VITERBO, PIANO SVILUPPO RURALE: LA REGIONE APPROVA FINANZIAMENTO PER DUE PROGETTI PRESENTATI DAL COMUNE

Redazione

Viterbo – Piano di sviluppo rurale, approvato finanziamento di circa 100 mila euro per interventi straordinari riguardanti due strade rurali del territorio comunale. Ad annunciarlo è il consigliere delegato ai consorzi stradali vicinali Paolo Simoni, che spiega: “Si tratta di strada Ferento a Grotte Santo Stefano e di strada Montarone, in località Castel d'Asso. L'approvazione del finanziamento per il miglioramento delle due strade rurali, riportato sull'edizione dello scorso 2 dicembre del Bollettino ufficiale della Regione Lazio, fa seguito al lavoro portato avanti dagli uffici del Comune di Viterbo nei mesi scorsi, grazie in particolare alla preziosa collaborazione dell'assessore Saraconi e alla disponibilità dei suoi colleghi Barelli e Valeri. Ci tengo a precisare – prosegue il consigliere Simoni – che è la prima volta che il Comune di Viterbo presenta la richiesta di partecipazione a bandi europei per questo tipo di interventi. In questo caso si tratta di bandi relativi alle annualità 2007/2013. Ai prossimi bandi, ovvero quelli per le annualità 2014/2020, il Comune di Viterbo avrà priorità rispetto ai comuni urbani in quanto riconosciuto comune rurale”.

ROMA: CATTURATO L'ANIMA NERA DEL CRIMINE ROMANO Redazione

Roma – Arrestato Massimo Carminati considerato l’anima nera della criminalità romana più spietata e ramificata. Sembrava un'operazione impossibile fino a quando oggi i Ros gli hanno messo le manette ai polsi con l’accusa di associazione mafiosa.

"Lo abbiamo bloccato, lo abbiamo bloccato". Così uno dei militari che hanno partecipato all'operazione di cattura di Massimo Carminati, comunica alla centrale operativa via radio, confermando l'arresto. "Scendi, scendi da questa c… di macchina". Grida un carabiniere del Ros urla a Massimo Carminati nel momento della cattura ripresa in un video. "Signora vada fuori, ferma la macchina", dice un altro militare rivolgendosi anche ad una donna che era in auto con Carminati.

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Massimo Carminati nasce nell'ambiente dell'estremismo di destra come amico e compagno di scuola di , al quale si lega in modo forte, e di Franco Anselmi. In breve diviene un personaggio carismatico di uno dei gruppi fondanti dei Nar: quello cosiddetto dell'Eur. Pur partecipando solo marginalmente a scontri, sparatorie ed episodi della miniguerra che ha insanguinato la capitale intorno al 1977 fra estremisti di destra e di sinistra, Carminati gode di grandissimo prestigio. Probabilmente perché è la persona dell'ambiente di destra maggiormente legata già allora alla malavita romana, alla nascente .

Valerio Fioravanti, che lo considera come "uno che non voleva porsi limiti nella sua vita spericolata, pronto a sequestrare, uccidere, rapinare, partecipare a giri di droga, scommesse, usura" ritiene quindi, il suo profilo criminale, adatto per un percorso di lotta armata che i suoi NAR intendono seguire, tanto da coinvolgerlo in molte azioni criminose, oltre che utilizzarlo come intermediario con la malavita romana, grazie alle diverse conoscenze che nel corso degli anni Carminati aveva accumulato, alla sua dimestichezza con gli ordigni esplosivi e alla disponibilità di materiale esplodente che poteva vantare in quegli anni.

Il 27 novembre 1979 partecipa, assieme a esponenti dei NAR e di Avanguardia Nazionale come Valerio Fioravanti, Domenico Magnetta, Peppe Dimitri e , alla rapina ai danni della filiale della Chase Manhattan Bank di piazzale Marconi all'EUR. Successivamente parte del bottino, consistente in traveller cheque, verrà riciclato da Carminati e Alibrandi i quali lo affidarono nelle mani di , boss della Banda della Magliana che, nell'organizzare l'operazione di ripulitura, venne poi arrestato con l'accusa di ricettazione, nel gennaio del 1980.

Sempre nel 1979, Carminati assieme ad altri militanti neri, si attivò per la liberazione di Paolo Aleandri, un giovane neofascista orbitante nella galassia dei Nar a cui Franco Giuseppucci, boss della Banda della Magliana, aveva affidato in custodia un borsone pieno di armi mai riconsegnate che, utilizzate da vari esponenti della destra eversiva, erano andate disperse. Aleandri, più volte sollecitato, non era più stato in grado di restituirle ed era stato quindi rapito, il 1º agosto, dagli uomini della Magliana. A quel punto Carminati e altri militanti si attivarono rimediando altre armi (due mitra MAB modificati e due bombe a mano) in sostituzione delle originali andate perdute e dopo 31 giorni di prigionia, Aleandri venne liberato.

Quei due mitra modificati entrarono poi far parte dell'arsenale che la banda della Magliana nascose nei sotterranei del Ministero della Sanità e uno dei due venne addirittura riconosciuto, dal Maurizio Abbatino, tra quelli rinvenuti sul treno Taranto-Milano, nel tentativo di depistaggio legato alla strage alla stazione ferroviaria di Bologna del 2 agosto 1980.

Il 13 gennaio 1981, infatti, in una valigetta rinvenuta su quel treno, contenente un fucile da caccia, due biglietti aerei a nome di due estremisti di destra, del materiale esplosivo T4 dello stesso tipo utilizzato per la strage di Bologna venne rinvenuto anche un mitra Mab proveniente dal deposito/arsenale della banda all'interno del Ministero della Sanità. Analizzando proprio quell'arma, gli inquirenti poterono risalire ai legami tra la Banda e la destra eversiva dei Nuclei Armati Rivoluzionari. Per questa vicenda, il 9 giugno 2000, nel processo di primo grado, Carminati venne condannato a 9 anni di reclusione assieme al generale del Sismi Pietro Musumeci, al colonnello dei carabinieri Giuseppe Belmonte, al colonnello del Sismi Federigo Mannucci Benincasa e a Licio Gelli. Dell'episodio vennero infine ritenuti responsabili, con sentenza definitiva, i soli Musumeci e Belmonte, mentre Carminati verrà poi assolto in appello.

Secondo alcuni pentiti Carminati effettuò, per conto della Magliana, anche un altro omicidio affidato ai NAR, quello cioè del giornalista Mino Pecorelli, direttore del settimanale Osservatorio Politico O.P., iscritto alla loggia P2 e uomo vicino ai servizi segreti. Pecorelli fu assassinato con tre colpi di pistola calibro 7,65 a Roma, la sera del 20 marzo 1979 e secondo Antonio Mancini, pentito della Magliana interrogato l'11 marzo 1994: "fu Massimo Carminati a sparare assieme ad Angiolino il biondo (Michelangelo La Barbera, ndr). Il delitto era servito alla Banda per favorire la crescita del gruppo, favorendo entrature negli ambienti giudiziari, finanziari romani, ossia negli ambienti che detenevano il potere."

Dopo tre gradi di giudizio, però, nell’ottobre del 2003, la Corte di cassazione emanò però una sentenza di assoluzione "per non avere commesso il fatto" sia per i mandanti che per gli esecutori materiali dell'omicidio (Carminati e La Barbera), valutando le testimonianze dei pentiti come non attendibili e lasciando il caso (ancora oggi) irrisolto.

Massimo Carminati venne arrestato il 20 aprile 1981 quando, colpito da mandato di cattura per le azioni con i Nar, venne catturato nel tentativo di fuggire all’estero in compagnia dei due avanguardisti Domenico Magnetta e Alfredo Graniti. Arrivati nei pressi del valico del Gaggiolo (in provincia di Varese) e con l'intento di espatriare clandestinamente in Svizzera, i tre sono bloccati dalla polizia che li aspettava alla frontiera (probabilmente grazie ad una soffiata di Cristiano Fioravanti, fresco di pentimento) e che apre il fuoco su di loro, convinti che nell’auto ci fossero i capi superstiti dei Nar: , Giorgio Vale e Gilberto Cavallini. Mentre gli altri due se la cavano illesi, Carminati verrà ferito gravemente e perderà poi l'occhio sinistro e l'uso di una gamba. Il 28 maggio 1982 viene rinviato a giudizio insieme ad altri 55 neofascisti del gruppo dei NAR a cui, il gruppo il giudice istruttore, contesta diversi capi di imputazione che vanno dalla strage alla rapina, all'omicidio, alla violazione della legge sulle armi, al danneggiamento doloso. Ad agosto di quell'anno viene però scarcerato per motivi di salute ma tornerà ben presto in carcere, il 6 ottobre, con altri 21 militanti neofascisti accusati di banda armata e associazione sovversiva.

I legami con la Banda della Magliana

Dopo gli anni della militanza politica e, successivamente, della commistione fra eversione politica e malavita comune, preferendo alla lotta ideologica obbiettivi legati all'utilità economica, Carminati finì per convogliare tutti i suoi sforzi nella criminalità organizzata che, in quella seconda metà degli anni settanta era contraddistinta, nella capitale, da una pressoché totale egemonia da parte della Banda della Magliana.

Già nel 1977, soprattutto frequentando il bar Subrizi in via Fermi o più spesso il bar di via Avicenna, nella zona di Ponte Marconi e ritrovo dei criminali della Banda della Magliana, Carminati entra in contatto con i boss Franco Giuseppucci e Danilo Abbruciati che, grazie anche alla sua fama di duro e per la sua spregiudicatezza ed il coraggio dimostrato nelle azioni, lo prendono sotto la loro ala protettiva sia per coinvolgerlo nelle proprie attività illecite che per la possibilità di ricercare un terreno comune di reciproco beneficio e di scambio di favori. Inizialmente alla base di questa cooperazione vi furono alcune attività di reinvestimento di proventi provenienti da rapine di autofinanziamento che gli estremisti effettuarono con Fioravanti e soci, in modo da poterli investire in altre operazioni illecite quali l'usura o lo spaccio di droga.

Franco Giuseppucci era un accanito scommettitore e, per tale sua passione, frequentatore di ippodromi, sale corse e bische, ambienti nei quali non disdegnava di prestare soldi "a strozzo", dietro interessi aggirantisi attorno al 20-25 per cento mensili. Il denaro che riceveva dal Carminati, consentiva ai due di ripartire tra loro il provento degli interessi: al Carminati veniva corrisposta una "stecca" del 10-15 per cento. Dal momento che il denaro riciclato in tal modo veniva conteggiato sulla base di lire 10 milioni per volta, il Carminati, per ogni dieci milioni di lire veniva a percepire mensilmente dal Giuseppucci, da un milione ad un milione e mezzo di lire, fermo restando che Franco Giuseppucci garantiva la restituzione del capitale. Sempre Franco Giuseppucci aveva messo il Carminati in contatto con Santino Duci, titolare di una gioielleria in via dei Colli Portuensi, il quale ricettava i preziosi provento di rapine ad altre gioiellerie ed orefici, liquidando al Carminati il contante che questi, col metodo sopra specificato, riciclava e reinvestiva mediante lo stesso Giuseppucci.

Per contro, Carminati e gli altri, si adoperarono in azioni di recupero crediti, danneggiamenti e di vero e proprio killeraggio, nei confronti di alcuni personaggi entrati in conflitto con gli affari della Magliana.

I contatti avvennero in epoca precedente alla morte di Franco Anselmi. Successivamente essi furono mantenuti dal gruppo che faceva capo ad Alessandro Alibrandi, Massimo Carminati e Claudio Bracci (…) e ricordo, in particolare, che quelli della Magliana davano indicazione dei luoghi e persone da rapinare anche al fine di dare il corrispettivo di attività delittuose compiute per loro conto dagli stessi giovani di destra. Ricordo infatti che Alibrandi e gli altri due avevano la funzione di recuperare i crediti di quelli della Magliana e di eliminare alcune persone poco gradite. Tali persone da eliminare gravitavano nell'ambiente delle scommesse clandestine di cavalli: in particolare il Carminati mi disse, presumibilmente intorno al febbraio '81, di aver ucciso due persone: una di queste era stata "cementata" mentre l'altra era stata uccisa in una sala corse

Secondo le rivelazioni del pentito Walter Sordi, ad esempio, nell'aprile del 1980 Carminati, Alibrandi e Claudio Bracci uccisero con tre colpi di pistola calibro 7,65 il tabaccaio romano Teodoro Pugliese, omicidio ordinato dalla Banda perché d'intralcio nel traffico di stupefacenti gestito da Giuseppucci.

A uccidere Teodoro Pugliese sono stati Alessandro Alibrandi, Massimo Carminati e Claudio Bracci. Me l'ha raccontato proprio Alessandro, secondo il quale il delitto fu commesso per conto di Franco Giuseppucci, uno della banda della Magliana che era in stretti rapporti d'affari con loro, in particolare con Carminati. Entrarono in due, Alibrandi e Carminati, vestiti con degli impermeabili chiari, trovarono Pugliese e un'altra persona. Uno dei due chiese un pacchetto di sigarette, il tabaccaio si girò e loro spararono tre colpi di pistola, Alessandro mi ha detto che l'hanno colpito alla testa e al cuore. Poi sono saliti a bordo di una macchina, e durante la fuga hanno avuto un incidente, ma sono riusciti ad arrivare ugualmente al punto in cui si doveva fare il cambio auto. So che la pistola usata era una Colt Detective.

Con il passare del tempo, poi, Carminati verrà affiliato definitivamente al gruppo criminale della Magliana e, durante questo periodo ottenne addirittura il controllo congiunto, per conto dei NAR, del deposito di armi della Banda nascosto negli scantinati del Ministero della Sanità, in Via Liszt, all'EUR e rinvenuto poi, dalla polizia nel corso di una perquisizione, il 25 novembre del 1981.

A Massimo Carminati venne consentito, in un secondo momento, di accedere liberamente al Ministero. La decisione di consentire l'accesso con maggiore libertà al Carminati, venne presa da me, nell'ottica di uno scambio di favori tra la banda e il suo gruppo. Le armi custodite nel deposito della Sanità appartenevano a tutte le componenti della banda, rispondeva pertanto unicamente a esigenze di sicurezza limitare alle persone che ho indicato il libero accesso al Ministero, anche per non creare dei problemi ulteriori all'Alesse.

I processi e le condanne

Il lungo curriculum criminale di Carminati maturato all'ombra dei NAR e della Banda della Magliana, anche in virtù della sua figura di anello di congiunzione tra la criminalità romana ed i gruppi eversivi di estrema destra, fu oggetto di diversi processi nei confronti dell'estremista nero, alcuni dei quali riguardanti i misteri più controversi della Repubblica Italiana e da cui, Carminati, uscì praticamente quasi sempre indenne.

Successe nel caso del procedimento per l'omicidio del giornalista Mino Pecorelli o in quello per il tentativo di depistaggio legato alla strage alla stazione ferroviaria di Bologna in cui, in entrambi i casi, venne assolto per non aver commesso il fatto.

Stessa sorte nel processo per l'omicidio di Fausto e Iaio (Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci), i due militanti di sinistra assassinati a Milano, la sera del 18 marzo 1978, con 8 colpi di pistola. Con Carminati vennero indagati altri due neofascisti romani, Claudio Bracci e Mario Corsi per i quali, il 6 dicembre 2000, il Giudice delle Udienze preliminari del Tribunale di Milano, Clementina Forleo decretò l'archiviazione del procedimento a loro carico mettendo così la parola fine a un’inchiesta durata 22 anni e indirizzata, sin dall'inizio, negli ambienti dell'estremismo neofascista ma che, come recitano le conclusioni di quel documento: "pur in presenza dei significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva ed in particolari degli attuali indagati, appare evidente allo stato la non superabilità in giudizio del limite appunto indiziario di questi elementi, e ciò soprattutto per la natura del reato delle pur rilevanti dichiarazioni." Nel processo che, invece, vide alla sbarra l'intera Banda della Magliana, iniziato a Roma, il 3 ottobre del 1995 e in cui 69 appartenenti al clan furono chiamati a rispondere a reati quali traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni, riciclaggio, omicidio, rapina e soprattutto associazione a delinquere di stampo mafioso[22], il pubblico ministero Andrea De Gasperis chiese, per Carminati, una pena pari a 25 anni di carcere.[23] Istruito grazie alle rivelazioni del pentito Maurizio Abbatino che, la mattina del 16 aprile 1993, portarono in carcere boss, seconde linee e fiancheggiatori dell'organizzazione capitolina, nella maxi-operazione di polizia denominata "Colosseo", dopo due gradi di giudizio, il 27 febbraio 1998, Carminati venne condannato a 10 anni di reclusione.

Sviluppi recenti

Carminati è attualmente indagato per il furto al caveau della Banca di Roma interno al Palazzo di Giustizia di Piazzale Clodio, a Roma, avvenuto il 17 luglio del 1999 e compiuto da una banda composta da circa 23 persone, compresi i complici interni, che trafugarono da 147 cassette di sicurezza di "proprietà" di dipendenti del palazzo, oltre a 50 miliardi di lire, anche documenti riservati che sarebbero serviti per ricattare alcuni magistrati.

Nel maggio del 2012 Carminati è di nuovo tornato alla ribalta delle cronache nell'ambito dell'inchiesta sul calcioscommesse per il quale vennero indagati e arrestati alcuni calciatori italiani.[27] Il suo nome è emerso nel corso delle indagini su Giuseppe Sculli, centrocampista del Genoa e nipote del boss Giuseppe Morabito, detto u tiradrittu e legato alla criminalità organizzata calabrese.

Il 2 dicembre 2014 viene arrestato insieme ad altre 36 persone con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso nell'ambito dell'inchiesta Mondo di Mezzo della procura di Roma riguardante le infiltrazioni della sua organizzazione mafiosa nel tessuto imprenditoriale, politico ed istituzionale della città, attraverso un sistema corruttivo finalizzato ad ottenere l’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal Comune e dalle aziende municipalizzate, con interessi anche nella gestione dei centri di accoglienza degli immigrati e nel finanziamento di cene e campagne elettorali (tra cui quella dell'ex sindaco Gianni Alemanno che figura tra gli indagati).

ROMA OSTIENSE: ANZIANA SI LANCIA DAL QUINTO PIANO

Redazione

Roma – Una anziana donna ieri pomeriggio si e' lanciata dalla finestra del quinto piano di uno stabile nel quartiere Ostiense a Roma. La donna, 80 anni, che secondo alcuni conoscenti soffre di una forte depressione, si e' seduta cavalcioni sul davanzale minacciando di lanciarsi nel vuoto. Inutili i tentativi dei passanti, e del marito anche lui in strada, di farla desistere. Sul posto sono immediatamente giunti i vigili del fuoco che hanno predisposto un materasso gonfiabile. Dopo una ventina di minuti l'anziana si e' lasciata cadere, finendo sul materasso. E' ricoverata in codice rosso all'ospedale San Camillo di Roma: ha riportato diversi traumi e fratture, ed e' stata soccorsa dal personale dell'Ares 118. Secondo quanto riferito dai sanitari, non dovrebbe essere in pericolo di vita.

NEMI, PALAZZO RUSPOLI: INTERVISTA AL SEGRETARIO PD MASSIMILIANO CONTE Redazione

Nemi (RM) – In merito agli ultimi accadimenti riferiti a Palazzo Ruspoli, publichiamo una intervista al segretario del PD di Nemi Massimiliano Conte in merito alla Interrogazione presentata da Partecipazione Democratica sul progetto di recupero di Palazzo Ruspoli

Abbiamo avuto la segnalazione che Partecipazione Democratica ha presentato una interrogazione alla Giunta comunale chiedendo spiegazioni sulla Determina della Regione Lazio del 17 luglio scorso che, di fatto, ha sbloccato un vecchio Patto territoriale in cui la proprietà di Palazzo Ruspoli, la Poligest, presentava un piano di recupero di Palazzo Ruspoli….

Si è così. So che è banale ricordare che Palazzo Ruspoli costituisce uno dei beni artistico-architettonici più belli e importanti del territorio dei Castelli Romani e che rappresenti sia a livello simbolico, sia economico l’elemento centrale per il rilancio di Nemi e del suo borgo. Ma meno banale è chiedersi perché in questi anni – oltre al valente e prolungato impegno di diversi cittadini di Nemi e di Italia Nostra in particolare – nessuno aveva osato presentare una interrogazione indirizzata all’attuale Giunta. Diciamo che c’è stata la convergenza di diversi fattori di contesto e il coraggio di agire. E mi riferisco a Partecipazione Democratica e all’impulso della sua consigliera, Stefania Osmari.

Questo vuol dire che Partecipazione Democratica è viva e vegeta? Si vociferava che fosse in crisi…

Non nego, per quanto ho potuto assistere in questo anno, che la dialettica al suo interno si sia trasformata nel tempo, dopo il caso del Piano Integrato Corsi, le ultime elezioni comunali ed europee, creando molte e immotivate diffidenze verso il PD. Io, invece, ho sempre considerato il Partito Democratico nemese come un laboratorio indipendente ma aperto a tutti e Partecipazione Democratica, del quale facciamo ancora parte, una associazione di scopo per battaglie comuni. Lo fu sul caso PIC, lo è a maggior ragione con Palazzo Ruspoli, su cui posso dire di aver agito, nel mio piccolo, in modo collaborativo e alla luce del sole. Superata la mozione del Consiglio Regionale del Lazio, la novità eclatante è stata la determina che lei ha citato concernente il Patto Territoriale delle Colline Romane che, di fatto, ha avviato lo sblocco del progetto di recupero di Palazzo Ruspoli presentato dalla Poligest Spa, proprietaria, tra l’altro, di Villa delle Querce e di altre strutture sanitarie, circa un decennio fa.

Dopo dieci anni… Ma è un progetto forse, oggi, fuori contesto e superato!

Guardi, ciò che ho capito è che gli uffici preposti della Regione si sono trovati a dover riprendere centinaia di pratiche ereditate dalla precedente e fallimentare Giunta regionale di centro-destra e riavviare le valutazioni di posizioni incagliate per eccesso di burocrazia e chissà per quale altro fattore a me ignoto che attiene, immagino sul piano amministrativo, i rapporti tra privati ed ente pubblico. Fatto sta che nel mucchio è transitato il progetto nemese, forse neanche tra i più rilevanti a livello regionale. In ogni caso, concordo con lei. Dai pochi documenti consultabili si deduce che la proprietà avrebbe voluto o vorrebbe far prevalere un uso alberghiero del Palazzo. Va da sé che questa idea, per quanto mi riguarda, va contrastata. Per carità: sebbene Proudhon ritenesse che la proprietà privata fosse un furto, non mi scandalizza che un privato, la Poligest, faccia della sua proprietà quel che vuole entro il perimetro della legge. Purtroppo per essa, su questo diritto si inserisce un diritto di cittadinanza che si basa sulla rilevanza sociale incarnata dal Palazzo. Mi permetto di suggerire a questi imprenditori intelligenza e lungimiranza nell’evitare uno scempio palazzinaro all’italiana e una contrapposizione con i cittadini di Nemi più sensibili alla vera salvaguardia e valorizzazione del territorio. E in tutto questo, l’attuale Giunta che dice?

Lei sa che considero l’attuale Sindaco molto versatile nell’arte di arrangiarsi e di saper utilizzare a suo favore le debolezze delle sue controparti politiche. Sicuramente è il miglior sindaco di centro-destra che abbiamo mai avuto, anche se non possiamo dimenticare che stiamo parlando di un derivato della vecchia Giunta Biaggi-Cocchi, il che non richiede da parte mia ulteriori commenti. L’imprinting è quello… Ma a parte la battuta, purtroppo per lui questa volta dovrà rendere conto ai cittadini di Nemi tutto quanto sa e non ha osato dire in questi mesi sullo stato dell’arte dei rapporti e accordi tra la Poligest e la Giunta; sull’accesso ai piani di ristrutturazione dell’immobile (ma anche non solo di questi: c’è il dossier del condominio I Gradoni che merita tutta la nostra attenzione); sul ruolo che giocherà il Comune nella presunta ristrutturazione; sui costi, benefici, rischi eventuali in capo alla Giunta, quindi a noi cittadini

Mi sembra già abbastanza…

Assolutamente no! Vogliamo sapere quale modello di sviluppo del Palazzo ha in mente. Se saprà rappresentare le esigenze di un uso a grande prevalenza pubblica dell’immobile, se saprà negoziare e contrastare ogni proposta di ristrutturazione che lasci intatto, ripeto, intatto l’ampio parco di proprietà della Poligest che circonda e sovrasta il nucleo centrale presente nel borgo di Nemi. Certo. Non ci troviamo di fronte ad una opportunità di investimento come quella di Palazzo Sforza Cesarini a Genzano, oggi a mio parere un’eccellenza territoriale di proprietà pubblica. Non ho assolutamente idea se la proprietà sia davvero motivata a procedere con la ristrutturazione o, piuttosto, a vendere al miglior acquirente. Di sicuro è arrivato il momento di dire basta al degrado del Palazzo e a quella che i civilisti definiscono un “lucro cessante”: la perdita subita dai nemesi per l’incapacità ultradecennale del nostro centro-destra locale di incidere positivamente sullo sviluppo di Nemi e del “suo” Palazzo richiede un risarcimento economico e morale. Economico, attivando, attraverso il progetto di riqualificazione debitamente sterilizzato da ogni impatto ambientale, nuovi posti di lavoro, nell’ottica di un suo uso pubblico ma di livello anche internazionale. Morale, per la pazienza che i nemesi hanno dovuto avere assistendo al degrado del Palazzo, ogni santo giorno da vent’anni.

Mi scusi, ma ce l’ha sempre col centrodestra. Non sarà sempre colpa di una singola parte! Lei sta cascando nel solito clichè di chi vede solo bianco o nero, dove i buoni stanno solo da una parte!

Ha ragione… E’ facile criticare chi palesemente ha fatto poco o nulla per salvaguardare Nemi o che ha voluto comprare per poi lasciare tutto quasi allo stato brado. Allora mettiamola così: tutti abbiamo una responsabilità, in misura diversa, se non si è riusciti ad essere realmente incisivi come avremmo voluto in questi anni per lo sviluppo del nostro paese. Delle buone intenzioni è lastricata la strada verso l’inferno. Ora, ciò che conta, almeno per la mia area di appartenenza, è prendere coscienza che le competizioni si vincono cooperando. Non ci sono santi. E per questo mi appello alla teoria dell’equilibrio di Nash…. – direttrice, non mi guardi per favore con l’aria di chi dice “questo è matto”. Si. Si tratta di teoria dei giochi formulata dal Nobel John Nash. Ricorda il film “A beautiful mind”? Allora dico a chi è interessato a far politica vera e onesta a Nemi, per il bene di Nemi, di non trascurare il fatto che divisi si perde e che nessuno può accampare una superiorità morale rispetto ad un altro (salvo casi ovviamente che dimostrino il contrario). E seguendo proprio Nash, affermo che il PD di Nemi non può adottare una strategia dominante rispetto ad altre componenti se vuole essere incisivo e lavorare per la comunità a cui appartiene. Anche per questo il centro-destra nemese vince da anni: perché al suo interno, benchè non sappiano neanche chi sia Nash – forse un detersivo – hanno intuito la logica cooperativa sottostante al gioco politico. Certo, poi sono implosi, ma è sempre troppo facile parlare di scambi di voti, inciuci famigliari, poteri degli sponsor o di altre amenità. Può esserci del vero in questo ma non basta a spiegare il perché la sinistra a Nemi non vince da anni. Che la lotta per il recupero di Palazzo Ruspoli sia l’inizio di una nuova cooperazione.

VENEZIA SOMMERSA

Redazione

Venezia – Il centro maree del comune di Venezia ha registrato oggi, alle ore 8.35, al mareografo di Punta della Salute, una punta massima di marea di 118 cm sullo zero mareografico, in coincidenza con una marea astronomica di 73 cm, in fase di sizigia per il plenilunio, con un contributo meteorologico quindi di 45 cm. La marea e' rimasta sopra i 117 cm per quasi un'ora, dalle ore 8.15 alle ore 9.05. A Lido diga Sud la marea ha raggiunto una punta massima di 123 cm, a Chioggia una punta massima di 122 cm. All'origine del fenomeno – in presenza di un centro di bassa pressione attivo sull'Italia, che sta suscitando maltempo sull'Italia settentrionale e centrale – sono soprattutto i perduranti effetti della perturbazione dei giorni scorsi: e quindi il ritorno dell'onda di sessa (nella giornata di ieri il contributo meteorologico era arrivato a un massimo di 58 cm), mentre sul medio e basso Adriatico continua vento di scirocco sui 35-40 km/h, che spinge verso il Nord le acque del mare, che presentano da giorni un sovralzo costante sui 30-40 cm; a Venezia soffia vento di bora sui 45 km/h con raffiche fino a 60 (nella notte ha avuto una intensita' sui 50-55 km/h con raffiche fino a 70). Per domani, il Centro Maree prevede ancora marea molto sostenuta, sui 110 cm alle ore 9.15. Un'alta marea di 118 cm comporta l'allagamento di una superficie di circa il 24 per cento della viabilita' pedonale della citta', con un livello variante da pochi millimetri a una media sui 30 cm in Piazza San Marco, l'area piu' bassa della citta'.

ROMA CENTRO: TURISTA MUORE A CAUSA DI CALDAIA A GAS IN B&B Redazione

Roma – Un turista statunitense di 76 anni e' morto, mentre la moglie e' ricoverata in gravi condizioni a seguito della fuga di monossido di carbonio dalla caldaia nell'appartamento nel centro storico di Roma dove stavano trascorrendo le vacanze. E' avvenuto in un bed and breakfast di via Passeggiata di Ripetta, sul lungotevere. I due anziani sono stati soccorsi da un'ambulanza del 118. Inutili i tentativi di rianimare l'uomo mentre la donna, di 70 anni, trovata in stato di incoscienza e' stata trasferita al Policlinico Umberto I dove ora e' ricoverata in prognosi riservata. Sono stati i vigili del fuoco, su disposizione del pubblico ministero di turno, ad accertare il mal funzionamento della caldaia e la perdita di monossido di carbonio.

ROMA MAFIA APPALTI: PREFETTO VALUTA LO SCIOGLIMENTO DEL COMUNE

Redazione

Roma – "Ho chiesto un incontro al presidente dell'Autorita' Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone e ci siamo visti oggi nei suoi uffici. Questa Amministrazione ha improntato il suo lavoro sulla trasparenza e per questo intendo andare fino in fondo verificando uno per uno tutti gli appalti dubbi o opachi". Lo ha detto il sindaco di Roma Ignazio Marino dopo l'incontro con Cantone avuto stamani.

Prefetto di Roma: Stiamo valutando se sciogliere il Comune

"Insieme all'assessore al Bilancio Silvia Scozzese – ha aggiunto Marino – abbiamo chiesto al presidente che un pool di esperti dell'Autorita' passi in rassegna tutti gli appalti che sono al momento in essere e su cui nutriamo delle preoccupazioni. Questa lista, insieme a quesiti specifici sugli aspetti giuridici di altre attivita' in corso di Roma Capitale che sono gia' oggetto di indagine, costituiranno una relazione che consegneremo al presidente Cantone nelle prossime ore. Abbiamo il dovere e la volonta' di andare fino in fondo, come gia' abbiamo fatto chiamando gli ispettori del Mef a certificare il buco di bilancio".

Marino ha detto che "i cittadini romani meritano rispetto e la nostra Amministrazione continuera' il suo lavoro sulla strada della legalita'". Oggi Marino ha incontrato anche il presidente del Pd, Matteo Orfini che il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha scelto come commissraio del partito romano.

CIVITAVECCHIA: ANITA GARIBALDI RICEVUTA DAL SINDACO

Redazione

Civitavecchia (RM) – Donna Anita Garibaldi è stata ricevuta sabato 29 novembre dal Sindaco di Civitavecchia Antonio Cozzolino, il quale sottolineando il profondo legame di questa città all’Eroe dei Due Mondi, ha confermato la disponibilità del Comune per la cerimonia annuale di accoglienza dei garibaldini in transito per Caprera il prossimo 31 maggio 2015. All’incontro erano presenti il Consigliere Rolando La Rosa e lo storico di Civitavecchia Carlo De Paolis. Su proposta dello storico Carlo De Paolis sarà inoltre realizzata una lapide in memoria dei tre civitavecchiesi che parteciparono alla spedizione del Mille, da apporre a Villa Albani, dove Garibaldi era solito soggiornare durante le sue visite a Civitavecchia. La Fondazione Garibaldi di cui Donna Anita è Presidente collabora col Governo Italiano alle Celebrazione per il Centenario della I Guerra Mondiale, con numerose iniziative che coinvolgeranno anche le scuole, ed una mostra itinerante multimediale e foto documentaria.

LORIS ANDREA OMICIDIO: STRANGOLATO

Redazione

Ragusa – Continuano gli accertamenti per scoprire la verita' sulla morte del piccolo Loris, ucciso sabato scorso e poi gettato in un canalone a Santa Croce Camerina (Ragusa). Dagli ultimi rilievi medico-legali Loris potrebbe essere stato strangolato con una fascetta di plastica.

Il corpo non e' stato ancora restituito alla famiglia. La polizia scientifica e' tornata in contrada Mulino Vecchio per una serie di nuovi rilievi tecnici sul posto dove e' stato ritrovato il cadavere. Gli accertamenti sono coordinati dalla dottoressa Neri, responsabile della polizia scientifica per la Sicilia orientale.

"Non ho nessun tipo di sospetto, nessun segnale che mi possa allarmare. Ho conosciuto i genitori di Loris e per me erano persone normalissime, attente ai figli come tanti altri. Nessun sospetto, nella maniera piu' assoluta. La famiglia e' sempre stata presente e partecipava alla vita scolastica del figlio". Ad affermarlo e' Giovanna Campo, dirigente scolastica della scuola "Falcone Borsellino" di Santa Croce Camerina, dove il piccolo Andrea Loris Stival, ucciso sabato, frequentava la terza elementare.

"Fiducia per gli inquirenti, affinche' il caso sia risolto il prima possibile". A dirlo l'avvocato Francesco Villardita, che assiste in questi giorni la famiglia del piccolo Andrea Loris Stival, il bambino di 8 anni ucciso a Santa Croce Camerina (Ragusa).

Il legale, incalzato dai giornalisti, ha ribadito la volonta' dei suoi assistiti di collaborare affinche' "finisca l'incubo" in cui sono sprofondati.

La polizia scientifica ha compiuto accertamenti e rilievi nella casa di campagna di Orazio Fidone, il cacciatore che sabato scorso ha trovato il cadavere del piccolo Andrea Loris. Il casolare, in contrada Passo di Scicli, e' stato visitato stamattina dagli esperti della scientifica. Ieri a tarda sera era stata perquisita l'abitazione di Fidone, in paese. L'uomo e' indagato dalla Procura di Ragusa come atto dovuto per compiere accertamenti irripetibili.

La famiglia di Andrea Loris Stival conosceva il cacciatore Orazio Fidone. Lo ha detto Francesco Villardita, avvocato degli Stival, rispondendo ai giornalisti: "Penso di si', il paese di Santa Croce e' cosi' piccolo che penso si conoscessero", ha affermato il legale. Ieri sera, dopo quella della famiglia di Loris, anche la casa di Fidone era stata perquisita dagli investigatori, con l'intervento della polizia scientifica.

ROMA A PIAZZA SANTI APOSTOLI: MANIFESTAZIONE CONTRO LA MATTANZA DEGLI ANIMALI DA PELLICCIA di Cinzia Marchegiani

Roma– Come consueto ormai "Istinto Animale" anche quest’anno scende in prima linea per difendere la vita degli animali sfruttati per il manto pregiato che madre natura gli ha donato. Questo sabato 6 dicembre 2014 proprio a Roma, è stata organizzata la manifestazione dal titolo forte ed eloquente:” SATANA IN PELLICCIA" per dire basta allo sfruttamento e la mattanza degli animali da pelliccia, e come sempre non mancheranno performance che puntano a sensibilizzare la cultura e la coscienza delle persone contro una pratica che ha del barbaro e ingiustificato abuso. Lorenzo Pennacchi, coordinatore di questo movimento spiega all’Osservatore d’Italia il senso di questa battaglia fortemente culturale:”Nel 2014 è incredibile come ancora siano presenti a Roma, come in altre città d'Italia, pelliccerie e negozi che vendono pelli animali. Con tutte le alternative e le possibilità odierne, questo atteggiamento non può che essere sinonimo di sadismo, di crudeltà, di vanità e di malvagità. La pelliccia è sempre stata, ma lo è ancora di più oggi, un simbolo degenerato in una società malata di consumo e di egocentrismo. Contro il culto del fashion, della moda e dell'apparenza a discapito di altri esseri viventi, noi vogliamo essere il vettore di una rivoluzione culturale, che riporti al centro un valore troppo spesso dimenticato e soppiantato: il rispetto per la Vita. La Vita tutta: animale, vegetale, umana. Ecco perché per il 6 dicembre stiamo organizzando un'iniziativa che cercherà di mostrare una sfilata di moda, da un'altra prospettiva: quella degli oppressi. Invitiamo perciò singoli attivisti, associazioni e movimenti a partecipare numerosi!”

Alle 16:00 a Piazza Santi Apostoli questo sabato a Roma ci saranno tante persone sul fronte della battaglia per proteggere gli animali, questa volta quelli straziati dalla vanità e arroganza dell’uomo, e come sempre non mancheranno effetti suggestivi.

VITERBO: LA CITTA’ DEI PAPI UFFICIALMENTE CANDIDATA A CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA

Riccardo Valentini ,capogruppo di "Per il Lazio", annuncia con orgoglio questa candidatura che era stata presentata nell’ordine del giorno proposta dallo stesso Valentini e i consiglieri regionali del territorio in Regione Lazio:”Un risultato importante per lo sviluppo economico del territorio della Tuscia”

Cinzia Marchegiani

Viterbo (VT) – Un annuncio di pregio e prestigio. Viterbo è stata ufficialmente candidata a Capitale Italiana della Cultura. Riccardo Valentini, capogruppo di Per il Lazio al Consiglio regionale con orgoglio dichiara:”Il Consiglio regionale ha appena approvato l'ordine del giorno che ho presentato assieme ai consiglieri regionali del territorio viterbese. Un risultato fondamentale per lo sviluppo economico del territorio della Tuscia che vuole riconoscere alla Città dei Papi tutto il suo valore culturale e tutte le sue potenzialità turistiche". Il Consiglio dei Ministri conferirà ogni anno il titolo di "Capitale italiana della cultura" ad una città sulla base di un’apposita procedura di selezione. I progetti presentati dalla città scelta avranno poi natura strategica di rilievo nazionale. Con l'ordine del giorno approvato dal Consiglio – aggiunge Valentini – si impegnano Presidente e assessore competente a sostenere la candidatura di Viterbo capitale italiana della cultura per la Regione Lazio, garantendo il massimo appoggio per la buona riuscita del progetto:”Viterbo ha tutte le caratteristiche culturali per proporre la propria candidatura. Sul suo territorio è infatti presente l’Università della Tuscia con numerose eccellenze in ogni settore, riconosciute ormai in tutto il mondo. Vanta inoltre gioielli di straordinario valore, come il quartiere medioevale di San Pellegrino con il palazzo dei Papi, le opere d’arte contenute nel museo civico come le tavole di Sebastiano del Piombo, il teatro dell’Unione e quello Romano di Ferento, la fantastica Biga di Castro, la collezione archeologica Rossi Danielli, Villa Lante, palazzo Doria Pamphjli. Tra i capolavori viterbesi – sottolinea Valentini – c’è poi la macchina di santa Rosa, un campanile che cammina, una tradizione popolare e religiosa unica nel suo genere che è diventata patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco.” Riccaro Valentini elogia la città di Viterbo giustamente per le molteplici eccellenze che riesce a profondere anche nel campo delle risorse umane, nel campo enogastronomico e dell’artigianato, ma anche della letteratura, con uno dei festival letterari più importanti d’Italia la “Caffeina cultura”, e del teatro con il “Festival Quartieri dell'Arte”. Viterbo nel mese di maggio di ogni anno, accoglie la Kermesse di florovivaisti “San Pellegrino in Fiore”, straordinaria nell’esaltare il suo centro storico con i colori dei fiori di primavera, rendendo possibili delle magnifiche passeggiate in mezzo alla storia tra i colori della natura. Valentini non può far meno di ricordare con emozione anche l’importantissimo "Festival Barocco" in cui vi è la scuola musicale comunale, nonché una delle bande regionali più longeve di Grotte Santo Stefano, attiva da oltre 90 anni:”tra le sue eccellenze, ci sono poi artisti viterbesi doc – come il tenore Antonio Poli o il baritono Alfonso Antoniozzi – che fanno della città una potenziale culla per la cultura musicale.” Insomma una città che a pieno titolo può concorrere per un podio di alte eccellenze artistiche, culturali e architettoniche non è un caso che Viterbo è la città che ha tenuto a battesimo la teoria moderna del restauro, grazie ai lavori di Cesare Brandi. Una città – conclude Riccardo Valentini – che ha tutte le carte in regole per diventare capitale italiana della cultura!.

Un grande augurio anche da parte dell’Osservatore d’Italia, Redazione Lazio per questo autorevole traguardo, simbolo di ricchezza di patrimoni millenari che nel tempo si sono arricchiti e custoditi con orgoglio e genialità.