In Archivio Al Tempo Del Contagio. Studi E Attività D'istituto Durante La Pandemia

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In Archivio Al Tempo Del Contagio. Studi E Attività D'istituto Durante La Pandemia Della stessa collana: Quaderni dell’Archivio di Stato di Ancona 1. Diego Pedrini - Lucia Dubbini, Ipsa fecerit fascinationes. Un processo per maleficium nella Maiolati del 1594 2. Carlo Giacomini, a cura di, In Archivio al tempo del contagio. Studi e attività d’Istituto durante la pandemia Redazione e revisione testi Carlo Giacomini Si ringraziano la Direzione della Biblioteca Benincasa di Ancona per la gentile con- cessione della foto n. 1183 dell’Archivio fotografico Corsini e l’Agenzia delle doga- ne e dei monopoli, per l’utilizzo di tre immagini del proprio Archivio fotografico relative alla Manifattura Tabacchi di Chiaravalle © Archivio di Stato di Ancona 2021 Ancona, Via Maggini, 80 www.archiviodistatoancona.beniculturali.it [email protected] © 2021 Andrea Livi Editore Largo Falconi, 4 - 63900 Fermo Tel. 0734 227527 www.andrealivieditore.it [email protected] In copertina: Statuto del Sacro Monte di Pietà di Ancona, 1497 (ASAn, ACAn, Pergamene del fondo diplomatico, 15) ISBN 978-88-7969-471-1 QUADERNI DELL’ARCHIVIO DI STATO DI ANCONA – 2 – In Archivio al tempo del contagio Studi e attività d’Istituto durante la pandemia a cura di CARLO GIACOMINI 2021 5 Presentazione A circa due anni di distanza dal precedente e dopo la recente conclusione della mia direzione dell’Ufficio perché chiamata ad altro incarico, l’Archivio di Stato di Ancona presenta il secondo numero dei suoi Quaderni. A differenza dell’esordio, dedicato al solo contributo di uno studioso, in questa occasione si propone una collettanea di articoli e relazioni prodotte da alcuni dei più assidui utenti e dai funzionari scientifici e amministrativi dell’Istituto. Due sono quindi le sezioni che compongono la presente pubblicazione. Nella prima, Studi e ricerche, trovano spazio gli studiosi con i loro lavo- ri: elaborati imperniati su documentazioni o fondi bibliografici conservati dall’Archivio di Stato, e i temi in essi analizzati riguardano interessi e ambiti cronologici diversi. La sezione Attività d’Istituto è invece composta dai resoconti di opera- zioni archivistiche e campagne didattiche realizzate ultimamente dal perso- nale d’ufficio e da una nostra collaboratrice professionale. Si dà qui conto di riordini e schedature analitiche di complessi documentari quali l’Archivio della Manifattura Tabacchi di Chiaravalle e il fondo Prefettura, riferendo con particolare attenzione l’impegno profuso per una nuova qualificazione dell’Archivio del Comune di Ancona – Antico regime e suoi Aggregati, così come si prospettano alcuni progetti che la responsabile del Servizio didatti- ca ha portato a compimento in questi ultimi anni. Preme qui sottolineare che, sebbene ideato prima della pandemia, il qua- derno è stato realizzato durante la seconda ondata virale e la presenza di questa pervasiva e assai particolare condizione, traspare comunque da ri- mandi diretti o sottointesi che testimoniano la resilienza dimostrata dalle persone e dall’amministrazione. Esempio concreto può dirsi il contributo Un archivio, l’emergenza sanitaria, il racconto: cronaca dei giorni del primo lockdown e della concreta interazione allora vissuta tra Ufficio e Comunità. Si ringraziano pertanto tutti coloro che ci hanno seguito sul web durante questo triste periodo, i colleghi che hanno saputo garantire – in presenza o da remoto – la continuità dei servizi e, naturalmente, i relatori cortesemente intervenuti alla redazione di questa pubblicazione. Maula Sciri Soprintendente archivistico e bibliografico delle Marche 7 Il filo che unisce è l’Archivio: ricerche e lavori al tempo del contagio I termini influentia maligna, mal contagioso, morbo pestifero, che tante volte ho incontrato studiando o riordinando le carte degli archivi storici comunali di Jesi, Corinaldo e Ancona, dall’anno scorso hanno assunto per me un significato diverso. Sono parole non più solo legate a un tema monografico da analizzare, quantificare e correlare alle società che in passato vissero virulente pestilenze, diffusioni di tifo petecchiale oppure di colera, per poi riunire le informazioni e comporre così un piccolo saggio. È infatti cambiata la prospettiva, il punto d’osservazione del fe- nomeno epidemico questa volta sono i nostri occhi e il nostro sentire quotidiano. Attraverso la documentazione reperita il ricercatore storico esamina simili ac- cadimenti, ricompone in un contesto determinato le risposte istituzionali e le for- mule assistenziali adottate, annota i presunti ma decantati medicinali e trattamenti somministrati da protomedici e ciarlatani, o ancora dà voce a testimonianze dirette tratte da diari e altre memorie coeve ad un’epidemia, non di rado rimandando alle atmosfere già evocate in opere letterarie. Parliamo di periodi di crisi in cui un serrato controllo sociale era posto in essere dagli uffici di sanità, magistrature comunali che in questi casi stabilivano norme singolari limitando libertà personali e collettive, imponendo profilassi igieniche generali e sulla qualità dell’aria e delle acque, ricorrendo anche alla pratica della fumigagione delle lettere in arrivo per mantenere attiva la rete di corrispondenze che univa gli organi sanitari di città vicine o appartenenti ad altri stati. E chi, per colpa o dolo, non rispettava tali disposizioni era sanzionato con pene pecuniarie o corporali che potevano spingersi fino alla condanna capitale. Per entrare nelle città e passare il cordone sanitario che allora le isolava, era poi necessario disporre di bollette o fedi che certificassero l’assenza di ogni sospetto di male contagioso in capo ai latori. Centri murati e rispettivi territori di appartenenza, spiagge e porti, erano così sottoposti al controllo di speciali guardiani e nel corso delle fasi più acute dell’emergenza, nuovo personale veniva assoldato per affiancare medici fisici, cerusici e addetti alla sanità pubblica. Tempi nei quali, ad esempio dal 1631 al 1633 con il permanere della peste in vari luoghi, le navi approdate ad Ancona rimane- vano in contumacia nei moli, con merci e uomini sbarcati reclusi per la quarantena in lazzaretto; o, come nella Jesi del 1590-1591 durante le fasi di massima incidenza di un focolaio di tifo esantematico (male comunque endemico, che in quei mesi mieteva vittime quasi nell’intera penisola italiana), si adattavano spazi straordinari per separare i sani dagli ammalati e i tanti morti causati dal morbo si dovevano tu- mulare in fosse comuni, sebbene che a molti di quei miseri pechatori non si fossero potuti impartire conforti religiosi. 8 Con la corrente pandemia abbiamo quindi vissuto in prima persona il dramma- tico sviluppo di un evento epocale che ci ha riportato indietro nel tempo, ripro- ponendo condizioni e vincoli decisamente simili a quelli utilizzati nei secoli scorsi. Cercare di immaginare quelle realtà, di avvertire il senso profondo dei tragici avvenimenti riportati alla luce, di uomini sentimenti e vicende sepolte dal tempo, è un doppio binario interiore che ho sempre seguito per bilanciare la freddezza dell’approccio distaccato dello storico e dell’archivista. Il risultato è stato però ogni volta lo stesso: una sensazione indefinita, come osservare una figura sfocata e lontana volendone distinguere i dettagli. Oggi, se fermo il pensiero su questo gioco di specchi, affiora invece l’onirica consapevolezza di un pitagorico tempo circolare. Noi siamo loro, in questa perdurante stagione epidemica. Attori e non spettatori di un brutto film di fantascienza, che non volevamo vedere. Penso che l’impegno individuale posto nel disbrigo del proprio lavoro, l’one- stà intellettuale e la capacità di perseguire un obbiettivo, siamo le uniche armi di cui la gente comune dispone per mantenere integro il rispetto di sé e la salvezza – laica – della propria anima. Per questi personali motivi, per mantenere la promessa fatta ai redattori e in modo speciale per dare continuità alla nostra collana editoriale nonostante le cir- costanze avverse, la Direzione dell’Istituto ha voluto in ogni caso realizzare questa pubblicazione, nel più breve tempo possibile. L’uscita del secondo numero dei Quaderni dell’Archivio di Stato di Ancona, prevista per la seconda metà del 2020, nella pratica impossibilità di garantire le scadenze concordate, è stata pertanto rinviata al momento in cui l’incidenza della pandemia si fosse attenuata, vale a dire all’inizio dell’autunno dello stesso anno. La finestra temporale, tuttavia, ha dato modo solo di organizzare il piano di pubbli- cazione, pressoché da remoto, contattando studiosi e colleghi; è poi sopraggiunta la seconda ondata di Covid-19 e le conseguenti difficoltà insorte. Per il personale d’ufficio, a rotazione, una ridotta presenza in sede e, per gli utenti, il limitato acces- so in Archivio, in seguito temporaneamente precluso da una nuova chiusura della sala di consultazione. Nonostante tutto si è comunque giunti a conclusione dell’impresa e si presenta così questo numero, sostanzialmente miscellaneo, per l’occasione titolato “In Ar- chivio al tempo del contagio”. Distinto nelle sezioni Studi e ricerche e Attività d’Istituto, il quaderno ospita nel- la prima i frutti delle ricerche realizzate da alcuni dei nostri utenti su fondi archivi- stici e bibliografici conservati in Archivio di Stato, mentre nell’altra hanno spazio i resoconti di attuali o recenti lavori archivistici condotti dai funzionari dell’ASAn su importanti complessi documentari, come pure si delineano i percorsi didattici offerti alle scolaresche in questi ultimi anni. Al di fuori della bipartizione tematica, apre il quaderno il singolare contributo del
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