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Sommario

Premessa ...... 6

1 . Linee guida per la VAS ...... 7

1.1. Quadro di riferimento normativo comunitario ...... 7

1.2. Quadro di riferimento normativo nazionale ...... 8

1.3. Quadro di riferimento normativo regionale ...... 14 1.3.1. La Legge regionale 16/2004 ...... 15 1.3.2. Regolamento di attuazione per il Governo del territorio n.5 del 4/08/2011 ...... 16 1.3.3. Manuale operativo del Regolamento 4 agosto 2011 n. 5 di attuazione della L.R. 16/2004 in materia di Governo del territorio ...... 18

2. Rapporto Preliminare ...... 26

3. Quadro di riferimento della pianificazione ...... 28

3.1. La pianificazione sovraordinata: ...... 28 3.1.1. Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino Regionale sud ed Interregionale per il Bacino idrografico del Fiume Sele ...... 28 3.1.2 Codice dei beni culturali e del paesaggio – Decreto Legislativo 42/2004 ...... 29 3.1.2 Codice dei beni culturali e del paesaggio – Decreto Legislativo 42/2004 ...... 29 3.1.3. Piano Territoriale Regionale ...... 30 3.1.4. Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale ...... 42

3.2. Il Piano Regolatore Generale vigente ...... 46

4. Contesto ambientale e territoriale di riferimento ...... 46

4.1. Inquadramento territoriale e contesto abitativo ...... 46

4.2. Evoluzione storica ...... 48

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4.2.1. I luoghi ...... 48 4.2.2 Persone legate a Pollica ...... 51

4.3. Popolazione e struttura economica ...... 52

4.4. Caratteristiche geologiche ed idrogeologiche ...... 54

4.5. Uso attuale del suolo ...... 55

4.6. Componenti Ambientali ...... 56 4.6.1. Aria ...... 56 4.6.2. Clima ed energia ...... 64 4.6.3. Rifiuti ...... 66

5. componente strategica del puc ...... 68 5.1. Individuazione del ruolo territoriale di Pollica nel quadro della più vasta area di riferimento ...... 68 5.2. Cogliere i legami tra trasformazioni territoriali, salvaguardia del paesaggio agrario, caratteristiche auspicabili dell’offerta turistica ...... 68

5.3. Sviluppo di infrastrutture turistiche ...... 68 5.4. Riorganizzazione delle infrastrutture balneari e turistiche lungo la costa ...... 69 Per le attività sulla costa ...... 69 Per le attività del territorio collinare ...... 70

5.5. Valorizzazione e cura del paesaggio agrario ...... 70 5.6. Progetto di una specifica attrezzatura per la valorizzazione in campo dei prodotti della dieta mediterranea. Favorire l’utilizzo in chiave turistica (percorsi tematici, piccole infrastrutture di servizio e ristoro, del paesaggio agrario della dieta mediterranea) ...... 72

5.7. Tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale e socio-culturale . 72

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5.8. Rafforzamento e riqualificazione della struttura insediativa storica ... 72

5.9. Verifica della potenzialità industriale, artigianale e commerciale ...... 72 5.10. Selezione di un’elevata quota dell’offerta abitativa prevista dal PTCP (che ammonta globalmente a 70 alloggi), da destinare a Housing sociale, prevalentemente rivolta a coppie giovani e nuovi immigrati ...... 73 5.11. Valutazione dell' opportunità di prevedere norme gestionali di tipo perequativo ...... 73

5.12. Stesura di regole mirate alla qualità architettonica ...... 74

5.13. Ridisegno degli spazi pubblici ...... 74 5.14. Riqualificazione, ammodernamento e gerarchizzazione funzionale della rete della viabilità locale; realizzazione e recupero di sentieri d’interesse turistico e ambientale ...... 74

5.15. Localizzazione di attrezzature e servizi d’interesse sovracomunale .. 74

6. Il processo di valutazione ambientale strategica ...... 75

6.1. Premessa ...... 75

6.2. Individuazione dei soggetti competenti in materia ambientale ...... 77

6.3. Criteri e verifica degli impatti significativi sull’ambiente ...... 78

6.4. Indicatori...... 81

6.5. Proposta di indice del rapporto ambientale ...... 83

7. Metodologia di consultazione ...... 84

8. Valutazione preliminare di Incidenza ...... 86

8.1 Premessa ...... 86

8.2 Riferimenti normativi ...... 86

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8.3 Descrizione del Sito di Importanza Comunitaria ...... 87 Vegetazione ...... 88 Avifanuna ...... 88

8.4 Disposizioni normative operanti ...... 88 Piano Territoriale Regionale (PTR) ...... 88 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) ...... 89 Piano del Parco Nazionale e Vallo di Diano e Alburni...... 89 Piano di Gestione ...... 90 Pianificazione comunale ...... 91

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PREMESSA L'Amministrazione comunale di Pollica, applicando le disposizioni della Legge Regionale 16/2004 e ss.mm.ii., preso atto dell’approvazione del Regolamento Regionale n.5 del 4 agosto 2011, ha stabilito di procedere all’approvazione del Piano Urbanistico Comunale e del Regolamento Urbanistico Edilizio Comunale con l’obiettivo di rispondere alle rinnovate esigenze di tutela del territorio, alla luce delle innovazioni legislative. Il procedimento di formazione degli strumenti urbanistici comunali deve essere supportato, sin dalle prime fasi, dall’elaborazione della Valutazione Ambientale Strategica. Il Rapporto Ambientale Preliminare contiene le prime indicazioni di fragilità, rilevanza e criticità del territorio comunale, nonché una prima ricognizione del quadro dei vincoli, da porre a fondamento del “Rapporto preliminare”, che avvierà il processo di Valutazione Strategica Ambientale (VAS), indirizzando la pianificazione urbanistica comunale ed il rapporto ambientale. Ciò in osservanza delle disposizioni del D.lgs 152/2006 – Norme in materia ambientale – della Legge regionale 16/2004 – Norme sul governo del territorio – e del Regolamento Regionale n.5 del 2011. La VAS è preordinata a garantire che gli effetti sull’ambiente derivanti dall’attuazione dei piani e programmi presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro approvazione (Direttiva 2001/42/CE). La VAS costituisce per i piani e programmi a cui si applicano le disposizioni del presente decreto, parte integrante del procedimento di adozione ed approvazione. I provvedimenti amministrativi di approvazione adottati senza la previa valutazione ambientale strategica, ove prescritta, sono annullabili per violazione di legge (art. 11, comma 5 del D. lgs. 152/2006). La valutazione ambientale di piani, programmi e progetti ha la finalità di assicurare che l'attività antropica sia compatibile con le condizioni per uno sviluppo sostenibile, e quindi nel rispetto della capacità rigenerativa degli ecosistemi e delle risorse, della salvaguardia della biodiversità e di un'equa distribuzione dei vantaggi connessi all'attività economica. Per mezzo della stessa si affronta la determinazione della valutazione preventiva integrata degli impatti ambientali nello svolgimento delle attività normative e amministrative, di informazione ambientale, di pianificazione e programmazione (art. 4, comma 3 del D. lgs 152/2006).

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1 . LINEE GUIDA PER LA VAS 1.1. Quadro di riferimento normativo comunitario La Valutazione Ambientale Strategica è stata introdotta per di garantire, all’interno di piani e programmi, adeguati livelli di tutela degli aspetti ambientali. Questo obiettivo viene raggiunto attraverso l’integrazione sistematica, nei procedimenti di pianificazione e programmazione, di valutazioni sugli elementi dell’ambiente, sulla loro fragilità e rilevanza e sugli impatti attesi, positivi e/o negativi, cui possono essere soggetti. In riferimento all’attività di pianificazione e governo del territorio, in definitiva, il fine che ci si pone è quello di integrare la conoscenza dello stato dell’ambiente su cui si agisce, gli impatti che dal piano potranno derivare sullo stesso e le strategie di mitigazione, riqualificazione, miglioramento e potenziamento della qualità ambientale, all’interno del quadro delle decisioni che porteranno alla redazione del Piano garantendo pari dignità alle istanze di natura sociale, economica e culturale. L’art. 1 della Direttiva europea 2001/42/CE, con l’obbiettivo di “garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione e dell'adozione di piani e programmi” introduce la Valutazione Ambientale di piani e programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente. La Valutazione prevede: la redazione di un rapporto di impatto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del rapporto ambientale e dei risultati delle consultazioni nell’iter decisionale e la messa a disposizione, del pubblico e delle autorità interessate, delle informazioni sulle decisioni prese. L'art. 5 della Direttiva definisce i contenuti del rapporto ambientale stabilendo che nello stesso siano individuati e valutati gli effetti significativi che l'attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull'ambiente nonché le alternative possibili alla luce degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano o del programma. L’articolo successivo stabilisce che deve essere garantita, al pubblico ed alle autorità interessate, individuate secondo le leggi dello Stato membro di competenza, la possibilità di esprimere il proprio parere prima dell'adozione del piano/programma o dell'avvio della relativa procedura legislativa.

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1.2. Quadro di riferimento normativo nazionale Nel nostro Paese la Direttiva CE è stata recepita con il Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n.152 - Norme in materia ambientale. Con particolare riferimento alla Valutazione Ambientale Strategica ed alle relative procedure, nell’ambito dei Titoli I e II della parte seconda. L’attuale quadro normativo, modificato a più riprese, prevede: Art.5 – Definizioni a) valutazione ambientale di piani e programmi, nel seguito valutazione ambientale strategica, di seguito VAS: il processo che comprende, secondo le disposizioni di cui al titolo II della seconda parte del presente decreto, lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità, l'elaborazione del rapporto ambientale, lo svolgimento di consultazioni, la valutazione del piano o del programma, del rapporto e degli esiti delle consultazioni, l'espressione di un parere motivato, l'informazione sulla decisione ed il monitoraggio; … Omissis… c) impatto ambientale: l'alterazione qualitativa e/o quantitativa, diretta ed indiretta, a breve e a lungo termine, permanente e temporanea, singola e cumulativa, positiva e negativa dell'ambiente, inteso come sistema di relazioni fra i fattori antropici, naturalistici, chimico-fisici, climatici, paesaggistici, architettonici, culturali, agricoli ed economici, in conseguenza dell'attuazione sul territorio di piani o programmi o di progetti nelle diverse fasi della loro realizzazione, gestione e dismissione, nonché di eventuali malfunzionamenti; d) patrimonio culturale: l'insieme costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici in conformità al disposto di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42; … Omissis… f) rapporto ambientale: il documento del piano o del programma redatto in conformità alle previsioni di cui all'articolo 13; … Omissis… p) autorità competente: la pubblica amministrazione cui compete l'adozione del provvedimento di verifica di assoggettabilità, l'elaborazione del parere motivato, nel caso di valutazione di piani e programmi, e l'adozione dei provvedimenti conclusivi in materia di VIA, nel caso di progetti ovvero il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, nel caso di impianti; q) autorità procedente: la pubblica amministrazione che elabora il piano, programma soggetto alle disposizioni del presente decreto, ovvero nel caso in cui il soggetto che predispone il piano, programma sia un diverso soggetto pubblico o privato, la pubblica amministrazione che recepisce, adotta o approva il piano, programma; r) proponente: il soggetto pubblico o privato che elabora il piano, programma o progetto soggetto alle disposizioni del presente decreto;

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… Omissis… s) soggetti competenti in materia ambientale: le pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici che, per le loro specifiche competenze o responsabilità in campo ambientale, possono essere interessate agli impatti sull'ambiente dovuti all'attuazione dei piani, programmi o progetti; t) consultazione: l'insieme delle forme di informazione e partecipazione, anche diretta, delle amministrazioni, del pubblico e del pubblico interessato nella raccolta dei dati e nella valutazione dei piani, programmi e progetti; u) pubblico: una o più persone fisiche o giuridiche nonché, ai sensi della legislazione vigente, le associazioni, le organizzazioni o i gruppi di tali persone; v) pubblico interessato: il pubblico che subisce o può subire gli effetti delle procedure decisionali in materia ambientale o che ha un interesse in tali procedure; ai fini della presente definizione le organizzazioni non governative che promuovono la protezione dell'ambiente e che soddisfano i requisiti previsti dalla normativa statale vigente, nonché le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, sono considerate come aventi interesse. … Omissis… Art.6 – Oggetto della disciplina 1. La valutazione ambientale strategica riguarda i piani e i programmi che possono avere impatti significativi sull'ambiente e sul patrimonio culturale. 2. Fatto salvo quanto disposto al comma 3, viene effettuata una valutazione per tutti i piani e i programmi: a) che sono elaborati per la valutazione e gestione della qualità dell'aria ambiente, per i settori agricolo, forestale, della pesca, energetico, industriale, dei trasporti, della gestione dei rifiuti e delle acque, delle telecomunicazioni, turistico, della pianificazione territoriale o della destinazione dei suoli, e che definiscono il quadro di riferimento per l'approvazione, l'autorizzazione, l'area di localizzazione o comunque la realizzazione dei progetti elencati negli allegati II, III e IV del presente decreto; (cfr. Allegato A). b) per i quali, in considerazione dei possibili impatti sulle finalità di conservazione dei siti designati come zone di protezione speciale per la conservazione degli uccelli selvatici e quelli classificati come siti di importanza comunitaria per la protezione degli habitat naturali e della flora e della fauna selvatica, si ritiene necessaria una valutazione d'incidenza ai sensi dell'articolo 5 del d.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, e successive modificazioni. 3. Per i piani e i programmi di cui al comma 2 che determinano l'uso di piccole aree a livello locale e per le modifiche minori dei piani e dei programmi di cui al comma 2, la valutazione ambientale è necessaria qualora l'autorità competente valuti che producano impatti significativi sull'ambiente, secondo le disposizioni di cui all'articolo 12.

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3-bis. L'autorità competente valuta, secondo le disposizioni di cui all'articolo 12, se i piani e i programmi, diversi da quelli di cui al comma 2, che definiscono il quadro di riferimento per l'autorizzazione dei progetti, producano impatti significativi sull'ambiente. … Omissis… Art.11 – Modalità di svolgimento 1. La valutazione ambientale strategica è avviata dall'autorità procedente contestualmente al processo di formazione del piano o programma e comprende, secondo le disposizioni di cui agli articoli da 12 a 18: a) lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità limitatamente ai piani e ai programmi di cui all'articolo 6, commi 3 e 3-bis; b) l'elaborazione del rapporto ambientale; c) lo svolgimento di consultazioni; d) la valutazione del rapporto ambientale e gli esiti delle consultazioni; e) la decisione; f) l'informazione sulla decisione; g) il monitoraggio. 2. L'autorità competente, al fine di promuovere l'integrazione degli obiettivi di sostenibilità ambientale nelle politiche settoriali ed il rispetto degli obiettivi, dei piani e dei programmi ambientali, nazionali ed europei: a) esprime il proprio parere sull'assoggettabilità delle proposte di piano o di programma alla valutazione ambientale strategica nei casi previsti dal comma 3 dell'articolo 6; b) collabora con l'autorità proponente al fine di definire le forme ed i soggetti della consultazione pubblica, nonché l'impostazione ed i contenuti del Rapporto ambientale e le modalità di monitoraggio di cui all'articolo 18; c) esprime, tenendo conto della consultazione pubblica, dei pareri dei soggetti competenti in materia ambientale, un proprio parere motivato sulla proposta di piano e di programma e sul rapporto ambientale nonché sull'adeguatezza del piano di monitoraggio e con riferimento alla sussistenza delle risorse finanziarie. 3. La fase di valutazione è effettuata anteriormente all'approvazione del piano o del programma, ovvero all'avvio della relativa procedura legislativa, e comunque durante la fase di predisposizione dello stesso. Essa è preordinata a garantire che gli impatti significativi sull'ambiente derivanti dall'attuazione di detti piani e programmi siano presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro approvazione. … Omissis… Art. 13. Redazione del rapporto ambientale

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1. Sulla base di un rapporto preliminare sui possibili impatti ambientali significativi dell'attuazione del piano o programma, il proponente e/o l'autorità procedente entrano in consultazione, sin dai momenti preliminari dell'attività di elaborazione di piani e programmi, con l'autorità competente e gli altri soggetti competenti in materia ambientale, al fine di definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel rapporto ambientale. 2. La consultazione, salvo quanto diversamente concordato, si conclude entro novanta giorni dall'invio del rapporto preliminare di cui al comma 1 del presente articolo. 3. La redazione del rapporto ambientale spetta al proponente o all'autorità procedente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Il rapporto ambientale costituisce parte integrante del piano o del programma e ne accompagna l'intero processo di elaborazione ed approvazione. 4. Nel rapporto ambientale debbono essere individuati, descritti e valutati gli impatti significativi che l'attuazione del piano o del programma proposto potrebbe avere sull'ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative che possono adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano o del programma stesso. L'allegato VI al presente decreto riporta le informazioni da fornire nel rapporto ambientale a tale scopo, nei limiti in cui possono essere ragionevolmente richieste, tenuto conto del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione correnti, dei contenuti e del livello di dettaglio del piano o del programma. Il Rapporto ambientale dà atto della consultazione di cui al comma 1 ed evidenzia come sono stati presi in considerazione i contributi pervenuti. Per evitare duplicazioni della valutazione, possono essere utilizzati, se pertinenti, approfondimenti già effettuati ed informazioni ottenute nell'ambito di altri livelli decisionali o altrimenti acquisite in attuazione di altre disposizioni normative. 5. La proposta di piano o di programma è comunicata, anche secondo modalità concordate, all'autorità competente. La comunicazione comprende il rapporto ambientale e una sintesi non tecnica dello stesso. Dalla data pubblicazione dell'avviso di cui all'articolo 14, comma 1, decorrono i tempi dell'esame istruttorio e della valutazione. La proposta di piano o programma ed il rapporto ambientale sono altresì messi a disposizione dei soggetti competenti in materia ambientale e del pubblico interessato affinché questi abbiano l'opportunità di esprimersi. 6. La documentazione è depositata presso gli uffici dell'autorità competente e presso gli uffici delle regioni e delle province il cui territorio risulti anche solo parzialmente interessato dal piano o programma o dagli impatti della sua attuazione. Art.14 – Consultazione 1. Contestualmente alla comunicazione di cui all'articolo 13, comma 5, l'autorità procedente cura la pubblicazione di un avviso nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana o nel Bollettino Ufficiale della regione o provincia autonoma interessata. L'avviso deve contenere: il titolo della proposta di piano o di programma, il proponente, l'autorità procedente, l'indicazione delle sedi ove può essere presa visione del piano o programma e del rapporto ambientale e delle sedi dove si può consultare la sintesi non tecnica.

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2. L'autorità competente e l'autorità procedente mettono, altresì, a disposizione del pubblico la proposta di piano o programma ed il rapporto ambientale mediante il deposito presso i propri uffici e la pubblicazione sul proprio sito web. 3. Entro il termine di sessanta giorni dalla pubblicazione dell'avviso di cui al comma 1, chiunque può prendere visione della proposta di piano o programma e del relativo rapporto ambientale e presentare proprie osservazioni in forma scritta, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi. 4. In attuazione dei principi di economicità e di semplificazione, le procedure di deposito, pubblicità e partecipazione, eventualmente previste dalle vigenti disposizioni anche regionali per specifici piani e programmi, si coordinano con quelle di cui al presente articolo, in modo da evitare duplicazioni ed assicurare il rispetto dei termini previsti dal comma 3 del presente articolo e dal comma 1 dell'articolo 15. Tali forme di pubblicità tengono luogo delle comunicazioni di cui all'articolo 7 ed ai commi 3 e 4 dell'articolo 8 della legge 7 agosto 1990 n. 241. Art.15 – Valutazione del rapporto ambientale e degli esiti i risultati della consultazione 1. L'autorità competente, in collaborazione con l'autorità procedente, svolge le attività tecnico-istruttorie, acquisisce e valuta tutta la documentazione presentata, nonché le osservazioni, obiezioni e suggerimenti inoltrati ai sensi dell'articolo 14 e dell'articolo 32, nonché i risultati delle consultazioni transfrontaliere di cui al medesimo articolo 32 ed esprime il proprio parere motivato entro il termine di novanta giorni a decorrere dalla scadenza di tutti i termini di cui all'articolo 14. La tutela avverso il silenzio dell'Amministrazione è disciplinata dalle disposizioni generali del processo amministrativo. 2. L'autorità procedente, in collaborazione con l'autorità competente, provvede, prima della presentazione del piano o programma per l'approvazione e tenendo conto delle risultanze del parere motivato di cui al comma 1 e dei risultati delle consultazioni transfrontaliere, alle opportune revisioni del piano o programma. Art.16 – Decisione 1. Il piano o programma ed il rapporto ambientale, insieme con il parere motivato e la documentazione acquisita nell'ambito della consultazione, sono trasmessi all'organo competente all'adozione o approvazione del piano o programma. Art.17 – Informazione sulla decisione 1. La decisione finale è pubblicata nella Gazzetta Ufficiale o nel Bollettino Ufficiale della Regione con l'indicazione della sede ove si possa prendere visione del piano o programma adottato e di tutta la documentazione oggetto dell'istruttoria. Sono inoltre rese pubbliche, anche attraverso la pubblicazione sui siti web della autorità interessate: a) il parere motivato espresso dall'autorità competente; b) una dichiarazione di sintesi in cui si illustra in che modo le considerazioni ambientali sono state integrate nel piano o programma e come si è tenuto conto del rapporto ambientale e

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degli esiti delle consultazioni, nonché le ragioni per le quali è stato scelto il piano o il programma adottato, alla luce delle alternative possibili che erano state individuate; c) le misure adottate in merito al monitoraggio di cui all'articolo 18. Art.18 – Monitoraggio 1. Il monitoraggio assicura il controllo sugli impatti significativi sull'ambiente derivanti dall'attuazione dei piani e dei programmi approvati e la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati, così da individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e da adottare le opportune misure correttive. Il monitoraggio è effettuato dall'Autorità procedente in collaborazione con l'Autorità competente anche avvalendosi del sistema delle Agenzie ambientali e dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. 2. Il piano o programma individua le responsabilità e la sussistenza delle le risorse necessarie per la realizzazione e gestione del monitoraggio. 3. Delle modalità di svolgimento del monitoraggio, dei risultati e delle eventuali misure correttive adottate ai sensi del comma 1 è data adeguata informazione attraverso i siti web dell'autorità competente e dell'autorità procedente e delle Agenzie interessate. 4. Le informazioni raccolte attraverso il monitoraggio sono tenute in conto nel caso di eventuali modifiche al piano o programma e comunque sempre incluse nel quadro conoscitivo dei successivi atti di pianificazione o programmazione.

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1.3. Quadro di riferimento normativo regionale A livello regionale, le norme che regolano il processo di Valutazione ambientale sono: la Legge Regionale 16/2004 - Norme sul Governo del territorio (in particolare l’art. 47) ed il Regolamento regionale n.5 del 4 agosto 2011 - Regolamento di attuazione per il Governo del territorio. Si può fare riferimento, quali meri atti di indirizzo privi di valore normativo, al “Manuale operativo del Regolamento 4 agosto 2011 n. 5 di attuazione della L.R. 16/2004 in materia di Governo del territorio”, pubblicato dalla Regione Campania, AGC 16 e, solo per quanto non in contrasto con le sopravvenute modificazioni e correzioni alla normativa regionale, al DPGR n.17 del 18/12/2009 - Regolamento di attuazione della valutazione ambientale strategica (VAS) in regione Campania ed all’allegato alla Deliberazione di Giunta della Regione Campania n. 203 del 5 marzo 2010 - Indirizzi operativi e procedurali per lo svolgimento della VAS in regione campania.

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1.3.1. La Legge regionale 16/2004 L’art. 47 comma 1 della L.R. 16/2004 stabilisce che: 1. I piani territoriali di settore ed i piani urbanistici sono accompagnati dalla valutazione ambientale di cui alla direttiva 42/2001/CE del 27 giugno 2001, da effettuarsi durante la fase di redazione dei piani. 2. La valutazione scaturisce da un rapporto ambientale in cui sono individuati , descritti e valutati gli effetti significativi dell'attuazione del piano sull'ambiente e le alternative, alla luce degli obiettivi e dell'ambito territoriale di riferimento del piano. 3. La proposta di piano ed il rapporto ambientale sono messi a disposizione delle autorità interessate e del pubblico con le procedure di cui al regolamento di attuazione previsto all'articolo 43 - bis1. 4. Ai piani di cui al comma 1 è allegata una relazione che illustra come le considerazioni ambientali sono state integrate nel piano e come si è tenuto conto del rapporto ambientale di cui al comma 2.

1 Trattasi del regolamento n.5 del 4 agosto 2011 previsto dal disposto dell’art. 43 – bis della Legge regionale 16/2004 introdotto dall’art. 2 della Legge regionale 1/2011.

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1.3.2. Regolamento di attuazione per il Governo del territorio n.5 del 4/08/2011 Il regolamento n. 5 all’art. 2 disciplina le procedure per la VAS all’art. 2: 1. La Valutazione ambientale strategica (VAS), è disciplinata dal decreto legislativo 3 Aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale) e dalle seguenti disposizioni. 2. L’amministrazione procedente avvia contestualmente al procedimento di pianificazione la valutazione ambientale strategica o la verifica di assoggettabilità secondo le disposizioni dell’articolo 6 del decreto legislativo n. 152/2006 e nel rispetto dei casi di esclusione previsti dal medesimo decreto legislativo. 3. La Regione ed i comuni sono autorità competenti per la VAS dei rispettivi piani e varianti nonché per i piani di settore dei relativi territori ai sensi del decreto legislativo n. 152/2006. 4. L’amministrazione procedente predispone il rapporto preliminare (RP) contestualmente al preliminare di piano composto da indicazioni strutturali del piano e da un documento strategico e lo trasmette ai soggetti competenti in materia ambientale (SCA) da essa individuati. 5. Sulla base del rapporto preliminare e degli esiti delle consultazioni con gli SCA, l’amministrazione procedente redige il rapporto ambientale che costituisce parte integrante del piano da adottare in Giunta. 6. Il rapporto ambientale, integrato nel piano adottato dalla Giunta ai sensi del comma 1 dell’articolo 3, è pubblicato secondo le modalità indicate nel medesimo articolo. 7. Il parere di cui all’articolo 15 del decreto legislativo n. 152/2006, sulla base dell’istruttoria svolta dall’amministrazione procedente e della documentazione di cui al comma 1 dell’articolo 15 dello stesso decreto legislativo, è espresso, come autorità competente: a) dall’amministrazione comunale; b) dalla Regione Campania per le varianti al piano territoriale regionale, per i piani territoriali di coordinamento provinciale e loro varianti e per i piani di settore a scala regionale e provinciale e loro varianti. 8. L’ufficio preposto alla valutazione ambientale strategica è individuato all’interno dell’ente territoriale. Tale ufficio è obbligatoriamente diverso da quello avente funzioni in materia urbanistica ed edilizia. Per i comuni al di sotto dei cinquemila abitanti, le funzioni in materia di VAS comprese quelle dell’autorità competente, sono svolte in forma associata, qualora i Comuni non siano in condizione di garantire l’articolazione funzionale come previsto dal presente comma, anche con i Comuni aventi popolazione superiore, secondo gli ambiti di cui all’articolo 7, comma 2 della legge regionale 16/2004. 9. Acquisito il parere indicato al comma 8 il procedimento prosegue e si conclude, per quanto riguarda la VAS, secondo le disposizioni degli artt. 16, 17 e 18 del decreto legislativo n. 152/2006, il processo di VAS viene svolto nei termini massimi previsti nel titolo II del Decreto legislativo n. 152/2006 riguardo la VAS.

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10. Per quanto non espressamente disciplinato dal presente articolo si applicano le disposizioni di cui al decreto legislativo n. 152/2006. Pertanto, l’innovazione più rilevante introdotta dal Regolamento regionale 5 del 2011 per la Valutazione Ambientale Strategica, consiste, oltre che nell’eliminazione dei numerosi appesantimenti al procedimento, nell’aver attribuito all’amministrazione procedente il ruolo di autorità competente e di scelta dei soggetti da consultare che, in relazione agli impatti ambientali derivanti dall’attuazione del piano o del programma, sia necessario consultare nell’ambito del procedimento. Conseguenza di ciò è la velocizzazione e lo snellimento delle procedure di approvazione dei piani e programmi. In considerazione di quanto esposto, in Campania la Valutazione Ambientale Strategica si struttura nelle fasi riportate nella seguente tabella:

FASE AZIONE I Predisposizione del Rapporto Preliminare (nel procedimento di VAS completo tale fase assume il valore di Scoping) II Individuazione e consultazione dei Soggetti Competenti in materia Ambientale III Predisposizione del Rapporto Ambientale e della sua Sintesi Non Tecnica IV Consultazione dei Soggetti Competenti in materia Ambientale e del pubblico V Istruttoria e parere motivato dell’Autorità Competente VI Informazione sulla decisione VII Monitoraggio ambientale

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1.3.3. Manuale operativo del Regolamento 4 agosto 2011 n. 5 di attuazione della L.R. 16/2004 in materia di Governo del territorio Il Manuale operativo pubblicato dall’AGC 16 della Regione Campania fornisce una tabella da cui è possibile desumere, sinteticamente, il procedimento di formazione ed approvazione degli strumenti territoriali ed urbanistici integrato con la VAS, fermo restando il carattere di mero indirizzo, privo di valore giuridico-legislativo, del documento.

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Tabella I – Ptcp, Piano urbanistico comunale (Puc) e relative varianti, e piani di settore a livello comunale e sovra comunali e relative varianti - procedura che richiede la Vas. Processo di integrazione con l’attività Fase Attività pianificatoria Vas Tempi Preliminare Il Comune elabora il Il Comune, in qualità di proponente, predispone il preliminare di Puc rapporto preliminare sui possibili effetti ambientali composto da indicazioni significativi dell'attuazione del Puc ed strutturali del piano e da un eventualmente un questionario per la documento strategico. consultazione dei Sca. Il rapporto preliminare (Rp) è redatto contestualmente al preliminare di Puc. Preliminare L’amministrazione Il comune, in qualità di autorità procedente deve comunale accerta la accertare sulla base del rapporto preliminare e conformità alle leggi e delle dichiarazioni fornite dal proponente quali dei regolamenti e agli eventuali seguenti procedimenti deve avviare: strumenti -esclusione prevista dal decreto legislativo n. urbanistici e territoriali 152/2006 e dal regolamento Vas regionale; sovraordinati e di settore. -verifica di coerenza in presenza di piani sovraordinati dotati di Vas; -verifica di assoggettabilità secondo le disposizioni dell’articolo 6 del decreto legislativo n. 152/2006; -valutazione ambientale strategica secondo le disposizioni dell’articolo 6 del decreto legislativo n. 152/2006. Il Comune, in qualità di autorità procedente, avvia contestualmente al procedimento di pianificazione la valutazione ambientale strategica. Preliminare Il preliminare di piano è sottoposto alla consultazione delle organizzazioni sociali, culturali, economico professionali, sindacali ed ambientaliste ed in generale organizza eventuali incontri con il pubblico mediante compilazione di questionari e la predisposizione di fascicoli esplicativi del processo in atto di facile comprensione. Anche ai fini della Vas. In questa fase si condivide lo stato dell’ambiente ed il preliminare. Preliminare Il Comune, in qualità di autorità procedente, inoltra istanza di Vas all’Autorità competente del Comune; a tale istanza andranno allegati: -il rapporto preliminare; -un eventuale questionario per la consultazione dei Sca; -il preliminare di Puc; Nel rapporto preliminare dovrà essere data evidenza delle eventuali risultanze della fase facoltativa di auditing con il pubblico.

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Preliminare L’Autorità competente comunale, in sede di incontro con l’ufficio di piano del Comune e sulla base del rapporto preliminare, definisce i Sca tenendo conto delle indicazioni di cui al Regolamento Vas; inoltre nel corso dell’incontro viene definito quanto segue: -indizione di un tavolo di consultazione, articolato almeno in due sedute: la prima, di tipo introduttivo volta ad illustrare il rapporto preliminare e ad acquisire le prime osservazioni in merito; la seconda, finalizzata ad acquisire i pareri definitivi degli Sca in merito al rapporto preliminare, esaminare le osservazioni ed i pareri pervenuti, prendere atto degli eventuali pareri obbligatori previsti; -individuazione dei singoli settori del pubblico interessati all’iter decisionale da coinvolgere in fase di consultazione del pubblico; -individuazione delle modalità di coordinamento tra le fasi di pianificazione e le fasi di Vas con riferimento alle consultazioni del pubblico; -individuazione della rilevanza dei possibili effetti. Le attività svolte durante l’incontro saranno oggetto di un apposito verbale, da allegare al rapporto preliminare da sottoporre agli Sca per le attività del tavolo di consultazione. Preliminare Il tavolo di consultazione ha il compito anche di esprimersi in merito al Di norma preliminare di piano contenente le informazioni e i dati necessari alla verifica non degli effetti significativi sull'ambiente, sulla salute e sul patrimonio culturale. Il superiore a tavolo di consultazione è avviato anche con l’autorità competente comunale e gli 45 gg. altri Sca, al fine di: Massimo -definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel 90 gg. rapporto ambientale, -acquisire elementi informativi volti a costruire un quadro conoscitivo condiviso, per quanto concerne i limiti e le condizioni per uno sviluppo sostenibile; -acquisire i pareri dei soggetti interessati; -stabilire le modalità di coordinamento per la consultazione dei Sca e del pubblico sul Piano e sul rapporto ambientale al fine di evitare duplicazioni delle procedure di deposito, pubblicità e partecipazione previste dalla L.R. 16/2004. Tutte le attività del tavolo di consultazione saranno oggetto di apposito verbale. Il preliminare del piano costituisce la base di discussione per l’espressione dei pareri degli Sca sul rapporto preliminare. Preliminare La giunta Comunale Il Comune, in qualità di autorità procedente, valuta

approva il preliminare di i pareri pervenuti in fase di consultazione dei Sca e piano. potrà anche dissentire, motivando adeguatamente, dalle conclusioni dei Sca e prende atto del rapporto preliminare. Il comune contestualmente approva il rapporto preliminare e il preliminare di Puc.

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Adozione Il Comune redige il piano. Il Comune, in qualità di autorità proponente, redige il rapporto ambientale sulla base del rapporto preliminare. Il piano tiene conto delle risultanze del rapporto ambientale. -Definizione dell'ambito di influenza del Piano e definizione della caratteristiche delle informazioni che devono essere fornite nel Rapporto Ambientale; -Individuazione di un percorso metodologico e procedurale per l’elaborazione del Piano e del Rapporto Ambientale; -Articolazione degli obiettivi generali del Piano e del Rapporto Ambientale; -Costruzione dello scenario di riferimento; -Coerenza esterna degli obiettivi generali del Piano; -Definizione degli obiettivi specifici del Piano, individuazione delle azioni e delle misure necessarie a raggiungerli -Individuazione delle alternative di Piano attraverso l'analisi ambientale di dettaglio; -Coerenza interna delle relazioni tra obiettivi e linee di azione del Piano attraverso il sistema degli indicatori che le rappresentano; -Stima degli effetti ambientali delle alternative di Piano, con confronto tra queste e con lo scenario di riferimento al fine di selezionare l'alternativa di Piano; -Costruzione/progettazione del sistema di monitoraggio. Adozione La Giunta Comunale Il Comune, in qualità di autorità procedente, sulla adotta il piano. base del rapporto preliminare e degli esiti delle Dall’adozione scattano le consultazioni con gli Sca, prende atto del rapporto norme di salvaguardia ambientale e della sintesi non tecnica dello stesso e previste all’articolo 10 lo comunica all’autorità competente comunale. della legge regionale n. Il rapporto ambientale costituisce parte integrante 16/2004. del piano e sono adottati contestualmente in Giunta.

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Il piano è pubblicato contestualmente nel bollettino ufficiale della regione Adozione Campania (Burc) e sul sito web dell’amministrazione procedente ed è depositato presso l’ufficio competente e la segreteria dell’amministrazione procedente ed è pubblicato all’albo dell’ente in uno all’avviso relativo alla Vas. L'avviso deve contenere: il titolo della proposta di piano o di programma, il proponente, l'autorità procedente, l'indicazione delle sedi ove può essere presa visione del piano o programma e del rapporto ambientale e delle sedi dove si può consultare la sintesi non tecnica. L'autorità competente comunale e l'autorità procedente (l’ufficio di piano comunale) mettono, altresì, a disposizione del pubblico la proposta di piano o programma ed il rapporto ambientale mediante il deposito presso i propri uffici e la pubblicazione sul proprio sito web. Il rapporto ambientale, congiuntamente alla sintesi non tecnica, è pubblicato contestualmente al piano adottato. È consentito a soggetti Chiunque può prendere visione del rapporto Entro 60 gg Adozione pubblici e privati, anche ambientale e presentare proprie osservazioni in costituiti in associazioni forma scritta, anche fornendo nuovi o ulteriori e comitati, proporre elementi conoscitivi e valutativi. osservazioni contenenti In attuazione dei principi di economicità e di modifiche ed integrazioni semplificazione, le procedure di deposito, pubblicità alla proposta di piano o e partecipazione, si coordinano con quelle della Vas, variante. in modo da evitare duplicazioni ed assicurare il rispetto dei termini. Tali forme di pubblicità tengono luogo delle comunicazioni di cui all'articolo 7 ed ai commi 3 e 4 dell'articolo 8 della legge 241/1990. Pertanto la fase delle osservazioni e coincidente sia per il rapporto ambientale sia per il piano adottato. La Giunta comunale L'autorità competente comunale , in collaborazione Entro 90 Adozione valuta e recepisce le con gli uffici di piano in veste di autorità giorni dalla osservazioni al piano. procedente, svolge le attività tecnico-istruttorie, pubblicazio acquisisce e valuta tutta la documentazione ne del presentata, nonché le osservazioni, obiezioni e piano, per suggerimenti inoltrati. i comuni al Valutazione congiunta delle osservazioni al piano e di sotto dei al rapporto ambientale. quindicimil a abitanti, entro 120 giorni per quelli al di sopra di detta soglia, a pena di decadenza.

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Il piano adottato, Il piano adottato ed il rapporto ambientale sono Adozione integrato con le trasmessi congiuntamente alle amministrazioni osservazioni, è trasmesso competenti. alle amministrazioni competenti per l’acquisizione dei pareri, nulla osta, autorizzazioni ed ogni altro atto endoprocedimentale obbligatorio. Il comune trasmette il Il piano è trasmesso unitamente al rapporto Adozione piano urbanistico ambientale. comunale (Puc) all’amministrazione provinciale, al fine di consentire l’esercizio di coordinamento dell’attività pianificatoria nel proprio territorio di competenza. L’amministrazione provinciale dichiara la coerenza alle strategie a scala sovra Entro 60 Adozione comunale individuate dall’amministrazione provinciale anche in riferimento al giorni dalla proprio piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) vigente. trasmission La dichiarazione è resa solo in riferimento al piano. e del piano completo di tutti gli elaborati. Il comune acquisisce tutti i Adozione pareri di competenza.

Il rapporto ambientale e il piano, unitamente a tutti i Adozione pareri di competenza, è trasmesso all’autorità competente comunale per l’espressione del proprio parere motivato.

Il parere di cui all’articolo 15 del decreto legislativo Entro il Adozione n. 152/2006, sulla base dell’istruttoria svolta dal termine di Comune, nella qualità di autorità procedente, e della 90 giorni a documentazione di cui al comma 1 dell’articolo 15 decorrere dello stesso decreto legislativo, è espresso, come dalla autorità competente, dall’amministrazione scadenza di comunale. tutti i termini.

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Il Comune provvede alle Il comune, in qualità di autorità procedente Adozione eventuali e opportune acquisisce il parere Vas che può contenere eventuali revisioni del piano richieste di revisione del piano. L’Ufficio di Piano, in collaborazione con l'autorità competente comunale, provvede, prima della presentazione del piano per l'approvazione, tenendo conto delle risultanze del parere motivato espresso dall’autorità competente, alle opportune revisioni del piano. Il piano opportunamente revisionato, acquisiti i pareri obbligatori, è adottato dalla Adozione Giunta Comunale. Il piano è adottato sulla base del rapporto ambientale e del parere Vas.

Approvazione Il piano adottato, unitamente ai pareri obbligatori e alle osservazioni, è trasmesso al competente organo consiliare. Trasmissione congiunta del piano e del parere Vas

Approvazione Il Consiglio comunale: - approva il piano, tenendo conto di eventuali osservazioni accoglibili, comprese quelle dell’amministrazione provinciale o regionale e dei pareri e degli atti di cui al comma 4 - lo restituisce alla Giunta per la rielaborazione, nel termine perentorio di sessanta giorni dal ricevimento degli atti al Consiglio comunale a pena di decadenza del piano adottato. Il piano è approvato tenendo conto del rapporto ambientale. Approvazione Il piano approvato è La decisione finale è pubblicata nel Bollettino pubblicato Ufficiale della Regione con l'indicazione della sede contestualmente nel Burc ove si possa prendere visione del piano adottato e di e sul sito web tutta la documentazione oggetto dell'istruttoria. Sono dell’amministrazione inoltre rese pubbliche, anche attraverso la procedente ed è efficace pubblicazione sul sito web della autorità interessate: dal giorno successivo alla a) il parere motivato espresso dall'autorità sua pubblicazione nel competente; Burc. b) una dichiarazione di sintesi in cui si illustra in che modo le considerazioni ambientali sono state integrate nel piano e come si è tenuto conto del rapporto ambientale e degli esiti delle consultazioni, nonché le ragioni per le quali è stato scelto il piano adottato, alla luce delle alternative possibili che erano state individuate; c) le misure adottate in merito al monitoraggio. Il piano e la decisione finale sulla Vas sono pubblicati contestualmente.

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Il piano individua le L'Autorità procedente in collaborazione con l'Autorità Gestione responsabilità e la competente effettuano il monitoraggio anche sussistenza delle risorse avvalendosi del sistema delle Agenzie necessarie per la ambientali. realizzazione e gestione Il monitoraggio assicura il controllo sugli impatti del monitoraggio. significativi sull'ambiente derivanti dall'attuazione del Le informazioni raccolte piano approvato e la verifica del raggiungimento attraverso il degli obiettivi di sostenibilità prefissati, così da monitoraggio sono tenute individuare tempestivamente gli impatti negativi in conto nel caso di imprevisti e da adottare le opportune misure eventuali modifiche al correttive. piano e comunque Delle modalità di svolgimento del monitoraggio, dei sempre incluse nel risultati e delle eventuali misure correttive adottate quadro conoscitivo dei è data adeguata informazione attraverso i siti web successivi atti di dell'autorità competente e dell'autorità pianificazione. procedente e delle Agenzie interessate. Bisogna tendere a far coincidere le attività di monitoraggio ambientale con quello urbanistico.

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2. RAPPORTO PRELIMINARE Il D. lgs. 152/2006 definisce chiaramente obbiettivi e contenuti del rapporto preliminare di cui all’art. 12 dello stesso D. lgs., ovvero il documento conoscitivo finalizzato alla verifica di assoggettabilità di un piano o di programma facente parte degli strumenti di cui all’art. 6 commi 3 e 3-bis. Le indicazioni circa i contenuti del rapporto preliminare di cui al primo comma dell’art. 13 sono, tuttavia, alquanto scarse. Il rapporto preliminare si configura come il documento sulla base del quale il proponente e/o l'autorità procedente entrano in consultazione con l'autorità competente e con gli altri Soggetti Competenti in materia Ambientale (SCA), con lo scopo di definire il livello di dettaglio e la portata delle informazioni da includere nel rapporto ambientale. Secondo gli indirizzi operativi per la Valutazione Ambientale Strategica di cui alla Deliberazione di Giunta della Regione Campania n. 203 del 5 marzo 2010, e legislazione di altre regioni, il rapporto preliminare di cui al citato primo comma dell’art. 13 assume i contenuti di un rapporto di scoping avendo, cioè, come obbiettivo principale la definizione dei riferimenti concettuali ed operativi per l’elaborazione della valutazione ambientale. È evidente, quindi, la differenza di contenuti ed obbiettivi esistente fra il RP di cui alla verifica di assoggettabilità e il RP di Scoping. Questo, infatti, dopo un sunto delle scelte strategiche del piano o programma, si limita a descrivere la struttura del redigendo Rapporto ambientale, la procedura della VAS, gli obiettivi della valutazione, le fonti informative di cui ci si avvarrà per la valutazione, le metodologie che si intendono utilizzare per determinare impatti ed alternative. Sulla base di tali osservazioni è possibile, pertanto, sintetizzare i contenuti del redigendo RP in: 1. Quadro di riferimento della pianificazione: a. Pianificazione sovraordinata: i. Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino Regionale Campania sud ed Interregionale per il Bacino idrografico del Fiume Sele; ii. Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio; iii. Piano Territoriale Regionale; iv. Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale; b. Piano Regolatore Generale vigente; 3. Contesto ambientale e territoriale di riferimento 3.1. Inquadramento territoriale e contesto abitativo 3.2. Evoluzione storica 3.3. Popolazione e struttura economica

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3.4. Caratteristiche geologiche ed idrogeologiche 3.5. Uso attuale del suolo 4. Struttura del rapporto ambientale 4.1. Criteri e verifica degli impatti significativi sull’ambiente 4.2. Indicatori 4.3. Proposta di Indice 5. Metodologia di consultazione 6. Scheda di consultazione

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3. QUADRO DI RIFERIMENTO DELLA PIANIFICAZIONE 3.1. La pianificazione sovraordinata:

3.1.1. Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino Regionale Campania sud ed Interregionale per il Bacino idrografico del Fiume Sele I Piani stralcio dell’Autorità di Bacino sono strumenti di pianificazione specialistica, cogenti per la redazione della pianificazione urbanistica comunale. Nel caso specifico del Comune di Pollica, esso non è interessato da aree di rischio o pericolosità idraulica, mentre le aree di rischio e pericolosità da frana sono distribuite uniformemente, anche in ragione della morfologia accidentata del territorio comunale e delle caratteristiche geologiche dei suoli. Gran parte delle aree sono classificate come aree a rischio o pericolosità moderata o media (R1, R2, P1, P2). Solamente le frazioni di e Celso sono parzialmente interessate da aree classificate a rischio o pericolosità elevata (R3 e P3).

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3.1.2 Codice dei beni culturali e del paesaggio – Decreto Legislativo 42/2004 Il Comune di Pollica è tutelato da quanto disposto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio. Sono presenti infatti numerose aree tutelate per legge (art. 142 comma 1), fra le quali: a) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare […] c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna […] f) i parchi e le riserve nazionali o regionali […] g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227; Inoltre esistono beni di notevole interesse pubblico, tutelati dalla parte II del Codice: • Costa Cilentana Nord (DM 28/03/1985) • Torre di • Torre di Caleo • Palazzo Vinciprova • Castello Capano • Palazzo Mazziotti Si ritiene opportuno che, nel corso della redazione del Rapporto Ambientale, l'Ente proceda alla richiesta di specifica documentazione in merito da parte della competente Soprintendenza, ovvero dell'elenco dei beni che, altresì, risultino oggetto di vincolo.

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3.1.3. Piano Territoriale Regionale Il Piano Territoriale Regionale (PTR), approvato con LR 13/2008, è uno strumento di carattere processuale e strategico che ha l’obiettivo di inquadrare, indirizzare e promuovere azioni integrate di governo del territorio. Il PTR ha elaborato cinque Quadri Territoriali di Riferimento (QTR) di indirizzo e coordinamento per la pianificazione provinciale e quindi comunale. Il Quadro delle Reti mette in relazione la rete ecologica, quella infrastrutturale e quella del rischio ambientale, per evidenziare i punti critici del territorio su cui concentrare attenzione e interventi. Le reti costituiscono il riferimento per l’integrazione delle politiche settoriali e di quelle locali, nel contesto delle politiche regionali. La rete ecologica si configura come uno strumento programmatico che consente di ottenere una gestione integrata delle risorse e dello spazio fisico regionale, ivi compreso il paesaggio; le reti dei trasporti e dei rischi supportano la rete ecologica, contenendo i fenomeni di frammentazione e frenando i fenomeni di degrado rilevanti, evitando di accentuare il dualismo fra territori della conservazione e territori della trasformazione. Il Quadro degli Ambienti Insediativi propone “visioni” del territorio che devono guidare le Amministrazioni locali nel riconoscere e governare le specificità dei propri territori, per raggiungere un assetto policentrico della regione in una logica di valorizzazione reticolare e complementare delle identità locali. Gli Ambienti Insediativi sono stati delimitati secondo le caratteristiche morfologico-ambientali e la trama insediativa. Il Quadro dei Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS) è basato sulla geografia dell’auto- riconoscimento delle identità locali e dell’auto-organizzazione dei processi di sviluppo in atto o preesistenti. I sistemi sono classificati in funzione di dominanti territoriali che non costituiscono, però, indirizzi preferenziali d’intervento ma si collocano all’interno di una matrice di indirizzi strategici e obiettivi d’assetto. La matrice strategica diventa riferimento per tre categorie di azioni: - verso la Regione suggerisce le necessarie integrazioni delle politiche settoriali nei confronti dei diversi territori; - verso le Province rappresenta un indirizzo strategico da considerare nella redazione dei PTCP; - verso i Sistemi Territoriali di Sviluppo costituisce una prima base di riferimenti strategici da condividere, dettagliare ed arricchire per l’avvio di processi di pianificazione dello sviluppo locale. Gli indirizzi strategici individuati sono sedici, riferiti a cinque aree tematiche: • Interconnessione; • Difesa e recupero della “diversità territoriale”: costruzione della rete ecologica; • Governo del rischio ambientale; • Assetto policentrico ed equilibrato;

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• Attività produttive per lo sviluppo economico regionale. Il Quadro dei Campi Territoriali Complessi (CTC) mette in evidenza aree di particolare criticità, derivante da processi di infrastrutturazione funzionale ed ambientale, individuate sovrapponendo le reti del primo QTR. In queste aree la Regione promuove interventi integrati. La definizione dei CTC, quali ambito di operatività intermedia della pianificazione regionale, determina aree di attenzione in cui la trasformazione in atto possa essere valorizzata in coerenza con le forme di sviluppo in itinere con le diverse attitudini o domande di trasformazione, che emergono dai processi di sviluppo locale. La finalità è quella di favorire la compatibilità tra le azioni - previste o in fase di programmazione - e il territorio. Ulteriore finalità è quella di definire criteri ed obiettivi perché tali azioni siano, per quanto possibile, coerenti e radicate alle caratteristiche degli “ambienti insediativi” interessati, in modo da indirizzare ed orientare la progettualità locale. In ultimo, il Quadro delle modalità per la cooperazione istituzionale e delle raccomandazioni per lo svolgimento di “buone pratiche” nasce dall’intenzione della Regione di accelerare, incentivare e supportare i processi in atto, che coinvolgono unioni di Comuni.

Obiettivi del PTR L’obiettivo del PTR è contribuire allo sviluppo sostenibile, secondo una visione che attribuisce al territorio il compito di mediare cognitivamente ed operativamente tra la materia della pianificazione territoriale e quella della promozione e della programmazione dello sviluppo. I temi che sottendono all’ottica di sviluppo sostenibile sono: - prevenzione e superamento delle situazioni di rischio ambientale; - tutela, valorizzazione e riqualificazione funzionale del territorio, incentrata sul minor consumo di suolo e sulla difesa del territorio agricolo; - miglioramento del sistema della mobilità, da garantire attraverso una interconnessione capace di realizzare l’integrazione delle diverse modalità di trasporto e un potenziamento compatibile con la tutela dell’ambiente; - difesa e recupero della diversità territoriale, sostenuti dalla costruzione della rete ecologica e da un assetto policentrico ed equilibrato, capace di rompere l’assetto gerarchizzato e squilibrato esistente, assicurando una configurazione reticolare e armonica; - integrazione degli insediamenti industriali e residenziali, volta ad una complessiva riqualificazione socioeconomica e ambientale.

Linee guida per il paesaggio in Campania Con le Linee guida per il paesaggio la Regione Campania applica i principi della Convenzione Europea del Paesaggio e definisce il quadro di riferimento unitario per la pianificazione paesaggistica. In particolare le Linee guida: - definiscono gli indirizzi per lo sviluppo sostenibile e i criteri generali da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi ammissibili sul territorio;

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- forniscono criteri ed indirizzi di tutela, valorizzazione, salvaguardia e gestione del paesaggio per la pianificazione provinciale e comunale; - definiscono il quadro di coerenza per la definizione nei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP) delle disposizioni in materia paesaggistica, di difesa del suolo e delle acque, di protezione della natura, dell’ambiente e delle bellezze naturali; - definiscono la Carta dei paesaggi della Campania con valenza di statuto del territorio regionale, inteso come quadro istituzionale di riferimento del complessivo sistema di risorse fisiche, ecologico-naturalistiche, agroforestali, storico-culturali e archeologiche, semiologiche-percettive. La Carta dei paesaggi della Campania è costituita dai seguenti elaborati: - Carta delle risorse naturalistiche ed agroforestali - Carta dei sistemi del territorio rurale e aperto - Carta delle strutture storico-archeologiche - Schema di articolazione dei paesaggi della Campania Essi costituiscono il principale riferimento per la definizione di strategie e indirizzi di salvaguardia e gestione sostenibile dei paesaggi. La Carta delle risorse naturalistiche e agroforestali e la Carta dei sistemi del territorio rurale e aperto nascono dall’analisi degli aspetti morfologici, ecologici ed agroforestali del territorio regionale. La Carta delle strutture storico-archeologiche nasce dall’individuazione di alcuni elementi considerati invarianti strutturali del paesaggio storico-archeologico per la loro persistenza per l’importanza che rivestono nel processo di identificazione paesaggistica. Anche se in riferimento a solo due periodi storici – epoca romana e fine Ottocento – la lettura di questi elementi consente l’individuazione e il riconoscimento della reticolarità dell’insediamento storico e dei principi ordinatori del tessuto connettivo rurale. Ciò ha consentito di individuare sistemi paesaggistici che hanno condizionato e guidato lo sviluppo dell’intero territorio regionale. Lo schema di articolazione dei paesaggi della Campania rappresenta l’identificazione dei paesaggi regionali basata sulla lettura delle strutture materiali del paesaggio. Costituisce un inquadramento preliminare degli ambiti di paesaggio sulla cui base le Province procedono all’identificazione degli ambiti di paesaggio provinciali in un’ottica di co-pianificazione e in osservanza del principio di sussidiarietà orizzontale. Le Linee guida per il paesaggio si articolano in direttive specifiche, indirizzi strategici e criteri metodologici volti a guidare la pianificazione provinciale e comunale. Gli indirizzi si articolano in: - indirizzi relativi all’individuazione dei beni paesaggistici d’insieme di cui agli articoli 136 e 142 del D.Lgs. 42/2004;

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- indirizzi per il territorio rurale e aperto e le risorse ad esso collegate suddivisi in indirizzi di carattere generale di salvaguardia e indirizzi specifici per la salvaguardia e gestione dei diversi sistemi del territorio rurale aperti e, di conseguenza, per le aree montane, le aree collinari, i complessi vulcanici, le aree di pianura, la fascia costiera, gli ambiti di più diretta influenza dei sistemi urbani e, infine, per i corpi idrici e le relative fasce di pertinenza; - indirizzi per gli aspetti storico culturali suddivisi per siti archeologici, rete storica dei collegamenti, centuriazioni, centri e agglomerati storici, beni storico-architettonici extraurbani e beni paesaggistici d’insieme; - indirizzi per la pianificazione di settore.

Il comune di Pollica nel PTR 1° QTR Lo schema regionale delle aree naturali protette e della rete ecologica consente di capire come il comune di Pollica rientra all’interno del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, è interessato dal corridoio ecologico costiero, mentre il Fiume Alento, che scorre fuori dal territorio di Pollica, costituisce un importante corridoio di collegamento trasversale fra la costa e l’entroterra. Per quanto riguarda il rischio sismico Pollica, insieme ai comuni contermini, rientra nella categoria di bassa sismicità, è inoltre priva di sorgenti di rischio vulcanico. 2° QTR: Ambiente Insediativo n.5 – Cilento e Vallo di Diano L’Ambiente Insediativo n.5, di cui il comune di Pollica fa parte, corrisponde quasi interamente al territorio tutelato dal Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Le scelte programmatiche identificate dal PTR si possono ricondurre ai seguenti assi principali: - lo sviluppo delle risorse endogene e la riduzione degli squilibri interni; - la conservazione della biodiversità; - il miglioramento della qualità insediativa; - lo sviluppo del turismo compatibile; - lo sviluppo delle infrastrutture portuali, dei collegamenti marittimi e dei trasporti terrestri per il miglioramento dell’accessibilità ai siti naturalistici e turistici in misura sostenibile per il territorio. Le scelte articolate negli assi principali vanno realizzate attraverso il miglioramento della qualità del patrimonio naturalistico-culturale ed il miglioramento del sistema infrastrutturale. In particolare ci si riferisce a:

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- lo sviluppo del turismo, attraverso la riqualificazione e valorizzazione dei luoghi con il recupero ambientale e la rinaturalizzazione del territorio; - la tutela e lo sviluppo dell’agricoltura e, in generale, delle attività agro-silvo-pastorali, assicurandone, a garanzia della tutela del paesaggio, la permanenza in loco, promuovendo il recupero delle tecniche tradizionali e le specie di produzione per conservare la biodiversità e sostenendo, in uno con l’innovazione tecnologica, le produzioni tipiche e di qualità orientandole ad un’agricoltura biologica; - l’artigianato, con connotazioni spiccatamente qualitative più che quantitative (nascita di nuove aziende e creazione di posti di lavoro); - il recupero, la riqualificazione e la rivitalizzazione dei centri e dei nuclei storici, intesi come beni culturali, sociali ed economici. Il miglioramento del sistema infrastrutturale delle comunicazioni si snoda essenzialmente lungo i seguenti temi strategici: - migliore accessibilità aerea mediante il completamento dell’aeroporto di Pontecagnano; - migliore accessibilità ferroviaria: ripristinando la tratta ferroviaria - Lagonegro, che, attraversando in senso longitudinale il Vallo di Diano, consente ad est l’ingresso all’area del Parco; e valorizzando la linea tirrenica anche con il recupero, semmai in forma di metropolitana leggera che integri l’attuale precaria viabilità lungo la direttrice costiera Casalvelino- --Palinuro, la linea ferroviaria dismessa tra Punta del Telegrafo, nel Comune di Ascea, e Pisciotta; - migliore accessibilità marittima, completando e potenziando le infrastrutture portuali esistenti (porti di Scario, e Policastro), attrezzando il sistema dei porti e degli approdi per la nautica da diporto, connessi alle linee di traghetti ed aliscafi e ai trasporti via terra; - migliore accessibilità stradale. Il Cilento è notoriamente un territorio fortemente interessato da fenomeni di dissesto idrogeologico, che hanno effetti rilevanti anche sull’assetto e sul funzionamento del sistema insediativo, e che costituiscono quindi una delle principali criticità da affrontare in sede di pianificazione. La carenza di manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio, gli eccessivi prelievi delle risorse idriche e minerali, gli interventi di sbarramento e imbrigliamento dei corsi d’acqua, fanno sì che dissesti e frane interessino vaste aree collinari e montane. Una delle conseguenze è l’abbandono di interi insediamenti, quali Vecchio, o di parti di essi, come è avvenuto, ad esempio, a San Nicola di . Ai problemi del sistema geomorfologico interno si aggiungono quelli legati all’erosione delle coste, che interessa l’80% dei circa 130 km di litorale.

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Tali problematiche riguardano da vicino anche il territorio comunale di Pollica, caratterizzato da una notevole escursione altimetrica – dal livello del mare fino alle quote di alta collina – e dalla presenza del fragile ecosistema costiero. Elementi fondamentali della visioning tendenziale sono: L’assetto insediativo che si va definendo, le cui peculiarità investono il territorio di Pollica, è il risultato del progressivo spopolamento dei nuclei insediativi antichi a favore: a) dei nuovi insediamenti sorti lungo le principali arterie di collegamento stradale e ferroviario; b) di un’edificazione diffusa sul territorio, consentita da normative emanate a favore dell’agricoltura (L.R. 14/82), ma che ha comportato, invece, l’occupazione di vaste aree a destinazione agricola; c) degli insediamenti costieri, interessati negli ultimi decenni da un notevole sviluppo legato al turismo balneare. Inoltre emergono tendenze legate a: - concentrazione dei servizi in pochi centri polarizzanti; - accentuate dinamiche insediative interessanti i comuni costieri e legate allo sviluppo del turismo balneare (forte espansione delle seconde case per la villeggiatura, strutture di tipo residenziale-turistico); - sottoutilizzo dei sistemi portuali e criticità dell’offerta diportistica. Il Piano Territoriale Regionale ritiene, pertanto, necessario ricercare dei correttivi ad un tale processo evolutivo tendenziale, che possono essere individuati nelle seguenti azioni: - recupero, valorizzazione e rivitalizzazione dei centri storici, conferendo agli abitati, in un’ottica di intervento sostenibile, un’immagine di qualità, di confort e di decoro e assegnando ad essi funzioni in grado di frenare l’esodo dei residenti; - promozione di un sistema insediativo unitario, organizzato intorno a centralità di rango locale, assegnando al sistema ruoli urbani significativi e ai centri che lo compongono ruoli e funzioni complementari nel quadro di un’organizzazione policentrica del sistema insediativo complessivo; il tutto supportato da un’adeguata politica di mobilità; - il blocco dello sprawl edilizio, della edificazione diffusa e sparsa sul territorio, nonché delle espansioni lineari lungo le strade principali di collegamento e lungo la fascia costiera; - miglioramento della qualità del patrimonio naturalistico e culturale, in un’ottica di tutela e di sviluppo compatibile; - costruzione di una nuova immagine turistica, mediante la riqualificazione e valorizzazione dei luoghi, soprattutto della fascia costiera, con il recupero ambientale e la rinaturalizzazione del territorio, l’integrazione tra turismo balneare e turismo culturale, la costruzione di reti di connessione tra gli insediamenti costieri e quelli dell’entroterra.

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3° QTR: Sistema Territoriale di Sviluppo A3 - Alento Il comune di Pollica fa parte del STS A3 - Alento Monte Stella, a “dominante naturalistica”. Allo stesso STS appartengono i comuni di: , , , , , Lustra, , , , , , , , , , , . Il territorio del STS è bagnato ad ovest dal Mar Tirreno, ed interessa un tratto di costa che va dalla parte meridionale del Golfo di alla foce del Fiume Alento. Punta Licosa è il punto più occidentale del piccolo promontorio occupato dal STS, caratterizzato da una morfologia collinare, con i rilievi più alti che culminano nel Monte della Stella (1131 metri s.l.m.), posto in posizione baricentrica. Le più importanti infrastrutture per il trasporto corrono nel settore orientale del territorio, sfruttando i fondivalle di alcuni corsi d’acqua, quali il Testene a nord e l’Alento a sud. Esse sono: la ferrovia – Reggio Calabria e la SP 430, realizzata per evitare le tortuosità della vecchia SS 18 che collegava Napoli con Reggio Calabria. La SP 430 attraversa l’intero territorio cilentano in direzione nord-ovest – sud-est, le sue caratteristiche costruttive – curve di ampio raggio, numerosi tratti in viadotto o galleria che riducono la tortuosità, accesso ed uscita regolate da svincoli – ne fanno la principale arteria stradale dell’area, la cui realizzazione ha notevolmente migliorato l’accessibilità di numerosi comuni cilentani. I comuni del STS sono serviti dalle stazioni ferroviarie di Agropoli-Castellabate, Omignano- Salento e -Castelnuovo; altre stazioni a servizio di centri minori sono state dismesse nel corso del tempo. L’infrastruttura ferroviaria, interamente elettrificata e a doppio binario, è stata notevolmente migliorata negli anni ’60 e ‘70 attraverso la realizzazione del secondo binario e la costruzione di numerose varianti che ne hanno velocizzato il tracciato; essa costituisce una valida alternativa ai mezzi di trasporto su gomma, almeno per quanto riguarda i collegamenti con Salerno e Napoli. Il quadro delle infrastrutture stradali comprende la SR 267, che collega le aree costiere del STS, la SR 447 che prosegue lungo la costa in direzione sud, la SP 87 e la SP 264, che conducono verso le aree del Cilento interno. Molte di queste strade sono interessate da notevoli fenomeni di dissesto, a causa delle caratteristiche geologiche del territorio. La stessa SP 430 è interessata da movimenti franosi che, dal marzo 2013, hanno imposto a più riprese la chiusura del tratto fra gli svincoli di Agropoli sud e Prignano Cilento. Diversi porti ed approdi cilentani, fra i quali quello di Acciaroli (frazione di Pollica), hanno usufruito, dal 2001 al 2012, dei collegamenti garantiti dal servizio “Metrò del Mare”, che costituivano un’alternativa ai mezzi di trasporto terrestri. Attualmente non esistono collegamenti marittimi che interessano il porto di Acciaroli. L'aeroporto più vicino è quello di Pontecagnano (distante 73 km), il quale tuttavia offre un esiguo numero di collegamenti, con l’aeroporto di Napoli Capodichino (distante 155 km) che resta lo scalo di riferimento principale.

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Per quanto concerne la programmazione, per il sistema stradale, le principali invarianti sono: - strada di collegamento variante alla SS 18 all’altezza dello svincolo di Paestum al comprensorio aree industriali di Agropoli, Capaccio, Ogliastro Cilento e . Per il sistema ferroviario non sono previsti interventi. Matrice degli indirizzi strategici La matrice degli indirizzi strategici mette in relazione gli indirizzi strategici e i diversi STS ai fini di orientare l’attività dei tavoli di co-pianificazione. A ciascun indirizzo è attribuito un punteggio, in relazione alla presenza di possibili effetti degli indirizzi strategici, ed ad una prima valutazione della loro incidenza. Gli indirizzi sono: - A1 Interconnessione - Accessibilità attuale - A2 Interconnessione - Programmi - B.1 Difesa della biodiversità - B.2 Valorizzazione Territori marginali - B.3 Riqualificazione costa - B.4 Valorizzazione Patrimoni o culturale e paesaggio - B.5 Recupero aree dismesse - C.1 Rischio vulcanico - C.2 Rischio sismico - C.3 Rischio idrogeologico - C.4 Rischio incidenti industriali - C.5 Rischio rifiuti - C.6 Rischio attività estrattive - D.2 Riqualificazione e messa a norma delle città - E.1 Attività produttive per lo sviluppo- industriale - E.2a Attività produttive per lo sviluppo- agricolo - Sviluppo delle Filiere - E.2b Attività produttive per lo sviluppo- agricolo - Diversificazione territoriale - E.3 Attività produttive per lo sviluppo- turistico Sono stati attribuiti: - 1 punto ai STS per cui vi è scarsa rilevanza dell’indirizzo. - 2 punti ai STS per cui l’applicazione dell’indirizzo consiste in interventi mirati di miglioramento ambientale e paesaggistico. - 3 punti ai STS per cui l’ indirizzo riveste un rilevante valore strategico da rafforzare. - 4 punti ai STS per cui l’indirizzo costituisce una scelta strategica prioritaria da consolidare. La matrice strategica evidenzia quindi la presenza e il peso, in ciascun STS, degli indirizzi strategici assunti nel PTR.

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TEMI STRATEGICI Interconnessione Difesa e recupero della “diversità” territoriale

A1 A2 B1 B2 B3 B4 B5 Accessibilità Programmi Difesa della Valorizzazione Riqualificazione Valorizzazione Recupero aree INDIRIZZI STRATEGICI attuale biodiversità territori marginali costa patrimonio dismesse culturale e paesaggio

Punti 2 3 3 4 2 4 1

Sistemi territoriali Interventi che Realizzazione della Rete ecologica intesa, soprattutto come rafforzamento dei valori endogeni del locali serviti solo migliorano territorio in un concetto più ampio che include anche fattori geografici, storici e culturali da (almeno) uno l’accessibilità di svincolo o da due STS confinanti (almeno) una stazione ferroviaria Note

TEMI STRATEGICI Governo del rischio ambientale

C1 C2 C3 C4 C5 C6 Rischio vulcanico Rischio sismico Rischio Rischio incidenti Rischio rifiuti Rischio attività INDIRIZZI idrogeologico industriali estrattive STRATEGICI

Punti - 2 2 - ? 1

IIIa categoria comuni a rischio Bassa prevista dalla medio, con concentrazione di ordinanza della possibili danni cave OPCM n° 3274 del minori agli edifici e 20/03/2003, in alle infrastrutture accordo alla senza perdita di Note classificazione a funzionalità e livello comunale senza pericoli per l’incolumità delle persone

Assetto TEMI STRATEGICI policentrico ed Attività produttive per lo sviluppo economico regionale equilibrato D2 E1 E2a E2b E3 Riqualificazione e Industriale Agricolo - Sviluppo Agricolo - Turistico INDIRIZZI messa a norma delle Filiere Diversificazione STRATEGICI delle città territoriale

Punti - 1 2 4 4

presenza di un Buone prospettive Forte vocazione limitato numero di di sviluppo delle rurale, ambientale PIP rispetto al filiere e paesaggistica numero dei comuni agroalimentari

Note

In riferimento alla matrice degli indirizzi strategici, all’interno del STS A3, gli indirizzi a cui viene attribuito un peso maggiore e che quindi rappresentano una scelta strategica prioritaria, sono: • per l’area tematica B, la valorizzazione territori marginali;

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• per l’area tematica E, lo sviluppo agricolo – diversificazione territoriale e lo sviluppo turistico. 4° QTR – Campi Territoriali Complessi Per quanto concerne il quarto Quadro Territoriale di Riferimento, il comune di Pollica non è interessato da nessun Campo Territoriale Complesso. Linee guida per il paesaggio in Campania Le Linee guida per il paesaggio son il documento con cui la Regione Campania applica i principi stabiliti dalla Convenzione Europea del Paesaggio, definendo al contempo il quadro di riferimento per la pianificazione paesaggistica. In particolare le Linee guida: - forniscono indirizzi e criteri per la tutela, salvaguardia, valorizzazione e gestione del paesaggio per gli strumenti di pianificazione provinciale e comunale; - dettano gli indirizzi per lo sviluppo sostenibile ed i criteri da rispettare nella valutazione dei carichi insediativi; - stabiliscono una cornice di coerenza per la definizione, all’interno dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciale (PTCP), delle norme in materia di difesa del suolo e delle acque, di protezione della natura, dell’ambiente e del paesaggio; - contengono la Carta dei paesaggi della Campania, un documento con valenza di statuto del territorio regionale, inteso come quadro istituzionale di riferimento del complessivo sistema di risorse ecologico-naturalistiche, fisiche, agroforestali, storico-culturali ed archeologiche. La Carta dei paesaggi della Campania2 è costituita dai seguenti elaborati: - Carta delle risorse naturalistiche ed agroforestali - Carta dei sistemi del territorio rurale e aperto - Carta delle strutture storico-archeologiche - Schema di articolazione dei paesaggi della Campania che rappresentano il principale riferimento normativo per la definizione delle strategie e degli indirizzi di salvaguardia e gestione dei paesaggi. La Carta delle risorse naturalistiche e agroforestali e la Carta dei sistemi del territorio rurale e aperto deriva dall’analisi degli aspetti morfologici, ecologici ed agroforestali del territorio regionale. La Carta dei sistemi del territorio rurale e aperto definisce aree geografiche caratterizzate da una specifica morfologia e dalla peculiare disposizione spaziale delle tipologie naturalistiche e agroforestali.

2 Si rimanda al capitolo 5 del documento “Linee guida per il paesaggio in Campania”

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La Carta delle strutture storico-archeologiche scaturisce dall’individuazione di alcuni elementi considerati invarianti strutturali del patrimonio storico ed archeologico per la loro persistenza. Anche se riferiti a due soli periodi storici – epoca romana e fine Ottocento – la lettura di questi elementi consente l’individuazione della presenza e della diffusione dell’insediamento storico. Ciò ha permesso di individuare sistemi insediativi che hanno condizionato e guidato lo sviluppo della trama insediativa fino ai giorni nostri. Lo schema di articolazione dei paesaggi della Campania identifica i paesaggi regionali, sulla base della lettura delle degli assetti fisici del territorio. Costituisce un inquadramento preliminare degli ambiti di paesaggio sulla cui base le Province identificano ambiti di paesaggio provinciali, in osservanza al principio di sussidiarietà orizzontale ed in un’ottica di co-pianificazione. Le Linee guida per il paesaggio si articolano in indirizzi strategici, direttive specifiche e criteri metodologici, elaborati con l’obiettivo di guidare la pianificazione provinciale e comunale. Gli indirizzi si suddividono in: - indirizzi per l’individuazione dei beni paesaggistici d’insieme di cui agli artt. 136 e 142 del D.Lgs. 42/2004; - indirizzi relativi agli aspetti storico-culturali ed archeologici, classificati per siti archeologici, tracce delle centuriazioni di epoca romana, centri e nuclei storici, collegamenti storici, beni storico-architettonici extraurbani e beni paesaggistici d’insieme; - indirizzi per il territorio rurale e aperto e le risorse ad esso collegate, che contengono indirizzi di carattere generale e indirizzi specifici per la salvaguardia e gestione dei sistemi del territorio rurale aperto, delle aree montane e collinari, i complessi vulcanici, le aree pianeggianti, la fascia costiera, gli ambiti di più diretta influenza dei sistemi urbani, i corpi idrici; - indirizzi per la pianificazione di settore. Il comune di Pollica nelle Linee Guida per il Paesaggio Dalla Carta delle risorse naturalistiche ed agroforestali delle Linee guida per il paesaggio si evince che il Comune di Pollica è in gran parte occupato dalle categorie B1 (Aree forestali dei rilievi collinari) e B4 (Mosaici agricoli ed agroforestali dei rilievi collinari, ed aree agricole a più elevata complessità strutturale), ad eccezione di piccole aree urbanizzate E (Ambiti di più diretta influenza dei sistemi urbani e della rete infrastrutturale) e del settore settentrionale del territorio comunale, classificato come A1 (Aree forestali dei rilievi montani). La Carta dei sistemi del territorio rurale e aperto classifica il territorio di Pollica come “Colline costiere del Cilento”, mentre una piccola parte del settore settentrionale del territorio ricade nell’ambito denominato “Monte Stella”.

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Le Linee guida definiscono, inoltre, gli indirizzi per la pianificazione provinciale e comunale dei tali territori.3 All’interno dei sistemi e sottosistemi facenti parte delle aree collinari i piani territoriali di coordinamento provinciale ed i piani urbanistici comunali: a) definiscono misure per il mantenimento di condizioni di continuità, integrità e apertura delle aree rurali e agricole; b) definiscono misure di salvaguardia per i mosaici agricoli ed agroforestali e per gli arboreti tradizionali; c) definiscono misure di salvaguardia per gli elementi di diversità biologica delle aree agricole; d) definiscono misure per la salvaguardia dell’integrità delle aree forestali; e) definiscono misure per la salvaguardia delle aree agricole, forestali e di prateria caratterizzate da pericolosità idrogeologica elevata o molto elevata, non consentendo l’edificabilità; f) definiscono misure per la salvaguardia dell’integrità dei corsi d’acqua e degli elementi morfologici caratterizzanti, non consentendo l’edificabilità; g) definiscono le norme per il corretto inserimento ambientale e paesaggistico di opere, infrastrutture, impianti tecnologici e di produzione energetica, identificando idonee fasce di tutela degli elementi morfologici e dei crinali a maggiore fragilità visiva

3 Per un maggiore approfondimento si rimanda al capitolo 6, paragrafo 6.3.2.2 del documento “Linee guida per il paesaggio in Campania”.

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3.1.4. Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale La Provincia di Salerno si è dotata del Piano Territoriale di Coordinamento nel 20124. Questo strumento, così come esplicitato nella Relazione, si pone come principale obiettivo quello di coniugare conservazione e sviluppo, all’interno di in un procedimento work in progress, un’azione dinamica di pianificazione, che coinvolga nelle scelte, dietro l’impulso dell’ente Provincia, i diversi attori che contribuiscono alla gestione, alla salvaguardia ed alla trasformazione del territorio. Il PTC della Provincia di Salerno, in conformità alle disposizioni della Legge regionale n.16 del 2004, si articola in disposizioni di carattere strutturale e programmatico. Gli ambiti identitari Il Piano provinciale delimita sette Ambiti Territoriali Identitari, corrispondenti a gruppi di Comuni, contraddistinti da una chiara identità culturale, sociale ed economica ed accomunati da specifiche caratteristiche urbane, geografiche, e paesaggistico-ambientali.

Figura 6: Delimitazione ambiti territoriali identitari (PTCP) Detti ambiti sono stati determinati mediante l’accorpamento dei Sistemi territoriali di Sviluppo tracciati dal P.T.R.

4 Il PTCP è stato adottato con D.G.P. n. 31 del 06/02/2012, ed è stato approvato con D.C.P. n. 15 del 30/03/2012

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In particolare il territorio di Pollica è inserito nell’ambito denominato “Il Cilento: Calore, Alento, Mingardo, Bussento e Alburni sud-est”, corrispondente al settore sud-occidentale del territorio provinciale. Le Unità di Paesaggio Oltre agli Ambiti territoriali identitari, sono delimitate partizioni territoriali minori definite “Unità di paesaggio”, contesti di riferimento per la definizione ed attuazione delle politiche paesaggistiche dettate dal PTCP. Sulla base della “Carta dei paesaggi” redatta dalla Regione Campania, il Piano provinciale individua quindi 43 “Unità di paesaggio”. Il territorio di Pollica fa parte dell’Unità di Paesaggio n. 33 “Punta Licosa-Monte Stella”. Fra gli obiettivi indicati dal “Piano delle identità” per l’Ambito territoriale identitario “Cilento”, si evidenziano quelli che più da vicino riguardano il territorio di Pollica: - valorizzazione del patrimonio naturalistico e forestale, quale sistema portante della rete ecologica nazionale, regionale e provinciale; - salvaguardia della integrità fisica e della connotazione paesaggistica ed ambientale degli arenili, delle fasce dunali, delle coste alte delle falesie e delle fasce costiere; - tutela dei corsi fluviali principali e minori, delle relative aree di pertinenza, e riqualificazione delle aree degradate. Indirizzi generali per la qualità paesaggistica Gli indirizzi ed obiettivi di qualità paesaggistica che guidano i comuni nella redazione dei P.U.C. sono riportati nella tabella all’art. 12 comma 9 delle N.T.A., per l’Unità di paesaggio n. 33 “Punta Licosa-Monte Stella” sono individuate le seguenti azioni: - azioni di valorizzazione, orientate alla tutela dei valori del paesaggio agrario ed all’incremento della qualità ecologica e paesaggistica delle aree agricole compromesse al fine di reintegrare i valori preesistenti e/o di realizzare nuovi valori paesaggistici; - azioni di incremento dell’accessibilità, orientate a mantenere o mettere in efficienza le infrastrutture esistenti ed eventualmente a realizzare nuovi tronchi stradali ad integrazione degli interventi previsti dal PTCP; - azioni di qualificazione delle attività turistiche dei centri costieri orientate all’integrazione del turismo balneare con quello escursionistico e culturale nonché alla riqualificazione degli insediamenti turistici esistenti e complessivamente del water front, con possibilità di integrazioni limitatamente a quanto previsto dal PTCP. Orientamenti per lo sviluppo insediativo Il PTCP, con l’obiettivo di garantire un’azione efficace di governo del territorio, individua tre istanze fondamentali: - le aree aperte;

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- le aree insediate; - il sistema di collegamenti. A) Le aree aperte sono assunte dal Piano come componente essenziale del paesaggio, in quanto esse sono frutto dell’interazione tra fattori naturali ed antropici. Al fine di consentire la riqualificazione di aree aperte degradate, il PTCP prevede che i PUC potranno consentire interventi mirati di restauro paesaggistico con l’obiettivo di: - valorizzare gli elementi costitutivi e le morfologie dei beni paesaggistici tutelati; - migliorare l’assetto idraulico e forestale; - riqualificare le aree compromesse o degradate; - individuare le misure necessarie per un corretto inserimento, all’interno del contesto paesaggistico, degli interventi di trasformazione del territorio. L’edificabilità del territorio rurale aperto, deve essere quindi inquadrata nel rispetto di parametri commisurati alla qualità, all’effettivo svolgimento dell’attività agricola, comprovata da un idoneo piano di sviluppo aziendale. La realizzazione delle previsioni del piano di sviluppo aziendale deve essere garantita da un atto unilaterale d’obbligo da registrare e trascrivere. B) Per quanto riguarda il territorio insediato, il Piano pone l’accento sui fenomeni di degrado e frammentazione ecologica causati dalla massiccia espansione insediativa avvenuta dagli anni ’50 del Novecento ad oggi, utilizzando i dati relativi al consumo del suolo. Dall’analisi dell’evoluzione dei processi insediativi negli ultimi decenni emerge come principale problematica quella del consumo di suolo agricolo e naturale, fenomeno che ha subito un’accelerazione dalla seconda metà del ‘900 ai primi anni del 2000. Dal 1871 al 1956 la superficie urbanizzata è aumentata del 120% circa, tuttavia l’incremento maggiore si è avuto nei successivi 30 anni, durante i quali la superficie urbanizzata è più che quadruplicata, consumando circa 16.088 ettari di suolo. Fra il 1987 ed il 2004, il consumo di suolo ha raggiunto la cifra di circa 4.880 ettari. Il dato più interessante è probabilmente il seguente: del totale della superficie urbanizzata al 2004, l’84% è stata realizzata in soli cinquanta anni, nel periodo 1956‐2004. Il PTCP quindi, con l’obiettivo della minimizzazione del consumo di suolo, prevede misure premiali, oltre al riuso e la riqualificazione delle aree urbanizzate esistenti. C) In materia di mobilità il PTCP individua i seguenti obiettivi: - completare la rete stradale di competenza provinciale; - adeguare e potenziare la rete esistente, per adeguare le infrastrutture esistenti alle nuove caratteristiche della domanda di spostamento; - migliorare il livello di sicurezza; - progettare interventi di riqualificazione ambientale delle fasce laterali a strade e ferrovie per un miglior inserimento territoriale.

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Il dimensionamento insediativo Il PTCP individua le “Conferenze di Piano permanenti per Ambito Identitario” come l’organo che ha il compito di accompagnare i Comuni nella redazione dei PUC. Alle Conferenze è demandata la definizione dell’allocazione dei carichi insediativi e della quota dei servizi e degli standard urbanistici collegati.

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3.2. Il Piano Regolatore Generale vigente Nel comune di Pollica vige il Piano Regolatore Generale approvato nel 20045, elaborato antecedentemente all’entrata in vigore della Legge Regionale 16/2004, che ha rinnovato, in Campania, la forma ed i contenuti dello strumento urbanistico comunale. Il Piano incentiva uno sviluppo di tipo turistico lungo la costa, che molto spesso non ha trovato realizzazione concreta. Così è avvenuto nelle aree intorno ad Acciaroli, mentre poco a Pioppi è prevista la realizzazione di un secondo porto turistico e di alcune strutture ricettive, ad oggi non attuate. Il tratto centrale della costa è invece classificato come “Area agricola tutelata”, con l’obiettivo di salvaguardarne le qualità naturalistiche e paesaggistiche. Lungo la valle del torrente Iandoli è previsto un insediamento produttivo, di difficile attuazione in considerazione della natura accidentata del terreno, della vicinanza del corso d’acqua e della difficile accessibilità. Tale previsione non è stata infatti attuata, ad eccezione dell’area occupata dal depuratore. Anche nei pressi degli abitati di Pollica, Celso e Galdo, sono previsti insediamenti produttivi, residenziali e destinati a standard in gran parte non attuati.

4. CONTESTO AMBIENTALE E TERRITORIALE DI RIFERIMENTO 4.1. Inquadramento territoriale e contesto abitativo Il comune di Pollica è situato lungo la fascia costiera del Cilento, vasta regione geografica che occupa la parte meridionale della provincia di Salerno. L’orografia del territorio denota la presenza di rilievi di media ed alta collina a ridosso della linea di costa, mentre le aree pianeggianti sono di scarsa estensione, limitandosi alla valle del Fiume Alento ad est, compresa nei territori di Casal Velino, ed Ascea. Il Monte della Stella (1130 metri s.l.m) è la cima più alta dell’area ed è condivisa fra i comuni di Pollica, Stella Cilento, Omignano, Sessa Cilento e San Mauro Cilento. Il reticolo idrografico è caratterizzato da corsi d’acqua brevi, ad eccezione del Fiume Alento, che scorre per 36 km dalle sorgenti situate nel comune di fino alla foce posta nel comune di Casal Velino.

5 Adozione in data 14/4/2001 con delibera di C.C. n. 21; approvazione in data 29/12/2004 con Decreto della Comunità Montana “Alento Monte Stella” – pubblicato in Bollettino Ufficiale della Regione Campania n. 3 del 17/1/2005

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L’area si caratterizza per la netta prevalenza di una copertura del suolo naturale ed agricola, con i settori più elevati sul livello del mare ricoperti da boschi, mentre le quote medie e basse vedono una prevalenza di coltivazioni e macchia mediterranea. Il reticolo urbano è incardinato su piccoli centri di origine storica situati perlopiù in collina, a cui si sono aggiunti, in epoche recenti, insediamenti di carattere turistico localizzati lungo la costa. Le infrastrutture di comunicazione terrestre risentono della difficile morfologia del territorio: quelle principali – la ferrovia tirrenica meridionale e la SP 430 – corrono lungo la valle del Fiume Alento, mentre i centri costieri sono collegati da una rete di strade minori, spesso tortuose e di limitata capacità. Una importante opportunità, dal punto di vista trasporti stico, è rappresentata dalla rete dei porti presenti lungo la costa. Dal 2001 al 2012, infatti, è esistito il servizio “Metrò del Mare”, che serviva diversi approdi fra cui quello di Acciaroli, nel comune di Pollica.

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4.2. Evoluzione storica Il primo centro abitato nel territorio comunale sorse fra i secoli VII e VIII, fondato probabilmente da profughi greci nell’ambito dell’esodo dei monaci basiliani, poco distante dall’attuale abitato di Pollica, in direzione nord. Caduto in abbandono, fu ricostruito nella sede attuale e rimase soggetto al dominio dell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni fino al 1410. Nel XVIII secolo fu possesso della famiglia Capano, costituendo un principato. L'origine del nome deriva probabilmente dal femminile di Pollicus, nome di origine latina.

4.2.1. I luoghi Pollica - Capoluogo Le prime notizie su Pollica risalgono ad un documento del 1113 che attesta la cessione di alcune proprietà del casale da Torgisio II Sanseverino alla Badia di Cava. Sul finire del XIII secolo il villaggio appartiene ai possedimenti dei d'Alemagna, successivamente dei Capano. I principi Capano tennero Pollica fino all'estinzione del casato (1795), quando il feudo fu ereditato e mantenuto dai De Liguori fino alla scomparsa della feudalità nel 1806. Il Castello dei Principi Capano fu ereditato nel 1920 da Guido d'Alment, giunto in Italia al seguito di Carlo I d'Angiò, e successivamente acquistato dalla famiglia Capano. L'attuale sistemazione architettonica è frutto del restauro risalente al 1610, eseguito per volere di Vincenzo Capano. Il castello è caratterizzato da una possente torre a pianta quadrata, composta da tre piani, ciascuno con una monofora, e che sorge in posizione dominante rispetto al piccolo centro abitato. Nel Castello, secondo la tradizione, soggiornò S. Alfonso De' Liguori che raccolse a Pollica notizie sulle tradizioni pagane diffuse nel Cilento. Dal 1997 il Castello fa parte del patrimonio Comunale. La costruzione del Convento Francescano di S. Maria delle Grazie iniziò nel 1611 e terminò nel 1625. Numerose vicissitudini che ne decretarono a più riprese la chiusura e la riapertura; attualmente è in funzione dal 1931, anno del restauro messo in atto da P. Vincenzo Riccio da Siano. La chiesa ospita quattro altari su ciascuna parete laterale, tre dei quali sormontati dallo stemma della famiglia Capano. Di rilievo sono le tele che si trovano nei pressi degli altari posti ai lati dell'ingresso, attribuite al Malinconico, allievo di Luca Giordano. Il soffitto ligneo a cassettoni, opera di Giuseppe Marrocco da Celso, ospita al centro una tela raffigurante l'Assunta, opera di M. Cilento. La piccola Chiesa di San Pietro, attualmente sconsacrata, risale al 1524 ed è la più antica di Pollica. All’interno del piccolo edificio si possono ammirare un altare in marmi policromi ed un'acquasantiera in pietra. Acciaroli Il toponimo deriva da "lazzarolo", arbusto delle rosacee simile al biancospino. La prima notizia di un centro abitato di nome Aczarulo è del 1165. Risale invece al 1187 la notizia della chiesa di Sancta Maria dell'Acciarolo che, con i terreni attigui e la torre costruita dai Normanni nel secolo XII, apparteneva alla famiglia Sanseverino. Dal secolo XVII entrò a far parte dei

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possedimenti dei Capano di Pollica. L'importanza del centro deriva dall'essere stata sede di Dogana fino al secolo XIX. La Chiesa dell'Annunziata ha origini antiche, ma la sua cronistoria può essere tracciata a partire dal secolo XVI, quando Fabrizio Poderico, signore del feudo di Cannicchio, donò ai francescani un terreno attiguo alla cappella per la costruzione di un convento, soppresso poi nel 1652. L’aspetto attuale della chiesa è il risultato di diversi rimaneggiamenti, l'ultimo risalente al 1971. Di interesse sono la torre campanaria e la composizione di maioliche sul timpano che raffigura l'Annunciazione. L’edificio, insieme alla Torre Normanna, caratterizza il panorama di Acciaroli. Già nel 1223 Federico II inserì la torre normanna di Acciaroli nel sistema delle torri poste a guardia del litorale. Durante la dominazione spagnola la stessa torre, unitamente a quella del Caleo, fu utilizzata nell’ambito del sistema difensivo costiero. Negli anni '60 la Torre è stata acquistata e ristrutturata dalla famiglia Schiavo. La Torre del Caleo, costruita intorno al 1520 per volere del signore di Cannicchio, sorge appena fuori dal centro abitato in direzione di Pioppi. Cannicchio Una pergamena del 994, conservata nell’Abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni, cita per la prima volta una chiesa, "Sancto Primo de Canniclo", situata lungo la riva del mare. Secondo la tradizione, dopo la distruzione di S. Primo, i profughi si rifugiarono sulle colline e fondarono il nucleo di Cannicchio. L'abitato è situato sul crinale di una collina ed ha una particolare struttura urbana che evidenzia lo scopo difensivo delle costruzioni: esse sono infatti edificate in continuità, caratterizzate dall'aspetto massiccio e solido, simili a piccole roccaforti, con i piani terra quasi privi di aperture. Caratteristici alcuni angoli del paese, caratterizzati dalla presenza di torrette ed archi. Secondo la tradizione, la Cappella originaria della Chiesa di S. Martino fu costruita da 3 vescovi scampati ad un temporale ed ospitati dai signori di Cannicchio. Ingrandita nel 1580 con l'apporto di tutti gli abitanti, è composta da tre navate. La Cappella di S. Rocco fu costruita dopo la peste del 1508 sul luogo dove, per intervento del santo, il contagio si arrestò risparmiando il centro. Un tempo alla Cappella si accedeva attraverso un pronao, oggi non più esistente. La Cappella della Madonna del Soccorso fu edificata prima del 1580 nel luogo in cui la Madonna apparve ad una fanciulla turbata dal diavolo. Celso La prima notizia di Celso è contenuta in un documento del 1050. L'origine del villaggio è però molto più antica e si collega alla fuga di alcune famiglie di Pollica che, per sottrarsi alle lotte interne del loro paese, si rifugiarono a Celso. Il centro conserva l'antica struttura urbanistica che lo rende luogo particolarmente caratteristico, soprattutto negli abitati di San Biase e Valle. Il Palazzo Baronale Mazziotti, monumento nazionale, ha dato i natali a Matteo Mazziotti, parlamentare negli anni '20 e studioso del Risorgimento cilentano. La Chiesa è dedicata alla Madonna dell'Assunta. La facciata è rivestita in pietra locale e ornata da cornici in cotto. All’interno, di rilievo sono la fonte battesimale in pietra del 1771 ed l'acquasantiera del 1625. Il campanile risale al XVIII secolo. La Chiesetta di S. Giovanni, probabilmente eretta nel 1503, sorge

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sulla strada rurale Celso-Casal Velino. Chiesetta dell'antico borgo di Praganito, è menzionata per la prima ed unica volta in una donazione fatta da Torgisio II Sanseverino all’Abbazia Benedettina di Cava. Il villaggio scomparve probabilmente nel XII secolo. Il Convento di Costantinopoli fu costruito nel XV secolo da alcuni profughi di Costantinopoli, scampati al della loro città i quali vollero edificare un luogo di culto dedicato alla Madonna. Nel 1610 il signore del posto Antonio Griso, affidò la cappella ai frati agostiniani che vi fondarono un convento, soppresso dopo circa un decennio per mancanza di risorse. Galdo E' il borgo più suggestivo del comune in quanto è l'unico ad aver custodito intatte la semplicità e la solidità degli elementi degli antichi borghi cilentani. Il toponimo deriva da una parola longobarda che ha il significato di "selva" e compare per la prima volta in un documento del 1092. La Chiesa di San Nicola sorge in posizione isolata dal nucleo abitato; fu eretta nel XIV secolo, anche se l’aspetto attuale è frutto di un restauro risalente al XVII secolo. L'interno a tre navate è ormai privo degli antichi stucchi che ornavano l'altare, del bel coro ligneo e dell'organo del secolo XVII. Il Palazzo dei Baroni Galdi è un'antica costruzione del 1605. Di particolare interesse è l'attigua cappella gentilizia dedicata all'Ascensione, caratterizzata da un matroneo dal quale la famiglia Galdi partecipava alle funzioni religiose. Più volte rimaneggiata, la Chiesa di San Rocco è una piccola cappella che nella facciata è ornata da elementi barocchi. Insoliti i due piccoli archi con la campanella che sormontano il timpano. All'interno conserva alcune pregevoli statue lignee. Pioppi In epoche antiche, alla foce del Torrente Mortelle, poco a ponente dell'attuale abitato di Pioppi, esisteva un approdo naturale utilizzato anche per navi di grosso carico. Tale porto era sotto il controllo di Velia e rimase attivo fino al XIV secolo quale possesso dell’Abbazia Benedettina di Cava. Nel luogo dell’approdo sorse nel 994 una chiesa intitolata a Sancta Maria de li Pluppi, intorno alla quale si sviluppò un villaggio di pescatori. Totalmente distrutto durante la guerra del Vespro (1282-1302), fu più tardi ricostruito nella posizione attuale. Pioppi è citato in numerosi libri, tra i quali "Viaggio al Sud" di Giuseppe Ungaretti e "Passando per il Cilento" di John Arthur Strutt. L'8 agosto del 1806 Pioppi fu aggregata al comune di Pollica. Il Castello Vinciprova venne edificato nel XVIII secolo dalla famiglia Ripoli di Pollica. Nel 1888 apparteneva a Giuseppe Sodano, sindaco della cittadina, successivamente fu ceduto ai Vinciprova di Omignano. Di questa famiglia faceva parte Leone, che prese parte alla famosa Spedizione dei Mille di Garibaldi. Recentemente il castello è stato donato dagli eredi dei Vinciprova al Comune che vi ha insediato il Museo del Mare. La Chiesa della Madonna del Carmine fu fondata agli inizi del XVII secolo e fu, sin dall'inizio, centro di culto poiché vi si venerava una raffigurazione della Madonna ritenuta miracolosa. L'afflusso di pellegrini determinò il sorgere di una piccola fiera in concomitanza con la

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festa annuale celebrata il 16 luglio. La chiesetta, gravemente danneggiata dal terremoto del 1980, da pochi anni è stata riaperta al culto.

4.2.2 Persone legate a Pollica Nell’ambiente di Pollica è nato lo studio della dieta mediterranea, teorizzata da Ancel Keys. Il medico statunitense giunse a Salerno nel 1945 al seguito delle truppe americane, successivamente si stabilì nel Cilento studiando lo stile di vita delle popolazioni locali, rilevando come queste siano poco soggette all'insorgere di patologie cardiovascolari. Keys ipotizzò che questo fenomeno fosse correlato al regime alimentare delle popolazioni del bacino del Mar Mediterraneo, che privilegia cibi freschi e stagionali, prodotti semplici e genuini. Oggi il Museo della Dieta Mediterranea si trova nella frazione di Pioppi.

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4.3. Popolazione e struttura economica Il comune di Pollica è situato in un’area caratterizzata da densità abitative medio-basse, priva di numerose attrezzature ed infrastrutture. Esse infatti si concentrano nella parte settentrionale della provincia di Salerno, che registra anche i livelli più elevati di densità abitativa, mentre l’area cilentana, al contrario, presenta una scarsa dotazione di attrezzature e i valori più bassi di densità. Entrando nel dettaglio dell'evoluzione demografica, i dati comunali6 evidenziano una leggera tendenza al calo della popolazione ed al contemporaneo aumento del numero di famiglie.

Popolazione Popolazione Saldo Saldo Numero Saldo totale al 31 Numero di Numero di medio di Anno all'1 gennaio natur. migratorio dicembre famiglie convivenze comp. per famiglia Totale v.a v.a. v.a. % Totale

2002 2.501 -14 -26 -40 -1,60 2.461 - - - 2003 2.461 -5 52 47 1,91 2.508 1.164 4 2,15 2004 2.508 -9 46 37 1,48 2.545 1.160 4 2,19 2005 2.545 -24 24 0 0,00 2.545 1.172 4 2,16 2006 2.545 -8 10 2 0,08 2.547 1.156 4 2,20 2007 2.547 -32 -2 -34 -1,33 2.513 1.133 4 2,21 2008 2.513 -26 7 -19 -0,76 2.494 1.176 4 2,11 2009 2.494 -25 8 -17 -0,68 2.477 1.176 3 2,10 2010 2.477 -12 -5 -17 -0,69 2.460 1.209 3 2,03 2011* 2.460 -7 -2 -9 -0,37 2.451 1.211 4 2,02 2011** 2.393 -4 7 3 0,13 2.396 1.214 4 1,97 2012 2.396 -14 18 4 0,17 2.400 1.214 3 1,97 2013 2.400 -25 38 13 0,54 2.413 1.188 3 2,03 2014 2.413 -6 -9 -15 -0,62 2.398 1.186 4 2,02

* periodo pre-censuario **periodo post-censuario Tabella 1: evoluzione demografica 2002-2014 Nel periodo in esame, infatti, la popolazione residente passa da 2501 a 2398 abitanti, mentre le famiglie aumentano da 1164 a 1186. La dinamica demografica totale è frutto di un saldo demografico che registra valori negativi – anche se di diversa intensità – durante tutto il periodo, mentre il saldo migratorio registra valori a cavallo della parità.

6 Fonte: ISTAT

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Dal punto di vista delle attività economiche, i dati forniti dall’ISTAT aggiornati solo al 2011, tracciano un quadro preoccupante: sia a Pollica che nei comuni contermini considerati (Casal Velino, Montecorice, San Mauro Cilento, Serramezzana) si registra un calo anche consistente degli addetti. L’andamento del numero di Unità Locali7 risulta positivo solamente nei comuni di Casal Velino e Serramezzana, mentre segna valori compresi fra -4,8% e -22,2% negli altri comuni.

Variazione Comuni UL UL % Add Add % 01-11 01-11 01-11 01-11

Casal Velino 16 3,9% -280 -27,2% Pollica -44 -15,1% -404 -51,9% Montecorice -9 -4,8% -309 -49,7% San Mauro Cilento -20 -22,2% -68 -39,3% Serramezzana 1 5,6% -31 -60,8%

TOT. CAMPANIA 68.037 23,1% -181.637 -15,2% Tabella 2: Variazione Unità Locali ed addetti 2001-2011

7 Secondo la definizione fornita dall’ISTAT l’Unità Locale “corrisponde ad un’unità giuridico - economica o ad una sua parte, situata in una località topograficamente identificata da un indirizzo e da un numero civico. In tale località, o a partire da tale località, si esercitano delle attività economiche per le quali una o più persone lavorano (eventualmente a tempo parziale) per conto della stessa unità giuridico - economica. Costituiscono esempi di unità locale le seguenti tipologie: agenzia, albergo, ambulatorio, bar, cava, deposito, domicilio, garage, laboratorio, magazzino, miniera, negozio, officina, ospedale, ristorante scuola, stabilimento studio professionale, ufficio, ecc.”

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4.4. Caratteristiche geologiche ed idrogeologiche Le caratteristiche geologiche del territorio comunale sono state desunte dalla Carta regionale dei Complessi Idrogeologici, contenuta nel PTR. Dal punto di vista geologico il comune è interessato dai seguenti complessi: 8. Complesso sabbioso-conglomeratico; 10 complesso arenaceo- conglomeratico; 11. complesso delle successioni arenaceo-clacareo-pelitiche; 26. Complesso calcareo-argillitico dell’Unità nord-Calabrese.

L'analisi delle condizioni geologiche ed idrogeologiche del territorio potrà essere adeguatamente approfondita nel momento in cui il Comune produrrà elaborati di maggior dettaglio.

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4.5. Uso attuale del suolo Anche con riferimento all’uso del suolo agricolo e naturale, si fa riferimento a documenti regionali, in particolare la Carta di Uso Agricolo del Suolo (CUAS). Il territorio comunale è occupato dalle aree urbanizzate solo per piccoli tratti, corrispondenti ai centri abitati, che costituiscono quindi delle “isole” all’interno di una matrice composta da tipologie di copertura del suolo agricole o semi-naturali. Lungo il sistema collinare costiero prevalgono le aree ricoperte da vegetazione sclerofilla, tipica della macchia mediterranea e le aree occupate da sistemi colturali e particellari complessi. Nella parte alta del comune le aree ricoperte dalla macchia si mescolano agli oliveti, diffusi su tutto il territorio, e ai boschi di latifoglie. I sistemi colturali e particellari complessi, oltre che lungo la costa, sono presenti lungo le aste dei torrenti Mortelle e Iandoli e nei pressi degli abitati di Pollica e Celso. A monte di Pioppi sono presenti piccoli appezzamenti coltivati a vigneto. Altre classi rilevate dalla CUAS sono: prati pascoli naturali e praterie, aree a ricolonizzazione naturale, aree a ricolonizzazione artificiale (rimboschimenti), spiagge.

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4.6. Componenti Ambientali

4.6.1. Aria Negli ultimi anni la questione della qualità dell'aria sta assumendo crescente importanza, anche in riferimento ad aspetti che, tradizionalmente, esulano dal concetto di inquinamento. I gas climalteranti nonché gli elementi in grado di interferire con la fascia di ozono atmosferico, stanno determinando problematiche all'equilibrio ambientale che superano, per gravità, estensione e rischio connesso, quelle più tipicamente locali di tossicità per l'uomo ed, in generale, per l’ambiente. Si pone, quindi, la necessità di affrontare il sistema aria non più soltanto in termini di equilibrio locale ma anche e soprattutto delle effettive capacità delle azioni di piano di ridurre l’emissione di gas. Tali aspetti, ovviamente, si legano intimamente con valutazioni di natura energetica nonché relative al sistema della mobilità, essendo riconducibili a tali settori i principali elementi di produzione di gas serra. Il Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell'aria8 si occupa essenzialmente dell'inquinamento in riferimento ai danni potenziali sul sistema ambientale locale. In particolare la mappatura del territorio regionale è stata effettuata considerando i seguenti elementi: • monossido di carbonio;

• particelle sospese con diametro inferiore ai 10 µm (PM10); • biossido di zolfo; • biossido di azoto; • benzene; • idrocarburi policiclici aromatici. Sulla base delle misurazioni effettuate il piano individua sei tipologie di aree omogenee rispetto alla concentrazione ed alla persistenza nel tempo degli inquinanti, appartenenti a 3 classi: • le Zone di risanamento: in cui almeno uno degli inquinanti osservati supera il limite fissato dalla legislazione più il relativo margine di tolleranza; • le Zone di osservazione: in cui almeno uno degli inquinanti oggetto di misurazione ha superato il limite fissato dalla normativa in materia ma non il relativo margine di tolleranza; • le Zone di mantenimento: in cui i valori misurati si sono mantenuti tutti al di sotto del limite fissato dalla legislazione vigente in materia.

8 Approvato il 27 giugno 2007

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Fonte: Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell'aria

La Direttiva 96/62/CE ed il D.lgs. 351/1999 prevedono che le regioni definiscano i piani di azione contenenti le misure da attuare nel breve periodo, con l’obiettivo di ridurre il rischio di superamento dei valori limite. Tali piani devono prevedere misure di controllo, regolamentazione e, se necessario, di sospensione delle attività fonte di inquinamento, ivi compreso il traffico veicolare. Il Piano regionale prevede che gli interventi siano attuati mediante un insieme di misure ed azioni di cui, per brevità, si riportano quelle che hanno maggiore impatto sul processo di pianificazione urbanistica comunale: le seguenti misure sono applicabili a tutto il territorio regionale - Misure riguardanti le sorgenti diffuse fisse:

o a breve termine: . MD2 Divieto di incremento delle emissioni dei singoli inquinanti per gli impianti di combustione per uso industriale di cui all’art.2 del D.P.C.M. 8/2/02 per le zone “di risanamento” nell’ambito delle procedure di autorizzazione alle emissioni in atmosfera (ex DPR 203/88) (SOx, NOx, CO2, PM10); . MD3 Divieto dell’utilizzo di combustibili liquidi con tenore di zolfo superiore allo 0,3% negli impianti di combustione industriale con

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potenza termica non superiore a 3 MW delle zone “di risanamento” ai sensi dell’art. 4 comma 2 del D.P.C.M. 8/2/02 a partire dal 1 settembre 2009 (SOx, NOx, CO2, PM10); . MD4 Divieto dell’utilizzo dell'olio combustibile ed altri distillati pesanti di petrolio nonché di emulsioni acqua-olio combustibile ed altri distillati pesanti di petrolio in tutti gli impianti di combustione per uso civile (a prescindere dalla loro potenza termica) delle zone “di risanamento” ai sensi dell’art. 8 comma 1 e dell’art. 9 comma 1del D.P.C.M. 8/2/02 a partire dal 1° settembre 2005 (SOx, NOx, CO2, PM10);

o a medio termine: . MD8 Potenziamento della lotta agli incendi boschivi (CO, CO2, PM10) in linea con il Piano regionale incendi; . D1 Incentivazione del risparmio energetico nell'industria e nel terziario. (SOx, NOx, CO2, PM10); . MD6 Incentivazione ad installazione impianti domestici di combustione della legna ad alta efficienza e basse emissioni (CO, COV, NOx, CO2, PM10); . MD7 Studio di fattibilità di iniziative di teleriscaldamento nelle aree urbane maggiori (SOx, NOx, CO2, PM10), utilizzando il calore di scarto delle centrali termoelettriche; . MD10 Incentivazione delle iniziative di recupero del biogas derivante dall’interramento dei rifiuti (COV, CH4, NH3); • Misure riguardanti i trasporti (sorgenti lineari e diffuse): o a breve termine: . MT4 Divieto di circolazione dei ciclomotori PRE ECE nelle aree urbane delle zone di risanamento (SOx, NOx, CO, CO2, PM10); . MT7 Introduzione di sistemi di abbattimento delle emissioni sui mezzi pubblici circolanti nelle aree urbane delle zone di risanamento (SOx, NOx, CO, CO2, PM10); . MT8 Limitazione alla circolazione dei mezzi pesanti all’interno nelle aree urbane delle zone di risanamento (SOx, NOx, CO, CO2, PM10) ovunque sia possibile l’uso alternativo dell’autostrada; . MT9 Divieto dell’utilizzo di oli combustibili pesanti da parte delle navi nei porti (SOx, NOx, PM10);

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. MT11 Riduzione della velocità sui tratti “urbani” delle autostrade delle zone di risanamento (SOx, NOx, CO, CO2, PM10);

o a medio termine: . MT1 Riduzione del trasporto passeggeri su strada mediante l'inserimento di interventi di "car pooling" e “car sharing” nelle aree urbane delle zone di risanamento (SOx, NOx, CO, CO2, PM10) con opportune iniziative di supporto (informazione, sito web regionale in cui sia possibile organizzare gli spostamenti congiunti, ecc.); . MT2 Disincentivazione dell’uso del mezzo privato nelle aree urbane delle zone di risanamento tramite estensione delle zone di sosta a pagamento ed incremento del pedaggio. (SOx, NOx, CO, COV, CO2, PM10); . MT3 Introduzione del pedaggio per l’accesso alle aree urbane delle zone di risanamento (SOx, NOx, CO, COV, CO2, PM10); . MT5 Introduzione della sosta a pagamento per i motocicli nelle aree urbane delle zone di risanamento (SOx, NOx, CO, CO2, PM10); . MT6 Interventi di razionalizzazione della consegna merci mediante regolazione degli orari ed incentivo al rinnovo del parco circolante (SOx, NOx, CO, CO2, PM10); . MT10 Mantenimento e sviluppo di trasporto elettrico o ibrido (elettrico + metano) urbano (SOx, NOx, CO, CO2, PM10) incrementando l’aumento dell’offerta di mobilità sui mezzi pubblici e vincolandolo all’acquisto esclusivamente di veicoli a basso o nullo impatto ambientale; . MT12 Riduzione del trasporto passeggeri su strada mediante l'incremento delle piste ciclabili (SOx, NOx, CO, CO2, PM10); in questa misura va progettata lo sviluppo delle piste ciclabili urbane curando al massimo i parcheggi di scambio treno - bicicletta; . MT13 Supporto allo sviluppo ed alla estensione del trasporto passeggeri su treno (SOx, NOx, CO, CO2, PM10) in ambito regionale e locale; . MT14 Sviluppo di iniziative verso il livello nazionale ai fini della riduzione della pressione dovuta al traffico merci su gomma sulle Autostrade (SOx, NOx, PM10) e incremento del trasporto su treno in maniera di stabilizzare i flussi di autoveicoli merci ai livelli del 2000; . MT15 Realizzazione, in accordo con i soggetti interessati, di un piano per la gestione ottimale dell’intermodalità nave - mezzi terrestri nel

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trasporto merci e la riduzione dell’impatto locale del trasporto merci sulle autostrade e nelle aree portuali (SOx, NOx, PM10); . MT16 Supporto alle iniziative di gestione della mobilità (Mobility Manager) in ambito urbano (SOx, NOx, CO, COV, CO2, PM10): • a) obbligando le aziende con più di 300 dipendenti ed i Comuni a nominare rispettivamente i primi, i Mobility Manager Aziendali ed i secondi i Mobility Manager di Area (previsti dai D.M. del 27/03/1998 “Mobilità sostenibile nelle aree urbane” e D.M. 22.12.2000) entro il 31/12/2007, in caso di inadempienza la Giunta Regionale, individuerà l’eventuale autorità sostitutiva nel rispetto della legislazione vigente, sentiti gli Enti Locali interessati; • b) monitorare le concrete operatività degli stessi al fine di verificare l’attuazione del piano degli spostamenti casa-lavoro, con la prospettiva che la razionalizzazione di tali spostamenti e lo sviluppo di modalità alternative all’automobile possano contribuire significativamente alla riduzione della congestione stradale e dell’inquinamento atmosferico. Difatti le decisioni ed i comportamenti delle aziende, che causano il movimento di persone e cose, diventano un nodo della mobilità che non solo deve interagire con gli altri nodi, ma anche con i poteri che cercano di governare tali reti. Il tema della accessibilità aziendale diventa quindi decisivo sotto diversi aspetti: i tempi e i costi (economici e umani) dell’accesso, la sicurezza, l’inserimento delle sedi aziendali nel territorio. Il piano degli spostamenti casa-lavoro diventa il pilastro principale su cui deve poggiare poi l’elaborazione di un più complessivo piano della mobilità aziendale; . MT17 Promuovere iniziative da parte delle Province e dei Comuni, anche in sede di conferenza dei sindaci per l’istituzione di una rete di Mobility Manager “vasta” in coerenza con i D.M. 27 marzo 1998 e D.M. 22.12.2000, per promuovere ed incentivare il trasporto pubblico e collettivo dei dipendenti pubblici e privati. Analogamente attivare iniziative per la riorganizzazione degli orari scolastici, della pubblica amministrazione e delle attività commerciali per ridurre la congestione del traffico veicolare e del trasporto degli orari di punta; . MT18 Promuovere e monitorare la sostituzione progressiva dei mezzi a disposizione di tutte le aziende pubbliche, sia in proprietà sia attraverso contratti di servizio, con mezzi a ridotto o nullo impatto ambientale. Il decreto Ronghi dispone infatti che nel rinnovo annuale del parco macchine le amministrazioni pubbliche e private devono

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prevedere una quota di autoveicoli elettrici, ibridi o alimentati a gas naturale, a GPL, con carburanti alternativi con pari livello di emissioni, dotati di dispositivo per l’abbattimento delle emissioni inquinanti. La possibilità dell’eventuale parziale sostituzione di veicoli di proprietà dell’azienda con veicoli che possano rendersi disponibili attraverso la partecipazione dell’azienda stessa a sistemi di car sharing; . MT19 Finalizzare la politica di Mobility Management, con l’obiettivo prioritario di salvaguardare e migliorare la qualità dell’aria: i Mobility Manager delle aziende Pubbliche e private, con particolare riferimento agli insediamenti situati nelle zone di risanamento (Area Napoli e Caserta, Area Salernitana, Area Avellinese e Area Beneventana), nelle strutture di ricovero pubbliche e private, nelle case di cura convenzionate e non, nelle aziende sanitarie locali, nelle aziende ospedaliere, nelle strutture di riposo per anziani, negli orfanotrofi, ecc., dovranno esprimere “parere” obbligatorio, al fine della valutazione di tutti i piani di modifica all’assetto viario interno alle stesse (anche in relazione ad aventuali interazioni con piani di modifica alla viabilità esterna e/o a piani che possono interagire con la stessa, protocolli d’intesa per il miglioramento dell’accessibilità delle stesse), compreso la modifica o costruzione ex novo di parcheggi, in superfice, interrati o sopraelevati; dovranno disciplinare l’accesso alle stesse, (dei dipendenti, fornitori, utenti), nel rispetto del miglioramento della qualità dell’aria e dell’ambiente (controllo di immissioni nelle fogne, stoccaggio e disciplina della raccolta dei rifiuti e smaltimento dei rifiuti speciali di concerto con gli uffici preposti) al fine di evitare l’immissone di ulteriori agenti inquinanti nell’ambiente. I Mobility Manager, prima di trasmettere gli atti di cui sopra ai vertici aziendali per il relativo iter procedurale, dovranno acquisire parere vincolante ed obbligatorio delle Commissioni Mobilità ed Ambiente dei competenti Enti Locali interessati (Regione, Comuni, Provincie, Circoscrizioni) entro il termine perentorio di gg. 60; non ricevendo osservazioni entro il termine suddetto, gli atti si intenderanno approvati per “silenzio assenso”. Analogamente qualsiasi modifica alle aree verdi preesistenti ed al patrimonio arboreo dovrà essere sottoposta al parere dei Mobilty Manager seguendo l’iter procedurale sopra previsto; . MT20 Provvedere alla nomina del Mobility Manager della Regione Campania, perché non solo si tratta di un obbligo di legge, ma di coerenza fra quanto dice nell’esercizio delle sue competenze legislative ed amministrative e quanto fa come azienda. Il Mobility Manager della regione, provvederà fra l’atro:

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• a) all’istituzione di un tavolo Regionale per la Mobilità Sostenibile, aperto a tutte le istituzioni pubbliche e private, ai Mobility Manager aziendali e d’area improntati sulla concertazione; • b) svolgere per il ruolo istituzionale che gli compete una funzione di stimolo e di coordinamento nel processo di costruzione della rete dei Mobility Manager aziendali e d’area, senza sovrapporsi al ruolo che i decreti Ronghi e Silvestrini affidano ai Mobility Manager aziendali e d’area e senza innescare conflittualità, ma agendo con determinazione per far rispettare i decreti Ronghi e Silvestrini, intervenendo presso i Comuni e le Aziende inadempienti ed attivando la Giunta Regionale, che provvederà ad individuare l’eventuale autorità sostitutiva nel rispetto della legislazione vigente, sentiti gli Enti Locali interessati, ai quali attribuire le competenze previste dai suddetti decreti; • c) operare sul settore della formazione delle figure dei M. M. d’area e aziendali con appositi corsi. • Misure riguardanti le sorgenti puntuali e localizzate, o a medio termine: . MP1 Prescrizione del passaggio a gas di quegli impianti, attualmente alimentati ad olio combustibile, localizzati in aree già allacciate alla rete dei metanodotti, nell’ambito delle procedure di rilascio dell’autorizzazione IPPC (SOx, NOx, CO2, PM10); . MP2 Interventi per la riduzione delle emissioni (SOx, NOx PM10) del principali impianti compresi nel Registro EPER (desolforatore, denitrificatore e precipitatore elettrostatico) nell’ambito delle procedure di rilascio dell’autorizzazione IPPC; . MP3 Interventi di riduzione delle emissioni dai terminali marittimi di combustibili liquidi in ambiente portuale; . MP4 Tetto alla potenza installata da nuovi impianti termoelettrici (autorizzazione alla costruzione fino al soddisfacimento del fabbisogno energetico regionale). [...] La partecipazione ed il coinvolgimento delle parti sociali e del pubblico saranno particolarmente seguite nel corso dell’applicazione e del monitoraggio del Piano. In particolare sono previste le seguenti misure specifiche:

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• MG1 Sviluppo di azioni di sensibilizzazione per l'aumento dell'efficienza energetica e la diffusione del risparmio energetico; • MG2 Sviluppo di azioni di sensibilizzazione per la riduzione dell'utilizzo del mezzo privato di trasporto, per il suo utilizzo condiviso, per l’utilizzo di mezzi collettivi e della bicicletta; MG3 Azione specifica di sensibilizzazione mediante materiale informativo cartaceo, informatico ed audiovisivo per l’utilizzo di prodotti domestici a basso contenuto di solventi diretto alla popolazione nel suo complesso; • MG4 Azioni ed iniziative per la diffusione del piano ed in particolare: o conferenza pubblica di presentazione del piano; o sintesi dell’aggiornamento del piano a larga diffusione. Le azioni previste dal Piano regionale vanno oltre la semplice attenzione alle condizioni di inquinamento locale, prendendo in considerazione anche gli aspetti legati ai gas serra.

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4.6.2. Clima ed energia Per la descrizione climatica dell’area è utile fare riferimento ad i dati delle stazioni metereologiche di Casal Velino e di Capo Palinuro, situate rispettivamente a 5 e 25 km da Pollica, appartenenti alla medesima regione geografica, i cui dati sono quindi adeguati a rappresentare il clima di Pollica. Secondo i dati relativi alla stazione di Casal Velino, il mese più freddo è gennaio (t. media 8,7°C - t. max. media 11,9 °C - . min. media 5,6 °C), mentre quello più caldo è agosto (t. media 25,7 - t. max. media 30,7 °C - . min. media 20,6 °C). Nel complesso, la temperatura media annua è di 16,7 °C. Secondo i dati pluviometrici della stazione meteorologica di Capo Palinuro, le precipitazioni medie annua ammontano a 730 mm, distribuite in 79 giorni di pioggia, con minimo in estate (mese meno piovoso agosto con 13,6 mm) e picco massimo in autunno (mese più piovoso novembre con 111,0 mm). Il fenomeno del riscaldamento globale induce le amministrazioni locali ad intraprendere azioni volte a favorire la sostenibilità urbana. Queste sono spinte anche dall’impegno europeo alla riduzione delle emissioni dei gas climalteranti e dalle politiche di adattamento per la prevenzione del rischio indotto dagli impatti sul territorio del cambiamento climatico. Occorre che le azioni del PUC siano in grado di incentivare la trasformazione del parco immobiliare esistente secondo principi di risparmio energetico (riduzione delle dispersioni termiche, miglioramento dell'efficienza degli impianti di illuminazione e climatizzazione, capacità di sfruttamento della risorsa solare, etc.). Lo scopo è quello di contribuire al raggiungimento degli obbiettivi della strategia europea 20-20-209. Alla scala microclimatica l'aspetto da prendere in considerazione riguarda il cosiddetto effetto "isola di calore". È stato ormai dimostrato che, negli insediamenti urbani, l'elevato livello di impermeabilizzazione del suolo, la limitata estensione di aree verdi e, non ultimo, la concentrazione di emissioni connesse con le attività antropiche (traffico veicolare, climatizzazione degli edifici) determinano valori medi di temperatura più elevati (nell'ordine di qualche grado) rispetto a quanto riscontrabile, nelle immediate vicinanze, in luoghi a minore grado di urbanizzazione. Tale fenomeno è ancor più evidente nei periodi estivi e nelle ore di maggiore soleggiamento. Inoltre il conseguente bisogno di frescura determina un uso spesso smodato della climatizzazione degli spazi interni, riverberando, ulteriormente, sulle problematiche di consumo energetico e sostenibilità dell'insediamento. Le azioni che il PUC deve porre in essere con riferimento a tali aspetti sono molteplici e possibilmente da indirizzare anche verso azioni didattiche e di sensibilizzazione della collettività. A titolo esemplificativo si ritiene che tali elementi dovranno riguardare:

9 La strategia prevede, entro il 2020, la riduzione delle emissioni di gas serra del 20%; la riduzione del consumo di energia del 20%; il 20% del consumo energetico totale europeo generato da fonti rinnovabili

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• l'incentivazione all'uso di materiali e sistemi permeabili per la pavimentazione degli spazi aperti privati; • l'incentivazione alla realizzazione di coperture verdi (i cosiddetti tetti giardino); • l'incentivazione alla riduzione del consumo di suolo anche favorendo il ricorso premiale a tipologie edilizie alte e compatte, in grado di ridurre il rapporto di copertura territoriale a livelli mai superiori al 30%; • l'incentivazione al recupero delle acque piovane ed al riutilizzo per l'irrigazione delle aree verdi.

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4.6.3. Rifiuti Il tema dei rifiuti viene affrontato, in questo testo preliminare, sia con riferimento alla produzione che alla successiva gestione e smaltimento. I dati a disposizione sono ricavati dai Rapporti annuali sui rifiuti pubblicati dall’APAT e dall’Osservatorio Nazionale Rifiuti. Secondo il D. lgs. 152/2006 i rifiuti vengono classificati, secondo l’origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali e, secondo le caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e non pericolosi. Esistono quindi quattro categorie: • i rifiuti urbani non pericolosi; • i rifiuti urbani pericolosi; • i rifiuti speciali non pericolosi; • i rifiuti speciali pericolosi. Sono rifiuti urbani: a. i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione; b. i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi dell'articolo 198, comma 2, lettera g); c. i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; d. i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua; e. i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; f. i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui alle lettere b), e) ed e). Sono rifiuti speciali: a. i rifiuti da attività agricole e agro-industriali, ai sensi e per gli effetti dell’art. 2135 c.c.; b. i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti che derivano dalle attività di scavo, fermo restando quanto disposto dall'articolo 184- bis; c. i rifiuti da lavorazioni industriali; d. i rifiuti da lavorazioni artigianali; e. i rifiuti da attività commerciali;

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f. i rifiuti da attività di servizio; g. i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acquee dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi; h. i rifiuti derivanti da attività sanitarie. In base a questa classificazione solo i rifiuti urbani e quelli ad essi assimilati rientrano nell'ambito di applicazione della tariffa sui rifiuti e prevedono lo smaltimento comunale. Per le altre tipologie di rifiuto, il produttore deve provvedervi in modo autonomo ed a proprie spese. I dati forniti dal Sistema Informativo Osservatorio Regionale Rifiuti, riferiti all’anno 2015, evidenziano per il comune di Pollica una percentuale di raccolta differenziata del 76%, con una produzione pro-capite annua di 811 kg/abitante, dato molto più elevato della media provinciale (395 kg/abitante), probabilmente influenzato dal picco di produzione estivo collegato alle attività turistiche. L’impegno profuso dall'attuale Amministrazione nell'incentivare la raccolta differenziata dei rifiuti, costituisce il punto di partenza verso soluzioni di chiusura del ciclo dei rifiuti, basate su due linee d'azione: • incentivo all’uso di sistemi autonomi di compostaggio; • introduzione di sistemi centralizzati innovativi di recupero di energia e smaltimento virtuoso in grado di determinare ricadute dirette (riduzione della frazione da smaltire rispetto al raccolto) ed indirette di tipo didattico (rendere i cittadini partecipi dei benefici tangibili ottenibili dall'uso virtuoso della risorsa rifiuti).

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5. COMPONENTE STRATEGICA DEL PUC Nei suoi indirizzi per la redazione del PUC l’Amministrazione Comunale ha delineato obbiettivi strategici, che richiedono politiche, azioni, concertazioni e condivisioni per la loro attuazione. Ovviamente il PUC, in questo quadro strategico, può offrire assetti del territorio coerenti e partecipare di questa più generale politica di sviluppo economico e sociale. Riprendendo i punti programmatici, si sviluppano di seguito gli aspetti di natura urbanistica che vanno ritrovati nella redazione del PUC. In termini sintetici tali indirizzi sono (per la parte territorialmente identificabile) riportati nella tavola delle strategie allegata al preliminare di Piano.

5.1. Individuazione del ruolo territoriale di Pollica nel quadro della più vasta area di riferimento È evidente che il quadro di riferimento più vasto è costituito dal Cilento, e dalle aree che fanno parte del parco nazionale del Cilento. Il secondo quadro di riferimento di area vasta è costituito dal territorio di riferimento assunto dal PTCP della Provincia di Salerno. Il PTR individua un’area di riferimento (Sistema Territoriale di Sviluppo A3) che ha proprio nello sviluppo di strategie comuni la sua ragione d’essere. A livello più ravvicinato si ipotizza la necessità di coordinare le politiche strategiche con i vicini Comuni di Montecorice, San Mauro Cilento, Casalvelino, Serramezzana, e Stella Cilento. Qui si potranno attuare forme di coordinamento nella pianificazione per l’individuazione di infrastrutture e servizi di scala sovracomunale. Ancora più ravvicinatamente e in rapporto ai temi di protezione del suolo e della costa, si può ipotizzare un’area di riferimento sovracomunale basata sui sistemi degli impluvi delle acque. Qui i rapporti con i vicini territori di San Mauro Cilento, Stella Cilento e Casalvelino, appaiono di notevole importanza. In rapporto a questi articolati quadri di riferimento territoriale, il PUC di Pollica intende collocare le proprie scelte ed offrirle al confronto ed al coordinamento con i comuni interessati.

5.2. Cogliere i legami tra trasformazioni territoriali, salvaguardia del paesaggio agrario, caratteristiche auspicabili dell’offerta turistica Ripensamento delle economie locali e dei turismi negli scenari economici e sociali che si prefigurano nel futuro a breve e medio termine.

5.3. Sviluppo di infrastrutture turistiche Sviluppo di infrastrutture turistiche di elevata qualità (fisica e funzionale) da perseguirsi attraverso forme di convenzione, atte a garantire anche l’affiancamento alle strutture di servizi di comunità, finalizzati al miglioramento della condizione insediativa.

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5.4. Riorganizzazione delle infrastrutture balneari e turistiche lungo la costa L’integrazione tra le diverse forme di attrazione turistica “ i Turismi” rappresenta un asse portante delle strategie di uno sviluppo sostenibile per Pollica. Attualmente le attività turistiche si concentrano prevalentemente nel settore balneare e in una stagione estiva molto breve (due mesi). L’offerta ricettiva e di strutture complementari e di servizio (balneazione, ristorazione, ecc.) è costruita sulla risposta a questa domanda concentrata temporalmente e geograficamente (la costa). Sono nate in questi anni strutture ricettive che, salvo rari casi, sono composte da residence, camere e appartamenti in fitto, B&B, agriturismi e country house, ecc. Il porto ha rappresentato un’importante tappa per il diportismo stanziale e di transito, sempre ovviamente limitato ai due-tre mesi estivi. Questa crescita, prevalentemente quantitativa, e indifferenziata rispetto alle possibili domande anche di questo segmento turistico, richiede oggi una verifica per indirizzarne lo sviluppo. In altri termini occorre misurare la sostenibilità di questa crescita, i limiti del territorio a sopportarne gli impatti, senza produrre conseguenze tali da distruggere la stessa attrattività dei luoghi. Analizzare questi limiti e indirizzare conseguentemente le scelte urbanistiche è uno dei temi strategici importanti del nuovo Piano Urbanistico. In questo quadro l’integrazione tra funzioni turistiche della costa e quelle delle frazioni collinari è un tema centrale da affrontare. In parallelo si tratta di costruire opportunità per gli altri “turismi” (enogastronomico, culturale, naturalistico ambientale, della terza età, ecc.), contribuendo così all’allungamento della stagione turistica. Questa strategia che richiede investimenti, iniziative, eventi, politiche sociali coerenti, può trovare nelle scelte del PUC elementi di coerenza. Si riportano di seguito alcune linee programmatiche del PUC per rispondere a questi obiettivi.

Per le attività sulla costa Una parte delle analisi preliminari del PUC, saranno rivolte a verificare le condizioni e i limiti di sostenibilità territoriale delle attività ricettive, balneari , di servizio. Già oggi cominciano a delinearsi evidenti punti di criticità (es. rapporto parcheggi – spiagge, irregimentazione eccessiva degli impluvi naturali e apporto di sabbia, caratteristiche dell’offerta ricettiva e di attività complementari, tipologia della domanda e effetti occupazionali. L’eventuale implementazione dell’offerta ricettiva sarà orientata nella duplice direzione della ricettività diffusa basata sul recupero di edifici nel tessuto edilizio esistente e nell’edilizia rurale, e delle strutture alberghiere nei segmenti di mercato di cui s’individua la necessità d’integrazione delle strutture esistenti. Per l’utilizzo della costa, anche in vista delle scadenze delle modifiche previste per concessioni balneari al 2020, immaginare da un lato un intervento che consideri in modo unitario la fascia tra la strada … e la linea di costa nella zona a nord del Porto, conservando l’equilibrio tra stabilimenti e spiaggia libera e dall’altro, valuti la possibilità di favorire accessi liberi (sentieri e cabotaggio costiero) al resto delle aree costiere, oggi di fatto, spesso rese inaccessibili da edificazioni e impedimenti di varia natura.

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Per le attività del territorio collinare È evidente che, anche se non in modo esclusivo, il territorio collinare, con il suo paesaggio, i suoi centri storici, la sua ricettività diffusa, le sue qualità ambientali, rappresenta il naturale destinatario degli investimenti a supporto degli atri “turismi”. Il potenziamento della ricettività diffusa, anche attraverso il recupero del patrimonio edilizio sottoutilizzato degli insediamenti storici e degli edifici rurali diffusi, è un asse portante di questa strategia. Contemporaneamente si può vedere la realizzazione d’infrastrutture turistico sportive da affidare in gestione, in modo consortile e convenzionato, al servizio delle strutture ricettive. Analogamente, si possono ipotizzare rapporti gestionali tra strutture ricettive dell’interno e concessionari di strutture balneari, riservando quote di posti spiaggia come offerta integrativa della ricettività collinare. Anche se non direttamente programmato dal Piano urbanistico, l’integrazione tra costa ed entroterra, in termini di valorizzazione turistica, può essere favorita da navette di collegamento collina-mare e di collegamento tra i parcheggi a servizio della fascia costiera, necessari per evitare la sosta pericolosa e selvaggia lungo la strada costiera. Una possibilità da esplorare, sul piano strategico, è quella di ipotizzare forme di ricettività di piccola dimensione, ma di elevata qualità anche per attrezzature di servizio (spa, ristorazione) basate sul recupero di casolari o di sistemi di case rurali, permettendone l’integrazione funzionale.

5.5. Valorizzazione e cura del paesaggio agrario Valorizzazione del paesaggio agrario anche in rapporto al bene immateriale della dieta mediterranea. Recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio diffuso e in stato di abbandono, identificando norme per eventuali modesti incrementi volumetrici e funzionali in grado di favorire l’economicità degli interventi di recupero e azioni per garantire la permanenza e lo sviluppo di attività agricole. Su questo punto occorrerà un confronto con L’Ente Parco Nazionale del Cilento. Il paesaggio è un bene comune di questo territorio e la principale attrazione turistica di lungo periodo, unitamente alla principale garanzia del benessere dei residenti. La sequenza storica delle foto aree dimostra un progressivo inselvatichimento del territorio, dovuto all’abbandono degli usi agricoli. Oggi il recupero di molti “magazzeni” e di edifici rurali trova nella normativa del Piano del parco diffusi impedimenti. Al di là di alcuni manufatti di dimensione adeguata ad una loro valorizzazione e recupero, la maggior parte dei manufatti presenti nelle aree agricole, spesso allo stato di rudere, hanno dimensioni tali da non consentirne, attraverso il semplice restauro, una adeguata utilizzazione economica, tale da giustificare l’investimento nel recupero. La normativa del Parco, in molti casi, limita agli imprenditori agricoli a titolo principale le possibilità di ampliamento. Questo rende nella maggior parte dei casi non conveniente il recupero e comporta l’ulteriore abbandono dei manufatti e, del territorio circostante che viene così condannato all’inselvatichimento.

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Quello che si propone è un’analisi dettagliata di questi manufatti e in rapporto alle diverse zone del Piano del Parco, la definizione di regole specifiche, a seconda delle tipologie, per la loro rifunzionalizzazione, con modesti ampliamenti, e ciò indipendentemente dalla condizione soggettiva dei proprietari. In cambio di queste modeste premialità si richiede la manutenzione e la coltivazione (diretta o indiretta) del terreno. In altri termini non si richiede al Parco la modifica automatica della norma vigente, ma l’inserimento di una clausola normativa che modifica le condizioni di trasformabilità dei manufatti rurali, qualora nei piani siano introdotte norme e regole di recupero, ampliamento e ristrutturazione specifiche per i singoli manufatti e in rapporto alla condizione specifica dei rispettivi contesti paesaggistici. Assumere il valore immateriale della dieta mediterranea come un asse dello sviluppo locale, significa concentrare l’attenzione sul rapporto qualità della produzione agricola, e salvaguardia del paesaggio. Su questo terreno il Piano Urbanistico può svolgere un ruolo importante. Quella dieta, presuppone, ad esempio, la presenza dell’orto che, a sua volta, richiede la conservazione e la realizzazione di cisterne di raccolta dell’acqua piovana. Ora nei piani urbanistici e nei regolamenti edilizi, gli orti sono spesso considerati come zone di completamento edilizio, le cisterne o brutalmente trasformate in depositi o cantine, o guardate con sospetto come premessa per celesti piscine. Il Piano del Parco Nazionale del Cilento, nell’intento di favorire il riequilibrio del territorio, mentre, da un lato, blocca l’espansione urbanistica dei centri costieri, disegna una “fascia urbana” intorno agli abitati dell’entroterra. Se l’intento può anche essere condivisibile, in assenza di linee guida per l’interpretazione dei luoghi e per le caratteristiche delle costruzioni, si rischia di snaturare il rapporto tra gli abitati e la che li circonda. Un piano basato sulla dieta, richiede conoscenza attenta del territorio e della sua biodiversità. È anche in questo che possiamo immaginare segmenti di attività turistica. L’80 per cento delle specie vegetali italiane la si ritrova nel Cilento. Già si sta sviluppando un’offerta turistica basata su itinerari botanici, sulla cucina delle erbe, ecc. Un piano basato su una dieta richiede una specifica politica per l’olio, per la coltivazione a prezzi più bassi di quelli attuali dell’olivo in collina, attraverso forme cooperative, frantoi alimentati da energia rinnovabile, cicli produttivi a zero rifiuti. C’è un notevole spazio per l’innovazione tecnologica dedicata a questo specifico territorio; è questo un terreno che può incentivare un ritorno dei giovani all’agricoltura, e anche offrire un onesto impiego a lavoratori immigrati. Ovviamente una strategia che fa del valore della dieta mediterranea un suo asse portante, deve vendere al mondo non solo la qualità dei suoi prodotti, ma anche la qualità del suo paesaggio. Come ci insegnano territori che hanno fatto del turismo eno-gastronomico un elemento fondante della loro attrattività (Piemonte, Toscana, molte regioni della Francia, ecc.) il “food scape” inteso come qualità totale del paesaggio agrario è il presupposto di quella attrattività. Qui la pianificazione urbanistica può fornire un evidente contributo. Regole per il paesaggio agrario, infrastrutture di servizio per l’agricoltura, itinerari sentieristici per il turismo ambientale, regole per

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l’edilizia degli abitati e dei fabbricati rurali, sono solo alcune delle componenti urbanistiche che intercettano questa strategia. Come è stato ben osservato la dieta mediterranea proposta da Ancel e Margareth Keys, proiettava i suoi valori in quello che potremmo definire “lo stile di vita” cilentano. Una vita ancora basata su un forte spirito identitario di comunità, una certa sobrietà, che allontana lo stress, la permanenza di valori semplici e tradizionali. Non si tratta di congelare in una visione arcaica il territorio, ma di favorire tutto ciò che, anche attraverso l’innovazione tecnologica e la modernizzazione delle infrastrutture urbane e territoriali, consolida la socialità, lo spirito di cooperazione, evitando una modernità distruttiva, già conosciuta in molte aree del nostro paese.

5.6. Progetto di una specifica attrezzatura per la valorizzazione in campo dei prodotti della dieta mediterranea. Favorire l’utilizzo in chiave turistica (percorsi tematici, piccole infrastrutture di servizio e ristoro, del paesaggio agrario della dieta mediterranea) Il Comune di Pollica ha acquisito un area sulla collina del “Mulino a Vento” da destinare a parco tematico della dieta mediterranea. È un parco destinato a diventare insieme luogo di vista come parco tematico, centro di sviluppo e ricerca, come luogo di sperimentazione di rapporti tra Università, aziende agricole e singoli agricoltori, luogo didattico e di vendita di prodotti. Le parti edificate, non prevalenti, andranno valutate in rapporto agli impatti su un bene paesaggistico di grande visibilità.

5.7. Tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale e socio-culturale 5.8. Rafforzamento e riqualificazione della struttura insediativa storica In coerenza con quanto dichiarato nei punti precedenti la tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico, anche in rapporto alla morfologia degli insediamenti, passa per l’individuazione di specifiche unità di paesaggio per le quali vengono formulate analisi di opportunità e minacce nell’azione conservazione- trasformazione. Anche in questo caso non s’intende limitare in modo assoluto le iniziative agricole o di sistemazione del territorio. Si intende affermare che in ogni territorio c’è una parte di bene comune (ad esempio il rispetto dei canaloni, degli impluvi, delle creste dei clinali, ecc) che vanno concepite come una sorta di bene condominiale comune, per il quale delle trasformazioni sono ammissibili, ma non tutte. Il rafforzamento della struttura insediativa storica, passa anche per la dotazione dei necessari servizi e per una diffusa azione di recupero edilizio e urbanistico. Un particolare segmento di questa azione riguarda il patrimonio rurale diffuso, descritto al precedente punto 5.

5.9. Verifica della potenzialità industriale, artigianale e commerciale Verifica della potenzialità industriale, artigianale e commerciale e dell’opportunità di creare forme aggregative diffuse di supporto strutturato alle attività (centri commerciali naturali e simili). Incentivazione delle strutture a supporto delle produzioni locali dei prodotti dell'agricoltura e

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artigianali tipici anche attraverso specifiche attrezzature (mercati KM 0, mercatini di comunità, ecc.). La redazione del SIAD (Strumento di Intervento per l'Apparato Distributivo), da allegare al Piano Urbanistico Comunale, andrà redatto in coerenza con i principi strategici assunti rivolti a favorire lo spirito di comunità. Quindi centri commerciali naturali, mercati a Km 0, ecc. Nel corso dell’elaborazione del PUC si verificherà la necessità di disporre di piccole aree produttive anche per servizio agli abitati e alla stessa agricoltura. Una specifica normativa riguarderà le attività produttive esistenti.

5.10. Selezione di un’elevata quota dell’offerta abitativa prevista dal PTCP (che ammonta globalmente a 70 alloggi), da destinare a Housing sociale, prevalentemente rivolta a coppie giovani e nuovi immigrati 5.11. Valutazione dell' opportunità di prevedere norme gestionali di tipo perequativo Limitare l’ulteriore esodo della popolazione e favorire l’immigrazione di nuovi abitanti, unitamente alla creazione di opportunità lavorative, è uno degli obiettivi strategici dell’Amministrazione comunale. In questo quadro il ricorso a forme d’incentivazione per la realizzazione di interventi di housing sociale, consente di offrire una risposta al bisogno di casa di giovani locali, di nuove famiglie immigrate. L’Housing sociale, non è la vecchia casa popolare, di cui a Pollica non si avverte domanda. Il termine social housing, significa abitazioni sociali e definisce politiche e interventi finalizzati alla realizzazione e alla gestione, sia da parte dello Stato che da parte di organizzazioni no profit, di cooperative di utenti, anche con la collaborazione di privati, di alloggi economicamente accessibili. Il pubblico potrà agevolare gli interventi attraverso al disponibilità di aree, o l’utilizzo di finanziamenti e contributi. Questa scelta è finalizzata a dare risposta a domande di abitazione a prezzi accessibili, sia per giovani residenti, sia per favorire nuova offerta residenziale a nuovi potenziali abitanti, anche per superare le rigidità del mercato immobiliare e i prezzi di locazione di una zona caratterizzata da una forte domanda di abitazioni da affittare a turisti nel periodo estivo. In sede di attuazione delle sue previsioni il PUC esplorerà le caratteristica della domanda potenziale, anche offrendo opportunità ad una domanda di anziani, in coerenza con il benessere che Pollica può offrire a questi segmenti di utenza. Le realizzazioni potranno essere orientate tanto al recupero di immobili esistenti e sottoutilizzati, quanto alla nuova edificazione che avrà caratteri di sostenibilità energetica, ambientale e di elevata socialità. Gli interventi nelle eventuali aree di espansione andranno collocati, così come prescritto dalle norme del PTCP, in aderenza agli abitati esistenti, compatibilmente con il controllo degli effetti paesaggistici delle trasformazioni. A tal fine il PUC conterrà linee guida per le singole aree eventualmente identificate, che dovranno guidare le trasformazioni. Tali indirizzi potranno anche essere modificati in sede attuativa, motivandone le ragioni e il rispetto dei principi delle linee guida. Il ricorso ai comparti perequativi è uno strumento che il PUC potrà assumere per la sua attuazione.

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5.12. Stesura di regole mirate alla qualità architettonica Stesura di regole mirate alla qualità architettonica per gli interventi di recupero e nuova edificazione, da dettarsi nelle Norme tecniche di attuazione e nel RUEC anche, mediante la riproposta delle tradizionali tecniche costruttive. Le norme di attuazione del PUC ed il RUEC saranno fortemente integrate. L’attenzione agli effetti positivi o negativi, in base alle esperienze visibili nel territorio, legati alla forma e alla tecnica anche di piccoli interventi, deve ispirare il regolamento, a partire dalla modalità di presentazione dei progetti. Non si tratta di regolare lo “stile” delle trasformazioni, ma nell’ambito delle libertà compositive, di misurarne e giustificarne gli impatti sul paesaggio e sugli insediamenti. Il regolamento conterrà una specifica sezione rivolta all’inquinamento luminoso, recuperando ed adattando al nostro territorio esperienze normative già consolidate.

5.13. Ridisegno degli spazi pubblici Ridisegno degli spazi pubblici mediante progetti specifici di riqualificazione degli spazi aperti (strade, percorsi pedonali, piazze, verde, attrezzature per lo svago ed il tempo libero e il supporto alla produzione). Il PUC definirà, nella sua componente programmatica, le previsioni di servizi e di aree (verde, parcheggio) in rapporto agli assetti urbanistici previsti. Per un insieme di manufatti dell’abitato di Pollica (Castello, Convento di …., palazzo nella piazza, ex scuola media) occorre definire una visione strategica coordinata per favorire il massimo di sinergie possibile delle loro destinazioni.

5.14. Riqualificazione, ammodernamento e gerarchizzazione funzionale della rete della viabilità locale; realizzazione e recupero di sentieri d’interesse turistico e ambientale In coerenza con quanto detto negli altri punti, s’identificheranno eventuali piccoli interventi di adeguamento delle infrastrutture di mobilità esistenti e lo sviluppo dei sentieri esistenti, nonché l’eventuale sistemazione e tracciamento di una rete sentieristica di supporto alla fruizione del paesaggio interno e di quello costiero. Per l’interno, anche in coerenza con le indicazioni del Parco, andrà valorizzata la fruizione dell’area di San Giovanni nella prospettiva di un percorso naturalistico culturale legato alla presenza storica dei monaci basiliani. Uno specifico approfondimento andrà fatto sulla previsione del PTCP della programmazione di un’infrastruttura portuale a Pioppi. L’Amministrazione comunale ha già avviato degli studi per formulare proposte alternative di minore impatto e maggiore fattibilità.

5.15. Localizzazione di attrezzature e servizi d’interesse sovracomunale Il Comune di Pollica si candida alla realizzazione, anche in accordo con i Comuni vicini, di attrezzature pubbliche di servizio all’area vasta.

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6. IL PROCESSO DI VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA 6.1. Premessa Facendo riferimento alla Direttiva europea 2001/42/CE ed alle norme nazionali e regionali in materia, risulta evidente che la Valutazione Ambientale Strategica si configura come un processo complesso che si compone anche di elaborati. Il Rapporto preliminare, il Rapporto Ambientale e la Sintesi non tecnica costituiscono gli strumenti che, insieme ad altri atti, consentono di integrare nel Piano o Programma le considerazioni relative agli aspetti ambientali sociali ed economici. Pollica può costituire un laboratorio per l'integrazione nel Governo del Territorio di soluzioni che, oltre ad essere ecologicamente compatibili e sostenibili, siano in grado ridurre significativamente l'impatto negativo dell'uomo sull'ambiente. Per perseguire obbiettivi così ambiziosi è necessario organizzare attentamente il procedimento di Valutazione Ambientale Strategica secondo lo schema seguente: • redazione del Rapporto Preliminare (di Scoping) quale elemento integrato al quadro conoscitivo del preliminare di Piano Urbanistico Comunale; • individuazione, con l'Autorità Competente comunale dei soggetti che, in relazione alle specifiche condizioni del territorio ed agli impatti ed azioni da promuovere, come determinate dal Documento Strategico del preliminare di Piano, possano svolgere il ruolo di collaborazione ed indirizzo che la normativa attribuisce ai Soggetti Competenti in materia Ambientale; • condivisione con gli SCA del Rapporto Preliminare, con lo scopo di: o acquisire indicazioni circa i contenuti che il Rapporto Preliminare, sulla base delle indagini sullo stato dell'Ambiente, ha previsto di affrontare nel Rapporto Ambientale;

o arricchire ed approfondire gli elementi di cui si è indagato nel Rapporto Preliminare;

o acquisire nuovo materiale conoscitivo e le banche dati in possesso di tali soggetti al fine di giungere ad un livello adeguato di conoscenza delle problematiche ambientali e dei processi di coesistenza tra Ambiente ed attività antropica (ad esempio il quadro di gestione dei rifiuti a scala vasta, le azioni in corso con riferimento alla gestione delle risorse idriche, l'integrazione nelle reti energetiche sovracomunali, etc.). La condizione di massima efficienza ed efficacia del processo di VAS non può che prevedere i SCA quali soggetti "collaboratori" dell'Autorità Procedente e dell'Autorità Competente e ciò, sia al fine di evitare duplicazioni di analisi ed indagini, sia per integrare le specifiche competenze;

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• condivisione con il "pubblico" del Rapporto Preliminare. L'obbiettivo di tale fase è quello di dare attuazione al principio di partecipazione e condivisione delle azioni di Governo del Territorio. All’interno del “pubblico” si ritiene debbano essere compresi tutti i portatori di interesse locali (gli stakeholders) con riferimento agli specifici campi di attività ed alla loro potenzialità nel dare attuazione alle azioni di Piano. In tal senso, ferma restando l'esigenza di aprire il processo di partecipazione all'intera cittadinanza, i soggetti da coinvolgere10 potrebbero essere individuati in:

o associazioni portatrici di interessi diffusi definiti, dichiarati ed effettivamente coinvolgenti la realtà locale;

o operatori economici interessati ad effettuare investimenti sul territorio; o associazioni professionali; o associazioni imprenditoriali; o singoli cittadini che, oltre ad essere coloro i quali subiscono maggiormente gli effetti del piano, risultano spesso portatori di conoscenze e proposte indispensabili ad un efficace processo di pianificazione; • redazione del Rapporto Ambientale e della Sintesi dello stesso con un linguaggio non tecnico e comunque di facile comprensione sia con riferimento agli obbiettivi che ad azioni e strategie; • condivisione del Rapporto Ambientale, insieme al progetto di Piano Urbanistico Comunale, con i soggetti precedentemente consultati e con l'Autorità Competente per:

o consentire una reale conoscenza dei contenuti della proposta adottata di Piano;

o acquisire eventuali ulteriori suggerimenti migliorativi; o apportare al progetto di Piano adottato le eventuali modifiche necessarie ed utili prima di procedere alla relativa approvazione;

o acquisire il parere dell'Autorità Competente ai sensi dell'art 15 del D. lgs. 152/2006. • monitoraggio del livello di attuazione del Piano per verificare l'aderenza delle previsioni alla reale trasformazione ed introdurre, ove necessario, le necessarie correzioni nell'ambito di un processo di pianificazione continua del territorio.

10 L’abrogazione delle Deliberazioni 627 e 635 della Giunta Regionale campana, ha ricondotto alla competenza dell'Autorità Procedente e Competente l'individuazione dei soggetti da coinvolgere nell'attività di pianificazione

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6.2. Individuazione dei soggetti competenti in materia ambientale I Soggetti Competenti in materia Ambientale individuabili in prima istanza, e salvo diversa previsione dell’Autorità competente, sono: • Regione Campania (Settore Tutela Ambiente AGC 05, Settore Governo del Territorio AGC 16 e Settore Provinciale del Genio Civile); • Provincia di Salerno; • Autorità di Bacino regionale di Campania sud ed Interregionale per il bacino idrografico del fiume Sele; • Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania (ARPAC); • Direzione regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania; • Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino; • ASL competente.

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6.3. Criteri e verifica degli impatti significativi sull’ambiente Di seguito sono elencati i documenti e le norme che, a livello comunitario, orientano le strategie di sviluppo. Questi documenti indirizzano anche la pianificazione comunale verso l’individuazione di obiettivi da raggiungere attraverso azioni sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Tali strumenti sono: • Il Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi dei Fondi strutturali dell’Unione Europea:

o Il documento redatto dalla commissione europea (DG IX “Ambiente, sicurezza nucleare e protezione civile”) nel 1998, individua dieci “criteri chiave per la sostenibilità”: . ridurre al minimo l’impiego delle risorse energetiche non rinnovabili; . impiego delle risorse rinnovabili nei limiti della capacità di rigenerazione; . uso e gestione corretta, dal punto di vista ambientale, delle sostanze e dei rifiuti pericolosi/inquinanti; . conservare e migliorare lo stato della fauna e flora selvatiche, degli habitat e dei paesaggi; . conservare e migliorare la qualità dei suoli e delle risorse idriche; . conservare e migliorare la qualità delle risorse storiche e culturali; . conservare e migliorare la qualità dell’ambiente locale; . protezione dell’atmosfera (riscaldamento globale); . sensibilizzare la popolazione alle problematiche ambientali; sviluppare l’istruzione e la formazione in campo ambientale; . promuovere la partecipazione del pubblico alle decisioni che comportano uno sviluppo sostenibile. • Documento generale di indirizzo sulla nuova Strategia dell’Unione europea in materia di Sviluppo Sostenibile (SSS) [Consiglio europeo “Nuova strategia dell’UE in materia di sviluppo sostenibile” DOC. 10917/06]. Questo atto, risalente al 2006, pone al centro la rottura del rapporto di causa/effetto fra crescita economica e degrado ambientale, al fine di assicurare una maggiore equità intra e inter- generazionale, attraverso la diffusione di metodi di produzione e consumo sostenibili, il miglioramento dell’ambiente e la difesa della biodiversità. È stata elaborata una matrice utile ad individuare gli impatti che le azioni di piano avranno rispetto agli obiettivi di sostenibilità contenuti nel Manuale per la valutazione ambientale dei Piani di Sviluppo Regionale e dei Programmi dei Fondi strutturali dell’Unione Europea.

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Matrice

Obiettivi di sostenibilità

ambientali;

Azioni di piano risorse idriche; risorse globale); paesaggi; dell’ambiente locale; dell’ambiente pericolosi/inquinanti; e delle e pubblico decisioni. alle pubblico problematiche risorse storiche e culturali; e storiche risorse gestione corretta, dal punto di vista vista di punto dal corretta, gestione energetiche non rinnovabili; non energetiche dellarigenerazione; capacità di 9. sensibilizzare la popolazione alle alle popolazione la sensibilizzare 9. 7. conservare e migliorare la qualità qualità la migliorare e conservare 7. 10. promuovere la partecipazione del del partecipazione la promuovere 10. ambientale, delle sostanze e dei rifiuti rifiuti dei e sostanze delle ambientale, 4. conservare e migliorare lo stato della della stato lo migliorare e conservare 4. 6. conservare e migliorare la qualità delle delle qualità la migliorare e conservare 6. fauna e flora selvatiche, degli habitat e dei dei e habitat degli selvatiche, flora e fauna 1. ridurre al minimo l’impiego delle risorse risorse delle l’impiego minimo al ridurre 1. 3. uso e e uso 3. 8. protezione dell’atmosfera (riscaldamento (riscaldamento dell’atmosfera protezione 8. 2. impiego delle risorse rinnovabili nei limiti limiti nei rinnovabili risorse delle impiego 2. 5. conservare e migliorare la qualità dei suoli suoli dei qualità la migliorare e conservare 5.

Sviluppo di infrastrutture turistiche

Riorganizzazione delle infrastrutture balneari e turistiche lungo la costa

Valorizzazione e cura del paesaggio agrario

Progetto di una specifica attrezzatura per la valorizzazione in campo dei prodotti della dieta mediterranea Tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale e socio- culturale Rafforzamento e riqualificazione della struttura insediativa storica Verifica della potenzialità industriale, artigianale e commerciale Selezione di un’elevata quota dell’offerta abitativa prevista dal

PTCP da destinare a Housing sociale Valutazione dell' opportunità di prevedere norme gestionali di tipo perequativo

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Stesura di regole mirate alla

qualità architettonica

Ridisegno degli spazi pubblici

Riqualificazione, ammodernamento e

gerarchizzazione funzionale della rete della viabilità locale Realizzazione e recupero di sentieri d’interesse turistico e ambientale Localizzazione di attrezzature e servizi d’interesse sovracomunale

Legenda: effetti positivi; effetti potenzialmente positivi;  interazione non rilevante;  effetti incerti;  effetti potenzialmente negativi La scelta del modello di valutazione definitivo e dell’eventuale adozione del DIPSIR quale supporto decisionale si ritiene debba essere demandata ad una successiva fase di analisi, quando sarà disponibile la versione definitiva del Preliminare di PUC nonché il contributo dei SCA.

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6.4. Indicatori Di seguito si riporta un primo elenco di indicatori utili per misurare gli impatti dell’attuazione del piano. La definizione finale degli indicatori è rinviata al completamento del quadro conoscitivo dopo la fase di iniziale partecipazione dei SCA. Unità di Nome Descrizione misura L'indicatore considera gli effetti che gli interventi sul sistema Spazi insediativo possono generare in termini di aumento delle mq pubblici dotazioni di spazi pubblici liberamente fruibili L'indicatore considera gli effetti che gli interventi sul sistema Standard insediativo possono generare in termini di aumento delle mq urbanistici dotazioni di spazi per standard urbanistici L'indicatore considera gli effetti che gli interventi sul sistema n° nuove Servizi insediativo possono generare in termini di aumento della attività dotazione di attività commerciali L'indicatore considera gli effetti che gli interventi sul sistema Attrezzature insediativo possono generare in termini di aumento delle mq pubbliche dotazioni di attrezzature pubbliche L'indicatore considera gli effetti che gli interventi sulla rete Emissione di infrastrutturale possono generare in termini di riduzione di g/mc CO 2 emissione di gas inquinanti L'indicatore considera gli effetti che gli interventi sulla rete Parcheggi infrastrutturale possono generare in termini di aumento delle mq dotazioni parcheggi Percorsi L’indicatore considera gli effetti che gli interventi sulla rete ciclo - infrastrutturale possono generare in termini di realizzazione di km pedonali nuovi percorsi ciclo - pedonali Linee L’indicatore considera gli effetti che gli interventi sulla rete Trasporto n° utenti infrastrutturale possono generare in termini di potenziamento Pubblico delle linee di trasporto pubblico ml percorso Locale L'indicatore considera gli effetti che gli interventi sul sistema S.A.U. ambientale possono generare in termini di aumento della mq superficie agricola utile Infrastrutture L'indicatore considera gli effetti che gli interventi sul sistema n° di alberi verdi ambientale possono generare in termini di aumento del numero

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di alberature stradali e di perimetrazione delle aree agricole L'indicatore considera gli effetti che gli interventi sul sistema Pressione edilizio possono determinarsi in termini di riduzione del Kwh/ab. energetica consumo medio energetico pro capite

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6.5. Proposta di indice del rapporto ambientale Sulla base dell’Allegato VI al D.lgs. 4/2008, è di seguito riportata la proposta di indice del Rapporto Ambientale: • Quadro di riferimento normativo; • Quadro conoscitivo; • Stato attuale dell'ambiente e sua evoluzione senza l'attuazione del Piano; • Contenuti ed obiettivi del PUC, illustrazione di altri piani e programmi rilevanti per il comune di Pollica; • I risultati del processo di condivisione e partecipazione delle scelte strategiche; • Illustrazione dei documenti di livello comunitario e nazionale da cui sono stati tratti gli obiettivi di protezione dell’ambiente ed illustrazione di come si è tenuto conto di tali obiettivi; • Strategie di intervento e qualificazione ambientale della pianificazione sovraordinata; • Possibili effetti significativi sull’ambiente dell'attuazione del PUC; • Misure di mitigazione e compensazione; • Sintesi della scelta e delle alternative individuate; • Misure per il monitoraggio ed il controllo; • Sintesi non tecnica delle informazioni del Rapporto Ambientale.

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7. Metodologia di consultazione Il Rapporto preliminare ha il compito di aprire la consultazione con i Soggetti Competenti in materia Ambientale e con gli altri soggetti portatori di interessi e punti di vista rilevanti. Il Rapporto Preliminare e il Preliminare di piano saranno, quindi, oggetto di consultazioni con organizzazioni sociali, culturali, economico professionali, sindacali ed ambientaliste, nonché con tutti i soggetti pubblici e privati interessati. Le consultazioni con tali soggetti e con i SCA, individuati dall’Autorità Competente comunale per la VAS, si svolgeranno secondo le modalità previste dalla norma e secondo quanto riportato nella tabella in paragrafo 1.3.3 del presente documento: “Manuale operativo del Regolamento 4 agosto 2011 n. 5 di attuazione della L.R. 16/2004 in materia di Governo del territorio”. La consultazione di soggetti portatori di interessi particolari e specifici potrà da una parte ampliare la conoscenza su temi specifici, dall’altra far emergere conflitti latenti. È importante, affinché il piano possa risultare efficiente, saper governare tali possibili conflitti. Il conflitto si presenta come contrapposizione di due posizioni opposte, un “gioco a somma zero” dove vi è un vincitore ed uno sconfitto. Saper gestire il conflitto vuol dire trasformarlo in un “gioco a somma positiva”, dove tutti riescono a ottenere qualche vantaggio e riconoscersi nella decisione presa. Per far ciò è necessario dunque trasformare il conflitto, e le strade possibili sono la negoziazione o la discussione. La prima mira a raggiungere un accordo in cui ogni parte rinuncia a qualcosa e guadagna qualcosa; la seconda mira a raggiungere un punto di vista comune mediante l’argomentazione delle proprie posizioni e la modifica delle stesse. Affinché il conflitto possa trasformarsi è necessario che vi sia un confronto diretto tra le diverse parti, che porti alla conoscenza dello stato di fatto e delle diverse posizioni. La negoziazione può essere di due tipi: distributivo/posizionale o integrativo/creativo. Il primo tipo parte dal presupposto che l’oggetto del contendere sia unico e ben definito e che quindi si possa giungere a un compromesso tra le parti con una distribuzione della posta in gioco: in questo caso le parti non cambiano la loro posizione ma rinunciano a qualcosa per guadagnare qualcosa. Il secondo tipo di negoziazione, invece, parte dal presupposto che le parti in gioco dovrebbero rinunciare al confronto tra le posizioni, ossia tra le soluzioni auspicabili per ognuna, e lavorare sugli interessi di cui ognuna si fa portatrice. Per trasformare la discussione sulle posizioni in una discussione sugli interessi è necessario indagare sul perché si sostiene una posizione per scoprire quale sia il reale problema da risolvere; ciò porta all'elaborazione di soluzioni più ricche e complesse. Il conflitto è inteso non come una sterile contrapposizione ma diviene la leva per capire quale sia il problema reale e generare nuove soluzioni. Questa tipologia di negoziazione è stata elaborata negli Anni ’70 dall’Università di Harvard nell’Harvard Negotiation Project ed è stata sintetizzata nel manuale Getting to Yes. Negotiating agreement without giving in di Roger Fisher e William Ury.

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La trasformazione dei conflitti mediante la discussione si basa su approcci e tecniche che si propongono di risolvere le controversie attraverso il dialogo; ciò avviene all’interno di processi deliberativi11, in cui si cerca di arrivare a una decisione comune mediante l’argomentazione. Una delle tecniche del metodo dell’analisi multi criteri, attuata nei processi deliberativi per risolvere controversie tra i diretti interessati è il bilancio partecipativo. Questa si basa sull’organizzazione condivisa del processo decisionale: pesi e criteri vengono definiti consensualmente all’interno di una discussione; in base ad essi sono valutate le alternative e viene formata una graduatoria delle alternative. L’uso di questa tecnica permette di discutere ed accordarsi sulle premesse della decisione: di conseguenza, l’esito non potrà essere messo in discussione. Un’altra tecnica utilizzata per risolvere conflitti, sviluppata negli anni ’90 del secolo scorso in Europa e negli Stati Uniti, è la giuria di cittadini: si sottopone la questione a un gruppo di cittadini, estratto a sorte, che viene informato da esperti e interessati sull’oggetto della controversia e che, alla fine dei lavori, elabora delle possibili soluzioni - non vincolanti - ma che saranno prese in considerazione dai decisori istituzionali. L’utilizzo di queste tecniche potrà aiutare l’amministrazione procedente ad affrontare i conflitti che nasceranno in fase di consultazione.

11 Dall’ inglese to deliberarate = “esaminare le ragioni pro e contro una certa decisione”

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8. VALUTAZIONE PRELIMINARE DI INCIDENZA 8.1 Premessa Oggetto della presente è la valutazione dell'incidenza ambientale che il redigendo Piano Urbanistico Comunale (PUC) potrà avere sul sito di importanza comunitaria (SIC) denominato Monte della Stella. Tale valutazione adempie a quanto disposto dall'art. 6 della direttiva europea 92/43/CEE, e dall'art. 6 del DPR 12 marzo 2003 n. 120, che ha sostituito l'art. 5 del DPR 8 settembre 1997, n. 357, ed è finalizzata alla individuazione di possibili danni o alterazioni che l'attuazione del PUC può determinare sullo stato di conservazione delle funzioni eco-sistemiche del sito delle rete Natura 2000. I siti appartenenti alla Rete Natura 2000 sono considerati di grande valore ecologico in quanto costituiscono habitat naturali di importanti esemplari di fauna e flora. Le zone protette sono istituite nel quadro della cosiddetta "direttiva Habitat", che comprende anche le zone designate nell'ambito della cosiddetta "direttiva Uccelli". Queste insieme costituiscono una rete avente come obiettivo primario quello di preservare le specie e gli habitat per i quali i siti sono stati identificati, tenendo in considerazione le esigenze economiche, sociali e culturali regionali in una logica di sviluppo sostenibile, avendo come finalità la sopravvivenza a lungo termine di queste specie e habitat e nel contempo la protezione della biodiversità nel territorio dell'Unione europea.

8.2 Riferimenti normativi I riferimenti normativi per la valutazione di incidenza sono: - la direttiva 79/409/CEE (Direttiva “Uccelli”) che indirizza alla conservazione di tutte le specie di uccelli selvatici europei, e prevede l’istituzione delle Zone a Protezione Speciale (ZPS) per il raggiungimento dell’obiettivo. Le misure prevedono l’individuazione di una serie di azioni per la conservazione di numerose specie di uccelli e di aree destinate alla conservazione di tali specie. La direttiva è stata modificata dalla Direttiva 2009/147/CE del 30.11.2009 - la direttiva 92/43/CEE (Direttiva "Habitat"), che rappresenta il recepimento di quanto esposto nella Convenzione sulla Biodiversità di Rio de Janeiro con l’obiettivo di salvaguardare la biodiversità attraverso la conservazione degli habitat naturali. Il Consiglio dei Ministri dell'Unione Europea, con l'obiettivo di promuovere la tutela e la conservazione della diversità biologica presente nel territorio degli Stati membri, ha istituito con la direttiva 92/43/CEE "Habitat" un sistema coerente di aree denominato Rete Natura 2000. La rete ecologica si compone di ambiti territoriali designati come Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.), che al termine dell'iter istitutivo diverranno Zone Speciali di Conservazione (Z.S.C.), e Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.) in funzione della presenza e rappresentatività sul territorio di habitat e specie animali e vegetali indicati negli allegati I e II della Direttiva "Habitat" e di specie di cui all'allegato I della direttiva 79/409/CEE "Uccelli" e delle altre specie migratrici che tornano regolarmente in Italia. Con il DPR n. 357/1997 l’Italia ha recepito ed attuato tale direttiva demandando alle Regioni il compito di definire specifici indirizzi. In base all’art. 6 di tale DPR sono da sottoporre a

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Valutazione d’Incidenza tutti i Piani, Programmi e Progetti non direttamente connessi e necessari al mantenimento dello stato di conservazione delle specie e degli habitat presenti in un sito Natura 2000, e che inoltre possono avere significative incidenze sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi. La Regione Campania ha recepito tale istanza con un proprio regolamento in materia di Valutazione d’Incidenza di cui al DPRG n.19/2010.

8.3 Descrizione del Sito di Importanza Comunitaria L'area SIC Monte della Stella ha un'estensione di circa 1179 ha di cui circa 20 ha compresi nel territorio comunale di Pollica. Il sito presenta una variazione altimetrica compresa tra i 500 e i 1130 metri della vetta del Monte Stella, rientrando nella tipologia dei siti montano-collinari.

SIC-IT8050025 Monte della Stella Confine Comune di Pollica

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Al fine di evidenziare valori, esigenze e vulnerabilità specifici del sistema Natura 2000 si procede ad una descrizione delle sue caratteristiche in base alle informazioni relative agli habitat d’interesse comunitario fornite dal Ministero dell’Ambiente.

Vegetazione Il territorio si presenta in gran parte ricoperto da foreste, che solo nelle zone poste alle quote più basse cedono il posto a coltivazioni di ulivo mentre nell'area della vetta si rinviene una vegetazione arborea e arbustiva più rada, costituita da Ontani, anche di discrete dimensioni , e Biancospini. I boschi sono prevalentemente costituiti da castagneti; alle quote più basse trovano posto boschi di Leccio, spesso misto a Roverella e Orniello. La presenza del Cerro, un tempo sicuramente più diffuso, è limitata a poche zone relittuali. Nel SIC sono presenti anche arbusteti termo-mediterranei, caratterizzati da diverse specie quali: il corbezzolo arbustivo, lo spazio villoso, la cicerchia di Giordano, il lentisco, l'erica, il mirto, etc., mentre la gariga è caratterizzata da ampelodesmeti, ginestre e ginepri. Si riconoscono, ancora, anche praterie di altitudine e xeriche mediterranee, caratterizzate da numerose specie erbacee quali la stellina calabrese, l'aquilegia, il verbasco, la cresta di Wettstein, lo spillone del Cilento, la festuca di Calabria, il raro Crespino dell'Etna e molte specie di trifoglio e graminacee, oltre che numerose orchidee spontanee del genere Orchis e Ophrys.

Avifanuna Dal punto di vista dell'avifauna si può affermare che le specie totali finora note per il SIC sono 119, delle quali 22 sono elencate in allegato I della Direttiva Uccelli e 57 sono nidificati nel sito. Tra i rapaci migratori, spiccano le presenze di nibbio bruno, reale, falco pellegrino e aquila minore12.

8.4 Disposizioni normative operanti Si riportano di seguito il dettaglio di alcune disposizioni normative di tutela cui è assoggettato il territorio compreso nel SIC in argomento.

Piano Territoriale Regionale (PTR) In base alle cartografie allegate al PTR (allegato 4) l'area SIC Monte della Stella, ricade nel Sistema Territoriale di Sviluppo A3.

12 Fonte: LIFE+MGN - servizi ecosistemici

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Sistema Comunità Parco PIT PRUSST Patti Contratti GAL PTCP PSSE Unione Rischio Montana d'area Comuni Vesuvio A3 Si SI Si Si Si Alento Monte Stella Sistema organizzato Il sistema è stato individuato in funzione della perimetrazione della CM. è inserito nell'ambito programmatico del Cilento previsto dal PTCP e nell'ambito del Parco del Cilento - Vallo del Diano Sono compresi i comuni di: Agropoli - Castellabate - Casal Velino - Pollica - Montecorice - Ogliastro Cilento - Perdifumo - Omignano - Torchiara - Sessa Cilento - Cicerale - Lustra - Laureana Cilento - San Mauro Cilento - Rutino - Prignano Cilento - Stella Cilento - Serramezzana Le Linee Guida per il paesaggio in Campania definisce direttive, indirizzi ed approcci operativi per una effettiva e coerente attuazione nella pianificazione provinciale e comunale, dei principi di sostenibilità, di tutela dell'integrità fisica e dell'identità culturale del territorio, dei paesaggi, dello spazio rurale e aperto e del sistema costiero, contenuti nella legge L.R. 16/04. Il Monte Stella rientra nel sistema "Colline Costiere" del territorio rurale e aperto, per il quale il PTR prevede indirizzi specifici di rilievo strategico di salvaguardia e gestione.

Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) Nell'ambito delle strategie per il Sistema Ambientale del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale sono state individuate delle aree a rilevante valore paesaggistico, naturalistico e agronomico finalizzate alla costituzione di una Rete Ecologica provinciale. L'area SIC Monte della Stella risulta essere un area a potenziale ed elevata biodiversità, con livelli di naturalità elevata o molto elevata che rappresentano l’ossatura e la base fondante della rete ecologica provinciale. In tali aree le azioni e le politiche di salvaguardia dell’assetto naturalistico ed agricolo del territorio dovranno essere di conseguenza volte alla conservazione e valorizzazione di tale importante ruolo.

Piano del Parco Nazionale Cilento e Vallo di Diano e Alburni Ai sensi dell'art.12 della L.394/91, il Piano del Parco suddivide il territorio del Parco in zone a diverso grado di tutela e protezione, con riferimento alle seguenti categorie: - zone A, di riserva integrale, suddivise nelle sottocategorie A1 e A2; - zone B, di riserva generale orientata, suddivise nelle sottocategorie B1 e B2; - zone C, di protezione, suddivise nelle sottocategorie C1 e C2; - zone D, di promozione economica e sociale. L'area SIC del territorio comunale di Pollica ricade interamente nella zona C2 del Piano del Parco Nazionale Cilento e Vallo di Diano.

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Piano Urbanistico Comunale Comune di Pollica

Si riferiscono ad ambiti caratterizzati dalla presenza di valori naturalistici ed ambientali. Gli usi e le attività sono finalizzate alla manutenzione, il ripristino e la riqualificazione delle attività agricole e forestali, unitamente ai segni fondamentali del paesaggio naturale ed agrario, alla conservazione della biodiversità e delle componenti naturali in esse presenti La zona alta del Monte Stella inoltre è inclusa in zona 1 delle Misure di salvaguardia del Parco (allegato al DPR 05/06/95.), in cui è fatto divieto di sostituire la macchia spontanea o gli ordinamenti colturali esistenti con altri di diverso tipo.

Piano di Gestione Il Piano è stato approvato nell'ambito del PROGETTO LIFE NATURA “LIFE06NAT/IT/000053 “Cilento in rete”13 per garantire una gestione complessiva dei siti della Rete Natura 200 nel Parco. I piani di gestione approvati dal Consiglio Direttivo dell'Ente Parco costituiscono "elemento qualificante e trainante dei territori interessati, identificando una serie di interventi necessari alla conservazione e allo sviluppo economico delle aree interessate". Ambito Tipologia Nome SIC Alta valle del Fiume Bussento (Cod.IT8050001) SIC Grotta di (Cod.IT8050016) Alta Valle del Fiume Calore Lucano (Salernitano) SIC FLUVIALE (Cod.IT8050002) SIC Basso corso del Fiume Bussento (Cod.IT8050007) SIC Fiume Alento (Cod.IT8050012) SIC Fiume Mingardo (Cod.IT8050013) SIC Monti Alburni (Cod.IT8050033) ZPS Alburni (ZPS) (Cod.IT8050055) Monte Cervati, Centaurino e Montagne di SIC (Cod.IT8050024) SIC Balze di (Cod.IT8050006) SIC Monte Motola (Cod.IT8050028) MONTANO- ZPS Monte Cervati e dintorni (ZPS) (Cod.IT8050046) COLLINARE SIC Montagne di (Cod.IT8050022) SIC Monte Bulgheria (Cod.IT8050023) SIC Monte della Stella (Cod.IT8050025) SIC Monti Soprano e Monte Vesole (Cod.IT8050031) Monti Soprano, Vesole e Gole del Fiume Calore ZPS Salernitano (ZPS) (Cod.IT8050053)

13 Fonte: Rapporto divulgativo del progetto LIFE “Cilento in Rete”

Rapporto Preliminare (art.13, comma 1 del D.lgs 152/2006 e ss.mm.ii.) 90

Piano Urbanistico Comunale Comune di Pollica

SIC Monte Sottano (Cod.IT8050050) SIC Monte Sacro e dintorni (Cod.IT8050030) Costa Punta Tresino e le Ripe Rosse (ZPS) ZPS (Cod.IT8050048) SIC Monte Tresino e dintorni (Cod.IT8050032 ) SIC Monte Licosa e dintorni (Cod.IT8050026) SIC Isola di Licosa (Cod.IT8050017) SIC Pineta di Sant'Iconio (Cod.IT8050039) SIC Stazione a Genista cilentana di Ascea (Cod.IT8050042) SIC Pareti rocciose di Cala del Cefalo (Cod.IT8050038) MARINO-COSTIERO Costa tra Marina di e Policastro Bussentino ZPS (ZPS) (Cod.IT8050047) Rupi costiere della Costa degli Infreschi e della Masseta SIC (Cod.IT8050040) Fascia interna di Costa degli Infreschi e della Masseta SIC (Cod. IT8050011) Parco marino di Punta degli Infreschi (ZPS) ZPS (Cod.IT8050037) Parco marino di S. Maria di Castellabate (ZPS) ZPS (Cod.IT8050036)

Pianificazione comunale Nello strumento di pianificazione in vigore (PRG), il sito Natura 2000 del territorio di Pollica era classificato con destinazione d'uso E1 di tipo agricolo tutelato.

In armonia con gli indirizzi e gli obiettivi del PTR della Regione Campania, il PUC di Pollica mira alla valorizzazione, alla tutela e alla gestione del patrimonio ambientale, storico e insediativo. Particolare attenzione è rivolta all'ottimizzazione della pressione insediativa sull'ambiente naturale con il fine di salvaguardare il territorio, tutelando così le proprie valenze paesaggistiche. Il nuovo strumento di pianificazione, pone ancora più attenzione alla salvaguardia del territorio senza apportare modifiche impattanti sugli habitat da salvaguardare.

Rapporto Preliminare (art.13, comma 1 del D.lgs 152/2006 e ss.mm.ii.) 91