STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE DELLA PROVINCIA DI

RAPPORTO ANNUALE 2012 DIPARTIMENTO DI CREMONA Settembre 2013 Stato delle acque sotterranee della provincia di Cremona. Anno 2012 1

Il Rapporto annuale 2012 sullo stato delle acque sotterranee è stato predisposto dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia.

Autori

Dipartimento di Cremona ‐ U.O. Monitoraggi e Valutazioni Ambientali Alessandro Loda Amedeo Maffi

Le tematiche comuni a tutti i Dipartimenti sono state redatte da: Direzione Generale ‐ Settore Monitoraggi Ambientali ‐ U.O. Acque Nicoletta Dotti Valeria Marchesi Giuseppa Cipriano Andrea Fazzone

ARPA LOMBARDIA Dipartimento di Cremona Via Santa Maria in Betlem, 1

Direttore: Dott. Giampaolo Beati

In copertina: Stazioni della Rete regionale di monitoraggio delle acque sotterranee.

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SOMMARIO

1 INTRODUZIONE ...... 3 2 IL QUADRO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO ...... 4

2.1 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO DELLA PIANURA LOMBARDA ...... 6 2.1.1 Inquadramento idrogeologico del territorio della provincia di Cremona ...... 7 3 IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO...... 10

3.1 OBIETTIVI DI QUALITÀ ...... 11

3.2 CORPI IDRICI ...... 11

3.3 CLASSIFICAZIONE DEI CORPI IDRICI SOTTERRANEI ...... 13 3.3.1 Stato chimico ...... 13 3.3.2 Stato quantitativo ...... 14

3.4 TIPI DI MONITORAGGIO ...... 14 4 LA RETE DI MONITORAGGIO ...... 15

4.1 LA RETE DI MONITORAGGIO REGIONALE ...... 15

4.2 LA RETE DI MONITORAGGIO NELLA PROVINCIA DI CREMONA ...... 17 5 LO STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE...... 20

5.1 STATO CHIMICO ...... 20

5.2 STATO QUANTITATIVO ...... 27

5.3 CRITICITÀ AMBIENTALI ...... 32 6 ATTIVITÀ PROGETTUALI ...... 32 7 CONCLUSIONI ...... 32

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1 INTRODUZIONE ARPA Lombardia effettua il monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee in maniera sistematica sull’intero territorio regionale dal 2001, secondo la normativa vigente. A partire dal 2009 il monitoraggio è stato gradualmente adeguato ai criteri stabiliti a seguito del recepimento della Direttiva 2000/60/CE.

In particolare, le azioni svolte da ARPA Lombardia per il monitoraggio sono:  programmazione e gestione del monitoraggio quali‐quantitativo dei corpi idrici;  effettuazione di sopralluoghi e campionamenti;  esecuzione di analisi degli elementi chimico‐fisici e chimici e degli elementi biologici;  elaborazione dei dati derivanti dal monitoraggio e relativa classificazione.

Inoltre ARPA Lombardia svolge altre attività inerenti le acque superficiali e sotterranee, tra cui:  supporto tecnico‐scientifico a Regione Lombardia per le attività di pianificazione e programmazione;  gestione e realizzazione di monitoraggi e progetti relativi a problematiche o specificità territoriali;  gestione delle emergenze e degli esposti relativi a eventi di contaminazione delle acque.

Il presente documento descrive la rete e lo stato di qualità delle acque sotterranee ricadenti nel territorio di competenza del Dipartimento di Cremona a conclusione del monitoraggio svolto nel 2012. Contiene inoltre un quadro sintetico sia territoriale che normativo della problematica.

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2 IL QUADRO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO1

La provincia di Cremona con i suoi 361.812 abitanti (popolazione al 31/12/2012) si estende su una superficie di 1.770,57 km² ed è articolata in 115 comuni. Collocata nella parte meridionale del territorio regionale lombardo si presenta come una striscia di pianura, stretta e allungata da nord‐ovest a sud‐est; circa 100 km separano Rivolta d'Adda, più a nord della provincia, da , comune più a sud. La natura e i confini del territorio provinciale sono determinati in gran parte dal corso di alcuni grandi fiumi lombardi: per circa 60 km l'Oglio la separa a est dalla province di Brescia; lungo il margine meridionale il Po fa da confine con l’Emilia Romagna per circa 50 km e a ovest l'Adda divide la provincia di Cremona da quella di Lodi. Il confine nord con la provincia di Bergamo e quello est con la provincia di Mantova sono privi di limiti fisici. L’unico fiume di livello regionale che attraversa la provincia è il Serio, che dal comune di Castelgabbiano scorre per gran parte del territorio cremasco fino a , dove confluisce nel fiume Adda.

Fonte dei dati: Carta Tecnica Regionale CT10 – Scala 1:10.000 – Regione Lombardia

1 Informazioni tratte da: Rapporto Ambientale VAS del Piano Agricolo Provinciale – Provincia di Cremona, 2009; Relazione Piano d’ambito ‐ ATO, provincia di Cremona, 2011; ADL Atlante Demologico Lombardo.

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La pianura, di origine alluvionale, degrada dolcemente verso sud‐est: la quota massima si trova intorno a 110 m s.l.m. all’estremo confine nord, mentre la quota minima, circa 20 m s.l.m., si rileva lungo il confine orientale. Sul territorio sono ben visibili i processi di deposizione ed erosione generati dalle acque correnti; le divagazione e le valli fluviali sia dei fiumi attuali sia di quelli relitti (Serio Morto, Morbasco, ecc.), arricchiscono il terreno di lievi ondulazioni, piccole depressioni e scarpate, profonde pochi metri. Fa eccezione il Pianalto di , nell’area del comune omonimo, un'area pleistocenica che si eleva per 10‐15 metri rispetto al piano alluvionale. La geomorfologia del territorio e la grande disponibilità di acque hanno fortemente condizionato l’insediamento umano e l'uso del suolo. Circa il 90% della superficie della provincia di Cremona è dedicata all’agricoltura e alla zootecnia. Sono infatti numerose le aziende agricole, prevalentemente medio‐grandi, che conducono un’attività meccanizzata e organizzata secondo i metodi più moderni. Tra le coltivazioni prevalgono soprattutto seminativi e foraggio; spiccano il granoturco e l’orzo, utilizzati nell’industria dei mangimi, ma si trovano anche la barbabietola da zucchero e i pomodori, destinati all’industria conserviera. Notevole è anche lo sviluppo della zootecnia, in prevalenza bovina e suina, condotta intensivamente e che concorre all’approvvigionamento delle industrie alimentari (lattiero‐casearia e delle carni insaccate) radicate nel territorio. Negli ultimi anni inoltre, grazie agli incentivi statali legati alle fonti di energia rinnovabile, annessi alle aziende agricole sono anche sorti numerosi impianti di biogas per la produzione di energia elettrica. La presenza industriale è relativamente contenuta. Se si fa eccezione per qualche realtà nel campo della lavorazione dell’acciaio, è strutturata soprattutto in piccole e piccolissime imprese, localizzate in gran parte nel cremasco e nel cremonese. Prevalgono i comparti meccanico e agro‐alimentare. Quest’ultimo orientato alla produzione lattiero‐casearia, alla lavorazione delle carni insaccate, all'industria dolciaria e dei pastifici.

Per quanto riguarda la popolazione, a fronte di una popolazione relativamente stabile, si è realizzata una progressiva espansione delle aree edificate, soprattutto nei centri abitati principali, non sempre adeguatamente dotate di sistemi di depurazione fognaria. Al 2011 erano depurati tutti i terminali di reti fognarie a servizio di agglomerati con più di 100 abitanti equivalenti. La criticità residua riguarda 134 scarichi di tronchi fognari all’interno di agglomerati, non ancora collegati a sistemi di depurazione.

Come già sottolineato le risorse idriche hanno svolto un ruolo importantissimo nell’economia del territorio cremonese. Lo sfruttamento delle falde acquifere sotterranee è collegato sia all’utilizzo per uso idropotabile che agricolo ed in minima parte industriale. Il sistema acquifero locale risulta prevalentemente ricaricato a monte, nelle provincie di Bergamo e Brescia, lungo il margine di contatto dell’alta Pianura Padana con i primi rilievi montagnosi. Il prelievo per uso agricolo è circoscritto alla falda più superficiale, freatica o semiconfinata, anche per disposizione dell’Amministrazione Provinciale che limita i pozzi irrigui ad una profondità non superiore ai 40 m, preservando la falda più profonda e confinata per l’utilizzo civile di tipo potabile; relativamente marginale risulta il prelievo per usi di tipo industriale.

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2.1 Inquadramento idrogeologico della pianura lombarda Il Programma di Tutela ed Uso delle Acque (PTUA) individua nella pianura lombarda le seguenti aree idrogeologiche:  Zona di ricarica delle falde, corrispondente alle alluvioni oloceniche e ai sedimenti fluvioglaciali pleistocenici nella parte settentrionale della pianura, dove l’acquifero è praticamente ininterrotto da livelli poco permeabili. Quest’area si estende quasi tutta a monte della fascia delle risorgive. Sono queste le aree nelle quali l’infiltrazione da piogge, nevi e irrigazioni, permette la ricarica della prima falda, tramite la quale può pervenire alle falde profonde.  Zona di non infiltrazione alle falde, sempre nella parte alta della pianura, costituita dalle aree in cui affiora la roccia impermeabile o dove è presente una copertura argillosa (depositi fluvioglaciali del Pleistocene medio antico).  Zone ad alimentazione mista, nella zona centrale e meridionale della pianura, in cui le falde superficiali sono alimentate da infiltrazioni locali, ma non trasmettono tale afflusso alle falde più profonde, dalle quali sono separate da diaframmi poco permeabili. Quest’area corrisponde alla massima parte della pianura.  Zona di interscambio tra falde superficiali e profonde, in corrispondenza dei corsi d’acqua principali, soprattutto del fiume Po. Sulla base di tali individuazioni e in riferimento alle litologie presenti, alla disposizione geometrica nonché ai fenomeni di circolazione idrica sotterranee, sono distinti tre complessi acquiferi principali separati da livelli impermeabili continui ed estesi:  Acquifero superficiale  Acquifero tradizionale  Acquifero profondo L’identificazione di quattro superfici di discontinuità stratigrafica di estensione regionale, rappresentanti limiti di Sequenze Deposizionali corrispondenti a tappe fondamentali dell’evoluzione del bacino, ha consentito di individuare ed attribuire al Pleistocene quattro unità stratigrafiche denominate Unità A, Unità B, Unità C, Unità D. Le unità A, B, C, D sono state equiparate a corpi geologici di notevole estensione areale che costituiscono un dominio dello spazio fisico in cui ha sede un sistema idrogeologico distinto. Nel complesso, l’insieme delle unità idrostratigrafiche principali costituisce una successione di corpi sedimentari acquiferi (Gruppi Acquiferi) costituiti a loro volta da corpi sedimentari acquiferi di rango e dimensioni inferiori (Complessi Acquiferi).

I Gruppi Acquiferi vengono così distinti: Gruppo Acquifero A Nel Gruppo Acquifero A rientrano le litologie più grossolane; il gruppo è prevalentemente rappresentato da ghiaie e ghiaie grossolane, poligeniche a matrice sabbiosa da media a molto grossolana; sono molto subordinati gli intervalli sabbiosi, con sabbia giallastra, da media a molto grossolana, spesso ciottolosa. Il Gruppo Acquifero A è il primo presente a partire dal piano campagna nella media e bassa pianura e corrisponde alle zone dei fondovalle principali nella zona dell’alta pianura. Gruppo Acquifero B E’ rappresentato da una successione di sedimenti, costituiti da sabbie medio‐grossolane e ghiaie a matrice sabbiosa e caratterizzati da porosità e permeabilità elevate. I sedimenti fini, molto subordinati, sono limitati alla parte bassa della successione con intercalazioni di argilla siltosa e silt di spessore da decimetrico a metrico. Alla base del Gruppo Acquifero B è possibile individuare conglomerati localmente poco cementati ed il Ceppo. Il Gruppo Acquifero B è il primo presente (dal piano campagna) nella zona dell’alta pianura e delle colline moreniche.

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Gruppo Acquifero C Il Gruppo Acquifero C è costituito da sedimenti marini di piattaforma caratterizzati dalla presenza di: argilla siltosa‐sabbiosa grigia fossilifera. Si passa quindi ad ambienti transizionali, prima con un sistema litorale a prevalente sabbia grigia fine e finissima, bioturbata, laminata o massiva, fossilifera, quindi a un sistema deltizio a sabbia grigia, media, classata, laminata, a stratificazione media e spessa, con frustoli vegetali. In alcuni ristretti settori dell’alta pianura e delle colline moreniche, laddove affiorano i depositi più antichi, il Gruppo Acquifero C è il primo che si ritrova dal piano campagna. Gruppo Acquifero D Il Gruppo Acquifero D è rappresentato da una sequenza di facies negativa (Coarsening Upward – CU) caratterizzata da argilla siltosa e silt con intercalazioni di sabbia fine e finissima in strati sottili alla base, sabbia grigia fine e media bioturbata nella parte intermedia e ghiaia poligenica grigia alternata a sabbia nella parte alta. La suddivisione proposta si presenta a livello preliminare più agevole nella zona di media e bassa pianura, mentre nelle zone di alta pianura terrazzata e collinare la situazione idrogeologica diventa più complessa. In queste aree è possibile che alcuni Gruppi Acquiferi non siano presenti e pertanto i contatti verticali e laterali non seguano la successione completa sopra descritta. Ad esempio, il Gruppo acquifero A può essere assente nelle zone dei terrazzi antichi e presente solo nei fondovalle dei corsi d’acqua principali. La struttura idrogeologica del territorio lombardo è caratterizzata anche da aree montane con una concentrazione delle risorse delle aree carbonatiche (Monte Orsa‐Campo dei Fiori per Varese, Triangolo Lariano e gruppo delle Grigne per le Province di Como e Lecco, Prealpi Bergamasche e Bresciane), con sorgenti anche importanti. Nelle aree a rocce cristalline, che formano l’ossatura dell’arco alpino, invece, le risorse idriche risultano di minore interesse e sono costituite da numerose sorgenti di limitate portate.

2.1.1 Inquadramento idrogeologico del territorio della provincia di Cremona2 In base ai dati raccolti e a quanto osservato in studi precedenti riguardanti anche i settori limitrofi, si sono definite alcune unità idrogeologiche, raggruppate in due serie, che sono state identificate provvisoriamente come “serie della medio‐alta pianura” e “serie della medio‐bassa pianura” della Provincia di Cremona. Infatti nella medio‐bassa pianura sono di difficile individuazione quelle caratteristiche litologiche che consentono la possibilità di una distinzione fra le diverse unità costituite dai sedimenti fluvioglaciali e alluvionali. Ad una lenta transizione fra le unità della pianura medio‐alta e della pianura medio‐bassa, si accompagna peraltro una transizione fra questi due gruppi di unità e i corpi alluvionali dei grandi corsi d’acqua, in specie del fiume Po ma anche dell’Adda e dell’Oglio, che rende particolarmente difficoltosa una cartografia dettagliata della distribuzione delle diverse unità. Lo spessore complessivo dei sedimenti interessati dalla ricostruzione della struttura idrogeologica è generalmente intorno ai 200 m.

UNITA’ DELLA MEDIO‐ALTA PIANURA Alluvioni recenti e terrazzate, depositi fluvioglaciali Wurmiani (AP1) Depositi ghiaioso‐sabbiosi con trasmissività da media a elevata (da 10‐2 a 2 10‐2 m2/s), coefficiente di infiltrazione efficace rilevante (0.2), costituenti strette fasce al massimo di 3‐4 km intorno ai corsi d’acqua.

2 Tratto da “Studio Idrogeologico della Provincia di Cremona”, G.P. Beretta – 1992, Pitagora Editrice Bologna.

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Depositi fluvioglaciali rissiani e mindeliani (AP2) Depositi ghiaioso‐sabbiosi, con frequenti intercalazioni di limi argille e rari conglomerati, con trasmissività di un ordine di grandezza inferiore alla precedente e coefficiente di infiltrazione efficace di circa 0.1 per la copertura limoso‐argillosa. Argille, limi e torbe in facies villafranchiana (AP3) Limi e argille di colore grigio, raramente giallognolo, con rare sabbie e ghiaietto; le lenti limoso‐argillose hanno frequentemente spessore di oltre 10 m. La trasmissività è dell’ordine di 10‐4 m2/s. Sabbie di Asti (?) (AP4) Depositi prevalentemente fini, talora limoso‐sabbiosi, con livelli cementati e tramissività mediocre o molto bassa.

UNITA’ DELLA MEDIO‐BASSA PIANURA Depositi dei corsi d’acqua principali (BP1 e AP1) Ghiaie e sabbie con intercalazioni argilloso‐limose subordinate; la trasmissività è compresa tra 2 10‐2 e 10‐3 m2/s e il coefficiente di infiltrazione tra 0.2 e 0.3. Depositi fluvioglaciali indifferenziati (BP2) Limi e argille con intercalazioni frequenti, generalmente sotto forma di lenti di spessore considerevole, di sabbie e ghiaietto; la trasmissività è compresa tra 10‐3 e 10‐2 m2/s. Sabbie di Asti (?) (AP4) Depositi prevalentemente fini, talora limoso‐sabbiosi, con livelli cementati e tramissività mediocre o molto bassa.

STRUTTURE IDROGEOLOGICHE PRINCIPALI Buona parte della provincia di Cremona è formata da depositi di media trasmissività (intorno ai 10‐2 m2/s), peraltro discretamente produttivi, che non possono dirsi sufficientemente noti perché vi si possano operare distinzioni in grado di orientare nella ricerca idrica. Sono state tuttavia identificate alcune importanti strutture nelle quali è possibile individuare le seguenti aree particolarmente favorevoli dal punto di vista idrogeologico: ‐ Il solco vallivo dell’Adda e le sue alluvioni recenti e terrazzate, nonché i depositi anche pleistocenici che formano l’unità BP1, che si estendono per alcuni km lateralmente al corso d’acqua; ‐ I depositi del fiume Po compresi nelle unità AP1 e BP1, che coprono una fascia di 4‐5 km di larghezza a settentrione dell’alveo del fiume; ‐ I depositi dell’unità AP1 e BP1 del fiume Oglio, che nell’alta pianura costituiscono una fascia di una certa larghezza intorno al fiume, distanziandosi da essa per formare quindi un paleoalveo, nella medio‐bassa pianura. Tutte queste strutture sono caratterizzate da una elevata permeabilità e da una buona trasmissività, che le distingue dalle zone confinanti. Al loro interno inoltre non si individuano sempre livelli impermeabili continui che possano separare le falde se non a rilevanti profondità, che in genere sono superiori ai 100 m. Si possono altresì rinvenire culminazioni del substrato poco permeabile (dorsali) che formano rilievi isolati sepolti da depositi alluvionali più recenti. Tali strutture (ad esempio la dorsale di e quelle di e ) si possono definire negative per la ricerca idrica, in quanto lo spessore dei livelli acquiferi è ridotto a poche decine di metri.

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Esaminiamo ora con qualche dettaglio le strutture idrogeologiche principali, specificando meglio la suddivisione del territorio nei due settori identificati con le denominazioni di medio‐alta e medio‐bassa pianura. La medio‐alta pianura comprende la fascia limitata a Nord dal confine provinciale, a Ovest dal F. Adda, a Sud dal parallelo passante per Cumignano, che consente di includere il terrazzo fluvioglaciale del Pleistocene Inferiore di Romanengo e a Est la congiungente Cumignano‐Calcio. In tal modo la bassa pianura racchiude le aree di confluenza dei grandi fiumi (il F. Adda con il F. Po e il F. Serio con il F. Adda) e centri importanti come la stessa Cremona.

LA STRUTTURA IDROGEOLOGICA DELLA MEDIO‐ALTA PIANURA Questo settore è caratterizzato dalla presenza di una fascia di alta trasmissività formata dall’unità AP1 lungo il fiume Adda e dal lento assottigliamento di tale unità procedendo verso est. Tale riduzione è favorita dal delinearsi nel sottosuolo di due importanti dorsali: quella di Spino‐Pandino a ovest e quella di Romanengo‐Soresina‐Cumignano nella parte sudorientale. Le alluvioni del Serio sembrano seguire la depressione che separa le due dorsali, la cui evoluzione (in specie di quella sudorientale) ha evidentemente condizionato l’abbandono del vecchio alveo (Serio Morto) che oggi si trova qualche km a est dell’attuale. Considerata tale posizione del fiume, risulta evidente il motivo del ridotto spessore delle alluvioni di questo corso d’acqua e lo scarso contributo che esse possono fornire alle falde più in profondità. La pianura posta a oriente del fiume Serio presenta discreti valori dei parametri idrogeologici, ma non l’elevata potenzialità del settore occidentale, sia per la più ridotta permeabilità delle alluvioni e dei depositi pleistocenici del F. Serio rispetto a quelle del fiume Adda, sia per il fatto che il loro spessore è nettamente inferiore. Il configurarsi della dorsale di Romanengo‐Soresina riduce alquanto lo spessore totale dell’acquifero, dato che l’unità AP2 non presenta l’elevata trasmissività di AP1.

LA STRUTTURA IDROGEOLOGICA DELLA MEDIO‐BASSA PIANURA Nonostante la riduzione della granulometria, la bassa pianura nella sua parte occidentale non vede una forte riduzione del rendimento delle falde per la grande estensione dell’unità BP1, che presenta una trasmissività elevata e permette l’alimentazione delle falde profonde. Ciò si verifica anche per la scomparsa delle dorsali che riducono la portata delle falde nella medio‐alta pianura. Ben altra è la struttura della parte orientale della medio‐bassa pianura, dove lo spessore delle alluvioni dell’unità BP1 è di poche decine di metri, salvo che nelle vicinanze del fiume Po e del fiume Adda. Sulla maggior parte della pianura predominano i depositi fini, anche in prossimità del fiume Oglio, anch’esso evidentemente deviato nel suo corso durante le ultime fasi dell’evoluzione della pianura dal delinearsi progressivo della dorsale di Romanengo‐Soresina (che pare saldarsi a quella di Orzinuovi nella limitrofa Provincia di Brescia). La deviazione è avvenuta in senso opposto rispetto a quella del Serio, lasciando un distinto paleoalveo posto ad ovest dell’attuale solco del fiume, diretto all’incirca da nord a sud. Le aree favorevoli per la ricerca nella medio‐bassa pianura si riducono quindi alla sua parte meridionale e a quella sud‐occidentale.

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3 IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

La normativa sulla tutela delle acque superficiali e sotterranee trova il suo principale riferimento nella Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque. Il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale” e s.m.i., recepisce formalmente la Direttiva 2000/60/CE, abrogando il previgente decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152. La Direttiva Quadro rafforza la consapevolezza che le acque sotterranee sono una riserva strategica difficilmente rinnovabile e risanabile, una volta alterato l’equilibrio quali‐quantitativo. La Direttiva Quadro individua nel regime di livello delle acque sotterranee il parametro per la classificazione dello stato quantitativo, mentre all’art.17 prevede che il Parlamento Europeo e il Consiglio adottino “misure per prevenire e controllare l’inquinamento delle acque sotterranee”, stabilendo i criteri per la valutazione del buono stato chimico e per individuare le “tendenze significative e durature all’aumento” di inquinanti. A ciò risponde la Direttiva 2006/118/CE “Protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento”, che esplica e definisce, per le acque sotterranee, gli elementi per la definizione del buono stato chimico. La Direttiva 2006/118/CE è stata recepita a livello nazionale con il decreto legislativo 16 marzo 2009, n. 30. É necessario menzionare anche il decreto legislativo 10 dicembre 2010, n. 219, che recepisce la Direttiva 2008/105/CE relativa a standard di qualità ambientale nel settore della politica delle acque e la Direttiva 2009/90/CE che stabilisce specifiche tecniche per l’analisi chimica e il monitoraggio dello stato delle acque. La normativa di settore preposta alla tutela del suolo e delle acque dall’inquinamento di nitrati provenienti da fonti agricole prende il nome di “Direttiva Nitrati” (Direttiva 91/676/CEE), recepita in Italia dal Dlgs 152/99 e ripresa dal Dlgs 152/06. La Direttiva è finalizzata a ridurre e prevenire l’inquinamento delle acque causato dai nitrati di origine agricola attraverso l’introduzione di corrette pratiche di fertilizzazione, riservando particolare attenzione al bilancio dell’azoto nel terreno e individuando, per il settore agricolo, le norme tecniche relative alla fertilizzazione e alla gestione degli effluenti degli allevamenti, allo scopo di limitare il fenomeno della lisciviazione/infiltrazione dell’azoto nitrico. In particolare l’articolo 92 del Dlgs 152/06 attribuisce alle Regioni i seguenti compiti: ‐ monitoraggio finalizzato alla verifica delle concentrazioni di nitrati nelle acque; ‐ designazione delle zone vulnerabili ai nitrati ZVN; ‐ integrazione dei codici di buona pratica agricola; ‐ definizione e attuazione dei programmi d’azione nelle ZVN. La Regione Lombardia, con l'approvazione della Legge regionale 12 dicembre 2003, n. 26, ha indicato il Piano di gestione del bacino idrografico come strumento per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici, attraverso un approccio che integra gli aspetti qualitativi e quantitativi, ambientali e socio‐ economici. Il Piano di gestione, che prevede come riferimento normativo nazionale ancora il Dlgs 152/99, è costituito da: ‐ Atto di indirizzi per la politica di uso e tutela delle acque della Regione Lombardia, approvato dal Consiglio regionale il 28 luglio 2004; ‐ Programma di tutela e uso delle acque (PTUA), approvato con DGR del 29 marzo 2006, n. 8/2244. Più recentemente, in attuazione della Direttiva 2000/60/CE, L’Autorità di Bacino del fiume Po ha adottato il Piano di Gestione per il Distretto idrografico del fiume Po – PdGPo (Deliberazione n. 1 del 24 febbraio 2010). Il Piano di Gestione è lo strumento conoscitivo, normativo e tecnico‐operativo mediante il quale sono programmate le misure finalizzate a garantire la corretta utilizzazione delle acque e il perseguimento degli scopi e degli obiettivi ambientali stabiliti dalla Direttiva 2000/60/CE. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 8 febbraio 2013 è l’atto formale che completa l’iter di adozione del Piano di Gestione del Distretto idrografico Padano.

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3.1 Obiettivi di qualità La normativa prevede il conseguimento degli obiettivi di qualità per i corpi idrici sotterranei. I Piani di tutela adottano le misure atte a conseguire gli obiettivi seguenti entro il 22 dicembre 2015: ‐ mantenimento o raggiungimento per i corpi idrici superficiali e sotterranei dell’obiettivo di qualità ambientale corrispondente allo stato “buono”; ‐ mantenimento, ove già esistente, dello stato di qualità “elevato”; ‐ mantenimento o raggiungimento degli obiettivi di qualità per specifica destinazione per i corpi idrici ove siano previsti. La normativa prevede inoltre la possibilità di differimento dei termini per il conseguimento degli obiettivi – proroga al 2021 o al 2027 – a condizione che non si verifichi un ulteriore deterioramento e che nel Piano di Gestione siano fornite adeguate motivazioni e l’elenco dettagliato delle misure previste. Vi è inoltre la possibilità di fissare obiettivi ambientali meno rigorosi – deroga – nei casi in cui, a causa delle ripercussioni dell’impatto antropico o delle condizioni naturali non sia possibile o sia esageratamente oneroso il loro raggiungimento. Nel vigente Piano di Gestione, per la Lombardia è stata prevista la proroga al 2021 o al 2027 degli obiettivi su alcuni corpi idrici per i quali la situazione appare più compromessa a causa delle numerose pressioni esistenti.

3.2 Corpi idrici In base a quanto previsto dalla normativa vigente, Regione Lombardia, in collaborazione con ARPA Lombardia, ha provveduto nell’anno 2009 all’identificazione dei corpi idrici sotterranei. Come definito dal Dlgs 152/06 e smi, un corpo idrico sotterraneo è “un volume distinto di acque sotterranee contenute da una o più falde acquifere”, considerando come falda acquifera “uno o più strati sotterranei di roccia o altri strati geologici di porosità e permeabilità sufficiente da consentire un flusso significativo di acque sotterranee o l’estrazione di quantità significative di acque sotterranee”. La procedura per l’identificazione e la caratterizzazione dei corpi idrici sotterranei ha avuto avvio dall’identificazione dei Complessi Idrogeologici (sette tipologie, partendo dal quadro di riferimento nazionale “Carta delle risorse idriche sotterranee di Mouton”). All’interno dei Complessi Idrogeologici individuati sono stati identificati gli acquiferi sulla base di considerazioni di natura idrogeologica ed in particolare sulla base dei flussi significativi e dei quantitativi significativi. Successivamente si è proceduto all’identificazione dei corpi idrici sotterranei, sulla base di criteri di tipo fisico e dei confini idrogeologici derivanti dalla suddivisione della pianura lombarda in bacini ad opera dell’azione prevalentemente drenante che i corsi d’acqua principali (Sesia, Ticino, Adda, Oglio, Mincio) esercitano sulla falda. Come previsto dal Dlgs 30/2009, se il corpo idrico sotterraneo alla scala di riferimento può essere accuratamente descritto, esso coincide con l’acquifero; viceversa è necessario applicare una ulteriore suddivisione tenendo conto dei confini idrogeologici, degli spartiacque sotterranei e delle linee di flusso. Pertanto, sulla base dell’identificazione delle quattro superfici di discontinuità stratigrafica (sequenze deposizionali corrispondenti alle tappe dell’evoluzione del bacino), delle Unità A, B, C, D (corpi geologici di notevole estensione areale) e della fascia dei fontanili (che delinea la transizione tra Alta e Bassa Pianura), è stato possibile individuare cinque Sistemi Acquiferi: 1. Sistema Acquifero Superficiale di Pianura 2. Sistema del Secondo Acquifero di Bassa Pianura 3. Sistema Acquifero Profondo di Pianura 4. Sistema di Fondovalle 5. Sistema Collinare e Montano All’interno di essi sono stati individuati venti Corpi Idrici e tre Sistemi Idrogeologici afferenti al Sistema collinare e montuoso. In Tabella 1 è riportato l’elenco dei Corpi idrici Sotterranei.

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Tabella 1 SISTEMA ACQUIFERO SUPERFICIALE DI PIANURA (Acquifero A e B di alta pianura + acquifero A di bassa pianura) E PRINCIPALI FONDOVALLE ALPINI GWB‐A1B Bacino della Lomellina ‐ Acquifero A GWB‐A2B Bacino dell' Oltrepo Pavese ‐ Acquifero A GWB‐A3A Bacino Adda‐Ticino di Alta Pianura ‐ Acquifero A+B GWB‐A3B Bacino Adda‐Ticino di Bassa Pianura ‐ Acquifero A GWB‐A4A Bacino Adda‐Oglio di Alta Pianura ‐ Acquifero A+B GWB‐A4B Bacino Adda‐Oglio di Bassa Pianura ‐ Acquifero A GWB‐A5A Bacino Oglio‐Mincio di Alta Pianura ‐ Acquifero A+B GWB‐A5B Bacino Oglio‐Mincio di Bassa Pianura ‐ Acquifero A GWB‐A5O Bacino Oglio‐Mincio Oltrepo Mantovano ‐ Acquifero A GWB‐FTE Fondovalle Valtellina GWB‐FCH Fondovalle Valchiavenna GWB‐FCA Fondovalle Valcamonica GWB‐FTR Fondovalle Valtrompia GWB‐FSA Fondovalle Valsabbia

SISTEMA DEL SECONDO ACQUIFERO DI BASSA PIANURA (ACQUIFERO B)

GWB‐B1B Bacino della Lomellina ‐ Acquifero B GWB‐B2B Bacino dell' Oltrepo Pavese ‐ Acquifero B GWB‐B3B Bacino Adda‐Ticino di Bassa Pianura ‐ Acquifero B GWB‐B4B Bacino Adda‐Oglio di Bassa Pianura ‐ Acquifero B GWB‐B5B Bacino Oglio‐Mincio di Bassa Pianura ‐ Acquifero B

SISTEMA ACQUIFERO PROFONDO DI PIANURA

GWB‐C0U Unico corpo idrico costituito dal gruppo acquifero multistrato C

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3.3 Classificazione dei corpi idrici sotterranei La normativa vigente prevede che lo stato di un corpo idrico sotterraneo sia determinato dal valore più basso del suo stato chimico e del suo stato quantitativo.

3.3.1 Stato chimico Un corpo idrico sotterraneo è considerato in “buono” stato chimico quando ricorra una delle seguenti condizioni:  sono rispettate le condizioni riportate all’Allegato 3, Parte A, Tabella 1 del Dlgs 30/09 (ossia che le concentrazioni di inquinanti siano tali da non presentare effetti di intrusione salina o di altro tipo, da non superare gli standard di qualità applicabili e da permettere il raggiungimento degli obiettivi ambientali per le acque superficiali connesse);  sono rispettati, per ciascuna sostanza controllata, gli standard di qualità ed i valori soglia di cui all’Allegato 3, Parte A, Tabelle 23 e 34 del Dlgs 30/09, in ognuno dei siti individuati per il monitoraggio del corpo idrico sotterraneo o dei gruppi di corpi idrici sotterranei;  lo standard di qualità delle acque sotterranee o il valore soglia è superato in uno o più siti di monitoraggio, che comunque rappresentino non oltre il 20% dell’area totale o del volume del corpo idrico per una o più sostanze ed un’appropriata indagine conferma che non siano messi a rischio:  gli obiettivi prefissati per il corpo idrico,  gli ambienti superficiali connessi,  gli utilizzi e la salute umani. La classificazione dello stato chimico delle acque sotterranee viene attualmente effettuata attraverso l’applicazione dell’indice SCAS (Stato Chimico delle Acque Sotterranee), in continuità con la classificazione prevista dal Dlgs 152/99 e smi. Lo SCAS viene calcolato utilizzando il valore medio, rilevato per ogni parametro monitorato, nel periodo di riferimento, mediante l’attribuzione di classi di qualità. L’indice presenta cinque classi:  classe 1: impatto antropico nullo o trascurabile e pregiate caratteristiche idrochimiche;  classe 2: impatto antropico ridotto e sostenibile sul lungo periodo e buone caratteristiche idrochimiche;  classe 3: impatto antropico significativo e caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con alcuni segnali di compromissione;  classe 4: impatto antropico rilevante e caratteristiche idrochimiche scadenti;  classe 0: impatto antropico nullo o trascurabile, ma presenza di particolari facies idrochimiche che portano ad un abbassamento della qualità. Le classi vengono attribuite sulla base del livello di concentrazione dei parametri monitorati per ciascun punto della rete.

3 Tabella 2: Standard di qualità per nitrati e sostanze attive nei pesticidi (compresi i loro pertinenti metaboliti, prodotti di degradazione e di reazione). 4 Tabella 3: Valori soglia per metalli, inquinanti inorganici, composti organici aromatici, policiclici aromatici, alifatici clorurati cancerogeni, alifatici clorurati non cancerogeni, alifatici alogenati cancerogeni, nitrobenzeni, clorobenzeni, pesticidi, diossine e furani, altre sostanze.

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3.3.2 Stato quantitativo Un corpo idrico sotterraneo è considerato in “buono” stato quantitativo quando soddisfa le seguenti condizioni:  il livello delle acque sotterranee nel corpo idrico sotterraneo è tale che la media annua dell’estrazione a lungo termine non esaurisca le risorse idriche sotterranee disponibili e di conseguenza il livello piezometrico non subisca alterazioni antropiche tali da:  impedire il conseguimento degli obiettivi ecologici per le acque superficiali connesse;  comportare un deterioramento significativo della qualità delle acque;  recare danni significativi agli ecosistemi terrestri direttamente dipendenti dal corpo idrico sotterraneo;  inoltre, alterazioni della direzione di flusso risultanti da variazioni del livello possono verificarsi, su base temporanea o permanente, in un’area delimitata nello spazio; tali inversioni non causano tuttavia un’intrusione di acqua salata o di altro tipo né imprimono alla direzione di flusso alcuna tendenza antropica duratura e chiaramente identificabile che possa determinare le intrusioni.

3.4 Tipi di monitoraggio L’obiettivo del monitoraggio è quello di stabilire un quadro generale dello stato chimico e quantitativo delle acque sotterranee e permettere la classificazione di tutti i corpi idrici sotterranei. Il Dlgs 30/09 prevede una rete per il monitoraggio chimico e una rete per il monitoraggio quantitativo al fine di integrare e validare la caratterizzazione e la definizione del rischio di non raggiungimento dell’obiettivo di buono stato chimico e quantitativo. La rete per il monitoraggio chimico si articola in:  rete di monitoraggio di sorveglianza finalizzata ad integrare e validare la caratterizzazione e la identificazione del rischio di non raggiungere l’obiettivo di buono stato chimico, oltre a fornire informazioni utili a valutare le tendenze a lungo termine delle condizioni naturali e delle concentrazioni di inquinanti derivanti dall’attività antropica, in concomitanza con l’analisi delle pressioni e degli impatti;  rete di monitoraggio operativo finalizzata a stabilire lo stato di qualità di tutti i corpi idrici definiti a rischio di non raggiungere l’obiettivo di buono stato chimico e stabilire la presenza di significative e durature tendenze ascendenti nella concentrazione degli inquinanti. La definizione delle reti di monitoraggio di sorveglianza e operativo determina l’attribuzione ai corpi idrici che ne fanno parte di specifici programmi di monitoraggio che si differenziano per durata, componenti monitorate e frequenze seguite. In particolare:  Monitoraggio di sorveglianza: è da condurre durante ciascun ciclo di gestione del bacino idrografico (previsto ogni 6 anni), che va effettuato nei corpi idrici o gruppi di corpi idrici sia a rischio che non a rischio. Questo tipo di monitoraggio è inoltre utile per definire le concentrazioni di fondo naturale e le caratteristiche del corpo idrico.  Monitoraggio operativo: è richiesto solo per i corpi idrici a rischio di non raggiungere gli obiettivi di qualità e deve essere eseguito tutti gli anni nei periodi intermedi tra due monitoraggi di sorveglianza a una frequenza sufficiente a rilevare gli impatti delle pressioni e, comunque, almeno una volta l’anno. Deve essere finalizzato principalmente a valutare i rischi specifici che determinano il non raggiungimento degli obiettivi di qualità. Il monitoraggio quantitativo viene svolto con frequenza mensile o trimestrale (sulla base della profondità dei pozzi/piezometri appartenenti alla rete) e permette di ottenere utili informazioni sull’andamento delle piezometrie.

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4 LA RETE DI MONITORAGGIO

4.1 La rete di monitoraggio regionale La rete di monitoraggio ARPA si configura ad oggi come rete per il monitoraggio di sorveglianza (ai sensi del Dlgs 30/09). Il monitoraggio di sorveglianza (da condurre durante ciascun ciclo di gestione del bacino idrografico, previsto ogni 6 anni), viene effettuato nei corpi idrici sotterranei o gruppi di corpi idrici sotterranei sia a rischio che non a rischio di raggiungimento dell’obiettivo di qualità di buono stato chimico. La rete regionale comprende 474 punti per il monitoraggio qualitativo (Figura 1) e 398 punti per il monitoraggio quantitativo (Figura 2); su alcuni punti vengono effettuate entrambe le tipologie di monitoraggio. La definizione dello Stato Chimico delle Acque Sotterranee (SCAS) è basata sul monitoraggio delle seguenti tipologie di sostanze: • inquinanti soggetti a standard di qualità individuati a livello comunitario (Tabella 2, Allegato 3 – Dlgs 30/09); • inquinanti soggetti a valori soglia individuati a livello nazionale (Tabella 3, Allegato 3 – Dlgs 30/09). L’adeguamento del monitoraggio a quanto previsto dal Dlgs 30/09 ha quindi portato – rispetto al passato ‐ ad una integrazione dei profili analitici (con la ricerca di alcune sostanze in precedenza non previste). I parametri chimici monitorati sono raggruppabili nelle seguenti categorie:  Parametri generali  Metalli  Inquinanti inorganici  Policiclici aromatici  Alifatici clorurati cancerogeni  Alifatici clorurati non cancerogeni  Alifatici alogenati cancerogeni  Nitrobenzeni  Clorobenzeni  Pesticidi  Diossine e furani  Composti organici aromatici

Sui punti appartenenti ai vari corpi idrici sotterranei è prevista la determinazione dei parametri delle categorie sopra‐descritte attraverso due campionamenti all’anno (una campagna primaverile e una campagna autunnale). I profili analitici, per ciascun punto (o gruppi di punti) della rete, sono definiti sulla base delle pressioni gravanti sul territorio, della struttura idrogeologica, delle proprietà chimico‐fisiche dei contaminanti e dei risultati dei monitoraggi relativi agli anni precedenti.

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Figura 1

Figura 2

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4.2 La rete di monitoraggio nella provincia di Cremona Le reti di monitoraggio delle acque sotterranee relative al territorio della provincia di Cremona (anno 2012) sono costituite da 44 punti di monitoraggio qualitativo (Tabella 2, Figura 3) e da 41 punti di monitoraggio quantitativo (Tabella 3, Figura 4). I punti appartengono ai seguenti corpi idrici:  GWB‐A4A, Bacino Adda‐Oglio di Alta Pianura – Acquifero A+B  GWB‐A4B, Bacino Adda‐Oglio di Bassa Pianura – Acquifero A  GWB‐B4B, Bacino Adda‐Oglio di Bassa Pianura – Acquifero B  GWB‐C0U, Unico corpo idrico costituito dal gruppo acquifero multistrato C. I 44 punti della rete di monitoraggio qualitativa non sono collocati in prossimità di discariche o aree di bonifica, ovvero 3 piezometri si trovano all’interno di aree bonificate ma è stato chiesto il loro mantenimento ai fini dell’introduzione nella rete di monitoraggio regionale. Tabella 2 – Rete di monitoraggio qualitativo.

Gruppo Corpo Comune Codice punto Utilizzo Qualitativo Quantitativo acquifero Idrico PO0190030U0035 B GWB B4B POTABILE X X ANNICCO PO019003NRA001 A GWB A4B NON DEFINITO X X CASALMAGGIORE PO0190210U0218 A GWB A4B POTABILE X X CASALMAGGIORE PO019021NRA001 A GWB A4B IGEN. SANITARIO X ‐ PO019027NRA001 A GWB A4B IRRIGUO X X CINGIA DE' BOTTI PO019031NU0313 B GWB B4B POTABILE X X CORTE DE' FRATI PO019033NRA001 A GWB A4B IRRIGUO X X PO0190340U0001 B GWB B4B POTABILE X X CREMA PO0190350UA005 B GWB B4B POTABILE X X CREMA PO019035NRA001 A GWB A4B NON DEFINITO X X CREMONA PO0190360UA005 A GWB A4B POTABILE X X CREMONA PO019036NUA001 A GWB A4B NON DEFINITO X X PO019040NRA001 A GWB A4B IRRIGUO X X PO019047NRA001 A GWB A4B IRRIGUO X X PO019049NRA001 A GWB A4B NON DEFINITO X ‐ GRUMELLO CREMONESE PO019051NRA001 A GWB A4B MONITORAGGIO X X PO0190560U0563 A GWB A4B POTABILE X X PO019058NUA001 A GWB A4B IRRIGUO X ‐ PO019065NRA001 A GWB A4B IRRIGUO X X PO0190660U0002 B GWB A4A POTABILE X X PANDINO PO019067NRA003 A GWB A4A NON DEFINITO X X PO0190690U0694 B GWB B4B POTABILE X X PO019070NRA001 A GWB A4B IRRIGUO X X PO0190710U0713 B GWB B4B POTABILE X X PIADENA PO019071NRA001 A GWB A4B IRRIGUO X X PO019077NRA001 A GWB A4B IRRIGUO X X POZZAGLIO ED UNITI PO019077NU0771 B GWB B4B POTABILE X X PO0190790U0001 A GWB A4B POTABILE X X PO019080NU0802 B GWB B4B POTABILE X X RIVOLTA D'ADDA PO019084NRA002 A GWB A4A MONITORAGGIO X X ROMANENGO PO0190860U0865 B GWB B4B POTABILE X X PO0190890U0892 B GWB B4B POTABILE X X PO019091NRA001 A GWB A4B IRRIGUO X X SERGNANO PO019094NU0944 A GWB A4A POTABILE X X SONCINO PO0190970U0002 A GWB A4B POTABILE X X SORESINA PO019098NRA001 A GWB A4B IRRIGUO X X PO019099NRA001 A GWB A4B IRRIGUO X X PO0191010U1012 A GWB A4B POTABILE X X SPINO D'ADDA PO0191020UA002 C GWB C0U POTABILE X X SPINO D'ADDA PO019102NRA006 A GWB A4A NON DEFINITO X X PO019103NRA001 A GWB A4B IRRIGUO X X PO0191080U0001 A GWB A4B POTABILE X X PO019110NRA001 A GWB A4B IRRIGUO X X PO019112NU1123 A GWB A4A POTABILE X X

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Per l’acquifero A la rete è caratterizzata da una buona distribuzione territoriale, anche in relazione alle pressioni esistenti. I punti di monitoraggio sono costituiti oltre che da piezometri anche da alcuni pozzi ad uso potabile. Per l’acquifero B e C i punti di monitoraggi sono costituiti esclusivamente da pozzi ad uso potabile.

Figura 3

Figura 4

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In merito alle pressioni gravanti sul territorio si evidenzia l’incremento negli ultimi anni del prelievo d’acqua per uso agricolo, con la terebrazione di nuovi pozzi conseguentemente alla diminuzione dei volumi derivati da corsi d’acqua superficiale, causata dal susseguirsi di annate siccitose di cui la più emblematica è stata il 2003. Sempre legato all’agricoltura è il dato rilevato in 5 dei 20 piezometri della rete di monitoraggio qualitativo, insistenti la falda freatica e situati in aree agricole a forte produzione di mais, dove le concentrazioni di nitrati hanno frequentemente superato i valori di soglia, in un arco temporale che va dal novembre 2005 al novembre 2011. Per altro tale dato è stato spesso accompagnato dalla rilevazione, nei medesimi punti, di prodotti fitosanitari. A seguito dell’attività di monitoraggio 2011, nel gennaio 2012 è stata inviata comunicazione all’ASL e al Gestore della Rete di Pubblico Acquedotto della presenza di solventi clorurati nei pozzi di Sergnano e Vailate in concentrazioni superiori ai valori di soglia.

Inoltre si segnala che, con periodicità semestrale e in corrispondenza delle 2 campagne di monitoraggio qualitativo, il Dipartimento partecipa al monitoraggio di controllo dello storico plume di contaminazione da carbamazepina e dimetridazolo proveniente dal sito della ditta Farchemia in comune di Treviglio (BG), eseguendo un campionamento specifico in 30 pozzi, di cui 6 appartenenti alla rete regionale. I risultati di tale monitoraggio sono trasmessi al competente Dipartimento ARPA di Bergamo.

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5 LO STATO DELLE ACQUE SOTTERRANEE

5.1 Stato chimico Lo stato chimico delle acque sotterranee del territorio della provincia di Cremona relativamente ai punti monitorati nel triennio 2009, 2010, 2011 è riportato in Tabella 4. Lo SCAS relativo all’anno 2012 per i punti della rete di monitoraggio qualitativo è riportato in Tabella 5. Per ciascun punto della rete di monitoraggio, accanto all’indice sintetico sono riportati gli inquinanti causa di “attenzione” e causa dell’abbassamento dello SCAS in classe 4 (“scarso”).

Tabella 4 ‐ Stato Chimico delle Acque Sotterranee (SCAS) relativo agli anni 2009‐2011

SCAS Cause Probabile presenza Comune Codice Anno SCAS (con anche Cause SCAS Scarso la Classe 0) attenzione sostanze naturali Ione ammonio, Ferro, Ione ammonio, Ferro, 2009 4 0 Manganese, Arsenico Manganese, Arsenico Ione ammonio, Ferro, Ione ammonio, Ferro, 2010 4 0 ANNICCO PO0190030U0035 Manganese, Arsenico Manganese, Arsenico Arsenico, Ione Arsenico, Ione Ammonio, 2011 4 0 Ammonio, Ferro, Ferro, Manganese Manganese Ferro, Nitrati, 2009 4 4 Terbutilazina desetil Ferro, Nitrati, ANNICCO PO019003NRA001 2010 4 4 Terbutilazina,desetil 2011 4 4 Nitrati, Ferro Ione ammonio, Ferro, Ione ammonio, Ferro, 2009 4 0 Manganese Manganese Ione ammonio, Ferro, Ione ammonio, Ferro, CASALMAGGIORE PO0190210U0218 2010 4 0 Manganese Manganese Ione Ammonio, Ferro, Ione Ammonio, Ferro, 2011 4 0 Manganese Manganese Ione ammonio, Ferro, Ione ammonio, Ferro, 2009 4 0 Manganese Manganese CASALMAGGIORE PO019021NRA001 2010 4 0 Ferro, Manganese Ferro, Manganese 2011 4 0 Ampa Ferro, Manganese Ferro, Manganese 2009 4 4 Arsenico Nitrati , Atrazina desetil 2010 4 4 Nitrati Atrazina desetil CASTELVISCONTI PO019027NRA001 Nitrati, 2011 3 3 Selenio Ione ammonio, 2009 4 0 Ione ammonio, Arsenico Arsenico Ione ammonio, CINGIA DE' BOTTI PO019031NU0313 2010 4 0 Ione ammonio, Arsenico Arsenico Arsenico, Ione 2011 4 0 Arsenico, Ione Ammonio Ammonio 2009 2 2 CORTE DE' FRATI PO019033NRA001 2010 2 2 2011 4 4 Nitrati 2009 4 0 Manganese Manganese CREDERA PO0190340U0001 2010 4 0 Manganese Manganese RUBBIANO 2011 4 0 Manganese Manganese 2009 4 0 Ferro , Manganese Ferro , Manganese CREMA PO0190350UA005 2010 4 0 Ferro, Manganese Ferro, Manganese Atrazina, Simazina, 2011 4 4 Ferro, Manganese 2009 3 3 Nitrati CREMA PO019035NRA001 2010 2 2 2011 4 4 Glifosate, Manganese

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Ione ammonio , Ione ammonio , 2009 4 0 Manganese , Arsenico Manganese , Arsenico Ione ammonio, Ione ammonio, CREMONA PO0190360UA005 2010 4 0 Manganese, Arsenico Manganese, Arsenico Arsenico, Ione Arsenico, Ione Ammonio, 2011 4 0 Selenio Ammonio, Manganese Manganese 2009 2 2 CREMONA PO019036NUA001 2010 2 2 2011 2 2 Ione ammonio, Ferro, Ione ammonio, Ferro, 2009 4 0 Manganese, Arsenico Manganese, Arsenico Ione ammonio, Ferro, Ione ammonio, Ferro, 2010 4 0 Manganese, Arsenico Manganese, Arsenico DEROVERE PO019040NRA001 Arsenico, Ione Ammonio, 2011 4 4 Terbutilazina, Ferro, Manganese 2009 4 0 Ferro , Manganese Ferro , Manganese GENIVOLTA PO019047NRA001 2010 4 0 Ferro Ferro 2011 4 0 Ferro, Manganese Ferro, Manganese Ione ammonio, Ferro, Ione ammonio, Ferro, 2009 4 0 Manganese Manganese GOMBITO PO019049NRA001 2010 4 0 Ferro, Manganese Ferro, Manganese 2011 4 0 Ferro, Manganese Ferro, Manganese Ione ammonio , Ferro , Ione ammonio , Ferro , 2009 4 0 Arsenico Arsenico Ione ammonio, Ferro, Ione ammonio, Ferro, 2010 4 0 MALAGNINO PO0190560U0563 Manganese, Arsenico Manganese, Arsenico Arsenico, Ione Arsenico, Ione Ammonio, 2011 4 0 Ammonio, Ferro, Ferro, Manganese Manganese Terbutilazina 2009 2 2 desetil MONTE PO019058NUA001 2010 4 4 Terbutilazina desetil CREMASCO Atrazina 2011 4 4 Terbutilazina desetil desisopropil Ferro , Manganese , Ferro , Manganese , 2009 4 0 Arsenico Arsenico PADERNO Ferro, Manganese, Ferro, Manganese, PO019065NRA001 2010 4 0 PONCHIELLI Arsenico Arsenico Arsenico, Selenio, 2011 4 4 Ferro, Manganese 2009 4 0 Manganese Manganese PALAZZO PO0190660U0002 2010 4 0 Manganese Manganese PIGNANO 2011 4 0 Manganese Manganese Ferro , Manganese , 2009 4 4 Terbutilazina desetil 2010 4 0 Terbutilazina Ferro, Manganese Ferro, Manganese PANDINO PO019067NRA003 Glifosate, Terbutilazina 2011 4 4 Terbutilazina desetil, Ferro, Manganese Ione ammonio , Ferro , Ione ammonio , Ferro , 2009 4 0 Manganese , Arsenico Manganese , Arsenico Ione ammonio, Ferro, Ione ammonio, Ferro, PESCAROLO ED 2010 4 0 PO0190690U0694 Manganese, Arsenico Manganese, Arsenico UNITI Arsenico, Ione Arsenico, Ione Ammonio, 2011 4 0 Ammonio, Ferro, Ferro, Manganese Manganese Ferro , Manganese , 2009 4 4 Zinco Piombo PESSINA Ferro, Manganese, PO019070NRA001 2010 4 4 CREMONESE Piombo Selenio, Ferro, 2011 4 4 Piombo Manganese

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Ione ammonio, Ione ammonio, 2009 4 0 Manganese, Arsenico Manganese, Arsenico Ione ammonio, Ione ammonio, PIADENA PO0190710U0713 2010 4 0 Manganese, Arsenico Manganese, Arsenico Arsenico, Ione Arsenico, Ione Ammonio, 2011 4 0 Ammonio, Manganese Manganese 2009 4 0 Ferro , Manganese Ferro , Manganese PIADENA PO019071NRA001 2010 4 0 Ferro, Manganese Ferro, Manganese 2011 4 0 Ferro, Manganese Ferro, Manganese 2009 4 0 Manganese Manganese POZZAGLIO ED PO019077NRA001 2010 4 0 Manganese Manganese UNITI 2011 4 0 Selenio Manganese Manganese Ione ammonio , Ione ammonio , 2009 4 0 Manganese , Arsenico Manganese , Arsenico POZZAGLIO ED Ione ammonio, Ione ammonio, PO019077NU0771 2010 4 0 UNITI Manganese, Arsenico Manganese, Arsenico Arsenico, Ione Arsenico, Ione Ammonio, 2011 4 0 Ammonio, Manganese Manganese 2009 4 0 Manganese Manganese RICENGO PO0190790U0001 2010 4 0 Manganese Manganese 2011 4 0 Manganese Manganese Ione ammonio, Ione ammonio, 2009 4 0 Manganese Manganese Ione ammonio, Ione ammonio, RIPALTA ARPINA PO019080NU0802 2010 4 0 Manganese Manganese Ione Ammonio, Ione Ammonio, 2011 4 0 Manganese Manganese 2010 4 0 Ione ammonio Ione ammonio RIVOLTA D'ADDA PO019084NRA002 2011 4 4 Atrazina desisopropil Ione ammonio , Ione ammonio , 2009 4 0 Manganese Manganese Ione ammonio, Ione ammonio, ROMANENGO PO0190860U0865 2010 4 0 Manganese Manganese Ione Ammonio, Ione Ammonio, 2011 4 0 Manganese Manganese Ione ammonio, Ione ammonio, 2009 4 0 Manganese, Arsenico Manganese, Arsenico Ione ammonio, Ione ammonio, SAN DANIELE PO PO0190890U0892 2010 4 0 Manganese, Arsenico Manganese, Arsenico Arsenico, Ione Arsenico, Ione Ammonio, 2011 4 0 Ammonio, Manganese Manganese Ferro , Manganese , Arsenico, Ione Ammonio, 2009 4 0 Arsenico Manganese SAN MARTINO Ferro, Manganese, Arsenico, Ione Ammonio, PO019091NRA001 2010 4 0 DEL LAGO Arsenico Manganese Arsenico, Ferro, Arsenico, Ione Ammonio, 2011 4 0 Manganese Manganese 2009 2 2 SERGNANO PO019094NU0944 2010 2 2 2011 4 4 Triclorometano 2009 1 1 SONCINO PO0190970U0002 2010 1 1 2011 1 1 Ferro , Manganese , Ferro , Manganese , 2009 4 0 Arsenico Arsenico Ferro, Manganese, Ferro, Manganese, SORESINA PO019098NRA001 2010 4 0 Arsenico Arsenico Arsenico, Ferro, Arsenico, Ferro, 2011 4 0 Manganese Manganese Nitrati, Ferro , Manganese , 2009 4 4 Piombo Atrazina Manganese, Atrazina, SOSPIRO PO019099NRA001 2010 4 4 Nitrati Atrazina desetil Nitrati, Manganese, 2011 4 4 Atrazina desetil

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Ione ammonio , 2009 4 0 Ione ammonio , Arsenico Arsenico Ione ammonio, SPINEDA PO0191010U1012 2010 4 0 Ione ammonio, Arsenico Arsenico Arsenico, Ione 2011 4 0 Arsenico, Ione Ammonio Ammonio Ione ammonio , Ione ammonio , 2009 4 0 Manganese Manganese Ione ammonio, Ione ammonio, 2010 4 0 SPINO D'ADDA PO0191020UA002 Manganese Manganese Ione Ammonio, 2011 4 4 Manganese, Atrazina desisopropil 2009 2 2 Terbutilazina, 2010 2 2 SPINO D'ADDA PO019102NRA006 desetil Atrazina 2011 2 2 desisopropil Ferro , Manganese , Ferro , Manganese , 2009 4 0 Arsenico Arsenico STAGNO Ione ammonio, Ferro, Ione ammonio, Ferro, PO019103NRA001 2010 4 0 LOMBARDO Manganese, Arsenico Manganese, Arsenico Ione Ammonio, Ferro, Ione Ammonio, Ferro, 2011 4 0 Manganese, Arsenico Manganese, Arsenico Ione ammonio , Ferro , Ione ammonio , Ferro , 2009 4 0 Manganese Manganese TORRICELLA DEL Ione ammonio, Ferro, Ione ammonio, Ferro, PO0191080U0001 2010 4 0 PIZZO Manganese Manganese Ione Ammonio, Ferro, Ione Ammonio, Ferro, 2011 4 0 Arsenico Manganese Manganese 2009 4 4 Nitrati , Atrazina desetil 2010 4 4 Nitrati, Atrazina desetil TRIGOLO PO019110NRA001 Selenio, 2011 4 4 Atrazina Nitrati, Atrazina desetil desisopropil 2009 2 2 2010 2 2 VAILATE PO019112NU1123 Atrazina 2011 4 4 Tricloroetilene desetil

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Tabella 5 ‐ Stato Chimico delle Acque Sotterranee (SCAS) relativo all’anno 2012. Cause SCAS Sostanze di origine Comune Codice SCAS (con anche attenzio Cause SCAS Scarso probabile naturale Classe 0) ne Arsenico Ione Ammonio (NH4+) Arsenico Ione Ammonio Annicco PO0190030U0035 4 0 Ferro Manganese (NH4+) Ferro Manganese Annicco PO019003NRA001 4 0 Nitrati Ferro Manganese Ferro Manganese Ione Ammonio (NH4+) Ferro Ione Ammonio (NH4+) Ferro Casalmaggiore PO0190210U0218 4 0 Manganese Manganese Casalmaggiore PO019021NRA001 4 0 Ferro Manganese Ferro Manganese Castelvisconti PO019027NRA001 4 0 Manganese Manganese Cingia de` Botti PO019031NU0313 4 0 Arsenico, Ammoniaca (NH4+) Arsenico, Ammoniaca (NH4+) Corte de` Frati PO019033NRA001 2 2 Credera Rubbiano PO0190340U0001 4 0 Ferro Manganese Ferro Manganese Crema PO0190350UA005 4 0 Ferro Manganese Ferro Manganese Crema PO019035NRA001 4 4 Selenio Solfati Manganese Manganese Cremona PO0190360UA005 4 0 Arsenico, Ammoniaca (NH4+) Arsenico, Ammoniaca (NH4+) Cremona PO019036NUA001 2 2 Arsenico Ione Ammonio (NH4+) Arsenico Ione Ammonio Derovere PO019040NRA001 4 0 Ferro Manganese (NH4+) Ferro Manganese Genivolta PO019047NRA001 4 0 Ferro Manganese Ferro Manganese Gombito PO019049NRA001 4 0 Ferro Manganese Ferro Manganese Grumello Crem.se PO019051NRA001 4 4 Nitrati Piombo Ferro Atrazina‐desetil Ferro Arsenico Ione Ammonio (NH4+) Arsenico Ione Ammonio Malagnino PO0190560U0563 4 0 Ferro Manganese (NH4+) Ferro Manganese Terbutilazi Monte Cremasco PO019058NUA001 2 2 na desetil Paderno Ponchielli PO019065NRA001 4 0 Arsenico Ferro Manganese Arsenico Ferro Manganese Palazzo Pignano PO0190660U0002 4 0 Manganese Manganese Ferro Manganese AMPA Pandino PO019067NRA003 4 4 Glifosate Terbutilazina desetil Ferro Manganese Somma fitofarmaci Arsenico Ione Ammonio (NH4+) Arsenico Ione Ammonio Pescarolo ed uniti PO0190690U0694 4 0 Ferro Manganese (NH4+) Ferro Manganese Pessina Cremonese PO019070NRA001 4 4 Piombo Ferro Manganese Ferro Manganese Arsenico Ione Ammonio (NH4+) Arsenico Ione Ammonio Piadena PO0190710U0713 4 0 Manganese (NH4+) Manganese Piadena PO019071NRA001 4 0 Ferro Manganese Ferro Manganese Pozzaglio ed uniti PO019077NRA001 4 0 Manganese Manganese Arsenico Ione Ammonio (NH4+) Arsenico Ione Ammonio Pozzaglio ed uniti PO019077NU0771 4 0 Manganese (NH4+) Manganese Ricengo PO0190790U0001 4 0 Manganese Manganese Ripalta Arpina PO019080NU0802 4 4 Triclorometano Rivolta d’Adda PO019084NRA002 2 2 Ione Ammonio (NH4+) Ione Ammonio (NH4+) Romanengo PO0190860U0865 4 0 Manganese Manganese San Daniele Po PO0190890U0892 4 0 Arsenico, Ammoniaca (NH4+) Arsenico, Ammoniaca (NH4+) S. Martino del lago PO019091NRA001 4 0 Arsenico Ferro Manganese Arsenico Ferro Manganese Sergnano PO019094NU0944 4 4 Triclorometano Soncino PO0190970U0002 1 1 Arsenico Ione Ammonio (NH4+) Arsenico Ione Ammonio Soresina PO019098NRA001 4 0 Ferro Manganese (NH4+) Ferro Manganese Sospiro PO019099NRA001 N. C. N. C. Spineda PO0191010U1012 4 0 Arsenico, Ammoniaca (NH4+) Arsenico, Ammoniaca (NH4+) Ione Ammonio (NH4+) Spino d’Adda PO0191020UA002 4 0 Ammoniaca (NH4+) Manganese Manganese Spino d’Adda PO019102NRA006 2 2 Arsenico Ione Ammonio (NH4+) Arsenico Ione Ammonio Stagno Lombardo PO019103NRA001 4 0 Ferro Manganese (NH4+) Ferro Manganese Ione Ammonio (NH4+) Ferro Ione Ammonio (NH4+) Ferro Torricella del Pizzo PO0191080U0001 4 0 Manganese Manganese Trigolo PO019110NRA001 4 4 Nitrati Atrazina‐desetil Vailate PO019112NU1123 4 4 Triclorometano

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Commentando la classificazione 2012 e facendo riferimento ai singoli parametri si possono effettuare le seguenti i considerazioni: ‐ Metalli come ferro e manganese sono diffusi sul territorio provinciale e distribuiti nei vari acquiferi, talvolta anche in concentrazioni elevate; ‐ Abbastanza diffuso, ma circoscritto alla zona cremonese e comunque rintracciato sia nella falda profonda che superficiale, è anche l’arsenico, mentre sporadiche sono invece le rilevazioni di metalli come piombo, selenio ed altri; ‐ La presenza di ione ammonio (NH4+) è distribuita uniformemente nel territorio, si ritrova nel 70% circa dei punti della rete e soprattutto nei pozzi profondi ove si evidenziano le maggiori concentrazioni; ‐ Tra gli altri inorganici si segnalano unicamente i solfati, rilevati prevalentemente nei piezometri in falda freatica ed in particolare in uno di essi con una concentrazione oltre il valore di soglia; ‐ I nitrati sono anch’essi una peculiarità della falda freatica, vengono infatti rintracciati in alcuni piezometri collocati in aree agricole, hanno però dato valori discontinui nel corso delle varie campagne di monitoraggio: ad esempio nel corso del 2012 si è riscontrato un ridimensionamento delle concentrazioni, fatta eccezione per il piezometro in comune di Trigolo che ha confermato il trend degli ultimi anni, sempre oltre il valore di soglia; ‐ Anche le sostanze attive nei Pesticidi sono rilevate quasi esclusivamente in alcuni piezometri in falda freatica, con un'unica eccezione nella seconda campagna per il pozzo profondo di Annicco: complessivamente i punti interessati sono 11 ma i superamenti oltre i valori di soglia riguardano solo 4 punti, di cui per 3 in entrambe le campagne; ‐ Concentrazioni di alifatici clorurati cancerogeni sono state rilevate in 4 punti e sembrano circoscritte alla zona cremasca, in particolare di confine con la Provincia di Bergamo. Solo il pozzo di Sergnano infatti ne ha confermato la presenza in entrambe le campagne, facendo rintracciare inoltre un parametro non inserito nella programmazione come il 1.1 dicloroetilene, per altro oltre il valore di soglia. Inserito nella programmazione e risultato oltre il valore di soglia in tre punti delle due tornate di monitoraggio è il triclorometano (o cloroformio), che ha interessato i pozzi di Ripalta Arpina (per la prima volta nella II campagna), Sergnano e Vailate (solo nella I campagna). ‐ Come già anticipato al paragrafo 4.2 il ritrovamento di solventi clorurati oltre i valori di soglia (Tab.3 all’Allegato 3 del D.Lgs. n.30/2009) già nelle campagne 2011 ha fatto sì che sia stata inoltra comunicazione all’ASL e al Gestore del Pubblico Acquedotto.

Non evidenziando ulteriori informazioni rispetto al complesso dei parametri ricercati, si approfondisce nel seguito quanto di particolare è stato rilevato nel corso delle campagne 2012 con riferimento allo SCAS. Il manganese e il ferro rappresentano senz’altro i parametri che più frequentemente hanno superato nella rete di monitoraggio gli standard di qualità e i valori di soglia con ben 34 dei 43 punti campionati, pari al 79% per il primo e 32 su 43, pari al 74% per il secondo. La presunta origine naturale di questi parametri concorre allo SCAS 0 di 25 punti con SCAS 4 dei 43 punti classificati. L’Arsenico condiziona gli standard di qualità di 14 dei 43 punti monitorati (pari al 32%) e anch’esso, vista l’origine naturale, concorre allo SCAS 0 dei 14 punti con SCAS 4 in oggetto. L’emergenza arsenico nel territorio cremonese si è manifestata a metà degli anni ’80 e tutti e 9 i pozzi idropotabili della rete di monitoraggio caratterizzati da questa criticità sono attrezzati con adeguati impianti di trattamento, mentre gli altri 5 punti interessati sono piezometri dei consorzi di bonifica, utilizzati per il monitoraggio della falda freatica in funzione delle dotazioni irrigue. Piombo e selenio incidono sugli standard di qualità relativi a 3 piezometri ed in particolare il piombo concorre allo SCAS 4 dei punti di Grumello e Pessina Cremonese: per il piezometro di Grumello la concentrazione è relativa solo alla seconda campagna di monitoraggio mentre su Pessina è ripartita su entrambe e rappresenta un dato costante anche nelle campagne degli anni precedenti. Lo ione ammonio contribuisce incisivamente al superamento degli standard di qualità e dei valori di soglia in ben 29 dei 43 punti classificati, pari al 67%, contribuendo, per la sua origine naturale, allo SCAS 0 di 16 punti con SCAS 4 dei 43 punti classificati. Si puntualizza che sull’ origine naturale dello ione ammonio in

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stazioni come Derovere, Soresina e Stagno Lombardo, piezometri in falda freatica collocati in aree agricole intensive, si nutre qualche dubbio: in particolare si segnala che il punto di Stagno Lombardo è collocato lungo il Canale Fossadone, corso d’acqua superficiale monitorato periodicamente, che anch’esso presenta valori di Ione Ammonio tendenzialmente superiori al Livello 3 (≥0,5 mg/L) per le acque superficiali. Solfati e cloruri condizionano gli standard di qualità di 20 tra piezometri e pozzi della rete ma con un unico superamento del valore di soglia da parte dei solfati nel piezometro di Crema, concorrendo alla sua attribuzione in SCAS 4. I Nitrati condizionano gli standard di qualità di 12 punti della rete di monitoraggio, prevalentemente piezometri o pozzi in falda superficiale (fatta eccezione per il pozzo di Vailate), ma nel 2012 hanno rappresentato valori di criticità solo in tre di essi: i piezometri di Annicco e Grumello con SCAS 3 e soprattutto Trigolo che ha confermato lo SCAS 4 degli ultimi 3 anni. Tali valori sono il risultato di una pressione esercitata dall’attività agricola nelle aree di collocazione dei tre punti, confermata anche dal ritrovamento di sostanze attive nei pesticidi in Annicco nella campagna novembre 2011 e in Grumello e Trigolo in entrambe le campagne 2012. Sostanze attive nei pesticidi interessano in particolare 4 punti della rete di monitoraggio, rappresentando un indice di attenzione per il pozzo superficiale di Monte Cremasco, ma soprattutto una criticità per i superamenti ai valori di soglia e relativa classificazione in SCAS 4 dei punti Grumello, Pandino e Trigolo, con particolare menzione per Pandino, unico che ha visto il superamento del valore di soglia anche per la somma fitofarmaci. Le pressioni sono ovviamente il risultato dell’utilizzo di tali prodotti durante le pratiche agricole, favorite anche dai livelli abbastanza superficiali della falda freatica in quelle zone, con soggiacenze medie dell’anno di 1,53 m per Pandino, 1,63 m per Grumello e di 2,5 m per Trigolo. Il punto di Pandino inoltre si distingue per il dato della prima campagna, con concentrazioni particolarmente elevate di AMPA e glifosate (ampiamente oltre il valore di soglia) che poi non vengono confermate nella seconda con un dato inferiore al limite di rilevazione di 0,10 µg/L. Alifatici clorurati, cancerogeni e non, sono presenti solo nei 3 pozzi di Vailate, Sergnano e Ripalta Arpina (per la prima volta) e ne portano lo stato in SCAS 4. Come già evidenziato in precedenza, tali riscontri nei comuni di Vailate e Sergnano, in zona di confine col territorio bergamasco, sembrano legati al flusso nord‐ sud della falda, con origine della contaminazione a monte e sono anche confermati dalle campagne precedenti; mentre per quanto riguarda Ripalta Arpina si tratta di un riscontro nuovo, relativo alla sola seconda campagna 2012. Questa situazione è probabilmente legata al fermo pozzo permanente avvenuto nei mesi precedenti il campionamento: RIPALTA ARPINA PO019080NU0802 è infatti diventato un pozzo di riserva e/o emergenza. Viene attivato unicamente per il campionamento e necessita quindi di una notevole operazione di spurgo. Bisogna infatti accertare l’effettivo funzionamento dalla valvola di non ritorno, che impedisce il reflusso nella colona del pozzo dell’acqua già trattata (anche con cloro) circolante nella rete acquedotto. Importanti saranno quindi i riscontri futuri su tale punto. In conclusione, sulla base dei dati raccolti nell’anno 2012, si può affermare che, rispetto al 2011 lo SCAS di qualche singolo punto è migliorato ed in particolare: ‐ ANNICCO PO019003NRA001 passa da SCAS 4 a 0 (migliorando il dato nitrati); ‐ CASTELVISCONTI PO019027NRA001 passa da SCAS 3 a 0 (migliorando il dato nitrati e selenio); ‐ CORTE DE' FRATI PO019033NRA001 passa da SCAS 4 a 2 (migliorando il dato nitrati); ‐ CREMA PO0190350UA005 passa da 4 a 0 (no atrazina e simazina); ‐ DEROVERE PO019040NRA001 passa da 4 a 0 (no terbutilazina, ma ci sono dubbi sull’origine di NH4+); ‐ MONTE CREMASCO PO019058NUA001 passa da 4 a 2 (no atrazina desisopropil); ‐ PADERNO PONCHIELLI PO019065NRA001 passa da 4 a 0 (migliorando il dato selenio); ‐ RIVOLTA D'ADDA PO019084NRA002 passa da 4 a 2 (no atrazina desisopropil); ‐ SPINO D'ADDA PO0191020UA002 passa da 4 a 0 (no atrazina desisopropil). Il resto dei punti della rete di monitoraggio qualitativo si mantiene nello SCAS dell’anno 2011 , fatta eccezione per il pozzo di: RIPALTA ARPINA PO019080NU0802 che peggiora passando da 0 a 4 a causa del triclorometano.

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5.2 Stato quantitativo Sulla base dei dati rilevati, gli andamenti piezometrici dell’anno 2012, si possono riassumere, in 2 tendenze. ‐ Una tendenza riguarda la prima falda, monitorata con periodicità mensile e costituita da 23 punti ( 20 piezometri e 3 pozzi), che ha evidenziato, nelle misurazioni eseguite su 16 piezometri e 2 pozzi, uno stato di sofferenza nel periodo compreso tra febbraio e giugno, causato dalle scarse precipitazioni meteoriche. Si tenga presente che nei mesi da febbraio a maggio per molti piezometri si sono misurate le soggiacenze statiche massime di tutto lo storico delle misurazioni, e precisamente: DEROVERE PO019040NRA001 – piezometro; GENIVOLTA PO019047NRA001 – piezometro; GRUMELLO CREMONESE PO019051NRA001 – piezometro; PADERNO PONCHIELLI PO019065NRA001 – piezometro; RICENGO PO0190790U0001 – pozzo; SORESINA PO019098NRA001 – piezometro; SPINO D'ADDA PO019102NRA006 – piezometro; TRIGOLO PO019110NRA001 – piezometro;

‐ La seconda tendenza riguarda la falda profonda, monitorata con periodicità trimestrale e costituita da 18 pozzi idropotabili, che ha evidenziato in 11 punti uno stato di sofferenza durante le misurazioni del mese di settembre. In particolare si segnala come il pozzo artesiano di PIADENA PO0190710U0713, dotato di tubazione di sfioro che solitamente, durante il fermo pozzo, viene raggiunta dall’acquifero con una soggiacenza dinamica compresa tra 0,38 e i 0,43 m, nel mese di settembre ha registrato una soggiacenza statica di 0,98 m. Analogamente Il pozzo di SPINEDA PO0191010U1012, anch’esso con caratteristiche artesiane, nelle 4 misurazioni eseguite nel corso dell’anno non ha mai visto l’acquifero raggiungere la quota di sfioro (rappresentata dallo stesso bocca pozzo), registrando un picco statico annuale nel mese di settembre. Gli altri 2 pozzi artesiani della rete, ROMANENGO PO0190860U0865 e SPINO D'ADDA PO0191020UA002, dotati di tubazioni di sfioro, hanno sempre confermato, nelle 4 misurazioni eseguite durante l’anno, la risalita dell’acquifero sino alla quota minima di sfioro, consentendo unicamente una rilevazione dinamica della soggiacenza. Differentemente nei 2 pozzi profondi di CREMA PO0190350UA005 e VAILATE PO019112NU1123 si è riscontrata, nella prima delle 4 misurazioni annuali, effettuata nel mese di marzo, la massima soggiacenza statica nello storico delle misurazioni eseguite.

Da segnalare in ultimo l’impossibilità ad eseguire, durante tutto il 2012, il monitoraggio sul piezometro di SOSPIRO PO019099NRA001, poiché rimosso dal luglio 2011 ed in attesa di riposizionamento.

Nelle pagine seguenti, sono riportati gli andamenti storici quantitativi di alcuni piezometri/pozzi ritenuti più significativi in relazione a quanto sopra esposto. I grafici riportati sono estratti dall’applicativo S.I.Re. (Sistema Informativo Regionale Acque). ‐ Trigolo: piezometro in falda superficiale con massima soggiacenza statica nel mese di marzo, rilevata nello storico delle misure eseguite. ‐ Piadena: pozzo profondo artesiano, in sofferenza nel mese di settembre con misura statica anziché dinamica. ‐ Romanengo: pozzo profondo artesiano in condizioni di normalità, con misurazioni di soggiacenze dinamiche durante lo sfioro. ‐ Crema: pozzo profondo con rilevazione della massima soggiacenza statica storica nel mese di marzo.

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Piezometro Cascina Biondi – TRIGOLO

Misure Mensili di soggiacenza statica PO019110NRA001 3,2 3 2,8 Media Statico storico

m 2,6 2,4 Minimo Statico storico Massimo Statico storico 2,2 Statico 2 01/12 02/12 03/12 04/12 05/12 06/12 07/12 08/12 09/12 10/12 11/12 12/12 data

Misure Mensili di piezometria statica PO019110NRA001 69 68,9 68,8 68,7 68,6 68,5 Media Statico storico 68,4 m.slm Minimo Statico storico 68,3 68,2 Massimo Statico storico 68,1 Statico 68 01/12 02/12 03/12 04/12 05/12 06/12 07/12 08/12 09/12 10/12 11/12 12/12 data

Regimi Soggiacenze PO019110NRA001 3,5 3 2,5 2 1,5 m.slm 1 Statico 0,5 0 03/09 05/09 07/09 09/09 11/09 01/10 03/10 05/10 07/10 09/10 11/10 01/11 03/11 05/11 07/11 09/11 11/11 01/12 03/12 05/12 07/12 09/12 11/12 data

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Pozzo 3 – PIADENA

Misure Mensili di soggiacenza statica PO0190710U0713 1,4 1,2 1 0,8 Media Statico storico m 0,6 Minimo Statico storico 0,4 Massimo Statico storico 0,2 Statico 0 03/12 04/12 05/12 06/12 07/12 08/12 09/12 10/12 11/12 12/12 data

Misure Mensili di piezometria statica PO0190710U0713 27,8 27,6 27,4 27,2 27 Media Statico storico 26,8 m.slm 26,6 Minimo Statico storico 26,4 Massimo Statico storico 26,2 Statico 26 03/12 04/12 05/12 06/12 07/12 08/12 09/12 10/12 11/12 12/12 data

Regimi Soggiacenze PO0190710U0713 1,2 1 0,8 0,6

m.slm 0,4 Statico Dinamico 0,2 0 03/09 05/09 07/09 09/09 11/09 01/10 03/10 05/10 07/10 09/10 11/10 01/11 03/11 05/11 07/11 09/11 11/11 01/12 03/12 05/12 07/12 09/12 11/12 data

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Pozzo 5 – ROMANENGO

Misure Mensili di soggiacenza dinamica PO0190860U0865 0,8 0,7 0,6 0,5 Media Dinamico storico

m 0,4 0,3 Minimo Dinamico storico 0,2 Massimo Dinamico storico 0,1 0 Dinamico 03/12 04/12 05/12 06/12 07/12 08/12 09/12 10/12 11/12 12/12 data

Misure Mensili di piezometria dinamica PO0190860U0865 82,6 82,5 82,4 82,3 Media Dinamico storico

m.slm 82,2 Minimo Dinamico storico 82,1 Massimo Dinamico storico 82 Dinamico 03/12 04/12 05/12 06/12 07/12 08/12 09/12 10/12 11/12 12/12 data

Regimi Soggiacenze PO0190860U0865 1,6 1,4 1,2 1 0,8

m.slm 0,6 Statico 0,4 0,2 Dinamico 0 03/09 05/09 07/09 09/09 11/09 01/10 03/10 05/10 07/10 09/10 11/10 01/11 03/11 05/11 07/11 09/11 11/11 01/12 03/12 05/12 07/12 09/12 11/12 data

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Pozzo fraz. S. Stefano – CREMA

Misure Mensili di soggiacenza statica PO0190350UA005 5,5

5

4,5 Media Statico storico m 4 Minimo Statico storico 3,5 Massimo Statico storico Statico 3 03/09 06/09 09/09 12/09 03/10 06/10 09/10 12/10 03/11 06/11 09/11 12/11 03/12 06/12 09/12 12/12 data

Misure Mensili di piezometria statica PO0190350UA005 77 76,9 76,8 76,7 76,6 76,5 Media Statico storico 76,4 m.slm Minimo Statico storico 76,3 76,2 Massimo Statico storico 76,1 Statico 76 03/09 06/09 09/09 12/09 03/10 06/10 09/10 12/10 03/11 06/11 09/11 12/11 03/12 06/12 09/12 12/12 data

Regimi Soggiacenze PO0190350UA005 6 5 4 3 m.slm 2 Statico 1 0 03/09 05/09 07/09 09/09 11/09 01/10 03/10 05/10 07/10 09/10 11/10 01/11 03/11 05/11 07/11 09/11 11/11 01/12 03/12 05/12 07/12 09/12 11/12 data

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Stato delle acque sotterranee della provincia di Cremona. Anno 2012 32

5.3 Criticità ambientali Alcune contaminazioni hanno origini naturale, perché strettamente legate alla geologia del territorio come ione ammonio (ma non nella totalità dei casi) e metalli. In particolare si rilevano metalli come ferro, manganese e arsenico, che localmente sono presenti allo stato naturale nelle falde profonde (ma anche superficiali) perché determinati dalla genesi dei sedimenti in ambienti confinati e scarsamente ossigenati. La loro presenza localizzata nella nostra provincia è strettamente interconnessa alle condizioni geochimiche locali. Dalla rete di monitoraggio non si hanno evidenze di contaminazione da attività industriali. A causa della bassa pressione industriale non c’è evidenza all’interno dei punto della rete di pennacchi di inquinanti di origine antropica puntuale. Le contaminazioni presenti nelle falde della provincia di Cremona sono di tipo fondamentalmente diffuso. Più in particolare le principali problematiche, evidenziate dal monitoraggio delle acque sotterranee nel corso degli anni, riguardano la presenza di composti azotati, fitofarmaci, composti organo‐alogenati (solventi clorurati), metalli. I composti azotati e i fitofarmaci sono riscontrabili nelle porzioni della pianura in cui sono più diffuse le attività agro‐zootecniche. Tali contaminazioni sono maggiormente diffuse nelle falde superficiali, rispetto a quelle profonde, naturalmente più protette. I composti organo‐alogenati (solventi clorurati), sono riscontrabili e circoscritti geograficamente alla zona nord della provincia, lungo il confine col territorio bergamasco. Come già detto il flusso nord‐sud della falda favorisce il ritrovamento di tali contaminanti che da monte giungono a valle in alcuni punti della nostra rete. Si fa presente, per esempio, che nel corso del 2012 il Settore Monitoraggi ha deciso di estendere la ricerca del parametro cromo VI, rintracciato in alte concentrazioni nella zona di Treviglio, anche a tutti i punti della nostra rete di monitoraggio provinciale, senza per altro che vi sia stato alcun riscontro in tal senso. Altri metalli, come piombo e selenio, rintracciati nel corso del 2012 non rappresentano una vera criticità sia per estensione territoriale, concentrazioni e continuità di rilevazione.

6 ATTIVITÀ PROGETTUALI Nel corso del 2012 il Dipartimento di Cremona non ha svolto o partecipato a progetti specifici sulla qualità e quantità delle acque sotterranee.

7 CONCLUSIONI Nel complesso la campagna di monitoraggio 2012 si è svolta con regolarità sia per quanto riguarda l’aspetto quantitativo che qualitativo. Purtroppo se da un lato dobbiamo registrare la perdita di un punto significativo della rete come il piezometro di Sospiro, ove venivano eseguite entrambe le attività di monitoraggio, è anche vero che dal mese di febbraio si sono aggiunti altri due piezometri (andati a regime sia per la qualità che la quantità) come quello di Grumello Cremonese e di Rivolta d’Adda. Si sottolinea inoltre che tutta l’attività di monitoraggio svolta, misure e campioni, è stata organizzata e portata a compimento dal personale tecnico Arpa dipartimentale, con l’utilizzo della modulistica dedicata e secondo le procedure e linee guida presenti nel “SISTEMA PER LA GESTIONE DELLA QUALITA”.

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