Spedizione ina.p.-45%-art.2 comma20/blegge 662/96Filialedi Torino 2000 ANNO XV. N.7Agosto/Settembreo 2000

ueo9 94959697 98 numero 93 ISSN 1124-044 X

WALSER Cultura alpina secolare Il ritorno sulleAlpi Il ritorno MENSILE DIINFORMAZIONEEDIVULGAZIONENATURALISTICA REINTRODUZIONI del gipeto 99 100 101 102 a Crea e ilmito la collina Pavese, PIEMONTESI PARCHI di Carrara linfa Il marmo GEOLOGIA LE AREE PROTETTE DEL PIEMONTE PARCHI NAZIONALI PARCHI REGIONALI NOVARA Parco Fluviale del Po Tratto torinese Gran Paradiso Valle del Ticino Via della Rocca 47 - 10123 Torino ALESSANDRIA Villa Calini - Via Garibaldi, 4 (Area Attrezzata Le Vallere) Capanne di Marcarolo 28047 Oleggio (NO) Cascina Vallere, Corso Trieste 98 Tel. 011 8606211 - fax 011 8121305 Via Umberto I, 32a Tel. 0321 93028 10024 Moncalieri [email protected] 15060 Bosio (AL) fax 0321 93029 - Tel. 011 642831 Val Grande fax 011 643218 - [email protected] Tel. e fax 0143 684777 [email protected] Villa S. Remigio [email protected] La Mandria 28922 Verbania (VB) Tel. 0323 557960 Sacro Monte di Crea (Riserve Monte Mesma; (Aree attrezzate Collina Cascina Valperone fax 0323 556397 Colle Torre di Buccione) di Rivoli; [email protected] 15020 Ponzano Monferrato (AL) Via Sacro Monte Ponte del Diavolo; Tel. 0141 927120 fax 0141 927800 28016 Orta S. Giulio (NO) [email protected] Riserva Madonna della Neve Tel. 0322 911960 Monte Lera) fax 0322 905654 Parco Fluviale del Po Viale Carlo Emanuele II, 256 PARCHI PROVINCIALI [email protected] 10078 Venaria Reale (TO) Tratto Tel. 011 4993311 Vercellese/Alessandrino Lago di Candia Monte Fenera fax 011 4594352 - [email protected] Via M. Vittoria, 12 - 10123 Torino (Riserva Torrente Orba) Fraz. Ara - Via Martiri 2 Tel. 011 8613501 fax 011 8613502 Piazza Giovanni XXIII, 6 28075 Grignasco (NO) Stupinigi 15048 Valenza (AL) Tel. e fax 0163 418434 c/o Ordine Mauriziano, [email protected] Tel. 0131 927555 via Magellano, 1 fax 0131 927721 - [email protected] Lagoni di Mercurago 10128 Torino Tel. 011 5080223 (Riserve Canneti di fax 011 5080245 ASTI Dormelletto e Fondo Toce) Parchi astigiani Via Gattico, 6 (Rocchetta Tanaro, 28040 Mercurago di Arona (NO) Tel. 0322 240239 VERBANIA Val Sarmassa, fax 0322 240240 Alpe Veglia e Alpe Devero Valleandona e Val Botto) [email protected] Via Castelli, 2 Via S. Martino, 5 28868 Varzo (VB) 14100 Asti Tel. 0324 72572 Tel. 0141 592091 fax 0141 593777 fax 0324 72790 [email protected] TORINO [email protected] Collina di Superga (Riserva Bosco del Vaj) Via Alessandria, 2 Sacro Monte Calvario BIELLA 10090 Castagneto Po (TO) di Domodossola Baragge (riserva), Bessa Tel. e fax 011 912462 Borgata S. Monte Calvario, 5 (riserva), Brich Zumaglia [email protected] 28055 Domodossola (VB) Tel. 0324 241976 fax 0324 247749 (area attrezzata) [email protected] Via Crosa 1 Gran Bosco di Salbertrand 13882 Cerrione (BI) Via Monginevro, 7 Tel. 015 677276 fax 015 2587904 10050 Salbertrand (TO) Sacro Monte Tel. e fax 0122 854720 della SS. Trinità di Ghiffa Parco Burcina - [email protected] P.zza SS. Trinità, 1 Felice Piacenza 28823 Ghiffa (VB) Casina Blu Laghi di Avigliana Tel. 0323 59870 fax 0323 590800 13814 Pollone (BI) Via Monte Pirchiriano sacromonte. [email protected] avviso Tel. 015 2563007 10051 Avigliana (TO) fax 015 2563914 - Tel. 011 9313000 [email protected] fax 011 9328055 VERCELLI dal 1¡ settembre [email protected] Alta Valsesia C.so Roma,35 il Centro di CUNEO Orsiera Rocciavrè 13019 Varallo (VC) Alta Valle Pesio e Tanaro (Riserve Orrido di Chianocco Tel. e fax 0163 54680 Documentazione (Riserve Augusta e Orrido di Foresto) [email protected] Bagiennorum; Via San Rocco, 2 - Fraz. Foresto è trasferito in Ciciu del Villar; 10053 Bussoleno (TO) Lame del Sesia Oasi di Crava Morozzo; Tel. 0122 49398 (Riserve Garzaia via Nizza 18, fax 0122 48383 di Villarboit; Sorgenti del Belbo) [email protected] 10125 Torino, Via S. Anna, 34 Isolone di Oldenico; 12013 Chiusa Pesio (CN) Palude di Casalbertrame; Tel. 0171 734021 Val Troncea telefoni: V. della Pineta Garzaia di Carisio) fax 0171 735166 Via XX Settembre, 12 [email protected] 10060 Pragelato (TO) redazione Tel. e fax 0122 78849 13030 Albano Vercellese (VC) [email protected] Tel. 0161 73112 Piemonte Parchi Alpi Marittime fax 0161 73311 (Riserve: Juniperus Phoenicea; Canavese 011 4323566, (Riserve Sacro Monte di Bosco e Laghi di Palanfrè) Loc. Sacro Monte Banche dati C.so Dante Livio Bianco, 5 Belmonte; Piazza della Basilica 12010 Valdieri (CN) Monti Pelati e Torre Cives; 13019 Varallo (VC) Tel. 0171 97397 Vauda) Tel. 0163 53938 011 4324383, fax 0171 97542 - [email protected] c/o Municipio fax 0163 54047 Via Matteotti, 19 Biblioteca Parco Fluviale del Po 10087 Valperga (TO) Tel. 0124 659521 Bosco delle Sorti della 011 4323785. Tratto cuneese fax 0124 616479 Partecipanza di Trino (Riserva Rocca di Cavour) C.so Vercelli, 3 Via Griselda 8, 13039 Trino (VC) 12037 Saluzzo Tel. 0161 828642 Tel. 0175 46505 fax 0161 805515 fax 0175 43710 [email protected] editoriale REGIONE PIEMONTE 2000 Direzione Turismo, Sport e Parchi 7 • Via Magenta 12, 10128 Torino Direttore: Luigi Momo Assessorato Ambiente 2 Via Principe Amedeo 17, Torino Intervista Assessore: Ugo Cavallera La cultura dei parchi a Furby, Aibo Assessorato Cultura Via Meucci 1, Torino difesa dell’ambiente. Assessore: Giampiero Leo A colloquio con e le emozioni virtuali Ugo Cavallera Ricordate i Tamagotchi, i pulcini virtuali che pigolavano e PIEMONTE PARCHI morivano se i bambini non li rimpinzavano di input? Mensile e Giampiero Leo Direzione e Redazione di Gianni Boscolo (vedi Piemonte Parchi n.77). Ora é arrivata sul mercato e Via Nizza 18 nelle camere giochi dei nostri bambini la seconda genera- 10125 Torino 4 Tel. 011 4323566 Reintroduzioni zione di questi animali virtuali. Si chiamano appunto Direttore responsabile: Il gipeto sulle Alpi. Furby, Aibo, ecc. Sono robot giocattolo dotati di intelli- Gianni Boscolo genza artificiale che, per quanto ancora rozza, permette Redazione Cronaca di un ritorno Enrico Massone (vicedirettore), di Roberto Toffoli loro una cospicua gamma di comportamenti emotivi, in Giovanni Boano (Museo Storia 8 relazione a come vengono trattati, dalle lacrime alla gioia. Naturale di Carmagnola, consulenza scientifica), Susanna Pia (archivio Geologia A differenza del Tamagotchi questi animali-robot interattivi fotografico), Mauro Beltramone Marmo, linfa di Carrara non muoiono (o non si spengono) ma appaiono più verosi- (documentazione bibliografica), Aldo Molino (itinerari e territorio) di Maria Angela Baroncelli, milmente veri e vivi. E puntuale di fronte a queste novità Maria Grazia Bauducco (segretaria Lorenzo Mariano Gallo pedagogiche, educative e cognitive gli psicologici paventano di redazione), Fiorella Sina (CSI- 13 dei rischi. Ad esempio che causa un elevato coinvolgimento consulenza informatica) Ambiente Hanno collaborato a questo numero: emotivo tra il bambino e la macchina quest’ultima sostituisca L. Angelino, A. Barbero, Dai rifiuti... un parco l’emotività reale con i suoi coetanei. A.M. Baroncelli, S. Bertolino, di Marco Moschini L.M. Gallo, M. Moschini, D. Roggero, Allarmismo, eccesso di “psicologismo”? Non vogliamo entrare in R. Rutigliano, D. Sandalo, 17 campi così tecnici; si tratta anche soltanto di mode che, come ven- R. Toffoli, T. Valsesia Fotografie: Cultura alpina gono, sovente passano. Tuttavia segnalano che il mito dell’automa, L. Angelino, M.A. Baroncelli, Walser storia secolare il sogno che dall’antichità accompagna l’uomo non è ancora sva- G. Carrara, A. Castelli, G. Francia, di Teresio Valsesia L.M. Gallo, L. Ganora, G. Ginevro, nito. Anzi, forse oggi, si è rafforzato e grazie A. Molino, M. Nadalini, L. Ramires, 22 alla biogenetica, più vicino. E l’uomo F. Restelli, M. Sommariva, Parchi piemontesi S. Unterthiner, arch. AMIAT, così, abbandonato sempre più arch. Bessi (Carrara). Cesare Pavese, l’“abito”, di scimmia nuda (felice la collina e il mito In copertina: definizione coniata negli anni ’60 Vita ad Alagna (foto Franco Restelli di Dionigi Roggero, dall’antropologo Desmond e gipeto (foto Stefano Unterthiner) Amilcare Barbero, Davide Sandalo Morris), può, grazie alla bioinge- Registrazione del Tribunale di Torino n. 3624 del 10.2.1986 22 gneria ed all’intelligenza artificia- Arretrati (se disponibili, dal n. 52): L. 3.500 Stelle e stagioni le, avvicinarsi, od addirittura cre- Manoscritti e fotografie non richiesti dalla redazione non si restituiscono e per gli Il cielo in autunno dersi, Dio. stessi non è dovuto alcun compenso. di Andrea Ainardi, NE PARLEREMO MEGLIO NEL PROSSI- Roberto Perdoncin, Luca Giunti Abbonamento 2000 (tutti i 10 MO NUMERO, IL NUMERO CENTO. UN numeri dell’anno, più gli speciali), 29 NUMERO PER NOI, DAVVERO SPECIALE, tramite versamento di lit. 24.000 sul conto corrente postale Notizie, ricerche, E SPERIAMO ANCHE PER VOI. n. 13440151 intestato a: rubriche, libri, Per ora, restando in tema, un bel gatti- Piemonte Parchi - SS 31 km 22, 15030 Villanova Monferrato (AL). internet no non potrebbe tornare ad essere un gradito regalo ai nostri bambini? Sporcano è Gestione editoriale e stampa: vero, ma é possibile “educarli” alla lettiera e poi, Diffusioni Grafiche S.p.A. sono bestie così simpatiche, ed autentiche. Villanova Monferrato (AL) Tel.0142/3381, fax 483907 Ufficio abbonamenti: tel. 0142 338241 In allegato lo speciale Grafica: Francia Riservatezza -legge 675/96. L’Editore garantisce la tutela dei dati personali. Torino parchi & giardini Dati che potranno essere rettificati o cancellati su semplice richiesta scritta e che potranno essere utilizzati in occasione del VII European IFPRA Congress per proposte o iniziative legate alle finalità della rivista. Stampato su carta ecologica senza cloro Torino, 16/25 settembre 2000

PIEMONTE PARCHI ON LINE http://www.regione.piemonte.it/parchi/rivista/index.htm INTERVISTA La cultura dei parchi a difesa dell’ambiente

A colloquio con Ugo Cavallera assessore all’ambiente e Giampiero Leo, assessore ai Beni Culturali della Regione Piemonte

Nella settima legislatura i parchi si co- niugano con l’ambiente e la cultura. Le competenze relative al settore infatti sono state divise tra due assessori. Con la scelta di legare i parchi all’am- biente il Piemonte si “allinea”, per co- sì dire, alla abituale collocazione del- le aree protette nella maggioranza del- le Regioni italiane. Con l’attribuzione di competenze di valorizzazione alla cultura la Regione lancia un segnale preciso: i parchi non soltanto sono un bene culturale ma hanno nella loro a- zione un messaggio culturale da pro- porre. La tradizionale conversazione della ri- vista con l’assessore competente av- viene in due momenti. Ugo Cavallera, consigliere regionale dal ’90 ed as- sessore dal ‘93 (tra l’altro nel suo pri- mo incarico ricoprì per alcuni mesi an- che quello di assessore ai parchi, per cui conosce i problemi delle aree pro- tette) accade nel corso di un’inaugu- razione. Il parco del Po torinese, che compie (con gli altri due “segmenti” quello alessandrino-vercellese e quel- lo cuneese) dieci anni di vita, ha inau- gurato alla fine di giugno il centro po- livalente, frutto di una ristrutturazione della cascina delle Vallere. Un’occa- sione di “festa” quindi, ma anche di va- ro di nuove iniziative. “Festa ma anche momento di bilancio”, conferma Ca- vallera. “I parchi, dice, hanno ormai u- na vita abbastanza lunga. Un percor- so in costante equilibrio tra conserva- litiche ambientali. “La febbre, afferma, guardia non si può dire che manchino zione e valorizzazione. Cavallera par- degli anni passati, quando i motivi e gli leggi. Per le acque, ad esempio ab- la alla luce della sua conoscenza dei parchi, quelli fluviali in particolare (co- umori contrari ai parchi prevalevano, biamo il piano dell’Autorità di Bacino, me sindaco di Bosco Marengo fu tra i ritengo sia passata. Ci sono le condi- che deve rendere omogenei i piani re- promotori negli anni 80 della riserva o- zioni per poter riannodare le politiche golatori, quelli territoriali ed il PAI (Pia- monima), ma anche come capofila del- in campo ambientale facendo dei par- no di Assestamento Idrogeologico). An- la Conferenza Stato-Regioni per le po- chi un fulcro. Oggi in materia di salva- che la legge quadro sui parchi, la

2 Disegni tratti dal calendario 1999 del parco Orsiera Rocciavré realizzati dal guardiaparco E. Giuliano.

394/91 attribuisce al piano del parco un potere di sovranità su altri piani ter- ritoriali. Attenzione dunque al rischio di overdose burocratica. Facciamo chiarezza in materia definendo priorità ed evitando sovrapposizioni. Che non soltanto pesano sui cittadini ma ri- schiano di rendere, nel reticolo delle competenze, lenta ed inefficace la po- litica sull’ambiente. Questo è il pro- blema dei prossimi anni.”. L’assesso- re Leo invece lo incontriamo al termi- ne di una riunione di Giunta Regiona- le in piazza Castello. Anche Leo, as- sessore dal 1993, conviene con il se- gnale forte che la Regione intende da- re sul proprio sistema di aree protette. “Un bene ambientale, ricco anche di testimonianze e beni culturali, in mo- do quasi unico per il nostro Paese. Ba- sta ricordare il sistema dei Sacri Mon- ti, le valenze storiche delle Reggie Sa- baude, il progetto integrato di valoriz- zazione della Venaria Reale stretta- mente collegato al verde ed al parco della Mandria”. Entrambi gli assesso- ri ribadiscono che i parchi possono “as- solvere la loro funzione soltanto se o- peranti come un sistema, in cui si in- treccino salvaguardia del’ambiente, va- lorizzazione dei beni architettonici, pro- mozione e gestione efficiente”. La re- te dei parchi piemontesi ricca ed arti- colata necessita forse di una ridefini- zione? Il sistema insomma è da met- tere a punto? “Credo che sia un’esi- genza inderogabile, dice Cavallera, non a caso l’assessore che ci ha pre- ceduto, aveva avviato un gruppo di la- voro di presidenti, dirigenti regionali e direttori, che preparasse il terreno. Nei prossimi mesi questo lavoro deve tro- vare sistemazione legislativa ed orga- nizzativa: per fare economie di scala e razionalizzazioni. Questo ci consen- tirà di mantenere il ruolo pilota svolto finora, talvolta anticipando persino i progetti europei o i programmi del Mi- nistero”. Ed in quale rapporto con le varie norme in tema di decentramen- ve essere e non potrà essere un “ca- segna di una integrazione culturale e to? “In un rapporto sereno ed equili- vallo di troia” per smantellare quanto gestionale, di un coordinamento con- brato. Mi spiego: già ora le competen- si è realizzato, se mai un rafforzamento tinuo tra salvaguardia e valorizzazio- za relative alle acque, ai rifiuti, alla di- nello spirito e nella sostanza della sus- ne con l’obiettivo “non soltanto di con- fesa del suolo sono demandati al si- sidiarietà”. fermare il Piemonte in un ruolo che si stema delle autonomie locali. Alle Pro- “D’altronde Ð sottolinea Leo Ð questo è conquistato sul campo, ma di raffor- vince se riguardano le imprese, ai Co- muni se toccano i singoli cittadini. An- è l’impegno preciso della Giunta Re- zarne l’aspetto propositivo per le altre che in materia di aree protette il lavo- gionale. Credo Ð aggiunge Ð che il pa- realtà del Paese” ro andrà in questa direzione. Daremo trimonio rappresentato dai parchi pos- L’appuntamento è per l’inaugurazione attuazione alla L.R. 44/99 in un rap- sa diventare patrimonio delle comunità della “casa dei parchi”, in autunno, porto equilibrato e dialettico con le Pro- locali soltanto se risultano, e vengono quando completato il trasloco degli uf- vince, mantenendo l’aspetto di siste- percepiti, come risorsa”. fici regionali in via Nizza 18, sarà pos- ma alle aree di interesse regionale, fa- In sintesi si può dire che entrambi gli sibile realizzare in quella sede un Info- vorendo la nascita di nuove aree di in- assessori hanno espresso una profon- parchi al servizio dei cittadini. teresse provinciale. Una cosa deve es- da sintonia sul ruolo, le funzioni, le sere chiara: il decentramento non de- prospettive delle aree protette. All’in- Gianni Boscolo

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REINTRODUZIONI l c g r o n a i c p a s d u d i e u u l n l r e t r i t A o o A r n 2 o l p i 1 Roberto Toffoli ni alterni nel parco nazionale del Mer- donei alla riproduzione, che avviene do- ornitologo cantour in Francia e nel parco Alpi Ma- po sette anni. rittime in Italia, frutto della collaborazio- Prima del rilascio ogni individuo è mar- Il 13 maggio ha avuto inizio l’avventu- ne fra le due aree protette. Ed appunto cato con anelli in metallo, su cui è ri- ra di due nuovi gipeti nel parco natura- qui avvenne il primo rilascio in territorio portato il codice di identificazione, e con le delle Alpi Marittime. Battezzati Sere- italiano nel 1994. Quest’anno è stato in- anelli colorati. Inoltre viene effettuato un no e Ciabrì, nati rispettivamente il 3 e 7 dividuato un nuovo punto di liberazione marcaggio individuale mediante la de- febbraio in Alta Savoia, nel centro ge- sulle Alpi italiane, quello del settore al- colorazione delle penne delle ali e del- stito dall’APEGE, e a Vienna, sono sta- toatesino del parco nazionale dello Stel- la coda, in modo tale da poter ricono- ti liberati in una valle del parco nel co- vio, dove il 3 giugno di quest’anno sono scere ogni gipeto. Questo tipo di mar- mune di Entracque dove erano già sta- stati liberati due gipeti . catura è, tuttavia, temporanea poiché ti rilasciati altri individui negli anni pre- La tecnica di rilascio prevede la libera- sarà persa con la prima muta, ma per- cedenti. Con questi ultimi due sale ad zione di individui nati in cattività, che so- metterà di seguire gli spostamenti dei otto il numero di gipeti liberati nell’area no collocati in cavità della roccia, adat- gipeti durante i primi tre anni di vita. protetta piemontese dal 1994 anno del primo rilascio. tate a nido, ad un’età compresa tra i 90 E’ questa una delle fasi più critiche del Il Progetto Internazionale di Reintrodu- e 100 giorni, periodo in cui non sanno progetto perché i gipeti possono com- zione del Gipeto Gypaetus barbatus sul- ancora volare, ma sono in grado di ali- piere spostamenti di centinaia di chilo- le Alpi, che coinvolge quattro nazioni al- mentarsi da soli. Qui sono costante- metri prima di stabilizzarsi su un territo- pine (Italia, Francia, Svizzera ed Au- mente controllati da un’équipe di ricer- rio e formare coppie che successiva- stria), coordinato dalla Foundation for catori che hanno lo scopo di verificare mente potranno nidificare. the Conservationa of the Bearded Vul- le fasi di sviluppo dei giovani fino alla lo- Alcuni individui hanno raggiunto addirit- ture ha avuto inizio nel lontano 1986, ro completa emancipazione. Dopo cir- tura località del tutto inusuali per la spe- quando furono liberati i primi individui ca 20-30 giorni avviene l’involo seguito cie, come testimoniano le osservazioni nel parconNazionale degli Alti Tauri, in da una fase in cui inizialmente i gipeti avvenute in Olanda dove un gipeto, . A questi seguirono i siti dell’Al- restano attorno al sito di rilascio per al- chiamato Gelas, rilasciato nel parco na- ta Savoia nel 1987, del parco naziona- cuni mesi, dove sono alimentati artifi- zionale del Mercantour nel 1997, è sta- le dell’Engdina, in Svizzera, nel 1991 e, cialmente. Successivamente incomin- to osservato il 12 maggio 1998 intento finalmente, nel 1993 quello transfronta- ciano ad allontanarsi con lunghi voli di ad alimentarsi di un coniglio selvatico liero delle Alpi Marittime. Quest’ultimo perlustrazione fino al completo abban- morto per poi essere successivamente sito di rilascio prevede liberazioni ad an- dono dell’area alla ricerca di territori i- avvistato il 24 dello stesso mese in Al-

3 ta Savoia. Gli spostamenti sono seguiti mediante osservazioni dirette, per cui è necessa- rio avere una fitta rete di osservatori sul territorio che segnali la presenza degli individui liberati. Per questo motivo è na- to nel 1997 il Coordinamento Rete Os- servatori Alpi Occidentali, a cui hanno 4 aderito GPSO (Gruppo Piemontese Stu- 5 di Ornitologici), il Corpo Forestale dello Stato, il Corpo Forestale Valdostano e le aree protette alpine piemontesi e val- dostane, coordinato dal Parco Naturale Alpi Marittime. Scopo di questa rete è quello di raccogliere e verificare segna- lazioni di gipeti sulle Alpi Occidentali, al fine di monitorare gli spostamenti dei singoli individui e la formazione di nuo- ve coppie. A tuttora sono stati liberati 96 gipeti e, a 15 anni dai primi rilasci, ecco gli in- 6 7 coraggianti risultati. Il 5 agosto del 1997 è stata u- na data importante per il pro- getto con l’involo del primo gi- peto nato in libertà sulle Alpi, dopo circa ottant’anni dalla sua scomparsa come nidificante, da una coppia formata da in- dividui liberati in Alta Savoia. L’anno successivo è stata la volta della prima coppia italia- na, stabilizzatasi nel parco na- zionale delle Stelvio, che as- sieme a quella dell’Alta Savoia ha involato un giovane. Negli anni successivi si sono forma- te nuove coppie in Italia e Francia, che nonostante alcu- ni fallimenti dovuti a cause na- turali, come l’inesperienza dei genitori nelle prime nidificazio- ni e le avverse condizioni me- teorologiche, hanno portato all’involo nuovi giovani. Que- st’anno le coppie nidificanti so- no tre, una in Francia e due in Italia, mentre altre si sono for- mate un po’ su tutto l’arco al- pino, ma non si sono ancora ri- prodotte. 8 Per quanto riguarda le Alpi Ma- rittime, la situazione è agli ini- zi ma in netta evoluzione con la forma- 9 zione della prima coppia, composta di individui ancora immaturi, ma che la- sciano sperare in una prossima nidifi- cazione. Questo settore alpino è attual- mente frequentato da un buon numero di gipeti ed osservazioni contempora- nee effettuate nell’inverno 1999/2000 in due valli delle Alpi Marittime, hanno per- messo di verificare la presenza di sette individui differenti in un’area relativa- mente limitata. Se la situazione in generale appare po-

6 1. Gipeto nell’alba sulle Alpi Marittime 6, 7. Il capanno di osservazione con (foto M. Sommariva). osservatori al lavoro (foto M. Nadalini). 2. Il nido con uno dei due esemplari 8. Splendido esemplare adulto reintrodotti nel 1998 (foto L. Ramires). (foto M. Sommariva). 9. Il Museo del gipeto nel Centro 3. Aisone, riconoscibile per le Visitatori del parco nazionale del remiganti secondarie dell’ala sinistra Gran Paradiso a Rhêmes Notre-Dame, decolorate, si intravvede Vernante fraz. Chenavey (foto L. Ramires). (foto M. Sommariva). 10. Aisone ai primi voli 4, 5. Fasi della collocazione nel nido (foto M. Sommariva). dei due gipeti (foto M. Nadalini). 11. Giovane marcato liberato in Savoia in volo nel Gran Paradiso (foto L. Ramires). 12. Vernante nei pressi del nido (foto M. Sommariva).

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sitiva, con la nidificazione e la forma- 11 zione di un numero crescente coppie un po’ su tutto l’arco alpino, occorre se- gnalare purtroppo il ritrovamento di al- cuni individui morti e la scomparsa di al- tri. Se da una parte la perdita di questi individui rientra nella normale mortalità giovanile della specie, che negli indivi- dui nati in natura può essere anche mol- to elevata, dall’altra occorre segnalare il ritrovamento di quattro individui ucci- si dall’uomo. L’uccisione diretta all’inizio del nuovo millennio rappresenta anco- ra una delle cause di limitazione alla len- ta colonizzazione del gipeto sulle Alpi e rischia di rendere vani gli sforzi in de- naro e in lavoro di tutte le persone del progetto di reintroduzione. A questo proposito bisogna ricordare che l’11 di marzo di quest’anno è stato trovato morto nella valle del Vesubie in Francia, non lontano dal confine italia- no, un individuo rilasciato del Mercan- tour nel 1993, battezzato Mounier. Que- sto individuo, ormai adulto, frequentava regolarmente una ristretta aree del par- 12 co delle Alpi Marittime e lasciava spe- rare nella formazione di una nuova cop- pia. L’esame veterinario effettuato su- bito dopo ha dimostrato al presenza di due pallini di grosso calibro nell’addo- me e alla base della testa. Quest’ultimo fatto increscioso dimostra come nono- stante si osservino i primi incoraggianti risultati, sono ancora necessari ulterio- ri sforzi indirizzati sia nel rilascio di al- tri individui, fino a formare un numero sufficiente di coppie in natura tali da po- ter sostenere una popolazione, ma so- prattutto nel sensibilizzare l’opinione pubblica per favorire il ritorno di questo splendido avvoltoio.

7 MARMO GEOLOGIA pu questapietra,puressendosufficientemente durevole, fica:- tirlo vivotralesue mani:comeMichelangelo devepoterlibe- scegliendo un blocco dimarmobiancoCarrara, devesen- tenere risultati dialtissimaqualit rire ilmarmoadaltrerocce loro notoriet tempi pi ti traquelliimpiegatiinambito architettonicoeartistico Senza dubbioilmarmodiCarrara contemporanea, siavvicinaasuscitare. nuum 8 di eterno,passatoefuturochesifondonoinun pregiate pietreornamentali.Lapietrageneraunasensazione numento, celebrativoofunerario,vienerealizzatoconlepiù possibilità dieternaresestesso.Dasemprequasiognimo- scimentali ebarocchi.Mal'uomovedenellapietraanche la assumere unruolodaprotagonistaneifastosipalazzirina- la pietradiventasoggettoancheperscopidecorativi,finoad atzeca, egizia,grecaeromana.SoloapartiredalMedioEvo le, comedimostranoglispettacolariedificidellecivilitàinca, chitettura. Inizialmentel'impiegoprimariofuditipostruttura- vorazione ediutilizzazione,inparalleloall'evoluzionedell'ar- tato adunprogressivoperfezionamentodelletecnichedila- l'uso dellapietrahasubitouncontinuosviluppochepor- la vitaedallaculturadelgenereumano.Attraversoisecoli Fin daglialboridellastorialapietraéstrettamentelegataal- geologo, MRSNTorino Lorenzo MarianoGallo naturalista Maria AngelaBaroncelli testo efoto ò esserelavorataabbastanza facilmente epermettediot- senza tempo,un'emozionechesolol'acclaio,nell'era ù remotieproprioaquestoleAlpi Apuanedevonola à benoltreicon è fi legataallasuanaturapetrogra- ni nazionali.Lasceltadiprefe- à è eperfezione. Un artista, unodeimaterialipi fi conti- ù n dai no- potenza, rispettoedimmortalit di operedell'antichit smettere serenit terpretare l'arte:conilmarmobiancosivuoletra- di alcuni,unpo'freddi.Sonomodidifferentiin- tenzione dell'osservatoredallascultura)e,adetta ficili dalavorare),policromi(distogliendocos gli scultoripoich sti litotipinonsonoparticolarmenteapprezzatida- marmo, qualigraniti,basaltiearenarie.Oggique- spesso staterealizzateconroccebendifferentidal monumentali dell'anticoEgitto,adesempio,sono dilizia elascultura:leimponentistatueopere uno deinumerosimaterialilapideiimpiegatiperl'e- Non sipu accarezzare unamorbidasetacinese. dato finoaquandoaltattosihalasensazionedi rare dallarocciailsoggetto,scolpito,levigato,luci- tutto scavatauna trincea,largacircaunmetro, cheisolavail fatica. Inepoca romanaperestrarreilblocco venivainnanzi- nivano sfruttati daicavatoriperestrarreiblocchi conminore che, essendopianidiparticolare debolezzadelmateriale,ve- te lelitoclasi,nelgergo co elizzatura.Laprospezione venivafattaperindividuaretut- apertura delletrincee,distacco delblocco,sbozzatura,cari- di marmoseguivaunparticolare iter:prospezione, dell'avvento tecnologicol'escavazione diunblocco lavoro eridottosicuramentelafaticaumana.Prima biate: lemodernetecnologiehannosemplificatoil ne editrasportodelmarmosonosicuramentecam- Dall'epoca romanaadoggi,letecnichediestrazio- Le tecnichediscavoneisecoli ò dimenticareper à é , armonia,calore,mentrelegran- disolitosonopi à , ingranito,eranosimbolidi “ peli" (fratturenaturalinellaroccia) ò cheilmarmo à . ù duri(quindidif- è soltanto ì I'at- 2 1 1 linfa di Carrara

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Che cosa è il marmo? blocco stesso dalla restante bancata. time vie sono generalmente percorribili I marmi, dal greco marnaros (roccia bian- Per il distacco definitivo si utilizzavano solo con fuoristrada o con vetture a trazione integrale. La difficoltà di ac- ca), sono rocce metamorfiche derivate dal- cunei di ferro, che venivano piantati a forza alla base del blocco con una maz- cesso è accentuata dal fatto che la mag- la trasformazione di rocce sedimentaria a za, oppure cunei di legno che, una vol- gior parte delle cave (51%) si trova a chimismo essenzialmente carbonatico. So- ta bagnati, si dilatavano e provocavano quote comprese tra i 500 e gli 800 m sul no generalmente a grana omogenea, da fi- il distacco del blocco stesso. Il blocco livello del mare. ne a grossolana, talvolta saccaroide. I prin- così isolato subiva una prima riduzione Senza dubbio la zona di Carrara può es- sere considerata il più importante com- cipali componenti mineralogici sono la cal- di dimensioni, detta “sbozzatura", per al- leggerirlo delle parti irregolari, quindi pre- prensorio produttivo e il massimo empo- cite, la dolomite (oppure una miscela in va- vedibilmente non sfruttabili. rio commerciale del settore lapideo in I- rie proporzioni di entrambi i minerali) e, più Dalle cave il marmo doveva essere por- talia. raramente, I'aragonite. i marmi privi di pig- tato a valle e, fin dall'epoca romana, so- I dati storici dimostrano (per l'intero com- menti, cioè di quelle particelle cromogene vente fino al mare. Fin dove il pendio e- prensorio Apuano) la tendenza di fondo ad un costante sviluppo, non contrad- in granuli finissimi dispersi nella roccia, so- ra sufficiente, il blocco veniva caricato su un specie di slitta, la “lizza", trattenu- detta da diverse ed anche pesanti crisi no di colore bianco candido. Spesso però ta da corde legate a grossi pali verticali congiunturali. Nel 1872 la produzione dl questi materiali possono essere colorati per (i “piri") e fatta scivolare lentamente ver- cava raggiunse le 143.700 tonnellate (di la presenza di minerali accessori finemen- so valle su pali di legno. A valle, dove il cui 94.200 solo a Carrara). Quarant'an- te suddivisi. Si hanno così marmi comple- pendio non era più sfruttabile, i blocchi ni dopo, alla vigilia della prima guerra mondiale, si era passati a una produ- tamente colorati oppure solo con venature venivano caricati su carri e trainati da coppie di buoi fino alla costa (là dove o- zione di 400.000 tonnellate. Dopo la re- di color giallo - marrone o rosso - rosato ra sorge il porto di Marina di Carrara), cessione bellica, la grande crisi del (presenza di goethite, limonite e altri ossidi dove proseguivano il viaggio via mare. 1929, il protezionismo e la faticosa ri- e idrossidi di ferro), di color rosso - aranciato Queste modalità dl trasporto, all'appa- presa, il secondo conflitto sembrò met- o violaceo (ematite più o meno alterata in renza molto arcaiche, vennero utilizzate tere al tappeto l'industria marmifera a- puana. Questa riuscì a raggiungere nuo- limonite), che diventa viola scuro in presenza fino alla metà del Novecento, nonostan- te fosse stata inaugurata già da tempo vamente i suoi massimi storici soltanto di ossidi ed idrossidi di manganese in ag- la ferrovia marmifera. In tempi più recenti negli anni Sessanta, con le eccezionali giunta all'ematite. Le colorazioni in vari toni è stata invece decisamente potenziato il 700.000 tonnellate del 1969. Più recen- di verde più o meno intenso sono legate al- trasporto su gomma. temente, grazie alle Innovazioni tecno- la presenza di sali di ferro con clorite e ser- logiche e all'allargamento del mercato, si è avuto un ulteriore progresso. pentino, mentre quelle grigio - azzurre op- Il comprensorio carrarese Il comprensorio estrattivo carrarese si Il settore lapideo propriamente detto, ne- pure nere sono date da diverse concentra- estende su un'area di circa 2000 ettari gli ultimi quattro anni, ha visto ridurre il zioni di residui organici carbonizzati, argille ed è rappresentato principalmente da numero degli addetti alle operazioni di ca- e sostanze bituminose. Dal punto di vista quattro valli che sl aprono a monte di va di oltre il 10%. La perdita dl posti di la- commerciale con il termine “marmo" si in- Carrara, cui corrispondono altrettanti ba- voro, dovuta all'impiego di macchinari ad cini estrattivi: da NW verso SE questi alta tecnologia, è stata compensata da u- tendono numerose rocce semicompatte, lu- sono Pescina-Boccanaglia, Torano, Mi- na crescita del personale addetto alle at- cidabili "a specchio" costituite prevalente- seglia e Colonnata. Ogni bacino estrat- tività collaterali di oltre il 15%. mente da minerali di media durezza. A que- tivo costituisce una vera e propria entità Il settore lapideo è sicuramente la linfa sto gruppo, oltre ai marmi propriamente det- geografica a se stante. Tutti e quattro i vitale di Carrara, creando ricchezza non ti, appartengono anche varie rocce sedi- bacini sono collegati a Carrara da al- solo nel settore lapideo propriamente trettante strade principali. L'accesso al- detto, ma anche sviluppando attività pa- mentarie adatte ad essere lucidate (alaba- le cave è consentito da numerose stra- rallele ormai famose in tutto il mondo. stri, calcari, dolomie, conglomerati, brecce, de, spesso a forte pendenza, in parte a- oficalci) e alcune metamorfiti (serpentiniti). sfaltate, in parte con fondo costituito da I marmi di Carrara detriti di marmo mal classati. Queste ul- Con questa denominazione corrente si i-

10 1. Dettaglio di ravaneto. cava Campanili, vallone di Colonnata. 2. Camminamenti sospesi lungo una parete della cava di Bardiglio (vallone di Miseglia, Carrara). 3. Il “campanile” (cava Campanili, vallone di Colonnata). 4. Busto in marmo di Carrara dello scultore simbolista Leonardo Bistolfi (1859-1933), lo scultore si serviva dello studio Nicoli di Carrara per realizzare le proprie sculture in marmo. 5. Pausa pranzo negli anni’50 (foto archivio Bessi, Carrara). 6. Una carovana di buoi nei primi anni del Novecento (archivio Bessi). 7. La lenta e pericolosa discesa di blocchi negli anni Cinquanta (archivio Bessi). 8. Operazione di taglio sotterraneo con sega diamantata a catena circolare (cava Calocara, vallone di Miseglia).

La lizza 6 Antico trasporto del marmo formato da tre tronchi di faggio lunghi 5 metri su cui poggiava la carica" formata da blocchi 7 del peso complessivo di circa 25 tonnel- late. La lizza veniva legata, in dialetto lo- cale “mbragata", con funi di canapa e, dopo il 1920, di acciaio. Dopo che la ca- rica era stata preparata si legavano i bloc- chi e si fermavano con il “grillo", un gros- so anello di ferro che fungeva da rac- cordo. Le funi venivano arrotolate a dei sostegni, chiamati “piri", posti alla par- tenza nella cava e lungo le “vie di lizza", cioè i percorsi di scivolamento lungo il pendio. Poi la carica si spostava facen- dola scivolare sopra dei piccoli tronchi di legno spianati ed insaponati, detti “pa- rati", che una squadra di uomini dispo- neva lungo il percorso mano a mano che la slitta avanzava. Le squadre di lizzato- ri erano formate da 14 operai. (da Cava Musso di Walter Danesi - Fanti- scritti, Carrara)

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Marmo e numeri á 190 cave di cui 102 attive; á produzione 1.097.679 tonnellate di marmo á 816 addetti in cava; á 58 ditte di sola escavazione á 198 ditte di trasformazione (con 1688 addetti) á un migliaio di ditte di settori collaterali á 298 impianti a filo diamantato (Censimento I.M.M., 1996)

11 Il blocco più grande del mondo Nel 1929, grazie all'impiego del filo elicoi- dale, venne estratto dalla cava della “Car- bonera", nel Bacino di Miseglia, il più gran- de blocco di marmo del mondo. Esso era perfettamente integro, senza alcun difetto, dalle incredibili dimensioni di 19 metri di lun- ghezza per 2,35 di larghezza e altrettanti di altezza. Il suo peso era di circa 300 tonnel- late. Poiché la cava, oggi ancora attiva, si trova a 800 metri sul livello del mare, per tra- sportare a valle l'enorme blocco, evitando di romperlo, fu necessario creare una specia- le ingabbiatura usando 50 tonnellate di tra- vi di legno e 14 tonnellate di aste di ferro. La gigantesca "lizza", guidata da 25 grossi ca- vi di acciaio, fu lentamente calata lungo le pendici del monte superando pendenze an- che del 60%. Si racconta che per favorire lo scorrimento dei cavi della lizza siano stati usati 70.000 litri di sapone. A valle il “monolite", sempre montato sulla lizza, fu trainato da 35 coppie di buoi fino al porto, dove fu imbarcato su una chiatta ap- positamente costruita con destinazione Fiu- micino. Per percorrere gli 11km dalla cava al porto erano stati necessari 8 mesi. Que- sto blocco di marmo è ancora oggi visibile a Roma, trasformato nell'obelisco del Foro I- talico. I ravaneti e la polvere di marmo Le grandi distese di pietrisco bianco che si osservano lungo le pendici delle Alpi Apua- ne e che, da lontano, brillano al sole come nevai, sono i ravaneti, cioè enormi accumu- 9 li di ciottoli di marmo derivati dalle lavora- zioni di cava. Queste discariche si sviluppa- rono a partire dal 1500 in seguito all'intro- dentificano almeno dieci varietà di duzione della polvere da sparo nelle opera- marmi cromaticamente variabili dal zioni di coltivazione del marmo. Quello che bianco assoluto al bianco scuro più si vede oggi è il risultato di trecento anni di o meno venato, fino al grigio chiaro. utilizzo di esplosivi. Dal XIX, con l'introdu- Il bianco assoluto, senza dubbio il più zione prima del filo elicoidale e poi di quel- conosciuto, è lo Statuario, materiale lo diamantato, il marmo viene estratto sen- che ha sempre attirato l’attenzione za produrre grandi quantità di detrito. Negli degli scultori per la sua perfetta la- ultimi anni anche le antiche discariche sono vorabilità e lucidabilità. E' costituito diventate oggetto di coltivazione. Il pietrisco esclusivamente da calcite (99,9% di viene ulteriormente ridotto a diverse granu- calcite e 0,1 % di quarzo). Il Bianco lometrie ed utilizzato per vari usi: agglome- ordinario è invece la varietà più co- rati, inerti, cemento bianco per l'edilizia e pol- mune. E' caratterizzata da un fondo vere di marmo per l'industria farmaceutica, bianco-grigiastro, talvolta con pun- dei coloranti, delle ceramiche, oltre che per teggiature e sottili venature 10 fabbricare piccoli oggetti in marmo pressa- grigio-scure che, quando diventano to. motivo costante della roccia, danno origine alla varietà Bianco venato. Se aumenta ulteriormente la componente cromatica grigia, allora si passa ai Bardigli, marmi grigi con striature più o me- no regolari. In questo caso è particolarmente significativo il taglio adottato in segheria che può esaltare o attenuare le striature. Modificando la direzione del taglio si possono ottenere lastre con macchie bianche variamente allun- gate su un fondo grigio-azzurro: i Nuvolatl. Altro gruppo di marmi carraresi è quello degli Arabescatl, brecce a clasti di marmo immersi in una matrice poli- croma. Infine il Calacata, una breccia a clasti marmorei che nella sua varietà più pregiata, il Calacata Macchia Oro, presenta una gradevole tonalità bian- co-dorata.

9. un’immagine simbolo del lavoro a metà ‘900 (archivio Bessi). 10. Sollevamento di un blocco di marmo con una gru derrick (cava Calocara, vallone di Colonnata, Carrara). 11. La facciata del Duomo dl Carrara in marmo bianco con inserti in marmo nero. 11 12 AMBIENTE PARCO UN RIFIUTI... DAI 3 1 Marco Moschini agronomo fotografie archivio AMIAT

L’altra faccia dello sviluppo sono i rifuti (ve- di Piemonte Parchi n°89). E i rifiuti richia- mano discariche e problemi connessi. Ma se le discariche sono legate alla nostra produzione di scarti, non è detto che non possano essere gestite in modo che que- sto problema diventi un’opportunità. Diversi sono ormai gli studi, e le tecniche, per verificare se, e come, un territorio u- tilizzato come discarica, possa, conclusa la sua funzione, essere restituito alla na- tura ed alla fruizione. E’ quanto è stato realizzato sull’impianto ad interramento controllato di rifiuti urba- ni "Basse di Stura" che i trova nel comu- ne di Torino sulla sponda sinistra del tor- rente Stura di Lanzo, all'interno dell'area 2 metropolitana delimitata dalla tangenzia- le nord. Il complesso di pertinenza del- l'AMIAT (Azienda Multiservizi Igiene Am- bientale Torino) occupa un'area di circa 100 ettari, comprensiva di tutte le strut- ture di servizio. All'esterno dell'area il ter- ritorio mantiene alcune caratteristiche a- gricole e lungo la Stura persistono am- bienti in condizioni di media naturalità. Nel 1995 un vasto territorio (oltre 500 et- tari) sulla sponda destra e sinistra della Stura, già destinato a parco urbano dal PRGC di Torino, è stato inserito nel Si- stema delle aree protette della fascia flu- viale del Po (Parco del Po - tratto tori- nese) e successivamente è stato ogget- to di Piano d'area integrativo, attualmen- te in attesa di approvazione definitiva da parte della Regione Piemonte. La conferma della destinazione finale a parco fluviale delle aree AMIAT ha spin- to l'azienda a predisporre degli studi co- noscitivi della vegetazione e della fauna presenti, in vista della chiusura, per e- saurimento, dell'impianto stesso, fissata per la fine dell'anno 2003. L'indagine vegetazionale effettuata nel 1999 ha riguardato in particolare la su- perficie di circa 30 ettari, corrispondente al sito esaurito della discarica chiuso al- la fine degli anni '70; quella faunistica ha 4 invece preso in considerazione anche il sito attualmente in esercizio. Lo studio a- veva lo scopo di definire le caratteristi- che della componente vegetazionale e faunistica di un'area della quale le cono- scenze erano frammentarie e sulla qua- le, accanto ad uno sviluppo vegetazio- nale spontaneo, l'azienda aveva iniziato i primi interventi di reiserimento ambien- tale nel 1975, intensificandoli a partire dal 1988, con la messa a dimora di alberi ed arbusti e la semina di specie erbacee.

L'indagine vegetazionale ha preso avvio con la ricostruzione attraverso i documenti degli interventi di chiusura del sito esau- rito ed è proseguita secondo un preciso protocollo di rilievo, per definire la com- posizione specifica dei tre strati (arboreo, arbustivo, erbaceo) e la loro evoluzione nel tempo, il grado di copertura del suo- lo, la diversità specifica, gli accrescimenti

14 6 1.Nel montaggio: camion al lavoro con la colonia di gabbiani attirati dai rifiuti. 2. La vecchia discarica fotografata cinque anni fa. 3. Una vasca di smaltimento quasi ulti- mata. 4., 5. Gabbiani e aironi nella zona di ri- spetto e sui rilevati di contenimento. 6, 7. La situazione di una parte della discarica nel 1981 e oggi. 8. La vecchia discarica a ripristino completato. 9. I rimboschimenti del 1976 visti oggi. 10. La mappa del sito.

di alberi ed arbusti nel corso dell'anno e la stabilità del rinverdimento. Sono stati successivamente scelti tre ti- 3 pi di indici sintetici per fornire informazio- ne sulla qualità della flora presente L'applicazione degli indici evidenzia, in generale, una vegetazione di medio in- teresse e fornisce anche alcuni dati per la cui interpretazione è necessario un ap- profondimento d'indagine.

Lo studio faunistico ha riguardato in par- ticolare l'avifauna, ed in secondo luogo anfibi e pesci. Le condizioni climatiche della primavera-estate 1999, infatti, non sono state favorevoli all'indagine su mam- miferi e rettili. Le 105 specie di uccelli pre- senti sono state descritte in un'apposita lista e rivelano una zona di notevole in- teresse per ricchezza e diversità; un suc- cessivo approfondimento dello studio po- trebbe incrementare in particolare il nu- mero delle specie migratrici.

Nel complesso l'area della discarica "Bas- se di Stura", per quanto risulta dalle in- dagini finora effettuate, si presenta at- tualmente con caratteristiche vegetazio- nali mediocri ma con una fauna superio- re piuttosto ricca e diversificata. Un pri- mo elemento importante è la presenza contemporanea di ambienti vegetali dif- ferenziati ed abbastanza estesi che fa- 5 vorisce ricchezza e variabilità faunistica. Per il riposo e la riproduzione di molte specie di animali la presenza della di- scarica dismessa è fondamentale, so- prattutto perché la presenza umana è ri- dotta al minimo. Tuttavia la diversifica- zione degli habitat può essere ulterior- mente ampliata con la creazione di altre zone umide ad acque basse o bassissi- me; la realizzazione di siepi determine- rebbe disponibilità di fonti alimentari al- ternative alla discarica, luogo di rifugio e nidificazione per molte specie animali. Al momento le aree prative, molto estese, ospitano una piccola percentuale di fau- na specializzata, mentre quelle arbustive a rovo (circa un terzo dell'intera superfi- cie) ospitano numerosi uccelli migratori e diversi nidificanti di un certo interesse. Tra le formazioni arboree quelle a coni- fere sono meno interessanti, dal punto di vista faunistico, di quelle a latifoglie, ed i- noltre queste ultime ospitano una ma- crofauna tanto più importante quanto più

15 7 L’indagine vegetazionale e faunistica è stata realizzata da: Marco Moschini, agronomo; Claudio Pulcher, naturalista; Giampaolo Bruno, agronomo e Laura Canalis, naturalista. Info: AMIAT, tel. 011 2223232.

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8 la formazione è ricca di specie vegetali autoctone. E' evidente quindi che esiste una stretta relazione tra la rinaturalizza- zione spontanea o assistita della vege- tazione ed il conseguente sviluppo del- la fauna. Un secondo elemento determi- nante per quest'area è rappresentato dal- l'attuale inesauribile fonte alimentare rap- presentata dai rifiuti organici sul fronte della discarica attiva. Da un lato l'evolu- zione della vegetazione favorirà l'instal- larsi di comunità faunistiche più diversifi- cate e stabili e dall'altro la diminuzione o il venire meno della fonte di cibo limiterà drasticamente alcune popolazioni e quel- le ad esse collegate nella catena ali- mentare. La destinazione finale di tutta l'area (a discarica esaurita ma ancora soggetta ad una lunga fase di post-ge- stione con relativi impianti industriali atti- vi, di monitoraggio, ecc.), una volta mes- sa in sicurezza ed effettuati gli studi di 10 completamento ed approfondimento sul- la vegetazione e sulla fauna, dovrà es- sere scelta secondo un duplice scenario. natheretea, Artemisietea le più importanti). per la concentrazione di alcune specie Occorrerà scegliere infatti se privilegiare I risultati sono schematizzabili in 5 tipo- che traggono alimento dai rifiuti organici le componenti naturali o favorirne la frui- logie principali: le più estese sono le for- (gabbiano , cornacchia, piccione zione pubblica: un parco naturalistico a mazioni erbacee caratterizzate da Gra- torraiolo, storno, nibbio bruno ed airone bassa fruizione nel primo caso, un parco minacee (inerbite con semina artificiale) cinerino) sia per quella di specie preda- urbano attrezzato con caratteristiche di e gli arbusteti con rovi. Dove c'è coper- trici (Accipitridi e Falconidi). Un importante gradevolezza del paesaggio, e la possi- tura arborea, nello strato erbaceo-arbu- contributo alla lista proviene dalle osser- bilità di essere percorso a piedi o in bici- stivo si trovano rovi e solidago. Più ridot- vazioni effettuate lungo la Stura di Lan- cletta, nel secondo caso. ti i popolamenti erbacei spontanei domi- zo, al di fuori del sito AMIAT (ricca di am- nati da Agropyron e quelli a Solidago. bienti estremamente preziosi, conside- L’indagine sulla vegetazione I risultati dell'indagine hanno evidenziato rando che sono posti nelle vicinanze di Per questo scopo sono state effettuate una copertura erbacea media dell'85%, un grande centro urbano), ma anche da oltre 40 analisi lineari secondo Daget una vegetazione relativamente stabile nel quelle specie che frequentano le zone in- Poissonet (1969), rilievi fitosociologici se- tempo, ma una modesta biodiversità. Ri- colte e gli arbusteti del sito esaurito di di- condo Braun Blanquet (1964) e misura- spetto agli accrescimenti delle specie ar- scarica. zioni sugli accrescimenti di apici e ger- boree di più recente messa a dimora, gli Le tre specie di anfibi rilevate (rana ver- mogli laterali, dei diametri del tronco e accrescimenti maggiori si sono avuti per de, rospo smeraldino, raganella) sono della chioma, su un campione di oltre 300 Salix matsudana "tortuosa". Per gli ac- presenti soprattutto nelle pozze d'acqua piante arboree di diversa età, messe a di- crescimenti degli apici vegetativi si sono stagionali, mentre sono scarsissime nel- mora negli anni precedenti, e ciò nell'ar- distinti Acer pseudoplatanus, Laburnum le acque più profonde che ospitano 8 spe- co di due stagioni (primavera ed autun- anagyroides, Sorbus aucuparia. Nono- cie di pesci, di cui ben cinque sono e- no). L'elaborazione dei dati ha permesso stante parte delle specie messe a dimo- stranee alla fauna italiana (carassio, per- di individuare circa 120 specie erbacee ra non faccia parte della vegetazione po- sico trota, persico sole, carpa, pesce gat- e 50 arboree ed arbustive (per un totale tenziale del sito, al momento non sono to). Mentre le specie ittiche autoctone pre- di oltre 5000 piante legnose di differente state evidenziate particolari patologie. senti (sanguinerola, cavedano, carpa a età). Per quel che riguarda le specie er- specchio) sono piuttosto comuni, il ritro- bacee ed arbustive, l'analisi ha eviden- L’indagine faunistica vamento del rospo smeraldino e della ra- ziato 48 famiglie, ascrivibili a 16 classi fi- L'effetto della discarica attiva sulla com- ganella è di maggior interesse trattando- tosociologiche (Chenopodietea, Arrhe- posizione della comunità è evidente, sia si di specie protette.

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WALSERstoria secolare

Teresio Valsesia lo. Il loro denominatore comune è l’alta quota: capaci di foto Franco Restelli spingersi, già nel Medioevo, dove si riteneva che abitas- sero solo i demoni e gli animali più mostruosi. L’altopiano di Goms è la culla dove si sono forgiati, affinando E’ una migrazione diversificata nel tempo e nelle motiva- la loro eccezionale capacità di adattamento alla montagna. zioni, come vuole un’antica canzone: In questo estremo angolo dell’Alto Vallese si sono insedia- ti prima del Mille. Da dove provenissero resta un mistero. "Non si sa perché la gente walser Nel Duecento inizia una sorta di "diaspora" che li porta a sia andata così lontano; costituire nuove comunità con una notevole penetrazione sono dovuti andare o hanno voluto andare? anche nella fascia meridionale del Monte Rosa. Chi ancor oggi può dirlo?" La localizzazione degli insediamenti walser rappresenta u- na punteggiatura molto fitta che va dall’Alta Savoia al Tiro- "Walser" è contrazione di Walliser, vallesano. La parola ap- CULTURA ALPINA

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2 pare per la prima volta in una pergamena in latino del 1319, a Galtür, una piccola colonia del Tirolo: "Ho- mines dicti Walser". A sud delle Alpi invece Ð dove troviamo gli insediamenti più antichi Ð si chiamavo semplicemente "Titch", o "Ticci", tedeschi. Enrico Rizzi, il massimo ricercatore del settore, ha prodotto una serie di documenti dai quali emerge che i promotori degli insediamenti nelle valli, sfruttate in precedenza soltanto come alpeggi estivi, furono i mo- nasteri (in particolare quelli Benedettini) e alcuni si- gnori feudali. Il ruolo dei monasteri si riscontra ad e- sempio in quella che Orace Bénédict de Saussure chiama, alla fine del Settecento, "la sentinella tede- sca del Monte Rosa": Gressoney, Issime, Rimella, Macugnaga, Alagna, Rima Carcoforo e Campello Monti. Sempre, a sud delle Alpi, oltre all'importantis- sima comunità di Formazza, troviamo Salecchio, Or- navasso, Migiandone, Agaro e Ausone (tutti in Os- sola), e Bosco Gurin, l’unica colonia walser del can- ton Ticino. A determinare questa "diaspora" sono stati essen- zialmente motivi economici, legati alla necessità di disboscare e di colonizzare dei territori impervi. Solo successivamente si passò all’allevamento e alla col- tivazione. Le terre venivano concesse in affitto ere- ditario dai monasteri o dai signori. Uno stimolo più al- lettante e anche un’adeguata ricompensa alle fatiche. Per non smembrare la proprietà, la si passava in e- redità al primogenito. E’ il modello del "maso chiuso". Fra il Quattrocento e il Cinquecento le condizioni cli- matiche mutano. Inizia la "piccola glaciazione", con freddo, frane e alluvioni. Ne consegue l’abbandono delle piccole comunità di alta quota, come Verra in Val d’Ayas, Morasco e Riale in Formazza, e Calfei- sen nei Grigioni, su cui il grande storico delle Alpi, William Augustus Brevoort Coolidge, scrive alla fine dell’Ottocento: "I due secoli della presenza dei colo- ni vallesani in questa valle sono ricordati oggi soltanto da poche pergamene ammuffite e da alcuni toponi- mi ancora in uso. Questa presenza è però confer- mata indiscutibilmente dalle testimonianze della sto- ria, anche se non risultano con esattezza le date di fondazione e di estinzione dell’insediamento". Altri villaggi sono morti successivamente per abban- dono fisiologico o, come Agaro, per la costruzione di una diga negli anni Trenta del '900. "E’ costituito da casupole annerite di legno, alla foggia svizzera", scri- ve uno storico ossolano nel 1927. "La popolazione è di origine vallesana e parla tuttora un gergo tedesco". Nel corso dei secoli i Walser "italiani" hanno saputo conservare i caratteri salienti della loro origine tran- salpina, tramandandola fino a oggi, anche se con u- na caratura piuttosto diversificata. Tuttavia, né lo spo-

19 polamento di alcuni villaggi né la valo- rizzazione turistica di altre località han- no cancellato le stigmate della storia. Il retaggio culturale, dopo essere caduto in "sonno" durante il ventennio e nei pri- mi decenni del dopoguerra, ha ripreso nuovo vigore. La lingua (una commistione di antico te- desco vallesano e di dialetti subalpini) è però rapidamente declinata nell’uso corrente, tanto che, salvo eccezioni, vie- ne parlata soprattutto dagli anziani. Il ri- schio di vederla svanire entro poche ge- nerazioni è reale anche se in alcune co- munità si tengono delle lezioni comple- mentari di tedesco nelle scuole. Dovunque sono però presenti delle as- sociazioni culturali e appaiono in cre- scendo i richiami folcloristici. Ad Alagna, Macugnaga e Formazza esistono altet- tante raccolte museali dedicate alla cul- tura materiale e alle tradizioni. Canta un vecchio motivo walser: "Hanno conservato le loro tradizioni e il linguaggio dei loro padri. Un popolo libero e fiero come i Walser 7 non si trova facilmente". Speriamo di non perderlo.

Walser, il fascino, il mistero, testi di Teresio Valsesia, foto di Fran- co Restelli, Macchione editore, Va- rese, 1999, lire 50.000.

8 1. Vita ad Alagna. 2. Panorama su Campello. 3. Portale della chiesa di San Giuseppe, datato 1725, a Salecchio Superiore. 4. Caratteristico fungo di sostegno dell’architettura Walser (Salecchio Superiore). 5. Fra le case Walser in Val Rogna (Riva Valdobbia). 6. Forno per la cottura del pane (Salecchio Superiore). 7. Antico sentiero con recinzioni in pietra (Gressoney la Trinité). 8. Costumi locali a Issime. 9. Sulla soglia (Gressoney st Jaques.

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Il Grande Sentiero Walser verso i quali sono avvenuti gli insedia- Bosco Gurin. menti. In alcuni casi si tratta di sentieri In Valsesia una variante porta da Ala- per ritrovare la storia e la memoria tracciati dagli stessi Walser durante le gna a Campello Monti passando da Ri- loro migrazioni. Un’autentica efferve- ma, Carcoforo, Fobello e Rimella. Ottocento chilometri in 34 tappe (più 15 scenza di testimonianze storiche, ar- Il Grande Sentiero Walser può essere varianti) per collegare le antiche vie dei chitettoniche e culturali. completato anche nel tratto da Saas Al- Walser attraverso quattro nazioni: Sviz- L’ordito delle vie di comunicazione co- magel a Zermatt percorrendo la valle zera, Italia, Liechtenstein e Austria. Ec- stituisce di per sé una gratificante lettu- di Saas e quella di Zermatt. In tal mo- co in sintesi il Grande Sentiero Walser ra dell’antropizzazione del territorio. In do si collegano tutte le valli del Monte (Der Grosse Walserweg) che unisce questo modo l’escursionismo diventa Rosa. Questo trekking è stato recen- Zermatt al Voralberg, in Austria. davvero una "storia camminata" in uno temente ripreso per iniziativa italo-sviz- La proposta di questo abbraccio escur- scenario ambientale di grande varietà. zera come "Tour del Monte Rosa": non sionistico è stata presentata dalla se- Passo dopo passo, emerge non solo la si poteva adottare un nome più bana- zione del Club alpino italiano di Macu- storia dei Walser ma anche la memoria. le e superficiale, che ignora completa- gnaga al convegno di studi walser te- Ossia, attraverso la conoscenza, si può mente la più importante dotazione cul- nuto a Splügen (Grigioni) nel 1986 e de- recuperarne la coscienza. turale che unisce le genti del Rosa: dicato alla storia dei Passi alpini. Il pro- Le tappe che interessano le Alpi occi- quella walser. getto è stato subito recepito dall’Ufficio dentali sono le seguenti: Zermatt, Colle La tappa Zermatt-Colle del Teodulo si nazionale svizzero del turismo che uni- del Teodulo, Cime Bianche, Champoluc svolge parzialmente su ghiacciaio: è ne- tamente all’Associazione delle comunità Ð Colle di Pinter (o Bettaforca), Gres- cessaria quindi l’attrezzatura adeguata. walser (Vereinigung für Walsertum), ha soney Ð Colle di Valdobbia, Alagna Ð Tutti i segmenti richedono un buon al- provveduto alla sua realizzazione inse- Colle del Turlo, Macugnaga Ð Passo del lenamento anche se alcuni possono es- rendolo nel circuito internazionale delle Moro, Saas Almagell Ð Saaser sere abbreviati usufruendo degli impianti vie storiche. Höhenweg, Gspon Ð Nanztal, Passo del di risalita. L’attrezzatura è quella escur- La lunga escursione tocca circa cento- Sempione Ð Rosswald (Briga) Ð Safi- sionistica per trekking. Il periodo nor- cinquanta comunità e permette di riper- schpass, Binn Ð Passo dell’Arbola, Scat- male: da metà luglio a fine settembre. correrne i collegamenti medievali attra- ta Minoia, Formazza Ð Guriner Furka, (t.v.)

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I I S H E C T R N A P O M E I P la collina e il mito

1 Il Sacro Monte di Crea e i personaggi del Monferrato

Luigi Angelino e Dionigi Roggero zioni per il cinquantenario della morte un campagne monferrine, dei vigneti e del- evento troppo importante per dimentica- le candide chiesette che occhieggiano Il 27 agosto 1950, Cesare Pavese usci- re i luoghi e i personaggi da lui frequen- sulla sommità delle colline. va drammaticamente dalla scena della tati in Monferrato, una terra che lo ha i- "Torino e armistizio - poi Serralunga". vita, ma per quella sua capacità di stu- spirato e accolto in quel lungo e intermi- Questa la semplice annotazione ne Il pire e affascinare egli resta, a cin- nabile soggiorno scardinato dalla guer- Mestiere di vivere che apre il periodo quant'anni di distanza, un autore anco- ra. Molti paesi sono rimasti com'erano, monferrino di Cesare Pavese, sfollato ra in grado di suscitare forti emozioni. E altri sono cambiati, ma tutti conservano da Torino nella villetta bianca della so- il rilievo che la sua opera ha avuto negli ancora le tracce di quel passato che por- rella Maria all'ingresso di Serralunga di anni del dopoguerra rende le celebra- ta intatto l'inconfondibile carattere delle Crea.

22 In quegli anni, accolto dai padri soma- Forse la triste e chiusa passeggiata su schi del Trevisio di , per Crea ti disse simbolicamente di più che lo ospitarono dalla fine del '43 alla che non tante persone e passioni e co- Liberazione, Cesare Pavese vi inse- se di questi mesi. gnava sotto il falso nome del prof. Car- Certo il mito è una scoperta di Crea, dei lo Deambrogio. E il ricordo del cortile su due inverni e dell'estate di Crea. Quel cui si affacciava il corridoio della sua pic- monte ne è tutto impregnato". cola stanza resterà vivo in una memo- E non mancano - soprattutto nel rac- rabile pagina de La casa in collina: conto Il diavolo sulle colline - altri in- "Quel giro di portico intorno al cortile, teressanti riferimenti ad un paesaggio, quelle scalette di mattoni per cui dai cor- come quello monferrino, non troppo dis- ridoi s'andava sotto i tetti, e la grande simile dal suo. cappella semibuia, facevano un mondo Ecco, ad esempio, l'arrivo alla stazione che avrei voluto sempre più chiuso, più ferroviaria di Moncalvo da Torino: "Ero isolato, più tetro. Fui bene accolto da corso per tutto il mattino nella pianura, quei preti che del resto, lo capii, c'era- 2 una pianura che conoscevo, e dal fine- no avvezzi... I primi giorni trasalivo a o- strino avevo intravisto le rogge albera- gni insolito gesto, a ogni voce: avevo Il profondo legame di amicizia con "pa- te della mia infanzia - specchi d'acqua, l'occhio a pilastri, a passaggi, a portici- dre Felice" è affidato ad un'altra splen- branchi d'oche, praterie. ne, sempre pronto a rintanarmi e spari- dida pagina del romanzo: "L'ora più bel- Ci pensavo ancora quando il treno s'e- re. Per molti giorni e molte notti mi durò la era il mattino, quando i ragazzi se ne ra messo per ripe scoscese dove biso- in bocca quel sapore di sangue, e i rari andavano a scuola, e il collegio diven- gnava guardare in su per vedere il cie- momenti che riuscivo a calmarmi e ri- tava vuoto e silenzioso. Allora i giova- lo. Dopo una stretta galleria s'era fer- cordare la giornata della fuga e dei bo- notti assistenti se la battevano anch'es- mato. Nell'afa e nella polvere mi ritrovai schi tremavo all'idea del pericolo cui e- si, infilavano il portone, la viuzza, cor- sulla piazzetta della Stazione, gli occhi ro scampato, del cielo aperto, delle stra- revano... Ma non tutti se ne andavano pieni di coste calcinate. Un carrettiere de e degli incontri. Avrei voluto che la dal collegio la mattina, qualche prete ap- grasso mi mostrò la strada; dovevo sa- soglia del collegio, quel freddo portone pariva e spariva sotto il portico; soven- lire salire, il paese era in alto. Gettai la massiccio, fosse murata, fosse come u- te parlavo con loro. Uno ce n'era che a- valigetta sul carro e al passo lento dei na tomba". scoltava la radio, padre Felice, e mi da- buoi salimmo insieme. Giungemmo las- Lì conobbe padre Giovanni Baravalle va le notizie e ci scherzava con un fare sù per vigneti e stoppie riarse, e via via (scomparso all'inizio dello scorso anno) infantile e impassibile. Scorreva il gior- che i versanti mi si allargavano ai piedi, che lo aveva avvicinato offrendogli la nale con me". distinguevo nuovo paese, nuove vigne, possibilità di impartire ripetizioni ai con- In quella particolare atmosfera cultura- nuove coste". vittori, in cambio dell'autorizzazione ad le, resa vitale dal travaglio spirituale del- Oppure la curiosa descrizione della villa immergersi, al sicuro dai pericoli dietro l'uomo, l'inevitabile presenza del popo- "Il Greppo", la dimora signorile del conte la porta chiusa a chiave della biblioteca lare santuario di Crea ha certamente fa- Carlo Grillo che Pavese aveva conosciuto dei padri, nella lettura dei testi di mito- vorito la profonda riflessione sul signifi- proprio al santuario di Crea: "Anche la logia, in particolare della cinquecentina cato del luogo, inteso come momento di collina del Greppo era un mondo. Ci si di Vincenzo Cartari intitolata Le imagi- manifestazione del sacro e del divino. veniva per le Coste, per conche e pendii ni con la spositione de i dei de gli an- Questa significativa riflessione è ripor- solitari, oltre il paese delle querce. Quan- tichi, edita a Venezia nel 1556. “Pren- tata nel diario di Cesare Pavese sotto la do fummo sotto il versante, vedemmo gli deva appunti - sosteneva padre Bara- data dell'8 febbraio 1946: alberi neri e luminosi della cresta stagliati valle - per i Dialoghi con Leucò, l'ope- "L'altr'anno, in questi giorni, non sapevi contro il sole. Da una svolta a mezz'al- ra che fu involontaria testimone dell'ul- quale massa di vita ti attendeva nel gi- tezza Oreste ci mostrò, nella campagna timo suo gesto”. ro di un anno. Ma fu vita veramente? che avevamo percorso, fin dove arriva-

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1. Il santuario di Crea in posizione dominante sulle colline del Monferrato (foto G. Francia). 2. La chiesa e il campanile di Crea da sud-est; in alto la cappella del Paradiso (foto L. Ganora). 3. La cappella del Paradiso in una limpida giornata autunnale (foto G. Ginevro). 4. La facciata della chiesa sfiorata 3 dalla trasparente luce del mattino (foto L. Ganora).

23 vano le terre di Poli. Eravamo scesi dal biroccio che ci seguiva a passo d'uomo, per una strada molto più larga del viotto- lo di prima. Questa larga strada - anco- ra qua e là asfaltata - tagliava i versanti selvatici, fitti di rovi e tronchi, tutta tufi e strapiombi". Ed infine, ancora nel romanzo, la pia- cevole gita a Mombello attraverso le col- line: "Non andammo per funghi. An- dammo invece l'indomani dai cugini di 6 Oreste. Dalla Stazione, per una strada traversa, il cavallino ci portò sotto una 5 costa quasi piana, di meliga e meliga, qualche boschetto e ancora meliga. Il sole mattutino aveva già fatto miracoli... Il Monferrato de-scritto Correvamo tra i campi, per l'insensibile salita, ora sotto l'ombra leggera delle Sono numerose e molto differenti le iniziative proposte dal Parco natura- gaggie, ora incassati tra le canne. La le del Sacro Monte di Crea per ri- cascina era in fondo all'altopiano, tra cordare in autunno il cinquantenario basse colline, sperduta tra i canneti e le della scomparsa di Cesare Pavese querce ... Dapprima non capii - prose- (1950-2000). In questo ambito è pre- gue Pavese - l'entusiasmo di Oreste per vista la pubblicazione di un prezioso i due cugini. Erano uomini fatti, uno per- cofanetto di tre volumi sul tema del- fino brizzolato, vestiti con camicia a qua- la "collina" monferrina. 7 dretti e fustagno, dalle mani grosse e vil- "Il Monferrato de-scritto da Cesa- lose, che uscirono in cortile e senza stu- re Pavese" (a cura di Franco Vac- pirsi ci fermarono il cavallo... Tre cani caneo, con testi di Luigi Angelino, Li- da caccia ci corsero addosso, un po' rin- vio Musso, Dionigi Roggero e Silvia ghiando un po' saltando intorno a Ore- Savioli) affronterà il tema della sco- ste. Era un grande cortile di terra bru- perta del mito. Il secondo intitolato "Il na, quasi rossa, come le vigne che a- Monferrato de-scritto dagli autori vevamo attraversato. La casa era di pie- contemporanei" (a cura di Marco tra, sfumata di verderame per via di cer- Giorcelli, con testi di Luigi Angelino, te viti a spalliera. Una finestra a pian- Elio Gioanola, Dionigi Roggero e Da- terreno era nera, vuota... Prima cosa, il vide Sandalo) si incamminerà sulle cavallo venne condotto all'ombra sotto strade di collina nella letteratura con- le querce, e lì lasciato a scalpitare e cal- temporanea. marsi... La giornata finì che bevevamo "Il Monferrato de-scritto da Ar- mand Gatti" è il titolo del terzo volu- 8 ancora, e agosto ha i giorni lunghi. Alla me (a cura di Amilcare Barbero e spensierata escursione estiva non re- Stéphane Gatti) che si lascerà gui- stava che il piacere di una visita in can- dare dalla suggestione dei luoghi del- tina! la memoria. Di tanto in tanto uno dei due si alzava, A conclusione della manifestazione, spariva in una specie di grotta e risali- organizzata dal 5 al 15 ottobre, sa- va con un vetro più nero. Andò che ranno pubblicati anche gli Atti della scendemmo in cantina anche noi, e qui Giornata di studi "Collina e mito in Davide ci empiva alla botte il bicchiere Cesare Pavese" (a cura di Elio Gioa- appannato, forando il mastice e tap- nola e Franco Vaccaneo), che si terrà pandolo col dito”. a Crea il giorno venerdì 6 ottobre 2000, dalle ore 10 alle 17. 5. Le cime delle colline avvolte da un mare di nebbia (foto L. Ganora). 6. Le ultime parole scritte da Pavese 9 in quel tragico agosto 1950. 7. Il cortile dell’ex collegio Trevisio, 10 dove lo scrittore fu accolto dai padri Somaschi (foto A. Castelli). 8. La villetta di Serralunga di Crea, dove Pavese fu ospite della sorella Maria Sini (foto L. Angelino). 9. Cesarina Sini, nipote dello scrittore, a Serralunga di Crea (foto L. Angelino). 10. L‘arma gentilizia dei conti Grillo sul camino della villa “Il Greppo” di Moncalvo (foto L. Angelino). 11. Il santuario di Crea sotto 11 la neve (foto L. Ganora). 12. Il frontespizio della cinquecentina di Vincenzo Cartari, consultata da Pavese nella biblioteca del Trevisio.

24 Il parco L’EVENTO PAVESE come sintesi Per dieci giorni, nei luoghi pavesiani, spettacoli, letture, video, libri, convegni e pas- seggiate. L’evento, come si usa dire, allestito dal parco regionale di Crea, per ri- Amilcare Barbero cordare il grande scrittore piemontese è veramente imponente. A cominciare dagli direttore Sacro Monte Crea enti coinvolti: l’assessorato al turismo e quello alla cultura della Regione, le Pro- vince di Alessandria e di Asti ed il Provveditorato di Alessandria, i comuni (Casale, Forse la triste e chiusa passeggiata su Moncalvo, Pontestura, Ponzano, Serralunga, Santo Stefano Belbo, Ticineto), e poi per Crea ti disse simbolicamente di più scuole medie, licei scientifici, classici, istituti tecnici (il progetto per le scuole è del- che non tante persone e passioni e la prof.ssa Paola Robotti). Non poteva mancare, ovviamente, il Centro Studi Ce- cose di questi mesi. Certo, il mito è sare Pavese. Prologo uno spettacolo teatrale sabato 20 maggio a Pontestura ed il una scoperta di Crea, dei due inverni e 25 agosto a Serralunga di Crea. Sabato e domenica 23 e 24 settembre “cammina- dell’estate di Crea. Quel monte ne è re la collina” da Torino a Crea: marcia di solidarietà con l’inaugurazione del sentie- tutto impregnato. ro escursionistico da Superga a Crea, sponsorizzata dall’Aido e curata dalle sezio- (Il mestiere di vivere, 1946). ni del Cai di Casale Monferrato, Asti, Chivasso e Moncalieri. Poi i dieci giorni “cen- Può bastare quest’affermazione per trali” delle iniziative. Giovedì 5 ottobre si inaugurano le mostre (ben quattro a Ca- giustificare lo sforzo dell’iniziativa. Se sale e due a Moncalvo). Venerdì 6 convegno a Crea (“collina e mito in Cesare Pa- non altro perché la rilettura dell’opera vese”); sabato nei bar di Moncalvo si incontrano gli scrittori e si bissa domenica a di Pavese che ne fa la critica più Casale. Giovedì 12 ottobre letture a Casale e l’indomani spettacolo teatrale che si avvertita è, in gran parte, incentrata ripete il 15 a Moncalvo. Vanno aggiunte tre pubblicazioni, un premio letterario e la sul suo concetto di interpretazione del realizzazione di due video ed un multimediale. mito. Ben venga, dunque, questa Il programma dettagliato nell’inserto de “Il Monferrato” di venerdì 29 settembre. doverosa ricollocazione di luoghi Info: parco di Crea 0141.927120 pavesiani fra le colline monferrine per Centro Studi Cesare Pavese, Santo Stefano Belbo, tel. 0141 843729 / 843730 restituire a Crea e al Monferrato ciò che loro appartiene e con essa l’occa- sione per altri percorsi nella letteratura contemporanea. Il parco è anche que- sto: capacità di catalizzare differenti umori su di un tema (che sia poi natu- rale, culturale o letterario, questi sono solo alcuni fra i tanti campi di applica- zione dell’attività del parco). Coagulare le proposte iniziali (nel caso, quelle di Livio Musso, regista) con competenze di settore (di Franco Vaccaneo, di Elio Gioanola, degli stu- diosi e ricercatori locali); le potenzialità delle strutture comunali (biblioteche e teatri) con la creatività e la capacità formativa delle scuole; la molteplicità di referenze della Regione con l’atten- zione e la disponibilità delle Province e degli Istituti Bancari. Anche questo vuol dire essere parco. 12 Saper mettere insieme e far coesistere più ruoli e persone (passioni e intelli- genze, in definitiva) nel rispetto delle specificità di ognuno. A patto che a ciascuno sia data la possibilità di svol- gere il lavoro che sa fare.

Il progetto ha preso avvio nel 1997. Successivamente, e nell’ambito di una rivalutazione terri- toriale più generale non circoscritta alla sola realtà di Crea, il parco ha costruito una manifestazione che illustra irapporti fra la collina mon- ferrina e la lettera- tura contempora- nea delsecondo Novecento.

25 portanti del ‘900 in Monferrato: La letteratura cioè lo storico incontro tra Geor- ges Bidault, Ministro degli Esteri sulle colline francese e Alcide De Gasperi, al- la vigilia del 18 aprile del 1948. Nel farlo, sapientemente tratteg- del Monferrato gia la percezione diffusa che è in Il volume “Le strade di collina - ognuno di noi, del Sacro Monte Il Monferrato de-scritto dagli autori di Crea: “Sant’Alcide stava al contemporanei”, curato da Marco Santuario di Crea. L’Aprilia pre- Giorcelli, direttore del bisettimana- sidenziale l’aveva trasportato lì le con la moglie nella tarda matti- “Il Monferrato” di Casale, si av- nata, ma non perché pregasse la varrà - oltre che di una post-fazio- Madonna nera. Su quel bricco be- ne di Elio Gioanola - dei contributi nedetto che sovrastava l’intero di Dionigi Roggero e Davide San- Monferrato, doveva incontrare un dalo, il quale anticipa così, per altro democristiano importante, “Piemonte Parchi”, alcuni temi, quello che comandava il partito in luoghi e personaggi, tratteggiando, 13 Francia. (…) De Gasperi voleva anche se per conoscere da Bidault quale aiuto sommi capi, uno stimolante avrebbe potuto offrirgli, nella di- quadro d’insieme. sgraziata ipotesi di una vittoria co- munista il 18 aprile: Bidault non Davide Sandalo ebbe esitazioni. E di fronte alla Madonna di Crea garantì asilo po- Nella geografia dei luoghi letterari di litico in Francia a De Gasperi e a Cesare Pavese, la collina monferri- tutti i democristiani che avessero na non può più essere considerata deciso di sfuggire da un’Italia nel- minoritaria, rispetto alle .Vuoi le mani dei rossi”. Anche il tema per l’importanza crescente che la cri- della collina insanguinata, tema tica annette al romanzo monferrino caro a Pavese, è stato ripreso da La casa in collina e alle pagine de Il Giampaolo Pansa nel suo primo mestiere di vivere dedicate al mito, romanzo Ma l’amore no, riper- ragionate nelle passeggiate verso il correndo l’eccidio partigiano di Vil- Santuario di Crea; vuoi proprio per- ladeati. Per dirla con il critico Gu- ché nella spiritualità che il Sacro glielminetti, è il tema del dolore Monte emana a Pavese parve di tro- per “la collina immagine della ter- vare la fede in Dio. Anche se fu so- ra amica, poi violata dagli uomini lo una fugace illusione. Vuoi infine e macchiata di sangue”. Sono in- perché quel soggiorno ha contribui- vece colline più dolci, che digra- to in modo determinante, incontro- dano verso la pianura quelle nel- vertibile, alla nascita di quella che le quali ambienta l’epopea otto- vogliamo chiamare la stagione mon- 14 centesca del Pidren e dei suoi di- ferrina della nostra letteratura.Quan- scendenti, Rosetta Loy ne Le do nel 1962 Rossana Ombres pub- blica per Feltrinelli il suo libro di poe- 13. Il piazzale del santuario; sie Le ciminiere di Casale, non a ca- sullo sfondo la cappella della so lo apre con una bella frase di Pa- Natività di Maria vese: “…ma un canneto, un odor di (foto L. Ganora). fascina, un pezzo di vigna, dov’era- 14. Il paese di Serralunga di no”. Insomma, quella casa in colli- Crea, dove abitava la sorella na dove realmente soggiornò du- di Pavese (foto L. Ganora). rante la fine della guerra lo scritto- 15. La sommità delle colline re, plasticamente congiungeva una del Monferrato in una giornata geografia fisica e una dell’anima. E- di nebbia (foto L. Ganora). lemento fisico e religioso sono an- che connaturati nel Sacro Monte di Crea, che quella casa domina, con strade di polvere. Siamo a Mira- “la nera Madonna (amaro scudo / ai bello e lo sguardo ruota tra le al- grandinati crolli di speranza)”, per te colline di Lu e quelle appena dirla con il poeta casalese Giorgio abbozzate di Occimiano. E tutta- Simonotti Manacorda.Davvero non via l’ascendenza pavesiana an- poteva prescindere la letteratura che in questo caso è presente, monferrina dal luogo più affascinante essendo stata proprio Natalia delle nostre colline, il Sacro Monte Ginzburg, l’ispiratrice di Rosetta di Crea. La vegetazione, l’ascesa, 15 Provera in Loy. Ricercando ulte- le vedute vaste, ma soprattutto la re- riori corrispondenze e relazioni, ligiosità popolare, genuinamente au- non può sfuggire un romanzo sto- tentica, tipica dei quadretti ex-voto, per esempio: “ex-voto, in rico dal titolo assai suggestivo come I padri delle colline voi rivedo le mie Zie / congiungere nel buio le mani alla pre- dell’essere. E potremmo continuare.Tralasciamo in questa ghiera; …” poetava Piero Ravasenga. Né poteva essere as- sede di occuparci del rapporto stabilito con la nostra terra da sente da Crea, nel vasto mosaico di pagine che i suoi libri han- una personalità straordinaria come Umberto Eco. Per evita- no dedicato al Monferrato, Giampaolo Pansa, nella sua veste re semplificazioni.Ci piace però pensare che si riferisse alla ormai sempre più autorevole di scrittore. Pansa dedica a Crea nostra Crea quando, ne Il Pendolo di Foucault, descrive le una pagina molto densa nel romanzo Siamo stati così felici. case degli orixas: “disposte per il giardino come le cappelle Non per niente casalese, ripercorre una delle vicende più im- di un Sacro Monte”.

26 Stelle e stagioni IL CIELO IN AUTUNNO

Andrea Ainardi ASTRONOMIA IL CIELO de quadrilatero, e la costellazione che gli Roberto Perdoncin antichi vollero associare ad Andromeda, Luca Giunti “... e quindi uscimmo a riveder le stelle”: così con- Associazione Astrofili Segusini cludeva Dante Alighieri il suo Inferno. Noi, nelle nostre figlia del re Cefeo e della regina Cassio- città, non possiamo ancora dire d’essere nell’inferno dan- pea (altre due costellazioni visibili nei tesco, ma certamente per “riveder le stelle” dobbiamo allon- pressi della Polare). tanarci dai centri abitati; infatti, tra i vari tipi di inquinamento, Fomalhaut è una stella di prima grandezza che si individua più o meno evidenti, vi è da considerare anche quello lumi- una cinquantina di gradi a sud di Pegaso seguendo l’allinea- noso che ci impedisce di prendere coscienza dell’altra metà mento formato dalle stelle del suo lato occidentale; essa è la del nostro mondo: quella parte del Creato che sta al di sopra più luminosa della costellazione del Pesce Australe a cui ap- delle nostre teste. partiene ed anche di questa regione del cielo, piuttosto po- Il cielo stellato osservato ad occhio nudo è uno spettacolo di vera di stelle. grande fascino e bellezza unica: quei sottili raggi di luce che, Poco distante da Andromeda, scendendo verso sud-est, tro- da distanze immense, giungono fino a noi, ai nostri occhi, e viamo la piccola costellazione del Triangolo, e l’Ariete. A sud colpiscono le nostre rètine ci mettono in contatto diretto con di quest’ultima costellazione un ampio ma poco evidente rag- l’intero universo. gruppamento di stelle costituisce la costellazione della Bale- Dunque, abbandonate le luci della città, magari risalendo u- na la cui testa è rappresentata da sei stelle, non molto lumi- no dei versanti delle nostre montagne per lasciarci dietro an- nose, disposte su di un pentagono irregolare. In questa co- che la foschia del fondovalle, in una notte serena, ci troviamo stellazione si trova una stella, Mira, che ha una caratteristica di fronte al cielo autunnale. molto particolare; essa infatti è una stella variabile, cioè cam- Dominano ancora il cielo di questa stagione, seppure già bas- bia luminosità, peraltro in modo assai irregolare, nel corso del se sull’orizzonte ovest, tre stelle che abbiamo imparato a ri- tempo. In alcuni periodi è visibile ad occhio nudo con una lu- conoscere durante l’estate: sono Deneb, Altair e Vega, il “trian- minosità vicina a quella della Polare mentre in altri scompa- golo estivo”. re completamente. Ritroviamo anche, alte sopra la nostra testa, Pegaso, il gran- A nord-est di Andromeda, invece, troviamo Perseo, costella-

La costellazione del Toro da un Atlante del cielo seicentesco.

foto F. Melandri zione a cui appartiene un’altra stella variabile: Algol. L’OGGETTO Altre costellazioni interessanti si scorgono poco sopra l’oriz- Non lontano da Aldebaran e dalle Iadi, nel Toro, si osserva zonte orientale: sono l’Auriga e il Toro. un ammasso di stelle simile ad un Grande carro in miniatura, le Pleiadi (M 45, secondo il catalogo di Messier), famoso fin LA COSTELLAZIONE dall’antichità e citato anche da Omero. Facilmente riconoscibile per la forma a “V” è la costellazione E’ un ammasso di centinaia di stelle, a 410 anni luce da noi, del Toro. La stella più luminosa, Alfa, è Aldebaran: è a 60 an- ma ad occhio nudo ne vediamo di solito soltanto 6 o 7; la più ni luce da noi: nei pressi, apparentemente perché in realtà so- luminosa è Alcione. Già con un binocolo o un piccolo can- no a una distanza circa doppia, è un gruppo di stelle, le Iadi. nocchiale, però, si vedono decine di stelle. Prolungando idealmente i due bracci della “V” si notano le due stelle che segnano l’apice delle corna del Toro; nei pressi di IL FENOMENO quella meno luminosa, Zeta, si trova la nebulosa del Granchio o “Crab Nebula”, a 4000 anni luce da noi, residuo di una stel- Negli ultimi mesi dell’anno nella zona di cielo compresa tra Al- la esplosa (supernova) che nel 1054 divenne visibile in pieno debaran e le Pleiadi vengono a trovarsi i pianeti Giove e Sa- giorno secondo resoconti osservativi dalla Cina e dal Giappo- turno, riconoscibili per l’aspetto “fisso”, meno scintillante, del- ne. la loro luce e per la notevole luminosità. Con un potente bi- E’ chiamata anche M1 in quanto è il primo di circa 100 og- nocolo o un piccolo telescopio possiamo scorgere l’aspetto o- getti deboli inseriti nel suo elenco dall’astronomo francese Char- vale di Saturno per la presenza dell’anello ed osservare le les Messier. quattro lune di Giove più luminose. Con piccoli telescopi si nota soltanto una piccola nebulosità, Con una semplice macchina fotografica, con obiettivo 50 mm, e meglio visibile con lo sguardo laterale, sfruttando cioè la par- con pellicole di 200-400 ASA, è possibile con la posa “B” ottene- te periferica della retina, più sensibile al buio. re interessanti immagini del gruppo con pose di 10-12 secondi.

CIGNO

LUCERTOLA

DRAGONE CEFEO ERCOLE CASSIOPEA CORONA ORSA Stella MINORE Polare ANDROMEDA BOOTES

GIRAFFA TRIANGOLO PERSEO Aigol

Arturo LINCE ORSA Capella ARIETE CANI MAGGIORE DA CACCIA

Pleiadi CHIOMA DI BERENICE AURIGA

disegno di Cristina Girard Progetto Bio-Monf Sentiero Ciesse E’ stato battezzato così il nel parco del Po Convegno progetto scientifico e di- Turismo Il parco del Po cuneese della Cipra dattico del parco regio- scolastico è entrato a far parte dei sul turismo alpino 14° nale di Crea che ha l’o- Un fitto programma “Parchi CIESSE”. L’En- E’ in programma a Sondrio biettivo di censire gli or- di escursioni e visite te è stato scelto dalla Trento il 12-14 ottobre festival ganismi viventi sulle col- guidate in numerose società del Gruppo Fi- dal titolo “Turimo nel- line del Basso Monfer- aree protette piemon- la, (insieme con il Gran le Alpi” qualità econo- 16-21 ottobre 2000 rato. L’indagine interes- tesi è stato messo a Paradiso, la riserva ma- mica, qualità ambien- Info: Centro serà 80 comuni e vedrà punto dal tour opera- rina di Ustica ed il par- tale”. Realizzato con il Documentazione la collaborazione dell’u- tor “Percorsi Doc” di co dell’Etna) per il pro- contributo della Pro- tel. 0342 526260 niversità di Alessandria, Torino, le Ferrovie getto CIESSE Parchi. vincia di Trento il con- E-MAIL organi di ricerca del ter- dello Stato e i parchi Insieme con l’alpinista vegno si propone di va- [email protected] ritorio e le scuole medie dell’Astigiano, del Po Manlio Motto è stato lutare l’effettivo “peso” e superiori. alessandrino, della individuato un sentie- economico dei 60 mi- Introduzione Info: parco di Crea Valle Pesio e delle ro, che sarà ora segna- lioni di turisti che ogni alla lichenologia tel. 0141 927800 Alpi Marittime, della lato anche come Itine- anno, per un fatturato È il corso promosso Val Sesia, di Fondo rario Ciesse. di 23 miliardi Euro, dalla SLI (Società Li- 3° Congresso Toce e dei Lagoni di Grazie al contributo scelgono la catena alpi- chenologica Italiana) e Nazionale della Società Mercurago oltre al dell’azienda biellese, il na come meta. dal parco della Val Pe- Herpetologica Italica Gran Paradiso. parco migliorerà la se- Sede: Centro Servizi sio, con il patrocinio del Si terrà a Pavia dal 14 Caratteristica dei pro- gnaletica e la manuten- Culturali Santa Chiara, dipartimento di biolo- al 16 settembre presso grammi è l’utilizzo del zione del tratto di sen- Via Santa Croce 67, gia vegetale e del museo il dipartimento di Bio- treno (integrato da un tiero che da Crissolo, Trento. regionale di Scienze Na- logia dell’Università di bus navetta per rag- passando per Pian Info ed iscrizioni: turali. In programma a Pavia. Il programma giungere il centro visi- Melzè, conduce a Pian CIPRA Italia, Chiusa Pesio dal 2 al 30 prevede simposi di fi- te del parco), con forti del Re. Si tratta di una via Pastrengo 20, Torino settembre. Limitato a 20 siologia ed etologia, e- riduzioni per le scola- prima parte di lavori Tel. 011 548626 persone, (lire 100 mila cologia e conservazio- resche. nell’ambito di un più Fax 011 534120 per i soci della SLI, 120 ne ed una sessione mo- Info: Percorsi Doc vasto progetto, teso a E-MAIL [email protected] per gli altri. nografica sulla Sala- via Zumaglia 67 bis, ripristinare ed a rende- Il programma aggior- Info: 011 6707446 mandrina terdigitata. Torino re agibile l’antica “Via nato all’indirizzo http: E-MAIL [email protected] Info: www.unipv.it/ tel. 011 7410460 del Sale”. //www.cipra.org nito.it webbio/shi/ FS: tel. 011 6652653 Info: parco 0175 46505 NOTIZIE

A piedi tro o sei zampe, ma rivelavano paure, pregiudizi, lungo il Po speranze. Così, nelle pagine dell’Alpe, incontriamo E’ la proposta della i terribili draghi sconfitti da mano di donna, la ma- Confraternita dei Ro- gica ricetta contro il morso delle vipere, gli orsi sa- mei della Via Franci- cri della preistoria, il lupo che mangia i bambini, lo gena che ha pro- stambecco portatore di virtù miracolose, il dabu-al- mosso questo iti- pinista dalle zampe asimmetriche, l’ippotoro che ir- nerario dalle ride le leggi della genetica, la diabolica salamandra sorgenti alle fo- che passa nelle fiamme e succhia il latte dal seno di ci (ovviamente a Maria. tappe) dall’8 set- E in mezzo a loro, anello di collegamento tra il mon- tembre al 23 ot- do degli animali e il mondo degli umani, troviamo tobre. il saggio abitante della foresta: l’Uomo selvatico. Chi intende prendere Non altrettanto saggi sono stati gli uomini «civiliz- parte ad alcune di que- zati», che in pochi secoli hanno sterminato quasi tut- ste tappe può telefona- ti i grandi mammiferi e i grandi volatili delle Alpi. re alla Confraternita Gli orsi, i lupi, le linci, gli avvoltoi degli agnelli, e per- (via Garibaldi 1, Sala fino gli innocui stambecchi, sono stati massacrati Baganza (Parma) sulle montagne finché la nuova coscienza ecologica tel. 0521 834754 ha individuato nelle Alpi un grande parco, e nei sel- od a Gianluca Bonazzi vatici i suoi ospiti naturali. Oggi finalmente ritor- (059 344225 nano i grandi mammiferi, con i loro miti e le loro 0347 1111640). leggende. Nato da un accordo internazionale tra Priuli & Ver- Blu edizioni L’ALPE lucca e l’editore Glénat di Grenoble, che nell’autun- Sul numero scorso nel- è in edicola e in libreria in tutta Italia (prezzo di co- no 1998 ha dato alle stampe l’omologa rivista fran- la recensione dei volu- pertina di L. 19.500) il secondo numero della nuo- cese, L’ALPE, che esce in Italia con cadenza seme- mi “La vegetazione del- va rivista dedicata alla Cultura Alpina, dal titolo strale, è diretta da Enrico Camanni, giornalista e scrit- le Alpi Liguri e Marit- «L’Alpe». tore di rinomanza internazionale, dalla sua fonda- time”, e “Marguareis Dopo il successo del primo numero, dedicato al lun- zione a tutto il 1998 direttore del mensile ALP. per viaggiatori”, non- go cammino dell’uomo sulle Alpi, la rivista interna- Il Comitato Scientifico Italiano è coordinato da Da- chè della cartoguida del zionale di cultura alpina L’Alpe si addentra nell’uni- niele Jalla, storico e dirigente dei Musei Civici di To- parco della Valle Pesio, verso straordinario del «Bestiario alpino». rino, e collabora a tutto campo con la redazione fran- é “saltato” l’editore che Esseri mitologici e chimerici hanno popolato per cese diretta da Jean Guibal, direttore del Musée è Blu edizioni di Cu- millenni le montagne, facendosi tramite tra la cul- Dauphinois. neo. Ce ne scusiamo tura materiale dei valligiani e i misteri del mondo Info: Priuli & Verlucca, editori, stradale Torino 11, con i lettori. soprannaturale. I fantastici personaggi del bestiario 10018 Pavone Cavanese (TO), Tel. 0125 239929, fax alpino non erano mai semplici creature a due, quat- 0125 230085. Sentieri provati di Aldo Molino

Lou viol d’es Fiour vecchio percorso segnavia P 12 della provincia di Cuneo Il vallone dell’Arma, percor- ed è stato realizzato ad opera so dal torrente Kant, è una di un gruppo di volontari e delle più importanti dirama- con il contributo del Comu- ne di Demonte e di altri enti zioni laterali della valle Stura ed associazioni. Deve però la di Demonte che penetra sua ideazione a Oscar Casa- profondamente nel cuore del- nova presidente di Pro Natu- le Cozie meridionali. La pre- ra di Carmagnola. La passeg- senza di una buona strada giata, che si svolge tutta in militare da poco asfaltata e quota, richiede circa 3 ore di migliorata anche in conse- cammino, senza tener conto guenza del passaggio del Gi- ovviamente delle indispensa- ro d’Italia, che sale da De- bili soste. Non presenta disli- monte a scavalcare il colle di velli significativi o tratti par- Esischie scendendo a Castel- ticolarmente impegnativi ma magno, consente agevolmen- è indispensabile una buona te di raggiungere senza trop- pratica della montagna e a- pa fatica l’orizzonte alpino. deguata attrezzatura (pedule, Nonostante la facilità di ac- giacca a vento). A inizio sta- cesso e l’intenso utilizzo del- gione quando alcuni canalo- le praterie a fini agro-pasto- ni possono essere ancora in- rali, alcune zone conservano nevati conviene comunque li- ancora una flora ricchissima mitarsi alla prima parte. altrove in parte scomparsa o Da Demonte, seguendo le in- 1 modificata. Per poter ammi- dicazioni per Trinità, si svol- rare queste splendide e affa- ta a destra e si percorre l’in- scinanti fioriture, recente- terminabile strada asfaltata verà altra. E’ anche bene se si ambiente di alta quota carat- mente è stato ripristinato e at- che toccando borgate e al- dispone di due automezzi la- terizzato da magri pascoli trezzato un vecchio sentiero peggi conduce in circa 15 chi- sciarne uno nei pressi, per a- punteggiati da piccole doline ormai quasi dimenticato e lometri al Rifugio Carbonè gevolare il recupero dell’altro carsiche tanto da ingenerare impercorribile. E’ nato così (1900 m). Il rifugio situato di (si risparmiano almeno 6 km il sospetto che non di feno- “Lou viol d’es fiour” che pur fronte all’alpeggio di Cavera, di strada!). Si continua quin- meni naturali si tratti ma ben- non snodandosi in un area nei mesi estivi offre servizio di sulla tortuosa e ripida ro- sì delle cannonate dei milita- protetta offre la possibilità di di alberghetto con 12 posti tabile ex militare sino al Col- ri che da queste parti spesso visitare ambienti straordina- letto in cuccetta. Per infor- effettuano esercitazioni. A riamente integri. mazioni si può contattare il le di Val Cavera a m 2420, comune tel. 0171/951.22. Al- parcheggiando nel tratto in piedi si prende il ramo di si- Il Sentiero dei Fiori, tradu- la vicina fontana conviene cui la strada si biforca. Di nistra, dopo pochi metri un zione italiana della denomi- rifornirsi di acqua perché lun- fronte si può osservare uno cartello in legno permette di nazione in occitano, ricalca il go il percorso non se ne tro- degli aspetti curiosi di questo individuare l’imbocco del no-

2 3 4 stro percorso. Il sentiero è ampio e piacevole, bastano pochi passi per capire il per- chè del “sentiero dei fiori”. L’assenza di pascolamento e la particolarità del sub-strato roccioso permette a un gran numero di piante spontanee di crescere rigogliose: oltre al- le specie tipicamente basofile (cioè amanti dei terreni ric- chi di calcio), qui si trovano anche specie più acidofile che si sono ben adattate al terre- no. Quasi subito incontriamo la Linaria alpina, pianta pio- niera che nelle Alpi è stata re- 7 perita anche a 4400 m. Poi la Drias octopetala, ranuncola- cea ribatezzata erba dei mam- lizzate in pietra a secco sono delle Alpi occidentali: il San 1. In marcia. muth perchè rinvenuta nello costituite da un unico vano Bruno, il San Giovanni, e il 2. Giglio di San Giovanni. seminterrato con volta a bot- Martagone. Si inizia adesso la 3. Papavero alpino. stomaco dei pachidermi con- 4. Berardia. gelati recuperati nella taiga si- te. La loro origine è militare discesa nel sottostante vallo- 5. Stella alpina. beriana. Dopo pochi minuti ma in passato anche i pastori ne per giungere nel ripiano ai 6. Fioritura di gigli e rododendri. su di un macereto ecco la ra- locali utilizzavano ripari si- piedi del Colle Salè (2198 m.). 7. L’ambiente carsico del colle ra ed endemica Berardia su- mili. Dopo il Colle, inizia l’ag- Il sentiero vero e proprio ter- di Val Cavera. bacaulis, con le sue foglie pe- giramento del Monte Omo. mina qui. Se si è lasciato un (foto Aldo Molino) lose e il capolino giallo. E’ un Bisogna prestare un po’ di at- automezzo al rifugio si può vero e proprio fossile viven- tenzione perchè in qualche continuare altrimenti è più te, tipica della flora terziaria, tratto il sentiero è esposto e conveniente ripercorrere a ri- è sopravvissuta alle glaciazio- una scivolata avrebbe esiti troso il percorso di andata. Si ni in poche oasi relitte nelle non graditi. Un tratto attrez- svolta a sinistra sulla marca- Alpi Cozie, nelle Marittime e zato con una corda di sicu- ta mulattiera che segue la val- è prevista l’apposizione di nelle Prealpi del Delfinato. rezza agevola il superamento letta e si scende sino a con- cartelli di legno per agevola- Un paio di tornanti consen- di una barra rocciosa, dopo fluire su di una pista agro-fo- re le osservazioni, in man- tono di guadagnare quota e di che il viottolo torna in tut- restale nei pressi del Gias Se- canza si può ovviare portan- scavalcare un costolone per ta tranquillità. In questa zo- rour (1813 m) Si svolta anco- do nello zaino una delle nu- merose guide facilmente di- riprendere quindi in piano na si possono ammirare le ra a sinistra e in leggera sali- sponibili in commercio dedi- verso il Colle dell’Eguiette. stelle alpine che, quando non ta si attraversa il vallone, rag- cate della flora di montagna. Conviene lasciare il sentiero selvaggiamente raccolte, cre- giungendo così la carrozzabi- In loco è reperibile il depliant che transita pochi metri più scono tranquillamente anche le nei pressi del rifugio Car- con la descrizione del sentie- in basso, per salire al valico nei prati e non soltanto quin- bonè. I mesi migliori per l’e- di sulle più inaccessibili rupi. scursione sono ovviamente ro e la sintesi dei principali a- (2443 m)dove oltre all’inte- spetti naturalistici ed am- ressante panorama si posso- Poco oltre si incontrano in- giugno e luglio, quando cioè vece eccezionali fioriture del- le fioriture presentano il mas- bientali che si incontrano lun- no vedere i resti di una “tru- go il per corso. na”. Queste costruzioni rea- le tre principali specie di gigli simo dell’intensità; in futuro

5 6 Il parco dei Tre Denti e del Dal mondo Freidour, isti- della ricerca tuito pochi anni or sono, dopo A cura di essere stato for- Sandro Bertolino temente voluto LIBRI biologo LIBRI dall’Amministra- zione comunale di Grossi predatori ed effetti Cumiana e sostenu- to dalla Comunità Pe- sulla comunità animale demontana Pinerole- Il ritorno dei grossi predatori, quali lupo e lince, ge- se e dalla Provincia di nera in alcuni la paura che questi possano avere ef- Torino, si estende sul fetti negativi su altre specie animali, in particolare territorio montano del- quelle d’interesse venatorio (ungulati, lagomorfi e la cittadina, ad una tren- galliformi). Queste considerazioni non sono gene- tina di chilometri da To- ralmente basate su precisi dati scientifici, ma si ri- rino. La sua denominazio- fanno a impressioni soggettive. Gli studi sull’argo- ne fa riferimento a due del- mento non sono numerosi, ma talvolta i risultati pos- le montagne più significati- sono descrivere una situazione reale ben diversa da ve di quest’area pedemonta- quanto ritenuto da molti. na, e non solo perché più alte o perché facil- Crooks e Soulé hanno studiato gli effetti determina- mente riconoscibili o per la loro dimensione ti dalla presenza o assenza del coyote (un grosso pre- naturalistica, ma anche per la valenza affettiva datore) in un’area della California. Nelle aree dove il e culturale a loro riservata da parte delle varie coyote non era più presente si verificava una dimi- comunità delle valli che qui si incontrano. In nuzione, e talvolta l’estinzione a livello locale, di nu- attesa di venirlo a conoscere direttamente sul merose specie di uccelli nidificanti tra gli arbusti. Gli luogo, una guida di fresca stampa ed abbinata autori sono riu- ad una cartina, ce ne anticipa l’incontro, illu- sciti a collegare strando attraverso le sue cento pagine, ricche quest’effetto con di fotografie e di notizie, la variegata offerta (na- l’aumento di pre- tura, storia, tradizioni ed itinerari) di questa datori di taglia nuova area protetta. media, special- Il Parco dei Tre Denti e del Freidour, La Mon- mente gatti do- tagna di Cumiana, Alzani Editore, Pinerolo, li- mestici liberi di re 28.000. muoversi e cac- ciare nei boschi “Tempo e Luna” è il suggestivo titolo dell’ultimo lavoro del Gruppo Ri- circostanti i vil- cerca di Piscina, sorto nel ‘79 in questo comune della pianura pinerolese laggi. con l’intento di raccogliere, conservare e valorizzare le memorie della ci- I predatori di ta- viltà contadina. Il tema affrontato in questo libro, è quello della meteoro- glia media fre- logia popolare espressa attraverso proverbi, qui raggruppati in capitoli de- quentano poco le dicati alla lettura dei segni atmosferici e climatici, alle previsioni a medio aree dove il coyo- e lungo termine, ai giorni di marca, al codice lunare nella tradizione con- te è ancora pre- tadina. Spiegazioni si accompagnano inoltre ad ogni proverbio, sottoli- sente; inoltre il neando ancora una volta come questo patrimonio conoscitivo costruito coyote spesso sull’osservazione e sulla ripetitività del fenomeno atmosferico e traman- foto G. Carrara preda i gatti. dato di generazione in generazione, era ed è un sapere codificato perché Quando i coyote diventano rari, o scompaiono da confermato e perché espressione genuina di una società sociale ed econo- un’area, le popolazioni di uccelli diminuiscono a cau- mica lungo il cammino della sua storia. sa di una maggiore predazione esercitata dai carni- Tempo e luna, ‘L Rubat-Piscina (TO) Museo Etnografico della Pianura vori di taglia media e in particolare dai gatti. A diffe- Pinerolese, Alzani Editore, Pinerolo, pp. 197, lire 28.000. renza dei predatori selvatici i gatti domestici sono dei cacciatori che non predano solo per sopravvivere, la loro sussistenza è assicurata dal cibo fornito dai loro L’orsa padroni. Tutto ciò determina il mantenimento di po- E’ la testata del primo men- polazioni non regolate dalla disponibilità di prede, le sile italiano di natura per quali possono raggiungere densità elevate. Inoltre, ragazzi. 32 pagine con bel- l’assenza dei meccanismi di regolazione tipici del rap- le fotografie e disegni, testi porto preda-predatore, fa si che i gatti continuino a gradevoli e precisi. Diretto predare alcune specie anche quando si trovano a den- da Fulco Pratesi si rivolge sità bassissime, portandole spesso all’estinzione. ai ragazzi sopra gli otto an- In questo caso il coyote, contribuendo a regolare le ni e viene realizzato sotto popolazioni dei carnivori di taglia media, contribui- gli auspici di numerosi en- sce ad aumentare la consistenza e la diversità delle ti (tra cui le associazioni popolazioni di uccelli. L’azione di controllo è parti- ambientaliste, la Federpar- colarmente efficace nei confronti dei gatti domestici chi, il FAI) che si occupa- che altrimenti costituirebbero un grosso fattore di no di natura ed ambiente. squilibrio nella comunità animale. Pubblica 10 numeri l’anno (non esce a luglio ed ago- Crooks K.R., Soulé M.E., 1999. Mesopredator release sto) ed è in distribuzione and avifaunal extinctions in a fragmented system. Na- soltanto per abbonamento ture, 400: 563-566 postale (lire 40 mila ccp n.16652205). 32 Info: www.orsa.mr-net.it vvisi ai Rita Rutigliano @ [email protected] web.tiscalinet.it/LaGazzettaWeb naviganti

\\wwwte.topnet.it\magazine\chef.htm: scoprirete qualcosa sui piatti tipici a- bruzzesi... Vi raccomando anche di andare a sco- ca 3000 nomi di santuari italiani si tro- prire “La Sicilia per il Giubileo”. Al- vano, poi, nel database del sito Riprendiamo a percorrere le vie virtua- l’http://www.giubileo.sicilia.it/ c’è an- http://www.santuari.it/: il motore di ri- li del Giubileo 2000 collegandoci al sito che il testo di una pubblicazione, dal ti- cerca per nome o per località rinvia ap- della Lombardia (http://www.regio- tolo “La Sicilia porta Mediterranea del punto alle interessanti schede con no- ne.lombardia.it), che si rivela un’au- Giubileo”, con un itinerario religioso-tu- tizie (e foto) di santuari, sacri monti, tentica delusione. Sul Giubileo pratica- ristico che si snoda attraverso le diciot- chiese etc. mente regna il silenzio, ma cliccando su to Diocesi siciliane e le catacombe del- In ultimo, una curiosità: la Richard Gi- questa voce almeno si ha accesso ad la cristianità. Inoltre troverete il calen- nori ha dedicato al Giubileo “per esal- un utile elenco di link che si rivelano as- dario di eventi e manifestazioni divisi tare il carattere sacro ed eccezionale sai più generosi. per mese, più 8 percorsi turistico-reli- dell'evento” una nuova linea delle sue Itinerari in Toscana si trovano invece tra giosi che vogliono “suggerire al pelle- celebri porcellane, care ai Savoia. Si l’altro a http://www.giubileo.tosca- grino-turista itinerari alternativi alle con- possono comprare on line all’indirizzo na.it/, http://www.regione.toscana.it/i- suete proposte”. Individuano, quindi, non http://www.richardginori1735.com, ta/uff/ambiente/parchi/frames1.htm tanto le cattedrali quanto alcuni Santuari dove si trova il catalogo dell’azienda (per parchi ed aree protette), della Fede Mariana ed i Santuari non fiorentina. GLI INDIRIZZI http://www.viafrancigena.com/ e mariani che “esprimono fortemente la segnalati http://www.turismoverde.com/ita- religiosità popolare”, come quelli di San in questa lia/cultura/francige.htm. Le meraviglie Paolino a Sutera e di Santa Rosalia sul rubrica sono di Firenze, e i suoi progetti per l'Anno Montepellegrino a Palermo. ÇlinkatiÈ Santo sono, all'http://www.comune.fi- Altri indirizzi utili per news, itinerari te- nella versione renze.it. matici, proposte, curiosità e consigli per on-line della Un altro pezzo italiano della Via Fran- scegliere la propria "strada giubilare"? rivista in cui si trovano anche cigena passa dall’ Emilia Romagna Eccoli, telegraficamente: http://www. giubileovie.it/ (in particolare gli abstract (http://www.viafrancigena.com/fra_fra degli articoli, m.htm) toccando il Parmense e, ad e- http://www.giubileovie.it/percorsi/na- tura/index.htm), http://it.fc.yahoo. bibliografie, sempio, Fidenza e Fornovo. Il “Giubileo indici tematici in Abruzzo” è all’ http://www.regio- com/g/giubileo.html (pagina con mol- te news e parecchi link ad altre fonti e link. ne.abruzzo.it/giubileo/, importanti par- Altre informa- chi ed ecomusei di questa regione do- d’informazione), “Qui Italia” all’http:// www. qui-italia.it/ (giornale telemati- zioni acceden- minata dalla natura all’http://www.mu- do al sito della vi.org/ecomuseo/verdi.html). Convin- co per gli italiani nel mondo, dedica al Biblioteca ta che lo spirito di un luogo passi anche Giubileo una sezione delle notizie: clic- care sull’omonima voce nell’elenco po- http://www.regione.piemonte.it dalla bocca, già che ci sono vi consiglio /parchi/rivista/index.htm di fare una capatina anche all’http: sto sulla sinistra), “Wonderful Italy” al- l’http://www.wonderful-italy.it/giubi- leo/itinerario.shtml (oltre a parecchi link ad altri siti “giubilari” presenta la car- tina dell’itinerario storico europeo). Cir-