Internet-based. L’integrazione è sempre di tipo applicazione-applicazione,
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ma le tecnologie per l’integrazione sono in questo caso quelle abilitate dalla suite dei prodotti Internet (InternetEDI, WebEDI o XML-based A2A); ❍ Soluzioni consortili. In questo caso l’architettura e le tecnologie per l’integrazio- ne, usualmente di tipo A2A, sono messi a disposizione da un operatore specia- lizzato a livello distrettuale o per filiera e gli standard sono condivisi a livello di distretto/di filiera; ❍ Extranet Seller Centric. L’ interazione nei processi operativi avviene sulla Extranet del fornitore sulla quale è disponibile il catalogo di vendita, le informazioni di supporto alla fase di pre-vendita, un eventuale strumento di supporto alla crea- zione e configurazione dell’ordine, e mediante la quale sono gestite le principa- li fasi del processo (emissione dell’ordine, tracking dell’ordine, ecc.) secondo workflow predefiniti dal fornitore; ❍ Extranet Buyer Centric. In questo caso è l’Extranet del cliente il “luogo” dove avviene l’interazione sui processi operativi, usualmente dando visibilità ai forni- tori degli ordini di acquisto e chiedendo loro di inserire i principali documenti di supporto al ciclo ordine-consegna-fatturazione (tracking degli ordini, bolle di trasporto, fatture, ecc.).
In relazione al secondo asse, il grado di supporto ai processi operativi, inteso come ampiezza delle fasi supportate, si possono distinguere le seguenti alternative: ❍ copertura limitata del ciclo dell’ordine. Sono scambiati solo alcuni documenti base del ciclo ordine-consegna-fatturazione, tipicamente ordini e fatture; ❍ copertura estesa del ciclo dell’ordine. L’applicazione in questo caso supporta lo scambio elettronico di gran parte dei documenti del ciclo: ordini, conferme d’ordine, avvisi di spedizione, documenti di trasporto, fatture, avvisi di paga- 59 mento; ❍ copertura completa del ciclo dell’ordine. Oltre allo scambio di dati transazionali, coperto in modo estensivo (come la soluzione precedente), si realizza l’allinea- mento automatico delle anagrafiche relative ai dati di prodotto, alle condizioni di vendita, ai listini. ❍ copertura estesa ad altri processi operativi. La soluzione supporta in questo caso anche alcuni processi operativi complementari al ciclo dell’ordine, associati alle fasi che precedono l’emissione dell’ordine (pre-vendita) o che seguono la chiu- sura del ciclo dell’ordine (post-vendita).
Le soluzioni adottate dalle aziende italiane tendono a concentrasi in alcuni cluster La situazione attuale prevalenti all’interno della matrice dei modelli di eSupply Chain Execution, sebbe- ne non siano rari i casi di aziende che seguono approcci misti (Figura 3.5): ❍ le imprese che adottano tecnologie tradizionali - prevalentemente EDI, ma anche soluzioni proprietarie, specialmente nei casi in cui un’azienda “capo-filiera” ha avuto la forza di imporre i propri standard - a copertura parziale del ciclo del- l’ordine. È il cluster più “popolato”: la maggior parte delle grandi aziende – principalmente, ma non solo, nei settori grocery, automobilistico, farmaceuti- co, elettrodomestici, materiale elettrico – ha negli anni ‘80 e ‘90 investito in queste soluzioni. Il grado di adozione - in termini di tipologie di documenti, numero di partner coinvolti, percentuale del flusso documentale - è però mediamente basso, anche se fortemente dipendente dal settore merceologico17 17. Cfr. Capitolo 5 sulle principa- e dalla dimensione aziendale; li filiere
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❍ le imprese che adottano tecnologie tradizionali a copertura estesa del ciclo dell’ordine. Si tratta di casi rari nel panorama italiano (alcune aziende nel settore grocery, le grandi imprese nei settori automobilistico ed elettrodomestici), in generale una forte minoranza delle aziende utilizzatrici di soluzioni basate su tecnologie tra- dizionali. Basti pensare che meno del 50% delle aziende utenti dell’EDI tradi- zionale gestisce sia l’ordine che la conferma d’ordine; ❍ le imprese che adottano strumenti di integrazione Internet-based a copertura parzia- le o estesa del ciclo dell’ordine (ad esempio Carrefour). I progetti più interessanti puntano a superare i limiti dell’EDI tradizionale operando a diversi livelli: ridu- zione dei costi di connessione e trasporto dati (Internet EDI), semplificazione del linguaggio utilizzato per scrivere documenti EDI (attraverso l’XML), sup- porto Web (WebEDI), strumenti per l’integrazione dei processi (B2b Process Integration). In alcuni comparti si stanno sviluppando soluzioni Web-EDI fina- lizzate ad attirare nel circuito EDI molte aziende di medio-piccole dimensioni - ed in taluni casi anche grandi - che non hanno interesse ad investire in soluzio- ni EDI, in generale perché prive delle competenze tecnico-organizzative o di esi- genze di integrazione con i propri sistemi gestionali; ❍ i Marketplace di Distretto, che raccolgono porzioni più o meno significative degli operatori di una filiera per lavorare in modo “paritetico” nella creazione di modelli di processo condivisi (con tutti gli standard annessi) che costituiscano l’impalcatura su cui innestare la collaborazione (si vedano al riguardo in Italia i progetti OptoIDX nella filiera degli occhiali bellunese e Textilebusiness nel distretto serico comasco, il progetto ModaML nel settore tessile-abbigliamento); ❍ le imprese che hanno sviluppato Extranet di eSelling/eDistribution. Sono applicazio- ni che puntano a gestire la maggior parte delle fasi del ciclo dell’ordine, com- 60 presi il pre-vendita ed il post-vendita, sulla Extranet dell’azienda fornitore. Si sono sviluppate soprattutto in quei settori dove il canale commerciale è estre- mamente frammentato - distribuzione di prodotti informatici (Esprinet, Algol, Actebis), distribuzione di ricambi auto (Rhiag, Ducati) - oppure sono comples- se le fasi di pre-vendita e/o l’assistenza post-vendita (Bonfiglioli). Sono nate spesso come naturale estensione dei progetti di automazione del customer ser- vice e della forza vendita. Usualmente si appoggiano in modo significativo sulle funzionalità dei sistemi transazionali (ERP o legacy); ❍ le imprese che hanno sviluppato Extranet di gestione dei fornitori. Sono in genere aziende che hanno terziarizzato ai fornitori una porzione significativa del loro processo produttivo e che necessitano di uno strumento di interazione con i fornitori flessibile e poco invasivo, spesso in relazione alla limitata “capacità informatica” dei fornitori stessi (ad esempio ABB, BTicino, Ittierre, Salvatore Ferragamo).
Risultano invece poco “popolate” alcune aree della matrice, in corrispondenza a modelli che ad oggi non hanno ottenuto, in taluni casi per giovinezza o immaturi- tà, una diffusione paragonabile ai cluster prima evidenziati: ❍ i Marketplace consortili di filiera, che fino ad ora non sono riusciti a sviluppare soluzioni di eSupply Chain Execution “più appetibili” rispetto alle iniziative pri- vate, sebbene i più attivi stiano implementando progetti pilota (ad esempio CPGmarket.com nel comparto grocery); ❍ i progetti volti alla gestione automatica dell’allineamento delle anagrafiche rela- tive ai “master data” - dati di prodotto, condizioni di vendita, listini, ecc. -, in realtà pressoché inesistenti nel nostro paese;
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❍ i progetti di integrazione tra aziende a livello dei processi, ancora in fase embrio- nale, con l’eccezione di alcune interessanti esperienze come quelle di imple- mentazione dei modelli e degli standard RosettaNet in HP, Arrow Electronics, Italtel e Cisco.
Fig. 3.5 I modelli di eSupply Chain Execution e i principali cluster nello scenario attuale
Copertura estesa ad altri processi
Extranet Extranet Copertura di eSelling/ di gestione completa eDistribution fornitori
Ciclo Copertura ordine “esteso” estesa con tecnologie tradizionali Ciclo ordine Marketplace con di tecnologia distretto Ciclo ordine Internet Copertura “parziale” con
Grado di supporto ai processi operativi ai processi Grado di supporto limitata tecnologie tradizionali
EDI Soluzioni A2A Soluzioni Extranet Extranet tradizionale proprietarie Internet- consortili Seller Buyer based Centric Centric 61 Tipologia di soluzione tecnologica
Per identificare i principali benefici indotti dall’adozione degli strumenti di eSupply I benefici e le criticità Chain Execution occorre distinguere tra benefici potenziali e benefici ad oggi real- mente conseguiti (figura 3.6).
I benefici teorici sono infatti rilevanti, sia in termini di riduzione dei costi operativi delle attività che si collocano sull’interfaccia cliente-fornitore (efficienza), grazie essenzialmente all’automazione delle attività a maggiore contenuto operativo, sia in termini di miglioramento del livello di servizio percepito dal cliente (efficacia), gra- zie in questo caso essenzialmente alla compressione dei tempi ed al miglioramento dell’accuratezza dei processi.
Risultano invece piuttosto deludenti i benefici realmente conseguiti, in genere con- seguenza dei due principali limiti già illustrati: il mancato raggiungimento di ade- guata “massa critica”, legato alla difficoltà di coinvolgimento delle PMI, e la scarsa “copertura” dei processi operativi. Dualmente i “costi” di adozione delle tecnologie tradizionali a supporto dell’eSupply Chain Execution - sia costi di natura tecnologi- ca che costi di natura organizzativa - sono generalmente percepiti come significativi. Si è quindi ingenerato in molti settori, si prenda il grocery come esempio emblema- tico, un circolo vizioso: grado di adozione insufficiente per cogliere una parte cospi- cua dei benefici potenziali e nel contempo difficoltà di aumento del grado di ado- zione in quanto i benefici reali immediati appaiono inferiori ai costi di adozione.
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Le tecnologie Internet sono potenzialmente in grado di scardinare il circolo vizioso. Possono infatti consentire di aumentare significativamente la natura e l’ampiezza dei benefici associati alle soluzioni di eSupply Chain Execution, agendo su entrambe le criticità evidenziate - massa critica e impatto sui processi – e nel contempo posso- no ridurre i costi di adozione.
In realtà le soluzioni Internet-based sono state adottate con minore velocità rispet- to a quanto atteso, in generale per la sottostima di alcuni elementi di criticità, che, se ben gestiti, si possono trasformare in fattori critici di successo: ❍ le tecnologie basate su Internet non devono essere viste come alternative radi- cali rispetto alle tecnologie tradizionali, ma come soluzioni complementari ed evolutive, anche perché, nel loro ambito, le soluzioni tradizionali funzionano ed i costi di implementazione sono per buona parte costi affondati; ❍ allargando l’ambito applicativo (la copertura dei processi) diviene fondamenta- le la gestione del cambiamento, sia interno all’azienda che esterno, nei confron- ti dei partner commerciali. Molti progetti sono falliti, o comunque non hanno ancora conseguito i benefici attesi, per l’incapacità di “vendere” la soluzione ai potenziali utenti (sia interni che esterni).
Fig. 3.6 I principali benefici e le principali criticità dell’eSupply Chain Execution
Benefici...... con attenzione a
62 • Riduzione dei costi operativi delle • Costi di adozione delle tecnologie (sia attività che si collocano sull’interfac- costi di natura tecnologica che costi di cia cliente - fornitore (automazione natura organizzativa) delle attività a maggiore contenuto ope- • Grado di adozione (raggiungimento di rativo) un’adeguata “massa critica” e copertura • Miglioramento del livello di servizio dei processi esecutivi) percepito dal cliente (compressione dei • Integrazione e coordinamento delle tempi e miglioramento dell’accuratezza soluzioni Internet based con le soluzio- dei processi) ni basate sulle tecnologie tradizionali • Gestione del cambiamento, sia interno all’azienda che esterno, nei confronti dei partner commerciali
I trend attesi Alla luce dello stato attuale e delle potenzialità delle nuove tecnologie in ambito eSupply Chain Execution proviamo a identificare i principali trend che è ragione- vole aspettarsi nel prossimo futuro: ❍ estensione, anche se con tassi limitati, dei network EDI, sia in termini di più ampio coinvolgimento di partner commerciali, sia in termini di una più ampia copertura funzionale (ad esempio tracking dell’ordine, riconciliazione contabi- le), soprattutto nei settori dove nel passato sono stati maggiori gli investimenti in tecnologia EDI (grocery in primis); ❍ sviluppo dei progetti di EDI su Internet, promossi sia a livello di filiera (Euritmo nel grocery, EasyDAFNE nel farmaceutico) che di distretto, ed anche da singole
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imprese con elevato “potere” di coinvolgimento dei loro partner commerciali (Carrefour, Electrolux, Fiat); ❍ introduzione graduale delle tecnologie Internet-based - EDI su Internet e solu- zioni XML-based, ma soprattutto Extranet Web-based – principalmente in quei settori dove si può (o si deve) lavorare da “prato verde”; ❍ aumento del numero delle Extranet che si pongono come interfaccia unica del- l’impresa verso i suoi partner, coniugando diverse soluzioni tecnologiche, sia applicazione-applicazione che uomo-applicazione, con architettura fortemente integrata con gli applicativi di gestione dei processi interni.
L’eSupply Chain Collaboration
Allo scopo di identificare quali sono le principali funzionalità di una soluzione di Gli strumenti eSupply Chain Collaboration è opportuno anche in questo caso suddividere il pro- cesso nei suoi ambiti applicativi di maggiore rilievo (figura 3.7): ❍ il monitoraggio ed il controllo della supply chain, dalla condivisione di informazio- ni (dati di vendita, disponibilità di capacità produttiva, ecc.) e delle principali metriche di valutazione delle prestazioni alla segnalazione di “eventi” critici per la gestione della supply chain (ad esempio l’esaurimento a scorta di un certo prodotto); ❍ la gestione collaborativa delle attività di pianificazione, dalla previsione della domanda, alla gestione delle promozioni, alla gestione delle scorte, applicando, in taluni casi “artigianalmente” i modelli di Collaborative Planning Forecasting 63 and Replenishment (CPFR); ❍ la gestione collaborativa del processo di sviluppo e introduzione nuovi prodotti, dalla condivisione dei principali documenti tecnici alla gestione del workflow di pro- getto; ❍ la gestione collaborativa dei processi di comunicazione e marketing, dalla condivi- sione delle principali informazioni (dati sui prodotti e sui prezzi, piani di phase- in e phase-out, ecc.) alla gestione dei processi di relazione con il cliente (ad esempio, sviluppo di una offerta customizzata, gestione di una richiesta di infor- mazioni e assistenza tecnica).
Con eSupply Chain Collaboration intendiamo dunque una soluzione che supporti i decisori in alcuni o in tutti gli ambiti applicativi identificati, mettendo a disposi- zione le seguenti classi di funzionalità (Figura 3.7)18: 18. Per maggiore dettaglio si veda ❍ il Capitolo 4 sulle Scelte strumenti di gestione dello scambio documentale, essenzialmente per l’interscambio Tecnologiche di dati tecnici (disegni CAD, ad esempio), dati di supporto al processo di pia- nificazione (piani previsionali, ad esempio) e dati di supporto al processo di comunicazione e marketing (dati di vendita POS - Point Of Sale - ad esempio); ❍ strumenti di gestione dei contenuti e della conoscenza; ❍ strumenti di supporto alla collaborazione; ❍ strumenti di integrazione con gli applicativi di natura transazionale interni all’azien- da e, nel caso di soluzioni applicazione-applicazione, dei clienti o dei fornitori; ❍ strumenti di comunicazione e gestione degli eventi (avvenimenti e situazioni che richiedono una gestione per eccezioni).
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Fig. 3.7 Gli strumenti alla base dell’eSupply Chain Collaboration
I modelli di eSupply Anche in questo caso utilizziamo una matrice a due assi, la soluzione tecnologica adot- Chain Collaboration tata ed il grado di supporto ai processi collaborativi, per identificare i modelli di eSupply Chain Collaboration (figura 3.8) .
In relazione al primo asse, la soluzione tecnologica adottata, le alternative sono 64 simili a quelle identificate per i modelli di eSupply Chain Execution, anche se assu- mono caratterizzazioni specifiche del macro-ambito applicativo: ❍ EDI tradizionale. È previsto uno scambio dei dati che stanno alla base della col- laborazione, ad esempio documenti tecnici o documenti di pianificazione, uti- lizzando la tecnologia e gli standard dell’EDI tradizionale; ❍ Soluzioni proprietarie. Lo scambio dei dati è in questo caso realizzato utilizzando formati proprietari oppure mediante accesso ad un applicativo condiviso, solu- zione quest’ultima che consente anche di collaborare in un ambiente comune (ad esempio Fiat con i suoi principali fornitori di servizi di progettazione); ❍ A2A Internet-based. Lo scambio dati (tecnici o di pianificazione) o l’integrazione applicativa sono abilitate dalla suite dei prodotti Internet (EDI su Internet o XML-based A2A); ❍ Soluzioni consortili. Le tecnologie di integrazione (A2A) e l’ambiente per la colla- borazione (tipicamente uomo-applicazione ma anche uomo-uomo) sono messi a disposizione da un operatore specializzato a livello distrettuale o per filiera con standard, a livello di dati ma anche di processo, condivisi a livello di distret- to/filiera; ❍ Extranet Seller Centric. La Extranet del fornitore rappresenta l’ambiente di sup- porto alla collaborazione: fornisce visibilità sui principali “eventi” significativi all’interno della supply chain, presenta i principali parametri di prestazione dei processi collaborativi, mette a disposizione o favorisce la raccolta dei principali dati di supporto alla collaborazione, rende disponibili strumenti di supporto decisionale (motori di previsione della domanda, strumenti di configurazione e dimensionamento dei prodotti, motori di datazione degli ordini, ecc.);
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❍ Extranet Buyer Centric. In questo caso è l’Extranet del cliente il “luogo” dove avviene l’interazione sui processi collaborativi, ad esempio, con riferimento al processo di pianificazione, dando visibilità al fornitore dei piani di produzione (e quindi dei suoi piani di consegna) e chiedendogli di inserire le principali informazioni sull’avanzamento della produzione.
In relazione al secondo asse, il grado di supporto ai processi collaborativi, è possi- bile identificare tre alternative principali: ❍ supporto dati. La soluzione gestisce lo scambio dei dati alla base dei processi col- laborativi, sia dati di input (vendite, scorte, avanzamento produzione, dati tec- nici, ecc.) che dati di output (piani previsionali, piani produttivi, disegni, cicli di lavorazione, ecc.); ❍ supporto visibilità. Oltre al supporto dati, la soluzione dà visibilità sui principali eventi e sui principali parametri di prestazione dei processi collaborativi, come strumento di controllo e supporto decisionale; ❍ supporto collaborazione. La soluzione supporta direttamente lo svolgimento col- laborativo dei processi interaziendali, sia mediante tecnologie A2A, dove possi- bile, che mediante tecnologie uomo-applicazione e uomo-uomo, gestendo anche il workflow, almeno per i processi più strutturati.
Relativamente al grado di adozione delle soluzioni di eSupply Chain Collaboration La situazione attuale nel panorama italiano, possiamo dire che si è finalmente entrati in una fase di fatti- va sperimentazione con un certo numero di casi di successo che tendono anche in 65 questo caso a concentrarsi in alcuni cluster all’interno della matrice dei modelli di eSupply Chain Collaboration (figura 3.8): ❍ le imprese che adottano tecnologie tradizionali - prevalentemente EDI, ma anche solu- zioni A2A proprietarie - per lo scambio di dati tecnici o di pianificazione. Sono inclu- si in questo cluster le applicazioni di VMI/CRP, ossia i modelli di pianificazione basati sulla condivisione di dati (situazione delle scorte, piani di previsione della domanda, piani di previsione degli ordini), per lo più supportate da forme di integrazione “deboli” basate sullo scambio di dati via EDI (Barilla, Carrefour, Oviesse). Meno numerosi sono i progetti di supporto al co-design mediante scambio di dati tecnici o mediante collaborazione sullo stesso applicativo svi- luppato in architettura distribuita (esempio Fiat) o di gestione dei dati di ven- duto originati sul punto vendita (tipicamente nell’abbigliamento, ad esempio Salvatore Ferragamo); ❍ le imprese che hanno sviluppato Extranet di eSupply Chain Collaboration orientate a gestire in modo coordinato il proprio canale a valle. Si tratta in genere di gran- di aziende che hanno demandato al loro “canale” parte della relazione con i clienti finali - tipicamente i processi commerciale e logistico – e che quindi utilizzano la Extranet per trasferire al canale tutte le informazioni ed il know- how che serve per vendere e distribuire i loro prodotti, nonché per raccoglie- re i feedback dal campo (si vedano al riguardo i casi di Esprinet e HP ed il pro- getto Fiat Link); ❍ le imprese che hanno sviluppato Extranet di eSupply Chain Collaboration orienta- te a gestire in modo coordinato la filiera a monte. Sono progetti promossi in genere da aziende che si pongono come centro-stella (hub) in filiere com- plesse e articolate - costituite dalla rete di fornitori e terzisti - e utilizzano gli
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strumenti Internet-based per gestire e controllare i principali processi. Gli esempi più interessanti si possono rinvenire nel settore tessile-abbigliamento (Basicnet, Gucci, Ittierre, Salvatore Ferragamo), nel settore legno-arredo (Snaidero), nel settore del materiale elettrico (ABB e BTicino), dove le Extranet sono adottate per gestire i processi di sviluppo nuovi prodotti e l’a- vanzamento della produzione in contesti produttivi sempre più terziarizzati e in taluni casi delocalizzati.
Risultano invece ad oggi poco diffusi i seguenti modelli di eSupply Chain Collaboration: ❍ i Marketplace consortili di filiera (modello CPGmarket.com o Converge), i quali sono partiti nel 1999-2000 con modelli di business ricchissimi di funzionalità (a 360 gradi) ma ad oggi hanno implementato usualmente solo funzionalità riconducibli all’eSourcing ed in parte all’eSupply Chain Execution; ❍ i Marketplace consortili di distretto che ad oggi si sono prevalentemente con- centrati sui servizi di eSupply Chain Execution; ❍ i processi di collaborazione lungo la filiera basati sull’adozione di tecnologie A2A Internet-based, con l’eccezione di qualche caso (si veda il progetto WebEDI di Carrefour) e di qualche progetto pilota.
Fig. 3.8 I modelli di eSupply Chain Collaboration e i principali cluster nello scenario attuale
66 Supporto collabora- zione
Extranet Extranet collaborative collaborative Seller Buyer Supporto Centric Centric visibitlià
Supporto Supporto dati dati con tecnologie tradizionali Grado di supporto ai processi collaborativi ai processi Grado di supporto
EDI Soluzioni A2A Soluzioni Extranet Extranet tradizionale proprietarie Internet- consortili Seller Buyer based Centric Centric Tipologia di soluzione tecnologica
I benefici e le criticità Al crescere del grado di supporto alla collaborazione, passando da soluzioni di eSupply Chain Execution a soluzioni di eSupply Chain Collaboration, si sposta l’a- rea in cui ricercare i benefici potenziali del progetto, dalla riduzione dei costi ope- rativi verso il miglioramento del livello di servizio al cliente e soprattutto verso il migliore utilizzo del capitale fisso (ad esempio, migliore tasso di utilizzo degli impianti produttivi o della flotta di veicoli per il trasporto merci, grazie ad una pia-
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nificazione collaborativa che smorza i “picchi” di carico di lavoro) e la riduzione del capitale circolante (ad esempio, riduzione delle scorte grazie alla migliore accura- tezza previsionale resa possibile dalla condivisione dei dati di venduto ai consuma- tori finali) (Figura 3.9).
Parallelamente all’estensione dei benefici potenziali aumentano le aree di criticità da presidiare al fine di garantire la buona riuscita di progetti di eSupply Chain Collaboration. ❍ I benefici legati al miglioramento del livello di servizio ed alla riduzione del capitale fisso e circolante sono in genere alti, ma difficili da identificare e poi quantificare e monetizzare: servono dunque vision e poi dei “business case” che testimonino la capacità di questi progetti di creare realmente valore e ad un livello tale da superare abbondantemente gli svantaggi legati alla collaborazione (ridotta discrezionalità, ridotto “potere” legato al possesso delle informazioni, ecc.). ❍ Un prerequisito per la collaborazione con i propri partner commerciali è la capacità di presidio “interno” dei processi e delle informazioni. Molti insucces- si sono infatti riconducibili alla limitata preparazione interna delle aziende pro- motrici. È infatti evidente che per fare, ad esempio, pianificazione collaborativa bisogna prima aver sviluppato solide competenze di pianificazione “a casa pro- pria”. ❍ Ancor più che per i progetti di eSupply Chain Execution è fondamentale saper gestire il cambiamento che i progetti di eSupply Chain Collaboration inevitabil- mente comportano: in molti settori si tratta di un vero e proprio “salto cultura- le”. I project manager di progetti di successo sono in genere disposti a raccon- 67 tare nel dettaglio gli aspetti tecnologici, funzionali, procedurali delle soluzioni implementate, ma custodiscono gelosamente, come un segreto prezioso, il “modo” con cui hanno saputo vendere il progetto; e questo aspetto realmente discrimina, a parità di funzionalità e tecnologia, tra progetti di successo e pro- getti che stentano. ❍ I progetti più interessanti mostrano un uso “sapiente” della tecnologia: gradua- lità nell’introduzione, complementarietà tra diverse soluzioni tecnologiche, approccio tipicamente basato sulla realizzazione di soluzioni “ad hoc” con l’in- nesto di pacchetti “best of breed”.
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Fig. 3.9 I principali benefici e le principali criticità dell’eSupply Chain Collaboration
Benefici...... con attenzione a
Oltre ai benefici tipici delle soluzioni di • Identificazione e quantificazione dei eSupply Chain Execution: benefici legati al miglioramento del • Riduzione dei costi operativi delle livello di servizio ed alla riduzione di attività che si collocano sull’interfac- capitale fisso e circolante cia cliente - fornitore •Presidio “interno” dei processi e delle •Miglioramento del livello di servizio informazioni percepito dal cliente • Gestione del cambiamento che i pro- Divengono rilevanti le seguenti classi di getti di eSupply Chain Collaboration benefici: comportano (in molti settori si tratta di •Migliore utilizzo del capitale fisso un vero e proprio “salto culturale”) (migliore tasso di utilizzo degli impianti • Uso sapiente della tecnologia (gradua- produttivi o della flotta di veicoli per il lità nell’introduzione, complementarietà trasporto merci, grazie ad una pianifica- tra diverse soluzioni tecnologiche, zione collaborativa che smorza i “picchi approccio tipicamente basato sulla rea- di carico di lavoro”) lizzazione di soluzioni “ad hoc” con l’in- •Riduzione del capitale circolante nesto di pacchetti “best of breed”) (riduzione delle scorte grazie ad una migliore accuratezza previsionale resa possibile dalla condivisione di dati di venduto ai consumatori finali) Business Case 68
I trend attesi In prospettiva ci aspettiamo uno sviluppo delle soluzioni di eSupply Chain Collaboration secondo le seguenti direttrici: ❍ adozione di soluzioni Extranet Web-based a complemento di tecnologie tradi- zionali, tipicamente EDI, per gestire modelli di collaborazione basati sull’intera- zione umana (ad esempio analisi e convergenza verso un piano previsionale condiviso), o per caratteristiche intrinseche del processo o per natura dei part- ner commerciali (PMI ad esempio); ❍ introduzione graduale di modelli di integrazione di processo basati sulle tecno- logie XML in tutti quei casi in cui la collaborazione può invece essere ricondot- ta ad un processo automatizzato, almeno sulle interfacce (si vedano ad esempio i progetti RosettaNet in Arrow Electronics, HP, Cisco-Italtel); ❍ sviluppo delle Extranet ad oggi focalizzate prevalentemente su funzionalità di eSupply Chain Execution verso funzionalità di eSupply Chain Collaboration, facendo leva sugli investimenti in tecnologia e soprattutto in marketing della soluzione già attivati nel passato (si vedano i casi Pirelli ed Esprinet); ❍ estensione della gamma dei servizi offerti dagli operatori B2b – VAN e Marketplace di distretto in primis - verso la fornitura di applicativi di supporto alla collaborazione nella supply chain.
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Algol Il Gruppo Algol opera nel mercato dell’ Information & Communication Technology (ICT) e si posiziona come un “Distributore di Soluzioni di Network Computing” (Infrastructure Solution Company), vale a dire una società che fornisce soluzioni di Network Computing su una vasta gamma di prodotti e servizi. Tra i suoi prin- cipali fornitori si annoverano HP e Cisco Systems (per il 70% dell’acquistato). I clienti sono System Integrator e Value Added Reseller (VAR). Il Gruppo, presente in Italia, Germania e Francia, ha fatto registrare nel 2003 un fatturato complessivo pari a 186 milioni di € (di cui l’84% realizzato in Italia) Fino dal 1997, Algol si relaziona con i clienti mediante una Extranet oggi consultabile in tre lingue: Italiano, Inglese, Francese. Ciascun cliente iscritto può accedere alla sua homepage, personalizzabile con i prodotti pre- feriti e contenente promozioni mirate. Tra le diverse funzionalità disponibili si citano: l’emissione dell’ordine, l’order tracking, la consultazione dei listini prezzi, delle disponibilità della merce, della propria situazione contabile, la gestione dei reclami e dei resi. In particolare l’ordine può essere emesso secondo due modalità: mediante l’inserimento manuale di ogni singola riga d’ordine (“ordine standard”), o mediante “Smart Order”. Questo tool consente al cliente di copiare dal proprio sistema i codici degli articoli che desidera ordinare e di incollarli nella finestra “Smart Order” con un semplice cut & paste. Tale strumento risulta particolarmente utile quando i volumi da ordinare sono particolarmente consistenti. Attraverso la Extranet transitano più di un terzo degli ordini ricevuti da Algol, per un valore pari al 20% del fatturato. Le iniziative di eBusiness verso monte vedono coinvolti alcuni tra i maggiori fornitori, quali HP, Cisco Systems, Nortel Networks e 3Com. Con HP è attiva una connessione EDI mediante la quale vengono emessi gli ordini per tutti i prodotti della categoria Server, Storage e Networking, e mediante il portale “Connect onli- ne” di HP è invece possibile scaricare una serie di contenuti informativi relativi ad esempio allo stato degli ordini, ai listini e alle iniziative promozionali. Per quanto riguarda Cisco Systems, 3Com e Nortel Networks gli acquisti vengono effettuati utilizzando le rispettive Extranet del fornitore. Molto significativo è l’utilizzo del portale di Cisco Systems, che si distingue per la varietà e la completezza delle funzionalità offerte.
Arrow Electronics Arrow Electronics è una delle aziende leader mondiali nella distribuzione di componenti elettronici e di prodotti per computer, nonché nell’erogazione di servizi per le industrie che operano nel settore dell’elettronica. Il suo fatturato worldwide nel 2003 è stato pari a circa 10 miliardi di €, di cui circa 200 milioni di € realiz- zati in Italia. I clienti di Arrow appartengono solo in parte al mondo dell’informatica, settore in cui l’a- zienda realizza circa il 20% del proprio fatturato: il restante 80% fa riferimento ad altre filiere, tra cui quel- la degli elettrodomestici ha un ruolo particolarmente rilevante. Arrow ha attivato una connessione EDI con tutti i suoi principali fornitori: gli ordini emessi in formato elet- tronico corrispondono all’85% del valore acquistato di semiconduttori. L’EDI è utilizzato sia a supporto di processi transazionali (ciclo ordine – consegna – fatturazione) che a supporto di talune fasi dei processi di pia- nificazione. I documenti principalmente scambiati sono: ordini, conferme d’ordine, purchase order change, advanced shipping notice, inventario, venduto e fatture. Con i clienti, Arrow scambia ordini, fatture e forecast in formato elettronico. Anche in questo caso la soluzio- ne tecnologica scelta è l’EDI. Le connessioni sono attive esclusivamente con i clienti di dimensioni significa- tive, che rappresentano circa il 5% del fatturato dell’azienda. Arrow, inoltre, è tra i promotori di RosettaNet: si tratta di una soluzione Internet aperta, Java oriented e basa- ta su linguaggio XML. Il progetto RosettaNet, in Arrow, nasce con l’obiettivo strategico di consentire sia una 69 razionalizzazione dei processi operativi, sia un miglioramento del livello di servizio fornito a produttori e clienti. Le funzionalità supportate da RosettaNet sono molteplici: dal normale flusso degli ordini, ai forecast, agli aspetti amministrativi, ai processi di negoziazione dei prezzi, allo scambio di informazioni tecniche (data sheet), logistiche (lead time, advanced shipping notice), commerciali (listini, cataloghi, promozioni). Ad oggi Arrow utilizza RosettaNet per processi complementari e non coperti da standard EDI Edifice quali il ciclo di design, la verifica di stock e prezzo in tempo reale.
Barilla Barilla è senza ombra di dubbio un’azienda che ha creduto in maniera significativa nell’eCommerce B2b ed in particolare nella tecnologia EDI (sia nella sua accezione tradizionale sia in termini di WebEDI) a supporto sia del ciclo ordine-consegna-fatturazione sia di processi collaborativi di tipo CRP e CPFR. Barilla è connessa con quasi tutti i clienti della Grande Distribuzione con i quali scambia ordini, conferme d’ordine e fatture. Il grado di adozione è quindi estremamente significativo: il 65% del fatturato dell’azienda viene realizzato ricevendo gli ordini in modalità EDI e, se consideriamo solo i clienti appartenenti alla GDO, la percentuale lievita fino all’80%. I processi collaborativi di tipo CRP sono stati implementati da Barilla, mediante scambio di dati in formato elettronico, già a partire dai primi anni ‘90, quando con Conad (primo cliente in CRP) è stato attivato un col- legamento Computer2Computer via modem, con conseguente scambio di fogli di lavoro. Dall’inizio degli anni ‘90 ad oggi, attraverso diverse tappe importanti quali il passaggio ad EDI su mainframe proprietario, l’a- dozione di Manugistics e l’adesione ad Euritmo (si veda Box Indicod-Ecr), Barilla ha fatto del CRP uno dei propri punti di forza: realizza il 50% del fatturato complessivo gestendo il riordino secondo tale modalità e, anche in questo caso, la percentuale sale (fino al 63%) se si considera il solo venduto alla GDO. Tra i princi- pali vantaggi identificati nei confronti del cliente vi sono una riduzione delle scorte dei distributori variabile tra il 25 ed il 40% ed un aumento del livello di servizio (ordini evasi da CEDI/ordini ricevuti al CEDI) che permette di raggiungere valori superiori al 99%. Oltre che per un grado di adozione tanto elevato delle logiche CRP, Barilla si distingue anche per la volontà di estendere i processi collaborativi al CPFR (Collaborative Program Forecasting & Replenishment). Al momento è attivo un progetto pilota con alcuni CEDI di Carrefour per la gestione delle promozioni e dei nuovi prodotti.
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Bonfiglioli riduttori Bonfiglioli progetta, produce e distribuisce organi per il controllo e la trasmissione di potenza. In Italia è pre- sente una parte considerevole della produzione europea di trasmissioni; sul mercato europeo Bonfiglioli è tra le aziende leader (il 47% del fatturato proviene dai paesi UE) ed in Italia detiene una quota di mercato netta- mente superiore a quelle dei competitori (realizzando il 37% del proprio fatturato). Esistono due divisioni commerciali: una Industriale, indirizzata a produttori di macchine di processo e per automazione (peso sul fatturato pari al 60%), ed una definita Equipaggiamenti Mobili, dedicata a macchine per movimento terra ed edilizia, i cui clienti sono produttori OEM. Nel 1999 nasce MOSAICO, una piattaforma sviluppata internamente e basata su Internet, che permette di erogare servizi a supporto delle relazioni commerciali. Si tratta di una Extranet di vendita attraverso la quale i clienti possono caricare gli ordini di acquisto direttamente sul sistema gestionale di Bonfiglioli ed ottenere le conferme d’ordine, tramite Web oppure via XML. All’atto dell’iscrizione viene creato un catalogo personaliz- zato sulla base degli ordini inseriti in passato dall’utente; inoltre, è possibile generare una tabella di transco- difica tra i codici articolo di Bonfiglioli e quelli usati internamente dal cliente, che verranno così implemen- tati nel catalogo online. Gli utenti possono accedere a diversi livelli operativi, dalla sola lettura dello storico degli ordini effettuati in modo tradizionale (permettendo così la verifica della data di consegna prevista ed effettiva della merce e la visualizzazione dello stato dell’ordine) fino a funzionalità più evolute (come l’inseri- mento di ordini tramite il protocollo XML) dando all’utente la possibilità di importare direttamente su MOSAICO le righe d’ordine provenienti dal proprio sistema gestionale, senza dover intercorrere nel doppio caricamento dei dati. È possibile anche accedere ad un configuratore di prodotto: l’applicazione consente, al limite, di generare un articolo non codificato che viene poi inserito automaticamente nel catalogo del cliente e nel SI di Bonfiglioli. A gennaio le righe d’ordine caricate attraverso MOSAICO sono state il 40% del totale. MOSAICO è utilizzato prevalentemente dai distributori, che transano su questo canale il 75% dell’acquistato, mentre 10 delle 12 filiali commerciali estere sono collegate direttamente al SI aziendale. In Italia lo strumen- to è utilizzato da clienti diretti, concessionari e rivenditori, per i soli prodotti della divisione Industriale, con una percentuale sull’acquistato del 45%. I clienti registrati sono circa 600 di cui 100 sono concessionari o rivenditori italiani, i quali a gennaio hanno caricato con MOSAICO l’80% del totale righe d’ordine acquistate presso Bonfiglioli.
BTicino BTicino è leader nel settore del materiale elettrico in bassa tensione. L’azienda opera in diversi ambiti tra cui: Civile/Domotica, Comunicazione (videocitofonia e telefonia), Industriale e Cablaggio Strutturato. I codici di Prodotto Finito complessivamente gestiti sono circa 20.000, per un fatturato di 595 milioni di € nel 2002. BTicino, nell’ambito di un Programma di “Supply Chain Management” articolato in tre fasi (Inside; Supply- Side, Demand-Side) ha sviluppato un progetto di Collaborative Logistics con i propri principali Fornitori di materiali diretti. Il progetto prevede che l’azienda gestisca in modo collaborativo con una cinquantina di Fornitori partner le fasi fondamentali del processo di pianificazione: l’allocazione della capacità produttiva, la trasmissione dei piani di approvvigionamento, l’emissione e la gestione dell’ordine (ivi comprese conferme e rischedulazioni). Le modalità di comunicazione attivate prevedono sia logiche application to application che l’utilizzo di una Extranet. L’applicazione per la gestione del processo di pianificazione collaborativa utilizza il pacchetto 70 MaNeM (Manufacturing Network Management) della Società JoyNet. Ad oggi sono connessi mediante MaNeM i principali fornitori di BTicino, per circa il 50% del valore dell’acquistato di materiali diretti. Nel prossimo futuro sono previsti ulteriori sviluppi, sia in termine di ampiezza dei Fornitori coinvolti che di atti- vazione di ulteriori funzionalità. Nei confronti dei Clienti sono al momento attive forme di interscambio dati EDI (secondo lo standard Metel, specifico del Settore del Materiale Elettrico) con una quarantina di Grossisti.
Carrefour Carrefour è il secondo gruppo della grande distribuzione più importante al mondo dopo l’americano Wal Mart: nel 2003 ha fatturato 79 miliardi di € con 419.000 dipendenti e circa 10.000 punti vendita tra Europa, Asia e America. In Italia nel 2003 ha fatto registrare vendite per 6,4 miliardi di € con 1090 punti vendita sud- divisi in: ipermercati a marchio Carrefour, supermercati GS, iperstore GS, superette DìperDì e cash & carry Docks Market. Carrefour scambia dati in formato elettronico con 212 dei suoi fornitori: a 157 invia gli ordini e da 176 rice- ve le fatture. Con 130 produttori circa è attivo lo scambio di entrambi i documenti. Le modalità di connes- sione sono due: EDI tradizionale su rete Intesa (60% delle relazioni) e WebEDI mediante la piattaforma pro- prietaria “e-Integration” sviluppata con Tesi (si veda Box specifico) (40% degli scambi). “E-Integration” è un portale che consente di effettuare l’upload ed il download sia in modalità manuale che automatica. Il proget- to, partito nel novembre del 2001 con 7 fornitori in test, oggi conta oltre 85 produttori connessi, tra cui ad esempio Cameo, Coca-Cola, Procter & Gamble. La strategia aziendale è quella di incentivare la migrazione ad e-Integration per tutti coloro che, ad oggi, sono ancora connessi mediante EDI tradizionale. Nel 2004 gli obiettivi sono sia allargare la base di fornitori con cui scambiare dati online (con l’intento di ricevere oltre il 60% delle fatture mediante e-Integration) sia estendere le tipologie di documenti scambiati a conferme d’or- dine, avvisi di spedizione, conferme di ricevimento della merce. Le modalità tecnologiche presentate sono di supporto, oltre che al semplice scambio documentale di ordini e fatture, anche a processi collaborativi. Sono infatti 24 i fornitori (tra cui Barilla, Coca Cola Bevande Italia, Heineken, Henkel, Kimberly, Lavazza, Reckitt Benckiser, ecc.) con cui Carrefour ha instaurato un progetto CRP corrispondenti a circa il 10% del valore dell’acquistato.
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Consorzio DAFNE DAFNE nasce nei primi anni ‘90 per iniziativa di alcuni tra i principali produttori farmaceutici con l’obietti- vo di “… realizzare una forte collaborazione ed integrazione (partnership) tra industria e distribuzione inter- media, con il contributo dei depositi, attraverso lo sviluppo di collegamenti telematici con standard interna- zionali (EDI – UN/EDIFACT) per un linguaggio comune…”. Ad oggi i consorziati DAFNE sono 60: 31 pro- duttori farmaceutici, che detengono una quota di mercato pari al 50%, e 29 distributori intermedi, che copro- no il 63% del mercato. È possibile usufruire dei servizi di DAFNE pur non essendo consorziati, mediante la stipula di un contratto di utenza. I partner del consorzio con questo tipo di contratto sono oggi 9 depositari (operatori logistici delle industrie farmaceutiche a cui, in alcuni casi, viene demandato il compito di ricevere l’ordine dai grossisti), che consentono l’estensione della copertura ad un altro 37% del mercato. Ai 120 dis- tributori intermedi, non associati, che realizzano il 35% del fatturato complessivo verso le farmacie, è data gratuitamente la possibilità, utilizzando il sistema semplificato, di trasmettere telematicamente gli ordini. Le modalità con cui il consorziato o l’utente può scambiare dati in formato elettronico sono essenzialmente due: EDI tradizionale con standard UN/EDIFACT oppure WebEDI (progetto Easy DAFNE). In entrambi i casi il Service Provider è GXS (Global Exchange Services). Easy DAFNE è stato implementato, cogliendo le oppor- tunità offerte dalla tecnologia Internet, con l’obiettivo di promuovere lo scambio di documenti elettronici a quegli operatori che per motivi diversi erano restii all’utilizzo dell’EDI: i costi di attivazione sono decisamen- te inferiori rispetto a quelli necessari per mettere in piedi una connessione EDI tradizionale. Ad oggi i docu- menti scambiati sono gli ordini, le conferme d’ordine e, in alcuni casi, le fatture. È in fase di test avanzato lo scambio di tutti quei documenti che consentiranno di effettuare il cosiddetto tracking dell’ordine: documen- to di trasporto (bolla), documento di riepilogo dei documenti di trasporto (borderò), notifica di ricevimento, notifica di controllo. Per il prossimo futuro l’intenzione è quella di estendere Easy DAFNE al mondo ospedaliero, che ad oggi uti- lizza esclusivamente modalità di comunicazione tradizionali (telefono e fax).
Electrolux Il gruppo Electrolux è leader nel mercato italiano degli elettrodomestici bianchi, con una quota di oltre il 25% e una vendita di circa 1.700.000 pezzi all’anno con i marchi Electrolux, Zanussi, Aeg, Rex e Zoppas. Si rivol- ge a due diversi mercati: il built-in, che rappresenta circa il 50% del fatturato, ed il free-standing. Per quanto riguarda il mercato del built-in, dal 1998 l’azienda ha dotato una dozzina dei suoi distributori di un’applicazione client-server che supporta lo scambio di ordini, dati delle giacenze, bolle, fatture e statistiche, con l’obiettivo di implementare un processo collaborativo. L’azienda dal 1999 ha sviluppato una Extranet rivolta ai mobilieri, nella quale gli stessi possono inserire ordini, seguirne il tracking e consultare statistiche. Si tratta di un sito con un’architettura semplice, che attualmente viene utilizzato da una sessantina di clienti di medie dimensioni. Con i clienti più grandi, la comunicazione avviene via mail con flat file a tracciato con- cordato. Mediante queste tre modalità di connessione, Electrolux riceve ordini corrispondenti all’85% del fat- turato sul canale built-in. Con alcuni clienti del free-standing Electrolux ha inoltre attivato un progetto di “Vendor Managed Inventory” con risultati del tutto incoraggianti. Per quanto riguarda l’eBusiness verso monte, è importante sottolineare che quasi il 100% dell’acquistato dai fornitori di primo livello del gruppo è gestito attraverso EDI tradizionale. Recentemente Electrolux ha intrapreso il progetto Open – XDI, piattaforma per lo scambio dati basata sulle 71 tecnologie Internet e sul linguaggio XML, con l’obiettivo di ridurre i costi e aumentare la standardizzazione nella comunicazione verso fornitori e clienti. Nel secondo semestre 2002, Electrolux, insieme con i principali produttori europei di elettrodomestici (Whirlpool, Bosch-Siemens, Philips e successivamente Merloni) ha dato il via al progetto Tradeplace. Si trat- ta di un sito Web (www.tradeplace.com) che fornisce servizi alle catene di distribuzione ed ai punti vendita di imprese di medie e piccole dimensioni: questi possono verificare le disponibilità della merce, emettere gli ordini e seguirne lo stato di avanzamento. Attualmente il transato che passa per questo sistema non è signifi- cativo, ma sono previsti importanti sviluppi già dal primo trimestre 2004.
Esprinet Esprinet nasce nel settembre 2000 come un’unica società che eredita il patrimonio di Celo, Micromax e Comprel in termini di estensione, profondità della gamma prodotti e sistema di relazioni. Oggi è l’operatore leader nella distribuzione di prodotti informatici in Italia, con un portafoglio di vendor superiore ai 160 mar- chi, 44.000 referenze a listino e ben 23.000 rivenditori. Esprinet è stato tra i primi operatori a credere nelle potenzialità di Internet, creando una soluzione che potes- se generare, in un mercato caratterizzato da competitor di dimensioni rilevanti, un valore aggiunto percepito dal cliente. Dal 1996, anno di creazione del primo sito e dell’impostazione della prima rete Extranet, ad oggi, l’utilizzo del Web in Esprinet ha visto una crescita di proporzioni così consistenti al punto che oggi il 74 % degli ordini sono raccolti attraverso il portale. Il vantaggio determinante della Extranet consiste nell’essere totalmente integrata col sistema gestionale. I rivenditori devono percepire la Extranet come un “portale per la vendita” (che cioè faciliti il loro processo commerciale) e non come un portale per l’acquisto. I contenuti informativi disponibili sono molteplici: sche- de prodotto, disponibilità aggiornate in tempo reale, previsioni di arrivo della merce dai fornitori di Esprinet, prezzi e promozioni personalizzate, programmi fedeltà, ecc. Il cliente ha la possibilità di: emettere ordini 24 ore su 24, scaricare bolle di accompagnamento e fatture in formato pdf, visionare il tracking dell’ordine, effet- tuare la richiesta per la resa di un prodotto. Il cliente può infine fare business, grazie a “e-Web Club”, eccel- lente esempio di Supply Chain Collaboration; di fatto consiste nella fornitura di siti eCommerce pacchettiz- zati. Il rivenditore una volta attivato il proprio sito, ospitato sul sistema informativo di Esprinet, può decide- re tramite una maschera di configurazione quali prodotti mostrare ai suoi clienti e che prezzi praticare. Le informazioni consultate dall’utente finale sono quelle fornite direttamente da Esprinet. È possibile inoltre per il rivenditore firmare un contratto aggiuntivo grazie al quale Esprinet si incarica di spedire direttamente al consumatore le bolle personalizzate con il logo del rivenditore. Verso monte Esprinet ha una connessione EDI con più di 50 vendor tra cui spiccano HP, IBM e Symantec. Oltre agli ordini, il cui scambio via EDI corrisponde al 30 % dell’acquistato, si scambiano anche fatture e date di prevista consegna. Esprinet, inoltre, invia dati di sell out e di inventory con frequenza giornaliera, settima- nale e mensile a seconda delle esigenze dei fornitori.
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Fiat Auto – La relazione con la rete di vendita e di assistenza Per far fronte alle esigenze di un mercato sempre più competitivo, anche alla luce della recente direttiva Monti, FIAT Auto ha avviato un rilevante programma di cambiamento per diffondere un nuovo modello distributivo con l’obiettivo di incrementare l’efficacia ed efficienza del proprio canale commerciale. FIAT Link è il proget- to CRM (Customer Relationship Management) che abilita i brand di FIAT Auto nella ridefinizione dei processi commerciali e assistenziali attraverso uno strumento innovativo basato su tecnologia Web, che integra la gestione del cliente con i processi operativi di Fiat Auto e della sua Rete. FIAT Link è innanzitutto un proget- to di re- ingegnerizzazione, in quanto è centrato sulla conquista e fidelizzazione del cliente e richiede una pro- fonda trasformazione dei processi operativi di Fiat Auto e della Rete. Fiat Link interessa tutti processi com- merciali ed assistenziali della Rete Fiat Auto di primo e secondo livello: la gestione e la vendita delle vetture nuove, il Customer Relationship Management, il Vehicle Relationship Management, i servizi complementari e di mobilità quali assicurazione - infomobility – pacchetti di garanzia estesa, i processi relativi all’Officina Assistenziale ed il processo di Business Management dei dealer. Il perimetro di Fiat link è costituito da: 3 mar- chi (Fiat, Lancia, Alfa Romeo) e Veicoli Commerciali Leggeri, 17 mercati europei (compreso Italia), oltre 1.800 concessionarie, oltre 4.000 officine circa 18.000 utenti Rete per i processi commerciali, circa 24.000 utenti Rete per i processi assistenziali. Fiat link supporta il concessionario nel processo di vendita mediante le seguenti funzionalità: accesso alle ban- che dati di Fiat Auto (relativamente a modelli disponibili, agli optional collegati, alle promozioni del momen- to), configuratore della vettura, stock locator (mediante il quale il venditore può verificare in tempo reale la disponibilità presso tutti i dealer della rete di vendita), formulazione dell’offerta finale al cliente (con l’even- tuale valutazione di una permuta e proposta di finanziamento). A supporto del Customer Relationship Management, Fiat Link consente di raccogliere informazioni sulle esigenze dei clienti in modo tale da otti- mizzare le azioni di marketing dei concessionari. Relativamente alle officine autorizzate, il sistema supporta le attività di prenotazione, accettazione, analisi e diagnosi del guasto, di preventivo, di programmazione della riparazione o della manutenzione da effettuare e, quindi, di riconsegna della vettura. Fiat Auto ha lanciato Fiat Link in Italia nel 2003 e prevede che a fine aprile 2004 il 70% della rete di vendi- ta si avvarrà di tale strumento con regolarità per la formulazione degli ordini verso la Casa Madre.
Fiat Auto – La relazione con i fornitori Anche verso monte le applicazioni di eCommerce B2b rivestono un ruolo chiave nelle relazioni di Fiat Auto. I fornitori possono essere suddivisi in due macro categorie: fornitori di engineering e fornitori di prodotto (ovviamente può presentarsi la situazione per cui un fornitore è tale sia per l’engineering sia per il prodotto). Lo strumento informatico che consente di portare online le relazioni con i fornitori di engineering è la con- divisione, in architettura client – server, degli applicativi di PDM – Product Data Management – già utilizzati in FIAT. Tale soluzione, adottata con parte significativa dei fornitori di Fiat Auto, consente di gestire i dati di ingegneria all’interno di un unico ambiente virtuale di lavoro. Chi ha accesso al sistema vede una parte di que- sti dati e può interagire con essi, effettuando degli upload o dei download. I documenti scambiati sono file prevalentemente CAD/CAM. Un ulteriore strumento a supporto della comunicazione con i fornitori di engi- neering è il TDI - Technical Data Interchange – un EDI customizzato da Fiat per lo scambio di file CAD. Con i fornitori di prodotto le soluzioni adottate sono numerose: EDI tradizionale gestito secondo lo standard 72 Odette, EDIfax (anche se consente una comunicazione unidirezionale), WebEDI e soluzioni Extranet (come ad esempio il portale Netfor). I documenti scambiati e le funzionalità supportate dalle diverse soluzioni sono molteplici: con le soluzioni di tipo EDI, adottata in Italia con 700 fornitori su 915 totali, si scambiano preva- lentemente ordini, conferme d’ordine, e, a seconda del fornitore, piani di produzione, variazioni ordini ese- cutivi, conferme di spedizione, kanban, ecc., mentre con Netfor, dati documentali (norme, capitolati, ecc.), applicazioni interattive (listini, offerte, ecc.), dati sulla qualità dei fornitori e piani operativi. Fiat inoltre sta lavorando ad un progetto chiamato “Business Collaboration Hub”, un portale per l’interazione con il mondo dei fornitori di prodotto che supporterà i processi di Extended Supply Chain (in quanto potrà essere utilizzato dai fornitori di 1° livello di Fiat verso i fornitori di 2° livello). Le funzionalità previste sono: supporto al processo di pianificazione, pubblicazione di informazioni, monitoraggio della qualità, Help Desk e sistemi di eLearning del fornitore.
HP Italia Hewlett - Packard è uno dei più grandi produttori operanti nel settore dell’Information & Comunication Technology e nel 2003 ha fatto registrare un fatturato globale pari a 73 miliardi di Dollari. La nuova società nasce dalla fusione con Compaq nel 2002 ed è oggi leader in svariati segmenti: nei server fault-tolerant, nei server UNIX, Linux e Windows, nelle soluzioni di storage, nel software management, nell’imaging e printing, nei PC e in gran parte delle tecnologie consumer, dalle macchine fotografiche digitali, ai PC fino ai palmari. HP Italia nel 2002 ha raggiunto un fatturato di 2.3 miliardi di €, confermando il suo ruolo di leader nel mer- cato. HP si distingue dai propri concorrenti anche per il grado d’adozione delle nuove tecnologie di comunicazione. Con i principali distributori nazionali ed internazionali (Actebis, Algol, Esprinet, Ingram Micro, Tech Data, ecc.) ha implementato una connessione EDI, con la quale si ricevono quasi il 100% degli ordini e vengono inviate le conferme d’ordine. HP ha inoltre sviluppato una Extranet, Connect online, per fornire ai circa 14.000 rivenditori presenti sul territorio italiano, funzionalità di diversa natura, dal semplice scambio di natu- ra documentale, all’erogazione di veri e propri servizi a valore aggiunto. Connect online permette di visualiz- zare annunci, novità, promozioni ed informazioni legate al marketing (brochure, fotografie...) e di usufruire di servizi quali il download di tools (ad esempio diversi configuratori di prodotto), servizi finanziari (area riservata a quei rivenditori che commercializzano i prodotti HP tramite un finanziamento e leasing) e visua- lizzazione dello stato degli ordini. Alcune funzionalità non sono fornite direttamente da Connect online, ma sono erogate da una serie di applicativi accessibili mediante link. Un esempio è costituito da Hp Dispo, un utilissimo sistema che permette ai rivenditori di conoscere quale distributore possiede l’articolo che si sta cer- cando e di confrontarne i prezzi: inserendo il codice articolo viene fornito l’elenco dei distributori che lo hanno a magazzino e, per ciascuno di essi, la relativa giacenza, il prezzo di listino, la data di arrivo, quella di inizio/fine promozione e quella dell’ultimo aggiornamento. La prossima evoluzione di Hp Dispo, già battez- zata Easy Channel, permetterà al rivenditore di selezionare i prodotti HP e di ordinarli direttamente al distri- butore che pratica il miglior prezzo. Altro modulo interessante è Easy Content, un pratico strumento che rac- coglie, normalizza e distribuisce le schede tecniche dei prodotti in diversi formati.
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Indicod-Ecr Indicod-Ecr (Istituto per le imprese di beni di consumo) è la più ampia associazione italiana che raggruppa aziende industriali e distributive: oltre 29.000, per un giro d’affari di 106 miliardi di €. Membro di EAN International e di Ecr Europe, opera come centro per la diffusione degli standard di codifica EAN (codici a barre, EDI, radiofrequenza, ecc.) e per la promozione di progetti di Supply Chain per il miglioramento del- l’efficienza e dell’efficacia nella filiera dei beni di consumo. Nell’area della Supply Chain Integration Indicod-Ecr ha lanciato il progetto Euritmo, con l’obiettivo di favo- rire l’adozione dell’EDI nel mondo del largo consumo, soprattutto tra le PMI. Euritmo si basa su una piatta- forma applicativa che fornisce servizi di integrazione (data exchange) e servizi accessori (amministrazione del sistema, sicurezza, traduzione). Euritmo è uno strumento WebEDI versatile, adattabile alle esigenze di qualsiasi tipo di impresa. Indicod-Ecr ha realizzato e mantiene aggiornato il capitolato delle specifiche del sistema, la cui gestione operativa è deman- data, in modo aperto e trasparente, a tutti gli operatori B2B interessati a fornire il servizio secondo i requisiti del capitolato. A dicembre 2003 sono più di 450 le imprese del settore che hanno aderito al progetto, alle quali se ne aggiun- gono altre 200 che interagiscono con gli utenti Euritmo attraverso l’EDI classico. Indicod-Ecr ha inoltre in corso attività focalizzate su altre applicazioni B2b, tra le quali il Catalogo Elettronico a supporto del master data alignment. Al riguardo sono già state pianificate iniziative di dif- fusione, informazione e sensibilizzazione dei potenziali utilizzatori e sono state studiate le principali ini- ziative internazionali.
Pirelli Cavi e Sistemi Energia Pirelli Cavi e Sistemi Energia Spa è la società del gruppo Pirelli che produce cavi elettrici per applicazioni ter- restri, sottomarine ed aeree. Con 14.000 dipendenti, 54 stabilimenti ed un fatturato 2003 di quasi 3 miliardi di €, è leader a livello internazionale con una quota di mercato superiore al 10%. In Italia Pirelli Cavi e Sistemi Energia presidia il mercato con ruolo di leadership. A partire dal 1998-99 sono stati attivati diversi progetti di eBusiness volti a rinforzare i rapporti con i part- ner commerciali e i clienti diretti. Uno dei progetti di maggiore successo prende il nome di Cable@Pirelli. Si tratta di una Extranet Web-based, a cui sono stati progressivamente affiancate anche soluzioni tecnolo- giche di integrazione applicazione-applicazione, rivolta ai distributori e grossisti di materiale elettrico, i trade partner che si occupano della commercializzazione dei prodotti verso il mercato degli installatori. Cable@Pirelli è nata con il duplice obiettivo di fidelizzare i distributori fornendo loro servizi a valore aggiunto e ridurre i costi operativi mediante l’automazione dei processi di assistenza pre-vendita, gestio- ne dell’ordine e assistenza post-vendita. Dal 2000 ad oggi quasi il 90% delle righe d’ordine in Italia proveniente dai distributori passa attraverso Cable@Pirelli, con un tasso di adozione “record”, frutto della validità dello strumento ma anche della capaci- tà dell’azienda di “vendere” la soluzione alla propria forza vendita ed ai partner commerciali. Nel corso degli ultimi 12 mesi sono stati inoltre attivati con una decina di trade partner dei collegamenti basa- ti su una logica di Integrated Supply Chain Management. Attraverso lo scambio di informazioni di sell-out/gia- cenze si è cioè stabilito un flusso di riassortimento semi-automatico che garantisce al trade partner coinvolto l’ottimizzazione combinata dello stock fill (riduzione stock-out) e la riduzionione dei giorni di copertura di scorta. 73
Pirelli Pneumatici Il settore pneumatici di Pirelli & C. Spa è costituito da 4 business unit: Car, Moto, Truck e Steel Cord - parti metalliche per pneumatici - e ha fatturato nel 2003 circa 2.860 milioni di €. Pirelli rifornisce sia il mercato del Replacement sia l’Original Equipment, ovvero le case produttrici di auto, moto e mezzi pesanti. La ripar- tizione del fatturato è circa 70% After Market e 30% OE. Nel mondo Automobilistico Pirelli riceve in media il 30% degli ordini via eCommerce; attualmente le solu- zioni implementate si differenziano in funzione del livello di partnership e del grado di complessità tecnolo- gica. La soluzione più semplice è il BBS - Browser Based Solution – un portale Internet che consente di inserire ordini di acquisto e verificare la disponibilità prodotti (da catalogo o da codice), di verificare lo stato degli ordini effettuati e degli eventuali back order, di controllare statistiche di vendita e la situazione contabile del cliente. Ad un livello superiore di complessità tecnologica si colloca la soluzione AOE, Automatic Order Entry, utiliz- zata in Italia da 200 clienti: viene installato presso il rivenditore un software che via Internet trasferisce dal sistema gestionale cliente ai sistemi Pirelli un flat file contenente l’ordine. Il rivenditore potrà poi verificare il dettaglio ordine ed eventuali prodotti in back order via Internet. Un’ulteriore evoluzione che presuppone un livello di partnership commerciale elevato, attualmente imple- mentata in Italia, è il CMI, Collaborative Managed Inventory: il sistema di Pirelli, stabilito un livello di servi- zio obiettivo (stock target e fill rate), attraverso l’elaborazione di dati storici e avendo visibilità sulle scorte Pirelli presso il dealer, invia al cliente una “proposta d’ordine”; i clienti - circa 50 in Italia - a questo punto possono accettare la proposta e confermarla, mediante un applicativo Web-based. Tutte e le tre soluzioni hanno quindi portato nel corso degli ultimi 2 anni allo sviluppo di un nuovo canale di vendita interattivo e operativo 24 ore su 24, ed oltre alla riduzione dei costi di gestione ordine e si è potuto evidenziare un incremento del livello di servizio al cliente.
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Salvatore Ferragamo Italia Salvatore Ferragamo è uno dei marchi più prestigiosi ed esclusivi nel panorama della moda italiana. L’azienda opera in tre ambiti: pelle, abbigliamento ed accessori (seta, cravatte, orologi, profumi, ecc.). Il “core business” è costituito da scarpe, borse e piccola pelletteria (70% del fatturato, che nel 2002 per il Gruppo Ferragamo è stato pari a circa 580 milioni di €). L’azienda provvede all’approvvigionamento di materie prime (prestando un’attenzione “estrema” alla qualità della merce) e poi ne affida la lavorazione a terzisti qualificati. Ferragamo presidia direttamente la pianificazione della produzione. È presente con oltre 1.200 punti vendita nel mondo, di cui circa 200 di proprieta’. Ferragamo, avvalendosi del modulo WSM (Web Supplier Management) realizzato da TXT e-Solutions (si veda Box specifico), che consente la sincronizzazione delle attività dei fornitori e dei terzisti con la produzione interna, ha deciso di implementare una Extranet collaborativa. Con 14 fornitori di pellame (corrispondenti al 70% dell’acquistato complessivo di materie prime) Ferragamo scambia i seguenti documenti: ordini, confer- me d’ordine, bolle di spedizione, date di consegna. Con i terzisti sono state implementate funzionalità quali: trasmissione automatica degli ordini di lavorazione (ordini, distinta materiale, ciclo di lavorazione, anagrafica approvazioni tecniche, ecc.), scambio di schede tecniche per la realizzazione dei prodotti , monitoraggio del- l’avanzamento della produzione, controllo dello stato delle giacenze di Work in Progress, scambio Advanced Shipping Notice, controllo qualità (con accensione automatica di un ordine di quei pezzi che risultano difet- tosi). Anche per i terzisti il grado di adozione della soluzione online è estremamente significativo: sono 20 le imprese connesse, corrispondenti al 80% della produzione complessiva.
Snaidero Snaidero è un Gruppo europeo che produce e commercializza, con vari marchi, cucine componibili. Opera prevalentemente nella fascia medio alta del mercato, e nel 2003 ha fatto registrare un fatturato di circa 280 milioni di €, di cui circa il 20% destinato al mercato italiano. L’azienda che, da sempre, si contraddistingue per l’innovazione, negli ultimi anni ha provato a coniugare le proprie strategie con le logiche dell’eBusiness: ha infatti creduto ed investito in maniera significativa nell’implementazione di una piattaforma di collabora- zione rivolta a fornitori, distributori, dipendenti e consumatori caratterizzata da un’ampia gamma di funzio- nalità. Il caso Snaidero, denominato “azienda estesa della conoscenza”, è stato anche oggetto di alcune pub- blicazione curate da importanti enti del settore. Le funzionalità della Extranet verso i fornitori possono essere raggruppate in diverse aree tra cui: un’area trans- azionale, una di gestione dei contenuti, un’area per la gestione delle richieste d’offerta ed infine una sezione per la valutazione dei fornitori. In particolare l’area transazionale consente la trasmissione di ordini, confer- me d’ordine, bolle di lavorazione, schede tecniche e disegni, e la negoziazione dei piani di consegna. L’area di valutazione dei fornitori permette di monitorare le prestazioni dei fornitori in termini di qualità della forni- tura e performances logistiche. La sezione di gestione dei contenuti mette a disposizione contenuti sia a carat- tere strategico, quali dati di previsione di consumo, nuove acquisizioni e altre notizie di interesse, sia infor- mazioni di più ampio respiro sul mondo Snaidero. Il target della Extranet sono i 30-35 fornitori di fascia A, che pesano per l’80% sul valore degli acquisti dell’azienda. Ad oggi gli utenti effettivamente connessi sono circa una quindicina (responsabili di circa il 40% del valore acquistato): i restanti venti dovrebbero aderire nel corso del 2004. Tra i benefici del progetto riscontrati da Snaidero si segnalano: una riduzione dei tempi e dei costi nelle attività transazionali, una razionalizzazione anche delle attività interne (in particolare quelle di 74 gestione del ciclo passivo), la possibilità di gestire progetti di miglioramento interaziendali. La Extranet è stata sviluppata anche verso i dipendenti interni (Intranet aziendale) e verso i clienti (sia riven- ditori che utenti finali). In un’ottica pienamente collaborativa, il portale mette a disposizione degli utenti la possibilità di scambiare informazioni, supporta l’utente nella sua attività e fornisce la possibilità di effettuare transazioni. Ad oggi si avvalgono del portale circa il 70% dei clienti (30 agenti e 500 rivenditori), e circa 120 dipendenti, sia della capofila italiana che delle consociate estere.
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4. Le scelte tecnologiche
Negli ultimi anni, lo scenario delle soluzioni tecnologiche per il B2b sta subendo un 19. L’analsi delle piattaforme tecnologiche è stata svolta in profondo cambiamento. L’affiancamento alle connessioni proprietarie e all’EDI di collaborazione con EBLab nuove modalità di interazione legate all’avvento del Web e alla diffusione di (Electronic Business Laboratory), centro di ricerca del Consorzio Internet, tecnologie oggi largamente diffuse e caratterizzate da maggiore flessibilità, Politecnico Innovazione del sta ampliando notevolmente sia l’insieme delle funzionalità utilizzabili a supporto Politecnico di Milano dei processi di eProcurement e di eSupply Chain, sia il numero di relazioni attiva- bili tra gli attori che compongono le filiere di business.
Per favorire la comprensione del supporto offerto dalle piattaforme applicative per Le funzionalità delle il B2b, si propone nel seguito una classificazione delle funzionalità, delle quali si è piattaforme B2b trovato effettivo riscontro nei casi aziendali analizzati, raggruppate in relazione ai processi supportati e in particolare alle singole fasi nei quali essi sono già stati scom- posti nei capitoli precedenti (Figure 4.1, 4.2, 4.3 e 4.4). Si tenga presente che il con- fine tra le soluzioni di eSourcing, di eCatalog, di eSupply Chain Execution e di eSupply Chain Collaboration è di tipo fuzzy, in quanto esiste una certa sovrapposi- zione tra le funzionalità da queste offerte.
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Fig. 4.1 Le funzionalità delle soluzioni di eSourcing
Processi Fasi Funzionalità
Raccolta ed aggregazione dati di spesa Audit e classificazione dati Analisi dei di spesa fabbisogni Analisi dati per individuare opportunità di miglioramento
Reporting dati di spesa
Scouting attivo/Albo fornitori
Scouting dei Scouting passivo fornitori (form di prequalifica)
Directory contatti
Qualifica dei Valutazione fornitori fornitori Certificazione fornitori
Training fornitori eSourcing Richiesta di quotazione (RFQ), Richiesta di proposta (RFP), Richiesta di 76 informazioni (RFI)
Richiesta d’offerta Pubblicazione di documenti di specifica
Controllo apertura offerte
Supporto selezione vincitore
Firma digitale
Stesura capitolato
Composizione parametrica
Asta elettronica
Monitoraggio prezzo Asta/Gara Monitoraggio presenze
Real Time Messaging
Help Desk
Comunicazione dell’esito
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Fig. 4.2 Le funzionalità delle soluzioni di eCatalog
Processi Fasi Funzionalità
Catalogo d’acquisto
Popolamento e aggiornamento catalogo Gestione del Punch-Out catalogo Allineamento codici interni/fornitori
Strutturazione catalogo
Apertura richiesta d’acquisto (RdA)
Riempimento carrello
Richiesta Determinazione costi d’acquisto RFx per item non a catalogo/sconti quantità
Configuratore prodotti
Gestione e controllo diritti d’acquisto e approvazione 77 Gestione del Work Flow autorizzativo
eCatalog Gestione budget di spesa Autorizzazione ed Emissione ordine Aggregazione ordini
Emissione/inoltro ordine
Conferma/variazione ordine
Tracciamento ordine
Allestimento, trasporto e consegna
Logistica Integrazione con vettori logistici
Tracking consegne
Contabilità per Centro di Costo
Reportistica Ciclo Gestione centralizzato amministrativo- ordini, fatture e pagamenti contabile Ricezione e riconciliazione fatture
integrazione con operatori finanziari per pagamenti
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Fig. 4.3 Le funzionalità delle soluzioni di eSupply Chain Execution
Processi Fasi Funzionalità
Master Data Alignment Supporto Pre-vendita Visibilità disponibilità prodotti
Emissione ordine
Conferma ordine
Configuratore prodotti Emissione ordine complessi
Modifica ordine
Stato avanzamento ordine
eSupply Chain Tracking consegne Execution Gestione avviso Logistica di spedizione Gestione documento di trasporto Emissione/ricezione 78 fattura
Ciclo Auto-fattura amministrativo- contabile Riconciliazione fatture
Tracking pagamenti
Visibilità informazioni contabili Supporto Post-vendita Gestione reclami/garanzie
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Fig. 4.4 Le funzionalità delle soluzioni di eSupply Chain Collaboration
Processi Fasi Funzionalità
Integrazione con applica- tivi transazionali interni
Monitoraggio e Reportistica e analisi dati controllo della Supply Chain Alert su eventi
Gestione qualità
VMI/CRP/CPFR eSupply Chain Gestione Collaboration Collaborativa Event Management delle attività di e gestione per eccezioni pianificazione Gestione promozioni
Scambio documenti di progettazzione (CAD)
Gestione Gestione revisioni Collaborativa dello sviluppo nuovi prodotti Notifiche
Forum/Board/Virtual/ Community/Web Conference Co-marketing 79 Knowledge Management
Dal punto di vista delle tecnologie utilizzate, lo spettro delle soluzioni per il B2b si Le modalità di presenta piuttosto variegato. Una prima classificazione può essere effettuata distin- interazione B2b guendo tra soluzioni che prevedono una forte interazione con attori umani e quel- le orientate a mettere in comunicazione diretta i sistemi informativi delle aziende interessate dalla relazione di business. Nel secondo caso è poi utile classificare ulte- riormente sulla base delle specifiche tecnologie adottate per l’integrazione. Si indi- viduano in questo modo le seguenti categorie: ❍ Soluzioni di tipo uomo-applicazione (U2A): pur nella varietà di applicazioni speci- fiche che possono essere presenti, si tratta sempre di soluzioni Extranet, che mettono in comunicazione buyer e seller utilizzando prevalentemente pagine e form Web che vengono fruite (almeno da uno dei due lati della relazione forni- tore-cliente) tramite l’utilizzo di un browser Web; questa tipologia di soluzioni può essere ulteriormente suddivisa in: Extranet stand-alone, ovvero applicazioni Web isolate dagli altri sistemi informativi aziendali; Extranet integrate, tipicamente con il sistema informativo gestionale dell’a- zienda promotrice dell’Extranet; ❍ Soluzioni di tipo applicazione-applicazione (A2A): permettono di stabilire mecca- nismi automatizzati di interazione tra i sistemi informativi di gestione delle aziende coinvolte nella relazione B2b; in questo caso l’intervento umano sul
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sistema B2b è tipicamente limitato ad un ruolo di supervisione e controllo dei flussi di informazione scambiati; è utile in questo caso distinguere tra: Formati proprietari: vengono comprese in questa categoria le soluzioni di interazione B2b basate sullo scambio di documenti in formati non standar- dizzati (flat-file, con tracciati definiti in base ad accordi fra i due attori della comunicazione) o sull’accesso ai sistemi gestionali, ERP o legacy mediante le interfacce applicative da questi esposte; EDI tradizionale: è basata sullo scambio di documenti in formato standar- dizzato (EDIFACT standard internazionale riconosciuto dall’ONU, ANSI X12 diffuso soprattutto nel Nord America, ODETTE specifico per il settore automobilistico, ecc.); l’integrazione avviene a livello dati e la comunicazio- ne prevalentemente attraverso fornitori di servizi dedicati (VAN: Value Added Network); EDI su Internet: rappresenta l’evoluzione delle tecnologie EDI resa possibile dalla diffusione della rete Internet; si distinguono in questo caso: InternetEDI, che prevede l’utilizzo della rete Internet come mezzo alternati- vo per il trasporto dei documenti EDI, al fine di ridurre significativamente i costi di trasmissione dati (rispetto alle connessioni dedicate tradizionalmen- te utilizzate); WebEDI, che permette di utilizzare i servizi EDI mediante la rete Internet e l’uso di un browser Web, per scambiare i documenti EDI mediante upload / download di file o permetterne la consultazione median- te pagine Web e la creazione mediante maschere di inserimento dati (per le sue caratteristiche può quindi considerarsi come una soluzione “alla fron- tiera” con quelle di tipo U2A); Soluzioni XML-based: insieme di tecnologie di integrazione che spaziano 80 dallo scambio asincrono di messaggi e documenti formati in XML, all’utiliz- zo dei Web Services per l’interoperabilità a livello di chiamate applicative.
Riclassificando i dati di transato in funzione delle tecnologie utilizzate (vedi Figura 4.5), si nota come le soluzioni di tipo A2A siano quelle che ad oggi veicolano la gran parte del transato B2b e come, tra queste, l’EDI tradizionale ricopra un ruolo pre- dominante.
Fig. 4.5 Ripartizione del transato B2b per soluzione tecnologica
A2A - 79%
U2A - 21%
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Per contro, analizzando le relazioni tra macro-processi e soluzioni tecnologiche per l’interazione B2b (vedi Figura 4.6), si evidenzia come l’ambito delle soluzioni U2A sia molto ampio, al punto da supportare tutti i macro-processi chiave del B2b, men- tre le tecnologie di tipo A2A sono oggi utilizzate in un ambito più ristretto, prima- riamente per l’eSupply Chain Execution e l’eSupply Chain Collaboration, mentre hanno un ruolo più marginale, come supporto di base (ad esempio per l’allinea- mento dei cataloghi e l’inoltro degli ordini), per l’eCatalog.
Fig. 4.6 Processi B2b e tipologie di soluzioni tecnologiche
Soluzioni tecnologiche Processi
eSourcing
U2A
eCatalog
eSupply Chain Execution
A2A 81 eSupply Chain Collaboration
Principale di Supporto
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EDI ed XML: contrapposizione o coesistenza pacifica? Per diffondere le soluzioni B2b, negli ultimi tempi è stata posta molta enfasi su Internet ed XML, visti come un’opportunità di abbassare le barriere all’ingresso all’integrazione A2A tra aziende, sia in termini di costo che di complessità. L’avvento di XML, comunque, non deve essere interpretato come la fine dell’EDI, piut- tosto come un suo complemento in grado di estendere l’integrazione A2A anche alle aziende minori. In questo modo XML consente di portare a compimento l’idea originale dell’EDI. Analizzando in modo più approfondito le caratteristiche tecniche dell’EDI e dell’XML, possiamo comprendere come utilizzare al meglio entrambe le tecnologie. Ambedue sono basate sullo scambio di documenti testuali, ma l’approccio alla rappresentazione delle informazioni è profondamente diverso: ❍ i formati EDI sono finalizzati a contenere la dimensione dei messaggi, dato l’elevato costo di trasmis- sione sulle reti dedicate tradizionalmente usate per l’EDI; si usa pertanto una notazione posizionale (i campi dati hanno posizione fissa nel documento), viene fatto ampio uso di codici per rappresentare i valori complessi e non sono presenti descrittori (meta-dati); questo rende i documenti EDI complessi da leggere e quindi comporta un tempo di apprendimento elevato e un debug oneroso nello sviluppo di applicazioni basate su EDI; ❍ XML è ricco di descrittori (
Un semplice ordine d’acquisto in EDI Un semplice ordine d’acquisto in XML BEG*00*NE*654321**20000115~
Dal punto di vista delle aziende utilizzatrici, quindi, XML apporta dei benefici relativamente a: ❍ costo di apprendimento, anche se la differenza è mitigata dal fatto che l’EDI è ormai consolidata, mentre gli standard XML-based sono ancora in evoluzione; ❍ costo di set-up dell’infrastruttura, soprattutto quando si sviluppano soluzioni ad-hoc. Sono invece meno significative le differenze nei costi di gestione, se si considera la possibilità oggi di far trans- itare l’EDI su Internet allo stesso modo dell’XML (mentre con l’EDI su reti dati proprietarie si hanno dei costi di trasmissione significativamente più elevati). Per contro, l’adozione di XML presenta dei rischi maggiori rispetto all’EDI, connessi essenzialmente al diver- so grado di maturazione e standardizzazione raggiunto dalle due tecnologie: il rischio è quello di sviluppa- re applicazioni su formati XML che possono diventare rapidamente obsoleti e quindi essere costretti a modi- ficare frequentemente le applicazioni B2b realizzate.
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Web Services Lo scopo dei Web Services è quello di consentire l’interazione a livello applicativo tra componenti e siste- mi informatici realizzati su piattaforme tecnologiche diverse (ad es. Java/J2EE, MS.NET, MS COM+, AS400, Unix/Linux, ecc.) e connessi tra loro tramite Internet. Il vantaggio dell’integrazione a livello applicativo, rispetto a quella mediante scambio di messaggi, è dupli- ce: in primo luogo si opera in real-time, anziché in modalità differita; inoltre sfruttando le funzionalità del- l’applicazione che espone i Web Services si riduce il rischio di inconsistenze nei dati gestiti. I principi di fondo dei Web Services non sono del tutto nuovi, in quanto sono lo stato attuale di un per- corso evolutivo delle tecnologie per il distributed computing, originate a metà anni ‘80 con DCE (Distributed Computing Environment) ed evolute poi con le tecnologie RPC (Remote Procedure Call), CORBA (Common Object Request Brocker Architecture) e IIOP (Internet Inter ORB Protocol). Rispetto alle soluzioni precedenti, più complesse ed onerose, i Web Services promettono significativi vantaggi in termi- ni di semplificazione e riduzione dei costi di sviluppo. Il modello è simile a quello client/server, ma i Web Services, incapsulano le interfacce applicative origina- rie con un nuovo strato software che permette di usare XML, con un particolare formato chiamato SOAP (Simple Object Access Protocol), e il protocollo HTTP per effettuare le chiamate e ricevere le risposte sulla rete Internet. Il producer è la parte del Web Service che incapsula il server; il consumer è la parte del Web Service che incapsula il client.
Fig. 4.7 Schema di funzionamento dei Web Services
Applicazione Server
WebService producer
Internet
WebService consumer 83
Applicazione Client
A complemento dello standard XML/SOAP, i Web Services prevedono la possibilità di utilizzare due stan- dard complementari, sempre basati su XML: ❍ WSDL (Web Services Description Language): è il linguaggio con il quale è possibile descrivere i Web Services producer che vengono esposti al pubblico, in modo da fornire un modo con il quale altri sog- getti possono sapere come accedervi, ❍ UDDI (Universal Description, Discovery, and Integration): è un formato XML con il quale possono esse- re strutturati dei registri che, come una sorta di “pagine gialle” online, permettono la pubblicazione e la ricerca delle descrizioni WSDL dei Web Services esposti pubblicamente. Naturalmente, quando si crea un Web Service producer, non è strettamente necessario crearne anche la descrizione WSDL e tantomeno pubblicarla in un registro UDDI. Questo soprattutto se l’utilizzo del Web Service viene riservato ad un numero ristretto di soggetti, nel qual caso le stesse informazioni possono esse- re fornite direttamente. La descrizione WSDL è però generata automaticamente dai principali tool di svi- luppo per i Web Services e può essere utilizzata per creare automaticamente la struttura di base dei Web Service consumer corrispondenti. Se i meccanismi di base dei Web Services sono ormai abbastanza consolidati, restano aperte una serie di problematiche correlate, su cui oggi si focalizza il processo di innovazione tecnologica. In primo luogo vi è la sicurezza: se un primo livello di sicurezza può essere raggiunto crittografando l’intero canale di comuni- cazione (mediante VPN o usando il protocollo SSL/HTTPS), servizi più evoluti quali l’autenticazione, la crit- tografia e la firma solo di porzioni del documento (per questioni di performance) richiedono oggi soluzio- ni proprietarie o basate su proposte di standard non ancora consolidati (ad es. WS-S: Web Services Security). In secondo luogo, ma forse ancor più importanti, vi sono gli aspetti di coordinamento di più Web Services all’interno di un unico processo di business, con problematiche di workflow e di gestione delle transazioni; anche in questo caso i possibili standard (ad es. BPEL4WS: Business Process Execution Language for Web Services) sono ancora a livello di proposta. Nonostante la non completa maturità, i Web Services trovano già alcune applicazioni pratiche. Negli USA esistono VAN specializzati nell’utilizzo dei Web Services come alternativa all’EDI; tra questi Blue Titan Software, Flamenco Networks, Grand Central Communications, Primordial. Anche in Italia sono in corso le prime sperimentazioni: tra i casi più significativi, segnaliamo il sistema di eSupply Chain predisposto da ENEL (vedi Box), che mediante Web Services permette di scambiare in real-time i documenti del ciclo ordi- ne-consegna-fattura e le informazioni previsionali associate con le aziende fornitrici (tra queste Pirelli Cavi e una decina di fornitori minori), il progetto XMetaLs per creare un network Peer2Peer nel settore metal- lurgico e l’iniziativa consortile di Textilebusiness (vedi Box) per il distretto serico comasco.
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La situazione attuale Dal punto di vista di un’azienda che intenda affrontare un progetto B2b, le dimen- e i trend attesi sioni tecnologiche più rilevanti da considerare, in funzione dei macro-processi che si intendono supportare, riguardano: ❍ la tipologia di soluzione tecnologica, ❍ la strategia di implementazione.
Relativamente alla prima dimensione, le alternative sono quelle esaminate nella sezione precedente, ovvero U2A nei confronti di A2A, con le declinazioni che que- ste due categorie possono avere. Per quanto riguarda le strategie di implementazione della piattaforma tecnologica, necessaria per erogare le funzionalità richieste, è possibile scegliere tra: ❍ l’implementazione di una piattaforma interna; in questo caso si distingue tra soluzioni: Ad hoc: l’azienda si affida ad una soluzione sviluppata appositamente, even- tualmente anche utilizzando componenti di base o prodotti Best-of-Breed (BoB), vale a dire pacchetti specializzati ma con limitata ampiezza della copertura funzionale; Extended-ERP: prevede l’acquisizione e personalizzazione di un modulo aggiuntivo allo ERP, in grado di offrire funzionalità di interazione B2b, o l’a- dozione di una nuova versione della soluzione ERP aziendale che includa l’estensione alle funzionalità di gestione delle relazioni B2b; Suite: viene implementata una soluzione ad ampia copertura funzionale, tipicamente in grado di coprire diversi processi di eProcurement e/o di eSupply Chain, eventualmente opportunamente personalizzata; ❍ l’utilizzo di una piattaforma esterna, gestita da un operatore terzo; in questo caso 84 si distingue tra B2b Service Provider, B2b Process Outsourcer e Marketplace consor- tili definizioni già introdotte nei capitoli precedenti (per le definizioni relative a questi differenti operatori si rimanda al Box “Gli operatori B2b”).
Incrociando le due dimensioni appena descritte, è possibile mappare le soluzioni implementate, ed individuare le aree di maggior concentrazione che evidenziano trend comuni di comportamento. Il risultato è visibile nella matrice seguente (Figura 4.8).
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Fig. 4.8 Modalità di interazione e strategia di implementazione delle soluzioni B2b
Strategia di implementazione Interna Esterna
Service Provider Process Outsourcer Ad Hoc Extended ERP Suite eMarketplace Consortili - VAN
tari 1 Formati Proprie- Edi Tradi- zionale 2 A2A 4 Edi su Internet 3 5 12 Based XML- Soluzioni Modalità di interazione 8 10 Integrate Extaranet 6
U2A 7 11 Stand Alone 9 Extaranet 85 Soluzioni di eSupply Chain Soluzioni di eProcurement Soluzioni miste
1) Approccio Tradizionale Proprietario. Sono soluzioni per lo scambio informativo tra applicazioni, in modalità tradizionale, senza utilizzare formati standardizza- ti. I macro processi coinvolti sono generalmente relativi alla eSupply Chain Execution e Collaboration e si tratta prevalentemente di applicazioni tra azien- de medio-piccole, nate in genere sulla spinta dell’attore forte di filiera e di con- seguenza sono di tipo buyer-centric o seller-centric. Esistono tuttavia delle ecce- zioni in cui alcuni attori della filiera raggiungono valori significativi del transato (ad esempio nei rapporti tra distributore farmaceutico e farmacie). Un trend significativo che si sta evidenziando è l’apertura all’Internet, grazie anche ai benefici offerti dalla connettività permanente (ad esempio mediante connessio- ni ADSL): oltre a messaggi di ordine e conferma d’ordine, c’è la possibilità di far transitare anche altri dati (informazioni, promozioni, immagini, ecc.). Appartengono a questo cluster anche sistemi di eSupply Chain Collaboration per il co-design e il co-engineering, che garantiscono lo scambio e la condivi- sione di progetti tra diversi attori. Vengono utilizzati sistemi a casellario svilup- pati ad hoc simili all’EDI tradizionale; in questo caso i messaggi vengono veico- lati attraverso connessioni dedicate o, in caso di co-location20, la stessa LAN. 20. Gruppo di progetto localizza- 2) Approccio EDI Intermediato. Sono le soluzioni a supporto dei macro processi di to nel sito del cliente eSupply Chain Execution e Collaboration, che utilizzano il formato EDI per il delivery dei messaggi e che si avvalgono del servizio offerto dai VAN tradizionali. Appartengono a questo insieme i maggiori operatori del grocery, del farmaceutico e dell’automotive, per le attività relative alla gestione del ciclo ordine-consegna-fat- turazione. Le soluzioni che appartengono a questa categoria sono destinate a
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supportare alti volumi di traffico su uno spettro di documenti relativamente ristretto (principalmente ordine, conferma d’ordine e fattura) e con processi di interazione tendenzialmente rigidi. I principali formati utilizzati sono: EDIFACT, nelle sue diverse versioni, ODETTE (specifico per l’automotive) e Dafne (per il far- maceutico). Sono stati riscontrati anche casi in cui viene utilizzato un formato pro- prietario, sviluppato spesso dall’attore forte di filiera. Un esempio è Bosch, che per l’aftermarket con i suoi clienti a più alto volume, utilizza un formato proprietario simile all’EDIFACT, ma più semplice e che non richiede traduttore. Un approccio alternativo all’utilizzo di connessioni telematiche dedicate consi- ste nell’utilizzare sempre il formato EDI, ma ricorrendo alla connessione Internet (approccio già definito EDI su Internet). I progetti che sono confluiti in questa direzione sono: Euritmo per il grocery, EasyDafne per il Farmaceutico e Metel per il materiale elettrico. In questo caso la traduzione viene spesso ese- guita dal VAN. L’EDI su Internet viene normalmente utilizzato per estendere il ricorso alla tecnologia EDI alle aziende di dimensioni minori, grazie ai minori costi di gestione derivanti dal cambio del canale di trasmissione, nel caso di InternetEDI, e dai minori costi di set-up, nel caso di WebEDI. 3) Approccio dei Nuovi Operatori A2A. Sono i progetti sviluppati da nuovi operato- ri specializzati, che si propongono come alternativa alle soluzioni VAN consoli- date. Queste selezioni utilizzano esclusivamente il canale Internet e supportano molteplici tipologie di formato: EDI, XML, formati proprietari e flat file. In questa categoria possono essere citati, ad esempio, il Gruppo Tesi (vedi Box) con la sua soluzione E-Integration, che sfrutta un motore XML per effettuare tutte le tra- duzioni necessarie, e TecCom (vedi Box) che si pone come intermediario degli attori della filiera automotive e permette lo scambio di documenti in formato 86 EDI (Standard Clepa e Figiefa – di stretta derivazione EDIFACT), XML e formati proprietari. A questa categoria appartengono anche soluzioni di tipo consortile, in cui è previsto un Hub di integrazione che centralizza i flussi dei dati che sono scambiati soprattutto in XML (ad esempio OptoIDX, per il distretto dell’occhiale nel Bellunese). 4) Approccio EDI Disintermediato. Sono raggruppate in questo insieme le soluzioni delle aziende che, per le relazioni verso i partner, hanno implementato suite per la gestione degli scambi EDI. Quest’approccio prevede l’implementazione in proprio degli strumenti necessari alla comunicazione (casellario, traduttore, sto- rage, ecc.). Gli scambi informativi avvengono sul canale Internet ed il modello architetturale che si viene a creare è di tipo Peer2Peer. I processi coperti posso- no variare da quelli classici di eSupply Chain Execution ad altri più collabora- tivi, come lo scambio di reportistica e informazioni sulle vendite. 5) Approccio XML-Based Proprietario. Si tratta di progetti che prevedono lo sviluppo di strumenti ad hoc che ricorrono allo scambio di dati in formato XML sul cana- le Internet. Le soluzioni realizzate sono spesso costituite da componenti software proprietarie e un repository centrale che non interviene direttamente negli scam- bi informativi, ma contiene e condivide le regole e le sintassi da utilizzare. L’architettura che si viene a stabilire, in questo caso, è di tipo Peer2Peer e la criti- cità maggiore consiste nel trovare uno standard XML di riferimento per lo speci- fico settore. Esempi di questo genere sono i progetti ModaML del distretto coto- niero di Biella (vedi Box), Textilebusiness (vedi Box) ed il progetto CAP (Common After-market Protocol) per l’aftermarket del settore automotive. È significativo sottolineare l’apertura di alcune di queste iniziative all’integrazione applicativa, ottenibile mediante il ricorso ai Web Services (vedi Box).
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6) Approccio Extranet Proprietarie di eSupply Chain. Compongono questo insieme le Extranet, di tipo integrato e non integrato, sviluppate ad hoc. Appartengono al primo gruppo le Extranet prevalentemente a supporto dei processi di vendita (eSupply Chain Execution) integrate con il gestionale aziendale e sviluppate in proprio. Esempi sono presenti in quasi tutti i settori analizzati, da quello far- maceutico (tra produttori e farmacie per prodotti specifici con volumi di trans- ato limitato), al grocery, ai distributori di informatica di consumo, al materiale elettrico, all’automotive. Queste soluzioni sono solitamente sviluppate interna- mente, eventualmente ricorrendo ad alcune collaborazioni esterne, o con pro- dotti Best of Breed opportunamente configurati e personalizzati. Infine, in un insieme non marginale di casi, le Extranet integrate a supporto della gestione della eSupply Chain sono, in realtà, delle semplici interfacce Web sovrapposte al gestionale aziendale. Il secondo gruppo dei progetti raggruppati in questo insieme è costituito dalle Extranet non integrate, orientate prevalentemente a servizi collaborativi di Knowledge Management (comunicazioni, pubblicazione documentale, down- load dati, ecc.). Anche in questo caso si tratta generalmente di soluzioni svilup- pate ad hoc o con prodotti Best of Breed. 7) Approccio Extranet Proprietarie di eProcurement. Si tratta di progetti di Extranet di eSourcing ed eCatalog basate su piattaforme sviluppiate ad hoc (o su soluzioni Best of Breed). Nella maggior parte dei casi non sono integrate con il sistema gestionale. Nel caso dell’eSourcing generalmente si tratta di portali realizzati per lo scouting passivo dei fornitori, solitamente non integrati con l’anagrafica for- nitori del gestionale; nel caso di eCatalog si tratta di cataloghi online anch’essi non integrati con il gestionale aziendale. Appartengono a questo insieme anche 87 alcuni casi, poco numerosi, di soluzioni di eCatalog sviluppate ad hoc che pre- sentano un insieme basilare di funzionalità integrate con il gestionale aziendale (allineamento anagrafiche ed emissione ordini). 8) Approccio Catalogo da ERP. Sono le soluzioni di catalogo d’acquisto, create utiliz- zando il modulo specifico presente nel prodotto ERP aziendale. La comunica- zione tra l’applicazione B2b e gli altri moduli dello ERP viene supportata nati- vamente e vengono meno le problematiche relative all’eventuale disallineamento di anagrafiche di prodotti e fornitori. Gli attori che hanno adottato soluzioni di questo tipo sono tipicamente aziende di grandi dimensioni, prevalentemente per l’approvvigionamento dei beni indiretti. 9) Approccio Suite Non Integrata. Sono raggruppati in questo insieme i progetti delle aziende che hanno fatto ricorso a suite di eProcurement (principalmente di eSourcing), e che per ora non hanno ancora proceduto alla loro integrazione. 10) Approccio Suite Integrata. Si tratta di applicativi di eProcurement basati su suite integrati con il sistema gestionale. La maggior parte sono progetti di eCatalog per i quali, a differenza dall’Approccio Catalogo da ERP, si è deciso di adottare una suite specializzata e di procedere nell’integrazione. 11) Approccio Extranet Intermediato. Sono rappresentati in questo insieme i progetti delle aziende che hanno scelto di rivolgersi ad operatori B2b esterni per le fun- zionalità di eProcurement. La maggior parte di queste iniziative, che riguardano prevalentemente le funzionalità di asta, non prevede un’integrazione con il gestionale aziendale. Fanno eccezione alcuni casi, quali, ad esempio, quelli basati sui Marketplace consortili, generalmente integrati con il gestionale dell’a- zienda (esempi sono ENI con Trade Ranger e Impregilo con 1city.project). 12) Approccio Full Committed. Si tratta dei progetti delle aziende che attraverso l’uti-
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lizzo combinato di diversi strumenti, dalle suite, ai moduli estensivi del proprio gestionale, ai VAN, riescono a coprire i processi di eProcurement ed eSupply Chain. Sono rappresentate in questo insieme che si sta via via delineando le grandi realtà (quali ad esempio ENI, Enel, Pirelli, HP e Arrow Electronics), che hanno possibilità economiche e di know-how tecnologico adatto a integrare al proprio interno le componenti dei diversi sistemi. Le funzionalità supportate sono variabili da caso a caso e spaziano su tutto il panorama analizzato.
L’architettura di I modelli architetturali per le soluzioni B2b si possono, ad un primo livello di ana- riferimento per il B2b lisi, distinguere in quattro categorie, in funzione di dove si colloca in prevalenza la logica applicativa (Figura 4.9): ❍ Seller Centric: la piattaforma tecnologica che realizza le funzionalità applicative per il B2b è accentrata presso l’azienda fornitrice; questa mette a disposizione dei suoi clienti dei servizi di interazione a livello utente o a livello applicativo; ❍ Buyer Centric: la piattaforma tecnologica B2b è accentrata presso l’azienda clien- te, per fornire servizi di interazione con i suoi fornitori; ❍ Hub&Spoke: la piattaforma tecnologica B2b è accentrata presso una terza parte (ad esempio Consorzio, VAN o Marketplace); questo mette a disposizione i pro- pri servizi applicativi sia ai Buyer, sia ai Seller; ❍ Peer2Peer: Buyer e Seller sono dotati di piattaforme tecnologiche per il B2b e queste sono in grado di dialogare tra loro senza intermediari; la logica applica- tiva è distribuita tra le piattaforme applicative delle aziende buyer e seller.
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Fig. 4.9 Modelli architetturali di riferimento
SellerBuyer Seller Buyer
Seller centric Buyer centric Seller Hub Buyer Seller Buyer (intermediario)
Hub & Spoke Peer2Peer
Relativamente ai casi studiati nella Ricerca, il modello Hub&Spoke è caratterizzato da una prevalenza di imprese che si appoggiano alle soluzioni di eSupply Chain Execution basate su EDI e di aziende che utilizzano soluzioni di terze parti specia- lizzate nell’eProcurement. I modelli Buyer-centric e Seller-centric sono presenti in
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numero pressoché equivalente e caratterizzano le iniziative delle aziende di dimen- sioni maggiori per rendere più efficiente l’interazione con i propri fornitori o con i propri clienti. Sono invece poco frequenti i casi di adozione di soluzioni Peer2Peer, ad oggi limitati ad alcune iniziative distrettuali in molti casi ancora a livello sperimentale.
La Figura 4.10 fornisce, con alcune inevitabili semplificazioni, l’architettura di rife- rimento dell’infrastruttura tecnologica a supporto sia dei processi di eProcurement che di quelli di eSupply Chain. Naturalmente, tale schema dovrà essere adattato in funzione di quale copertura si voglia effettivamente garantire ai processi B2b, di quanto si vogliano internalizzare i sistemi per il B2b e di quanto si voglia spingere l’integrazione con i sistemi di interni.
Fig. 4.10 Architettura per il B2b: gli elementi dell’infrastruttura
Azienda partner (fornitore) Azienda partner (cliente) Operatori B2b Service Provider Sistema Process Outsourcer Sistema Gestionale eMarketplace Gestionale Consortili VAN
A2A U2A 1¡ livello di Firewall
Portale Web Extranet 2¡ livello eSCEA2A di Firewall 89 Intranet eS eC eSCC eSCEU2A
Utenti Middleware interni Middleware Application Server (motori e servizi base)
DB Anagrafiche DB Transazionali DB Analitici
2¡ livello di Firewall Sistema Gestionale (ERP / applicazioni legacy)
DB Anagrafiche DB Transazionali DB Analitici 3¡ livello Dominio dell azienda di Firewall
Facendo riferimento al modello generale dell’architettura, ad un primo livello si distinguono i soggetti esterni con cui l’azienda può dialogare, che possono essere direttamente le aziende partner piuttosto che gli operatori B2b. Focalizzando l’at- tenzione sull’infrastruttura B2b della singola azienda, si evidenzia come questa si presenta divisa in due porzioni fortemente diverse, a supporto dell’interazione U2A e dell’interazione A2A.
Nel primo caso l’architettura è quella tipica delle applicazioni Web, basata su tre livelli: ❍ il livello di presentazione, con il Portale Extranet che offre l’accesso tramite brow- ser Web agli utenti delle aziende partner e l’Intranet aziendale che permette l’ac- cesso Web da parte degli utenti interni; ❍ il livello applicativo, contenente le applicazioni software che implementano la logica di business dei processi di eCatalog, eSourcing, eSupply Chain
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Collaboration ed eSupply Chain Execution, in questo ultimo caso limitatamen- te alle funzionalità erogate in modalità U2A; tali applicazioni usano in genere una serie di servizi infrastrutturali comuni (motore di esecuzione dei compo- nenti e delle pagine dinamiche, servizi di sicurezza, supporto alle transazioni, workflow, strumenti di sviluppo, ecc.), messi a disposizione in parte dal Sistema Operativo e in parte mediante Application Server; ❍ il livello dei dati, ovvero l’insieme delle basi di dati (e delle applicazioni che ne consentono la gestione) destinate ad ospitare le anagrafiche, le transazioni e le informazioni analitiche. In questo ambito, gli ambienti di sviluppo più frequentemente utilizzati, nei casi esaminati nella Ricerca, sono quelli Microsoft (tipicamente ASP o ASP.Net con com- ponenti Visual Basic) e Java (tipicamente JSP e J2EE); sono state rilevate in seconda istanza un certo numero di soluzioni realizzate con la piattaforma ColdFusion di Macromedia o con piattaforme open source ad architettura LAMP (Linux, Apache, MySQL, PHP); si sono infine rilevate come marginali le applicazioni realizzate in altri ambienti, quali Perl, Python, ecc. Per quanto riguarda gli aspetti di sicurezza, oltre ad introdurre vari livelli di firewall, quando le informazioni gestite riguardano dati sensibili (transazioni di business, documenti e progetti di ricerca e sviluppo, ecc.) sono stati utilizzati sistemi di crit- 21. Ovvero SSL applicato al Web, tografia del canale. Per semplicità si è scelto il protocollo HTTPS21 e solo nelle situa- con modalità diverse: protezione della password, cifratura dell’inte- zioni più evolute e nelle quali si devono gestire volumi elevati di traffico, si è scelto ra sessione, più raramente auten- di ricorrere alle tecnologie VPN22. Infine, per le applicazioni orientate prevalente- ticazione con certificati mente alla condivisione di informazioni non sensibili (livelli delle scorte, promo- 22. Virtual Private Network, vale zioni, documentazione tecnica di assistenza, ecc.) si è scelto il ricorso all’autentica- a dire un tunnel cifrato a livello di zione mediante username e password senza crittografare le informazioni. 90 protocollo TCP Per quanto riguarda i sistemi a supporto dell’interazione A2A (per semplicità sono state omesse dalla figura le connessioni A2A non intermediate da VAN, ad oggi meno frequenti) l’architettura di riferimento evidenzia: ❍ le applicazioni di eSupply Chain Execution; nel caso di interazione EDI ed EDI su Internet (si veda anche il Box “I VAN EDI”) queste sono composte dal client EDI, con funzionalità di gestione del trasferimento dei documenti, e dal tradut- tore, che effettua la conversione dal formato usato internamente (tipicamente il tracciato record di import/export dal gestionale) allo standard EDI, e viceversa; il traduttore può essere un componente sviluppato ad hoc o, più frequente- mente, un prodotto software acquistato (i più diffusi sono Gentran di Sterling Commerce, Seeburger e Harbinger); 23. Il Middleware può essere uti- ❍ le soluzioni di Middleware23, intendendo con queste sia connettori sviluppati lizzato, come approfondiremo in seguito, anche per l’integrazione ad-hoc che prodotti software specializzati nell’integrazione applicativa (quali ad orizzontale tra le diverse compo- esempio Tibco, WebMethods, Vitria, MS BizTalk). nenti applicative per il B2b e per l’integrazione tra queste e il siste- ma gestionale Analizzando più in dettaglio le soluzioni applicative a supporto dei processi di eProcurement e di eSupply Chain, l’indagine effettuata ha permesso di evidenziare alcuni aspetti che meritano particolare attenzione, quando si decide di affrontare un progetto B2b.
Per quanto riguarda l’eSourcing, ed in particolare i sistemi basati su asta, nella pro- gettazione del sistema devono essere considerate alcune problematiche che vengo- no gestite solo dalle soluzioni di profilo più elevato (suite oppure servizi offerti dagli operatori specializzati); tra queste vi sono:
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❍ la possibilità per i seller di conoscere l’effettivo tempo rimanente alla conclusio- ne dell’asta e disporre in tempo reale delle informazioni sull’ultima offerta (aspetti problematici dati i tempi di comunicazione su Internet); a tale scopo si posiziona all’interno della pagina di monitoraggio dell’asta un pulsante per l’ag- giornamento manuale, si introducono meccanismi che consentono al browser Web di aggiornare la pagina in modo automatico e, nei sistemi migliori, questo aggiornamento avviene con frequenza crescente all’approssimarsi del termine dell’asta; ❍ la gestione delle offerte inviate all’ultimo momento, con la certezza che siano accet- tate dal sistema (un’offerta inviata in tempo utile può arrivare al sistema d’asta fuori tempo massimo); per ridurre il problema è possibile intervenire congiuntamente con meccanismi di prolungamento automatico dell’asta a fronte di offerte negli ulti- mi minuti e con un adeguato training dei seller per evidenziare il rischio che offer- te inserite negli ultimi secondi giungano a destinazione ad asta ormai chiusa; ❍ l’esigenza di evitare che problemi tecnologici impediscano l’inserimento di offer- te, in particolar modo durante le fasi finali dell’asta; in questo caso si ricorre a sistemi ridondati sia per i server applicativi che per la loro connessione ad Internet; più difficile è controllare i problemi che potrebbero nascere sulle postazioni dei seller o sulla loro rete (nel migliore dei casi si riesce ad effettuare un monitoraggio dei seller attivi); ❍ la possibilità di una comunicazione diretta tra buyer e seller nel corso degli eventi d’asta, sia per chiarimenti sul capitolato d’asta che per garantire un sup- porto tecnico nel corso della stessa; a questo scopo le soluzioni adottate spazia- no dalla disponibilità telefonica del buyer durante l’asta, all’uso di sistemi di messaggistica online, alla strutturazione di call-center di supporto per i servizi 91 offerti degli operatori terzi; ❍ il poter definire regole di valutazione delle offerte che vadano al di là del sem- plice confronto sul prezzo; a tal fine si definiscono dei pesi per gli attributi oggetto di valutazione per calcolare un punteggio complessivo (che comprende anche il fattore prezzo) o un prezzo equivalente (corretto sulla base degli altri attributi di valutazione).
Per quanto riguarda l’eCatalog le soluzioni adottate possono risultare particolar- mente complesse, in quanto è importante che: ❍ consentano la gestione di un catalogo multifornitore, ma che al contempo offra all’acquirente un’unica classificazione merceologica; a tale scopo si usano tal- volta classificazioni standard (quale UN/SPSC), che però presentano dei limiti per il diverso livello di dettaglio con il quale vengono classificate differenti tipo- logie di prodotti; ❍ agevolino l’aggiornamento dei cataloghi e dei listini, attività particolarmente onerosa; gli approcci sono diversi: per mantenere un controllo stretto sia sulla classificazione merceologica che sui prezzi applicati (soprattutto se questi sono stati concordati tramite accordi quadro), alcune imprese preferiscono gestire internamente l’aggior- namento dei cataloghi, forniti dai seller in formato elettronico (flat-file, Excel, ecc.) ma anche semplicemente mediante fax; talvolta si offrono ai fornitori dei form Web per l’aggiornamento delle infor- mazioni relative ai singoli prodotti o per l’upload di file (tipicamente Excel o XML) con l’aggiornamento dei cataloghi e dei listini; in questo caso i con- trolli sui prezzi praticati avvengono tipicamente a campione;
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