1 FONDAZIONE MARINI CLARELLI SANTI ----------- SOPRINTENDENZA ARCHIVISTICA E BIBLIOGRAFICA DELL’UMBRIA E DELLE MARCHE L’archivio della famiglia degli Oddi Inventario a cura di Chiara Scionti Perugia, 2016 https://inventari.san.beniculturali.it/ 2 L'inventario è stato redatto nel 2016 in occasione dell'intervento di riordinamento effettuato presso la Fondazione Marini Clarelli Santi dall'archivista Chiara Scionti e finanziato dalla Direzione Generale Archivi del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. Per l’inventariazione è stato utilizzato il software XDams. È stato poi revisionato redazionalmente nel 2021 da Rossella Santolamazza, funzionaria della Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Umbria, al fine della pubblicazione online. https://inventari.san.beniculturali.it/ 3 SOMMARIO Nota storica sulla famiglia degli Oddi pag. 4 Corrispondenza e carte personali di vari membri della famiglia » 17 Serie e fascicoli ordinati nel XVIII secolo » 96 Cause, liti, controversie, contenzioso » 194 Contratti » 214 Scritture private » 239 Amministrazione generale » 253 ”Perizie e certificati catastali” » 340 ”Certificati ipotecari e cancellamento d’iscrizioni” » 342 Imposte e tasse » 344 Manoscritti letterari, di studio e di consultazione » 345 Diplomi, pagelle e certificati scolastici e universitari » 351 Patenti di accademie e associazioni » 352 Affiliazioni e aggregazioni a congregazioni e confraternite religiose » 353 e indulgenze Reliquie e autentiche di reliquie » 354 Miscellanea » 360 Mezzi di corredo archivistici coevi » 367 https://inventari.san.beniculturali.it/ 4 Nota storica sulla famiglia Degli Oddi La famiglia degli Oddi è attestata a Perugia fin dal XIII secolo; una tradizione familiare vuole che il casato venga dalla Pannonia, e che quattro fratelli de Oddonibus si siano stabiliti in Umbria dopo essere giunti in Italia al seguito dell’imperatore Federico I Barbarossa: tale tradizione non poggia però su alcuna base documentaria. I degli Oddi sono ampiamente noti alla storiografia per il sanguinoso conflitto che li vide opporsi all’altro casato perugino dei Baglioni a cavallo tra XV e XVI secolo, e che portò alla loro cacciata dalla città nel 1488. Di questo periodo travagliato e significativo, conclusosi definitivamente dopo il ristabilimento dell’autorità papale su Perugia nel 1540, non rimane però purtroppo alcuna traccia nell’archivio di famiglia, a parte alcune allusioni nel Libro di ricordi di Sforza degli Oddi. Proprio Sforza degli Oddi, nato forse nel 1482 e morto nel 1556, è la prima figura di rilievo che emerge dalla documentazione (scarsa infatti quella superstite risalente a suo padre Leonello): dapprima assieme al fratello Vincenzo, quindi, dopo la morte di questi nel 1525, Sforza procede a numerosi acquisti e transazioni di terreni nella zona di Laviano (luogo natale della santa Margherita detta da Cortona, cui la famiglia degli Oddi professerà speciale devozione), al confine con il territorio fiorentino, consolidando così la zona del Chiusi e del Lago Trasimeno come quella su cui graviteranno maggiormente gli interessi della famiglia. Dai suoi due matrimoni con Vincenza Ranieri e con Giulia di Ludovico degli Oddi Sforza ebbe una numerosa prole: prima di morire si occupò di dividere la sua eredità tra i due nipoti Leonello e Vincenzo (figli del suo figlio di primo letto Cristofano, detto “il Conte”, premorto al padre) e i figli avuti dal secondo matrimonio. Dalle vicende dei sei figli maschi di Sforza e della seconda moglie, Giulio, Angelo, Tiberio, Alessandro, Iacopo e Annibale, emerge il clima di irrequietezza che ancora caratterizzava la vita cittadina, testimoniato dal non infrequente coinvolgimento di alcuni di loro in processi criminali per risse, ferimenti e omicidi. Sarà Angelo (1542- 1594) a proseguire la discendenza in linea maschile, sposandosi nel 1584 con Settimia della Staffa, figlia di Scipione della Staffa, dalla quale avrà due figli, Francesco e Maria. La seconda metà del XVI secolo è caratterizzata dalla lunga controversia con i marchesi della Corgna per la giurisdizione sulla comunità di Laviano, che costituisce un nucleo assai voluminoso e complesso dell’archivio: l’intervento di Angelo nella sistemazione, nella presentazione e nel commento delle carte d’archivio è il primo che si possa rilevare in modo consistente, finalizzato senza dubbio a procurarsi prove e pezze d’appoggio da utilizzare in questa complessa causa, per dimostrare l’immemorabile giurisdizione esercitata dai degli Oddi su Laviano. https://inventari.san.beniculturali.it/ 5 Il figlio di Angelo, Francesco (1585-1604), morì giovanissimo: aveva sposato nel 1599 Lavinia di Claudio Boncambi, da cui ebbe Angelo (1602-1647) e Settimia (nata nel 1604, sposata a Pier Antonio Ramazzani). Nei primissimi anni del XVII secolo, dunque, stante la minore età del primogenito, accanto alla madre Lavinia emergono le figure di Scipione della Staffa (che Francesco nel suo testamento aveva indicato, assieme ai suoi due figli Troiano e Annibale, come tutori dei suoi due bambini) e soprattutto del fiorentino Francesco della Torre, uomo di fiducia e “agente” di Scipione, Troiano e Annibale della Staffa in varie questioni legali, in particolare negli strascichi dell’annosa causa coi della Corgna per il possesso della contea di Laviano, conclusasi finalmente con la solenne investitura del piccolo Angelo a conte di Laviano da parte di papa Paolo V nel 1614. Il matrimonio di Francesco degli Oddi con Lavinia Boncambi determinò anche dei pesi destinati a ripercuotersi per anni sulle finanze della famiglia: nel 1588 il padre di Lavinia, Claudio, si era offerto fideiussore per Giovanni Vincenzo Vitelli per un cambio che questi aveva stipulato con Alessandro Muti, ma, essendo il primo debitore insolvente, per la riscossione dei frutti i Muti si erano rivolti alle sicurtà e ai loro eredi. L’obbligo di pagare i frutti del censo avrebbe fortemente pesato sulle finanze familiari, fino a costringere Angelo degli Oddi (figlio di Lavinia) e poi suo figlio Francesco (1623- 1699) ad accendere numerosi altri censi fruttiferi, o prestiti a interesse, con altri, e infine, nel 1681, a vendere a Gio. Antonio Bigazzini per 7100 scudi un censo attivo con la casa Barberini che i degli Oddi avevano ereditato dai Soderini, una mossa che a distanza di tempo un altro discendente, Francesco (1680-1746), deplorava. La figura di Francesco degli Oddi (1623-1699) domina la seconda metà del XVII secolo: primo figlio maschio di Angelo e Margherita Soderini, sposò nel 1645 Artemisia Bontempi, dalla quale ebbe sedici figli. Del personaggio è stata già studiata da Francesco Santi la passione per l’arte e il collezionismo, che condivideva con il padre Angelo: il nucleo più prezioso della collezione degli Oddi si formò infatti in questo periodo grazie agli acquisti dei due, e comprendeva non solo dipinti e disegni ma anche medaglie (reputate antiche, ma, come scoprì il nipote Francesco qualche tempo dopo, quasi tutte false!); una curiosa testimonianza della sua passione, anche archeologica, è la concessione a effettuare scavi per trovare “tesori” da lui chiesta e ottenuta nel 1685. Di una personalità ambiziosa e da “gran signore” secentesco parlano anche le numerose lettere di “Cardinali, Prencipi, Duchi et Altezze” indirizzate a lui (nonché al padre Angelo e alle loro mogli), invero di interesse relativo per quanto riguarda il contenuto (si tratta per la maggior parte di scambi di cortesie o raccomandazioni), ma accuratamente da lui conservate e archiviate. Dei numerosi figli di Francesco, il primogenito Angelo (1654-1704) rimane piuttosto in ombra, forse oscurato dalla forte personalità paterna: sopravvisse solo pochi anni al padre, e non rimangono molte tracce documentarie della sua attività. Sposò nel 1678 Cintia Catenucci di Città della Pieve (1664-1740). Dalla storia familiare tragica (il padre Francesco Maria era morto giovanissimo due mesi prima della sua nascita, per https://inventari.san.beniculturali.it/ 6 le ferite causate dallo scoppio accidentale dell’arma che teneva al fianco, lasciando distrutto lo zio Antonio e segnando così l’estinzione della linea maschile della casa Catenucci), Cintia porta in dote ai degli Oddi i possedimenti e la tenuta detta delle Case Lunghe, presso Città della Pieve, che sempre più nel corso del XVIII e XIX secolo costituirà la maggiore fonte di rendita della famiglia. Un posto di rilievo nella storia familiare ebbe un altro dei figli di Francesco, Bartolomeo (1669-1750): militare, dapprima, come il fratello Cesare, al servizio della Repubblica di Venezia, quindi nell’esercito pontificio, raggiunse il grado di brigadiere e concluse la sua carriera come governatore delle Armi della città di Ferrara. Alcuni anni dopo la morte del padre, Bartolomeo insisterà per dividere l’eredità con i fratelli superstiti Angelo e Fabrizio (e, dopo la morte di Angelo, con i figli di lui Francesco, Carlo, Ludovico, Longaro e Gio. Battista), in un’operazione che risulterà piuttosto onerosa per la famiglia e che sarà formalizzata nella divisione del 1712 (tra i possedimenti ceduti a Bartolomeo, il castello di Mont’Alto e una parte della collezione dei quadri di famiglia). Bartolomeo si sposò in prime nozze con Aurelia Caprioli, da cui avrà i figli Ferdinando (1710-1782) e Artemisia, sposata a Gio. Battista Veglia. Ferdinando sposò Maddalena Alberti Martinelli, da cui ebbe vari figli, di cui giunsero all’età adulta Oddone (1745-1802), canonico, Filippo (1747-1829), Francesco (1748- 1810) e Aurelia (1751-1781). Aurelia sposò Cesare Meniconi,
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