COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

0 RAPPORTO AMBIENTALE

COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

PREMESSA

LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (V.A.S.) NELL'ORDINAMENTO COMUNITARIO

LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (V.A.S.) NELL'ORDINAMENTO NAZIONALE

LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (V.A.S.) NELL'ORDINAMENTO REGIONALE

LA DELIBERA DI G.R. N°421 DEL 12 MARZO 2004

LA DELIBERA DI G.R. N°627 DEL 21 APRILE 2005

RACCORDO CON IL PROCEDIMENTO DI VALUTAZIONE DI INCIDENZA

NORMATIVA DI RIFERIMENTO D.LGS. 3 APRILE 2006, N. 152 "NORME IN MATERIA AMBIENTALE"

ASPETTI METODOLOGICI GENERALI E ORGANIZZAZIONE DEL DOCUMENTO

CAPITOLO l: IL PIANO URBANISTICO COMUNALE

1.1 OBIETTIVI, STRATEGIE E AZIONI DEL PIANO 1.2 RAPPORTO DEL PUC CON ALTRI PIANI PERTINENTI Piano territoriale regionale (PTR) Programma di Sviluppo Rurale (PSR) Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale Piano Stralcio Autorità di Bacino

CAPITOLO 2: L'AMBIENTE CONSIDERATO

2.1. L'AMBITO TERRITORIALE 2.1.1. Elementi naturalistici e paesaggistici 2.1.2. Popolazione e risorse insediative STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE RISORSE INSEDIATIVE 2.1.3. Risorse agricole 2.1.4. Elementi storico-architettonici 2.1.5. Risorse artigianali ed industriali

LE IMPRESE ARTIGIANE

2.1.6. Infrastrutture di comunicazione 2.2. PROBLEMATICHE AMBIENTALI 2.2.1. Tutela della Biodiversità SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA (SIC) ZPS IT804021: Monti Picentini SIC IT804011 Monte Terminio 2.2.2. Obiettivi di protezione ambientale

1 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

2.2.3. Indicatori di Efficacia della Pianificazione Urbanistica Comunale 2.2.3.1. Acqua QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERElCIALI

IL FIUME SABATO

2.2.3.2. Aria 2.2.3.3. Rifiuti 2.3 ANALISI DEGLI IMPATTI 2.4 GIUDIZIO DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA

CAPITOLO 3: VALUTAZIONE DELLA SUSCETTIVITA' ALLA TRASFORMAZIONE

3.1 LA SUSCETTIVITÀ ALLA TRASFORMAZIONE 3.1.11ntroduzione 3.1. 2 Principi della Analytic Hierarchy Process (AHP) 3.1.3 Definizione degli indicatori territoriali di valutazione

CAPITOLO 4: MITIGAZIONE

CAPITOLO 5: SINTESI DEI RISULTATI

CAPITOLO 6: MONITORAGGIO

FASI DI CONSULTAZIONE NEL PROCESSO DI VAS

ELENCO ALLEGATI

2 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

PREMESSA

Il processo, che ha portato a livello internazionale, all'adozione di procedure di valutazione ambientale di piani e programmi, si colloca all'interno di un quadro condiviso di iniziative volte a favorire il perseguimento di obiettivi di sostenibilità, a partire dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente umano, tenutasi a Stoccolma nel 1972, passando poi per le numerose altre tappe significative quali il Rapporto della Commissione mondiale indipendente sull'ambiente e lo sviluppo nel 1987 (Our common future) e la Conferenza delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro su ambiente e sviluppo nel 1992, fino all'accordo di Kyoto del 1997 per la riduzione delle emissioni di gas serra. E ancora, riguardo al contesto europeo, sia nel "Quinto programma d'azione a favore dell'ambiente", approvato dal Consiglio Europeo nel 1993, sia nella decisione del Parlamento e del Consiglio del 1998 sulla revisione del Quinto programma, si affermano i principi della condivisione della responsabilità, dell'ampliamento degli strumenti, dell'integrazione degli obiettivi ambientali nelle politiche di settore.

Il quinto programma comunitario di politica ed azione a favore dell'ambiente e di uno sviluppo sostenibile "Per uno sviluppo durevole e sostenibile", integrato dalla decisione n. 2179/98/CE relativa al suo riesame, ribadisce l'importanza di valutare i probabili effetti di piani e programmi sull'ambiente. Le politiche europee per il primo decennio del 2000 sono state quasi completamente ridefinite con l'Agenda 2000 che già dal luglio 1997 ha formulato le proposte per la riforma delle politiche dell'Unione Europea, orientando le politiche strutturali e finanziarie e le principali politiche di settore; in particolare, le novità riguardano la ridefinizione delle aree obiettivo, la maggiore attenzione alla riconversione ambientale dell'agricoltura, e il crescere delle misure a favore di ambiente e territorio.

L'introduzione nel diritto comunitario della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) è avvenuta il 27 giugno 2001, con l'emanazione della direttiva 2001 /42/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente. La suddetta direttiva, definiti i principali istituti della VAS, demandava agli Stati membri il compito di integrare la medesima nelle specifiche 3 di i2D procedure di elaborazione e approvazione di piani e programmi di ciascun Paese entro il 21 luglio 2004.

Va infine ricordata la Comunicazione "Quadro d'azione per uno sviluppo urbano sostenibile nell'Unione Europea", attraverso il quale la Commissione intende compiere un passo avanti verso una maggiore efficacia delle politiche comunitarie previste nel trattato, aumentandone la sensibilità verso le problematiche urbane e assicurando che risultino favorevoli allo sviluppo urbano integrato. Tale impostazione metodologica è ribadita anche nel 6° programma di azioni in materia ambientale 2001-2010 (Decisione del Parlamento e del Consiglio Europeo n. 1600/02/CE).

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LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (V.A.S.) NELL’ORDINAMENTO COMUNITARIO

Il 27 giugno 2001 il Parlamento e il Consiglio Europei hanno approvato la Direttiva 42/2001/CE "Concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente", che doveva essere recepita dagli Stati membri entro il 21 giugno 2004. Il trattato di Amsterdam poneva già tra gli obiettivi dell'Unione la promozione di uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile delle attività economiche, l'elevato livello di protezione dell'ambiente e il miglioramenti di quest'ultimo. La tematica ambientale assumeva così valore primario e carattere di assoluta trasversalità nei diversi settori di investimento oggetto dei piani di sviluppo. Tali concetti sono stati recentemente ulteriormente confermati dalla "Costituzione Europea" sia a livello di obiettivi generali dell'Unione (art.l-3) che nella sezione dedicata alle tematiche ambientali (art.lll-233), in cui si specifica che la politica dell'Unione in materia ambientale contribuisce a perseguire i seguenti obiettivi: a) salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità ambientale; b) protezione della salute umana; c) utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali; d) promozione, sul piano internazionale, di misure destinate a risolvere problemi dell'ambiente a livello regionale o mondiale.

[ ... ] Essa è fondata sui principi della precauzione e dell'azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente e sul principio "chi inquina paga".

La Direttiva sopraccitata definisce la Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) come un processo sistematico inteso a valutare le conseguenze sul piano ambientale delle azioni proposte - politiche, piani o iniziative nell'ambito di programmi- ai fini di garantire che tali conseguenze siano incluse a tutti gli effetti e affrontate in modo adeguato fin dalle prime fasi del processo decisionale, sullo stesso piano delle considerazioni di ordine economico e sociale. Tale valutazione è funzionale agli obiettivi di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, specificando che tale valutazione deve essere eseguita durante la fase preparatoria del Piano o del programma e in precedenza alla sua adozione o all'avvio della relativa procedura amministrativa (valutazione preventiva). Finalità ultima della V.A.S. è, quindi, la verifica della rispondenza dei piani e programmi (di sviluppo e operativi) con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, verificandone il complessivo impatto ambientale, ovvero la diretta incidenza sulla qualità dell'ambiente. La novità fondamentale introdotta dal procedimento di V.A.S. è il superamento del concetto di compatibilità (qualunque trasformazione che non produca effetti negativi irreversibili sull'ambiente) per giungere al concetto di sostenibilità (ciò che contribuisce positivamente all'equilibrio nell'uso di risorse, ovvero la spesa del capitale naturale senza intaccare il capitale stesso e la sua capacità di riprodursi), che viene assunto come condizione imprescindibile del processo decisionale, alla pari del rapporto costi/benefici o dell'efficacia degli interventi. Inoltre, elementi di fondamentale importanza nel 4 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE processo pianificatorio sono rappresentati dalla partecipazione del pubblico al processo decisionale e dall'introduzione di misure di monitoraggio, che permettono di ottenere un continuo e costante aggiornamento degli effetti del piano o programma in atto e garantiscono, quindi, la sua eventuale tempestiva modifica. Secondo quanto stabilito dalla Direttiva comunitaria per procedere alla valutazione ambientale strategica deve essere redatto un Rapporto Ambientale in cui siano individuati, descritti e valutati gli effetti rilevanti che l'attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull'ambiente e le ragionevoli possibilità alla luce degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano o del programma. Tali contenuti devono poi essere riassunti in un documento (Sintesi Non Tecnica) al fine di rendere facilmente comprensibili le questioni chiave e le conclusioni del rapporto ambientale sia al grande pubblico che ai responsabili delle decisioni. Come anticipato, la Direttiva attribuisce un ruolo fondamentale al coinvolgimento del pubblico (ossia dei soggetti che sono interessati all'iter decisionale [ ... ] o che ne sono o probabilmente ne saranno toccati, includendo le pertinenti organizzazioni non governative a cui deve essere offerta un'effettiva opportunità di esprimere in termini congrui il proprio parere sulla proposta di piano o programma e sul rapporto ambientale che lo accompagna. Infine, la stessa Direttiva prescrive che siano controllati gli effetti ambientali indicativi dell'attuazione dei piani o programmi al fine, tra l'altro, di individuarne tempestivamente gli effetti negativi imprevisti e essere in grado di adottare le misure correttive che si ritengono opportune. La V.A.S. si può articolare in sei fasi, anche se in realtà il modello metodologico generato dalla norma comunitaria prevede che la valutazione finale venga attuata attraverso tre valutazioni parziali, attuate in tre differenti momenti della formulazione del piano:  valutazione ex-ante: precede e accompagna la definizione del piano o programma di cui è parte integrante, comprendendo in pratica tutte le fasi di elaborazione descritte nella tabella 1;  valutazione intermedia: prende in considerazione i primi risultati degli interventi (scelte) previsti dal piano/programma, valuta la coerenza con la valutazione ex-ante, la pertinenza con gli obiettivi di sostenibilità, il grado di conseguimento degli stessi, la correttezza della gestione, la qualità della sorveglianza e della realizzazione;  valutazione ex-post: è destinata a illustrare l'utilizzo delle risorse, l'efficacia e l'efficienza degli interventi (scelte) e del loro impatto e a verificare la coerenza con la valutazione ex-ante.

5 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATAGICA (V.A.S.) NELL’ORDINAMENTO NAZIONALE

In ottemperanza a quanto previsto dalla "legge delega" in materia ambientale (L. n.308/2~Q04), lo stato italiano recepisce la Direttiva comunitaria 42/2001/CE con il DLgs. n.152/2006 e s.m.i. (in particolare D.Lgs. n.4/2008) "Norme in materia ambientale". Al Titolo Il "La Valutazione Ambientale Strategica" della Parte Il sono specificate le modalità di svolgimento della verifica di assoggettabilità, i contenuti del rapporto ambientale, le modalità di svolgimento delle consultazioni, la procedura-di valutazione del piano o del programma e del rapporto, le modalità di espressione del parere motivato, le modalità di informazione sulla decisione ed i contenuti del monitoraggio. In linea con le previsioni della direttiva comunitaria, il Decreto prevede che la fase di valutazione è effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma ed anteriormente alla sua approvazione o all'avvio della relativa procedura legislativa. Essa è preordinata a garantire che gli impatti significativi sull'ambiente derivanti dall'attuazione di detti piani e programmi siano presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro approvazione (art.11 ). Ai fini della valutazione ambientale, il decreto prevede la redazione di un rapporto ambientale, che costituisce parte integrante del piano o del programma e ne accompagna l'intero processo di elaborazione ed approvazione. Nel rapporto ambientale devono essere individuati, descritti e valutati gli impatti significativi che l'attuazione del piano o del programma proposto potrebbe avere sull'ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative che possono adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano o del programma stesso (art.13). L'Allegato VI del D.Lgs. 4/2008. specifica le informazioni che devono essere considerate nel rapporto ambientale, tenuto conto del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione correnti, dei contenuti e del livello di dettaglio del piano o del programma (art.13). Si specifica, che deve essere redatta anche una Sintesi Non Tecnica del Rapporto Ambientale. Il decreto chiarisce, infine, che il monitoraggio assicura il controllo sugli impatti significativi sull'ambiente derivanti dall'attuazione dei piani e dei programmi approvati e la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati, così da individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e da adottare le opportune misure correttive (art.18). A tal fine, il piano o programma individua le responsabilità e la sussistenza delle risorse necessarie per la realizzazione e gestione del monitoraggio.

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LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATAGICA (V.A.S.) NELL’ORDINAMENTO REGIONALE

Considerando che lo Stato Italiano ha solo recentemente recepito le indicazioni della Direttiva sulla V.A.S. (datata giugno 2001 ), alcune regioni hanno anticipato la legislazione nazionale legiferando in materia di valutazione ambientale di piani o programmi che possono avere impatti significativi sull'ambiente. Tra le altre, è questo il caso della Regione Campania, tramite la Legge Regionale Urbanistica n.16 del 22 dicembre 2004 "NORME SUL GOVERNO DEL TERRITORIO". La valutazione di sostenibilità ambientale (VAS) è definita nell'art. 47 della L.R. 16/04, quale parte integrante del processo di elaborazione ed approvazione degli strumenti di pianificazione territoriale di settore ed i piani urbanistici, con la finalità di verificare la conformità delle scelte di piano agli obiettivi di sostenibilità dello sviluppo del territorio, definiti dai piani generali e di settore e dalle disposizioni di livello comunitario, nazionale, regionale e provinciale. Si configura, pertanto, come un momento significativo del processo di pianificazione che, concorre alla definizione delle scelte di piano. E' tesa ad individuare preventivamente gli effetti che deriveranno dall'attuazione delle singole scelte di piano e consente, di conseguenza, di selezionare tra le possibili soluzioni alternative quelle maggiormente rispondenti ai predetti obiettivi generali del piano. Allo stesso modo, la VAS individua le misure di pianificazione volte ad impedire, mitigare o compensare l'incremento delle eventuali criticità ambientali e territoriali già presenti e i potenziali impatti negativi delle scelte operate. La procedura è orientata a fornire elementi conoscitivi e valutativi per la formulazione delle decisioni definitive del piano e consente di documentare la sostenibilità ambientale delle ragioni poste a fondamento delle scelte strategiche, sotto il profilo della garanzia della coerenza delle stesse con le caratteristiche e lo stato del territorio (art. 47, comma 2). La valutazione di sostenibilità ambientale dei piani, per essere efficace, deve svolgersi come un processo iterativo ed interattivo, da effettuare durante l'intero percorso di elaborazione del piano stesso a cui la partecipazione contribuisce in maniera proattiva e risulta documentata in tutte le fasi. Gli esiti della valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale sono illustrati in un apposito documento che costituisce parte integrante dello strumento di pianificazione (art. 47, comma 4). La valutazione scaturisce, dunque da un rapporto ambientale che, unitamente alla proposta di piano, sono messi a disposizione delle autorità interessate e del pubblico.

La Delibera di G.R. no421 de/12 marzo 2004

La delibera di G.R. no421 del 12 marzo 2004 individua i Tavoli Tecnici e gli organi preposti alla procedura di VAS e istituisce il Comitato Tecnico per l'Ambiente (CTA). In riferimento alla procedura di VAS, il CTA ha il compito di: • Individuare i piani e programmi da sottoporre a valutazione ambientale;

• Esaminare e verificare il Rapporto Ambientale;

• Verificare le consultazioni delle autorità e del pubblico e relativa informazione;

• Monitoraggio.

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Il C.T.A. ha l'obbligo di concludere le procedure valutative entro novanta giorni dal deposito dello studio di VAS, al netto dei tempi previsti per produrre le integrazioni richieste, e di emettere un apposito parere motivato cui i proponenti il piano devono attenersi.

La Delibera di G.R. n°627 de/21 aprile 2005

La delibera di G.R. n.627 del 21 aprile 2005 individua le organizzazioni sociali, culturali, ambientaliste, economico-professionali e sindacali di cui all'artt.20 e 24 della L.R.: n. 16 del 22 dicembre 2004. In particolare, nel perseguire un quadro conoscitivo condiviso del territorio, s'individuano i soggetti che devono necessariamente essere invitati e ai quali devono essere assicurate le garanzie partecipative previste dalla Legge regionale di riferimento, affinché essi possano presentare suggerimenti e proposte che l'Amministrazione valuta per la definizione degli obiettivi e delle scelte strategiche di pianificazione. A discrezione dell'Amministrazione proponente il piano, può essere ampliato l'elenco dei soggetti consultabili ed individuata la forma di comunicazione ritenuta più idonea a garantire la più ampia informazione e partecipazione dei cittadini. L'allegato alla delibera in oggetto, tra le organizzazioni indicate dalla L.R., individua le associazioni che partecipano al procedimento di formazione del piano e descrive la procedura da osservarsi per la partecipazione delle stesse. In data 31 luglio 2007, in seguito a due provvedimenti di proroga, è entrata in vigore la Parte Seconda del D.lgs 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale) concernente "Procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la Valutazione d'impatto ambientale (VIA) e per l'Autorizzazione integrata ambientale (IPCC). La Regione Campania, nelle more dell'emanazione della disciplina statale, ha normato il procedimento di VAS per i piani territoriali di settore ed i piani urbanistici nell'ambito della L.R. 16/2004 "Norme sul Governo del Territorio". Nell'ambito della DGR 834/2007 "Norme tecniche e direttive riguardanti gli elaborati da allegare agli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, generale ed attuativa, come previsto dagli artt. 6 e 30 della legge regionale n. 16 del 22 dicembre 2004 "Norme sul governo del territorio" (con allegato)" sono stati indicati alcuni contenuti tecnici degli elaborati per la VAS con riferimento ai piani riconducibili alla L.R. 16/2004. Inoltre, la delibera contiene un elenco di indicatori di efficacia che vanno utilizzati anche in sede di VAS ed in particolare quelli contenuti nella "TABELLA B Indicatori di efficacia della pianificazione urbanistica comunale" Il 13 febbraio 2008 è entrato in vigore il Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 recante "Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D.lgs. 152/2006", il cui articolo 1, comma 3 sostituisce integralmente la Parte Seconda del D.lgs. 152/2006. L'art. 6 del D.lgs 152/2006 è stato successivamente modificato dalla L. 205/2008, che ha escluso dal campo di applicazione della VAS "i piani di gestione forestale o strumenti equivalenti, riferiti ad un ambito aziendale o sovraziendale di livello locale, redatti secondo i criteri della gestione forestale sostenibile e approvati dalle regioni o dagli organismi dalle stesse individuati". L'articolo 47 della legge regionale 16/2004 prevede l'adozione e l'approvazione di determinati piani e programmi previa valutazione ambientale ai sensi della richiamata Direttiva Comunitaria. Con Decreto del Presidente della Giunta Regionale è stato emanato il Regolamento n. 17 del 18 dicembre 2009 "ATTUAZIONE DELLA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS) IN REGIONE CAMPANIA (Parte seconda del Dlgs152/2006)", di seguito Regolamento VAS, che all'articolo 5, comma 3 prevede che "Al fine di fornire i necessari indirizzi operativi in merito allo svolgimento del 8 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE procedimento di VAS, all'integrazione della VAS con la valutazione di incidenza e/o con la VIA nonché al coordinamento con i procedimenti autorizzatori relativi alla pianificazione e programmazione territoriale, ai sensi della legge regionale n. 1612004, e altri procedimenti autorizzatori di piani e programmi specificatamente normati, con apposito atto deliberativo di Giunta, su proposta degli assessori competenti per quanto riguarda i piani e programmi afferenti alla legge regionale n. 1612004 nonché altri piani di competenza della stessa area, sono approvati gli indirizzi operativi e procedurali per lo svolgimento della VAS in regione Campania".

RACCORDO CON IL PROCEDIMENTO DI VALUTAZIONE DI INCIDENZA

Per i piani e i programmi territoriali, urbanistici e di settore, compresi i piani agricoli e faunistico - venatori e le loro varianti soggetti a VAS regionale, la valutazione di incidenza di cui all'art. 5 del DPR 357/1997 e s.m.i. e del Regolamento regionale n. 1/2010 "Disposizioni in materia di procedimento di valutazione di incidenza" è ricompresa nella predetta procedura di VAS. In tal caso la valutazione dell'autorità competente si estenderà alle finalità di conservazione proprie della valutazione d'incidenza oppure dovrà dare atto degli esiti della valutazione di incidenza

Nei casi quindi di integrazione procedurale VAS- VI, il rapporto preliminare di cui al par. 4.1 o il rapporto ambientale di cui al par. 5.3 dovranno essere integrati da ulteriori e specifici elementi di conoscenza ed analisi previsti dall'allegato G del citato DPR 357/1997 e s.m.i. e anche le modalità di informazione del pubblico dovranno dare specifica evidenza della integrazione procedurale intervenuta. In relazione all'integrazione procedurale verifica di assoggettabilità VAS - VI, ad integrazione della procedura di cui al par. 4 si riporta quanto segue:

• il rapporto preliminare dovrà prevedere un apposito capitolo redatto secondo le indicazioni riportate nell'allegato G del DPR 357/1997 e s.m.i.;

• l'istanza per la verifica di assoggettabilità dovrà riportare evidenza della integrazione procedurale con la VI (Allegato Xl);

• per piani e programmi che interessano proposti siti di importanza comunitaria, siti di importanza comunitaria, zone speciali di conservazione e zone di protezione speciale ricadenti, interamente o parzialmente, in aree naturali protette come definite dalla L. 394/1991, tra i SCA dovrà essere compreso l'Ente di gestione dell'area protetta. Il parere emesso dall'Ente di gestione dell'area protetta dovrà anche riferirsi al "sentito" di cui al comma 7, art. 5 del DPR 357/1997 e s. m .i. e va obbligatoriamente acquisito;

• nella comunicazione ai SCA inerente la consultazione di cui al par. 4.3 dovrà essere data evidenza dell'integrazione procedurale verifica di assoggettabilità alla VAS VI;

• nella comunicazione trasmessa all'ente di gestione dell'area protetta eventualmente interessata, andrà inserito uno specifico riferimento all'istanza di "sentito" di cui al comma 7, art. 5 del DPR 357/1997 e s.m.i.;

9 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

• rispetto alla sola verifica di assoggettabilità, la tempistica del procedimento integrato verifica di assoggettabilità alla VAS - VI, come anche la possibilità in fase istruttoria di formulare, da parte dell'autorità competente, una richiesta di integrazione, rimangono invariate;

• gli esiti della consultazione sono comunicati all'Autorità competente dando evidenza della integrazione procedurale (Allegato Xli);

• in sede istruttoria, le valutazioni dell'autorità competente si estenderanno alle finalità di conservazione proprie della valutazione d'incidenza; delle conclusioni di tali valutazioni sarà data specifica evidenza in sede di emanazione del provvedimento finale.

NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Comunitaria

Direttiva 2001/42 CE del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli impatti di determinati piani e programmi sull'ambiente.

Nazionale

D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 "Norme in materia ambientale"

D.lgs. 16 gennaio 2008, n. 4 "Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale"

Legge 30 dicembre 2008, n. 205 "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 3 novembre 2008, n. 171, recante misure urgenti per il rilancio competitivo del settore agroalimentare"

Regionale

L. R. 22 dicembre 2004 n.16 "Norme sul Governo del Territorio"

DGR 83412007 "Norme tecniche e direttive riguardanti gli elaborati da allegare agli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, generale ed attuativa, come previsto dagli artt. 6 e 30 della legge regionale n. 16 del 22 dicembre 2004 "Norme sul governo del territorio" (con allegato)" L. R. 13 ottobre 2008 n.13 "Piano Territoriale Regionale"

Regolamento regionale n. 17 del 18 dicembre 2009 "Attuazione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) in regione Campania (Parte seconda del Dlgs 152/2006)" (BURC n. 77 del 21/1212009)

Regolamento regionale n. 1/2010 "Disposizioni in materia di procedimento di valutazione di incidenza'' (BURC n. 10 del1 febbraio 2010)

10 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

ASPETI METODOLOGICI E ORGANIZZZIONE DEL DOCUMENTO

Dal complesso delle disposizioni comunitarie e nazionali emerge in dettaglio. che le procedure di VAS, anche ai fini dell'applicazione del più volte richiamato articolo 4 7 della L. R. 16/2004, sono costituite dalle seguenti fasi o attività:

A. Verifica di assoggettabilità (art. 12 del D.lgs 152/2006) l. predisposizione del Rapporto preliminare e presentazione dell'istanza

Il. individuazione dei soggetti competenti in materia ambientale

111. acquisizione dei pareri dei soggetti competenti in materia ambientale

IV. istruttoria del Rapporto preliminare e degli esiti della consultazione da parte dell'Autorità competente

V. informazione sulla decisione

B. Procedura di VAS (artt. da 13 a 18 del D.lgs 152/2006) l. scoping: predisposizione del Rapporto preliminare e consultazione dei soggetti competenti in materia ambientale

Il. individuazione dei soggetti competenti in materia ambientale

111. predisposizione del Rapporto Ambientale e della sua Sintesi Non Tecnica

IV. consultazione dei soggetti competenti in materia ambientale e del pubblico

V. istruttoria e parere motivato dell'Autorità competente

VI. informazione sulla decisione

VII. monitoraggio ambientale

Nello specifico, in base all'allegato VI del Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 ("Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale" su Gazzetta Ufficiale n. 24 del 29 gennaio 2008 Suppl. Ordinario n. 24) le informazioni contenute nel rapporto ambientale sono:

a) illustrazione dei contenuti, degli obiettivi principali del piano o programma e del rapporto con altri pertinenti piani o programmi; b) aspetti pertinenti dello stato attuale dell'ambiente e sua evoluzione probabile senza l'attuazione del piano o del programma; c) caratteristiche ambientali, culturali e paesaggistiche delle aree che potrebbero essere significativamente interessate; d) qualsiasi problema ambientale esistente, pertinente al piano o programma, ivi compresi in particolare quelli relativi. ad aree di particolare rilevanza ambientale, culturale e paesaggistica, quali le zone designate come zone di protezione speciale per la conservazione degli uccelli selvatici e quelli classificati come siti di 11 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

importanza comunitaria per la protezione degli habitat naturali e dalla flora e della fauna selvatica, nonché i territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità, di cui all'articolo 21 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228. e) obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello internazionale, comunitario o degli Stati membri, pertinenti al piano o al programma, e il modo in cui, durante la sua preparazione, si e tenuto conto di detti obiettivi e di ogni considerazione ambientale; f) possibili impatti significativi sull'ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l'acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l'interrelazione tra i suddetti fattori. Devono essere considerati tutti gli impatti significativi, compresi quelli secondari, cumulativi, sinergici, a breve, medio e lungo termine, permanenti e temporanei, positivi e negativi; g) misure previste per impedire, ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali impatti negativi significativi sull'ambiente dell'attuazione del piano o del programma; h) sintesi delle ragioni della scelta delle alternative individuate e una descrizione di come e stata effettuata la valutazione, nonché le eventuali difficoltà incontrate (ad esempio carenze tecniche o difficoltà derivanti dalla novità dei problemi e delle tecniche per risolverli) nella raccolta delle informazioni richieste; i) descrizione del le misure previste in merito al monitoraggio e controllo degli impatti ambientali significativi derivanti dall'attuazione del piani o del programma proposto definendo, in particolare, le modalità di raccolta dei dati e di elaborazione degli indicatori necessari alla valutazione degli impatti, la periodicità della produzione di un rapporto illustrante i risultati della valutazione degli impatti e le misure correttive da adottare; j) sintesi non tecnica delle informazioni di cui alle lettere precedenti.

Ognuno dei punti sopra elencati rappresenta un capitolo del rapporto ambientale, esclusa la sintesi tecnica che rappresenta un documento a se stante, ed un ulteriore capitolo che stato previsto per esplicitare la fase di partecipazione. (punto a, Allegato VI, D.Lgs. 4/2008)

12 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

CAPITOLO I: IL PIANO URBANISTICO COMUNALE

1.1 OBIETTIVI, STRATEGIE E AZIONI DEL PIANO

In questo capitolo vengono descritti gli obiettivi ed i contenuti principali del PUC di Santo Stefano del Sole, e le relazioni con i piani ed i programmi ad esso sovra-ordinati. La struttura del Piano si articola secondo una configurazione gerarchica, adottata al fine di rendere più agevole la visione di insieme del Piano, supportarne l'approccio strategico e l'impostazione delle successive valutazioni in itinere. Tale struttura è illustrata in tabella 1 e comprende. gli obiettivi generali, quelli specifici, gli interventi raggruppati per categoria di opere e le singole azioni previste dal Piano.

Caratteri del PUC

L'evoluzione demografica delle città medio - grandi nell'ultimo decennio è stata contrassegnata da un crescente trasferimento di popolazione verso le aree più interne, immediatamente a ridosso dei centri maggiori, con conseguente sviluppo di quest'ultime. l piccoli Comuni, come nel caso di Santo Stefano del Sole, sono quindi chiamati a programmare il proprio territorio con l'obiettivo principale di realizzare un riequilibrio delle aree fortemente congestionate, compatibilmente con il patrimonio naturalistico che di norma caratterizza queste realtà territoriali.

Il PUC di Santo Stefano del Sole (AV) disciplina gli aspetti riguardanti la tutela ambientale, le trasformazioni urbanistiche ed edilizie del territorio comunale al fine di garantirne uno sviluppo equilibrato, in funzione di quanto prescritto dalle norme sul Governo del Territorio della Regione Campania L.R. 22 dicembre 2004 n. 16. Gii obiettivi generali del PUC di Santo Stefano del Sole si riassumono nella tutela del territorio, nella riqualificazione urbana e nello sviluppo delle attività artigianali e commerciali, alcune delle quali già presenti sul territorio, ma in maniera disorganica. Per il raggiungimento di tali obiettivi, è fondamentale riorganizzare l'area comunale ricollegando il centro capoluogo con le varie frazioni; ciò consentirà l'attuazione di un sistema equilibrato che, garantendo un ruolo centrale al centro capoluogo, permetterà al contempo lo sviluppo dei vari nuclei urbani periferici, attraverso la dotazione delle infrastrutture necessarie al miglioramento delle condizioni di vita, con l'erogazione di servizi adeguati alle esigenze.

Il territorio comunale sarà interessato maggiormente dalla trasformazione edilizia che prevede la realizzazione di un numero minimo di strutture residenziali di nuovo impianto, mentre sono state privilegiate le integrazioni ed il completamento dei fabbricati esistenti. Bisogna sottolineare inoltre che, poiché quasi il 50% del territorio comunale è interessato dalla presenza di SIC e ZPS, la pianificazione è improntata sui criteri di architettura bioecologica e di sviluppo sostenibile anche per quelle opere che non interesseranno direttamente i siti natura 2000, al fine di preservarne le risorse naturali e garantire una migliore qualità dell'ambiente e di conseguenza della vita.

13 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Tabella obiettivi, interventi e azioni del PUC 14 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Tavola di zonizzazione del Piano

Particolare zonizzazione PUC e legenda 15 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

La legenda è strutturata come segue:

Nucleo storico

- Tessuto di impianto storico

Parti urbane consolidate

- Tessuto urbano consolidato - Aree a verde privato - CR - Comparti per la riqualificazione urbana e l'integrazione funzionale

Aree di integrazione urbanistica

- Aree di trasformaz1one urbana (Comparti perequativi di integrazione urbana)

Territorio rura11e ed aperto

- Aree boschive ad elevato valore naturalistico (Aree agricole di valore paesaggistico) - Aree agricole con colture specializzate (Aree agricole di valore strategico) - Aree agricole ordinarie complementari alla città (Aree agricole ordinarie) - Aree agricole di connessione ecologica

Ambiti produttivi

- Aree per attrezzature turistico-alberghiere - CS- Area per servizi e terziario (ex PIP esistente da rioonvertire) - Aree per attrezzature (esistenti e di progetto}

Attrezzature da standards esistenti

- S - Attrezzature per l'istruzione - A - Attrezzature di interesse comune esistente Ate di progetto An - Ch - Attrezzature per il culto - V - Verde attrezzato e per lo sport esistente Vs e di progetto V n - P - Parcheggi pubblici esistenti P e di progetto Pn.

Viabilità urbana e territoriale

- Viabilità esistente - Viabilìtà da adeguare - Viabilìtà di progetto - Viabilità di comparto

Fasce di rispetto

- Stradali - Fiume Sabato e corsi d'acqua (R. D. 523/1904 art 96 lett. F) - Aree di tutela risorse idriche (Sorgenti Urciuoli e Pozzi di captazione "Alto Calore") - Aree di rispetto risorse idriche (Sorgenti Urciuoli e Pozzi di captazione "Alto Calore") - Cimiteriale 16 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

- Delimitazione rispetto elettrodotto

Per ciascun obiettivo adottato dal PUC sono state individuate le strategie atte a conseguirlo, le quali vengono attuate attraverso azioni ciascuna delle quali rappresenta uno o più interventi - di carattere puntuale, lineare e areale - tra loro omogenei. Le relazioni esistenti tra gli obiettivi, le strategie e le azioni di piano servono anche a identificare i potenziali impatti diretti e indiretti dovuti alle scelte del PUC. La tabella valuta in maniera sintetica la sostenibilità ambientale del Piano e la coerenza delle azioni rispetto agli obiettivi.

Tabella: valutazione della conformità obiettivi- azioni del Piano

Nel dettaglio, per quanto riguarda l'obiettivo di riqualificazione urbana, sono state individuate due aree soggette da interventi di edilizia residenziale pubblica (ERP), mentre per l'edilizia privata si è preferito mantenere immutate le aree suscettibili di edificazione individuate con il precedente strumento urbanistico, integrandole, al più, con altri piccoli lotti per arrivare ad un completamento organico del tessuto edilizio, visto anche le situazioni di disagio abitativo attualmente presenti nel territorio comunale. È da sottolineare, inoltre, che le aree identificate si rinvengono in adiacenza ad ERP già completati.

Gli obiettivi di sviluppo delle attività commerciali e artigianali e di riqualificazione urbana non possono prescindere dalla programmazione adeguata di servizi e attrezzature che possano assicurare una crescita equilibrata di tutto il territorio comunale. Ad oggi, nel comune di S. Stefano del Sole, le aree pubbliche destinate a tali utilizzi fanno registrare una dotazione procapite inferiore agli standard minimi previsti dalle normative urbanistiche (18 mq/ab- D.M. 1444/68). Sulla base di una popolazione residente a dicembre 2016 di 2201 abitanti (dato lSTAT), è stato effettuato un dimensionamento per le aree destinate a servizi e attrezzature in adeguamento agli standard legislativi, come mostrato nella tabella seguente: 17 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Dimensionamento aree per attrezzature Superficie Standards Superficie Deficit / Superficie esistente L.R.14/82 Standards surplus Integrativa Destinazione d'uso mq mq/ab mq mq mq Istruzione 11.490 4,50 11.430 + 60 0 Attrezzat. inter. 11.748 2,00 5.080 + 6.668 2.000 comune Spazi pubbl. attrezzati 18.650 9,00 22.860 - 4.210 9.100 Parcheggi 4.080 2,50 6.350 - 2.270 3.705 TOTALI 45.518 18,00 45.720 14.805

* in aggiunta per attrezzature religiose L.R.5,3,90 .9) Mq 2.000

per attrezzature sportive Mq 13.760 Tabella : Dimensionamento delle aree destinate a servizi ed attrezzature

Il Piano prevede la concentrazione dei servizi primari, quali l'istruzione, nel capoluogo e la distribuzione delle restanti attrezzature sul resto del territorio. Nelle previsioni di piano, in risposta all'esigenza di evitare lo spreco di nuove aree libere ed il ricorso ai vecchi sistemi espropriativi, per colmare il deficit di standard esistente, sono state messe in campo strategie che tramite meccanismi perequativi portano all'acquisizione di aree contestualmente alle realizzazione degli interventi privati. In aggiunta a queste sono state previste alcune altre nuove attrezzature di progetto, in punti particolarmente strategici, che insieme alla riqualificazione ed il completamento di quelle già esistenti hanno permesso di colmare il deficit di standard di legge di cui al D.M. 1444/68. Il dimensionamento è stato effettuato con riferimento alla popolazione prevista allo scadere del periodo di validità del piano. Per quanto attiene alle aree destinate ad attrezzature e servizi d'interesse comunale e gli spazi pubblici attrezzati, attraverso l'obiettivo di riqualificazione urbana e ripristino del verde pubblico, è stata individuata una vasta area, posta nelle immediate vicinanze di quella scolastica, in cui si intende realizzare un intervento di riqualificazione urbana, comprendente anche il restauro di un vecchio lavatoio; lo scopo è quello di costruire un luogo centrale di particolare pregio urbano finalizzato anche al raccordo tra il collegamento pedonale previsto tra la parte alta del paese ed i nuclei a valle di questo. Nella frazione di "Toppolo" è stata dimensionata un'area per attrezzature religiose nel rispetto della Legge Regionale n.9 del 05.03.1990 che impone ai Comuni di individuare, all'interno dei piani urbanistici, apposite aree per la realizzazione di questo tipo di strutture, in misura non inferiore ad 1 mq per abitante e comunque non inferiore ai 2.000 mq in totale. In ultimo, sono state previste le seguenti nuove aree da adibire alla sosta che andranno ad integrare quelle già esistenti e/o previste lungo gli assi stradali: - Pn1- Area parcheggio a servizio del Campo sportivo alla località l'Angelo - Pn2- Area parcheggio a servizio del Cimitero - Pn3-Area parcheggio sottostante piazza Brini 18 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

- Pn4- Area parcheggio adiacente Palestra comunale - Pn5- Area parcheggio alla frazione Toppolo - Pn6- Area parcheggio alla frazione S.Pietro

La crescita disorganica delle attività commerciali ed artigianali sul suolo comunale ha imposto una loro riorganizzazione, accompagnata dal bisogno di creare delle nuove aree di insediamento compatibili con i principi dello sviluppo economico sostenibile, di salvaguardia del territorio e delle risorse naturali disponibili. Il Piano prevede per la maggior parte degli interventi l'ampliamento di strutture già esistenti, destinate alla trasformazione di prodotti artigianali e locali, ed alla loro commercializzazione. Lo sviluppo delle attività summenzionate sarà favorito altresì dalle attività turistiche in aumento, soprattutto in seguito al recente inserimento del Comune nel Piano Integrato Territoriale {PIT) dei Monti Picentini, all'interno, quindi, di circuiti turistici di interesse regionale. Di conseguenza, accanto alle attività esistenti, sono state programmate altre aree destinate all'insediamento di strutture turistico - alberghiere mirando a favorire una corretta crescita del territorio, salvaguardando la naturalità dello stesso. Particolare attenzione è stata prestata alla viabilità interna al comune ed in particolare ai nuovi collegamenti stradali. La Strada Provinciale n°5 rappresenta l'arteria principale che attraversa per intero la parte a valle del territorio comunale, collegando l'area dell'hinterland avellinese con quella serinese-solofrana; poiché lungo tale asse sono concentrate un grosso numero di attività commerciali ed artigianali, con conseguenti flussi di traffico notevoli, si è pensato di razionalizzare e mettere in sicurezza gli incroci principali, attraverso la previsione di alcune rotatorie. E' stata prevista, inoltre, la realizzazione di alcuni nuovi tratti di strade urbane che miglioreranno gli spostamenti nel territorio comunale e con i comuni limitrofi e cioè:

Viabilità di progetto previsto dal PUC 19 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

1. collegamento tra Via Macchie e Via Giardino;

2. strada di collegamento tra la provinciale n.17 (Toppolo) e Via Macchie;

3. realizzazione di due bretelle che collegano Via Schito e la frazione Capolungo con il Comune di S. Michele di , in prossimità di due attraversamenti esistenti sul Fiume Sabato.

Inoltre il Piano prevede la realizzazione di fasce di rispetto lungo i tratti urbani delle strade provinciali nelle quali programmare percorsi pedonali e ciclabili, in modo tale da trasformare questi tratti in vere e proprie strade urbane a servizio dei nuclei abitati.

Dall'analisi dei dati si desume che non risultano superfici degli interventi previsti ricadenti nei perimetri dei siti della Rete Natura 2000 e la maggior parte di essi sarà concentrata all'esterno di questi ultimi, andando a situarsi maggiormente nelle aree già interessate dalla presenza antropica.

1.2 RAPPORTO DEL PUC CON ALTRI PIANI PERTINENTI

Il Piano Urbanistico di Santo Stefano del Sole è stato delineato in seguito ad un insieme di consultazioni che hanno coinvolto diversi livelli istituzionali al fine di realizzare uno strumento programmatico in linea con le esigenze del territorio e della sua comunità. Durante la stesura dei programmi sono stati promossi diversi incontri con la Provincia di e, nello specifico, con l'Autorità di Bacino Liri-Garigliano e Volturno per la verifica della compatibilità delle scelte del PUC con il Piano Stralcio dell'Assetto Idrogeologico, con il Piano Stralcio di Tutela Ambientale e quello per la Protezione delle risorse idriche sotterranee. Di seguito vengono riportate le linee guida dei piani interagenti con il PUC.

Piano Territoriale Regionale (PTR)

Si è ritenuto opportuno ai fini del presente Rapporto Ambientale mettere in evidenza i principali obiettivi e indirizzi strategici previsti dal PTR, sia per individuare le criticità ambientali ed economiche del territorio che le possibili strategie di sviluppo previste dal PUC, alla luce della sostenibilità ambientale e nella coerenza con le scelte del PTR.

Ambienti insediativi

Gli Ambienti insediativi rappresentano uno dei cinque Quadri Territoriali di Riferimento per i piani, le politiche e i progetti integrati attivabili sul territorio regionale Essi fanno riferimento a "microregioni" in trasformazione (Campania "incompiute"), individuate sulla base delle analisi delle morfologie territoriali e dei quadri ambientali, delle trame insediative, dei caratteri economico- sociali e delle relative dinamiche in atto, con lo scopo di mettere in evidenza l'emergere di città, distretti, insiemi territoriali con diverse esigenze e potenzialità. Gli Ambienti insediativi sono proposti al confronto con Province ed altri Enti locali per inquadrare in modo sufficientemente articolato gli assetti territoriali della regione.

20 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Il P.T.R. posiziona il comune di Santo Stefano del Sole all'interno dell'Ambiente insediativo n.6 denominato Avellinese (o lrpinia); per tale ambiente il PTR descrive sinteticamente i problemi, le iniziative in atto e i lineamenti strategici di fondo.

Descrizione sintetica dei problemi

La realtà territoriale dell'ambiente ha subito massicce trasformazioni nell'ultimo ventennio, soprattutto in conseguenza del terremoto del 23 novembre 1980, anche per effetto della ricostruzione post-sisma e dell'insediamento di numerose aree industriali ed annesse grandi opere infrastruttura li (alcune realizzate in parte). Inoltre sono attualmente in itinere vari strumenti di concertazione per lo sviluppo (patti territoriali, contratto d'area, ecc.) ed altri sono in via di progettazione, che in assenza di una pianificazione di area vasta rischiano disorganicità di intervento. Il riassetto idrogeologico, e più in generale, la difesa e la salvaguardia dell'ambiente costituiscono una delle priorità dell'intera area. Sotto il profilo economico un primo ordine di problemi è relativo alla valorizzazione e al potenziamento delle colture tipiche presenti nell'ambito, che ben potrebbero integrarsi con forme turistiche innovative e compatibili con le qualità naturalistiche, ambientali e storiche presenti nell'ambiente. l problemi infrastrutturali ed insediativi possono così riassumersi:

- scarsa offerta di trasporti pubblici collettivi;

- insufficiente presenza di viabilità trasversali interna;

- scarsa integrazione fra i centri;

-carenza di servizi ed attrezzature, concentrate prevalentemente nel comune capoluogo.

Le iniziative in atto

L'ambiente è interessato da numerosi strumenti di programmazione. Gli strumenti più specificamente rivolti a promuovere lo sviluppo locale sono i Patti Territoriali e i Contratti d'Area. In particolare:

 Patto Territoriale Avellino (Attività produttive private);

 Patto territoriale Baronia (Infrastrutture, Attività produttive private);

 Patto Territoriale Baronia agricoltura (Infrastrutture, Attività produttive private};

 Patto Territoriale Baronia Turismo (Infrastrutture, Valorizzazione patrimonio ambientale e

colturale, Attività produttive private};

 Patto Territoriale Calore Sviluppo 2000;

 Contratto d'Area (Attività produttive private};

21 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Inoltre sono stati avviati 9 P.I.T.:

- 2 riguardano i distretti industriali ( e );

- 3 riguardano il settore turistico e la valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale (Borgo Terminio Cervialto, Filiera Termale e Filiera enogastronomia);

- 1 riguarda il potenziamento di servizi e attrezzature del capoluogo provinciale;

- 3 riguardano gli itinerari culturali (Valle dell'Ofanto, Alto Clanio e Regio Tratturo).

Lineamenti strategici di fondo

L'obbiettivo generale è volto alla creazione di un sistema di sviluppo locale nelle sue diverse accezioni e punta fortemente all'integrazione tra le aree, cercando di coniugare, attraverso un'attenta azione di salvaguardia e difesa del suolo, la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali dell'area con un processo di integrazione socio economica. In questo quadro, la priorità è senz'altro da attribuire ad una rigorosa politica di riequilibrio e di rafforzamento delle reti pubbliche di collegamento, soprattutto all'interno dell'area, in modo da consentire a tutti i comuni di beneficiare di un sistema di relazioni con l'esterno. Appare evidente che, per tale ambiente, la suddivisione puramente amministrativa deve essere superata per stabilire intese, anche interprovinciali, al fine di realizzare una politica di coerenze programmatiche.

Elementi essenziali di visioning tendenziale e "preferita"

Ove le dinamiche insediative e socio-economiche dovessero continuare a seguire le tendenze in atto, si può ritenere che nell'ambiente si configurerebbe un assetto caratterizzato da:

- un centro capoluogo sempre più polarizzante;

- un progressivo abbandono delle aree già deboli;

- inutilizzo, degrado ed abbandono dei centri storici minori e più in generale del rilevante patrimonio storico-culturale, artistico, ambientale, e naturalistico;

- una intensificazione insediativa lungo la viabilità esistente nella Valle Caudina;

- ampliamento delle aree di sprawl edilizio con destinazioni prevalenti a residenze stagionali nelle zone amene più facilmente accessibili.

Facendo riferimento ad una visione guida per il futuro, nell'assetto preferito potrebbero sottolinearsi:

- la promozione di una organizzazione unitaria della città Baianese, della città di , della città Caudina, della città dell'Ufita, della città dell'Irno come nodi di rete, con politiche di mobilità volte a sostenere la integrazione dei centri che le compongono ai quali assegnare ruoli complementari;

- la distribuzione di funzioni superiori e terziarie fra le diverse componenti del sistema insediativo, nell'ambito di una politica volta alla organizzazione di un sistema urbano multicentrico; 22 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

- la incentivazione, il sostegno e la valorizzazione delle colture agricole tipiche e la organizzazione in sistema dei centri ad esse collegate;

- la articolazione della offerta turistica relativa alla valorizzazione dei parchi dei Picentini, del Terminio Cervialto e del patrimonio storico-ambientale;

- la riorganizzazione della accessibilità interna dell'area.

Sistemi territoriali di sviluppo

Il terzo Quadro Territoriale di Riferimento si basa sull'identificazione dei Sistemi Territoriali di Sviluppo, che non costituisce vincolo, ma rappresenta il supporto per la definizione di una prima matrice di strategie, in coerenza con il carattere proprio del PTR. Il PTR suddivide la regione Campania in n. 6 Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS), seguendo la geografia dei processi di autoriconoscimento delle identità locali e di autorganizzazione nello sviluppo (strumenti di programmazione negoziata, distretti industriali, parchi naturali, comunità montane), e propone per ognuno di essi degli indirizzi strategici.

Il Comune di Santo Stefano del Sole ricade nel STS C3 Solofrana (sistemi a dominante rurale - manifatturiera), caratterizzato da una aggregazione diversificata nelle sue componenti, specie sotto il profilo morfologico - ambientale, di quello socio - economico e dell'accessibilità e, non ultimo, in rapporto alle attuali differenti modalità d'uso del suolo.

Inoltre, tra i Sistemi Territoriali di Sviluppo individuati dal PTR sono presenti alcuni ambiti geografici caratterizzati da produzioni tipiche, per i quali la Regione Campania istituisce i Progetti Integrati di Filiera (PIF), resi operativi successivamente dalle Linee guida per l'attuazione dei Progetti Integrati di Filiera, contenute nel Piano di Sviluppo Rurale (PSR) della Regione Campania 2007-2013. l Progetti Integrati di Filiera hanno la finalità di promuovere e realizzare nelle filiere agricole ed agroindustriali interventi coordinati per l'ammodernamento strutturale del sistema della produzione, trasformazione e valorizzazione commerciale dei prodotti, il trasferimento delle conoscenze, l'introduzione delle innovazioni ed il miglioramento della qualità, la ricerca e la formazione professionale. Nello specifico, il STS C3 - Sistema rurale - manifatturiero Solofrana, nel quale è inserito il Comune di Santo Stefano del Sole, è interessato dalla presenza di tre filiere produttive tipiche che hanno ottenuto il riconoscimento di un marchio comunitario (ai sensi della legge 1 O febbraio del 1998 n.164 per i prodotti DOC, DOCG e IGT), ovvero:

• Filiera Vitivinicola: Marchio DOCG Fiano di Avellino;

• Filiera Zootecnica: Marchio IGP Vitellone Bianco Dell'Appennino Centrale;

• Filiera Zootecnica-Lattiero-Casearia: Marchio DOP Caciocavallo Silano.

Per l'approfondimento delle Linee di indirizzo strategico connesse alle singole tipologie di filiera produttiva si rimanda al "Documento di Piano" che accompagna il PTR (disponibile all'indirizzo http://www.sito.regione.campania.itiPTR2006/PTRindex.htm).

Riepilogo indirizzi previsti dal P.T.R. per l’ambiente insediativo n° 6 avellinese

Il PTR si fonda su sedici indirizzi strategici riferiti a cinque aree tematiche:

23 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

- lnterconnessione come collegamento complesso, sia tecnico che socio-istituzionale, tra i sistemi territoriali di sviluppo e il quadro nazionale e internazionale, per migliorare la competitività complessiva del sistema regione, connettendo nodi e reti;

- Difesa della biodiversità e la costruzione della rete ecologica regionale, che parta dai territori marginali;

- Governo del rischio ambientale, in particolare quello vulcanico.

- Assetto policentrico ed equilibrato;

- Attività produttive per lo sviluppo economico regionale.

In particolare, per il STS C3 - Sistema rurale - manifatturiero Solofrana gli indirizzi strategici indicati dal PTR possono essere così suddivisi:

1. costituiscono indirizzi di SCELTA STRATEGICA PRIORITA RIA DA CONSOLIDARE

• B5: Recupero delle aree dismesse e in via di dismissione

• E1: Attività produttive per lo sviluppo industriale

2. costituiscono indirizzi di RILEVANTE VALORE STRATEGICO DA RAFFORZARE

• A1: lnterconnessione - accessibilità attuale

• B1: Difesa della biodiversità

• C2: Rischio sismico

• E2.b: Attività produttive per lo sviluppo agricolo - diversificazione territoriale

Costituiscono indirizzi per interventi mirati al miglioramento ambientale e paesaggistico

A12: lnterconnessione – programmi

B4: Valorizzazione patrimonio culturale e paesaggistico

C1: Rischio vulcanico

C3: Rischio idrogeologico

E2.a: Attività produttive per lo sviluppo agricolo - sviluppo di filiere.

Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale

Con la legge regionale sul governo del territorio sono stati delineati anche i compiti dell'Ente Provincia ed i contenuti del suo principale strumento di pianificazione; il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), approvato con Deliberazione del Commissario Straordinario, n. 42 del 25/02/2014, assunta con i poteri del Consiglio Provinciale. Il PTCP fonda la propria strategia di pianificazione sull'idea di organizzazione del territorio tramite la creazione di sistemi di città ovvero 24 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE su sistemi urbani integrati di dei centri esistenti, con la "messa in rete" di servizi ed attività, tali da aumentare la funzionalità e l'attrattività complessiva del sistema insediativo. In esso il comune di Santo Stefano risulta inserito nel progetto "Città del Serinese" basato sulla costruzione di una visione comune di strategie per lo sviluppo e per l'assetto del territorio coinvolgendo oltre il comune di anche i comuni di , , Santo Stefano del Sole, Serino, , Contrada e .

La dotazione di servizi di interesse sovracomunale è particolarmente insufficiente a sostenere l'idea di costruzione di un sistema urbano che, pur suddiviso in otto centri, deve funzionare come una città di quasi 36.000 abitanti.

“Città del Serinese” PTCP

Con la legge regionale si delineano quindi i compiti dell'Ente Provincia e i contenuti del suo principale strumento di pianificazione. L'elaborazione e redazione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale è uno degli obiettivi principali dell'Ente Provincia, sia sotto il profilo della competenza legislativa, nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente, sia sotto il profilo sostanziale, in quanto lo stesso consente di configurare un quadro d'insieme delle politiche territoriali, ambientali, paesistiche ed economico-produttive del territorio provinciale tenendo conto delle indicazioni e delle scelte di livello sovraprovinciale (Regione), interprovinciale (Comunità Montane) e di livello comunale. Il piano detta gli indirizzi per attuare uno sviluppo sostenibile e stabilisce i criteri generali da rispettare nella definizione dei carichi insediativi sul territorio all'interno del sistema di città individuato, da attuare nel rispetto degli elementi lineari di interesse ecologico ed assicurando il rispetto degli ecosistemi e degli elementi di interesse ecologico e faunistico, diffusi sul territorio. 25 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Nel progetto di costruzione della "Città del Serinese", si evidenzia la necessità di individuare alcune categorie di servizi all'interno del sistema e cioè:

• Presidio sanitario ambulatoriale di base con mezzi per il trasporto d'urgenza;

• Gestione associata e potenzia mento delle strutture sportive;

• Struttura polifunzionale per la cultura e il tempo libero (con particolare riferimento ai giovani e agli anziani);

• Creazione di aree parco lungo gli assi fluviali;

• Strutture e servizi per l'accoglienza;

• Promozione di strutture ricettive;

• Strutture di accoglienza, informazione e servizi turistici;

• Potenziamento della 55. 574;

• Adeguamento della tratta ferroviaria "Benevento - Avellino - Mercato S. Severino".

L'individuazione e localizzazione di tali servizi viene demandata dal piano provinciale alle predisposizione di Conferenze tecniche di Copianificazione all'interno dei Sistemi di Città interessate. Per i centri urbani e gli agglomerati storici il PTCP prevede la conservazione nelle loro componenti e relazioni costruttive storiche, e nelle loro relazioni, sia di tipo funzionale che visivo, con i loro contesti paesaggistici, curando il recupero di questi e mitigando l'impatto di eventuali elementi incongrui. Le linee di sviluppo previste dal PTCP devono essere attuate attraverso un riequilibrio dei processi evolutivi in atto, incentivando la diversificazione ed integrazione delle attività tradizionali legate alla silvicoltura, alla zootecnia, alle produzioni tipiche di qualità, alla difesa del suolo, alla manutenzione dell'ambiente rurale e del paesaggio e promuovendo le attività sostenibili nel settore turistico, escursionistico e ricreativo. L’obiettivo primario resta comunque quello della salvaguardia del valore produttivo, ecologico e paesistico-ambientale del territorio.

Piano Stralcio Autorità di Bacino

Il Piano stralcio per l'Assetto Idrogeologico- Rischio di Frana per il bacino dei fiumi Liri Garigliano e Volturno, di seguito denominato Piano o PSAI-Rf, ha valore di piano territoriale di settore ed è lo strumento conoscitivo, normativo, tecnico-operativo mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme d'uso del territorio relative all'assetto idrogeologico del bacino idrografico. Il Piano contiene l'individuazione e perimetrazione delle aree a rischio idrogeologico, le norme di attuazione, le aree da sottoporre a misure di salvaguardia e le relative misure. Il PsAI-Rf, attraverso le sue disposizioni, persegue l'obiettivo di garantire al territorio del bacino dei fiumi Uri-Garigliano e Volturno un livello di sicurezza adeguato rispetto ai fenomeni di dissesto

26 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE idrogeologico. Sulla base di elementi quali l'intensità, la probabilità di accadimento dell'evento, il danno e la vulnerabilità, le aree perimetrate sono state così suddivise:

- Aree a rischio idrogeologico molto elevato (R4) nelle quali per il livello di rischio presente, sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale, la distruzione di attività socio economiche;

- Aree di alta attenzione (A4) potenzialmente interessate da fenomeni di innesco, transito ed invasione di frana a massima intensità attesa alta ma non urbanizzate;

- Aree a rischio idrogeologico potenzialmente alto (Rpa) nelle quali il livello di rischio, potenzialmente alto, può essere definito solo a seguito di indagini e studi a scala di maggior dettaglio;

- Aree di attenzione potenzialmente alta (Apa) non urbanizzate e nelle quali il livello di attenzione, potenzialmente alto, può essere definito solo a seguito di indagini e studi a scala di maggior dettaglio;

- Aree a rischio idrogeologico elevato (R3) nelle quali per il livello di rischio presente, sono possibili problemi per l'incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale;

- Aree di medio ‐alta attenzione (A3) non urbanizzate che ricadano in una frana attiva a massima intensità attesa media o di una frana quiescente della medesima intensità in un'area classificata ad alto grado di sismicità;

- Aree a rischio idrogeologico medio (R2) nelle quali per il livello di rischio presente sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture ed al patrimonio ambientale che non pregiudicano l'incolumità delle persone, l'agibilità degli edifici e la funzionalità delle attività economiche;

- Aree di media attenzione (A2) che non sono urbanizzate e che ricadono all'interno di una frana quiescente a massima intensità attesa media;

- Aree a rischio idrogeologico moderato (R1) nelle quali per il livello di rischio presente i danni sociali, economici ed al patrimonio ambientale sono marginali;

- Aree di moderata attenzione (A1) che non sono urbanizzate e che ricadono all'interno di una frana a massima intensità attesa bassa;

27 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

- Aree a rischio idrogeologico potenzialmente basso (Rpb) nelle quali l'esclusione di un qualsiasi livello di rischio, potenzialmente basso, è subordinata allo svolgimento di indagini e studi a scala di maggior dettaglio;

- Aree di attenzione potenzialmente bassa (Apb) non urbanizzate e nelle quali l'esclusione di un qualsiasi livello di attenzione, potenzialmente basso, è subordinata allo svolgimento di indagini e studi a scala di maggior dettaglio;

- Aree di possibile ampliamento dei fenomeni franosi cartografati all'interno, ovvero di fenomeni di primo distacco (C1 );

- Aree di versante nelle quali non è stato riconosciuto un livello di rischio o di attenzione significativo (C2);

- Aree inondabili da fenomeni di sovralluvionamento individuati sulla base di modelli idraulici semplificati o di studi preliminari, il cui livello di rischio o di attenzione deve essere definito a seguito di indagini e studi a scala di maggior dettaglio (al).

L'ambito territoriale di applicazione del Piano comprende il comune di Santo Stefano del Sole, che ricade tra le Aree a rischio idrogeologico molto elevato (R4 ).

Per ognuna delle aree elencate le Norme Tecniche di Attuazione sono previste le Norme d'uso del suolo: divieti e prescrizioni estratte dalle norme di attuazione del piano stralcio:

Art. 3 ‐Aree a rischio molto elevato (R4)

Nelle aree definite a "rischio idrogeologico molto elevato" si intendono perseguire i seguenti obiettivi: incolumità delle persone, sicurezza delle strutture, delle infrastrutture e del patrimonio ambientale.

Al fine del raggiungimento degli obiettivi di cui al comma 1 è vietata qualunque trasformazione dello stato dei luoghi, sotto l'aspetto morfologico, infrastrutturale ed edilizio tranne che non si tratti di:

A. interventi di demolizione senza ricostruzione; B. interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro, risanamento conservativo, e ristrutturazione edilizia, così come definiti alle lettere a), b), c) e d) dell'art. 3 del D.P.R. 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia) e s.m.i., sugli edifici, sulle opere pubbliche o di interesse pubblico sulle infrastrutture sia a rete sia puntuali e sulle attrezzature esistenti, purché detti interventi non comportino aumento del carico urbanistico o incremento dell'attuale livello di rischio e la necessità di intervenire non sia connessa con la problematica idrogeologica individuata e perimetrata dal Piano nell'area; C. interventi strettamente necessari a migliorare la tutela della pubblica incolumità e a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti, che non siano lesivi delle strutture ed infrastrutture adiacenti, senza aumenti di superficie e volume utili, senza aumento del carico urbanistico o incremento di unità immobiliari e senza cambiamenti di

28 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

destinazione d'uso che non siano riconducibili ad un adeguamento degli standard per la stessa unità abitativa; D. interventi di riparazione, di adeguamento antisismico e ricostruzione in sito di edifici danneggiati da eventi sismici, qualora gli eventi stessi non abbiano innescato asseverate riattivazioni dei fenomeno di dissesto idrogeologico; E. realizzazione di nuove infrastrutture pubbliche o di interesse pubblico riferite a servizi essenziali non delocalizzabili, purché l'opera sia progettata ed eseguita in misura adeguata al rischio dell'area e la sua realizzazione non concorra ad incrementare il carico insediativo e non precluda la possibilità di attenuare e/o eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio; F. interventi atti all'allontanamento delle acque di ruscellamento superficiale e che incrementano le condizioni di stabilità dell'area in frana; G. opere di bonifica e sistemazione dei movimenti franosi; H. taglio e/o eliminazione delle essenze arboree ed arbustive qualora specifici studi, asseverati da tecnici abilitati, dimostrino che esse concorrano a determinare stato di pericolo per la pubblica incolumità, aggravino le condizioni di stabilità del versante o siano di intralcio all'esecuzione di opere strutturali finalizzate alla messa in sicurezza dell'area.

29 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

CAPITOLO 2. L’AMBIENTE CONSIDERATO

2.1. L'AMBITO TERRITORIALE

Il presente paragrafo è finalizzato alla descrizione delle informazioni necessarie alla conoscenza della del contesto territoriale nel quale è inserito il comune di Santo Stefano del Sole. In particolare, sono state approfondite le caratteristiche morfologiche del territorio, i modi e le forme dell'uso antropico del territorio, con particolare riferimento all'uso agricolo, i regimi di tutela vigenti e le modalità di fruizione visiva del territorio.

2.1.1. Elementi naturalistici e paesaggistici

Il Comune di Santo Stefano del Sole (fig. 1) (lat. 40°53'41"64 N; long. 14°52'9"84) è situato in Provincia di Avellino (Regione Campania) e si estende per un'area complessiva di 10.77 kmq. Sorge nella alta valle del Fiume Sabato, sulla riva destra del fiume omonimo, in prossimità della confluenza del rio Finestrelle, alle falde nord occidentali del monte Terminio. Esso confina a sud con i comuni di Santa Lucia di Serino e San Michele di Serino, ad ovest con i comuni di Cesinali e di , ad est con e Serino ed infine a nord con . Inoltre, fa parte della Comunità Montana Terminio- Cervialto. Dal punto di vista altimetrico il territorio si sviluppa tra una quota minima di 328 metri s.l.m. ed un massimo di 1146 metri s.l.m. Morfologicamente, l'area è caratterizzata da una fascia pianeggiante situata in destra idrografica del Fiume Sabato, una fascia collinare rivolta verso il Partenio, ed una ampia zona montana che culmina con la cima del Monte Faggeto (1146 metri s.l.m).

“Aree SIC e ZPS” esistenti sul territorio comunale

30 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

La superficie pianeggiante, molto fertile in quanto costituita da sedimenti piroclastici spesso saturi d'acqua, è utilizzata a scopi agricoli; sono presenti colture seminative e alberi da frutta come noccioleti e ciliegeti. L'area collinare si sviluppa con-pendenze blande (inferiori a 15°) ed è caratterizzata dalla presenza di vigneti, oliveti ed orti. Inoltre, la fascia collinare è disseminata di piccole sorgenti che, utilizzate fin dai tempi più remoti, hanno avuto un ruolo determinate nella localizzazione e nello sviluppo dell'insediamento del nucleo abitativo originario e delle frazioni (Sozze, San Pietro, Casino, Starze, Vitali, Capolungo, Toppolo, Boschi e Macchie). La zona montana si sviluppa con pendenze nettamente superiori (fino a 45°) ed è caratterizzata dalla presenza di rocce calcaree carsificate, estremamente vulnerabili all'inquinamento; tale area è pertanto sottoposta a vincolo idrogeologico. Il reticolo idrografico è poco sviluppato in superficie ed si presenta sotto forma di profondi valloni, probabilmente di origine strutturale, tra i cui i principali sono V.ne Grecale, V.ne Futo e V.ne dei Cerri. Di notevole rilevanza sono le sorgenti “Urciuoli” che alimentano l'Acquedotto di Napoli. La vegetazione è folta e costituita principalmente da conifere, castagneti e faggete. La presenza di coperture piroclastiche, caratterizzate da un grado coesivo molto basso, comporta l'instaurarsi di condizioni generalizzate di instabilità (frane) e di fenomeni di erosione accelerata sui versanti collinari e montuosi. Tali fenomeni, risultano talora favoriti e/o accelerati dall'azione antropica che, da un lato, provoca la riduzione della superficie utile all'infiltrazione delle acque meteoriche e, dall'altro, determina condizioni favorevoli all'innesco dei dissesti. In particolare, attività che comportano l'aumento della superficie edificata, l'ampliamento e/o la ripavimentazione delle strade montane, la compattazione dei terreni agricoli, l'assenza di sottobosco di alcune colture arboree, ostacolano l'infiltrazione delle acque meteoriche e, conseguentemente, determinano un incremento dell'entità del ruscellamento e delle portate, con aumento dell'energia dei flussi idrici e, quindi, dell'erosione lineare sia negli impluvi che sui versanti. Particolare valenza paesaggistica assumono nel territorio comunale di Santo Stefano del Sole l'area SIC (IT8040011) del Monte T erminio e la ZPS (IT8040021) dei Monti Picentini, di cui se ne discuterà adeguatamente nel paragrafo 2.2.

2.1.2. Popolazione e risorse insediative

Struttura Della Popolazione

La provincia di Avellino, con una superficie territoriale pari a 2.792 kmq, in Campania è la seconda per estensione, dopo Salerno, e rappresenta circa il 20% dell'intera superficie regionale. L'orografia del territorio è prevalentemente montuoso (ben il 68% della superficie è classificata di "montagna") ha fortemente condizionato lo sviluppo insediativo. Schematicamente si può affermare che la parte occidentale della provincia è caratterizzata dalla presenza di rilevanti massicci (Partenio, Terminio, ecc.), mentre la parte orientale si sviluppa su un altopiano argilloso di altezza contenuta. Dei 128 comuni classificati montani nella regione Campania, il 42% ricadono nel territorio del la provincia di Avellino, mentre a livello provinciale tali comuni rappresentano il 45%. Va inoltre sottolineato come siano del tutto assenti nella provincia comuni classificati "di pianura". l dati relativi alla distribuzione della popolazione nei comuni montani (Censimento lstat) rispecchia

31 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE quelli relativi al numero dei comuni; infatti la popolazione residente nei comuni montani della provincia di Avellino è pari a circa il 49% della popolazione dei comuni montani dell'intera regione ed è pari al 42% della popolazione della provincia. Altro dato significativo è rappresentato dalla netta prevalenza di piccoli comuni, fino a 5000 abitanti, presenti sul territorio provinciale con una percentuale pari al 30 % rispetto all'intera regione, e una elevata concentrazione delle popolazione; infatti 18 comuni della provincia accolgono il 50 % dell'intera popolazione. Un ulteriore aspetto che ha fortemente condizionato lo sviluppo della provincia è legato alle caratteristiche geologiche ed all'elevata esposizione al rischio sismico del territorio provinciale. Va a tal proposito ricordato che la maggior parte dei comuni sono classificati con un grado di sismicità pari a 2 (medio), mentre la parte orientale della provincia presenta un grado di sismicità pari a 1 (alto).

Distribuzione della popolazione per sistemi territoriali

La distribuzione della popolazione nei sette Sistemi Territoriali della provincia è molto disomogenea: si passa infatti dal Sistema Territoriale dell'Alta lrpinia che pur rappresentando, in termini di estensione, il primo Sistema Territoriale (27% della superficie provinciale) raccoglie solo il 9,8% della popolazione al 2001, ai sistemi di Avellino e Solofrano che presentano, complessivamente, una superficie pari a circa il 10% ed una popolazione di circa 139.000 abitanti (circa il 33% di quella provinciale). Dai dati relativi alla densità territoriale media al 2001, emerge, escludendo il dato della provincia di Napoli che rappresenta un'eccezione con 2570 ab./kmq, che il range oscilla tra i 138 ab./kmq della provincia di Benevento ed i 330 ab./kmq di quella di Caserta. Avellino presenta una densità media piuttosto bassa, con un valore registrato di circa 150 ab./kmq (vedi figura).

32 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Densità media per Kmq nelle Province campane

L'andamento demografico della popolazione residente nel comune di Santo Stefano del Sole è stata desunta dai dati ISTAT dal 2001 al 2015. l risultati, riportati nelle tabelle e nei grafici che seguono, evidenziano una crescita quasi costante della popolazione nel corso degli anni, il cui numero al 2016 ha raggiunto le 2.201 unità.

Altro dato significativo è quello relativo alle suddivisione della popolazione per classi di età che vedono una percentuale quasi costante (65% /68%) di residenti nella fascia con età che va dai 15 ai 64 anni.

33 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Facendo riferimento ai dati relativi alla variazione della popolazione riscontrata nei due ultimi censimenti si ha un dato ampiamente in saldo positivo che testimonia il trend di crescita, +13,6 %, del comune di Santo Stefano del Sole nel sistema di città del Serinese. Particolarmente utili allo studio della struttura della popolazione e quindi dei fabbisogni maggiormente rilevanti delle differenti fasce d'età, sono alcuni indici come ad esempio l'indice di vecchiaia, una misura sintetica del grado di invecchiamento della popolazione. Per il comune di Santo Stefano del Sole esso vale 122.3, dato estremamente elevato, prossimo al valore nazionale di 144. Anche l'indice di dipendenza totale, cioè il peso dei giovani ed anziani sulla classe in età lavorativa, raggiunge valori sostanziali e, purtroppo, non troppo lontani dalla linea di squilibrio generazionale (50); infatti, nel comune di Santo Stefano del Sole vale 47.4, di poco inferiore al valore regionale (48.1) e nazionale (52,2 al disopra della soglia critica. In particolare, l'indice di dipendenza giovanile, che rappresenta il peso, in percentuale, dei giovani sulla popolazione in età lavorativa, in Campania, alla data del 1 Gennaio 2010, vale 24,5 ed è superiore di oltre3 punti percentuali a quello nazionale; per Santo Stefano del Sole è stimato a 21 .3 in linea con il valore provinciale. L'indice di dipendenza senile, cioè il peso, in percentuale, degli anziani sulla popolazione in età lavorativa, per Santo Stefano del Sole è pari a 26.1 di poco superiore al valore regionale (23.6), ma inferiore a quello nazionale (30.8). L'indice di struttura della popolazione attiva, una misura dell'invecchiamento della classe produttiva, in Campania è 95,2, ciò a dimostrazione della stazionarietà o dell'aumento della popolazione residente, in controtendenza con quella dell'intera nazione in cui tale indice raggiunge quota 113, 1. Santo Stefano del Sole presenta una classe produttiva prevalentemente matura con un indice pari a 104.7. Infine, l'indice di ricambio della popolazione attiva, che permette di valutare la capacità lavorativa della popolazione in quanto rapporto percentuale tra la popolazione nella prima fase (15-19 anni) e quella nell'ultima fase (60-64) dell'età lavorativa, in Campania, al 1° Gennaio 2010, è 86.3 valore al disotto della condizione di parità (100), significando così una certa difficoltà che i giovani possono incontrare nel mercato del lavoro. Questo indice, di molto inferiore a quello nazionale (124.3), si manifesta nella massima criticità in provincia di Avellino (83.4 ), e con un valore ancora più elevato nel comune di Santo Stefano del Sole, dove è pari ad 84.2.

34 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Popolazione Maschi 1069 Popolazione Femmine 1136 Popolazione Totale 2205 Indice Vecchiaia 122.3 Indice Dipendenza Totale 47.4 Indice Dipendenza Giovanile 21,3 Indice Dipendenza Senile 26,1 Indice di Struttura Popolazione Attiva 104,7 Indice di Ricambio Popolaz Attiva 84.2 Tabella: Santo Stefano del Sole: popolazione residente ed indici di struttura (fonte: La popolazione residente in Campania)

In relazione al saldo naturale, esso assume valori negativi per la Provincia di Avellino (- 741 unità), in controtendenza a quello regionale (+9.412), ma in linea con il valore nazionale (- 22.806 unità). Santo Stefano del Sole presenta un saldo naturale negativo con una differenza tra natalità e mortalità pari a - 5. Nella provincia di Avellino, in circa il 76.5% dei Comuni il tasso naturale di crescita (tasso di natalità - tasso di mortalità) risulta negativo, raggiungendo il valore minimo - 38 nel Comune di ; il Comune invece nel quale tale tasso risulta massimo (+6,3) è quello di . Santo Stefano del Sole registra un tasso leggermente negativo con un valore pari a - 2,2. Nel 2009 in Campania il tasso migratorio ((totale iscritti - totale cancellati)/popolazione media x 1.000) è positivo e pari a +2.288, anche se quello femminile è negativo (-644); ciò rapportato a mille comporta un tasso migratorio pari a +0,4. Tra le province, l'unica a far registrare un tasso migratorio negativo (-1%o) è quella di Napoli, indicando quindi il prevalere del fenomeno dell'emigrazione, nelle altre invece si registra il fenomeno inverso, l'immigrazione, più accentuato nella provincia di Caserta (3,8%o), seguita da quella di Salerno (1 ,5%o), Benevento (0,8%o) e Avellino (0,5%o). Santo Stefano del Sole presenta un tasso migratorio negativo (fenomeno dell'emigrazione) con un valore pari a -16,6 %o ed una variazione complessiva della popolazione residente pari a -1,9 %. Infine, per quanto riguarda il tasso di crescita totale (tasso di crescita naturale + tasso migratorio ), la Regione Campania fa registrare un valore- positivo pari al +2%, mentre è negativa la crescita totale della popolazione nella provincia di Avellino, con un tasso pari al -1,2 %. Relativamente ai dettagli comunali, in provincia di Avellino il 62% dei comuni ha registrato valori negativi, che variano tra - 38,2%o nel Comune di e -0,4%o nel Comune di , mentre tra quelli che invece fanno registrare valori positivi di crescita totale spicca il Comune di (+50,7%o), seguito dal comune di San Potito Ultra (+30,8%o). Come evidenziato nella tabella, il tasso di crescita totale del comune di Santo Stefano del Sole è marcatamente negativo e pari a -18,9 %.

Saldo naturale -5 Tasso di crescita naturale -2.2 Tasso migratorio -16.6 Tasso di crescita totale -18.9 Tabella: flussi naturali e flussi migratori per il comune di Santo Stefano del Sole. Anno 2009

Residenti - totale 2192 Residenti - maschi 1055 35 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Residenti - femmine 1137 Famiglie 860 Residente in famiglia 2192 Componenti per famiglia (media) 2,5 Numero abitazioni 852 Tabella: dati del Censimento 2011 (Fonte: www.istat.popolazione.it)

Il tasso di attività viene inteso come popolazione attiva, rapportato alla popolazione in età lavorativa. l tassi specifici per età permettono sia di seguire determinate fasce della popolazione che di comprendere l'evoluzione del tasso complessivo in funzione all'evolversi della struttura demografica della popolazione. Il comune di Santo Stefano del Sole fa registrare al 2001 un tasso di attività del 39,55%, quindi risulta inferiore sia a quello provinciale (43,98%), a quello regionale (43,80%) ed a quello nazionale (48,56%).

TASSO D’ATTIVITA’ Indicatore Unità di misura(%) Tasso di attività Santo Stefano 39,55 del Sole Tasso di attività Provincia A v 43,98 Tasso di attività Regionale 43,80 Tasso di attività Italia 43,96 Meridionale Tasso di attività Italia 48,56

Considerando invece i dati suddivisi per sesso si rileva che:

53,77% è il tasso di attività maschile, 26,06% è il tasso di attività femminile.

TASSO D’ATTIVITA’ Indicatore Unità di misura(%) Tasso di attività maschile 53,77 Tasso di attività femminile 26,06 Tasso di attività totale 39,55

Il tasso di occupazione è un indicatore statistico del mercato del lavoro che indica orientativamente la percentuale della popolazione che ha un'occupazione lavorativa. Tale tasso si ricava dal rapporto tra il numero degli occupati e la popolazione, il tutto rapportato a cento. Il tasso di disoccupazione, invece, è un indicatore statistico del mercato del lavoro che mostra la congiuntura economica e che riguarda da vicino il mondo del lavoro. L'obiettivo primario è di misurare una tensione sul mercato del lavoro dovuto ad un eccesso di offerta di lavoro (da parte dei lavoratori) rispetto alla domanda di lavoro (da parte delle imprese), mentre non è adatto al calcolo di tensioni dovute a mancanza di manodopera (ricercata dalle imprese). Questo tasso è solitamente la misura della percentuale della forza lavoro che non riesce a trovare lavoro.

36 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Il comune di Santo Stefano del Sole ha fatto registrare nel 2001 un tasso di occupazione del 34,08%, risultando quindi leggermente inferiore con la media della provincia di Avellino (35,71 %) e maggiore della media della regione Campania (32%). Il valore del tasso di disoccupazione comunale è pari al13,75 %, valore inferiore sia a quello provinciale (18,79 %) che regionale (26,95 %). Molto elevato, anche se ancora al di sotto dei valori provinciali (51 ,81 %) e regionali (65,59), risulta essere invece il tasso di disoccupazione giovanile, dato dal rapporto percentuale avente al numeratore i giovani della classe di età 15-24 anni in cerca di occupazione e al denominatore le forze di lavoro della stessa classe di età. Per il comune di Santo Stefano del Sole esso risulta pari al 31,75%, con una percentuale estremamente elevata per quanto riguarda quella femminile, pari al 62,17%.

OCCUPAZIONE/DISOCCUPAZIONE Indicatore Unità di misura(%) Tasso di occupazione totale 34,08 Tasso di occupazione maschile 49,30 Tasso di occupazione femminile 19,64 Tasso di disoccupazione totale 13,84 Tasso di disoccupazione maschile 8,31 Tasso di disoccupazione femminile 24,65 Tasso di disoccupazione giovanile 31,75 Tasso di disoccupazione giovanile maschile 20,00 Tasso di disoccupazione giovanile femminile 62,17 Tabella: dati relativi al tasso di occupazione/disoccupazione per il comune di Santo Stefano del Sole

Risorse insediative

Il comune di Santo Stefano del Sole comprende circa 975 edifici ad uso abitativo. Di seguito viene riportata una suddivisione degli edifici ad uso abitativo in base all'epoca di costruzione.

EDIFIO AD USO ABITATIVO PER EPOCA DI COSTRUZIONE Epoca di costruzione Comune di Santo Stefano del Sole Prima del 1919 60 Dal 1919 al 1945 116 Dal 1946 a l1961 67 Dal 1962 al 1971 95 Dal 1972 al 1981 186 Dal 1982 al 1991 289 37 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Dopo il 1991 162 Totale 975 Tabella: edifici ad uso abitativo nel comune di Santo Stefano del Sole suddivisi per epoca di costruzione (lstat 2001)

Dall'analisi dei dati risulta che il comune di Santo Stefano del Sole presenta una percentuale di edifici storici, ossia costruiti prima del 1945, di circa 20%, di cui rappresentano emergenza storico-architettonica tra 1 e 5 edifici.

2.1.3. Risorse agricole l Comune di Santo Stefano del Sole è localizzato nella zona sud - occidentale della provincia di Avellino e di essa ne possiede le macrocaratteristiche strutturali e agricole. In particolare, per le sue peculiarità morfologico - ambientali, socio - economiche e dei sistemi agricoli, esso è inserito nell'Ambiente lnsediativo no6 Avellinese ed appartiene al Sistema Territoriale di Sviluppo C3 olofrana "sistemi a dominante rurale- manifatturiera". Nelle aree di alta montagna, tra le produzioni spicca la castagna di Serino. La caratteristica prevalente di queste aree è la forte integrità dell'ambiente naturale che rischia di essere compromessa dalla forte pressione turistica. La produzione di castagne alimenta l'industria dolciaria e la lavorazione artigianale di prodotti tipici quali: le Castagne del Prete; le Castagne d'orze; le Castagne Bianche. Nell'area collinare, grazie alla minore acclività del territorio ed alla elevata infrastrutturazione, l'agricoltura si è sviluppata in forme imprenditoriali e moderne. Qui si produce il vitigno Fiano, dal quale si produce il Fiano di Avellino, DOC dal 1978 e DOCG dal 2003. É inoltre diffusa la coltivazione del nocciolo, del ciliegio e delle mele annurche. Tra le produzioni tipiche vi sono le ciliegie di Montoro -la Pagliaccio e la Palermitana- e di Serino -la Tenta e la Palermitana. La mela Limongella, coltivata in piccole quantità destinate prevalentemente all'autoconsumo, è segnalata nel Montorese-Serinese. La produzione di pomodori e cipolle è concentrata in particolare nell'area di Montoro. Qui si coltiva un particolare ecotipo di San Marzano (prodotto DOP, il cui areale si colloca i'Agro- Sarnese-Nocerino ma comprende anche i due comuni avellinesi di Montoro Inferiore e Superiore) che ha preso il nome di Pomodoro di Montoro e si è diffusa una particolare varietà di cipolle -la cipolla ramata di Montoro- che costituisce una delle produzioni orticole più pregevoli della Provincia. L'ortofrutticoltura locale dà origine ad altri prodotti connotati da caratteri di tipicità, anche se non sempre le dimensioni della produzione sono sufficienti a giustificare impegnative campagne di valorizzazione su mercati extraregionali. Tra le produzioni orticole di rilievo si segnala: il carciofo di Montoro e la patata primaticcia di S.Michele di Serino. (dati riferiti alla provincia) Nella figura sono illustrate le risorse agricole di pregio che interessano il comune di Santo Stefano del Sole (codice ISTAT 95), così come illustrate nel Preliminare del PTCP della Provincia di Avellino. In particolare, l'intero territorio comunale è interessato dalla filiera vitivinicola del Fiano di Avellino, mentre per quanto riguardano le produzioni frutticole, di notevole importanza economica sono le nocciole. Ai fini dell'utilizzazione agricola del territorio comunale, Santo Stefano del Sole ricade nella classe tra il 20 ed il 40 percento, mediamente coltivato, mentre l'analisi della tendenza evolutiva

38 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE per il decennio 1990 - 2000 (fig.) ha messo in evidenza una netta diminuzione della Superficie Agricola Utile, compresa tra il 15 ed il 30 percento.

Produzioni agricole di pregio sul territorio comunale

Percentuale di utilizzazione della superficie territoriale ai fini agricoli

39 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Variazione percentuale della superficie agraria (SUA)

L'uso del suolo è fortemente influenzato dal tipo di suolo, in questa area particolarmente fertile, dalle abbondanti precipitazioni che favoriscono le attività agricole. Per analizzare tale caratteristica sono stati utilizzati i dati di dettaglio del progetto Carine Land Cover 2006 (RIF) IV livello informativo, come previsto dall'allegato G del D.P.R. n. 357/1997. Dall'analisi della distribuzione dei dati sono state identificate 12 classi di dettaglio, che possono essere raggruppate per tipologia di copertura, ossia circa il 51% boschi, circa il 44% aree colturali e frutteti, ed il restante 4% zone residenziali.

Classi di Uso del Suolo aree a vegetazione boschiva e arbustiva in evoluzione 1,27 % aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti 12,58% boschi a preval. di pini oro-med~erranei e montani (pino nero, larlcio,pino silvestre,pino loricato) 7,28% boschi in prevalenza di castagno 30,80% boschi misti Qatifoglie mesofile e mesotarmofile acero, frassino, carpino nero, omiello) 8,08% boschi misti a prevalenza di faggio 4,88 % colture estensive 0,33% colture intensive 0,67% frutteti e frutti minori 7,93% Sistemi colturali e particellari complessi 2,2% zone residenziali a tessuto continuo 0,11 % zone residenziali a tessuto discontinuo e rado 4,01% Tabella: copertura percentuale del territorio comunale in relazione alle classi di uso del suolo

40 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

2.1.4. Elementi storico‐ architettonici

Il territorio della provincia di Avellino presenta notevoli elementi di attrattività dal punto di vista culturale, storico, artistico, naturale, ambientale e paesaggistico. Sono presenti strutture capaci da sole di rappresentare elemento interessante nel processo di crescita culturale e turistica della Provincia. Sono, infatti, presenti, in notevole quantità e variamente distribuiti, elementi storici, architettonici, naturali ed ambientali di particolare pregio. Nonostante tali potenzialità, la provincia di Avellino, riveste, dal punto di vista dell'offerta turistica, un ruolo estremamente marginale rispetto al contesto regionale; ciò è in parte dovuto ad una inadeguata valorizzazione del patrimonio delle risorse ambientali e della cultura tradizionale locale presenti, nonché allo scarso sviluppo del sistema ricettivo. La provincia di Avellino accoglie, infatti, solo 1'1 ,3 % delle presenze turistiche registrate nella Regione nel 2001; inoltre il 1 O % delle presenze registrate per tutta la provincia sono state assorbite dalla città di Avellino. Anche l'offerta ricettiva appare poco rilevante, con solo il 5% delle strutture alberghiere localizzate sul territorio provinciale. Il comune di Santo Stefano del Sole, si inserisce in un'area a media vocazione turistica e costituisce, assieme ai comuni di Santa Lucia di Serino e Serino, un polo turistico di rilevante interesse. Importanti risorse sono rappresentate dalle produzioni agroalimentari ed artigianali tipiche che alimentano lo sviluppo del turismo enogastronomico ed agrituristico, oggi in forte espansione, nonché per la presenza di importantissime risorse naturalistiche e paesaggistiche, come il Parco Regionale dei Monti Picentini. Tra le risorse é gli elementi di pregio storico architettonici sono da citare in particolare la Chiesetta dell'Angelo (Xli sec.), la Chiesa dell'Immacolata Concezione (XVI sec.) e la Chiesa Madre (XVII sec.).

Figura: sistema delle risorse storico- architettoniche, archeologiche e ricettive. Distribuzione di a. edifici civili di pregio e b. chiese

TIPOLOGIA CLASSE (N°) Edifici religiosi 4 - 5 Edifici civili di pregio 1 - 3 Strutture ricettive Fino a 3 Altri elementi di pregio Fino ad 8 Tabella: elementi di interesse turistico (Fonte: Enti della Provincia di Avellino)

41 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

2.1.5. Risorse artigianali ed industriali

LE IMPRESE ARTIGIANE

La distribuzione sul territorio provinciale delle imprese artigiane attive esercenti attività manifatturiera indica una sostanziale analogia con la distribuzione delle imprese artigiane totali attive, con una leggera differenza per il comune di Solofra, dove si concentra il 7,23% delle imprese manifatturiere artigiane della provincia, mentre il numero più alto di imprese manifatturiere artigiane si registra ad Avellino, con 267 unità. La distribuzione sul territorio provinciale del rapporto tra imprese artigiane manifatturiere e imprese artigiane presenti in ciascun comune indica come in alcuni comuni le imprese manifatturiere rappresentino la gran parte delle imprese artigiane; tale fenomeno assume dimensioni significative nel comune di Solofra, dove le imprese artigiane esercenti attività manifatturiera rappresentano circa il 60% delle imprese artigiane, a Montaguto (82%), a San Potito Ultra (57%), mentre in comuni come , Sant'Angelo dei Lombardi, Volturara Irpina e tale rapporto non supera il 22%. Dai dati del censimento dell'industria e dei servizi, si evidenzia che variazioni positive significative, rispetto al censimento precedente, si sono avute sia nel settore dei servizi alle imprese (inclusi i trasporti) che nel settore della manifattura (soprattutto quella leggera). Per tutti i settori del terziario si registra un peso inferiore sia rispetto alla media regionale che a quella dell'Italia meridionale. L'importanza del settore conciario (distretto di Solofra) nell'ambito delle attività manifatturiere della Provincia di Avellino è sottolineato dalla tabella. Le attività del Settore C15 "Fabbricazione di articoli in pelle e simili", nel territorio provinciale costituiscono il 15,7% delle aziende del settore manifatturiero, con 766 imprese attive su un totale di 4882.

42 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Come illustrato nella tabella che segue, il comune di Santo Stefano del Sole si colloca, come presenza di imprese, nella fascia tra le 39 e le 74 imprese artigiane totali, e tra le 20 e 35 imprese manifatturiere. Non sono invece presenti medie strutture commerciali.

Grafico imprese artigiane e manifatturiere

43 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

2.1.6. Infrastrutture di comunicazione

Il territorio comunale di Santo Stefano del Sole è dotato di un elevata accessibilità ai grandi assi viari (figura) per la vicinanza ad uno svincolo autostradale, alla Strada Nazionale delle Puglie ed alla vicina stazione ferroviaria della linea regionale.

Schema livelli di accessibilità ai grandi assi

Maggiormente carente risulta essere invece la viabilità comunale, soprattutto quella di collegamento tra le frazioni ed il centro urbano.

2.2. PROBLEMATICHE AMBIENTALI

La lettura del contesto ambientale evidenzia tra le problematiche ambientali esistenti, in particolare, la presenza dell'area SIC (IT8040011) del Monte T erminio e ZPS (IT8040021) dei Monti Picentini; è presente inoltre una fascia di pertinenza fluviale del Fiume Sabato da istituire a corridoio ecologico. Nel presente capitolo, previa un'introduzione generale della tematica relativa alla normativa comunitaria in materia di protezione ambientale, verranno illustrati gli argomenti principali affrontati nella Valutazione di Incidenza effettuata relativamente al Piano Urbanistico del Comune di Santo Stefano del Sole (AV), e prevista nell'ambito della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), ai sensi del D. LGS. 152/2006 e successive modifiche ed integrazioni. Lo studio è finalizzato alla valutazione di effetti potenziali da parte degli interventi previsti dal Piano sulle specie floristiche e faunistiche presenti all'interno delle due aree integrate nella

44 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Rete Natura 2000 compresi nel territorio comunale: il sito di importanza comunitaria SIC IT 8040021 (Monti Picentini) e la zona di protezione speciale ZPS IT 8040011 (Monte Terminio).

2.2.1. Tutela della Biodiversità

Al fine di garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario, è stata istituita con la Direttiva 92/43/CEE "Habitat" una rete ecologica nota come Rete Natura 2000, diffusa su tutto il territorio dell'Unione Europea. La Rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Importanza Comunitaria (SIC), aree che al termine dell'iter di approvazione andranno a costituire Zone Speciali di Conservazione (ZSC), e dalle Zone di Protezione Speciale (ZPS), che conservano al loro interno specie, habitat naturali e habitat di specie di cui è necessario garantire il mantenimento ovvero, all'occorrenza, il ripristino, in "uno stato di conservazione soddisfacente" (art. 4, comma 4). Più specificamente, il SIC è individuato con le caratteristiche fissate dalla citata Direttiva "Habitat" e dai suoi allegati, mentre la ZPS è espressione della Direttiva 79/409/CEE "Uccelli". In ambito nazionale, vige il DPR 120/2003 (G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l'art.5 del DPR 357/1997 che trasferiva nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat". In base all'art. 6 di tale decreto, nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione. Si tratta di un principio di carattere generale tendente ad evitare che vengano approvati strumenti di gestione territoriale in conflitto con le esigenze di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario.

Tabella: caratteristiche generali dei siti della Rete Natura 2000 che ricadono nel comune di Santo Stefano del Sole

La superficie comunale interessata dai siti della Rete Natura 2000 è complessivamente pari a circa 50%, rispettivamente ripartita: area ZPS 47,85% e area SIC 18,78%.

Tabella: distribuzione dei siti della Rete Natura 2000 sul territorio comunale

45 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA (SIC) l sito di interesse comunitario o Sito di Importanza Comunitaria (SIC) è un concetto definito dalla direttiva comunitaria n. 43 del 21 maggio 1992, (92/43/CEE) - Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche- nota anche come Direttiva "Habitat", recepita in Italia a partire dal 1997. La Direttiva "Habitat" rappresenta il principale atto legislativo comunitario in favore del mantenimento della biodiversità in quanto introduce l'obbligo di conservare gli habitat e le specie animali e vegetali a rischio di estinzione e/o minacciate dalle attività antropiche. La Direttiva stabilisce che ogni stato membro della Comunità Europea deve redigere un -elenco i siti (i cosiddetti pSIC, proposte di Siti di Importanza Comunitaria) dove sono inventariati gli habitat naturali e le specie animali (esclusi gli uccelli previsti nella Direttiva 79/409/CEE o Direttiva Uccelli) e vegetali. La fase successiva alla determinazione dei pSIC è la stesura dei veri e propri elenchi dei Siti d'Interesse Comunitario (SIC), attuata da una Commissione sulla base dei pSIC, e coordinandosi con gli stati stessi. In tema ambientalistico, il termine SIC è usato per definire un'area che:  contribuisce in modo significativo a mantenere o ripristinare una delle tipologie di habitat (definite nell'allegato 1 della Direttiva Habitat) o a mantenere in uno stato di conservazione soddisfacente una delle specie (definite nell'allegato 2 della Direttiva Habitat);  .. può contribuire alla coerenza di Natura 2000;  .. aiuta in modo significativo il mantenimento della biodiversità della regione in cui si trova.

ZONE SPECIALI DI CONSERVAZIONE (ZCS)

Le Zone Speciali di Conservazione, istituite dalla Direttiva Habitat nel 1992 hanno come obiettivo la conservazione delle seguenti emergenze ecologiche:

• habitat naturali o semi-naturali d'interesse comunitario, per la loro rarità, o per il loro ruolo ecologico primordiale (la lista degli habitat è stabilita nell'allegato l della Direttiva Habitat); • le specie di fauna e flora di interesse comunitario, per la rarità, il valore simbolico o il ruolo essenziale che hanno nell'ecosistema (la cui lista è stabilita nell'allegato Il della Direttiva Habitat). l SIC sono destinati a diventare Zone Speciali di Conservazione (ZSC) qualora venissero raggiunti gli obiettivi comunitari di conservazione e protezione, attraverso l'attuazione di misure e di piani di gestione prioritari nei confronti della tutela di tali ambienti, in una prospettiva di sviluppo sostenibile e nell'integrazione tra attività umane e esigenze di conservazione. La procedura di designazione di un sito come ZSC è più lunga rispetto a quella che istituisce le Zone di Protezione Speciale (ZPS). Ogni stato procede inventariando i siti potenziali sul proprio territorio, proponendoli poi alla Commissione Europea sotto forma di pSIC (proposta di Sito d'Interesse Comunitario). Dopo l'approvazione da parte della Commissione Europea, entro e 46 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE non oltre sei anni dalla dichiarazione di SIC, l'area deve essere dichiarata dallo stato membro Zona Speciale di Conservazione (ZSC); il pSIC viene iscritto come Sito d'Interesse Comunitario per l'Unione Europea e integrato nella rete di Natura 2000.

ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE DI CONSERVAZIONE (ZPS)

La Direttiva Comunitaria 79/409/CEE, chiamata direttiva "Uccelli" prevede una serie di azioni per la conservazione di numerose specie di uccelli, indicate negli allegati della Direttiva stessa, e l'individuazione da parte degli Stati membri dell'Unione Europea, di aree da destinarsi alla loro conservazione, le cosiddette Zone di Protezione Speciale (ZPS). La Direttiva "Uccelli" e le varie direttive collegate stabiliscono un regime generale di protezione comprendente in particolare il divieto di: • uccidere o catturare deliberatamente le specie di uccelli contemplate dalla direttiva; • distruggere o danneggiare o asportare i loro nidi e le loro uova; • disturbarle deliberatamente; • detenerle. In Italia tale direttiva è stata recepita con la Legge 157/1992; ai sensi dell'art. 1 comma 5 di tale legge le zone di protezione sono scelte lungo le rotte di migrazione dell'avifauna, finalizzate al mantenimento ed alla sistemazione di idonei habitat per la conservazione e gestione delle popolazioni di uccelli selvatici migratori.

ZPS IT804021: Monti Picentini

La Zona di Protezione Speciale IT8040021 si colloca nel Parco Regionale dei Monti Picentini, gruppo montuoso dell'Appennino campano. Le vette più elevate sono quelle del monte Cervialto (1.810 m s.l.m.) e del monte Polveracchio (1.790 m s.l.m) nella parte orientale e del monte Terminio (1.786 m s.l.m.), nella parte occidentale.

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Figura: limiti area ZPS ricadente nel territorio del comune di Santo Stefano del Sole l Monti Picentini sono costituiti prevalentemente da rocce di natura calcarea e dolomitica fortemente fratturate e tettonizzate, che determinano una morfologia accidentata, caratterizzata dall'alternanza di vette e profonde incisioni in cui scorrono i corsi d'acqua. La natura litologica dei rilievi determina l'insorgere di fenomeni carsici importanti, rappresentati da forme epigee, come doline e conche endoreiche (es. Bocca del Dragone di Volturara Irpina) ed ipogee come grotte e condotti carsici. L'elevata permeabilità per fratturazione e carsismo dei calcari comporta la presenza di una sviluppata circolazione idrica sotterranea, che da luogo a sorgenti imponenti come quelle di Serino, e , localizzate prevalentemente alla base dei rilievi montuosi, al contatto tra rocce calcaree e litologie meno permeabili (generalmente argillose). Tale assetto geologico e strutturale della catena comporta una elevata vulnerabilità geomorfologica e soprattutto idrogeologica. L'elevata estensione del territorio coperto dalla zona di protezione speciale dei Monti Picentini e la variabilità di condizioni morfologiche e climatiche favoriscono la presenza di differenti habitat, alcuni di particolare pregio, elencati nella tabella che segue:

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Tabella: Habitat presenti nella ZPS Monti Picentini

La tabella mette in evidenza per la ZPS dei Monti Picentini, la presenza di habitat con caratteristiche di rappresentatività buona (prevalenza di B) e buon grado di conservazione, probabilmente indice di strutture mediamente conservate e ripristino possibile con impegno medio. Particolarmente significativo per copertura (%) e singolare importanza in quanto habitat prioritario (*) il sito 621 O "Formazioni erbose secche semi naturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuca - Brometalia)". Per le sue peculiarità orografiche e idrogeologiche, l'area ZPS dei Monti Picentini rappresenta un serbatoio di biodiversità di primaria importanza nella definizione della connettività ecologica dell'intero meridione italiano. Le varietà di ambienti ed eco tipi presenti offrono riparo e siti di riproduzione ad un elevatissimo numero di specie animali, stanziali e transienti. l Monti Picentini accolgono una fitta vegetazione, legata alla presenza di una coltre piroclastica che ha ricoperto le cime montuose e colmato le depressioni. L'importanza floristica è dovuta soprattutto alla presenza di popolamenti vegetali tra i più rappresentativi dell'Appennino campano, come ad esempio le praterie xerofile con specie endemiche. Vi sono inoltre foreste di caducifoglie e stazioni spontanee di Pinus nigra. Il sito è caratteristico per la presenza di alcuni invertebrati di gran pregio, come ad esempio la Rosalia alpina, specie di rilevanza comunitaria in quanto molto rara, e di anfibi caratterizzati da una distribuzione sul territorio nazionale comunque rara. Tra i mammiferi è da segnalare la presenza del Canis lupus, specie in via di estinzione in Italia e specie prioritaria (Direttiva 92/43/CEE), presente nel sito con meno di 4 individui. Tra le numerose specie di Uccelli che popolano il sito, particolare significatività ha l'avifauna, rappresentata dall'Aquila reale, l'Astore e il Falco pellegrino. Inoltre, è evidente che alla significativa biodiversità del sito si associa una qualità elevata (maggioranza di A = conservazione eccellente e B = conservazione buona) delle sue componenti che concorrono alla conservazione delle specie presenti. Nel territorio del Parco sono tuttavia presenti numerosi siti degradati a causa dell'abbandono incontrollato di rifiuti costituiti, per lo più, da materiali inerti provenienti da demolizioni e movimentazioni di terra o dai rifiuti prodotti dalle attività escursionistiche.

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Ciò si traduce non soltanto in un notevolissimo impatto visivo che riduce la valenza paesaggistica del territorio, ma anche in un rischio concreto di inquinamento del suolo, del sottosuolo e delle acque, dovuto a fenomeni di percolazione di sostanze inquinanti. Anche la qualità delle acque dei principali fiumi che scorrono all'interno del perimetro del Parco risulta essere, in molti casi, scadente a causa di una gestione non ottimale delle risorse idriche, aggravata da eccessivi prelievi ad uso idropotabile con conseguenti carenze quantitative delle portate sorgive, e degli scarichi di sostanze inquinanti di origine domestica, agricola ed industriale. E' pertanto evidente che, tra gli obiettivi primari della gestione dell'area protetta dovrà figurare quello del recupero di tali situazioni di degrado, mediante interventi di sensibilizzazione dei visitatori del Parco e delle comunità locali e di monitoraggio e controllo del territorio.

Vulnerabilità: L'integrità del sito può essere compromessa soprattutto dall'attività pastorale, con conseguenti rischi dovuti principalmente all'intenso allevamento di bestiame, dallo sviluppo della rete stradale e dell'incremento della pressione antropica per turismo.

SIC IT804011 Monte Terminio

L'area SIC IT8040011 interessa il massiccio carbonatico del Monte Terminio (1786 m s.l.m.) che costituisce la parte settentrionale del sistema orografico dei Monti Picentini.

Figura: limiti area SIC ricadente nel territorio del comune di Santo Stefano del Sole

Litologicamente il rilievo del Terminio è formato da una potente successione carbonatica con alla base terreni dolomitici evolventi, verso l'alto, a litotipi calcarei.

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Esso si caratterizza per la presenza di valli fluviali incise sul versante occidentale e di fiumi e corsi d'acqua che, nelle in prossimità delle aree sorgive presentano caratteristiche di fiumi montani. Le buone caratteristiche di permeabilità delle rocce che formano il massiccio consentono, un'elevata infiltrazione delle acque meteoriche che vanno ad alimentare un'attiva circolazione idrica sotterranea. Infatti il Monte Terminio è sede di cospicue emergenze basali, nettamente superiori a quelli degli altri massicci carbonatici dell'Appennino Meridionale. Pertanto tale idrostruttura, riveste un ruolo di rilevanza interregionale per quanto attiene all'approvvigionamento idrico per uso potabile. La variabilità di condizioni morfologiche e climatiche favoriscono all'interno del sito la presenza di differenti habitat, alcuni di particolare pregio, elencati nella tabella riportata.

Tabella: Habitat presenti nel SIC Monte Terminio Come si può facilmente dedurre dal confronto tra gli habitat contenuti nei due siti, quelli appartenenti al SIC sono più rappresentativi e presentano un grado di conservazione più elevato (prevalenza di A), equivalente ad una struttura ben conservata e prospettive future eccellenti. Tra gli habitat di interesse comunitario da conservare, soprattutto per la loro rarità, è da segnalare il sito 7220 "Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion), mentre per maggiore estensione il 921 O "Faggete degli Appennini di Taxus e //ex", copre il 28 % dell'intero sito. L'eterogeneità degli ambienti e degli habitat, unita all'estensione territoriale del SIC, favorisce la presenza di una notevole ricchezza specifica animale e vegetale. Alcune specie all'interno del SIC sono state riconosciute di importanza comunitaria ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (allegato Il) e della Direttiva 2009/147/CE (allegato 1). Dal punto di vista delle specie associate agli habitat individuati, sono presenti i principali tipi vegetazionali dell'Appennino campano, caratterizzati soprattutto da estese faggete. Sono importanti le comunità di anfibi e chirotteri, mentre tra i mammiferi è segnalata la presenza probabile del Lupo e della Lontra. Interessante e ricca l'avifauna.

Vulnerabilità: l rischi potenziali che possono interessare tale sito sono dovuti ad un eccessivo sfruttamento del territorio derivante da attività di allevamento e agricoltura, soprattutto a causa del sovrasfruttamento delle risorse idriche dovuta alla captazione d'acqua a scopo irriguo che potrebbe influenzare i regimi idrologici ed impoverire gli habitat umidi. Altre

51 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE pressioni negative possono derivare dall'incremento dell'attività turistica e tutte le azioni ad essa connesse.

2.2.2. Obiettivi di protezione ambientale

Ai fini del presente Rapporto Ambientale viene effettuata una valutazione degli obiettivi generali del piano incrociandoli con una serie di accreditati criteri di sostenibilità, selezionati in funzione della rilevanza del contesto in esame. La scelta dei criteri di sostenibilità ambientale è stata effettuata riferendosi a quanto affermato dalla Commissione Europea, nel suo Manuale per valutazione ambientale dei Piani di sviluppo regionale e dei Programmi dei Fondi strutturali (1998), occorre notare che tali criteri devono essere adattati alla realtà locale, risultando in questo modo più dettagliati e maggiormente ancorati a singole attività, pressioni e componenti ambientali, e per questo più utili nella fase di valutazione.

2.2.3. Indicatori di Efficacia della Pianificazione Urbanistica Comunale

Nel presente capitolo vengono analizzati alcuni principali indicatori di efficacia tra quelli utilizzati per la valutazione del Piano Urbanistico Comunale, elencati nella tabella B Indicatori di efficacia della pianificazione urbanistica comunale" previsti dalla normativa della Regine Campania Deliberazione N. 834 della Giunta Regionale - Area Generale di Coordinamento N. 16 - Governo del Territorio, Tutela Beni, Paesistico-Ambientali e Culturali - Norme tecniche e direttive riguardanti gli elaborati da allegare agli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica, generale ed attuativa, come previsto dagli artt. 6 e 30 della legge regionale n. 16 del 22 dicembre 2004 "Norme sul governo del territorio" (con allegato) (Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 33 del 18 Giugno 2007).

52 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

2.2.3.1. Acqua

QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI

Lo stato di qualità ambientale dei corsi d'acqua superficiali è determinato, mediante l'attribuzione ad una delle cinque classi previste dalla normativa (elevato, buono, sufficiente, scadente, pessimo), sulla base della definizione di uno stato ecologico e di uno stato chimico. Tali definizioni mirano ad integrare la tutela qualitativa delle acque con quella quantitativa, nella consapevolezza che lo stato di qualità dei corpi idrici è profondamente legato al controllo delle derivazioni d'acqua. Inoltre il vero elemento innovativo della normativa, è l'accento che viene posto sull'esigenza di un monitoraggio sistematico e complessivo, esteso anche alla componente biotica dell'ecosistema fluviale, riconoscendo che la qualità ambientale del corpo idrico è preservata solo se esistono condizioni capaci di garantire lo svolgimento di processi di auto depurazione e di mantenere ecosistemi ampi e diversificati. La qualità delle acque superficiali della provincia di Avellino è stata storicamente poco studiata. Gli studi e le campagne di rilevamento effettuate nel passato sono stati contraddistinti sempre dal limite dell'episodicità e della mancata integrazione con altre 75 attività di studio e di governo del territorio, risultando dunque necessariamente parziali e fortemente legati a situazioni di emergenza ambientale.

Indicatori:

 IBE (Indice Biotico Esteso) è un indice che rileva lo stato di qualità di un determinato tratto di corso d'acqua, integrando nel tempo gli effetti di differenti cause di alterazioni fisiche, chimiche, biologiche. Pertanto è un indice dotato di buona capacità di sintesi. Si basa sull'analisi della struttura delle comunità di macroinvertebrati bentonici che vivono almeno una parte del loro ciclo biologico in acqua, a contatto con i substrati di un corso d'acqua. La presenza di taxa più esigenti, in termini di qualità, e la ricchezza totale in taxa della comunità, definiscono il valore dell'indice che è espresso per convenzione con un numero intero entro una scala discreta, riassumendo un giudizio di qualità basato sulla modificazione qualitativa della comunità campionata. La scala con cui si riportano i dati IBE va da O a 12 valori, raggruppati a loro volta in cinque classi di qualità da l, stato elevato, a V, stato pessimo (tabella). Lo scopo dell'Indice Biotico Esteso è quello di formulare una diagnosi di qualità per gli ambienti di acque correnti, sulla base delle modificazioni nella composizione della comunità di macroinvertebrati, indotte da agenti inquinanti nelle acque e nei sedimenti, o da significative alterazioni fisico-morfologiche dell'alveo bagnato.

Tabella calcolo IBE 53 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

 LIM (Livello di Inquinamento da Macrodescrittori) è un indice sintetico di inquinamento trodotto dal D.Lgs. 152/99, abrogato dal D.Lgs. 152/06. È rappresentabile in cinque livelli (1=ottimo; 5=pessimo). Il LIM è un valore numerico derivato dalla somma dei valori corrispondenti al 75° percentile dei parametri indicati alla tabella 7 del D.Lgs. 152/99 e s.m.i. Il 75° percentile viene calcolato sulla base dei risultati delle analisi dei campionamenti effettuati nel corso di un anno. Il calcolo è eseguito sulla base di quanto indicato nell'allegato 1 del citato decreto, vale a dire utilizzando sette parametri. In base al risultato di tale calcolo a ogni parametro viene attribuito un punteggio come indicato nella tabella. Lo scopo dell'indice è quello di descrivere la qualità degli ambienti di acque correnti sulla base di dati ottenuti dalle analisi chimico-fisiche e microbiologiche; i parametri utilizzati sono, infatti, ossigeno in percentuale di saturazione, COD, 8005, azoto nitrico e ammoniacale, fosforo totale, ed Escherichia Coli.

Tabella: calcolo LIM

 SECA (Stato Ecologico dei Corsi d'Acqua) è un indice sintetico introdotto dal D.Lgs. 152/99 e s.m.i., che definisce lo stato ecologico dei corpi idrici superficiali come espressione della complessità degli ecosistemi acquatici e della natura chimica e fisica delle acque, considerando prioritario lo stato degli elementi biotici dell'ecosistema. Tale indice è costruito integrando i dati ottenuti dalle analisi chimico-fisiche e microbiologiche (LIM) con i risultati dell'applicazione dell'Indice Biotico Esteso (IBE). Viene ottenuto combinando, secondo un procedimento definito nell'allegato 1 del D.Lgs. 152/99 e s.m.i., i valori dei due indici citati e considerando il risultato peggiore tra i due. Si pone l'attenzione sul fatto che, come già ricordato parlando del LIM e dell'IBE, lo stato chimico e lo stato biologico, da soli, non sono sufficienti per dare un giudizio di qualità corretto, ma occorre analizzarli entrambi. l dati vengono incrociati secondo la sottostante tabella G, e si attribuiscono all'indice SECA i colori: azzurro, verde, giallo, arancio e rosso, corrispondenti rispettivamente alle classi di qualità 1, 2, 3, 4 e 5 (tabella).

54 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Tabella: calcolo SECA

 SACA (Stato Ambientale dei Corsi d'Acqua) è un indicatore che sintetizza i dati relativi all'inquinamento chimico-fisico ed alle alterazioni dell'ecosistema dei corsi d'acqua. Viene determinato incrociando lo Stato Ecologico dei Corsi d'Acqua (SECA) con il loro Stato Chimico, il quale esprime invece l'eventuale presenza nelle acque di sostanze chimiche ·pericolose, persistenti e/o bioaccumulabili. La classificazione dei corsi d'acqua in base al SACA è prevista dalla tabella 9 dell'allegato 1 al D.lgs. numero 152/1999.

IL FIUME SABATO

La provincia di Avellino è caratterizzata dalla presenza di tre importanti fiumi: Il Calore Irpino, il Sabato e I'Ufita. Il fiume Sabato, è un'affluente in sinistra del Calore Irpino; esso nasce ai piedi Più a valle, nella zona dei boschi di Serino, vi confluiscono numerosi valloni provenienti dai vari versanti del massiccio del Terminio, senza però fargli mai assumere il carattere del fiume perenne, in quanto non più alimentato da sorgenti continue a causa dello sfruttamento delle stesse per usi idropotabili. Dalla Cività di Serino e fino all'abitato di S. Lucia di Serino, il Sabato risulta pressoché asciutto con una portata fortemente influenzata dal regime delle precipitazioni. Solo a ridosso del comune di S. Michele di Serino il fiume comincia ad acquisire il carattere di semi-permanenza grazie al rilascio in alveo dell'esubero delle captazioni delle sorgenti "Acquaro-Pelosi". Tuttavia, nel periodo estivo, risulta praticamente asciutto anche in questo tratto, defluendo in sub-alvea a causa del letto che si presenta costituito da alluvioni estremamente permeabili. A valle dell'abitato di S. Michele di Serino, il fiume Sabato riceve l'apporto del torrente Barre, e da questo tratto fino alla confluenza con il Calore Irpino, mantiene le caratteristiche di perennità, anche se con portate ordinarie estremamente ridotte. Il Sabato scorre per un lungo tratto all'interno di sponde per lo più artificiali costituite da gabbionate e muri in cemento armato non di recente realizzazione e spesso soggette a gravi fenomeni di erosione e/o scalzamento al piede. Le strutture appaiono in più punti insufficienti a contenere le portate di piena che, essendo legate esclusivamente alle precipitazioni atmosferiche, possono assumere il carattere violento ed improvviso di piena con velocità anche sostenuta, dovuta alle forti pendenze del vicino tratto montano. Dopo la strettoia di Atripalda il fiume entra nel nucleo industriale di Avellino dove le portate cominciano ad essere più costanti nel tempo grazie all'apporto di numerosi affluenti minori (Torrente S. Lorenzo, Rio Vergine, torrente Salzola, etc.). Le stazioni di monitoraggio della qualità del Fiume Sabato sono sei (figura), di cui quattro (S1, S3, S4, S5) ubicate nella provincia di Avellino, e due (S7, S8) in provincia di Benevento. In particolare la stazione S3 è localizzata immediatamente a valle dell'abitato di Santo Stefano del 55 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Sole, motivo per il quale può essere considerata significativa delle condizioni e della qualità del tratto fluviale che interessa il territorio comunale.

Figura: localizzazione stazioni di monitoraggio

La qualità delle acque del Fiume Sabato viene fortemente compromessa già a valle del nucleo industriale di Avellino, dove è registrato un giudizio di qualità "pessimo" per tre dei quattro indicatori valutati. Il fiume Sabato soffre una cattiva gestione della risorsa idrica (il tratto superiore è completamente asciutto), un notevole carico inquinante veicolato nell'alveo ed una profonda alterazione dell'ambiente fisico. Quando attraversa l'abitato di Atripalda (AV), l'alveo del d'acqua è completamente cementificato perdendo così la possibilità di "autorigenerazione" tipica dei corsi d'acqua naturali. Lo scarso numero di taxa riscontrati e la totale assenza di organismi poco tolleranti l'inquinamento nelle tre stazioni confermano infatti le condizioni di alterazione registrate dal LIM (Livello di Inquinamento da Macrodescrittori), che conferiscono al fiume uno stato complessivo che evolve da sufficiente a scadente e pessimo.

56 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Tabella: Classificazione del Fiume Sabato 2006 (fonte: Annuario dei Dati Ambientali -ISPRA)

Come evidenziato in tabella la situazione migliore viene riscontrata alla stazione S1, in prossimità delle sorgenti Urciuoli; probabilmente ciò è dovuto sia alla buona qualità del corpo idrico sotterraneo che alimenta le sorgenti, che alle caratteristiche montane del corso d'acqua che in quel tratto ha mantenuto una discreta naturalità. Specificatamente alla stazione S3, rappresentativa della qualità fluviale in prossimità del comune di Santo Stefano del Sole, essa si presenta complessivamente "sufficiente" per tutti gli indicatori considerati.

2.2.3.2. Aria

L'inquinamento atmosferico è definito come l'accumulo nell'aria di sostanze in concentrazioni tali da provocare danni temporanei o permanenti a uomini, animali, piante e beni. La concentrazione, a cui una sostanza provoca inquinamento, varia molto da elemento a elemento: pochi miliardesimi di grammo (nanogrammi) per metro cubo di aria di benzopirene provocano un danno maggiore di una decina di milligrammi per metro cubo di ossido di carbonio. Facendo riferimento alla quantità globale di tutti gli inquinanti emessi, notiamo che cinque di essi contribuiscono da soli a più del 95% del totale. Questi inquinanti sono: l'ossido di carbonio (CO), il biossido di zolfo (S02), gli ossidi di azoto (NOx), gli idrocarburi, il materiale particolato. La concentrazione di questi cinque inquinanti, oltre a quella dell'ozono, viene utilizzata come indice della qualità di un'aria e le leggi fissano i valori massimi che queste concentrazioni possono raggiungere. Gli indicatori utilizzati per la valutazione e la gestione della qualità dell'aria sono: particolato (PM1o); particolato (PM2,s); ozono troposferico (03); biossido di azoto (N02); benzene (C6H6); biossido di zolfo (S02). Nella tabella sono illustrati i valori limite di concentrazione consentiti per ogni inquinante considerato, stabiliti dalle normative vigenti in materia di qualità ambientale dell'aria.

57 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Tabella: Valori limite per le concentrazioni degli indicatori {fonte: Annuario dati ambientali ISPRA)

Tabella: Dati monitoraggio ARPAC 2007 {fonte: Atlante ARPAC 2008)

2.2.3.3. Rifiuti

Uno dei principali obiettivi a lungo termine che l'Unione Europea si è preposta è quello di diventare una società fondata sul riciclaggio, che cerca di evitare la produzione di rifiuti e

58 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE utilizza i rifiuti come risorsa. E previsto che tale obiettivo verrà realizzato attraverso le seguenti azioni: - promozione di politiche più ambiziose per la prevenzione dei rifiuti; - più compostaggio e recupero di materia dai rifiuti; - riciclare di più e meglio; - meno rifiuti conferiti in discarica. La normativa nazionale vigente di settore (in particolare il Dlgs 152/06, ma anche la LR n. 4/07) già richiama fortemente alla riduzione della produzione di rifiuti contestualmente all'incremento delle raccolte differenziate, per cui in ragione delle indicazioni dell'Unione, in condizioni di gestione ordinaria del ciclo di rifiuti e di realizzazione degli obiettivi di legge, si auspica che nei prossimi anni, le quantità di materiali da rifiuto da trattare siano tali da rendere obsoleta la dotazione impiantistica attualmente prevista per i rifiuti solidi urbani. L'indicatore inerente ai rifiuti è affrontato con riferimento alla loro produzione e gestione. I limiti dell'indicatore riguardano la difficoltà di comparare i dati per lunghi periodi di riferimento a causa della continua evoluzione della normativa in materia di definizione di rifiuti ed in materia di assimilabilità dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani. L'ottimizzazione della gestione dei rifiuti richiede un forte impulso alla differenziazione dei flussi già in fase di raccolta, anche in funzione dell'obiettivo di differenziazione del 65% che era stato fissato al 31/12/2012 dal D.Lgs. 152/2006 (comma 1 dell'art. 205), la L. 123/2008 di conversione del D.L. 90/2008 che fissava i seguenti obiettivi (comma 1 dell'art. 11): • entro il 31/12/2009 bisognava raggiungere almeno il 25% di differenziazione; • entro il 31/12/2010 bisognava raggiungere almeno il 35% di differenziazione (e, al fine di raggiungere tale obiettivo, le LP sopra citate fissavano per la provincia di Avellino un obiettivo di differenziazione al 50%); • entro il 31/12/2011 bisognava raggiungere almeno il 50% di differenziazione; • entro il 31/12/2012, come indicato dal D.Lgs. 152/2006, bisognava raggiungere almeno il 65% di differenziazione nella raccolta (e, al fine di raggiungere tale obiettivo, le LP fissavano per la provincia di Avellino un obiettivo di differenziazione al 75%).

Sul territorio provinciale risultano ubicati al momento i seguenti impianti per il trattamento di RSU, così distribuiti: • uno Stabilimento di Tritovagliatura e Imballaggio Rifiuti (STIR, precedentemente denominato impianto per la produzione di CDR) ubicato ad Avellino, loc. Pianodardine; • un impianto per il compostaggio, ubicato a nell'area PIP; • un impianto per la selezione e la valorizzazione dei rifiuti secchi, ubicato a nell'area PIP; • una stazione di trasferenza, ubicata a Flumeri; • una discarica per RSU ubicata a , loc. Pustarza (individuazione disposta dal comma 1 dell'Art. 1 della L. 87/2007); • 20 centri di raccolta/isole ecologiche, ubicati in altrettanti comuni della Provincia (uno sul territorio di Santo Stefano del Sole alla località Madonnelle).

59 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

2.3 ANALISI DEGLI IMPATTI

L'analisi degli impatti e degli effetti del Piano sulle componenti ambientali rappresenta la parte più importante della Valutazione di Incidenza. Nel presente capitolo si riporta una sintesi che ha portato al processo valutativo. La valutazione individua gli impatti potenziali (attraverso la matrice Azioni di Piano Componenti Ambientali impattate) che incrocia le componenti ambientali con le azioni potenzialmente impattanti. Quando nella matrice si evidenzia un impatto negativo o potenzialmente tale, si prevedono delle schede di approfondimento sulle quali poi prevedere, le misure di mitigazione e/o compensazione. Le maggiori problematiche ambientali possono derivare sostanzialmente dagli interventi previsti per la realizzazione di nuovi insediamenti per le attività produttive o residenziali, soprattutto se collocate in zone limitrofe al SIC, che possono alterare gli equilibri ecosistemici degli habitat presenti. Tutte le attività produttive, funzionali allo sviluppo del territorio, sono di proporzioni contenute, e sono previste nelle porzioni di territorio già antropizzate. La loro messa in opera dovrà prevedere comunque le opportune mitigazioni per ridurre gli impatti sia di tipo paesaggistico, sia di tipo ecologico (siepi, alberature, riutilizzo acque, ridotta artificializzazione del suolo, ecc.). Lo sviluppo di tipo turistico, pur apprezzabile per gli interessi paesaggistici e naturalistici dell'area coinvolta, dovrà essere realizzato nei limiti e con le precauzioni richieste al fine di non arrecare disturbo agli habitat ed alle specie di pregio presenti nell'area.

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Tabella: Impatti temporanei e permanenti

Per la valutazione della significatività dell'incidenza degli interventi previsti dal PUC, collocati per la quasi totalità nei pressi di aree sottoposte a vincolo, ma non al loro interno, si è proceduto in un primo tempo all'analisi del Piano, procedendo all'individuazione delle categorie di opere in progetto, al fine di mettere in relazione all'interno di una matrice descrittiva la tipologia di intervento con gli eventuali generici impatti temporanei e permanenti. 61 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Successivamente, la valutazione ha individuato, in maniera più specifica, gli impatti e le influenze negative e positive, derivanti dalle azioni connesse con l'attuazione degli interventi e la realizzazione delle strutture, sulle componenti ambientali (aria, acqua, suolo), gli habitat e le specie. Il degrado di un habitat rappresenta un deterioramento della qualità delle sue componenti. Generalmente, i principali fattori di degrado di un habitat possono essere ricondotti a tre tipologie principali, così riassunte: • Riduzione della sua superficie; • Alterazione negativa dei fattori necessari per il mantenimento a lungo termine dell'habitat (riduzione della struttura o delle funzioni necessarie al mantenimento dell'habitat); • lnsoddisfacente stato di conservazione delle specie tipiche dell'habitat. Nel presente studio non è stato ritenuto necessario realizzare la matrice degli impatti relativi ai singoli habitat in quanto le sole aree, peraltro di ridotte dimensioni, che ricadono nella perimetrazione interna ai siti della Rete Natura 2000 sono quelle agricole a tutela, in cui non sono previste modificazioni e/o variazioni d'uso. Per quanto riguarda invece le specie animali le perturbazioni sono da considerarsi significative in relazione a : • qualsiasi evento che contribuisca, anche a lungo termine, al declino di una popolazione; • qualsiasi evento che contribuisca, anche a lungo termine, alla riduzione o al rischio di riduzione della gamma di specie nel sito; • qualsiasi evento che contribuisca, anche a lungo termine, alla riduzione delle dimensioni dell'habitat e delle specie nel sito.

A questo punto, le azioni sono state introdotte in un'unica colonna della matrice finale che valuta gli impatti potenziali su ognuna delle specie coinvolte. Nella valutazione è stato tenuto in considerazione il fatto che la maggior parte degli interventi sono esterni al perimetro dei siti della Rete Natura 2000, e che in realtà non è stato possibile individuare gli habitat e le specie attualmente presenti sulla porzione del territorio comunale interessato dai siti. Gli impatti sono dunque da considerarsi nella quasi totalità dei casi, come effetti potenziali indiretti. A tal fine è stata applicata una classificazione basata su giudizi logici, secondo quanto illustrato nella tabella in figura. Il giudizio di pressione è riferito al grado di danno sulle popolazioni da parte delle singole azioni del Piano, la probabilità di impatto è valutata sull'effettiva probabilità di accadimento, mentre infine, la significatività dell'incidenza è ottenuta mediando i due precedenti giudizi. Al termine della valutazione, è emerso che i fattori perturbativi individuati sono riconducibili per la maggior parte ai disturbi connessi con l'espansione delle aree residenziali e al potenziamento delle attività turistiche. Tali attività generano impatti diretti soprattutto sulle componenti ambientali (depauperamento delle risorse, qualità dell'aria e dell'acqua, aumento della produzione dei rifiuti e problematiche connesse alla loro gestione), mentre sugli habitat e le specie sottoposte a tutela gli effetti sono per la maggior parte da considerarsi indiretti (disturbi alle dinamiche riproduttive connessi all'aumento di inquinamento acustico e luminoso, frammentazione degli habitat e diminuzione della mobilità delle specie). Inoltre, per alcune specie è stato considerato fattore di impatto potenziale anche l'aumento del disturbo antropico generalizzato connesso alle attività turistiche e ricreative. 62 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

2.4 GIUDIZIO DELLA VALUTAZIONE DI INCIDENZA

Il presente studio ha messo in rilievo le differenti criticità degli habitat e delle specie che caratterizzano i siti tutelati dalla Rete natura 2000 in relazione alla pressione antropica, in generale, e agli interventi previsti dal Piano, in particolare. L'analisi degli impatti potenziali su habitat e specie è risultata essere generalmente di natura indiretta, con una stima della significatività dell'impatto nella maggioranza dei casi nulla (N) o trascurabile (T). Ai fini della valutazione finale sono stati considerati elementi attenuativi degli impatti le seguenti caratteristiche: • valutazione globale degli habitat e delle specie: conservazione da eccellente a buona; • indirizzi principali del Piano: dimensionamento e adeguamento dei servizi e delle strutture agli standard legislativi, indispensabili in seguito ad un incremento demografico accertato; interventi di riqualificazione urbana • localizzazione degli interventi: esterni ai siti SIC e ZPS. Alla luce di quanto esposto il giudizio complessivo è, per le azioni specifiche del Piano Urbanistico Comunale di Santo Stefano del Sole, di incidenza da lievemente negativa, ma non significativa, a nulla, fermo restando la necessità di attuazione di adeguati interventi di mitigazione, soprattutto successivamente alla dismessa dei cantieri.

CAPITOLO 3: VALUTAZIONE DELLA SUSCETTIVITA’ ALLA TRASFORMAZIONE

La metodologia di valutazione adottata per la determinazione del grado di suscettività della trasformazione si rifà alla tradizione consolidata delle analisi multicriteriali. La valutazione presuppone una necessaria scomposizione del Piano in azioni da incrociare con l’articolazione dei temi generali di carattere ambientale , attraverso una precisa chiave di lettura.

3.1 LA SUSCETTIVITÀ ALLA TRASFORMAZIONE

3.1.1 Introduzione

Sono state effettuate analisi differenziate ai fini della costruzione di valori ambientali rappresentativi degli impatti da un lato delle azioni del PUC, e dall'altro, della fragilità del territorio attraverso alcune sue criticità riferite alle aree classificate come invarianti strutturali del PUC . Il valore ambientale è considerato sintesi di una serie di valori fisici, strutturali, e di una serie di valori dipendenti dal processo di antropizzazione, che si esplicano nell'esercizio di azioni di tutela, trasformazione e uso delle risorse naturali e del valore storico sociale.

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Questi valori diventano il riferimento per la costruzione dei metodi multicriterio, che conducono a risultati che possono successivamente essere mappati, con l'ausilio di software GIS. l metodi di valutazione multicriteriali permettono di ordinare alternative secondo una priorità che tiene conto della concorrenza di giudizi di valore molteplici e disomogenei attraverso l'uso di confronti a coppie. In maniera analoga a quanto awenuto per i GIS, la messa a punto di nuovi sistemi di valutazione multicriteriale ha tenuto in considerazione il passaggio da metodologie quantitative estremamente rigide ad approcci quali-quantitativi. In un approccio interdisciplinare finalizzato alla evidenziazione ed al confronto dei valori derivanti da tutte le risorse dell'ambiente naturale e antropizzato, la valutazione si rivolge a possibili forme di rappresentazione di una qualità fondata sulle differenze e sulle relazioni strutturali nell'ambito dei processi ambientali. Da tale approccio viene costruita una rappresentazione geografica di classi di valore ambientale, finalizzata ad individuare differenti livelli di compatibilità d'uso del territorio, in approcci fondamentalmente basati sulla comparazione (a coppie), o sul criterio della complementarità e dell'addizione di valori.

3.1. 2 Principi della Analytic Hierarchy Process (AHP)

Una decisione è il risultato della comparazione di una o più alternative rispetto a uno o più criteri importanti ai fini della decisione. Tra i vari criteri alcuni sono considerati di maggiore importanza e altri di minore, il grado di importanza viene assegnato attraverso un peso. L' (AHP), che è stata introdotta da SAATY nel 1977, rappresenta oggi uno dei più affermati metodi di assegnazioni dei pesi. L'attribuzione dei pesi è ricavata grazie all'aiuto di una matrice di preferenza che identifica tutti i criteri rilevanti e li compara gli uni con gli altri attraverso una prefissata scala di valori.

Descrizione del processo AHP Il processo AHP è un approccio additivo, che può essere applicato a griglie di elementi omogenei e discretizzati del territorio. Essi si fondano sul riconoscimento di alcuni attributi del territorio ai quali è associato in forma dicotomica (esistenza-non esistenza dell'attributo) un peso attraverso tecniche derivate dall'applicazione dell'Analytic Hierarchy Process (AHP). Il valore del j-mo areale sarà dato dalla sommatoria

dove è pari a 1 se l'attributo paesaggistico i-esimo di peso W, è presente per l'elemento i-mo, o pari a 0 se l'attributo paesaggistico i-esimo è assente. Essendo la somma massima dei pesi pari a 1 il valore paesaggistico sarà espresso da un indice variabile tra 0 e 1: Tutti i criteri/fattori che sono considerati rilevanti per le decisioni sono comparati gli uni con gli altri in una matrice di comparazione a coppie che è una misura del livello di preferenza relativa tra i vari fattori. 64 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

Per fare ciò viene utilizzata una scala di valori numerici per stabilire l'importanza relativa di un fattore rispetto l'altro. La scala di comparazione suggerita da SAATY va da 1 a 9 dove il valore descrive l'intensità dell'importanza di un fattore sull'altro. l giudizi associati ad ogni elemento della scala sono riportati nella tabella esposta qui di seguito.

Intensità di importanza Descrizione 1 Stessa importanza 3 Moderata importanza di un fattore sull'altro 5 Importanza forte 7 Importanza molto forte 9 Importanza estrema 2,4,6,8 Valori intermedi 1,3,4,5,6,7,8,9 Valori inversi di comparazione Tabella: scala di Saaty

Il confronto a coppie si traduce nella costruzione della seguente matrice di confronto tra n elementi, emi-simmetrica rispetto alla diagonale. Al giudizio verbale del tipo "la componente a è più importante della componente b" verrà fatto corrispondere un rapporto-m/n, con m>n nella misura in cui il giudizio di importanza verrà accompagnato da attributi quali "moderatamente", "molto", "estremamente", ecc.

L'importanza delle singole componenti si ottiene attraverso la ricerca degli autovalori della matrice or ora descritta. Nella matrice di Saaty, costruita ad esempio su cinque componenti (indicati con le lettere a,b,c,d,e) i pesi corrispondenti sono pari agli autovalori della matrice, che, per la forma emi- simmetrica nella quale la matrice è costruita, hanno somma unitaria. Se la matrice è quindi:

Gli autovalori (pesi) corrispondenti e quindi saranno:

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Processo implementato La fase iniziale del lavoro è consistita nell'identificazione di quegli elementi- definiti criteri - che più di altri potevano influenzare le suscettività delle trasformazioni delle varie zone territoriali omogenee (es. geologia e morfologia del territorio, distanza dalla aree urbanizzate, presenza di valenze naturalistiche e storiche, ecc.). Lo sviluppo della banca dati territoriale ha richiesto la raccolta e l'immissione nel GIS, tramite digitalizzazione, di una vasta gamma di dati tra cui carte topografiche di base, carte tematiche, dati statistici socio- economici e demografici. E' stato necessario operare una standardizzazione dei criteri al fine di poterli confrontare e ad ogni criterio è stato attribuito un peso che indicava l'importanza relativa di ognuno nel determinare la vocazione dell'area. Per la calibrazione dei pesi è stato utilizzato il metodo AHP (Analytic Hierarchy Process) che ha previsto la risoluzione di una matrice di comparazione di pesi e di un gruppo di esperti. L'uso del GIS ha permesso di spazializzare le variabili territoriali e di combinare i criteri al fine di elaborare le carte di suscettività della trasformazione. La combinazione dei criteri si è basata sul metodo della combinazione lineare pesata dove maggiore è il peso del criterio, maggiore è la sua influenza nel determinare la vocazione finale. Infine è stato possibile, con il cambiamento dei pesi dei criteri elaborare più di mappe di suscettività delle trasformazioni in funzione di diversi scenari ipotizzati. Lo studio ha previsto le seguenti fasi:  la definizione di una serie di criteri - definiti fattori - ritenuti significativi per influenzare la vocazione della zona; • la raccolta, digitalizzazione e pre-elaborazione dei dati;  l'applicazione di tecniche di normalizzazione dei fattori per consentire il loro confronto;  l'assegnazione dei pesi a ciascun fattore per definire l'importanza di ognuno ai fini dell'analisi;  l'elaborazione delle carte di suscettività con il GIS tramite l'applicazione del metodo di analisi multicriteri.

3.1.3 Definizione degli indicatori territoriali di valutazione

In base alle caratteristiche del territorio comunale evidenziate dagli approfondimenti conoscitivi, è stato sviluppato un insieme di indicatori con lo scopo di cogliere nel modo più esaustivo e mirato possibile gli aspetti salienti del contesto considerato, anche in relazione alla tipologia delle trasformazioni proposte. Si rammenta, tuttavia, che gli indicatori considerati nella presente sezione sono individuati con lo scopo di valutare la propensione della localizzazione degli eventuali ambiti di trasformazione proposti dal Piano. A tal fine sono state, dunque, valutate le differenti incidenze dei vari fattori geomorfologici, del degrado del paesaggio, del consumo di suolo, dell'accessibilità, dell'equilibrio tra forme di tutela e forme di sviluppo, del turismo e dell'uso delle risorse ambientali. Da tale approccio viene costruita una rappresentazione geografica di classi di valore ambientale, finalizzata ad individuare differenti livelli di compatibilità d'uso del territorio, in approcci fondamentalmente basati sulla comparazione (a coppie), o sul criterio della complementarità e dell'addizione di valori. 66 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE

L'analisi effettuata ha permesso di definire il valore finale della suscettività alla trasformazione del territorio comunale. Di seguito sono presentati nel dettaglio gli indicatori territoriali di valutazione, con l'individuazione e la definizione delle loro classi di esistenza. Successivamente, dal momento che i differenti indicatori presentano unità dimensionali di diversa natura e sono misurati su differenti scale, si rende necessaria una loro omogeneizzazione, o normalizzazione, in modo tale da ricondurre tutti gli indicatori ad un'unica e determinata scala di misurazione e permettere la loro comparazione. Alle classi di esistenza di ciascun indicatore sono, quindi, stati attribuiti dei punteggi di propensione.

Suscettività alla localizzazione delle aree residenziali La valutazione della sostenibilità ambientale e territoriale delle aree residenziali è stata effettuata sulla base delle informazioni e delle classi di suscettività alla localizzazione ottenute dalla valutazione spazialmente riferita. In particolare, la struttura degli strati informativi utilizzati è gerarchicamente organizzata: l LIVELLO: 12 indicatori II LIVELLO: 7 categorie III LIVELLO: 3 fattori di valutazione

Tabella: organizzazione gerarchica degli strati informativi per la valutazione della suscettività alla localizzazione delle aree residenziali

Per ciascun sito si è attribuita una valutazione sulla base del giudizio di sostenibilità ambientale per ogni livello informativo, e quindi per ciascun indicatore. Ciò ha consentito di effettuare analisi e dare indicazioni sugli aspetti da considerare nella progettazione dei diversi comparti urbanistici al fine di mitigarne gli effetti ambientali. Sono di seguito riportati gli indicatori considerati con corrispettive classi di definizione ed i giudizi assegnati ad ognuno.

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Gli indicatori illustrati rappresentano la base informativa dell'analisi realizzata con la metodologia AHP su base georeferenziata; una volta ottenuto il risultato su base GIS del modello di valutazione ad esso vengono sottratte tutte quello aree del territorio comunale che sono vincolate in qualche modo. Sono illustrati di seguito i vincoli considerati nell'analisi, come contenuti nelle norme tecniche di attuazione del PUC di Santo Stefano del Sole: • fasce di rispetto fluviale • aree di tutela delle risorse idriche • aree di rispetto delle risorse idriche • aree di rispetto cimiteriale • aree a rischio idrogeologico • aree di perimetrazione comunale per P.S.A.I Tale struttura della metodologia è stata applicata analogamente a tutte le successive elaborazioni; l'unica differenza è rappresentata dall'attribuzione dei pesi, i quali vanno valutati singolarmente in funzione della tipologia di opera che si intende inserire nel quadro ambientale. Vengono di seguito riportate le tabelle di sintesi dei risultati ottenuti. Dalla metodologia illustrata per la determinazione della suscettività alla trasformazione residenziale e gli altri interventi previsti dal Piano, siano essi di edilizia pubblica o turistico alberghiera, si evince che questi ricadono per la maggior parte in aree a suscettività variabile da media a medio‐alta.

Suscettività alla localizzazione delle aree industriali ‐ artigianali

La valutazione della sostenibilità ambientale e territoriale delle aree industriali-artigianali è stata effettuata sulla base delle informazioni e delle classi di suscettività alla localizzazione ottenute dalla valutazione spazialmente riferita. In particolare, la struttura degli strati informativi utilizzati è gerarchicamente organizzata: l LIVELLO: 5 indicatori II LIVELLO: 8 categorie III LIVELLO: 3 fattori di valutazione

Tabella: organizzazione gerarchica degli strati informativi per la valutazione della suscettività alla localizzazione delle aree industriali-artigianali

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Per ciascun sito si è attribuita una valutazione sulla base del giudizio di sostenibilità ambientale relativamente ad ogni livello informativo, e quindi a ciascun indicatore. Ciò ha consentito di effettuare analisi e dare indicazioni sugli aspetti da considerare nella progettazione dei diversi comparti urbanistici al fine di mitigarne gli effetti ambientali. Sono di seguito riportati gli indicatori considerati con corrispettive classi di definizione ed i giudizi assegnati ad ognuno.

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Per quanto riguarda le aree industriali ed artigianali, il Piano conferma alcune tra quelle già esistenti, e per le quali sono previsti solo interventi di adeguamento/ampliamento; la suscettività valutata per tali aree è media. Invece, l'area destinata ad accogliere le strutture ex P.I.P. (Piano di Insediamento Produttivo) è localizzata in una porzione del territorio caratterizzata da suscettività medio‐alta.

Suscettività alla localizzazione delle attrezzature e dei servizi di livello territoriale

La valutazione della sostenibilità ambientale e territoriale delle aree destinate ad accogliere attrezzature e servizi è stata effettuata sulla base delle informazioni e delle classi di suscettività alla localizzazione ottenute dalla valutazione spazialmente riferita. In particolare, la struttura degli strati informativi utilizzati è gerarchicamente organizzata: l LIVELLO: 5 indicatori II LIVELLO: 8 categorie III LIVELLO: 3 fattori di valutazione

Tabella: organizzazione gerarchica degli strati informativi per la valutazione della suscettività alla localizzazione delle attrezzature e dei servizi

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Per ciascun sito si è attribuita una valutazione sulla base del giudizio di sostenibilità ambientale relativamente ad ogni livello informativo, e quindi a ciascun indicatore. Ciò ha consentito di effettuare analisi e dare indicazioni sugli aspetti da considerare nella progettazione dei diversi comparti urbanistici al fine di mitigarne gli effetti ambientali. Sono di seguito riportati gli indicatori considerati con corrispettive classi di definizione ed i giudizi assegnati ad ognuno.

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In merito alla collocazione delle aree destinate ad accogliere le attrezzature pubbliche (parcheggi, aree verdi sportive, strutture scolastiche, religiose, ecc) previste dal Piano, esse si trovano distribuite maggiormente in aree a suscettività media.

Si ritiene tuttavia che si tratti della miglior localizzazione, in virtù del fatto che tali aree si inseriscono in contesti già urbanizzati, compatibilmente con gli obiettivi strategici di tutela del territorio e riqualificazione urbana fissati dal Piano.

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CAPITOLO 4. MITIGAZIONE

La valutazione degli effetti e delle influenze del Piano Urbanistico Comunale ha escluso l'impatto negativo diretto sulle componenti abiotiche, biotiche ed ecologiche dei siti Natura 2000. Sono comunque possibili impatti indiretti e lo sviluppo di diversi fattori di disturbo generalizzato, anche in previsione della sovrapposizione e/o associazione di particolari effetti, valutati singolarmente come non impattanti. Si ritiene pertanto necessario fornire indicazioni, per quelle tipologie di intervento potenzialmente in grado di dar luogo a pressioni ambientali, sui possibili indirizzi e/o requisiti da acquisire per impedire, ridurre e compensare gli impatti eventualmente derivanti da tali pressioni, al fine di preservare lo stato di conservazione dei siti natura 2000. Non sono state previste nello Studio di Incidenza soluzioni alternative per gli interventi previsti dal Piano, in quanto si ritiene che quest'ultimo sia stato redatto in conformità con i criteri di sviluppo sostenibile, al fine di preservare le risorse naturali e garantire una migliore qualità dell'ambiente e della vita. In particolare, la scelta di aree già antropizzate per lo sviluppo edilizio e dei servizi annessi sono in linea con gli obiettivi di tutela del territorio e riqualificazione urbana. Le azioni di seguito indicate sono connesse soprattutto alla mitigazione degli effetti temporanei generabili in fase di cantiere per la realizzazione delle principali opere previste dal Piano, e connesse con le attività e le tecniche costruttive delle strutture residenziali, delle strutture e attrezzature sportive e ricreative e delle nuove infrastrutture viarie. In previsione dei possibili impatti, si consigliano le seguenti mitigazioni: • ripristino delle originarie caratteristiche morfologiche e paesaggistiche al fine di non impedire il passaggio e la libera circolazione delle specie faunistiche; • programmazione dei cantieri in preferibilmente in periodi invernali al fine di limitare il diffondersi degli inquinanti nell'area e il disturbo delle dinamiche faunistiche più delicate (costruzione dei nidi, riproduzione) • rinverdimento delle superfici da ripristinare tramite l'utilizzo di specie autoctone con la finalità di preservare la naturalità degli habitat; • i tratti di strada non asfaltati e/o temporanei dovranno essere regolarmente bagnati o ricoperti con specifici prodotti per ottenere l'abbattimento delle polveri e la loro diffusione; • pianificazione ragionata dei trasporti con automezzi pesanti per ridurre le vibrazioni e le altre possibili tipologie di disturbo nelle fasce orarie e nei periodi dell'anno coincidenti alle principali attività biologiche delle specie più vulnerabili; • utilizzo di macchine silenziate per limitare il disturbo da rumore alla fauna; • manutenzione dei macchinari per evitare lo sversamento di sostanze inquinanti nei terreni e nelle acque; • adozione di impianti di illuminazione provvisori e/o definitivi a media luminosità, possibilmente alimentati con fonti energetiche alternative per ridurre l'inquinamento luminoso; • preferire la realizzazione di recinzioni in legno di dimensioni e disegno tali da impedire la formazione di barriere ecologiche; • utilizzo di specie autoctone, coerenti con la fauna fitoclimatica in questione, per le eventuali nuove piantumazioni da realizzare. • corretto smaltimento di scarti e rifiuti, pulizia dei luoghi di intervento, governo o eliminazione delle specie esotiche o autoctone invasive.

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Per quanto riguarda l'impatto permanente connesso alla realizzazione e all'ampliamento di strutture residenziali, dovrebbero essere previsti investimenti mirati alla cura e miglioramento dell'ambiente e del paesaggio ed al perseguimento di almeno una delle seguenti priorità: • risparmio energetico e diffusione dell'utilizzo di energie rinnovabili; • risparmio delle risorse idriche; • adeguata gestione delle problematiche connesse alla produzione di rifiuti; • cura e miglioramento dell'ambiente e del paesaggio. Al fine di ridurre eventuali impatti connessi alla realizzazione di infrastrutture viarie, si suggerisce di considerare le seguenti mitigazioni: • l'uso di misure che riducano l'effetto barriera della strada (viali e siepi alberate, attraversamenti faunistici, pozze e canali laterali, assenza di barriere artificiali ininterrotte); • realizzazione di impedimenti all'accesso in carreggiata tramite specifiche recinzioni e barriere adatte a categorie faunistiche differenziate, eventualmente predisponendo attraversamenti per la fauna selvatica posizionati nei tratti stradali critici al fine di ridurre il rischio di collisioni con veicoli; • evitare l'utilizzo di reti plastificate in colore verde scuro per le recinzioni in vicinanza di vegetazione boschiva, poiché poco visibili e a rischio di collisione per l'avifauna; • valutazione accurata tramite indagini specifiche di eventuali scompensi connessi alla pericolosità ed al rischio idrogeologico. I canali di drenaggio e le aree di servizio alla viabilità, possono rappresentare talvolta biotopi di un certo valore per le specie legate all'acqua; una opportunità interessante è rappresentata dalle vasche di raccolta delle acque che, se concepite tenendo conto dell'inserimento ambientale, possono effettivamente assumere un ruolo biotopico (ecosistemi filtro), con conseguenti effetti positivi sulla conservazione delle specie. Per quanto attiene la realizzazione di nuovi parcheggi, alcuni accorgimenti progettuali possono mitigare gli eventuali impatti connessi: • utilizzo di superfici a prato armato e/o inerbite, realizzate con materiali drenanti al fine di mitigare gli sbalzi termici estivi e rallentare il ruscellamento meteorico; • messa a dimora di elementi verdi (alberi, siepi, aiuole) con funzione di filtro/cattura delle polveri; • illuminazione in quantità e durata limitata alle esigenze, con corpi illuminanti verso il basso. Tra le attività con potenziale impatto sulla conservazione di habitat e specie è necessario concentrare l'attenzione anche sull'uso del territorio derivante dallo sviluppo turistico. Pur limitata rispetto ad altre funzioni di tipo produttivo, non va trascurata l'influenza di un ampliamento della presenza antropica, capillare e diffusa, in territori precedentemente isolati e indisturbati. Elementi di mitigazione possono essere rappresentati da:  sviluppo di attività agrituristiche che possono contribuire, oltre allo sviluppo di forme di agricoltura biologica, anche all'educazione ambientale dei fruitori;  utilizzo di sentieri pedonali già presenti sul territorio, o in alternativa, ave sia necessario l'apertura di nuovi accessi, si suggerisce di preferire l'utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica, con materiali e vegetali reperiti localmente (massi prelevati sul posto, taglio di un numero limitato di esemplari, utilizzo di materiale proveniente da tagli di diradamento o di materiale non altrimenti utilizzabile, ecc.);

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 manutenzione costante delle aree interessate con eliminazione specie alloctone invasive, monitoraggio di eventuali fitopatie, uso di specie vegetali spontanee per le aree esterne, creazione di corridoi ecologici per le specie meno esigenti.

CAPITOLO 5: SINTESI DEI RISULTATI

Il Piano Urbanistico Comunale del comune di Santo Stefano del Sole è stato analizzato e valutato rispetto a due fondamentali aspetti: 1) La coerenza dei suoi obiettivi rispetto alle politiche territoriali, di sostenibilità, ed alla pianificazione sovraordinata 2) La capacità di rispondere alle istanze derivanti dalle criticità territoriali emerse dal rapporto sullo stato dell'ambiente. L'analisi della suscettività alla localizzazione delle opere previste dal Piano è stata di volta in volta valutata per le differenti tipologie di interventi ed in funzione di adeguati indicatori, rappresentativi dello stato ambientale, con particolare riguardo al rischio idrogeologico ed alle criticità ecosistemiche. Il risultato finale di tale valutazione mostra in sostanza che i siti scelti per la localizzazione delle opere sono classificati con giudizio complessivamente positivo, variabile tra suscettività media e medio-alta. Non sono state previste soluzioni alternative per gli interventi previsti dal Piano, in quanto si ritiene che quest'ultimo sia stato redatto in conformità con i criteri di sviluppo sostenibile, al fine di preservare le risorse naturali e garantire una migliore qualità dell'ambiente e della vita. In particolare, la scelta di aree già antropizzate per lo sviluppo edilizio e dei servizi annessi sono in linea con gli obiettivi di tutela del territorio e riqualificazione urbana.

I risultati ottenuti confermano la validità della struttura del Piano, che è stato complessivamente ritenuto improntato ad un modello di sviluppo territoriale sufficientemente equilibrato.

CAPITOLO 6: MONITORAGGIO

Il monitoraggio costituisce un momento cardine del processo di VAS, che consente di capire quale contributo ha fornito il piano alle tematiche ambientali e di ricollocare il piano stesso, nell'eventualità di una variazione del contesto e delle componenti ambientali. La sua funzione è quella di garantire, quindi, che le trasformazioni indotte dal piano siano sempre sostenibili e che il processo di pianificazione sia flessibile grazie alla permanenza degli obiettivi e alla possibilità di riconsiderare i mezzi per raggiungerli. Il monitoraggio della VAS ex ante si riferisce alla fase di predisposizione del piano, ed opera una sistematizzazione delle informazioni che consente di tenere sotto controllo quanto previsto dal 80 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE piano, e può articolarsi nella definizione degli obiettivi del monitoraggio, nel confronto con gli obiettivi del piano, nell'individuazione delle priorità e nella determinazione del loro grado di perseguimento. Per una corretta valutazione degli impatti, il monitoraggio è utile per capire se il piano ha un significativo impatto positivo rispetto agli obiettivi proposti e, in caso negativo, se questi effetti possono essere ridotti. Il monitoraggio interviene, quindi, nelle diverse fasi di elaborazione di una VAS ed acquista un ruolo primario ed innovativo proprio nella fase della VAS in itinere, che interviene nella fase di realizzazione degli interventi previsti ed è la più efficace in quanto, nel caso in cui il monitoraggio mostri un forte scostamento dalle previsioni, può costituire la base per l'introduzione di meccanismi di rielaborazione del piano stesso, e quindi risulta uno strumento utile per consentire l'adozione di alternative. Riassumendo, il monitoraggio permette di:

A. Verificare l'attuazione delle azioni e degli interventi di piano B. Controllare gli effetti delle azioni di piano sull'ambiente

Il monitoraggio trova attuazione nella misurazione periodica di indicatori appositamente selezionati. Gli aspetti principali degli indicatori sono la frequenza temporale di misurazione, lo spazio cui si riferisce il rilevamento e le unità di misura. Le misure previste in merito al monitoraggio potrebbero essere impostate su due livelli rei azionati: - il monitoraggio delle opere e dei programmi previsti dal Piano, nonché dei loro principali effetti ambientali (con dati facilmente reperibili, es. il consumo di suolo agricolo; - la valorizzazione del sistema paesistico - ambientale; la tutela e la riqualificazione del paesaggio agrario, ecc.), attuabile attraverso un report annuale. - il bilancio di sintesi, che permette di verifica complessiva degli obiettivi del Piano e degli effetti ambientali generati, potrà essere riferito alla durata del Piano ma comunque con verifiche intermedie di cadenza quinquennale. Esso costituirà anche il momento di verifica e di taratura degli indicatori e dei valori soglia utilizzati. Un aspetto rilevante del monitoraggio è relativo all'aggiornamento ed implementazione dei dati. A tale proposito è utile sottolineare che il comune si avvalga di sistemi informativi territoriali a diversi livelli fra loro integrati. Il Comune di Santo Stefano del Sole è dotato di un Sistema Informativo Territoriale (SIT) che per tanto andrà aggiornato ed implementato nelle diverse fasi di attuazione del Piano e dal quale possono essere tutti i dati utili per il monitoraggio. Al fine del monitoraggio degli effetti del Piano a livello sovralocale è utile che il SIT comunale sia relazionato con un eventuale SIT provinciale. Un programma di monitoraggio può in realtà avere anche diverse altre finalità, rapportate alle attività di attuazione, di aggiornamento, di comunicazione e coinvolgimento. In linea generale si possono immaginare le seguenti possibili finalità che portano ad organizzare il monitoraggio di un piano: • informare sull'evoluzione dello stato del territorio • verificare periodicamente il corretto dimensionamento rispetto all'evoluzione dei fabbisogni

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• verificare lo stato di attuazione delle indicazioni del piano • valutare il grado di efficacia degli obiettivi di piano • attivare per tempo azioni correttive • fornire elementi per l'avvio di un percorso di aggiornamento del piano • definire un sistema di indicatori territoriali di riferimento per il comune Le risultanze del monitoraggio non sono confinate all'utilizzo a livello tecnico, ma anzi devono essere pensate soprattutto in funzione dell'utilizzo che ne possono fare i decisori e della comunicabilità ad un pubblico vasto, di non addetti ai lavori. Il programma di monitoraggio produce con cadenza un report, che presenta informazioni e considerazioni in forma qualitativa discorsiva, basate tuttavia sulla quantificazione di una serie di indicatori. L'importanza del monitoraggio nel garantire l'efficacia della valutazione ambientale dei piani è stato affermato con decisione dalla norma quadro europea (cfr. l'art. 10 della direttiva CE/2001/42, le linee guida sull'attuazione e il report speciale della Commissione Europea). In particolare, il monitoraggio assume un ruolo essenziale nel perseguire la chiusura del ciclo_di valutazione, consentendo una verifica delle ipotesi formulate nella fase preventiva e offrendo concrete opportunità di modifica in fase di attuazione di quegli aspetti del piano che dovessero rivelarsi correlati ad effetti ambientali significativi. La scelta degli indicatori dovrebbe quindi essere orientata a cogliere le variazioni nello stato dell'ambiente, riprendendo le categorie scelte nella parte conoscitiva del Rapporto Ambientale. E' necessario predisporre un core-set di indicatori per verificare, in itinere ed ex post, le prestazioni dello strumento urbanistico, intese come livello di conseguimento degli obiettivi assunti e come esiti effettivamente generati sulla città e sul territorio: gli indicatori sono quindi considerati come "indicatori di performance" del piano che permettono di quantificare se e quanto gli obiettivi di piano vengono raggiunti. Gli indicatori appartenenti al core-set vengono scelti sulla base di alcuni criteri: la rappresentatività rispetto alla tematica in oggetto, la sensibilità alle trasformazioni indotte dal piano, la disponibilità e la reperibilità dei dati, la facilità di lettura e di comunicazione ai tecnici e ai cittadini. Il monitoraggio, dunque, può allertare i soggetti attivi della pianificazione e della gestione urbana sottolineando il nesso fra una tipologia di attività e una determinata criticità ambientale, lasciando aperte ipotesi di risposta che variano dall'astensione (l'intervento viene annullato o rimandato), alla rielaborazione (l'intervento viene considerato realizzabile solo a determinate condizioni che evitino o attenuino gli effetti ambientali), e infine alla compensazione (la realizzazione viene reputata irrinunciabile nonostante la consapevolezza delle ricadute ambientali negative, ma qualora per esse valga il principio di sostituibilità, si procede ad un secondo intervento che mira a ristabilire un equilibrio). La costruzione di un Sistema Informativo Territoriale, e la sua pubblicazione sul WEB, inteso come strumento di supporto alla pianificazione e alla gestione urbana appare un supporto promettente all'attività di monitoraggio. Tuttavia, è inevitabile che l'esito di questa operazione sia legato al rafforzarsi delle conoscenze e delle capacità endogene dell'amministrazione comunale, nonché all'intensificarsi della rete di relazioni che intercorrono fra la stessa e tutti gli altri enti e soggetti con competenze ambientali che riguardano il territorio di Santo Stefano del Sole.

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Di seguito si riporta una tabella contenente gli indicatori per il monitoraggio

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Nella figura che segue è invece illustrato un ciclo di monitoraggio, pensato per essere implementato su una piattaforma tecnologica WEB GIS.

Ogni indicatore è consultabile per singola entità territoriale ed è temporalmente riferito ad un anno. La consultazione avviene tramite filtri di ricerca guidati, che scelgono quale indicatore (cosa), per quale ambito (dove) e per quale periodo (quando). Le informazioni che il sistema fornisce sono sia di tipo tabellare che di tipo geografico, attraverso cartogrammi realizzati con servizi WEB-GIS. I risultati della ricerca in formato tabellare sono esportabili in locale e quindi elaborabili da parte di ciascun utente, secondo le finalità del caso.

FASI DI CONSULTAZIONE NEL PROCESSO DI VAS Il percorso di formazione del PUC e della presente VAS è partito dall’individuazione dei Soggetti di Competenza Ambientale coinvolti unitamente agli altri attori (associazioni, cittadini, ecc,) nella formazione del PUC e nella definizione della VAS. Il processo di formazione ha avuto momenti importanti di partecipazione, a partire dalle audizioni dei cittadini e delle associazioni, effettuate ai sensi dell’art. 4 L.R. n. 16/2004 e dell’art. 7 del relativo Regolamento 5/2011 ed ai sensi dell’art. 3 della Direttiva 2001/42CE e secondo quanto previsto dalla deliberazione di Giunta Regionale n. 627/2005. Presso l’Autorità di Bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno fu svolto in data 13/04/2005, un primo incontro per dare avvio all’Attività di concertazione per la predisposizione del PUC, nel

87 RAPPORTO AMBIENTALE COMUNE DI SANTO STEFANO DEL SOLE PIANO URBANISTICO COMUNALE quale fu valutata la compatibilità con i vari piani in itinere dall’Autorità di bacino e la compatibilità di questi con gli indirizzi programmatici del PUC in fase di redazione.

In data 1 dicembre 2005, regolarmente convocata, fu indetta audizione con le organizzazioni sociali, culturali, sindacali, economico-professionali ed ambientali di livello provinciale preliminare alla proposta di PUC ai sensi dell’art.24, comma 1, della L.R. 16/2004.

In data 13/09/2010 si tenne, presso L’Area Generale di Coordinamento 16 Governo del territorio della Regione Campania – Staff VAS, una prima riunione di Consultazione ai sensi dell'artico 13 comma l del d.lgs. 152/2006 e ss.mm.ii. per il Piano urbanistico comunale del comune di Santo Stefano del Sole. In detta sede furono concordate delle integrazioni e modifiche al Rapporto preliminare precedentemente trasmesso allo Staff VAS.

Successivamente, in data 02 febbraio 2011, si svolse presso la stessa sede un secondo incontro nel quale, dopo aver visionato il rapporto preliminare modificato e integrato dal Comune, fu stabilito il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel rapporto ambientale. Fu convenuto l'utilità di rivedere gli indicatori alla luce degli obiettivi di qualità ambientale da perseguire, puntando ad una scelta mirata alla realtà territoriale del Comune di Santo Stefano del Sole e furono individuati i soggetti competenti in materia ambientale da coinvolgere.

In data 6 luglio 2012, sempre ai fini delle consultazioni preliminari alla predisposizione della proposta di PUC di cui all’art.23 della L.R. 16/2004, previo avviso pubblico, fu svolta presso la Biblioteca comunale di Santo Stefano del Sole una riunione con tutti i soggetti pubblici e privati interessati al processo di formazione del Piano; durante l’incontro furono esposte le analisi condotte e le prime ipotesi, da queste scaturite, per la formazione del Piano comunale. In tale sede fu presentato il Preliminare di piano ed il Rapporto Ambientale Preliminare ad esso connesso, proseguendo quindi con la fase di consultazione e partecipazione propedeutica alla formazione del piano.

Negli allegati che seguono sono riportati i principali atti redatti durante il processo di consultazione e partecipazione che ha portato alla redazione del Piano Urbanistico Comunale.

ELENCO ALLEGATI

ALLEGATO 1- Delibera costituzione Ufficio VAS ALLEGATO 2- Avviso indizione consultazione preliminare ALLEGATO 3- Delibera approvazione Preliminare ALLEGATO 4- Dichiarazione esito fase scoping ALLEGATO 5 - Verbale Autorità di Bacino - Comune ALLEGATO 6 - Verbale del 02/02/2011- Regione Ufficio VAS ALLEGATO 7 – Nota Regione Campania sugli esiti della fase di scoping ALLEGATO 8- Verbale incontro pubblico

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