UTOPIE Angelo Tasca Storia del Pci e storia d’Italia Seguito da testi di Giorgio Amendola, Camilla Ravera e Giacinto Menotti Serrati a cura di David Bidussa © 2021 Fondazione Giangiacomo Feltrinelli Viale Pasubio 5, 20154 Milano (MI) www.fondazionefeltrinelli.it ISBN 978-88-6835-416-9 Prima edizione digitale gennaio 2021 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma o con alcun mezzo elettronico, meccanico, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio, televisione, senza autorizzazione scritta dalla Fondazione. Le riproduzioni effettuate per finalità di carattere professionale, economico o commerciale o comunque per uso diverso da quello personale possono essere effettuate a seguito di specifica autorizzazione rilasciata da Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Segui le attività di Fondazione Giangiacomo Feltrinelli: facebook.com/fondazionefeltrinelli twitter.com/Fondfeltrinelli instagram.com/fondazionefeltrinelli Il testo Scrivere la storia del Partito comunista ha rappresentato, nel momento del ritorno alla vita pubblica dopo la dittatura fascista e la Resistenza, un modo per gli stessi comunisti di pensarsi e presentarsi in pubblico come parte del paese. Quando nel 1953 Angelo Tasca pubblica sul settimanale “Il Mondo” un primo “schizzo storico” fatto non solo di ricordi, ma soprattutto di documenti, e poi di nuovo nel 1954 torna a discutere i punti e essenziali di quella vicenda fino al secondo dopoguerra costringe a un cambiamento irreversibile: obbliga chiunque voglia discutere e scrivere degli anni della formazione e poi della costruzione del gruppo dirigente del Pci, che si presenta al Paese nel secondo dopoguerra, ad abbandonare l’autobiografia militante, e a ricostruire, storiograficamente i momenti cruciali, talvolta anche drammatici, della propria storia in confronto e in dialogo con la storia nazionale. Indice Abbreviazioni e sigle 9 Nota sulle fonti 10 12 Ringraziamenti 13 David Bidussa, Scrivere la storia con i documenti PARTE PRIMA: SAGGI 54 Angelo Tasca, I primi dieci anni del Partito comunista italiano (1953) 55 Capitolo Primo. La storia e la preistoria 56 Capitolo Secondo. L’«Ordine nuovo» 66 77 Capitolo Terzo. Comunismo e fascismo Capitolo Quarto. Ordinovisti e bordighisti 89 Capitolo Quinto. La direzione clandestina 100 Capitolo Sesto. La nuova politica 110 Angelo Tasca, Una storia del partito comunista italiano (1954) 123 PARTE SECONDA: DOCUMENTI 159 Giacinto Menotti Serrati a Jacques Mesnil, 29 marzo 1921 160 Giacinto Menotti Serrati a Jacques Mesnil, 12 aprile 1921 163 Giacinto Menotti Serrati a Jacques Mesnil, 28 aprile1921 [estratto] 165 Angelo Tasca, Una perdita irreparabile: Antonio Gramsci (1937) 167 Angelo Tasca, Contro una sfacciata menzogna (1937) 178 Angelo Tasca, Una lettera di A. Gramsci al Partito comunista russo (1938) 182 Giorgio Amendola, Attualità dell’insegnamento di Gramsci (1957) [estratto] 186 Camilla Ravera, Il processo di formazione del Pci (1971) 197 Gli autori 220 Storia del Pci e storia d’Italia Seguito da testi di Giorgio Amendola, Camilla Ravera e Giacinto Menotti Serrati Abbreviazioni e sigle APC = Archivi del Partito comunista italiano, Partito comunista d’Italia, Fondazione Istituto Gramsci, Roma. AT = Archivio Angelo Tasca, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Milano. b. = busta fasc. = fascicolo FLB = Fondo Luciano Barca, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Milano. FPCM = Fondo Partito comunista italiano, Federazione di Milano, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. fto. = fotogramma 9 Nota sulle fonti I due testi di Angelo Tasca che sono qui pubblicati nella sezione “Saggi” ripropongono due studi pubblicati rispettivamente il primo nel 1953 e il secondo nel 1954. I titoli proposti sono quelli originali. Il primo testo, con il titolo redazionale “I primi dieci anni del Partito comunista italiano” è pubblicato in 6 diverse puntate su il settimanale “Il Mondo” nei numeri: 33(235) 18 agosto 1953; 34 (236), 25 agosto1953; 35 (237), 1 settembre 1953; 36 (238), 8 settembre 1953; 37 (239), 15 settembre 1953; 38 (240), 22 settembre 1953. I titoli di ciascuna delle sei puntate sono qui proposti invariati. Il secondo, è pubblicato su “Critica Sociale” (XLVI, 1954) in tre puntate rispettivamente: n. 2 (20 gennaio 1954), pp. 30-32; n. 3 (5 febbraio 1954), pp. 45-48; n. 4 (20 febbraio 1954), pp. 61-64. Le note originali di Tasca sono riprodotte senza intervento e sono indicate con la dizione “Nota di angelo Tasca” tra parentesi quadre. Dove non segnalato le note sono del curatore. Nella sezione “Documenti” sono pubblicati i seguenti testi: Giacinto Menotti Serrati a Jacques Mesnil, 29 marzo 1921, In AT, S. Documenti, Ss. Varia, fasc. 16, Sfasc.: Serrati-Mesnil. Giacinto Menotti Serrati a Jacques Mesnil, 12 aprile 1921, In AT, S. 10 Documenti, Ss. Varia, fasc. 16, Sfasc.: Serrati-Mesnil. Giacinto Menotti Serrati a Jacques Mesnil, 28 aprile 1921, in Angelo Tasca, Nascita e avvento del fascismo. L’Italia dal1918 al 1922, La nuova Italia, Firenze 1950, pp. XXIII-XXIV. Angelo Tasca, Una perdita irreparabile: Antonio Gramsci, in “Il Nuovo Avanti”, XLIII, n. 19, 8 maggio 1937, p. 3. Angelo Tasca, Contro una sfacciata menzogna, in “Il Nuovo Avanti”, XLIII, n. 26, 26 giugno 1937, p. 3. Angelo Tasca, Una lettera di A. Gramsci al Partito comunista russo, in “Problemi della Rivoluzione Italiana”, s. II, n. 4, aprile 1938, pp. 24-26. Giorgio Amendola, Attualità dell’insegnamento di Gramsci, testo del discorso pronunciato al Teatro Nuovo di Milano il 27 aprile 1957, in FPCM, B.6, cc. 21 Camilla Ravera, Il processo di formazione del Pci, intervento tenuto al seminario “Momenti e problemi di storia di storia del P.C.I.”, svoltosi tra il 25 e il 28 gennaio 1971 a cura della Sezione Scuole di Partito del Comitato centrale in FLB, S. Cronologico, b. 31 [1971-1972]. 11 Ringraziamenti Ringrazio Francesco Grandi, Luigi Vergallo, Caterina Croce e Vittore Armanni con cui ho discusso temi e contenuti di questa raccolta. Tutto questo, comunque, non sarebbe stato possibile senza l’aiuto, la precisione e la pazienza di Vittore Armanni, Loretta Lanzi e Cristina Tedesco che anche in tempi di lockdown hanno fatto di tutto per agevolare le ricerche. Ringrazio Francesco Giasi e Maria Luisa Righi della Fondazione Istituto Gramsci di Roma per aver fornito la documentazione relativa a “Lo Stato Operaio” 1923-1924. Andrea Montervino è stato ancora una volta il realizzatore di tutto con precisione e pazienza. 12 David Bidussa Scrivere la storia con i documenti Chi parla per sentito dire, vede teorici e teorie attraverso una nebulosa di tipi generici; chi legge i testi vede l’uomo. Luigi Einaudi1* Premessa Due note di metodo: la prima da un uomo della politica; la seconda da uno storico. Il politico. Nel 1976 Giorgio Amendola ripercorrendo le vicende dell’antifascismo afferma che quel profilo chiede di essere ripensato in relazione all’agenda dell’Italia repubblicana, rispetto a ciò che non si sapeva, ai vuoti di riflessione politica, alle urgenze cui fare fronte e all’inadeguatezza di una classe politica che si era assunta il peso di «ricostruire» ma che, complessivamente, mancava di progetti.2 A circa mezzo secolo di distanza trovo che quella riflessione critica conservi ancora valore. Non riguarda solo i ritardi o i “vuoti” di allora. Essa è significativa, mi pare, per tornare a riflettere su un lungo tempo in cui l’Italia vive la sua «grande trasformazione» tra una società ancora “ristretta” (altri direbbero il tempo dell’«ancien régime» quale è il primo decennio del ‘900) e la società di massa che inizia a prendere forma con la «Grande Guerra». 13 Lo storico. Nel valutare il passato nel tempo presente, soprattutto a partire appunto da quel tempo che è la fine dell’«ancien régime», Claudio Pavone afferma che ciò che bisogna prendere in carica, se si vuol considerare la storia, è il doppio processo di una narrazione in cui si incrociano e si confrontano le parole dei primi narratori (indifferentemente, i reduci, i testimoni, i protagonisti in prima persona dei fatti) e ciò che ci consegnano gli archivisti nell’attività di riordino ci consentono di accedere a testi che si propongono come la prima versione della riorganizzazione dei fatti stessi.3 Il tema non è solo il mestiere, ma anche di missione civile che riguarda l’azione dello storico, l’organizzatore delle fonti e il loro uso, soprattutto, l’attenzione e la cautela con cui muoversi quando il tempo storico è quello del tempo presente e la scena indagata afferisce alla storia contemporanea. Riflettere sulla storia del PCI oggi, cento anni dopo la scena della rottura riguarda non solo che cosa si cerca del e nel passato, ma anche se si tengono presenti le passioni e le incertezze di un tempo. Quelle condizioni (comprese quelle emozioni), raccontano perché quella vicenda sia ancora a lì a «bruciare» nel nostro tempo e ci interroghi. La scena iniziale A cento anni esatti di distanza perché tornare a ripercorrere la vicenda della nascita del Pci e della scissione di Livorno? La scena della scissione, come tutti gli atti pubblici segnati dalla drammaticità, ancora oggi coinvolge emotivamente. Fuori e oltre quell’emozione è indubbio che quell’atto proprio per il momento in cui avviene, e per gli immediati effetti che segnano il conflitto sociale e politico 14 di quel tempo, resta una scelta carica di conseguenze, cui sono consapevoli in tempi rapidi molti dei suoi protagonisti.4 Serrati lo scrive nelle settimane che precedono e seguono la scissione.5 Il problema non è solo la sua indisponibilità
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