Comune di Monvalle

PIANO DI EMERGENZA COMUNALE

RISCHIO ESONDAZIONE LAGO MAGGIORE

Aggiornamento Piano : ottobre 2016

Dott. Ing. Diego Presicce

Studio Tecnico Associato - Via Cavallotti, 33 – 21016 – (VA) – P.iva : 03323400121 INDICE

1 PREMESSA 4 2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE 6 2.1 Inquadramento territoriale 6 2.2 Idrografia 8 2.3 Viabilità 8 2.4 Popolazione 9 2.5 Attività produttive 9 2.6 Urbanistica 10

3 ANALISI DI PERICOLOSITA’ 11 3.1 Determinazione della fascia storicamente soggetta ad esondazione 11

3.2 Eventi storici 13 3.3 Analisi storico-morfologica della linea di costa 14

4 INFRASTRUTTURE E RISORSE DISPONIBILI 12

4.1 Aree di emergenza 12 4.2 Mezzi e materiali 12 4.3 Gruppo comunale di protezione civile 13

5 INDIVIDUAZIONE DEGLI SCENARI DI RISCHIO 14 5.1 Premessa 14 5.2 Esondazione lacuale 15

6 SISTEMI DI MONITORAGGIO 18

7 MODELLO DI INTERVENTO 20 7.1 Strutture di comando e controllo 21 7.2 Procedure di intervento 23 8 VERIFICA ED AGGIORNAMENTO DEL PIANO 27

9 INFORMAZIONI ALLA POPOLAZIONE 28

APPENDICI AL TESTO 1 – Indirizzi e numeri utili in caso di emergenza. 2 – Elenco delle esondazioni storiche 3 – Schema procedure di emergenza in caso di rischio di esondazione 4 – Corpo Volontario Comunale di Protezione Civile

Elaborati grafici/tecnici 1 – Carta di inquadramento territoriale 2 – Carta delle fasce di esondazione del Lago Maggiore 3 – Carta delle esondazioni storiche 4 – Carta dell’andamento delle linee di costa del Lago Maggiore 5 – Carta degli scenari di rischio

1 PREMESSA Il presente documento costituisce un aggiornamento del precedente Piano di Emergenza Comunale redatto dallo Studio Associato di Geologia Applicata – CONGEO di . Pertanto il Piano di Emergenza Comunale è il progetto vero e proprio di tutte le attività coordinate è delle procedure che dovranno essere adottate per fronteggiare un evento catastrofico atteso/imprevisto in un determinato territorio, al fine di garantire un immediato impiego delle risorse necessarie al superamento dell’emergenza ed un ritorno alla normalità. Il Piano deve prevedere la definizione di “scenari di rischio” e di conseguenza dei “modelli di intervento” nei quali vengono indicate le procedure operative da seguire in caso di necessità. La base fondamentale del Piano (Fig. 1) sono le conoscenze dei fenomeni, naturali e non, che sono potenzialmente fonti di pericolo per la struttura sociale e per la popolazione. Nel caso del Comune di Monvalle (VA) le conoscenze di base sono costituite da : - Studio geologico del territorio comunale (dicembre 2003); - Studio idraulico e idrogeologico del Torrente Monvallina finalizzato alla valutazione del rischio (dicembre 2003) - Progetto INTERREG IIIA “Progetto di sviluppo di un sistema di gestione dei rischi idrogeologici nell’area del Lago Maggiore (AZIONE 2)”, realizzato dal CNR-IRPI sezione di Torino (maggio 2004).

QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO :

Legge n. 225/1992 : Istituzione del Servizio Nazionale di Protezione Civile Legge n. 100/2012 : Disposizioni urgenti per il riordino della Protezione Civile D.G.R. - Lombardia – 1999 : Pianificazione di Emergenza Enti Locali D.G.R. - Lombardia – 4732/2007 : Revisione Pianificazione di Emergenza degli Enti Locali

In questa fase valuteremo il solo rischio di esondazione del Lago Maggiore, che interessa il territorio Comunale di Monvalle.

Fig. n. 1 – Fasi di realizzazione di un piano di emergenza comunale

2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE

2.1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO Il Comune di Monvalle è situato nel settore occidentale della provincia di Varese sulle sponde orientali del Lago Maggiore (Fig. n. 2). Il territorio comunale si estende su una superficie di circa 4,1 Kmq; si trova ad un’altitudine compresa tra m 278 s.l.m. in corrispondenza della parete rocciosa che delimita il confine settentrionale con e m 194 s.l.m. lungo la sponda lacuale. Monvalle confina a Nord con il Comune di Leggiuno, a Est e a Sud con e ad Ovest con il Lago Maggiore. Il comune comprende le frazioni e/o località di Cantone e Monvallina, ubicate lungo le sponde del lago, Piano, situata lungo la S.P. n. 69, Sassello e Turro, poste nella parte meridionale e il nucleo principale Monvalle, situato nel settore centro-settentrionale. I nuclei abitati sorgono sulle piane fluvioglaciali, sui dossi morenici e con minor frequenza sulla piana del lago; le aree lungo la valle del Monvallina e il settore collinare settentrionale sono per lo più occupate da boschi e attività agricole.

Fig. n. 2 – Mappa Grafica della Provincia di Varese

2.2 IDROGRAFIA Dal punto di vista idrografico il territorio comunale è caratterizzato dalla presenza di un unico corso d’acqua principale, il Torrente Monvallina, che prima con andamento Nord – Sud, poi Est-Ovest, interessa tutto il territorio comunale. Il torrente scorre in un’ampia valle di erosione che presenta dislivelli fino a 30 – 40 m; l’asta presenta un andamento a blande curve che nella parte terminale diventa madriforme.

2.3 VIABILITÀ La viabilità principale è rappresentata da (All. n. 1) : - S.P. n. 32 che attraversa il territorio comunale in senso N-S e collega con Leggiuno. - S.P. n. 69 (ex S.S. n. 629 del Lago Maggiore) che da porta al valico di Zenna. Presenta un andamento N-S che costeggia le sponde del lago.

2.4 POPOLAZIONE Il Comune di Monvalle presenta una popolazione residente al 01.01.2016 di 1948 abitanti di cui 956 maschi e 992 femmine, con una densità abitativa pari a 429,05 abitanti per kmq. La popolazione risulta suddivisa in 855 nuclei famigliari, con una media di 2,28 componenti. La popolazione di età superiore a 60 anni conta 103 persone che rappresentano circa il 5,3% del totale.

Il numero di abitazioni (dati al 2011), presente sul territorio di Monvalle risulta essere di 849. 2.5 ATTIVITÀ PRODUTTIVE In base ai dati disponibili (Camera di Commercio di Varese, 2015) nel territorio di Monvalle sono presenti 117 attività produttive, commerciali o di servizio, che occupano circa 864 addetti, prevalentemente impiegati nel settore delle attività manifatturiere e delle costruzioni. Attualmente è presente sul territorio comunale un’industria rientrante in quelle classificate a rischio di incidente rilevante (D.Lgs. 17 agosto 1999 n. 334), ovvero la Promox srl, di cui si segnala un incidente il 18/07/2008, senza causare nessun ferito e/o danni all’ambiente.

2.6 URBANISTICA Il nucleo storico di Monvalle è situato nel settore settentrionale del territorio comunale, tra il Torrentete Monvallina e i rilievi collinari posti a Nord. Con gli anni quaranta si assiste ad un forte sviluppo urbanistico anche in altre località, soprattutto verso il Lido di Monvallina, in loc. Piana e Cantone. Si tratta di insediamenti prevalentemente di carattere residenziale e, limitatamente alla fascia lacuale, di tipo turistico-ricreativo. Le aree a carattere prettamente industriale sono localizzate in prossimità della S.P. n. 32 nella valle del Monvallina e nell’estremità settentrionale, sul ciglio del terrazzo fluviale del medesimo corso d’acqua.

3 ANALISI DI PERICOLOSITA’

3.1 Determinazione della fascia storicamente soggetta ad esondazione Gli elementi su cui si basa l’analisi sono rappresentati da : - Studio idraulico e idrogeologico del Torrente Monvallina finalizzato alla valutazione del rischio (dicembre 2003); - Studio geologico del territorio comunale (dicembre 2003); - Progetto INTERREG IIIA “Progetto di sviluppo di un sistema di gestione dei rischi idrogeologici nell’area del Lago Maggiore (AZIONE 2)”, realizzato dal CNR-IRPI sezione di Torino (maggio 2004); - Studio per fascia di protezione lacuale nel Comune di Sesto Calende (luglio 2003) - Adeguamento dello studio geologico comunale, (2015)

Area Potenzialmente Sorgente di Crolli nella tabella proposta sono riportate le fasce raggiunte dal livello del Lago Maggiore, con i sui tempi di ritorno :

Il livello raggiunto dalle acque del Lago Maggiore secondo tempi di ritorno di 3 - 4 anni interessa insediamenti antropici solo nelle località di Guree e del Lido di Monvalle (area campeggio).

REPERTORIO FOTOGRAFICO ESONDAZIONE LAGO MAGGIORE DEL 2014

Eventi storici Nel Comune di Monvalle, presso il Lido Monvallina, è presente una struttura in cemento sulla quale sono riportati tutti i livelli idrometrici raggiunti dal lago dal 1834 ad oggi. La struttura, situata in corrispondenza di un punto trigonometrico IGM (quota 194,7 m s.l.m.) permette quindi di valutare le altezze idrometriche e di rapportarle con precisione a valori altimetrici assoluti. Dal 1829 si sono registrati 90 eventi di piena, 33 dei quali dopo il 1943 (data di entrata in funzione della traversa della Miorina), con una frequenza media di un evento ogni 23 mesi. Dall’analisi dei dati a disposizione si può osservare una certa tendenza negli ultimi anni ad un aumento della quota media raggiunta dalle acque, quota media che risulta pari a c.ca m 196,0 s.l.m.. Per quanto riguarda il periodo dell’anno nel quale si verificano con più frequenza gli eventi di esondazione, si osserva che i mesi di settembre (13 eventi), ottobre (25 eventi) e novembre (18 eventi) sono quelli più critici, seguiti dai mesi di giugno (13 eventi) e maggio (6 eventi). Il confronto con i livelli calcolati tramite analisi statistica dei dati pluviometrici permette di affermare l’eccezionalità dell’evento dell’ottobre 2000 che avrebbe tempo di ritorno di circa 200 anni. Si segnala inoltra la piena di novembre 2014 fino a quota 196.79 m slm, oltre il livello della piena del 2002 sono allagate tutte le cittadine rivierasche e tratti della strada provinciale.

3.3 Analisi storico-morfologica della linea di costa L’analisi delle variazioni della fascia di costa del Lago Maggiore, risulta di rilevata importanza per la comprensione tra le variazioni della lina costiera e le aree soggette ad inondazione/esondazione. Sono state in considerazione le seguenti tavole cartografiche : - Carta Tecnica Regionale (1994) - Carta aereofotogrammetrica Comunale (1997) - Mappe catastali

Si osserva un graduale aumento della linea costiera, molto evidente nell’area Lido di Monvalle, nonché nell’area del golfo. Queste zone presentano quote molto basse sul livello del Lgo, ertanto sono soggette ad allagamenti.

4 INFRASTRUTTURE E RISORSE DISPONIBILI In questa sezione del piano viene effettuato innanzitutto un censimento delle infrastrutture presenti sul territorio, con particolare riferimento agli edifici strategici e vulnerabili (ospedali, caserme, scuole, palestre, case di riposo, asili, etc.).

4.1 AREE DI EMERGENZA Le aree di emergenza sono luoghi in cui vengono svolte le attività di soccorso alla popolazione durante un’emergenza. Vengono distinte tre tipologie di aree, sulla base delle attività che in ognuna di esse si dovranno svolgere: - Aree di attesa : Sono i luoghi “sicuri” in cui la popolazione si raccoglie in occasione di evacuazioni preventive, o successivamente al verificarsi di un evento calamitoso.

- Aree di accoglienza o ricovero : Si tratta delle aree in cui verrà sistemata la popolazione costretta ad abbandonare la propria casa, per periodi più o meno lunghi a seconda del tipo di emergenza.

- Aree di ammassamento : (solo a livello provinciale) Queste aree sono state indicate con precisione e chiarezza sulla cartografia allegata (All. n. 5) e devono essere indicate alla popolazione, anche mediante esercitazioni e la divulgazione di materiale informativo.

4.2 MEZZI E MATERIALI Il Comune ha stipulato delle convenzioni con ditte cosiddette "di somma urgenza" per la pronta fornitura - in caso di emergenza - di mezzi speciali quali autospurghi, ruspe, bobcat e altre macchine per movimento terra, e materiali e attrezzi quali sacchetti, sabbia, pale, picconi, etc. utili per lo svolgimento delle operazioni di soccorso :

NOME SERVIZI E FORNITURA MACCHINARI 1 Ravelli Sandro Macchine operatrici 2 Edilnuova Guarneri Mario Macchine operatrici 3 Azienda agricola Zanardini Stefano Trattori 4 BRO-FAR di Brovelli Roberto Trattori 5 Campeggio Lido di Monvalle Roulotte / Camper

4.3 GRUPPO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE Nel Comune di Monvalle è operativo un gruppo volontario di protezione civile con sede presso il Municipio. Fanno parte di questa organizzazione 27 volontari dotati di mezzi e materiali per far fronte alle eventuali emergenze (cfr. appendice 4).

5 INDIVIDUAZIONE DEGLI SCENARI DI RISCHIO

5.1 PREMESSA Con il termine di scenario si intende una descrizione sintetica dei possibili effetti sull’uomo o sulle infrastrutture presenti in un territorio, di evenienze meteorologiche avverse (piene, inondazioni), di fenomeni geologici o naturali (terremoti, frane e valanghe), di incendi boschivi, oppure di incidenti industriali o a veicoli recanti sostanze pericolose. L’individuazione degli “scenari di rischio” rappresenta il fulcro del Piano di Emergenza Comunale. I fenomeni che generano emergenze si suddividono in “noti e quantificabili” (alcuni tipi di dissesto idrogeologico), “non quantificabili” o “di rapido impatto” (altri tipi di fenomeni idrogeologici, terremoti, incendi boschivi, incidenti industriali) e “non prevedibili”. La prima tipologia di evento, che comprende tra l’altro, l’esondazione lacustre, consente un effettivo preannuncio, più o meno tempestivo, che permette azioni preventive (diramazione di messaggi di allarme, predisposizione misure di mitigazione, evacuazione, etc.); negli altri due casi la risposta del piano di emergenza dovrà essere mirata all’elaborazione di procedure di emergenza ed all’organizzazione delle operazioni di soccorso (Fig. n. 4). In caso di fenomeni noti e quantificabili, gli scenari di rischio dovranno prevedere una connessione ai dati forniti in tempo reale dalle reti di monitoraggio idro pluviometrico, al fine di associare soglie di pioggia o portata ai vari livelli di attivazione del modello di intervento. Nell’individuazione degli scenari di rischio, per gli eventi prevedibili, assume un’importanza rilevante l’analisi degli eventi pregressi: possono così essere individuati i punti di crisi, le aree interessate da esondazione, altezze e velocità delle acque, etc.

5.2 RISCHIO ESONDAZIONE LACUALE

In concomitanza di eventi pluviometrici prolungati si assiste al graduale innalzamento dei livelli idrometrici del lago con conseguente allagamento delle aree più depresse. I settori a maggior rischio corrispondono a quelli caratterizzati dalla presenza di aree residenziali (Lido di Monvalle, Cantone, Piano) e turistico ricreative (Cantone e Lido). Le altre aree lungo le rive del lago sono occupate da boschi e paludi. Nella carta degli scenari di rischio (Allegato n. 6) sono state evidenziate cinque quote significative del lago : - Quota m 200.00 s.l.m. - Quota m 198.00 s.l.m. - Quota m 197.00 s.l.m. - Quota m 196.00 s.l.m. - Quota m 195.00 s.l.m.

I primi punti ad essere interessati sono quelli ubicati a quote inferiori a m 195 s.l.m.; il tempo di ritorno medio per questo tipo di evento è di c.ca 2 anni (90 eventi in 174 anni). Alla quota di + 2,50 dallo 0 idrometrico (soglia di allerta) non vengono direttamente interessate abitazioni, ma le acque lambiscono i settori più depressi del Lido di Monvallina, le strutture della spiaggia comunale e i tre impianti di sollevamento della fognatura comunale. Nel caso di eventi più gravosi, con livello delle acque che raggiunge la quota di m 196 s.l.m. (+ 2,85 m dallo 0 idrometrico), vengono interessate le strutture ricettive del campeggio (Lido Monvallina) e della spiaggia (loc. Gurè). Le acque lambiscono inoltre le abitazioni in loc. Cantone, all’estremità settentrionale del territorio comunale. Eventi di questa entità si sono registrati per ben 25 volte nell’ultimo secolo. Alla quota di + 3,00 m dallo zero idrometrico è posta convenzionalmente la soglia di emergenza, in quanto si verificano i primi fenomeni di esondazione con interessamento più marcato di abitazioni e infrastrutture. Per eventi catastrofici, con livello delle acque che raggiunge la quota di m 197,98 s.l.m. (+ 4,82 m dallo 0 idrometrico), paragonabile all’evento dell’ottobre 2000, sono coinvolte diverse abitazioni (circa 40 per un totale di circa 150 persone) : in loc. Cantone, a valle di via del Golfo, ma soprattutto l’area del Lido e della foce del Torrente Monvallina, nella quale si combinano diversi fattori critici (rigurgito delle acque del Monvallina, risalita della falda, presenza di un’area depressa).

6 SISTEMI DI MONITORAGGIO I sistemi di monitoraggio tradizionali utilizzabili ai fini della protezione civile sono quelli che rilevano al suolo i dati di precipitazione, o l’altezza idrometrica di corsi d’acqua e laghi. Solo alcune tipologie di fenomeno quindi potranno essere prese in considerazione ai fini della redazione di procedure di intervento basate su livelli di allertamento crescente. Sul territorio regionale sono presenti numerose reti di stazioni di monitoraggio idrometeorologico. A livello locale è fondamentale che la struttura operativa comunale sia a conoscenza, oltre che degli scenari di rischio relativi al territorio comunale, dei fenomeni precursori e delle modalità di accesso ai dati delle stazioni esistenti. L’Amministrazione Comunale può quindi utilizzare i dati disponibili presso gli Enti Istituzionali preposti all’attività di monitoraggio (regione e Provincia) e collegare ad essi le procedure di emergenza. I primi dati a disposizione sono rappresentati dai bollettini meteorologici e dai comunicati di condizioni meteorologiche avverse emessi dal Servizio di Protezione Civile Regionale (U.O. Protezione Civile). Nell’ottica della predizione del rischio alluvionale e della pronta attivazione delle forze disponibili risulta di fondamentale importanza il collegamento in tempo reale tra il Comune, o il nucleo comunale di Protezione Civile, e gli enti che gestiscono il monitoraggio pluviometrico ed idrometrico all’interno del bacino del Lago Maggiore, in particolare Protezione Civile regionale e Centro Geofisico Prealpino.

Il Comune è solito utilizzare, quale strumento di monitoraggio del livello del lago, l’idrometro posizionato nel Comune di , il cui zero idrometrico è posto alla quota assoluta di c.ca m 193,16 s.l.m.. Al raggiungimento di determinate quote del lago, possono essere fatti coincidere determinati livelli critici in funzione dei quali dovranno essere messi in atto adeguate azioni; ad esempio alla quota di m 196,00 s.l.m. (+ 2,85 m dallo zero idrometrico di Angera) può essere assegnato il valore di soglia di allarme, al raggiungimento della quale si metteranno in atto idonee misure di salvaguardia (allontanamento persone non autosufficienti, evacuazione popolazione residente, predisposizione di cancelli alla viabilità, etc.). Può sicuramente risultare utile, al fine di un tempestivo allertamento dei meccanismi di soccorso, la predisposizione di uno o più idrometri sul territorio comunale.

7 MODELLO DI INTERVENTO Il concetto di prevenzione e soccorso che sta alla base di un Piano Comunale di Protezione Civile varia grandemente in funzione dei tempi di annuncio dell'evento. La stesura di un piano di protezione civile comunale deve partire da un'analisi del rischio più probabile per l'area coperta dal piano stesso e deve strutturare il lavoro in funzione del tipo di rischio più probabile evidenziato. Nel caso in cui il rischio più probabile sia improvviso, il piano si deve focalizzare sulla parte relativa alla prevenzione e autoprotezione dei singoli individui per dedicarsi poi alle procedure da attivare ad evento avvenuto; nel caso in cui il rischio sia annunciato, il piano si deve focalizzare sulle procedure di prevenzione che coinvolgono l'intera comunità quale potrebbe essere un piano di evacuazione della popolazione, degli infermi, degli animali, etc. Ad evento accaduto, il piano di protezione civile comunale deve prevedere come dovranno essere organizzati i soccorsi. Anche in questo caso gli interventi varieranno in funzione del tipo di evento calamitoso che ha coinvolto la zona : se è stato improvviso o se, invece, è stato annunciato.

Qualora in una porzione del territorio comunale si riscontrino eventi prevedibili in un arco di tempo determinato, sarà fondamentale collegare ad ogni allarme una risposta graduale del sistema comunale di Protezione Civile coordinata dal Sindaco. Sarà quindi prioritario da parte del Sindaco, tramite il Centro Operativo Comunale organizzare la prima risposta operativa di Protezione Civile, mantenendo un costante collegamento con tutti coloro che sono preposti al monitoraggio degli eventi attesi. A seguito di un evento annunciato, sarà la macchina dei soccorsi che era stata allertata prima dell'evento stesso ad avviare e coordinare gli interventi, focalizzandosi sull'assistenza alla popolazione evacuata: approntamento di ricoveri e assistenza alla popolazione; contenimento dei danni, operazioni di ripristino, etc.

7.1 STRUTTURE DI COMANDO E CONTROLLO I primi soccorsi alle popolazioni colpite da eventi calamitosi vengono diretti e coordinati dal Sindaco, che attuerà il Piano di Emergenza Comunale e comunque le prime risposte operative d’emergenza, avvalendosi di tutte le risorse disponibili, dandone immediata comunicazione al Prefetto e al Presidente della Giunta Regionale (L. 225/92). Nel caso in cui l’evento non possa essere fronteggiato con i mezzi e le risorse a disposizione del Comune, il Sindaco chiede l’intervento di altre forze e strutture al Prefetto, che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando gli interventi con quelli del Sindaco. L’attivazione della risposta comunale all’emergenza viene messa in moto dal Sindaco di propria iniziativa, nel caso di evento locale, o, in caso di evento diffuso sul territorio, su attivazione provinciale e/o regionale. In quest’ultimo caso il Sindaco è tenuto ad assicurare la ricezione e la lettura 24 ore su 24, 365 giorni all’anno dei comunicati di condizioni meteorologiche avverse e comunque di qualsiasi altro tipo di avviso di preallarme o allarme, diramati dalla competente Prefettura e/o dalla Regione. Si ricorda che il Sindaco, in quanto autorità comunale di protezione civile e anche ad altro titolo (ad esempio di pubblica sicurezza e di sanità), è il primo responsabile secondo le leggi penali, civili e amministrative della risposta comunale all’emergenza.

Le principali attività che devono essere previste e pianificate nel servizio comunale di protezione civile sono : - organizzazione di una struttura operativa in grado di prestare la primissima assistenza alla popolazione (tecnici comunali, volontari, imprese convenzionate, etc.); - informazione alla popolazione, in periodo di normalità, sul grado di esposizione ai rischi e sui comportamenti da tenere in caso di emergenza; - predisposizione di sistemi e procedure di allerta alla popolazione in caso di emergenza; - vigilanza sulle possibili situazioni di rischio per la pubblica incolumità in caso di comunicazioni ufficiali di allerta provenienti da enti superiori, ovvero in caso di verifica diretta delle stesse - predisposizione di un servizio di pronta reperibilità dell’Amministrazione Comunale per l’eventuale ricezione di comunicati di allerta urgenti, o improvvise.

All’interno del Comune deve essere individuato un Referente Operativo Comunale (ROC), che rappresenta il riferimento fisso e permanente, in costante reperibilità. Questo ha il compito di coordinare l’attività di previsione e prevenzione del rischio, organizzare i rapporti con il volontariato locale, sovrintendere alla stesura e all’aggiornamento del Piano di Emergenza Comunale, tenere i contatti con le Istituzioni coinvolte in attività di protezione civile (Vigili del Fuoco, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, Genio Civile, Prefettura, Provincia, Regione, etc.) e coordinare l’attività esercitativa di verifica della pianificazione. In caso di emergenza, per eventi di protezione civile di cui alla lett. b) dell’art. 2 primo comma L. 225/92, il Sindaco si avvale dell’Unità di Crisi Locale (UCL), i cui componenti, reperibili 24 ore su 24, mettono in atto il Piano di Emergenza Comunale e supportano il Sindaco nelle azioni decisionali, organizzative, amministrative e tecniche.

7.2 PROCEDURE DI INTERVENTO L’avvio dell’emergenza ha inizio con l’allarme che viene generalmente diramato dal Prefetto. Per quanto attiene il rischio di esondazione lacuale, l’emergenza può verosimilmente svilupparsi dalla situazione di preallarme (codice 1), a quella di allarme (codice 2) e di emergenza (codice 3), essendo possibile in linea di massima prevedere una situazione di condizioni meteorologiche avverse che può innescare problematiche idrogeologiche sul territorio.

Fase di Preallarme Localmente può prendere inizio con il raggiungimento della quota di + 2,50 m dallo 0 idrometrico di Angera. Il sindaco, quale responsabile della gestione delle attività di protezione civile, si accerta dell’operatività del piano comunale di protezione civile, allerta l’Unità di Crisi Locale (UCL) e verifica il sistema di allertamento del gruppo dei volontari. In questa fase dovrà essere attivata la sala operativa, dovranno cioè essere predisposti i materiali e le procedure che dovranno essere utilizzate durante l’emergenza e dovranno essere allertati i volontari. Il Sindaco predispone inoltre un’immediata ricognizione generale del territorio comunale da parte dei tecnici addetti (Polizia Locale, personale Ufficio Tecnico Comunale) con particolare riguardo alla fascia costiera e fluviale del Torrente Monvallina (Lido di Monvalle, via Tense, Via Golfo-Gureè, Cantone); dovranno essere individuate eventuali situazioni che potrebbero provocare un aumento dei danni, in particolare : cantieri in zone limitrofe, scavi, situazioni di impedimento al regolare deflusso delle acque.

Fase di Allarme In questa fase si devono predisporre le operazioni inerenti le attività sul territorio del personale impiegato (volontari, mezzi e materiali). Il servizio per il controllo delle sponde nel corso di una piena dovrà essere organizzato su due livelli di attenzione diversi : 1) DURANTE L’ALLARME – (codice 2) 2) DURANTE L’EMERGENZA – (codice 3)

Durante l’allarme, dovrà essere garantito, ad intervalli regolari, un controllo di tutto il tratto di competenza. Ci si dovrà focalizzare soprattutto sui punti più deboli e dove esistono problemi particolari (Lido Monvallina, Gurè, zona del Golfo e Cantone). Durante la fase di emergenza, il controllo delle sponde dovrà essere garantito 24 ore su 24, ininterrottamente, con squadre di volontari addestrate allo scopo. Il compito principale delle squadre in perlustrazione deve essere la trasmissione di dati ed informazioni alla sala operativa del COC. Vengono eventualmente effettuati interventi preventivi per evitare fenomeni di dissesto e vengono predisposti in punti chiave i materiali e i mezzi di emergenza (sacchi di sabbia, escavatori, etc.) che saranno utili nelle fasi successive in caso di peggioramento delle condizioni; dovrà inoltre essere controllato il corretto funzionamento di tutti i materiali utili in seguito (pompe per svuotamento cantine, etc.). Nella fase di allarme (quota lago che raggiunge + 2,85 m dallo 0 idrometrico) viene allertata tutta la popolazione residente nelle aree a rischio (aree colorate in allegato n. 6) in particolar modo i disabili e le altre persone con ridotta autonomia (anziani e bambini) che saranno trasferiti al di fuori delle aree a maggior rischio; le abitazioni ai piani terra che non garantiscono condizioni di sicurezza devono essere evacuate. Tutte le attività sono finalizzate all’allontanamento della popolazione dalle aree a maggior rischio; queste aree devono pertanto essere delimitate impedendo l’accesso delle autovetture e facendo allontanare le auto che sostano o circolano all’interno. Devono essere posizionati i “cancelli” (all. n. 6), cioè i punti strategici della viabilità, da presidiare a cura delle Forze dell’Ordine per una corretta gestione del traffico (via Monte Nero, via delle Piane, via Golfo e via Cantone). Il personale verifica e appronta le strutture di accoglienza e ricovero. In ogni momento dell’emergenza, il sindaco deve essere in grado di fare una valutazione esatta e puntuale della situazione per poter prendere decisioni adeguate. Perché ciò sia possibile, è necessario che venga istituito un servizio di raccolta dati sulle condizioni di argini e golena nell’arco delle 24 ore.

Fase di Emergenza Il Sindaco dispone, emanando apposita ordinanza di emergenza, l’evacuazione delle aree a rischio ed informa della situazione il Prefetto e le autorità superiori. Questa fase può prendere inizio con il superamento della quota di + 3,00 m dallo 0 idrometrico con livello in ulteriore incremento (in relazione alle condizioni meteo). Varrà istituito un apposito servizio per il trasporto della popolazione nelle aree attrezzate. Il messaggio di evacuazione dovrà essere diramato casa per casa, tramite chiamata telefonica o usando megafoni, macchine pubbliche, sistemi automatici e messaggi radio- televisivi o combinazioni di questi metodi. Il rapido accesso ai luoghi interessati dall’emergenza è un fattore fondamentale per la buona riuscita degli interventi stessi. Diventa quindi indispensabile prevedere dei cancelli nei luoghi opportuni perché la viabilità si mantenga snella ed efficiente e vengano tenuti lontano curiosi e “turisti delle catastrofi” che quasi sempre intralciano i lavori. Devono essere mantenute sgombre le vie principali di collegamento. Trasferimento della Popolazione abitante nelle aree a maggior rischio nei punti di raccolta e ricovero. Azioni di soccorso alla popolazione nelle aree colpite. Controllo e monitoraggio delle abitazioni evacuate al fine di evitare fenomeni di “sciacallaggio”.

Fase di rientro emergenza – in caso di interruzione del fenomeno, in qualsiasi fase ci si trovi (miglioramento delle condizioni meteorologiche, passaggio dell’onda di piena), dopo una attenta valutazione dei danni eventualmente verificatesi, il Sindaco può dichiarare il cessato allarme e disporre per il rientro ordinato della popolazione nelle proprie abitazioni. Vengono poi effettuati i sopralluoghi per il rilevamento e la valutazione dei danni.

connessi al trasporto di materiali pericolosi.

8 VERIFICA ED AGGIORNAMENTO DEL PIANO Gli elementi per tenere vivo un Piano di Emergenza sono : - le esercitazioni - l’aggiornamento periodico Le esercitazioni devono mirare a verificare, nelle condizioni più estreme e diversificate, la capacità di risposta di tutte le strutture operative interessate e facenti parte del modello di intervento previsto dal Piano. Le esercitazioni in generale servono per verificare quello che non va nella pianificazione dell’emergenza. Nel corso dell’esercitazione si potranno evidenziare le caratteristiche negative del sistema-soccorso che necessitano di aggiustamenti e rimedi. L’organizzazione dell’esercitazione dovrà considerare in maniera chiara gli obiettivi (verifica dei tempi di attivazione, dei materiali e dei mezzi, delle modalità di informazione della popolazione, delle aree di ammassamento, di raccolta, di ricovero, etc.), gli scenari previsti, le strutture operative coinvolte, etc.

L’aggiornamento periodico del Piano è necessario per consentire di gestire l’emergenza nel modo migliore. Il Piano di Emergenza è uno strumento dinamico e modificabile in conseguenza dei cambiamenti che il sistema territoriale (ma anche il sistema sociale, o politico-organizzativo) subisce, e necessita, per essere utilizzato al meglio nelle condizioni di alto stress, di verifiche e aggiornamenti periodici. Il processo di verifica e aggiornamento del Piano di Emergenza può essere inquadrato secondo uno schema organizzativo ciclico, finalizzato ad affinare e perfezionare in continuazione la performance e la qualità degli interventi, con l’obiettivo di contenere i rischi per le vite umane, contenere i danni materiali e contenere i tempi di ripristino della normalità.

9 INFORMAZIONI ALLA POPOLAZIONE Il sistema territoriale risulta più vulnerabile rispetto ad un determinato evento, quanto più basso è il livello di conoscenza della popolazione riguardo alla fenomenologia dell’evento stesso, al suo modo di manifestarsi e alle azioni necessarie per mitigarne gli effetti. L’informazione alla popolazione è quindi uno degli obiettivi fondamentali a cui tendere nell’ambito di una concreta politica di riduzione del rischio. L’informazione non dovrà limitarsi alla spiegazione tecnica dei fenomeni, ma dovrà fornire indicazioni precise sui comportamenti da tenere dentro e fuori la propria abitazione o posto di lavoro. In caso di evento, la popolazione deve essere in grado di reagire adeguatamente adottando comportamenti che riducano il più possibile eventuali danni per sé o per altri e facilitino le operazioni di segnalazione, soccorso ed evacuazione. Per questo motivo le procedure di comportamento elaborate nel piano di emergenza devono essere rese note alla popolazione. L’attività di informazione deve mirare principalmente a : - informare i cittadini sul Sistema di Protezione Civile; - informare i cittadini sugli eventi e le situazioni di crisi che possono verificarsi sul territorio comunale; - informare i cittadini sui comportamenti da adottare in caso di emergenza.