Il Film Di MARIO SOLDATI Dalla Sceneggiatura Allo Schermo

Il Film Di MARIO SOLDATI Dalla Sceneggiatura Allo Schermo

“PICCOLO MONDO ANTICO” il film di MARIO SOLDATI dalla sceneggiatura allo schermo a cura di Alberto Buscaglia e Tiziana Piras Introduzione di Luciano De Giusti NEW PRESSedizioni Proprietà letteraria riservata Printed in Italy __________________________________ Copyright © 2013 by New Press Edizioni Srl Luglio 2013 Progetto grafico di … www.newpressedizioni.com [email protected] Associato a EditoriComo INDICE 7 Premessa Perché leggere una sceneggiatura? di Alberto Buscaglia Ringraziamenti Introduzione “Piccolo mondo antico”, un film tra due epoche, di Luciano De Giusti Criteri di edizione Piccolo mondo antico Sceneggiatura Piccolo mondo antico Trascrizione del film a cura di A. Buscaglia Crediti del film Apparato: note e varianti Strutture: il romanzo e il film di Tiziana Piras Gli sceneggiatori Notizie biografiche M. Bonfantini, E. Cecchi, A. Lattuada, M. Soldati Testimonianze, a cura di A. Buscaglia Bibliografia sul film Bibliografia sul romanzo, a cura di Tiziana Piras Indice dei nomi e dei luoghi INTRODUZIONE “Piccolo mondo antico”, un film tra due epoche di Luciano De Giusti LA SCENEGGIATURA Criteri di edizione La sceneggiatura di Piccolo mondo antico (d’ora in poi PMA) che qui si pubblica in versione integrale, è desunta una copia originale probabilmente appartenuta a uno degli aiuto regista di Mario Soldati, o, più verosimilmente, alla segretaria di edizione (1), collaboratrice alla quale, durante le riprese del film, è affidato il compito di redigere il meticoloso diario di lavorazione, di appuntare sul copione e sul bollettino giornaliero per il laboratorio di sviluppo e stampa il numero delle inquadrature girate, segnalando quelle valutate “buone” dal regista e quindi da stampare; di fissare la posizione degli attori sulla scena ed elencare gli accessori e lo stato dei costumi, delle acconciature, del trucco, degli oggetti presenti sulla scena, eccetera, dettagli molto importanti in funzione dei raccordi tra una inquadratura e la successiva, o tra una sequenza e l’altra, onde evitare lacune e incongruenze. Infatti, sulla sceneggiatura in nostro possesso questo lavoro è ampiamente documentato dalla accuratezza dei numerosi schizzi abbozzati a matita sul verso di numerose pagine, sempre in corrispondenza con le relative inquadrature, e dalle molte annotazioni tecniche. La sceneggiatura, derivante dall’ originale battuto a macchina dagli autori (2) e ricopiata e ciclostilata probabilmente da una copisteria romana (3), è impaginata all’italiana, vale a dire su due colonne: quella di sinistra dedicata alle inquadrature, la colonna di destra ai dialoghi. Il testo non è suddiviso numericamente per sequenze (o scene), ma solo per inquadrature: la sceneggiatura di PMA ne conta esattamente 444 (sulla scelta di questo tipo di scrittura filmica ci diffonderemo maggiormente nel capitolo dedicato al montaggio definitivo del film e alle varianti). La copia sulla quale abbiamo compiuto la nostra ricerca si presenta non rilegata e in uno stato di precaria conservazione, con alcune pagine sensibilmente deteriorate. Oltre all’ingiallimento generale della carta (fogli di carta vergatina formato 22 x 28 usata comunemente per le stampe in ciclostile con tre fori sulla costa sinistra per la legatura, per complessive 461 pp. stampate sul solo fronte), alcune pagine presentano lacerazioni e qualche strappo con perdita del frammento e conseguenti lacune nel testo. In questi casi, sempre comunque segnalati in Nota, si è provveduto a ricostruire le parole in base al senso della frase o, trattandosi di dialogo, confrontando con il parlato del film, ponendo la particella, o l’intera parola ricostruita, fra parentesi quadre [aa]; quando l’intervento dell’editore è congetturale lo si è segnalato fra parentesi quadre e in corsivo [aa]; il punto di domanda fra parentesi quadre [?] indica che il testo è risultato illeggibile e non ricostruibile e di conseguenza si è adottata la lezione offerta dal film. In egual modo sono indicate le battute del film che risultano incomprensibili per la colonna sonora deteriorata. In alcuni casi l’editore è intervenuto a emendare semplici errori di battitura o di accentazione, in questo caso si è omessa la segnalazione. Per una lettura più agevole, le varianti di dialogo, indicate tra parentesi uncinate < >, e i relativi commenti sono stati collocati a piè di pagina in questa sezione dedicata alla sceneggiatura originale. La terminologia tecnica presente nella sceneggiatura di PMA è quella generalmente adottata, ancora oggi, nel lessico del cinema per descrivere le inquadrature, suggerendo l’ottica da utilizzare, i movimenti di macchina, i passaggi da una sequenza a quella successiva. Vale a dire, un corredo linguistico per stabilire la sintassi e la punteggiatura del film in costruzione. M.D.P. macchina da presa C.L. campo lungo, quando l’inquadratura abbraccia un vasto panorama o l’insieme di un ambiente. M.C.L. mezzo campo lungo, l’inquadratura abbraccia solo una sezione di un panorama o di un ambiente. C.M. campo medio, l’inquadratura copre solo un determinato settore della scena. P.A. piano americano, il soggetto è inquadrato dalle ginocchia in su. M.F. mezza figura, quando il personaggio è inquadrato dalla vita in su. P.P. primo piano, o piano ravvicinato, l’attore è inquadrato dal mezzo busto in su. P.P.P. primissimo piano, quando è inquadrato il solo volto dell’attore. V.F.C. voce fuori campo, indica che la voce di un personaggio giunge dall’esterno dell’inquadratura. PANORAMICA movimento orizzontale o verticale della M.D.P. CARRELLATA quando la M.D.P. si muove lateralmente, avanzando o retrocedendo. FUNDU quando l’inquadratura va a nero e poi si riapre sulla successiva. DISSOLVENZA INCROCIATA l’inquadratura della scena dissolve in quella successiva. TENDINA l’immagine si apre scorrendo in orizzontale, in verticale o in diagonale. Quando non ci sono indicazioni, si intende che si prevede uno STACCO, un taglio netto tra una scena e la seguente, a suggerire una consequenzialità temporale dell’azione. (a.b.) _________________________ 1) Nei titoli di testa del film compaiono i nomi di un aiuto regista (Alberto Lattuada) e di due assistente alla regia (Dino Risi e Lucio De Caro). Non è invece citata la segretaria di edizione, né la curatrice del montaggio Gisa Radicchi Levi, ma nel suo caso fu senza dubbio il cognome ebraico a escluderla dai crediti del film. 2) Il lavoro originario di battitura a macchina della sceneggiatura è documentato da una fotografia scattata da Federico Patellani (pag. ...) nella villa di Volesio, sul Lago di Como, dove si erano ritirati gli sceneggiatori e che pubblichiamo a, nella quale si nota Alberto Lattuada ai tasti della macchina da scrivere; ma anche da una dichiarazione dello stesso Lattuada ( pag. …). 3) Il copione di PMA è privo della copertina di cartoncino che generalmente completava quei fascicoli. Che la copisteria possa essere romana si può ipotizzarlo da una copia, in nostro possesso, della sceneggiatura del film “Malombra”, tratto dall’omonimo romanzo di Fogazzaro, che Soldati e i suoi collaboratori scrissero in Valsolda l’anno successivo alle riprese di PMA (1942): i due fascicoli ( Primo tempo / Secondo tempo) sono ricoperti da una copertina di cartoncino azzurro sul cui interno è riportato il nome della copisteria: “Copisteria Moderna / Via XX Settembre, 28 / Telefono 43-025 / Roma”. PICCOLO MONDO ANTICO di Antonio Fogazzaro SCENEGGIATURA di Mario Bonfantini Emilio Cecchi Alberto Lattuada Mario Soldati Milano-Roma – Agosto 1940-XVIII ESTERNO LAGO DI LUGANO CASTELLO MAIRONI – TRAMONTO BURRASCOSO 1851 FONDU 1. Nel tardo pomeriggio di una burrascosa giornata di agosto, sotto un cielo livido che addensa brandelli di nubi contro le creste delle montagne e rompe a tratti sul lago agitato con improvvisi piovaschi, un’alta vela rigonfia di vento avanza veloce verso l’imboccatura di una darsena, rivestita di edera e ornata di antiche sculture. In alto, sulla darsena, la mole fosca e quadrata del castello Maironi. 2. La barca a vela entra veloce nella darsena. Approda ai gradini dello sbarco, che poi continuano su, con una maestosa scalinata, fino all’ingrasso del castello. Scendono, dalla barca, aiutati dal barcaiolo Pin e da due servi in livrea del castello, quattro strani personaggi: un grasso prete (il curato di Puria), un signore in stifelius e cilindro (Pasotti), una magra signora scarmigliata (La Barborin) e un nasuto occhialuto individuo a testa nuda (il professor Gilardoni). 3. Il gruppo dei quattro sui primi scalini dello sbarco. Il curato di Puria, che è saltato a terra per il primo con insospettata agilità, si rivolge a Pasotti CURATO DI PURIA: Oh, Deo gratias!... l’era ora: con tutto questo ballo… m’è venuta una fame!!... faremo onore al pranzo di Sant’Orsola! (1) UN SERVO: (rivolgendosi al gruppo) Buonasera signori, la signora Marchesa li aspetta. PASOTTI: (rispondendo al curatone gioviale) Eh, bisogna che ti contenti: trota, oggi, curato tartufi bianchi, Francolini e vin di Ghemme! Mentre parla, Pasotti si accorge che il cappello di sua moglie (Barborin) è storto in modo ridicolo. Con aria imperiosa Pasotti grida: PASOTTI: (alla Barborin) Barbara, il cappello! 4. P.P. La Barborin alza il viso di scatto con l’espressione di stupore propria dei sordi. 5. Di nuovo tutto il gruppo che sta per avviarsi su per lo scalone. Pasotti urla all’orecchio della Barborin: PASOTTI: (urlando) Il cappello! E con una serie di gesti comicamente espressivi le fa capire di raddrizzare il cappello e fermare i nastri. La Barborin risponde con un umile cenno di assenso che

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