Archivio Storico Comunale

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COMUNE DI MONTORIO AL VOMANO (PROVINCIA DI TERAMO) ARCHIVIO STORICO COMUNALE INVENTARIO 1573 – 1966 a cura di Anna Maria Censorii Sabatina Marini Maria Teresa Piccioni ACTAINFO s.r.l. - Roseto degli Abruzzi Settembre 2006 COMUNE DI MONTORIO AL VOMANO Profilo storico istituzionale Della derivazione del toponimo “Montorio” non vi sono certezze. Diverse sono le congetture fatte sulla sua derivazione originaria. C’è chi fa derivare il nome dal culto di Ercole, testimoniato dai resti del tempio romano. C’è, invece, chi attribuisce l’origine alla conformazione collinare del territorio con campi fertili e baciati dal sole, come testimoniato nello stemma comunale che riporta tre monti sormontati da tre spighe (Mons Orei). Chi, infine, attribuisce la derivazione del nome alla definizione con la quale le antiche popolazioni identificavano quel territorio ricco e fertile Mons Aures (Monte d’oro). Il primo nucleo abitato, che corrisponde all’origine del feudo, viene datato nell’anno 1273, quando Montorio era appena un casale. L’Universitas o università esisteva già nel 1300. Dalle testimonianze pervenute Montorio nel 1327 stipulò un patto con Teramo riconoscendone la supremazia e accettandone le condizioni. Tale accordo fu sciolto dieci anni più tardi. Altra data importante è il 1350 quando avvenne l’infeudamento dell’Università di Montorio a Lalle Camponeschi di l’Aquila, che acquisì il titolo di Conte di Montorio. Nel 1496, a seguito di nomina Regia in favore di Ludovico Franchi, i Camponeschi dovettero abbandonare Montorio per tornarvi a pieno titolo nel 1533, con Gian Alfonso Carafa, figlio di Vittoria Camponeschi. Alla morte di Alfonso Carafa, 11° Conte di Montorio, nel 1584, non essendoci eredi, la Regia Corte assegnò, mediante regolare asta, (cfr. A.S.N., Refute, vol. 237, fg. 60) lo “stato” di Montorio a Lello Caracciolo di Vico. Nella vendita era stabilito il passaggio “per quel prezzo che si sarebbero liquidate le rendite di esso alla ragione del 3 per cento con ducati mille di più”. Ma l’Università di Montorio si oppose alla vendita chiedendo ed ottenendo di esercitare il diritto di prelazione. La libertà durò solo per un tempo breve. Nel 1592, non potendo far fronte ai debiti contratti “per la ricompra di se stessa”, l’Università non riuscì ad evitare una nuova asta fiscale, sempre a cura della Regia Camera, ad esito della quale “restò lo stato suddetto di Montorio a Cerino Romano per ducati 43.810, quando che l’Università ne aveva pagato solo 36.000” (cfr. A.S.T. Atti demaniali, pacco 69, relazione Catalano; lettera del Duca Pio Monelli all’Intendente). Il 17 settembre 1571 viene concesso, a Montorio, di poter emanare e pubblicare gli Statuti. Il volume degli “Statuti del Comune di Montorio” fu sottratto dall’Archivio comunale nel 1879, perdendone traccia. Il suo ritrovamento alla fine del XX secolo, si deve a don Giulio Di Francesco. Il volume (cm. 21 x 3,5) manoscritto, composto di pagine 88, è stato restaurato e viene conservato presso la casa comunale. Non si tratta però di originale ma di copia autentica, come si legge in alto a sinistra della pagina iniziale. Gli Statuti sono contenuti all’inizio di un codice miscellaneo settecentesco, articolato in tre parti. La prima parte contiene gli statuti cittadini (1571), la seconda parte riporta le deliberazioni, e la terza i dispacci reali. L’ultimo documento è un dispaccio del 1753. Nel 1600 iniziò la costruzione di una struttura fortificata, non completata, nella parte alta del nucleo abitato per la realizzazione di una linea difensiva rivolta verso la parte della montagna. La scelta della dislocazione difensiva era determinata dal costituire uno sbarramento contro le incursioni delle bande armate, provenienti dalle montagne, che scorrazzavano sul territorio commettendo crimini e razziando i villaggi del vicereame. Per il mantenimento dell’avamposto l’Università dovette far fronte a ingenti spese necessarie per il mantenimento della guarnigione cui era demandata la difesa della fortificazione e del territorio. Ciò comportò un depauperamento delle risorse locali che spinsero il Signore a lamentare la mancanza di entrate feudali che comportarono una sorta di declassamento dell’Università. La conseguenza fu che l’importanza della stessa diminuì con un contestuale crollo della presenza demografica. Nella seconda metà del 700, come si evince dal Catasto onciario del 1753, il numero dei fuochi era tornato ad essere al livello di quello riportato nel Catasto del 1573 (i due catasti sono stati restaurati nel corrente anno e sono conservati nella casa comunale). Agli inizi del 1799, conseguentemente alla rivoluzione francese, Montorio fu scenario di scontri tra le milizie francesi e le bande armate sostenute dal clero. Il cosiddetto triennio giacobino rappresenterà un momento di rottura rivoluzionario con il passato e l’avvio verso una nuova consapevolezza, che porterà il popolo ad avere un ruolo autonomo e attivo nella propria storia. Sull’onda dello spirito rivoluzionario, fu deposto il Camerlengo Liborio Giannone e fu costituita la Municipalità sotto la presidenza di Francesco Bernardi Patrizi ed Ignazio Candelori. La nuova municipalità ebbe vita breve in quanto il 15 giugno 1799 le truppe sanfediste riconquistarono Napoli ponendo fine alla breve parentesi repubblicana. Furono restaurati gli statuti municipali e i Camerlenghi tornarono al potere. A Montorio fu nominato Camerlengo Vincenzo Parrozzani che mantenne la carica fino al 1806, data in cui avviene il vero mutamento epocale, la fine del Medioevo nel Mezzogiorno d’Italia. La nuova struttura politico-istituzionale introdotta nel decennio napoleonico darà vita a nuove organizzazioni amministrative delle province e dei comuni. In Abruzzo vengono create tre Intendenze (Teramo, L’Aquila, Chieti). La legge 18 ottobre 1806 prevede la distinzione dei Comuni in tre classi (secondo il numero degli abitanti) e istituisce i decurionati (amministrazioni comunali) da estrarsi a sorte tra i proprietari con rendita non inferiore a 24 ducati. Con la legge del 20 maggio 1808, la nomina dei sindaci per i Comuni di terza classe viene demandata all’Intendente della Provincia che vi provvedeva attraverso la scelta all’interno di terne di soggetti iscritti nella lista degli eleggibili del comune. In applicazione della legge 8 agosto 1806, n. 32, Montorio diviene Comune del circondario con sindaco, eletti e decurioni. Nel 1812 la lista degli eleggibili era composta di 123 unità (A.S.T., Intendenza Borbonica, pacco 167). Dopo la restaurazione borbonica, i Comuni continuarono ad amministrarsi più o meno allo stesso modo, secondo le norme della legge 12 dicembre 1816, n. 570, che non portò nessuna innovazione significativa. La legge ribadiva che ad amministrare ogni Comune ci fosse un Sindaco, coadiuvato da un primo eletto, un secondo eletto, un cancelliere archiviario (attuale segretario), un cassiere ed un Consiglio comunale denominato “decurionato”. Il decurionato costituiva la rappresentanza comunale. Nei comuni di prima e seconda classe il numero dei decurioni era di tre ogni migliaio di abitanti, con il limite massimo di trenta. In tutti gli altri comuni il numero era fissato in otto o dieci decurioni. Il decurionato (assemblea comunale) era presieduto dal Sindaco, si riuniva ogni prima domenica del mese e poteva essere convocato, in seduta straordinaria, se le circostanze lo richiedevano. Il Sindaco era la prima autorità del comune. Egli aveva l'incarico di amministrare le rendite comunali, con il parere del decurionato e degli eletti, ordinava le spese secondo quanto deciso ed annualmente presentava un bilancio economico. Il primo dei due eletti aveva la funzione di responsabile della polizia comunale e rurale. Alle funzioni amministrative venivano impartite le direttive sulla regolare tenuta delle carte in archivio (A.S.C.M. b. 2, f. 4, I-IV; b. 3, f. 32, IV-IV). L’anno 1860 decreta la fine del regno Borbonico. L’unione con il Regno d'Italia è sancita con il Plebiscito del 21 ottobre 1860. A Montorio il primo Consiglio Comunale si insedia il 6 ottobre 1861. L’entrata in vigore della legge 20 marzo 1865, n. 2248, la prima legge comunale e provinciale del nuovo stato, sancisce di fatto il passaggio alle nuove forme di amministrazione periferica, il territorio viene diviso in province, circondari, mandamenti e comuni. Il Comune prende un nuovo assetto istituzionale, gode di una relativa autonomia finanziaria e di autonomia impositiva, il suo bilancio prevede, accanto alle spese facoltative, una nutrita lista di spese obbligatorie. Gli organi sono costituiti dal Consiglio comunale elettivo, più o meno esteso a seconda della popolazione, dalla Giunta municipale, dal Sindaco nominato per Decreto Regio fra i Consiglieri comunali. Il Sindaco è definito dalla legge «capo dell'amministrazione comunale e ufficiale del Governo». La nomina regia dei Sindaci viene abolita con l’emanazione della legge del 4 maggio 1898, n. 164 e sostituita con l’elezione da parte del Consiglio. La legge del 1865 fu poi sostituita dalla emanazione di una nuova serie di leggi nel 1889, 1898, 1908, 1934. Altra trasformazione avviene durante il periodo fascista con la legge 4 febbraio 1926, n. 237 e con il D.R.L. 3 settembre 1926. Abolito il sistema elettivo, viene istituito l'ordinamento podestarile di nomina governativa. Tutte le competenze esercitate del Consiglio, dalla Giunta e dal Sindaco vengono trasferite al podestà. L'istituto podestarile viene soppresso nel 1944. Il R.D.L. 4 aprile 1944, n.111 reintroduce il sindaco e la giunta municipale, mentre le disposizioni del 1946 ristabiliscono gli ordinamenti comunali e regolano l’elezione dei Consigli. Il territorio. Il Territorio del Comune di Montorio ha una superficie di circa 5.400 ha. Il territorio comunale si presenta con una giacitura collinare con quote salenti dal livello del mare da un minimo di m. 263 a circa m. 800 (A.D.C.M. b.154). Nel 1861 il territorio comunale si estende per l’acquisizione dei territori di Faiano e Colledonico, nel 1869 anche Leognano si distacca dal Comune di Castiglione della Valle per unirsi a quello di Montorio (A.S.C.M.

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