Giotto Bizzarrini L’Ingegnere Costruttore

Giotto Bizzarrini L’Ingegnere Costruttore

Giotto Bizzarrini L’ingegnere costruttore AISA - Associazione Italiana per la Storia dell’Automobile MONOGRAFIA AISA 107 I Giotto Bizzarrini L’ingegnere costruttore AISA - Associazione Italiana per la Storia dell’Automobile 2 Prefazione Lorenzo Boscarelli 5 Giotto Bizzarrini racconta se stesso intervista di Lorenzo Boscarelli e Maurizio Tabucchi 10 Bizzarrini visto da Mauro Prampolini intervista di Lorenzo Boscarelli 14 Giotto Bizzarrini: un sognatore che ha creato grandi automobili Griffith Borgeson MONOGRAFIA AISA 107 1 Prefazione Lorenzo Boscarelli Un solitario che ha saputo farsi profondamente so, un cultore degli studi di aerodinamica, cioè amare e apprezzare da chi ha collaborato con lui; di una disciplina che subordina l’estetica all’ef- una persona piena di passione per le automobili, ficacia. disinteressata e generosa, incapace di utilizzare il Uno spirito libero, che avrebbe dovuto avere ac- prossimo a fini egoistici. canto a sé qualcuno in grado di indirizzare la sua Così appare Giotto Bizzarrini a chi gli si avvicina capacità creativa solo verso ciò che lo avvinceva, per conoscerlo, direttamente e tramite i ricordi di le automobili. Nei suoi ricordi si avverte il rim- chi gli è stato accanto, negli anni delle speranze, pianto per essere uscito dalla Ferrari, dove aveva a volte dei sogni, ed in quelli, sopraggiunti assai potuto esprimersi con libertà, senza doversi sob- presto, delle difficoltà e delle delusioni. barcare le incombenze e le scelte che sono richie- Un uomo che si è realizzato nell’azione, più che nel ste ad un capo azienda, ad un imprenditore. Ruo- progetto, tanto da creare delle automobili senza lo, questo, che non è stato in grado di assumere, quasi disegnarle, sviluppandole passo dopo pas- essendo estraneo alla sua natura; una carenza che so, provando e modificando, come accadde con nessuno del suo entourage ha saputo colmare e la Ferrari “papera”, da cui nacque la 250 GTO. Al che da un certo momento in poi ha limitato for- tempo stesso, un progettista a cui dobbiamo delle temente la sua possibilità di creare nuove auto- realizzazioni che sono entrate nell’immaginario mobili. di chi ama le automobili come, oltre alla GTO, il Eppure, anche negli anni delle difficoltà, che sono motore Lamborghini V12 e le Bizzarrini 5300. E stati numerosi, e fino alla vecchiaia, mai Giotto un innovatore, avendo progettato la prima GT di Bizzarrini ha smesso di ideare qualcosa di nuo- alte prestazioni con carrozzeria portante, la ISO vo, o di sua iniziativa, o su richiesta di occasionali Rivolta 300, ed avendo adottato, nel periodo con- committenti. L’indomita capacità creativa, la cu- clusivo della sua permanenza in Ferrari, la coda riosità per la sperimentazione, la ricerca continua tronca sulle vetture da competizione, una scelta di qualcosa in cui provarsi e di cui appassionarsi è pionieristica. ciò che più lo caratterizza e che spiega come mai Un uomo dotato di gusto e di sensibilità estetica, con mezzi limitati sia riuscito a realizzare tanto testimoniata dall’eleganza delle 5300 e delle GT ed a suscitare intorno a sé tanta stima e ammira- Europa, così come delle P 538 e, al tempo stes- zione. Lorenzo Boscarelli, presidente AISA e studioso di storia dell’automobile. 2 Nella pagina accanto e in quella seguente: un curriculum dattiloscritto di Giotto Bizzarrini (circa 1970). 3 4 Giotto Bizzarrini racconta se stesso intervista di Lorenzo Boscarelli e Maurizio Tabucchi La sua tesi di laurea è stata su un motore? come avveniva la rottura; ricordo di aver trova- La mia tesi è stata sperimentale perché volevo to all’Alfa Romeo uno sganciabombe degli aerei confrontare i dati ricavati da un motore con quel- da guerra, ho fatto una struttura in cui caricavo li derivati dalla progettazione. Per far capire che la sospensione fino allo scuotimento superiore e c’era un abisso; tutto quello che si insegnava dava poi la lasciavo andare giù di colpo. Come se si risultati teorici lontanissimi da quelli dei motori prendesse un avvallamento improvviso e poi un al banco prova. Da questo punto di vista, sono dosso. In tutta la mia vita ho sempre cercato di sempre stato un curioso nel voler provare le cose, riprodurre la causa dei problemi che mi sono ca- non soltanto leggere i libri. Il mio mestiere di col- pitati, dovevo creare la situazione vera e propria. laudatore mi induceva a fare sempre confronti. È stata la mia attività. C’erano grosse discordanze tra la teoria e la pra- Tornando all’episodio dello sganciabom- tica. be, è vero che lei lavorava di notte? La passione per la meccanica da cosa le è Si perché ero da solo a Milano, non c’era la fami- derivata? glia e io non sapevo cosa fare. È una domanda che mi sono fatto tante volte E cosa accadde? anch’io. Provengo da una famiglia benestante Capitò che, mentre facevo queste prove nel Re- con un padre con la passione delle automobili, parto esperienze, arrivò una persona che credevo nel senso di comprarle e guidarle, che possedeva fosse un guardiano ed era invece Rudolf Hruska, una di quelle famose Alfa, una 1750 del ’32. Poi il Direttore Tecnico. riuscii a trovare il modo di farmi dare i soldi da Lei cosa gli disse? mia nonna per acquistare un Guzzino. E da lì è Gli dissi “Guarda un po’ questi imbecilli, non nata tutta la mia “tragedia”. sanno lavorare ... ma lo vedi cosa hanno combi- Tornando alla laurea, la leggenda dice che nato!” lei trasformò una Fiat Topolino che divenne E cosa disse Hruska? strumento per la sua tesi; e con la stessa vet- Zitto, niente; all’indomani, prese tutti i capi e li tura si presentò poi a Ferrari. mise di fronte all’evidenza. No, la tesi fu la messa al banco di un motore mo- Ragion per cui questa è la prova che io in un po- tociclistico che io recuperai, un Nimbus, danese, sto non ci potevo restare a lungo. a 4 cilindri in linea, raffreddato ad aria. La tesi Perché lei aveva risolto il problema e doveva dimostrare che i libri di scienza mi danno Hruska aveva capito cosa stava facendo? determinate indicazioni, io faccio calcoli e realiz- Gli feci vedere tutto, Hruska capì che io lì non zo il motore, lo metto a banco e non torna nulla. potevo più restare. Ed è grazie a lui che sono an- Lei si è laureato a Pisa, giusto? dato alla Ferrari. Mi sono laureato a Pisa nel 1953. Ci ho messo Non venne presentato dall’ingegner An- otto anni perché non frequentavo le lezioni. Tutta drea Fraschetti? la mia carriera professionale è stata caratterizzata No, fui appoggiato dall’Alfa Romeo, perché pen- dal vagabondaggio, trovando il posto giusto nei sarono che un anarchico come me potesse stare momenti di difficoltà; spesso arrivavano tutti i ca- meglio là. Io dietro a un tavolo non ci potevo stare. petti e ci voleva qualcuno per risolvere i proble- Era anche l’epoca in cui Ferrari cercava mi. Mi sono reso conto che non avrei mai potuto persone provenienti dall’Alfa Romeo. operare professionalmente sottoposto a gente Ferrari cercava un collaudatore che fosse anche che mi dava ordini. ingegnere. E, fra l’altro, il direttore del personale Ci racconta l’episodio di Rudolf Hruska? Ettore Di Pietro era stato allievo di mio nonno. Lei fu incaricato di risolvere un problema, ir- Suo nonno cosa faceva? risolvibile per l’Alfa Romeo, la rottura della Mio nonno era un tipo strano; aveva fatto la quin- scocca della Giulietta. Cosa accadde? ta elementare, ed era stato assunto come fattorino Ho dovuto inventare una prova pratica per capire in una scuola privata di Livorno dove studiavano 5 i fratelli Marconi. Aveva però chiesto di poter se- contrariamente a quello che potevamo pensare, guire le lezioni quando non aveva nulla da fare. Si il passo corto rendeva la guida difficile. Oggi il rivelò veramente un fenomeno; pensi che senza passo è lunghissimo. essere andato a scuola fu nominato professore Lei c’era quando Moss provò la “Papera”? honoris causa dal Re. Cosa disse? Scrisse anche dei libri? Su che argomento? Non disse nulla; aveva abbassato il record della Qualsiasi argomento, matematica, fisica, medici- pista di 7 secondi. na... Era una mente straordinaria, trattava qualsi- E’ vero che lei alla Ferrari metteva a punto asi materia. E ovunque andavo mi chiedevano se i freni a tamburo? ero suo parente. Certo, era ovvio che i tamburi da 400 mm scal- All’arrivo in Ferrari che sensazioni provò? dandosi si deformassero. Allora ho detto: “è inu- Come fu l’incontro con il Commendatore? tile che usi dei ceppi freno molto rigidi, perché L’incontro con Ferrari fu come con un secondo quando si deformano tocca solo una sezione padre. Uno che ti fa chiaramente capire che lui del ceppo”. Sostituii così quelli rigidi con ceppi comanda, però tu hai la responsabilità del setto- in lamierino d’acciaio, sottilissimi, che frenavano re. Io ero il responsabile del settore controllo e abbastanza bene. Alla Mille Miglia la Ferrari di collaudi. Taruffi, che arrivò prima a Brescia, aveva i ceppi Quando lei arrivò con la sua macchina [la che gli avevo montato io. berlinetta su base Fiat Topolino] cosa le dis- L’uscita dalla Ferrari di Della Casa, Chiti e se? altri fu una brutta storia, credo ormai decan- Una volta in vena di gioco mi disse: “Oh Biz- tata; si può raccontare? Ferrari voleva esauto- zarrini, ma lo sai perché ti ho assunto? Ti ricordi rare la moglie? quando sei passato con la Topolino e ti ho chiesto Il discorso della moglie c’entrava poco in quell’oc- da dove venivi? E mi hai risposto: da Livorno. E casione; più che altro c’era il direttore commercia- hai detto che saresti tornato indietro quel giorno le, Gardini, che aveva delle idee che a me non pia- stesso.

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