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La letteratura nazionale sull'eversione della feudalità ha finora ignorato, per quanto è dato sapere, alcune piccole realtà di Terra d'. È tale il caso del- l'Università di Taurisano, che non compare tra i centri salentini presi in esame da Manfredi Palumbo' nella sua importante opera, ma è parzialmente presente in un lavoro di uno studioso locale 2 e marginalmente in quello di un altro stu- dioso del fenomeno delle decime in Terra d'Otranto;. Le note che seguono, ri- assunte da una cospicua dote di documenti ospitati nell'Archivio di Stato di Lecce4 ed intercorsi tra alcune autorità del governo centrale e periferico, i rap- presentanti dell'amministrazione comunale, l'ex-barone, alcuni privati cittadi- ni, figure di diversi gradi della magistratura e gli organi della prefettura di Lec- ce, ben testimoniano quel particolare contesto storico in cui si mossero l'avi- dità degli ex- feudatari, la loro bramosia di allargare la cerchia dei gravami im- posti ai poveri sudditi e la strenua difesa dei loro privilegi e delle loro rendite parassitarie, creando ostacoli alle direttive legislative centrali che miravano ad alleviare lo stato di povertà del ceto sociale più basso, di prevenire turbamen- ti all'ordine pubblico ed attivare, lentamente ma progressivamente, un reale cambiamento di produzione nel settore agricolo, capace di assicurare non solo un prodotto di sopravvivenza ma possibilmente d'interscambio e di commer- cio.

MANFREDI PALUMBO, I Comuni meridionali prima e dopo k leggi eversive della feudali- tà. Feudi. Università. Comuni. Demani, Montecorvino Rovella-Cerignola, 1910-1916, vol. I - II; Sala Bolognese, ristampa di Arnaldo Forni Editore, 1999. 2 SANTO PRONTERA, Taurisano e il suo passato meno recente, saggio inserito in Osserva- zioni su Taurisano, pp. 9, pubblicato nel 1988 dalla tipografia Armida di Taurisano. LUIGI MASELLA, Decime e Demani. L'eversione della feudalità in Terra d'Otranto, sag- gio inserito in Quaderni storici, n. 19, Ancona, gennaio-aprile 1972, pp. 284-301. Il Masella tratta marginalmente il caso di Taurisano e solo a proposito della questione del- la trasformazione illegale delle colture originarie d'alcuni fondi operata dai coloni per non pagare la decima all'ex-barone, di cui si tratterà più avanti. 4 Citato da qui in avanti come AsL.

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I. I trn dll nt tr l Cn d rn lxfdtr.

Fu sulla base dei dati presentati dalle autorità del Comune di Taurisano e del- le controdeduzioni esibite in difesa dei suoi presunti diritti dall'ex-feudatario 5 che la Regia Commissione, "sulla requisitoria del Regio Procurator generale, applicando ... le diverse leggi e decreti eversivi della feudalità e le disposizio- ni date col Real decreto dei 16 Ottobre di quest'anno ...", emise due sentenze che sistemarono la vertenza del contenzioso tra le due parti, insorto in conse- guenza della promulgazione delle leggi sull'eversione della feudalità. La prima sentenza, contrassegnata dal numero 28, fu pronunciata il 9 no- vembre 18096 e conteneva la richiesta della municipalità di essere liberata di nove gravami che l'ex-feudatario imponeva alla popolazione, così distinti: 1) della contribuzione della decima7 e sesta di tutt'i prodotti che nascono qua- si in tutto il territorio così dell'ex-feudo di Taurisano che dal suffeudo di Or-

tenzano8 2) del diritto proibitivo de' trappeti; 3) dell'erbatica9 e dello scannaggiolo; 4) del diritto di prelazione nella vendita de'commestibili, come pure dell'anga- ria perangarial 2 ch'esercita l'ex-barone nella coltivazione de' suoi poderi;

5 I vari rappresentanti della famiglia Lopez y Royo, che si fregiavano anche del titolo di duchi di Monteroni. 6 AsL, Bollettino delle Sentenze n. 11. Anno 1809, pp. 128-132. 7 La decima feudale era pari alla decima parte del reddito, imposta su beni e rendite. Essa derivava dallo jus decimandi che era l'esercizio di un diritto pubblico, di natura tributaria che l'ordinamento giuridico statale delegava ad un suo beneficiato con distrazione dei redditi del- la Camera Regia a quella baronale. In: La questione demaniale in Terra d'Otranto nel XIX secolo, pubblicazione dell' AsL, Lecce, 1984, p. 180. 8 Ortenzano era un feudo attiguo a quello di Taurisano, già disabitato dalla metà del Cin- quecento in seguito alla devastazione subita a causa di un'incursione dei Saraceni. Maggio- ri notizie intorno ad esso nel nostro, L'Università di Taurisano negli archivi dell'antica Ter-

ra d'Otranto (sec. XIII XVI), , Carra Editrice, 2006. 9 L' erbatica era il diritto di raccogliere erba e, in alcuni luoghi, di pascolare sulla prima er- ba non soggetta al taglio. In: La questione demaniale in Terra d'Otranto nel XIX secolo, già citata, p. 180. 10 Lo scannaggio era una tassa sulla macellazione del bestiame. In: La questione dema- niale in Terra d'Otranto nel XIX secolo, opera citata, p. 180. 11 "Tra gli altri diritti che esercitavasi dai Baroni, vi erano le angarie e perangarie. Le an- garie consistevano nell'obbligo di prestare servizi personali vivi a spese del padrone". La definizione è in: GIROLAMO SAOIA, Raccolta delle leggi decreti rescritti e ministeriali sul- l'abolizione della feudalità e sulla divisione de 'demani, Foggia 1881, ma nell'edizione di Ar- naldo Forni editore, p. 19, nota 1. In: La questione demaniale in Terra d'Otranto nel XIX secolo, op. cit., p. 180; essa era la prestazione personale coattiva dietro compenso. 12 La perangaria era la prestazione eseguita senza compenso. In: La questione demaniale in Terra d'Otranto nel XIX secolo, già citata, p. 180.

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5) dell'esazione di grani venti da ciascun cittadino a titolo di ragioni; 6) dell'esazione di ann. [ui] cari. fini] trenta per diritto plateatico ; 7)del diritto chiamato della priata, cioè che ogni individuo il quale tiene un pa- jo di bovi deve in ogni anno fare una giornata di coltivo ne' territori dell'ex- barone gratis e senza mercede alcuna; 8) della pretesa dell'ex-barone di esigere nell'istesso territorio dell'ex feudo di Taurisano e del suffeudo di Ortenzano decima e canone, o sesta e canone si- multaneamente senza deduzione della semenza, della quale erasi nell'anno precedente decimato, nell'atto che per alcuni fondi si paga ancora il cano- ne ad altri limitrofi Comuni; 9) della pretesa dell'ex-barone di esigere un'annua somma sotto nome di pol- lastri e pepe.

Infine il sindaco portava all'attenzione delle autorità il fatto che, "posseden- do l'ex-feudatario moltissimi beni fondi un tempo detti burgensaticim, i mede- simi non furono per la maggior parte annotati nel generale catasto, per cui non ha pagato i dovuti pesi fiscali ". La Commissione dava ampia soddisfazione alla municipalità e dichiarava: 1) estinto il diritto proibitivo de' trappeti di cui si parla nel 2° capo, e sia leci- to a chiunque di costruirne degli altri; 2) abolita parimente qualunque esazione a titolo di erbatica, di scannaggio, di ragioni e di piazza; non che di pollastri e pepe, enunciati nel terzo, quinto e

Per un significato della stessa, si veda anche: GIROLAMO SAVOIA, Raccolta, cit., p. 19, no- ta 1. Il plateatico consisteva in una tassa sulla concessione di un posto, in piazza sul nudo suolo o sui banchi mobili ove mettere in mostra le merci, generalmente di natura commesti- bile. In: La questione demaniale in Terra d'Otranto nel XIX secolo, op. cit., p. 180. 14 "Burgensatici erano detti i beni di assoluta pertinenza del Barone; e se rustici, comun- que aperti, onde i cittadini vi esercitavano degli usi in tempo che non v'era semina, o frutto pendente, non per questo erano, o potevano ritenersi come beni demaniali". "I terreni che avevano questi caratteri, se posseduti dalle Università e Corporazioni religiose, dicevansi patrimoniali. E finalmente dicevansi allodiali, se erano in mani di semplici cittadini". In: GIROLAMO SAVOIA, Raccolta, cit., p. 19, nota 1. 15 Sulla base delle severe norme vigenti all'epoca della compilazione dei catasti antichi, il cittadino che voleva farsi riconoscere la proprietà di un bene immobile, doveva presentare ai compilatori la cedola notarile attestante il diritto su di esso; l'inserimento di esso nel catasto comportava il riconoscimento ufficiale del diritto, ma anche il dovere di pagarne il relativo peso a favore delle autorità dell'Università, chiamato bonatenenza. La mancata denuncia di esso, al fine di frodare il fisco, comportava la perdita del bene stesso, a favore dell'Univer- sità e di chi denunciava la frode. Ampie note su questa situazione possono essere rinvenute nei nostri lavori: L'Università di Casarano nel catasto antico del 1722, Manduria, Barbieri Edtr, 2004 La civica Università di Taurisano nei Registri del '600 dell'antica rr dOtrnt, Casarano, Carra Editrice, 2005.

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sesto capo de' gravami, e nel secondo dell'istanza al fog.[lio] 9; 3) estinto inoltre per la legge il diritto di prelazione e quello denominato della priata dedotti ne' capi 4 e 7, e cessata qualunque angaria e perangaria nel- la coltivazione de' poderi dell'ex-barone. Invitava, infine, l'ex-barone, che chiedeva di farsi riconoscere il diritto sui tributi di piazza e di scannaggio, di rivolgersi alla Commissione dei titoli, che avrebbe accertato se, nel documento originario di acquisto del feudo di Tauri- sano, redatto nel 1663, erano contemplati tali diritti; e gli ordinava di pagare a favore del Comune la tassa "della bonatenenzal 6 dal dì del catasto, e gli altri pesi reali dal giorno delle rispettive imposizioni, e la liquidazione di essi si commetta al Razionale Cenni, il quale deduca a favor dell'ex-barone le quan- tità che forse dimostrerà di aver pagato ". Per quanto riguardava il punto finale, la Commissione si riservava di deci- dere "sulla legittimità del diritto di decima e sesta enunciato nel I capo di gra- vezze e nella citata istanza al fogflio] 9"; e in attesa di tale decisione, "senza pregiudizio delle ragioni delle parti", l'ex-barone cessi dall'esigere contempo- raneamente la decima o la sesta su quei beni su cui già esige il canone; e l'esa- zione si effettui "sui generi dei quali egli si trova in possesso, purchè non ec- cedano quei descritti nell'articolo primo della citata legge de' 16 Ottobre".

Una nuova, definitiva sentenza fu emessa meno di un anno dopo, la numero 58 del 13 Luglio 1810 18 . Essa definì con molta chiarezza i termini della contesa, i diritti e i doveri delle parti in conflitto e nel frattempo pose in evidenza gli abu- si commessi nel corso dei secoli dalla famiglia dell'ex-feudatario a danno degli abitanti della municipalità. Forse è necessario che il lettore la conosca nei detta- gli, poiché essa costituì la base di partenza del successivo conflitto giudiziario 19 . Essa fu redatta sulla base di quanto previsto nel Real Decreto del 16 Ottobre 1809; e, partendo dalla decisione della stessa Commissione pronunciata in da- ta 9 novembre successivo; tenuto conto di quanto previsto nell'atto originario di acquisto del feudo, datato 17 Ottobre 1663 che fu esibito nella causa; in con- siderazione del fatto che tale titolo di acquisto del feudo prevedeva il diritto di

6 La bonatenenza era la tassa dovuta da tutti quelli che detenevano beni nel territorio del- l' Università. In: La questione demaniale in Terra d'Otranto nel XIX secolo, cit., p. 180 Nel caso denunciato dal sindaco di Taurisano, evidentemente l'ex-feudatario, forte di ben solide connivenze, ometteva di denunciare alcuni beni burgensatici posseduti per rispar- miare nel pagamento dei contributi fiscali. 8 ASL, Bollettino delle Sentenze n.° 7. Anno 1810, pp. 442-445. ll Comune di Taurisano era difeso dal Sig. Carlo Branca; il suo ex-feudatario Antonio Lopez y Royo era rappresentato dal signor Salvadore Romano; tenne la relazione il giudice Martucci.

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decimare sugli olivi, il grano, l'orzo, l'avena e le fave e che pertanto solo que- sti generi erano legittimamente sottoposti a decima a favore della famiglia Lo- pez, con esclusione di qualsiasi altro genere e qualsiasi altro tipo di esazione, in denaro o in natura, che quindi doveva essere dichiarato abolito; tenuto conto che il bosco era un demanio feudale, e che sui demani del feudo competono gli usi civici in favore degli abitanti, la Commissione, d'intesa con le parti in cau- sa e il Regio Procuratore, dichiarò in Taurisano ed Ortenzano legittime in favo- re del feudatario le sole decime di grano, orzo, avena, fave ed olivi; ordinò che sulle terre solite a decimarsi non potesse esigersi che la prestazione di un sol ge- nere nell'anno a scelta del feudatario; dichiarò altresì abolite le prestazioni più forti della sola decima, e tutti i canoni imposti anche con strumenti legali nei luoghi ove la decima si percepiva; stabilì che le decime erano dichiarate com- mutabili e redimibili, secondo quanto sancito nei Reali Decreti; e qualificò in fine il fondo così detto dll Crt demanio feudale aperto, su cui com- petevano agli abitanti del feudo i pieni v20 anche per ragione di com- mercio tra loro, usi estimabíli in divisione.

II. ln ntrvr dzr l dll Crt.

L'aver individuato e dichiarato il fondo chiamato Bosco della Corte demanio feudale aperto e gravato della possibilità, da parte dei cittadini, di esercitarvi i pie- ni usi civici2 , innescò il primo elemento di conflitto con l'ex-feudatario 22, da cui

20 Gli usi civici erano i diritti di godimento che gli abitanti di un comune o di una sua fra- zione esercitavano uti singuli et uti cives sulle terre appartenenti al comune, alla frazione o ai privati. In: La questione demaniale in Terra d'Otranto nel XIX secolo, Raccolta, cit., p. 180. 21 "Gli usi civici servono al sostentamento delle popolazioni, sicché può dirsi senza esita- zione alcuna che, tenendo luogo di alimenti, siano imprescrittibili, come atti puramente fa- coltativi", scrive GIROLAMO SAVOIA, Raccolta, cit., p. 21n. Secondo lo stesso autore, inoltre, "nella concessione de feudi s'intesero sempre attribuire ai Baroni il solo utile dominio delle terre infeudate, ritenendosi implicita la riserva dell'e- minente dominio a favore del Sovrano, e l'altra di restar salvi alle popolazioni i mezzi di so- stentare la vita. Tali riserve s'intesero per la conservazione dell'unità dello Stato, e per non fare spegnere o emigrare le popolazioni, altrimenti sarebbe stato illusorio l'imperio de'So- vrani, e de'Baroni stessi". 22 Il feudo di Taurisano apparteneva da molto tempo alla ricca famiglia dei Lopez y Royo, discendenti da Don Bartolomeo Lopez y Royo (1556-1615), originaria della Navarra e men- zionata almeno dal 1300. Un Bartolomeo Lopez y Royo, nipote dei precedenti, si trasferì in Italia nel 1637 al seguito di Don Ramiro Felipe Nufiez de Guzman Duca di Medina las Tor- res, e pose la sua residenza a Ostuni, comprò i feudi di Ortenzano e Malcandrino con i casa- li di Taurisano e Monteroni il 22 ottobre 1663 con patto "de retrovendendo" da Pietro Fer- nandez de Castro (Regio Assenso del 14 gennaio 1664). Sposò la nobile Giulia Bisantizzi Carducci.

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seguì una lunga controversia giudiziaria 2 . Questo bosco, distrutto tra non po- che contestazioni solo pochi decenni fa in seguito a lottizzazione edilizia, era costituito da una grand'estensione di terreno posto alle spalle e in direzione est del palazzo ducale dei Lopez, già demanio feudale aperto, a ridosso dell'abita- to e su cui i cittadini esercitavano i diritti conosciuti come usi civici e ne trae- vano indispensabili elementi di sostentamento e sopravvivenza. Ma esso, per i motivi che si leggono nella documentazione posta a corredo della controversia giudiziaria tra la municipalità e l'ex-feudatario, era stato re- cintato, annesso al palazzo ducale e interdetto ai cittadini. Ciò era in contrasto con quanto prescritto nell'articolo 10 della legge 1° set- tembre 1806, con cui si ordinava la ripartizione dei demani comunali, si sotto- poneva le terre boscose a regime speciale e si prescrivevano le limitazioni ne- cessarie alla conservazione dei boschi e se ne proibiva il taglio degli alberi 24. La lunga e complessa serie di liti giudiziarie tra il Comune e i duchi Lopez in materia di diritti feudali cominciò con il contenzioso riguardante il Bosco della Corte pochi giorni dopo la pubblicazione della sentenza n.° 58 e la sua co- municazione alla municipalità di Taurisano. Infatti il 23 luglio 1810, con una sollecitudine e una correttezza di comportamento di cui gli va dato merito, il Sindaco di Tauri sano Nicola informava il Giudice di Pace del Circon- dario di , Silvio Bonavoglia, nella cui competenza cadeva il territorio del suo comune, che il Duca2 , contravvenendo alla sentenza della Commissione feudale, stava disboscando nel Bosco detto della Corte26, con nessun rispetto degli ordini del sovrano in materia di conservazione dei boschi e dei diritti dei cittadini del comune: "Mi viene riferito dal Deputato eletto di questa Comune alla vigilanza e custodia de' Boschi, a tenore de' Reali Ordini, che in questo Territorio nel Bosco detto della Corte il sig. Duca Antonio Lopez à sboscato, e sta sboscando con gittare finanche alberi a terra, tra quali si sente che ne sia- no caduti di quelli che sono di grande uso. Invito la Vostra attenzione, e solle-

2 Di essa è conservata una ricca documentazione in: ASL, Intendenza Demani, Comune di

Taurisano, 1810 1862, Busta 57, fascicolo 677, 678 e 680. 24 In: GIROLAMO SAVOIA, Raccolta, cit., p. 25. 2 Si trattava di Don Antonio Lopez, di cui si ignora l'anno di nascita, ma del quale si sa che morì in il 3 aprile 1841. Egli fu il 3° duca di Taurisano e barone di Ortenzano, Malcandrino e Monteroni dal 1782 in poi (i titoli minori scomparvero con l'eversione dei feudi, nel 1806). Il 17 aprile 1788 aveva sposato Maria Francesca Capace Castriota dei Mar- chesi di San Marzano, morta poi il 18 novembre 1848, dalla quale aveva avuto un figlio, Don Bartolomeo, morto prima del padre e prima di potergli succedere nel titolo. Questi, però fu il padre di Don Michele (1810-1864) e di Don Francesco (1816 — 1900), rispettivamente 4° e 5° duca di Taurisano.

26 ASL, Fascicolo 677 (1810 1812), Volume di documenti riguardanti il Bosco Ducale, Taurisano - Provincia di Lecce - 1830, carta 9 del 23 luglio 1810. Ma la collocazione delle carte non rispetta l'ordine cronologico.

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tdn, ffnhé ...f vt rrd, d rvnz dll nt dl tr Svrn pr ldpnt d nt n ll prrv, nh pr pr nn rtr l drtt pttnt t Cn nr dll Sn tnz nt dll Svrn Cn dl ...". Il Giudice di Pace d'Ugento prendeva atto della denuncia e nella stessa gior- nata scriveva all'Aggiunto del suo omonimo del Comune di Taurisano perché si accertasse dei fatti e, dopo aver ricordato "rtrt rdn dllIntndnt dll rvn" contro il taglio d'alberi nei boschi e le "rr pn nt ntrvvntr", lo invitava "... d bt rhdr djtt . n l nz El t tlnd djtt lbr nl , d vnd l lnz, v prt rttr p ll dll t n ntrr frt ntnnt rdn ll t, h dv lltnt r l tl dfdtt nl djdtt , d nvrt dl plrtr, pr vdr tl ftt, l ltà d d, d l vlr ... "2. Pochi giorni dopo il sindaco reiterava la denuncia contro l'ex-feudatario 28, e, richiamando i suoi doveri di legge, che a lui "rhd l vlnz" e al giudi- ce di pace " h d nl rn dzl l prtzn, tn, lb dnz d h dvr tt", aggiungeva che erano trascorsi otto giorni, il giudice non era efficacemente intervenuto e il duca aveva continuato i suoi la- vori di disboscamento e, ignorando la decisione sovrana, firmata anche da lui, aggiungendo malizia all'arroganza, stava costruendo nel Bosco una "calcara", una fornace per la cottura della pietra e la produzione di calce. Aggiungeva ac- corati richiami al suo dovere di giudice e minacciosi avvertimenti di informare le superiori autorità del suo comportamento, in caso di mancato intervento. A questa seconda denuncia il giudice di Pace d'Ugento rispondeva scriven- do all'Aggiunto di Taurisano, informandolo del contenuto della seconda lettera del sindaco e minacciando a sua volta sanzioni contro di 1ui 2 : "I, n dt d 2 dl rr. [nt v pdì rd.[n] prnt pr pdr tl nnvnnt, pr nn fr rtr ff l l dl ntr t vrn, v n f n l trz.flln d rl.[n]t d tnr n , h l tl r ftt nz pr. Intnt vt dt l fr ntr ltrr rl. prvn , h nn vt t ll ttzz, h rhd l dpn pr l nd vlt v d, h l v. [t]r ndtt n rpndrà prr d l nnvnnt. Intnt v nvt fr pr l nt l vjtr prt, pr ptrn rpprntr lrrnt h nvn".

27 Ivi , carta 2 del 23 luglio 1810. 28 Ivi, carta 3 del 29 luglio 1810. 29 /Vi, carta 12 del 29 luglio 1810.

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Nel frattempo l'avvocato del duca Lopez faceva valere le sue ragioni presso il Regio Procuratore del Tribunale di prima istanza della Provincia di Terra d'O- tranto; non essendo riuscito a far valere le sue ragioni presso le autorità centra- li della Commissione feudale, attivava la sua strategia di difesa, che consisteva nel presentare ricorsi e nel fare pressioni ed intimidazioni presso quelle istitu- zione locali che più potevano essere sensibili ai suoi attacchi: il Decurionato di Taurisano, l'Aggiunto di pace dello stesso comune, il giudice di pace d'Ugen- to, quello di Casarano, quello di Lecce. Al Regio Procuratore di Lecce, pur ri- conoscendo il contenuto della sentenza della Commissione Feudale, l'avvocato del duca chiese che si accertasse la reale identificazione del Bosco della Corte oggetto d'interventi e citato nella sentenza e negava le attività denunciate dal sindaco del comune: tf. . . Si duole che senza verificarsi se il Boschetto attaccato al suo Palazzo, e cu- stodito da alti muri, l'ingresso al quale è dal Cortile del Palazzo con porta chiusa a chiave, sia lo stesso che quello detto Bosco della Corte, pochi di quel- li Cittadini fatti per distruggere, e non per edificare, attentano di diroccare i muri per servirsi dell'accordatoli dritto. Fa osservare che il Boschetto sud.[dett]o, e gli albori di esso sono stati ridotti a viali, e grottini, ed in quelle figure che dilettano la vista, che il suolo è netto è pulito, ed in conseguenza non vi si può né legnare, ne pascere. Conchiude che l'oggetto è di rispettarlo, e non di godere un vantaggio. Dice che la sentenza ne prescrive la divisione, e che non è giusto che sia deva- stata la porzione che a lui spetta che deve esser la maggiore... °. E in una lettera successiva del 2 ottobre 1810 il medesimo magistrato invia- va allo stesso giudice del circondario d'Ugento una copia della sentenza della Commissione Feudale, concludendo con un invito: "...Signore, v'invito a far eseguire esattamente, e letteralmente la Decisione della già Commissione negli ex Feudi di Taurisano, ed Ortenzano onde nessuna delle parti abbia motivo di dolersi: e quando dopo l'abolizione si fossero esatte Decime, ne farete seguire la restituzione... ". Il magistrato d'Ugento comunicava all'Aggiunto di Taurisano nuovi ordini da tenere in merito alla controversia, indicandogli le istruzioni impartite dai lo- ro superiori, specialmente per quanto riguardava l'apertura del muro del Bosco, condizione indispensabile affinché gli abitanti del comune potessero esercitar- vi gli usi civici, loro riconosciuti dalla legge: "... Io quindi sig. Aggiunto vi priego far sentire a cod.[est]o ex Barone, li sentimenti che vi ho espressi del lo- dato sig. Reg.[i]o Procuratfode, acciò il tutto venga eseguito senza ulteriore

° , carta 15 del 30 settembre 1810. Iv, carta 16 del 2 ottobre 1810.

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