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La verità negli abissi ISSN 2035-0724 VELENIInchiesta seconda parte Mensile Anno 2, Numero 15 € 5 Direttore politico Massimo Fini Direttore responsabile Valerio Lo Monaco Chiave di lettura: Anno 2 - numero 15 - Dicembre 2009 Anno 2 - numero IL CROCEFISSO NEGATO Fini: IMMIGRAZIONE: LA MISERIA CI SOMMERGERA’ Informazione: COSA È IMPORTANTE. E COSA NO Intervista: FRANCO RIZZI: L’ISLAM GIUDICA L’OCCIDENTE Il film: Poste It.Poste Spa. Sped. in abb. post. DL 353/03 (conv. in L n° 46 27/02/2004) art.1 comma1 aut.171/2008 Rm. BRAVEHEART: LIBERTÀ DI POPOLO Anno 2, numero 15, Dicembre 2009 Direttore Politico Massimo Fini Direttore Responsabile Valerio Lo Monaco ([email protected]) Redazione: Ferdinando Menconi, Federico Zamboni ([email protected]) Immigrati e globalizzazione Art director: di Massimo Fini 2 Alessio Di Mauro Hanno collaborato a questo numero: Schifo sì, reati forse Andrea Marcon, Germana Leoni, Davide Stasi, Lorenzo Castelli, Fulvio Lo Monaco, di Federico Zamboni 5 Francesca Gatto, Francesca Roveda Segreteria: Almeno Padri Sara Santolini ([email protected]) di Andrea Marcon 9 340/1731602 Progetto Grafico: Inchiesta: Antal Nagy Mauro Tancredi La verità giù negli abissi La Voce del Ribelle è un mensile di Germana Leoni 12 della MaxAngelo S.r.l. Via Trionfale 8489 00135 Roma La tua “info”. Dove trovarla? P.Iva 06061431000 di Valerio Lo Monaco 19 Redazione: Via Trionfale 6415 00135 Roma La UE decide, tel. 06/97274699 fax 06/97274700 l’Italia se ne infischia email: [email protected] di Davide Stasi 26 Agenzie di Stampa: Adn Kronos Il Velino Moleskine 30 Testata registrata presso il Tribunale di Roma, n°316 del 18 Settembre 2008 L’intervista: Islam e Occidente Prezzo di una copia: 5 euro di Lorenzo Castelli 37 Abbonamento annuale (11 numeri): 50 euro comprese spese postali Il Crocefisso negato Modalità di pagamento: di Fulvio Lo Monaco 43 vedi modulo allegato alla rivista Stampa: Borderline: Marguerite Duras, Grafica Animobono sas. via dell’Imbrecciato, 71/a - 00149 Roma cuore di tenebra Pubblicità di settore: di Francesca Gatto 47 [email protected] Email: [email protected] Musica: Alive. Ieri, oggi e sempre www. http://www.ilribelle.com di Francesca Roveda 52 Il film: Scots wha hae Tutti i materiali inviati alla redazione, senza precedente accordo, non vengono restituiti. di Ferdinando Menconi 56 Chiuso in redazione il 26/11/2009 Idratati a pagamento 64 Leggo al minimo. Il Tempo divora gli occhi e il resto. Ma “La Voce del Ribelle” merita di vivere. Qualcuno... chissà... Guido Ceronetti Immigrati e globalizzazione di Massimo Fini he le ondate migratorie delle popolazioni del cosiddetto Terzo Mondo verso il cosiddetto Occidente provochino problemi colossali sia nei Paesi verso cui si dirigono, sia in quelli da cui provengono (ma questo interessa meno, anzi nulla) è fuori discussione. Lasciando pur perdere l'Italia dove il dibattitoC ha raggiunto livelli altissimi con una terminologia ("stron- zo") che è perfettamente adeguata alla nostra società, anche negli altri Paesi occidentali ci si guarda bene dall'affrontare, alme- no concettualmente, le radici profonde del fenomeno migratorio. L'immigrazione è figlia della globalizzazione. Questo è evidente anche a un bambino anencefalo. Ciò che non viene mai chiarito a fondo è la natura della globalizzazione. Si tratta dell'espansione del modello di sviluppo occidentale che, partita dall'Inghilterra a metà del XVIII secolo, ha via via invaso l'intero pianeta fino a raggiungere, nell'ultimo mezzo secolo, anche i Paesi di quello che chiamiamo Terzo Mondo. È la nuova forma che ha assunto il colonialismo occidentale, non più militare, (salvo casi estremi di Paesi particolarmente riottosi e maleducati come l'Afghanistan) ma economico. Con conseguen- ze molto più devastanti di quelle che aveva provocato il coloniali- 2 - WWW.ILRIBELLE.COM MASSIMO FINI smo classico. Fra queste due forme di colonialismo c'è infatti una diffe- renza sostanziale, di qualità. Il colonialismo classico, senza per questo volerlo minimamente giustificare, si limitava a conquistare territori e a rapinare materie prime di cui spesso gli indigeni non sapevano che farsi, ma poiché le comunità dei colonizzatori e dei colonizzati rimanevano separate e divise poco cambiava per questi ultimi che continuavano a vivere secondo la propria storia, tradizioni, costumi, socialità, economia. Il colonialismo economico, invece, non conquista territori ma mercati - di cui, anche se poveri, ha estremo bisogno perché, per quanto il mondo industrializzato continui a produrre sempre nuove e meravigliose inutilità, i suoi sono sostanzialmente saturi- e per farlo deve omologare le popo- lazioni del Terzo Mondo alla nostra "way of life", ai nostri costumi, possi- bilmente anche alle nostre istituzioni, per piegarle ai nostri consumi. Gli abitanti del Terzo Mondo diventano degli sdradicati, eccentrici rispet- to alla propria stessa cultura che è finita nell'angolo e scontano una pesantissima perdita di identità. Alcune minoranze, specialmente nel mondo islamico, si oppongono, per così dire, alla talebana a questa violenza con tutte le loro forze. Altri si rassegnano a vivere nella miseria con i materiali di risulta del mondo industrializzato, oppure migrano verso il centro dell'Impero cercandovi una vita migliore. O semplicemente una vita. Perché il colonialismo di nuovo conio non scardina solo la loro identità ma anche le economie di sussistenza (autoproduzione e autoconsumo) su cui quelle popolazioni avevano vissuto, e a volte prosperato, per seco- li e millenni. Privati di quel tessuto di solidarietà, familiare, comunitaria, clanica, che aveva tenuto in equilibrio il loro mondo e costituito la loro rete di prote- zione (così com'era stato per gli agricoltori europei prima della Rivoluzione industriale), costretti ad integrarsi nel mercato economico mondiale, quei popoli ora esportano qualcosa, ma le esportazioni non sono sufficienti a compensare il deficit alimentare che si è così venuto a creare. E quindi la fame. Un esempio classico è l'Africa nera. Ai primi del Novecento l'Africa era alimentarmente autosufficiente. Lo era ancora, in buona sostanza (al 98%), nel 1961. Ma da quando ha cominciato ad essere aggredita dal- l'integrazione economica - prima era considerata un mercato del tutto marginale e poco interessante - le cose sono precipitate. L'autosufficienza è scesa all'89% nel 1971, al 78% nel 1978. Per sapere quello che è successo dopo non sono necessarie statistiche: basta guar- dare le immagini che ci vengono dal Continente Nero. E tutti gli "aiuti" non solo non sono riusciti a tamponare il fenomeno della fame, in Africa e altrove, come è emerso dal recente vertice della Fao tenuto a Roma, ma lo hanno aggravato. Perché gli "aiuti" alle popolazio- ni del Terzo Mondo tendono ad integrarle maggiormente nel mercato economico mondiale. Ed è proprio questa integrazione, come dimostra la storia dell'ultimo mezzo secolo, che le fa ammalare ed esplodere. Alcuni Paesi ed intellet- tuali del Terzo Mondo lo avevano capito per tempo. Una ventina di anni MASSIMO FINI 3 WWW.ILRIBELLE.COM fa, all'epoca del G7 e delle sue periodi- che riunioni, i sette Paesi più poveri del mondo, con alla testa l'africano Benin, Non ce ne organizzarono un controsummit al grido di: £Per favore, non aiutateci più!. frega niente di...: Oggi per i Paesi del Terzo Mondo è ormai tardi per opporsi. Sono troppo deboli, politicamente e militarmente, sfiancati, dilaniati da guerre intestine che noi abbiamo provocato. Battisti La globalizzazione ha continuato a mar- *** ciare, inesorabile. E poco importa che attualmente sia la Cina, entrata a pieno titolo nel modello di sviluppo occidenta- Meredith le, a menare la danza e a comprare terre *** grandi come province, come regioni, in Africa o in altri Paesi terzomondisti. Il risul- tato non cambia. delitto di Garlasco Anzi peggiora. Se l'attuale modello di sviluppo non si *** arresta e continuerà a penetrare sempre più profondamente nelle realtà del Terzo D’Alema bocciato Mondo lo scenario che si delinea è il * seguente. Un pugno di Paesi (o di aree geografi- che) ricchissimi, ma con sperequazioni le polemiche su Fini enormi al loro interno (come gli Stati (quello sbagliato) Uniti) circondati da un mare di miseria e da masse sempre più imponenti di dispe- ** rati che premeranno alle loro frontiere. E verrà l'ora in cui non ci sarà legge, Pannella und Bonino guardiacoste, fregate, cannoniere che ***** potranno respingerli. Il mare di miseria ci sommergerà. Massimo Fini MASSIMO FINI 4 LA VOCE DEL RIBELLE Schifo sì reati forse di Federico Zamboni i sono articoli che si possono scrivere solo in prima persona. Perché non sono articoli, in effet- ti. Non si concentrano su una singola vicenda e non hanno notizie da comunicare, se non per aggiungere qualche esempio qua e là. Il loro obiettivo – che di questi tempi è più che mai ambizioso, ora che qualsiasiC discorso è tanto più gradito quanto più è breve e con- creto, o in alternativa lungo quanto si vuole ma all’insegna delle chiacchiere che si limitano a intrattenere e non costringono nes- suno a fare i conti con se stesso – è centrare un problema di carattere generale, che si pone al di qua di ogni conseguenza successiva. Che costituisce, che dovrebbe costituire, una sorta di premessa a ogni giudizio e a ogni comportamento. Uno degli errori più comuni, infatti, è cominciare a ragionare solo da un certo punto in poi, dando per scontata tutta una serie di elementi. Si seguono gli sviluppi e ci si appassiona agli esiti, ma non ci si domanda mai se le regole del gioco siano limpide e condivisibili. E se, quindi, quella che si sta svolgendo sia oppure no una partita corretta, alla quale vale la pena di partecipare – anche soltanto nelle vesti di spettatori. Accade continuamente, nella società in cui viviamo. Specie in politica, ma anche in tanti altri ambiti della vita collettiva. C’era una volta la morale. Che a volte esagerava in rigidità, però fissava alcuni valori ben precisi.

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