COMUNE DI REGGIO EMILIA Ufficio Stampa ______Merc. 22 novembre 2006

A Reggio Emilia dal 4 al 19 dicembre torna Roráte Coeli, ciclo di concerti nelle chiese

Un itinerario nel sacro di artisti come Nada e Rita Marcotulli, , Arto Lindsay, e Ludovico Einaudi, e il Corou de Berra

Roráte coeli torna, per il terzo anno, tra San Prospero e Natale, nelle chiese della città e delle ville per proporre canto, riflessione, preghiere, ascolto, con la possibilità della “musica religiosa di raccontare la complessità dell'esperienza umana indipendentemente dall'idea che ognuno di noi ha o non ha di Dio perché niente di ciò che è umano le è estraneo”. Il primo anno la manifestazione ha sviluppato l'ascolto nella “dimensione verticale: dalla terra al cielo. Un ascolto interiore, voragine e vertigine... un invito all'ascolto tradizionale, contemporaneo, cittadino”. Nella seconda edizione del 2005 si è invece dato vita a “una riflessione personale, secondo la propria esperienza, la propria sensibilità, la propria arte”. Quest'anno la rassegna, nuovamente promossa dal Comune di Reggio Emilia (assessorati Cultura-Turismo e Città storica), dalla Diocesi di Reggio-Guastalla (Ufficio Beni Culturali) e dall’Ater (Associazione Teatrale Emilia-Romagna), è composta in gran parte di produzioni originali e prime esecuzioni. Nelle chiese della città, dal 4 al 19 dicembre, si sviluppa l'itinerario nel sacro di diversi artisti, alcuni dei quali molto noti, come Nada e Rita Marcotulli, Alice, Arto Lindsay, Giovanni Lindo Ferretti e Ludovico Einaudi, che, rileggendo tradizioni, come il Corou de Berra, e offrendo contributi recenti, danno vita a opere nuove. Sono cinque serate (a ingresso libero, limitato ai posti disponibili) dove la riflessione sulla vita e sull'essenzialità della ricerca e dell'espressione è sedimentata attraverso l'arte di donne e uomini che pongono ipotesi sul sacro e sul quotidiano.

Si parte lunedì 4 dicembre, alle ore 21.00, nella Chiesa di San Michele Arcangelo (via F.lli Cervi - Pieve Modolena) con una prima esecuzione assoluta dal titolo Terra e anima che ha come protagoniste Nada, una delle più note cantanti italiane, e Rita Marcotulli, una delle pianiste italiane più richieste a livello internazionale. La collaborazione tra Nada e Rita Marcotulli nasce qualche anno fa con uno spettacolo dedicato alla musica e ai testi di Piero Ciampi. Un incontro tra due interpreti di diversa natura musicale, ma con la stessa voglia di sperimentare e ricercare attraverso nuove esperienze artistiche. Terra e anima (produzione di Ater per Roráte Coeli 2006) dà vita a una nuova intesa che parte da una riflessione sulla vita. Il quotidiano, a volte pesante, peregrinare sulla terra ci consente di scoprire, nel bene e nel male, la leggerezza dell'anima. Suoni, parole, emozioni raccontate e improvvisazioni divengono musica e canto, espressione dello spirito.

Segue giovedì 7 dicembre, ore 21.00, nella Chiesa dei SS. Giacomo e Filippo (via Roma) un concerto di Calena-Natali provenzali e nizzardi del ‘Corou de Berra’, uno dei protagonisti assoluti in materia di canto polifonico alpino, diretto da Michel Bianco. Il repertorio dei Natali Provenzali è una delle componenti maggiori del patrimonio musicale natalizio. Il ‘Corou de Berra’ presenta uno spettacolo interamente dedicato a queste melodie ______

Piazza Prampolini, 1 – 42100 Reggio Emilia – Tel. 0522 456390 / 456840 – Fax 0522 456677 sito Internet www.comune.re.it / e.mail [email protected] popolari insieme ai manoscritti di musica sacra delle Alpi del Sud, in particolare la Messa dal manoscritto de la Brigue e pezzi sacri tratti dal famoso manoscritto Audoly. Questi canti, ricchi di fervore, trasmessi principalmente grazie alla tradizione orale e poi fissati tra 1780 e 1800, erano cantati in chiesa, durante le processioni ma anche in riunioni popolari di paesi dell'entroterra. Vi si riscontrano influenze sarde, liguri, provenzali e piemontesi. Il ‘Corou de Berra’ interpreta questi brani con i timbri vocali naturali conservandone l'espressione spontanea che enfatizza il contrasto tra la musica sacra e la musica popolare.

Martedì 12 dicembre, sempre alle ore 21.00, nella Chiesa di San Pietro (via Emilia San Pietro) Alice (voce), accompagnata da (batteria), Daniele Moretto (tromba), Marco Pancaldi (chitarra), Alberto Tafuri (piano e tastiere), in prima esecuzione assoluta (Produzione di Ponderosa in collaborazione con Ater, per Musica dei Cieli e Roráte Coeli 2006) presenta il suo nuovo progetto Lungo la strada. Concepito per una esecuzione nei luoghi sacri, il lavoro continua sulla linea di ricerca già avviata con God is my d.j.; un viaggio attraverso mondi musicali diversi ed eterogenei che propone non tanto musica sacra nel senso tradizionale del termine, quanto piuttosto una ricerca del sacro nella musica, ampliando ulteriormente il campo di indagine. Attraverso un percorso musicale e poetico si sintetizzano alcuni degli elementi che l'artista ritiene essenziali nella vita umana: la poesia, il desiderio di pace, l'amore, l'introspezione e la ricerca spirituale, la fede che si esprime attraverso la preghiera.

Venerdì 15 dicembre, alle ore 21.00, nella Chiesa di Sant'Agostino (via Reverberi) tocca a Arto Lindsay (voce, chitarra), accompagnato per l’occasione da Micah Gaugh (elettronica, voce, sax), Peter Zuspan (elettronica, voce), e da un coro. Protagonista del movimento post-punk di New York di fine anni Settanta, Arto Lindsay (1953, Richmond, Virginia, Stati Uniti) ha contribuito a cambiare l'accezione di “rock” facendone un genere musicale astratto e concettuale. Sperimentatore a tutto campo, divenuto col passare degli anni portavoce di un post-modernismo musicale che ha fuso l'approccio rumorista degli esordi con le sonorità elettroniche e una rilettura personale del tropicalismo brasiliano, ha deciso di comporre per la prima volta per una Messa. Una Messa noise. “Sarà una partitura per canto (con il coinvolgimento di un coro), tastiere ed elettronica davvero sorprendente”, promette l'artista statunitense, cresciuto nello stato del Pernambuco, in Brasile al seguito dei genitori, missionari presbiteriani.

Infine martedì 19 dicembre, ore 21.00, per l’ultimo appuntamento di Roráte Coeli, nella Basilica della Beata Vergine della Ghiara (corso Garibaldi) è di scena un duo d’eccezione: Giovanni Lindo Ferretti e, graditissimo ritorno dopo l’esibizione estiva nel festival ‘OST’, Ludovico Einaudi, impegnati in una partitura per voce e pianoforte. Inchiodato alla Natività è il titolo del concerto realizzato in prima assoluta come produzione Ater per Rorate Coeli 2006. “Nel regno di Giuda, in Terra di Israele, da una Madre vergine Immacolata in eterno, è nato, al tempo dell'Imperatore Augusto in Roma, il Salvatore, il Redentore del Mondo...”. Aspettando il Santo Natale un invito a costruire il proprio presepe riallacciando i fili della memoria alla storia delle nostre famiglie, delle nostre comunità. Una veglia di musica, parole sacre, canti della tradizione in onore del mistero dell'Incarnazione. /PP

INFO: Comune di Reggio Emilia - tel. 0522 / 456249 / 456539 – http://www.municipio.re.it/cultura Ater - tel. 059 / 340221 - http://ater.regione.emilia-romagna.it CINQUE SERE, CINQUE CHIESE, CINQUE CONCERTI NEL TEMPO DELL’AVVENTO lunedì 4 dicembre - ore 21.00 Chiesa di San Michele Arcangelo (via Flli Cervi Pieve Modolena) Terra e anima Nada (voce) Rita Marcotulli (pianoforte) Prima esecuzione assoluta. Produzione di Ater per Rorate Coeli 2006 La collaborazione tra Nada e Rita Marcotulli nasce qualche anno fa con uno spettacolo dedicato alla musica e ai testi di Piero Ciampi. Un incontro tra due interpreti di diversa natura musicale, ma con la stessa voglia di sperimentare e ricercare attraverso nuove esperienze artistiche. Terra e anima dà vita a una nuova intesa che parte da una riflessione sulla vita. Il quotidiano, a volte pesante, peregrinare sulla terra ci consente di scoprire, nel bene e nel male, la leggerezza dell'anima. Suoni, parole, emozioni raccontate e improvvisazioni divengono musica e canto, espressione dello spirito.

Nada, debutta giovanissima al Festival di Sanremo nel 1969 con Ma che freddo fa che le regala un'enorme popolarità. Nel 1970 canta Pà diglielo a Mà in coppia con Ron sempre a Sanremo, mentre nel 1971 vince il Festival con Il cuore è uno zingaro in coppia con . Con l'album Ho scoperto che esisto anch'io (1973), la giovane cantante abbandona l'immagine adolescenziale costruita dai suoi discografici e coraggiosamente si avvicina ai testi di Piero Ciampi spiazzando critica e pubblico. Inizia a collaborare anche con giovani cantautori italiani come Antonello Venditti, Claudio Baglioni, Riccardo Cocciante. La svolta prosegue con l'album 1930: Il domatore delle scimme realizzato insieme alla Reale Accademia di Musica. Nel 1976 interpreta per la prima volta alcuni testi di Paolo Conte nell'album Nada e riprende i rapporti con Piero Ciampi. Con il passaggio dalla Rca alla Polydor, torna al grande successo con un repertorio più leggero e commerciale che comprende: Pasticcio Universale, Dolce più dolce e Ti stringerò. Nel 1983 passa alla Emi ed esce l'album Smalto con Amore disperato, uno dei maggiori successi dell'anno. Ottiene ulteriori riconoscimenti nell'ambito di numerose rassegne popolari come Vota la voce e Azzurro. Nel 1985 l'ennesima svolta musicale: il disco elettronico Noi non cresceremo mai e Baci Rossi dell'anno successivo. Quindi una lunga pausa, interrotta solo nel 1991 con l'album L'Anime Nere. A metà degli anni Novanta, grazie all'esperienza col Nada Trio (formato con Fausto Mesolella e Ferruccio Spinetti degli Avion Travel), si riaffaccia sulla scena musicale italiana tenendo apprezzati concerti in piccoli clubs e partecipando al Premio Tenco e al Festival di Recanati. Questa intensa esperienza è stata il preludio ad un nuovo lavoro discografico, Dove sei sei, pubblicato nel 1999 sotto la supervisione artistica di Mauro Pagani, in cui Nada scrive per la prima volta i testi e le musiche. Nel novembre 2001 arriva un nuovo lavoro, L'amore è fortissimo e il corpo no, un disco che la vede coinvolta integralmente nella scrittura di musica e parole in collaborazione con grandi artisti della musica italiana come Rita Marcotulli e Javier Girotto. La nuova anima di Nada è confermata dal successivo album Tutto l'amore che mi manca, prodotto dall'inglese John Parish (già collaboratore di P.J. Harvey), disco pluripremiato come migliore album dell'anno e come miglior album indipendente del 2004 (Premio SIAE). Il disco esprime una forza tale da portare la cantante a collaborare con Massimo Zamboni per una serie di concerti e per un album live intitolato L'apertura. Nel 2006 torna con una raccolta intitolata Le mie canzoncine 1999-2006 che contiene il meglio della sua recente produzione.

Rita Marcotulli, nata a Roma nel 1959, studia pianoforte presso il Conservatorio di Santa Cecilia. Si interessa fin da subito al jazz e, fra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta, comincia a suonare professionalmente con piccoli gruppi, facendosi notare dalla critica per il tocco delicato e la bellezza dello stile moderno e leggibile. È una delle pianiste italiane più richieste a livello internazionale. Collabora con artisti europei e americani di fama mondiale quali Chet Baker, Jon Christensen, Palle Danielsson, Pino Daniele, Peter Erskine, Steve Grossman, Joe Henderson, Helène La Barrière, Joe Lovano, Charlie Mariano, Marilyn Mazur, Pat Metheny, Sal Nistico, Michel Portal, Enrico Rava, Dewey Redman, Aldo Romano, Kenny Wheeler, Norma Winstone. Nel 1987, nel referendum indetto dalla rivista Musica Jazz, viene votata come miglior nuovo talento musicale. Dal 1988 al 1990 fa parte della band di Billy Cobham. Nello stesso periodo si trasferisce in Svezia, dove ottiene eccellenti affermazioni in un ambiente di forti personalità musicali e di spiccata disposizione per la ricerca. Rientra in Italia nel 1992 e, fra il 1994 e il 1996, collabora con Pino Daniele in qualità di strumentista e arrangiatrice. Compone musica per la danza e il cinema collaborando con le coreografe Roberta Garrison, Maia Claire Garrison e Teri J. Weikel. Nel 1996 si esibisce in duo con Pat Metheny al festival di Sanremo e prende parte ad un trio pianistico con Paul Bley e John Taylor al Teatro Olimpico di Vicenza. Alla fine del 2002 Rita Marcotulli realizza l'album intitolato Koiné (pubblicato da Storie di Note) cui hanno collaborato artisti del calibro di Andy Sheppard, Anja Garbarek, Lena Willemark, Gianmaria Testa, Arto Tuncboyaciyan, Anders Jormin, Palle Danielsson, Metaxu. Nel 2003 rinnova la collaborazione con Pat Metheny sul palco del Ravenna Jazz Festival. Nel 2004 partecipa al tour europeo di Dewey Redman e a quello italiano di Pino Daniele. Dal 2004 inizia un sodalizio artistico con Andy Sheppard che sfocerà nella pubblicazione di un lavoro discografico. Per Armonia Mundi sta realizzando il disco solo piano. giovedì 7 dicembre - ore 21.00 Chiesa dei SS. Giacomo e Filippo via Roma Calena - Natali provenzali e nizzardi Corou de Berra Michel Bianco (direttore) ... Calena si ispira, fra l'altro, ad un manoscritto delle Alpi Marittime, che ci trasmette, allo stato puro, un canto liturgico latino comunemente associato alla definizione di canto gregoriano interpretato alla maniera barocca, ma che, alla lettura e ancor più all'ascolto, si rivela come una eloquente sovrapposizione di stili, quasi che le comunità accogliessero le novità musicali senza mai escludere gli elementi trasmessi di generazione in generazione. Le monodie e i modi medievali restano e si fondono alle cantilene di origine popolare affermando il principio della tonalità. Altre composizioni si rifanno alle formule del canto ornato, sviluppate nel Rinascimento Italiano, alle polifonie provenienti dai Falsobordone, che traducono in scrittura i mottetti medievali, all'armonia classica, al gusto rococò... Michel Foussard Il repertorio dei Natali Provenzali è una delle componenti maggiori del patrimonio musicale natalizio. Il Corou de Berra presenta uno spettacolo interamente dedicato a queste melodie popolari insieme ai manoscritti di musica sacra delle Alpi del Sud, in particolare la Messa dal manoscritto de la Brigue e pezzi sacri tratti dal famoso manoscritto Audoly. Questi canti, ricchi di fervore, trasmessi principalmente grazie alla tradizione orale e poi fissati tra 1780 e 1800, erano cantati in chiesa, durante le processioni ma anche in riunioni popolari di paesi dell'entroterra. Vi si riscontrano influenze sarde, liguri, provenzali e piemontesi. Il Corou de Berra interpreta questi brani con i timbri vocali naturali conservandone l'espressione spontanea che enfatizza il contrasto tra la musica sacra e la musica popolare. Le fonti: Noëls du Presepi de Fanny Guillon, Nice edizione 1911 / Les Noëls Provençaux de Saboly, Avignon edizione XVI secolo / Anthologie de la chanson Niçoise, Georges Delrieu, Nice edizione 1960 / Manoscritto Audoly, Haute Vallée de la Tinée edizione XVIII secolo / Manoscritto de la Brigue, Vallée de la Roya 1780-1800

Corou de Berra, diretto sin dalla sua fondazione da Michel Bianco, è un insieme professionale di canto polifonico a cappella delle Alpi del Sud. È oggi l'ambasciatore di un patrimonio locale autentico. Con le sei voci miste, armoniosamente complementari, il Corou de Berra, da ormai venti anni, contribuisce all'arricchimento dei canti tradizionali assicurando, anche attraverso nuove composizioni, la continuità di un repertorio in perpetua evoluzione a forte carattere locale. Centinaia di concerti, 8 CD e numerosi premi e riconoscimenti ricevuti fanno del Corou de Berra uno dei protagonisti assoluti in materia di canto polifonico alpino.

martedì 12 dicembre - ore 21.00 Chiesa di San Pietro via Emilia San Pietro Lungo la strada Alice (voce) Steve Jansen (batteria), Daniele Moretto (tromba), Marco Pancaldi (chitarra), Alberto Tafuri (piano e tastiere) Prima esecuzione assoluta. Produzione di Ponderosa in collaborazione con Ater, per Musica dei Cieli e Rorate Coeli 2006 Il nuovo progetto di Alice, Lungo la strada, concepito per una esecuzione nei luoghi sacri, continua sulla linea di ricerca già avviata con God is my d.j., viaggio attraverso mondi musicali diversi ed eterogenei che propone non tanto musica sacra nel senso tradizionale del termine, quanto piuttosto una ricerca del sacro nella musica, ampliando ulteriormente il campo di indagine. Attraverso un percorso musicale e poetico si sintetizzano alcuni degli elementi che l'artista ritiene essenziali nella vita umana: la poesia, il desiderio di pace, l'amore, l'introspezione e la ricerca spirituale, la fede che si esprime attraverso la preghiera.

Nella sua lunga carriera di successi, Carla Bissi - in arte Alice - ha esplorato le diverse aree della musica. Gli inizi del suo percorso artistico riportano ai primi anni Ottanta, quando Il vento caldo dell'estate e Per Elisa conquistano importanti risultati di mercato, mentre Chansonne egocentrique e I treni di , in sodalizio con , la rivelano interprete accattivante e seducente. Se talvolta le pressioni dell'industria discografica risultano schiaccianti, su di lei esercitano invece un effetto benefico, spingendola verso il cambiamento alla ricerca di linguaggi più raffinati e coraggiosi. Il 1986 è l'anno della svolta con il disco Park Hotel, album prodotto e realizzato da Francesco Messina con la partecipazione di nomi prestigiosi del panorama musicale internazionale quali Tony Levin, Jerry Marotta e Phil Manzanera. In quegli stessi anni si cimenta anche con il repertorio classico in Melodie Passeggere (1988), disco che raccoglie arie e composizioni di Ives, Fauré, Saint-Säens, Villa Lobos. Nel 1989 pubblica , con alcuni brani di Juri Camisasca. Tra i musicisti gli ex Japan Steve Jansen e , John Hassel, Paolo Fresu, Dave Gregory, Kuksi Erguner e la collaborazione di Peter Hammil. Con (1992) inizia un lungo tour europeo realizzato con Danny Thompson, Gavin Harrison, Dave Gregory, Paolo Fresu, Richard Barbieri e . Nello stesso periodo Alice collabora con Skye, la cantante dei Morcheeba, al CD Exit, prima di approdare al recital, eseguito spesso nelle chiese, dove l'artista conduce un'indagine sul sacro in senso lato, interpretando alcuni dei brani “mistici” di autori a lei cari come Ryuichi Sakamoto, Peter Gabriel o Franco Battiato. venerdì 15 dicembre - ore 21.00 Chiesa di Sant'Agostino (via Reverberi) Noise Mass Arto Lindsay (voce, chitarra), Micah Gaugh (elettronica, voce, sax), Peter Zuspan (elettronica, voce), Coro ... Noise Mass è un lavoro che parte dalla messa tradizionale. Non ci saranno riflessioni sul rumore (canzoni) e comunicazione rumorosa (improvvisazione), e neppure performance di rumore (rumore). Il tutto verrà messo su un altro piano: ci saranno lodi al rumore (canzoni), ci si arrenderà al rumore (improvvisazione) e ci sarà una fusione finale con il rumore (rumore). Protagonista del movimento post-punk di New York di fine anni Settanta, Arto Lindsay (1953, Richmond, Virginia, Stati Uniti) ha contribuito a cambiare l'accezione di "rock" facendone un genere musicale astratto e concettuale. Sperimentatore a tutto campo, divenuto col passare degli anni portavoce di un post-modernismo musicale che ha fuso l'approccio rumorista degli esordi con le sonorità elettroniche e una rilettura personale del tropicalismo brasiliano, ha deciso di comporre per la prima volta per una Messa. Una Messa noise. "Sarà una partitura per canto (con il coinvolgimento di un coro), tastiere ed elettronica davvero sorprendente", promette l'artista statunitense, cresciuto nello stato del Pernambuco, in Brasile al seguito dei genitori, missionari presbiteriani.

"Una singolare unione di irruenza e tenerezza, di audacia e saggezza, qualcosa come un intenso trash-bossa". È di Marcello Lorrai questa azzeccata definizione della musica di Arto Lindsay, improvvisatore, compositore di pop-songs, chitarrista e vocalist, produttore, sonorizzatore ambientale. Coniugare infatti l'estremismo sonoro e la carezzevole ambiguità della bossanova è stata l'idea vincente che Lindsay ha realizzato alla fine degli anni Novanta, trovando una collocazione del tutto originale sulla scena musicale contemporanea. Arto Lindsay, americano di nascita, brasiliano di formazione artistica, torna a New York dopo aver vissuto da vicino le esperienze tropicaliste. Il suo non-stile chitarristico fa scalpore all'interno del gruppo DNA (trio con Ikue Mori e Tim Wright), quando nel 1978 Brian Eno - altro celebre non musicista - inserisce nel 33 giri No New York alcune tracce incise dal gruppo. Da allora Arto Lindsay diventa un punto di riferimento per la scena no wave. È nella formazione originale dei ‘Lounge Lizards’, nei ‘Golden Palominos’, a fianco di Kip Hanrahan, John Zorn, in mille contesti di musica radicale. Insieme al tastierista Peter Scherer, Lindsay dà vita ad Ambitious Lovers, dove convergono la sua cultura brasiliana, il funk, la dance, sempre commentati da una chitarra-caos, volutamente antimelodica. Il lato pop di Lindsay prende sostanza quando l'artista produce uno dei dischi capolavoro di Caetano Veloso, Estrangeiro. In seguito molti altri autori brasiliani (Gal Costa, Marisa Monte, Carlinhos Brown) si affidano al suo talento di regista sonoro, tanto da spingere lo stesso Arto a comporre canzoni in portoghese. Nasce O Corpo Sutil / The Subtle Body, primo di una serie di cd che individuano in Arto Lindsay uno tra i più intelligenti autori del nostro tempo. Composizioni brevi, elettro-acustiche, dove convivono temi melodici obliqui e ritmiche ossessive, dolcezza e aggressione elettrica, sono il contenuto anche dei successivi Mundo Civilizado, Noon Chill, Prize, Invoke e del recente Salt. martedì 19 dicembre - ore 21.00 Basilica della Beata Vergine della Ghiara (corso Garibaldi) Inchiodato alla Natività Giovanni Lindo Ferretti (voce) Ludovico Einaudi (pianoforte) Prima esecuzione assoluta. Produzione di Ater per Rorate Coeli 2006 Nel regno di Giuda, in Terra di Israele, da una Madre vergine Immacolata in eterno, è nato, al tempo dell'Imperatore Augusto in Roma, il Salvatore, il Redentore del Mondo... Aspettando il Santo Natale un invito a costruire il proprio presepe riallacciando i fili della memoria alla storia delle nostre famiglie, delle nostre comunità. Una veglia di musica, parole sacre, canti della tradizione in onore del mistero dell'Incarnazione. Nello spazio di Rorate Coeli, dopo Responsorio d'Avvento per voce e tromba, Tuba mirum spargens sonum per voce e trombone, terzo e ultimo appuntamento in una partitura per voce e pianoforte.

Giovanni Lindo Ferretti “La mia vita pubblica, tra musica e comunicazione, comincia a Reggio Emilia nel 1984, con la pubblicazione di Ortodossia, 45 giri vinile rosso. Un gruppo: CCCP fedeli alla linea, sciolto, dopo i concerti di Mosca e Leningrado, durante la presentazione di Epica Etica Etnica Pathos. Continua nel 1991 con la comparsa, sull'appennino reggiano di ‘Dischi del Mulo’, etichetta discografica indipendente e la produzione di Ustmamò cui seguirà Disciplinatha, Afa, Estasia, Radiodervish, Wolfango. Ricomincia, in prima persona, a Prato, al Pecci, 18 settembre 1992 con Maciste contro tutti, la nascita di C.S.I./Consorzio Suonatori Indipendenti, che si intreccerà con C.P.I./Consorzio Produttori Indipendenti, fino al viaggio in Mongolia, il conseguente T.R.E./Tabula Rasa Elettrificata e il ‘mimporta'nasega’ tour culminato in due concerti a Mostar, estate 1998. Prosegue a solo con CO.DEX, Berlino 1999, per concludersi a Firenze 2001 con ‘Noi non ci saremo’, di nome e di fatto. A lato, intorno ai dischi di cui sono il cantante, almeno due decine, i concerti, almeno due centinaia, e almeno altrettanti cui ho garantito produzione e/o assistenza, lavoro e piacere, molte e molte altre cose che mi hanno consentito di tollerare la qualifica di cantante, meritata ma non apprezzata. Se mi capita di parlarne, cosa che evito, con i vecchi che mi hanno visto crescere, mi vergogno. Per mia fortuna ci sono novità: ‘per Te’, a Bologna, e ‘conFusion&’, sull'appennino reggiano, di cui sono direttore artistico. In una lunga sera d'estate, sotto le stelle, alla luce delle candele, tra un palco, un pubblico, un luogo, una storia e la sua memoria, a Monte Sole, qualcosa sempre uguale sempre diverso, come un atto d'amore reciproco, l'abbiamo chiamato Per Grazia Ricevuta. Ho cantato, solo voce, domenica 30 settembre 2001 in AWESOME AFRICA, Kwa Zulu Natal e, per quanto teso, sorridevo ed ero felice, sereno nel mio cantare. Obblighi e doveri nuovi. Ho ottimi maestri, sarò buon studente, ottimi allievi m'aspettano, voglio essere un buon maestro, di bottega, in Bologna. Poi le cose succedono, basta saperle cogliere: i PGR di nuovo sul palco; la collaborazione con Ambrogio Sparagna in Attaranta: tradizione/tradimento nella notte della taranta a Melpignano 2003. Nell'edizione 2004, maestro sconcertatore sempre a fianco di Ambrogio Sparagna. L'incontro con Giorgio Barberio Corsetti e la voglia d'attraversare lo spazio scenico con Iniziali: BCGLF. Per Ater ho continuato la collaborazione con Ambrogio Sparagna realizzando Litania e Falce e martello, falciati e martellati, requiem per una civiltà. Chi vive, vede”. Giovanni Lindo Ferretti ha pubblicato da qualche giorno, "Reduce", una raccolta di memorie.

Ludovico Einaudi, torinese di nascita (1955), pianista/compositore, si è formato al Conservatorio di Milano, per poi perfezionarsi sotto la guida del maestro Luciano Berio. La sua musica comincia a possedere un crisma di riconoscibilità sul finire degli anni Ottanta, volgendo a un linguaggio che assorbe elementi derivati dalla musica popolare. È in questo periodo che hanno inizio le collaborazioni con il teatro, il video e la danza. L'album Le onde (1996), pubblicato da Bmg Ricordi (e ristampato da Ponderosa nel 2004), rappresenta un momento essenziale nella carriera di Ludovico Einaudi, al suo primo lavoro solista vero e proprio. Stanze (1990) raccoglieva infatti 16 composizioni a sua firma, ma l'interpretazione era stata affidata a Cecilia Chailly, pioniera dell'arpa elettrica. Sul finire del 2001 è tempo di I Giorni (Bmg Ricordi). Una dozzina di brani per piano solo, composti appositamente per fotografare la creatività di un musicista in piena libertà espressiva, che danno vita a una sorta di riflessione in musica e a un ricamo dell'anima, sulla scia di un viaggio africano. Il 2003 è caratterizzato da puntuali tutto esaurito nelle sale teatrali dove si esibisce: in Italia come all'estero. In primis, in Gran Bretagna dove nel frattempo esce Echoes (The Einaudi Collection), la raccolta di successi dei suoi primi quattro album da solista, che supererà quota 100mila copie vendute. Sempre nel 2003 è la volta del doppio live LaScala: Concert 03 03 03 registrazione del concerto che si è tenuto al Teatro degli Arcimboldi di Milano: un intenso confronto fra musica da camera e musica popolare, condito delle suggestioni di tante colonne sonore di successo. L'ultimo cd è Una Mattina (2004). Intenso e proficuo l'impegno sul fronte musiche per i film. Ludovico Einaudi comincia componendo per due pellicole di Michele Sordillo: Da qualche parte in città (1994) e Acquario (1996), per proseguire poi nel 1998 con Treno di panna, film di Andrea De Carlo. Nello stesso anno esce la colonna sonora di Giorni dispari dell'esordiente Dominick Tambasco, mentre alcuni estratti da Le onde vengono inseriti in Aprile di Nanni Moretti. Il 2000 è l'anno della consacrazione. Oltre a Un delitto impossibile di Antonello Grimaldi, firma le musiche originali per Fuori dal mondo di Giuseppe Piccioni, pellicola chiamata a rappresentare l'Italia all'Oscar. Il connubio con Piccioni continua l'anno successivo con Luce dei miei occhi, migliore colonna sonora agli ‘Italian music awards 2002’. Sono di Einaudi anche le musiche per Le parole di mio padre di Francesca Comencini e di Alexandri di Maria Iliou, tutte e due uscite nel 2001. Il 2002 è l'anno di uscita della colonna sonora di Zhivago, film per la televisione diretto da Giacomo Campiotti. All'inizio del 2004 realizza la colonna sonora per Sotto falso nome di Roberto Andò.

LE CHIESE

Chiesa di San Michele Arcangelo, Pieve Modolena La notizia di una pieve in questa località risale già all'anno 980. La chiesa subì radicali restauri, se non un rifacimento in pianta, nel 1415 e fu poi ricostruita dalle fondamenta, su progetto dell'architetto Giovan Maria Ferraroni (Reggio Emilia, 1662-1755) tra il 1743 eil 1748. Il completamento della facciata avvenne nel 1841. Di gusto neoclassico, presenta 3 statue: al centro, San Michele, ai lati gli arcangeli Gabriele e Raffaele. In una cavità, all'esterno di una casa attigua al fianco sinistro della chiesa, si trova la scultura in terracotta di Bartolomeo Spani (Reggio Emilia, 1468-1539) raffigurante San Michele che calpesta il demonio. All'interno, lungo le pareti, si susseguono otto statue in stucco entro nicchie, opera di Antonio Schiassi (Bologna, 1712 c.-1777): a sinistra, la Giustizia, la Prudenza, la Carità e la Religione; a destra (partendo dal presbiterio), la Fede, la Speranza, la Fortezza e la Temperanza. Da notare, in una cappelletta a sinistra dell'ingresso, un capitello romanico proveniente dalla vecchia chiesa. Nella sagrestia, si conservano preziosi tessuti e argenti del XVIII secolo.

Chiesa dei SS. Giacomo e Filippo. Le prime notizie di questa chiesa risalgono al 1199 (ancora visibile da via Dante è l'antica torre romanica con bifore nella cella campanaria), ma è con i restauri dell'architetto Giovan Maria Ferraroni che, alla fine del Settecento, la chiesa assume l'aspetto attuale. Chiusa al culto nel 1796, la chiesa fu riaperta nel 1808 e sottoposta a restauri. Trasformata in magazzino negli anni del primo conflitto mondiale, fu riaperta al culto nel 1923 dopo essere stata nuovamente restaurata. La facciata, ripulita alla fine degli anni Quaranta, presenta una sola porta; un'altra è sul lato meridionale. È su questo lato, lungo via Dante Alighieri, che è possibile ancora oggi riscontrare nella parete inferiore dell'abside e sulla parete esterna della navata di destra le superstiti tracce dell'edificio medievale: è leggibile infatti la traccia della porta laterale e di una monofora ora tamponata. All'interno si conservano opere di Lorenzo Franchi (L'Annunciazione), cinque tele di Francesco Vellani, il monumento a Ferrari Bonini in marmo e bronzo realizzato da Riccardo Secchi nel 1922.

Chiesa di San Pietro. Nel 1586 i monaci benedettini affidano la costruzione di una nuova chiesa (nel luogo dove fin dal 1140 esisteva una chiesa dedicata a San Pietro) all'architetto bolognese Giulio Della Torre (segue i lavori il reggiano Prospero Pacchioni); la cupola è progettata dal reggiano Paolo Massoni e realizzata tra il 1625 e il 1629. La chiesa viene arricchita da una torre campanaria, nel 1765, e completata dalla facciata eseguita da Pietro Armani, nel 1782. L'interno, maestoso e imponente, è a forma di croce latina, a una sola navata. Conserva preziose cantorie di epoca barocca, in marmo ed in legno. Pregevoli i dipinti: nell'oratorio di S. Scolastica, La SS. Trinità e la Vergine di Alessandro Tiarini, cui si deve anche Il Martirio di Santa Barbara (1625); Le nozze di Cana e Il Battesimo di Gesù di Luca Ferrari (1649) nella cappella dell'Epifania; Il Martirio dei SS. Placido e Bibiana di Paolo Emilio Besenzi (1648-49) nella I cappella di sinistra; S. Pietro e S. Gioconda di Giovanni Andrea Donducci detto il Mastelletta (1639), collocato nel transetto destro. Sopra la porta d'ingresso, si può ammirare Il Martirio di Santa Lucia di Pietro Desani (ca.1627), autore pure del S. Michele Arcangelo (1627).

Chiesa di Sant'Agostino. La chiesa, già intitolata a Sant'Apollinare e secondo alcuni storici fondata nell'anno 714, è così nominata in una bolla papale del 13 agosto 1183. Andata distrutta nel 1240 durante le contese tra Guelfi e Ghibellini, ne fu iniziata la ricostruzione nel 1268, dopo che furono divenuti proprietari del luogo i frati Eremitani di S. Agostino, da cui il nuovo nome. Nel corso dei secoli, l'edificio ha subito diversi lavori di restauro fino a quelli di parziale rifabbricazione del 1652, avvenuti su disegno dell'architetto Gaspare Vigarani (Reggio Emilia, 1588 - Modena, 1633). Si data al 1746 il rifacimento della facciata, in cui sono collocate, entro nicchie, due statue settecentesche in terracotta raffiguranti San Nicola da Tolentino e San Guglielmo, opera del bolognese Antonio Schiassi. All'interno, si trovano alcune tele degne di menzione: Martirio di San Lorenzo di Pietro Desani e Martirio di Sant' Andrea di Giovanni Boulanger nelle cappelle di destra; nel braccio destro del transetto, Sant'Agostino di Girolamo Massarini; al Guercino si deve Sant' Apollinare (braccio sinistro del transetto) e a Palma il Giovane La Madonna della Ghiara (cappella di sinistra).

Basilica della Beata Vergine della Ghiara. La Basilica appartiene all'antico complesso monastico dei Servi di Maria, che si insediarono nel 1313 sulle rive ghiaiose del torrente Crostolo, il cui alveo correva sull'attuale corso Garibaldi. In onore della Madonna della Ghiara, divenuta oggetto di un'eccezionale devozione religiosa, fu edificato un nuovo tempio a partire dal 1597, su progetto dell'architetto Alessandro Balbo, eseguito da Francesco Pacchioni. L'inaugurazione della sontuosa chiesa ebbe luogo con solenne cerimonia nel 1619 e la sua originalità consiste proprio in quella continuità di tempi e d'intenti con cui venne compiuto in pochi decenni il progetto architettonico ed artistico. Monumento unico dell'arte barocca, la Basilica riassume la grande pittura del Seicento: la maestosa decorazione è opera dei maggiori maestri emiliani, tra i quali Ludovico Carracci, Guercino, Lionello Spada, Alessandro Tiarini, Jacopo Palma il Giovane, Lorenzo Franchi.