Anno Nono | Numero Sessantaquattro | Marzo - Aprile Duemiladieci |
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free | anno nono | numero sessantaquattro | marzo - aprile duemiladieci | www.exibart.com Stampiamo questo numero proprio mentre il nostro paese si trova immerso in una gelatina di scandali, vergogne e ruberie rispetto alle quali Tangentopoli e tutta la corruttela degli anni ‘80 e ‘90 risultano passatempi da educande. In un contesto che vede l’Italia transitare, senza intravederne l’uscita, nella peggiore crisi economica, etica e di identità mai affrontata dalla sua Unità. Con questo panorama, si dirà, parlare di arte e di cultura diventa attività risibile e patetica come lucidare l’argenteria sul Titanic. In realtà esiste un modo per rifuggire dal patetismo del parlarsi addosso; esiste un percorso che anche una rivista può intraprendere per contribuire alla creazione di un ipotetico bene comune che significhi ferma reazione allo squallore che tutto assuefa. Questo percorso transita innanzi tutto dall’abbandono di qualsivoglia forma di autoreferenzialità. Occorre parlare di arte e di cultura come fenomeni sociali, urbani, economici, non come elementi avulsi e impermeabili alla vita che fluisce loro attorno. Un esempio, rispetto a quanto vogliamo intendere, lo troviamo negli episodi che ci han- no portato a intrecciare la nostra attività editoriale con la genesi del Maxxi, il museo d’arte contemporanea dello Stato italiano. Una novità importante per il nostro settore, che abbiamo tentato, per quanto era nelle nostre forze, di accompagnare. Pochi giorni fa è stata accettata la nostra idea di intitolare la piazza antistante il museo ad Alighiero Boetti; qualche settimana fa è stata sposata la nostra intuizione di inaugurare il Maxxi assieme al Macro, l’altro importante centro d’arte capitolino. E non è finita: ormai due anni orsono, anche grazie a una nostra inchiesta che prontamente finì sulla scrivania dell’allora ministro Rutelli, si scongiurò la realizzazione, accanto al Maxxi, di un orribile “Museo della Scienza” immaginato da un ingegnere del Ministero delle Infrastrutture che oggi è in carcere a seguito della nota inchiesta su appalti, procedure d’urgenza e Protezione Civile. Dunque, il cerchio si chiude. Dunque esiste, è dimostrato, un modo per occuparsi d’arte senza che ciò venga considerato una facezia nel momento in cui il paese in cui si opera va a gambe all’aria. Vi è, dunque, la possibilità di avere un ruolo attivo scegliendo, quando occorre, da che parte della barricata stare. Noi interpretiamo il nostro ruolo come una sorta di agenzia di consigli non richiesti, di pensatoio, di fabbrica d’idee, di proposte e di indagini giornalistiche, di gruppo di pressione, di lobby finalizzata a innescare (o almeno a suggerire) processi di qualità e buone pratiche nel nostro settore e in quelli adiacenti. Il tutto naturalmente in aggiunta all’attività editoriale più classica e ordinaria. Sovente ci siamo sbilanciati, con tutti i rischi del caso, compreso quello di sbagliare mira. Ma finché ci sarà concesso continueremo. Esattamente così. (m.t.) 4retrocover Il sommario di questo numero è a pag. 28 sondaggi rabarama sondaggi.exibart.com a Quale artista intitoleresti la Piazza del Maxxi? Quale sarà il linguaggio degli anni dieci? Luciano Fabro 4,04% scultura 4,67% Alighiero Boetti 25,52% pittura 28,84% Gino de Dominicis 11,65% disegno 5,87% Piero Manzoni 23,22% performance 9,88% Fabio Mauri 4,28% video 15,22% Mario Schifano 21,79% installazione 16,15% Mario Merz 9,51% fotografia 19,36% vignetta sexybart i perche del mese la cHiara raPaccini DOMANDA NAÏF? di ferruccio giromini Molti musei italiani (vedi il caso Madre, molto dibattuto sul no- stro sito nelle scorse settimane) si fanno carico della produzione TRASFUSIONI delle opere senza poi acquisirle, favorendo così i galleristi, che DI PERSONALE si trovano lavori già prodotti ed esposti in contesti istituzionali e Quando il Ministero ha delle buo- museali. Una domanda che vi sembrerà naïf: perché non com- ne idee, bisognerà pur dirlo, no? A prarle, evitando di spendere i soldi in maniera effimera? maggior ragione quando le buone OKidee sono una rarità. E allora un bel primo posto negli OK di questo mese per la proposta da parte di Sandro PER CHI SUONA LA CAPANNA? Bondi, ministro della Cultura, di reimpiegare in gallerie Ci sono state le Olimpiadi Invernali nel 2006 a Torino e quest’an- pubbliche e musei di stato tutto il personale in esubero no erano a Vancouver. Ci saranno fra poco le elezioni regionali, che dovrà uscire dalla scuola a causa della Riforma Gel- anche in Piemonte. La stagione sciistica si avvia alla conclusio- mini. Trasferimenti virtuosi, che potrebbero rendere più ne, ed è stata un’altra annata memorabile. Ebbene, mettendo efficiente la scuola e più fruibile il patrimonio. insieme questi tre fatti ci domandiamo: perché la magnifica Ca- panna Mollino progettata dal grande architetto/artista torinese SE NE PARLA... - dopo esser stata restaurata e aver ospitato un paio di mostre No, non di qualcosa in generale. Ma di tutto, purché si - ora è aperta solo per matrimoni e affini? Si trattano così i beni parli. E, quindi, si rifletta, si dibatta, si discuta. Magari ci culturali in alta quota? si confronti. È una cosa positiva e dobbiamo registrarla e annotarla. È una tendenza in atto che abbiamo il dovere RECENSIRE NON PAGA? di segnalare e compulsare. Ehggià, perché - alla facciac- Anche questa a qualcuno parrà una questione naïf, come la cia di internet, delle e-mail, dei telefonini e dei social net- prima qui sopra nei Perché. Eppure potrebbe anche non esser- work - è tornata la voglia di incontrarsi e parlare d’arte. lo. La domanda è la seguente: perché in Italia non esiste un Dal vivo, non in teleconferenza. In casa, in galleria, negli ruolo dei quotidiani (nazionali, regionali, locali...) nella recensio- studi degli artisti, il talk la fa da padrone anche in manie- ne di mostre? Perché tutti vogliono lavorare sull’anticipazione, ra organizzata, sistematica, tempisticamente ricorrente trascurando l’aspetto della critica ex-post? A New York City, ad (a Roma alcuni giovani curatori hanno fatto nascere I esempio, non c’è cosa più attesa che capire cosa scriverà il New Martedì Critici, ma è solo uno dei tanti esempi). A noi York Times su quella o quell’altra mostra. Questo conferisce al sembra una buona notizia. sistema una voce importante di orientamento per i lettori e gli appassionati, e al giornale un ruolo autorevole e intellettuale. POVERI MA GAM! Amori sfigati #38 - 2008 - acrilici Tutte cosette che da noi forse non servono? C’è chi spende e spande e poi si merita pure un premio di 2 milioni di euro. E c’è chi, con un budget decisamente L’altra faccia del sexy. Quando l’amore è sfigato più ridotto, riesce comunque a proporre un’ottima pro- (cioè: spesso). Quando “lui la tradisce perché è no- grammazione. Più che un KO al Madre di Napoli, questo iosa”. Quando “lui vorrebbe baciarla ma teme di es- è un bell’OK alla Gam di Torino. Per la prova che finora sere banale perché lei è un’intellettuale”. Quando “a sta riuscendo a Danilo Eccher. Senza dimenticare il resto lei batte forte il cuore ma fa l’indifferente; e lui ci resta dello staff curatoriale, Elena Volpato e Viriginia Bertone male e la lascia”. Quando lui, fiori in mano, “si do- in primis. manda se sia più figo essere in anticipo o in ritardo”. vedodo piop O quando, icasticamente, a lei che infine osa dire “ti ALMENO ALL’ESTERO... amo!” lui risponde chiaro: “Cazzi tuoi”. Sono questi Non si potrebbe, diciamo noi, eliminare questa ed altri gli Amori sfigati di Chiara Rapaccini (Firen- do piop ritratto venefica e nefasta moda di far accompagnare ze, 1954), alias Rap: cinquanta minuscoli santini la partecipazione nazionale a qualsivoglia evento pinti in acrilici sgargianti che - già esposti a Roma, internazionale con bizzarre mostre d’arte, espo- Parigi e New York - ora vagano in tournée per le li- sizioni di quadri e sculture, eventi culturali non brerie Feltrinelli, accompagnando un mazzo di cento meglio precisati? Non si potrebbe evitare che a carte raccolte in una scatola Magazzini Salani sot- Expo Universali e Olimpiadi la presenza italiana to lo sgrammaticato titolo anglitalico Lovstori. Ogni sia affiancata da mostre pietose, marchettoni carta è un lancinante flash (a volte botta-e-risposta, clamorosi e scambi di favori di quart’ordine? Sì a volte solo botta, mai una semplice botta-e-via) in che si potrebbe... cui un qualunque qualcuno, banalmente, cade in una delle mille trappole dell’amore che viene l’amore DISIMPARA L’ARTE che va; o dell’amore perduto; o dell’amore più dif- Ancora la ministra Gelmini protagonista dei fuso, quello sempre inseguito e mai acchiappato. I nostri OK e KO. Mentre la Francia si prepara suoi protagonisti si presentano (dandoti una mano a introdurre la Storia dell’Arte come insegna- che subito avverti molliccia e bagnaticcia) quali sin- mento obbligatorio in tutti gli ordini di scuola, la tetici prototipi di inadeguatezza, fisica non meno che riforma “epocale” degli Istituti Superiori voluta l’artista michElangelO pistoletto l’attore sean connery psicologica. Allampanati/e, spigolose/i, impacciati/e, dal Ministro prevede una sostanziosa decurta- noiose/i, tutti inattraenti in partenza: lunghi nasi tristi, zione delle ore dedicate a una materia che, nel occhiali come fondi di bottiglia, troppo rivelatori ros- nostro paese, dovrebbe essere prioritaria. Cui sori sulle guance, capelli radi e scomposti, ti imma- prodest? gini fin la sgradevolezza delle loro voci. Illuminante do piop sguardo l’ennesimo siparietto, di precisione altaniana: la cop- LA CRICCA ALLA CULTURA? pia a letto, tra lenzuola punteggiate di bottiglie e sca- Le ricostruzioni sono un po’ di parte poiché rafaggi, con lei che azzarda “ce sposàmo?” e lui che provengono da un’inchiesta de La Repubblica, sterza e affossa “e chi ce se pija?”.