CORRADO DI ALTAMURA Bonello - Ignora tutto Dramma lirico in un prologo e due atti Al par che il padre. Libretto di Giacomo Sacchero Giffredo - Oh scorno! Musica di Federico Ricci Bonello - Di lei in traccia 1ª rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 16-11-1841 Lascia ch’io corra... ________________ Giffredo - Arresta... e acqueta in seno Personaggi, vocalità (PRIMI INTERPRETI) Tanto tumulto. Corrado, conte di Altamura, baritono (FELICE VARESI) Bonello - Io vo’ vederla almeno. Delizia, figlia di Corrado, soprano (LUIGIA ABBADIA) Sì. – Vederla è il solo bene Roggero, duca di Agrigento e di Aragona, tenore (CARLO GUASCO) Che rimane a questo core; Guiscardo Bonello, cavaliere di ventura, Negli affanni e nelle pene mezzosoprano (MARIETTA BRAMBILLA) Solo balsamo è l’amore. Giffredo, capitano d’avventurieri, basso (GAETANO ROSSI) Ella sola un dì m’addita Il marchese Albarosa di Novara, tenore (NAPOLEONE MARCONI) Di dolcezze e di splendor: Margarita, figlia del marchese Albarosa, mezzosopr. (FELICITA BAYLLOU) È lo spirto di mia vita... Isabella, soprano (TERESA RUGGERI) È la gioia del mio cor. Un cavaliere, basso (?) Giffredo - Resta: l’iniqua insidia Coro e comparse: Cavalieri di ventura, Vassalli, Palese a lei verrà. Cavalieri e Dame Siciliani e Spagnuoli, Paggi, Guardie, Popolo. Bonello - E il padre? La scena è in Sicilia, nel secolo XII. Giffredo - Ei per me conscio ________________ Dell’onta sua sarà. Roggero Duca di Agrigento e di Aragona [*], città della Sicilia, per malvage Bonello - Mentre a te, mesto amor mio, opere ebbe lunga guerra co’ suoi vassalli, fra’ quali furono Giffredo, Bonello Sciolgo l’alma in un sospiro. ed il conte di Altamura. Quest’ultimo fu un tempo educatore ed amico di Rog- Piangi tu, qual piango anch’io, gero: egli lo aveva cresciuto amorosamente nel suo tetto alle discipline militari I sereni e scorsi dì. ed aveva diviso con lui ogni gioia dell’anima. Il conte di Altamura ebbe Presto, è vero, il dì del pianto un’unica figliola, Delizia: e ripose in lei tutte le sue gioie e speranze. Roggero Per te giunse o vergin fiore, la conobbe, l’amò e le promise la sua fede; ma poscia il disleale mancò alle sue promesse e pose in altra donna il suo cuore. Il conte di Altamura giurò Troppo presto, il dolce incanto vendetta, ed isfidò a duello Roggero; ma questi uscì vincitore, se non che do- Della vita illanguidì. vette poi cadere sotto la spada di Giffredo e Bonello, i quali vendicarono Giffredo - Presto il ferro punitore l’amico e la figlia di lui dai ricevuti oltraggi. G. Sacchèro colpirà chi la tradì. (partono) [* oggi: Aragona, distante da Agrigento 17 km; circa 9.400 abitanti; nota so- SCENA 3ª - Sala terrana nel palagio del conte d’Altamura prattutto per la riserva naturale delle maccalube] la quale mette in giardino. Delizia ed Isabella. ________________ Isabella - Qui meco posa: la benigna brezza PROLOGO Ti fia ristoro. SCENA 1ª - Sala d’armi. Delizia - A core oppresso il pianto Molti Cavalieri di ventura siedono lietamente a desco bevendo. È solo refrigerio. – Almen foss’io Coro Nel castel d’Aragona, Parte 1ª - Del vino a noi. Fra le paterne braccia io piangerei. Parte 2ª - Si colmino le tazze. Qui... Parte 1ª - Evviva! Isabella - Segui. Parte 2ª - Evviva! (bevono) Delizia - Qui distrugge ogni mia gioia Tutti - Pera chi insano o barbaro Un sospetto d’amor... Libare al nappo schiva. (riempiono le tazze) Isabella - Forse Roggero?... Beviam... dell’ansia l’impeto Delizia - Di quel cor le potenze arcana cura Tutti travaglia eguali: Tempra e governa. Spargi, o liquor mirifico, Isabella - E un giorno... Su noi l’oblìo de’ mali. Delizia - Oh! un giorno ei lieto Godiam de’ sogni rosei A me veniva... e assiso a me d’accanto D’amor di gioventù: Gl’inspirava l’amor sì dolce canto: Godiam, che gli affanni fervidi (come assorta in dolce rimembranza) O cara, tu sei l’angelo Non tornano mai più. De’ desiderii miei. Il Duce! Lieti i tuoi giorni a rendere SCENA 2ª - Giffredo e Detti; indi Bonello. Vita ed onor darei, Giffredo - Ite agli uffici. (i Cavalieri partono; entra Bonello) Altra d’amor letizia All’altrui gioie Nell’alma mia non è: Tu non sedesti? E beni e gioia e gloria Bonello - Quando l’alma piange Sol io possiedo in te. Sembra la gioia insulto. Isabella - Ed or? Giffredo - E che t’affanna? Delizia - L’amaro dubbio Bonello - Acerbo duol. – Delizia. M’agira e serra l’alma. Che all’amor mio preferse Isabella - Questa gelosa insania Più insigne sì, ma non più ardente affetto. Reprimi omai, ti calma. Ell’è tradita da Rogger. Delizia - Lo tento io ben; ma torbida Giffredo - L’indegno... Sempre più in cor si fa. Bonello - Trarrà all’altare una gentil bellezza Isabella - Spera. Di Navarra. Delizia - In amor quest’anima Giffredo - E Delizia? Più da sperar non ha. (Delizia rimane in dolorosa meditazione, ma tosto è serenata dalla presente melodia) Delizia - (Qual dolcezza e qual incanto Una Voce interna - La tua bocca, o mia vezzosa, Nel suo labbro e nello sguardo! È soave e cara e bella, Simular potrebbe tanto Qual sul calamo la rosa Chi giammai non fu bugiardo? Irraggiata d’una stella... Oh! chi d’angelo ha l’aspetto Un tuo riso... è il paradiso Non ha il labbro mentitor; Che raccoglie ogni mio ben! Egli m’ama... è nel suo detto Delizia - Ciel!... Roggero! Tutto il foco dell’amor!) Isabella - Oh caro accento! La tua fede avvalora d’un giuro Delizia - Segui, o tenera canzon. Nel cospetto del Dio che ci ascolta. Isabella - Muore il canto... è spento. Roggero (essendo per giurare) - Io... Delizia - È spento! SCENA 5ª - Giffredo e detti. Fu de’ sensi illusion?... Giffredo (arrestando il braccio di Roggero) Forse, ah! forse è un messaggero Roggero, non farti spergiuro; Che a me il Cielo invia pietoso, Ti potresti pentir questa volta. Negli stenti del sentiero Dèsti un foglio d’amore qual arra Per guidarmi ad un riposo... A una vergin gentil di Navarra, Forse è desso un angel santo Nè di fede mancare vorrai Che m’inebria del suo canto, A chi trarne vendetta potrà. Per sopirmi della vita Delizia - Ei spergiuro!... A quest’ultimo patir. Giffredo - Sì. (parte) Isabella - Forse è l’angelo che addita Delizia (a Roggero) - Infame!... Un confine al tuo martir. Roggero - Ah non sai Delizia - Lasciami o amica. (Isabella parte) Qual cagion mi costringe... Io squarcerò il sospetto... Delizia - Or ben... va. Pera con esso pur la più beata Roggero - M’odi: spergiuro ed empio Illusion del core! Teco son reso, è vero: SCENA 4ª - Roggero e Delizia. Dure ragion mi trassero Roggero - Mesta, o Delizia? Su questo reo sentiero. Delizia - Lieta esser poss’io? Piombi or in me la collera Roggero - A te che manca? Dei regni della terra... Delizia - Amore. Io sfido a mortal guerra Roggero - E in me non hai Chi mi contende a te. Tale un amor che sconvenevol rende Delizia - Pon freno al labbro perfido, Ogni ombra pur di sospettoso affanno... Falso ed abbietto core. Ogni perduta speranza di futura gioia? Va – più non t’amo – un fremito Delizia - Oh!... che dici? Tu desti in me d’orrore. Roggero - Non agita E se il mio core un palpito L’amor per me il tuo petto? Per te provasse un giorno, Delizia - Esserlo puote Compresa d’ira e scorno Sol d’una sposa in core! Lo strapperei da me! Roggero - E tal saresti (Delizia rientra nelle sue stanze. Roggero parte) Tu ad un mio cenno innanzi al mondo e Dio, Fine del Prologo Oh dell’anima mia solo desìo. ATTO PRIMO - PARTE 1ª Delizia - Cessa, o Duca. SCENA UNICA - Gabinetto nel castello d’Aragona. Roggero - Ah! più non m’ami! Corrado solo, indi Giffredo. Delizia - Troppo, o ingrato! un dì t’amai. Corrado - Inoperosi giorni! – Insofferente Roggero - Se te lieta a me tu brami D’ozii il mio spirto abborre M’ama ancora e mia sarai... Ingloriosa vita. (siede pensieroso) Mia compagna. Giffredo (entrando) - Ardito forse Delizia - Agli occhi miei Sarei troppo?... Mal nasconde una rivale Corrado (correndo ad abbracciarlo) - Oh! Giffredo!... La tua frode, o disleale. Giffredo - O fratel d’armi! Tutto, amore, ah! tutto vede, Corrado - Qui?... donde? Core ingrato e senza fede. Giffredo - D’Agrigento. Roggero - Taci o scaccia il vil sospetto: Corrado - E qui ti tragge?... Altro amore è stranio in me. Giffredo - Non dimandarlo. – Ahi troppe son le offese Delizia - Parli il vero? Che su di noi versa Roggero. Roggero - In questo petto Corrado - E speri?... Arse il core ognor per te. Giffredo - Vendicarmi, o Corrado. Io t’ho amata e t’amo ognora, Corrado - Che di’, Giffredo! – Scellerate voci E ti piango e ti sospiro; Spargon mille calunnie. Di mia vita nell’aurora Giffredo - Oh, se tu padre Sei tu il cielo, il sol ch’io miro. Fossi, o Corrado, e tolto a’ figli tuoi Come il fiore nel deserto Pane ed onor vedessi... Langue un core senza amor. Corrado - Oh! lieto forse Più d’un trono e più d’un serto Non son fra tutti? È figlia mia Delizia! M’è il sorriso del tuo cor. Non è sposa a Roggero? Giffredo - Tu l’ami? Poni freno al tuo trasporto. Corrado - A me lo chiedi?... Se a pregarti, o generoso, Nel sorriso dell’anima nol vedi! Degno ancora è questo cor, L’amo qual s’ama un essere Per me prega al Ciel pietoso Che la mia vita infiora, Ch’abbia pace il mio dolor. Ne’ sogni dello spirito SCENA 2ª - Voci interne indi Corrado e detti. Io la vagheggio ognora: Coro Interno - Godi, o figlia delle grazie, Ha il riso della vergine, Il tuo sposo è alfin con te. Ha i vezzi della sposa..
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