SOCIETÀ DI RICERCHE E STUDI VALSUSINI NUMERO SPECIALE SU BRUZOLO E I TRATTATI DEL 1610 SUSA DICEMBRE 1965 - ANNO II (n. 2) som m ario pagina 3. Premessa LA DIREZIONE 9. Bruzolo attraverso i secoli ADOLFO RAVETTO 64. Il Castello di Bruzolo FRANCO CARMINATI 74. I « Trattati di Bruzolo » FEDERICO MARCONCINI 145. Il campanile romanico SEVERINO SAVI 153. Rievocazioni da un vecchio Castello LIDIA MARCONCINI TORRETTA 165. A ppendici ■K* X - 170. La morte delFAvv. Peyron X -X - 171. Attività sociale 4 5 - X - -X - 2 premessa Questo secondo numero di « Segusium » esce con qualche mese di ritardo sul preventivato a causa degli impegni degli studiosi, i quali, contrariamente alle loro stesse intenzioni, non sono stati in grado di consegnarci in tempo i relativi manoscritti. Per contro il bollettino esce con un maggior numero di pagine, ed in un edizione speciale dedicata interamente al paese di Bruzolo, che — come si sa — fu infeudato nel 1227 da Tommaso I di Savoia ad un Bertrando di Mommegliano, e i cui discendenti, «potenti e prepotenti in Val di Susa», come ebbe a qualificarli il Cibrario (*), fecero parlare molto di sè le cronache del tempo, dopo essere entrati in possesso dei feudi di Chianoc, S. Giorio, S. Didero, e parte di Villarf occhiar do e Mattie. Del resto, a dimostrare di che stoffa fossero questi Bertrandi, basterebbe Vepisodio di S. Antonino, riferito da monsignor Della Chiesa, e riassunto dal Claretta, dal quale si apprende che dopo aver invaso il paese, che apparteneva alVabate di S. Michele della Chiusa, ed essere stati condannati dal castellano d’Avigliana a quaranta lire (1) Origine e progressi della Monarchia di Savoia. Specchio cronolo­ gico, p. 29. 3 viennesi (Tammenda per questa loro prodezza, essi costrinsero poi il povero abate a pagare per loro la multa (2). Ma Bruzolo non è passato alla storia solo per quei suoi prepotenti signori, anzi si può essere quasi certi che se fosse solo per virtù loro, la storia avrebbe continuato ad ignorarlo, come molti altri paesi della nostra stessa Valle. Bruzolo è passato invece alla storia grazie principalmente al famoso trattato, sottoscritto nel suo castello nel- Vaprile del 1610 da Carlo Emanuele I, e dal connestabile Lesdi- guières, governatore del Delfinato, e quindi anche dell9Alta Valle, in nome di Enrico IV di Borbone, re di Francia; trattato che pose fine alla guerra per il marchesato di Saluzzo, occupato dal Duca di Savoia, e rivendicato dalla Francia come suo feudo. Con quella firma Carlo Emanuele pensava anche di mettere una sua ipoteca sul ducato di Milano, da conquistarsi naturalmente « manu militari », cioè per mezzo della guerra, perchè è fuori dubbio che gli Spagnuoli che Voccupavano in nome di Filippo III, non si sarebbero lasciati estromettere pacificamente. Per quest9impresa Carlo Emanuele si era assicurato Cappeggio della Francia, ma il pugnale omicida di Ravaillac mandò improvvisamente a monte il bel pro­ getto. In effetti, Luigi XIII, che occupò il trono reso vacante dalla morte del padre, si sentì animato di tutte altre intenzioni, tant9è vero che quando qualche anno dopo la politica francese passò nelle mani di quell9abile uomo di Stato che fu il Cardinale di Richelieu, Carlo Emanuele, anziché al ducato di Milano, dovette pensare a fronteggiare nuovamente le mire espansionistiche della Francia, i cui eserciti, dopo aver occupato la Savoia, dilagarono in Valle di Susa, dato che nel frattempo il trattato di Bruzolo era diventato niente altro che un « chiffon de papier ». (2) Storia diplomatica del!antica Abbazia di S. Michele della Chiusa, p. 51, Torino, 1870. 4 Il trattato di Bruzolo, o meglio i trattati, poiché due sono infatti i trattati sottoscritti (3), sono stati illustrati nella sua genesi e nel suo sviluppo dal sen. prof. Federico Mar concini, con queir impegno e quella chiarezza, che sono doti peculiari delVillustre Maestro, e al quale la « Segusium » non può che essere riconoscente, per averle dato modo di offrire ai suoi Membri e ai suoi Simpatizzanti un inte­ ressantissima pagina di storia nazionale, che è anche in primo luogo storia valsusina. Ovviamente, data Vimportanza dell’argomento e la profondità e la competenza con cui esso è stato scritto, questo studio costituisce il nerbo centrale di tutta la presente pubblicazione. Un secondo ringraziamento la «Segusium» lo deve al rev. Don Ravetto di Bruzolo per lo scritto sulla storia del paese dal medioevo. Don Ravetto è uno di quei sacerdoti che, oltre al proprio ministero, dedicano il meglio di sè alle ricerche e allo studio delle antiche cronache paesane, che sono, in ultima analisi, il cosiddetto «sale della storia»; la quale trae calore e vita proprio dai fatti quotidiani e dalle note spicciole, che interessano la gente comune, e che hanno in essa la loro principale protagonista. Sono ricerche, queste, lunghe e minuziose, che richiedono volontà e pazienza, oltre, ben s’intende, un adeguata preparazione. E chi conosce lo stato in cui si trova la maggior parte dei nostri archivi comunali, e non pochi archivi parrocchiali, in cui non solo non esistono cataloghi, che potrebbero facilitare le ricerche, ma dove i documenti sono ammonticchiati alla rinfusa, in locali spesso angusti, umidi e bui, sa quanto amore e devozione per il passato ci vuole da parte dei ricercatori per superare queste difficoltà. Eppure senza questo lavoro da « certosino », spesso ingrato, talvolta persino esaspe­ rante, ed in ogni caso mai abbastanza apprezzato — e basta pensare al disinteresse di cui sono colpevoli persino i pubblici poteri — che valore avrebbe la storia? D’accordo, la storia non è fatta soltanto di documenti messi in bell’ordine, l’uno dietro l’altro, come i pezzi di (3) Vedere a p. 74 e seguenti. 5 una scacchiera; ma senza essi che lavoro potrebbe mai svolgere lo storico? Sono essi, i fili che intessuti idealmente, permettono allo storico di comporre quella tela che ha nome storia, la quale ha per protagonista, non questo o quel «grand?uomo», o soltanto questi, ma Vumanità intera. Lo studio deir architettura del castello di Bruzolo è dovuto alla penna dell’architetto Franco Carminati di Bussoleno, e per la « Se- gusium » è un piacere poter presentare questo giovane studioso valsusino, che pur nell’esercizio della sua professione, che richiede indubbiamente impegno e fatiche, non ha dimenticato le nostre vecchie costruzioni medioevali, studiate finora più dagli stranieri che dagl’ Italiani. Infine, tralasciando l’articolo del nostro Presidente sul campanile romanico di Bruzolo, un ultimo ringraziamento lo dobbiamo alla signora Lidia Marconcini-T or retta, scrittrice ben nota ai lettori del settimanale «La Valsusa» — e non solo ad essi — la quale con quella fine sensibilità che la distingue, ha rievocato usi, costumi e tradizioni del suo paese adottivo, non nascondendo un suo nostalgico rimpianto per tante poetiche tradizioni, che il tempo inesorabile sta trascinandosi dietro. 3|Î * Questo bollettino, come ognuno può constatare, si presenta con diversa impronta da quello precedente, per la maggiore ampiezza, per la veste tipografica più ricca, per le illustrazioni più numerose ed inserite direttamente nel testo, e infine per il tono più semplice di alcuni suoi articoli, o tipo di notizie. Queste varianti sono dovute al carattere di più ampia divulgazione, che deve avere necessariamente una pubblicazione di tal genere, destinata anche, in non piccola parte, a tutta la popolazione di Bruzolo. 6 Ci auguriamo, con ciò, che questo numero speciale possa iniziare una serie di altre pubblicazioni monografiche promosse dalla « Se- gusium», le quali, illustrando i maggiori centri della Valle di Susa, e anche i centri minori, ma di precipuo interesse storico, costi­ tuiscano un « corpus » possibilmente completo della storia di tutta quanta la nostra bella valle. La D ir e z io n e 7 1. Panorama di Bruzolo. 8 BRUZOLO attraverso i secoli Le o r ig in i. Altri diffusamente parlano in questo fascicolo del Trattato di Bruzolo, della sua chiesa e del suo castello. Penso di far cosa utile nel dare uno sguardo alla vita del paese nei secoli passati, in una breve e rapida rassegna di dati e fatti, che riguardano direttamente Bruzolo, ma interessano indirettamente anche i paesi confinanti, che pressapoco hanno subito le stesse vicende. Non sto a ripetere quanto riferito dal Barraja nel suo «Bruzolo e il suo Trattato » circa le origini del nostro paese. Solo vorrei richiamare l’attenzione del lettore su un fatto che convalida le asser­ zioni del Barraja. Si tratta di un frammento di lapide murato alla parete nord del campanile della chiesa, recante la figura di una donna che regge un ramoscello d’alloro. Vi è stato murato alla costruzione del campanile, come dimostra il fatto che non si trova sovrapposta ma a filo del muro, facendo un tutt’uno con esso. Con tutta probabilità il frammento è appartenuto ad una tomba o ad un’antichissimo tempio pagano, le cui pietre furono successivamente usate alla costruzione delle chiese che sorsero e furono demolite e ricostruite sul sito di quella attuale. Questa testimonianza, come quella analoga citata dal Barraja, ci permettono di far risalire all’epoca romana l’esistenza del nostro paese. È possibile tuttavia che esso esistesse già molto tempo prima, data la posizione in cui si trova, la fertilità dei terreni e la ricchezza di acque, caratteristiche atte a favorire nel luogo l’insediamento delle popolazioni. 9 Il «Testamento di Abbone». Il più antico documento in cui è menzionato il nostro paese è il «Testamento di Abbone» del 739. Ne tratta in altra parte il sen. Mar- concini. Mi limito a rilevare il fatto che nel detto testamento, a differenza di tutte le altre molte terre elencate, il nome di Bruzolo porta l’aggiunta « et una cum ingenuis ». Per « ingenui » s’intendevano nella Legge Salica coloro che erano nati liberi, ma vivevano sotto il « patrocinio » di qualche potente, da cui ricevevano terre da coltivare, dietro pagamento di un tributo minimo puramente simbolico.
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