Messina Messina

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Messina Messina Così lo scrittore vicentino Guido Piovene descrive Messina nel suo “Viaggio in Italia” del 1957: “Rasa al suolo dal terremoto del 1908, e ricostruita in baracche, Messina è nata come città moderna dopo il 1928. La guerra la distrusse una seconda volta; rinacque ancora, con enorme impulso edilizio ... Messina è città ariosa, spaziosa, come vogliono le precauzioni antisismiche. Palermo è greve, ribollente; Messina è brillante, graziosa e vivace. Nelle sue larghe e lunghe strade i negozi non sono meno ricchi dei palermitani. Vi spiccano nel mio ricordo gli orologiai e i dolcieri. Qui ti vengono incontro, in cornice moderna, i dolci siciliani dai colori vividi, quelli in pasta di mandorle, che fingono frutti e animali, i torroni, le spume alla cioccolata e al limone, chiamate “pinolate”. Una via panoramica circonda Messina in altura. Seguendo il mare verso il Faro, traversate contrade e villaggi che, come dicono i loro nomi, Paradiso, Contemplazione, Pace, sono piccole oasi della borghesia messinese, si mangiano i frutti di mare coltivati nel piccolo lago del Pantano Grande. Si spalanca davanti uno stretto sempre agitato, decorato di spume; il mare siciliano, d’un colore profondo e scuro, quasi in blocchi di blu massicci, su cui il bianco delle onde spicca come in un intarsio; così diverso dal mare napoletano, che invece è diafano, leggero, quasi sospeso, lunare anche di giorno. Su queste acque messinesi si pesca alla fiocina il pescespada, inseguendolo lungo la scia lasciata dalla pinna, su barche dalla chiglia nera a sei rematori”. Messina, capoluogo di provincia della Sicilia nord orientale, conta poco più di 240.000 abitanti, e si protende sullo Stretto omonimo. Messina e lo Stretto sono una cosa sola. Lo Stretto è incontro di mari che si fanno fiume; di alti monti e lagune che stringono un mare ribollente tra gorghi, impossibile da imbrigliare. Luogo fatto di luce e d'acqua che scorre cangiante in direzioni opposte, simile a un fiordo nordico dove il vento non ha mai pace e il mare s’insinua blu e profondissimo. Messina domina questo spettacolo incantato, avvolta nei suoi colori mai uguali; essa è crocevia di un traffico intensissimo da e per il continente, e anche per questo non è città che si sveli agli occhi del turista distratto. Occorre visitarla con la curiosità colta dei viaggiatori d'altri tempi. Allora essa svela una straordinaria ricchezza d'arte, di civiltà e di tradizioni. Messina, più volte distrutta nei secoli, dagli uomini e dalla natura, considera del tutto scontato il fatto di possedere uno degli scenari più belli al mondo, così come non ostenta i preziosi tesori d'arte custoditi nelle sue chiese, e nei suoi palazzi. Occorre perciò, al visitatore, uno spirito indagatore e la voglia di ricostruire come in un mosaico i tasselli di un passato glorioso. Tentiamo un breve itinerario del centro storico. Partendo da Via Santa Cecilia, notiamo che in questa zona esiste ancora l'appartamento dove dimorò il grande poeta Giovanni Pascoli. Arrivati all'incrocio con Via Cannizzaro e salendo a sinistra per breve tratto, ci si trova nella piazza dedicata a Salvatore Pugliatti, illustre giurista messinese. Qui ha sede il Palazzo di Giustizia, edificato negli anni Venti. Di fronte al Tribunale sorge il plesso centrale dell'Università degli Studi (fondata nel 1548), ricostruito nel 1927. Scendendo verso Via Garibaldi, si nota la facciata della monumentale chiesa normanna dedicata alla SS Annunziata dei Catalani; Da Via Battisti si giunge in Piazza Catalani, su cui è collocato il monumento a don Giovanni d'Austria (1573). Nella vicina Via San Giacomo, si trova il settecentesco Palazzo Calapaj-d'Alcontres. Proseguendo verso Nord si giunge in Piazza Unione Europea, dove si erge Palazzo Municipale, inaugurato nel 1924. Proseguendo lungo la via Garibaldi, s’incontra il Teatro Vittorio Emanuele, inaugurato nel 1852. Arrivati in Piazza Unità d'Italia, si può ammirare l’imponente Palazzo del Governo, sede della Prefettura, eretto nel 1913-15. Proseguendo per Via XXIV Maggio, si incontrano il Santuario di Montevergine e il monumentale Palazzo del Monte di Pietà, edificato a partire dal 1616. Salendo da via San Pelagia, lateralmente al Monte di Pietà, si possono notare nell'area, dove sorgeva l'abside della chiesa, i resti della cripta e una galleria che la tradizione sostiene fosse collegata al castello di 1 / 17 Messina Matagrifone, dove oggi sorge il Sacrario di Cristo Re. Proseguendo fino all'incrocio con la via Garibaldi, sulla destra, si trova il Palazzo della Curia Arcivescovile. Nei pressi sorge la stupenda Chiesa di Santa Maria Alemanna, che risale al 1220, fu fondata da Federico II di Svevia e fu affidata in custodia al Priorato dei Cavalieri Teutonici. Un soggiorno a Messina, infine, risulta strategico per chi voglia agevolmente scoprire la più parte dei luoghi affascinanti che le fanno corona appena oltre il mare o nell'entroterra. In poco tempo si raggiungono Taormina e Milazzo, Tindari e le Isole Eolie, il versante nord dell'Etna e i boschi dei Nebrodi. Last but not least, la gastronomia. La cucina messinese si basa prevalentemente sul pesce, grazie alla posizione geografica della città. Rinomato è il pescespada che si mangia da queste parti, cucinato in diverse varianti: preparato come un involtino, oppure arrostito e stufato al forno o nella classica ricetta delle braciole di pescespada, farcite con pane raffermo, parmigiano, pecorino, aglio, olio e prezzemolo. Prelibati sono anche piatti come le cozze dei Laghi di Ganzirri alla marinara, e lo stoccafisso servito con intingolo di pomodori, prezzemolo e aglio. A Messina è molto forte anche la cucina di terra, basata sulla carne di agnello, nella tipica ricetta "alla messinese", cotta al forno con olive e pecorino, la carne di vitello presentata nei classici involtini, nelle polpette di carne trita o nel falsomagro a base di ragù. Un altro piatto molto tipico è lo sciusceddu, in genere preparato per Pasqua, un composto di polpette, pecorino, ricotta, uova e prezzemolo cotto nel brodo. I dolci, infine, sono forse il fiore all'occhiello della cucina della città: cassate, cannoli ripieni, pinolata, frutta martorana e la tipica granita servita con panna. 2 / 17 Messina Indice Monumenti Statua di Messina Chiese Campanile del Duomo Chiesa del Ringo (Chiesa di Gesù e Maria del Buonviaggio) Chiesa della Santissima Annunziata dei Catalani Chiesa di San Francesco d'Assisi all'Immacolata Chiesa di San Giovanni di Malta Chiesa di Santa Maria Alemanna (Chesa di Santa Maria degli Alemanni) Chiesa di Santa Maria della Valle (Badiazza) Duomo di Messina Sacrario di Cristo Re Santuario di Montalto Santuario di Montevergine Fontane Fontana del Nettuno Fontana di Orione Palazzi Palazzo del Monte di Pietà Palazzo Municipale (Palazzo Zanca) Teatri Teatro Vittorio Emanuele Torri Lanterna di San Ranieri (Torre della Lanterna) Castelli e forti Castello di Matagrifone (Rocca Guelfonia) Cittadella di Messina Forte Gonzaga (Castel Gonzaga) Forte San Salvatore Mura e Porte Porta Grazia Musei Museo Regionale Storia Storia di Messina Varie Acquario di Messina (Acquario Comunale) 3 / 17 Messina Statua di Messina La Statua, scolpita da Giuseppe Prinzi nel 1852, si trova al centro di Largo Minutoli, di fronte a Palazzo Zanca. Essa rappresenta in forma allegorica la Città che ringrazia per aver riottenuto – per l’ennesima volta – il beneficio del porto franco, in questo caso dall’amministrazione borbonica di Ferdinando II. Nella statua, di grandi proporzioni, la Città è presentata come una donna avvolta in vesti classiche, che regge con una mano il decreto reale e appoggia l’altra su un timone, alla cui base giace una cornucopia con frutti e grano, simbolo di generosità, operosità e abbondanza. Così il sovrano cercava di accattivarsi la simpatia dei Messinesi, dopo averli affamati e bombardati per più di otto mesi durante i moti del 1848. In un primo tempo, la Statua fu posta nel vecchio Municipio alla Palazzata, sulla scala marmorea che conduceva al piano superiore. Parzialmente danneggiata dal sisma del 1908, fu ridotta in frammenti durante la demolizione della Palizzata, quindi recuperata e depositata nella spianata della filanda Barbera-Mellinghoff. Alla fine, fu ricomposta nel 1973 da Francesco Finocchiaro e quindi collocata nella sede attuale. Nel 2002 è stata restaurata a cura dell'Archeoclub di Messina. Campanile del Duomo Il campanile originale risale ad epoca normanna. Fu danneggiato nel terremoto del 1783 e abbattuto definitivamente nel 1863, perché pericolante. Nel 1930, l’Arcivescovo Paino volle ricostruirlo con la conformazione originaria, affidando l'incarico all’architetto Valenti, per la parte architettonica e all’ingegner Giannelli, per quella statica. Ne uscì il campanile attuale, alto 60 metri, di cui 48 destinati alla torre e 12 al corpo della cuspide. La base è quadrata e misura metri 9,60 per lato. Il campanile contiene l’orologio astronomico meccanico più famoso e fra i più grandi del mondo, realizzato dai fratelli Ungerer di Strasburgo. Concepito per dare in sette scene la rappresentazione della storia civile e religiosa di Messina, l’orologio fu inaugurato il 13 agosto del 1933, come ricorda una lapide. L'apice del campanile è composto da una cuspide quadrangolare, attorniata da altre quattro cuspidi più basse, che racchiudono i quattro quadranti delle ore, uno per ogni lato. I quadranti hanno un diametro di 2.40 m e sono posti in una zona in cui vi è una rientranza del campanile, tanto che attorno ad essi vi è un terrazzino belvedere, aperto al pubblico. Sotto i quadranti si posizionano a scendere le seguenti sette scene: Il Leone, il Gallo con Dina e Clarenza (due eroine messinesi che salvarono la città dall’assedio francese del 1282) e le campane dei quarti e delle ore, la Madonna della Lettera con l'angelo San Paolo e quattro ambasciatori messinesi, le scene bibliche (adorazione dei pastori, adorazione dei re Magi, resurrezione di Cristo, discesa dello Spirito Santo), la chiesa di Montalto, il decorso della vita umana, i giorni della settimana.

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