Studio di Impatto Ambientale – Coltivazione di una cava di inerti in località Chiliminzanu - (OT) ♦ Sintesi non tecnica ♦

1 QUADRO INTRODUTTIVO ...... 4 1.1 LE MOTIVAZIONI DEL PROGETTO ...... 4 1.2 IL PROGETTO E IL QUADRO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO ...... 5 1.3 IL METODO E I COMPONENTI GENERALI DELLO STUDIO ...... 6 1.4 ARTICOLAZIONE DELLO STUDIO DI IMPATTO ...... 7 1.5 LA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI ...... 9 2 QUADRO PROGRAMMATICO...... 10 2.1 ITER AMMINISTRATIVO DEL PROGETTO ...... 10 3 QUADRO PROGETTUALE ...... 10 3.1 L’I MPRESA MANCHIA ANTONIO ...... 10 3.2 LE ALTERNATIVE DEL PROGETTO ...... 12 3.2.1 Alternativa “0”...... 13 3.2.2 Alternativa “1”...... 13 3.2.3 Alternativa “2”...... 16 3.2.4 Metodo di coltivazione ...... 18 3.2.5 Produzione e considerazioni economiche progetto Alternativa “2”...... 19 4 QUADRO AMBIENTALE ...... 21 4.1 PREMESSA ...... 21 4.2 COMPONENTE GEOLOGICA E GEOPEDOLOGICA ...... 21 4.2.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente geologica-geopedologica .....21 4.3 COMPONENTE GEOMORFOLOGICA ...... 23 4.3.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente geomorfologica ...... 23 4.4 COMPONENTE IDROGEOLOGICA ...... 24 4.4.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente idrogeologica...... 24 4.5 COMPONENTE GEOMECCANICA ...... 26 4.5.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente geomeccanica...... 26 4.6 COMPONENTI USO DEL SUOLO ...... 28 4.6.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente uso del suolo...... 28 4.7 COMPONENTE FAUNA ...... 32 4.7.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente faunistica...... 32 4.8 COMPONENTE ECOSISTEMICA ...... 35 4.8.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente agroecosistemica ...... 35 4.9 COMPONENTE DEI PAESAGGI SOCIO -ECONOMICI ...... 36 4.9.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente socio-economica ...... 36 4.10 COMPONENTE DEI PAESAGGI INSEDIATIVI ...... 38 4.10.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente insediativa...... 38 4.11 COMPONENTE DEI PAESAGGI STORICO-CULTURALI...... 40 4.11.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente paesaggi storico-culturali...... 40 4.11.2 Dispositivi di tutela...... 40 5 VALUTAZIONI CONCLUSIVE...... 42 5.1 ANALISI DEGLI IMPATTI RESIDUI ...... 42 5.1.1 Alternativa 0 ...... 43 5.1.2 Alternativa 1 ...... 44 5.1.3 Alternativa 2 ...... 46 5.2 LA SCELTA DELL ’ALTERNATIVA ...... 48

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Gruppo di Lavoro

Alessandro Muscas (Lithos S.r.l.) geologo coordinamento S. I. A.

Benedetta Dettori geologo aspetti geomorfologici idrogeologici e geopedologici

Antonella Derriu biologo aspetti faunistici e valutazione di incidenza

Gianluca Farina ingegnere fotosimulazioni

Domenica Lissia archeologo aspetti patrimonio storico-culturale e paesaggistici

Maria Grazia Marras agronomo uso del suolo, aspetti vegetazionali, ecosistemici

Graziano Mura ingegnere aspetti territoriali e valutazione di incidenza

Viviana Saba ingegnere aspetti normativi e valutazione di incidenza

Eric Sanna ingegnere aspetti insediativi, socio-economici e procedura di valutazione

Marco Serreli ingegnere quadro programmatico ed aspetti insediativi

elaborazioni cartografiche

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Elenco allegati ed elaborati cartografici

ELENCO ALLEGATI ED ELABORATI CARTOGRAFICI - P ROGETTO A_01 - Relazione tecnica B_01 - Inquadramento territoriale in scala 1:25.000 B_02 - Inquadramento territoriale in scala 1:10.000 B_03 - Inquadramento catastale in scala 1:4.000 C_01 - Stato attuale C_02 - Stato intermedio C_03 - Stato finale C_04 - Ricostituzione morfologica e riqualificazione vegetazionale C_05 - Moduli di impianto della riqualificazione ambientale C_06 - Sezioni di progetto e di riqualificazione ambientale C_07 - Ubicazione pilastrini di delimitazione

ELENCO ALLEGATI ED ELABORATI CARTOGRAFICI - V ALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE D_01 - Relazione generale D_02 - Sintesi non tecnica D_03 - Allegati E_01 - Matrici analitiche delle componenti ambientali F_01 – Relazione per la Valutazione di Incidenza G_01 - Documentazione fotografica con simulazione coltivazione e ripristino Progetto Alternativa “1” - Relazione tecnica Progetto Alternativa “1” - Relazione geologica Progetto Alternativa "1" - Tav. 1 – Corografia 1:25.000 Progetto Alternativa "1" - Tav. 2 – Planimetria catastale Progetto Alternativa "1" - Tav. 3 – Delimitazione cava e dimensioni pilastrini Progetto Alternativa "1" - Tav. 4 – Planimetria originale dell’area Progetto Alternativa "1" - Tav. 5 – Planimetria della situazione intermedia Progetto Alternativa "1" - Tav. 6 – Planimetria fine coltivazione Progetto Alternativa "1" - Tav. 7 – Sezione longitudinale Progetto Alternativa "1" - Tav. 8 – Sezione trasversale Progetto Alternativa "1" - Tav. 10 – Planimetria dopo ripristino ambientale Progetto Alternativa "1" - Tav. 11 – Schema di ripristino ambientale

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1 QUADRO INTRODUTTIVO

1.1 LE MOTIVAZIONI DEL PROGETTO La cava di sabbia di Chiliminzanu della Impresa Manchia Antonio con sede legale in (SS) in Reg. Fraigas rappresenta una misurata realtà per la produzione e commercializzazione di inerti sabbiosi nel triangolo produttivo ed insediativo compreso tra Oschiri, Ozieri e Tula.

In attività dai primi mesi dell’anno 2003, la produzione ha trovato numerosi ostacoli, sia tecnici che di mercato, per mantenere i livelli di produzione previsti in progetto. Oggi, in previsione di nuovi mercati legati alla realizzazione di importanti infrastrutture viarie sull’asse - ed in virtù degli “Atti di indirizzo programmatico per il settore estrattivo” conseguenti alla Deliberazione Regionale n. 37/14 del 25.9.2007 che enuncia “è da privilegiare, rispetto all’apertura di nuove miniere e cave, anche in aree non vincolate in modo totalmente ostativo, la prosecuzione e l’ampliamento di attività in essere” … “per i prossimi cinque anni non sono da autorizzare le aperture di cave e miniere non interessate da pregresse attività estrattiva”, si aprono nuove ed importanti prospettive di sviluppo.

In tale ottica, in concomitanza con la necessità di effettuare la richiesta di rinnovo della concessione, la Ditta Antonio Manchia ha commissionato alla Lithos S.r.l. l’aggiornamento e l’ampliamento del Progetto di Coltivazione per i prossimi dieci anni, in quanto quello depositato precedentemente non risultava più rispondente alle attuali condizioni del mercato e, ancora, per renderlo maggiormente conforme alle indicazioni ed alle proposte provenienti dallo Studio di Impatto Ambientale e della Valutazione di Incidenza che, contestualmente, lo stesso gruppo di lavoro sta elaborando in quanto la cava si trova all’interno del Sito di Interesse Comunitario ITB001113 - “Campo di Ozieri e pianure comprese tra Tula e Oschiri”.

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1.2 IL PROGETTO E IL QUADRO TERRITORIALE DI RIFERIMENTO Localizzata ai margini occidentali dell’ampia piana che si estende tra Chilivani (Ozieri) ed il Lago del Coghinas , in corrispondenza di una bassa collina allungata in direzione SW-NE (234 m s.l.m.), ricade interamente all’interno dei limiti amministrativi di Oschiri (OT). All’area di cava si accede facilmente attraverso una strada di penetrazione agraria della lunghezza di 870 m, che si dirama da una bretella di collegamento con la S.S. 597 del Logudoro, bretella che rappresenta una parte del vecchio tracciato della stessa Strada Statale.

Tula

Oschiri

Cava di sabbia Loc. Chiliminzanu

Limiti area SIC

Ozieri

Pattada Inquadramento territoriale

Da un punto di vista geografico la cava di Chiliminzanu è inclusa nel Foglio I.G.M. in scala 1:25.000 n°461 sez III “Cantoniera Monti Uri”. Nell ’inquadramento proposto 1 con taglio originale sono state utilizzati anche il Foglio n°460 sez. I “Tula”, il Foglio n°460 sez II “Chilivani” ed il Foglio n°461 sez IV “Oschiri”.

1 Vedi allegato: B_01 – Inquadramento territoriale in scala 1:25.000

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Nella Carta Tecnica Regionale in scala 1:10.000 l’area estrattiva ricade in una porzione del foglio n°461090. Completa il quadro restituito come base dell’inquadramento il foglio n°461050 2.

L’attività estrattiva è identificabile in catasto al Foglio 37, interamente all’interno del mappale 21 3. L’area estrattiva è stata ulteriormente evidenziata in scala 1:1.000 con un rilievo originale compiuto nel maggio 2007 4.

Le coordinate chilometriche di Gauss - Boaga fuso ovest del baricentro dell’area estrattiva e le quote minime e massime sul livello del mare, sono riportate qui di seguito:

− Coordinate chilometriche di Gauss-Boaga: 1503400 E - 4503693 N

− Quota topografica minima: 202 m

− Quota topografica massima: 224 m

Il presente progetto di aggiornamento ha previsto, come già accennato, un piccolo ampliamento della superficie della cava rispetto a quella originariamente autorizzata di 3,84 ha, continuando la coltivazione anche nella porzione residua dello stesso mappale come naturale prosecuzione dell’escavazione. La nuova perimetrazione 5, che sarà evidenziata successivamente all’approvazione del progetto di aggiornamento, sarà costituita da pilastrini in calcestruzzo fissati stabilmente al terreno, che individueranno la nuova area di cava della superficie complessiva di 5,47 ha.

1.3 IL METODO E I COMPONENTI GENERALI DELLO STUDIO Il metodo seguito per la predisposizione dello Studio d’Impatto Ambientale della cava di sabbia di Chiliminzanu - Oschiri (OT) persegue l’obiettivo di valutare la coerenza tra l’attività estrattiva e i caratteri di sensibilità delle componenti ambientali, socio economiche e storico culturali del contesto territoriale in cui s’inserisce.

Lo studio d’impatto fa riferimento al progetto di coltivazione aggiornato nell’anno 2008 e presentato contestualmente allo studio di valutazione agli Enti competenti.

2 Vedi allegato: B_02 – Inquadramento territoriale in scala 1:10.000 3 Vedi allegato: B_03 – Inquadramento catastale in scala 1:4.000 4 Vedi allegato: C_01 – Stato attuale 5 Vedi allegato: C_07 – Ubicazione pilastrini di delimitazione attuale

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Lo studio effettua:

− una caratterizzazione completa del progetto alla scala territoriale e locale, intendendo per esso l’inserimento dell’attività nel contesto estrattivo degli inerti che comprende le analoghe attività operanti nell’asse geografico Sassari-Olbia;

− una valutazione degli effetti di interferenza indotti dai fattori d’impatto sulle singole componenti ambientali;

− una valutazione degli effetti complessivi del progetto sull’ambiente (valutazione complessiva delle modificazioni indotte).

1.4 ARTICOLAZIONE DELLO STUDIO DI IMPATTO Al fine di seguire le disposizioni delle norme regionali e nazionali vigenti in materia d’impatto ambientale, lo studio è stato articolato in tre quadri di riferimento:

− quadro di riferimento programmatico;

− quadro di riferimento progettuale;

− quadro di riferimento ambientale.

Il quadro di riferimento programmatico rende comprensibile una caratterizzazione dell’attività mineraria alla scala territoriale. In essa si specifica la coerenza del progetto rispetto agli strumenti di programmazione e pianificazione in atto. Gli obiettivi perseguiti dal progetto si confrontano in questo senso rispetto agli obiettivi ed alle strategie di sviluppo dei piani e programmi promossi dagli enti locali e territoriali alla scala regionale, provinciale e comunale. In particolare lo studio d’impatto verifica la coerenza dell’attività estrattiva di cava rispetto ai piani di settore e ai piani territoriali ed urbanistici vigenti e alla vincolistica.

Il quadro di riferimento progettuale descrive le caratteristiche tecniche e fisiche del progetto in relazione alle alternative tecnologiche e localizzative. In esso sono contenuti specifici approfondimenti della situazione iniziale e dei motivi delle scelte progettuali effettuate, della situazione attuale e degli sviluppi futuri nell’ambito del metodo di coltivazione dell’attività estrattiva. Inoltre sono descritte le motivazioni tecniche delle scelte progettuali adottate, i metodi di produzione adottati, l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse e le minimizzazioni delle emissioni, le necessità progettuali e della gestione dell’attività estrattiva.

Il quadro di riferimento ambientale riguarda l’analisi della situazione ambientale complessiva del territorio in cui s’inserisce l’attività mineraria. Le indagini di settore effettuate

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descrivono l’ambito territoriale interessato dall’attività in termini di componenti ambientali interessate.

Sono state analizzate le seguenti componenti:

− suolo e sottosuolo (quadro geologico-idrogeologico, caratterizzazione geotecnica, quadro geomorfologico, quadro geopedologico);

− vegetazione e fauna;

− paesaggi sociali, insediativi e storico culturali (contesto demografico, contesto economico, insediativi, risorse del patrimonio storico).

La caratterizzazione delle componenti è effettuata mediante l’analisi dello stato attuale (livello di qualità dei recettori, rilevazione delle aree sensibili); la previsione degli impatti e delle misure di mitigazione (individuazione di situazioni d’interferenza con i fattori d’impatto, individuazione di misure di mitigazione opportune).

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1.5 LA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI Le alternative di progetto analizzate dal Gruppo di valutazione sono state:

− cessazione dell’attività e ripristino immediato secondo i dettami del progetto esistente (Alternativa “0”);

− prosecuzione della coltivazione con il progetto esistente attualmente autorizzato e depositato presso l’Assessorato Industria della R.A.S. con il suo progetto di ripristino (Alternativa “1”);

− prosecuzione della coltivazione con il nuovo progetto che presenta una diversa modalità di coltivazione ed un diverso progetto di ripristino morfologico e di riqualificazione ambientale (Alternativa “2”).

Con riferimento alle tecniche generalmente applicate in ambito internazionale e nazionale, per la valutazione dell’entità degli impatti ambientali del complesso estrattivo è stata individuata una procedura costituita dalle seguenti fasi:

- valutazione del quadro ambientale ex-ante: individuazione del rango delle componenti ambientali (momento zero);

- valutazione degli impatti del progetto: individuazione del rango dei fattori di impatto per componente ambientale;

- valutazione del quadro ambientale ex-post;

- valutazione delle alternative di progetto : Progetto ripristino Alternativa “0”, Progetto coltivazione e ripristino Alternativa “1”, Progetto coltivazione, ricostituzione morfologica e riqualificazione ambientale Alternativa “2”. La valutazione delle differenti alternative ha consentito, attraverso le azioni di prevenzione, mitigazione, compensazione, di individuare le scelte tecniche progettuali più idonee a minimizzare i potenziali effetti negativi sulle componenti ambientali a fronte della realizzazione dei benefici indotti dal progetto.

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2 QUADRO PROGRAMMATICO

2.1 ITER AMMINISTRATIVO DEL PROGETTO Il progetto attualmente autorizzato è stato compilato nel 1997 ed è stato autorizzato dalla Regione Autonoma della Sardegna – Settore Estrattivo, la quale, con determinazione n° 468 del 16 maggio 2000, autorizzava la coltivazione di inerti.

Nel 2007, in previsione del rinnovo, la Ditta Manchia Antonio incaricava la Lithos S.r.l. di provvedere alla stesura di un progetto che prevedesse un ampliamento della coltivazione di circa 1,2 ha sullo stesso mappale su cui già gravava l’attività estrattiva.

Il 19.03.2007 il Comune di Oschiri, in relazione al progetto di rinnovo ed ampliamento della cava di inerti di Chiliminzanu , ai sensi dell’art.8 della L.R. n°15 del 09.08.200 2 e s.m.i., concedeva alla ditta Antonio Manchia richiedente, il nulla osta di compatibilità da un punto di vista Urbanistico.

Il 05.05.2008 La RAS – Assessorato degli enti locali, Finanze e Urbanistica, su istanza della Ditta Manchia Antonio, in relazione alla prosecuzione ed ampliamento dell’attività estrattiva di Chiliminzanu rilasciava “Attestazione di non sussistenza del vincolo paesaggistico”.

Tutta la citata corrispondenza è riportata nell’elaborato D_03 – Allegati .

3 QUADRO PROGETTUALE

3.1 L’I MPRESA MANCHIA ANTONIO La ditta Manchia Antonio, viene costituita, come impresa individuale, nel 1971 su iniziativa del titolare sig. Antonio Manchia, che, già esercitando attività di movimento terra per conto terzi, aveva acquisito le adeguate conoscenze tecnico-amministrative per inserirsi personalmente nel mercato delle attività estrattive.

La prima attività estrattiva è stata esercitata in loc. Cogotis in comune di Tula (SS) per 2/3 anni. Negli anni successivi coltivò per 4/5 anni la cava in loc. Bulvaris in comune di Tula (SS) e, a metà degli anni ’90 la coltivazione venne esercitata su terreni di proprietà della stessa ditta in loc. Fraigas in comune di Ozieri (SS). Tra il 1995 ed il 2002 la ditta Manchia Antonio esercitò prevalentemente attività per conto terzi oppure acquistava pietrame grezzo per poi rivenderlo lavorato come inerti per edilizia.

Nel 2002 inizia l’attività nella cava di Chiliminzanu in comune di Oschiri (OT), attività che procede celermente per alcuni anni. Successivamente, questioni tecniche e di mercato ne

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hanno rallentato la produzione, problematiche che tale nuovo progetto vuole superare con nuove valide prospettive.

L’occupazione di manodopera è sempre stata limitata. Oltre al titolare hanno lavorato in maniera discontinua due operai specializzati addetti alle macchine operatrici ed un autista per il trasporto del materiale. È presumibile che, se i livelli di produzione si dovessero mantenere come quelli previsti in tale ambito, tale forza lavoro, anche con il contributo discontinuo del titolare, potrà essere confermata.

Attualmente la ditta Manchia Antonio dispone dei seguenti mezzi:

− n.1 escavatore cingolato CAT 320C da 160 Hp

− n.1 ruspa CAT D8K da 320 Hp

− n.1 autoarticolato Iveco Eurotracher 440 con cassone da 18 mc

Durante il periodo di maggiore produzione il trasporto viene affidato per conto terzi ad altri due articolati con caratteristiche simile al precedente.

Le nuove condizioni di mercato e la diminuzione della concorrenza sul traffico dei lapidei per la dismissione di alcune attività nelle aree circostanti, nonché la possibilità di conferire tutto il materiale all’impianto di frantumazione e vagliatura della Ecoinerti S.r.l., località Fraigras – Ozieri (SS), società appositamente costituita gravitante intorno alla ditta Manchia Antonio, rendono possibile una produzione media di circa 300 mc/giorno.

Il mercato di interesse, in base ai suddetti presupposti, sarà un ampio bacino compreso tra Ozieri ed Olbia nel quale la forte domanda di inerti per edilizia e la scarsa concorrenza rendono attuabili tali livelli di produzione.

Panoramica della cava di Chiliminzanu con visuale da NE

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Panoramica della cava di Chiliminzanu con visuale da SW

3.2 LE ALTERNATIVE DEL PROGETTO Come ampiamente descritto ed illustrato negli elaborati progettuali, la Ditta Manchia Antonio, in concomitanza con la necessità di effettuare la richiesta di rinnovo della concessione, ha commissionato alla Lithos S.r.l. l’aggiornamento e l’ampliamento del Progetto di Coltivazione per i prossimi dieci anni, in quanto quello depositato precedentemente non risultava più rispondente alle attuali condizioni del mercato e, ancora, per renderlo maggiormente conforme alle indicazioni ed alle proposte provenienti dallo Studio di Impatto Ambientale e della Valutazione di Incidenza che, contestualmente, lo stesso gruppo di lavoro sta elaborando in quanto la cava si trova all’interno del Sito di Interesse Comunitario ITB001113 - “Campo di Ozieri e pianure comprese tra Tula e Oschiri”.

Le alternative di progetto analizzate dal Gruppo di valutazione sono state:

− cessazione dell’attività e ripristino immediato secondo i dettami del progetto esistente (Alternativa “0”);

− prosecuzione della coltivazione con il progetto esistente precedentemente autorizzato e depositato presso l’Assessorato Industria della R.A.S. con il suo progetto di ripristino (Alternativa “1”);

− prosecuzione della coltivazione con il nuovo progetto che propone un ampliamento, una diversa modalità di coltivazione ed un differente progetto di ricostituzione morfologica e di riqualificazione ambientale (Alternativa “2”).

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3.2.1 Alternativa “0” Tale alternativa, che prevede la cessazione dell’attività estrattiva e il recupero ambientale della cava, deve essere congetturata esclusivamente sugli schemi di quanto era stato previsto al termine della coltivazione del settore autorizzato.

In particolare si rileva che non sono state raggiunte le condizioni previste dal vecchio progetto che, in estrema sintesi, prevedeva la coltivazione della parte sommitale della collina raccordata alla zona nord-orientale con un debole piano inclinato.

Le motivazioni delle suddette condizioni vanno ricercate in due diversi aspetti. In primo luogo all’apertura degli scavi di coltivazione è stata riscontrata una differente conformazione stratigrafica rispetto a quella prevista con una maggiore presenza, in particolare negli orizzonti più superficiali, di sterili di coltivazione, cioè frazioni argillose o argillo-sabbiose non idonee alla vendita, che hanno costretto ad effettuare l’ammasso di notevoli cumuli prima di raggiungere i livelli produttivi che sono stati rinvenuti a quote inferiori rispetto a quelle che dovevano essere le quote progettuali dei piazzali di scavo.

In secondo luogo la crisi del mercato degli inerti dovuta, in gran parte, alla carenza di importanti commesse pubbliche per tutta l’area del Monte Acuto e della Gallura ed all’eccessiva offerta di sabbie provenienti dalle cave di , hanno prodotto una stasi delle vendite che si è ripercossa sull’andamento della coltivazione che inizialmente, come da progetto, doveva concludersi in 6,3 anni con una produzione di circa 30.000 mc/anno.

Un ipotetico immediato progetto di ripristino secondo il vecchio progetto non sarebbe direttamente attuabile in quanto non sono raggiungibili le condizioni morfologiche previste al termine della coltivazione. Anche ipotizzando di utilizzare il materiale sterile accantonato per colmare le attuali “fosse” dovute alla coltivazione, permarrebbero dei piani eccessivamente inclinati che, ripristinati secondo le modalità previste dal vecchio progetto, rimarrebbero esposti a rischio erosione.

3.2.2 Alternativa “1” Il progetto costituente l’Alternativa “1” prevede, in estrema sintesi, la prosecuzione della coltivazione sino ai limiti dell’autorizzazione già concessa e la realizzazione del ripristino ambientale secondo le modalità descritte successivamente.

Il progetto, come depositato presso l’Assessorato Industria della R.A.S. è costituito, oltre che dalla Relazione Tecnica e della Relazione Geologica , da una serie di Tavole Planimetriche

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e Sezioni che illustrano, oltre l’ubicazione dell’intervento, la planimetria originaria dell’area e le fasi di coltivazione e ripristino.

Il progetto di coltivazione prevedeva, semplicemente, una prima fase di coltivazione che “per fette” discendenti avrebbe dovuto portare tutta la parte superiore del giacimento da quota 233 m sino a quota 220 m, fino a creare un piazzale a questa quota.

Nella fase successiva era prevista la prosecuzione della coltivazione in direzione NE lungo un piano debolmente inclinato realizzando, lateralmente, due gradoni discendenti dell’altezza di 5 m oltre la fascia di rispetto da strade ed altre proprietà. Questi ultimi sarebbero stati eliminati nelle fasi finali raccordando i due livelli, piano coltivazione e piano campagna preesistente, con un piano inclinato.

Il progetto di ripristino al termine della coltivazione prevedeva il recupero del terreno a pascolo seminativo. Il suolo, che doveva essere accantonato nelle fasi iniziali della coltivazione, viene descritto come di spessore variabile tra i 30 e i 50 cm, elevata pietrosità e ricchissimo di scheletro. Questo sarebbe dovuto essere integrato, nelle fasi di ripristino, con del suolo agrario di qualità per almeno 300 mc/ha e mescolato con concimi adeguati.

L’area di coltivazione si sarebbe pertanto trovata divisa in quattro zone:

o Parte alta del colle pianeggiante a quota 220 m della estensione di 4.229 mq;

o Piano inclinato da quota 220 a quota 203 m, delimitata dalle fasce di rispetto;

o Zona delimitata dai pilastrini, ma non coltivata nella quale è probabile il transito dei mezzi con danni non irreversibili alla vegetazione;

o Zona esterna ai pilastrini di delimitazione non interessata ai lavori di cava.

I lavori di ripristino alla fine della lavorazione sarebbero proceduti nel modo seguente:

− Il piazzale indicato come Zona 1) verrà, prima rippato fino alla profondità di 60-80 cm (per ripristinare la permeabilità del sottofondo) e poi spianato, dando una leggera pendenza verso l’esterno per favorire il drenaggio, tramite una ruspa del tipo CAT D8.

− Analogamente verrà rippato il piano inclinato della Zona 2).

− Le zone 1) e 2) così preparate verranno raccordate alle fasce di rispetto non coltivate in modo da dare al terreno un aspetto dolce ed evitando gradini o bruschi tagli della linea di contorno.

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− Il suolo accantonato durante la coltivazione verrà mescolato al terreno agrario acquistato, mescolato ai concimi e uniformemente distribuito su tutta l'area rippata tramite pala meccanica.

− Le zone 1), 2) e 3) verranno arate per permettere la semina di essenze da pascolo selezionate ed idonee alle necessità del bestiame che vi pascolerà (avena, trifoglio, erba medica, loglio. etc.)

− Prima della semina verranno piantate in buca, a gruppi di 2 o 3, piante di sugherella già radicate per rendere il terreno simile allo stato originario.

− Le zone così preparate verranno seminate per solchi con le essenze suddette.

Era anche previsto, durante l’esercizio estrattivo, l’acquisto e messa a dimora di 385 piantine radicate autoctone da posizionare sul bordo sud della cava in prossimità del confine.

Il costo del progetto di ripristino ambientale era stato valutato in circa 40.000.000 di lire che corrispondono a poco più di 20.000,00 euro.

L’analisi critica delle modalità di coltivazione e ripristino dell’alternativa “1” prende spunto dalle evidenze riscontrabili attualmente nell’area di cava ed in particolare dalla differente conformazione geologico-stratigrafica rispetto a quella prevista. In particolare non si era ipotizzata la presenza, nella sequenza stratigrafica, di intercalazioni argillose e argillo-sabbiose, continue e di elevato spessore, specialmente in prossimità del vecchio piano campagna. Queste hanno costretto, per poter estrarre il materiale idoneo alla vendita, ad accumulare notevoli spessori di sterili di coltivazione che, attualmente, occupano parzialmente il settore nord-orientale.

Un’altra evidenza è quella che, avendo previsto la completa estraibilità e commerciabilità del materiale superficiale, non si era neppure ipotizzata la necessità di costituire adeguati piazzali di accumulo per gli sterili di coltivazione e, pertanto, questi hanno ostacolato ed ostacoleranno la coltivazione così come da progetto “Alternativa 1”.

Inoltre, anche ammettendo di riuscire ad accantonare gli sterili di coltivazione, risulterà complessa e problematica la ricostituzione morfologica prevista dal progetto di ripristino “Alternativa 1” in quanto, comunque, avremmo un surplus di materiale rispetto a quanto ipotizzato.

Altri elementi di giudizio sono basati sulle modalità del ripristino. Queste sono conseguenti al sistema di coltivazione che prevedeva, nella prima fase, l’asporto totale del materiale sino a

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quota 220 m e nella seconda quello della costituzione di un piano inclinato sino a raccordarsi con il livello stradale attuale di NE. Appare evidente che tali modalità di coltivazione non potranno essere rispettate se si vogliono mantenere i livelli di produzione previsti in progetto ed al contempo non aver razionalmente previsto l’accumulo degli sterili di coltivazione impedisce di coltivare secondo tale progetto e, di conseguenza, di effettuare il ripristino secondo lo schema previsto.

Inoltre il progetto di ripristino appare carente circa alcune modalità operative e, in particolare, si può segnalare che il previsto apporto esterno di terreno vegetale in ragione di 300 mc/ha appare irrisorio ai fini del ripristino sia che esso venga steso (una coltre di appena 3 cm), sia che venga miscelato al suolo originario. Altro elemento è la quantità irrisoria di essenze arboree (20 piante da sughera) che verrebbero piantumate in un’area così estesa anche in considerazione delle difficoltà di attecchimento e della conseguente elevata fallanza. Ancor più in considerazione del fatto che tale progetto di ripristino non ha previsto delle cure colturali dopo il termine della coltivazione, ma queste vengono demandate ai proprietari del terreno.

3.2.3 Alternativa “2” Il progetto proposto come Alternativa “2” è frutto di rilievi ed osservazioni che il gruppo di valutazione ha effettuato dopo avere analizzato il progetto attualmente depositato presso l’Assessorato Industria della R.A.S. e regolarmente autorizzato.

In sintesi gli elementi che i valutatori hanno chiesto di sviluppare ai progettisti sono:

− definire la coltivazione in funzione della presenza in alternanza di strati coltivabili e di sterili di coltivazione;

− delimitare le aree necessarie all’accumulo del suolo e degli sterili di coltivazione;

− stabilire le direzioni di flusso delle acque superficiali e determinare quelle delle acque sotterranee evidenziando le modalità di deflusso nelle condizioni di progetto;

− ripristinare da un punto di vista morfologico le aree di scavo utilizzando gli sterili di coltivazione in modo tale da conformare più ampie aree a bassa pendenza possibili;

− predisporre dei sistemi di protezione dall’erosione dei versanti che rimarranno acclivi;

− descrivere e simulare planimetricamente il ripristino morfologico e la riqualificazione vegetazionale delle aree incrementando, rispetto al progetto originario, gli impianti arborei e definirne le cure colturali per un adeguato periodo di tempo.

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In base a tali elementi il gruppo di progettazione ha elaborato una proposta che accoglie le richieste e che può essere così sintetizzata. La coltivazione avverrà, ampliando di circa 1,2 ha la superficie precedentemente autorizzata, secondo due fronti discendenti da svilupparsi progressivamente da NE verso SW in cui quello superiore precede quello sottostante per una notevole distanza in modo tale da avere la possibilità di operare, in sicurezza, simultaneamente su due fronti in caso di eventuali richieste di aumento della produttività.

I materiali idonei alla vendita saranno caricati e trasportati al frantoio esterno alla cava in oggetto mentre gli sterili di coltivazione saranno stoccati in corrispondenza del piazzale di scavo che verrà costituito, nelle fasi iniziali della ripresa della coltivazione, nei luoghi ove attualmente ristagnano le acque piovane. Queste ultime verranno aggottate e fatte lentamente defluire verso il naturale compluvio, organizzando successivamente un canale di drenaggio che non consenta più l’accumulo delle stesse.

L’altezza dei fronti di coltivazione sarà contenuta entro i dieci metri ed il bordo del fronte si manterrà ad una distanza di almeno una decina di metri dai confini con i lotti adiacenti. La distanza tra i due fronti interni verrà mantenuta non inferiore ai 5 metri. La pendenza massima dei fronti in fase operativa è previsto che sia mantenuta in circa 70°.

Inoltre è stata considerata la possibilità di intercettare falde “sospese” e/o falde freatiche di differente produttività soprattutto nel periodo di coltivazione terminale che prevede un periodo di coltivazione in fossa. Se tali condizioni dovessero verificarsi, sarà necessario che queste acque vengano aggottate e fatte defluire nelle zone di naturale compluvio sempre che la produttività delle suddette falde o le quantità derivanti dal deflusso delle acque piovane siano modeste. In caso contrario dovrà essere valutata la possibilità di concludere la coltivazione ad una quota immediatamente superiore al livello statico medio della falda freatica.

Infine il progetto di riqualificazione della cava di inerti di Chiliminzanu proposto come “Alternativa 2” si è posto come principale obiettivo, essendo ovviamente preclusa qualsiasi possibilità di ripristino delle condizioni morfologiche pre-coltivazione, quello di modellare l’area in modo tale che assuma un aspetto, per quanto possibile, naturale simulando la presenza di una vallecola a fondo pianeggiante delimitata da versanti con pendenze assimilabili a quelle attualmente presenti nel contesto morfologico in cui è inserita la cava.

Per tale progetto è previsto il completo riutilizzo degli sterili di coltivazione accumulati nel corso della coltivazione al centro dell’area estrattiva e l’abbattimento e modellamento dei gradoni di coltivazione.

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L’intervento di riqualificazione vegetazionale ha previsto, come obiettivo, quello di favorire l’insediamento e lo sviluppo di una copertura vegetale naturale o semi naturale, stabile, autoportante attraverso riavvio dei cicli biologici che controllano la fertilità e la stabilità dei suoli. A tale scopo è stata prevista la ricostruzione di un substrato adatto per l’attecchimento e il successivo sviluppo delle piante, almeno in superficie attraverso il recupero del materiale pedogenizzato preesistente accantonato e ammendamento dello stesso con materiale organico per migliorare la porosità del substrato ed aumentare la disponibilità di sostanze nutritive.

Successivamente verrà predisposto l’impianto della vegetazione secondo le condizioni stazionali del sito e quelle bioclimatiche e paesaggistiche dell’area con inerbimento con georete nelle scarpate più acclivi, semplice inerbimento nelle aree di piano ed impianto di una macchia boscata, dislocata in tre distinte aree della superficie complessiva di oltre un ettaro, nel quale troveranno spazio circa 3.000 piante tra specie arboree ed arbustive.

3.2.4 Metodo di coltivazione La progettazione del metodo di coltivazione della cava di Ciliminzanu , come illustrato nelle varie fasi di coltivazione e di ripristino, è stata influenzata da molti fattori tra i quali, quello principale, è la posizione e lo sviluppo del giacimento, nonché la morfologia dell’area e la necessità di evitare fronti di scavo troppo ripidi o troppo alti poiché potenzialmente instabili e difficilmente ripristinabili.

Altre condizioni sono state quelle di evitare sezioni di scavo eccessivamente geometriche perché rende poco “armonico e naturale” il successivo ripristino, di evitare che la porzione di coltivazione “in fossa” fosse eccessivamente profonda da creare dei problemi al successivo colmamento, anzi per tale motivo è stata dimensionata al fine di contenere completamente gli sfridi di coltivazione e riportare l’area ad una quota che fosse comunque leggermente superiore alle quote dei compluvi naturali adiacenti.

Altri condizionamenti derivano dalla tipologia dei sedimenti del giacimento della cava di Chiliminzanu che si presentano, come accennato nel capitolo “Caratterizzazione geotecnica e stabilità dei fronti di coltivazione” con un aspetto stratificato, moderatamente coerente a tratti poco coerente. La lavorazione dei fronti di cava di questo tipo di materiale può essere agevolmente effettuato utilizzando solamente i mezzi meccanici escludendo l’utilizzo di esplosivi per l’abbattimento dei fronti.

Operate tali considerazioni il metodo di coltivazione più appropriato è quello di effettuarla secondo due fronti discendenti da svilupparsi progressivamente da NE verso SW nella quale quello superiore precede quello sottostante per una notevole distanza in modo tale da avere la

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possibilità di operare, in sicurezza, simultaneamente su due fronti in caso di eventuali richieste di aumento della produttività.

L’altezza dei fronti di coltivazione sarà contenuta entro i dieci metri ed il bordo del fronte si manterrà ad una distanza di almeno una decina di metri dai confini con i lotti adiacenti. La distanza tra i due fronti interni verrà mantenuta non inferiore ai 5 metri. La pendenza massima dei fronti è previsto che sia mantenuta in circa 70°.

Nelle simulazioni della coltivazione allegate, lo “stato intermedio” illustra quali saranno le condizioni dell’area tra circa cinque anni. Si può osservare il piazzale di coltivazione di NE, costituito nelle prime fasi, parzialmente ingombro dal rilevato costituito dai suoli e degli sfridi di coltivazione costituiti come illustrato nel capitolo precedente. Il fronte superiore è già arretrato sino ai limiti della coltivazione, mentre il fronte inferiore è ancora in posizione centrale e viene progressivamente arretrato mantenendo costante l’altezza del fronte.

Tale progressione porta alla simulazione dello “stato finale” nel quale è possibile osservare il proseguo della coltivazione in fossa. Quest’ultima fase di coltivazione potrebbe produrre come conseguenza una parziale intercettazione della falda freatica o di falde “sospese” la cui base impermeabile è costituita dai livelli argillosi, nonché il ristagno di acque piovane nel fondo della coltivazione. Se tali condizioni dovessero verificarsi, sarà necessario che queste acque vengano aggottate e fatte defluire nelle zone di naturale compluvio sempre che la produttività delle suddette falde o le quantità derivanti dal deflusso delle acque piovane siano modeste. In caso contrario dovrà essere valutata la possibilità di concludere la coltivazione ad una quota immediatamente superiore al livello statico medio della falda freatica.

3.2.5 Produzione e considerazioni economiche progetto Alternativa “2” Pur non rientrante nel ciclo produttivo della cava di Chiliminzanu , si riportano, oltre che la produzione prevista della cava in senso stretto, anche le produzioni previste nell’impianto di frantumazione, vagliatura e lavaggio della Ecoinerti S.r.l., che assorbirà completamente i materiali estratti dalla cava.

Per questo impianto si prevede una capacità produttiva di circa 300 mc/giorno che corrispondono a circa 480 t/giorno. La cava di Chiliminzanu fornirà a tale impianto la “materia prima grezza”, ad un prezzo di vendita, stimato in base alle attuali condizioni di mercato, di 5,50 €/mc comprensivo del trasporto all’impianto. Con una produzione media stimata di circa 48.000 mc/anno, si prevede un lordo complessivo di 264.000,00 €/anno ed un utile netto di circa 30.000,00 €/anno.

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Nell’impianto di frantumazione e lavaggio, che dista dalla cava circa 12 chilometri, si dovrebbe avere la seguente produzione media di inerti:

Prodotto finale mc/giorno mc/anno

Sabbia 0/3 mm 285 45.600

Ciottoli per selciati 5/10 cm 8 1.280

Ciottoli per selciati 10/15 cm 7 1.120

Totali 300 48.000

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4 QUADRO AMBIENTALE

4.1 PREMESSA Vengono riportate in tale capitolo le componenti ambientali analizzate dai diversi esperti. In ciascuna componente viene in genere effettuato:

− una valutazione ex ante delle componente

− una valutazione ex post degli impatti sulla componente secondo il metodo di valutazione illustrato nel capitolo 5 a cui si rimanda.

4.2 COMPONENTE GEOLOGICA E GEOPEDOLOGICA 4.2.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente geologica-geopedologica 4.2.1.1 Rango dei fattori di impatto Nella valutazione del rango dei fattori di impatto, che per la componente in oggetto riguardano le variazioni indotte dagli scavi di coltivazione e dalle operazioni di ripristino, questo si mantiene negativamente medio-alto per la irreversibilità dei processi attuati, mentre nel ripristino si assiste ad una parziale variazione del rango, in diversi casi con accezioni discretamente positive quando l’efficacia dell’intervento risulta rilevante ed irreversibile.

Discretamente differenti i ranghi per le tre ipotesi progettuali prospettate in particolare per il ripristino per il quale l’Alternativa “0” prevede che si proceda immediatamente. Il basso rango del ripristino nelle Alternative “0” e “1” rispetto a quello dell’Alternativa “2” è dovuto alle già descritte carenze del progetto di ripristino prospettato per le prime due rispetto a quello invece previsto per l’Alternativa “2” nel nuovo progetto di aggiornamento.

Per quanto riguarda la coltivazione possono essere confrontati i ranghi delle Alternative “1” e “2”. Appare evidente che il modesto ampliamento della coltivazione previsto con il progetto di aggiornamento pone decisamente ad un rango mediamente superiore quello dell’Alternativa “2”.

4.2.1.2 Le modifiche o alterazioni indotte Nelle matrici analitiche per componente le modifiche o alterazioni indotte dal progetto sulle componenti specifiche e riportate nella stessa matrice, possono essere così sintetizzate:

Interruzione della continuità pedogenetica

Depauperamento delle qualità pedogenetiche

Accumulo all'interno della cava degli sfridi di coltivazione

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"Consumo" di litologie sedimentarie

Per ciò che concerne la modifica dello stato naturale del suolo questo avrà solo in parte un carattere temporaneo in quanto quello presente nelle aree di scavo, anche se preventivamente accantonato per un successivo riutilizzo al termine della coltivazione, subisce un depauperamento dovuto all’accumulo. Per quanto riguarda i depositi sedimentari coltivati questi risulteranno modificati ed alterati irreversibilmente ed anche la porzione accumulata come sfrido, poiché modificato nello stato di aggregazione, non potrà mai riassumere le caratteristiche originarie anche se riposizionato per il ripristino morfologico.

4.2.1.3 Gli effetti indiretti e cumulativi Gli effetti indiretti che si potrebbero produrre nelle modifiche ed alterazione della componente specifica in esame sono la riduzione della copertura vegetale, un aumento rischio erosione substrato, l’alterazione delle morfologie naturali ed il mutamento dei circuiti idrici sotterranei. Tali effetti indiretti vengono parzialmente a cessare successivamente alle operazioni di ricostituzione morfologica e riqualificazione vegetazionale.

4.2.1.4 Azioni di mitigazione e compensazione Poche le azioni di mitigazione che possono essere messe in atto per le componenti specifiche individuate. Queste dovranno essere rivolte in maniera principale al mantenimento delle caratteristiche “attive” del suolo attenendosi alla prescrizione di non eccedere con lo spessore degli accumuli per evitare fenomeni di compattazione e perdita della componente organica nonché attenersi alle modalità di stendimento, concimazione e semina successivamente al suo riposizionamento nei luoghi originari. In tale caso l’effetto risulterà rilevante. Per ciò che riguarda gli sfridi accumulati, oltre la inevitabile modifica di stato di aggregazione subita durante l’escavazione, l’unica azione di mitigazione possibile è quella di riutilizzare il materiale per il ricoprimento delle fosse create dall’attività di coltivazione così come previsto dal progetto illustrato nello scenario dell’Alternativa “2”.

4.2.1.5 La valutazione delle alternative Le tre alternative di progetto, mentre risultano sostanzialmente simili negli impatti relativi alla coltivazione, hanno una certa differenza circa gli impatti conseguenti alle attività di ripristino. L’Alternativa “2” risulta “vincente” poiché prevede un riutilizzo totale degli sterili di coltivazione al fine di creare ampie superfici piane e dà migliori indicazioni sul mantenimento e sulla riattivazione del suolo accantonato.

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4.3 COMPONENTE GEOMORFOLOGICA 4.3.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente geomorfologica 4.3.1.1 Rango dei fattori di impatto La valutazione del rango dei fattori di impatto per la componente in oggetto è stata effettuata analizzando, essenzialmente, le modificazioni indotte dallo scavo di coltivazione e dalla necessità di realizzare delle aree di stoccaggio sia per gli sterili di coltivazione da utilizzare, al termine della coltivazione, per il riempimento dello scavo di coltivazione sia per il terreno agrario da utilizzare nella ricopertura della fase di ripristino. La loro reversibilità al termine della coltivazione consente di contenere il rango entro valori medio-alti.

Nelle due ipotesi progettuali di coltivazione abbiamo dei ranghi sostanzialmente identici per gli scenari previsti dall’Alternativa “1” e “2” poiché l’ampliamento dello scavo di coltivazione previsto dal “2” riguarda una porzione molto contenuta.

Per quanto riguarda il ripristino proponendo l’Alternativa “2” una migliore sistemazione delle scarpate di coltivazione con apposizione di georete per contrastare l’erosione e la ricostituzione morfologica dello scavo, assume un rango migliore per tale motivo.

4.3.1.2 Le modifiche o alterazioni indotte Nelle matrici analitiche per componente le modifiche o alterazioni indotte dal progetto sulle componenti specifiche e riportate nella stessa matrice, possono essere così sintetizzate:

Modifica della morfologia naturale

Alterazione pendenze naturali

Progressiva modifica di forme costituite

Parziale risistemazione della morfologia preesistente l'attività estrattiva

Eliminazione dei fronti di scavo

Le prime due alterazioni e modifiche indicate hanno carattere di persistenza, cioè la modifica prodotta è perenne, in quanto gli interventi di colmamento non potranno ricostituire la forma preesistente all’attività estrattiva. La persistenza viene meno per la modifica delle forme costituite (accumuli di sterili e di terreno vegetale) poiché la ricostituzione morfologica prevista dai ripristini agisce proprio su tali elementi per cui al termine della coltivazione cesseranno di produrre i loro effetti sulle visuali della cava.

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4.3.1.3 Gli effetti indiretti e cumulativi Gli effetti indiretti che si produrranno saranno legati principalmente alla riduzione della copertura vegetale ed asportazione del suolo che, sui piani inclinati, provoca un aumento dei processi erosivi ed il possibile innesco di piccoli smottamenti. Questi ultimi diminuiranno nella fase di ripristino in principal luogo ove venissero utilizzati prodotti come geostuoie per la stabilizzazione dei versanti ripristinati.

4.3.1.4 Azioni di mitigazione e compensazione Le azioni di mitigazione dell’impatto saranno rivolte alla ricostituzione morfologica e riqualificazione vegetazionale delle aree non più interessate dalla coltivazione per limitare i rischi di erosione connessi con la presenza dei versanti acclivi dei fronti di coltivazione. Per quanto riguarda i possibili franamenti questi potranno essere impediti da un’adeguata sorveglianza dei fronti di coltivazione durante la fase di esercizio e, nel caso dei rilevati, costruiti secondo angoli di scarpa non eccessivi.

Non sono giudicabili gli effetti delle azioni di mitigazione e compensazione per gli scenari delle Alternative “0” e “1”, mentre risultano da lievi a rilevanti quelle dell’Alternativa “2” poiché alcune azioni di ricostituzione morfologica vengono ritenute maggiormente efficaci per l’apposizione di geostuoie lungo i versanti.

4.3.1.5 La valutazione delle alternative Le Alternative “0” e “1”, presentano un problema di fondo nel progetto di ripristino in quanto non viene adeguatamente affrontato il problema della stabilità dei versanti al termine della coltivazione sia in termini di interventi diretti (apposizione di geostuoie) sia in termini di riqualificazione vegetazionale, quest’ultima essenziale per il trattenimento del suolo e sottosuolo. Di contro l’Alternativa “2” si impegna maggiormente nelle fasi di ripristino conformando il sito secondo un assetto maggiormente naturale con una vallecola al posto della collina allungata attualmente in fase di coltivazione.

4.4 COMPONENTE IDROGEOLOGICA 4.4.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente idrogeologica 4.4.1.1 Rango dei fattori di impatto Nella valutazione del rango dei fattori di impatto si è tenuto conto che gli impatti su alcune componenti specifiche siano reversibili a breve-medio termine per cui il rango è risultato basso. Di contro il rango del fattore di impatto legato alle modifiche morfologiche hanno una dimensione temporale irreversibile, in particolare per le falde sospese e la falda freatica, in quanto si produce una modifica sulle condizioni di infiltrazione delle acque di precipitazione.

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4.4.1.2 Le modifiche o alterazioni indotte Nelle matrici analitiche per componente le modifiche o alterazioni indotte dal progetto sulle componenti specifiche e riportate nella stessa matrice, possono essere così sintetizzate:

Modifica del livello piezometrico

Modifica delle disponibilità idriche sotterranee

Modifica della direzione di flusso delle acque di precipitazione

Alterazione deflussi superficiali ed intorbidimento acque

In conseguenza del ripristino morfologico e della riqualificazione vegetazionale si potrà indurre una:

Parziale ricostituzione delle continuità idrogeologica

Alterazione del livello piezometrico

Modifica della direzione di flusso delle acque di precipitazione

Alterazione deflussi superficiali ed intorbidimento acque

Modifica dell'entità dei deflussi

L’alterazione del livello di saturazione degli orizzonti superficiali avrà un carattere certamente di lungo periodo in quanto le modifiche morfologiche della coltivazione e ripristino comportano una variazione dei circuiti idrici superficiali. Questo concetto è applicabile anche alla ricostituzione morfologica da effettuare nella fase del ripristino che potrebbe creare le condizioni affinché si possa reinstaurare la falda freatica.

4.4.1.3 Gli effetti indiretti e cumulativi Gli effetti indiretti che si potranno produrre sono legati alla possibile diminuzione delle disponibilità idriche legate al livello di saturazione degli orizzonti superficiali, che potrebbe portare all’avvizzimento della vegetazione presente nell’immediato intorno delle fosse di coltivazione.

Altri effetti potrebbero riguardare il depauperamento della risorsa e della qualità delle acque. Di contro, durante le fasi di ripristino, potrebbero essere ricreate le condizioni per un aumento delle capacità di accumulo della falda.

4.4.1.4 Azioni di mitigazione e compensazione Come azioni di mitigazione al fine di controbilanciare la perdita del livello di saturazione degli orizzonti superficiali possono essere previste irrigazioni lungo tutto il perimetro arboreo

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dell’area estrattiva. Per quanto riguarda la qualità delle acque devono essere previste immediate azioni di bonifica in caso di sversamenti accidentali di oli lubrificanti e carburanti all’interno dello scavo di coltivazione.

Altra azione di mitigazione, qualora la coltivazione intercettasse la falda freatica, potrebbe essere quella di mantenere depresso il livello piezometrico solamente per la quota ed il periodo strettamente necessario alla coltivazione oppure, se la falda fosse eccessivamente produttiva, interrompere la coltivazione sopra la quota di falda freatica.

L’efficacia delle azioni di mitigazione è stata giudicata, in genere, moderata.

4.4.1.5 La valutazione delle alternative Come accennato le tre alternative di progetto non presentano sostanziali differenze di impatto. L’alternativa “2”, approfondendo maggiormente la quota di scavo, potrebbe risultare maggiormente impattante per tale componente. Le azioni di mitigazione proposte rendono comunque meno problematico tale impatto, annullandolo in caso di coltivazione interrotta sopra il livello piezometrico.

4.5 COMPONENTE GEOMECCANICA 4.5.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente geomeccanica 4.5.1.1 Rango dei fattori di impatto Nella valutazione del rango dei fattori di impatto, trattandosi di una modifica di un’area limitata anche se definitiva nello stato di consistenza della bancate sia naturali che artificiali, si è ritenuto doverli giudicare in gran parte di basso rango.

4.5.1.2 Le modifiche o alterazioni indotte Nelle matrici analitiche per componente le modifiche o alterazioni indotte dal progetto sulle componenti specifiche e riportate nella stessa matrice, possono essere così sintetizzate:

Modifica dello stato di equilibrio delle litologie escavate

Costituzione di fronti potenzialmente instabili

La modifica dello stato di equilibrio è una conseguenza della creazione dei fronti di coltivazione che vengono definiti in termini di altezza ed inclinazione. La costituzione di fronti potenzialmente instabili è invece legata alla creazione dei cumuli di sterili non idonei alla vendita ma utilizzabili nelle fasi di ripristino morfologico. Anche in questo caso vengono, in genere, definite altezze e pendenze delle scarpate.

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4.5.1.3 Gli effetti indiretti e cumulativi Tra gli effetti indiretti che si possono produrre alterando lo stato di equilibrio delle litologie con la realizzazione dei fronti di coltivazione o di scarpate di detriti, vi è la possibilità che si inneschino fenomeni di dissesto quali piccole frane oppure fenomeni di erosione incanalata lungo i versanti acclivi delle scarpate.

4.5.1.4 Azioni di mitigazione e compensazione Le azioni di mitigazione degli impatti indotti dall’attività di coltivazione per la componente in oggetto sono contenute nelle corrette regole di conduzione delle attività estrattive tra le quali assume sempre importanza la verifica periodica in sito della stabilità dei fronti seguita da opportune opere di bonifica e/o di limitazioni alla percorrenza in prossimità delle aree instabili.

4.5.1.5 La valutazione delle alternative Tra i tre scenari previsti solo l’Alternativa “2” presenta una chiara definizione delle pendenze di scavo massime in funzione del tipo litologico, nonché quella delle pendenze di accumulo massime in funzione del tipo litologico. Inoltre nella fase di ripristino viene prevista la apposizione di georeti lungo i versanti maggiormente acclivi che fa risultare “vincente” tale alternativa rispetto alle altre due.

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4.6 COMPONENTI USO DEL SUOLO 4.6.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente uso del suolo 4.6.1.1 Rango dei fattori di impatto I fattori di impatto riguardano le variazioni indotte dai nuovi scavi e dal ripristino a fine coltivazione nelle alternative 1 e 2 e nell’alternativa 0 gli impatti dati esclusivamente nelle fasi di ripristino a fine coltivazione.

Sulle componenti biotiche delle coltivazioni (seminativi) e della copertura vegetale (pascoli arborati, rimboschimenti, vegetazione pioniera e di nuovo impianto), in maniera specifica, gli impatti riguardano le polveri che ricoprono l’apparato fogliare in particolare nei mesi nei quali le precipitazioni sono rare. Sulle foglie le polveri provenienti dalla coltivazione e trasporto dei materiali e nelle fasi di ripristino, determinano la chiusura degli stomi e una diminuzione della superficie fogliare traspirante e preposta alla fotosintesi (che interessa anche le formazioni di macchia, i cespuglieti e arbusteti e le siepi perimetrali) determinando quindi minor sviluppo e poca appetibilità della risorsa erbacea per gli animali selvatici e al pascolo come effetti indiretti dell’impatto per i quali non sono previsti interventi di mitigazione.

Il rango del fattore di impatto nell’alternativa 0 risulta quindi lieve e con una dimensione spaziale dell’areale per le componenti esterne all’area di cava e locali per quelle interne alla cava e le coperture di nuovo impianto.

E’ importante rilevare che l’impatto positivo nell’alternativa 0 riferito alla componente della copertura di nuovo impianto, ha un valore, riferito all’efficacia delle azioni, giudicato lieve considerando che il progetto prevede l’impianto di una sola specie arborea, di limitata quantità rispetto le dimensioni dell’area di coltivazione necessari per ricucire il sito al paesaggio circostante.

Nelle alternative 1 e 2 nelle quali si prevede di continuare a coltivare anche se con interventi differenti, gli impatti si registreranno sia in fase di coltivazione sia nella fase di ripristino e riguarderanno anche in queste alternative lo sviluppo di polveri.

Per mitigare l’impatto sono previsti interventi di irrigazione ad aspersione per i fronti di coltivazione e i piazzali, per l’alternativa 1 l’azione di mitigazione è prevista solo in fase di coltivazione, al contrario l’azione di mitigazione con irrigazione ad aspersione si prolunga nell’alternativa 2 anche per le fasi di ripristino.

Per quanto riguarda il progetto di ripristino, per l’alternativa 1 essendo lo stesso progetto valgono le considerazioni fatte per l’alternativa 0.

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Nell’alternativa 2, invece, il progetto di ripristino si distingue per l’impiego di diverse tipologie di intervento per le diverse condizioni morfopedoclimatiche che si avranno a fine coltivazione, per le differenti specie erbacee, arboree, arbustive utilizzate e i moduli di impianti scelti che contribuiranno nel loro insieme a creare importanti elementi di naturalità alla riqualificazione naturalistica proposta.

4.6.1.2 Le modifiche o alterazioni indotte Nelle matrici analitiche, le modifiche o le alterazioni sulle componenti specifiche, possono essere così sintetizzate:

− accumulo di polveri sull'apparato fogliare nell’alternativa 0 (solo nella fase di ripristino), 1 e 2 (nelle fasi di coltivazione e ripristino).

− accrescimenti contenuti nelle piante del rimboschimento e dei pascoli arborati, inoltre si possono verificare danni meccanici con rotture di rami in seguito al passaggio di mezzi pesanti in prossimità della copertura arbustiva, cresciuta ai bordi delle strade del sito, nell’alternativa 0 (solo nella fase di ripristino), 1 e 2 (nelle fasi di coltivazione e ripristino).

− accrescimenti e produttività contenuta nei seminativi in seguito alla deposizione sull’apparato aereo della polvere proveniente dagli scavi, dal passaggio dei mezzi su strade non asfaltate, dal vento che solleva lo strato più superficiale del cumulo degli inerti, nell’alternativa 0 (solo nella fase di ripristino), 1 e 2 (nelle fasi di coltivazione e ripristino).

Le alterazioni che intervengono sulle piante, limitando l’accrescimento e la produttività, hanno un carattere temporaneo e anche legato alla stagionalità.

4.6.1.3 Gli effetti indiretti e cumulativi Gli effetti indiretti sulla componente sono rilevati da una riduzione, se pur contenuta, di una minor produttività delle colture coltivate adiacenti alla cava (seminativi).

Si indicano anche effetti legati all’appetibilità della risorsa erbacea per gli animali al pascolo in seguito al ricoprimento di polveri e anche di una diminuzione delle piante destinate all'alimentazione erbacea della fauna all’interno dell’area di cava

L’impatto visivo risulta un fattore positivo indiretto che si ottiene in seguito al progetto di recupero, che nelle diverse alternative di progetto ha una valutazione differente legata al progetto stesso. Si evidenzia infatti che nell’alternativa 1 e 0 che hanno lo stesso progetto di recupero, vi è un aumento di naturalità conseguente al nuovo impianto, ma inferiore rispetto a

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quello dell’alternativa 2 in quanto per la tipologia di impianto scelta, meno rispondente all’inserimento e quindi alla ricucitura dell’intervento nel paesaggio circostante.

4.6.1.4 Azioni di mitigazione e compensazione Le azioni di mitigazione dell’impatto nella fase di coltivazione delle diverse alternative devono mirare a salvaguardare le componenti specifiche e possono essere riassunte in:

− nell’alternativa 0 l’unica azione di mitigazione prevista riguarda la componente specifica della copertura di nuovo impianto e prevede la messa a dimora di un numero ridotto di specie arboree autoctone appartenenti ad una sola specie.

− nelle alternative 1 e 2 in fase di coltivazione è prevista la predisposizione di impianti di irrigazione ad aspersione per bagnare i fronti di coltivazione e le piste, quando si rende necessario.

− nell’alternativa 2 in fase di ripristino è prevista la predisposizione di impianti di irrigazione ad aspersione per bagnare le piste, quando si rende necessario e sono previste cure manutentive per almeno due anni dall’impianto, atte a incentivare l’attecchimento e lo sviluppo delle piante messe a dimora.

− nell’alternativa 2 in fase di ripristino sono previsti interventi diversi adatti alle condizioni morfopedoclimatiche che si sono create in seguito alla coltivazione e si possono sintetizzare in: ricostruzione di un substrato adatto per l’attecchimento e il successivo sviluppo delle piante e inerbimento con georete, inerbimento della superficie in piano e impianto di macchia boscata.

4.6.1.5 La valutazione delle alternative I paesaggi circostanti giustificano un intervento di riqualificazione con caratteristiche naturalistico ambientali, l’area di cava diviene come corridoio ambientale tra aree agricole e seminaturali che la delimitano.

L’intervento di riqualificazione si deve quindi orientare verso la messa in relazione del sito con il paesaggio circostante attraverso tecniche di impianto capaci di innescare un processo di riqualificazione attraverso lo sviluppo di una copertura vegetale varia per portamento e specie, facilmente adattabile alle condizioni ambientali critiche nelle quali si interviene.

Tra le alternative quella numero 2 risulta più circostanziata e dettagliata nella definizione del progetto.

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Anche se anche le alternative 0 e 1 che hanno lo stesso progetto, si orientano verso una riqualificazione con caratteristiche naturalistiche ambientali, si rileva l’assenza nel progetto di una tipologia di impianto diversa per i diversi ambiti creatisi in seguito alla coltivazione, l’impiego inoltre di una sola specie arborea e in piccole quantità rispetto allo spazio disponibile incide sulla naturalità dell’intervento e anche sui tempi di ricolonizzazione non riuscendo a creare una ricucitura con il paesaggio circostante.

L’alternativa 2 come precedentemente descritto utilizzando diverse tipologie di impianto per i diversi ambiti della cava che si avranno a fine coltivazione, l’elevato e vario numero di specie utilizzate e la variabilità dei moduli di impianto, garantisce nel tempo una ricucitura con il paesaggio circostante.

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4.7 COMPONENTE FAUNA 4.7.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente faunistica 4.7.1.1 Rango dei fattori di impatto Per quanto riguarda la valutazione del rango dei fattori di impatto relativi alle variazioni morfologiche, essendo esse rilevanti e irreversibili (alternative 0, 1, 2), è stata considerata pari a quattro per la componente faunistica erpetologia e per l’avifauna delle piccole falesie. Per quanto riguarda la componente faunistica dell’avifauna dei campi coltivati e incolti la valutazione del rango dei fattori di impatto relativi alle variazioni morfologiche è stata considerata pari a 0 (alternativa 0 e 1) e 3 (alternativa 2) essendo essa reversibile a lungo termine.

Il rango del fattore di emissione di rumore per le specie appartenenti all’avifauna dei campi coltivati e incolti e a quella delle piccole falesie (alternativa 0 e 1), risulta pari a 2 essendo esso reversibile a breve e medio termine. Mentre risulta pari a 3 (alternativa 2) essendo esso reversibile a lungo termine.

Infine, il rango relativo al fattore incremento del traffico personale è stato considerato pari a 2 (alternativa 1) e 3 (alternativa 2) in quanto rispettivamente rilevante, reversibile a breve e medio termine e rilevante e reversibile a lungo termine.

4.7.1.2 Le modificazioni o alterazioni indotte Le modifiche o alterazioni indotte dal progetto sulle componenti specifiche faunistiche sono le seguenti:

a) erpetofauna: eliminazione di un bacino d’acqua attualmente presente all’interno della parte già coltivata della cava utile per la riproduzione degli anfibi;

b) avifauna delle piccole falesie: eliminazione, sia in fase di coltivazione che di ripristino, delle piccole falesie attualmente presenti all’interno della parte della cava già coltivata;

c) avifauna dei campi coltivati e incolti: disturbo da rumore dovuto sia alle attività di coltivazione che di ripristino della cava (alternative 0, 1 e 2) delle coppie in riproduzione nei terreni circostanti;

d) avifauna dei campi coltivati e incolti: disturbo da rumore dovuto sia alle attività di coltivazione che di ripristino della cava (alternativa 2) delle coppie eventualmente in riproduzione all’interno del terreno interessato dall’ampliamento della cava;

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e) avifauna dei campi coltivati e incolti: disturbo da maggiore presenza degli addetti ai lavori di coltivazione;

f) avifauna delle piccole falesie: disturbo da rumore della colonia di Gruccioni presente nell’area;

g) avifauna delle piccole falesie: disturbo da maggiore presenza degli addetti ai lavori di coltivazione.

4.7.1.3 Gli effetti indiretti e cumulativi Gli effetti indiretti che potranno verificarsi a causa delle modificazioni o alterazioni sopra menzionate sono i seguenti:

a) erpetofauna: perdita di un sito riproduttivo per gli anfibi;

b) avifauna delle piccole falesie perdita di un sito riproduttivo per i Gruccioni;

c) avifauna dei campi coltivati e incolti: possibile abbandono dei nidi da parte delle coppie in riproduzione nei terreni circostanti la cava dovuto a emissione di rumore;

d) avifauna dei campi coltivati e incolti: possibile abbandono dei nidi da parte delle coppie in riproduzione all’interno della cava dovuto ad emissione di rumore;

e) avifauna dei campi coltivati e incolti: possibile abbandono dei nidi da parte delle coppie in riproduzione nei terreni circostanti la cava dovuto alla maggiore presenza di personale;

f) avifauna delle piccole falesie: possibile abbandono dei nidi da parte della colonia di Gruccioni presente nell’area dovuto a disturbo da rumore;

g) avifauna delle piccole falesie: possibile abbandono dei nidi da parte della colonia di Gruccioni presente nell’area dovuto a maggiore presenza degli addetti ai lavori di coltivazione.

4.7.1.4 Azioni di mitigazione e compensazione Le azioni di mitigazione che possono essere attuate sono fondamentalmente di due tipologie:

a) realizzare i lavori di coltivazione il più possibile al di fuori del periodo riproduttivo: efficacia dell’azione - moderata;

b) nella fase di recupero della cava, sarebbe auspicabile lasciare almeno una delle piccole falesie di terra e sabbia attualmente presenti: efficacia dell’azione – rilevante.

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4.7.1.5 La valutazione delle alternative L’alternativa 0 è sicuramente quella a minor impatto per le specie legate ai campi coltivati e incolti mentre risulta di impatto rilevante per l’erpetofauna e per le specie legate alle piccole falesie.

L’alternativa 2, rispetto all’alternativa 1, è sicuramente a minor impatto per le specie legate alle piccole falesie di terra e sabbia. Infatti, mentre la fase 1 non permette alcuna possibilità di mantenere le piccole falesie attualmente presenti all’interno della cava, la fase 2 prevede tale possibilità.

L’alternativa 1 risulta di forte impatto per l’erpetofauna e per l’avifauna delle piccole falesie in quanto prevede, nella fase di recupero, l’eliminazione del piccolo corpo idrico superficiale e delle falesie di terra e sabbia attualmente presenti. Per quanto riguarda le specie legate ai campi coltivati e incolti, la fase di coltivazione e ripristino potrà essere causa di disturbo alle coppie nidificanti nelle immediate vicinanze. Inoltre, così come evidenziato nella relazione contenente le alternative di progetto, la fase di recupero presenterà notevoli difficoltà nella riformazione del terreno agrario e di conseguenza nella ricostituzione del manto vegetale originario indispensabile per la ricolonizzazione delle specie ornitiche legate a tali habitat.

L’alternativa 2 risulta di forte impatto per l’erpetofauna dal momento che non prevede la possibilità di mantenere il corpo idrico superficiale, mentre per le specie legate alle piccole falesie prevede il mantenimento di almeno una piccola falesia. Infine, per quanto riguarda le specie legate ai campi, presenta disturbo da rumore e da traffico per le specie nidificanti al di fuori della cava e per quelle che, ipoteticamente, potrebbero nidificare al suo interno. Va evidenziato che, l’esigua superficie interessata dall’ampliamento della cava, 1,2 ha ca., in qualche modo esclude la possibilità di gravi danni alle specie nidificanti. Pertanto, considerato che la fase di recupero della cava prevista nell’alternativa 2 offre maggiori garanzie di riuscita di quella prevista nell’alternativa 1, si può affermare che complessivamente l’alternativa 2 risulta quella a minor impatto a breve e medio termine per la fauna.

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4.8 COMPONENTE ECOSISTEMICA 4.8.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente agroecosistemica 4.8.1.1 Rango dei fattori di impatto Gli impatti sulla componente agroecosistema possono riassumersi essenzialmente in:

− per le alternative 1 e 2 riscontriamo un tempo più lungo di intrusione nel paesaggio visibile, di nuovi elementi negativi sul piano estetico percettivo durante le fasi di coltivazione, percettibili da visuali circoscritte e adiacenti all’area di cava;

− per le alternative 1 e 2 ritroviamo un’alterazione nel livello della qualità della biodiversità esistente e conseguente perdita di funzionalità ecosistemica complessiva, in quanto il perdurare dell’intervento estrattivo porta ad una modifica del quadro della biodiversità presente;

− per le alternative 1 e 2 e 0 abbiamo una perdita complessiva di naturalità nelle aree coinvolte, una frammentazione della continuità ecologica.

4.8.1.2 Le modifiche o alterazioni indotte I fattori di impatto sull’agroecosistema, nelle diverse alternative analizzate si registrano sia in fase di predisposizione del cantiere, sia durante la realizzazione della coltivazione, sia nelle fasi di ripristino e si esplicitano attraverso la produzione e diffusione delle polveri, l’emissione di rumori e vibrazioni, le variazioni morfologiche e gli impatti visivi che determinano la frammentazione del paesaggio rurale determinando l’allontanamento delle specie selvatiche, in una dimensione temporale definita di medio periodo per le alternative 1 e 2 che propongono un prolungamento della coltivazione, per l’alternativa 0 il periodo è breve in quanto prevede solo il ripristino.

Le alternative 0 e 1 anche se risulta esserci un impatto positivo legato al ripristino, hanno un valore definito lieve in quanto il progetto è insufficiente per limitare la frammentazione dell’agroecosistema e la perdita di naturalità del sito e quindi del contesto nel quale è inserito.

Nel complesso si evince quindi che l’intervento proposto nell’alternativa 2 non ha implicazioni di rilievo tali da segnalare elementi di rischio per la sopravvivenza dell’agroecosistema che lo include.

4.8.1.3 Gli effetti indiretti e cumulativi Gli effetti dell’intervento in fase di coltivazione e di ripristino nelle alternative 1 e 2 e per la sola fase di ripristino per l’alternativa 0, portano all’allontanamento temporaneo della fauna

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selvatica (uccelli, piccoli mammiferi e rettili), il disturbo per rumori per gli animali al pascolo ed ad una minore produttività per le coltivazioni.

4.8.1.4 Azioni di mitigazione e compensazione Le azioni di mitigazione dell’impatto dovranno essere rivolte a mantenere e salvaguardare la copertura vegetale esistente sul sito e sulle aree attigue, proteggendo le colture agricole attigue alla cava.

Esclusivamente l’alternativa 2 offre un intervento di mitigazione mirato a contenere lo sviluppo delle polveri nelle fasi di coltivazione e di ripristino, e di prolungare le cure manutentive per i nuovi impianti per almeno due anni per favorire l’attecchimento e lo sviluppo della specie, e di effettuare le lavorazioni rumorose nei periodi non riproduttivi per la fauna selvatica, e di impiantare un adeguato numero di specie erbacee, arbustive e arboree in fase di riqualificazione.

4.8.1.5 La valutazione delle alternative L’intervento di riqualificazione con caratteristiche naturalistiche ambientali delle alternative 0,1,2, tende alla creazione di ambiti con valori di naturalità significativi.

Le alternative 0 e 1 evidenziano una mancanza nella composizione planimetrica degli impianti nella scelta dell’unica specie arborea da mettere a dimora in tutti gli ambiti, non considerando le criticità legate alle nuove condizioni morfopedologiche e non prevedendo alcuna cura manutentiva postimpianto, questi elementi si ritengono significativi per valutare insufficiente il progetto di riqualificazione del sito al fine di ricreare e reinserire l’ambito nell’agroecosistema rispetto al progetto dell’alternativa 2 che ricostruisce nel tempo una ricucitura con il paesaggio includendo il sito nell’agroecosistema.

4.9 COMPONENTE DEI PAESAGGI SOCIO -ECONOMICI 4.9.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente socio-economica Per il dettaglio analitico della valutazione si rimanda alle allegate matrici analitiche della componente ambientale socio-economica, una per ciascuna alternativa considerata.

Dal punto di vista socio-economico le differenze fra le due matrici sono minime, si riportano di seguito delle considerazioni valide per entrambe le alternative progettuali prese in considerazione.

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4.9.1.1 Rilevanza dei fattori di impatto Da un punto di vista strettamente socioeconomico non si ravvisano fattori di impatto negativi. Le attività di cava generano invece impatti positivi, soprattutto per quanto riguarda la modificazione del mercato del lavoro.

Sono inoltre da considerare positivamente i consistenti interventi di riqualificazione ambientale e di sistemazione a verde tendenti a ricostituire la naturalità del sito una volta terminata l’attività di cava.

4.9.1.2 Impatti a seguito dell’intervento Le modifiche e alterazioni derivanti dalle attività in progetto sulla componente socio- economica possono essere così sintetizzate: – incremento di manodopera specializzata nell'attività di cava – incremento del settore economico legato alle attività estrattive – incremento di manodopera specializzata nell'attività di ripristino ambientale – incremento delle attività economiche legate alla fornitura di beni e servizi alla cava.

4.9.1.3 Azioni di mitigazione, compensazione e miglioramento Le principali azioni di mitigazione/miglioramento adottabili per minimizzare/massimizzare gli effetti indotti sulla componente, sono: – miglioramenti: favorire l'assunzione e la specializzazione di manodopera locale nel settore estrattivo – miglioramenti: favorire l'assunzione e la specializzazione di manodopera locale nel settore del ripristino ambientale – miglioramenti: favorire l'utilizzo di beni e servizi locali.

4.9.1.4 La valutazione delle alternative Per concludere si può affermare, relativamente alla componente socio-economica, che: – il comune di Oschiri presenta tutti i valori delle variabili considerate ben al di sotto delle medie areali e territoriali considerate, evidenziando un notevole stato di malessere socio- economico; – quasi tutti gli impatti negativi sono limitati all’area dell’intervento; – quasi tutti gli impatti positivi sono di modesta intensità, a livello locale, areale e territoriale, tendono ad esplicarsi nel medio-lungo periodo; – l’efficacia delle azioni di mitigazione e di miglioramento è sempre moderata.

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Le due alternativa progettuali sono da considerarsi equivalenti e positive sotto il profilo socio-economico.

4.10 COMPONENTE DEI PAESAGGI INSEDIATIVI 4.10.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente insediativa 4.10.1.1 Rilevanza dei fattori di impatto Come risulta dalla matrice analitica allegata, i fattori di impatto che hanno rango più elevato sono quelli relativi alle attività di coltivazione sia per l’alternativa 1 sia per l’alternativa 2; e in particolare questo riguarda la diffusione di polveri e del rumore, l’impatto visivo.

Nelle attività di ripristino hanno rilevanza positiva, in particolare nell’alternativa 2.

4.10.1.2 Gli impatti a seguito dell’intervento: modifiche e alterazioni indotte Nella matrici analitiche per componente le modifiche o alterazioni indotte dal progetto sulle componenti specifiche possono essere così sintetizzate:

Attività di coltivazione

incremento del numero di occupati nel settore estrattivo

interferenza con le attività agricole e di pascolo per la presenza di polveri e rumore

alterazione dei caratteri percettivi da alcuni punti di vista panoramici

modifica dei volumi di traffico

Attività di ripristino

miglioramento dei caratteri percettivi da alcuni punti di vista panoramici

interferenza con le attività agricole e di pascolo per la presenza di polveri

Tali effetti sono generati in particolare dall’impatto visivo, dal traffico veicolare pesante, dal rumore e dalla diffusione della polvere. Quest’ultima presenta un impatto rilevante a livello locale in prossimità dell’area di progetto. Data la distanza tra l’area di progetto e il centro urbano compatto di Oschiri, si ritiene che non ci siano effetti diretti e indiretti indotti dall’attività di cava, fatta eccezione per il possibile incremento dell’occupazione.

Le attività di ripristino hanno impatti positivi in particolare per le azioni che contrastano l’impatto visivo e soprattutto la ricostituzione dell’ecosistema, azioni che nella alternativa 2 hanno maggiori effetti sulla qualità del paesaggio.

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Gli effetti indiretti e cumulativi sono legati alle interferenze potenziali con le attività rurali, che si ritengono comunque non rilevanti. Il peggioramento dei livelli di servizio della strada extraurbana, nonostante questo sia un effetto cumulativo, non è considerato rilevante in quanto si riferisce a una infrastruttura che nel corso dell’attività di cava subirà interventi di trasformazione.

Diminuzione della produttività agricola e zootecnica

Interferenza con le attività rurali in prossimità del sito

Peggioramento dei livelli di servizio della strada statale 597

4.10.1.3 Azioni di mitigazione e compensazione Una delle azioni che si ritiene rilevante per la riduzione degli impatti è l’adozione di sistemi per l'abbattimento delle polveri durante le lavorazioni, che consentono di ridurre gli effetti della polvere sull’ecosistema. Nell’alternativa 1, come azione di mitigazione e compensazione, è stata evidenziata la necessità di realizzazione di un nuovo progetto di ripristino, coerente con i caratteri del paesaggio in cui è ubicata la cava. Nell’alternativa 2 tra le mitigazioni è stata sottolineata l’esigenza di realizzare azioni di ripristino in conformità con le indicazioni di progetto, che risultano vincolanti non solo per contrastare l’impatto visivo, ma anche per riattivare i processi naturali dell’ecosistema.

4.10.1.4 La valutazione delle alternative Nella fase di coltivazione le due alternative sono identiche, per la natura stessa dell’attività estrattiva e per i metodi di coltivazione adottati. La differenza tra le alternative viene evidenziata attraverso le azioni atte a contrastare gli effetti dell’impatto visivo, azioni promosse da un nuovo progetto di ripristino più coerente con il paesaggio che caratterizza l’ambito di riferimento del progetto.

In questo senso la fase di ripristino presenta tre alternative. L’Alternativa 0 (caso di cessazione dell’attività) contempla interventi che si basano sul progetto di ripristino attualmente in possesso del proponente che è lo stesso considerato per l’Alternativa 1, ma insufficiente e inadeguato a rigenerare sotto il profilo ambientale il sito compromesso . L’Alternativa 2 effettua un nuovo progetto di ripristino curando in particolare gli interventi che possano promuovere l’avvio di un nuovo processo di rinaturalizzazione del sito.

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4.11 COMPONENTE DEI PAESAGGI STORICO-CULTURALI 4.11.1 Valutazione ex-post: gli impatti sulla componente paesaggi storico-culturali

A. Insediamento storico diffuso

Le azioni del progetto, pur non interferendo in modo diretto sulle emergenze monumentali presenti nell’area esaminata, vanno comunque ad inserirsi nella percezione del contesto paesaggistico-culturale, nel quale si individuano i segni della stratificazione insediativa e le invarianti nell’uso del territorio.

Nello specifico si evidenzia, nelle tre alternative progettuali N.0, N.1 e N. 2, nelle fasi di ripristino , un impatto visivo (di segno positivo) di lieve entità e irreversibile. Tale impatto, dovuto alla ricostituzione della morfologia naturale del luogo, con modellazione dell’area assimilabile a quella del contesto morfologico circostante, dovrebbe determinare un generale miglioramento della percezione culturale-ambientale del contesto, con una dimensione spaziale “areale” e una dimensione temporale di “lungo periodo”

Nelle medesime alternative progettuali e stesse fasi di ripristino è stato considerato anche il fattore di impatto derivato dalle variazioni morfologiche (di segno positivo) che sarà, “lieve e irreversibile” poiché, pur determinando una modifica della morfologia naturale del luogo, produce modeste alterazioni della percezione culturale e ambientale del contesto, con una dimensione spaziale “areale” e una dimensione temporale di “lungo periodo”.

Per quanto concerne le fasi di coltivazione , previste nelle alternative progettuali N.1 e N.2, si è valutato un impatto visivo (di segno negativo) di lieve entità e reversibile a lungo termine. Tale impatto potrebbe determinare lievi alterazioni della fruizione visiva del contesto culturale e ambientale, con conseguenti modifiche qualitative del livello di fruizione del contesto, e con una dimensione spaziale “areale” e una dimensione temporale di “medio periodo”

Nelle medesime alternative progettuali e fasi di coltivazione è stato considerato anche il fattore di impatto derivato dalle variazioni morfologiche (di segno negativo) che saranno inevitabilmente “rilevanti e irreversibili” poiché determinano una modifica della morfologia naturale del luogo, con alterazioni della percezione culturale e ambientale del contesto, con una dimensione spaziale “areale” e una dimensione temporale di “lungo periodo”.

4.11.2 Dispositivi di tutela

Sono da ritenere ambiti significativi nel quadro dell’assetto storico insediativo dei territori di Oschiri e di Ozieri i seguenti contesti individuati nel Pup-Ptc della Provincia di Sassari. Si

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riporta l’elenco dei siti indicati nella cartografia allegata al presente studio, dei quali nessuno risulta regolamentato ai sensi del Dlgs 42/04 (Codice dei beni culturali e del paesaggio).

Tali elementi del patrimonio storico culturale sono al di fuori del perimetro della Cava di inerti di Chilimanzanu (Oschiri). – COMUNE DI OZIERI

01. Insediamento preistorico, Nuraghe Nuridolzu e villaggio – COMUNE DI OSCHIRI

01. Nuraghe Cugadu

02. Nuraghe Ispinalva

03. Nuraghi Mugone 1 e 2

04. Nuraghe Baccas Alvas

05. Nuraghe Monte Uri

06. Nuraghe Monte Ulia

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5 VALUTAZIONI CONCLUSIVE

5.1 ANALISI DEGLI IMPATTI RESIDUI A seguito della compilazione della matrice sintetica vengono valutati, a partire dai valori del vettore VQ, gli impatti residui a seguito dell’adozione di azioni di mitigazione/compensazione.

Vettore Qualità [VQ] -1,00 -1,67 -1,67 -1,00 -1,50 -1,00 -1,00 -1,50 -1,00 -3,00 -3,00 -1,67 -2,33 -2,00 1,00 1,00 1,00 -1,00 2,75 3,00 2,00 2,33 -1,00 2,60 -1,67 2,50 3,00 -1,00 2,00 2,00 IMPATTO RESIDUO BMBMBBMBB BMBB A AMBAMA- - - B - - - - B -MB- - B - -

La valutazione viene effettuata per colonna e i criteri di valutazione dell’impatto residuo sono definiti dalla scala seguente.

IMPATTO RESIDUO ALTO MEDIO-ALTO MEDIO-BASSO BASSO Trascurabile NULLO / POSITIVO -3 <= VQ < -2,333 -2,333 <= VQ < -1,667 -1,667 <= VQ < -1 -1 <= VQ < -0,333 -0,333<=VQ<0 VQ >= 0

-3 -2,333 -1,667 -1 -0,333 0

A MA MB B T –

In altri termini, maggiore è l’efficacia delle mitigazioni e compensazioni (valori di VQ negativi tendenti a 0) minore sarà l’impatto residuo, minore è l’efficacia delle mitigazioni e compensazioni (valori di VQ negativi tendenti a -3) maggiore sarà l’impatto residuo.

La scala dell’impatto residuo verifica, oltre all’efficacia delle azioni di mitigazione, gli effetti che permangono sul contesto territoriale rispetto ai livelli di significatività delle alterazioni generate dal progetto, anche in riferimento alla presenza degli impatti cumulativi. L’impatto residuo sarà dunque: • P = Positivo, se a seguito dell’intervento permangono effetti positivi sul contesto territoriale • N = Nullo, se l’intervento non genera impatti • T = Trascurabile, se a seguito dell’intervento gli effetti risultano insignificanti pur in presenza di lievi alterazioni • B - MB = Basso, Medio Basso, se a seguito dell’intervento gli effetti di impatto permangono in presenza di significative alterazioni • MA - A = Medio Alto, Alto, se a seguito dell’intervento gli effetti di impatto risultano significativi in presenza di alterazioni rilevanti

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A seguito dell’applicazione delle misure di mitigazione agli impatti derivanti dal progetto si rilevano gli impatti residui, che verranno esplicitati nei successivi paragrafi.

5.1.1 Alternativa 0 5.1.1.1 Fase di ripristino

Impatti a seguito dell’intervento Impatto residuo Valutazioni conclusive L’impatto permane per la natura stessa dell’attività di ripristino, risulta Alterazione della qualità dell’aria per polveri B basso in quanto mitigato dall’aspersione d’acqua nei piazzali e nelle aerodisperse piste Ricostituzione degli orizzonti pedogenetici - Eliminazione dei fronti di scavo e parziale - risistemazione della morfologia preesistente Gli impatti residui sono positivi Parziale ricostituzione delle continuità idrogeologica -

Modifica dei deflussi superficiali delle acque - meteoriche L’impatto permane, risulta basso in quanto mitigato dall’aspersione Accumulo di polveri sull'apparato fogliare B d’acqua nei piazzali e nelle piste

Aumento della copertura vegetale - L’impatto residuo è positivo

Gli interventi di ripristino creano sensibili effetti di disturbo per l’habitat faunistico, destinati però a terminare quando le operazioni Disturbo della fauna selvatica e degli animali da MA verranno portate a termine. L’impatto residuo permane medio-alto in pascolo nel sito quanto il ripopolamento non sarà immediato a fine lavori ed il progetto non prevede misure di mitigazione Ricucitura parziale della frammentazione del - paesaggio agricolo circostante Gli impatti residui sono positivi Miglioramento dei caratteri percettivi da alcuni punti di - vista panoramici Le polveri generate dagli interventi di ripristino creano moderati effetti Parziale interferenza con le attività agricole e di B di disturbo per le attività agricole e di pascolo, destinati però a pascolo per la presenza di polveri terminare quando le operazioni verranno portate a termine Incremento del numero di occupati specializzati - nell'attività di ripristino ambientale Gli impatti residui sono positivi Incremento delle attività economiche legate alla - fornitura di beni e servizi alla cava

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5.1.2 Alternativa 1 5.1.2.1 Fase di coltivazione

Impatti a seguito dell’intervento Impatto residuo Valutazioni conclusive Impatto non eliminabile ma contenuto dall'efficacia delle mitigazioni Alterazione qualità dell'aria per polveri aerodisperse B previste che prevedono una integrazione delle misure già previste per la fase di coltivazione L’impatto è alto in quanto il progetto non prevede una precisa Accumulo all'interno della cava degli sfridi di A collocazione degli sfridi nè una precisa modalità di accumulo; inoltre coltivazione le quantità previste sono notevoli L’impatto non è eliminabile e alto in quanto viene limitato assai poco Alterazione della morfologia naturale del sito A dalle misure di mitigazione Impatto elevato non eliminabile e per il quale il progetto non prevede Modifica delle disponibilità idriche sotterranee A misure di mitigazione Alterazione dei deflussi superficiali delle acque L’impatto rimane elevato in quanto riflesso delle attività di cava senza A meteoriche che il progetto preveda misure di mitigazione Impatto elevato non eliminabile e per il quale il progetto non prevede Innesco di fenomeni di erosione A misure di mitigazione L’impatto è medio-alto a causa delle obsolete modalità di Potenziale instabilità dei fronti di scavo MA sfruttamento della cava previste dal progetto Impatto elevato e non eliminabile in quanto il progetto di ripristino Riduzione della copertura vegetale A non prevede adeguate misure di mitigazione all’accumulo non controllato degli sfridi L’impatto è basso per le misure di mitigazione previste (aspersione di Accumulo di polveri sull’apparato fogliare B acqua nei piazzali, piste e strada comunale di accesso), ma non eliminabile per la natura stessa dell’attività L’impatto è alto in quanto la frammentazione a livello areale rappresenta una condizione di partenza. Nonostante le misure Frammentazione del paesaggio A adottate dal progetto la ricostituzione del paesaggio naturale è un processo a lungo termine L’impatto è alto in quanto l’area di scavo attuale ha già ridotto gli Allontanamento della fauna selvatica e disturbo degli habitat faunistici. Il progetto, che elimina il bacino d’acqua artificiale, A animali da pascolo porta inoltre alla perdita di un sito riproduttivo per gli anfibi presenti nell’area L’impatto è medio basso ma non eliminabile nonostante la adozione Interferenza con le attività agricole e di pascolo per la MB delle misure di mitigazione per contenere gli effetti della polvere e del presenza di polveri e rumore rumore Alterazione dei caratteri percettivi da alcuni punti di L’impatto sulla qualità paesaggistica rimane alto, ma solo da alcuni A vista panoramici (impatto visivo) punti di vista panoramici che non coinvolgono strade o aree insediate L’impatto è medio alto in quanto per i prossimi anni si prevede Modifica dei volumi di traffico MA l’apertura dei cantieri della strada SS-Olbia Incremento del numero di occupati specializzati - nell'attività di cava Incremento del settore economico legato alle attività - estrattive Gli impatti residui sono positivi Incremento delle attività economiche legate alla - fornitura di beni e servizi alla cava

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5.1.2.2 Fase di ripristino

Impatti a seguito dell’intervento Impatto residuo Valutazioni conclusive L’impatto permane per la natura stessa dell’attività di ripristino, risulta Alterazione della qualità dell’aria per polveri B basso in quanto mitigato dall’aspersione d’acqua nei piazzali e nelle aerodisperse piste Ricostituzione degli orizzonti pedogenetici - Eliminazione dei fronti di scavo e parziale - risistemazione della morfologia preesistente Gli impatti residui sono positivi Parziale ricostituzione delle continuità idrogeologica -

Modifica dei deflussi superficiali delle acque - meteoriche L’impatto permane, risulta basso in quanto mitigato dall’aspersione Accumulo di polveri sull'apparato fogliare B d’acqua nei piazzali e nelle piste

Aumento della copertura vegetale - L’impatto residuo è positivo

Gli interventi di ripristino creano sensibili effetti di disturbo per l’habitat faunistico, destinati però a terminare quando le operazioni Disturbo della fauna selvatica e degli animali da MA verranno portate a termine. L’impatto residuo permane medio-alto in pascolo nel sito quanto il ripopolamento non sarà immediato a fine lavori ed il progetto non prevede misure di mitigazione Ricucitura parziale della frammentazione del - paesaggio agricolo circostante Gli impatti residui sono positivi Miglioramento dei caratteri percettivi da alcuni punti di - vista panoramici Le polveri generate dagli interventi di ripristino creano moderati effetti Parziale interferenza con le attività agricole e di B di disturbo per le attività agricole e di pascolo, destinati però a pascolo per la presenza di polveri terminare quando le operazioni verranno portate a termine Incremento del numero di occupati specializzati - nell'attività di ripristino ambientale Gli impatti residui sono positivi Incremento delle attività economiche legate alla - fornitura di beni e servizi alla cava

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5.1.3 Alternativa 2 5.1.3.1 Fase di coltivazione

Impatti a seguito dell’intervento Impatto residuo Valutazioni conclusive Impatto non eliminabile ma contenuto dall'efficacia delle mitigazioni Alterazione qualità dell'aria per polveri aerodisperse B previste che prevedono una integrazione delle misure già previste per la fase di coltivazione L’impatto è medio basso in quanto il progetto prevede una precisa Accumulo all'interno della cava degli sfridi di collocazione degli sfridi, non è comunque eliminabile per la presenza MB coltivazione delle notevoli quantità previste, anche se è stato evidenziato dal progetto l’utilizzo di pendenze massime per limitarne gli impatti L’impatto è medio basso in quanto l’alternativa propone, per ottenere le produzioni indicate, l’ampliamento della superficie Alterazione della morfologia naturale del sito MB precedentemente autorizzata, coinvolgendo aree che, per il momento, sono ancora ricoperte da suolo e vegetazione naturale. L’impatto viene però limitato dalle misure di mitigazione Impatto non eliminabile ma fortemente contenuto dall'efficacia delle Modifica delle disponibilità idriche sotterranee B mitigazioni previste L’impatto permane in quanto riflesso delle attività di cava. Le misure Alterazione dei deflussi superficiali delle acque MB di mitigazione previste dal progetto, in particolar modo la meteoriche realizzazione di canali, mantengono l’impatto su valori medio bassi. L’impatto è basso in quanto il progetto prevede un organizzazione Innesco di fenomeni di erosione B del cantiere con particolari misure per contrastare l’erosione (es. la realizzazione dei canali) L’impatto è basso grazie alle differenti modalità di sfruttamento della Potenziale instabilità dei fronti di scavo B cava rispetto all’alternativa 1 Impatto non è eliminabile del tutto in quanto la cava prevede un Riduzione della copertura vegetale MB ampliamento dell’area di coltivazione L’impatto è basso per le misure di mitigazione previste (aspersione di Accumulo di polveri sull’apparato fogliare B acqua nei piazzali, piste e strada comunale di accesso), ma non eliminabile per la natura stessa dell’attività L’impatto è alto in quanto la frammentazione a livello areale rappresenta una condizione di partenza. Nonostante le misure Frammentazione del paesaggio A adottate dal progetto la ricostituzione del paesaggio naturale è un processo a lungo termine L’impatto è alto in quanto l’area di scavo attuale ha già ridotto gli Allontanamento della fauna selvatica e disturbo degli habitat faunistici. Il progetto, che elimina il bacino d’acqua artificiale, A animali da pascolo porta inoltre alla perdita di un sito riproduttivo per gli anfibi presenti nell’area L’impatto è medio basso ma non eliminabile nonostante la adozione Interferenza con le attività agricole e di pascolo per la MB delle misure di mitigazione per contenere gli effetti della polvere e del presenza di polveri e rumore rumore Alterazione dei caratteri percettivi da alcuni punti di L’impatto sulla qualità paesaggistica rimane alto, ma solo da alcuni A vista panoramici (impatto visivo) punti di vista panoramici che non coinvolgono strade o aree insediate L’impatto è medio alto in quanto per i prossimi anni si prevede Modifica dei volumi di traffico MA l’apertura dei cantieri della strada SS-Olbia Incremento del numero di occupati specializzati - nell'attività di cava Incremento del settore economico legato alle attività - estrattive Gli impatti residui sono positivi Incremento delle attività economiche legate alla - fornitura di beni e servizi alla cava

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5.1.3.2 Fase di ripristino

Impatti a seguito dell’intervento Impatto residuo Valutazioni conclusive L’impatto permane per la natura stessa dell’attività di ripristino, risulta Alterazione della qualità dell’aria per polveri B basso in quanto mitigato dall’aspersione d’acqua nei piazzali e nelle aerodisperse piste Ricostituzione degli orizzonti pedogenetici - Eliminazione dei fronti di scavo e parziale - risistemazione della morfologia preesistente Gli impatti residui sono positivi Parziale ricostituzione delle continuità idrogeologica -

Modifica dei deflussi superficiali delle acque - meteoriche L’impatto permane, risulta basso in quanto mitigato dall’aspersione Accumulo di polveri sull'apparato fogliare B d’acqua nei piazzali e nelle piste

Aumento della copertura vegetale - L’impatto residuo è positivo

Gli interventi di ripristino creano sensibili effetti di disturbo per l’habitat faunistico, destinati però a terminare quando le operazioni Disturbo della fauna selvatica e degli animali da MB verranno portate a termine. Inoltre, anche se il ripopolamento non pascolo nel sito sarà immediato a fine lavori, l’impianto di nuove specie erbacee, arbustive ed arboree favorirà il ritorno della fauna in tempi ridotti Ricucitura parziale della frammentazione del - paesaggio agricolo circostante Gli impatti residui sono positivi Miglioramento dei caratteri percettivi da alcuni punti di - vista panoramici Le polveri generate dagli interventi di ripristino creano moderati effetti Parziale interferenza con le attività agricole e di B di disturbo per le attività agricole e di pascolo, destinati però a pascolo per la presenza di polveri terminare quando le operazioni verranno portate a termine Incremento del numero di occupati specializzati - nell'attività di ripristino ambientale Gli impatti residui sono positivi Incremento delle attività economiche legate alla - fornitura di beni e servizi alla cava

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5.2 LA SCELTA DELL’ALTERNATIVA Lo studio di valutazione di impatto ambientale ha fatto emergere, in estrema sintesi, i seguenti tre scenari alternativi:

Scenario generato dall’Alternativa “0” : lo scenario che si prevede è quello che la coltivazione della cava di Monte Doglia cessi immediatamente Lo studio di valutazione di impatto ambientale ha fatto emergere, in estrema sintesi, i seguenti tre scenari alternativi:

Scenario generato dall’Alternativa “0” : lo scenario che si prevede è quello che la coltivazione della cava di Chiliminzanu cessi immediatamente e che venga effettuato il ripristino dell’area estrattiva secondo il progetto precedentemente presentato ed approvato dalle Autorità Competenti. Tale ipotesi appare quella maggiormente svantaggiosa rispetto agli scenari previsti per diversi elementi di valutazione.

Da un punto di vista strettamente socio-economico la chiusura dell’attività estrattiva comporterà un inevitabile danno a carico dell’imprenditore il quale non sfruttando per quanto previsto la cava si ritrova ad aver sostenuto ingenti spese di avvio della produzione senza avere avuto un adeguato ritorno. Si produrrà inoltre la perdita di alcuni posti di lavoro qualificati sia quelli strettamente connessi all’attività estrattiva sia quelli connessi al trasporto e all’impianto di vagliatura, proprio nel momento in cui sta prendendo concretezza la realizzazione dell’attigua ed importante arteria viaria Sassari-Olbia che necessiterà di ingenti quantitativi di inerti come quelli prodotti nella cava di Chiliminzanu .

Un altro aspetto importante sarebbe quello di dover attuare il “ripristino ambientale” secondo concetti e metodi ampiamente superati e non attuabili poiché la coltivazione non è stata portata a termine e le condizioni morfologiche previste non si sono attuate e non lo possono essere nelle condizioni attuali. Per di più è stato evidenziato come il ripristino previsto fosse fortemente carente in alcuni tratti essenziali, come illustrato nel capitolo degli scenari alternativi.

Scenario generato dall’Alternativa “1”: lo scenario che si prevede è quello che la coltivazione della cava di Chiliminzanu continui l’attività della cava procedendo secondo il vecchio progetto di coltivazione e di ripristino presentato ed approvato dalle Autorità Competenti. Anche tale ipotesi, nell’analisi della matrice sintetica, appare svantaggiosa rispetto allo scenario dell’Alternativa “2” per i seguenti elementi di valutazione.

La coltivazione, così come descritta negli elaborati approvati, non è immediatamente attuabile poiché l’apertura degli scavi di coltivazione ha evidenziato la presenza di elevati

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quantitativi di sterili di coltivazione (oltre il 20% del volume totale negli orizzonti superficiali) dei quali non era stato pertanto previsto il loro accumulo. Oltre alla problematica del loro accantonamento e della loro destinazione in fase di ripristino, non averli individuati in sede progettuale ha anche prodotto una sovrastima degli inerti coltivabili che si riflette inevitabilmente sul bilancio economico dell’attività intrapresa.

Altro aspetto “sfavorevole” del vecchio progetto comunque approvato è che quello che viene definito ripristino ambientale è estremamente carente sotto diversi aspetti tra i quali, quelli più eclatanti, sono i quantitativi messi in gioco. Risulta, infatti, assolutamente ininfluente l’apporto di terreno vegetale nei quantitativi previsti (300 mc/ha) che produrrebbero uno straterello di appena 3 cm, nonché l’impianto di “ben” 20 sugherelle in una superficie di circa 3,8 ha (una pianta ogni 1.900 mq). Un aspetto minimamente positivo sarebbe stata la messa a dimora di 385 piantine radicate, ma il progettista ha previsto che queste fossero poste in corrispondenza del perimetro meridionale del terreno identificato dal foglio 37 mappale 21, in una porzione del lotto esterna al perimetro autorizzato all’attività estrattiva e tuttora nella disponibilità del proprietario del lotto. Nell’impossibilità di realizzarlo come da progetto non si è poi previsto delle soluzioni alternative di impianto.

Scenario generato dall’Alternativa “2” : lo scenario generato da questa alternativa è quello che deriva dal nuovo progetto di aggiornamento redatto secondo le indicazioni che il gruppo di valutazione, dopo aver visionato il vecchio progetto, ha voluto indicare come essenziali per la prosecuzione redditiva dell’attività estrattiva, la minimizzazione degli impatti e la restituzione al territorio dopo adeguato intervento di ricostituzione morfologica e riqualificazione vegetazionale.

Come deducibile dagli elaborati progettuali consegnati insieme allo Studio d’Impatto Ambientale, tali obiettivi fondamentali sono stati raggiunti e gli aspetti positivi sono molteplici.

Da un punto di vista socio-economico viene salvaguardato sia l’investimento del titolare dell’attività estrattiva sia l’impiego della manodopera specializzata in un momento estremamente favorevole per il mercato a seguito dell’apertura di cantieri di rilevanza regionale attigui all’area estrattiva (Strada Sassari – Olbia).

In relazione alla coltivazione si razionalizza il metodo di coltivazione di un giacimento ancora valido per tipologia di materiale, ma che deve fare i conti con una quantità di sterili di coltivazione per i quali il progetto “Alternativa 1” non solo non aveva previsto la loro presenza, ma anche non aveva programmato dove allocarli con impatti visivi minimi. Il nuovo progetto

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prevede il loro stoccaggio temporaneo in un cumulo che non sarà visibile esternamente all’area estrattiva e che durante la ricostituzione morfologica troverà opportuna collocazione.

Altro aspetto fortemente positivo è quello connesso con gli interventi di ripristino morfologico e di riqualificazione vegetazionale che verranno messi in atto con il nuovo progetto. Non appaiono, infatti, confrontabili sia da un punto di vista qualità sia da quello della quantità le proposte dell’Alternativa “1” rispetto a quelle dell’Alternativa “2”. L’attuazione del programma previsto restituirà l’area estrattiva in condizioni non dissimili da quelle preesistenti ed assolutamente conforme con le aree attigue.

Gli impatti in maggior misura negativi rispetto all’Alternativa “1” riguardano l’impatto visivo durante la coltivazione della visuale da una collina adibita a pascolo arborato posta a SW dell’area estrattiva. Il temporaneo impatto sarà comunque compensato da una migliore riqualificazione vegetazionale che, al termine della coltivazione, saprà mascherare gli effetti dell’attività estrattiva. È necessario sottolineare che, comunque, la cava non ha visuali da zone trafficate o abitate.

Un altro aspetto negativo concerne il maggior consumo di suolo in previsione dell’ampliamento dell’area di coltivazione di circa 1,2 ha. In questo caso l’intervento di accantonamento temporaneo e la sua stesura, previo ammendamento con materiale organico per migliorarne la porosità ed aumentarne la disponibilità di sostanze nutritive, al termine della coltivazione minimizzano fortemente l’impatto ad esso conseguente.

L’aspetto di maggiore impatto potrebbe invece riguardare l’eventuale presenza di una falda freatica di discreta produttività alle quote di scavo. Se questa dovesse manifestarsi e la sua produttività fosse tale da produrre nel fondo scavo una persistenza delle acque nonostante gli aggottamenti con il rischio di depauperamento della risorsa, la coltivazione, come efficace e risolutivo intervento di mitigazione, verrà approfondita unicamente sino ad una quota superiore a quella del livello freatico.

In conclusione si può affermare che, viste le valutazioni effettuate, l’Alternativa “2” risulta più idonea per portare a compimento il ciclo di coltivazione, ricostituzione morfologica e di riqualificazione vegetazionale che attività di tal genere devono necessariamente compiere.

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