SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003)

Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO

(Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle

LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

LA COMUNITÀ PORTORICA A NEW YORK “THE MOVEMENT”

RELATORI: CORRELATORI: Prof.ssa Adriana Bisirri Prof.ssa Marilyn Scopes Prof. Carlos Alberto Delgado Medina Prof.ssa Claudia Piemonte

CANDIDATA:

Colantoni Alessandra

ANNO ACCADEMICO 2016/2017

1

LA COMUNITÀ PORTORICANA

A NEW YORK

“THE NUYORICAN MOVEMENT”

2

Indice

INTRODUZIONE ...... 6

CAPITOLO 1 PANORAMA STORICO ...... 8

1.1 ORIGINE ...... 8

1.2 LA DIASPORA PORTORICANA...... 12

1.3 INTEGRAZIONE E POLITICHE D’ACCOGLIENZA ...... 20

CAPITOLO 2 L’INCONTRO TRA DUE CULTURE ...... 26

2.1 BILINGUISMO A NEW YORK ...... 26

2.2 LOISAIDA () ...... 29

2.3 INGLESE E SPAGNOLO A CONTATTO ...... 31

2.4 : THE MAKING OF A NEW AMERICAN LANGUAGE ...... 42

CAPITOLO 3 LA NASCITA DEL MOVIMENTO ...... 48

3.1 THE NUYORICAN MOVEMENT ...... 48

3.2 LETTERATURA E POESIA ...... 50

3.3 TEATRO ...... 57

3.4 MUSICA ...... 62

3.5 VISUAL ART ...... 63

CONCLUSIONE ...... 66

3

SEZIONE IN INGLESE ...... 68

INTRODUCTION ...... 69

CHAPTER 1 HISTORICAL PANORAMA...... 71

1.1 ORIGINS AND DIASPORA ...... 71

1.2 INTEGRATION AND RECEPTION POLICIES ...... 74

CHAPTER 2 THE BLENDING OF TWO CULTURES ...... 77

2.1 BILINGUALISM IN ...... 77

2.3 THE INTERACTION BETWEEN SPANISH AND ENGLISH ...... 79

2.4 SPANGLISH ...... 81

CHAPTER 3 THE CREATION OF THE MOVEMENT ...... 84

3.1 THE NUYORICAN MOVEMENT ...... 84

3.2 LITERATURE ...... 85

3.3 THEATRE ...... 88

3.4 VISUAL ART ...... 91

3.5 MUSIC ...... 92

CONCLUSION...... 94

4

SEZIONE SPAGNOLA ...... 95

INTRODUCCIÓN ...... 96

CAPÍTULO 1 PANORAMA HISTÓRICO ...... 98

LOS ORÍGENES ...... 98

LA DIÁSPORA PUERTORRIQUEÑA ...... 99

INTEGRACIÓN Y POLÍTICAS DE ACOGIDA ...... 100

CAPÍTULO 2 DOS CULTURAS SE ENCUENTRAN ...... 102

BILINGÜISMO EN NUEVA YORK ...... 102

LOISAIDA ...... 102

CUANDO EL ESPAÑOL Y EL INGLÉS ENTRAN EN CONTACTO: EL SPANGLISH .. 104

CAPÍTULO 3 EL MOVIMIENTO ...... 107

LOS ...... 107

LA LITERATURA, EL TEATRO, LA MÚSICA Y LAS ARTES VISUALES ...... 109

CONCLUSIÓN...... 111

BIBLIOGRAFIA ...... 113

SITOGRAFIA ...... 119

5

Introduzione L’argomento che ho deciso di trattare nella mia tesi è la comunità portoricana a New York e il movimento artistico che raggruppa tutti gli artisti portoricani che scrivono, o cantano, le emozioni, nelle quali si riconoscono molti portoricani emigrati negli Stati Uniti. Il gruppo a cui mi riferisco ha deciso di farsi chiamare Nuyorican Movement.

Mi sono interessata a questo argomento dopo aver visto il film “Piñero”. La pellicola è stata realizzato da Leon Ichaso, nel 2001. Il film racconta la tormentata vita di Miguel Piñero, un artista portoricano, che vive una vita disagiata a New York e proprio questa situazione di disagio e povertà l’ha portato spesso ad essere rinchiuso in carcere. Nonostante l’ambiente che lo circondava e le difficoltà sociali che ha trovato nell’ambientarsi nella nuova società, Piñero ha saputo focalizzare il suo disagio nella letteratura. Scrittore maledetto, dietro le sbarre scopre un'innata vena poetica da cui nasceranno opere teatrali osannate come "Short Eyes". Piñero è anche uno dei co-fondatori dei Nuyorican.

Prima di vedere questo film, non conoscevo questo movimento artistico così ho deciso di approfondirne la storia e le origini. Per rendere possibile tutto ciò, ho scelto di cominciare parlando del motivo che ha spinto, non solo i portoricani, ma un gran numero di latini ad emigrare negli Stati Uniti.

Premesso ciò, il mio lavoro inizia proprio raccontando il perché di questo grande flusso migratorio. Dopo che la Spagna perse la guerra ispano-americana, l’isola passò sotto il dominio statunitense. Questo, nel corso della storia ha reso più facile l’emigrazione negli Stati Uniti da parte dei portoricani, che spinti da false promesse di una vita migliore, abbandonavano la loro isola, per poi ritrovarsi nella stessa situazione di povertà e misera dalla quale cercavano di fuggire. Uno degli avvenimenti storici che può essere considerato l’origine di

6 questo flusso è la diaspora portoricana infatti, nel primo capitolo analizzerò come questo evento ha avuto origine e perché se ne parla tutt’ora.

Nel secondo capitolo, approfondirò il rapporto che l’inglese e lo spagnolo hanno a New York. Ho deciso di inserire, proprio in questo capitolo, alcune informazioni sul quartiere dove vivono la maggior parte degli ispanofoni, perché analizzare l’ambiente che circonda i portoricani è una cosa fondamentale per capire il rapporto che quest’ultimi hanno con la loro lingua.

Questa relazione è molto importante poiché l’integrazione linguistica è lo scoglio più difficile da superare per un portoricano. Difatti, considero molto importante questo capitolo, perché analizzando il code-mixing, i prestiti e i calchi linguistici dall’una all’altra lingua, si riesce ancora di più a capire la filosofia di questo movimento. Gli artisti stessi, non compongono opere scritte interamente in inglese, anzi la presenza dello spagnolo è molto forte. Per questo, ho voluto dedicare l’ultima parte di questo capitolo allo spanglish, che potremmo considerare la “lingua” che i Nuyorican hanno scelto per esprimere la loro identità.

La terza parte del mio lavoro, è completamente incentrata sui Nuyorican. Inizierò con una breve introduzione sulla nascita del gruppo e sul Nuyorican Poets Café la rocca forte del movimento, dove ancora oggi molti artisti si esibiscono. Seguirò parlando delle diverse arti che fanno parte del movimento, ossia letteratura, teatro e musica. Attraverso l’analisi di diverse opere, cercherò di spiegare al meglio la filosofia di questo gruppo.

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CAPITOLO 1 PANORAMA STORICO 1.1 Origine

L’umanità da sempre è stata impegnata in importanti spostamenti per scoprire nuovi territori di caccia, per seguire le prede di cui si cibava, per sottrarsi a carestie e calamità naturali. Anche guerre, invasioni e colonizzazioni hanno segnato la storia dell’uomo tanto da generare negli individui una propensione alla mobilità geografica, quasi sempre sospinta dal desiderio di voler migliorare le proprie condizioni di vita e le prospettive per il futuro. Gli stessi fattori di spinta hanno determinato, negli ultimi decenni, un aumento su scala globale del fenomeno migratorio, provocando una netta trasformazione sociale, culturale, demografica e linguistica delle società riceventi. Caso emblematico sono gli Stati Uniti d’America, investiti nel corso della storia da numerosi flussi migratori. Tra i vari popoli, che hanno contribuito a dare un’impronta multietnica all’ America, emerge quello latino-americano.

Tra i motivi principali dell’aumento dell'immigrazione troviamo il disastro economico che ha colpito l’America Latina negli anni Ottanta1, il peggioramento delle condizioni di vita dei paesi latinoamericani, la fuoriuscita da contesti opprimenti e il desiderio di avanzare socialmente2. Tali cause spinsero molti abitanti del Sud America, principalmente messicani, cubani e portoricani, a dirigersi verso gli Stati Uniti.

Per quanto riguarda la comunità portoricana, oggetto di studio del presente lavoro, nel corso della trattazione avremo modo di capire come non sia semplice definire la sua storia. Perciò, per il momento, ci limiteremo a menzionare due importanti avvenimenti che hanno segnato le sorti di questo popolo.

1 Molti scrittori si riferiscono a questo periodo con il termine “decennio perduto”, facendo riferimento alla grande crisi, non solo economica che colpì il Sud America. 2 L’America Latina ha subito anche la perdita di numerosi intellettuali, i quali per scappare dai sistemi dittatoriali, come quello di Pinochet (Cile), scelsero gli Stati Uniti come la loro seconda madre patria.

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Il primo si riferisce alla guerra ispano-americana (diaspora3 portoricana) del 1898, con la quale l’isola caraibica divenne territorio degli Stati Uniti, il secondo riguarda la promulgazione del Jones Act4 nel 1917, che ha conferito ai portoricani la cittadinanza statunitense, permettendo loro di emigrare liberamente verso il continente.

Come per , anche nel caso di la guerra ispano-americana ha sancito un importante legame tra la ex colonia spagnola e gli Stati Uniti. Estremamente significativo nella storia cubana è stato il 1959, anno della Rivoluzione. La notte di capodanno dello stesso anno, il dittatore cubano Batista si diede alla fuga e l’esercito popolare, guidato da Fidel Castro ed Ernesto “Che” Guevara, entrò trionfante all’Havana. A partire da questo momento, con lo scopo di impedire lo sviluppo economico e sociale di Cuba, le autorità statunitensi incentivarono le partenze di professori e tecnici qualificati e accolsero l’alta borghesia colpita dalle misure nazionaliste del governo rivoluzionario.

Gli Stati Uniti, però, per screditare la rivoluzione del 1959, attribuirono ai cubani lo status di rifugiati. Inoltre, la legge approvata dal presidente Kennedy, nota come “Atto di Assistenza alla Emigrazione e ai Rifugiati dell’Emisfero Occidentale”, li fece apparire come dei perseguitati per le loro idee politiche, contrarie al regime, e definì la loro emigrazione verso gli Stati Uniti un problema di sicurezza nazionale.

La seconda ondata migratoria, che coinvolse migliaia di cubani diretti verso la Florida, risale al 1980. Questa volta l’emigrazione fu causata dalla crisi economica che investì l’isola e che provocò un esodo di massa. Un’altra grande

3 La parola diaspora indica quei popoli che, costretti ad abbandonare le loro sedi di origine, si disseminano in varie parti del mondo. 4Jones Act (Jones-Shafroth Act): conosciuta anche come legge naturale di Porto Rico, è un decreto legislativo. Conferiva la cittadinanza statunitense a tutti i cittadini portoricani.

9 comunità latino-americana, diventata parte integrante della società statunitense e presente prevalentemente in California e nel Texas, è quella messicana.

La prima ondata migratoria messicana risale al 19105, anno della Rivoluzione. Inizialmente, i flussi migratori non ebbero delle restrizioni, poiché gli Stati Uniti vedevano di buon occhio l’immigrazione temporanea6 dei messicani, in quanto funzionale all’economia del paese.

Con la Seconda Guerra Mondiale ebbe inizio il boom economico statunitense, che causò un esodo dalle campagne. Gli agricoltori, stanchi degli orari massacranti e salari poco remunerativi, approfittarono dell’industrializzazione del paese e cercarono lavoro altrove. Così, gli Stati Uniti diedero vita al programma bracero7, il cui scopo era quello di sopperire alla mancanza di manodopera agricola. Il programma consentì l’ingresso temporaneo di migliaia di messicani dotati di un regolare contratto di lavoro, causando però, indirettamente, l’ingresso di messicani illegali. Il programma, inoltre, produsse degli scandali per le condizioni lavorative e per gli scarsi servizi sanitari, perciò nel 1964 venne chiuso.

Nonostante la sua chiusura, migliaia di illegali continuarono a varcare i confini, determinando un inasprimento dei controlli. Per questo motivo, vennero emanate delle leggi volte a punire i datori di lavoro per l’assunzione illegale di clandestini e venne creata la Polizia di frontiera (Border Patrol). L’esempio più evidente di tali politiche restrittive è la situazione lungo il confine tra il Messico e gli Stati Uniti, dove è stato eretto il Muro di Tijuana, definito il “muro della vergogna”. Si tratta di una barriera di sicurezza, costruita dagli Stati Uniti, il cui obiettivo è impedire ai messicani di oltrepassare il confine statunitense. La

5 Anno della Rivoluzione. 6 I circuiti migratori stagionali hanno determinato il passaggio da un sistema di assunzione su base annua ad uno su base stagionale producendo, così, l’incremento dei flussi migratori dei messicani, disposti a lavorare per brevi periodi di tempo. 7 Il termine deriva dalle parola spagnola brazo e può essere tradotto come bracciante.

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Frontera, che si estende per duemila chilometri, è stata definita da Davis “il confine più militarizzato e caldo del presente globale”.

Da semplice linea di demarcazione geografica è diventato, sempre secondo Davis “[...] il luogo di desaparición e di morte, di territori controllati dai nuovi cartelli del traffico internazionale della droga, con polizie statali e federali colluse”.

Eventi migratori di tale portata hanno un’importanza capitale sulle dinamiche sociali, economiche, politiche e linguistiche dell’America settentrionale. I continui flussi migratori, provenienti dai territori sopra citati, stanno modificando l’assetto urbano di intere città statunitensi e la loro presenza è attestata dall’U.S Census, censimento dettagliato della popolazione statunitense che si svolge ogni 10 anni. Il Census del 2000 parlava di un totale della popolazione degli Stati Uniti pari a 281,4 milioni di abitanti, di cui 35,3 milioni di hispanics, pari al 12,5% della popolazione totale, percentuale che è stata suddivisa nel seguente modo:

 7,3% messicani;

 1,2% portoricani;

 0,4% cubani;

 3,6 altri ispanici.

Nel corso di 10 anni, attenendosi all’ultimo censimento effettuato nel 2010, la popolazione latina è cresciuta esponenzialmente. Gli ispanici presenti sul territorio statunitense sono 50,5 milioni, pari al 16% della popolazione totale, incremento che ha contribuito all’ampliamento dell’intera popolazione statunitense, che, sempre in quest’arco di tempo, è aumentata del 9.7%.

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Le tre comunità ispaniche maggiormente evidenti sono sempre la portoricana, la messicana e la cubana, la cui distribuzione è rappresentata nella seguente tabella8:

ORIGINE POPOLAZIONE POPOLAZIONE TOTALE PER STATO STATI UNITI Messicani 31,798,258 Area California Popolazione 11,423,146

Portoricani 4,623,716 Area New York Popolazione 1,070,558

Cubani 1,785,547 Area Florida Popolazione 1,213,438

Come illustrato nella tabella, la presenza di questi popoli è tuttora evidente in molte città americane, che sono il campo di una rivoluzione linguistica, demografica e sociale. Le conseguenze dei flussi migratori possono essere di varia natura e possono provocare squilibri sociali all’interno dei paesi riceventi. Ad ogni modo, è importante che le società ospitanti adottino adeguate politiche di accoglienza e facilitino l’insediamento dei nuovi arrivati.

1.2 La diaspora portoricana

L’evento che può essere considerato come, l’inizio di questa grande migrazione portoricana è senza dubbio la diaspora portoricana.

8 Presenza totale delle tre comunità di latinos su tutto il territorio USA e distribuzione nelle principali zone di insediamento. Fonte: https://www.census.gov/prod/cen2010/briefs/c2010br-04.pdf.

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Puerto Rico, fu ceduta agli Stati Uniti dopo quattrocento anni di dominio spagnolo in seguito alla guerra ispano-americana del 1898. Dal 1952 è un Estado Libre Asociado9, ovvero un non-incorporated territory.

Le condizioni stabilite dal referendum del 1952, conferiscono all’isola un ambiguo status giuridico, in quanto non può essere considerata né una colonia, né uno Stato indipendente e tanto meno il cinquantunesimo Stato Americano10.

In qualità di territorio non incorporato, l’isola possiede una propria autonomia di governo, è rappresentata nel Congresso Statunitense da un commissario, al quale però non è concesso il diritto di voto, ed i suoi abitanti sono cittadini statunitensi, i quali però non possono partecipare alle elezioni presidenziali, a meno che non risiedano negli Stati Uniti. Puerto Rico inoltre possiede una propria Costituzione ed i suoi abitanti possono eleggere il loro Governatore. Nonostante tutto, resta un territorio soggetto ai pieni poteri del Governo americano. Dal momento in cui Puerto Rico è entrato nell’orbita degli Stati Uniti, questi si sono impegnati a dimostrare ai portoricani come il loro sistema di vita avrebbe potuto risolvere i problemi del sottosviluppo dell’isola, la cui economia si basava prevalentemente sull’agricoltura. Tre giorni dopo l’invasione, il Maggiore Nelson A. Miles11 rassicurò i portoricani pronunciando le seguenti parole:

“It is not our purpose to interfere with any existing laws and customs that are wholesome and beneficial to your people so long as they conform to the rules of military administration, of order and justice. This is not a war of devastation, but one to give to all within the control of its military and naval forces the advantages and blessings of enlightened civilization”12.

9 In inglese, Commonwealth. 10 Puerto Rico possiede un grado d’indipendenza addirittura inferiore a quello che possedeva quando era sotto il dominio spagnolo. (Acuña, 2003) 11 Il Maggiore Nelson A. Miles è stato un generale statunitense, celebre per aver costretto alla resa il grande capo indiano apache Geronimo. 12 Maggiore Nelson A. Miles.

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In realtà, gli Stati Uniti avevano ben altri obiettivi e questo tacito accordo non è stato rispettato. Effettivamente, il controllo di Puerto Rico non rappresenta una semplice estensione territoriale oltre i confini americani, ma una strategia politica volta ad assicurare un collegamento permanente tra l’isola e gli Stati Uniti. Infatti, l’obiettivo americano era la realizzazione di un governo militare che si è concretizzato con l’installazione di una base militare, con le restrizioni del commercio a vantaggio degli USA e con il reclutamento per riempire le file dell’esercito americano. Puerto Rico è anche il deposito di armi nucleari e una parte consistente del suo territorio viene utilizzato per gli addestramenti militari.

Persino l’attività economica è sotto il controllo degli Stati Uniti, che hanno imposto agli abitanti dell’isola una produzione basata sulla monocoltura della canna da zucchero, con immense piantagioni che hanno modificato l’assetto territoriale ed hanno reso il suolo più vulnerabile ai disastri naturali. L’unica preoccupazione che affliggeva gli Stati Uniti era trarre vantaggi economici dall’esportazione dello zucchero, senza preoccuparsi che gli effetti causati da una simile manovra economica avrebbero ulteriormente peggiorato la delicata situazione dell’isola.

La strategia adottata dagli USA ha aggravato le condizioni economiche delle famiglie che si occupavano della lavorazione di altre materie prime, come tabacco e caffè, le quali sono state costrette ad abbandonare le proprie attività e a lavorare al servizio delle imprese nordamericane, che sottopagavano i lavoratori. L’isola così si trasformò in una riserva di manodopera a buon mercato e le strategie americane provocarono tragici effetti sull’economia locale, aumentando anche il tasso di povertà dell’intera popolazione, famiglie benestanti incluse. Il controllo assoluto statunitense ha provocato delle difficoltà nel definire i rapporti tra Puerto Rico e Stati Uniti, che ad oggi non sono ancora ben chiari. Il compromesso sociale, economico e politico ha favorito una consistente emigrazione verso il continente, che può essere suddivisa in due fasi.

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La prima fase comprende tutto il periodo dal 1900- 1945. Le principali cause che spinsero i portoricani ad abbandonare l’isola nel periodo compreso tra il 1910 ed il 1917 e sono:

 La trasformazione economica dell’isola13;

 L’elevato tasso di natalità;

 Gli effetti devastanti dell’uragano San Ciriaco14;

 L’aumento della povertà15.

Per quanto concerne il periodo che va dal 1917 al 1945, è necessario ricordare che gli Stati Uniti hanno attuato un’altra strategia politica volta ad assicurare un collegamento permanente tra i due territori. Si tratta del Jones Act, legge varata nel 1917, che concesse ai portoricani la cittadinanza statunitense e permise il loro arruolamento nell’esercito americano. Intanto, lo sviluppo dell’economia americana, il declino di quella isolana e soprattutto la possibilità di viaggiare senza passaporto sono stati i principali fattori di spinta che hanno caratterizzato questa fase.

In più, il nuovo status giuridico dei portoricani ha dato la possibilità ad una organizzazione lavorativa portoricana, la Federaciόn Libre de

13 Per colpa degli Stati Uniti, che hanno imposto agli abitanti dell’isola una produzione basata sulla monocoltura della canna da zucchero, con immense piantagioni che hanno modificato l’assetto territoriale ed hanno reso il suolo più vulnerabile ai disastri naturali. (Acuña) 14 San Ciriaco: uno degli uragani più potenti mai registrati nell’oceano Atlantico. 15 I coltivatori guadagnavano 6 centesimi ogni ora, gli operai edili 22 centesimi (Duignan, Grann, 1998: 71).

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Trabajadores16, di prendere degli accordi con le imprese statunitensi che avevano bisogno di manodopera, incentivando ulteriormente le partenze verso il continente. In realtà, i datori di lavoro statunitensi approfittarono delle precarie condizioni dei portoricani, disposti a sopportare ritmi lavorativi estenuanti, e iniziarono a sfruttarli. Perciò, a causa delle pessime condizioni lavorative, ai salari bassi e ai massacranti orari di lavoro, essi continuarono a vivere anche a New York in condizioni di povertà.

Per quanto riguarda le principali zone di insediamento della prima fase della diaspora17, questa può essere suddivisa in altre due categorie.

Le prime destinazioni, relative ai flussi compresi tra il 1900 ed il 191718, sono state Cuba, Venezuela, Repubblica Dominicana, Panama, New Orleans e San Francisco, dove nel 1912 fu fondato il Club Puertorriqueño de San Francisco, volto alla conservazione della cultura e delle tradizioni portoricane.

Dal 1917 le mete cambiarono e la volontà di cercare lavoro spinse i portoricani verso Wilmington, North Carolina, Charleston, Georgia, South Carolina e naturalmente New York19.

16 La Federaciόn Libre de Trabajadores (1899) era una unione di sindacati portoricani inizialmente guidata da Santiago Iglesias Pantín. 17 Diaspora: termine adottato dalla maggior parte degli studiosi che si sono occupati dei flussi migratori dei portoricani, probabilmente per indicare uno spostamento forzato di questo popolo e la conseguente dispersione in diverse città statunitensi, questa può essere suddivisa in altre due categorie. 18 I portoricani che emigrarono in questi anni vengono chiamati Marine Tigers, dal nome di una delle più importanti navi a vapore che gli stessi utilizzarono per attraversare l’oceano. (Acosta-Belén, Edna, 2000) 19 Queste città possedevano il numero maggiore di colonie, questo è uno dei tanti motivi della concentrazione di migrazione in queste città.

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Fonte : https://www.teaparty.org/surge-puerto-rican-immigrants- positions-fl-largest-swing-state-51175/.

I flussi migratori continuarono per tutto il decennio successivo e la destinazione principale era sempre New York; precisamente le zone con una maggiore concentrazione di portoricani sono state: Chelsea; il Lower East Side, pronunciato dai portoricani Loisaida, Brooklyn, chiamato Los Sures e lo Spanish . Alla fine degli anni Venti, la migrazione subì una battuta d’arresto a causa della Grande Depressione20, che determinò per pochissimi anni una migrazione di ritorno. La crisi del 1929 ebbe delle ripercussioni a livello mondiale ed in particolar modo in quei paesi in cui le condizioni economiche erano già precarie, proprio come nel caso di Puerto Rico. A questi squilibri si aggiunse il programma di industrializzazione dell’isola, lanciato nel 1940 da Luís Muñoz Marín, fondatore del Partido Popular Democrático, il cui intento era cercare di indebolire l’economia ancora legata alla produzione dello zucchero.

20 Grande Depressione: detta anche la crisi del 1929 o crollo di Wall Street, fu una grave crisi economica e finanziaria che sconvolse l'economia mondiale alla fine degli anni venti, con forti ripercussioni durante i primi anni del decennio successivo.

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In realtà, questo tentativo di ripresa si rivelò un fallimento e produsse un’altra ondata migratoria. Durante gli anni Quaranta arrivarono a New York circa 151.000 portoricani, che continuarono a popolare i principali centri della città, costruendo le fondamenta per la realizzazione della più grande comunità portoricana degli Stati Uniti.

Nel 1945 gli Stati Uniti avevano nuovamente bisogno di manodopera a basso costo e così ha inizio la seconda fase della diaspora, che durerà fino al 1965. In questi anni, l’arrivo incessante dei portoricani è stato incentivato dal Governo Americano, che adottò diverse tattiche per attirare gli islanders nella mainland, quali la riduzione dei prezzi dei biglietti aerei e la trasmissione di spot pubblicitari come:

‘En el Jet 55 a Nueva York en un brinco21’.

Inoltre, nel 1947 venne attuato un piano di modernizzazione dell’economia dell’isola, con la Operation Bootstrap22 (Manos a la obra), che proponeva di cambiare le basi dell’economia, da agricola a manifatturiera. In realtà l’economia subì un collasso causando un’altra ondata migratoria, che vide coinvolti 470.000 portoricani negli anni Cinquanta e 214.000 negli anni Sessanta, conosciuti come gli anni della Great Migration23.

I portoricani si diressero verso Chicago, New Jersey, Connecticut ed ovviamente continuarono a popolare la colonia hispania24 ed in modo particolare lo Spanish Harlem, il e il Lower East Side. Intanto, il governo isolano stava cercando di facilitare l’inserimento dei portoricani nella società newyorchese grazie ad una serie di organi preposti ad aiutare gli

21 Lo spot pubblicitario incita i portoricani a ‘brincar el charco’ (saltare al di là della pozzanghera, ossia attraversare l’oceano) a soli 55$. 22 È il nome che venne dato all'ambizioso piano economico per l'industrializzazione di Porto Rico verso la metà del XX secolo. Si ritiene che l'artefice di tale progetto sia stato Teodoro Moscoso, il quale lo avviò nel 1948. 23 La Grande Migrazione, fu un fenomeno che coinvolse principalmente la città di New York, ebbe luogo dopo la Seconda Guerra Mondiale. Questo processo fu facilitato dal fatto che il governo Portoricano si accordò con le compagnie aeree per ottenere dei viaggi a basso costo. 24 Nome usato dai portoricani per indicare Manhattan e Brooklyn.

18 immigrati a trovare un lavoro ed una casa, come la Oficina de Puerto Rico en Nueva York. Nascono anche una serie di organizzazioni volte a mantenere le tradizioni portoricane, come la Puerto Rican Brotherhood of America, la Liga Puertorriqueña, ed organizzazioni lavorative come Alianza Obrera o Ateneo Obrero.

Negli anni Settanta, però, le cose si complicano. L’economia statunitense va a fondo e con essa anche i portoricani, che, incentivati dall’industrializzazione dell’isola e dalla possibilità di trovare lavoro nella madrepatria danno vita ad una seconda migrazione di ritorno. Dopo qualche anno l’economia dell’isola subisce un altro duro colpo e si verifica un’ulteriore ondata migratoria, che coinvolse non solo i jíbaros25, ma anche insegnanti, avvocati, medici, professori universitari, politici, artisti e musicisti.

Per tutti gli anni Ottanta continuarono ad arrivare a New York orde di immigrati; addirittura nel 1983 il numero dei portoricani dello Stato di New York era superiore a quello di San Juan, una delle città più densamente popolate dell’isola caraibica. Anche in questi anni i portoricani svilupparono un forte sentimento di puertorriqueñidad, alimentato dai contatti mantenuti con parenti e amici rimasti sull’isola e dai continui flussi migratori, che continuano a mantenere viva la lingua e la cultura della comunità anche nei nostri giorni. Attualmente la principale zona in cui si nota la loro presenza è sempre lo Spanish Harlem o l’, meglio conosciuto come El Barrio.

I fattori di spinta e di attrazione che regolano gli attuali flussi migratori non sono cambiati nel corso degli anni. La ricerca di un lavoro stabile e la volontà di accedere al “sogno americano” sono una costante nel popolo portoricano. Non tutti però riescono a migliorare le proprie condizioni di vita, perché le realtà che li circondano, come nel caso dello Spanish Harlem, non dà loro la possibilità di avanzare socialmente. È così che in molti rimangono

25 I tipici contadini portoricani.

19 intrappolati in contesti in cui prevale la povertà e la criminalità. Una considerazione che a questo punto occorre fare riguarda l’eterogeneità socioeconomica della popolazione portoricana. Secondo una recente analisi effettuata dal Center for Puerto Rican Studies, della Hunter College di New York, i portoricani continuano ad avere, anche nel 2010, il reddito più basso rispetto agli altri gruppi minoritari. Dalla stessa analisi è emerso che, in relazione alla popolazione totale, la comunità portoricana possiede il più alto tasso di povertà, ancora più elevato in quei nuclei familiari in cui le donne sono l’unica fonte di sostentamento economico. Ad ogni modo è importante sottolineare che non tutti i membri della comunità portoricana vivono in condizioni svantaggiate, anche se quasi tutti sono accomunati dallo stesso passato di povertà.

1.3 Integrazione e politiche d’accoglienza

A fronte degli eventi storici sopra citati, si può comprendere come sia impossibile parlare di un comune percorso di integrazione e che il cammino verso una totale assimilazione di alcune comunità di latinos non sia del tutto semplice. Adeguate politiche di accoglienza dovrebbero essere il primo passo per facilitare l’effettivo inserimento dei latinos nella società. Per comprendere a fondo questo argomento, si deve fare un passo indietro.

Gli insediamenti che hanno dato vita alle tredici colonie britanniche, dalle quali sorsero gli Stati Uniti, con la Dichiarazione d’Indipendenza del 1776, erano costituiti da immigrati, per lo più inglesi. I valori imposti dai gruppi coloniali di più antico insediamento erano quelli anglosassoni, ciò spiega perché la glorificazione delle origini inglesi sia stata da sempre il principale elemento di forza per il popolo nordamericano. Preservare la tradizione inglese26 dalla

26 La tradizione inglese si basa sui valori specifici della società Wasp (White Anglo-Saxon Protestant), termine che implica una caratterizzazione etnica, razziale e religiosa.

20 presunta minaccia causata dal consolidamento di presenze culturalmente diverse era l’obiettivo principale dei nordamericani.

Per questa ragione, queste nuove comunità, soprattutto quella ispanica, rappresentavano un pericolo per il mantenimento della natura della società statunitense, come si era configurata fino a quel momento, ed è per questo che nel corso degli anni sorse la preoccupazione per la ispanizzazione della società.

Il presidente Theodore Roosevelt27 (1901-1909) dichiarò che gli immigrati, per poter vivere negli Stati Uniti, dovevano americanizzarsi ed è proprio lui a dare una definizione di “americanizzazione”, intesa come: “la creazione consapevole di una cultura nazionale più omogenea28”. Roosevelt fu infatti il primo sostenitore dell’anglo-conformity, ossia una assimilazione degli immigrati da parte dei nordamericani, che dovevano assorbire tutte le razze.

I cittadini stranieri erano visti come una minaccia interna, perciò era necessario uno sradicamento delle loro culture ed un livellamento delle diversità. Sempre secondo Roosevelt, per non essere discriminati e per essere trattati come i cittadini statunitensi, gli immigrati dovevano accettare lo stile di vita americano e capire che nella società non c’era spazio per altre lingue e culture.

L’adattamento ai nuovi costumi era una condizione necessaria per poter vivere nel paese, conseguentemente gli immigrati dovevano fare di tutto per ambientarsi eliminando ogni traccia della propria cultura. L’immigrazione, però, continuava ad essere indispensabile per l’economia del paese, per cui era controproducente essere eccessivamente ostili nei confronti degli immigrati o addirittura negare loro la possibilità di varcare i confini. Inoltre si cercò di non esprimere un totale dissenso nei confronti della presenza degli stranieri, in quanto l’America voleva dimostrare di essere libero, con una propria tradizione

27 T.Roosevelt: È stato il 32º presidente degli Stati Uniti d'America in carica dal 1933 al 1945 (anno della sua morte). 28 Eric Foner: Storia della libertà americana, p. 253.

21 ed una propria lingua, la quale doveva essere necessariamente rispettata ed accettata da tutti. Significativo è stato il discorso del presidente Roosevelt, secondo cui chi voleva stabilirsi negli Stati Uniti doveva adeguarsi alle tradizioni del gruppo dominante di ascendenza anglosassone:

‘In the first place, we should insist that if the immigrant who comes here in good faith becomes an American and assimilates himself to us, he shall be treated on an exact equality with everyone else, for it is an outrage to discriminate against any such man because of creed, or birthplace, or origin. But this is predicated upon the person’s becoming in every facet an American, and nothing but an American.’

La spinta forzata dell'americanizzazione non risolse il problema dell’assimilazione degli immigrati. Presto si prese atto che l’anglo-conformity non era una condizione sufficiente per attuare una totale integrazione.

Ciò avvenne quando si comprese che gli immigrati potevano giocare un ruolo importante nel cambiamento delle istituzioni americane, ad esempio attraverso il diritto di voto. Questa preoccupazione spinse varie scuole, sindacati ed associazioni a darsi da fare, ancora di più, per evitare una maggioranza di forze da parte degli immigrati.

Una prerogativa necessaria era innanzitutto l’assimilazione linguistica, ossia l’apprendimento della lingua inglese e la sua adozione come lingua materna da parte degli stranieri. Il desiderio di imporre la lingua inglese agli immigrati era in continua crescita e tali spinte provenivano sia dal mondo politico che dalla società civile. Ad esempio, esistevano numerose scuole ed associazioni patriottiche che diedero vita a corsi di inglese per stranieri, come la General Federation of Women’s Clubs, organizzazione che esortava le madri immigrate a frequentare corsi di inglese ed occuparsi della casa e dei figli secondo standard americani29.

29Eric Foner Storia della libertà americana, p. 254

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Vennero adottate anche una serie di misure che puntavano a cambiare i comportamenti sociali dei lavoratori immigrati.

Ad esempio, la Ford Motor Company di Detroit inviò dei sociologi nelle case dei dipendenti per controllare la pulizia ed il grado di coesione delle famiglie. L’obiettivo principale era, dunque, rimodellare la vita degli immigrati e trasformarli in veri cittadini americani.

Tralasciando qualche ‘piccolo’ passaggio di storia ci troviamo direttamente di fronte a quello che accade adesso e comunque possiamo notare come la “questione dell’immigrazione” sia un tema molto discusso dai politici statunitensi, in modo particolare da quando i latinos hanno dimostrato di essere una minoranza che partecipa attivamente alla vita politica del paese, segnandone le sue sorti30.

Il voto dei latinos è stato decisivo per le penultime elezioni presidenziali, in quanto ha determinato la vittoria del quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama31, che durante i suoi due mandati si è fortemente impegnato per migliorare la situazione dei latinos in America.

Come segno di riconoscenza a tutti i latinos, Obama ha dichiarato di voler realizzare una riforma dell’immigrazione, come aveva già promesso nel 2009. Nel discorso tenuto la notte della sua rielezione ha definito la ‘questione latina’ una priorità per la nazione, visto il prezioso sostegno degli ispanici. Con il suo secondo mandato si dichiara pronto a volersi occupare concretamente della situazione dei latinos, proponendo una legge capace di sanare il problema dovuto ad oltre 11 milioni di immigrati illegali dentro i confini degli Stati Uniti, ipotizzando anche un percorso verso la cittadinanza.

30 Organizing for action: https://barackobama.com/immigration. 31 Con il suo secondo mandato si dichiara pronto a volersi occupare concretamente della situazione dei latinos, proponendo una legge capace di sanare il problema dovuto ad oltre 11 milioni di immigrati illegali dentro i confini degli Stati Uniti, ipotizzando anche un percorso verso la cittadinanza.

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Il timore di Obama è che, proprio come accadde durante il suo primo mandato e ancor prima con George W. Bush, alcuni repubblicani, provenienti da distretti dove le comunità ispaniche sono esigue, non diano via libera alla riforma. Nel discorso tenuto il 29 gennaio 2013 a Las Vegas (Nevada), il presidente ha chiarito quelli che dovrebbero essere i principali punti della riforma sull’immigrazione.

Essi riguardano il rafforzamento della sicurezza dei confini, la legalizzazione della presenza dei latinos, che si trovano negli Stati Uniti solo per lavorare e che non sono coinvolti in attività criminali. Anche gli immigrati stessi, però, dovrebbero rispettare alcune condizioni necessarie per perfezionare il percorso verso la cittadinanza.

La prima condizione fondamentale riguarda la “questione” linguistica; perciò è importante che gli immigrati imparino la lingua inglese. Inoltre è necessario che paghino le tasse ed una multa per il loro precedente soggiorno illegale, e solo una volta legalizzata la loro posizione potranno godere di tutti quei diritti e doveri di cui beneficiano i cittadini americani.

Obama ha anche dichiarato di volersi occupare dei figli degli irregolari, che secondo il presidente non dovrebbero essere espulsi. Fortemente voluto e difeso da Obama è il Dream Act. Si tratta di una misura legislativa, avviata dall’amministrazione Obama, secondo cui ai figli di genitori irregolari, dopo aver soddisfatto alcuni requisiti, è concesso restare negli Stati Uniti in modo legale e intraprendere anche un percorso verso la cittadinanza. Obama si è messo nei panni di questi giovani che, dopo aver studiato e lavorato duramente, non possono essere improvvisamente rimpatriati in un paese che non hanno mai visto e di cui non conoscono assolutamente nulla. Sempre nel discorso del 29 gennaio, Obama sostiene che gli immigrati continuano ad essere una presenza importante e questa riforma rappresenta, ancora una volta, un modo per dare un contributo significativo per lo sviluppo dell’economia del paese.

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Purtroppo però, con l’elezione dell’attuale presidente, Donald Trump, le politiche d’accoglienza dei latinos non sembrano essere all’ordine del giorno, infatti Trump, durante i suoi discorsi ha più volte affermato di voler abrogare il programma Daca32, messo in atto da Obama, a favore dei giovani immigrati non regolari.

Nonostante questo duro colpo che ferisce non solo la popolazione dei latinos, ma tutti gli immigrati, esistono diverse organizzazioni che si impegnano nella difesa dei diritti dei latinoamericani.

La più importanti e antiche sono: la League of United Latin American Citizens (LULAC), istituita nel 1929 in Texas. Nel 1945, ha vinto una causa che riguardava l’integrazione nel sistema scolastico di Orange County dei bambini messicani, separati dagli altri alunni, perché considerati intellettualmente inferiori.

Da quel momento in poi l’organizzazione ha combattuto per concedere a tutti i latinos pari opportunità educative, sensibilizzando la società, raccogliendo fondi per stanziare borse di studio nazionali e lottando contro la xenofobia.

La nascita di queste organizzazioni ha segnato un momento importante nella storia del popolo ispanico, poiché rappresentano il desiderio di una comunità così eterogenea di abbattere le disuguaglianze, sconfiggere la discriminazione e rivendicare i loro diritti.

Ad ogni modo, la situazione linguistica ancora una volta non è stata presa in considerazione o meglio, è stata sottolineata solo la necessità, da parte degli immigrati, di apprendere la lingua inglese senza pensare a quelle che potrebbero essere le sorti della lingua spagnola.

32 Daca: Deferred Action for Childhood Arrivals, e indica il provvedimento esecutivo del presidente Obama con cui, a partire dal 2012, i giovani giunti irregolarmente coi genitori negli Stati Uniti da minorenni hanno avuto accesso a uno status di immigrato regolare.

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CAPITOLO 2 L’incontro tra due culture 2.1 Bilinguismo a New York

I capitoli precedenti sono una dimostrazione di come le comunità siano sempre state in contatto con altri gruppi e collegati ad essi dal punto di vista economico e sociale, e di come la lingua svolga un ruolo di identificazione che è fondamentale per i parlanti.

La diversità linguistica è una componente fondamentale per la sopravvivenza delle nostre culture, eppure la paura del bilinguismo o del multilinguismo è stata spesso una costante nella storia umana. L’idea che il pluralismo linguistico abbia delle conseguenze negative risale al mito della Torre di Babele e continua ad essere evidente in epoca moderna, in cui, in alcuni casi, l’apparente tentativo di gestire i contatti tra i popoli è in realtà un modo celato per attuare politiche linguistiche mirate al raggiungimento del monolinguismo.

Oggi, l’omologazione linguistica è un obiettivo quasi impossibile da raggiungere, ma una condizione a cui auspicano in molti nella società statunitense. Eppure, secondo quanto riportato da Ethnologue33, negli Stati Uniti si parlano 226 lingue ed i dati del Censimento del 2010 indicano che il 48,5% della popolazione newyorkese, al di sopra dei cinque anni, parla una lingua diversa dall’inglese.

I dati sopra indicati ci aiutano a comprendere come l’etnicizzazione degli Stati Uniti, ed in particolare della città di New York, sia una realtà che non può essere ignorata e che il monolinguismo non è un obiettivo realistico. La conformazione multietnica di New York è una realtà tangibile in ogni angolo della città e non sono solo le statistiche a dimostrarlo. È sufficiente trascorrere

33Una delle migliori fonti di informazione sulle lingue del mondo.

26 una giornata per le strade della “Grande Mela” per avvertire la sensazione di essere al centro del mondo, per sentirsi parte del mainstream statunitense34.

Ciò è possibile perché le diverse componenti etniche della città hanno conservato le proprie tradizioni, che sono entrate a far parte anche della vita dello statunitense moderno. Però, nonostante cortei, feste tradizionali e celebrazioni di carattere patriottico accomunino in manifestazioni uguali individui etnicamente diversi, New York non è una città idilliaca in cui tutte le etnie convivono senza difficoltà.

È sufficiente interpellare direttamente chi ha vissuto in prima persona l’esperienza della migrazione per capire che molti immigrati sono stati costretti ad abbandonare le loro lingue, poiché considerate inferiori. Non apprendere l’inglese significava rischiare di non essere accettati o ancora peggio, poteva pregiudicare ogni possibilità di successo in ambito lavorativo35.

Ancora oggi le cose continuano a complicarsi soprattutto quando c’è di mezzo la “questione della lingua”. Il trionfo dell’inglese, in quanto lingua delle relazioni internazionali, della scienza, della tecnologia e del commercio ha avuto dei risvolti negativi nel mantenimento delle lingue minoritarie.

34 Termine inglese, indica una corrente di pensiero che, in determinati ambiti, viene considerata tradizionale e convenzionale dalla maggior parte della gente, in contrapposizione a una tendenza minoritaria e alternativa. 35 Hanno vissuto la stessa situazione di emarginazione anche molti attori e ballerini latino-americani, che per ottenere successo hanno dovuto cambiare il loro nome, nascondendo così le loro origini.

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Fonte: http://scholar.valpo.edu/

Gli americani si trovano in una condizione che può essere da un lato privilegiata, perché non rischiano di essere esclusi dai vantaggi dell’economia globale e dall’altro sconveniente, perché non hanno la necessità di apprendere le lingue straniere.

Ne consegue che essi si trovano in una posizione di potere perché maggiore è il profitto che si può ricavare dalla conoscenza di una lingua, maggiore è il valore che questa lingua rappresenta. Perciò, in città come New York, il controllo di particolari risorse linguistiche ha permesso che l’inglese avesse la meglio sulle lingue degli immigrati come il francese, l’italiano ed il tedesco.

Lo stesso non si può dire per lo spagnolo. Effettivamente tracce di bilinguismo inglese-spagnolo sono presenti ovunque e la televisione, la radio, i giornali, i cartelli pubblicitari sono un esempio lampante.

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Un osservatore più attento, però, si renderebbe sicuramente conto che è possibile individuare dimostrazioni del bilinguismo inglese-spagnolo anche allo sportello del bancomat, al distributore di biglietti della metropolitana, sulle indicazioni stradali, sulle guide telefoniche, nei negozi, sui treni e in aeroporto.

Ogni genere di servizio informativo è scritto in inglese e in spagnolo ed è possibile sostenere in spagnolo anche il test per la patente di guida. Dagli esempi riportati si può facilmente intuire come il bilinguismo sia un fenomeno molto più diffuso di quanto si creda.

2.2 Loisaida (Lower East Side)

Prima di approfondire il rapporto tra queste due lingue, vorrei parlare del quartiere in cui tutto ha avuto origini.

East Harlem, Spanish Harlem o Loisaida, è un quartiere di New York, situato nel nord-est di Manhattan e prima dell’insediamento portoricano, era conosciuto come Little Italy. Il quartiere si estende dalla novantaseiesima strada fino alla centoventicinquesima.

I portoricani si stabilirono in questo quartiere tra il 1940 e il 1950. Per ricreare l’atmosfera e mantenere vive le tradizioni dell’isola, i portoricani hanno iniziato a costruire le casitas36.

Con il passare del tempo, i portoricani hanno iniziato ad aprire sempre più bodegas e le marquetas che vendono frutta tropicale e le botánicas, specializzate nella vendita di erbe medicinali.

La possibilità di mantenere dei legami con i connazionali rimasti sull’isola ha fatto sì che i portoricani della mainland continuassero a mantenere vive le

36 Piccole case in legno tipiche di Puerto Rico.

29 proprie tradizioni e proseguissero con la creazione di altre associazioni centri culturali ed istituissero il giorno del Desfile Puertorriqueño, parata portoricana che si tiene ogni anno e che ancora oggi, nel mese di giugno, raccoglie tutti i portoricani per le strade più importanti di New York.

Nel corso degli anni, il popolo portoricano è diventato sempre più attivo nella società newyorchese, tanto da fondare nel 1969 il Museo del Barrio.

Il Museo ospita circa 8.000 opere di artisti latinoamericani, ma per lo più la maggior parte delle opere esposte sono state realizzate da artisti di origine portoricana, poiché sono la percentuale maggiore di ispanici che vivono nel Barrio.

Un altro luogo molto importante che rispecchia fortemente la cultura portoricana è La Marqueta37, situato tra la strada 110 e 116.

Fu istituito dal sindaco Fiorello La Guardia nel 1936.L’intenzione del sindaco, era quella di raggruppare tutti i venditori ambulanti sparsi per le strade della città, in questo luogo. Questo luogo è tuttora molto popolare e è l’unico mercato dove gli unici prodotti che si vendono provengono dall’America latina.

In quegli anni nacquero anche i Puerto Rican Studies e vari istituti di ricerca universitaria che ancora oggi preservano e trasmettono la storia della diaspora portoricana, come il Center for Puerto Rican Studies della City University of New York (CUNY).

37 Spanglish: “Mercado” ossia mercato.

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Ancora oggi la presenza dei portoricani in questo quartiere è molto presente, infatti, secondo il Census38 del 2000, si contava a New York, la presenza di 2,1 milioni di ispanici, che nel 2010 sono diventati 2,3 milioni circa, così suddivisi39:

 Portoricani: 761.720

 Dominicani: 622.374

 Messicani: 320.791

 Salvadoregni: 50.095

 Honduregni: 47.774

 Cubani: 38.331

 Guatemaltechi: 33.945

 Nicaraguensi: 10.686

2.3 Inglese e spagnolo a contatto

Dopo aver analizzato la storia del quartiere possiamo finalmente approfondire la questione linguistica che si è venuta a creare dall’unione di queste due lingue.

Per capire a meglio come questo fenomeno linguistico sia nato è bene analizzare l’influenza che queste due lingue hanno l’una con l’altra.

I confini tra i repertori linguistici non sono ben definiti e di conseguenza anche le lingue sono sempre in costante movimento e trasformazione. Ad esempio in passato con la conquista di nuovi territori la potenza vincitrice incorporava una o più comunità linguistiche all’interno della stessa unità politica. In alcuni casi si lasciava che la popolazione sottomessa conservasse la propria lingua, ma nella maggior parte dei casi i popoli sottomessi, accanto alla

38 The Hispanic Population. Census 2000 Brief: https://www.census.gov/prod/2001pubs/c2kbr01-3.pdf 39New York City and Boroughs, 2011 American Community Survey 1 Year Estimates: http://www.nyc.gov/html/dcp/pdf/census/nyc_boros_2011_hispanic.pdf

31 lingua d’origine, dovevano obbligatoriamente utilizzare la lingua dei vincitori. In altre circostanze veniva imposto l’uso esclusivo della lingua dei conquistatori ed il conseguente abbandono della lingua materna che, alcune volte, veniva mantenuta segretamente dal popolo sottomesso.

Si tratta di dinamiche che è possibile riscontrare in parte anche nelle società moderne in cui i fenomeni migratori comportano un processo di continua ridefinizione delle comunità, determinando la perdita o il mantenimento delle lingue (o varietà di lingue) ed il contatto tra due o più lingue diverse. Gli studiosi dediti all’analisi delle trasformazioni indotte dal contatto hanno constatato che la compresenza a lungo termine nel repertorio di sistemi linguistici diversi determini una serie di fenomeni, come l’alternanza di codice.

La capacità da parte dei parlanti bilingue di origine ispanica di passare frequentemente da una lingua ad un’altra è uno dei punti principali su cui gli studiosi dello Spanglish sembrano essere concordi, anche se una semplice coesistenza di due o più lingue nello stesso repertorio non è sufficiente. Effettivamente per alternare frequentemente due lingue è necessario possedere un certo grado di competenza in entrambi i codici.

Avendo stabilito che l’alternanza di codice, considerata la scelta tra due diversi codici linguistici in una data situazione comunicativa, non è segno di una scarsa competenza linguistica, ma un comportamento linguistico particolarmente diffuso tra i parlanti bilingui, sorge ora la necessità di fornire delle spiegazioni tecniche riguardanti il passaggio da una lingua ad un’altra.

Non esiste un’opinione comune circa la terminologia impiegata per definire tali fenomeni di passaggio, né tanto meno una definizione assoluta. In questo studio si prenderanno in considerazione le definizioni offerte da Berruto che propone una distinzione, non sempre tenuta in considerazione negli studi sull’alternanza, tra la “commutazione di codice” (code-switching) che è “il passaggio da una lingua all’altra all’interno del medesimo discorso da parte di

32 un parlante bilingue” e la “enunciazione mistilingue” (code-mixing) che si verifica “quando il passaggio avviene all’interno di un singolo atto linguistico e una singola frase, e consiste nella formulazione di uno o più costituenti della frase in una lingua diversa da quella in cui la frase è stata iniziata, talché il risultato è una frase i cui costituenti appartengono a diversi sistemi linguistici”.

Le seguenti frasi sono degli esempi di commutazione di codice ed enunciazione mistilingue:

 Code-switching: Yo no estoy de acuerdo con eso. But, anyhow, I think I will try again to get it. Yo no estoy de acuerdo con eso. Pero de todas maneras creo que trataré de lograrlo; I disagree with that. But, anyhow, I think I will try again to get it.

 Code mixing: ¿Piensas que mañana we could go to the beach after returning from la casa de mi abuelita? ¿Piensas que mañana podríamos ir a la playa luego de regresar de la casa de mi abuelita? Do you think that tomorrow we could go to the beach after returning from my grandmother’s house?

Il comportamento linguistico dei parlanti che si trovano nella condizione di dover fare delle scelte di codice non è assolutamente caotico. Le preferenze che i parlanti esprimono nel momento in cui decidono di utilizzare una lingua, piuttosto che un’altra, non avviene in modo accidentale, anzi è un meccanismo guidato da regole. A tale proposito Gumperz spiega per quali ragioni si verifica il code-switching:

1. Citazione: il parlante riporta il discorso diretto nella lingua in cui questo è stato prodotto; 2. Specificazione del destinatario: cambio di codice in base alla persona a cui ci si rivolge; 3. Interiezione: esclamazione o riempitivo del discorso;

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4. Ripetizione: il parlante ripete il messaggio nell’altra lingua per chiarificazione o enfasi; 5. Qualificazione del messaggio: viene riprodotto nell’altra lingua un segmento che qualifica o specifica o commenta quanto detto in una lingua; 6. Personalizzazione vs. oggettivizzazione: i passaggi commutati valgono come coinvolgimento o distanziamento, del parlante o rispetto a quanto detto o rispetto ai gruppi e valori sociali di riferimento.

Secondo l’analisi di Zentella (1997) condotta tra i bambini del Barrio nella città di New York, il code-switching è un’importante strategia discorsiva che può essere individuata mediante il footing, termine introdotto da Goffman per denotare come cambiano le relazioni ed i ruoli tra i parlanti durante l’interazione, ed è una strategia che ha molte caratteristiche in comune con le funzioni comunicative proposte da Gumperz.

Il Footing indica un cambiamento che i parlanti assumono non solo nei loro confronti, ma nei confronti dei loro interlocutori e dipende dal modo in cui i parlanti stessi affrontano la produzione e la ricezione di un enunciato, attraverso due approcci: il realignment ed il control/appeal. Il primo si riferisce alla volontà di sottolineare il cambiamento del ruolo di chi parla, il secondo invece avviene quando si vuole controllare il comportamento dell’interlocutore.

Esempi delle due strategie di conversazione sono:

Realignment:

 Cambio di argomento, “the speaker marks a shift in topic with a shift in language, with no consistent link between topic and language”: Vamo/h/ a preguntarle. It’s raining.

 Ricerca di approvazione, “the shift seeks the listeners’ opinion or approval, usually in a form of a tag: ¿Porque estamos en huelga de gasolina, right?”

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Control/Appeal:

 Mitigare un comando: Victoria Jenine go over there! Jenine vete pa(-ra) (a-)llá.

Zentella inoltre sostiene che il cambio di codice avviene soprattutto in base al comportamento linguistico degli interlocutori, riconducibile al punto 2 dei casi forniti da Gumperz, ovvero “the most important of the spot observables that guided children’s language choices were the linguistic proficiency of the person to whom they were speaking” [...]. Ad esempio, i bambini tendono a parlare in inglese con gli uomini (di qualsiasi età), con le persone che non conoscono, con chi svolge delle attività nel mondo del business e con i fratelli e le sorelle. Al contrario essi utilizzano lo spagnolo con chi ha poca conoscenza dell’inglese, con persone che li salutano in spagnolo, con le donne che hanno la stessa età delle loro madri e con le persone anziane. Come prima considerazione in merito, è logico supporre che essi sono capaci di comprendere la preferenza linguistica dei loro interlocutori e di attribuire alle due lingue un significato simbolico, in termini di potere e prestigio, associando la lingua inglese agli uomini e al mondo del lavoro e la lingua spagnola alle donne, in particolar modo alle madri.

Approfondendo l’analisi sulla commutazione, è opportuno sottolineare il carattere sociale del cambio di codice e considerarlo anche da un punto di vista socio-culturale. A tal proposito un importante modello, sviluppato per spiegare la ricorrenza del code- switcing, è quello delle “arene sociali”, “secondo cui grosso modo ogni varietà linguistica o codice in una comunità plurilingue è legato ad una certa configurazione di rapporti sociali caratterizzati da distanze diverse fra i partecipanti all’interazione e fra questi e le cose di cui si parla”. Proprio per questo i parlanti sono consapevoli dei valori sociali che contraddistinguono i codici e di conseguenza sono in grado di fare le loro scelte linguistiche.

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Naturalmente l’uso di uno o di un altro codice linguistico dipende esclusivamente dalla continua esposizione a stimoli linguistici in diverse circostanze comunicative. Ne consegue che i comportamenti linguistici dei bambini dipendono dal loro grado di conoscenza delle lingue che può variare in base alle abitudini comunicative dei genitori, all’educazione scolastica e alle lingue utilizzate durante eventuali attività extra-scolastiche; condizioni che possono generare “individual differences in code-switching styles that constitute each child’s unique way of being bilingual”.

Un esempio significativo è una conversazione in spagnolo tra Zentella e due ragazze del Barrio, Lolita e Blanca, il cui comportamento linguistico varia in base al grado di competenza nelle due lingue. Lolita sostiene di essere orgogliosa della sua conoscenza dello spagnolo ma, nonostante Zentella rientri in quella categoria di donne che i bambini associano alle loro madri e con le quali parlano lo spagnolo, si rivolge a lei in inglese perché effettivamente è la lingua che conosce meglio e perché si rende conto che il cambio del codice linguistico non potrà comportare nessuna difficoltà nella comunicazione, la ragazza riconosce lo status sociale del suo interlocutore e di conseguenza lo associa alla lingua inglese.

Blanca invece mantiene lo spagnolo per tutta la durata della conversazione dimostrando di sentirsi a suo agio comunicando in entrambe le lingue. Nel caso di Lolita la sua inadeguatezza nel parlare in spagnolo dipende dalle abitudini comunicative dei suoi fratelli con cui è maggiormente a contatto e con i quali impiega l’inglese e dalla mancata educazione bilingue. Nel caso di Blanca invece la sua tranquillità nell’utilizzare lo spagnolo deriva dall’educazione bilingue, dall’uso quotidiano dello spagnolo in situazioni formali e dai contatti con i suoi parenti rimasti a Portorico.

Altre strategie discorsive legate al cambio di codice, riscontrate tra i ragazzi del Barrio, sono la clarification che prevede la ripetizione di una frase detta in precedenza dal parlante. Di seguito alcuni esempi:

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 Traduzione, “[that] may be exact or slightly the same”: ¿No me crees? You don’t believe me?

 Spiegazione di una richiesta, “the switch moves into or out a direct request, with a supporting explanation or account”: Vete Eddie vete, so you could see.

Il crutch-like code mixing che avviene quando il parlante non conosce una parola nell’altra lingua a causa di:

 Lacune lessicali: You shouldn’t take that out because you’re gonna stay mellá. (“toothless”)

 Ripetizioni della commutazione del parlante precedente: I to L: “you sleep with los ojos abiertos? L to I: “So, people DIE with ojos abiertos!”

 Omofoni linguistici: My name es Paca.

 Tabù: They should blow an ashcan [firecracker] up his huevos (“balls”).

Il crutch-like code mixing, differentemente dalle altre strategie, prevede il cambio di codice all’interno di una singola frase. Generalmente è difficile attribuire un valore discorsivo a passaggi di questo genere.

Tuttavia anche il code-mixing, fenomeno apparentemente inconsapevole, richiede una buona competenza in entrambe le lingue ed il passaggio da una lingua ad un’altra può avvenire nei punti in cui la struttura delle frasi è la stessa. Si tratta di una condizione necessaria per la realizzazione del code-mixing che viene messa in evidenza da Zentella ed anche da Poplack: “the order of the sentence constituents immediately adjacent to and on both sides of the switch point must be grammatical with respect to both languages involved simultaneously.”

Per quel che riguarda lo spagnolo e l’inglese, si tratta di lingue tipologicamente correlate in quanto manifestano una caratteristica comune, la combinazione sintattica SVO (soggetto, verbo, oggetto); anche se una differenza sostanziale è che, in inglese, contrariamente dallo spagnolo, sono rare

37 o del tutto inesistenti le flessioni grammaticali di nomi, aggettivi e verbi. Nonostante tutto, lo stesso ordine dei costituenti dei due sistemi linguistici permette di stabilire dei vincoli grammaticali secondo i quali il cambio di codice può manifestarsi all’interno di una singola frase:

“The Spanish-English bilingual is like a conductor of two trains on parallel tracks whose cars are linked at similar places; she switches one car of the train on the Spanish track for a car of the English track or vice versa at the appropriate coupling points.”

Zentella anche in questa definizione mette in risalto che, chi fa da “mediatore” tra le due lingue, il “conductor of two trains on parallel tracks”, è una persona bilingue. Perciò in particolari situazioni di contatto linguistico, come nel caso dello spagnolo e dell’inglese, è possibile individuare un continuo de proficiencia bilingüe “que [nel contesto americano] va desde un español estándar o completo a uno emblemático y, viceversa, desde un inglés estándar o completo a uno emblemático, dependiendo del mayor o menor conocimiento que el bilingüe tiene de las dos lenguas.”

Ne consegue che il cambio di codice non è l’unico fenomeno riscontrabile in situazioni di contatti linguistici. Lo Spanglish infatti è riconducibile anche ad altre manifestazioni linguistiche come: calchi e prestiti.

Per prestito si intende una parola o una struttura sintattica appartenente ad un sistema linguistico, che viene integrata in una nuova lingua. Per quanto questa possa sembrare una semplice manifestazione linguistica, in realtà ci troviamo nuovamente di fronte ad un fenomeno complesso le cui diverse definizioni rischiano di disorientare. Per cercare di fare luce su questo fenomeno innanzitutto è importante capire la distinzione esistente tra prestito e cambio di codice.

Abbiamo appena dimostrato che più le lingue sono tipologicamente simili più è frequente il cambio di codice che dipende da due importanti vincoli

38 grammaticali: il “vincolo del morfema libero” ed “il vincolo dell’equivalenza”. Il primo ammette la commutazione dopo ogni costituente, a meno che l’elemento commutato non sia una forma composta di più morfemi (ad esempio non è possibile la commutazione di una forma composta dalla radice di un verbo e dalla desinenza), il secondo permette il manifestarsi della commutazione senza violare le regole sintattiche.

Nel momento in cui questi due vincoli non vengono rispettati non si parlerà di cambio di codice, ma di prestito. Myers-Scotton individua dei criteri in base ai quali è possibile delineare dei confini, non del tutto netti, tra prestito e cambio di codice, ossia la frequenza d’uso ed il grado di integrazione: assimilazione fonologica, morfologica e sintattica. La distinzione proposta dalla studiosa permette di affermare che la frequenza dei prestiti nel lessico degli ispanofoni è più elevata in quanto, grazie alla capacità di adattarsi morfologicamente e fonologicamente, entrano a far parte a tutti gli effetti nel “nuovo” sistema linguistico.

Ardila ha raggruppato i fenomeni derivanti dal contatto prolungato tra l’inglese e lo spagnolo in due categorie: superficial phenomena e deep phenomena of Spanglish (2005). Secondo Ardila (2005) il prestito si verifica nei casi in cui:

1. Non esiste un termine equivalente nella lingua spagnola (es. driveway); 2. Un solo significante può avere diversi significati nella lingua inglese ed uno solo di questi significati nella lingua spagnola (es. suit); 3. Esiste un termine equivalente nella lingua spagnola, ma si preferisce utilizzare il referente inglese in quanto fortemente connotato al contesto statunitense (es.mall); 4. Esiste una somiglianza a livello fonologico tra una parola inglese ed una spagnola (ad esempio un ispanofono non prenderebbe mai in prestito una parola estremamente difficile da pronunciare, come girl); 5. Una parola inglese entra nell’uso comune spagnolo (es. brake);

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6. Le parole utilizzate appartengono al linguaggio informatico (es. software); 7. Si apprende una nuova parola in inglese il cui significato sembra più accessibile in inglese che in spagnolo (es. randomized)

Ardila propone inoltre una serie di esempi in cui è evidente l’influenza che l’inglese esercita sullo spagnolo:

1. Hybrid words: creazione di nuove parole (neologismi) che gli ispanofoni considerano deformate: escortar (SG), escoltar (S), to escort. 2. Anglicization: i termini spagnoli vengono pronunciati in conformità alle le regole inglesi: bilinguismo (SG), bilingüismo (S), bilingualism. 3. Literal translation: si effettua una traduzione letterale dei termini in inglese: oficinas de los doctores (SG), consultorios medicos (S), doctors’ offices. 4. Synonym: il parlante ha la possibilità di scegliere tra due sinonimi, ma seleziona una forma più vicina all’espressione inglese: emergencia (S), sala de urgencias (S) sala de emergencies (SG), emergency room. 5. Borrowing: i termini inglesi vengono pronunciati in conformità alle regole fonetiche spagnole: aber axe, promedio, average. 6. Spanishation: parole che presentano una forma adottata dalla lingua originaria, ma con significato differente: ganga40, pandilla, gang. 7. Substitutions by phonological similarity and semantic closeness: librería, biblioteca, library.

Per completare l’analisi del fenomeno è importante evidenziare un’altra tendenza che caratterizza lo Spanglish, ossia la creazione di una nuova parola o costrutto adattando elementi della lingua spagnola alle strutture del sistema inglese. Questa categoria, che prende il nome di calco, è suddivisa in calchi semantici, in cui una parola già esistente assume un significato nuovo per

40 Ganga è una parola che esiste nella lingua spagnola e si usa per indicare un’occasione vantaggiosa.

40 influsso della lingua straniera e calchi morfologici, in cui parole o intere strutture vengono copiate da una lingua straniera, per creare forme che non esistevano nella lingua in cui si inserisce la parola nuova.

A questo punto sorge una domanda importante. Quando si parla di prestito invece che di calco? Anche in questo ambito gli studiosi si trovano in disaccordo. Interessanti sono le considerazioni del professore Otheguy il quale sostiene che parole come carpeta, yarda, rufo, marketa non siano dei prestiti, ma una morphological adaptation in quanto i prestiti presentano forma e significato immutati rispetto alla lingua d’origine. Di conseguenza nella frase quiere run para alcalde, la parola run viene considerata da Otheguy un prestito perché in questo caso viene presa in prestito sia la forma che il significato della parola. Inoltre, parole come máquina lavadora e máquina de contestar, generalmente considerati calchi complessi, vengono definiti da Otheguy calchi concettuali, poiché sono delle parole modificate in base alla realtà della cultura che li riceve.

Dal quadro appena delineato si percepisce chiaramente che grazie alle pratiche linguistiche che caratterizzano lo Spanglish, “los hablantes ayudan a crear y transmitir una serie de significados sociales cuyo análisis permite identificar muchos de los rasgos de la identidad de los interlocutores mediante su comportamiento verbal”. Lo Spanglish è un fenomeno costituito da due componenti, una linguistica ed un’altra di natura culturale, antropologica, sociale ed identitaria. Tali dimensioni, che si intersecano tra di loro, sono fondamentali per capire al meglio questo fenomeno e per esprimere in modo diretto l’intero bagaglio culturale ed identitario che ciascun latino porta con sé.

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2.4 Spanglish: The making of a New American Language

Dopo aver analizzato il code-mixing, i prestiti e i calchi linguistici, è bene analizzare cosa si è venuto a creare tra l’unione delle due lingue. Difatti, questa situazione ha dato origine ad un fenomeno linguistico, che in realtà, è presente sul suo americano dal 1800, lo spanglish.

Tutto ebbe inizio con il contatto tra le due popolazioni che più o meno risale tra il 1810 ed il 1848. Nel 1846, scoppiò la guerra tra Messico e Stati Uniti che si concluse con la vittoria degli ultimi nel 1848 e con il trattato di Guadalupe-Hidalgo, firmato dal dittatore messicano Antonio López. Questo per il Messico significò la perdita degli attuali stati: Arizona, California, Colorado, Florida, New Mexico e Texas. All’epoca, la lingua ufficiale era appunto, lo Spagnolo.

A partire dal 1848, il rapporto tra le due lingue e civiltà divenne sempre più intenso, in quanto gli abitanti dei nuovi territori americani furono costretti ad imparare l’inglese. Essi si sentivano estranei nella propria terra e decisero di mantenere allo stesso tempo lo spagnolo, tanto da dare gradualmente vita allo Spanglish inteso come “símbolos de identidad y de resistencia ante los nuevos dueños de sus tierras41”.

Nonostante siano trascorsi diversi anni dalla sua “nascita”, è ancora possibile scovare in ogni angolo degli Stati Uniti varie forme di espressione identitarie e linguistiche legate all’utilizzo dello Spanglish che ha iniziato ad essere una pratica diffusa anche in ambito artistico-letterario. Come riporta Osorno, nell’articolo “Spanglish: una patria, una identidad42”, l’uso alternato dell'inglese e dello spagnolo, da parte degli intellettuali latinos, rappresenta una forma di ribellione nei confronti della società anglosassone dominante.

41 Osorno, 2004. 42 http://www.omni-bus.com/n4/spanglish.html.

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Grazie agli esponenti di questo movimento, dagli anni Settanta, quello che poteva sembrare un semplice tipo di espressione popolare di strada acquisì uno status più elevato. Così proprio in questo contesto, nacque la letteratura in spanglish. La loro roccaforte è il Nuyorican Poets Café, locale che a partire da allora è il principale luogo di ritrovo dell’intellettualità portoricana. Il Cafè, il più importante centro di aggregazione per poesia, musica, hip-hop, arti visive e teatro, offre uno spazio ad artisti portoricani che disprezzano le convenzioni, difendono l’anticonformismo e la creatività e mettono in discussione la cultura WASP. Si tratta di temi che sono una costante in tutte le loro opere, nelle quali descrivono una New York brutale in cui i portoricani sono circondati da povertà e sconforto.

I più importanti promotori del Cafè sono stati Pedro Algarín e Miguel Piñero, curatori del Nuyorican Language, introduzione del Nuyorican poetry che può essere considerato il manifesto linguistico dei portoricani di seconda generazione e di quello che gli stessi definiscono il bilinguismo di strada. Il tema del bilinguismo di strada, insieme alla necessità di creare un “alternative behavioral habit”, che si riferisce alla responsabilità del poeta di ideare un nuovo modo di esprimersi, in contrapposizione all’inglese standard, sono una costante in tutta la prefazione del libro.

Il particolare modo di scrivere di questi poeti, caratterizzato da un’interazione costante tra le due lingue e culture, permette di fare giochi di parole, di coniare neologismi e soprattutto di trasmettere importanti messaggi culturali ed identitari, tipici della condizione di ibridità degli stessi scrittori. Come esempio di arte spanglish si riporta di seguito la poesia Not Neither di una delle scrittrici che era solita frequentare il Nuyorican Poets Cafè, Sandra- María Esteves:

“[...]Being Puertorriqueña dominicana

Boriqueña quisqueyana

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Taíno africana

Born in Bronx, not really jíbara

Not really hablando bien

But yet, not Gringa either

Pero ni portorra, pero si portorra too

Pero ni que what am I?

Y que soy, pero con what voice do my lips move? [...]

Yet not being, pero soy, and no really

Y somos, y como somos [...]

We defy translation

Ni tengo nombre[...]”

La poesia Not Either rappresenta la condizione di marginalità e di disagio della scrittrice che, come il resto dei Nuyorican, ricorre allo spanglish per descrivere nel modo più naturale possibile la sua identità.

Altro importante esempio di arte spanglish è El Puerto Rican Embassy (1994), progetto realizzato dall’artista Maldonado e da (Laό- Montes e Dávila, 2001: 195), secondo cui tutti i territori che si trovano nella stessa situazione politica dell’isola di Porto Rico dovrebbero avere un’ambasciata. I due descrivono in modo provocatorio, e dallo stesso tempo ironico, la condizione di Porto Rico che, in qualità di territorio non incorporato degli Stati Uniti, è dotato di una propria autonomia di governo, ma non è né completamente indipendente né il cinquantunesimo stato degli USA. I due artisti, durante l’esibizione, distribuivano tra il pubblico passaporti finti e descrivevano la storia comune a tutti i portoricani che vivono nel Barrio, attraverso lo Spanglish National Anthem, l’inno nazionale Spanglish, scritto e cantato da Pietri:

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“[…] En my Viejo San Juan

They raise the price of pan

So, I fly to Manhattan.

It was there that I swear

Everyone took welfare

Especially Latins! […]”

L’esistenza di opere poetiche-letterarie sono una dimostrazione di come ciò che è un fenomeno naturale nato dal contagio tra due lingue, in questi casi va oltre la spontanea manifestazione linguistica. Il particolare modo di scrivere degli scrittori è il frutto di una elaborazione cosciente, in quanto essi si servono di questo particolare modo di scrivere per rivendicare la propria identità.

Innanzitutto è importante interrogarsi su cosa sia una lingua, definita in sociolinguistica come:

“[…] ogni sistema linguistico socialmente sviluppato, che sia lingua ufficiale o nazionale in qualche paese, che svolga un’ampia gamma di funzioni nella società, che sia standardizzato e sia sovraordinato ad altri sistemi linguistici subordinati eventualmente presenti nell’uso della comunità […]

(Berruto, 1995: 215).”

Lo Spanglish non soddisfa nessuno di questi criteri e di conseguenza non può essere considerato una lingua. Esso non presenta proprietà strutturali altamente differenziate rispetto allo spagnolo o all’inglese e non soddisfa

45 un’ampia gamma di funzioni richieste dalla società, in particolare gli usi scritti formali. Non può essere considerato né una lingua nazionale perché non è connesso con il carattere di identificazione nazionale della comunità che lo adotta, né una lingua ufficiale, dal momento che non è legislativamente riconosciuto.

Perciò un sistema linguistico, per svolgere una certa funzione e per godere di un determinato status, deve possedere degli attributi. Ad esempio, una lingua per svolgere una funzione ufficiale ed avere lo status di lingua ufficiale deve avere tra i suoi attributi un alto grado di standardizzazione. Quindi, nonostante la letteratura e i programmi televisivi, lo spanglish rimane solo un fenomeno linguistico.

Ad ogni modo, la diffusione dello spanglish non si è limitata a quel determinato periodo storico, infatti, il principale promotore dello spanglish, durante questi ultimi decenni, è stato il filologo Ilán Stavans, insegnante di

Letteratura Ispanica all'Università della Colombia e fondatore della cattedra di spanglish all’ Amherst College nel Massachusetts. Nel 2003, pubblicò il primo dizionario di questa lingua e nel 2004 tradusse il Don Quijote di Cervantes in spanglish.

"In un placete de La Mancha of which nombre no quiero remembrearme, vivía, not so long ago, uno de esos gentlemen who always tienen una lanza in the rack, una buckler antigua, a skinny caballo y un greyhound para el chase (...)".

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Il nome scelto da Stavans, per il suo dizionario è "Spanglish: The making of a New American Language43". Il libro, è una raccolta di 6.000 parole e modi di dire nati dalla fusione tra lo spagnolo e l’inglese utilizzati sia nel linguaggio di strada che nella letteratura.

43 Spanglish: la creazione di una nuova lingua americana.

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CAPITOLO 3 La nascita del movimento 3.1 The Nuyorican Movement

L’amore per la propria patria e le tante battaglie per l’integrazione hanno dato origine al movimento artistico-letterario portoricano Nuyorican.

Il primo artista ad aver utilizzato questo termine è stato Jamie Carrero che, nel 1964 scrisse in un’opera la parola neorriqueño, un aggettivo che ha origine unendo le parole neoyorquino e puertorriqueño. Nel 1975, un gruppo di intellettuali portoricani che vivevano a New York City, hanno iniziato a scrivere poesie, sotto il nome Nuyorican. I temi affrontati dagli artisti mirano a sensibilizzare la società e raccontano delle diverse difficoltà che i portoricani, spinti da false promesse di una vita migliore, hanno dovuto affrontare una volta arrivati nella Grande Mela.

La rocca forte di questo movimento è il Nuyorican Poets Café44, situato nel Alphabet City45 a Manhattan. Fu fondato intorno al 1973, i poeti iniziarono la loro attività letteraria a casa di Miguel Algarín46, che insieme a Miguel Piñero, Pedro Pietri, Giannina Braschi, Bittman "Bimbo" Rivas, e Lucky Cienfuegos ne sono i fondatori.

Dal 1975 il numero di poeti crebbe esponenzialmente e c si trovò ad affittare un pub, il Sunshine Pub, che fu appunto ribattezzato The Nuyorican

44 Oltre ad essere un pub è anche un'organizzazione no profit. 45 Quartiere di Manhattan, situato tra il Lower East Side e l'East Village. Deve il suo nome alle avenue (i viali longitudinali che percorrono l'isola) chiamate A, B, C e D, le uniche strade di Manhattan ad avere un nome formato da una sola lettera invece che un'indicazione numerica. 46 Miguel Algarín: scrittore, poeta e docente alla Rutgers University.

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Poets Café. Dal 1980, la crescente popolarità del ritrovo, li costrinse a cercare un ambiente più grande e il Nuyorican Poets Café si trasferì nell'attuale sede al 236 East 3rd Street, per poter ampliare le proprie attività.

Algarín è nato e cresciuto a Puerto Rico, finché nel 1950, si trasferì a New York con la sua famiglia. Una volta arrivato a New York il suo amore per la scrittura crebbe esponenzialmente, poiché era molto inspirato da tutte le novità che lo circondavano. Ricevette diversi riconoscimenti dalle facoltà di lettere del Wisconsin e della Pennsylvania. Nel corso della sua vita, Algarín ha pubblicato più di dieci libri di poesia.

“Love is hard work: memorias de loisaida”, è una raccolta di poesie, pubblicata nel 1997, che rappresenta in pieno i Nuyorican, poiché in quest’opera l’autore ha deciso di celebrare il passato raccontando le storie di diversi esponenti del movimento. Questa raccolta di poesie, è un tributo ai colori, agli odori, ai suoi, ai drammi della vita urbana, nel Lower East Side (Loisaida) e specialmente è dedicata agli artisti che Algarín ha conosciuto al Nuyorican Poets Cafe.

Algarín, è stato il primo scrittore latino-americano ad aver vinto per ben due volte l’American Book Award Winner, la prima volta con l’opera “On Call” pubblicata nel 1980, dove l’autore affronta un lungo viaggio alla ricerca delle sue origini.

La seconda volta, nel 1985 con l’opera “Time’s now/ya es tiempo”, una raccolta di storie di strada, dove l’autore racconta le avventure di diversi personaggi in diverse città.

I temi trattati da Algarín, spaziano dalle denunce sociali contro il sistema imperialista americano, all’emigrazione, passando per le storie dei molti portoricani emigrati a New York che vanno alla ricerca delle loro origini ripercorrendo la storia di Puerto Rico.

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La filosofia di questo movimento è racchiusa in una frase di Algarín che dice:

“We must listen to one another. We must respect one another's habits and we must share the truth and the integrity that the voice of the poet so generously provides47”.

Da queste parole si può intuire il forte messaggio che non solo, Algarín, ma tutti gli esponenti del movimento volevano far arrivare alla società, un messaggio di uguaglianza, condivisione e soprattutto rispetto.

3.2 Letteratura e poesia

Il Nuyorican Movement ha fortemente influenzato la letteratura portoricana. I temi principali trattati dagli scrittori sono l'identità culturale, la discriminazione e la ghettizzazione. Gli esponenti di questo movimento si sono ispirati alle opere di alcuni artisti appartenenti alla Beat Generation, come Jack Kerouac e Amiri Baraka.

Per spiegare al meglio questo movimento, ho scelto diversi autori che attraverso le loro opere riescono ad esprimere in pieno l’essenza dei Nuyorican.

La prima opera è un racconto breve, s’intitola “Pollito Chicken” e l’autrice è Ana Lydia Vega.

Ana Lydia Vega è nata a Santurce (Puerto Rico) nel 1946, vive attualmente a New York. È autrice di racconti politico-umoristici, pubblicati in riviste e antologie, che le hanno valso premi e riconoscimenti letterari, tradotti in varie lingue e raccolti nei volumi:

 Virgines y mártires (1981);

 Encancaranublado y otros cuentos de naufragio (1983, Premio Casa de las Américas 1982 e il Premio P.E.N. Club de Puerto Rico);

47 Dobbiamo ascoltarci a vicenda. Dobbiamo rispettare le abitudine reciproche e condividere la verità e l'integrità che la voce dei poeti ci fornisce così generosamente.

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 Pasión de historia e otras historias de pasión (1987, Premio Juan Rulfo International 1984).

La protagonista del racconto è Susie Bermiúdez, una donna sui quarant’anni originaria di Puerto Rico, ma nata e cresciuta a New York. Infatti, Susie è cresciuta adottando i valori e i costumi della cultura americana e questo l’ha portata quasi a disprezzare la cultura portoricana, finché non decise di partire per Puerto Rico.

Il giorno dopo l’arrivo a Puerto Rico, Susie avrebbe voluto utilizzare la funicolare per andare ad osservare le magnifiche coste dall’alto, ma quel giorno non fu possibile a causa di un malfunzionamento, così la donna decise di passare la giornata in piscina. Mentre sorseggiava il suo cocktail, il bar tender del bar della piscina, un ragazzo molto attraente, iniziò a fissarla intensamente, così terminò in fretta il suo drink e corse in camera, perché appena lo notò provò qualcosa nei suoi confronti e questo la spaventò per qualche minuto.

Nonostante Susie si trovasse a Porto Rico e stesse passando una vacanza davvero piacevole, continuava a criticare duramente la cultura portoricana. Una volta nella sua stanza, decise di chiamare il bar della piscina per ordinare qualcosa in camera e fu felicemente sorpresa di scoprire che il bar tender parlasse un perfetto inglese.

Susie, dopo aver criticato la cultura portoricana a più non posso, finì nel letto dell’attraente bar tender e il racconto si conclude proprio con il ragazzo, che vantandosi della sua conquista con gli amici, gli confessò che la donna nel momento del piacere aveva urlato più volte “VIVA PUERTO RICO LIBRE”.

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“Pollito Chicken” inizia così:

“I really had a wonderful time, dijo Suzie Bermiúdez a su jefe tan pronto puso un spike-heel en la oficina.”

L’opera, scritta nel 1977, è la prima scritta completamente in Spanglish, infatti, per questo motivo, è considerata dalla critica, come l’opera promotrice dello Spanglish letterario.

“Bajo un aspecto aparentemente frívolo y superficial, Ana Lydia Vega nos presenta un problema humano cada vez más frecuente: la aculturación del emigrante, la vergüenza que éste puede sentir de sus orígenes miserables, hasta el punto de renegar de ellos, los patéticos intentos de integración en una cultura que no consigue asimilar, y finalmente la soledad en que puede vivir una mujer latina de escaso nivel cultural transplantada a un mundo donde los valores más cotizados son los materiales, el trabajo y el éxito social.”

Queste parole, appartengono alla critica letteraria Dolores-Soler-Espiauba e ci fanno capire come l’autrice, riesca a descrivere il sentimento di rifiuto verso la propria cultura che accomuna molti portoricani nati e cresciuti negli Stati Uniti, attraverso un argomento così frivolo.

Il titolo fa riferimento ad una canzone per bambini scritta per imparare l’inglese:

Pollito, chicken

Gallina, hen,

Lápiz, pencil

Y pluma, pen.

Quest’opera, attira ancora oggi l’attenzione dei giovani scrittori ispanici che operano negli Stati Uniti i quali si ispirano al racconto per scrivere le loro opere in difesa di questa lingua ibrida.

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La seconda opera che ho deciso di analizzare è un’opera di Giannina Braschi, una delle co-fondatrici del movimento.

Giannina Braschi è nata a Puerto Rico il 5 febbraio del 1953. La Braschi, ha influenzato molto la letteratura latina contemporanea in modo rivoluzionario, questo non solo perché scriveva le sue opere in Spanglish, ma anche per i temi da lei trattati. Infatti, i suoi argomenti principali sono l’immigrazione; l’indipendenza del popolo portoricano, il terrorismo, l’imperialismo americano, racconti di esperienze del popolo portoricano sia a New York che a Puerto Rico.

L’opera Yo-Yo Boing (1998), è il secondo libro, post moderno, della trilogia Empire of Dreams (1988), United States of Banana (2011) è il terzo. La trilogia è un mix di generi, infatti troviamo la prosa, il dramma, il musical teatrale, ma è anche un’autobiografia e un manifesto.

Il tema centrale della trilogia sono alcuni immigrati portoricani e la loro visione ottimistica nei confronti dell’emigrazione nella Grande Mela, che però si trasforma in pessimismo una volta che gli immigrati raggiungono la città.

Yo-Yo Boing! è scritta interamente in Spanglish. L’opera è un drammatico dialogo tra diverse persone anonime. Gli argomenti trattati sono: etnia, i pregiudizi sessuali, il colonialismo, l’indipendenza di Puerto Rico, la rivoluzione, la violenza domestica e qualche nota autobiografica.

Le opere della Braschi riescono a rappresentare al meglio l’esperienza che molti portoricani hanno vissuto una volta arrivati negli Stati Uniti.

La terza opera, sempre una poesia, è stata composta da Pedro Pietri, anche lui co-fondatore del movimento.

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Pedro Pietri è nato a Ponce (Puerto Rico) il 21 marzo del 1944. I suoi genitori decisero di trasferirsi a New York, esattamente nell’East Harlem (Spanish Harlem), nel 1947, quando aveva solo tre anni. Proprio in questo quartiere, Pietri e i suoi fratelli, ricevettero l’educazione primaria e secondaria. Da ragazzo amava aiutare sua zia ad organizzare eventi teatrali nella chiesa locale, questo ha influenzato molto la sua carriera, infatti iniziò a scrivere poesie durante l’adolescenza.

Dopo il diploma, Pietri per ragioni economiche, decise di arruolarsi nell’Esercito degli Stati Uniti e fu mandato a combattere nella guerra in Vietnam. Le esperienze che dovette affrontare nell'Esercito e in Vietnam, oltre alla discriminazione che dovette subire a New York, divennero i maggiori fattori che hanno formato la sua personalità e lo stile della sua poesia.

Dopo il congedo dall’Esercito, Pietri si associò ad un gruppo di attivisti per i diritti civili dei portoricani chiamato . Nel 1969, nella First Spanish Methodist Church lesse per la prima volta la sua poesia più conosciuta, "Puerto Rican Obituary.” Il poema venne pubblicato nel 1973 e già dal primo verso “They worked… They were always on time… They were never late… They never spoke back when they were insulted48” si intuisce già l’argomento. Infatti, la poesia racconta la storia di cinque portoricani, Juan, Miguel, Olga, Milagros, Manuel, che emigrano a New York alla ricerca di una vita migliore per poi trovare solo stenti e sofferenze.

La poesia, ovviamente non è scritta interamente in inglese, perché negli ultimi versi Pietri utilizza lo spagnolo.

“[…] Aqui

48 Loro lavorano, Loro sono sempre in tempo, Loro non arrivano mai in ritardo, Loro non rispondono mai quando vengono insultati.

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Se Habla Espanol

all the time

Aqui you salute your flag first

Aqui there are no dial soap commercials

Aqui everybody smells good

Aqui tv dinners do not have a future

Aqui the men and women admire desire

and never get tired of each other

Aqui Que Pasa Power is what’s happening

Aqui to be called negrito

means to be called LOVE49[…]”

Con questi ultimi versi, l’autore riesce ad esprime tutto il dramma dell’esperienza dell’emigrazione. Molti portoricani, nonostante il passare degli anni si identificano tutt’ora nei versi di questa poesia.

Pietri morì il 3marzo del 2004 a New York. I funerali vennero celebrati nella stessa chiesa (First Spanish Methodist ) dove aveva recitato per la prima volta questa meravigliosa poesia.

Il quarto autore di cui vorrei parlare è un uomo chiamato Bittman “Bimbo” Rivas, attore, poeta, attivista politico, drammaturgo ed insegnate. Rivas, è nato

49 Qui Si Parla Spagnolo tutto il tempo, Qui prima saluti la tua bandiera, Qui non si compongono spot pubblicitari sul sapone, Qui tutti profumano, Qui le cene davanti alla tv non avranno un futuro, Qui gli uomini e le donne si desiderano e non si stancano mai gli uni con gli altri, Qui que pasa power significa che succede, Qui essere chiamato negrito significa amore.

55 l’11 novembre del 1939 è stato uno dei pionieri dei Nuyorican difatti, frequentava spesso il Nuyorican Poets Café. Una volta arrivato nel Lower East Side, ha da subito notato come, il quartiere fosse davvero degradato, ma non tanto per l’ambiente, formato da palazzi decadenti, ma proprio per la morale degli abitanti del quartiere. Alcuni vivevano, senza provare a cambiare la loro situazione, in condizioni d’igiene invivibili, altri erano coinvolti in attività criminali.

Quest’ambiente di degrado e povertà ha spinto Bimbo a comporre la poesia Loisada. Rivers, si è sempre impegnato per migliorare la vita nel suo quartiere ed ha sempre cercato di aiutare molte persone ad uscire da questa condizione di povertà, per questo è diventato un insegnante. Per Rivers gli abitanti del quartiere Loisada erano la sua famiglia. Come si può capire dai suoi versi:

“[…] Loisaida, I love you.

I dig the way you talk,

I dig the way you look.

Me vacila tu cantar y yo me las juego fria pa' que vivas para siempre50[...]”

l’autore, durante la sua vita ha davvero amato il suo quartiere. Ovviamente, Rivers non ha scritto l’intera opera in inglese, come gli altri esponenti, ha scritto diversi passaggi in spagnolo. In quei versi si riesce quasi a vedere la sua anima, infatti sono quelli che esprimono di più l’essenza del

50 Loisaida, ti amo, mi piace il mondo in cui parli, mi piace il modo in cui ti mostri, il tuo canto mi fa vacillare, mi ci gioco la vita che vivrai per sempre.

56 movimento artistico. Questa è una tecnica che gli esponenti del movimento, usano per esprimere al meglio la loro identità culturale.

Rivers, è morto il 21 maggio del 1992 a causa di un infarto, mentre teneva una lezione bilingue.

Tutti questi scrittori rappresentano a pieno l’essenza del movimento.

3.3 Teatro

La letteratura e la poesia non sono le uniche forme d’arte scelte dai Nuyorican per raccontare le loro storie. Il teatro è molto importante per questo movimento. Difatti, ci sono molti sceneggiatori appartenenti al movimento, ma in questo lavoro vorrei parlare di tre opere in particolare: Short Eyes di Miguel Piñero, La Carreta di René Marqués, Carlito’s way di Edwin Torres.

Miguel Piñero nacque a Porto Rico nel 1946. All’età di quattro anni si trasferì con la sua famiglia nel quartiere newyorkese Loisaida (Lower East Side). Mentre sua madre era in attesa del terzo figlio, il padre li abbandonò, rimasti praticamente senza soldi, Piñero, la madre e i suoi tre fratelli, si dovettero trasferire in un seminterrato e l’unica fonte economica a loro disposizione era l'assegno mensile di disoccupazione che riceveva la madre. Questa situazione di povertà, portò Piñero a rubare per mangiare. Fu accusato all’età di undici anni di rapina. Passò diverso tempo in riformatorio, finché a venticinque anni fu accusato di rapina mano-armata e rinchiuso nella prigione di Sing Sing.

La sua opera teatrale Short Eyes, infatti è proprio ambientata in questa prigione. Sing Sing è un carcere di massima sicurezza, dove la maggior parte dei detenuti sono o neri o Portoricani. Un giorno però, Clark Davis, un giovane uomo (bianco) appartenente alla classe borghese, accusato di stupro minorile, viene rinchiuso a Sing Sing. Al suo arrivo, gli altri prigionieri si avventarono contro di lui, siccome in prigione il pedofilo è considerato come la più infima forma di vita, tranne Juan, il più vecchio tra i detenuti.

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Davis, un giorno confessò a Juan di non ricordarsi di aver stuprato quella bambina, però ammise anche di aver molestato altri bambini.

Il capo di accusa contro Davis era debole, siccome mancavano molte prove e lui sarebbe potuto uscire presto, a meno che Juan non avesse confessato tutto alle guardie.

Mentre Juan decideva sul da farsi, gli altri detenuti pianificavano come sbarazzarsi del tutto di Davis.

La prima di Short Eyes (1974) fu presentata nel Joseph Papp's Public Theater and at Lincoln Center. Il successo strabiliante della prima, ha scosso così tanto il proprietario del teatro, Joseph Papp che decide di spostare la rappresentazione dell’opera a Broadway. Questo ha fatto sì che l’opera vincesse il New York Drama Critics Circle Award, per il miglior dramma Americano.

Le sue opere, scritte sia in inglese che in spagnolo utilizzando il linguaggio della strada, raccontavano sia la vita urbana che la dura realtà della prigione.

Per lo più le opere di Piñero trattavano argomenti come: discriminazione, ghettizzazione e denunce sociali, contro il sistema americano.

La vita di Piñero ha attirato l’attenzione di Benjamin Bratt che, nel 2001 ha realizzato un film, (Piñero) che ha fatto sì che molte più persone conoscessero la storia e le opere dei Nuyorican.

René Marqués, l’altro sceneggiatore del quale vorrei parlare, nacque ad Arecibo, Puerto Rico, nel 1919. Oltre ad essere un predecessore del movimento dei Nuyorican, René Marqués era un esponente del movimento letterario “La generazione del ‘50”.

“La generazione dei ‘50”, era un gruppo artistico letterario, formato da intellettuali che vivevano a Puerto Rico. Nel 1950, René Marqués, insieme ad altri membri del gruppo, lavorò per la División de Educación de la Comunidad de Puerto Rico, uno degli esperimenti sociali che ha avuto più successo nella

58 storia moderna di Porto Rico, creato dal governatore Luis Muñoz Marín, con il quale René entrava spesso in conflitto.

La sua opera teatrale, La Carreta (in inglese: The Oxcart), è ambientata in una località montuosa poco lontana da San Juan. I protagonisti principali dell’opera sono: Luis, Juantita, Don Changuito e Doña Gabriela. Nel primo atto, troviamo la famiglia che prepara le valige, pronta a trasferirsi in un’altra città. Don Changuito, il nonno, non ha nessuna intenzione di abbandonare il suo paese, così all’insaputa della famiglia, inizia a cercare una grotta dove potersi rifugiare fino alla fine dei suoi giorni.

Questo personaggio, rappresenta l’amore che l’autore ha per la sua isola e allo stesso tempo, l’odio che lo stesso prova nei confronti dello sviluppo industriale, che sta invadendo l’isola.

Nonostante che i desideri del nonno fossero diversi, Luis pensa comunque che spostarsi in una città più grande sia la soluzione migliore per l’intera famiglia.

Infatti, nel secondo atto, troviamo la famiglia in un sobborgo di San Juan. Luis viene coinvolto in affari illeciti, mentre Juanita, dopo essere stata stuprata, scopre di essere incinta e così tenta il suicidio. Doña Gabriela, scioccata chiede a Luis di trovare una soluzione e il ragazzo consiglia a Doña Gabriela di trasferire di nuovo tutta la famiglia, ma questa volta a New York.

Il terzo atto si svolge nel quartiere portoricano newyorkese Morrisania, nel Bronx. Arrivati nella città, Juanita decide di diventare indipendente, così decide di affittare una camera dall’altra parte della città. Per mantenersi, la ragazza fa la prostituta e questo fa molto arrabbiare Luis, che avendo trovato un ottimo lavoro in un’industria che produce scaldabagni, vorrebbe che la ragazza tornasse a vivere con loro.

Doña Gabriela, impotente di fronte a quello che sta succedendo alla sua famiglia, è completamente succube delle folli idee di Luis.

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Mentre Luis era a lavoro viene schiacciato da uno scaldabagno, l’opera si conclude con la famiglia che ritorna a Porto Rico per seppellire il corpo di Luis, nel posto dal quale voleva tanto scappare.

La prima dell’opera è stata presentata nel 1954, nella Chiesa di San Sebastian, a Manhattan. L’opera, fu di così tanta ispirazione per Míriam Colón e Roberto Rodríguez, due artisti del movimento Nuyorican, che dopo la prima decisero di creare il primo gruppo teatrale latino, chiamato “El Círculo Dramatico51”.

L’autore è una figura molto importante, poiché attraverso le sue opere è riuscita ad esprimere molti dei problemi che affliggono i portoricani una volta arrivati negli Stati Uniti.

La terza opera teatrale che di cui vorrei parlare, ha ricevuto diversi premi. L’autore di quest’opera è Edwin Torres52, nato a Jayuya a Puerto Rico nel 1931. Oltre ad essere uno scrittore, Torrres è un giudice della Corte Suprema nello stato di New York.

L’autore è cresciuto in un ambiente molto povero, nello Spanish Harlem di New York. Nonostante questa situazione, si è impegnato molto negli studi ed infatti è riuscito a diventare un giudice della Corte Suprema.

Il suo lavoro da giudice ha ispirato molto le sue opere, difatti, Torres, ama scrive romanzi gialli. Malgrado Torres scriva romanzi, ho deciso di metterlo nel capitolo teatrale, perché la sua più grande opera Carlito’s Way è stata prima rappresentata a teatro e poi è diventato un film.

L’opera Carlito’s Way è stata pubblicata nel 1975, mentre il sequel After Hours nel 1979. Carlito Brigante è un ex spacciatore portoricano che uscendo dal carcere ritrova per le strade del suo quartiere i suoi vecchi amici e compagni.

51 Il Circolo Drammatico. 52 Torres: è stata una figura così importante che, nella prima serie di Law & Order Criminal Intent, il personaggio Raoul Sabatelli (giudice) è stato ispirato alla sua vita.

60

Tornato in libertà si accorge però di come in cinque anni moltissime cose siano cambiate. Il suo desiderio è quello di mantenersi pulito e risparmiare il denaro necessario per trasferirsi su un'isola dei Caraibi, con l'obiettivo di rilevare un autonoleggio e dare un taglio netto a un passato di violenza.

Per raggiungere il suo scopo prende la gestione di "El Paraiso", un bel locale in cui investe denaro anche il suo avvocato e amico David Kleinfeld. Una sera, nel locale Carlito ha una discussione con uno spacciatore, Benny Blanco del Bronx, per problemi di conti non pagati. Nel frattempo ritrova Gail, sua ex fidanzata, lasciata poco prima di entrare in carcere, per scontare la pena di trent'anni; egli vive come in un sogno, ma diversi eventi lo riportano indietro nel tempo, in quel mondo da cui sarebbe voluto uscire.

Il suo avvocato, infatti, si è messo nei guai con Tony Taglialucci, un boss della mafia, e con la sua "famiglia". Carlito, mosso da un sentimento di riconoscenza nei confronti di chi era riuscito a farlo uscire prima del previsto dalla prigione, segue l'avvocato per aiutarlo ma rimane coinvolto nel duplice omicidio del boss Tony Taglialucci e del figlio Frankie, progettato (all'insaputa di Carlito) e messo in atto da Kleinfeld.

Dopo essersi capacitati della situazione, gli uomini del clan tendono poi una trappola all'avvocato, riuscendo in un primo momento a ferirlo. Nel frattempo Carlito viene fermato e condotto al commissariato dove i poliziotti, sapendo com'è andata realmente la vicenda, tentano inutilmente di farlo testimoniare contro Kleinfeld per il duplice assassinio dei Taglialucci in cambio di totale immunità, facendogli anche ascoltare una registrazione dove l'avvocato propone a un giudice di mettere in galera Carlito per assolvere definitivamente i suoi problemi.

Successivamente, l'altro figlio del defunto boss desideroso di vendicarsi, Vincent "Vinnie" Taglialucci, si reca all'ospedale dove si trova in cura Kleinfeld per far fuori lo stesso, il quale viene tra l'altro precedentemente ingannato dall'ex

61 amico Carlito che, sentendosi tradito, rimuove di nascosto i proiettili dalla pistola dell'avvocato per facilitare il compito ai siciliani.

I sospetti di Vincent Taglialucci cadono però anche su Carlito, dopo che questi viene avvistato nell'ospedale in cui era ricoverato Kleinfeld. Carlito sarà quindi raggiunto e poi inseguito da Vincent e da altri uomini del clan, e li ucciderà a uno a uno in una sequenza rocambolesca e drammatica, nel tentativo di raggiungere Gail, che lo attende davanti al treno che avrebbe dovuto condurli all'isola del sogno. Ma lì, tradito da Pachanga, il suo uomo di fiducia, trova anche Benny Blanco che uccide sia lui che lo stesso Pachanga. In un ultimo sforzo Carlito riesce però nell'intento di dare a Gail la somma di denaro necessaria affinché lei ed il figlio, che aspetta da Carlito, possano vivere serenamente.

Come tutti gli altri esponenti dei Nuyorican, Torres riesce a far immedesimare nei suoi racconti molti portoricani che emigrati a Puerto Rico, hanno dovuto abbandonarsi alla strada del crime per potersi guadagnare da vivere.

3.4 Musica

La musica dei Nuyorican è diventata famosa negli anni ‘60 grazie alle canzoni di , Oye Como Va e , El Watusi. Prima degli anni ‘60, la maggior parte delle canzoni latino-americane seguivano la linea del cha-cha-cha, poi con l’aggiunta di violini e flauti, hanno trasformato la loro musica in un nuovo stile: il Boogaloo53.

Il motivo per il quale questo nuovo stile musicale ha così tanta importanza sono i testi, scritti sia in inglese che in spagnolo. Con il passare del tempo, ha

53 Questo stile, nato a New York City negli anni ‘60 da un gruppo di portoricani, ha avuto origine dalla fusione della musica popolare afro-americana (R&B, rhythm and blues) e quella soul, con un’aggiunta di mambo e son montuno.

62 fatto sì che questo genere subissi delle importanti modifiche. Infatti durante gli anni’80, i Nuyorican hanno preferito servirsi della salsa per esprimere la loro identità culturale. Willie Colón,è un compositore musicale, trombettista ed esponente molto importante dei Nuyorican. Colón è nato a New York nel 1950 in una famiglia portoricana. All’età di diciassette anni, Colón registrò il suo primo album, che ha venduto più di 300,000 copie.

Colón è stato un’attivista politico sin dall’età di sedici anni. Si è sempre battuto per I diritte della comunità portoricana newyorkese. Difatti è stato il primo rappresentate di minoranza etnica a far parte dell’America Society of Composers, Authors and Publishers54 (ASCAP).

Attraverso le sue note riesce, a descrivere perfettamente la diaspora portoricana, la sua particolarità è che, riesce ad unire nelle sue canzoni, il trombone (New York), al cuatro, un tipico strumento portoricano, utilizzato nella salsa.

Oggi giorno invece, le nuove generazioni di cantanti appartenenti a questo genere, hanno scelto di raccontare la diaspora attraverso testi hip-hop. Ad esempio, Vico C e Big Pun, sono dei rapper che grazie alla loro musica raccontano le difficoltà che molti portoricani affrontano tutt’ora una volta arrivati a New York.

3.5 Visual Art

Questo movimento, oltre alle arti sopraelencate, conta diverse opere di visual art. Proprio per questo, il pioniere Raphael Montañez Ortiz (nato a New York nel 1934), fondò, nel 1969 , così da creare un posto dove tutti gli artisti portoricani potessero far conoscere la loro arte a tutta la società.

54 L’ASCAP è una organizzazione no-profit che protegge i diritti d'autore musicali dei propri membri attraverso un monitoraggio delle esecuzioni pubbliche delle loro composizioni, siano esse via radio o concerti dal vivo, e ottenendone l'eventuale risarcimento.

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Oltre al museo, l’anno successivo, diversi pittori e incisori, come Rafael Tufiño, Marcos Dimas e Nitza Tufiño, hanno fondato una galleria d’arte, chiamata Taller Boricua55.

La galleria d’arte è allo stesso tempo un’organizzazione no profit, che da oltre quarant’anni cerca di stimolare la crescita della comunità portoricana nel East Harlem, dal punto di vista sociale, culturale ed economico,

Figura 1 Rafael Tufiño attraverso la promozione dell’arte. Poeti e scrittori, come per esempio Sandra María Esteyes, amavano accompagnare alla lettura delle loro opere delle visual art rappresentate su carta.

Durante gli anni ’80, Jean-Michel Basquiat un graffitaro, ricevette diversi premi per alcune sue opere.

Soraida Martinez, è un esponente dei Nuyorican, è molto importante per questo movimento, perché ha creato il Verdadism56, una forma di hard-edge abstraction57. Soraida Martinez è nata il 30 luglio del 1956 a New York da una famiglia di origine portoricana.

55 1680 Lexington Ave, New York, NY 10029, Stati Uniti. 56 Il termine è stato coniato dalla fondatrice stessa per descrivere la sua arte. Infatti, la parola è formata da “Verdad” verità in spagnolo e dal suffisso “theory” teoria, quindi la teoria della verità. 57 L’hard-edge abstraction: è uno stile pittorico caratterizzato da bruschi e netti contrasti tra diverse aree di colore, che possono essere semplici forme geometriche compiute o linee rette.

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La particolarità di questa forma d’arte sono le critiche sociali scritte sotto ogni quadro.

La Martinez era intenzionata ad unire “two distinct, yet integral parts: the visual and the written word58”, con queste parole, l’artista vorrebbe comunicare al mondo intero la sua intenzione di fondere due arti complementari.

Oggi giorno, a proseguire il percorso artistico troviamo molti artisti tra cui l’istallatore artistico Antonio Martorell, che attraverso le sue installazioni, cerca di catturare l’interesse pubblico su problemi che riguardano la politica e la società. Recentemente, artisti come James De La Vega, Sofia Maldonado e Chino Gracia continuano a impegnarsi affinché alle opere dei portoricani e dei Nuyorican, siano accreditati più riconoscimenti.

58 Due parti distinte ma essenziali l’una per l’altra: la parte visuale e il mondo della scrittura.

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Conclusione Lo scopo di questo lavoro era quello di trasmettere il mio interesse per questo movimento artistico che ho avuto il piacere di conoscere qualche anno fa. Dall’analisi storica che ho affrontato si capisce perché ci siano tutt’ora dei grossi ostacoli nell’integrazione non solo, della comunità portoricana, ma di tutto il popolo latino.

Sin dal 1500 (ossia da quando il governo spagnolo è presente sull’isola), i portoricani sono stati invasi da un altro popolo per poi passare nel 1898 nelle mani di un altro colonizzatore. Infatti dal 1898, dopo che la Spagna perse la guerra ispano-americana, l’isola passò sotto il dominio statunitense, senza però farne davvero parte (infatti non è né il 51 stato né una colonia statunitense). Questo ha incentivato l’emigrazione anche perché il governo statunitense, favoriva l’accesso dei portoricani in America, perché bisognoso di mano d’opera.

Tutto ciò ha creato un clima di false speranze che però ha alimentato il popolo portoricano, che credeva alle false promesse americane, di una vita più prosperosa. Nonostante queste spiacevoli situazioni, il popolo latino ha sempre lottato per integrarsi e malgrado tutti i tentativi, da parte del governo americano, di eliminare le loro tradizioni, loro sono riusciti a ricreare, nel paese ricevente, i loro usi.

Questo movimento letterario, dimostra come, questo popolo sia unito alla propria isola, nonostante siano lontani migliaia e migliaia di chilometri. Questo lavoro mi ha aiutato ad approfondire la storia di questo popolo e grazie alle ricerche che ho affrontato, sono arrivata alla conclusione che non è possibile che una piena integrazione avvenga. Sia perché il paese ricevente è molto ostile, sia perché il popolo portoricano non è disposto a rinunciare a tutto il suo bagaglio culturale per integrarsi.

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La presente analisi ha anche messo in risalto l’identità bi-culturale dei portoricani, che emerge nei casi in cui i parlanti ricorrono al cambio, considerato un modo per evidenziare l’appartenenza a due mondi.

Ricordiamo che esso è uno dei fenomeni più evidenti dello Spanglish e che il presente lavoro di ricerca ha seguito la direzione dello studio effettuato da Zentella (1997), la quale, per individuare la presenza dello Spanglish negli usi linguistici dei portoricani si è focalizzata proprio sul cambio di codice. Inoltre la ricerca ha permesso di accertare che, sempre in linea con lo studio condotto da Zentella, chi ricorre alle strategie linguistiche riconducibili allo Spanglish possiede una buona competenza in entrambe le lingue.

Il fatto che i latini, abbiano creato una specie di “nuova lingua”, per esprime al meglio la loro identità, è un’altra dimostrazione del fatto che loro non saranno mai pronti ad abbandonare le loro origini. Ad ogni modo, tali consuetudini linguistiche non garantiscono la vitalità dell’idioma, la cui perdita può essere causata dalla pressione nelle scuole a conformarsi alla lingua maggioritaria. L’ottica con cui si è mosso il presente lavoro, però, prende le distanze da visioni eccessivamente negative che prevedono la perdita totale dell’idioma.

La sua vitalità, per il momento, è garantita dai continui flussi migratori, dai grandi network televisivi e radiofonici, i cui palinsesti sono sempre più ricchi di programmi in lingua spagnola, e anche dai politici, che si rivolgono ai propri elettori in spagnolo. Perciò, se non ci dovessero essere grandi stravolgimenti politici ed economici lo spagnolo e lo Spanglish continueranno a vivere e a pulsare in ogni angolo di New York.

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SEZIONE IN INGLESE

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Introduction

The topic that I decided to discuss in my thesis is the Puerto Rican community in New York, and the artistic movement that groups all the Puerto Rican artists who write, or sing the emotions in which many Puerto Ricans who emigrated to the United States are recognized. The group to which I refer decided to call itself the Nuyorican Movement. After having seen the movie "Piñero", I became interested in this subject. The film, directed by Leon Ichaso, and released in 2001, tells the tormented life of Miguel Piñero, a Puerto Rican artist who lives a disadvantaged life in New York and who due to this very situation of hardship and poverty often ended up in prison. Despite the environment surrounding him and the social difficulties he found in setting himself up in the new society, Piñero was able to focus his hardships in literature. Piñero, a cursed writer, behind bars, discovers an innate poetic vein from which highly praised theatrical plays such as "Short Eyes" will be born. Piñero is also one of the co-founders of the Nuyorican Movement. Before seeing this film, I did not know this artistic movement, so I decided to look into its history and origins. To make this possible, I chose to start talking about the motive that persuaded not only Puerto Ricans, but also other Latin peoples to emigrate to the United States. For this reason, my work begins by telling the reason for this great migratory flow. After Spain lost the Spanish-American war, the island came under US domination. Over the years, this made it easier for Puerto Ricans to emigrate to the United States, and persuaded by false promises of a better life they abandoned their island only to find themselves in the same situation of poverty and misery from which they had tried to escape.

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One of the historical events that can be considered the origin of this flow is the Puerto Rican diaspora. In fact, in the first chapter I will analyse how this event originated and why it is still being discussed. In the second chapter, I will delve into the relationship between the English and the Spanish languages in New York. I decided to include in this chapter some information on the neighbourhood where most of the Spanish speakers live, because when analysing the environment in which the Puerto Ricans live it is fundamental to understand the relationship that they have with their language. This relationship is very important because linguistic integration is the most difficult obstacle to overcome for a Puerto Rican. I consider this chapter very important, because by analyzing the code- mixing, the loans and the calques from one language to the other, it becomes easier to understand the philosophy of this movement. The artists themselves do not compose works written entirely in English; indeed the presence of the Spanish language is very strong. That is why I wanted to dedicate the last part of this chapter to Spanglish, which we can consider the "language" that the Nuyoricans have chosen to express their identity. The third part of my work is completely focused on the Nuyorican Movement. I will begin with a brief introduction on the birth of the group and on the Nuyorican Poets Café - the stronghold of the movement - where many artists still perform today. I will then discuss the different arts that are part of the movement, namely literature, theatre and music. Through the analysis of different works, I will try to better explain the philosophy of this group.

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CHAPTER 1 HISTORICAL PANORAMA 1.1 Origins and diaspora

Puerto Rico became “a divided nation” as a result of a long history of colonialism and the massive migration that accompanied it. Even during Spanish rule, Puerto Ricans settled in the US. Puerto Rico was conquered by Spain, which began colonization in earnest in 1508. However, it was not until the end of the Spanish–American War in 1898 that a significant influx of Puerto Rican workers to the US began. With its victory in 1898, the United States acquired Puerto Rico from Spain and has retained sovereignty ever since. The 1917 Jones–Shafroth Act59 made all Puerto Ricans US citizens, freeing them from immigration barriers. The massive migration of Puerto Ricans to mainland United States was the largest in the early and late 20th century, prior to its resurgence in the early 21st century.

Migratory events of this magnitude have a huge impact on the social, economic, political and linguistic dynamics of North America. The continuous migratory flows are changing the urban structure of entire US cities and their presence is attested by the US Census, a detailed census of the US population that takes place every 10 years. The Census of 2000 showed that the total population of the United States was around 281.4 million inhabitants, of which 35.3 million were Hispanics, accounting for 12.5% of the total population, a percentage that was divided as follows:  7.3% Mexicans;  1.2% Puerto Ricans;  0.4% Cubans;  3.6% other Hispanics.

59 The Jones–Shafroth Act granted U.S. Citizenship to anyone born in Puerto Rico on or after April 25, 1898. It also created the Senate of Puerto Rico, established a bill of rights, and authorized the election of a Resident Commissioner (previously appointed by the President) to a four-year term. The act also exempted Puerto Rican bonds from federal, state, and local taxes regardless of where the bond holder resided.

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Over the course of 10 years, following the last census carried out in 2010, the Latin population has grown exponentially. The consequences of migratory flows can be of various kinds and can cause social imbalances within host countries. In any case, it is important that host societies adopt adequate reception policies and facilitate the settlement of new arrivals.

The event that can be considered as the beginning of this great Puerto Rican migration is undoubtedly the Puerto Rican diaspora. Since 1952, it has been an Estado Libre Asociado, or an unincorporated territory. The conditions established by the 1952 referendum give the island an ambiguous juridical status, as it cannot be considered a colony nor an independent state. As an unincorporated territory, the island is self-governing, represented in the US Congress by a commissioner, but it is not allowed to vote; its inhabitants are US citizens, but they cannot participate in the presidential elections, unless they reside in the United States. Despite everything, Puerto Rico remains a territory subject to the full powers of the American government. The control of Puerto Rico is not a simple territorial extension beyond the American borders, but a political strategy aimed at ensuring a permanent link between the island and the United States. In fact, America’s objective was to create a military government through the installation of a military base, with restrictions of trade for the benefit of the US and with recruitment to fill the ranks of the American army. Even economic activity was under the control of the United States, which imposed on the inhabitants of the island a production based on the monoculture of sugar cane, with immense plantations that modified the territorial structure and have made the soil more vulnerable to natural disasters. The strategy adopted by the USA exacerbated the economic conditions of families formerly engaged in the processing of other raw materials, such as

72 tobacco and coffee, which were forced to abandon their activities and work for North American companies, which underpaid their employees. The USA’s absolute control made it difficult to define the relationship between Puerto Rico and the United States. In reality, US employers take advantage of the precarious conditions of Puerto Ricans, willing to endure exhausting working rhythms, and began to exploit them. Regarding the main settlement areas of the first phase of the diaspora, this can be divided into two other categories. The first destinations, relating to the flows between 1900 and 1917, were Cuba, Venezuela, the Dominican Republic, Panama, New Orleans and San Francisco.

In 1917, the goals changed and the desire to seek work pushed the Puerto Ricans to New Orleans, Wilmington, North Carolina, Charleston, Georgia,

South Carolina and of course New York. Migration flows continued throughout the next decade and the main destination was still New York; the areas with the greatest concentrations of Puerto Ricans were the Lower East Side, and the Spanish Harlem.

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However, not everyone could improve their living conditions, because the realities surrounding them, as in the case of Spanish Harlem, did not give them the opportunity to advance socially. In any case, it is important to stress that not all members of the Puerto Rican community lived in disadvantaged conditions, even though the common denominator of almost all of them was a past steeped in poverty.

1.2 Integration and reception policies

In the light of the historical events mentioned above, one can understand how it is impossible to speak of a common path of integration and that the path towards a total assimilation of some Latin communities is not always simple. The settlements that gave birth to the thirteen British Colonies from which the United States arose with the Declaration of Independence of 1776 were made up of mostly English immigrants. The values imposed by the colonial groups of the oldest settlement were those of the Anglo-Saxons, which explains why the glorification of English origins has always been the main force of the North American people.

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For this reason, these new communities, especially the Hispanic ones, represented a danger for the preservation of the nature of US society, as it had been up to then, and that is why over the years there arose concern for the socialization of society. The foreign citizens were an internal threat, so it was necessary to uproot their cultures and to level the differences. A necessary prerogative was above all the linguistic assimilation i.e. the learning of the English language and its adoption as a mother tongue by foreigners. The desire to impose the English language on immigrants was growing, and these pressures came both from the political world and from civil society. The main goal, therefore, was to reshape the lives of immigrants and turn them into real American citizens. Leaving out some 'minor' passages of history we find ourselves directly in front of what is happening now and we can see how the "immigration issue" is a subject much discussed by US politicians, especially since the Latins have proved to be a minority that actively participates in the political life of the country, marking its fate. The vote of the Latinos was decisive for the penultimate presidential elections, as it determined the victory of the forty-fourth president of the United States of America, Barack Obama, who during his two terms strongly committed himself to improving the situation of the Latinos in America. As a sign of gratitude to all the Latinos, Obama said he wanted to carry out an immigration reform, as he had already promised in 2009. In his speech on January 29, 2013 in Las Vegas (Nevada), the president clarified what should be the main points of the immigration reform. They concerned the strengthening of border security, the legalization of the presence of Latinos who were in the United States only to work and who were not involved in criminal activities.

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In the same speech, Obama also argued that immigrants continued to be an important presence and once again that this reform was a way to make a significant contribution to the development of the country's economy. Unfortunately, with the election of the current president, Donald Trump, the policies of welcoming the Latinos do not seem to be on the agenda. In fact, during his speeches Trump has repeatedly stated that he wants to repeal the DACA (deferred action for childhood arrivals) program, put in place by Obama, for minors who had entered the country illegally. Despite this severe blow that hurts not only the population of the Latinos, but all the immigrants, there are several organizations committed to defending the rights of Latin Americans. The birth of these organizations marked an important moment in the history of the Hispanic people, as they represent the desire of such a heterogeneous community to overcome inequalities, to defeat discrimination and to claim their rights. However, once again the linguistic situation was not taken into consideration, or rather, only the need for immigrants to learn the English language without thinking about what could be the fate of the Spanish language was underlined.

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CHAPTER 2 THE BLENDING OF TWO CULTURES 2.1 Bilingualism in New York City

The chapters above show how, during history the two communities have always been in contact. In fact, according to the 2010 Census, currently in the United States more than 226 languages are spoken, and in New York 48.5% of the population over five years of age speaks a language that is not English. It is possible to feel New York’s multicultural climate at every street corner, and this is possible due to all the ethnic groups that have maintained their traditions. Despite all these things, the life of the migrants is not easy because language is a major obstacle. These days, where English is the most widely spoken language in the world, it is very difficult to preserve minority languages. American people are in a privileged position, because they do not need to learn another language to communicate with the rest of the world. For this reason, although in cities like New York the English language took the place of minority languages such as Italian and French, this did not happen with Spanish. Currently, we can see and hear in New York traces of Spanish bilingualism everywhere – on television and radio, in newspapers and on street signs. All information regarding services is written in both English and Spanish and it is possible to take a driving test in Spanish.

2.2 Loisaida

There is a specific neighbourhood in New York which could easily be in Puerto Rico; we are talking of East Harlem, namely Loisaida, a district in Upper Manhattan.

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The neighbourhood is home to one of the largest predominantly Latino communities in New York City, mostly made up of Puerto Ricans. It includes the area formerly known as Italian Harlem. Puerto Ricans have been living in this district since 1940, and they immediately started to build the typical Puerto Rican-style houses - the casitas60. Over the years, they have opened several bodegas and marquetas, and to maintain their tradition every year they hold the Desfile Puertorriqueño, a parade that sees the participation of nearly two million people who gather in the most famous streets of New York. The Puerto Rican community, become so important that in 1969 they founded El Museo del Barrio. The museum specializes in Latin American and Caribbean art, with an emphasis on works from Puerto Rico and the Puerto Rican community in New York City. The museum features an extensive collection of around 8,000 works. Another key place for the community is La Marqueta, a marketplace under the elevated Metro North railway tracks. According to the 2010 Census, nowadays in this district, there are more than 2.3 million Latinos, broken down as follows:

 Puerto Ricans: 761,720

 Dominicans: 622,374

 Mexicans: 320,791

 Salvadorans: 50,095

 Hondurans: 47,774

 Cubans: 38,331

60 Little wooden houses.

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 Guatemalans: 33,945

 Nicaraguans: 10,686

2.3 The interaction between Spanish and English

After having analyzed the history of the neighborhood, we can now delve deeper into the linguistic question that has been created from the interaction of these two languages. Languages are always in constant movement and transformation, for example in the past with the conquest of new territories the winning power incorporated one or more linguistic communities within the same political unit. Scholars devoted to the analysis of the transformations induced by the contact between two or more languages, have found that the long-term coexistence in the repertoire of different linguistic systems determines a series of phenomena, such as the alternation of code. Frequently switching between two languages requires a certain degree of competence in both codes. Having established that the alternation of code is not a sign of poor linguistic competence but is a particularly widespread linguistic behaviour among bilingual speakers, it is necessary to provide technical explanations concerning the transition from one language to another. There is no common opinion about the terminology used to define this phenomenon, nor an absolute definition. In this study we will take into consideration the definitions offered by Berruto who proposes a distinction between code-switching i.e. the passage from one language to another within the same discourse by a bilingual speaker, and code-mixing, when the passage takes place within a single linguistic act and a single sentence, and consists in the formulation of one or more constituents of the sentence in a language different from that in which the sentence was

79 initiated, so the result is a sentence whose constituents belong to different linguistic systems. Some examples of code-switching and code-mixing:  Code-switching: Yo no estoy de acuerdo con eso. But, anyhow, I think I will try again to get it. Yo no estoy de acuerdo con eso. Pero de todas maneras creo que trataré de lograrlo; I disagree with that. But, anyhow, I think I will try again to get it.  Code mixing: ¿Piensas que mañana we could go to the beach after returning from la casa de mi abuelita? ¿Piensas que mañana podríamos ir a la playa luego de regresar de la casa de mi abuelita? Do you think that tomorrow we could go to the beach after returning from my grandmother’s house?

The preferences that the speakers express when they decide to use one language rather than another, does not happen accidentally, rather it is a mechanism guided by rules.

These rules are:

1. Quotation: the speaker reports the direct speech in the language in which it was produced; 2. Recipient specification: change of code according to the person to whom it is addressed; 3. Interjection: exclamation or filler of the speech; 4. Repetition: the speaker repeats the message in the other language for clarification or emphasis; 5. Qualification of the message: a segment that qualifies or specifies or comments on what is said in one language reproduced in the other language;

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6. Personalization vs. objectification: the switched passages are valid as involvement or distancing of the speaker or with respect to what has been said or with respect to the social groups and values of reference.

To complete the analysis of the phenomenon it is important to highlight another trend that characterizes Spanglish, and that is the creation of an innovative word or construct by adapting elements of the Spanish language to the structures of the English language system. One example of this transformation is run in the sentence quiere run para alcalde, where run take the place of the Spanish verb presentarese.

From the picture outlined above, it is clear that thanks to the linguistic practices that characterize Spanglish, “Los hablantes ayudan a crear y transmitir una serie de significados sociales cuyo análisis permite identificar muchos de los rasgos de la identidad de los interlocutores mediante su comportamiento verbal.” Spanglish is a phenomenon consisting of two components, one linguistic and another of a cultural, anthropological, social and identity nature.

These aspects, which intersect each other, are fundamental for understanding this phenomenon and for expressing in a direct way the entire cultural and identity baggage that each Latino brings with them.

2.4 Spanglish

To better understand the Nuyoricans, it is important to analyse the “language” that the members of this movement have chosen to express their identity: Spanglish.

There have been traces of the Spanish language in the United States since 1800. This situation, has given rise to this special linguistic phenomenon. The use of both the languages in their works is a form of rebellion against the Anglo- Saxon society.

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For many years, Spanglish was considered street talk, but from the 70s, thanks to the Nuyoricans, it began to earn itself an elevated status. Their stronghold is the Nuyorican Poets Café, a non-profit organization in the Lower East Side of Manhattan. It has become a forum for poetry, music, hip hop, video, visual arts, comedy and theatre.

The most famous promoters of this language are Pedro Algarín and Miguel Pinero, curator of the Nuyorican Language that can be considered the linguistic manifesto of the Puerto Rican community. As an example of this beautiful movement here is a poem by Sandra-María Esteves, Not Either:

“[...]Being Puertorriqueña dominicana

Boriqueña quisqueyana

Taíno africana

Born in Bronx, not really jíbara

Not really hablando bien

But yet, not Gringa either

Pero ni portorra, pero si portorra too

Pero ni que what am I?

Y que soy, pero con what voice do my lips move? [...]

Yet not being, pero soy, and no really

Y somos, y como somos [...]

We defy translation

Ni tengo nombre[...]”

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This poem describes the condition of marginality and hardship of the writer who, like the other components of the Nuyorican Movement, uses Spanglish to describe her identity in the most natural way possible. Anyway, the spread of Spanglish has not been limited to that historical period; in fact, the main promoter of Spanglish during these last decades was the philologist Ilán Stavans, teacher of Hispanic Literature at the University of Colombia and founder of the Spanglish chair at Amherst College in Massachusetts. In 2003, he published the first dictionary of this language, and in 2004, he translated Cervantes’ Don Quijote into Spanglish. "In un placete de La Mancha of which nombre no quiero remembrearme, vivía, not so long ago, uno de esos gentlemen who always tienen una lanza in the rack, una buckler antigua, a skinny caballo y un greyhound para el chase (...)".

The name chosen by Stavans for his dictionary is "Spanglish: The Making of a New American Language". The book is a collection of 6,000 words and figures of speech born from the interaction between Spanish and English used both in street language and in literature.

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CHAPTER 3 THE CREATION OF THE MOVEMENT 3.1 The Nuyorican Movement

The Nuyorican Movement is a cultural and intellectual movement involving poets, writers, musicians and artists who are Puerto Rican or of Puerto Rican descent, who live in or near New York City, and either call themselves or are known as Nuyoricans. It originated in the late 1960s and early 1970s in neighbourhoods such as Loisaida, East Harlem, Williamsburg, and the South Bronx as a means to validate Puerto Rican experience in the United States, particularly for poor and working-class people who suffered from marginalization, ostracism, and discrimination.

Their stronghold is the Nuyorican Poets Café, which is also a non-profit organisation in Alphabet City61 in the Lower East Side of Manhattan. The Nuyorican Poets Cafe began operating in the East Village in the apartment of the writer Miguel Algarín62, with assistance from co-founders Miguel Piñero, Bimbo Rivas, and Lucky Cienfuegos.

By 1975, the number of poets involved in the venture outgrew that space, so Algarín rented an Irish pub, the Sunshine Café on East 6th Street, and they called it "The Nuyorican Poets Cafe". Some of the featured poets at this time included founders Miguel Algarín, Miguel Piñero and Lucky Cienfuegos. Sandra María Esteves, Pedro Pietri, Bimbo Rivas, , , Jesús Papoleto Meléndez, were some of the poets featured during the mid to late 1970s.

During this period, the second wave of Nuyorican Poets featured at the cafe emerged including Nancy Mercado and Martín Espada.

61 Is a neighbourhood located within the East Village in the New York City borough of Manhattan. Its name comes from Avenues A, B, C, and D, the only avenues in Manhattan to have single-letter names. 62 Miguel Algarín: was a professor at Rutgers University.

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In explaining the philosophy of the venture, co-founder Algarín said, "We must listen to one another. We must respect one another's habits and we must share the truth and the integrity that the voice of the poet so generously provides.”

3.2 Literature

The Nuyorican Movement strongly influenced . The main themes dealt with by writers are cultural identity, discrimination and ghettoization. The exponents of this movement were inspired by the works of some artists belonging to the Beat Generation, such as Jack Kerouac and Amiri Baraka.

To better explain this movement, I have chosen several authors who through their works can fully express the essence of the Nuyorican.

The first work is a short story called "Pollito Chicken" by Ana Lydia Vega. Ana Lydia Vega was born in Santurce (Puerto Rico) in 1946, and currently lives and works in New York. She is the author of political-humorous stories published in magazines and anthologies. They have earned her literary prizes and awards, and have been translated into various languages and collected in several volumes. This concise short story is about Suzie Bermiúdez, a Nyuorican, who goes on vacation to Puerto Rico. Although she was born and raised on the island, she had not been back in ten years. Her desire to travel there is prompted by a travel poster in the lobby of her workplace where it shows a white couple holding hands in a tropical paradise. The narrative mostly spans the day when she arrives in Puerto Rico. Suzie does not stay with her grandmother or any member of her family. She immediately goes to her booked room at a fancy hotel and stretches out by the pool.

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The entire time she spends comparing herself to others, wondering what their stories are, if they can tell she is from there, and sizing up the other travellers. One man tries to engage her flirtatiously, but she pretends not to understand his Spanish. After a while, though, she notices that the bartender is checking her out, and is simultaneously aroused and disgusted, as she notices his afro and darker complexion. She goes back to her hotel room, only to call down to the bar and ask for room service. At this point, the narrator changes (which has been third person omniscient, although limited to Suzie’s emotions but also satirical) and the ending is told by the bartender to his buddies later. It seems that he went up to deliver room service but ends up in bed with her. He explains that he was not sure if she was Puerto Rican or not until in orgasmic pleasure she screams out, “¡¡¡Viva Puerto Rico Libre!!!!!!!”. The work, written in 1977, was the first written entirely in Spanglish, in fact, for this reason, it is considered by critics as the promoter of literary Spanglish. The narrator vacillates between English, Spanish, and Puerto Rican slang, in a masterful example of code-switching. The title refers to a song for children written to learn English: Pollito, chicken

Gallina, hen,

Lápiz, pencil

Y pluma, pen.

This work still attracts the attention of young Hispanic writers who work in the United States and who are inspired by the story to write their works in defense of this hybrid language.

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The second opera, a poem, was composed by Pedro Pietri, also one of the Movements’ co-founders. Pietri was born in Ponce, Puerto Rico, however his family moved to New York City in 1947, when he was only three years old. They settled in the West Side of Manhattan (Manhattanville) where he and his siblings received their primary and secondary education.

Pedro was greatly influenced by his aunt, who often recited poetry and on occasions put on theatrical plays in the First Spanish Methodist church in El Barrio. Pietri himself started to write poems as a student at Haaren High School.

After graduating from high school, Pietri had a variety of jobs until he was drafted into the US Army and sent to fight in the Vietnam War. The experiences that he faced in the Army and Vietnam, plus the discrimination that he witnessed while growing up in New York, were to become the main factors that would forge his personality and style of poetry.

Upon his discharge from the Army, Pietri affiliated himself with a Puerto Rican Civil Rights activist group called the Young Lords. In 1969, he read his poem, "Puerto Rican Obituary", for the first time in public.

"Puerto Rican Obituary" is an epic poem published in 1973 and widely considered Pietri's greatest work. This poetry tells the story of five Puerto Ricans, Juan, Miguel, Olga, Milagros, and Manuel, who emigrate to New York in search of a better life but once there find only hardship and suffering.

Obviously, the poem is not entirely written in Spanish, because in the last verses Pietri uses Spanglish.

“[…] Aqui

Se Habla Espanol

all the time

Aqui you salute your flag first

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Aqui there are no dial soap commercials

Aqui everybody smells good

Aqui tv dinners do not have a future

Aqui the men and women admire desire

and never get tired of each other

Aqui Que Pasa Power is what’s happening

Aqui to be called negrito

means to be called LOVE […]”

With these last verses, the author expresses the drama of the emigration experience. Still today, although many years have gone by, many Puerto Ricans identify themselves in the verses of this poem.

On March 3, 2004, Pietri died on route from Mexico to New York. Funeral services were held in East Harlem at the historic First Spanish Methodist Church, where, fittingly, Pietri first had read his classic poem, "Puerto Rican Obituary" in public, in support of the Lords' takeover of the church.

Both authors fully express the essence of this movement.

3.3 Theatre

The theater is also very important for this movement. There are many playwrights belonging to the movement, but in this work, I would like to talk about two plays in particular, Short Eyes by Miguel Piñero and La Carreta by René Marqués.

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Piñero was born on December 19, 1946, in Gurabo, Puerto Rico, to Miguel Angel Gómez Ramos and Adelina Piñero. In 1950, when Miguel was four, he moved with his parents and sister Elizabeth to Loisaida (or Lower East Side) in New York City. His father abandoned the family in 1954 when his mother was pregnant with their fifth child. His mother then moved into a basement and began receiving welfare. He would steal food for his family to eat. His first of many criminal convictions came at the age of eleven, for theft.

In 1972, when Piñero was 25 years old, he was incarcerated in Sing Sing prison for second-degree armed robbery. While serving time in prison, he wrote the play Short Eyes.

Short Eyes is set in an unnamed prison in New York City, whose inmates are predominantly black or Puerto Rican. One day, Clark Davis, a young, middle-class white man accused of raping a young girl, arrives. His fellow prisoners immediately turn on him — paedophiles are considered the lowest form of prison life — except for Juan, one of the institution's older prisoners, who treats him with dignity. While Davis insists he does not remember raping the girl, he admits that he has molested several other children.

The prosecution's case against Davis is weak and, unless Juan tells prison authorities about Davis' confessions to him, it is only a matter of time before he is set free. As Juan struggles with what to do, the other prisoners plan to get rid of Davis permanently.

The title comes from "short heist", prison slang term for child molestation. Puerto Ricans could not pronounce the 'h' so it became "short eyes." In 1974, the play was presented at Riverside Church in Manhattan. Theatre impresario Joseph Papp saw the play and was so impressed that he moved the production to Broadway. It won the New York Drama Critics Circle Award and an for the "best play of the year".

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Piñero's life attracted the attention of Benjamin Bratt who, in 2001, made a film, (Piñero) which meant that many more people knew the history and works of this Nuyorican.

The other playwright I would like to talk about is René Marqués. Marqués, was born in Arecibo, Puerto Rico in 1919. In addition to being a predecessor of the Nuyorican Movement, René Marqués was an exponent of the "The Generation of the Fifties" literary movement.

His best play is La Carreta (The Oxcart). The main protagonists of the work are Luis, Juantita, Don Changuito and Doña Gabriela. In the first act, we find the family that is preparing their suitcases, ready to move to another city. Don Changuito, the grandfather, has no intention of abandoning his country, so unbeknownst to the family, he begins to look for a cave where he can take refuge until the end of his days.

This character represents the love that the author has for his island and at the same time the hatred that he feels against the industrial development that is invading it. Although the grandfather does not agree, Luis still thinks that moving to a bigger city is the best solution for the whole family.

In fact, in the second act, the family move to a suburb of San Juan. Luis is involved in illegal business, while Juanita, after being raped, discovers she is pregnant and tries to commit suicide. Doña Gabriela, shocked, asks Louis to find a solution and the boy advises Doña Gabriela to move the whole family again, but this time to New York.

The third act takes place in the Puerto Rican district Morrisania, in , New York. Once in the city, Juanita decides to become independent, so she decides to rent a room on the other side of the city. She starts prostituting herself and this infuriates her brother. While Luis is at work, he is crushed by a

90 water heater and the play ends with his family returning to Puerto Rico to bury Luis's body, in the place from where he so wanted to escape.

The author is a very important figure, because through his works he has managed to express many of the problems Puerto Ricans have to face once they arrive in the United States.

3.4 Visual Art

The Nuyorican Movement has always included a strong visual arts component, including arts education. Pioneer Raphael Montañez Ortiz founded El Museo del Barrio in 1969 to promote Nuyorican art. Painters and print makers such as Rafael Tufiño, Fernando Salicrup, Marcos Dimas, and Nitza Tufiño founded organizations such as Taller Boricua.

Writers and poets such as Sandra María Esteves and alternated and complemented their prose and lyrical compositions with visual images on paper. At other times, experimental artists such as Adal Maldonado collaborated with poets such as Pedro Pietri.

During this period, the gay Chinese-American painter collaborated with his lover Miguel Piñero; one of their collaborative works is owned by the Metropolitan Museum of Art. In the 1970s and 1980s, graffiti- inspired artists such as Jean-Michel Basquiat achieved great recognition for their work.

Installation artists such as Antonio Martorell and Pepon Osorio created (and continue to create) environments that bring together local aesthetic practices with political and social concerns. In 1992, Nuyorican artist Soraida Martinez created the art of Verdadism, a form of hard-edge abstraction where each painting is accompanied by a written social commentary. Born in Harlem in 1956 and influenced by the 1960s social movements, the artist created a painting depicting the Nuyorican experience, “Between Two Islands, 1996.”

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Since 1993, the Organization of Puerto Rican Artists (better known by its acronym O.P. Art) has been promoting Puerto Rican visual artists in New York, particularly through its events at the Clemente Soto Vélez Cultural Center in the Lower East Side.

3.5 Music

Nuyorican music became popular in the 1960s with the recordings of Tito Puente's "Oye Como Va" and Ray Barretto's "El Watusi" that incorporated Spanglish lyrics.

Latin bands who had formerly played the imported styles of cha-cha- cha or charanga began to develop their own unique Nuyorican music style by adding flutes and violins to their orchestras. This fresh style came to be known as Latin . Some of the musicians who helped develop this unique music were with "Bang Bang", and with "Mr. Trumpet Man", and the brothers Charlie and . Subsequently, Nuyorican music has evolved into Latin rap, freestyle music, , salsa, Nuyorican soul and .

The development of Nuyorican music can be seen in salsa and hip-hop music. Musician and singer Willie Colón shows this diaspora in his by blending the sounds of the trombone, an instrument popular in the New York urban scene, and the cuatro, an instrument native to Puerto Rico and prevalent in salsa music. Furthermore, many salsa songs address this diaspora and relationship between the homeland, in this case, Puerto Rico, and the migrant community, New York City.

Some see the positives and negatives in this exchange, but often the homeland questions the cultural authenticity of the migrants. In salsa music, the same occurs. The Puerto Ricans question the validity and authenticity of the music.

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Today, salsa music has expanded to incorporate the sounds of Africa, Cuba, and other Latin American countries, creating more of a salsa fusion.

In addition, the second and third generation Nuyoricans have chosen to recount the diaspora with their hip-hop lyrics. For example, rappers like Vico C and Big Pun, created music that Puerto Ricans in both New York and Puerto Rico could relate to and identify with thank to their lyrics that spoke of the hardships they still have face on arriving in New York. Other notable Puerto Ricans who made contributions to hip-hop were DJ Disco Wiz, Prince Whipper Whip, DJ Charlie Chase, and Tony Touch.

Currently, groups such as Circa '95 (PattyDukes & RephStar) are continuing the tradition as torchbearers of the Nuyorican hip-hop movement. Thus, the musical relationship between the United States and Puerto Rico has become a circular exchange and blended fusion, as embodied in the name Nuyorican.

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Conclusion The purpose of this work is to convey my interest in this artistic movement that I had the pleasure of discovering a few years ago. From the historical analysis that I have done, we can understand why there are still big obstacles in the integration not only of the Puerto Rican community, but also of all the Latin people. In 1898, Spain lost the Spanish-American war, so the island passed under US domination, but Puerto Rico never belonged to it. This situation, incentivized emigration also because the US government encouraged and facilitated the entry of Puerto Ricans in America, because the US needed a larger workforce. These circumstances created a climate of false hope that fueled the Puerto Rican people, who believed in the American promises of a prosperous life. The Latin people have always struggled to integrate into the new society, and despite all the attempts on the part of the US government to eliminate their traditions, the Latinos have preserved their customs and traditions. The Nuyorican literary movement shows how this population is still attached to their island, despite being thousands of kilometers away.

The fact that the Latinos created a kind of "new language", (Spanglish) to better express their identity, is another demonstration that they will never be prepared to completely abandon their customs. For the moment, the vitality of the language is guaranteed by the continuous migratory flows, by the large television and radio networks, whose show schedules are including more and more programs in Spanish, and by politicians, who address their electors in Spanish.

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SEZIONE SPAGNOLA

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Introducción El tema que he decidido tratar en mi tesis es la comunidad puertorriqueña en Nueva York y el movimiento que estos han creado: “The Nuyorican Movement”. Me interesé en este asunto después de haber visto la película "Piñero". La película fue rodada por Leon Ichaso, en 2001.

La película cuenta la vida atormentada de Miguel Piñero, un artista puertorriqueño que vive una vida azotada por la miseria y muy difícil en Nueva York y esta misma situación de privaciones y pobreza a menudo lo lleva a ser encarcelado. A pesar del entorno que lo rodea y de las dificultades sociales que encuentra para establecerse en la nueva sociedad, Piñero pudo concentrar su malestar en la literatura. Miguel es también uno de los cofundadores del Nuyorican. Antes de ver esta película, no conocía este movimiento artístico, así que decidí profundizar en su historia y sus orígenes. Así, he decidido comenzar a hablar sobre el motivo que llevó, no solo a los puertorriqueños, sino también a un gran número de latinos a emigrar a los Estados Unidos. De hecho, mi trabajo empieza contando la razón de este gran flujo migratorio. Después de que España perdió la guerra hispanoamericana, la isla de Puerto Rico quedó bajo el dominio de los EE. UU. Uno de los acontecimientos históricos que pueden considerarse como el origen de este flujo es la diáspora puertorriqueña, por eso, en el primer capítulo analizaré cómo se originó este evento y por qué aún hoy se sigue discutiendo de esto.

En el segundo capítulo, profundizaré en la relación que tienen el inglés y el español en Nueva York. Esta relación es muy importante porque la integración lingüística es el obstáculo mayor para un puertorriqueño. Los artistas de estos movimientos no componen obras escritas enteramente en inglés, por lo contrario, la presencia del español es muy fuerte.

La tercera parte de mi trabajo está completamente enfocada en los Nuyorican. Empezaré por una breve introducción sobre el nacimiento del grupo

96 y en el Nuyorican Poets Café, la fortaleza del movimiento, donde todavía hoy actúan muchos artistas. Y, luego, seguiré hablando de las diferentes artes que hacen parte del movimiento, es decir, literatura, teatro y música.

A través del análisis de diferentes obras, trataré de explicar mejor la filosofía de este grupo.

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CAPÍTULO 1 Panorama histórico 1.1 Los orígenes

Las guerras, las invasiones y la colonización han marcado tanto la historia del hombre como para generar en los individuos una propensión a la movilidad geográfica, casi siempre impulsados por el deseo de mejorar sus condiciones de vida y sus perspectivas para el futuro.

Estos mismos factores han determinado, en las últimas décadas, un aumento a escala global del fenómeno migratorio, provocando una clara transformación social, cultural, demográfica y lingüística de las sociedades receptoras. Los Estados Unidos de América son un caso emblemático, ya que a lo largo de la historia han sido el destino de numerosos flujos migratorios. Entre los diversos pueblos que contribuyeron a otorgar un sello multiétnico a América, emerge América Latina.

Hay dos razones principales para este flujo. El primero se refiere a la Guerra Hispanoamericana (diáspora puertorriqueña) de 1898, con la cual la isla caribeña se convirtió en territorio de los Estados Unidos, la segunda se refiere a la promulgación de la Ley Jones en 1917, que otorgó a los puertorriqueños la ciudadanía estadounidense, permitiendo migran libremente al continente. Los eventos migratorios de esta magnitud son de suma importancia en las dinámicas sociales, económicas, políticas y lingüísticas de América del Norte. Los continuos flujos migratorios, provenientes de los territorios mencionados anteriormente, están modificando la estructura urbana de ciudades enteras de los EE. UU. y su presencia está atestiguada por el Censo de los EE. UU., un censo detallado de la población estadounidense que tiene lugar cada 10 años.

El Censo de 2010 mostraba que el total de la población de los Estados Unidos era de 281.4 millones de habitantes, de los cuales 35.3 millones hispanos, representando el 12.5% de la población total, un porcentaje que se dividió de la siguiente manera:

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 7,3% mexicanos;  1,2% puertorriqueños;  0,4% cubanos.

Las tres comunidades hispanas más evidentes son puertorriqueñas, mexicanas y cubanas. Las consecuencias de los flujos migratorios pueden ser de vario tipo y pueden causar desequilibrios sociales dentro de los países receptores. En cualquier caso, es importante que las sociedades de acogida adopten políticas de recepción adecuadas y faciliten el establecimiento de nuevas llegadas.

1.2 La diáspora puertorriqueña

El evento que puede considerarse como el comienzo de esta gran migración puertorriqueña es, sin duda, la diáspora puertorriqueña. Puerto Rico, fue vendido a los Estados Unidos después de cuatrocientos años de dominio español después de la Guerra Hispanoamericana de 1898. Desde 1952, Puerto Rico es un Estado Libre Asociado. Desde el momento en que Puerto Rico ingresó a la órbita de los Estados Unidos, se comprometieron en mostrar a los puertorriqueños cómo su sistema de vida podría resolver los problemas del subdesarrollo en la isla, cuya economía se basaba principalmente en la agricultura. En realidad, los Estados Unidos tenían objetivos muy diferentes y este acuerdo tácito no se respetó.

El objetivo estadounidense fue la realización de un gobierno militar que se realizó con la instalación de una base militar, con las restricciones del comercio en beneficio de los EE. UU. y con el reclutamiento para llenar las filas del ejército estadounidense. Incluso la actividad económica está bajo el control de los Estados Unidos, que ha impuesto a los habitantes de la isla una producción basada en el monocultivo de la caña de azúcar, con inmensas plantaciones que han modificado la estructura territorial y han hecho que el suelo sea más vulnerable a las catástrofes naturales.

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La estrategia adoptada por los EE. UU. ha exacerbado las condiciones económicas de los hogares que se ocupan del procesamiento de otras materias primas, como el tabaco y el café, que se han visto obligadas a abandonar sus actividades y trabajar al servicio de las empresas norteamericanas, y reciben salarios inferiores respecto a los de los trabajadores estadounidenses. En cuanto a las principales áreas de asentamiento de la primera fase de la diáspora, esta puede dividirse en otras dos categorías. Los primeros destinos fueron Cuba, República Dominicana, Nueva Orleans y San Francisco. Desde el año 1917, los objetivos cambiaron y el deseo de buscar trabajo empujó a los puertorriqueños a Wilmington, Carolina del Norte, Charleston, Georgia, Carolina del Sur y, por supuesto, a Nueva York. Los flujos de migración continuaron a lo largo de la siguiente década y el principal destino era Nueva York; precisamente las áreas con mayor concentración de puertorriqueños fueron: Chelsea; el Lower East Side, pronunciado por los puertorriqueños Loisaida, Brooklyn, llamado Los Sures y el Harlem español.

1.3 Integración y políticas de acogida

Frente a los eventos históricos mencionados anteriormente, uno puede entender cómo es imposible hablar de un camino común de integración y que el camino hacia una total asimilación de algunas comunidades latinas no es del todo simple. Las políticas de recepción adecuadas deberían ser el primer paso para facilitar la integración efectiva de los latinos en la sociedad.

Durante el transcurso de los años, nunca se han implementado medidas reales de acogida. El único presidente que se hizo cargo de esto fue Obama. Hoy, dadas las nuevas políticas de Trump, solo las organizaciones sin fines de lucro, como la Liga de ciudadanos latinoamericanos unidos, están involucradas en la lucha por los derechos de los latinos.

El nacimiento de estas organizaciones marcó un momento importante en la historia de los hispanos, ya que representan el deseo de una comunidad tan

100 heterogénea que quiere superar las desigualdades, vencer la discriminación y reclamar sus derechos.

Sin embargo, una vez más, la situación lingüística no se ha tenido en cuenta, o mejor dicho, solo se subrayó la necesidad de que los inmigrantes aprendan el idioma inglés sin pensar en cuál podría ser el destino del idioma español.

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CAPÍTULO 2 Dos culturas se encuentran 2.1 Bilingüismo en Nueva York

Los capítulos anteriores son una demostración de cómo las comunidades siempre han estado en contacto con otros grupos y están conectadas con ellos desde un punto de vista económico y social, y cómo el lenguaje juega un papel de identificación que es esencial para los hablantes. De acuerdo con Ethnologue63, en los Estados Unidos se hablan 226 idiomas y los datos del Censo de 2010 indican que el 48.5% de la población de Nueva York, mayor de cinco años, habla un idioma que no es el inglés. Los datos anteriores nos ayudan a comprender cómo la “etnicización” de los Estados Unidos, y particularmente de la ciudad de Nueva York, es una realidad que no puede ignorarse y que el monolingüismo no es un objetivo realista.

De hecho, un observador más atento, sin embargo, seguramente se daría cuenta de que es posible identificar demostraciones de bilingüismo inglés- español también en los cajeros automáticos, en las máquinas de boletos del metro, en direcciones, en guías telefónicas, en tiendas, en trenes y en aeropuertos. Cada tipo de servicio de información está escrito en inglés y español y también es posible aprobar el examen de licencia de conducir en español. De los ejemplos dados, una persona puede entender fácilmente cómo el bilingüismo es un fenómeno mucho más extendido de lo que se cree.

2.2 Loisaida

East Harlem, Spanish Harlem o Loisaida es un barrio al este de Harlem, en la Ciudad de Nueva York, en el noreste de Manhattan. East Harlem es una de las mayores comunidades hispanas de Nueva York. Antiguamente se lo conocía como el Harlem italiano. La posibilidad de mantener vínculos con los

63 Ethnologue:'El etnólogo: lenguas del mundo' es una publicación impresa y virtual de SIL International, conocida en español como el Instituto Lingüístico de Verano, una organización cristiana evangélica de servicios lingüísticos que estudia las lenguas menos conocidas para proveer de servicios misioneros a sus hablantes en los Estados Unidos.

102 portorriqueños que permanecieron en la isla significó que los puertorriqueños del continente continuaron manteniendo sus tradiciones vivas y continuaron con la creación de otras asociaciones de centros culturales y establecieron el día del Desfile Puertorriqueño.

Con los años, el pueblo puertorriqueño se ha vuelto cada vez más activo en la sociedad de Nueva York, hasta el punto de establecer el Museo del Barrio en 1969. El Museo alberga alrededor de 8.000 obras de artistas latinoamericanos, pero la mayoría de las obras expuestas han sido realizadas por artistas de origen puertorriqueño, ya que representan el mayor porcentaje de hispanos que viven en el Barrio. Otro lugar muy importante que refleja fuertemente la cultura puertorriqueña es La Marqueta. Este lugar sigue siendo muy popular y es el único mercado donde los únicos productos que se venden provienen de América Latina.

En esos años nacieron los Estudios Puertorriqueños y diversos institutos universitarios de investigación que aún conservan y transmiten la historia de la diáspora puertorriqueña, como el Centro de Estudios Puertorriqueños de la City University of New York (CUNY).

Incluso hoy, la presencia de puertorriqueños en este barrio está muy presente, de hecho, según el Censo de 2000, en Nueva York había, 2,1 millones de hispanos, que en 2010 se convirtió en 2,3 millones, divididos de la siguiente manera:  Puertorriqueños: 761.720  Dominicanos: 622.374  Mexicanos: 320.791  Cubanos: 38.331

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2.3 Cuando el español y el inglés entran en contacto: El spanglish

Para comprender mejor cómo nació este fenómeno lingüístico, es bueno analizar la influencia que estos dos lenguajes tienen entre sí. Todo comenzó con el contacto entre las dos poblaciones que más o menos data de 1810 y 1848. En 1846, estalló la guerra entre México y Estados Unidos que terminó con la victoria de esta última en 1848 y con el Tratado de Guadalupe-Hidalgo, firmado por el dictador mexicano Antonio López. Esto para México significó la pérdida de los Estados actuales: Arizona, California, Colorado, Florida, Nuevo México y Texas. En ese momento, el idioma oficial de estos países era el español. A partir de 1848, la relación entre las dos lenguas y la civilización se hizo cada vez más intensa, ya que los habitantes de los nuevos territorios estadounidenses se vieron obligados a aprender el inglés. Se sentían extraños en su propia tierra así que decidieron conservar el español al mismo tiempo, para dar vida gradualmente al spanglish. Aunque han pasado varios años desde su "nacimiento", todavía es posible encontrar en todos los rincones de los Estados Unidos diversas formas de identidad y expresión lingüística relacionadas con el uso del spanglish, que comenzó a ser una práctica generalizada también en el campo artístico literario. Este uso alternativo de inglés y español por parte de los intelectuales latinos representa una forma de rebelión contra la sociedad anglosajona dominante. Gracias a los exponentes del movimiento Nuyorican, desde los años setenta, lo que podría haber parecido un simple tipo de expresión callejera popular adquirió un estatus más alto. Así, precisamente en este contexto, nació la literatura en spanglish. La particular manera de escribir de estos poetas, caracterizada por una constante interacción entre las dos lenguas y culturas, permite jugar juegos de palabras, acuñar neologismos y sobre todo transmitir importantes mensajes

104 culturales e identitarios, propios de la condición de hibridez de los mismos escritores. Un ejemplo de arte spanglish es el poema “Not Neither” de uno de los escritores que solía asistir a Nuyorican Poets Cafè, Sandra-María Esteves:

“[...]Being Puertorriqueña dominicana

Boriqueña quisqueyana

Taíno africana

Born in Bronx, not really jíbara

Not really hablando bien

But yet, not Gringa either

Pero ni portorra, pero si portorra too

Pero ni que what am I?

Y que soy, pero con what voice do my lips move? [...]

Yet not being, pero soy, and no really

Y somos, y como somos [...]

We defy translation

Ni tengo nombre[...]” El poema "Not Neither" representa la condición de marginalidad e incomodidad de la escritora que, como el resto de los Nuyoricanos, usa el spanglish para describir su identidad de la manera más natural posible. El spanglish no se puede considerar un lenguaje real, porque carece de las características principales, pero para los hispanos es una forma de mantenerse conectado con sus orígenes. En cualquier caso, la difusión del spanglish no se ha limitado a ese período histórico particular. El principal promotor del spanglish, durante estas últimas décadas, es el filólogo Ilán Stavans, profesor de Literatura Hispánica en la

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Universidad de Colombia y fundador de la cátedra del spanglish en Amherst College, Massachusetts. En 2003, publicó el primer diccionario de esta lengua y en 2004 tradujo el Don Quijote de Cervantes al spanglish.

"In un placete de La Mancha of which nombre no quiero remembrearme, vivía, not so long ago, uno de esos gentlemen who always tienen una lanza in the rack, una buckler antigua, a skinny caballo y un greyhound para el chase (...)".

El nombre elegido por Stavans, para su diccionario es "Spanglish: The Making of a New American Language". El libro, es una colección de 6.000 palabras y formas de hablar nacidas de la fusión entre español e inglés utilizadas tanto en el lenguaje de la calle como en la literatura.

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CAPÍTULO 3 El movimiento 3.1 Los Nuyoricans

El amor por su país y las muchas batallas por la integración han dado lugar al movimiento artístico-literario puertorriqueño Nuyorican.

El primer artista que usó este término fue Jamie Carrero quien, en 1964, escribió en una obra la palabra neorriqueño, un adjetivo que se originó al combinar las palabras neoyorquino y puertorriqueño. En 1975, un grupo de intelectuales puertorriqueños que vivían en la ciudad de Nueva York comenzó a escribir poesía con el nombre Nuyorican.

Los temas abordados por los artistas tienen como objetivo sensibilizar a la sociedad y hablar de las diferentes dificultades que los puertorriqueños, empujados por las falsas promesas de una vida mejor, tuvieron que enfrentar una vez que llegaron a la Gran Manzana.

La fortaleza de este movimiento es Nuyorican Poets Café, ubicado en Alphabet City en Manhattan, fue fundado alrededor de 1973.

Los poetas comenzaron su actividad literaria en la casa de Miguel Algarín. De hecho, Algarín junto con Miguel Piñero, Pedro Pietri, Giannina Braschi, Bittman "Bimbo" Rivas y Lucky Cienfuegos son los fundadores de este movimiento.

Desde 1975, el número de poetas creció exponencialmente y se alquiló un pub, el Sunshine Pub, que pasó a llamarse The Nuyorican Poets Café. Desde 1980, la creciente popularidad de la reunión obligó nuevamente a buscar un entorno más grande y el Nuyorican Poets Café se mudó a su ubicación actual en 236 East 3rd Street, con el fin de expandir sus actividades. Algarín nació y se crio en Puerto Rico, hasta que en 1950 se mudó a Nueva York con su familia. Una vez que llegó a Nueva York, su amor por la escritura creció exponencialmente, ya que estaba muy inspirado por todas las noticias que lo rodeaban. Recibió varios premios de la facultad de letras en Wisconsin y

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Pensilvania. A lo largo de su vida, Algarín ha publicado más de diez libros de poesía. Algarín, fue el primer escritor latinoamericano en haber ganado dos veces el American Book Award Winner, la primera vez con la ópera "On Call", publicada en 1980, donde el autor se enfrenta a un largo viaje en busca de sus orígenes. La segunda vez, en 1985, con la ópera "Time's now / ya es tiempo", una colección de historias callejeras, donde el autor cuenta las aventuras de diferentes personajes en diferentes ciudades. Los temas tratados por Algarín van desde quejas sociales contra el sistema imperialista estadounidense hasta la emigración, pasando por las historias de muchos puertorriqueños que emigraron a Nueva York que están buscando sus orígenes rememorando la historia de Puerto Rico. La filosofía de este movimiento está contenida en una oración de Algarín que dice:

We must listen to one another. We must respect one another's habits and we must share the truth and the integrity that the voice of the poet so generously provides”.

Su traducción en español pude ser la siguiente:

“Debemos escucharnos unos a otros. Debemos respetar los hábitos de los demás y debemos compartir la verdad y la integridad que la voz del poeta brinda tan generosamente”.

A partir de estas palabras podemos adivinar el fuerte mensaje de que no solo Algarín, sino todos los exponentes del movimiento a través de sus palabras quisieron llegar a la sociedad, con un un mensaje de igualdad, a compartir y sobre todo de respeto.

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3.2 La literatura, el teatro, la música y las artes visuales

El Movimiento Nuyorican influyó fuertemente en la literatura puertorriqueña. Los principales temas tratados por los escritores son la identidad cultural, la discriminación y la vida en los guetos. Los artistas más importantes son: Ana Lydia Vega con su relato “Pollito Chicken” donde describe la vida de una puertorriqueña nacida y criada en Nueva York, que se avergüenza de sus orígenes, hasta que llega a la isla y descubre su verdadera identidad. La obra, publicada en 1977, es el primer relato escrito completamente en spanglish, de hecho, por esta razón, es considerado por la crítica como la promotora del spanglish literario. Giannina Braschi con su trilogía literaria describe la visión optimista de un grupo de puertorriqueños que, tan pronto como llegan a Nueva York y enfrentan la realidad, se convierte en pesimismo. El último escritor es Pedro Pietri que, a través de su poesía, "Puerto Rican Obituary” quiere describir los sentimientos experimentados por los puertorriqueños que llegan a Nueva York. Su poesía, de hecho, cuenta la historia de cinco niños que buscan suerte.

La literatura y la poesía no son las únicas formas de arte elegidas por Nuyorican para contar sus historias. El teatro es muy importante para este movimiento. Los principales exponentes son: Miguel Piñero con su obra “Short Eyes”. En su trabajo, ambientado en la prisión de Sing Sing, el autor cuenta las historias de los prisioneros que conoció mientras estaba encerrado. El éxito del estreno estremeció tanto al dueño del teatro, Joseph Papp, que decidió trasladar la representación de la ópera a Broadway. Esto llevó la ópera a ganar el Premio del Círculo de Críticos de Drama de Nueva York, por ser el mejor drama estadounidense. La vida de Piñero ha llamado la atención de Benjamin Bratt,

109 quien, en 2001, hizo una película (Piñero), lo que significaba que mucha más gente conocía la historia y las obras de Nuyorican

René Marqués con su obra “La Carreta”, cuenta la historia de una familia que intenta escapar de la pobreza.

Edwin Torres, además de ser escritor, es juez de la Corte Suprema en el Estado de Nueva York. Con su “Carlito’s Way”, cuenta la historia de un ex narcotraficante puertorriqueño que, luego de estar en prisión, trata de no caer nuevamente en las drogas.

La música también es muy importante para este movimiento. La música de los Nuyorican se hizo famosa en los años 60 gracias a las canciones de Tito Puente, Oye Como Va y Ray Barretto, El Watusi. Antes de la década de 1960, la mayoría de las canciones latinoamericanas seguían la línea de cha-cha-cha, luego, con la adición de violines y flautas, transformaron su música en un nuevo estilo: el boogaloo. La razón por la cual este nuevo estilo de música es tan importante es el texto escrito en inglés y español.

Este movimiento, además de las artes mencionadas anteriormente, tiene varias obras de arte visual. Por esta razón, el pionero Raphael Montañez Ortiz (nacido en Nueva York en 1934), fundó, en 1969, El Museo del Barrio, para crear un lugar donde todos los artistas puertorriqueños pudieran dar a conocer su arte a toda la sociedad. Una de las artistas más importantes es Soraida Martínez, que creó el Verdadismo, una forma de abstracción de punta. La peculiaridad de esta forma de arte es la crítica social escrita debajo de cada pintura.

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Conclusión El propósito de este trabajo fue transmitir mi interés en este movimiento artístico que tuve el placer de conocer hace unos años. Del análisis histórico al que me he enfrentado, entendemos por qué todavía hay grandes obstáculos en la integración no solo de la comunidad puertorriqueña, sino de todo el pueblo latino.

Este movimiento literario demuestra cómo esta gente se unió a su isla, a pesar de estar a miles y miles de millas de distancia. Este trabajo me ha ayudado a profundizar en la historia de este pueblo y gracias a la investigación que he enfrentado, he llegado a la conclusión de que no es posible que se realice una integración completa. Tanto porque el país receptor es muy hostil, como porque el pueblo puertorriqueño no está dispuesto a renunciar a todo su bagaje cultural para integrarse.

El presente análisis también ha resaltado la identidad bicultural de los puertorriqueños, que surge en los casos en que sus hablantes utilizan el intercambio, considerado una forma de resaltar la pertenencia a dos mundos. El hecho de que los latinos hayan creado una especie de "nuevo idioma", para expresar mejor su identidad, es otra demostración del hecho de que nunca estarán listos para abandonar sus orígenes. Sin embargo, tales prácticas lingüísticas no garantizan la viabilidad del idioma, cuya pérdida puede ser causada por la presión en las escuelas para ajustarse al lenguaje mayoritario. La óptica con la que se ha movido este trabajo, sin embargo, se distancia de las visiones excesivamente negativas que prevén la pérdida total de la expresión idiomática. Por el momento, su vitalidad está garantizada por los flujos migratorios continuos, por las grandes cadenas de televisión y radio, cuyos horarios son cada vez más ricos en programas en español, y también por los políticos, que recurren a sus electores en español.

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Por lo tanto, si no hubiera grandes cambios políticos y económicos, el español y el spanglish continuarán viviendo y latiendo en cada rincón de Nueva York.

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