ARCIDIOCESI DI BARI-BITONTO www.arcidiocesibaribitonto.it Lettera al popolo di Dio dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto S.E. Mons. Giuseppe Satriano arissimi fratelli e sorelle della Chiesa che è in Bari-Bitonto: pace a voi. Vi scrivo con animo pieno di stupore e trepidazione, animato da sentimenti contrastanti a causa dell’inatteso annuncio. La gratitudine e l’affetto maturato per l’Arcidiocesi di Rossano- CCariati, il cammino ecclesiale avviato con le varie realtà in Diocesi e in Regione, il tempo delicato e complesso della pandemia, l’inaspettata notizia con cui mi è stato comunicato di essere il vostro nuovo pastore, suscitano profonda riflessione. Ringrazio il Santo Padre per la fiducia dimostrata alla mia persona. Dinanzi alla sua richiesta di essere il vostro nuovo Arcivescovo, avverto la mia inadeguatezza e il limite che abita il cuore, ma al tempo stesso la fiducia e la pace che nascono dal cogliere come il Signore si rende vicino e mai lascia soli i suoi figli. Consegnati alla misericordia di Dio, sapremo attingere a quello scrigno di fili preziosi che è il vostro millenario cammino di fede, per continuare a tes- sere, nell’ordito della storia, la trama di pagine nuove che auspico ricche di fraternità e speranza per tutti. In punta di piedi vengo in mezzo a voi come fratello, pellegrino e men- dicante di luce, disposto ad abitare le sfide di questo tempo. Lascian- doci condurre dalla forza vivificante de vangelo e sostenuti da desiderio di camminare insieme, percorreremo strade appassionanti, non lasciando indietro nessuno. Solo se saremo disposti ad accogliere l’inedito di Dio riusciremo a rilanciare percorsi fecondi e gravidi di vita. Saluto con affetto S.E. Mons. Francesco Cacucci, verso cui ho sempre nutri- to sentimenti di profonda stima. La sua guida lungimirante ha regalato pagine ricche di grazia alla vita dell’Arcidiocesi. Colgo l’occasione per rivolgere un cordiale e fraterno abbraccio a tutti i vescovi pugliesi nella persona del Presidente della Conferenza Episcopale, S. E. Mons. Donato Negro. A tutto il popolo di Dio, ai presbiteri, ai diaconi, ai religiosi, alle religiose, ai monasteri femminili, ai seminaristi e alle Istituzioni del territorio rivolgo l’at- tenzione profonda del cuore nell’attesa di iniziare il cammino. Con affetto grande saluto le famiglie, i giovani e i bambini, realtà preziose e vitali per il nostro essere Chiesa. Una carezza e una particolare preghiera è per chi soffre e vive ai margini delle nostre comunità. Maria Santissima, custode divina della Comunità diocesana di Bari-Biton- to, accompagni e sostenga i passi di ciascuno aiutandoci a vivere, con slancio e generosità, un gioioso sussulto di Chiesa. Tante sono le prove che ci attendono, tanti i volti di cui prenderci cura insieme. Sorretti dall’intercessione di S. Nicola, vescovo attento e premuroso, e di S. Sabino, pastore generoso e di fede ardente, sapremo camminare accanto a chi fatica per vivere ed è smarrito. Da oggi, la preghiera per voi sarà incessante, così come chiedo a ciascu- no di custodirmi e di benedirmi con affetto. Vi voglio bene e metto il cuore in festa nell’attesa di rincontrarvi. Pregate per me. + Giuseppe Satriano Arcivescovo eletto di Bari-Bitonto «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite» Dalla Lettera alla Chiesa di Bari-Bitonto, S.E. Mons. Francesco Cacucci asciate che i bambini vengano a me, non glielo im- pedite» (Mc 10, 14). Vorrei che ciascuno si sentis- se convocato da questa Parola, come i discepoli di Gesù. Che tutti ci sentissimo interpellati a non im- pedire, anzi a favorire l’incontro dei più piccoli con il «LSignore. Desidererei, insomma, che al centro della nostra vita, delle nostre relazioni, delle nostre scelte, familiari e comunitarie, mettessimo i bambini e i ragazzi. Dovremmo farlo sempre: perché loro non sono solo, spesso, i più fragili, di cui prenderci cura, ma anche e soprattutto i testimoni del Regno, da cui siamo chiamati ad imparare (cf. Mt 18, 2-5). Proviamo allora a farlo in particolare in questo anno pastorale. Gli adulti e gli anziani hanno cercato di trovare motivazioni e forze per ripartire, pur tra tante difficoltà; i giovani hanno reagito tornando alle re- lazioni, non tralasciando gli impegni e gli obiettivi di studio e di lavoro, pur tra tante incertezze. E i più piccoli? Sono loro che hanno maggior- mente avvertito lo smarrimento e la paura per la situazione inedita. Lo si legge nei loro occhi; e alle loro domande noi adulti non sappiamo né possiamo offrire risposte certe. A loro, tutti noi – sacri ministri, educa- tori, catechisti, insegnanti, genitori – siamo chiamati a dedicare tempo e attenzione, cura e amorevole sollecitudine. […] Lo sguardo verso i più piccoli e soprattutto il loro sguardo verso di noi, ci ricordano lo sguardo stesso di Gesù e il suo invito ai discepoli, quando «chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me”» (Mt 18, 2-5). Questo invito risuona alle nostre orecchie e nel nostro cuore, aprendoci alla speranza. La speranza, come ha scritto lo scrit- tore e poeta francese C. Peguy, «è lei, quella piccina, che trascina tutto. Perché la fede non vede che quello che è. E lei vede quello che sarà. La carità non ama che quello che è. E lei, lei ama quello che sarà». Così sono anche i nostri piccoli con noi. Così sarà, se ci faremo trascinare da loro. Ci guidi, verso l’aurora che ci attende, la Vergine Odegitria. Ci accom- pagni, lungo il viaggio, san Nicola. Il Dio della speranza, che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede per la potenza dello Spirito Santo, sia sempre con tutti voi. + Francesco Cacucci Amministratore Apostolico di Bari - Bitonto l tempo di crisi che stiamo attraversando, causato dal Covid-19, ci mette tutti a dura prova; tuttavia siamo chiamati, come cristiani, a non cedere alla paralisi ma a comprendere, alla luce del vange- lo, il tempo in cui stiamo vivendo poiché Dio ci chiama ad essere cristiani oggi. Dio ha la signoria sul tempo; gli aspetti negativi della Ivita e la morte sono causa del peccato dell’uomo, non provengono da Dio. Non tutte le situazioni della vita seguono un percorso logico; il cristiano non deve affannarsi nel trovare il significato di queste cause. Il suo compito è piuttosto un altro: cercare i doni di Dio nelle cose di tutti i giorni. Anche nei momenti più bui della storia Dio elargisce la sua grazia. D’altra parte, ogni liturgia cristiana è sempre un incontro con Gesù Risorto. Dobbiamo avere l’ardire di pensare che tutte le lacrime di questo tempo, attraverso la morte e resurrezione di Cristo, saranno lacrime feconde per un’umanità rigenerata. Il nuovo anno liturgico che sta per incominciare ci ricorda che ogni istante della vita è carico di eternità perché il Figlio di Dio, con la sua incarnazione, ha fatto irruzione nella storia e in un certo qual modo si è unito a ogni uomo (GS 22). L’anno liturgico celebra il mistero del Cristo morto e risorto per tutti che attraverso l’annuncio del vangelo e la celebrazione dei sacramenti si impasta col vissuto quotidiano di ciascuno fecondandolo dall’interno. Quest’anno (B) ci accompagnerà il vangelo di Marco, definito dal card. Martini il vangelo del catecumeno, in quanto l’evangelista ci guida, at- traverso le parabole, da una visuale esteriore del mistero del Regno ad entrarvi al di dentro1. Spalanchiamo i nostri cuori in modo che Dio possa metterci dentro il suo desiderio! È nell’eucaristia che impariamo a guardare le fragilità dell’umano con occhi pieni di tenerezza, proprio come faceva Gesù: lì Egli continua ad esercitare il suo sacerdozio (SC7), in quanto ci viene incontro e, pren- dendoci per mano, ci fa camminare verso quella pienezza di vita che senza di lui rischieremmo appena di sfiorare. Comunicandoci al corpo e al sangue di Gesù, Egli dilata i nostri cuori con il suo amore e aspetta che torniamo a lui con i suoi stessi doni arricchiti. La III edizione italiana del Messale Romano, che inizieremo ad usare a partire dalla I domenica d’Avvento, diviene un ulteriore stimolo per una 1 Cf. C. M. MARTINI, L’itinerario spirituale dei Dodici, 8. formazione catechetico-liturgica che ci consenta di tenere uniti il prima, il durante ed il dopo di ogni azione sacramentale. D’altra parte, gli scritti più preziosi che i Padri della Chiesa ci hanno lasciato, non nascono a tavolino ma sono un discorso della Chiesa che accadeva nella Chiesa: essi, in qualità di pastori, istruivano i neofiti all’interno dell’edificio di culto, presso l’altare o presso il fonte battesi- male tenendo in mano la Sacra Scrittura e i libri liturgici. È noto l’interrogativo che Ambrogio poneva al neofita in una catechesi sull’eucaristia: «Vuoi sapere in quale modo con le parole celesti si consacra? Prendi in considerazione quelle che sono le parole che dice il sacerdote» (De sacram., 4, 21). Papa Francesco, nella sua ultima Lettera enciclica Fratelli tutti, mostra il nesso tra la liturgia e la vita; allarga la nostra visione nel modo in cui la liturgia debba prolungarsi nel vissuto quotidiano attraverso l’amore al prossimo. Egli richiama gli insegnamenti di San Giovanni Crisosto- mo che con grande chiarezza affermava: «Volete onorare veramente il corpo di Cristo? Non disprezzatelo quando è nudo. Non onoratelo nel tempio con paramenti di seta, mentre fuori lo lasciate a patire il freddo e la nudità» (FT 74).
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