Studi e ricerche Il partito nazionale fascista in Toscana. 1939-1943 di Renzo Martinelli Nella vicenda storica del Pnf, la fase con­ li. A questa contraddizione generale si univa­ clusiva — quella compresa tra l’allontana­ no inoltre problemi e ostacoli di vario gene­ mento di Starace dalla carica di segretario re, tali da complicare ulteriormente l’analisi (ottobre 1939), che segue di poco l’inizio del del quadro complessivo, e da suggerire l’uti­ secondo conflitto mondiale, e il 25 luglio lità di un esame localmente determinato, più 1943 — si manifesta con i segni più evidenti ravvicinato e preciso, e capace nello stesso di una crisi profonda, indubbiamente aggra­ tempo di verificare ipotesi di carattere gene­ vata dalla guerra, ma i cui elementi di fon­ rale. Gli studi locali disponibili confermano do appaiono di lungo periodo. Gli scom­ la fecondità di questa direzione di ricerca, pensi e le contraddizioni che si sviluppano, anche se limitati, in genere, a una dimensio­ in termini macroscopici, in questi ultimi an­ ne provinciale che, mentre rispecchia la real­ ni del regime, ripropongono infatti le que­ tà amministrativa e organizzativa dello Stato stioni relative al rapporto partito/Stato e e del partito fascista, non appare sempre ido­ partito/società: interrogativi mai risolti nea a cogliere gli aspetti più significativi del compiutamente sul piano teorico, nonostan­ Pnf1. Un ambito territoriale più vasto — la te i frequenti dibattiti interni e le discussioni regione — deve forse essere preso in conside­ apparse sulla stampa, e che anche nella razione a questo fine. prassi avevano trovato soluzioni incerte e La stessa genesi del movimento fascista, ambigue. infatti, ci riporta a un quadro e a una mobili­ Tali questioni si ripresentavano ora, du­ tà territoriali (la mobilità che caratterizzava rante la guerra, strettamente connesse allo le squadre d’azione) attraverso i quali risalta sforzo di far fronte a una situazione ben pre­ lo ’’scambio” e il coordinamento tra provin­ sto catastrofica che, mentre richiedeva al cia e provincia. Nell’iniziale, decisivo pas­ partito l’impegno più attivo, ne acuiva allo saggio dai primi episodi di fascismo urbano stesso tempo le difficoltà oggettive, materia­ alle forme più organizzate di reazione agra- II presente saggio riproduce, con qualche modifica, una comunicazione sullo stesso tema presentata al convegno La Toscana nella seconda guerra mondiale, organizzato a Firenze nei giorni 31 gennaio-2 febbraio 1985 dall’Istituto storico della Resistenza in Toscana. 1 Tra i contributi più interessanti, segnaliamo Paul R. Corner, Il fascismo a Ferrara. 1915-1925, Bari, Laterza, 1974; A. Granato, Il fascismo a Napoli. 1926-1937, Napoli, Tempi moderni, 1981; Anna Cento Bull, Capitalismo e fasci­ smo di fronte alla crisi. Industria e società bergamasca 1923-1937, Bergamo, Il filo d’Arianna, 1983; Marco Palla, Firenze nel regime fascista (1929-1934), Firenze, Olschi, 1978; M. Canali, II dissidentismo fascista. Pisa e il caso San­ tini 1923-1925, Roma, Bonacci, 1983. “Italiacontemporanea”, marzo 1985, fase. 158 34 Renzo Martinelli ria, lo sfondo territoriale diventa così più grande importanza, come l’attribuzione del ampio, rapportandosi — ma per superarne titolo di Ministro di Stato al segretario, e il appunto il fragile isolamento — all’estensio­ conferimento della personalità giuridica al ne stessa del potere delle leghe socialiste e partito2. dei municipi rossi. È quanto accade in una Due elementi fondamentali sottolineano, regione chiave nella nascita e nell’afferma­ in quest’ambito, che il peso del partito fasci­ zione del fascismo, come la Toscana, che sta era lungi dall’essere scomparso (come ha costituirà il quadro di riferimento dell’anali­ sostenuto chi ha parlato, per questo periodo, si del partito fascista abbozzata nelle pagine di “fine del partito”): in primo luogo, a una seguenti. perdita effettiva di funzioni politiche si era­ no largamente sostituite attività sociali so­ Per delineare il quadro complessivo delle prattutto di tipo assistenziale, finalizzate al­ caratteristiche assunte dal Pnf in Toscana l’attenuazione dei conflitti sociali e alla ricer­ negli anni della guerra, è necessario rifarsi ca del consenso; in secondo luogo, sul piano brevemente al periodo di Starace. locale i compiti di mediazione politica e an­ Nel corso di otto anni (dal 1931 al 1939) il che di intervento del partito nell’amministra­ partito di Starace era divenuto — anche per zione della cosa pubblica erano pur sempre la spinta e gli effetti moltiplicatori di due im­ rilevanti. prese belliche vittoriose, la guerra d’Etiopia Questo carattere “localistico” dell’influen­ e la partecipazione alla guerra civile spagnola za del partito rappresenta efficacemente la — un organismo elefantiaco, la cui attività frammentazione del suo peso politico nei esteriore, fatta di parate, di celebrazioni re­ confronti delle strutture accentratrici dello toriche, di adunate di massa contraddistinte Stato italiano. L’organizzazione stessa del da coreografie “imperiali”, non escludeva Pnf, basata sulle federazioni provinciali, “ri­ tuttavia né l’attenzione scrupolosa a una peteva” quella dello Stato senza averne i po­ normativa che pretendeva di regolare minu­ teri: e la mancanza di organismi di unifica­ ziosamente la vita e l’attività dei fascisti in zione a un livello superiore, interprovinciale ogni occasione, né la cura per la costruzione o regionale, esprimeva una diretta soggezio­ e la gestione delle organizzazioni che faceva­ ne gerarchica al centro e, nello stesso tempo, no capo al partito stesso. Tutto ciò si era tra­ la mancanza di poteri significativi. L’origine dotto anche nello sviluppo obbligato della di questa rigida unificazione organizzativa dimensione burocratico-amministrativa, in­ del partito è riconducibile alla lotta contro i dispensabile per provvedere quotidianamen­ “ras”, cioè alle ragioni stesse per le quali fu te alle esigenze di un corpo di iscritti e di fun­ fondato il Pnf. Tuttavia, in un primo tempo zionari ormai di proporzioni imponenti. Ac­ il fascismo si organizza, anche formalmente, canto a tali trasformazioni — connesse alla in modo da rispecchiare una realtà più am­ perdita graduale di una precisa funzione po­ pia: in Toscana, secondo quanto anche sot­ litica — si era definitivamente compiuto l’in- tolinea Ernesto Ragionieri3, si viene selezio­ serimento del Pnf nel quadro delle istituzioni nando uno “stato maggiore regionale”, ed è statali, attraverso modifiche statutarie di istituita la specifica carica di segretario regio- 2 II titolo e le funzioni di ministro, segretario di Stato sono attribuiti al segretario del partito col DI 2 gennaio 1937, mentre la personalità giuridica è conferita al Pnf dopo la gestione di Starace, col Rd 23 gennaio 1940 (XVIII), n. 33. 3 Cfr. Ernesto Ragionieri, Il Partito fascista (Appunti per una ricerca), in La Toscana nel regime fascista (1922-1939), Firenze, Olschki, 1981!, p. 64. A questo studio siamo debitori di molte indicazioni, che abbiamo cercato di sviluppare nel presente lavoro. Il partito nazionale fascista in Toscana. 1939-1943 35 naie (sarà il marchese Dino Perrone Compa­ nelle realtà locali più significative (come Fi­ gni). Dopo Teliminazione di questa carica, renze, Siena, Arezzo, Pistoia: tutte le provin­ un elemento significativo che richiama l’im­ ce nelle quali il ruolo della massoneria nella portanza di un’ottica regionale è ravvisabile, genesi del fascismo è chiaramente accertato). ancora negli ultimi anni del regime, sia nel­ E se anche la massoneria viene poi liquidata l’assai consistente presenza di personalità di ufficialmente nella seconda metà degli anni origine toscana nel governo e negli alti gradi venti, ciò non toglie che la sua influenza si dello Stato fascista, sia nella più diretta in­ faccia efficacemente sentire nella continuità fluenza che poteva esercitare, nella regione, di certi personaggi e di determinate posizioni un ristretto numero di gerarchi, anch’essi di di potere: si veda in particolare la vicenda di provenienza toscana, legati a determinate Siena, cioè del tentativo, fallito, di scalzare realtà locali: si pensi a Buffarini Guidi, o a la classe dirigente liberale-massone da un’i­ Pavolini, o a Renato Ricci, o allo stesso Per­ stituzione di importanza strategica come il rone Compagni, che ancora nei primi anni Monte dei Paschi. Se poi si pensa alla funzio­ quaranta scrive sul “Bargello” di Firenze ne nello Stato unitario6, si potrà comprende­ esortando, con il tono del capo, all’estrema re più agevolmente il significato della sua difesa del regime4. presenza alTinterno del Pnf, partito nel qua­ In Toscana, il fascismo si presenta, dalle le si concentrano e si unificano per la prima origini — come si rileva dagli studi di Carla volta tutte le varie frazioni e tendenze della Ronchi Bettarini5 e di Ernesto Ragionieri — borghesia italiana. in una forma assai frastagliata e complessa, La lotta intrapresa da Mussolini contro i soggetto a tutti i particolarismi sociali e cul­ “ras” sfocia, in Toscana, in un assetto del turali che contraddistinguono la regione. In­ partito fascista nel quale si distinguono tre dubbiamente, l’opera di unificazione politi­ elementi di spicco: 1. il permanere, ancora co-organizzativa del Pnf si è così rivelata più nel periodo staraciano, di una vivacità cultu­ ardua che altrove, per la ricchezza dei fer­ rale testimoniata da periodici come “Il Sel­ menti politici, la molteplicità delle spinte e vaggio”, diretto da Mino Maccari, “Il Bar­ delle tendenze interne, la virulenza delle
Details
-
File Typepdf
-
Upload Time-
-
Content LanguagesEnglish
-
Upload UserAnonymous/Not logged-in
-
File Pages22 Page
-
File Size-