Consuetudini e tradizioni in Val

Autor(en): Menghini, Felice

Objekttyp: Article

Zeitschrift: Quaderni grigionitaliani

Band (Jahr): 7 (1937-1938)

Heft 1

PDF erstellt am: 23.09.2021

Persistenter Link: http://doi.org/10.5169/seals-9157

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http://www.e-periodica.ch CONSUETUDINI E TRADIZIONI IN FELICE MENGHINI

Se ci puö essere un luogo dove la consuetudine e la tradizione, un complesso insomma di usanze locali caratteristiche, si formino e si consei- vi-no a lungo e alcune reslino per secoli e secoli, e proprio una valle. chiusa da una parle e dall'aHra a ogni influente comunieazione e relazione col resto de! mondo. II popolo di una tal terra, chiusa in se entro confini na- turali o politici, a poco a poco si forma un'anima e un gusto tulto proprio, una vita che sempre conre sopra una medesjima notaia, e nasce cosi la tradizione di usanze secolari, che fanno parte intima del patrimonio spirituale d'una gente. Pac.se che vai, usanza che trovi: diciamolo specialmenle per il popolo alpigiaiio che trova nella propria valle tutto il suo mondo. Cosi e anche di questa remolissima Val Poschiavo, ultimo lembo dell'Elvezia meridionale, speiduto tutto nella Penisola che l'abbraceia da ogni parte, quasi volesse farlo suo. A sud la vita viene si puo dire interrotla dalle sempre crescenti difficoltä doganali. che impediscono quasi completamente ogni influsso italiano sulla Valle. A levante e ponente maestose montagne la eircondano e la le- gano e i pochi, quasi impraticabili passi che le lagliano, sono scrupolosa- menle vigilali dalle guardie di confine: solo di tanto in tanto sfugge loro qualche truppa di audaci contrabbandieri, che appena fatto le loro comp.re in valle, se ne ritornano lenti e curvi sotto i pesant'i carichi, incontn) alla fortüna. A sellentrione s'erge l'eternamente bianco Bernina, col suo passo chiuso al traffico la piü parte dell'anno. Da un quarto di secolo la ferrovia del Bemina, un lussuoso trenino giallo che attraversa la Valle, pereor- rendo i! tratto da a San Maurizio d'Engadina, ha portato una vila piü aperta alle comunicazioni comunali e industriali oltre il confine e oltre il passo. Ma la Valle resta pur sempre chiusa entro la sua naturale corona di monti, la vila della maggior parte del popolo e rimasta quella antica, e la tradizione s'e ben conservata e rimarrä certo per tanto tempo ancora. H questa una tonslalazionc che non viene fatta per la prima volta; il parrocc protcslanle Georg Leonhardi, che scrisse un lihrettuccio alquanto parziale. 16 QUADERNI GRIGIONI ITALIANI ma abbastanza esaurienle e interessante sulla Valle di Poschiavo dice scn- z'altro che in nessun luogo del Gtrigioni sj puö trovare una aJ treHanta varielä di tradizioni e costumi: das Volksleben am südlichen Fasse des Bernina ist ein buntes Allerlei; es wird im keiner Gegend Graubündens eine solche Mannigfaltigkeit angetroffen, wie hier. (Leonhardi, das Pos biavino Tal, pag. 68, Leipzig, Verlag Engelmann 1859). Querto libretto in lingua tedesca, oiamai esaurilo e quasi irreperibile, dedica pure qualche pagina al Folklore poschiavino. accennando alle principali e forse piü original] usanze. A questa fönte attfingeva un altro scrittore della Svizzera tedesca, Waller Menzi, che nel 1933 pubblicava un inliero librello inlorno a Poschiavo, loc- eando anch'egli l'argomento folkloristico, riportando i cenni del Leonhardi e amphiicandoli con osservazioni sue piü o meno vere e opportune. Altri libri 'cdeschi, specialmente le guide del Cantone Grigioni, parlano di Poschiavo e delle sue consuetudini, ma una vera tiaüazione completa dell'ar- goniento nor. s'e fatta ancora. Purtroppo si deve niconoscere che finora soltanto degli stranieri, benche svizzeri, se ne sono interessati. I pöschiavini stessi non ci fanno neanche gran caso. Anzi, qualche bella usanza antica s'e lasciata andar perduta. Ma tante e taute ancora si conservano, che tutte non si possono ricordare e deserdvere in im semplice articolo: chissü che il tempo e la vila e l'esperienza non mi poitino un giorno a tarne un libro.

Per procedere con un cerlo qual'ordine nel raecontare le usanze di questo mio caro paese, dove Felemento e lo spirito lombardo s'e intree- ciato a quello alcmannico, dove la gente vive ancora lutla di tradizioni, sara bene cominciare con le usanze che aecompagnano la nascita di una creatüra, e poi i diversi principali avvenimenti della vita e poii la morte; dalla vita particolare d'ogni creatüra si poträ passare a quella generale e sociale e specialmenle religiosa e ca.mpagnola di tullo il popolo. C:>m • si compone e si divide la vita, ugualinenle si compongono e si dividono i eo slumi. che appunlo la delerminano in un luogo diveisamcnte che in un altro. rabbclliscono e quasi sempre le attribuiscono i piü bei significati che si possono immaginare. Vediamo dniupie anzitullo che cosa succede alla nascita d'una creatüra. I.e mamme hanno lavorato da tempo ad allestire il corredino con 1 : proprie mani, e a preparare la culla che puö essere ancora quella tutta in bei legno inlaglialo o almeno rozzamente arniato; come una piü semplice di vimini. coi piedi peu'; di legno pieno e lagliato, adatto aJTaltalena della ninna nanna: come pure, nelle famiglie piü povere, una semplice cassetta d'ogni forma o grandezza, purche il neonato ci stia comodo e non coira il pericolo d'essere scodellalo fuori. E quando la nascita e avvenula, se e un mar- mocchio, specialmente se e il primo, il babbo ne andrä superbo tanto da QUADERNI GRIGIONI ITALIANI 17 portare almeno per quel giorno il cappello storto, a sghömbescioi, per darsi insomma un'aria d'importanza. Se invece e una femmina, poveretta, il babbo dovrä fare il umso triste e portale il cappello ealato fin sugli occhi. E sj poi sono due o Ire o piü, dicono: di nuovo una mocciosa, mia sporcae- ciona e peggio ancora! Poi viene il giorno del battesimo, che di solito c sempre il pomeriggio della domenica seguente il giorno della nascita. 11 inas.chio si porta avvcllo sotto un velo azzurro, la femmina, sotto un velo rosa, oppure tutt'e due sotto il velo da sposa. Si 5sa che e un semplice modo di dire, ma il padre, che assisle sempre alla cerimonia, vede ben volontier! che il prete mella in bocca alla sua creatüra un bei pizzico di sale benedetto, perche cosi divenlerä sapienle: e giä ora, se non piange, essa darä a vedere che il sale le piace e che divenlerä quindi una gran cima di sapere. Se invece la cieatuiina piange e fa smorfie, oh allora resterä un ' dura di comprendonio!.... Dopi la cerimonia, i genitori usano olfrire ai padrini e ai parenti piü slretti una merenda in onore del nuovo cristiano donato alla Chiesa. Per il primo battezzato dopo la benedizione dell'acqua battesimale, che si compie il sabalo Santo, c'e l'usanza di olfrire al sacerdote batlezzatore nientemeno che un bei caprettino vivo, che a Poschiavo e il püalto di moda per i pnanzi pasquali. Dii'alli il capretto abbonda in primavera. A casa c'e la mamma a letto: i parenti e le amiche si l'anno un dovere di andare a trovarla, a c.omplimentarsi, e a porlarle in regalo le uova fresebe e certi panini, che da noi si chiamano < michi », per il pancotto. Mia mamma si ricorda ancora che quando venne al mondo, la bellezza di ventisei anni fa, il sottoscritto, le portarono ne piü ne meno che cento undici uova: proprio 111! I neonati si usano lasciare completamente, con le braccia ben aderenli al corpo, in lunghe bende variopinte e la buona mamma, ogni volta che li adagia nella culla usa segnarli col segno della croce. Anche i maschi, fino a che cominciano la scuola e persino durante i primi anni di scuola, si usano vest'ire da femmina, con la soltanella e il greinbiule. E quando si devono tondere, non si scomoda il barbiere, che e un lusso per i sdgnori, ma la buona mamma o una sorella lavoran di barbiere e, perche la nuca non si presenti troppo sgiaziala, rovescian sulla testa del paziente una di quelle antiche scodelle di legno che in dialetto si dicon « clapp >: e la for- bice s'induslria a seguii La bella curva indicata dall'orlo della tazza. Poi. in im batter d'oechio, i mannocchi si fan grandi e han voglia di maiitarsi. Tutti sanno che c questa la piü universalissima usanza di questo mondo. Ma c'e modo e modo di sposarsi. A Poschiavo c'e la brutta. brutlis- sima usanza di Lirare in lungo i fidanzamenli: insomma ci si fida poco! 1 giovanolti usano la sera, lino a tarda notte, girovagare in compagnia della futura metä e quamd'e il tempo dei lavori in montagna e le ragazze si trovano sugli alpi per la fienagione, non esitano, dopo una giornata fati- 18 QUADERNI GRIGIONI ITALIANI cosa, di fare due u Ire ore di cammino per portarsi a trovare, piii di frequente possibile, la loro bella. Col riscbio magari di trovare giä chiuse le porte dei cascinali e tutti coricati, o qualchedun'altro arrivato prima di lui, e di doversi cosi ritornare al piano, come si dice, con le pive nel sacco. II matrimonio non si conclude, almeno nella maggior parle dei casi, se prima la sposa non ha pronto il suo corredo e lo sposo s'e assicurato la nuova abilazione e un buon mestiere. Quando una ragazza non e capace di lavare i panni senza bagnarsi, si dice che avrä per marito un ubbriacone! Vengono poi le pubblicazioni in cbießa, che sono tre: alla prima i fidau- zali non assistono, ma scappano addirittura dal paese. Alla seconda restano in paese, ma nnn si l'anno vedere alla messa parrocchiale; alla terza ogni timore e scomparso c tutti e due vi assistono innperterrili, poiche oramai lutti lo sanno e sarebbe inutile nascondersi. E invece di dire: oggi sono stati pubblicati il tale e la tale, si dice: oggi sono slati buttati giü dal pulpito! Nella domenica prima del matrimonio i fidanzati della campagna, cioe delle contrade, non piü quelli del Borgo, vanno personalmenle di casa in casa ad invitare parenti, conoscenti e amici e portare i tradi- zior.alissiini conielli. Quesl'ulliini non li danno invece i protestanti. Finita la benedizione matrimoniale, e la santa messa che sempre si la seguire, lo sposo si porta in sacrestia a regolare i conti col Prevosto. La sposa rimane sola suH'inginocchialoio, ancora lutta inimersa nell'estasi del- 1'appena pronunciato « si». E' questo il momento propizio di fare uno scherzo: un giovanotto ehe vuol farla allo sposo, si awicina alla sj>osa. la prende sotto braccio e la conduce via, alle volte senza ch'essa se n'accorga! E se uesce, t dawero un bello scherzo! E guai se lo sposo abbandona poi un moinenlo la sposa: corre il pericolo che gli rubino il posto. Insonnna ai due sposini si fa desiderare SI momento di potersi trovar sioli: ma non e raro il caso che appena rilirali debbano perdere dio sa quanto lempo a con Irollare che tulto sia in ordine e che non sia stato preparato qualche altro scherzo. Per esempio, si usa appendere sotto il letto matrimoniale una halteria di campanelb e zampogne, che faranno im baccano enorme appena il lelto viene toccato. Oppure si appende sopra il letto matrimoniale una culla anedata, con dentro due scarpettine rotte, che si dice portino fortüna. Insomma i due poveri sposi si fanno aminaltire giä nel primo giorno di matrimonio. Un'altra usanza particolarissima del poschiavino, e quella di procurare anche alla sposa due testimoni, che saranno due ragazze, di solito parenti, come soielile o cugine: e la sposa entra in chiesa con esse. In diaictlo posichiavino si chiamano < pudulögi », mentre i testi - moni maschi si chiamano padulöcc ». Se in una famiglia la prima che si sposa e la figlia piü giovane, delle anzianotle che restano indielro ci si prende beffa assai volontiert: per esempio, cercando di appendere alla loro schiena, senza che se n'aecorgano, la cosidetta rampela »: un coltellaccio QUADERN! GRIGIONI ITALIANI 19 che si adopera per tagliare gli arbusli e che si appende forse per significare che la giovane ha bisogno ancora d'imparare ad andar per legna, prima di trovare un marito. Se nel giorno del matrimonio piove o nevica, e buon segno: si dice agli sposi che la fortüna pioverä loro dal cielo. Se invece tira il vento, si dice che se la porta via ilui giä il primo giorno. Se la sposa viene condotta da una contrada all'altra, quando il corteo, che comincia sempre dalla casa della sposa, sta per uscire dalla sua contrada natale, viene ostaeolatO' da un filo o da un nastro o da una pertica lirata da due giovanotti da un margine all'altro della strada. E il marito, se vuol passare, deve pagare, come in pegno per la ragazza che si conduce via. Nella contraria di Cologna, che e un gruppetto di case sovraslante appena il Borgo, si usa portare incontro alla sposa che viene da un altro luogo una gerla e un otre, la cosidetta « bulgia » di pelle di pecora, a significare che d'ora innanzi dovrä lavorare sempre a forza di spalle e di schiena, poiche la campagna di Cologna e lutta sul ripido! Se son vedovi che si sposano, anche se una parte sola e vedova, la seia prima del matrimonio e il giorno stesso si fanno loro le serenate le piü strimpeliate a suon di catene, padelle, zampogne, scatole di latta, trom- bette e tulto quanlo itnsomma si puö adoperare per far baccano. Invece i primi malrimoni si salutano a scoppi di morlarelli. Nascere, amare, morire: anche la morte la tristemente parte delle vicende della vita, per quelli che rimangono, ed ha le sue usanze. II semplice popolo eiede che quand'uno muore con gli occhi aperti, un prossimo parente lo seguirä di sicuro a non grande distanza. Alla sera, prima che la salina ^enga condolta al cimitero, parenti e conoscenti si raccolgono attorno al defunto ben composlo tra fiori e ceri accesi, con l'acqua santa vicino, per recitare in suo suffragio il rosario dei morti. Una vollta, da tutta la valle venivano porLati al Cimitero della parroechia, ch'era poi il sotterraneo il della chiesa di Poschiavo. Vi si buttavan dentro alla rinfusa. Dalle con- Irade piü alle, che non avevan strada che le congiungeva al piano, ma un disagevole sentiero, venivano portali semplicemente entro una gerla! Cosi pure i neonali al Battesimo! Oggi ancora tutti i morti vengono portati a spa'Ia al Cimitero. In loro suffragio si fanno celebrare gli uffici, il terzo o il sellimo o il Irenlesiino e poi 1 anniversario: dopo la funzione viene distribuito ai fedeli presenti un'elemosina di sale, ch'essi ricevono con pia devozione, le donne nel grembiule, gli uomini nel cappello o in un lazzo- lelto pulito, i ragazzi magari anche nel moccichino sporco.... II sale dei morti viene conservato in tutte le case nell'apposito recipiente e ogni volta che lo si adopera, si recita un requiem per le anime purganü. 20 QUADERNI GRIGIONI ITALIANI

Quesle ie principali usanze che accoinpagnano le tre grandi vicende della vita di tutti. Poi c'e quel cumulo di Iradizioncelle, che variano nei loro particolari fors'anche da famiglia a famiglia, ma che sono la parte poetica della vila di tutti i giorni e di lulti gli anni: le usanze che accoinpagnano ie feste e il lavoro. Cominciamo col Capodanno. Anche da noi, gran giorno d'auguri: bun di bon an, ripete ognuno a ehiunque inconlra se e appena appena cono- scente. I piotestanti considerano questo giorno come grande occasione di regali. I poveri, s|>ecialinente 1 faneiulli, girano di casa in casa a chiedere il cosidetio Gabinat >, che vuol dire regalo. La parola, che il parroco protestante Leonhardi giä gitalo vorrebbe far derivare nientemeno che dal cellico (non ne porla }>erö le ragioni), si deriva assai piü facilmente dal ledesco: Gabennacht, cioe notte dei doni. I regali tradizionali di queslo giorni sono grandi manciate di noci, castagne, nocciuole, mele c pere, in- dumenti, e un pane speciale, detto « pizz ». perche fatto in forma bislunga e appuntita, composto con pasta all'uovo e uva secca, del quäle le famiglie piii rioche ne ordinano intiere infornate. I cattolici festeggjano il Gabinat nel giorno dell'Epilania, che e il vero giorno in cui anche Cristo ricevelte i regali dei Ire Re Magi. I ragazzi aspettano in queslo giorno il regalo del padrino e della madiina, e vanno a trovarli giä di buon mattino, au- gurando loro il bun di, Galnnalt. A cui si risponde per scherzo: sotta lu cua tlat rati. Tanlo per rispondere in rima, ina il regolo lo fanno lo stesso. Pensate dunque che bei daffare hanno certi ricchi padrini e madrine, che devono preparare il Gabinat magari per 10 o 20 o anche 30 e 40 figliocci! Usanza antichissima, ora quasi sconiparsa ma che potrebbe riviveie, assai originale e che ha del superstizioso. e quesda: nella nolle dell'Epifania ci sono delle ragazze che, suU'imbrunire, vanno in giro in cerca di legna, che trovano a caso, per accendere poi del fuoco e farvi colar sopra dei piombo; lo versano poi nellacqua e dalle figure che ne risultano rieavano degli auspici intorno all'aspetlo, alla condizione e al mestiere del loro futuro compagno. L'esperimenlo si prende ora per ischerzo, ma in fondo in fondo certi cervelletti ci credono ancora. In fatto di superstizioni e rimasto ne! popolo. specialmente neH'olenienlo femminile, piii d'una usanza, rimasugli forse delle paure cjie esistevano tenihili al tempo delle slregbe, che a Poschiavo, nel secolo XVII, vennero processate in grandissimo numero: alle slregbe molti ancora ci credono, e s'ha paura di sfortüna se nel primo giorno dell'anno si ija il primo incontro con una donna, se ci si trova in compagnia di 13, se si versa il sale a lavola, se il primo giorno del mese cade in donienica, e chi ne sa piü ne motta. Credo che siano queste usanze superstiziose importate. QUADERNI GRIGIONI ITALIANI 21

L'ullimo giorno di gennaio, alla sera, i buontemponi girano per Ie strade, si fermano sotlo ([ualche finestra e chiamano qualcuno di sotto in gran fretta, facendo capire che hanno chissä quali cose da annunciare: poi gli dicono semplicemente di guardare in su e in giü, che vedranno gennaio salire e febbraio discendere. Due sere dopo, il due di febbraio, ripetono il medesimo scherzo, corbellando i passanti o chiamando qualcuno alla finestra, o facendolo correre da un luogo a im altro, per dirgli che e uscito Torso della sua tanal

II primo marzo e giorno di grande gioia per i ragazzi. E' riservato a loro il grande ufficio di chiamar l'erba, cioe di inaugurare la primavera, e di bruciaie l'inverno. Tutti quanti, grandi e piccoli, (slate sicuri che non ne maiicheiä uno) si raccolgono, appena finite le lezioni del pomeriggio, al- torno a un grande fantoccio, uomo o donna o animale (di preferenza e l'asino), simbolo dell'inverno, preparato con stracci e paglia sopra un car- retlo. Lo condueono a gran corsa per tutte le strade del paese, precedulo e seguito da tutta la gazzarra degli Scolari arniali d'ogni sorta di cam- panelli, sonagli, zampogne. L erba, a questo fragore di battenti e di grida fanciullcscbe, deve pur svegliarsi sotto la neve e cominciare a rispuntare. Finito il clamoroso corteo, tutti si radunano in una piazzetta del paese e l'inverno viene cosparso di benzina e petrolio e condannato al rogo! Poco importa se magari la sera slessä ricomincia a nevicare. 11 primo aprile e quello che e anche a Poschiavo: gli Scherzi d'ogni genere non mancano mai. Nell'aprile finiscono di solito le scuole e ogni classe fa una lunga passqggiata. I protestanti, da tempo immemorabile, vanno tutti assieme, aecompagnati anche dai parenti e da molta gioventü, sull'alpe di Selva: e per esysi una giornata piena di canto e di allegria, che lermina in una vera festa di sagra, a cui lutto il paese parteeipa. Sullalpe si raccolgono per una funzione religiosa in una cappella. A mezzogiorno tulti guslano all'aperto la deliziosa «pulenta in flur», che e il c'ho ptelibato dei contadini: polenta di farina nera mista con la panna. Quand'e il tempo delle castagne, di nuovo gli Scolari compiono lunghe pas- seggiale nella bassa valle a larvi delle sconpacciate di « brascöcc », che son le bruciate. Essi stessi le l'anno arroslire all'aperto in apposite padelle bu- cherellate e ritornano in paese neri e sporchi come carbonari, cantando aUegramenle. Con '.aprile cominciano le sagte nelle diverse contrade, che si pro- traggon« per lutta l'eslate e altirano molti visitatori dal Borgo: ogni piccolo raggruppamento di case ha la sua sagra. Dove non c'e la chiesa, si vuole uguaimente la messa, che allora si celebra all'aperto. Gran festa e la Pasqua, con tutta la settimana piena di suggestive e significative funzioni: il mallutino del mercoledi, giovedi, e venerdi SaiAo, al quäle aecorrono specialmente i ragazzi per vedere i 12 moccoletti del triangolo spegnersi 22 QUADERNI GRIGIONI ITALIANI

a uno a uno e sentire il baccano del crolalo. Dopo la messa del giovedi Sanlo, si dice che le campane fanno un viaggio a Roma e ritorneranno solo il sabato Santo. Allora tutto il sagrato viene invaso dai monelli, ciascuno col suo crolalo girevole, a fare un concerto, quando c'e funzione in chiesa. che neanche le rane di tulto il mondo lo uguaglierebbero. Alla sera del giovedi e venerdi Sanlo e un grande accorrere di popolo al rosario del Santo Sepolcro, duranle il quäle vengono can täte, l'unica volta nell'anno, le litanie della Madonna Addolorala, con una antichissima e tristissima melodia che proprio riempie iil cuore di compianto e di tristezza per la morte de! Salvatore. II Venerdi Santo e anche per i Protestanti gran giorno di festa: essi eommemorano la Sacra Cena. I cattolici 1 icordano invece il grande mistero della morte in croce del Bedenlore: una grande croce viene portata da un sacerdote suH'altare, resa cosi visibile a tutti, e viene salulala solennemente dal pulpilo come il grande simbolo della salute umana: poi la si porta in processione per le principali strade del paese. II concorso del popolo e qualche cosa di grandioso e speltacoloso. II popolo poschiavino e religic- sissimo e ama anche ie inanifeslazioni esterne e solenni della fede. 1! sabato Sanlo e giorno ricchissimo di usanze popolari religiöse: alla mattina viere benedetto il fuoco. Sul sagrato della chiesa si prepara una piccola catasla di legna, sorniontata da una crocetta. Ridotta la legna a carbone, tutti accoirono a prenderne un pezzetto da portare nel proprio focolare o nel fornello: il pezzetto di carbone benedetto serve come di bene dizione e consacrazione por il fuoco della casa. Dopo il fuoco, viene benedetto l'altro elemento allrettanto necessario alla vita umana: l'acqua. Ogni famiglia si fa um dovere di portarne a casa buona prowista. Quella rimasta viene buttala negli orti in forma di croce. II sacerdote comincia poi la benedizione delle case: egli si porta in colla e stola a trovare ognuno, i! ricco e il povero, e viene acoolto sempre nel miglior locale della casa. In segno di gratitudme per questu sacra visita gli si offre in elemosina, chi piü chi meno, le uova dette aippunto di Pasqua. Nelle case dei poveri e invece il sacerdote che lasciä, assieme alla benedizione, qualche paia delle uova licevute dai ricchi e beneslanli. Nella mattinata del Sabato sanlo viene canlata la messa della Risurreaione; al « Gloria » s'intona il Iriplice solenne « Alleluja », che per tutta la Quaresima non s'era piü udito nella Chiesa. Ai lagazzi si dice che la chiave deli'Allehija era stata consegnata in custodia al signore lai dei lali. E che ora, prima della messa, bisogna andare a riprendeiia. Chi vuol andare? Non manca mai il minchione ihe si la avanti: gli si da un sacco, lo si manda dal tal dei tali, che lo rimanda col sacco ben chiuso contenente una gran pietra. II poveretto pensa che e ben pesante, quesla misleriosa chiave! E si capisce che un'altra volta non QUADERNI GRIGIONI ITALIANI 23 si lascerä piü gabbare. II Lunedi di Pasqua e come l'inaugurazione delia primavera da parte dei faneiulli, che nel pomeriggio si portano coi genitori nei prati appena verzicanli a « bultar le uova », come si dice, cioe a giocare, hultandole in all,;, con le uova sode, colorite a iniille tinte. Grandiosa riesce Ia processione del Corpus Domini, alla quäle parteeipa tutto il clero della Valle, rivestito dei paramenti piü ricchi, una cinquantina di chierichetti in veste rossa e colla bianca, la Confralernita del Sanlissimo sacramento, che sono quasi un centinaiio di uomini tutti rossovestiti, una innumerevole schiera di bamhine biancoveslite, tutte le eomgregazioni religiöse maschili e femminili con la loro bandiera. L'eslate e l'autunno trascorrono senza solennitä speciali. Si arrivä a Santa Lucia, il 13 dicembre, che i ragazzi aspettano giä dal primo giorno in cui cade la neve, che fa pensar loro alle vicine gjoie invernali: Santa Lüzia, al di piü cört chi ga sia!

Nella nolle precedente la festa i faneiulli usano, come si dice, « metter fuori la scarpa >-, esporla cioe sul davanzale della finestra. Si crede che di notte passi la sanla con regali per i bimbi buoni, con una verga, o pezzi di carbone o sassi, per i bimbi oaltivi. Quesl'uso si ripete nella notte di Natale, nella quäle e Gesü Bambino medesimo che passa con la slitta e l'asincllo: allora, sul davanzale, assieme alla scarpa si melle un po' di fieno e un po' di sale per l'asino. L'usanza di esporre la scarpa a Sanla Lucia venne imporlala ne! Poschiavino dalla Val Camoniea, dal Bresciano e dal Veronese, dove i noslri antenali andavano in « bulgia ». emigravano cioe duranle l'inverno a fare i ciahalt ini. Nella nolle di Nalale i cattolici vanno in chiesa alla Messa di Mezzanotte, i riformati celebrano la loro festa dell'Alberino, che a Capodanno ripetono poi in un salone, dislii- buendo giande fjuantila dii regali a tutti i poveri del paese. Dopo la funzione le donne e le giovani riformate usano raccogliersi a gruppi in una casa privala e recilando salmi, intercalali a discorsi religiosi, aspettano che lionsca la rosa di Nalale. Si tratta semplicemente delle radici della rosa di Gerico o anaslatica jerochunlica, della famiglia delle erodiere, Ie iui radici messe nell'acqua si aunmorbidiscono, assumono l'aspetto di pelali e founano il calice di una rosa. Un'altra usanza in relazione con Ia vita religiosa e queila delle decime, oramai seomparse quasi dap])ertulto, perche sostituile da altre forme di elemosina. Fino a pochi anni fa si usavano raccogliere, come deeima per la chiesa, i principali frutti della terra: i contadini davano di solito una misura di grano, che poi veniva venduto in favore della chiesa. Piü anli- eamente ancora si conservava in ogni chiesa lo scrigno per il grano, che si distribuiva anche ai poveri. In qualche contrada si raecoglie ancora il fieno per la chiesa. 24 QUADERNI GRIGIONI ITALIANI

A questi cenni di usanze religiöse non e, credo, fuor d'argoniento ag- giungere brevi parole intorno alle relazioni Ira cattolici e protestanti. La vila delle due confessioni e completamente separata: cattolici e protestanti vengono a contatto, e neanche sempre, quasi soltanto nella vila commerciale. II separalismo e ciampanilismo confessionale e quanto mai accen- tuato. Da ciö nasce una certa quäle reciproca diffidenza e la vita socia'e ne soffre assai. La colpa e naluialmenle dei pregiudizi. Ognuno per la sua straaa; cosi, ogni confessione ha le sue usanze. Queslo contrasto di idee portato dalla Riforma viene dagli adulti piü o meno lollerato. Invece il mondo dei ragazzi ne ha approfitlato, specialmente nei tempi passati, pe: risolverlo anche coi fatti. 1 ragazzi riformati danno ai cattolici lo sp regia - tivo nome di <-muff », che alcuni vorrebbero derivato dal tedesco «muffig-», che vuo! dire stantio, che sa di muffa, alludendo all'odore d'incenso di cui le chiese cattoliche sono pregne. Altri lo deducono dal fatto che i cattolici, nella festa del Corpus Domini, usano ornare le strade per le quali passa la Processione col Santissimo Sacramento, con lunghe file di «mü//» che sono un.a specie di cembni nani. I cattolica danno ad riformati l'appel- lalivo, meno offensivo, di lütar ma vi aggiungono una litania di gia- culatorie dawero poco devote e troppo offensive. Questa anlipalia tra ragazzi portö negli annii addielro a vere battaglie pericolose, che poco manco non divenlassero tradizione se genitori e maestri non fossero corsi ai ripari. Combattevono a colpi di bastone e a sassate e, dopo aver sentito nella scuola le gesta dei confederati, si fabbricavano alla belle meglio alabarde di legno e mazze appuntale....

Ora si potrebbe scrivere un volume sopra le usanze che accompagnano ia vila campagnuola e alpeslre e !a parle non religiosa, alla quäle s'e ora accennalo, della vita sociale. Quando comincia l'inverno e il freddo si fa intensissimo, le famiglie si raccolgono, specialmente alla sera, nelle « stüe » di legno, ben riscaldale dalla « pigna » di sasso, molto alta, sulla quäle s puö anche salire per mezzo di alcuni gradini. La «pigna» e coronala in allo da una ringhiera in legno, coperta da una tenda mobile: sui pali Ira- versali vengono dislesi ad asciugare i panni lavati, specialmente i panni - lini e le fascie dei neonati. I vecchi vi trasconono sopra, beatamenle ada- giali al calduccio, con la pipa in bocca, le lungbissime serate invernali, racconlando storielle ai nipoti accovacciali sui gradini o attorno alla slufa. Anlicamenle le donne si raccoglievano a filare, oggi a lavorar di calza, cbiacchieiando del piü e del meno: questi ritrovi familiari, nei quali di rado si tralascia la recita in comune del Rosario, vengono chiamati in dialetto poschiavino < badozz» e badozzm ». L'inverno e anche il tempo delle inazziglie: a Poschiavo si produce un salato sceltissimo fra cui i pezzi QUADERNI GRIGIONI ITALIANI 25 piü squisiti sono i prosciulti e le carni affumicale alla grigionese. In occasione delle mazziglie e viva nella gioventü la voglia di far scherzi. Si lenlano tulti i mezzi pur rubare dalla slalla le bestie destinate al macello, per rubare poi le salsicce falle e farsi cosi pagare la restituzione con un'ab- bondante cena. I macellai mandano gli inesperti a prendere utensili imma- ginari, che non s'adoperano (p. es. lo spazzaorecchie). Ai parenti o ai he- ncfattori si manda sempre un assaggio della mazziglia. Ogni famiglia ch contadini usa macellare assieme carne di maiale e di vacca, ottenendo cosi una miscela non troppo grassa, e assai adatta per le salsicce e i salami da conservarsi: tulto viene Inlurato e usufruito, anche le budella, le nervalure, le ossa. Non per nulla si dice: u cupa 'l cion (maiale) sa sia ben un an! et sa spusä sa sia ben un mes

Verso la primavera si usa fare il pane in casa, e poi di nuovo in autunno. Neue antiche case poschiavine non mancava mai il forno, che \eni\a tabbiicato nel muro e lasciato sporgere all'eslerno in forma di una piccola abside. II pane si usa fare quasi esclusivamente in forma di ciani • bella, perche lo si lasciava poi seccare, infilandolo in appositi lunghi bastoni appesi al soffitto della dispensa. II pane fatto cosii seccare, diventa d'una durezza compatla come im pezzo di marmo. Per tagliarlo si adopera un lungo coltello issato sopra un asse; il pan seeco Irituralo e assai gu- sloso a masticarsi, e si stpioglie poi facilmenle nel latte o nel caffe. Si usa impastare la farina anche con uova, uva secca, anice. Quando s'inforna, guai a non aecompagnare ogni ciambella con un requiem per i morti. Del pane si faceva poi parte ai poveri. Da ques>le due usanze in sutiragio dei defunti nacque il hei proverbio: cur ca sa ja 'l pan oi leva la lesta i mört. Si puö dire che il contadino consacra quasi ogni sua azione col fiore della caritä cristiana e con la manifestazione della sua semplice fede: la pasla, appena pronta nella « marna » (niadia), viene segnata oon la croce, cosi pure le bestie appena vengono aggiogale la prima volta, e ogni volla che si son munte; cosi pure il campo o l'orto, dopo la seniina; e con la croce segna ancora se stesso la prima volla ch'esce di casa alla mattina. A proposito della semina, ricordo che gli orti per Sanla Croce al 3 di maggi«) devono essere giä seminali: in questo giorno si usano seminare i fagiuoli, ehe -sanno messi appena a fior di terra, cioe, profondi tanto che possano ancor sentir suonare l'Ave Maria. E anche le covate vanno messe sotlo, di sera o di mattina, quando suona l'Ave Maria, allriinento non riescono. Con la primavera giunge il tempo di abbandonare il piano per il monte: si dice allora che si fa la < pult », poiche nel giorno della partenza 26 QUADERNI GRIGIONI ITALIANI si usa preparare una specie di polenta di farina vera, colla non nel paiiuolo, ma nella padella, mischiata con 1'uLtima panna rimasla, e che e troppi poca, perche possa servire a fare il burro. II cibo e gli Utensils che si adoperano in montagna, \i vengono portati in parte a spalla, in parte ven- gon > hasporlati dalle mucche sopra una spece di slitta detta «sclenzula». che si adopera assai, anche quando non c'e neve, per trasportare il fieno dal monle a! piano. Quasi ogni famiglia di contadini possiede oltre che prali e campi nei tondo della valle. al.tretlanti sui pendii e in alta montagna: la Valle e slata sfruttata completamente. Durante tutta la bella stagione il contadino emigra con le sue bestie prima sui monti detti «niaggeis' », poi pdü in allo. verso l'alpe propriainente detto. Questo emigrare dal piano al monle si chiama « müdä », miliare cioe la sede. Oltre la fienagione (se e un bei prato piano lo si i'alcia, come si dice, a lumaca, cominciando cioe dal mezzo e procedendo a giri verso i maigiini), l'occupazione principale e dala dalla lavorazione del latte: burro e formaggio vengono preparati sempic con il medesimo processo e i medesimi ulensili, con uno svarialissimo sus- seguirsi du usanze che a descriverle tulle ci vorrebbe un tratlalo. Di solito sono Ire o qualtro o piü famiglie che uniscono il latte per il burro e il formaggio. II lalle viene conservato in un cantinotto fabbricato a cupola. detto «scele», nel quäle si fa sconrere continuamenle l'acqua fresca di qualche ruseello deviato apposla. I recipienti nei quali si raecoglie il latte sono anipic conche di rame, piuttosto hasse e larghe, perche sia vasta la superficie che si ricopre poi di panna. Quando la panna comincia appena a rapprciidersi nella zangola, si usa sempre assaggianla. II liquido che ri mane, chiamato nel noslro dialetto « pen », costituisce una bevanda assai stimata e viene düstribualo in, parli uguali a tutti quelli che avevano fornito il latte. Sono sempre i bambini che fanno questa restiluzione: nel seccbiello in cui porlano il « pen » ricevono poi in licambio un bei pezzo di pan seeco o di formaggio nostrano! L'autunno porta la stagione della caccia, che del resto, con la pesca. viene esercilata assai dal poschiavino anche nei tempi proibiti. La caccia alla ai camosci e alle marmolte e per alcune famiglie una vera passione liad'zionale, che si tramanda da padre in figlio. Prima che venga la neve si pensa a meliere in salvo gli ultimi raccolli: il fieno e giä staio riposto due volte nei vasli fienili e ammucchialo in beH'ondine, e calcato in modo da formare un sol pezzo, che viene poi laglialo volta per volta con un'apposita aseia, manovrata col piede: c una specie di badile affilatissimo. II terzo lieno, che cresce bassissimo. viene dato fresco alle bestie o, se fatto essic- care, viene laglialo minulissinio e forma cosi il « flureil », usato per impastare il cibo ai maiali e al pollame. Dopo il fieno, il maggior raecolto e dal.i daHa patala e dal grano. Le palaie si raccolgono in grandissima quan- QUADERNI GRIGIONI ITALIANI 27 titä e vengono poi scelle: quelle piccole, delte bägul si cuoeiono per i maiali, quelle piü grosse costituiscono il cibo quasi quotidiano del contadino. II grano. che e, si puö dire esclusivamente segale e orzo, viene legato in sollili covoni e appeso a cavalcioni sopra un graticolalo di travi, deU > « crapena », posto solto il soffitto del fienile. Quand'e ben secco e duro, lo si baue coi correggiali, i eosidetti < fiel », oppure viene semplicemente sbat- luto, covone per covone, sopra un grosso ceppo. E quando si sente rintuonare dai fienili il regolare picehieltio dei correggiali che battano il grano, si pensa che e vicina ormai la stagione del freddo e della neve e si rimpiange estate e autunno, troppo brevi e giä trascorsi. Sarebbt ora una grave dimenticanza, far punto senza alludere a una fra le piü antiche e caratteristiche usanze poschiavine: quella di oniare le finestre e i balconi con vasi di gerani e specialmente di garofani. Da questa usanza che va rinascendo e per cui tante case sono lutta una fiorituia. venne a Poschiavo il bei nome di cittä dei garofani.